4. Le presupposizioni

Presupposizioni (1): le descrizioni definite

Già Frege aveva sottolineato come alcuni enunciati, in virtù

della ricorrenza al loro interno di espressioni di un certo tipo, sembrino presupporre altri enunciati.

Il caso notato da Frege era quello delle descrizioni definite:

espressioni come ‘il fiume più lungo d’Italia’, ‘il gatto di Francesca’, ‘la capitale della Francia’ ecc.

Gli enunciati che contengono descrizioni definite

presuppongono gli enunciati che asseriscono l’esistenza dell’oggetto di cui si parla. Ad esempio ‘il gatto di Francesca è nero’ presuppone che esista il gatto di Francesca (che Francesca abbia un gatto)

Presupposizioni (1): le descrizioni definite

Si noti che le presupposizioni generate dalle descrizioni definite si mantengono anche se neghiamo gli enunciati che contengono le descrizioni (ovvero: le presupposizioni si mantengono indipendentemente dal fatto che gli enunciati che contengono le descrizioni definite siano veri o falsi):

-  Il gatto di Francesca è nero -  Il gatto di Francesca non è nero (anche nel secondo caso, si presuppone l’esistenza del gatto di Francesca) Questa propretà suggerisce la seguente, provvisoria definizione…:

Definizione di presupposizione

Un enunciato p presuppone (semanticamente) un enunciato q se e solo se:

-  Se p è vero, allora q è vero -  Se p è falso, allora q è vero Es. p = L’autore del Waverley era francese (F) q = L’autore del Waverley è esistito (V) Ma l’interesse di Frege per questo fenomeno linguistico era

legato principalmente ai casi in cui la presupposizione fallisce…

Descrizioni improprie Caso 1: Non c’è un unico individuo che le soddisfa (cui si

applicano), quindi non hanno un riferimento determinato.

Es. “Il ponte sull’Adda” “La città italiana con più di 1 milione di abitanti”

Caso 2: non c’è nessun individuo che le soddisfa, quindi

non hanno riferimento (descrizioni “vuote”). Es. “La città del Piemonte con più di 1 milione di abitanti”

“Ulisse”, “Paolino Paperino” (secondo Frege) L’impossibilità di assegnare un riferimento a una

descrizione comporta che l’enunciato contenente la descrizione non abbia valore di verità (secondo Frege)

Russell: la teoria delle descrizioni

Per venire a capo di questo problema, Russell (1905) fece una proposta diversa:

le descrizioni non sono nomi, bensì enunciati “mascherati”: ‘L’attuale re di Francia’ = ‘C’è qualcosa che è re di

Francia e solo quella cosa è re di Francia’ ∃x(Rxf & ∀y(Ryf à (x=y) )). Quindi: ‘L’attuale re di Francia è calvo’ è un enunciato

che riceve un valore di verità, il falso.

Russell: la teoria delle descrizioni L’argomento ante litteram di Frege contro l’analisi russelliana

delle descrizioni. Si consideri: (A)  L’inventore del telefono è americano (B)  C’è una e una sola cosa che è inventore del telefono ed è

americano Se A è vero, allora B è vero (A implica B). Ma se il senso di A è

espresso da B (come sostiene Russell), allora negare B equivale ad asserire ¬A. ¬A è:

(C) L’inventore del telefono non è americano (= non è vero che l’inventore del telefono è americano)

Russell: la teoria delle descrizioni L’argomento ante litteram di Frege contro l’analisi russelliana

delle descrizioni. Si consideri: (A)  L’inventore del telefono è americano (B)  C’è una e una sola cosa che è inventore del telefono ed è

americano Se A è vero, allora B è vero (A implica B). Ma se il senso di A è

espresso da B (come sostiene Russell), allora negare B equivale ad asserire ¬A. ¬A è:

(C) L’inventore del telefono non è americano (= non è vero che l’inventore del telefono è americano)

Ma la negazione di B (“non è vero che c’è una e una sola cosa che…”) non solo non implica C, ma è addirittura incompatibile con esso, perché C richiede che ci sia una e una sola cosa che….

Russell: la teoria delle descrizioni

La replica di Russell all’argomento di Frege: ¬A , ovvero C, è ambiguo. Può voler dire: (C1) ¬∃x(Ixt & Ax & clausola di unicità) (C2) ∃x (Ixt & ¬Ax) Frege dà per scontato che ¬A=C2 (ovvero, confonde C1 con

C2). Ma: -  se C=C1, C è esattamente la negazione di B (quindi non

è vero che non lo implica) -  Se C=C2, C non è la negazione di B, quindi tanto B

quanto C possono essere falsi, e quando B è falso non c’è nessuna incompatibilità.

Presupposizioni

Dunque: per Frege l’uso appropriato di una descrizione definita

presuppone l’esistenza dell’oggetto denotato. Se così non è, l’enunciato che contiene la descrizione non ha un valore di verità;

per Russell, invece, l’esistenza dell’oggetto denotato fa parte del significato della descrizione.

La tesi di Frege viene sviluppata da Strawson, che tuttavia

sposta la nozione di riferimento da un livello semantico a un livello pragmatico.

Strawson (1950)

Russell confonde enunciato e proferimento (livello semantico e livello pragmatico). Una descrizione definita ha una denotazione, ma assume un riferimento solo fissato un contesto, cioè in un proferimento specifico.

È il parlante a riferirsi a qualcuno o qualcosa tramite l’uso di un nome o di una descrizione (quindi il riferimento è una nozione pragmatica)

à Sono i proferimenti ad avere valori di verità, non gli enunciati.

Fuori contesto, non si può attribuire un valore di verità a un enunciato come “L’attuale re di Francia è calvo”, perché non sappiamo a chi o che cosa il parlante intende riferirsi.

Strawson (1950)

Un enunciato p presuppone (semanticamente) un enunciato q se e solo se la verità di q è una condizione necessaria per poter stabilire la verità o falsità di un proferimento di p.

La proposta di Strawson recupera quindi l’intuizione fregeana

che gli enunciati contenenti termini singolari vuoti non hanno valore di verità, integrandola tuttavia con l’idea che il parlante intende comunque riferirsi a qualcuno o qualcosa con quel termine singolare in quella circostanza.

(nel caso dei nomi di finzione, questo richiede una teoria che spieghi a che cosa ci riferiamo con un nome di questo genere)

Strawson (1950)

La proposta di Strawson mantiene l’idea che la presupposizione sia un fenomeno semantico, ma, in ragione della tesi che sono i proferimenti ad assumere valori di verità determinati, insinua, volente o nolente, il sospetto che la presupposizione sia un fenomeno che potrebbe mettere in gioco aspetti pragmatici.

L’interpretazione delle presupposizioni come fenomeno

pragmatico si afferma, in modi diversi, negli anni successivi…

Presupposizioni pragmatiche

Austin (1962): Le presupposizioni rappresentano una condizione di felicità di un atto linguistico.

Grice (1981): le presupposizioni sono un tipo di implicatura

convenzionale o conversazionale. Stalnaker (1973): le presupposizioni sono assunti

tacitamente condivisi dai partecipanti a una conversazione.

In modi diversi, tutte queste proposte spostano il concetto di

presupposizione nel territorio della pragmatica.

Presupposizioni come condizioni di felicità (Austin)

“Ti posso prestare mille euro.” presuppone che questi mille euro ci siano, che io ce li abbia. Se non ce li ho, il mio atto linguistico è infelice (è una sorta di

promessa che non posso mantenere). Affinché questa tesi possa avere validità generale, bisogna

che il proferimento di qualsiasi enunciato possa essere caratterizzato come un atto linguistico, e che abbia senso parlare di condizioni di felicità per qualsiasi atto linguistico.

Presupposizioni come implicature (Grice)

“Alfredo ha smesso di giocare a basket.” Presuppone che Alfredo giocava a basket, e si può classificare

come implicatura convenzionale (attaccata al significato di “smettere”).

“Alfredo non ha smesso di giocare a basket.” Presuppone che Alfredo gioca a basket? Sì, ma questa volta la

presupposizione va classificata tra le implicature conversazionali, perché aggiungendo una clausola o cambiando contesto l’implicatura viene soppressa:

Alfredo non ha smesso di giocare a basket, perché non ha mai giocato (a basket)

Il secondo esempio mostrerebbe perché le presupposizioni non possono essere trattate come fenomeni semantici.

Presupposizioni come assunti di sfondo (Stalnaker)

Un enunciato p presuppone (pragmaticamente) un enunciato

q se e solo se: il proferimento di p risulta appropriato se e solo se q

appartiene allo sfondo comune, cioè all’insieme delle credenze condivise dagli interlocutori.

Sfondo comune: una proposizione appartiene allo sfondo

comune se tutti i partecipanti alla conversazione la accettano (almeno per gli scopi di quella conversazione) e tutti credono che tutti la accettano (e così via per le credenze di ordine superiore).

Presupposizioni come assunti di sfondo (Stalnaker)

Per Stalnaker la presupposizione è una nozione pragmatica

perché: -  è una relazione tra un parlante e una proposizione.

Sono i parlanti che presuppongono una proposizione, non le proposizioni in quanto tali.

-  le presupposizioni non interferiscono con i valori di verità degli enunciati, bensì con la loro appropriatezza.

-  le presupposizioni non sono connesse all’uso di determinate espressioni linguistiche

Presupposizioni come assunti di sfondo (Stalnaker)

Non sembra corretto dire che ‘Alfredo giocava a basket’ è un

assunto condiviso del contesto conversazionale in cui qualcuno ha detto ‘Alfredo ha smesso di giocare a basket’, perché non c’è alcun bisogno di avere questa credenza per inferire la presupposizione.

In base alla teoria di Stalnaker, quindi, quella citata non è

una presupposizione ma una implicatura convenzionale. Le presupposizioni di Stalnaker sono piuttosto del tipo:

“I camerieri usualmente portano il conto ai clienti”, che è un assunto condiviso in un contesto in cui dico “Mi porta il conto, per favore?” (à concetto di script, “copione”)

Attivatori presupposizionali

Anche se si accetta una teoria pragmatica delle presupposizioni, non si può negare che le presupposizioni sono attivate da certi tipi di espressioni linguistiche e non altri:

-  Descrizioni definite -  Verbi fattivi (es. rimpiangere, sapere, ignorare…) -  Verbi di cambiamento di stato (es. smettere,

incominciare, continuare, …) -  Verbi e altre espressioni iterativi (es. ritornare, un’altra

volta, …) -  Proposizioni contenenti preposizioni temporali (es. prima

di, dopo che, da quando, …) -  …

Test per le presupposizioni

1) Test della negazione La negazione dell’enunciato mantiene la presupposizione 2) Test modale La modificazione del valore modale dell’enunciato mantiene la presupposizione 3) Test della forma interrogativa La trasformazione dell’enunciato in forma interrogativa mantiene la presupposizione

Test per le presupposizioni

1) Test della negazione La negazione dell’enunciato mantiene la presupposizione 2) Test modale La modificazione del valore modale dell’enunciato mantiene la presupposizione 3) Test della forma interrogativa La trasformazione dell’enunciato in forma interrogativa mantiene la presupposizione

Test per le presupposizioni: esempi

(1) Il Po è navigabile / Il Po non è navigabile (2) Il Po è navigabile / Il Po potrebbe essere navigabile (3) Il Po è navigabile / Il Po è navigabile? Tutti questi enunciati presuppongono che esista un fiume chiamato Po. Cfr. ‘Giulio è stato assassinato’ implica ma non presuppone che Giulio sia morto. Infatti non passa i tre test.

Proprietà delle presupposizioni

-  Cancellabilità In determinati contesti le presupposizioni possono venire meno senza dar luogo a contraddizioni. Alfredo ha smesso di giocare a basket. Alfredo non ha smesso di giocare a basket, perché non ci ha proprio mai giocato. -  Ereditarietà (“ipotesi cumulativa”) Un enunciato complesso eredita le presupposizioni dei subenunciati che lo compongono.

Riassumendo…

Presupporre una proposizione significa darne per scontata la verità e assumere che i nostri interlocutori facciano lo stesso. (in assenza della presupposizione, il proferimento non sarebbe appropriato). Quando presupponiamo (che) p non stiamo asserendo che p, anche se ne diamo per scontata la verità. Le presupposizioni sono una sottoclasse delle implicazioni logiche e sono distinte dalle implicature, sebbene in alcuni casi sia difficile tracciare una distinzione chiara (dipende dalla teoria che adottiamo).

Presupposizioni vs. altre implicazioni

Se A implica logicamente B e B è falsa, allora anche A è falsa. Es. A = “Bea ha venduto il Colosseo ai giapponesi” B = “Qualcuno ha venduto il Colosseo ai Giapponesi” Se A presuppone B e B è falsa, allora A è deviante (infelice) e priva di valore di verità. Es. A = “E’ stata Bea a vendere il Colosseo ai giapponesi” B = “Il Colosseo è stato venduto ai Giapponesi” Se A implica conversazionalmente B e B è falsa, allora A è fuorviante Es. A = “Guarda nel frigo!” B = “il latte è in frigo”

5. Modelli della comunicazione e teoria della

pertinenza (Sperber & Wilson 1986 e 2011)

Modelli della comunicazione Concezione tradizionale: comunicare = trasme3ere pensieri

(informazioni, contenu8) tramite segnali. Chiamiamo‘messaggio’unsegnalecheveicolauncertocontenuto.

Il medium linguis8co specifica in modo completamente

determinato il contenuto. Almeno idealmente c’è unacorrispondenza uno a uno tra espressioni e contenu8àlinguaggiocomecodice

Concezione alterna8va: comunicare = esprimere e riconoscere

intenzioniIlmezzolinguis8cononèsufficiente.Ilriconoscimento

dell’intenzionesibasasu:-  possessodiunosfondocomunedicredenze,aspe3a8ve,…-  riferimentoaunambienteextralinguis8cocondiviso-  capacitàinferenziali

Comunicazione: il modello del codice SorgenteàtrasmeJtoreàcanaleàricevitoreàUtenteIlmessaggiodeveesserecodificatoperesseretrasmessosul

canale(edecodificatoperesserecompreso)L’ideaguidaècheilocutoricomunicanocodificandoe

decodificandosegnalicheveicolanomessaggi.Ilcodiceèunacorrispondenzatrasegnaliemessaggi.Perpotercomunicarebisognaconoscereilcodice.

Modello di Jakobson

ContestoI

Mi3enteàMessaggioàDes8natarioII

CodiceConta3o

Il mi3ente invia un messaggio al des8natario, la cui ricezione ecomprensionedelmessaggiorichiedeiseguen8requisi8:

i)  l’esistenza di un canale fisico e psicologico tra mi3ente e

des8natario,cheèilconta1o;ii)  lacondivisionealmenoparzialediuncodice;iii)  la condivisionealmenoparzialediuncontesto, cioèundominiodi

faJverbalizzabilecuiilmessaggiofariferimento.

Comunicazione: il modello inferenziale

Secondo ilmodello inferenziale il codice non è sufficiente o,più radicalmente, svolge un ruolo marginale: lacomunicazione si basa sull’inferenza dell’intenzione delparlanteapar8redall’a3odiemissionelinguis8caedauncerto“sfondo”ocontesto,inunsensodivoltainvoltadaprecisare.

Perinferenzasiintendeladerivazionediunaopiùconclusionida un insiemedi premesse (in uno o più passi). Il puntodell’inferenzialista è che il contenuto dell’a3ocomunica8vo,ciòchesivuolecomunicare,non èaffa3oveicolatoconvenzionalmentedauncertosegnale,ovvero,nonèprevistoodepositatonelcodice.

Modelli della comunicazione

Chi difende il modello inferenziale, 8picamente, non negache abbiano luogo operazioni di codifica e decodifica,ma ri8ene che la spiegazione della comunicazionericada essenzialmente sul meccanismo inferenziale diriconoscimentodell’intenzionesullabasediindizi.

L’inferenzialista sos8ene inoltreche il linguaggionaturaleè

uncodiceinunsensoassaiapprossima8vo,perchénonc’è mai o quasi mai una corrispondenza biunivoca trasegno e contenuto (tra segnale e messaggio): unostesso segnale può veicolare messaggi diversi e unostesso messaggio può essere veicolato da segnalidiversi.

Modelli della comunicazione

Nella versione radicale, l’inferenzialista può spingersi asostenere che il codice non serve, in quanto “ilriconoscimento di intenzioni è sufficiente a rendere lacomunicazione possibile anche in assenza di uncodice.”(Sperber&Wilson1986,p.45).

Comportamen8 non codifica8, non soggeJ a regole oconvenzioni possono essere perfe3amente appropria8daunpuntodivistacomunica8vo.(àes.dellapersonacheestraedallaborsaunflaconediaspirineinrispostaalladomanda“comestai?”).

Questo tu3avia vale de jure. De facto è indubbio che la

comunicazione linguis7ca faccia spesso uso dioperazionidicodifica/decodifica.

La teoria della pertinenza (Sperber e Wilson 1986; 2011)

-  Modelloinferenziale(nell’accezioneappenavista)-  I processi interpreta8vi sono processi inferenziali

automa8ci, non riflessivi e non consapevoli(“subpersonali”)

-  Leintenzionisonosta8mentali,quindilostudiodellacomunicazioneèunapartedellapsicologiacogni8va(à“Pragma8cacogni8va”)

-  Ilsignificatole3eralec’èmaindiversicasipuòesseredeltu3oirrilevante(prioritàdelsignificatointeso).

-  Le aspe3a8ve che guidano i processi interpreta8vinon sono di collaborazione e razionalità, bensì diper7nenza.

La teoria della pertinenza (Sperber e Wilson 1986; 2011)

Perchéilmodellodelcodiceèinappropriato?La tesi secondo cui la comprensione richiede la“duplicazione” del messaggio di P nella mente di Dcomporta:a)  Lacondivisionetotaledelcontestocogni8vo,ilcheè

estremamente improbabi le (suppos iz ioneempiricamenteinfondata)

b)  La condizionedimutuo sapere, che, consistendodiun numero virtualmente infinito di credenze, èpsicologicamenteinsostenibile.

La teoria della pertinenza: il contesto

CONTESTO=insiemedellecredenzediparlanteeinterlocutore.Nelmodellodelcodicelacomunicazionehasuccessoseesolose

gli interlocutoricondividonoquellapartedelcontestocheèper8nente per quella interazione. Ma che cosa vuol direcondividereilcontesto?Duerispostepossibili:-avereesa3amentelestessecredenzediprimoordine(AeBcredonoentrambi[che]p) - avere anche le credenze di ordine superiore, ometacredenze (AeBcredonop;AcredecheBcredapeBcredecheAcredap;AcredecheBcredacheAcredepecc.ecc.)

Il modello inferenziale elimina il problema del mutuo sapereinfinito perché si basa non sulla condivisione del contestobensìsullareciprocamodificadelcontesto.

Pertinenza e cognizione

-  Glista8mentalisonosta8rappresentazionali-  Alcuni di ques8 sta8 sono metarappresentazionali

(rappresentazionidirappresentazioni)-  Psicologia ingenua: capacità spontanea degli esseri

umani (e di qualche primate) di a3ribuire sta8mentaliaglialtri(easestessi)

-  La capacità metarappresentazionale ci consente diprevedereedispiegareilcomportamentodeglialtri,nonchédimodificareglista8mentalideglialtri

-  La comunicazione è un effe3o secondario dellacapacità metarappresentazionale ed è il modo più8picodimodificareglista8mentali

Livelli di metarappresentazione I)  Avere un’intenzione informa7va (P vuole che D

credachep).II)  Riconoscere che qualcuno ha un’intenzione

informa8va(DsiaccorgechePvuole farglicrederechep).

III)  Avere un’intenzione comunica7va (P vuole che Driconosca la sua intenzione informa8va, ovvero Pvuole che D riconosca che lui [= P] vuole farglicrederechep).

IV)  A3ribuireaqualcunoun’intenzionecomunica8va(Da3ribuisceaPl’intenzionecomunica8va)

Dunque comunicare r i ch iede ben 4 l i ve l l imetarappresentazionali!

Selezione delle informazioni LacognizioneumanapresentatretraJcara3eris8ci:1)  La possibilità di monitorare una larga classe di

s8moli;2)  La disponibilità di una notevole mole di da8

immagazzina8(memoriaalungotermine)3)  Lacapacitàdiconcentrarel’elaborazionesolosuuna

quan8tàrido3adi informazioni inunadataunitàditempo

à Per rimediare al collo di boJglia a3enzionalel’evoluzionehaselezionatodeimeccanismi“intelligen8”di selezione delle informazioni. La per7nenza è unsiffa3omeccanismo.

Principio cognitivo di pertinenza

Condizionicompara8ve:1) un’ipotesi è tantopiùper8nente in un contestodatoquanto

maggiorisonoisuoieffeJcontestuali;2)un’ipotesiètantopiùper8nenteinuncontestodatoquanto

minoreèlosforzonecessariopertra3arla.Nell’insiemeleduecondizionicompara8vedefinisconoun

principiocogni7vodiper7nenza,secondoilqualeiprocessicogni,vitendonoallamassimizzazionedellaper,nenza.

Esempi SupponiamocheMariasiavegetarianaeallergicaallacarne

dipollo.Invitataacena,telefonandoperinformarsidelmenulevienedataunadelleseguen8risposte:

(1)Cisaràcarne(2)Cisaràpollo(3)Cisaràpolloo72–3=46.(2)èlapiùper8nenteperchéimplica(1),rispe3oallaquale

hapiùeffeJcogni8vi,erichiedeminorsforzodi(3).

Esempi P:‘Guideres8unaMercedes?’D:(4)Nonguidereimaiunamacchinadilusso. (5)NonguidereimaiunaMercedes.

(4)“costa”dipiùmaèpiùinforma8va(p.es.implicacheDnonguiderebbemaiunaRollsRoyce,

unaBMW;unaJaguarecc.)

Principio cognitivo di pertinenza

Dalprincipiocogni8vodiper8nenzaseguechel’a3enzione

elerisorsecomputazionalitendonoaessereassegnateautoma8camentealleinformazionicheappaionosufficientementeper8nen8dameritarel’elaborazione.Ciòsiverificainvirtùnongiàdiqualcheconvenzionespecificamentecomunica8va,comenell’oJca-nonpsicologica-griceana,bensìdelmodoincuisièevolutoilnostrosistemacogni8vo.

Principio cognitivo di pertinenza

LatendenzauniversaleaoJmizzarelaper8nenzarendepossibile,almenoincertamisura,predireemanipolareglista8mentalialtrui.Sapendoche,contu3aprobabilità,ilmiointerlocutoreiden8ficheràglis8molipiùper8nen8nelsuoambienteelielaboreràinmododamassimizzarnelaper8nenza,possoprodurreunos8molocheverosimilmenteaJreràlasuaa3enzione,provocheràilrecuperodicer8assun8contestualieloindirizzeràversounaconclusioneintesa.

Comunicazione ostensivo-inferenziale (esempio)

Marioestraeilportafogliconl’intenzionedigenerareinFrancescola

credenzaches8aperpagareilcaffè.Questononèancorauncasodicomunicazionemanifestaperché,sebbeneMariointendagenerareinFrancescounacertacredenza,nonhafornitoalcunindiziodiquestasuaintenzione.Lacomunicazionemanifestarichiedesiaun’intenzioneinforma7va(l’intenzionediinformareundes8natariodiqualcosa)siaun’intenzionecomunica7va(l’intenzionediinformareundes8natariodellapropriaintenzioneinforma8va)…

Comunicazione ostensivo-inferenziale (esempio)

… Comefailcomunicatoreasegnalarealdes8natariochestacercando

dicomunicareconluiinquestomodomanifesto?Invecedi8rarfuoriilportafoglisenzaostentazione,MariopotrebbetoccareilbracciodiFrancescoeindicarglielo,agitarglielodavan8agliocchi,posarloplatealmentedifrontealui,fissarenegliocchiFrancesco,oppureproferirel’enunciato‘Pagoio’.Piùingenerale,lacomunicazionemanifestarichiedel’usodiunos8moloostensivo,ingradodica3urarel’a3enzionedeldes8natarioperfocalizzarlasulsignificatodelparlante.

Principio comunicativo di pertinenza

Ogni a5o di comunicazione ostensiva comunica la

presunzionedellapropriaper,nenzao7male.

L’a3o di comunicare qualcosa suscita delle a3ese chel ’a3o stesso sfru3a: se B r iconosce uncomportamentocomunica8vo,allorasiaspe3acheArispeJcerteregole(àGrice).

In Sperber e Wilson l’ogge3o dell’aspe3a8va è laper8nenza:uncomportamentocomunica8voèunagaranziatacitadiper8nenza.

Principi di pertinenza

Secondoilprincipiocomunica7vodiper8nenzal’usodiunos8moloostensivoinnescaaspe3a8vediper8nenzacheleazioniordinarienonsuscitanoechepossonoesseredipersésufficien8aguidareildes8natarioversoilsignificatodelparlante.

NBTantoilprincipiocomunica8votantoquellocogni8vosono

descriJvi,nonnorma8vi:essiagisconoinvirtùdicomesonofa3elenostremen8,dicomefunzionano.Nonpossonoessereviola8,nemmenovolendo(equindinonhanemmenosensodirechevengonorispe3a8.Seguiamoiprincipipernecessitònaturale).

Schema di un processo di comprensione

L’interlocutoreèguidatodalprincipiocomunica8vodiper8nenza,cioèdall’assunzionediper8nenzaoJmale.Laselezionedell’interpretazioneètu3aviadeterminataanchedalprincipiocogni8vo,cioèdallaminimizzazionedellosforzo.Schema8camente,laproceduradicomprensioneimponedi:

1)  SeguireunpercorsodiminimosforzonelcalcolareglieffeJcogni8videlproferimento.Inpar8colare,verificareleipotesiinterpreta8veinordinecrescentediaccessibilità.

2)  Fermarsiquandoleaspe3a8vediper8nenzasonosoddisfa3e.

Schema di un processo di comprensione Passo1:l’interlocutoreègius8ficatonelloscegliere

l’interpretazionepiùaccessibileperchéèinteressedelparlanterendereogniproferimentomassimamenteper8nenteemassimamenteintelligibile.Ilmodomiglioreperincrementarelaper8nenzadelproprioproferimento,rendendolocosìmassimamentecomprensibile,èesprimersiinmodotalechel’interpretazioneintesasialaprimachel’interlocutoreprenderàinconsiderazione.

Passo2:l’interlocutoreègius8ficatonelfermarsinonappenaleaspe3a8vediper8nenzasonosoddisfa3e,perchélapossibilitàchecisiapiùdiunainterpretazionesoddisfacenteèincompa8bileconl’assunzionediper8nenza–datolosforzorichiestoperoperareunascelta. (Bianchi2009,p.121)

Esempio Siimmaginiunaconversazioneinunufficiodiunagrandeaziendao

inundipar8mentouniversitario:P:“PensicheGiannidifenderàgliinteressidelnostrogruppo?”D:“Giannièunsoldato!”Comevieneselezionatal’interpretazioneappropriatadiquelloche

hade3oD?

Un esempio (a)  John is devoted to his duty (Gianni ha un elevato senso

del dovere) (b) John willingly follows orders (Gianni obbedisce volentieri

agli ordini (c) John does not question authority (Gianni non mette in

discussione l’autorità (d) John makes his the goals of his team (Gianni fa propri gli

obiettivi del gruppo) (e) John is a patriot (Gianni è un patriota) (f) John earns a soldier’s pay (Gianni ha una paga da soldato) (g) John is a member of the military (Gianni è un membro

dell’esercito)

Tre strategie interpretative

Qualèl’intenzioneinforma8vaveicolatadaunproferimentodellaforma“aèF”,ades.“Maurizioèunfannullone”?Dopoalcunitentennamen8,Griceavevasposatolatesichel’effe3oindo3osull’interlocutoreDèlacredenzacheilparlantePcredecheMauriziosiaunfannullone.Sitra3erebbequindidiun’informazionenonrela8vaalmondobensìallecredenzechePhasulmondo.Manonèquestal’unicaipotesiragionevole…

Tre strategie interpretative Ipotesi1DassumechePsiasinceroeinformato(o;mismoingenuo):inbasealprincipiocogni8vodiper8nenzaDassumeràchel’interpretazionepiùper8nenteperluisiaanchequellaintesadaP,giungendocosìacredereeffeJvamentecheMaurizioèunfannullone(credenzasulmondo)Ipotesi2:DassumechePsiasinceromanonnecessariamenteinformato(o;mismoprudente).Dcercheràl’interpretazionechePcredeesserelapiùper8nente(DcredechePcredecheMauriziopunfannullone)Ipotesi3:DnonassumenéchePsiasinceronéchesiainformato(comprensionesofis7cata).Cercheràquindil’interpretazionechePvuolefarglicrederesialapiùper8nente(DcredechePvuolefarglicrederecheMaurizioèunfannullone).

Teoria della pertinenza vs. Grice -  Lapostulazionedelletrestrategie(conunacertapreferenzaper

lasecondaelaterza,essendolaprima8picadeibambini)mostrachelateoriadellaper8nenzanonfaproprieleassunzionidicooperazionee“benevolenza”cara3eris8chedellateoriadiGrice.

-  Eliminazionedellemassimeedelprincipiodicooperazione-  Approcciopsicologicoinsensoempirico-  Adesioneaunmodellocontestualistadelladipendenza

contestualeinopposizionealmodellotradizionale(“le3eralista”)diGrice.UnaconseguenzadelcontestualismodiSperber&Wilsonèl’ideachel’interpretazionedelleparoleconsistanellacostruzionediconceJadhoc.

Concetti ad hoc SecondoSperber&Wilsonillessicodiunalinguaèuncodicemoltodife3oso;l’interpretazionedelleparolecomportalacostruzionedi“conceJadhoc”(oconceJoccasionali:Barsalou1992),cioèdiconceJappropria8allaspecificaoccasionediproferimentoàprogrammadiricercadellapragma7calessicaleEsempidiconceJadhoc(Barsalou):-  OggeJdasalvareincasodiincendio-  Alimen8checonvengonoaunadieta-  Luoghituris8cidavisitareaPechino-  …

Costruzione di concetti ad hoc (esempi) ProcessidirestrizioneFabriziobeveàFabriziobevealcooliciMariahaapertounaboJgliaàMariahaapertounaboJgliacolcavatappiProcessidiestensioneLaFranciaèesagonaleàLaFranciaèapprossima7vamenteesagonaleLaci3àèdesertaàLaci3aèquasideserta

Critiche alla teoria della pertinenza (cenni)

1)  Circolarità:ilprocessoinferenzialesiarrestaquandoleaspe3a8vediper8nenzavengonosoddisfa3e,manonc’èuncriterioperstabilirequandoleaspe3a8vediper8nenzavengonosoddisfa3esenonl’arrestodelprocessoinferenziale.

2)  Lateoriaignoracer88pidibeneficisociali(es.cortesia)crucialinelleinterazionicomunica8ve(gliunicibeneficiconsidera8sonoquellicogni8vi)

3)  Problemidiconfermaempirica(àcomesipossonotestareiprincipidiper8nenza?)

4)  Controversaplausibilitàdelconce3odiinferenzasubpersonale5)  Assunzionicontroversesull’archite3uradellamente