«Sono un ragazzo di campagna che racconta le sue storie» · scita di mio figlio, con una...

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15 MERCOLEDÌ 19 NOVEMBRE 2008 CRISTIANO CAVINA L’INTERVISTA «Sono un ragazzo di campagna che racconta le sue storie» Cavina è nato a Casola Val- senio, in provincia di Raven- na, nel 1974, crescendo con la mamma e i nonni materni. Cristiano, I frutti dimen- ticati parla di padri: è un libro autobiografico? «Lo è e non lo è, come tutti i miei libri». Vuol dire c’è una parte di verità e una parte di fan- tasia? «Anche un diario è nar- rativa perché, per quanto ci si provi, la realtà non si rie- sce a rendere con le parole. Però sì, in parte è autobio- grafico. Come tutti gli altri miei libri del resto: sono un narratore, non uno scritto- re». La critica ha riconosciu- to che in questo nuovo li- bro c’è un salto di qualità, una crescita: dal ragazzo che narrava le storie di paese al ragazzo che diven- ta uomo e padre. Una evo- luzione, sia biografica che artistica. «Artistica no, io al mas- simo faccio artigianato, non arte. Forse per la prima volta ho parlato anche del presen- te, ma in realtà rimane il racconto della memoria, c’è Casola, ci sono i frutti di- menticati, intesi sia come sa- gra che come cura verso qualcosa che sta scomparen- do... Anche le persone a volte sono frutti dimenticati. Poi c’è il presente, il diventare padre e diventare figlio in contemporanea». Nel libro si narra di una sorta di epifania, trovare un padre perduto dopo molti anni: che cosa è ac- caduto in realtà? «Parliamo del protagoni- sta del libro, che sia vero o no non ha importanza, non è che faccio gossip sulla mia vita – fra l’altro a chi può impor- tare? –. Credo che certe per- sone siano geneticamente in- correggibili, commettono sempre gli stessi errori. Mi piaceva l’idea e ho sentito di dover raccontare di come un padre e un figlio partano dal- lo stesso punto, nel senso che nessuno dei due ha prece- denti esperienze: il figlio per- ché è appena nato e non sa come è la vita, e il padre perché non ha mai avuto un reale riferimento di figura paterna ma se l’è costruita negli anni attraverso i per- sonaggi dei libri, i parenti e la fantasia. Mi è venuto spon- taneo raccontare questo per- ché avevo in mente soprat- tutto la grande avventura, anche dolorosa ma adesso splendida, che è stata la na- scita di mio figlio, con una gravidanza molto difficile e una storia d’amore che stava per finire. È anche una gran- de dichiarazione di stima e di amore nei confronti di Anna, la mamma di mio figlio Gio- vanni, verso i miei parenti, la famiglia di Anna e gli ami- ci con cui sono cresciuto». Ma lei che padre vorreb- be essere per Giovanni? «Guardandomi intorno, sono un babbo un po’ atipico. Giovanni ha due case, per- ché abita con sua mamma e con me, e noi non abitiamo insieme». Una situazione abba- stanza frequente ormai. «La cosa buffa è che la mat- tina mi trovo a fare la spesa, e sono l’unico babbo al super- mercato con il figlio. Dicia- mo che lui ha da me la parte migliore del mio tempo. Poi- ché io ho un lavoro parti- colare, passo intere giornate con lui, e quindi c’è un forte legame fra noi. Detto questo, ha avuto anche la fortuna di avere una mamma giovane e bravissima. Non sono stato un buon compagno però rie- sco a essere un buon padre. Poi sono anche un po’ scemo, quindi si diverte con me». Si è sentito un po’ più nudo dopo aver scritto questo libro? «A volte sì e a volte no, non so se il narratore dei miei libri corrisponde esattamen- te a quello che sono. È co- munque qualcosa di diverso, anche se è in tutto uguale a me. Alcune cose sono asso- lutamente vere, come la tra- vagliata gravidanza e nasci- ta di Giovanni, ma altre non so più se sono vere o no, per- ché faccio sempre fatica a distinguere sogni e ricordi». È ancora uno scrittore pizzaiolo o adesso fa lo scrittore a tempo pieno? «No, continuo a fare anche il pizzaiolo». Vuole mantenere un le- game con la realtà, con il lavoro “vero”? «Diciamo che è il prezzo con cui compro la mia liber- tà, il piacere di potere dire no, di non avere padroni, di avere editori che sono com- pagni di ciurma». Di scrivere solo quando se la sente... «Sì, quando voglio, quello che voglio, non avere scaden- ze, e poi poter litigare e dire la mia su tutte le cose. Per quanto riguarda lo scrivere, sono veramente immacolato, come Cyrano de Bergerac posso prendermela con tutti e criticare tutto se mi sembra il caso, perché non mi sono mai venduto». Vuole restare fuori dal circuito letterario? «Sì, io poi lascio ad altri la letteratura, a quelli più bravi di me. Ho fatto l’Itis, non sta a me fare letteratura, io rac- conto le storie che sento di dover raccontare, molto le- gate a Casola e alla mia espe- rienza». Però, pur essendo legate al paese, sono storie esem- plari in qualche modo. «Non so se sono esemplari, so che tali vengono ricono- sciute, ma non è che faccio ricerche, mi chiedo “Oddio cosa scrivo” e tiro fuori qual- cosa a seconda del vento che tira. È una cosa che fanno già molti professoroni, tanti che passano per paladini della cultura, e quando va di moda Gesù fanno il libro su Gesù, quando va di moda il Codice da Vinci fanno libri sul Co- dice da Vinci, e pontificano su che cosa è lo scrivere. Io sono un ragazzo di campa- gna, perito elettrotecnico e pizzaiolo che va in giro a rac- contare le sue storie, e al- cune persone ci si trovano dentro. Tutto qui». A proposito di Gesù, è molto importante il suo rapporto con Dio? «Sì, sono cresciuto in una famiglia di donne molto de- vote, soprattutto mia nonna. Sono uno dei pochi che co- nosco qui a Casola che ha letto tutta la Bibbia, posso citarne a memoria interi pas- si. La fede fa parte della mia vita quotidiana, non come ortodossia però, ho un modo molto garibaldino e non al- lineato di vedere Gesù; per me non è qualcosa che sta lassù per aria, ma è come l’amministratore delegato di una multinazionale: gli ope- rai non lo vedono mai, ma si sa che esiste e manda avanti la baracca, mette la firma nelle cose più importanti». Dopo un libro di questo genere è più difficile ri- mettersi a scrivere, rico- minciare a raccontare sto- rie? O ci sono ancora storie da raccontare a Casola? «Non so se scriverò ancora libri, l’ho detto anche ai miei editori, perché I frutti dimen- ticati mi è costato molto. Cer- to, il libro non è solo una cosa dolorosa, tutti i miei libri so- no anche divertenti, però è come andare in giro a fare vedere le cicatrici. Fortuna- tamente non ho mai avuto l’assillo di dover fare lo scrit- tore a tutti i costi, ho sempre fatto anche altri lavori. Non ho contratti da rispettare, non mi aspetta nessuno. Non è un grande problema per me». Cristiano Cavina “I frutti dimenticati”, Marcos y Marcos, pp. 208, euro 14.50 Domani sera il suo ultimo libro “I frutti dimenticati” sarà presentato alla libreria Interno 4 di Rimini «Non so se è una storia autobiografica Volevo raccontare un padre e un figlio che partono dallo stesso punto» RIMINI Al via oggi alle 16 al Museo degli Sguardi il primo degli incontri programmati all’interno della mostra “Calzature etniche. Nuove osservazioni dal Museo degli Sguardi”. Alla conferenza, dal titolo “Le calzature etniche del Museo degli Sguardi”, saranno presenti Maurizio Biordi, Monica Farneti (Museo degli Sguardi di Rimini) e Antonella Salvi (Ibacn di Bologna). FORLì William Shakespeare a Forlì, con una delle sue “commedie sentimentali”. “Molto rumore per nulla” è il secondo appuntamento della stagione al teatro “Diego Fabbri” in scena, da questa sera fino a sabato 22, sempre alle 21, e domenica 23 con inizio alle 16. Sul palco: Pietro Biondi, Lorenzo Lavia e Giorgia Salari, diretti da Gabriele Lavia. FORLì I Tiny Tide questa sera sul palco del Diagonal loft club di Forlì in viale Salinatore, 101. Dalle 22, a ingresso libero. LUGO Paolo Lagazzi presenta “La casa del poeta”, questa sera alle 20.30 per la serata conviviale di “Caffè letterario” all’hotel Ala d’oro (è necessaria la prenotazione allo 0545-22388). Per ventiquattro estati, Lagazzi, considerato tra gli autori più originali e poliedrici della nostra critica, si è inerpicato lungo la strada che da Parma conduce a Casarola, dove abitava il poeta Attilio Bertolucci. Lo incontra per la prima volta nel 1972 a Parma nella casa della cognata Molly Giovanardi e continuerà a frequentarlo fino al 2000. Una lunga serie di incontri rivissuti su queste pagine, dove luoghi, persone, paesaggi, la conversazione stessa sono riportati attraverso il filtro del poeta. di Vera Bessone RIMINI. Cristiano Cavina, premio Tondel- li con il suo primo libro Alla grande, ha appena pubblicato per Marcos Y Marcos I frutti dimenticati, sorta di romanzo di for- mazione che verrà presentato domani sera alle 21 alla libreria Interno 4 di Rimini. Un romanzo sulla vita e sugli errori. Cultura e Spettacoli Cristiano Cavina in libreria Lo scrittore è nato a Casola Valsenio, in provincia di Ravenna, nel 1974, e le sue storie sono ambientate qui (Foto Raffaele Tassinari) In alto a destra la copertina del nuovo libro edito da Marcos y Marcos OGGI IN ROMAGNA

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15MERCOLEDÌ 19 NOVEMBRE 2008

CRISTIANO CAVINAL’I N T E RV I S TA

«Sono un ragazzo di campagnache racconta le sue storie»

Cavina è nato a Casola Val-senio, in provincia di Raven-na, nel 1974, crescendo con lamamma e i nonni materni.

Cristiano, I frutti dimen-ticati parla di padri: è unlibro autobiografico?

«Lo è e non lo è, come tutti imiei libri».

Vuol dire c’è una parte diverità e una parte di fan-tasia?

«Anche un diario è nar-rativa perché, per quanto cisi provi, la realtà non si rie-sce a rendere con le parole.Però sì, in parte è autobio-grafico. Come tutti gli altrimiei libri del resto: sono unnarratore, non uno scritto-re».

La critica ha riconosciu-to che in questo nuovo li-bro c’è un salto di qualità,una crescita: dal ragazzoche narrava le storie dipaese al ragazzo che diven-ta uomo e padre. Una evo-luzione, sia biografica cheartistica.

«Artistica no, io al mas-simo faccio artigianato, nonarte. Forse per la prima voltaho parlato anche del presen-te, ma in realtà rimane ilracconto della memoria, c’èCasola, ci sono i frutti di-menticati, intesi sia come sa-gra che come cura versoqualcosa che sta scomparen-do... Anche le persone a voltesono frutti dimenticati. Poic’è il presente, il diventarepadre e diventare figlio incontemporanea».

Nel libro si narra di unasorta di epifania, trovareun padre perduto dopomolti anni: che cosa è ac-caduto in realtà?

«Parliamo del protagoni-sta del libro, che sia vero o nonon ha importanza, non è chefaccio gossip sulla mia vita –fra l’altro a chi può impor-tare? –. Credo che certe per-sone siano geneticamente in-correggibili, commettonosempre gli stessi errori. Mipiaceva l’idea e ho sentito didover raccontare di come unpadre e un figlio partano dal-lo stesso punto, nel senso chenessuno dei due ha prece-denti esperienze: il figlio per-ché è appena nato e non sacome è la vita, e il padreperché non ha mai avuto unreale riferimento di figurapaterna ma se l’è costruitanegli anni attraverso i per-sonaggi dei libri, i parenti ela fantasia. Mi è venuto spon-taneo raccontare questo per-ché avevo in mente soprat-tutto la grande avventura,anche dolorosa ma adesso

splendida, che è stata la na-scita di mio figlio, con unagravidanza molto difficile euna storia d’amore che stavaper finire. È anche una gran-de dichiarazione di stima e diamore nei confronti di Anna,la mamma di mio figlio Gio-vanni, verso i miei parenti,la famiglia di Anna e gli ami-ci con cui sono cresciuto».

Ma lei che padre vorreb-be essere per Giovanni?

«Guardandomi intorno,sono un babbo un po’ atipico.Giovanni ha due case, per-ché abita con sua mamma econ me, e noi non abitiamoinsieme».

Una situazione abba-stanza frequente ormai.

«La cosa buffa è che la mat-tina mi trovo a fare la spesa, esono l’unico babbo al super-mercato con il figlio. Dicia-mo che lui ha da me la partemigliore del mio tempo. Poi-ché io ho un lavoro parti-colare, passo intere giornatecon lui, e quindi c’è un fortelegame fra noi. Detto questo,ha avuto anche la fortuna diavere una mamma giovane ebravissima. Non sono statoun buon compagno però rie-sco a essere un buon padre.Poi sono anche un po’ scemo,quindi si diverte con me».

Si è sentito un po’ più

nudo dopo aver scrittoquesto libro?

«A volte sì e a volte no, nonso se il narratore dei mieilibri corrisponde esattamen-te a quello che sono. È co-munque qualcosa di diverso,anche se è in tutto uguale ame. Alcune cose sono asso-lutamente vere, come la tra-vagliata gravidanza e nasci-ta di Giovanni, ma altre nonso più se sono vere o no, per-ché faccio sempre fatica adistinguere sogni e ricordi».

È ancora uno scrittorepizzaiolo o adesso fa loscrittore a tempo pieno?

«No, continuo a fare ancheil pizzaiolo».

Vuole mantenere un le-game con la realtà, con illavoro “vero”?

«Diciamo che è il prezzocon cui compro la mia liber-tà, il piacere di potere direno, di non avere padroni, diavere editori che sono com-pagni di ciurma».

Di scrivere solo quandose la sente...

«Sì, quando voglio, quelloche voglio, non avere scaden-ze, e poi poter litigare e direla mia su tutte le cose. Perquanto riguarda lo scrivere,sono veramente immacolato,come Cyrano de Bergeracposso prendermela con tutti

e criticare tutto se mi sembrail caso, perché non mi sonomai venduto».

Vuole restare fuori dalcircuito letterario?

«Sì, io poi lascio ad altri laletteratura, a quelli più bravidi me. Ho fatto l’Itis, non sta ame fare letteratura, io rac-conto le storie che sento didover raccontare, molto le-gate a Casola e alla mia espe-rienza».

Però, pur essendo legateal paese, sono storie esem-plari in qualche modo.

«Non so se sono esemplari,so che tali vengono ricono-sciute, ma non è che faccioricerche, mi chiedo “Oddiocosa scrivo” e tiro fuori qual-cosa a seconda del vento chetira. È una cosa che fanno giàmolti professoroni, tanti chepassano per paladini dellacultura, e quando va di modaGesù fanno il libro su Gesù,quando va di moda il Codiceda Vinci fanno libri sul Co-dice da Vinci, e pontificanosu che cosa è lo scrivere. Iosono un ragazzo di campa-gna, perito elettrotecnico epizzaiolo che va in giro a rac-contare le sue storie, e al-cune persone ci si trovanodentro. Tutto qui».

A proposito di Gesù, èmolto importante il suorapporto con Dio?

«Sì, sono cresciuto in unafamiglia di donne molto de-vote, soprattutto mia nonna.Sono uno dei pochi che co-nosco qui a Casola che haletto tutta la Bibbia, possocitarne a memoria interi pas-si. La fede fa parte della miavita quotidiana, non comeortodossia però, ho un modomolto garibaldino e non al-lineato di vedere Gesù; perme non è qualcosa che stalassù per aria, ma è comel’amministratore delegato diuna multinazionale: gli ope-rai non lo vedono mai, ma sisa che esiste e manda avantila baracca, mette la firmanelle cose più importanti».

Dopo un libro di questogenere è più difficile ri-mettersi a scrivere, rico-minciare a raccontare sto-rie? O ci sono ancora storieda raccontare a Casola?

«Non so se scriverò ancoralibri, l’ho detto anche ai mieieditori, perché I frutti dimen-ticati mi è costato molto. Cer-to, il libro non è solo una cosadolorosa, tutti i miei libri so-no anche divertenti, però ècome andare in giro a farevedere le cicatrici. Fortuna-tamente non ho mai avutol’assillo di dover fare lo scrit-tore a tutti i costi, ho semprefatto anche altri lavori. Nonho contratti da rispettare,non mi aspetta nessuno. Nonè un grande problema perme».

� Cristiano Cavina“I frutti dimenticati”, Marcos yMarcos, pp. 208, euro 14.50

Domani sera il suo ultimo libro“I frutti dimenticati” sarà presentatoalla libreria Interno 4 di Rimini

«Non so se è una storia autobiograficaVolevo raccontare un padre e un figlio

che partono dallo stesso punto»

RIMINIAl via oggi alle 16 al Museo degli Sguardi il primo degli incontriprogrammati all’interno della mostra “Calzature etniche. Nuoveosservazioni dal Museo degli Sguardi”. Alla conferenza, daltitolo “Le calzature etniche del Museo degli Sguardi”, sarannopresenti Maurizio Biordi, Monica Farneti (Museo degli Sguardidi Rimini) e Antonella Salvi (Ibacn di Bologna).FORLìWilliam Shakespeare a Forlì, con una delle sue “commediesentimentali”. “Molto rumore per nulla” è il secondoappuntamento della stagione al teatro “Diego Fabbri” in scena,da questa sera fino a sabato 22, sempre alle 21, e domenica23 con inizio alle 16. Sul palco: Pietro Biondi, Lorenzo Lavia eGiorgia Salari, diretti da Gabriele Lavia.FORLìI Tiny Tide questa sera sul palco del Diagonal loft club di Forlìin viale Salinatore, 101. Dalle 22, a ingresso libero.LUGOPaolo Lagazzi presenta “La casa del poeta”, questa sera alle20.30 per la serata conviviale di “Caffè letterario” all’hotel Alad’oro (è necessaria la prenotazione allo 0545-22388).Per ventiquattro estati, Lagazzi, considerato tra gli autori piùoriginali e poliedrici della nostra critica, si è inerpicato lungo lastrada che da Parma conduce a Casarola, dove abitava ilpoeta Attilio Bertolucci. Lo incontra per la prima volta nel 1972a Parma nella casa della cognata Molly Giovanardi econtinuerà a frequentarlo fino al 2000. Una lunga serie diincontri rivissuti su queste pagine, dove luoghi, persone,paesaggi, la conversazione stessa sono riportati attraverso ilfiltro del poeta.

di Vera Bessone

RIMINI. Cristiano Cavina, premio Tondel-li con il suo primo libro Alla grande, haappena pubblicato per Marcos Y Marcos Ifrutti dimenticati, sorta di romanzo di for-mazione che verrà presentato domani seraalle 21 alla libreria Interno 4 di Rimini. Unromanzo sulla vita e sugli errori.

Cultura e Spettacoli

CristianoCavinain libreriaLo scrittoreè natoa CasolaValsenio,in provinciadi Ravenna,nel 1974,e le suestorie sonoambientatequi(FotoRaffaeleTassinari)In altoa destrala copertinadel nuovolibroeditoda Marcosy Marcos

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