Sorelle Povere di Santa Chiara Rendere grazie in ogni cosa · per la gioia dell’amore o...

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Tariffa Associazioni Senza Fini di Lucro: Poste Italiane s.p.a.- Spediz. in Abbon. Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27.2.2004 n° 46) art. 1 comma 2 DCB FORLI’ Aut. Tribunale di Forlì n.10 del 18.2.2004 - dir. resp.: Riccardo Ceriani - Stampa presso Monastero Clarisse in San Biagio, p.tta P. Garbin (già S.Biagio), 5 Forlì i.r. Sorelle Povere di Santa Chiara Foglio notizie semestrale (n. 38anno XX n.7) maggio 2017 L’apostolo Paolo, scrivendo ai Tessalonicesi, rivolge loro questo invito: “In ogni cosa rendete grazie, perché questa è la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi” (1 Tess 5,18). Si fa presto a dirlo … viverlo non è altrettanto semplice. Già non è detto che ci ricordiamo di ringraziare le persone attorno a noi: quante cose diamo per scontate! Quante premure passano inosservate, quanti gesti di gentilezza, di cura e accudimento ci sembrano soltanto dovuti … Non a caso papa Francesco suggeriva che “grazie” è una delle tre parole che fanno funzionare le relazioni in famiglia (le altre sono “permesso” e “scusa”). Ma le cose si fanno ancora più complicate quando si tratta di Dio. Sappiamo tutti che in alcuni momenti il nostro cuore sembra scoppiare di gioia e allora sentiamo che il grazie sgorga spontaneo: per il dono che abbiamo ricevuto, per la misericordia che ci è stata usata, per l’esperienza di bellezza che stiamo vivendo, per la gioia dell’amore o dell’amicizia, per la riuscita di un progetto, per la nascita di un figlio o per la guarigione Rendere grazie in ogni cosa di una persona cara. E per mille altre occasioni. Qui il grazie è in qualche modo “naturale”. Bisogna essere davvero distratti per non rivolgere almeno un pensiero riconoscente a Dio. Ma la vita conosce altre ore: quelle della malattia e della solitudine; quelle in cui un evento atteso non si verifica; quelle del dubbio o della disperazione; quelle in cui dobbiamo separarci da una persona cara; quelle in cui il cuore si riempie di sgomento perché attorno a noi sembra trionfare il male e la violenza pare non conoscere limiti. E altre ancora, in cui proprio sembra impossibile ringraziare. Eppure l’invito di san Paolo sembra includere anche queste: “in ogni cosa”. Com’è possibile? Il pensiero va a Gesù: anche lui ha conosciuto paura e sgomento di fronte alla prospettiva della passione e della morte in croce e ha portato questi sentimenti davanti al Padre “con forti grida e lacrime”, come afferma la lettera agli Ebrei. Ma poi ha acconsentito ad accogliere ciò che la realtà gli recava. Restando costantemente in relazione con il Padre, Gesù ha potuto “vedere le sue mani” dietro tutto quanto gli accadeva: e ha riaffermato la sua fede nel fatto che quelle mani non lo avrebbero abbandonato mai, neppure nell’ombra della morte. E’ forse proprio qui il nocciolo della questione: si può rendere grazie in ogni cosa se dietro ogni cosa si cerca di scorgere le mani del Padre delle misericordie, che di ciascuno ha cura e non ci lascia cadere nel nulla. Crescere in questo sguardo filiale è la sfida di ogni cristiano adulto. Ed è lo Spirito che lo testimonia al nostro cuore. Possiamo fidarci: “Tutto concorre al bene di coloro che amano Dio” (Rm 8,28). Dunque possiamo imparare a rendere grazie in ogni cosa. Ce lo auguriamo a vicenda. Le Sorelle Clarisse

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Tariffa Associazioni Senza Fini di Lucro: Poste Italiane s.p.a.- Spediz. in Abbon. Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27.2.2004 n° 46) art. 1 comma 2 DCB FORLI’Aut. Tribunale di Forlì n.10 del 18.2.2004 - dir. resp.: Riccardo Ceriani - Stampa presso Monastero Clarisse in San Biagio, p.tta P. Garbin (già S.Biagio), 5 Forlì i.r.

Sorelle Povere di Santa Chiara Foglio notizie semestrale (n. 38anno XX n.7) maggio 2017

L’apostolo Paolo, scrivendo aiTessalonicesi, rivolge loro questoinvito: “In ogni cosa rendete grazie,perché questa è la volontà di Dioin Cristo Gesù verso di voi” (1 Tess5,18).Si fa presto a dirlo … viverlo non èaltrettanto semplice.Già non è detto che ci ricordiamo diringraziare le persone attorno a noi:quante cose diamo per scontate!Quante premure passanoinosservate, quanti gesti di gentilezza,di cura e accudimento ci sembranosoltanto dovuti … Non a caso papaFrancesco suggeriva che “grazie” èuna delle tre parole che fannofunzionare le relazioni in famiglia (lealtre sono “permesso” e “scusa”).Ma le cose si fanno ancora piùcomplicate quando si tratta di Dio.Sappiamo tutti che in alcunimomenti il nostro cuoresembra scoppiare di gioia eallora sentiamo che il graziesgorga spontaneo: per il donoche abbiamo ricevuto, per lamisericordia che ci è statausata, per l’esperienza dibellezza che stiamo vivendo,per la gioia dell’amore odell’amicizia, per la riuscita diun progetto, per la nascita diun figlio o per la guarigione

Rendere grazie in ogni cosadi una persona cara. E per mille altreoccasioni. Qui il grazie è in qualchemodo “naturale”. Bisogna esseredavvero distratti per non rivolgerealmeno un pensiero riconoscente aDio.Ma la vita conosce altre ore: quelledella malattia e della solitudine; quellein cui un evento atteso non si verifica;quelle del dubbio o della disperazione;quelle in cui dobbiamo separarci dauna persona cara; quelle in cui il cuoresi riempie di sgomento perché attornoa noi sembra trionfare il male e laviolenza pare non conoscere limiti. Ealtre ancora, in cui proprio sembraimpossibile ringraziare.Eppure l’invito di san Paolo sembraincludere anche queste: “in ognicosa”. Com’è possibile?

Il pensiero va a Gesù: anche lui haconosciuto paura e sgomento di frontealla prospettiva della passione e dellamorte in croce e ha portato questisentimenti davanti al Padre “con fortigrida e lacrime”, come afferma lalettera agli Ebrei. Ma poi haacconsentito ad accogliere ciò che larealtà gli recava. Restandocostantemente in relazione con ilPadre, Gesù ha potuto “vedere le suemani” dietro tutto quanto gli accadeva:e ha riaffermato la sua fede nel fattoche quelle mani non lo avrebberoabbandonato mai, neppure nell’ombradella morte.E’ forse proprio qui il nocciolo dellaquestione: si può rendere grazie inogni cosa se dietro ogni cosa si cercadi scorgere le mani del Padre delle

misericordie, che di ciascuno hacura e non ci lascia cadere nelnulla. Crescere in questosguardo filiale è la sfida di ognicristiano adulto. Ed è lo Spiritoche lo testimonia al nostrocuore.Possiamo fidarci: “Tuttoconcorre al bene di coloroche amano Dio” (Rm 8,28).Dunque possiamo imparare arendere grazie in ogni cosa. Celo auguriamo a vicenda.

Le Sorelle Clarisse

Amici del Monastero di San Biagio2

Laudate e benedicete mi’ Signore e ringratiate

Le Laudi del Signore da luicomposte e che cominciano:«Altissimo, onnipotente, bonSegnore», le intitolò: Cantico difratello Sole, che è la più belladelle creature e più si puòassomigliare a Dio. Per cuidiceva: «Al mattino, quandosorge il sole, ogni uomo dovrebbelodare Dio, che ha creatoquell’astro, per mezzo del quale inostri occhi sono illuminatidurante il giorno. Ed a sera,quando scende la notte, ogniuomo dovrebbe lodare Dio perquell’altra creatura: fratelloFuoco, per mezzo del quale inostri occhi sono illuminatidurante la notte».Disse ancora: « Siamo tutticome dei ciechi, e il Signorec’illumina gli occhi per mezzodi queste due creature. Per essee per le altre creature, di cuiogni giorno ci serviamo,dobbiamo sempre lodare ilCreatore glorioso».Egli fu sempre felice dicomportarsi così, fosse sano omalato, e volentieri esortavagli altri a lodare insieme ilSignore. Nei momenti che piùera torturato dal male,intonava le Laudi del Signore, epoi le faceva cantare dai suoicompagni. (FF 1592)

Anche Chiara aveva ideemolto precise sul “grazie piùgrande” da rendere a Dio:

Tra gli altri benefici, che abbiamoricevuto ed ogni giornoriceviamo dal nostro Donatore, ilPadre delle misericordie, per iquali siamo molto tenute arendere a Lui glorioso vive azionidi grazie, grande è quello dellanostra vocazione. E quanto piùessa è grande e perfetta, tantomaggiormente siamo a luiobbligate. Perciò l’Apostoloammonisce: “Conosci bene la tuavocazione”. Il Figlio di Dio si èfatto nostra via; e questa con la

Raccogliamo dalle Fonti francescane alcune testimonianze di come Francesco e Chiarahanno vissuto la dimensione del ringraziare.

parola e con l’esempio ci indicò einsegnò il beato padre nostroFrancesco, vero amante eimitatore di lui. Dobbiamo,perciò, sorelle carissime,meditare gli immensi benefici dicui Dio ci ha colmate,specialmente quelli che Egli si èdegnato di operare tra noi permezzo del suo diletto servo, ilbeato padre nostro Francesco.(FF 2823-2825)

Per entrambi, provati da lungheinfermità, un tema centrale èstato quello del “grazie nellamalattia”:

Francesco incominciò ad esseretormentato da molteplici malattie:erano così gravi che a stentorestava nel suo corpo qualcheparte senza strazio e pena.Ma, per quanto strazianti fossero isuoi dolori, quelle sue angoscenon le chiamava sofferenze, masorelle.Una volta, vedendolo pressato piùdel solito da dolori lancinanti, unfrate molto semplice gli disse:“Fratello prega il Signore che titratti un po’ meglio, perché sem-bra che faccia pesare la sua manosu di te più del dovuto”.

A quelle parole, il Santo esclamòcon un grido: “Se non conoscessila tua schiettezza e semplicità, daquesto momento io avrei in odiola tua compagnia, perché haiosato ritenere discutibili i giudizidi Dio a mio riguardo”. Poi baciòla terra, dicendo: “ Ti ringrazio,Signore Dio per tutti questi mieidolori … Io sarò contentissimo setu non mi risparmierai il dolore,perché adempiere alla tua volontàè per me consolazione piena”.(FF 1238)

Francesco ha fatto di questoatteggiamento una precisarichiesta della Regola:

Prego il frate infermo di renderegrazie di tutto al Creatore; e chequale lo vuole il Signore, taledesideri di essere, sano o malato,poiché tutti coloro che Dio hapreordinato alla vita eterna, lieduca con i richiami stimolantidelle infermità, così come dice ilSignore: «lo quelli che amo, licorreggo e li castigo». (FF 35)

E Chiara gli ha senz’altroobbedito!

Mentre infatti l’austera penitenzaaveva fiaccato il suo corpo nelprimo periodo della sua vitareligiosa, gli anni seguenti furonocontrassegnati da una graveinfermità, quasi che, come dasana si era arricchita con i meritidelle opere, si dovesse arricchire,da inferma, con i meriti dellesofferenze. La virtù, infatti, si faperfetta nella malattia.E come la sua meravigliosa virtùvenisse perfezionata nellamalattia, da ciò é provato: che inventotto anni di continuasfinitezza, non si ode unamormorazione, non un lamento,ma sempre dalla sua boccaproviene un santo conversare,sempre il ringraziamento.(FF 3235-3236)

Amici del Monastero di San Biagio 3

Carissimi,sono passati ormai alcuni mesi dallacelebrazione del mio 25° e desiderocondividere qualche pensiero suquanto ho vissuto l’11 febbraioscorso.Voi me lo ricordate: la tappaanniversaria di un 25°, sia nelmatrimonio come nella vita religiosa,è importante perché dice di unconsistente tratto di strada giàcompiuto nella propria chiamata.Davanti al Signore ho ripercorsoquesti 25 anni di vita in monastero,alla ricerca delle tracce di questoAmore: con la mente e con il cuoresono tornata all’inizio del cammino,ho ripensato ai sentimenti e ai desideridell’Anna di quei giorni, così carichid’attesa e di trepidazione, nonché digrandi tensioni in famiglia di fronte adun passo così “fuori moda”!Dopo un lungo e tribolato periodo disentimenti altalenanti tra desiderio eresistenza, fascino e paura neiconfronti di una possibile chiamata amettere totalmente la mia vita inmano a Dio perché Egli la “utilizzi”per proseguire la sua opera disalvezza nell’umanità di oggi,entrando in monastero il mio cuoreha avuto la netta sensazione di avertrovato finalmente il suo riposo.Ma non conoscevo per nulla o quasiil carisma francescano, tantomeno leClarisse; mi ero soltanto fidata deglieventi, così come li vedevo accaderedentro e intorno a me, cercando dileggerli con l’aiuto di un sacerdote.Cominciando a vivere questa formadi vita, con stupore e gioia hoscoperto che molti aspetti di essa

Non basta una vitaper ringraziare

corrispondevano esattamente a ciòche già era nel mio cuore.Così mi sono lanciata in questaavventura sconosciuta, con la chiaracertezza che ogni passo ne avrebbeaperto un altro, e poi un altroancora, per discernere la verità ditale chiamata. Il cammino èproseguito fino alla primaprofessione, 25 anni fa, e poi pertutti gli anni che sono seguiti... finoad ora.Questo anniversario è stato un invitoa fermarmi, a leggere quantità equalità dei giorni vissuti con gli occhidella sapienza e della sincerità. E’stato sicuramente occasione per unarinnovata coscienza dei miei limiti,ma ancor più per uno sguardo dicommosso stupore nel constatarecome sono sempre stataaccompagnata da un Padreenormemente più grande del miolimite, da un Amore che, nelloscorrere dei giorni, sempre mi hadato motivo di fiducia, di lode, diforza per non mollare, di umilecoraggio per affrontare via via larealtà.Per questo ho concluso con ungioioso inno alla fedeltà di Dio, ungrande Magnificat alla suamisericordia, per me e per tutti.Accanto alla mia Fraternità, hodesiderato che fossero presenti lepersone che, ancora viventi, sonostate più importanti nel mio camminoumano e di fede. Con P. MarioFavretto, Ministro della nuovaProvincia dei Frati Minori del nordItalia che ha presieduto laconcelebrazione, c’era P. Franco,passionista, venuto appositamentedalla Sardegna, che per me è stato lavoce di Dio nel rivelarmi il suosogno sulla mia vita; don Paolo, chemi ha accompagnato neldiscernimento; don Piero per ipellegrinaggi fatti insieme, e tantialtri. Presenze davvero speciali sonostate quelle di sr M. Elena,carmelitana, con cui condivido la

preziosità di un’amicizia sincera findal sorgere della mia vocazione, e disr Mirella, in rappresentanzadell’Ordine delle Serve di Maria, a cuiapparteneva la carissima sr Lina,primissima scintilla dello sguardo diGesù su di me.Erano presenti i miei familiari, inparticolare i giovanissimi pronipoti,un gruppo dei miei parrocchiani diFiletto e tanti,tanti amici.E poi altri ancora, tra cui i mieigenitori (che quest’anno avrebberofesteggiato 70 anni di matrimonio) emio fratello Manlio, hannofelicemente partecipato dal Paradiso.E’ stato davvero un momento moltoforte di comunione ecclesiale, dicondivisione visibile del nostrobellissimo carisma con tanti fratelli,una rinnovata grazia nel cuore:pronunciando la formula del rinnovodei voti, mi sono sentita nuovamentedeterminata nella sequela di GesùRisorto, che mi ha amato e ha dato lasua vita per me.E proprio per questo, nonostante laconsapevolezza dei miei limiti,confermo il mio desiderio di esserepiù che mai, con la grazia del SuoSpirito e sull’esempio della VergineMaria, collaboratrice e sostegno diquella gioia di vivere che Dio bramavedere nel cuore di tutti i suoi figli.Francesco e Chiara, con la loropreghiera ci donino di far crescere inmezzo a noi la civiltà dell’amore!Un grande, riconoscentissimoabbraccio a tutti!

sr. Anna Letizia

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Abbiamo chiesto alle Sorelle dicondividere qualcosa di ciò chevivono riguardo a questadimensione del RINGRAZIARE.

Prima di tutto, quali sono idoni per i quali senti di doverparticolarmente dire grazie alSignore?

sr. Anna Letizia:“Canterò in eterno l’amore delSignore” ripetiamo nel salmo 88.Assolutamente sì! Tra i mille e piùmotivi per rendere grazie, il mio graziepiù grande è proprio per questo amore.“Del tuo amore, Signore, è piena laterra”: questo infinito amore reggeogni relazione e cosa dell’universo.Ovunque guardo, scopro che tuttoesiste perché è sostenuto da una leggeintrinseca, che lo rende bello edinamico, in continua evoluzione finoalla pienezza dei tempi.La mia piccola storia di creatura èiniziata già immersa in questoimmenso amore, e giorno dopo giornosono chiamata a corrispondervi con imiei gesti, parole, azioni. Anchequando, spesso, faccio esperienza dellamia fragilità, sento che questo amorein cui “ci muoviamo, siamo edesistiamo” mi dà la spinta perrisollevarmi e riprendere con fiducia ilcammino. Esso non si dà mai per vinto,e anche perdendo rimane vincitore,conducendoci sempre verso un oltre,l’oltre stesso di Dio.Sono dunque felice di spendere la miavita a servizio di un amore cosìstupendo!

sr. Franca:A partire dal dono dellavita, la mia esistenza è statacostellata di doni, di cui sento di

dover rendere grazie al Signore: duegenitori che mi hanno voluto bene,due sorelle con cui sono cresciuta,una bella casa tutta nostra con tantospazio intorno che mi ha permesso digodere della natura, la possibilità diandare a scuola e di ricevere untitolo di studio, tanti amici dafrequentare, ecc. Ma al di sopra ditutto questo, sento di poter dire concertezza che il dono più grande èaver potuto conoscere e fareesperienza del Dio di Gesù Cristo. Lamia era una famiglia cattolica, chemi ha introdotto da sempre in questareligione, ma fino ad una certa età iol’ho vissuta un po’ “a rimorchio”,come una prassi in cui ero stataeducata, senza sentirmi troppocoinvolta. Divenuta adolescente,avevo cominciato a rifiutare unareligione di questo tipo, chepercepivo solo come un insieme diregole stabilite da un Dio giudice edintransigente, per cui me ne eroallontanata per un po’ di tempo, incerca di libertà. Allora Gesù mi èvenuto incontro, attraverso lapersona di un bravo sacerdote, chemi ha fatto conoscere un Dio-padre,che non solo mi ha fatto nascere, macontinua a darmi vita ogni giornoaccompagnandomi con amore. Hoapprofondito la conoscenza di questoDio e di Gesù attraverso la letturaassidua del Vangelo, che mi hariempito di gioia, nel constatarel’atteggiamento di misericordia chelo pervade. Questa gioia è cresciutaa tal punto, che mi è venuto ildesiderio di far conoscere a tutti ciòche avevo scoperto, perché tutto ilmondo ne fosse contagiato. Perciòora sono qui per dire a tutti cheessere cristiani è bello!

sr. Teresa:Il grazie più grande per me è quelloper il dono della vita e della famiglia,dove ho gustato il caloredell’accoglienza, dell’affetto e dellagioia di stare insieme nellacondivisione di quello che la vitagiorno per giorno ci presentava.

sr. Fausta:“Ti rendo grazie Signore con tutto ilcuore: hai ascoltato le parole dellamia bocca…Rendo grazie al tuo nomeper la tua fedeltà e la tuamisericordia…nel giorno in cui ti hoinvocato mi hai risposto…” (dal sal137 ). Con le parole di questo salmovorrei esprimere il mio grazie a DioPadre delle Misericordie. Quello piùgrande è legato alla gratitudine peravermi fatto fare esperienza del suoAmore attraverso la sua Parola e lepreghiere dei fratelli, illuminando lamia mente e il mio cuore.La consapevolezza della sua presenzae della sua tenerezza ha portatonella mia vita una gioia che non mi èmai più venuta meno, sia neimomenti di gratificazione sia neimomenti di buio.

sr. Valentina:Il mio grazie più grande è per la vitache mi è stata regalata e per il donounico, e non affatto scontato, dei mieigenitori che mi hanno voluta edesiderata più che mai e mi hannotenuto sotto il “calore” dell’amore,mostrandomi come si fa a donarsisenza riserve.La vita tiene per mano la fede sì,anche per il dono della fede, che dàsenso al mio esistere, è il mio graziepiù grande.

sr. Roberta:Il grazie più grande che voglio rivolgereal Signore è per il dono della miafamiglia, della mia mamma Anna, delmio babbo Giannino e di mio fratelloAlberto.Ho aperto gli occhi alla vita e sonostata accolta in un abbraccio.Sono molto grata di essere nata ecresciuta in questa famiglia dove hosperimentato l’amore di Dioattraverso i loro volti che mi hannointrodotto alla vita e mi hannogenerato alla fede.Il mio grazie più grande va anche atanti volti di amici, volti speciali cheho incontrato e che sono stati per mela bellezza del volto di Dio che si è

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incarnato. Mi accorgo che la mia vitasenza questi volti non sarebbe statacosì bella. Volti che mi hannosostenuto e mi hanno testimoniatoche Dio è tutto.Ora, qua in monastero, il mio graziepiù grande al Signore è per avermidonato questa dimora, dove Lui vivenei volti delle mie sorelle e dove simanifesta in una quotidianitàsemplice.

sr. Giovanna:Mi capita talvolta di pensare che c’èun peccato che confesso poco,mentre invece “non è un peccato dapoco”: ed è proprio la dimenticanza ditutti i doni che ricevo, il darli perscontati, il non fermarmi a diregrazie.I motivi per ringraziare sono davverotanti! Fra essi, quello per il qualesento una gratitudine immensa è ildono dei volti: le tante persone che inmodi diversi hanno incrociato la miastrada, ciascuna portandovi il suoframmento di umanità, il suoinsostituibile accento. Non sonosempre incontri “facili”: sono segnati -come per tutti- da simpatie eantipatie spesso di pelle, dallafragilità mia e altrui, talora da fretta,stanchezza e tanto di altro. Ma ognivolto è un dono. E non posso chechiedere la grazia di aprire le mani e ilcuore per accoglierlo.

Ci sono situazioni nelle quali fai faticaa ringraziare o non ci riesci affatto?

sr. Teresa:Nello scorrere di questa vita bella, èstato difficile per me accogliere eaccettare la perdita dei genitori e deifratelli. Ora siamo rimaste duesorelle, di 7 figli che eravamo.Non è facile inoltre abbracciare imomenti di sofferenza e di malattia eprovare a “starci dentro” con serenitàcon la certezza che Dio è Padre e nonci dà mai una croce più grande dellanostra capacità di sostenerla.

Vorrei riuscire a cantare comeFrancesco, che lodava Dio anchenei momenti più bui, intravedendola luce che stava dietro. “La lucesplende nelle tenebre, e le tenebrenon l’hanno vinta!”

sr. Isabella:“Io sono povero e misero,dentro di me il mio cuore è ferito”,dice il salmo 109. Ringraziare mi èdifficile quando gli avvenimenti checapitano non sono secondo i mieidesideri o le mie attese. Allora mi èdifficile sentire Dio come Padre, ecome Mafalda (un personaggio deifumetti che mi piace molto) mi vieneda dire: ”qui qualcuno non fa il suolavoro!”.Altre volte non ringrazio perché inciò che ho di fronte non vedo leopere di Dio, ma una realtà umanache mi fa soffrire.Talvolta glielo dico: “Non vedoperché devo dirti grazie, Signore,quando quello che hai fatto non èuna mia scelta... mi viene in mentequello che dice mia madre: Haitroppe cose da pensare per averetempo anche per noi! Signoredonami occhi per vederti”.

sr. Valentina:Non riesco a ringraziare quando stodavanti alla malattia, al doloreingiusto, alla sofferenza che sembranon trovare un posto e un senso, allamorte quando non chiede permessoe prepotentemente porta via.

Non riesco a ringraziare quando sentoodore di disuguaglianza e diindifferenza.

sr. Fausta:Quando ringraziare è difficile subitocerco di ricordare tutto l’amorericevuto e di ricambiare il Signore conl’accettazione (la pazienza e la pacedel cuore) di tutto ciò che è difficileaccogliere e di benedire Lui in ognicircostanza, invocando l’aiuto delloSpirito Santo.Vorrei concludere invitando tutti ilettori a proclamare insieme questiversetti della lettera di S.Paolo aiColossesi (1,3) : “Ringraziamo congioia Dio, Padre del Signore nostroGesù Cristo, perché ci ha messi ingrado di partecipare alla sorte deisanti nella luce”. Questo è proprio ildono più grande!

Come si può imparare a ringraziare?

sr. Giovanna:Credo che il primo punto siaaccorgermi di quanto poco lo faccionormalmente.Penso per esempio a come diventoimpermeabile e do per scontato ildono continuo della Parola delSignore che ogni giorno mi raggiunge;penso al dono del suo Corponell’Eucaristia. Penso a tutto quelloche tanti amici e tanti sconosciutiprovvedono per noi...Poi ho bisogno di essere piùconsapevole che spesso il mio sguardosi ferma sul limite, su “ciò chemanca”, sui miei bisogniinsoddisfatti... , sui miei “dolorini”, suimiei problemi così piccoli di fronte aidrammi del mondo e di tantepersone. E infine chiedere nellapreghiera il dono di un cuorericonoscente.

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FRAMMENTI DAFRAMMENTI DAFRAMMENTI DAFRAMMENTI DAFRAMMENTI DA P P P P PAPAPAPAPAPA FRANCESCOA FRANCESCOA FRANCESCOA FRANCESCOA FRANCESCODomenica 9 ottobre 2016, papaFrancesco ha commentatonell’omelia l’episodio dei diecilebbrosi sanati da Gesù, dei qualiuno solo torna a ringraziare (Lc17,11-19) . Riproponiamol’essenziale di quella riflessione:

Il Vangelo di questa domenica ciinvita a riconoscere con stupore egratitudine i doni di Dio. Gesùincontra dieci lebbrosi, che glivanno incontro, si fermano adistanza e gridano la propriasventura a quell’uomo in cui laloro fede ha intuito un possibilesalvatore: «Gesù, maestro, abbipietà di noi!». Sono malati, ecercano qualcuno che li guarisca.Gesù, rispondendo, dice loro diandare a presentarsi ai sacerdoti,che, secondo la Legge, avevanol’incarico di constatare unaeventuale guarigione. In questomodo egli non si limita a fare unapromessa, ma mette alla prova laloro fede. In quel momento,infatti, i dieci non sono ancoraguariti. Riacquistano lasalute mentre sono incammino, dopo averobbedito alla parola diGesù. Allora, tutti pieni digioia, si presentano aisacerdoti, e poi se neandranno per la loro strada,dimenticando però ilDonatore, cioè il Padre cheli ha guariti mediante Gesù,il suo Figlio fatto uomo.Uno soltanto fa eccezione:un samaritano, unostraniero che vive ai marginidel popolo eletto, quasi unpagano! Quest’uomo non siaccontenta di aver ottenuto laguarigione attraverso la propriafede, ma fa sì che tale guarigioneraggiunga la sua pienezzatornando indietro ad esprimere lapropria gratitudine per il donoricevuto, riconoscendo in Gesù ilvero Sacerdote che, dopo averlorialzato e salvato, può metterlo incammino e accoglierlo tra i suoidiscepoli.

Saper ringraziare, saper lodare perquanto il Signore fa per noi,quanto è importante! E allorapossiamo domandarci: siamocapaci di dire grazie? Quante volteci diciamo grazie in famiglia, incomunità, nella Chiesa? Quantevolte diciamo grazie a chi ci aiuta,a chi ci è vicino, a chi ciaccompagna nella vita? Spessodiamo tutto per scontato! Equesto avviene anche con Dio. Èfacile andare dal Signore achiedere qualcosa, ma tornare aringraziarlo… Per questo, Gesùsottolinea con forza la mancanzadei nove lebbrosi ingrati: «Non nesono stati purificati dieci? E glialtri nove dove sono? Non si ètrovato nessuno che tornasseindietro a rendere gloria a Dio,all’infuori di questo straniero?».Abbiamo però un modello, anzi, ilmodello a cui guardare: Maria, lanostra Madre. Lei, dopo averricevuto l’annuncio dell’Angelo,lasciò sgorgare dal suo cuore uncantico di lode e di ringraziamento

a Dio: «L’anima mia magnifica ilSignore…». Chiediamo allaMadonna di aiutarci acomprendere che tutto è dono diDio, di insegnarci a ringraziare:allora la nostra gioia sarà piena.Solo colui che sa ringraziaresperimenta la pienezza dellagioia.Il cuore di Maria, più di ogni altro,è un cuore umile e capace diaccogliere i doni di Dio. E Dio, perfarsi uomo, ha scelto proprio lei,

una semplice ragazza di Nazaret,che non viveva nei palazzi delpotere e della ricchezza, che nonha compiuto impresestraordinarie. Chiediamoci – ci faràbene - se siamo disposti a riceverei doni di Dio, o se preferiamopiuttosto chiuderci nelle sicurezzemateriali, nelle sicurezzeintellettuali, nelle sicurezze deinostri progetti.Teniamo stretta a noi questa fedesemplice della Santa Madre di Dio;chiediamo a Lei di saper ritornaresempre a Gesù e dirgli il nostrograzie per tanti benefici della suamisericordia.

Ma il Papa non ci nascondeche spesso è difficile questograzie...

Il Signore ci chiama tutti igiorni e ci invita a dire ilnostro “Eccomi” mapossiamo “discutere” conLui:A Lui piace discutere connoi. Qualcuno mi dice: ‘Maio tante volte quando vadoa pregare, mi arrabbio conil Signore …’: ma anche

questo è preghiera! A Lui piace,quando tu ti arrabbi e gli dici infaccia quello che senti, perché èPadre!Anche questo è un 'Eccomi' … O minascondo? O fuggo? O faccio finta?O guardo da un’altra parte?Ognuno di noi può rispondere aquesta domanda: “come dico ilmio 'Eccomi' al Signore, per fareoggi la Sua volontà sulla mia vita?”Che lo Spirito Santo ci dia la graziadi trovare la risposta”.

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.......un po..un po..un po..un po..un po’ di poesia’ di poesia’ di poesia’ di poesia’ di poesia

Qualcuno forse ricorda una canzone,Gracias a la vida: composta nel 1966da una cantante cilena, Violeta Parra,e poi reinterpretata negli anni damolte altre voci, da Joan Baezall’italiana Gabriella Ferri.E’ un testo molto adatto al nostro tema.

Grazie alla vita che mi ha dato tanto,Mi ha dato due occhi e quando li aproChiaramente vedo il nero e il bianco,Vedo il cielo alto brillare al fondo,Nella moltitudine l’uomo che amo.

Grazie alla vita che mi ha dato tanto,Mi ha dato l’udito così certo e chiaroSento notti e giorni, grilli e canarini,Turbini, martelli e lunghi pianti di caniE la voce tenera del mio amato.

Grazie alla vita che mi ha dato tanto,Mi ha dato il passo dei miei piedi stanchi.Con loro ho attraversatoCittà e pozze di fangoLunghe spiagge vuoteValli e poi alte montagneE la tua casa, la tua strada, il tuo cortile.

Grazie alla vita che mi ha dato tanto,Del mio cuore in petto il battito chiaroQuando guardo il frutto della mente umana,Quando vedo la distanza tra il bene e il male,Quando guardo il fondo dei tuoi occhi chiari.

Grazie alla vita che mi ha dato tantoMi ha dato il sorriso e mi ha dato il piantoCosì io distinguo gioia e doloreI due materiali che fanno il mio cantoE il canto di tutti che è il mio proprio canto.Grazie alla vita che mi ha dato tanto.

Notte Santa

Di religioso silenzio, profonda la notte,l’intimo tutto ammanta del chiostro.

Rifulge dal braciere la bragia,luminose faville frangono il buioa dipingere gli archi del portico.

Un sacro rito rivive d’antiche memorie.Sfumano rossi riverberi

sul bianco lino, e dal caldanoil sacerdote, gesto solenne,

dà vita alla fiamma del cero pasquale.Quante le ombre di fedeli la folla,e dalle candele tanti i tremuli lumi

nel mormorio delle preghiere.Consacrata verrà l’acqua lacustre

nel bacile d’argento,consacrato il respiro del vento,

lo avverti nel profumo d’incenso.Consacrata sarà la terra,

che nutre l’esistere della natura.Immenso l’istante,

e calda la luce investe le tenebrenel rintocco sonoro,

le campane sono state slegate.Un coro.

Cantano a più voci,le monache di Santa Chiara,in latina armonia, la Gloria.Nostro Signore è risorto.

Italo Giovannini

Venerdì Santo

Non è il Tuo linguaggio, mio Signore,dire col sangue l’odio della vita:Tu sulla Croce sveli solo amore

all’anima perduta, oppur smarrita.

Figlio di Dio, Amore crocifisso,ripeti ancora quel Tuo amor ardente:il dramma della Croce è quell’abisso

che turba il cuore e più ancor la mente!

Il dramma della Croce, o mio Signore,non si esaurì il dì della Tua morte!

La vena del Tuo sangue è quell’amoreche ancora inonda il mondo e tanto forte.

“Ecco tua Madre, figlio, il tuo doloresento che spegne il cuore nel tuo petto,

il cuore che mi diede tanto amore;o Madre, sappi sono il Tuo diletto!”.

“Ecco Tuo figlio, Madre: è il mio cuore!Provvedi Tu, mentre io muoio in Croce!

Nel pianto, o Tu, dividi il suo dolore,ripeti nel ricordo la mia voce”.

Onofrio Gianaroli

CAPPELLINA DI MONTAGNA

O viandante che passi sul sentiero,fermati, se tu vuoi, per cortesia,

e sussurra col cuore e col pensiero:“Ave Maria”.

La vecchia cappellina abbandonatauna piccola immagine contiene,un tempo dai passanti venerata

“conforto nelle pene”.

Spesso le prove della nostra vitaspingono il cuore alla malinconia,

ma a risollevarti oggi t’invitala Vergine Maria.

Fermati, non avere più premurain una corsa vana e lusinghiera,

guardati intorno ed anche la naturaeleva una preghiera.

Guarda quel volto dolce e sorridentenella penombra della cappellina,

chiudi i tuoi occhi e apri cuore e mentea chi ti è già vicina.

Non aver fretta, fermati a guardarequel sorriso più mistico che arcano:

la Vergine Maria ti vuol guidareprendendoti per mano.

E’ mezzogiorno, l’”Angelus” già suonae diffonde una dolce melodia

e l’anima smarrita s’abbandonaal cuore di Maria.

Ma quando tornerai nella città,sommerso dal frastuono e dal clamore,

quel dolce viso pien di soavitàportalo nel tuo cuore...

Pino Maniscalco

Amici del Monastero di San Biagio8

...come contribuire?...come contribuire?...come contribuire?...come contribuire?...come contribuire?Si può contribuire inviando offerte direttamente al Monastero delle Clarisse, in P.tta Pietro Garbin(già S.Biagio), 5 - 47121 Forlì (tel. 0543 26141)

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