Sosta no - ristretti.it · La mia storia si è complicata quando ho ca-pito che la vita è un dono...

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I l primo movimento ci porta in Francia, più preci- samente a Parigi. Antoine Leiris è un giornalista scrittore francese, ha una giovane, bella amatissima moglie e un bimbo che si chiama Melvil. Antoine Leiris non ama il rock duro e il 13 novembre 2015 non accom- pagna Hélène al concerto degli "Eagles of Death Metal" al Bataclan. Lei è là quando entrano gli attentatori e spa- rano sulla folla. Hélène non tornerà più a casa da Antoine e Melvil. Solo qualche giorno dopo il marito scriverà su facebook una lettera aperta agli assassini che fa il giro del mondo e inizia così: - Venerdì sera avete rubato la vita di un essere eccezionale, l'amore della mia vita, la madre di mio figlio ma voi non avrete il mio odio. Non so chi siete e non voglio saperlo, siete delle anime morte. Se questo Dio per il quale voi uccidete ciecamente ci ha fatto a sua immagine, ogni proiettile nel corpo di mia moglie sarà stata una ferita nel suo cuore. Allora non vi farò questo re- galo di odiarvi … - Qualche mese dopo, in un’intervista televisiva, alla domanda su quale pena avrebbe desiderato per Salah Abdeslam risponde: - Non sono un giudice, sono solo un cittadino e non tocca a me emettere sentenze ma per Salah spero in un processo equo …- Senza enfasi, con chiarezza e semplicità. Il secondo movimento ci riconduce in Italia, più precisamente a Roma e nella nostra città. A Roma dove sono in procinto di essere emanati i decreti attuativi della riforma dell’ordinamento penitenziario, fermo alla legge del 1975. Si parla di umanizzazione del carcere e di ampliamento delle misure di comunità con una possibile semplifica- zione degli accessi a queste ultime. E poi a Piacenza per soffermarci sulla “messa alla prova” di cui il gruppo redazione di “Sosta Forzata” si sta occupando da ormai più di due anni. In questo lasso di tempo la nostra associazione “Verso Itaca Onlus” ha ospitato già 26 persone imputate - e non condan- nate come capita troppo spesso di leggere o sentir dire – impegnate in un “lavoro di pubblica utilità” che consiste soprattutto nel riflettere sui propri comportamenti illegali e nel condividere l’esperienza, prima con il gruppo redazione e poi con l’intera comunità piacentina attraverso la scrittura e la pubblicazione sulle pagine del giornale. Questo impegno, in apparenza facile e leggero, pretende dalle persone imputate un grande sforzo di onestà e il coraggio di confrontarsi apertamente con le proprie fragilità e le proprie cadute. A chi conduce i lavori e ai volontari chiede grande capacità di attenzione, di ascolto e assenza di giudizio. Per tenere la rotta abbiamo esteso l’impegno a due ore al mese per il confronto e la progettazione dell’ attività. L’obiettivo? Molto semplice: lo sforzo di at- tuazione dell’articolo 27 della Costituzione ove la “rieducazione” resta l’unica funzione della pena. Il termine può piacere o no ma la direzione da seguire è quella. E noi su quella strada vogliamo camminare, faticare e crescere. Non è facile, la qualità dell’ impegno dei singoli, a parte l’ine- ludibile obbligo orario, è imprevedibile e difficilmente misurabile – per usare un termine molto in voga – ma a volte ci imbattiamo in piccoli o grandi tesori. Ne vale la pena. Carla Chiappini DUE MOVIMENTI per una sola speranza Supplemento a “il Nuovo Giornale” numero 23 del 23 giugno 2016 - Direttore responsabile: Davide Maloberti Direzione: via Vescovado, 5, Piacenza tel. 0523.325995 Sped. in abb. post. 5% - art. 2 comma 20/b legge 662/96 - Filiale di Piacenza - Stampa: Nuova Litoeffe srl Unipersonale Sosta Forzata n o 1- Gennaio 2018 Itinerari della Giustizia La grande avventura del nostro tempo è scoprire gli abitanti di questo pianeta. Theodore Zeldin filosofo nuovo sosta gennaio 2018 m.qxp_Layout 1 23/01/18 09:28 Pagina 1

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Il primo movimento ci porta in Francia, più preci-samente a Parigi. Antoine Leiris è un giornalistascrittore francese, ha una giovane, bella amatissima

moglie e un bimbo che si chiama Melvil. Antoine Leirisnon ama il rock duro e il 13 novembre 2015 non accom-pagna Hélène al concerto degli "Eagles of Death Metal"al Bataclan. Lei è là quando entrano gli attentatori e spa-rano sulla folla. Hélène non tornerà più a casa da Antoine e Melvil. Soloqualche giorno dopo il marito scriverà su facebook una lettera apertaagli assassini che fa il giro del mondo e inizia così: - Venerdì sera aveterubato la vita di un essere eccezionale, l'amore della mia vita, la madredi mio figlio ma voi non avrete il mio odio. Non so chi siete e non vogliosaperlo, siete delle anime morte. Se questo Dio per il quale voi uccideteciecamente ci ha fatto a sua immagine, ogni proiettile nel corpo di miamoglie sarà stata una ferita nel suo cuore. Allora non vi farò questo re-galo di odiarvi … -Qualche mese dopo, in un’intervista televisiva, alla domanda su qualepena avrebbe desiderato per Salah Abdeslam risponde: - Non sono ungiudice, sono solo un cittadino e non tocca a me emettere sentenze maper Salah spero in un processo equo …- Senza enfasi, con chiarezza e semplicità.Il secondo movimento ci riconduce in Italia, più precisamente a Romae nella nostra città.A Roma dove sono in procinto di essere emanati i decreti attuativi dellariforma dell’ordinamento penitenziario, fermo alla legge del 1975.

Si parla di umanizzazione del carcere e di ampliamentodelle misure di comunità con una possibile semplifica-zione degli accessi a queste ultime. E poi a Piacenzaper soffermarci sulla “messa alla prova” di cui ilgruppo redazione di “Sosta Forzata” si sta occupando da

ormai più di due anni. In questo lasso di tempo la nostra associazione“Verso Itaca Onlus” ha ospitato già 26 persone imputate - e non condan-nate come capita troppo spesso di leggere o sentir dire – impegnate inun “lavoro di pubblica utilità” che consiste soprattutto nel riflettere suipropri comportamenti illegali e nel condividere l’esperienza, prima conil gruppo redazione e poi con l’intera comunità piacentina attraverso lascrittura e la pubblicazione sulle pagine del giornale. Questo impegno,in apparenza facile e leggero, pretende dalle persone imputate un grandesforzo di onestà e il coraggio di confrontarsi apertamente con le propriefragilità e le proprie cadute. A chi conduce i lavori e ai volontari chiedegrande capacità di attenzione, di ascolto e assenza di giudizio. Per tenerela rotta abbiamo esteso l’impegno a due ore al mese per il confronto e laprogettazione dell’ attività. L’obiettivo? Molto semplice: lo sforzo di at-tuazione dell’articolo 27 della Costituzione ove la “rieducazione” restal’unica funzione della pena. Il termine può piacere o no ma la direzioneda seguire è quella. E noi su quella strada vogliamo camminare, faticaree crescere. Non è facile, la qualità dell’ impegno dei singoli, a parte l’ine-ludibile obbligo orario, è imprevedibile e difficilmente misurabile – perusare un termine molto in voga – ma a volte ci imbattiamo in piccoli ograndi tesori. Ne vale la pena.

Carla Chiappini

DUE MOVIMENTI per una sola speranza

Supplemento a “il Nuov

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umero 23 del 23 giu

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SostaForzatano1- Gennaio 2018 Itinerari della Giustizia

La grande avventura del

nostro tempo è scoprire gl

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abitanti di questo pianeta.

Theodore Zeldin filosofo

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Lo scorso mese di maggio abbiamoscritto, ispirandoci alle canzoni di Fabrizio DeAndré e poi abbiamo accompagnato con lalettura dei nostri testi il concerto della Tra-sgressione Band in Piazza Duomo. Grazie aiPiani di Zona del Comune di Piacenza e allapreziosa collaborazione con l’Unione Com-mercianti.

QUELLO CHE NON HOI miei figli grandi accanto a mela forza di reagire alle difficoltàil coraggio di affrontare i miei nemicila spensieratezza un lungo futuro la gioia del ingenuità

AntonioQuello che non ho,una strada facile,Quello che non ho, una vacanza al mare Quello che non ho, una vita miglioreQuello che non ho, una serata con la mia fidanzataQuello che non ho, un pò di liberta in piùQuello che non ho,niente di quello che vorrei

ArtanQuello che non ho, è la certezza di nonsbagliareQuello che non ho, è la capacita di nonpensare a ciò che non vorreiQuello che non ho, è la capacità di restareimpassibileQuello che non ho è il desiderio di vendettaQuello che non ho, è la capacita di direcome lo penso in ogni situazione Quello che non ho, è un orologio da man-dare indietro e fermare quando voglioQuello che non ho, è la capacita di direbasta senza fatica

Giada

SostaForzata2

PER OGNI COSA C'È IL SUO MOMENTO, IL SUO TEMPO PER OGNI FACCENDASOTTO IL CIELOEc’è anche il tempo per fermarsi qual-

che ora, qualche momento e provarea riflettere e scrivere insieme per veri-

ficare se siamo ancora in grado di osser-vare con onestà la nostra vita per capirein quale direzione stiamo camminando.

Tanti anni fa ho scoperto in un libro diElie Wiesel una piccola storia che non hopiù dimenticato: Racconta la cronaca che il fa-moso Rabbi Shneur-Zalmen di Ladi, denunciato daun avversario del movimento Hassidico quale agi-tatore contro lo zar, venne arrestato e rinchiusonelle prigioni di San Pietroburgo. Un giorno il di-rettore della prigione gli fece visita nella sua cellasolitaria e gli disse : - Mi dicono che Lei è unRabbi, un Maestro. Quindi conosce i testi sacri, laBibbia. Mi spieghi un passaggio del Libro dellaGenesi che non capisco. Vi si narra che, dopoaver mangiato il frutto proibito, Adamo fuggì e sinascose, tanto che il Signore dovette domandargli: ‘Ayeka, dove sei ? E’ possibile, o solo concepi-bile, che il Creatore del mondo ignorasse dove sitrovava Adamo? -

Allora il Rabbi, sorridendo, gli rispose : - Il Si-gnore, lode al suo Nome, lo sapeva ; era Adamoa non saperlo. –

Questo è in sostanza il senso della no-stra inusuale esperienza di gruppo che im-pegna persone imputate di reati nonparticolarmente gravi, persone condan-nate a scontare una pena in misura alter-nativa e volontari. Volontari dellaprimissima ora come Cristina, Giada e Va-lentina che hanno condiviso con impegnoed entusiasmo la sfida e le incertezze degliinizi; sono state coraggio e motivazione,sostegno e specchio indispensabile.

Volontari come Federica, Momo eArtan, arrivati un po’ dopo ma sempre ac-canto a noi. E volontari come Spase, Anto-nio, Gianfranco che hanno terminato illoro impegno con la giustizia ma cammi-nano ancora insieme al Gruppo. Come Al-berto Gromi e Brunello Buonocore che nonfanno mancare il loro prezioso contributo.

Flavia, Ilaria e Gaia ci hanno accompagnatoper un tratto di strada.

Un Gruppo che si trova ogni giovedìsera per condividere esperienze, storie divita, paure, dubbi, emozioni. Un Gruppoche scrive insieme, in silenzio e con la biro,a mano.

Piccoli fogli di carta riciclata che con-tengono tanto di noi, che possiamo condi-videre o decidere di tenere per noi, che cidicono che – tutti – siamo qualcosa di piùgrande e più complesso del reato o dellosbaglio, delle cadute e delle fragilità.

Avevano ben ragione le persone dete-nute che ormai tanti anni fa hanno propo-sto e condiviso l’idea di chiamare “SostaForzata” questo foglio che ci accompagnaormai da quasi quindici anni. Sempre disosta, si tratta! Anche la “messa allaprova” è una pausa imposta che può es-sere quasi o del tutto inutile ma può diven-tare occasione, opportunità di crescita, diformazione, costruzione di nuova consa-pevolezza.

Gli scritti che pubblichiamo in questoprimo numero del 2018 sono la porta at-traverso cui facciamo entrare le personeche ne hanno voglia o desiderio di avvici-narsi. Senza costrizioni, liberamente.

Carla Chiappini

QUELLO CHE NON HOQuello che non ho è una camicia biancaquello che non ho è un segreto in bancaquello che non ho sono le tue pistoleper conquistarmi il cielo per guadagnarmiil sole.

Quello che non ho è di farla francaquello che non ho è quel che non mimancaquello che non ho sono le tue paroleper guadagnarmi il cielo per conquistarmiil sole.

Quello che non ho è un orologio avantiper correre più in fretta e avervi più di-stantiquello che non ho è un treno arrugginitoche mi riporti indietro da dove sono par-tito.

Quello che non ho sono i tuoi denti d'oroquello che non ho è un pranzo di lavoroquello che non ho è questa prateriaper correre più forte della malinconia.

Quello che non ho sono le mani in pastaquello che non ho è un indirizzo in tascaquello che non ho sei tu dalla mia partequello che non ho è di fregarti a carte …

Fabrizio De André

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UNA STORIA SBAGLIATA

A che punto la mia sto-ria si è complicata …La mia storia si è complicata da quando mi

avevano bocciato in quinta superiore perché nonmi avevano ammesso all’esame perché avevo latesta incasinata per vari motivi. Uno dei quali, imiei che si stavano lasciando, ed in più anche iomi ero lasciato con la mia ex ragazza. Diciamoche in quel momento avevo un po' perso la testaed avevo iniziato ad esagerare un po' con il miostile di vita.

Gabriel La mia storia si è complicata quando ho capito

che nulla è gratis nella vita, che non è come a voltene parlano i film; niente ha colore di fiore. La miamamma ha dovuto migrare per poter dare a me emio fratello una vita migliore, ma quando si è piccolinon si capiscono gli sforzi che fanno i genitori. Hopreso tante decisioni nella vita delle quali adesso mipento. Per quello oggi come oggi non saprei diredove ha cominciato a complicarsi la mia storia.

MaykolVedete la mia vita è complicata tutti i giorni,

ogni risveglio e pensiero che cosa faccio oggi,senza un lavoro, in ricerca per fare qualchesoldo, per aiutare i miei genitori, grazie ai mieigenitori che vado avanti.

SpaseLa mia storia si è complicata quando ho ca-

pito che la vita è un dono immenso e che non puòessere data per scontata. Da un lato è stata unaconquista positiva, ho iniziato a non sprecare lamia vita, dall’altro ho iniziato ad avere paura.Paura di perdere tutto ciò che ho trovato, pauradi perdere altre persone. Sapere che qualcunoc’è per noi è bellissimo, ma sapere che potrebbeanche non esserci più da un momento a l’altro..complica le cose.

Giada La mia storia si è complicata dopo le disgra-

zie che ho avuto, tutto diventò molto più difficile ecomplicato, cerco di non pensarci tirando avanti.

Momo

Probabilmente la mia vita si è complicata ilgiorno in cui ho smesso di studiare per dedicarmial lavoro. Non l’ho fatto per libera scelta, ma perpassare da una vita da studente al tentativo diavere una famiglia tutta mia. Conosciuta questadonna, per amore suo, ho deciso di aiutare la suafamiglia nel lavoro e da questo, per mia inespe-rienza e forse anche voglia di raggiungere gliobiettivi con minima fatica, ho perso il senso dellavita e delle cose reali alla ricerca del futile suc-cesso anche … le regole.

Antonio

La mia storia si è complicata in un modomolto semplice, quasi banale. Si è complicata nelmomento in cui ho cominciato a confrontarmiquasi ossessivamente con dei modelli troppi alti,forse inarrivabili. Si è complicata perché hosmesso di credere in me e nelle mie capacità. Hosmesso di vedere ciò che di bello sapevo diavere, ciò che di positivo sapevo fare. Ho comin-ciato a sentirmi in difetto, a non credermi mai ab-bastanza. Ora qualcosa è cambiato perché hovoluto sciogliere quel nodo intricato che io stessaavevo creato. Fa parte di me crearmi problemi,ma poi cercare in ogni modo di risolverli.

Valentina

La mia vita si è complicata nel momento incui ho lasciato che l’emozione prendesse il so-pravvento a discapito della ragione. Ero in un pe-riodo completamente buio e abbastanza fragile,in questo non mi importava di niente se non dimio figlio. Ho commesso un grande sbaglio per ilquale sto pagando, e non solo alla giustizia maanche alla mia coscienza. Ho imparato che la fra-gilità va bene se non è troppa altrimenti diventapadrona e non ci fa ragionare. Me ne rendo

3 SostaForzata

É una storia da dimenticareÉ una storia da non raccontareÉ una storia un pò complicataÉ una storia sbagliata.Cominciò con la luna sul posto e finì con unfiume di inchiostro.É una storia un poco scontata, É una storia sbagliata, Storia diversa per gente normale, Storia come per gente speciale.Cos'altro vi serve da queste viteOra che il cielo al centro le ha colpite, Ora che il cielo ai bordi le ha scolpite.É una storia di periferia, É una storia da una botta e via, É una storia sconclusionata, Una storia sbagliata.Una spiaggia ai piedi del letto, Stazione termini ai piedi del cuore, Una notte un pò concitata, Una notte sbagliata, Notte diversa per gente normaleNotte come per gente speciale.

Cos'altro ti serve da queste viteOra che il cielo al centro le ha colpite, Ora che il cielo ai bordi le ha scolpite.É una storia vestita di neroÉ una storia da basso imperoÉ una storia mica male insabbiataÉ una storia sbagliataÉ una storia da carabinieriÉ una storia per parrucchieriÉ una storia un pò sputtanata o è una storiasbagliata, Storia diversa per gente normaleStoria comune per gente speciale.Cos'altro vi serve da queste viteOra che il cielo al centro le ha colpite, Ora che il cielo ai bordi le ha scolpite.Per il segno che ci è rimasto non ripeterciquanto ti spiace, Non ci chiedere più com'è andata, tanto losai che è una storia sbagliata, tanto lo saiche è una storia sbagliata.

Fabrizio De André

UNA STORIA SBAGLIATA

Quello che non ho, la sicurezza di sapere ciò che mi riserverà il futuroIl tempo di dedicarmi a pieno a tutto ciò che vorreiIl coraggio di emergereLa faccia tostaAutocontrollo nel mangiare dolciUna persona con cui costruire una famigliaLa capacita di farmi scivolare le cose addossoLa possibilità di tornare indietroAutostima e piena fiducia nelle mie capacitàIl tempo da trascorrere con le persone per meimportanti

Valentina

Quello che non ho:Fiducia nelle mie capacitàCertezze per il futuroUn contratto di lavoro Un conto in banca pienoIl coraggio di andare viaUna macchina tutta mia

Federica

La liberta di aiutare i miei genitoriUn futuro qui

Spase

Quello che non ho: equilibrosicurezzacostanzaun hobbyla capacità di tornare indietro nel tempoper certi versi la fortuna

passione per la politicainteresse per le altre persone

Tony

Quello che non ho:un lavorodei figliun ottimo conto corrente in bancauna casa tutta miauna macchina tutta mia

Mirko

Quello che non ho:la capacita di dire basta in molte situazioniuna parola giusta per tuttiun cuore pienamente felicela speranza che si possa risolvere tutto per ilmegliotanti soldi da potermi permettere di realizzaretutti i miei sogni e aiutare quante più personepossibili

Flavia

Quello che non ho:un lavoro fissola serenità che cerco da tantola presenza fisica di mio padrequella ricchezza che non mi serve e checredo quasi tutti voglianola certezza di niente e la verità di tuttola nobiltà d’animo da perdonareuna casa dove costruire la storia mia insiemeal mio figlio

Adriani

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conto che sono stata artefice nel complicare lamia vita, al contempo è stata per me una lezione.

Adriani

La mia storia sbagliata è iniziata ai primianni delle superiori, quando a scuola non mipiaceva una materia e l’insegnante andavo ingiro sul pullman per tutta la città nell’orarioscolastico, invece che risolvere la situazionescappavo, è iniziato tutto da lì.

Hamza

La mia storia ha iniziato a complicarsi in-torno ai 16-17 anni, quando tutto sembrava piùin salita e difficile da raggiungere. Poco dopoho cercato vie alternative per far sembrare tuttopiù semplice finché non mi sono accorta che eratutta apparenza. I problemi c’erano e rimane-vano. Un periodo essenziale della mia vita per-ché mi ha insegnato ad affrontare le situazionie ho imparato a convivere anche con quelle cheappaiono insostenibili.

Federica

Beh, che bella domanda … definirla com-plicata sarebbe poco. Il punto è che più com-plicata che in questo momento non potevaessere. Ora sono in una fase, nella quale hosmesso di pensare, per riservare le energie almomento opportuno.

Artan

La mia storia è stata sempre un po' compli-cata poi purtroppo nell’estate del 2016, causa ilmio stile di vita un po' troppo esuberante, misono imbattuto in un problema molto serio chepoi fortunatamente si è risolto per il meglio.

Mirko

Quando ho deciso di diventare grande, diprovare a essere indipendente e di andare lon-

tano da quella che è la mia vita e la mia città.Ma forse pensandoci si è complicata un po'prima nel moneto in cui questa decisione è statapresa, perché inconsapevolmente è stato unoscappare da una situazione nella quale mi sen-tivo stretta, non trovavo tranquillità e pace, misentivo soffocare e nulla andava per il verso giu-sto e credevo che andando via avrei potuto tro-vare quella serenità che tanto cercavo. Ma oradopo due anni, con più razionalità e consapevo-lezza credo che scappare non serve a nulla, chele storie complicate non si risolvono andando viama con maturità e dialogo, quello che oggicerco ogni giorno e che forse sto trovando.

Flavia

La mia storia si è complicata dal momentoo meglio periodo in cui ho iniziato a seguire mo-delli sbagliati di vita ed ho abbandonato la quo-tidianità delle mie giornate per piaceri effimerie botte di adrenalina. La mia storia si è compli-cata nel momento in cui ho lasciato che l’alcoolmi imprigionasse in un mondo apparentementemolto bello e disinibito, ma irreale. Abbiamo,per fortuna, grazie all’ aiuto ricevuto e all’impe-gno personale, ormai imparato a scioglierci daquesti orrendi nodi. Anche se devo riconoscereche è come smettere di fumare, il mostro è sem-pre dietro l’angolo pronto a riprenderti. L’impe-gno deve essere costante sempre.

Tony

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Sorpresa, emozione e commozione la serain cui insieme abbiamo scritto queste lettere auna persona che abbiamo scelto in totale auto-nomia. Un silenzio assoluto e il tempo che sem-brava correre troppo veloce. È stata una seratadi lacrime e di grande tenerezza. Non tutte lelettere sono qui riportate; abbiamo rispettato ilsilenzio e la riservatezza di chi ce lo ha chiesto.

Caro mio amico,

è da tanto tempo che volevo dirti … che iltempo trascorso insieme si è fermato nel feb-braio del 2007. Sono passati ormai tanti anniche non ti vedo… Ti ricordi quando eravamobambini e giocavamo al pallone tutto il giornoal vecchio campo della Marina? Sono certo disì. E quando siamo venuti in Italia con la nostrasquadra? Ti ricordi? Che siamo andati via dalcentro sportivo e siamo stati in giro tutto il giornoe abbiamo fatto preoccupare tutti? Sai ho unmare di ricordi belli con te, amico mio!

Ma non posso dimenticare il giorno che seivenuto a casa a Milano alle 3 di notte con latesta piena e gonfia di bastonate dicendomi diaver fatto qualcosa di grave… stavo ancora dor-mendo mentre mi parlavi e dormo, dormo conla mia mente ogni volta che penso a quel giorno.E non ci posso credere che è passato così tantotempo senza vederti.

Artan

Caro papà,è da tanto tempo che avrei voluto dirti

che… in fondo in fondo sono orgogliosa di te…

Cristina ci regala l’incipit di una letterabellissima che ha deciso di condividere solo

con il gruppo

Cari mamma e papà,volevo dirvi che mi manca di stare in casa

tutti insieme come una volta, mangiare e ridere

insieme, vorrei tornare piccolo, senza pensierie enza problemi.

Non vedo l’ora di fare una vacanza tuttiinsieme, come una volta. Vi voglio bene

Spase

Cara Angelica, è da tanto tempo che volevo dirti che mi

spiace se a volte sono un po’ assente con latesta, pensando al lavoro sto spesso sul compu-ter oppure mi dimentico Santa Lucia e non giocopiù con te come una volta. Sono cose che anchea me mancano molto. Purtroppo il mio lavoro oc-cupa gran parte della mia vita e della mente.Ma non ti preoccupare; sei tu il mio più grandepensiero, se faccio tutto questo, lo faccio per te,per darti la possibilità in futuro di studiare e difare meno fatica di quella che ho fatto io, didarti quello che io non ho potuto avere e vedreiche, quando sarai grande, capirai i sacrifici cheho fatto per te. Perché l’unica cosa al mondo im-portante per me sei tu. Comunque ti prometto

che – d’ora in poi – staccherò la spina piùspesso e, quando saremo soli, tornerò a giocarecon te come prima cercando di darti tutte le at-tenzioni che meriti perché sei il mio amore

Alex

Cara Mamma,è da tanto tempo che volevo dirti…tante

cose e, in prima linea, ci sono le mie scuse.Scuse per tutti i casini che ho combinato da

ragazzino, per tutte le lacrime che ti ho fatto ver-sare e tutte le preoccupazioni che ti ho dato.

Ti ho dato anche tanti dispiaceri anche senon volutamente ma so di aver, comunque, in di-verse occasioni rotto la quiete familiare.

L’unica soddisfazione che ti ho dato, mentreeri ancora qui con noi, è il tuo Leo, la gioia deituoi occhi e tu la sua. Sembra ieri quando tor-navo a casa la sera dal lavoro e lo passavo aprendere e vi trovavo sempre per terra in mezzoa una distesa di giochi e io che, un po’ per lastanchezza e un po’ per altre cose, ero sempre

CARO, CARA…è da tanto tempo che volevo dirti

Io detesto gli accumuli di parole. Infondo, ce ne vogliono così poche per direquelle quattro cose che veramente contanonella vita. Se mai scriverò - e chissà poi cosa?- mi piacerebbe dipingere poche parole suuno sfondo muto. E sarà più difficile rappre-sentare e dare un'anima a quella quiete e aquel silenzio che trovare le parole stesse, ela cosa più importante sarà stabilire il giustorapporto fra parole e silenzio - il silenzio incui succedono più cose che in tutte le paroleaffastellate insieme...le parole dovranno ser-vire soltanto a dare al silenzio la sua formae i suoi contorni, e ciascuna di loro saràcome una piccola pietra miliare, o come unpiccolo rilievo, lungo strade piane e senzafine o ai margini di vaste pianure...

Etty Hillesum, Diario

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di fretta di riprenderlo e di andare a casa…non sai quanto rimpiango quei momenti che,se potessi tornare indietro, mi vorrei godere dipiù, fregandomene di tutto il resto.

Quei momenti che ingenuamente unopensa sia la solita routine, dove tu stavi diven-tando nonna a tempo pieno… credo che,avendo avuto tutto ciò che desideravi di piùcioè un nipotino da viziare e con cui sentirti fe-lice, hai abbassato le tue difese e il male hapreso il sopravvento.

Quello che è successo dopo racchiudetutte le mie ansie e sofferenze quotidiane; men-tre eri in ospedale io, pur pensandoti in ognimomento, facevo fatica a trovare il tempo pervenirti a trovare anche se ci sentivamo tantis-simo. Facevo fatica a venirti a trovare; oltreagli impegni che avevo tra il lavoro sfiancante,la ristrutturazione e Leo, il motivo egoistico dicui non mi perdonerò mai è di non aver man-dato tutto affanculo per passare le giornate altuo capezzale come, ne sono sicuro, tu avrestifatto con me.

Non credo che riuscirò mai a perdonarmiper quello che non ho fatto ma non vedo l’oradi poterti reincontrare e di sicuro non ti lasceròpiù andare.

Ti voglio molto bene, MammaLuca

Cara Laura,è da tanto tempo che volevo dirti che …

mi sei mancata.O forse te l’ho già detto e mi sei mancata

di nuovo.C’è stato un tempo in cui mi sentivo incon-

sciamente minacciata da te, ma la colpa diquesto sentimento scomodo non è mai stata latua.

Quando l’ho riconosciuto e ho attribuito legiuste responsabilità a ciascuno, l’ho fattoanche per salvare la nostra amicizia che è spe-ciale. Ma di nuovo, forse perché ero abituata,sentivo un sentimento di sfida; ti sentivo sfugge-vole, poco attenta, incapace di decentrarti, maancora una volta non era tua la colpa.

Ora sono in grado di vederti pienamente,di accoglierti in ogni tua sfaccettatura senzagiudizi errati o superficiali.

Ecco che allora ti sento più vicina che mai,ecco che tutto il percorso della nostra amiciziaprende un posto chiaro e sereno nella mia vitae da lì non se ne andrà.

Ti chiedo scusa per averci messo tantotempo a raggiungere questa consapevolezza,ma ti ribadisco in maniera assolutamente sin-cera: come te nessuno mai.

La tua personaGiada

Cara mamma,è da molto tempo che volevo dirti tutti i se-

greti che tengo nascosti da te, mi sono convinta,per il tuo meglio. Oggi sono per qualcuno ciòche tu sei per me e mi domando un’infinità divolte se ho fatto e continuo a fare la scelta giustadi privarti dei miei racconti sulla mia infanzia.

Quindi ti dico: - È stata dura -. Quanti pome-riggi sognavo guardando dalla finestra dell’aulache tu fossi fuori ad aspettarmi per portarmi acasa ma eri al lavoro. Quando sono capitataall’ospedale per qualsiasi motivo con mec’erano la nonna, la vicina di casa … e tu sem-pre al lavoro.

Nella recita di Natale, per il giorno dellemamme a scuola addirittura mi impegnavo contutto il mio cuore e non c’era nessuno ad ascol-tare, nemmeno la nonna (sai lei poteva esserciper i momenti inderogabili), te mamma semprea lavorare.

Sono cresciuta e la mia prima visita medicaa 12 anni sono andata da sola, poi c’è stato ildiploma e ti ho visto in mezzo alla gente chepiangevi, eri emozionata e mi hai fatto un di-scorso dove ho capito e ti ho perdonata per tuttele volte in cui non ci sei stata per me.

Ma certe cose non tornano e mi sono sentitadi nasconderti cose gravi e importanti; cerca difare come ho fatto io, accetta e capisci perché iltempo non si ferma, la priorità è ciò che si vuoledavvero

AdriCari figli,è da molto tempo che volevo dirvi quanto

vi amo – anche se a volte la vostra madre diceil contrario. Io ho fatto di tutto perché a voi nonmancasse mai niente, è il mio modo di amarvivisto che non sono presente a tempo pieno nellevostre vita. Solo vi chiedo di avere un po’ di pa-zienza e vedrete che verranno giorni migliori.

Spero tanto di essere per voi il padre che ionon ho mai avuto perché so cosa vuol dire cre-scere senza un padre e senza qualcuno che tifaccia capire ciò che è giusto e ciò che è sba-gliato.

Per questo vi prometto che sarò sempre convoi nelle buone e nelle cattive.

Solo spero che anche voi mi vogliate nellevostre vite perché il tempo della mia vita, tuttoquello che ne resta è tutto vostro …

Maykol

Mio caro,è tanto tempo che volevo dirti una marea di

cose, una marea di parole.Ieri ci siamo visti dopo tre mesi e non è stato

facile.Questo è sempre stato il nostro rapporto;

come sulle montagne russe, un sali e scendi con-tinuo. È un rapporto a tratti logorante ma riccodi un amore sconfinato che mi porta questa seraa scriverti.

Sai cosa ho ripreso in mano l’altro giorno?La sciarpa che mi avevi regalato tu quandoavevo 17 anni. Tu, forse, l’hai dimenticata maper me ha un valore affettivo enorme. Ho stam-pato nella mia mente il ricordo di quando siamoandati a prenderla insieme. Era il periodo in cuinon volevo curarmi. Rifiutavo i farmaci e la ma-lattia, reagendo come una bambina.

Ti ricordi? Io sì.Come potrei dimenticare il tuo viso così pre-

occupato per me. Eravamo davanti al piazzaledella chiesa, mi hai preso da parte e mi haidetto. – Facciamo un patto. Ora andiamo il quelnegozio e scegli quello che vuoi ma tu dopo inizia curarti . –

Io scelsi questa sciarpa che tuttora custodi-sco con cura. È uno dei ricordi più preziosi cheho di noi due. Io che ti guardo con ammirazionementre tu ti prendi cura di me.

Ora siamo distanti ma io sono qui ad aspet-tarti … Ti voglio bene

Tua sorella

Caro Mario,è tanto tempo che volevo dirti quanto è im-

portante il valore della nostra amicizia. Te lodico oggi, nel momento di maggiore difficoltà econ la consapevolezza di non poter fare nullaper farti uscire da questo tunnel.

Vorrei solo che in questi momenti anche glialtri – soprattutto i più giovani – capissero cosavuol dire essere veri amici.

In questi ultimi due mesi siamo stati vicinicome non mai; ci vediamo tutti i giorni e pas-siamo almeno un’ora insieme a parlare. A par-lare di che? Di tutto e di niente; quello cheimporta è che possiamo parlare. Abbiamo pas-sato più di 20 anni sentendoci solo una volta alla

settimana per telefono ma questo non ha maiscalfito la nostra amicizia. Oggi, discutendo, cisentiamo un po’ gente d’altri tempi, anche se lospirito è quello giusto.

Scrivendo posso dirti cose che non osereidire a quattr’occhi; come, ad esempio, ringra-ziarti per tutto quello che hai fatto per me in mia“assenza”. Eppure nulla era dovuto; solo il senti-mento fraterno che ci ha uniti fin da quando era-vamo piccoletti, per tutte le esperienze daadolescenti e oltre.

Non so fino a quando potrò godere dellagioia di starti vicino ed entrambi sappiamo chequesti ultimi tempi saranno i più duri ma non perquesto ci abbandona la speranza e la forza diresistere e lottare. Spero che i nostri figli e i figlidei nostri figli abbiano la fortuna che abbiamoavuto noi nell’incontrare la vera amicizia.

Buonanotte MarioAntonio

Caro papà,è tanto tempo che volevo dirti che mi piace-

rebbe passare qualche giorno con te, visto chesono già 13 anni che non ci vediamo. Insomma13 anni sono tanti; ho tante cose da raccontarti esoprattutto vorrei vederti e farti conoscere la miafamiglia, i tuoi nipotini.

Spero tanto che quel giorno arrivi, ciaoPeter

Mia cara,è da tanto tempo che volevo dirti che sei una

persona molto speciale. Da te ho imparato tantecose; a essere un uomo serio e responsabile, seil’unica che riesce a prendermi. Con te mi sento piùsicuro che con me stesso, con uno sguardo riesci adirmi tutto, a capirmi e a volte penso che non sapreicosa fare senza di te perché sempre ti chiedo con-siglio su cosa fare in tutte le cose della mia vita. Seiuna persona intelligente e molto saggia e sempreringrazio il momento che sei venuta da me e haicambiato la mia vita e il mio mondo.

Perché solo tu riesci a calmarmi dentro già chesono sempre arrabbiato però, da quando sei arri-vata tu, non lo sono più tanto. Perché ci sei semprequando ho bisogno e, se ho problemi, sei al miofianco …

Jonhatan

Caro papà,è tanto tempo che volevo dirti grazie.È tanto tempo che voglio dirtelo e non ci riesco

fino in fondo perché tu sei fatto così: tanti fatti epoche parole.

Ti voglio dire grazie per tutti i sacrifici che faiper la tua famiglia, per avermi insegnato quantosia importante lavorare con passione, impegno eserietà.

Voglio ringraziarti per tutte le volte che, purnon dicendolo apertamente, mi hai fatto capire diessere fiero di me.

Ringrazio di essere quella che tutti chiamano“la tua fotocopia” perché essere paragonata a teè un onore. Dici sempre a tutti che è un bene cheio non abbia preso da te la voglia di studiare per-ché ne hai sempre avuta poca ma io vorrei tantoavere la capacità che tu hai (e la cocciutaggine) dinon mollare mai.

Adori stuzzicarmi e farmi arrabbiare anche sesai che poi sono problemi … ma noi ci divertiamocosì; con un po’ di prese in giro e qualche coccola.

Grazie per avermi trasmesso l’amore per lanostra grande famiglia, l’amore per le origini e perla nostra montagna.

Grazie per avermi spinto ad affrontare situa-zioni che volevo evitare, ma me ne sarei sicura-mente pentita.

Mi dispiace non aver ereditato il tuo senso del-l’orientamento...sarai costretto a ritrovarmi tutte lemigliaia di volte in cui mi perderò.

La tua Vale

A chiusura di queste pagine dedicate al lavorodella nostra redazione, prendiamo in prestito dallatesi di Valentina Castignoli, una frase di Papa Fran-cesco: “Le misure adottate contro il male non si ac-contentino di reprimere ma aiutino anche ariflettere, a essere persone autentiche che, lontanedalle proprie miserie, diventino esse stesse miseri-cordiose”.

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Un progetto funziona quando cresce, aggrega,si estende ad altre realtà, associazioni, istitu-zioni e territori.

Il percorso di scritture sulla paternità “In nome delpadre 2015 – 2017” promosso dall’associazione“Verso Itaca” in collaborazione con Fondazione Cat-tolica, dopo aver coinvolto i cinque istituti penitenziaridi Verona, Milano – San Vittore, Parma, Milano –Opera e Modena e altrettante associazioni di volonta-riato, si appresta a realizzare un testo conclusivo fi-nanziato dalla Fondazione diPiacenza e Vigevano mentre il Mini-stro della Giustizia Andrea Orlandograzie all’impegno di Laura Gagginidi “Ubi Minor” riconosce la serietàe l’importanza di questa attività, con-cedendo il suo gratuito patrocinio.

Ed è così che, quasi per caso, siaprono altre strade e la nostra asso-ciazione, forte dell’acquisizione dialtri nuovi partners, rilancia, scen-dendo “Verso Sud”. Ancora una voltaè la Fondazione Cattolica a sostenerei primi passi del nuovo progetto chericalca i precedenti nel metodo e neicontenuti, ma si svolge in un soloweek-end secondo la tradizione deiseminari della Libera Universitàdell’Autobiografia. Si scrive insieme,quindi, da venerdì pomeriggio a do-menica mattina, riproducendo, in car-cere, un modello formativo tipicodella società libera. Una Direzione il-luminata e fortemente improntata altrattamento come quella della dott.ssaAngela Paravati, l’impegno di FrancoCosentini e Giusi Ielitro dell’associa-zione “LiberaMente” di Cosenza ci permettono di av-viare il nuovo percorso con una ventina di uominipadri e figli reclusi nell’Alta Sicurezza del carcere diSiano – Catanzaro.

Con Laura Gaggini di Milano, Giorgia Gargano di La-mezia Terme e Ilaria Tirinato di Catanzaro si lavora inun clima di grande fiducia e affiatamento.Le persone detenute sperimentano il coraggio e l’au-tenticità della scrittura di sé e i testi raccolti ci regalanoframmenti di altre vite rivelando una generosità chesupera ampiamente le nostre aspettative.“… in questo piccolo percorso sono riuscito a tirarefuori da me cose che avevo paura di scriverle maanche di parlarne, non riuscivo a trasmettere tutto ildolore per paura di riprovarlo … – ci scrive A. qual-che giorno dopo la conclusione del laboratorio – e viposso assicurare che mi sento leggero dentro e liberoda pensieri che mi ferivano il cuore e la mente. –

Abbiamo scelto qualche testo tra i tanti raccolti percondividere sul nostro giornale l’impegno delle per-sone detenute e volontarie che abbiamo incrociato inCalabria.

Carla Chiappini

QUI CATANZAROCiao Sebi,finalmente oggi sto avendo la possibilità di scrivertiuna lettera, grazie ad un gruppo di volontarie che mihanno dato modo di aprirmi, e dirti quello che ho den-tro il mio cuore dal 19.02-2008, dal giorno in cui horicevuto notizia dal Direttore del carcere che era suc-cessa la disgrazia e non c’eri più. Sebi, io avevo desi-

derato sempre una vita migliore per te, avrei desideratovederti diventare uomo, avrei voluto vederti sposato eavere dei figli, ma soprattutto avrei voluto vederti di-verso da me, ma tu mi hai voluto somigliare, e questomi fa adesso tanto soffrire, questo mi fa sentire incolpa, e non mi fa più vivere serenamente, forse dalassù potrai vedere tutta la mia sofferenza che provoper la tua perdita, potrai vedere che io vorrei essere lìa posto tuo, ma non si può, potrai vedere che io sonovivo solo fisicamente, ma, solo per tua madre e i tuoifratelli, e anche per i tuoi 6 nipoti, vivo per loro. Sebi, il dolore mi ha distrutto, ma mi ha anche im-parato tante cose, mi haimparato ad avere rispettoper la vita umana, capiscoadesso quanto vale la vitadi una persona, e cosa siprovaa a perdere qualcunodi caro, e oggi ho imparatoad aprire il cuore e cac-ciare fuori la negatività.Sebi, lo so sono molto ar-rabbiato nel modo comesei andato via, ma noi due

sappiamo come sono andate le cose, e Dio ha volutoche andasse così. Forse tutto questo lo vivrò come seDio ha voluto castigarmi del mio passato. Adesso, miresta di dirti mi manchi e scusa se non so dove riposi,vorrei portarti un fiore, ma posso darti solo tuttol’amore da qua giù. Ti amo, Sebi

A.

Mio caro papà,oggi ho deciso di scrivere a te perché con Vincenzo e

Giuseppe avrò modo e tempo dirifarlo. Sono sei anni che sei vo-lato via dalla nostra presenza fi-sica, dopo quegli anni trascorsiangosciato e dolorante per il can-cro che ti mordicchiava dentroogni minuto. Mi ricordo la notteche ti trovai dolorante nel corri-doio di casa, litigai con lamamma e Giuseppe, visto cheloro erano vicini a te, io ero aRoma. Tu come al solito mi di-cesti “non ti preoccupare, ora mipassa”. Quando andammo aRoma per l’intervento tu avevipaura, ma io più di te, facevo ilcoraggioso ma dentro mi sentivomorire. Quante parole che volevo dirtiper cercare il tuo perdono, mail silenzio finché non abbiamosuperato la prima fase è stato no-stro compagno di avvicina-mento. In quegli anni ti sonostato vicino ma non quanto timeritavi. Oggi mi rendo conto,quando avevi rinunciato allachemioterapia perché avevi

perso i capelli, ci siamo scontrati tantissimo, mi dicestiche io avevo la testa più dura del cemento, alla fine tisei convinto perché abbiamo dimostrato che insiemeavevamo sconfitto il tuo male. Finché non mi hannoarrestato per l’ennesima volta, tu con il tuo silenzio haiavuto una ricaduta da quel 15 marzo 2011 a ottobre seimorto, ti sei lasciato andare avevano arrestato i tuoifigli, tre maschi in carcere e ti sei ritrovato nel dolorepiù profondo. Ti preoccupavi per noi più che per te stesso. Seistato sempre speciale, amorevole e presente in ognicondizione e momento per me principalmente. Tichiedo perdono che quando sei volato via io non ti

IN NOME DEL PADRE VERSO SUD

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sono stato vicino, ma tu mi chiamavi. Oggipapà mio ti sento ancora vivo dentro di me, intutti i tuoi insegnamenti, la tua pazienza, la tuadisponibilità. Spero di essere come te per i mieifigli e loro saranno orgogliosi di me come io dite. Tu che mi vedi da lassù, sai che oggi sonocambiato. Grazie papà ti voglio bene,

D.Cara Sofia,ti ringrazio per tutta la forza e la fiducia che haiin me, in questo modo mi aiuti ad affrontarequesto momento della nostra vita un po’ più dif-ficile. Sei una bambina straordinaria e mi di-spiace tanto non essere presente con voi per ora.Non rimanere male se Babbo Natale non esau-dirà il tuo desiderio di farmi tornare a casa perNatale. Non ti dispiacere quando i tuoi compa-gni di scuola ti dicono che non hai un papà, tusai che ce l’hai eccome! Tu lo sai che io saròsempre lì per te e che sei sempre nei miei pen-sieri e presto sarò di ritorno. I love you to the moon and back!!!

Il tuo papà Caro Gas,ho deciso di scrivere questa poche righe a te piut-tosto che a tua sorella. Sono preoccupato per te, per-ché sebbene siano passati 19 anni tu ti ostini a nonvoler fare il funerale di tua madre. La tua rabbia esplo-siva contro tutto e contro tutti, compresa tua sorella eme, non ti porterà mai da nessuna parte. Nonostantele mie assenze, dovute alle mie detenzioni, io ci sonosempre stato per te e tua sorella e ti ho voluto sempreinfinitamente bene. Ti esorto ancora una volta a far-tene una ragione, superare una volta per tutte le tuevicissitudini e guardare serenamente al tuo futuro. Tiesorto a farlo finché io sarò accanto a te, perchéquando non ci sarò più per te sarà ancora più difficile.Ti voglio bene, papà

F.

Caro papà, Ciao Pietro!Spero che tu stia bene, e spero che tu abbia capitochi ti sta scrivendo, si sono io tuo figlio. Purtropponoi non siamo mai andati d’accordo e tu sai i motiviper i quali non andavamo d’accordo, già per tutto ilmale che tu e mamma avete fatto a me, ma soprattuttoper avermi separato dalla persona più importante dellamia vita, mio fratello Francesco, che però adesso(dopo 24 anni), lui ha ritrovato me e sono molto felice.Volevo che tu sapessi che tutto questo dolore, anchese oggi ho 32 anni, non è facile farlo passare, però vo-levo che tu sapessi che grazie a te che io oggi sono invita su questa madre terra, e volevo ancora dirti cheun padre o una madre non si rinnegano mai, e per que-sto io ti dico che nonostante tutto ciò, grazie di avermimesso al mondo, anche se a volte penso il contrario,e per questo ti dico con una vocina piccola, come fa-cevo quando avevo 3 anni, ti voglio bene papà.

S.Carissimo papà,ti scrivo questa letterina in onore di questi nostri vo-lontari. Comunque vorrei dirti che avant ieri ho fattoil colloquio dopo un mese e c’è mamma che non stabene ed è proprio questo il ritardo nel colloquio. Speroche si riprenda subito, perché il colloquio di Natale,il 22 dicembre, voglio farlo con lei e a tal propositovoglio dirti che al colloquio è venuto Enzo, mio fra-tello e mia figlia. Adesso mi avvio alla conclusionedicendo, spero che la pioggia di questi giorni e di tuttigli inverni a venire posi su di te placidamente e ti pro-metto che appena uscirò ti porterò un fiore grandebianco. Ho quasi dimenticato, devi sapere che mammati ama ogni giorno di più, mentre a tutti noi manchitantissimo e sappi che il tuo compleanno non l’ho di-menticato che è oggi, 3/12/2017

A.

Strano che del padre ciarliero e allegrotto che hoavuto la fortuna di avere più o meno accanto - ma

sempre vicino - mi venga in mente solo questo episo-dio: io incerta tra più cose da fare, nella mia primaadolescenza, forse dall’apparenza o dalla sostanza piùconfusa di quanto pensassi di sembrare o di essere. Elui che mi guarda con occhio clinico, prende un fogliobianco, lo divide in due parti e mi dice: scrivi a sinistrale cose che vorresti fare con sacrificio e a destra quelleche hai il piacere di fare. Poi scegli la colonna che ti rende felice.

G.

Il mio ricordo di mio padre è molto raro ma queipochi momenti vissuti insieme mi sono rimasti persempre nel cuore. Lui tuttora è sempre presente, mala sua circostanza giudiziaria lo tiene lontano da me eanche ora che non lo vedo da 12 anni perché non miviene mai concesso di vederlo in quanto essere dete-nuti è difficile avere colloqui tra padre e figli; lui èmolto presente, naturalmente ci scriviamo anche 3volte a settimana. Ma quel che mi è rimasto impressoè proprio una sofferenza atroce di non condividereun’emozione con un padre anche perché per me è erimane sempre mio padre di quei bei ricordi che hoavuto molti molti anni fa. Ma con tutto ciò lui riescead essere presente con me, e i miei 5 fratelli e sorelle.Un giorno che sarò genitore voglio essere il padrepresente per i miei figli.

V.

Non ho nessun ricordo di mio padre, giusto unavecchia foto, è morto che io avevo 14 mesi. Anchemia madre non mi parlava molto di lui, rimasta ve-dova a 37 anni, con cinque figli da sfamare e crescereè stata molto più dura per lei. La ricordo sempre ve-stita di nero, non ha tolto mai il lutto sebbene siamorta 47 anni dopo. Ho sempre sentito la mancanza

della figura paterna, non avendo un modello daemulare, sicuramente ho fatto tanti errori nelcrescere i miei due figli. Loro mi voglionomolto bene incondizionatamente, ma non certoper merito mio. Credo ci sia lo zampino dellaloro madre che è venuta a mancare 19 anni fa,sicuramente dal cielo ha aiutato i suoi due figlia crescere ed a volermi bene, nonostante tutto.

F.

Porto con me solo due ricordi di mio padreche sono densi e indelebili nella mia memoria.Il primo è stato di quando ero bambino nel lon-tano 1967 tra la notte di Natale quando noi fra-telli eravamo a dormire, ci svegliarono le gridadi mio padre, svegliati di soprassalto tutti e trei fratelli andammo nella camera di mio padre,dove lo trovai in ginocchio dinanzi a miamadre, stesa nel letto combattendo contro gliultimi spiragli di vita, dove mio padre ci feceintorno a mia madre e tenerci tutti per mano,

mentre tutti noi formavamo una catena d’affetto in-torno a mia madre, il destino quella nefasta notte cela portò via a soli 38 anni.Il secondo ricordo che ho di mio padre è quandotutte le mattine prima di andare a lavorare mi obbli-gava, sapendo che ero un teppistello ad aspettarlosull’uscio di casa, la sera al rientro del lavoro. Ignarolui di tutti i guai che combinavo durante la sua as-senza. Nonostante ciò mi facevo trovare dove lui de-siderava che fossi, facendolo sorridere. Tutto questoandò avanti per 3 anni finché un giorno all’età di 15anni a sedersi fu lui, aspettando me che uscissi dal car-cere minorile. Dopo iniziò il mio crocevia del carcere.Uscii dopo 20 anni di detenzione e la prima cosa chefeci fu di andare a trovarlo, perché lui non venne maia trovarmi. Lo trovai nella stessa situazione in cui sa-lutai mia madre quella notte di Natale.

M.

Da bambino sono stato un po’ viziato nel senso chenon mi mancava nulla, perché mio padre e miamadre erano impiegati statali e quindi a casa mia en-travano due stipendi, rispetto ai miei cugini vestivobene, non mi mancava nulla ed ero un po’ invidiatoda tutti i miei cugini. Ho trascorso una bella infanziafino a quando un bel giorno per motivi di lavoro deimiei genitori io sono stato chiuso in collegio e lì hosofferto tanto, lì iniziai a invidiare i miei cugini cheloro erano a casa con i suoi genitori ed io ero in col-legio. Preferivo essere a casa con i miei genitori e nonavere tutto ciò che mi avevano dato nel senso delbenessere, preferivo non avere nulla ma stare a casamia e giocare con i miei cugini.

C.

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A PIACENZA

Continuano i lavori del Gruppo del giovedìsera di cui abbiamo già ampiamente rife-rito in questo numero di “Sosta Forzata”.Dall’inizio del progetto a fine ottobre 2015,la nostra associazione ha accolto 26 per-sone che hanno beneficiato della “so-spensione del procedimento con messaalla prova”. Di queste solo due non sonoriuscite a terminare il percorso e dovrannoaffrontare il giudizio in tribunale.

Venerdì 26 maggio In Piazza Duomo, all’interno delle attivitàpreviste nei Piani di Zona 2016 – 2017 delComune di Piacenza e in collaborazionecon l’Unione Commercianti, l’associa-zione ha organizzato un concerto dellaTrasgressione Band a cui hanno offertoun contributo alcuni componenti delGruppo che hanno letto i propri testi ispi-rati alle canzoni di Fabrizio De André.Grazie alla collaborazione di ThomasTrenchi alcune interviste e immagini dellaserata sono visionabili al link: https://spor-telloquotidiano.com/2017/06/07/sosta-forzata/

Venerdì 17 novembre Alberto Gromi e Carla Chiappini – invitatida Stefania Mazza e Anna Paratici -hanno incontrato gli studenti della LaureaMagistrale di Scienze della Formazioneper un approfondimento sulla restorativejustice in previsione della presentazionedel “Libro dell’incontro”.

Sabato 25 novembre Abbiamo partecipato alla presentazionedel “Libro dell’incontro” organizzata dal-l’Associazione ex studenti del CollegioSant’Isidoro e dal Collegio San’Isidoro –Residenza Universitaria A. Gasparini. Un folto pubblico in larga parte molto gio-vane ha seguito l’incontro con grande at-tenzione.

NEWSCristina, Federica, Flavia, Giada e Valen-tina si sono laureate con eccellenti risultatipresso la Facoltà di Scienze della Forma-zione della sede piacentina dell’Universitàcattolica del Sacro Cuore. È stata per noiuna grande gioia e anche un bel po’ diemozione.

A PARMA Da circa due anni l’associazione “VersoItaca Onlus” collabora con Ornella Faveroalla redazione di “Ristretti Orizzonti –Parma”.

Conduce, inoltre, in carcere alcuni labora-tori di scrittura autobiografica – aperti a stu-denti e persone detenute in Alta Sicurezza- in collaborazione con l’associazione di vo-lontariato “Per ricominciare” e l’Università diParma, Facoltà di Giurisprudenza indirizzoin Servizio Sociale. Accese da alcune suggestioni fioriscono lescritture …

DA BAMBINO ERO…

Da bambino ero molto vivace anche se sof-frivo della mancanza dell’affetto paterno,cosa che mi creava molto disagio, in parti-colar modo quando frequentavo le scuoleelementari. A volte i bambini come si sasono spietati. La Festa del Papà, per esem-pio, era per me un trauma, ma poi, pianpiano la superai. Giocavo al pallone, con imiei compagni sulla spiaggia, fino allo sfini-mento. Come tutti i bambini, fantasticavo,sognavo e facevo progetti per il futuro.Cosa avrei fatto da grande, ma purtroppo avolte il destino è beffardo e ti riserva tutt’al-tro …Mentre scrivevo sentivo … un senso di li-bertà.

Giovanni persona detenuta in Alta Sicurezza

DA BAMBINA ERO…Da bambina ero a tratti felice e a tratti ma-linconica, la separazione dei miei genitori miha tolto tanti momenti spensierati per por-tarmi alla realtà. Le giornate immobili pas-sate sotto la scrivania a pensare a comesarebbe stato il mio futuro, all’invidia cheprovavo verso i miei compagni che raccon-tavano delle loro giornate alla domenicacon entrambi i genitori allo zoo. Da bambinastavo sempre con i bimbi più soli, quelli piùlontani da tutti. Mentre scrivevo sentivo… senso di colpa

Una studentessaVenerdì 15 dicembreL’associazione “Verso Itaca Onlus” ha par-tecipato attivamente all’organizzazionedella giornata di studi su “Ergastolo osta-tivo: pena di morte nascosta” che si è te-nuto nel teatro del carcere con lapartecipazione dell’onorevole Vanna Iori,Giovanni Maria Flick ex Ministro della Giu-stizia e ex presidente della Corte Costituzio-

nale, Manlio Milani presidente della Casadella Memoria di Brescia, Ornella Favero di-rettore di Ristretti Orizzonti e presidentedella Conferenza Nazionale VolontariatoGiustizia, Fabio Cassibba professore asso-ciato di Diritto processuale penale pressol'Università di Parma, Roberto Cavalieri Ga-rante dei Detenuti del Comune di Parma. Èintervenuto anche Roberto Calogero Pisci-tello Capo della Direzione Generale dei de-tenuti e trattamento. Hanno aperto i lavori Carlo Berdini Direttoredell’Istituto e Vincenza Pellegrino Delegatarelazioni con IIPP dell’Università di Parma.I redattori detenuti di Ristretti Orizzonti –Parma hanno portato le loro testimonianze.

A CATANZARO

Da venerdì 1° dicembre a domenica 3 CarlaChiappini per l’associazione “Verso ItacaOnlus” e Laura Gaggini per l’associazionepartner “Ubi Minor”, in collaborazione conl’associazione di volontariato penitenziariocosentina “LiberaMente” e con la partecipa-zione di Giorgia Gargano e Ilaria Tirinatovolontarie nel carcere di Catanzaro, hannocondotto quattro incontri di scrittura riservatiai papà detenuti in AS3 all’interno del pro-getto “In nome del padre – Verso sud”. Allaboratorio conclusivo hanno preso parteanche Franco Cosentini presidente e GiusiIelitro segretaria dell’associazione “Libera-Mente”.Il resoconto della trasferta catanzarese e al-cuni testi prodotti all’interno dell’Istituto sonoriportati nelle pagine interne di questo gior-nale.La realizzazione del progetto è stata possi-bile grazie all’apporto della Fondazione Cat-tolica.

Progetti, impegni, iniziative e notizie

“VERSO ITACA”

SostaForzataGENNAIO 2018

Supplemento a “il Nuovo Giornale”numero 46 del 30 dicembre 2016

Direttore responsabile. Davide Maloberti Direzione: via Vescovado, 5, Piacenza - tel. 0523.325995

Stampa: Nuova Litoeffe srl UnipersonaleREDAZIONE:

Carla, Giada, Spase, Flavia, Jonhatan, Peter, Elia, Luca,Alberto, Alex, Maycol, Valentina, Artan, Federica,

Gabriel, Adriani, Gianfranco, Antonio, Momo, Cristina. Pubblicazione realizzata grazie alle attività dei Piani di Zona del Comune di Piacenza

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