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MAGAZINE n.145 / 16 29 NOVEMBRE 2016 Nella fabbrica Ford dove la tecnologia aiuta l’uomo Siamo stati nella fabbrica Ford di Valencia La tecnologia abbonda ma non sostituisce l’uomo, lo aiuta a raggiungere l’eccellenza Milan-Inter in 4K: che qualità! Ma ci vuole un TV almeno da 65” Milan-Inter è stata la prima partita di campionato in 4K Immagini di altissima qualità, ma serve un TV grande 06 La bibbia della CAM Tutto quello che c’è da sapere Panasonic ha scoperto come fare TV LCD dal contrasto super 12 Alitalia: finalmente dal 2017 i film a bordo saranno in 16:9 08 Android 7 Nougat non è niente male L’abbiamo provato trasformando in Pixel un OnePlus 3 con Nougat 7.1. Risultati inaspettati PS4 Pro alle strette: ne vale la pena? Abbiamo messo alla prova la nuova PS4 Pro con i giochi Full HD e 4K: ecco come è andata 41 TCL CityLine S79 55” e 4K a 700 euro 33 Huawei Mate 9, foto e autonomia al top 24 30 38 14 In Italia è Black Friday tutto l’anno. Cioè non è Black Friday mai Il Black Friday – si dice – è stato un gran successo. Ed effettivamente i numeri confermano questa tesi, almeno per quello che riguarda l’e-commerce. Amazon Italia ha piazzato nella sola giornata di venerdì 25 novembre 2016 ben 1,1 milioni di prodotti, 12 al secondo. Anche ePrice, pur non rivelando dati assoluti di vendita, ha confermato che il Black Friday 2016 è stato il suo giorno record di vendite e di visite al sito, con un incremento del fatturato dell’81% rispetto allo stesso evento dello scorso anno. Al di là dei proclami e degli innegabili risultati numerici, la percezione comune è che il Black Friday sia “sbocciato” anche in Italia, dopo anni in cui l’abitudine era penetrata dalle nostre parti solo nelle fasce più “nerd”. Negli ultimi giorni, infatti, il Black Friday è entrato nel lessico di fasce di popolazione sempre più ampie ed è stato utilizzato in campagne pubblicitarie e promozionali di tutti i settori, non solo quello tecnologico. I negozi di elettronica in particolare si sono impegnati in promozioni ad hoc, in alcuni casi anche con sconti “orizzontali” su tutti i prodotti in negozio: chi ha scontato l’IVA, chi è addirittura arrivato al 25% su tutto (o quasi). La sensazione generale, però, è che il Black Friday (trasformatosi poi in un Black Weekend lungo) non abbia propriamente lasciato il segno in termini di promozioni irresistibili. Certo, il successo commerciale resta, ma pare più guidato dalla forte pres- sione pubblicitaria (ovunque si sono visti messaggi sul Black Friday) che da offerte di grandissimo richiamo. Alcuni consumatori hanno anche adombrato qualche comporta- mento non propriamente ortodosso, come l’innalzamento dei prezzi (o quantomeno dei prezzi di riferimento) per far figurare come più importanti sconti che di fatto erano esigui rispetto al prezzo corrente. Negli Stati Uniti, nei negozi fisici (è lì che nasce il Black Friday) gli sconti sono sempre stati impor- tanti e soprattutto reali; la sensazione di fare affari è netta e l’impressione suggestiva è che i negozianti siano disposti per quel giorno anche a perdere qualche cosa. L’im- pressione che invece resta ai reduci italiani del Black Friday 2016 è di aver assistito a un normale momento promozionale, come tanti altri durante l’anno, caratterizzato solo da un grande numero di offerte contempo- ranee, ma senza effetti straordinari sulla scontistica. Il problema principale dell’applicazione del modello americano alla nostra realtà, almeno per quello che riguarda l’hi-tech, è che oramai l’elettronica è sempre in promozione; così spesso che se non lo è, la gente non compra, perché sarebbe “da fessi”. Un regi- me promozionale costante ovviamente non lascia margini per un Black Friday veramente d’impatto: non ci sono spazi per scendere significativamente di prezzo e non ci sono neppure i soldi accantonati per permettersi il “botto” promozionale in vero sottocosto. In Italia è Black Friday tutti i giorni. Il che è equivale a dire che non è Black Friday mai. Gianfranco Giardina

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MAGAZINEn.145 / 1629 NOVEMBRE 2016

Nella fabbrica Ford dove la tecnologia aiuta l’uomoSiamo stati nella fabbrica Ford di ValenciaLa tecnologia abbonda ma non sostituisce l’uomo, lo aiuta a raggiungere l’eccellenza

Milan-Inter in 4K: che qualità!Ma ci vuole un TV almeno da 65” Milan-Inter è stata la prima partita di campionato in 4K Immagini di altissima qualità, ma serve un TV grande 06

La bibbia della CAM Tutto quello che c’è da sapere

Panasonic ha scopertocome fare TV LCD dal contrasto super 12

Alitalia: finalmente dal 2017 i film a bordo saranno in 16:9 08

Android 7 Nougat non è niente male L’abbiamo provato trasformando in Pixel un OnePlus 3 con Nougat 7.1. Risultati inaspettati

PS4 Pro alle strette: ne vale la pena? Abbiamo messo alla prova la nuova PS4 Pro con i giochi Full HD e 4K: ecco come è andata

41

TCL CityLine S79 55” e 4K a 700 euro

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Huawei Mate 9, foto e autonomia al top

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14

In Italia è Black Friday tutto l’anno. Cioè non è Black Friday maiIl Black Friday – si dice – è stato un gran successo. Ed effettivamente i numeri confermano questa tesi, almeno per quello che riguarda l’e-commerce. Amazon Italia ha piazzato nella sola giornata di venerdì 25 novembre 2016 ben 1,1 milioni di prodotti, 12 al secondo. Anche ePrice, pur non rivelando dati assoluti di vendita, ha confermato che il Black Friday 2016 è stato il suo giorno record di vendite e di visite al sito, con un incremento del fatturato dell’81% rispetto allo stesso evento dello scorso anno. Al di là dei proclami e degli innegabili risultati numerici, la percezione comune è che il Black Friday sia “sbocciato” anche in Italia, dopo anni in cui l’abitudine era penetrata dalle nostre parti solo nelle fasce più “nerd”. Negli ultimi giorni, infatti, il Black Friday è entrato nel lessico di fasce di popolazione sempre più ampie ed è stato utilizzato in campagne pubblicitarie e promozionali di tutti i settori, non solo quello tecnologico. I negozi di elettronica in particolare si sono impegnati in promozioni ad hoc, in alcuni casi anche con sconti “orizzontali” su tutti i prodotti in negozio: chi ha scontato l’IVA, chi è addirittura arrivato al 25% su tutto (o quasi).

La sensazione generale, però, è che il Black Friday (trasformatosi poi in un Black Weekend lungo) non abbia propriamente lasciato il segno in termini di promozioni irresistibili. Certo, il successo commerciale resta, ma pare più guidato dalla forte pres-sione pubblicitaria (ovunque si sono visti messaggi sul Black Friday) che da offerte di grandissimo richiamo. Alcuni consumatori hanno anche adombrato qualche comporta-mento non propriamente ortodosso, come l’innalzamento dei prezzi (o quantomeno dei prezzi di riferimento) per far figurare come più importanti sconti che di fatto erano esigui rispetto al prezzo corrente. Negli Stati Uniti, nei negozi fisici (è lì che nasce il Black Friday) gli sconti sono sempre stati impor-tanti e soprattutto reali; la sensazione di fare affari è netta e l’impressione suggestiva è che i negozianti siano disposti per quel giorno anche a perdere qualche cosa. L’im-pressione che invece resta ai reduci italiani del Black Friday 2016 è di aver assistito a un normale momento promozionale, come tanti altri durante l’anno, caratterizzato solo da un grande numero di offerte contempo-ranee, ma senza effetti straordinari sulla scontistica.

Il problema principale dell’applicazione del modello americano alla nostra realtà, almeno per quello che riguarda l’hi-tech, è che oramai l’elettronica è sempre in promozione; così spesso che se non lo è, la gente non compra, perché sarebbe “da fessi”. Un regi-me promozionale costante ovviamente non lascia margini per un Black Friday veramente d’impatto: non ci sono spazi per scendere significativamente di prezzo e non ci sono neppure i soldi accantonati per permettersi il “botto” promozionale in vero sottocosto. In Italia è Black Friday tutti i giorni. Il che è equivale a dire che non è Black Friday mai.

Gianfranco Giardina

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MAGAZINEn.145 / 1629 NOVEMBRE 2016

Vodafone a gonfie vele Conti in ordine e Netflix lo incorona miglior Internet provider italianoVodafone fa segnare buoni risultati economici nell’ultimo semestre a cui fanno seguito una copertura 4G e fibra sempre più capillare Netflix ne premia le performance nelle ore di punta di Dario RONZONI

Buone notizie per Vodafone: per l’operatore telefonico si chiude un semestre più che positivo. Al termine di settembre i ricavi da servizi hanno raggiunto quota 2.619 milioni di euro, per una cre-scita dell’1,7% rispetto allo stesso periodo del 2015. La crescita dei ricavi da mobile (+1,5%) è sostenu-ta dall’aumento del consumo dati (+54%) e dal numero di clienti 4G (7,3 milioni, +3,3 milioni rispetto allo scorso anno). Bene anche i ricavi da rete fissa (+2,6% per 428 milioni di euro) e cresce la copertura della banda larga, mentre per quanto ri-guarda il 4G, Vodafone dichiara di aver raggiunto il 97% della popo-lazione. La fibra è ora disponibile in 404 città, per un totale di 10,3 milioni di famiglie raggiunte. Altro motivo di vanto, Netflix, tramite il suo ISP Speed Index, ha appena incoronato Vodafone miglior pro-vider italiano per quanto riguarda il bitrate medio nelle ore di punta. L’operatore è risultato il migliore con 3,46 Mbps, seguito da Fa-stweb, scavalcata al comando ri-spetto ai precedenti rilevamenti, e quindi da Telecom e Wind.

di Gianfranco GIARDINA

N uove polemiche sul bando Sillu-

mina con il quale SIAE distribuirà

poco più di 6 milioni di euro pre-

levati dalla copia privata per finanziare

progetti innovativi e artisti under 35.

Dopo alcune perplessità sollevate da DDAY.it sulla implicita “appropriazione”

da parte di SIAE dei meriti dell’attività

(finanziata con soldi non suoi) e diverse

critiche sulla tenuta anche normativa dei

bandi (come per esempio l’obbligo di avere partita IVA per poter sottoporre i

propri progetti culturali), ora arriva un at-

tacco più “istituzionale” dal Movimento 5

Stelle che sta presentando in queste ore

un’interrogazione a firma del portavoce

pentastellato Sergio Battelli.

“Per finanziare il concorso ‘Sillumina’

per giovani e cultura, la Siae, in base a

quanto proposto da un emendamento

alla scorsa legge di Stabilità, userà le

risorse economiche derivanti dall’equo

compenso per copia

privata, sborsate dai

consumatori, dichia-

rato illegittimo dalla

Corte di Giustizia Ue.

Inoltre i componenti

della commissione

che dovranno selezio-

nare i progetti sono

nominati dalla stes-

sa Siae e in qualche

modo legati ad essa.

Come farà il Governo

a tutelare gli interessi dei consumato-

ri e a garantire che questa discutibile

selezione risulti davvero a norma?”. Il

portavoce del M5S ricorda anche come

il movimento abbia predisposto una pro-

posta di legge finalizzata all’abolizione

del monopolio SIAE, questione ancora

irrisolta rispetto alle indicazioni europee

che l’Italia sta ancora disattendendo:

“Questo bando, visto che poggia su dei

presupposti così discutibili, è fragile, non

offre alcuna possibilità ai giovani e alla

cultura, che invece meriterebbero più

trasparenza e garanzie, e rappresenta

l’ennesimo strumento di Siae per lavarsi

la faccia dopo essersi accaparrata, ille-

gittimamente i soldi dei consumatori. In-

somma, perfettamente in linea con il mo-

dus operandi della Siae. Un carrozzone

che il M5S intende fermare fermare gra-

zie ad una propria proposta di legge per

abolirne il monopolio”.

MERCATO Il M5S attacca il bando Sillumina, finanziato con i soldi provenienti dalla copia privata

Interrogazione del Movimento 5 Stelle “SIAE finanzia Sillumina con fondi illegittimi”M5S critico anche nei confronti dei criteri di scelta della commissione selezionatrice

di Gaetano MERO

È arrivato anche in Italia Amazon Protect, un sistema di copertura

assicurativa per i prodotti di tec-

nologia ed elettronica acquistati su

amazon.it. Il servizio, offerto in colla-

borazione con The Warranty Group, è

disponibile per macchine fotografiche

digitali, tablet, notebook, PC Desktop,

TV e prodotti per l’ufficio e consente ai

clienti di assicurare i propri articoli hi-

tech contro danni accidentali, guasto

e furto. Diverse le opzioni selezionabili

al momento dell’acquisto che sarà pos-

sibile aggiungere direttamente con un

click all’interno del carrello.

Per danni accidentali e furto si possono

sottoscrivere fino a 3 anni di copertura

dalla data di consegna del prodotto,

contro i guasti è invece possibile esten-

dere la garanzia standard di due anni,

già prevista dalle leggi vigenti, di ulte-

MERCATO Lanciato anche nel nostro Paese il sistema di copertura assicurativa Amazon Protect

Amazon con Protect assicura i tuoi acquisti Ora i prodotti di tecnologia acquistati si possono assicurare contro danni, guasti e furto

riori 3 anni. I vantaggi

di Amazon Protect in-

cludono servizi come

la riparazione rapida

o consegna di pro-

dotti in sostituzione a

quelli rotti senza costi

aggiuntivi, e la ripara-

zione a domicilio per

quelli ingombranti

come TV, stampanti

e monitor. Amazon

Protect, inoltre, copre

i casi di danni da nor-

male usura e consumo e nel caso in cui

la riparazione possa risultare antiecono-

mica, i clienti potranno difatti scegliere

nel momento della richiesta tra una so-

stituzione diretta o il rimborso del valore

del prodotto sostitutivo in buoni regalo

spendibili su amazon.it.

I costi della polizza variano naturalmen-

te in base al valore del prodotto scelto,

ad esempio per un PC da 2750 euro

a 2899 euro si possono sottoscrivere

2 anni contro furto e danni accidentali

per 184,99 euro. Nel caso si verifichi un

problema sui prodotti assicurati, i clien-

ti possono velocemente ricevere aiuto

grazie ad un processo facile e senza

problemi, ovunque si trovino, essendo

la copertura valida in tutto il mondo.

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MAGAZINEn.145 / 1629 NOVEMBRE 2016

di Gianfranco GIARDINA

Chi si ricorda la polemica infuoca-ta di poco più di un mese fa sulla

scuola inglese che “catalogava” gli

studenti secondo la propria madrelingua,

distinguendo tra italiani, italiani napoletani

e italiani siciliani? Malgrado si trattasse in

larga parte di una mezza notizia enfatizza-

ta dai media, la gaffe internazionale spin-

se il Foreign Office britannico a chiedere

scusa per questa categorizzazione che,

pur non volendo essere discriminatoria,

finiva per sembrarlo.

Ebbene, ci risiamo, e la strana distinzione

arriva sempre da UK. Questa volta la topi-

ca è del colosso dell’autonoleggio AVIS:

infatti, sul sito www.rent-at-avis.com, basato in Gran Bretagna (ma localizzato anche in italiano in collaborazione con Meridiana) in ogni occorrenza della na-

zionalità si distingue tra Italia Continente,

Italia Sicilia e Italia Sardegna. E se que-

sta distinzione potrebbe anche avere un

senso (ma poi neppure troppo) quando si

deve scegliere la località del noleggio, di

certo lascia perplessi quando invece biso-

gna indicare la nazionalità del guidatore

e della sua patente. La prima impressione

potrebbe essere infatti quella addirittura

di una differenziazione delle tariffe a se-

conda che l’autista sia “italiano vero” piut-

tosto che “siciliano” o “sardo”. La stessa

richiesta viene formulata anche per la na-

zionalità della patente, che ovviamente,

nel caso degli italiani, è solo una. Il caso è

saltato agli occhi anche in considerazione

del fatto che il sito in questione è quello

a cui si appoggia la compagnia italiana

Meridiana per suggerire agli utenti il no-

leggio correlato all’acquisto di un biglietto

aereo, servizio utilizzato da molti nostri

connazionali.

Ovviamente la differenziazione delle si-

mil-nazionalità non dà luogo ad alcuna

differenza tariffaria e sembra più una

sbadataggine informatica che una vera e

propria volontà di discriminare gli “isolani”

dai “continentali”. Ma di certo, soprattutto

dopo il caso di un mese fa, la svista fa no-

tizia. Come colpisce anche che un altro sito parallelo, sempre di AVIS permetta

di perfezionare il noleggio senza scende-

re in ulteriori dettagli oltre la cittadinanza

“italiana”. Il dato di dettaglio sulla prove-

nienza geografica, evidentemente, non

serve. AVIS, avvisata da noi della strana

distinzione, ha spiegato che non si tratta

di discriminazione ma di “un’esigenza

di dialogo con i sistemi informatici del-

l’azienda”, che però evidentemente que-

sta distinzione la fanno. “Stiamo lavoran-

do – ci hanno assicurato da AVIS – per

ovviare al problema”. Nel momento in cui

scriviamo, pare che l’unica contromisura

sia quella di far rimbalzare le richieste di

chi si dichiara nostro connazionale (in una

qualsiasi delle tre scelte) sul sito italiano

che non fa ovviamente distinzioni. Se in-

vece si noleggia partendo dal sito di Meri-

diana, si incappa sempre nell’equivoco.

MERCATO Si torna a parlare di “diverse italianità” dopo il caso della scuola inglese di un mese fa

Gaffe di AVIS che divide gli italiani in tre tipiLa compagnia di autonoleggio AVIS sul proprio sito UK chiede agli utenti che acquistano un noleggio la nazionalità, distinguendo tra Italia Continentale, Italia Sardegna e Italia Sicilia

AirHelp valuta le compagnie AirDolomiti in cima, Alitalia tra le peggioriAirHelp ha aggiornato la valutazione delle migliori compagnie aeree del mondo L’italiana Air Dolomiti seconda in assoluto Alitalia è 43esima di Emanuele VILLA

Il servizio offerto da AirHelp è mol-to interessante: l’azienda, infatti, è nata per “aiutare tutti i passeggeri aerei che si trovano in difficoltà. Aiutiamo i passeggeri di tutto il mondo ad ottenere risarcimento in caso di volo in ritardo, cancellazio-ne o sovraprenotazione”, e questo permette loro di conoscere il gra-do di soddisfazione degli utenti nei confronti delle compagnie aeree di tutto il mondo. Da qui a AirHelp Score il passo è stato bre-ve: l’azienda pubblica infatti una classifica aggiornata che valuta la compagnie aeree sulla base di tre criteri base, ovvero la qualità del servizio, la puntualità e la gestione dei reclami per voli in ritardo (e per le cancellazioni, immaginiamo). La notizia è che, tra le compagnie più utilizzate da clienti italiani, Air Do-lomiti è una vera potenza, classifi-candosi al secondo posto assoluto (al n.1 troviamo Qatar Airways) con un altissimo grado di qualità del servizio (10/10), ottima puntualità (8,2/10) e un’elevata valutazione di efficienza nel processo di reclamo (7,8/10), non al massimo assoluto (Austrian Airlines, KLM e Virgin Atlantic, per esempio, sono sopra) ma pur sempre elevato. La com-pagnia di bandiera Alitalia, invece, arriva in posizione n.43 pagando soprattutto una qualità del servi-zio valutata con 6/10, mentre è più elevata la valutazione degli altri pa-rametri (puntualità 7.3, processo di reclamo 7.3) ma la media fa comun-que segnare un discreto distacco rispetto ad altri player importanti di questo mercato come KLM (5°), Lufthansa (11°) e Austrian (3°).

di Alvise SALICE

Tesla scatenata. Dopo aver lanciato

in Europa l’iniziativa Drive To Belie-ve, per promuovere e far provare la

sua formidabile nuova berlina elettrica,

arriva ora direttamente dagli Stati Uniti

l’ultima, spettacolare manovra di livello

corporate: l’azienda automobilistica di

Palo Alto ha infatti annunciato l’acqui-

sizione di SolarCity, grande fornitore di

servizi ad energia solare. Costata 2.6

miliardi di Dollari, l’operazione è stata

così commentata da Elon Musk, presi-

MERCATO Tesla ha formalizzato l’acquisizione di SolarCity, fornitore di servizi ad energia solare

Tesla e SolarCity alimentano un Paradiso terrestre Tra i progetti che già sono realtà, spicca l’alimentazione ecosostenibile di un’intera isola

dente di Tesla e azionista di SolarCity

con il 20% delle quote: “Agendo come

un’unica compagnia, Tesla e Solar City

riusciranno a creare prodotti residen-

ziali, commerciali e di scala settoriale

completamente integrati, e che sapran-

no migliorare il modo in cui si genera, si

immagazzina e si consuma energia”.

Il sogno del visionario Musk dipinge

un mondo interamente ecosostenibile,

dove ogni cosa venga alimentata me-

diante energia pulita. Per iniziare a scal-

fire quella che oggi sembra pura utopia,

Tesla e SolarCity hanno presentato la

spettacolare struttura di Ta’u: quest’iso-

la delle Samoa Americane è alimenta-

ta da un impianto composto da 5.328

pannelli fotovoltaici, che si traducono in

1.4 Megawatt, stoccati in circa 60 Tesla

Powerpack. Una sorta di fantascientifico

Jurassic Park dell’energia solare, dove

quasi il 100% dei suoi “ingranaggi” può

continuare a funzionare fino a 3 giorni in

assenza di sole. Guardate questo video,

alzi la mano chi non vorrebbe trasferirsi

subito.

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MAGAZINEn.145 / 1629 NOVEMBRE 2016

di Roberto PEZZALI

L’anno terribile di Samsung non

è ancora finito: dai guai con gli

smartphone che prendono fuoco

si aggiunge ora un problema ancora più

serio che rischia di danneggiare l’imma-

gine della multinazionale, almeno in Co-

rea, più di quanto abbia fatto il Galaxy

Note 7. La storia in cui è finita Samsung

infatti è davvero preoccupante, un in-

trigo che coinvolge le più alte cariche

dello stato coreano, a partire dalla pre-

sidente Park Geun hye. Per capire cosa

è successo è necessario fare un passo

indietro: qualche giorno fa i cittadini co-

reani sono scesi in piazza per protesta-

re contro la presidente, una protesta fe-

roce che ha portato la leader del partito

democratico a scusarsi più volte davan-

ti alla popolazione senza però riuscire a

placare un clima che resta rovente. Park

Geun hye è infatti accusata di essere la

burattina di Choi Soon-sil, una amica di

famiglia senza alcun ruolo politico ma

capace con le sue pressioni di spostare

capitali, raccogliere finanziamenti e an-

che far stringere alleanze.

La strana amicizia tra Park Geun hye

e Choi Soon-sil ha radici antiche: Choi

Soon-sil è infatti la figlia del fondatore di

una setta religiosa chiamata la “Chiesa

della vita eterna”, Choi Tae-min, un pas-

sato di agente di polizia poi diventato

monaco buddista e infine fervente cat-

tolico. Un personaggio bizzarro, che ne-

gli anni ottanta ha avvicinato Park Geun

hye dopo la morte della madre diven-

tando il suo mentore e il suo consigliere

privato, un ruolo che è stato poi passato

secondo l’intelligence coreana alla figlia

fino ai giorni nostri. Qui entrano in gioco

MERCATO Uno scandalo agita la Corea del Sud e travolge anche il colosso dell’elettronica

Cavalli, sciamani e viagra. Anche Samsung nello scandalo che agita la Corea del Sud La sede di Samsung è stata perquisita alla ricerca di prove legate a fusioni sospette

Samsung: sfruttando la sua influenza e

la sua amicizia con l’attuale presidente

in carica Choi Soon-sil, soprannomina-

ta “la sciamana”, è riuscita a farsi dare

dalle grosse aziende coreane milioni di

dollari per le sue fondazioni. Samsung,

in particolare, avrebbe versato in una

prima battuta 8 milioni di dollari ad una

fondazione e avrebbe successivamen-

te contribuito con 2.5 milioni di dollari

alla formazione equestre della figlia

della sciamana in Germania. La sede

e gli uffici di Samsung sono stati per-

quisiti e l’azienda ha confermato il raid

senza commentare, tuttavia pare che

la perquisizione sia legata ad un’altra

questione ben più grave dei 10 milioni

di dollari versati. Sembra infatti che Park

Geun hye e Choi Soon-sil abbiano fatto

pressioni (non si capisce in che modo

ancora) per agevolare e concludere la

fusione tra Cheil Industries e Samsung

C&T, una fusione da 8 miliardi di dolla-

ri che nel 2015 era finita alle cronache

dopo il tentativo dei piccoli azionisti di

bloccare il tutto. L’operazione, giudica-

ta da tutti come controproducente, si

concluse solo grazie all’intervento del

fondo pensionistico nazionale (anche

lui perquisito) e del presidente: un dato

questo emerso negli interrogatori ad

uno dei collaboratori del presidente ar-

restato nei giorni scorsi.La “sciamana”

al momento è in carcere, e secondo

Park Jugeun, il capo dell’autority che

controlla le grande aziende di famiglia

coreane, nel caso in cui gli inquirenti

dovessero trovare le prove che dimo-

strano il finanziamento da parte di Sam-

sung delle organizzazioni di Choi Soo-sil

e degli allenamenti a cavallo della figlia

in Europa per l’azienda famosa in tutto il

mondo si prospetterebbero tempi duri,

con gli azionisti di Samsung stessa che

potrebbero anche intraprendere azioni

legali.

Nel frattempo lo scandalo prende an-

che una piega “hot”: il governo coreano

avrebbe comprato ingenti quantitativi di

Viagra da utilizzare per alleviare i sinto-

mi dell’altitudine durante i recenti viaggi

del presidenziale in Ethiopia, Uganda, e

Kenya. Ma ovviamente non ci crede più

nessuno.

Choi Soon-sil, la “sciamana”, arrestata nei giorni scorsi.La presidente Park Geun hye al centro della crisi.

Amazon venderà i biglietti dei concerti Minaccia a Ticketone?Amazon vuole estendere il servizio di biglietteria online di eventi musicali fuori dell’Regno Unito, Paese in cui è già attivo Pare che l’azienda stia pensando a un servizio premium, una sorta di Prime Ticketing di Emanuele VILLA

Amazon continua nel processo di espansione: nel Regno Unito, il gruppo di Bezos ha inaugurato un anno fa il servizio di vendita di bi-glietti per eventi musicali e teatrali, servizio che pare sia andato molto bene. Ora, secondo Recode, Ama-zon avrebbe interesse non solo ad estendere e potenziare il proprio servizio su diversi mercati (non me-glio precisati), ma anche a creare una sorta di servizio Prime Tickets che va a sommarsi ai servizi in ab-bonamento sulle spedizioni gratui-te, il video on demand (prossima-mente in Italia) e via di seguito. La fantasia galoppa: si pensa già che l’abbonamento Prime permetta di partecipare a un numero definito di eventi ogni anno, ma per ora non c’è nulla di ufficiale se non l’intenzione dell’azienda di creare qualche ser-vizio particolare. Inoltre, si diceva che Amazon avesse interesse ad entrare nel mondo dello streaming sportivo: ecco, magari oltre alle par-tite in streaming, ci darà anche i bi-glietti per vedere le stesse dal vivo. Ma anche qui, stiamo galoppando con la fantasia. Più concreta, qua-lora Amazon Ticketing dovesse en-trare in Italia, è la concorrenza che si verrebbe a creare con Ticketone, che al momento rappresenta il rife-rimento italiano nel settore nel no-stro Paese. La concorrenza con un colosso come Amazon non potreb-be che avere positive ripercussioni sulla qualità del servizio e, perchè no, anche sui prezzi finali.

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MAGAZINEn.145 / 1629 NOVEMBRE 2016

di Roberto PEZZALI

Smartphone, guadagna solo Ap-

ple: Strategy Analytics, una delle

migliaia di società di analisi che

orbitano attorno all’immenso mondo del

mobile ha rilasciato nei giorni scorsi il

classico report dove, secondo le stime,

Apple avrebbe calamitato nell’ultimo

trimestre il 91% dei profitti realizzati nel

segmento degli smartphone. La tabel-

la rilasciata dalla società è abbastanza

chiara: dei 9.4 miliardi di dollari che il

mercato mobile ha generato, Apple ne

ha portati a casa 8.5 miliardi, lasciando

agli altri le briciole.

Un dato che stupisce, anche perché non

si riferisce all’indotto dell’intero ecosiste-

ma ma solo ed esclusivamente alla ven-

dita dei terminali: servizi, applicazioni,

accessori non rientrano nel calcolo e la

conferma ce l’ha data direttamente Neil

Mawston, Executive Director di Strategy

Analytics.

Dopo la recente “sbandata” di Kantar sul-

le quote di mercato italiane, dove secon-

do la società di analisi Huawei avrebbe

passato Samsung, dato assolutamente

sbagliato, ci siamo presi qualche giorno

MERCATO Un report della società di analisi Strategy Analytics fotografa il mercato degli smartphone

Smartphone, Apple è l’unica a guadagnare Possibile che Apple sia l’unica a realizzare profitti? Abbiamo approfondito la situazione

per andare a fondo, partendo dai dati di

vendita degli smartphone.

Secondo Gartner, altra società di analisi,

Apple ha venduto nel Q3 43 milioni di

iPhone. Se prendiamo per vero questo

dato per vero e facciamo la semplice

divisione vuol dire che Apple ha gua-

dagnato in media 198$ per ogni iPhone

venduto. Nei dati rilasciati da Strategy

Analytics, Huawei è la seconda, con

“solo” 200 milioni di dollari di profitti: se-

condo i calcoli, Huawei ha quindi guada-

gnato in media 7$ per ogni smartphone

venduto. Tutti gli altri, inclusa Samsung,

hanno fatto peggio, e questo ci porta a

chiederci per quale motivo i produttori

dovrebbero continuare a produrre smar-

tphone Android se il loro

margine è così ridicolo. Non

solo: i produttori di smar-

tphone Android non guada-

gnano neppure con l’ecosi-

stema, quindi se prendiamo

da una parte le vendite di

terminali e dall’altra i ridicoli

profitti sembra quasi che

Samsung, Huawei e tutti

gli altri siano solo schiavi al

servizio di Google, che pa-

radossalmente guadagna

più di loro per ogni termina-

le venduto.

Abbiamo condiviso i dati con Neil

Mawston, Executive Director di Stra-

tegy Analytics, che ci ha confermato la

bontà della loro analisi affermando che

senza dubbio “Apple prende quasi ogni

singolo dollaro di profitto nel mercato

degli smartphone globale di oggi”. E lo

fa perché “Apple ha i prezzi più alti per

i suoi smartphone e mantiene i costi di

produzione al minimo grazie all’outsour-

cing verso aziende a basso costo come

Foxconn. Apple ha inoltre un controllo

del prezzo, della logistica e dei costi

dei componenti tra i migliori del settore

smartphone e elettronica, forse il miglio-

re in tutto il pianeta in qualsiasi settore.”

Mawston chiarisce anche che Strategy

Analytics calcola il profitto togliendo dal-

l’utile lordo totale i costi operativi prima

delle imposte, per evitare di falsare i dati

con i differenti regimi fiscali.

A questo punto chiediamo a Mawston

perché allora, secondo lui, i produttori

di smartphone continuano a produrli se

il loro guadagno è praticamente nullo,

e fermo sulle sua convinzioni il mana-

ger conferma che su 1.000 produttori

di smartphone Android al mondo, sono

meno di 50 quelli che non perdono soldi.

Inoltre i brand cinesi come Huawei, che

ora è al secondo posto, sono più interes-

sati alla crescita e alla quota di mercato

che al guadagno: l’importante è essere

tra i primi, anche a costo di perdere sol-

di. L’assenza di Samsung è in ogni caso

particolare, ma Mawston chiarisce che

Samsung è caduta dal secondo posto

al nono posto a causa del Galaxy Note

7: dai profitti fatti con il Galaxy S7 e gli

altri modelli la società di analisi ha infatti

tolto i 2 miliardi di dollari di “spese” ne-

cessarie per il richiamo e la gestione del

prodotto che, come tutti sanno, ha preso

“fuoco”. Sarà davvero così? Il dubbio in

ogni caso resta: se non si calcolano ser-

vizi e accessori, a nostro avviso il diva-

rio tra Apple e gli altri è troppo ampio.

Amazon cancellerà le recensioni sospetteAmazon introduce nuove linee-guida per le recensioni-cliente Sono state bandite le “recensioni oneste” di Alvise SALICE

4.36 stelle contro 4.74 (su 5): è la differenza riscontrata fra la media-voto delle “recensioni indipenden-ti”, ossia quelle susseguenti ad un regolare acquisto, e le cosiddette “recensioni oneste”, che alcuni ne-gozianti erano soliti richiedere all’at-to di regalare un prodotto all’uten-te. Varando nuove linee-guida, Amazon ha categoricamente vieta-to quelle che ora definisce “recen-sioni a pagamento”, bandite al pari delle recensioni promozionali (os-sia le opinioni dello stesso produt-tore, autore o venditore, proibite da sempre). Stando ad una recente indagine eseguita da ReviewMeta, analizzando 65 milioni di recensio-ni su 32.060 prodotti complessivi, è emerso che Amazon negli Stati Uniti ha già cancellato 500.000 recensioni: il 71% erano manifesta-mente “a pagamento”, il restante 29% esibivano un voto sospettosa-mente sproporzionato rispetto alle altre opinioni pubblicate su di un dato oggetto. In base alle statisti-che pubblicate dall’azienda, que-sto duplice intervento dovrebbe migliorare la trasparenza valutativa in cui tutti i clienti confidano mentre scelgono se acquistare o meno un oggetto, basandosi sulle opinioni di altri acquirenti. Tuttavia, nella pratica non si può dire che Ama-zon abbia già risolto totalmente il problema. Negoziante ed utente potranno ancora accordarsi per scambiare un bene in regalo con una recensione “onesta/a paga-mento”: gli basterà farlo in modo occulto. Il primo, decisivo passo è stato compiuto, ma ne restano altri da fare prima che si possa conside-rare effettivamente estirpata la pia-ga delle “recensioni a pagamento”, un doping che inquina il mercato online in ogni settore.

GLOBAL SMARTPHONE PROFIT BY VENDOR

OPERATING PROFIT

(US$, BILLIONS)

OPERATING PROFIT SHARE

(%)

Apple 8,5 91 %

Huawei 0,2 2,4 %

Vivo 0,2 2,2 %

OPPO 0,2 2,2 %

Others 0,2 2,2 %

TOTAL 9,4 100 %

VENDOR 3Q16 UNITS3Q16 MARKET

SHARE (%)3Q15 UNITS

3Q15 MARKET SHARE (%)

SAMSUNG 71,733.5 19,2 83,586.7 23.6

APPLE 43,000.7 11,5 46,062.0 13.0

HUAWEI 32,489.5 8,7 27,412.7 7.7

OPPO 24,936.6 6,7 11,868.6 3.4

BBK 19,878.9 5,3 10,437.4 2.9

OTHERS 181,253.3 48,6 174,812.8 49.4

TOTAL 373,292.5 100.0 354,180.2 100.0

La tabella rilasciata da Strategy Analytics.

In questa tabella i dati ufficiali di vendita degli smartphone.

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MAGAZINEn.145 / 1629 NOVEMBRE 2016

di Gianfranco GIARDINA

O re 20:45 del 20 novembre 2016: il 4K ha de-

buttato in Serie A, sul canale 391 del digitale

terrestre, Premium Sport 4K. E non ci poteva

essere occasione migliore: questo Milan-Inter è stato

probabilmente il derby che più di tutti aveva bisogno

dell’UltraHD, visto che le due squadre sono scese in

campo con magliette molto, troppo simili. Totalmente

indistinguibili per gli spettatori in standard definition:

solo i pantaloncini (bianchi quelli dell’Inter, neri quelli

del Milan) hanno permesso di capirci qualcosa. In 4K

è andata meglio: l’ultra risoluzione ha reso leggibi-

li le strisce colorate delle magliette di Milan e Inter,

anche se certamente l’assenza di forti contrasti tra le

due divise non ha permesso di godere di un chiaro

colpo d’occhio.

L’avevamo già visto alla finale di Champions e nelle

7 partite dei Campionati Europei: il 4K nel calcio fun-

ziona e bene, a patto ovviamente di avere un grande

schermo e non essere troppo lontani. Per grande

schermo – lo chiariamo – oramai intendiamo almeno

un 65”: il 55”, a meno di non guardarlo da un metro

di distanza, non dà un vero valore aggiunto.

Dettagli perfetti e movimenti fluidiVeniamo alle immagini: la qualità è molto alta, anche

sui movimenti rapidi di camera, che ovviamente fan-

ENTERTAINMENT Il 4K ha debuttato in Serie A: Milan-Inter del 20 novembre è stata la prima partita di campionato in UltraHD

Milan-Inter in 4K: immagini davvero splendide Ma serve un TV con uno schermo molto grandeImmagini di altissima qualità e dettaglio, ma per apprezzarle al meglio serve almeno un 65” e distanze di visione ridotte

no perdere un po’ di dettaglio, ma che non distur-

bano. Il TV 4K sul quale lo guardiamo (un Samsung

KS9500 da 65”) sembra proprio dare il massimo di

sé in questo contesto. Le immagini sono dettagliatis-

sime, malgrado la resa leggermente slavata, effetto

congiunto della ripresa in notturno e di un pochino di

foschia enfatizzata dai riflettori.

L’inquadratura principale era quantomeno inconsue-

ta, rispetto a quanto siamo abituati di vedere da San

Siro: infatti la telecamera 1 è stata posta al secondo

anello (e non come succede abitualmente al primo);

la ripresa della versione HD è invece stata fatta dal-

la posizione più bassa. In realtà, ai più attenti non

sarà sfuggito che anche la finale di Champions (sia

la versione 4K che quella HD) era stata ripresa dal

secondo anello.

Le immagini del dettaglioNella sequenza di foto che pubblichiamo si può ave-

re un’idea del dettaglio raggiunto dalla trasmissione.

La fotografia ravvicinata enfatizza i singoli pixel e i

gap tra di essi, ma in realtà l’occhio “integra” queste

informazioni in una visione di grande dettaglio.

Il dettaglio non si discute. Si discute forse di più la

possibilità che alcuni schermi 4k siano troppo pic-

coli rispetto alla distanza di visione: nel nostro setup

il 65” ha offerto una visione confortevole e di gran

dettaglio anche a poco più di un metro di distanza

di visione, una situazione certamente inconsueta per

le case italiane. Per il momento le trasmissioni in 4K

non hanno una codifica HDR: quando questo acca-

drà (probabilmente nel corso del 2017), il 4K avrà un

motivo di esistere in più, anche per coloro che non

hanno un rapporto tra dimensione schermo e distan-

za di visione super-generoso.

Fino ad allora, il maggior limite di una partita in 4K

sarà proprio lo schermo a casa degli spettatori,

probabilmente troppo piccolo. La regia in 4K deve

essere diversa da quella standard: le inquadrature

diventano più larghe perché, malgrado ciò, ho tutto

il dettaglio che serve e perché si presuppone che la

Inquadratura totale dello stadio

Il gruppetto di bambini a centrocampo è perfet-tamente leggibile in ogni suo componente, mal-grado si tratti di un piccolo dettaglio nel quadro molto largo.

L’uomo sandwich che fa pubblicità all’intervallo è molto ben visibile e a occhio nudo si vede bene la scritta “RADIO”, malgrado sia davvero molto piccola.

Gli striscioni disposti a bordo campo ci possono dare un’idea molto percisa della nitidezza e della eccezionale defizione raggiunta dalle immagini riprese in 4K.

segue a pagina 07

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MAGAZINEn.145 / 1629 NOVEMBRE 2016

visione sia più ravvicinata. Vedere una sequenza di

inquadrature strette (come accade spesso in HD) su

un 65” a due metri di distanza diventa fastidioso.

Chi però vede il 4K magari su un 55” magari da 4

metri non potrà che esserne deluso: nessun detta-

glio percepito in più rispetto all’HD e inquadrature

meno “ficcanti”. Ma il baco non è nel 4K ma nell’illu-

sione che si potesse avere qualche vantaggio con

questa tecnologia a distanze di visione pari a 3-4

volte la diagonale.

La messa in onda è andata molto bene dal punto di

vista tecnico, senza alcun problema (se si eccettua-

no un paio di ralenti leggermente “zoppicanti”) e il

commento di Pardo e Sacchi è stato a nostro avviso

addirittura migliore di quello principale mandato in

onda sui canali HD e SD. Le diverse modalità di en-

coding e messa in onda hanno però evidenziato un

discreto ritardo del canale 4K, cosa non ottimale per

ENTERTAINMENT

Milan-Inter in 4Ksegue Da pagina 06

il calcio, soprattutto in altre stagioni in cui le finestre

aperte fanno rischiare lo “spoiler” dei gol in arrivo.

Il derby in 4K è un regalo di SamsungVa detto che il derby della Madonnina in 4K è un re-

galo di Samsung: Mediaset Premium ha i diritti per tra-

smettere le partite di campionato in 4K e la Lega da-

rebbe volentieri la disponibilità a produrre un match a

giornata, che però costerebbe non poco a Mediaset.

Questa volta lo sponsor è stato Samsung, appunto, i

cui spot sono stati gli unici (salvo i promo Mediaset)

visti prima e dopo la partita, oltre che nell’intervallo.

di Roberto PEZZALI

Con un colpo neppure troppo

a sorpresa Samsung mette le

mani su QD Vision, una delle più

grosse aziende al lavoro sui Quantum

Dots. Fondata nel 2004 da un gruppo

di ricercatori del MIT, QD Vision ha già

lavorato con Samsung in precedenza,

ed è l’azienda che al momento fornisce

i materiali dei base per i filtri da usare

nei TV SUHD dell’azienda coreana. Un

affare da 70 milioni di dollari, noccioli-

ne dopo gli 8 miliardi spesi per Harman

ma altrettanto importanti se si guarda

al futuro: Samsung ha deciso di non

seguire la strada degli OLED e sta pun-

tando tutto sui micro LED, display inor-

ganici self emitting per i quali i Quan-

tum Dots sono fondamentali.

Al momento si stima che Samsung pos-

sa iniziare la mass production dei nuovi

TV entro il 2018, e l’acquisizione di QD

Vision non cambierà ci certo i piani.

A dispetto di quanto si possa pensare,

infatti Samsung già da tempo lavora

con l’azienda americana, e questa ac-

quisizione più che alle tecnologie (a cui

MERCATO QD Vision è una delle aziende più importanti nello studio della tecnologia quantum dots

Samsung ha acquisito anche QD Vision Mira ad avere l’esclusiva dei TV del futuroL’aquisizione è una mossa strategica piuttosto che pratica: a Samsung interessano i brevetti

Samsung già accede da tempo) mira

ad acquisire i brevetti e tutto quello

che sta dietro una delle più incredibili

tecnologie mai viste per uno schermo.

Samsung portandosi in casa tutti i se-

greti e i brevetti di QD Vision si assicu-

ra l’esclusiva di quella che tra tutte le

tecnologie è la più promettente e allo

stesso tempo impedisce ai suoi com-

petitor di utilizzare lo stesso fornitore.

Oggi QD Vision fornisce filtri quantum

anche ad altre aziende di TV come

TCL, HiSense e Sony: con QD Vision in

mano a Samsung questi ultimi saranno

costrutti a guardarsi altrove.

MERCATO

Microsoft entra nella Linux FoundationSembrano passati secoli da quando Steve Ballmer definiva Linux un cancro. Era il 2001 e il non ancora CEO di Microsoft, rendeva fin troppo chiara l’opinione dei vertici di Redmond nei confronti del sempre più attivo movi-mento open source. Ora Microsoft, con Satya Nadella alla guida, fa dietrofront ed entra ufficialmente nella Linux Foundation come platinum member. Una decisione importante, magari non del tutto sorprendente considerando che la principale novità dello scorso Build è stata l’integrazione della bash di Linux all’interno di Windows 10, ma pur sempre notevole. Alla luce di questi cambiamenti, l’entrata nella Linux Foundation si tradurrà in una maggiore collaborazione tra Microsoft e la comunità open source, col fine ultimo di offrire servizi mobile e cloud a un numero sempre maggiore di utenti. Lungi dall’apparire una semplice azione filantropica (la membership platinum richiede un fee di 500.000 dollari all’anno), la mossa sembra dettata dagli interessi di Microsoft nello sviluppo di Linux, in special modo pensando all’importanza di Azure nei piani a lungo termine dell’azienda.

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MAGAZINEn.145 / 1629 NOVEMBRE 2016

di Franco AQUINI

Chi ha viaggiato negli ultimi anni con Alitalia su

voli a lungo raggio avrà avuto modo di vivere

un esperienza ai confini del tempo. Il sistema

di intrattenimento a bordo, pensato per intrattenere

i viaggiatori durante le lunghe tratte intercontinentali,

propone ancora oggi film nati in 16:9 (se non addirit-

tura in cinemascope) e rimasterizzati appositamente

in 4:3 con la classica (e oramai desueta) mutilazione

pan&scan. Uno scempio che però - come abbiamo

scoperto in esclusiva - sta per finire. Ma andiamo per

gradi.

Un solo master per tutti gli aerei codificato in MPEG1Immaginate film di primo livello, ricchi di effetti speciali

e scene mozzafiato mutilati di buona parte del foto-

gramma e mostrati sullo schermo 16:9 con due bande

nere laterali. La prima domanda che ci si pone è sem-

plicemente: perché?

La cosa è ancor più fastidiosa in considerazione del

fatto che su molti aeromobili Alitalia lo schermo del

sistema di in-flight entertainment è appunto 16:9.

Un vero peccato, perché la selezione di film è quasi

sempre ampia e con titoli recenti e - artisticamente

- di buona qualità. Il volo diventa così un momento

ideale per dedicarsi alla visione di film e recuperare

magari qualche titolo che ci si è persi al cinema. Un

piacere che viene in gran parte smorzato dall’opera

di rimasterizzazione che Alitalia commissiona alle

società che forniscono i contenuti e che impone al-

l’utente uno spiacevole balzo indietro nel tempo.

L’avviso mostrato all’inizio della visione parla chiaro:

“I contenuti sono stati modificati per essere adattati al

dispositivo”. Almeno fosse - viene da pensare - dato

che lo schermo - almeno quello che molti viaggiatori si

trovano davanti - è un 16:9, mentre il film viene dram-

maticamente tagliato in 4:3. Inoltre, va anche citata la

codifica oramai sorpassata: i film sui voli Alitalia, alme-

no secondo quanto comunicatoci dalla società, sono

ancora codificati in MPEG1: la codifica poco efficiente,

ENTERTAINMENT Da tempo arrivano a DDAY.it le segnalazioni di diversi passeggeri Alitalia che lamentano film tagliati in 4:3

Alitalia, dal 2017 i film a bordo saranno in 16:9Con il passaggio della maggioranza dei velivoli al widescreen, nel 2017 verranno acquistati i master dei film in formato 16:9

unita al bitrate e alla risoluzione decisamente bassi,

genera i “quadrettoni” che caratterizzano l’immagine,

soprattutto sugli sfondi, cosa che ricorda più il mondo

di Minecraft che Hollywood.

Privilegiato il 4:3 per “difendere” il maggior numero di aeromobili La codifica è ancora MPEG1Ci siamo mossi per cercare di capirne di più su questa

- almeno apparente - assurdità. Tanto più che tutte le

principali linee aeree europee (come Lufthansa e Bri-

tish Airways) sono da tempo passate ai master wide-

screen. Gli aeromobili a lunga percorrenza di Alitalia,

quelli che sono equipaggiati con un sistema digitale di

intrattenimento in volo, sono 24 (25 a breve con l’intro-

duzione di un nuovo Boeing 777). Di questi, fino a pochi

mesi fa la maggioranza disponeva appunto di schermi

4:3. Tra le soluzioni possibili per ovviare a questa situa-

zione c’era la possibilità di mostrare un contenuto nel

formato 16:9 corretto (o più corretto) con le bande nere

sopra e sotto (il classico letterbox) oppure il pan&scan

a schermo 4:3 intero. Oggettivamente, fare letterbox

su un display molto piccolo e a una risoluzione molto

bassa, avrebbe portato a una dimensione utile e a una

qualità dell’immagine decisamente ridotta. Per questo

motivo Alitalia ha deciso - almeno fino ad oggi - di ri-

correre al master pan&scan tagliato ai lati. Purtroppo

- ci hanno spiegato da Alitalia - è impossibile acquistare

due master diversi per ogni film perché questo avreb-

be di fatto raddoppiato i costi, cosa non certo intuitiva

ma che non abbiamo elementi per smentire. Di fatto,

così facendo, Alitalia ha penalizzato i velivoli meglio at-

trezzati e i loro passeggeri, propinando film mutilati in

pillarbox su schermi 16:9.

Dal 2017 solo master in 16:9 Almeno si spera.La situazione potrebbe però cambiare presto. Infatti,

tutto il parco aeromobili a lungo raggio di Alitalia sta

da mesi subendo il cosiddetto “refitting”, una ristruttu-

razione in piena regola che prevede la sostituzione di

tutti gli interni, sistema di entertainment compreso. A

questo punto i mezzi con i nuovi sistemi con schermi

16:9 sono diventati 14, contro i 10 non ancora adeguati

(ma che saranno rimodernati nei prossimi mesi). Per

questo motivo - secondo quanto comunicatoci da Ali-

talia stessa - dall’anno nuovo, anzi forse già dal mese

di dicembre di quest’anno, gli acquisti dei nuovi ma-

ster saranno fatti in 16:9, andando finalmente a mas-

simizzare la qualità percepita dalla maggioranza dei

viaggiatori Alitalia. Un altro effetto della novità annun-

ciata sarà anche il passaggio alla codifica MPEG4 che,

a parità di bitrate, dovrebbe drasticamente migliorare

non poco la qualità di immagine. La decisione dovreb-

be avere effetti quasi immediati: i diritti dei film per il

mondo aeronautico vengono acquistati normalmente

per periodi di due mesi. Al più tardi a marzo 2017 sui

voli Alitalia dovrebbero esserci solo film in formato

16:9. Ci rallegriamo della novità e prendiamo nota del-

l’impegno di Alitalia per verificare nei prossimi mesi

quanto verrà effettivamente fatto. Resta il dubbio su

che cosa accadrà sulle macchine non ancora aggior-

nate al 16:9: siamo sicuri che anche il vecchio sistema

di bordo sia in grado di decodificare stream MPEG4?

Oppure, solo per questi aerei verrà mantenuto il vec-

chio master 4:3? Se sarà così, allora resta da chiedersi

perché il passaggio al 16:9 non sia stato deciso prima,

per esempio prima della nostra segnalazione. Ma que-

sto, probabilmente, non lo sapremo mai.

In questo esempio ecco come un film in widescreen viene visualizzato su display 4:3 e su display 16:9 a seconda della scelta che viene fatta per il formato del master. Ovviamente con il master in 4:3 una parte rilevante del fotogramma viene persa. In questa scena in particolare la parte persa è poco significativa, ma normalmente può anche portare a tagli di soggetti importanti.

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MAGAZINEn.145 / 1629 NOVEMBRE 2016

di Gianfranco GIARDINA

S e ne parla addirittura dallo scor-so luglio e di fatto DDAY.it aveva anticipato la notizia già a otto-

bre. Ora è ufficiale: l’era del 4K HDR

è iniziata anche su Infinity. Infatti, già

sono stati caricati sulla piattaforma i

primi film Ultra HD a gamma dinami-

ca estesa e presto saranno disponibili

i primi 23 titoli, tutti tratti dalla library

Warner. Al momento, però, solo gli

utenti di TV Samsung saranno in grado

di vedere questi contenuti, radunati in

un’apposita sezione del catalogo: i film

4K HDR su Infinity infatti per tre mesi

saranno un’esclusiva per i clienti Sam-

sung; trascorso questo periodo (e quin-

di presumibilmente a partire da metà

febbraio) tutti gli abbonati Inifnity con

TV 4K HDR saranno in grado di acce-

dere a questa sotto-library, man mano

che i client aggiornati saranno disponi-

bili sui diversi device. Non è una cosa

nuova: già lo scorso anno, i primissimi

film 4K su Infinity (allora non HDR) fu-

rono concessi in esclusiva a Samsung,

prima di diventare accessibili a tutti gli

abbonati. Ora è il turno dei film HDR.

Infinity è già al lavoro con altri produttori

per attivare la futura compatibilità HDR:

tra i TV sono in dirittura d’arrivo (comun-

que dopo la scadenza dell’esclusiva

Samsung) anche LG, Sony e Hisense;

sul fronte console, il team tecnico sta

lavorando su PS4 Pro, mentre per XBox

One S i tempi sembrano un po’ più lun-

ghi. “Le maggiori difficoltà – ci spiega-

no da Infnity – le troviamo nel ottenere

dalle major tutte le autorizzazioni e a

implementare tutti i livelli di sicurezza

che ci richiedono”.

I film sono codificati in HDR 10 e sono di-

sponibili – cosa molto importante – an-

che in risoluzioni ridotte per favorire chi,

per motivi di banda, si deve acconten-

tare di uno stream ridotto: infatti già a

720p si potrà fruire delle codifiche HDR,

oltre che a 1080 e ovviamente a 2160

linee, il cui flusso arriva 15 mbit/sec.

Abbiamo avuto modo di vedere in an-

teprima qualche porzione dei film HDR

disponibili con un TV Samsung HDR

(non Full LED) da 55” e dobbiamo dire

che la qualità ci è parsa ottima: malgra-

do fossimo a poco più di un metro di di-

ENTERTAINMENT Infinity scommette su 4K e HDR, si parte con 23 film dalla library Warner

Infinity al via con i primi 23 film 4K HDR I primi tre mesi solo con i TV SamsungPer tre mesi l’HDR sarà un’esclusiva Samsung, poi arriverà anche su TV LG, Sony e Hisense

stanza non abbiamo

percepito particolari

artefatti e anzi la vi-

sione è parsa assai

godibile; Il contribu-

to dell’HDR è stato

immediatamente

chiaro, soprattut-

to nelle scene più

contrastate. Non c’è

dubbio che, rispetto

a una visione con-

venzionale, il salto di qualità permesso

dall’HDR sia notevole, decisamente più

alto a quello ottenibile con il semplice

passaggio dalla risoluzione Full HD a

quella 4K, anche in considerazione dei

rapporti più comuni nelle case italiane

tra dimensione schermo e distanza di

visione.

I 23 film HDR interessati dall’operazio-

ne sono i seguenti (ci sono state alcune

new entry e qualche modifica rispetto

alla prima lista diramata precedente-

mente):

The Gallows

Vacation - Come ti rovino le vacanze

Mad Max: Fury Road

Entourage

Goodfellas - Quei bravi ragazzi

The Intern - Lo stagista inaspettato

Annabelle

Conjuring

Pan – Viaggio sull’isola che non c’è

Heart Of The Sea – Le origini di Moby

Dick

How to be single - Single ma non troppo

Batman v Superman: Dawn of Justice

Pacific Rim

Me before you - Io prima di te

I’m Legend - Io sono legenda

Argo

The Legend of Tarzan

Suicide Squad

The Hangover - Una notte da leoni 1

The Hangover - Una notte da leoni 2

The Hangover - Una notte da leoni 3

War dogs

The Town

Si tratta di titoli in alcuni casi molto re-

centi (come per esempio nel caso di

Pan e Mad Max: Fury Road) praticamen-

te ancora nella finestra di pay TV, arriva-

ti su Infinity con un timing decisamente

inconsueto per una piattaforma di Sub-

scription Video on Demand. Altri titoli

verranno via via introdotti, pescando

anche al di fuori della pur ricca library

Warner. Grazie alla promozione Sam-

sung DreamPack preanatalizia, chi ac-

quista un TV Samsung KU (da 6300 in

su) o KS avrà in regalo, tra le altre cose,

un anno di abbonamento a Infinity con,

ovviamente, anche i contenuti HDR.

Anche questo è un tassello nel mosaico

dei contenuti 4K HDR che inizia final-

mente a formarsi: una buona ragione

anche per i più scettici per iniziare a

guardarsi in giro e considerare l’acqui-

sto di un nuovo TV HDR.

Netflix in 4K su PC Ma i modelli compatibili sono pochissimiNetflix finalmente abilita l’uso dei PC come sorgente per i video in 4K Le limitazioni imposte sono pero rigidissime, processore Kaby Lake e browser Edge di Roberto PEZZALI

Finalmente arriva Netflix in 4K su PC, meglio tardi che mai si potrebbe dire. In realtà il “parto” della nuova applicazione per Win-dows non è stato dei più semplici, perché per il timore della pirateria Netflix ha richiesto che venissero adottate tutte le soluzioni possibili per proteggere lo stream in usci-ta dalla scheda video. Il risultato è un prodotto che funziona, ma che in pochissimi potranno utiliz-zare: Netflix infatti richiede non solo l’utilizzo del browser Edge di Microsoft, ma anche un processo-re Intel di ultima generazione, ov-vero una CPU Kaby Lake. AMD è tagliata fuori, così come il 99% dei PC sul mercato: ad oggi i prodotti con a bordo Kaby Lake si conta-no sulle dita di una mano, anche perché Intel ha distribuito al mo-mento solo alcune versioni del processore. Difficile capire quale sia la motivazione dietro la richie-sta di una cpu Kaby Lake: il pro-cessore Intel sotto il profilo video è dotato di decodifica HEVC a 10 bit, ma anche i prodotti della pre-cedente generazione se dotati di una buona scheda video possono gestire una decodifica 4K HEVC senza problemi. La possibilità di fruire di Netflix in 4K usando un PC come player sembra in ogni caso un “plus” non troppo utile: quasi tutti i TV 4K sono dotati di app per smart TV, e la nuova Chromecast Ultra è decisamente più flessibile e pratica di un intero PC collegato ad un eventuale mo-nitor o proiettore.

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MAGAZINEn.145 / 1629 NOVEMBRE 2016

di Gianfranco GIARDINA

G ià nello scorso settembre DDAY.it aveva raccolto alcune indiscre-zioni secondo le quali la macchina

di Amazon Video, il servizio di Subscrip-

tion Video On Demand che si candida

ad essere il principale concorrente di

Netflix, si era messa in moto anche in

Italia: i produttori di Smart TV impegna-

ti ad integrare il client sui propri appa-

recchi e gli uomini di Bezos in cerca di

diritti. Ora è il tempo delle conferme: le

indiscrezioni hanno lasciato spazio a ra-

gionevoli certezze quando nelle scorse

ore è stato diffuso in video dai condut-

tori di The Grand Tour (gli ex Top Gear,

per intenderci) in cui viene annunciato

l’arrivo “globale” di Amazon Video e con

esso della trasmissione che è esclusiva

di Amazon. In questo video, i tre con-

duttori confermano che entro dicem-

bre Amazon Video sarà disponibile in

ENTERTAINMENT Gli indizi diventano certezze: Amazon Video sbarca in Italia e altri 200 Paesi

Amazon Video debutta in Italia a dicembreCon le conferme da parte dei conduttori di The Grand Tour e gli uomini di Amazon in giro per l’Italia a rastrellare diritti, oramai siamo in attesa solo della comunicazione ufficiale

200 Paesi, un numero che di certo non

può escludere l’Italia. Ma ci sono altre

tracce che svelano il prossimo arrivo di

Amazon: DDAY.it infatti è venuta a sa-

pere che una delegazione dell’azienda,

proveniente dalla Germania, è attesa a

Milano per concludere l’acquisizione di

alcuni diritti locali, il che lascia pensare

che lo sbarco in Italia sia oramai pros-

simo. Amazon, contattata da DDAY.it a

riguardo, si è limitata a non commentare

le indiscrezioni dando appuntamento

“a presto” per aggiornamenti: un appa-

rente no comment dietro il quale si cela,

praticamente, una tacita ammissione. La

pausa natalizia sarà quindi l’occasione

ideale per attivare il periodo di prova e

vedere se Amazon Video può veramen-

te competere, come piattaforma e come

catalogo, con Netflix e compagni.

Con Euronews English HD TivùSat arriva a quota 75 canaliArriva su TivùSat la nuova versione in HD del canale allnews europeo, portando a 15 il numero dei canali HD presenti nella piattaforma sulle 75 televisioni complessivamente disponibili di Roberto FAGGIANO

Buone novità sulla piattaforma di TV satellitare TivùSat: da poco è stata inserita alla posizione 160 la nota emittente Euronews nella nuova versione in alta definizione denomi-nata Euronews English HD. La nuo-va variante del canale europeo dedicato alle notizie è diffusa nella sola lingua inglese, contrariamente alla versione standard che ha pure il commento in italiano.Con il nuovo arrivo TivùSat tocca il traguardo delle 75 emittenti tele-visive, delle quali 15 in alta defini-zione. A queste vanno aggiunti tre canali Ultra HD 4K: quello della Rai al numero 210, che viene acceso solo quando ci sono trasmissioni in quel formato e gli altri canali in 4K; al numero 200 troviamo il canale Hot Bird 4K e - altra nuova entrata - il canale Hot Bird 4K HDR al nume-ro 211. Inoltre si possono ascoltare 32 emittenti radiofoniche e acce-dere, alla posizione 100, ai servizi On Demand di TivùOn. Ricordiamo che per accedere alla piattaforma TivùSat non servono abbonamenti e pagamenti, per vedere i conte-nuti trasmessi dai satellite Hot Bird di Eutelsat è sufficiente dotarsi di una tessera Tivùsat per la cam da inserire nel tv o un ricevitore sat da collegare al TV.

di Michele LEPORI

N el mese dei regali Netflix non si

tira indietro e sforna per i suoi

abbonati un’offerta a tutto Natale.

Ce n’è davvero per tutti i gusti: dal pri-

mo dicembre troveremo disponibile sulla

piattaforma Miracolo sulla 34a strada:

il remake del film omonimo del ‘47 è

uno dei pilastri dei palinsesti televisivi

di dicembre. Sullo stesso filone anche

il pluripremiato La neve nel cuore con

Sarah Jessica Parker, Diane Keaton,

Craig Nelson e Rachel McAdams. Da-

vanti alla TV illuminata dall’intermittenza

delle luci sull’albero ci sono però anche

tanti bambini in attesa della festa più

bella dell’anno: a loro Netflix dedica una

sequenza incredibile di prime visioni a

tema ed imperdibili evergreen. Si parte

con la prima stagione di Trollhunters, la

serie TV animata a firma DreamWorks

e Guillermo del Toro che conquisterà i

più piccoli con eroi valorosi, avventure

leggendarie e mostri terribili: in onda dal

23 dicembre. L’eterna Cenerentola non

ENTERTAINMENT Le new entry del mese di dicembre addobbano il palinsesto natalizio di Netflix

Tutti i regali di Natale in arrivo da NetflixI temi della festa più amata la fanno da padrone, ma non mancano i contenuti originali

mancherà di conquistare il giovanissi-

mo pubblico femminile mentre per chi

non teme i prodotti serializzati arriverà

la prima stagione de L’ispettore gadget,

The Deep e la quinta stagione degli in-

tramontabili Little Pony.

Per le mamme e i papà che invece cer-

cano emozioni e suspence anche a Na-

tale, il palinsesto sarà foriero di grosse

novità: la serie completa (stagioni 1-6)

dell’osannato drama The Good Wife

per chi è in cerca della maratona defi-

nitiva anche durante le feste, mentre i

famosi “originals” della streaming TV

più famosa al mondo vedranno gli in-

gressi del political drama Fauda basato

su un format mediorientale sulla guerra

israelo-palestinese, la nuova dramedy a

tinte sovrannaturali Dirk Gently’s Holistic

Detective Agency basata sul romanzo

omonimo e con un ritrovato Elijiah Wood

e la prima stagione di Van Helsing.

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MAGAZINEn.145 / 1629 NOVEMBRE 2016

di Roberto PEZZALI

P anasonic ha scoperto come realiz-

zare pannelli LCD con tecnologia

IPS dotati di un contrasto nativo di

1.000.000:1, un valore superiore di 600

volte rispetto a quello di un pannello tra-

dizionale e con prestazioni paragonabili a

quelle di un OLED. Un vero record, tanto

che Panasonic ha già pensato di distribui-

re questo tipo di pannelli per applicazioni

video dove è richiesta la massima qualità,

ovvero monitor per broadcast e applica-

zioni mediche. Per raggiungere questo

risultato Panasonic ha modificato la strut-

tura degli attuali LCD: un pannello a cri-

stalli liquidi è composto oggi da un layer

di retroilluminazione LED e da due filtri

polarizzanti all’interno dei quali sono in-

TV E VIDEO Panasonic ha presentato una nuova tecnologia per pannelli LCD capaci di raggiungere le prestazioni degli OLED

Panasonic ha scoperto come fare TV LCD dal contrasto superCon pixel controllati singolarmente e un nuovo tipo di cella a cristalli liquidi si raggiunge un contrasto di 1.000.000:1

di Roberto PEZZALI

Come Netflix, ma destinata ad un

pubblico giovane e con una durata

massima degli episodi di 10 minu-

ti: Studio+ è la nuova app di streaming

presentata in Italia da Vivendi in collabo-

razione con TIM, un contenitore di mini

serie TV realizzate per una visione su

smartphone e dotate di un ritmo narrati-

vo serrato e veloce. Siamo di fronte ad

un prodotto editoriale nuovo, che cerca

in qualche modo di elevare il livello del-

le webseries proponendo contenuti di

qualità con cast di livello. In questa prima

fase di lancio saranno presenti 15 serie,

ma Vivendi ha promesso l’aggiunta di

una nuova serie alla settimana.I titoli di-

sponibili sono ovviamente opere scono-

sciute, ma la speranza è che qualcuno di

questi possa diventare “virale” grazie al

passaparola della rete creando un feno-

meno “Studio+” tra i più giovani. Kill Skil-

ls, Urban Jungle, Surf Therapy, Madame

Hollywood, Brutal, Amnesia, Kali, Doom

ENTERTAINMENT TIM e Vivendi hanno presentato Studio+, l’app destinata ad un pubblico giovane con miniserie di qualità

Vivendi lancia in Italia Studio+, miniserie per smartphoneOffre miniserie da 10 episodi di 10 minuti. C’è l’HD, c’è il download e l’interfaccia non è affatto male: l’abbiamo provata

Doom, Red s1, Superhuman, Haphead,

Farmed and Dangerous, Romantic En-

counters, El Gran Dia De Los Feos, El

Porvenir e Under sono i titoli del momen-

to, ma come abbiamo scritto molte serie

sono in lavorazione e a febbraio arriverà

anche Deep, una produzione franco-ita-

liana che vede nel cast Ornella Muti e

Caterina Murino. Trattando il mondo del

diving e dell’apnea, quest’opera verrà

proposta probabilmente in formato “por-

trait”, un vero inedito. Dominique Delport,

Presidente di Vivendi Content, ci tiene

a precisare che Studio+ è aperta a ogni

tipo di innovazione tecnologica, quindi

a breve potremmo vedere anche conte-

nuti in VR a 360° e altri tipi di contenuti

originali sperimentali. Vivendi ha lavorato

moltissimo sull’interfaccia che è bella, ve-

loce e accattivante, e ha curato anche in

modo particolare le edizioni che sono in

HD, hanno doppiaggio in italiano e ovvia-

mente lingua originale e sottotitoli.

Nonostante la durata ridotta l’app per-

mette lo scaricamento delle serie offline,

funzionalità questa decisamente interes-

sante soprattutto per i giovani spesso a

secco di traffico. Competitivo il prezzo:

3,99 euro al mese per i clienti TIM e 4.99

euro per gli altri, e per chi vuole prova-

re c’è anche il piano settimanale da 1.49

euro a 1,80 euro a seconda dell’opera-

tore. Abbiamo avuto modo di vedere

una puntata di una serie e sicuramente

ci troviamo davanti ad un qualcosa di

diverso, soprattutto nel ritmo. Apprezza-

bile la scelta di prendere produzioni da

tutto il mondo, cosa che rende la scelta

variegata, un po’ meno invece la decisio-

ne di riprendere queste serie in “video”,

con un look & feel da sceneggiato piut-

tosto che cinematografico (almeno per

la serie vista da noi). Paradossalmente

non siamo riusciti a trovare l’applicazio-

ne né sull’App Store Apple e neppure su

Google Play Store, ma fortunatamente

siamo riusciti a risalire ai due link per il

download che proponiamo: link iTunes; link Google Play.

seriti i cristalli liquidi. Questi ultimi funzio-

nano come piccole saracinesche, capaci

di far passare la luce se polarizzate in un

certo modo o di bloccarla in posizione di

riposo: per quanto buono sia il lavoro fat-

to dagli LCD è difficile riuscire a impedire

il passaggio di un po’ di luce, tanto che

per migliorare il contrasto dei pannelli si

ricorre a filtri frontali che filtrano a loro

volta l’emissione lasciando passare solo

la luce diretta e non quella riflessa.

Panasonic è andata oltre: i suoi nuovi

pannelli integrano delle “light modulated

cell” che funzionano come barriere per

la luce aggiuntive, composte sempre da

cristalli liquidi e sincronizzate con i pixel

del pannello principale. Queste celle,

realizzate con un tipo di cristallo diffe-

rente, sono in grado di modulare con

precisione la luce portando il pixel da

una situazione di luce zero ad una situa-

zione di luce massima: Panasonic pro-

mette quindi un controllo dell’emissione

pixel per pixel con la possibilità di isolare

l’emissione dei singoli punti come acca-

de oggi con un TV self emitting. Una solu-

zione che ricorda alcuni esperimenti fatti

da Hitachi, con un pannello LCD in bianco

e nero posto dietro ad un pannello a colo-

ri per fare un local dimming totale: decine

di anni dopo Panasonic ci è riuscita, e se

funziona è davvero una soluzione rivolu-

zionaria. I pannelli IPS così prodotti oltre a

poter mostrare immagini totalmente nere,

senza spurie e neppure aloni, possono

anche raggiungere elevate luminosità di

picco, oltre 1000 nits, una caratteristica

questa che li renderebbe anche i migliori

monitor HDR sul mercato per dinamica

e estensione. Panasonic dichiara che la

tecnologia si può adattare senza proble-

mi alle attuali linee produttive e che è già

in grado di produrre pannelli da 10” a 100”

con questa tecnologia nei suoi stabili-

menti 8.5G: i sample per chi vorrà saggia-

re la bontà della nuova soluzione saranno

pronti per la spedizione a gennaio.

Al momento non vengono citati nel co-

municato stampa possibili usi nel mondo

consumer, ma non ci stupiremmo affatto

se trovassimo questi pannelli sul prossi-

mo flagship che Panasonic presenterà a

Las Vegas.

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MAGAZINEn.145 / 1629 NOVEMBRE 2016

di Roberto PEZZALI

S chermi OLED difficili da produrre

nei tagli medi? Niente affatto: i

produttori cinesi sono già pronti

a lanciare sul mercato schermi OLED

anche di dimensioni inferiori ai classici

55” proposti da LG, nelle varianti sia

piatto che curvo. Ci siamo “spacciati”

per compratori ad una grossa fiera di

tecnologia a Shenzen, Cina, per vede-

re quali sono le soluzioni che i princi-

pali produttori proporranno nel corso

dell’anno ai clienti. Tra questi ci sono

anche gli OLED, non più esclusiva di

LG: molti produttori si stanno organiz-

zando per produrre pannelli in auto-

nomia utilizzando sempre la tecnica

WRGB, quindi pixel bianco e filtri colo-

re, cercando di guardare oltre i classici

tagli da 55 e 65” proposti dal produt-

tore coreano.

Passeggiando tra gli stand abbiamo

trovato schermi per TV di grosse di-

mensioni ma anche schermi piccoli,

come un 31” qui mostrato in versione

TV E VIDEO Alla China Hi-Tech Fair 2016 appaiono i primi schermi TV commerciali OLED da 31”

OLED piccoli, si può: ecco gli schermi da 31”Un produttore cinese ci ha confermato di essere pronto per la produzione degli OLED piccoli

curva ma anche pronto per essere

prodotto nella classica versione piat-

ta. “Possiamo farli anche più piccoli e

più grandi, non è un grosso problema”

cercano di spiegarci i produttori in un

inglese quasi incomprensibile, e la

sensazione è che effettivamente sia

solo una questione di tempo: LG pro-

babilmente ha interesse a vendere i ta-

gli più grandi per giustificare un prezzo

che comunque è assolutamente alli-

neato con quello che vale un TV OLED.

Chi spenderebbe 1000 euro o qualco-

sa in più per un 31” quando ormai i 32”

si trovano a 200 euro? Probabilmente

solo pochi appassionati, che non do-

vranno fare altro che attendere un po’:

se non sarà nella prima metà del 2017

entro la fine del prossimo anno qualcu-

no proporrà TV di qualità per camere e

cucine, un tipo di prodotto che ormai è

diventato impossibile da trovare.

di Roberto PEZZALI

Anche LG, come già fatto da Sony,

distribuirà un aggiornamento

per permettere agli utenti di

PS4 Pro e di Xbox One S di giocare

meglio con i nuovi giochi in HDR. I TV

LG dell’ultima generazione hanno ef-

fettivamente un input lag troppo alto

per giocare bene quando si inseri-

sce la modalità HDR, e la cosa ave-

va scatenato la protesta online degli

acquirenti che hanno speso tanto per

avere un TV top e si sono ritrovati poi

con un prodotto che invece, collegato

ad una console, penalizzava il gioco

con quei titoli dove la reattività è fon-

damentale.

La petizione ha raccolto circa 2500

firme, e in un primo momento LG ave-

va risposto che non si poteva fare

nulla perché per abbassare l’input lag

era necessaria una modifica hardwa-

re, risposta questa giustificata dalla

TV E VIDEO Raccolte 2500 firme per chiedere a LG di ridurre l’input lag con i giochi in HDR

LG aggiornerà i TV OLED per giocare meglio in HDRPrima l’azienda dice che non è possibile con un semplice update, poi torna sui suoi passi

presenza del chip Dolby Vision all’in-

terno del quale passa ogni segnale.

Qualche ingegnere zelante deve aver

trovato una tuttavia soluzione alterna-

tiva, e LG ha dichiarato a Forbes che

a breve distribuirà un aggiornamento

che abbasserà l’input lag in modali-

tà gaming HDR. Sui TV del prossimo

anno, assicura LG, ci sarà anche una

modalità destinata al gioco ad alta

dinamica, con input lag basso e altre

novità. L’update software, per le serie

del 2016, dovrebbe quindi arrivare

entro l’anno.

Niente HD sotto l’albero per Now TV Ma c’è l’app per smartphonePromessa entro fine anno, l’alta definizione per Now TV arriverà probabilmente a gennaio. Intanto dovrebbe essere imminente il rilascio dell’applicazione per smartphone Android, quella per iOS è già disponibile di Roberto PEZZALI

Chi aspettava l’arrivo dell’alta definizione su Now TV entro fine anno dovrà avere un po’ di pa-zienza perché, stando ad alcune indiscrezioni che abbiamo raccol-to, Sky è in leggero ritardo con il rilascio. Niente di tragico, si tratta probabilmente uno slittamento di qualche settimana che sposterà l’arrivo dell’HD a gennaio. Viste le problematiche degli ultimi mesi, con il servizio di streaming non sempre impeccabile in occasione di importanti dirette, Sky avrebbe infatti preferito evitare un lancio così delicato in occasione delle feste di Natale, un periodo che renderebbe difficile la gestione di eventuali bug o la distribuzione rapida di nuove versioni di appli-cazione. La scelta di ritardare di qualche settimana l’alta defini-zione è dettata anche dal rilascio ormai imminente dell’app per smartphone. Quella per iOS è già disponibile, e tra poco sarà pos-sibile accedere a Now TV anche da una serie di smartphone An-droid. Niente da fare invece per il download: la funzionalità inserita di recente in Sky Go al momento resterà esclusiva del servizio Sky per “ricchi”, per Now TV si conti-nueranno a consumare GB di ban-da nella speranza che qualche operatore metta sotto l’albero un bel pacchetto con tanti tanti GB di traffico.

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MAGAZINEn.145 / 1629 NOVEMBRE 2016

di Roberto FAGGIANO

S embra facile vedere i canali televisivi criptati

del digitale terrestre e del satellite, in teoria

basterebbe pagare gli abbonamenti relativi e

godersi lo spettacolo. Ma non è così semplice: per

decodificare i potenti sistemi di protezione dei con-

tenuti bisogna anche munirsi di una CAM (modulo di

accesso condizionato) e della relativa tessera per il

servizio desiderato, da inserire nell’apposita fessura

presente sul retro o sul fianco di ogni televisore.

Per chiarire i punti più oscuri delle CAM e dei sistemi

di codifica abbiamo chiesto lumi a Riccardo Armussi di

Smart DTV, la società che produce le CAM con codifi-

ca NagraVision, uno dei più diffusi sistemi di codifica

dati, utilizzato da Mediaset Premium e da TivùSat.

Quali contenuti si possono vedere con le CAM?I canali televisivi più importanti che richiedono l’uti-

lizzo di una CAM sono quelli di Mediaset Premium

sul digitale terrestre e di TivùSat sul satellite da

Eutelsat Hot Bird. Mediaset Premium consente agli

abbonati di seguire film, serie tv, le partite di calcio

del campionato italiano e quelle di Champions Le-

gaue oltre a tanti avvenimenti sportivi; i canali uti-

lizzati sono quelli con i numeri dal 300 al 399 della

numerazione LCN del digitale terrestre. Attualmente

agli abbonati di Premium viene assegnata la CAM

con connessione Wi-Fi quella con un’appendice po-

steriore per potersi collegare direttamente alla rete

domestica tramite Wi-Fi e vedere anche i contenuti

on demand di Premium Online trasmessi sulla rete.

Mentre scriviamo le offerte in abbonamento preve-

dono la Premium Smart CAM sempre compresa nel

prezzo dell’abbonamento. Bisogna considerare però

che sulle CAM Wi-Fi esiste un vincolo con la tessera,

cioè CAM e tessera non sono separabili, un fattore

di cui tenere conto volendo usare tessere di amici

oppure CAM usate acquistate online.

TivùSat è un servizio creato per gli utenti italiani che

non possono ricevere dal digitale terrestre tutti i ca-

TV E VIDEO Una guida per orientarsi nel mondo delle cam per la visione dei canali criptati del digitale terrestre e del satellite

La bibbia della CAM: tutto quello che bisogna sapere per vedere Mediaset Premium e TivùSatVi spieghiamo tutti i segreti delle CAM, come scegliere quella giusta per il vostro televisore e per le diverse esigenze

nali disponibili, non si paga un abbonamento ma si

acquista una tantum la CAM con la tessera in dota-

zione che consentono la visione libera dei canali. I

canali di TivùSat sono trasmessi via satellite da Hot

Bird di Eutelsat, questo satellite è ricevibile su tutto

il territorio italiano con parabole da 60 cm puntate

sui 13° Est. Recentemente la piattaforma TivùSat si

è arricchita di diversi canali in definizione Ultra HD

4K, compreso uno della Rai, cosa che ha richiamato

molti nuovi utenti. Il canale Rai 4K e quello france-

se Mezzo necessitano inoltre non solo della CAM

TivùSat ma anche della tessera TivùSat di colore oro:

per motivi di sicurezza le prime tessere di colore az-

zurro non danno accesso alla visione dei due canali.

Se dovete acquistare solo ora la vostra prima CAM

per TivùSat, quindi controllate bene che sulla confe-

zione sia impressa la foto della tessera gold HD o il

bollino HD e non la vecchia versione azzurra.

Le CAM sono tutte uguali?I moduli CAM sono sempre fisicamente identici tra

loro perché devono rispondere alle normative per le

schede PC Card, meglio note come PCMCIA, al loro

interno c’è il software di decodifica mentre l’interfac-

cia è la Common Interface o la più recente Common

Interface +, rispettivamente abbreviate in CI e CI+ .

Quali differenze ci sono tra CAM CI e CI+?La differenza principale tra i due sistemi è che la

CI+ offre una maggiore protezione dei contenuti,

per resistere meglio a eventuali “attacchi” dei pira-

ti. Attualmente tutte le CAM per Mediaset Premium

sono in versione CI+, tuttavia qualche punto vendita

o qualche privato sul web potrebbe ancora vendere

i modelli di vecchio tipo. Per assicurarsi che la CAM

sia effettivamente del tipo CI+ basta vedere la sigla

sul retro della CAM.

Le CAM per TivùSat sono invece al momento in ver-

sione CI, ma è previsto per il 2017 il passaggio alla

versione CI+. Le attuali CAM comunque continueran-

no a funzionare regolarmente.

Posso usare le CAM CI+ in qualsiasi televisore?Per usare le CAM CI+ è necessario un TV compatibi-

le, ma lo sono tutti i modelli prodotti dal 2010 in poi,

mentre le vecchie CAM CI di Mediaset sono utilizza-

bili anche su TV con ingresso CI+, ma in questo caso

si potranno vedere solo programmi in definizione

standard, mentre i canali Premium in alta definizione

non saranno visibili.

Mediaset Premium e TivùSat possono convivere sulla stessa CAM?Può capitare che un utente sia abbonato a Mediaset

Premium ma voglia anche godersi i canali trasmessi

da TivùSat, ma formalmente ogni servizio ha bisogno

della sua CAM e delle relative tessere. In redazione

segue a pagina 15

Page 15: In Italia è Black Alitalia: finalmente Panasonic ha ... · 2.619 milioni di euro, per una cre-scita dell’1,7% rispetto allo stesso periodo del 2015. La crescita dei ricavi da mobile

torna al sommario 15

MAGAZINEn.145 / 1629 NOVEMBRE 2016

abbiamo tuttavia verificato che inserendo una tes-

sera TivùSat in una CAM di Mediaset Premium otte-

niamo la visione dei canali via satellite. Impossibile

invece il contrario perché l’abbonamento a Premium

richiede sempre non solo la tessera ma anche la

propria CAM dedicata. In ogni caso la situazione mi-

gliore per evitare un continuo metti e togli di CAM è

l’acquisto di uno dei rari televisori con doppio slot.

La CAM nel cassetto è ancora utilizzabile? E per quale servizio?Può capitare che dal fondo di un cassetto emergano

una vecchia CAM o una tessera di un servizio a paga-

mento, magari sperimentato in passato e poi inutiliz-

zato: queste CAM e le tessere in teoria dovrebbero

ancora funzionare perfettamente, con piccole diffe-

renze a seconda della piattaforma.

Nel caso di TivùSat, fermo restando l’impedimento sui

canali 4K Ultra HD con le tessere azzurre già descritto

in precedenza, le CAM ricevono eventuali aggiorna-

menti software quando si sintonizza un canale Rai

o Mediaset quindi anche un prodotto vecchio verrà

aggiornato dopo averlo inserito nel TV. Neppure nel

caso di CAM Mediaset non sorgono grossi proble-

mi, nemmeno utilizzando i vecchi modelli che erano

chiamati Premium CAM e Premium CAM HD. Bisogna

però ricordare che quelle di prima generazione CI

non permettono la visione dei canali HD di Premium.

Bisogna poi controllare se la tessera allegata è anco-

ra compatibile per riattivare un abbonamento o per

caricare un prepagato, perché in passato le tessere

avevano una scadenza superata la quale diventavano

inutilizzabili. In commercio si trovano comunque nuo-

ve tessere ricaricabili o per abbonamento che sono

compatibili con le vecchie CAM.

Ho visto una CAM marchiata Samsung Cos’è?Si possono ancora trovare in commercio CAM mar-

chiate con i nomi delle più famose marche di televi-

sori e ricevitori per il digitale terrestre e per il satel-

lite. Queste CAM erano state rilasciate negli scorsi

anni e non c’erano differenze sostanziali tra le CAM

di diverse marche, solo qualche accorgimento dedi-

cato ai propri TV per velocizzare la prima installazio-

ne grazie ad un software dedicato.

Queste CAM, essendo legate a un marchio determi-

nato, potrebbero ancora funzionare su modelli di TV

di marche diverse ma non ricevere più gli aggiorna-

menti software e quindi potrebbero portare a blocchi

e malfunzionamenti.

Nessun problema invece se si usano su TV della

marca per cui sono state pensate e realizzate.

TV E VIDEO

CAM, tutto quello che c’è da saperesegue Da pagina 14

di Roberto PEZZALI

A partire dal prossimo anno le TV che

vorranno trasmettere in HDR 4K

potranno farlo senza ricorrere a tra-

smissioni “sperimentali”: la DVB Associa-

tion, l’organo che regolamenta gli stan-

dard per il broadcasting, ha finalmente

approvato il pacchetto di specifiche che

include anche le trasmissioni HDR dando

così il via libera a quella che gli addetti ai

lavori chiamano Fase 2.

Un pacchetto ricchissimo, perché oltre

alla possibilità di trasmettere contenuti ad

alta dinamica all’interno si trovano anche

i dettagli per le trasmissioni a frame rate

elevato, fino a 120 fps, e per la gestione

del “Next Generation Audio”, ovvero del-

l’audio a oggetti. Se per l’HDR si potrà

partire nel 2017, per l’high frame rate si

dovrà attendere ancora qualche anno:

la data di partenza è fissata per il 2019,

subito prima di quelle che saranno pro-

babilmente le prime olimpiadi trasmesse

TV E VIDEO Il consorzio DVB ha approvato il nuovo pacchetto di specifiche per le trasmissioni UHD

Dal 2017 le tv potranno trasmettere in HDRLe nuove specifiche per il broadcasting includono HDR, High Frame Rate e Wide Color Gamut

con il nuovo sistema. Temporeggiare è co-

munque giusto: ad oggi non ci risulta che

esistano televisori capaci di gestire segnali

a 120 fps HDR 4K, anche se LG al suo stand

dell’IFA ha dimostrato questa possibilità su

un TV OLED dell’attuale generazione: ba-

sterà un update?

Tornando al più prossimo HDR la DVB

Association ha ammesso tutti e tre gli stan-

dard, sia HDR10 che Dolby Vision basati su

Perceptual Quantizer (PQ) sia l’Hybrid

Log Gamma, il sistema HDR pensato

da NHK e BBC che consente di tra-

smettere sullo stesso canale HDR e

SDR. Quest’ultimo, probabilmente,

sarà lo standard adottato da tutti per

la sua flessibilità.

MERCATO

Samsung regala un S7 a chi acquista un TV SUHDSamsung ha lanciato una promozione rivolta a chi acquisterà dal 26 novembre al 31 dicembre un TV SUHD: chi comprerà un TV SUHD della Serie 9 riceverà un Galaxy S7 Edge, chi acquista un TV SUHD Serie 7 oppure Serie 8 avrà diritto ad un Samsung Galaxy S7. Nell’iniziativa sono inclusi i modelli TV KS9000, KS9500 e KS9800 relativi alla Serie 9 e i modelli KS7000, KS7500 e KS8000 delle serie 7 e 8 entrambi con pannelli da 55 pollici in su. Per ricevere il premio basterà seguire la procedura guidata online inserendo i propri dati, il numero seriale del prodotto e fornendo una prova d’acquisto. Un’email informerà il cliente dell’avvenuta registrazione alla promozione. Lo smartphone sarà consegnato entro 180 giorni all’indirizzo fornito ed è possibile registrarsi fino al 15 gennaio 2017.

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torna al sommario 16

MAGAZINEn.145 / 1629 NOVEMBRE 2016

di Mirko SPASIANO

N onostante le sorti sempre più in-

certe del Surface Phone, sembra

che alcuni partner hardware del

colosso di Redmond non intendano

abbandonare la piattaforma mobile di

Windows. Secondo le ultime indiscre-

zioni, infatti, l’Elite x3 di HP non sarà uno

sforzo isolato della compagnia america-

na con Windows 10 Mobile.

Dr Windows, noto portale di informazio-

ne tedesco in ambito Microsoft, sostiene

che HP potrebbe presentare un nuovo

smartphone Windows a febbraio, ad un

anno esatto dal debutto dell’Elite x3. Con

ogni probabilità, il palcoscenico del Mo-

bile World Congress di Barcellona sarà

l’occasione giusta per una replica del-

l’evento dello scorso anno. Ci sarà, però,

una sostanziale differenza: il nuovo nato

HP sarebbe diretto al mercato consumer,

piuttosto che a quello business.

I dettagli al momento sono ancora piut-

MOBILE HP potrebbe presentare un altro smartphone Windows al Mobile World Congress

HP e Windows 10 Mobile: il matrimonio continua con un nuovo modello consumerSi tratterebbe di un prodotto per i consumatori (non per le aziende) con elementi dei Lumia

tosto scarsi, ma sembra

che questo terminale

sia stato sviluppato con

la stretta collaborazione

di Microsoft. Infatti, nel

nuovo smartphone HP

dovrebbero essere in-

tegrate anche delle fea-

tures molto apprezzate

dei vecchi Lumia, come

la schermata Glance e

gli schermi ClearBlack.

A ulteriore conferma di questi rumor, la

medesima fonte riporta di un comuni-

cato rilasciato internamente in quel di

Redmond che annuncia il rilascio, previ-

sto per il mese di febbraio, di un nuovo

smartphone Windows 10 Mobile. In virtù

del destino ormai segnato della divisio-

ne Lumia, è molto probabile che possa

trattarsi dello stesso device. Microsoft ha

già dichiarato pubblicamente che non

ha alcuna intenzione di abbandonare il

settore mobile e questi rumor non fan-

no che confermarlo. Tuttavia l’interesse

che potrebbe suscitare lo smartphone di

HP tra i consumatori è tutto da verifica-

re. Chissà che, tra le features ereditate

dai Lumia, magari possa trovarsi una

fotocamera Zeiss PureView e una de-

gna qualità costruttiva, che potrebbero

solleticare la curiosità degli appassionati

delusi dal debutto poco esaltante della

piattaforma.

Snapdragon 835 sarà il primo SoC a 10nm Lo vedremo nel 2017Durante lo Snapdragon Tech Forum, sede della presentazione a porte chiuse del SoC Snapdragon 835, Qualcomm ha rivelato la partnership con Samsung non solo nella produzione, ma anche nella progettazione del processore a 10nm di Franco AQUINI

C’è un po’ di Samsung nella pro-gettazione della nuova genera-zione di SoC Qualcomm, il tan-to atteso Snapdragon 835 che verrà presentato ufficialmente ad inizio 2017. La collaborazione, che esiste a livello produttivo da più di 10 anni, si è stretta ancora di più grazie al nuovo proces-so produttivo a 10nm FinFET di Samsung. Un livello di sofistica-zione che pochi produttori pos-sono vantare e che ha portato Qualcomm ad essere la prima a produrre un processore con questa architettura anche nei confronti di computer desktop e schede video. I vantaggi sono indiscutibili. La nuova architettura, se i dati tec-nici verranno confermati, per-metterà un incremento del 27% nelle performance, nel 30% nel-l’efficienza e un minor consumo del 40% rispetto ai precedenti processori a 14nm. Il tutto, uni-to a un design completamente nuovo del chip, dovrebbe porta-re a significativi risparmi energe-tici negli smartphone a beneficio della durata della batteria.

di Mirko SPASIANO

M icrosoft non ha alcuna intenzione

di abbandonare il mobile anche

se ha cambiato il target verso

l’utenza business. Dopo la notizia del

nuovo smartphone Windows 10 Mobile

prodotto da HP, sviluppato con la stret-

ta collaborazione della compagnia di

Redmond, Mary Jo Foley ha vuotato il

sacco su uno dei progetti segreti di casa

Microsoft: Project Cobalt.

Il colosso americano sta lavorando ala-

cremente per portare le applicazioni

desktop su mobile e, con Redstone 3,

MOBILE Redstone 3 è il nome del major update che seguirà il Creators Update di inizio anno

Windows 10 Mobile, app desktop entro fine 2017?Le app x86, che girano su tablet e PC, sarebbero in arrivo anche se non in forma nativa

queste potrebbero finalmente sbarcare

su Windows 10 Mobile: in questo modo,

utilizzando Continuum su uno smar-

tphone Windows 10 Mobile aggiornato

a Redstone 3, sarà possibile utilizzare i

programmi che si usano comunemente

su tablet e PC. Tuttavia, almeno in una

prima fase, pare che il sistema operati-

vo mobile di casa Microsoft continuerà

a girare su processori ARM e, perciò, le

app x86 gireranno solo attraverso emu-

lazione. Questa feature, però, dovrebbe

essere limitata ad una versione a 64 bit

dell’OS, che non ha ancora fatto il pro-

prio debutto sul mercato (seb-

bene i primi rumor a riguardo

risalgano a prima di gennaio).

Pare che Project Cobalt sarà

una soluzione di emulazione

in piena regola, differente da

quella attualmente utilizzata

da HP sul suo Elite x3, che si

basa sul cloud computing (in

sostanza è come se si visualiz-

zasse in streaming il contenuto elabora-

to sul cloud). Dunque, è molto probabile

che un’operazione di questo genere

sia molto dispendiosa dal punto di vista

computazionale e che, perciò richieda

nuovo hardware. Al momento pare che

Microsoft stia lavorando su tre diverse

configurazioni, di cui almeno una pre-

vede il nuovo processore Snapdragon

835 accompagnato da 8 GB di RAM, da

poco annunciato. Infine, gli ultimi rumors

sembrano indicare che il gigante dell’in-

formatica non abbia ancora rinunciato a

far girare Windows 10 Mobile su proces-

sori con architettura x86, ma l’hardware

non fornisce ancora le giuste garanzie.

Ad ogni modo, anche la soluzione con

l’emulazione nativa degli applicativi x86

potrebbe rivelarsi una vera e propria

svolta per gli sforzi di Microsoft in cam-

po mobile. Unita alle prossime novità per Continuum, in arrivo con il Creators

Update, la visione di un vero PC tascabile

potrebbe finalmente diventare realtà.

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MAGAZINEn.145 / 1629 NOVEMBRE 2016

di Mirko SPASIANO

I l CEO di Microsoft, Satya Nadella,

ha rilasciato un’intervista all’Austra-

lian Financial Review, nel corso del-

la quale non ha nascosto le ambizioni

della sua azienda. Le sue dichiarazioni

in riferimento al comparto mobile del gi-

gante dell’informatica non sono passate

inosservate, anzi, hanno fatto sorridere

più di qualche giornalista.

“Microsoft continuerà a restare nel mer-

cato degli smartphone, ma non nella

maniera definita dai leader attuali del

mercato, bensì offrendo ciò che siamo

in grado di fare in maniera unica in ciò

che è il dispositivo mobile definitivo”.

Considerato il trend attuale delle ven-

dite di smartphone Windows 10 Mobile,

queste dichiarazioni sembrano fuori da

ogni logica. Ma, alla luce delle notizie

emerse nnell’ultimo periodo, si può pro-

vare ad interpretarle.

Innanzitutto, ciò a cui fa riferimento Na-

della quando dice “ciò che siamo in gra-

do di fare in maniera unica”, trattasi, con

ogni probabilità, di Continuum. Questa

feature, implementata in Windows 10

Mobile sin dal giorno del suo debutto,

consente di collegare gli smartphone

Windows a periferiche esterne, come

monitor, mouse e tastiere, per utilizzarli

come dei PC. Tuttavia, le applicazioni

che oggi è possibile utilizzare in questa

particolare modalità sono esclusiva-

mente le nuove app universali presenti

sul Windows Store (quindi progettate

specificamente per Windows 10).

Tuttavia, nei giorni scorsi è emerso

che, sebbene Microsoft non sia riusci-

ta, per limiti hardware, a produrre uno

smartphone che utilizzi processori con

MOBILE In un’intervista, Nadella ha ribadito che Microsoft non abbandonerà il settore mobile

Il dispositivo mobile definitivo sarà Microsoft Parola di Nadella. Follia o sana ambizione?Focalizzandosi sui suoi punti di forza, Microsoft creerà il dispositivo mobile definitivo

architettura x86 (processori Intel, per

intenderci), ha comunque un asso nella

manica, chiamato Project Cobalt. Que-

sto progetto mira a portare i program-

mi che girano sul sistema operativo

desktop di casa Microsoft anche su

smartphone, anche se solo attraverso

emulazione. Questa nuova funziona-

lità dovrebbe fare il proprio debutto

su Windows 10 Mobile con Redstone

3, ovvero la famiglia di updates che

abbraccerà tutto il portfolio di devices

Windows a fine 2017. Tuttavia, è bene

fare una precisazione: con ogni proba-

bilità, Project Cobalt sarà strettamente

legato a Continuum. In altri termini, non

ci si deve aspettare di utilizzare le ver-

sioni complete Photoshop, AutoCAD e

quant’altro utilizzando lo smartphone

in mobilità, bensì quando sia collegato

wireless o via cavo ad un monitor ed a

varie periferiche di input.

Dunque, nella visione di Nadella, l’uso

dello smartphone come lo intendiamo

oggi rimarrà sostanzialmente inalterato;

dove, invece, si concretizzerà la pecu-

liarità di “dispositivo mobile definitivo” è

nella sua modalità di utilizzo come PC

tascabile, ossia un device ultra-mobile,

che soddisfi tutte le necessità dell’uten-

te e, sopra ogni cosa, del professionista

(del resto è stato ribadito a più riprese

che è proprio questo il target di Win-

dows 10 Mobile). Già oggi HP, il partner

hardware di punta di Microsoft per Win-

dows 10 Mobile, commercializza il suo smartphone Elite x3, come un 3 in 1 (smartphone, desktop e notebook, da

cui, appunto, x3). Laddove, poi, Micro-

soft dovesse riuscire ad implementare

Project Cobalt in Windows 10 Mobile

con risultati soddisfacenti, non è esclu-

so che possano fare la propria compar-

sa sulla scena dei notebook che monti-

no, perciò, il sistema operativo mobile

di Windows. Perché? Perché incarne-

rebbero, come dicono gli anglosasso-

ni, the best of both worlds, il meglio

dei due mondi: possibilità di eseguire

programmi desktop x86 classici, ma su

un processore ARM, che è tendenzial-

mente più economico e notevolmente

più efficiente. Microsoft avrebbe, così,

un prodotto che potrebbe contrastare

anche l’avanzata dei Chromebook. Na-

della non faceva necessariamente rife-

rimento al fantomatico Surface Phone,

bensì a tutta la famiglia degli smartpho-

ne Windows 10 Mobile. Certo, se dopo

il Surface Pro 3, il Surface Book ed il

Surface Studio, Microsoft riuscisse a ti-

rare fuori dal cilindro il Surface Phone

perpetrando il medesimo “effetto wow”,

tutta la piattaforma non farebbe che

giovarne. Ma si sa, tra il dire e il fare, c’è

sempre di mezzo il mare.

Nokia, arrivano i primi rumor sul prossimo top di gamma Androidll 2017 vedrà il ritorno del brand Nokia con almeno tre smartphone in grado di coprire tutte le fasce del mercato, forse svelati al MWC di Giulio MINOTTI

È ormai certo il ritorno del brand Nokia nel mercato degli smartpho-ne. L’utilizzo del marchio finlandese è stato concesso all’azienda HMD, società fondata da ex dipendenti Nokia e Microsoft, che realizzerà almeno tre nuovi device prodotti da Foxconn e da altre aziende asia-tiche. Con tutta probabilità questi nuovi smartphone, equipaggiati con Android 7, verranno annunciati al Mobile World Congress 2017 e andranno a coprire tutte le fasce del mercato. In particolare, il top di gamma secondo indiscrezioni tra-pelate su Weibo, sarà equipaggiato con il SoC Qualcomm Snapdragon 820 e con un display che dovreb-be avere una grandezza compresa tra 5.2 e 5.5 pollici, con una risolu-zione QHD. Questo smartphone dovrebbe sancire il ritorno della partnership tra Nokia e Carl Zeiss per quanto riguarda il comparto fo-tografico. Infine questo device do-vrebbe avere una scocca in metallo unibody, resistente ai liquidi. Nella fascia media del mercato si inserirà, invece, il Nokia D1C con SoC Qual-comm Snapdragon 430, 3GB di memoria RAM e 32GB di memoria interna. Sarà presente uno scher-mo con risoluzione Full HD con di-mensioni ancora sconosciute, men-tre la fotocamera principale sarà da 13 MP e quella anteriore da 8 MP. Infine il modello entry-level, noto come Nokia Pixel, avrà a bordo un SoC Qualcomm 200 con frequenza di 1,19 GHZ e un GB di RAM.

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MAGAZINEn.145 / 1629 NOVEMBRE 2016

MOBILE Honor lancia un programma di test per Android Nougat

Honor cerca tester per Android 7.0di Roberto PEZZALI

H onor permetterà a tutti i possessori del nuovo Honor 8 di testare in ante-

prima Android Nougat, collaborando direttamente col Team di sviluppo del-

la EMUI 5.0, l’interfaccia personalizzata di Android sviluppata dal gruppo

Huawei, di cui Honor fa parte. La nuova versione di Android 7 sarà disponibile già

a partire da 6 Dicembre per tutti gli iscritti al programma di beta testing. Per iscri-

versi è possibile andare a questo indirizzo e dal 6 dicembre si potrà contribuire al

miglioramento dell’ultima versione della EMUI condividendo i propri feedback con

gli sviluppatori. Un modo intelligente, questo di Honor, di condividere direttamente

con gli utenti più smart gli ultimi aggiornamenti, correggere più in fretta i bug e

mantenere aggiornati i propri device.

iPhone 6s che si spengono all’improvviso Apple sostituisce la batteriaParte la campagna di richiamo di alcuni iPhone 6s prodotti tra settembre e ottobre 2015 Il problema riguarda lo spegnimento improvviso, secondo Apple il problema sarebbe riconducibile alla batteria di Franco AQUINI

Apple ha riconosciuto il proble-ma legato alle batterie di alcuni iPhone 6s prodotti tra il settem-bre e l’ottobre 2015.Il problema riguarda lo spegni-mento improvviso del terminale con percentuali residue di batte-ria anche del 30%. Riaccenden-dolo, il terminale mostra la cor-retta percentuale della batteria e continua a funzionare a volte per ore, per poi spegnersi di nuovo senza motivo. Apple ci tiene a sottolineare che il problema non ha comunque nessuna implica-zione per la sicurezza. La pagina dedicata al richiamo, attiva per tutto il mondo, consi-glia di recarsi presso un Apple Store ufficiale o un partner per l’assistenza autorizzato. La sosti-tuzione della batteria è totalmen-te gratuita e non è collegata in alcun modo alla recente notizia riguardante il problema al touch dei modelli 6 e 6s, che apparen-temente è stato causato da cadu-te o danni accidentali provocati dagli utenti.

di Filippo TONELLI

L’iPhone 7 Plus è ancora il sogno di

una notte di Natale che molti spe-

rano si possa avverare visti i lunghi

tempi di attesa, ma il mercato è già proiet-

tato a quella che sarà la lineup di iPhone

nel 2018 ed è già tempo di previsioni su

come sarà l’iPhone del decennale. Tra

news improbabili ed analisi delle supply

chain che non sempre giurano di raccon-

tare la verità, c’è una voce che esce dal

coro e negli anni si è guadagnata il ri-

spetto della comunità: l’analista Ming Chi

Kuo, bocca della verità per tutto quello

che ruota al mondo Apple, ha parlato di

come sarà iPhone 8. Ed il futuro dello

smartphone di Cupertino sembra ancor

più luminoso, poichè ad equipaggiare il

modello Plus top di gamma sarà un di-

splay OLED, a cui andrebbero aggiunte

l’esclusività della doppia fotocamera. La

lineup completa, tuttavia, dovrebbe ve-

dere aggiunto un posto a tavola poiché

nei piani di Apple ci sarebbero due ver-

sioni di iPhone 8 Plus: la top di gamma

con schermo OLED ed una con display

LCD, a cui aggiungere il più piccolo 4,7”

con solo schermo LCD e singola lente.

Per tutte e 3 le eventuali versioni di iPho-

ne, poi, si concretizza il rumor che voreb-

be il ritorno alle origini con una struttura

monoblocco di vetro stile iPhone 4/4s in

cui lo chassis ed il vetro si fondono con

soluzione di continuità. Come tutti i ru-

mor sul mondo Apple, c’è da prendere

le notizie con la dovuta cautela ma se

consideriamo le dichiarazioni del CEO di

Sharp sulla produzione di display OLED

per iPhone grazie all’acquisizione da

parte di Foxconn, i conti sulla produzio-

ne potrebbero già iniziare a tornare. Più

di quelli in banca: si sfonderà il tetto dei

1000 euro per l’entry level?

MOBILE Previsioni attendibili parlano di tre modelli per iPhone 8: uno da 4,7” e due da 5,5”

L’iPhone 8 potrebbe avere il display OLEDLa doppia fotocamera rimarrà un’esclusiva del Plus e il top di gamma avrà anche l’OLED

MAGAZINE

Estratto dal quotidiano onlinewww.DDAY.it

Registrazione Tribunale di Milanon. 416 del 28 settembre 2009

direttore responsabileGianfranco Giardina

editingClaudio Stellari, Maria Chiara Candiago,

Greta Genellini, Simona Zucca

EditoreScripta Manent Servizi Editoriali srl

via Gallarate, 76 - 20151 MilanoP.I. 11967100154

Per [email protected]

Per la pubblicità[email protected]

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MAGAZINEn.145 / 1629 NOVEMBRE 2016

di Roberto PEZZALI

L G Optimus 3D è stato il primo

smartphone con fotocamera 3D e

schermo 3D: pochi lo ricorderanno,

ma per chi lo ha bene impresso nella

mente non sarà difficile collocarlo tra i

più grossi flop nella storia della telefo-

nia. Il 3D non ha sfondato nelle case, sui

grandi schermi, e difficilmente avrà un’al-

tra possibilità in campo mobile, eppure

dalla Corea arriva un report secondo il

quale Apple e LG Innotek avrebbero ini-

ziato a lavorare su quello che sarà il mo-

dulo fotografico del prossimo iPhone, un

modulo multisensore capace di scattare

fotografie a tre dimensioni.

LG Innotek, l’azienda che ha realizzato il

modulo già presente sull’iPhone 7 Plus,

starebbe infatti implementando insieme

a Apple le tecnologie che l’azienda di

Cupertino ha acquisito insieme a Linx,

azienda israeliana specializzata nell’im-

magine diventata lo scorso anno una

stella della galassia Apple.

Linx era specializzata in due differen-

MOBILE Un report dalla Corea svela una possibile collaborazione fra Apple e Lg Innotek

LG e Apple lavorano alla camera 3D su iPhone?Siamo sicuri? Non avrebbe senso ritornare sul più grosso flop della storia degli smartphone

ti tecnologie di scatto: quella a stack,

ovvero sistemi dove la qualità delle

immagini aumenta grazie alla sovrappo-

sizione di più scatti realizzati da moduli

diversi, e quella 3D, con i sensori foto-

grafici usati per catturare informazioni

di profondità e ricostruire immagini tri-

dimensionali. Parte di quest’ultima tec-

nologia è già stata usata da Apple: lo

scatto “Ritratto” dell’iPhone 7 Plus usa

proprio la tecnologia Linx per separare

il soggetto in primo piano dallo sfondo,

sfruttando il parallasse dei sensori. Dal

report coreano pare che Apple si voglia

spingere oltre, generando vere imma-

gini 3D da due o più sensori sul retro

dello smartphone: una cosa possibile

ovviamente, ma a nostro avviso poco

probabile visto il flop del 3D a livello

commerciale. Più probabile, in questo

senso, una applicazione in campo VR: e

se il prossimo iPhone potesse riprende-

re scene tridimensionali da rivivere poi

con un visore di realtà virtuale?

di Roberto PEZZALI

Arrivano le SD card dedicate alle

applicazioni: non sono memorie

diverse e sono compatibili con

ogni dispositivo dotato di slot SD, ma

chi acquisterà una card marchiata A1

sarà sicuro che quella memoria è per-

fetta per essere inserita all’interno di

uno smartphone Android. Una esigen-

za questa che si è venuta a creare con

l’arrivo di Android 6.0, che permette di

unificare la memoria delle SD Card a

quella del telefono per creare un unico

grande spazio storage per le app. An-

droid misura le performance delle me-

morie prima di effettuare tale operazio-

ne, e in molti casi l’utente si accorge di

aver presto una memoria poco adatta a

ospitare app, perché non troppo veloce,

solo quando la inserisce nel telefono. La

SD Card Association viene così incontro

a questa specifica necessità inserendo

nelle nuove specifiche 5.1 un profilo

MOBILE SD Association ha iniziato a certificare le SD Card idonee per installare le applicazioni

Ecco le SD Card per Android. Le app sono più velociLe nuove card certificate di tipo A1 offrono prestazioni superiori se usate come storage

denominato Application Performance

Class: a breve saranno in vendita me-

morie marchiate A1 che rispondono

ad una serie di specifiche in termini di

velocità: 1500 IOPS in lettura random,

500 IOPS (input output operation for

second) in scrittura e 10 MB/s in lettura

e scrittura sequenziale. Le nuove card

saranno contraddistinte da questo logo

e la SD Association ha anche già pensa-

to ad una prossima evoluzione, ancora

più veloce, da usare solo quando i tem-

pi saranno maturi.

Arriva in Italia HTC 10 evo Anche lui è senza jack per le cuffieHTC ha annunciato l’arrivo dell’HTC 10 evo Lo smartphone ha in dotazione gli auricolari USB Type-C dual adaptive, in grado di adattare il suono al luogo in cui ci trova di Gaetano MERO

HTC ha ufficializzato l’arrivo in Ita-lia dell’HTC 10 evo. Lo smartphone sarà in vendita solo online, trami-te lo store ufficiale della società, a partire dal mese di dicembre. Il modello è la versione europea del-l’HTC Bolt, presentato per il merca-to statunitense, di cui replica in toto le caratteristiche tecniche. Il telefo-no è il primo HTC a introdurre gli auricolari USB Type-C dual adapti-ve ed è privo del classico jack da 3,5mm. Grazie alla funzione HTC BoomSound Adaptive Audio sarà possibile regolare il volume in base al livello sonoro circostante. Il tele-fono è inoltre compatibile con file audio Hi-Res da 24-bit. HTC 10 evo è certificato IP57, è cioè resistente all’acqua, agli spruzzi e alla polve-re. Il display è un Quad HD da 5,5”, a bordo troviamo il processore Snapdragon 810, 3 GB di RAM, una fotocamera da 16 Mpx con doppio Flash LED e stabilizzatore ottico ed una frontale da 8 Mpx. HTC 10 evo sarà disponibile in due tagli di memoria, da 32 GB e da 64 GB, co-munque espandibile tramite micro SD fino a 2 TB. Il sistema operativo scelto è naturalmente Android 7.0, la batteria da 3.200 mAh consente un’intera giornata di utilizzo e si av-vale della funzione Quick Charge per una ricarica in tempi rapidi.

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MAGAZINEn.145 / 1629 NOVEMBRE 2016

di Mirko SPASIANO

N ubia, società cinese nata nel 2012

dopo la scissione da ZTE, ha deciso

di fare le cose in grande anche in

Italia. Dopo aver iniziato a commercializ-

zare i suoi smartphone nel Belpaese, la

compagnia cinese ha presentato ufficial-

mente Nubia in Italia. Durante la presen-

tazione, la compagnia ha svelato in ante-

prima per il mercato italiano lo Z11 Mini S,

il fratellino minore del flagship di casa Nu-

bia, lo Z11, presentato lo scorso febbraio al

Mobile World Congress.

Il nuovo arrivato è uno smartphone

Android di fascia medio-alta, con display

Full HD da 5.2 pollici, processore Snapdra-

gon 625 e 4 GB di RAM. I componenti

sono incastonati in un’elegante scocca

in alluminio e da un vetro 2.5D, posto a

protezione di un display particolarmente

luminoso (450 nit) ed in grado di riprodur-

re secondo il produttore l’85% della gam-

ma colore NTSC. A completare il quadro

ci sono una batteria da 3000 mAh e l’or-

mai consueto sensore per il rilevamento

delle impronte digitali posto sul retro. A

completare il quadro c’è un comparto fo-

tografico di tutto rispetto. La fotocamera

principale ha un sensore Sony IMX318 da

22.5 Mpx con autofocus a rilevazione di

fase e apertura focale f/2.0, mentre quella

frontale è un modulo IMX258 da 13 Mpx

dello stesso brand. Z11 Mini S monta An-

droid 6.0 Marshmallow, con skin custom

Nubia UI 4.0, quest’ultima presente su tut-

ta la lineup della compagnia cinese.

Ma, al di là delle specifiche tecniche, co-

m’è questo Z11 Mini S? Se si considera il

prezzo aggressivo a cui verrà proposto,

compreso tra i 300 ed i 349 euro (pro-

babilmente 329, a detta dell’ufficio stam-

MOBILE Debutta sul mercato italiano Nubia, nuovo e agguerrito competitor nel settore mobile

Nubia si presenta in Italia con Z11 Mini S È un validissimo medio gamma (hands-on)Nubia Z11 Mini S è uno smartphone Android di fascia medio-alta, costerà meno di 350 euro

pa), a partire dal prossimo gennaio, ci si

rende conto che offre un ottimo rapporto

qualità-prezzo. Certo, il design non è dei

più originali, a partire dalle bande per le

antenne, ma la qualità costruttiva, nono-

stante lo scetticismo iniziale, si è rivelata

sorprendente. Lo chassis in alluminio, in-

fatti, restituisce un’ottima sensazione di

solidità, senza incidere troppo sul peso,

che si attesta sui 158 g. Inoltre, il particola-

re form factor dei 5.2 pollici gli conferisce

una discreta ergonomia e piacevolezza

d’uso. Infatti, nonostante la scocca metal-

lica, lo Z11 Mini S si tiene davvero bene in

mano e non risulta affatto scivoloso.

La Nubia UI 4.0, poi, ad un primo sguardo,

sembra reattiva e ben ottimizzata per-

fino sui terminali base di gamma. Come

molte ROM di produttori cinesi, è un po’

acerba per il mercato italiano, nel senso

che vi si possono trovare qua e là errori

di localizzazione. C’è da dire, però, che

la personalizzazione Nubia UI 4.0 integra

molti aspetti delle versioni successive

di Android, come lo split-screen, e che

verrà aggiornata indipendentemente dal

sistema operativo, per fornire agli utenti le

principali features delle più recenti relea-

se di Android il prima possibile.

Ma veniamo a quello che è uno degli

aspetti più interessanti, non solo dello

Z11 Mini S, ma di tutto il portfolio Nubia.

La compagnia cinese ha riproposto an-

che in Italia un programma di beta testing

particolarmente ricco. I possessori di

smartphone Nubia potranno aderire ad

un beta testing privato, grazie al quale

potranno provare in anteprima le ultime

versioni di Nubia UI e di Android. C’è,

poi, anche un programma di beta testing

pubblico, grazie al quale alcuni utenti

designati potranno ricevere un device

Nubia, fornendo regolarmente feedback;

al termine del periodo di prova, la metà

di questi potrà tenere lo smartphone in

comodato d’uso gratuito.

Nubia ha dichiarato che intende aggior-

nare i propri device per almeno due

anni, con regolari update software e di

sicurezza. Non tutti i device riceveranno

sempre l’ultima release di Android, ma

secondo i vertici della compagnia, que-

sto non sarà un grosso problema perché

gli aggiornamenti avranno un carattere

modulare: varie parti del software, come

la fotocamera e la Nubia UI in generale,

verranno aggiornate indipendentemente.

La distribuzione in Italia degli smartpho-

ne Nubia avviene già attraverso il sito

ufficiale italiano, ma ben presto verrà

avviata una collaborazione con Amazon

per l’apertura di un portale ufficiale e, in

un futuro non troppo lontano, faranno la

propria comparsa anche nei negozi fisici.

Verranno garantiti anche i canonici due

anni di garanzia, con tanto di assistenza

sul territorio italiano.

Infine, abbiamo anche avuto modo di

scambiare quattro chiacchiere con Austin

Peng, country manager italiano, il quale

ci svelato che la compagnia nutre grandi

speranze per il mercato nostrano. Secon-

do Peng, Nubia non ha un vero e proprio

“hero device” per l’Italia, un dispositivo su

cui puntano particolarmente. Tuttavia, il

Nubia N1, con la sua batteria da ben 5000

mAh ed un prezzo di listino molto aggres-

sivo (229 euro), è tra i principali candi-

dati a far bene. Per concludere, Peng ci

ha confidato che, alla casa base, stanno

esplorando la possibilità di espandersi in

altre categorie di prodotti, come tablet e

wearables, per creare un vero e proprio

ecosistema. Tuttavia, almeno al momen-

to, si tratta solo di meri esperimenti di

laboratorio.

Whatsapp si aggiorna Ora i video sono in streamingL’ultimo aggiornamento della nota app di messaggistica sui sistemi Android introduce la possibilità di riprodurre contenuti video senza l’obbligo di scaricarli in memoria di Michele LEPORI

Ancora tempo di aggiornamen-ti in casa Whatsapp, ma per il momento confinati sulla sola sponda Android: l’ultima release software della nota app di mes-saggistica regala ai suoi utenti la funzione di vedere i video in streaming senza aspettare il download sullo smartphone. Come altre app prima di lei, an-che Whatsapp si adegua quindi alla possibilità di vedere un con-tenuto prima di scaricarlo ed an-dare potenzialmente ad intasare la memoria con un contenuto che avremmo volentieri evitato di perdere tempo a scaricare: il team di sviluppo, da sempre avaro di aggiornamenti corpo-si, ha da qualche tempo spinto sull’acceleratore delle compati-bilità video, introducendo le vi-deochiamate prima, e mettendo in beta test una funzione stile Snapchat Stories poi. Quale sarà la prossima mossa?

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MAGAZINEn.145 / 1629 NOVEMBRE 2016

di Giulio Minotti

L a Touch Bar OLED è sicuramente

la novità più interessante e curio-

sa dei nuovi MacBook Pro 2016

presentati a ottobre. La barra, posi-

zionata al posto dei pulsanti funzione,

può ora essere provata anche su altri

prodotti Apple tramite due app gratui-

te, ossia Touché e Touch Bar Demo

app.

La prima, scaricabile direttamente dal

sito web dello sviluppatore, richiede

l’ultima versione stabile di macOS, la

10.12.1 build 16B2657. Si tratta di un

piccolo software gratuito che rappre-

senta una valida alternativa al tool di

simulazione sviluppato direttamente

da Apple ( che richiede Xcode) e che

replica alcuni dei comandi associati ai

tasti funzione nella prima fila in alto

nella tastiera fisica dei Mac. È inoltre

possibile utilizzare scorciatoie per vi-

PC Tra le novità dei MacBook Pro 2016 presentati a ottobre, la Touch Bar OLED è la più interessante

Prova la Touch Bar su qualsiasi Mac e iPadDue app gratuite simulano la nuova barra OLED touch presente sugli ultimi MacBook Pro Touché e Touch Bar Demo app, due simulazioni utili per sviluppatori e semplici curiosi

sualizzarla sullo schermo o per cattu-

rare uno screenshot.

In alternativa, è anche disponibile su

questa pagina di GitHub Touch Bar

Demo app in grado di simulare il fun-

zionamento della barra OLED dei nuo-

vi MacBook Pro 2016 anche su iPad

con una serie di comandi touch, di

modo tale da provarla in tutte le sue

funzionalità.

In definitiva, si tratta di due software

utili, ad esempio, agli sviluppatori (ma

anche ai semplici curiosi), creati per

sperimentare il comportamento della

Touch Bar e per farsi un’idea generale

del suo funzionamento.

Adobe Photoshop Elements 15 si tuffa nello Store di Windows 10 a prezzo di saldoDopo averlo annunciato qualche mese fa, Adobe pubblica Photoshop Elements 15, con tanto di prezzo scontato per la prima settimana 60 euro anziché 100 di Mirko SPASIANO

Qualche mese fa Adobe ave-va dichiarato che avrebbe portato le sue app sul Win-dows Store entro la fine dell’anno e, con un mese abbondante di anticipo sui fuochi d’artificio 2017, ecco sbucare Photoshop Elements 15. E il prezzo di lan-cio, per la prima settimana, è fortemente scontato: 59,99 euro in luogo di 99,99, con un buon -40%. Si tratta della medesima app Win32 disponibile sui PC anche non aggiornati all’ultima versione del sistema operativo di Microsoft, arrivata sullo Store grazie al Desktop App Conver-ter. Tra le principali caratteristi-che si annoverano un’interfaccia ottimizzata per il touch, un siste-ma di smart-tag per cercare rapi-damente tra le proprie immagini in base ai soggetti ed i consueti strumenti per l’editing foto. Tra questi spicca la possibilità di tra-sformare le espressioni acciglia-te in sorrisi e la modifica di altri particolari del volto. Certo, non ha la stessa potenza e versatilità di Photoshop CC, ma è pur sempre uno strumen-to che soddisfa le necessità dei più ed anche un prezzo decisa-mente più accessibile. E, poi, più scelta per gli utenti è sempre ben accetta.

di Filippo TONELLI

L a USB-A è morta, lunga vita alla

USB-C: il nuovo mantra in casa

Apple sta facendo a botte con il

fascino del vintage che sembra rapire

molti acquirenti del nuovo MacBook

Pro Retina, spaventati dal passaggio a

un’interfaccia più evoluta.

Il crowdfunding di Indiegogo sta ve-

nendo incontro alla vox populi che

vorrebbe mantenere un piede nel pas-

sato e presenta Line Dock, disponibile

in versione da 12”, 13” e 15” per fare

il paio con tutte le macchine USB-C

only della major californiana e ha so-

stanzialmente la forma di un vecchio

MacBook senza schermo. Nello chas-

sis sono integrate 3 USB-A, 1 MiniDi-

splay, 1 USB-C ed anche un ingresso

SD card.

PC I pledge partono da 149 dollari fino a 599 dollari. Spedizioni per giugno del prossimo anno

Voglia di nuovo MacBook Pro e di vecchie porteLa Line Dock di Indiegogo è la soluzione giusta Desiderio di nuovo MacBook Pro ma paura di non poter collegare le vecchie periferiche? La dock di Indiegogo ha le vecchie USB, HDMI, DVI, batteria e memoria di archiviazione

Clicca qui per il video.

Non basta? Le USB permettono di

caricare fino a 3 dispositivi contem-

poraneamente. Volete ancora di più?

Line Dock ha una batteria che può

ricaricare il MacBook fino ad 1 volta

e mezza. Vogliamo strafare? Delle 4

versioni proposte nella campagna, 3

hanno anche un SSD integrato che

parte da 256GB ed arriva ad 1TB. E

per le fashion victim, versione argen-

to od anodizzata space gray. I pledge partono da 149 dollari, le spedizioni sono previste per giugno 2017.

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P5 Wireless.Abbiamo eliminatoil cavo ma il suonoè rimasto lo stesso.

P5 Bluethooth, musica in mobilitàsenza compromessi con 17 ore diautonomia e ricarica veloce perperformance allo stato dell'arte. Lasolita qualità e cura nei materiali diBowers & Wilkins adesso senza filigrazie alla nuova P5 S2 Bluetooth.

133_bw_P5w_pgp_ddy.qxp:- 19-09-2016 14:13 Pagina 1

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MAGAZINEn.145 / 1629 NOVEMBRE 2016

di Roberto PEZZALI

L a guida introdotta lo scorso anno

con la New Xbox One Experience ha

migliorato significativamente l’espe-

rienza d’uso della Xbox One. Ma, grazie

al programma Insider, tutte le versioni del

sistema operativo di Microsoft sono veri

e propri cantieri sempre aperti e, con il

Creators Update (il prossimo aggiorna-mento che investirà tutta la famiglia di prodotti Windows 10), sono previste

novità importanti anche per la console di

casa.

Secondo le indiscrezioni raccolte da Win-

dows Central, la guida verrà potenziata,

con lo scopo di velocizzare le operazioni

comunemente svolte sulla Dashboard. In

particolare, pare che verranno aggiunte

una sezione con i giochi e le app utiliz-

zate di recente e un’altra completamen-

te personalizzabile, per fornire rapido

accesso ai contenuti aggiunti e bloccati

sulla Dashboard. Sembra che Microsoft

stia esplorando la possibilità di avviare la

guida con un singolo tap del tasto menu,

GAMING Si tratta, al momento, di indiscrezioni. Notizie più certe nelle prossime settimane

Xbox One: guida più ricca e picture-in-pictureXbox One avrà la sua dose di Creators Update: multitasking più spinto e guida più raffinata

in luogo del doppio-tap attuale. Ma le no-

vità non finiscono qui. Pare che Microsoft

potrebbe rimuovere del tutto la modalità

Snap, che oggi consente di affiancare due

app side-by-side. Ma questa non è neces-

sariamente una cattiva notizia, perché le

operazioni di multitasking potrebbero

essere condotte attraverso il picture-in-

picture, ovvero una finestra flottante con

un’applicazione secondaria da disporre

su uno degli angoli (magari con opacità

regolabile). Il fatto che le nuove app uni-

versali del Windows Store, nonostante

la loro insita elasticità non supportino la

modalità Snap potrebbe essere un chiaro

segno del cambio di rotta imminente. È

bene sottolineare, comunque, che al mo-

mento si tratta ancora di semplici rumor,

per cui queste features potrebbero non

vedere mai la luce del sole. Se ne saprà

sicuramente di più nelle prossime setti-

mane attraverso il programma Insider.

di Roberto PEZZALI

P otentissimo, veloce come un

ghepardo e tecnologicamente

mostruoso: Inspire 2 è il nuovo

drone DJI a prova di regia hollywoo-

diana. Erede naturale del rivoluziona-

rio Inspire 1 del 2014 (primo UAV con

gimbal stabilizzato su 3 assi e cam HD),

il nuovo modello ne incrementa a di-

GADGET DJI è leader mondiale nella produzione di UAV professionali ad altissima tecnologia

Drone “cinematografico” DJI Inspire 2 Potente, veloce e con prestazioni monstreDJI presenta il quadricottero Inspire 2: fa 108 km/h, filma a 5.2K e rileva ostacoli a 360 gradi

smisura le qualità salienti. Innanzitutto,

la camera FPV, completamente aggior-

nata, che può ora catturare foto da 20

Megapixel, e soprattutto registrare vi-

deo fino a 5.2K@30fps, in 4K@60fps e

in diversi formati (tra cui Apple ProRes

e CinemaDNG RAW). E poi la velocità

di movimento, forse la caratteristica

più impressionante in assoluto: Inspire

2 accelera da 0 a 80 Km/h in appena

4 secondi (valore simile ad

un’auto granturismo), rag-

giunge un massimo di 108

km/h in linea orizzontale, e

può scendere in verticale

a 9 metri/secondo.

Realizzato con un frame

in lega di alluminio e ma-

gnesio per una maggio-

re robustezza, dispone

inoltre di un sofisticato

impianto anti-collisione, costellato di

sensori ottici e a infrarossi in grado

di rilevare li ostacoli a 360 gradi e 30

metri di distanza, garantendo la massi-

ma sicurezza in volo. I sistemi di bordo

sono ora ridondanti (a cominciare dalla

batteria), così da permettere all’Inspire

2 il pieno proseguimento dell’attività

anche in caso di malfunzionamenti

vari. Ciliegina sulla torta le nuove eli-

che, progettate per lavorare anche a

notevoli altitudini, onde permettere al

quadricottero di girare con disinvoltura

sequenze in alta montagna.Le opzioni

per controllare il super-drone, infine,

sono più d’una: a due radiocomandi in-

dipendenti (uno per governarne il mo-

vimento, l’altro per gestire le riprese),

si affianca l’ultima versione dell’app

DJI GO, dedicata agli irriducibili dello

smartphone.

Pronti per giocare con Xbox One su Oculus Rift? Dal 12 dicembre i proprietari di Xbox One potranno godere in streaming della loro libreria videoludica anche su Oculus Rift: non siamo ancora alla compatibilità completa, ma la strada è tracciata di Michele LEPORI

Xbox One e Oculus Rift saranno amici per la pelle dal 12 dicem-bre: questa data, come indicato da Microsoft in un comunicato stampa congiunto, segnerà l’ini-zio di una partnership importan-te volta a portare la realtà virtua-le nel mondo del gaming. Come? Con un’app. Xbox One Strea-ming to Oculus Rift connetterà la Xbox One del salotto al network senza fili di casa e, una volta sta-bilizzata la connessione, invierà il segnale al visore Oculus VR, che riprodurrà la libreria videolu-dica della console su un enorme schermo inserito in tre ambienti virtuali a libera selezione del-l’utente: essi saranno Citadel, Retreat e Dome. A beneficia-re della nuova funzionalità VR di Xbox One, i titoli principali a catalogo: Gears of War 4, Forza Horizon 3, Halo 5: Guardians, e i principali giochi sportivi, in at-tesa di un 2017 che promette di ampliare di molto la portata del servizio. Lo stream della libreria non è ancora sinonimo di com-patibilità completa ma l’intento è sotto gli occhi di tutti, e se si ag-giunge la presenza di un control-ler Xbox One in ogni confezione di Oculus VR le previsioni sulle tempistiche potrebbero essere relativamente brevi.

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MAGAZINEn.145 / 1629 NOVEMBRE 2016

di Massimiliano ZOCCHI

S pesso parlando di megafabbriche, siamo por-

tati a pensare che questi gioielli della produtti-

vità siano tutti situati a casa dei soliti noti: Stati

Uniti, Cina, e poche altre eccezioni. In realtà Ford da

quarant’anni, con l’inaugurazione nel 1976, ha uno

dei suoi fiori all’occhiello nell’assolata Spagna, per

la precisione a Valencia. Questa impianto produttivo

gioca un ruolo fondamentale per l’azienda america-

na, realizzando non solo diversi modelli della gam-

ma, ma anche componenti e motori che vengono poi

spediti in tutto il mondo per alimentare la produzio-

ne delle altre fabbriche. Tanto per fare un esempio,

i motori delle famose Mustang, vengono proprio da

qui. Su un’incredibilmente enorme area di 2.7 milio-

ni di metri quadrati (ci è servito un bus turismo per

spostarci da un reparto ad un altro), con 8.600 di-

pendenti, 400.000 auto prodotte all’anno e 500.000

motori, lo stabilimento di Valencia non fa solo del

volume di produzione un suo tratto distintivo, ma lo

è anche la tecnologia, utilizzata in modo massiccio, e

spesso con soluzioni uniche e esclusive di Ford.

In questo nostro tour abbiamo avuto accesso a di-

verse aree della Valencia Plant, senza segreti e sen-

za proibizioni, potendo vedere dal vivo come ogni

giorno migliaia di lavoratori non si sentono minaccia-

ti dall’arrivo dei robot, dei tablet, degli occhi digitali,

ma al contrario diventano quasi come dei colleghi

virtuali. Una situazione in cui le tecnologie non sono

implementate in un’ottica di risparmio sulla forza la-

voro, ma bensì come soluzioni per raggiungere livelli

di qualità prima impossibili, lasciando sempre alla

parte umana la facoltà di decidere, di controllare in

AUTOMOTIVE Ford ci ha aperto le porte della sua megafabbrica di Valencia, in Spagna, uno dei più avanzati stabilimenti al mondo

Visita alla “fabbrica delle meraviglie” di FordLa tecnologia nella fabbrica di Valencia abbonda, ma non sostituisce l’uomo, lo aiuta a raggiungere livelli di eccellenza

modo definitivo, contribuendo a mantenere le perso-

ne insostituibili ancora per molto tempo.

Il “cacciatore” di clickPensando a dotazioni tecnologiche in una linea di

montaggio, normalmente si pensa subito a braccia ro-

botiche di diverso genere, adatte a svolgere ogni tipo

di compito, troppo pesante e difficile per le persone.

Ovviamente anche in una fabbrica come questa non

mancano i robot in senso classico, ma il punto di forza

di Ford è la ricerca di altri compendi hi-tech, per facili-

tare e migliorare ogni fase produttiva.

Un chiaro esempio di questa filosofia è Click Hunter. In

ogni motore ci sono diversi cablaggi, che ovviamente

devono essere realizzati alla perfezione, e senza ri-

schio di scollegamenti durante l’utilizzo. Per far questo

si utilizzano parti ad incastro come in qualsiasi caso

simile. Il problema è che in un ambiente enorme ed

estremamente rumoroso diventa difficile se non impos-

sibile udire ogni singolo “click” emesso dai cablaggi ad

ogni pressione dell’operatore sulla linea di montaggio.

Prima di studiare un buon metodo preventivo, Ford re-

gistrava fino all’80% di cablaggi da ricontrollare, allun-

gando i tempi di produzione e rischiando di mandare

in catena di montaggio motori difettosi. Così un team

interno ha studiato un metodo per diminuire se non

azzerare questo problema. Dopo prove e fallimenti si

è giunti a Click Hunter, un sistema il cui centro è il mi-

crofono a ultrasuoni che vedete nella foto, insieme a

un database di tutti i suoni emessi dai singoli cablaggi,

anche di motori diversi. Quando un determinato tipo di

motore arriva alla postazione, viene riconosciuto, e il

“cacciatore” sa esattamente quanti suoni deve emet-

tere l’operazione di cablaggio, e anche la loro corretta

intensità. Se un suono manca, o secondo il microfono

intelligente non è quello giusto, il motore non avanza e

viene subito ricontrollato. Per dare un’idea dell’utilità di

questo sistema, dopo la sua messa in funzione, la qua-

lità dei cablaggi è arrivata a uno stabile 99%. Di fatto un

errore comune è stato completamente eliminato.

Scan 3D per eliminare i difettiUn motore moderno può arrivare ad avere 3.000 com-

ponenti. Controllare ogni motore, anche con un ope-

ratore esperto richiederebbe ore, diminuendo drasti-

camente il volume produttivo, o prendendo la difficile

decisione di abbassare il campione di controllo. Grazie

alla tecnologia Vision Systems, Ford ha potuto dire ad-

dio anche a questo problema.

I motori assemblati, dopo le fasi di montaggio e ca-

blaggio, arrivano tramite consueti nastri trasportatori,

in una sorta di camera fotografica. all’interno di questo

set fotografico in miniatura, diverse fotocamere scatta-

no in pochi istanti oltre 3.000 immagini, che in pratica

vanno a costituire un rendering globale del motore.

Se un qualche dettaglio non dovesse corrispondere al

progetto originale, il pezzo viene dirottato su una linea

di controllo immediatamente.

segue a pagina 25

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MAGAZINEn.145 / 1629 NOVEMBRE 2016

Non solo questo occhio digitale (sviluppato in collabo-

razione con l’università di Valencia) permette di correg-

gere errori a breve termine, ma anche se dovessero

presentarsi in un secondo momento. Le immagini in-

fatti vengono immagazzinate in un server centrale per

almeno un anno. Se un fornitore dovesse avvisare Ford

di un difetto di conformità su un componente, le foto

possono essere ricontrollate per individuare eventua-

li unità con tale problema. E dato che i motori ultimati

possono restare in fase di stoccaggio e spedizione

anche per sei mesi, è possibile evitare che il propul-

sore difettoso entri in catena di montaggio, scongiu-

rando quindi una campagna di richiamo a vetture già

vendute.

Il computer scova i difetti l’uomo li correggeIl sistema Vision viene utilizzato anche in scala più

ridotta, dove vengono prodotti i singoli componenti

del motore. Queste parti vengono utilizzate sia diret-

tamente a Valencia, ma servono anche a soddisfare la

domanda di altri stabilimenti, per cui è fondamentale

che arrivino a destinazione solo pezzi perfetti, pronti

per essere utilizzati. E’ il caso dell’albero a camme, che

viene analizzato fino al minimo dettaglio, con il sistema

fotografico. Può essere identificato un difetto piccolo

come un granello di sabbia, ma il sistema si spinge ol-

tre, segnalando anche i casi dubbi.

Questo è un tipico caso di interazione uomo-macchina.

L’albero presunto difettoso viene deviato su un rullo che

arriva nelle mani di un operatore (operatrice nel nostro

caso), che tramite un display può visualizzare il punto

esatto del “sospetto” segnalato dal computer. Viene

quindi fatta una attenta analisi, sia tattile, sia visiva, e

nei casi possibili anche piccole correzioni meccaniche.

In molti casi Vision è solo molto pignolo, e il compo-

Vision System Ford

AUTOMOTIVE

Visita alla fabbrica di Ford a Valenciasegue Da pagina 24

nente si rivela essere in realtà perfetto. L’operaio non

deve fare altro che dare conferma sul display touch-

screen per approvare il passaggio alla fase successiva.

In ogni caso ogni pezzo è marchiato con un QR code

che contiene tutti i riferimenti, da quale stabilimento

proviene, fino all’orario preciso dei controlli. Il codice è

stampato con un metodo estremamente duraturo, per

cui resta visibile anche dopo anni di utilizzo. In caso di

guasto, Ford sarà sempre in grado di risalire alla storia

completa del pezzo difettoso, per analizzare a fondo

il problema, ed eventualmente identificare partite con

irregolarità simili. La tracciabilità è implementata in una

grande varietà di componenti, generando un database

di dimensioni di svariati terabyte all’anno.

Precisione d’altri tempiLa nostra visita è poi proseguita verso un settore che si

occupa di qualcosa di meno preciso a livello ingegneri-

stico, ma che necessita comunque di molta precisione

e finezza di dettagli: gli interni. Ci siamo soffermati sul

cruscotto della nuova Ford Kuga, in particolare della

versione top di gamma Vignale. Oltre ad avere tutta

la normale strumentazione, qui troviamo anche rivesti-

menti in pelle anche sulle plastiche del cruscotto, e tutti

gli optional, con relativi pulsanti e display touchscreen

del sistema Ford Sync.

L’assemblaggio finale delle strumentazioni, e del com-

puter principale è una operazione che gli esperti operai

svolgono in pochissimi secondi. Per poterlo fare però è

necessario che abbiano sempre componenti a sufficien-

za a portata di mano. Per agevolare chi sta in catena di

montaggio, c’è chi si occupa di reperire costantemente

tutto il materiale necessario, e nel farlo è guidato da un

sistema completamente automatizzato. Sopra i cassoni

contenenti il materiale ci sono delle luci e delle quantità.

Secondo il lavoro da completare, le luci si accendono

indicando all’addetto quali pezzi radunare per traspor-

tarli ai colleghi, e dei codici a barre identificano ogni sin-

gola parte. Ma in un prodotto che vuole rappresentare

il meglio di una azienda, non si può rischiare che in un

assemblaggio, fatto in gran parte manualmente, ci sia

qualcosa che è andato storto. Così a pochi passi dalla

linea di produzione, è stata allestita una silent room, con

un vero e proprio simulatore, ma non di quelli a cui sia-

mo abituati in ambito automobilistico.

Nella sala non c’è la riproduzione di un veicolo, ma solo

e soltanto un cruscotto finito, alloggiato su un sorta di

finto telaio, a sua volta collegato a dei potenti generatori

di movimento e vibrazioni. Il tutto è collegato a un com-

puter e a un software, in grado di simulare diversi tipi

di pavimentazione stradale e le relative sollecitazioni

meccaniche. Durante il programma di simulazione non

ci sono poi sensori o microfoni; il tutto è lasciato al con-

trollo di un addetto controllo qualità, che utilizza proprio

i sensi umani come metodo di verifica, cercando rumori

anomali, o parti con movimenti non previsti, il tutto ese-

guito anche a distanze diverse.

Produzione inarrestabileTutto quello che abbiamo visto, e molto altro, accade

per 22 ore al giorno, per 5 giorni alla settimana. Gli ol-

tre 1.000 robot presenti in fabbrica sgravano l’uomo dai

lavori che sarebbero troppo difficili, e si integrano alla

perfezione tra tutti i lavoratori, così come le altre tecno-

logie presenti. Persino gli smartphone che potrebbero

sembrare così lontani dal mondo della fabbrica, ven-

gono implementati grazie ad app per seguire le fasi di

lavorazione, ed a bracciali speciali che li trasformano in

wearable giganti. tutto questo si traduce in un risultato

stupefacente: dalla linea finale escono auto pronte al

ritmo di una ogni 40 secondi, senza una sequenza logi-

ca, tutte diverse in base agli ordini. Non solo i computer

guidano molte fasi di produzione, ma le coordinano in

maniera perfetta, così che la scocca di una berlina ar-

rivi sincronizzata con il suo telaio, pronti per unirsi a

formare la vettura, e subito dietro ci sia un minivan, o

un SUV, o altro ancora. Una sola linea per realizzare

anche cinque modelli diversi e con finiture diverse. In

ogni momento display giganti segnano i passaggi e lo

stato del lavoro, così che ci sia sempre un occhio alla

tabella di marcia e al ritmo del lavoro proprio e altrui. Se

una linea si interrompe per qualsiasi motivo può bloc-

care l’intero processo. Così anche allarmi sonori aiuta-

no i responsabili di reparto a intervenire prontamente.

segue a pagina 26

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MAGAZINEn.145 / 1629 NOVEMBRE 2016

Ogni settore ha una “canzoncina” diversa, così in caso

di un arresto improvviso il supervisore può identificare

immediatamente in quale punto c’è l’intoppo. Questo

livello di precisione fa della Valencia Plant una fabbrica

importantissima non solo per Ford, ma per tutta l’Euro-

pa, spingendo anche i competitor a studiare sempre

nuove soluzioni, magari ispirandosi a quelle dell’azien-

da americana, che non ha avuto timore di mostrarcele,

poiché ovviamente sono tutte brevettate.

Tecnologia in fabbrica, tecnologia anche a bordoCome detto in precedenza, una delle vetture realizzate

nello stabilimento di Valencia, è la nuova Ford Kuga.

Un SUV compatto ma spazioso, che fa della tecnolo-

gia on board uno dei suoi punti di forza. Ovviamente

Ford non ha perso l’occasione di farci provare la sua

nuova creatura, nella versione Titanium, più semplice e

ad ampio target, e Vignale, marchio che esprime per la

casa dell’ovale le finiture premium. In entrambi la dota-

zione tecnologica, in particolare per l’assistenza al gui-

datore, è al top del settore. Grazie ad una telecamera

che inquadra costantemente la strada di fronte, allog-

giata vicino allo specchio retrovisore, Kuga è in grado

di individuare i principali segnali stradali, e mostrarli

sul display dietro il volante, in modo che il guidatore

sappia sempre il limite di velocità del tratto che percor-

re, i divieti di sorpasso, ed altre indicazioni. La stessa

telecamera individua anche le linee delle corsie, e il

sistema quindi avvisa se le si oltrepassa senza usare

l’indicatore di direzione. L’avviso è sia a vista, con delle

linee verdi o gialle - in base alla precisione di guida - sia

con una vibrazione al volante (di intensità regolabile).

E’ possibile anche impostare una lieve autocorrezione

per venire riportati automaticamente in corsia. Di cer-

to non un autopilota, ma la spinta che viene data allo

sterzo è ben avvertibile. Completa il set di aiuto al pi-

lota, l’avviso di collisione frontale, che fino alla velocità

di 50 km/h, innesca anche una frenata di emergenza,

oltre a un avviso sonoro molto fastidioso. Questa sorta

di radar frontale è implementato anche nel cruise con-

AUTOMOTIVE

Visita alla fabbrica di Ford a Valenciasegue Da pagina 25

trol adattattivo. La vettura oltre alla velocità imposta-

ta, segue anche il traffico che precede, mantenendo

sempre una giusta distanza di sicurezza, rallentando se

necessario, e riaccelerando quando il flusso dei veicoli

si velocizza. E ovviamente non bisogna preoccuparsi

dei parcheggi. Da display sono impostabili tutti i tipi di

parking, per far eseguire a Kuga la manovra, dosando

solo il freno e il gas.

Sync 3, con Apple CarPlay e Android AutoSul fronte infotainment, Kuga come tutte le nuove vet-

ture Ford ha in dotazione il sistema Sync 3, migliorato

rispetto al predecessore con una CPU più potente, e

l’implementazione di Apple CarPlay e Android Auto.

Oltre alle due piattaforme concorrenti, c’è anche Ap-

pLink di Ford che permette di utilizzare direttamente

diverse app anche senza smartphone. Il display cen-

trale è risultato discretamente reattivo, anche durante

i pinch to zoom, grazie anche al display di tipo capaci-

tivo. Nel bracciolo centrale si nascondono due prese

USB, per la letture di pendrive o anche per la ricarica di

device portatili, e nel nostro caso appena collegato un

iPhone, è stato subito riconosciuto da CarPlay chieden-

do la conferma di collegamento. Molto comodi anche

i comandi vocali, attuabili dal volante, per evitare di di-

strarsi alla guida. In definitiva Kuga non tradisce le sue

origini, e sposa la tecnologia al massimo delle possibi-

lità, così come la fabbrica dove vede la luce. Avere una

fabbrica all’avanguardia, oltre a rendere competitivi,

fa anche risparmiare denaro in modo diretto, permet-

tendo di girare questo risparmio in parte al cliente. La

sensazione è che si stia spostando l’asticella della qua-

lità sempre più in alto e sempre più in fretta, rendendo

maggiormente disponibili novità e optional che fino a

poco tempo fa erano visti come relegati a una fascia

di veicoli ben più alta. La direzione è tracciata, a tutto

vantaggio del consumatore.

AUTOMOTIVE L’annuncio di otto tra i più importanti governi mondiali sull’adozione di auto a propulsione sostenibile

Otto Stati passano all’elettrico nelle flotte governative. Italia assenteObiettivo: abbassare le emissioni di gas serra e spingere i protagonisti del settore a un maggiore impegno. Tranne l’Italia...

di Massimiliano ZOCCHI

D urante la Conferenza per i Cam-

biamenti Climatici (COP22) di

Marrakech, 8 governi tra i più im-

portanti al mondo hanno siglato un’intesa

secondo cui si impegneranno (ove possi-

bile) ad adottare per le flotte governative

veicoli a zero emissioni locali. I firmatari

sono Canada, Cina, Francia, Giappone,

Norvegia, Svezia, Regno Unito e Stati

Uniti. Stranamente assente la Germania,

che ha forti politiche per la diffusione

dei veicoli elettrici, mentre ormai non

fa notizia l’assenza cronica dell’Italia in

queste iniziative.Secondo il documento,

gli 8 governi si impegnano ad essere

leader nella spinta reale nel passaggio

alle zero emissioni, coinvolgendo anche

realtà locali come amministrazioni locali

e regionali, per passare sempre più ve-

locemente a veicoli a basse emissioni

nell’ottica di diminuire i gas serra. Il target

sarebbe quello di arrivare a 20 milioni di

mezzi ad emissioni ridotte entro il 2020,

includendo anche plug-in e fuel cell, con

il traguardo successivo fissato al 2030 in

cui almeno il 20% di tutti i mezzi circolanti

dovranno essere eco-friendly. Va sotto-

lineato che si tratta di un patto volonta-

rio, ma sembra preso molto seriamente,

tanto che alcuni si spingono anche più in

là, come il Giappone che promette entro

il 2030 solo ed esclusivamente veicoli

“next-gen”. Dopo aver perso i treni degli

incentivi statali, della pro-

mozione di una rete di rica-

rica adeguata, l’Italia perde

anche questa occasione,

dimostrando poca atten-

zione ai temi della sosteni-

bilità e della salvaguardia

ambientale, nonostante le

promesse più volte elargi-

te. Ecco uno stralcio della

dichiarazione:

“Come membri della Electric Vehicles

Initiative, coopereremo per facilitare il

passaggio ad almeno 20 milioni di EV,

inclusi ibridi plug-in e fuel cell entro il

2020. Ci impegnamo ad abbassare le

emissioni inquinanti, accelerando l’in-

troduzione di veicoli a basse emissioni

nelle nostre flotte. Incoraggiamo enti non

statali come città e regioni e aziende a

fare altrettanto e accorciare i tempi di

passaggio delle flotte (bus, taxi, municipi

e rappresentanza).”

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torna al sommario 27

MAGAZINEn.145 / 1629 NOVEMBRE 2016

di Gaetano MERO

E -Go All Inclusive è la prima offerta

in Italia dedicata alla mobilità elet-

trica nata dalla collaborazione tra

Enel e Nissan. Si tratta di una proposta

“chiavi in mano” che comprende la box

station per la ricarica domestica com-

presa d’installazione fornita da Enel;

una Nissan LEAF, con batteria da 30

kWh in grado di percorrere fino a 250

km e l’App e-go, per localizzare tutte le

colonnine elettriche in Italia e ricaricare

l’auto. E-Go All Inclusive è disponibile

con un canone mensile a partire da 299

euro al mese, più un anticipo, alla sca-

denza del contratto il cliente potrà de-

cidere se restituire l’auto o tenerla con

rifinanziamento del valore residuo.

L’App e-go, disponibile per iOs e An-

droid, e permette di individuare la

colonnina più vicina compatibile con

il servizio di Enel Energia grazie alla

geolocalizzazione integrata. La tariffa-

zione è in base ai minuti di utilizzo della

presa anziché a energia prelevata e il

pagamento mensile avviene tramite ad-

debito su carta di credito, calcolato sul

consuntivo del mese precedente. La

ricarica è gratis fino a dicembre 2016

mentre a partire dal primo gennaio

2017 la tariffa promozionale è di 0,025

€ al minuto, IVA e imposte incluse.

Nissan LEAF è uno dei veicoli più im-

portanti del settore: l’auto è elettrica al

100%, ha un’efficienza maggiore rispet-

to ai veicoli tradizionali, genera zero

emissioni di CO2, NOx e PM10 in fase

di marcia, non produce inquinamento

acustico e percorre fino a 100 Km con

soli 4€ di rifornimento.

L’auto sarà disponibile in tre versioni Vi-

sia Plus, Acenta e Tekna, ed è dotata di

sistemi evoluti come il touch screen da

7” con navigatore, l’Around View Moni-

tor (AVM) che consente una visione

dell’esterno a 360°, l’impianto hi-fi Bose

con lettore cd Mp3, radio, ingressi USB,

iPod e Aux con 7 altoparlanti. Inoltre

l’app ufficiale NissanConnect consente

di monitorare lo stato di ricarica delle

batterie, l’autonomia residua, la posi-

zione dell’auto ed avviare la ricarica a

distanza.

AUTOMOTIVE La prima offerta in Italia per la mobilità elettrica, collaborazione tra Enel e Nissan

E-Go All Inclusive, la soluzione per l’auto elettricaAuto elettrica e installazione di una stazione di ricarica con un canone mensile di 299 euro

di Massimiliano ZOCCHI

L’infografica di General Motors non

lasciava spazio a dubbi, recitan-

do disponibile alla fine del 2016.

I soliti maligni però non hanno perso

occasione di dubitare della capacità

produttiva di GM, nonché del fatto che

Chevrolet Bolt fosse in realtà così pron-

ta per la produzione di massa. Le cose

invece pare stiano andando secondo i

piani, e già tra una settimana le prime

Bolt potrebbero essere in mano ai for-

tunati proprietari. Si parla ovviamente

del mercato statunitense, in particolare

California e Oregon, dove alcuni dealer

hanno fatto sapere di aspettare le prime

vetture già il 28 novembre, con una se-

conda consegna per metà dicembre, 53

unità in totale. In Oregon sembrerebbe

che 6 siano già state consegnate, di cui

4 già vendute a clienti che hanno lascia-

to 1.000 dollari come caparra. Così la

prima auto 100% elettrica dal prezzo ac-

cessibile (anche se non economico in fin

dei conti, 35.000 dollari) e con grande

autonomia (supera agevolmente i 400

km) sarà già sulle strade alla fine di un

anno che ha visto tanti annunci da parte

di molte case, ma pochi fatti concreti. In

Europa Bolt arriverà sotto il brand Opel

e si chiamerà Ampera-e, ed è difficile

al momento capire quanta parte della

produzione iniziale verrà dirottata per il

vecchio continente. Con la Tesla Model

3 ancora molto lontana, solo Renault

con la nuova Zoe da 41 kWh ha pron-

ta una proposta altrettanto allettante,

anche se in un segmento leggermente

diverso. Si attendono le mosse di tutti

gli altri player, che rischiano di arrivare

con quasi due anni di ritardo rispetto a

General Motors.

AUTOMOTIVE La prima auto elettrica a grande autonomia e prezzo accessibile diventa realtà

Chevy Bolt, l’auto elettrica più rivoluzionaria di sempreGeneral Motors mantiene le promesse: a breve le prime Bolt arriveranno in concessionaria

Anche Skoda sale sul treno dell’elettrico con un occhio al portafoglioSkoda conferma, come parte del progetto di elettrificazione dei brand controllati da Volkswagen, l’arrivo nel 2019 della versione ibrida plug-in della Superb di Massimiliano ZOCCHI

Anche Skoda, controllata dal grup-po Volkswagen, si appresta a fare il suo ingresso nel mondo delle auto elettriche. Lo farà dapprima da una semplice quanto effica-ce ibrida plug-in, con la Superb. VW ha dichiarato che tutti i suoi brand saranno coinvolti nel nuo-vo corso dell’azienda, che punta tutto sulle propulsioni alternative e l’automotive 3.0, e Skoda non fa eccezione. Probabilmente Superb avrà in dote molto di quanto è già a bordo della Passat GTE, eredi-tandone il powertrain, mentre non è dato sapere quanti saranno i km percorribili in puro elettrico. Logico pensare però che la scelta potrà ri-cadere nei classici 40-50 km come in quasi tutti i modelli con tecnolo-gia simile. L’AD Bernhard Maier si è detto tranquillo:“Skoda vede il 2019 come un pun-to di inizio, in cui la domanda per questi veicoli sarà abbastanza alta da poterli produrre a costi più bassi. La strategia di Skoda non è di arrivare per prima, ma offrire tecnologie a un prezzo accessi-bile, per questo il 2019 è il nostro target”. Anche Superb sarà basata sulla piattaforma comune MEB, e la versione PHEV sarà presentata sia come berlina che come wagon, esattamente come quella attuale.

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MAGAZINEn.145 / 1629 NOVEMBRE 2016

di Massimiliano zocchi

Continua il processo di “elettrifica-

zione” della gamma di tutti i co-

struttori, e non poteva mancare

anche uno dei più importanti, Ford. In

realtà già negli scorsi anni si è già vi-

sto qualche timido passo da parte della

casa americana, ma poco più che un

esperimento per testare il mercato. Ora

invece pare che le cose si facciano più

serie, con l’arrivo della versione 2017

della Focus Electric, che questa volta

porterà in dote fino a 250 km di auto-

nomia, la ricarica DC fast, e un prezzo di

listino di 29.120 dollari.

La batteria al litio cresce fino a 33.5

kWh, ed è accredita dall’EPA come in

grado di fornire circa 200 km di auto-

AUTOMOTIVE Anche Ford è pronta a un salto di qualità, dopo qualche veicolo ibrido plug in

Salto di qualità per la nuova Focus elettricaLe cose stanno per cambiare per Ford: Focus Electric fino a 250 km di range e ricarica Fast

nomia in un utilizzo reale, mentre i 250

che presumibilmente riceverà in omo-

logazione europea sono solo per cicli

urbani. Importante notare come il cari-

catore di bordo sia comunque discreto,

caricando a 6.6 kW in 5 ore circa, men-

tre diventa di serie la ricarica Fast con

connettore DC Combo, molto probabil-

mente a 50 kW di potenza.

Questa nuova versione sarà al 100%

americana, prodotta nello stabilimento

in Michigan, e proprio dagli Stati Uniti

inizierà la commercializzazione. Il mo-

dello precedente era arrivato anche

in Europa - seppure in numero esiguo

- quindi è lecito aspettarsi la vendita

anche nel vecchio continente. Le avver-

sarie principali saranno la Hyundai IO-

NIQ Electric, e la nuova VW e-Golf con

autonomia aggiornata, le quali sono di

segmento simile, e con simile range per

singola carica. Il piatto si fa ricco e di-

versificato a tutto vantaggio di chi dovrà

acquistare.

di Massimiliano ZOCCHI

U na delle principali aziende mon-

diali nel settore dei veicoli elettrici

è BYD, soprattutto per quanto ri-

guardo il mercato degli autobus elettrici.

Già esportati in mezzo mondo, i giganti

elettrici cinesi arriveranno anche in Ita-

lia, grazie al gara indetta dalla Regione

Piemonte nel 2015 e vinta appunto dalla

filiale europea BYD Europe BV.

Saranno 16 gli eBus ad andare in dota-

zione alla GTT di Torino, e altri 3 alla SUN

di Novara, per un totale di 19 mezzi che

dovrebbero arrivare entro la prossima

estate. Il Piemonte diventerà così la re-

gione con il maggior numero di bus elet-

trici. La gara vinta da BYD riguarda la loro

specialità, ovvero i bus da circa 12 metri,

esattamente come le decine che già

circolano a Londra, o già venduti anche

in Spagna, Malesia, e molte altre realtà.

Nel dettaglio, sul piatto sono finiti circa

10 milioni di euro, di cui quasi 8 milioni

per la sola fornitura, e il restante per un

servizio full service di 10 anni, nonché

relative stazioni di ricarica rapida. C’è

anche una nota dolente però. La gara

prevedeva tre lotti, e anche se BYD si è

aggiudicata quello relativo ai bus da 12

metri (senza nessun avversario però), gli

altri due lotti hanno fatto registrare gara

deserta, perdendo così la possibilità di

fornire anche altri autobus elettrici di

lunghezza inferiore ai 6.5 metri, e tra

i 6.5 e i 9 metri.

AUTOMOTIVE La filiale europea della cinese BYD si è aggiudicata una gara di Regione Piemonte

Piemonte campione di bus elettrici: arrivano 19 BYD Arriveranno entro la prossima estate 19 mezzi, i primi a zero emissioni in tutta Italia

BMW i3: nel 2017 design rinnovato e autonomia maggiorataLa Casa bavarese lancerà il prossimo anno il restyling della elettrica i3 con aggiornamenti estetici ed una nuova batteria di Giulio MINOTTI

Secondo il giornale tedesco Welt am Sonntag, la BMW sarebbe al lavoro sul restyling della sua i3. In particolare, il prossimo anno dovrebbe debuttare una vettura con un frontale ed un posteriore rinnovati ed una nuova batteria con capacità incrementata.La i3 ha già ricevuto questa esta-te un upgrade per quanto riguar-da la sua autonomia con l’accu-mulatore da 33.2 kWh in grado di garantire una percorrenza di 183 km reali. Il prossimo anno, secon-do gli ultimi rumor, l’autonomia di questa vettura dovrebbe cresce-re ulteriormente, ma non in modo così significativo come accaduto di recente.La nuova versione della i3 do-vrebbe mantenere comunque inalterate le sue caratteristiche peculiari, con l’opzione extended range che aggiunge un piccolo bicilindrico a benzina con fun-zione esclusiva di ricarica delle batterie ed il raffinato telaio rea-lizzato in fibra di carbonio.

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MAGAZINEn.145 / 1629 NOVEMBRE 2016

di Gaetano MERO

A ll’Auto Show di Los Angeles Acura

ha presentato la propria idea di

cabina di pilotaggio per l’auto del

futuro. Una combinazione di sensori e

ampi display, che prendono il posto del

cruscotto, attraverso cui avere costan-

temente una visuale delle prestazioni

della vettura e tenere sotto controllo

ciò che accade all’esterno. Il software

è basato su una versione di Android

completamente personalizzata a cui

si aggiungono le diverse tecnologie

sviluppate negli anni dalla casa auto-

mobilistica che definisce l’esperienza

di guida “coreogra-

fica”. Il quadrante

principale è un pan-

nello da 12,3’’, oltre

ai classici indicatori

mostra in 3D il traf-

fico, la presenza di

ostacoli e le indica-

zioni circa la desti-

nazione scelta. La

piattaforma sfrutta

i vari sensori a bor-

do dell’autovettura compreso un vero e

proprio sistema di intelligenza artificiale

in grado di individuare pedoni, ciclisti e

altre vetture e di intuire i loro movimenti

suggerendo come procedere per ga-

rantire il massimo della sicurezza su

strada. Un secondo display delle stes-

se dimensioni trova spazio in cima al

cruscotto nella parte centrale, qui il

sistema di infotainment permette al-

l’utente di gestire musica, smartphone

e messaggistica, navigatore, condizio-

natore e tutte le altre funzioni acces-

sorie. Per non far distrarre il condu-

cente dalla guida, Acura ha brevettato

un pad ergonomico collocato nel vano

centrale definito “absolute positioning”

molto preciso e che si comporta come

un touchscreen grazie ad una mappa-

tura pixel per pixel del display. In questo

modo toccare un’area del pad corri-

sponderà a toccare la stessa area nel-

lo schermo, si potranno così azionare i

diversi comandi senza mai distogliere lo

sguardo dalla guida. Il prototipo è stato

adattato su un modello di vettura NSX

della stessa società ed Acura è convin-

ta che il sistema di pilotaggio sviluppa-

to costituirà uno standard nelle auto di

prossima produzione.

AUTOMOTIVE Acura ha presentato la sua idea di cabina di pilotaggio per le auto del futuro

Acura e l’abitacolo del futuro con AndroidDue grandi display da 12,3’’ e un sistema che combina Android all’intelligenza artificiale

di Dario RONZONI

È solo una concept car, ma la sua

messa in produzione è già previ-

sta per la seconda metà del 2018.

Stiamo parlando della Jaguar I-Pace,

un SUV-crossover elettrico che la casa

inglese intende mettere in concorrenza

diretta con la Tesla Model X.

Con un’accelerazione da 0 a 100 Km/

h in 4 secondi, la I-Pace è un vera su-

percar travestita da SUV, spinta da due

motori elettrici che generano 700 Nm

di coppia e 400 CV di potenza. Il pac-

co batteria agli ioni di litio da 90 kWh,

sviluppato da Jaguar Land Rover, può

essere ricaricato all’80% in soli 90 mi-

nuti utilizzando un charger da 50 kW

a corrente continua. L’autonomia com-

plessiva con una singola ricarica è di

oltre 500 chilometri. Gli interni, che ri-

cordano vagamente Tesla nello stile ge-

nerale, sono dominati da uno schermo

touch centrale da 12 pollici utilizzabile

principalmente per le funzioni di navi-

gazione. Un secondo touchscreen da

5,5 pollici è deputato alla gestione dei

contenuti di infotainment e alla clima-

tizzazione. Qualora dovesse rispettare

la tabella di marcia, la I-Pace sarebbe la

prima auto di lusso totalmente elettrica

non Tesla sul mercato. Non ci sono al

momento indicazioni sul possibile prez-

zo di vendita.

AUTOMOTIVE Presentata la concept car inglese elettrica, pronta a confrontarsi con Tesla Model X

Anche Jaguar nel mondo delle electric car con I-PaceDebutto previsto per la seconda metà del 2018. Prezzo misterioso, ma sicuramente elevato

Concorso Drive to Believe: prova Tesla Model S per una settimanaIl celebre produttore di auto elettriche lancia un concorso in tutti i Paesi Europei dove sono in vendita le Tesla Dopo il 31 dicembre verranno estratti a sorte i fortunati che potranno provare una Model S per una settimana di Alvise SALICE

Secondo alcuni, è l’auto definiti-va. Ne è convinta naturalmente anche e soprattutto Tesla, che per promuovere Model S sul mercato europeo ha indetto un concorso online attraverso cui verranno selezionati i fortunati che potran-no scambiare la propria auto con l’avveniristica berlina made in USA per un’intera settimana.Per aderire a Drive to Believe è sufficiente compilare il form sulla pagina ufficiale entro il 31 dicem-bre 2016. “Abbiamo progettato la Model S da zero per farne la più sicura ed entusiasmante berlina su strada. Noi di Tesla crediamo che sia necessario guidare in prima persona una delle nostre vetture, sperimentandone pre-stazioni, sicurezza e tecnologia, per convincersi della superiori-tà di Tesla. Ora vogliamo offrire l’opportunità di farlo”. Con questo comunicato Tesla ha dato via al concorso che potrebbe realizza-re un piccolo grande sogno molti appassionati (non solo di auto, ma di tecnologia in generale): essere temporaneamente “proprietari” della meravigliosa auto elettrica provvista di contenuti incredibil-mente premium, che accelera da 0 a 100 in 2,7 secondi.

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MAGAZINEn.145 / 1629 NOVEMBRE 2016

di Vittorio Romano BARASSI

P er il momento Google ha deciso di non impor-

tare in Italia i nuovi smartphone della gamma Pixel, ma in diversi stati europei, e anche fuo-

ri dal Vecchio Continente, in molti hanno già avuto

modo di mettere le mani su questi attesi dispositivi.

Noi, un po’ per curiosità e un po’ per invidia (pura-

mente giornalistica), abbiamo provato a seguire una

strada alternativa e siamo riusciti a testare Android

Nougat 7.1 ugualmente.

Per farlo abbiamo preso un OnePlus 3 (qui la recen-sione completa), lo abbiamo adattato alle nostre

esigenze sbloccando il bootloader e installando una

recovery custom con tanto di Android Nougat 7.1 e le

principali GApps. Nel test in questione è stata utiliz-

zata una ROM sperimentale CyanogenMod 14.1 che,

un po’ inaspettatamente, si è dimostrata abbastanza

stabile da permetterci di ricavare un’analisi comple-

ta (o quasi) delle principali caratteristiche dell’ultima

release di Android. Per rendere ancor più interes-

sante questa prova, si è deciso di installare pure il

Pixel launcher di Google, così da avvicinare OnePlus

3 “cavia” – per quanto possibile – ai nuovi smartpho-

ne di Mountain View. Le impressioni che seguono

sono da prendere con le dovute cautele: non si

vuole riscrivere la recensione di OnePlus 3 né dare

un giudizio sulle performance assolute del nuovo si-

stema operativo Android. Quello che ci interessa è

un’analisi oggettiva delle principali caratteristiche di

Nougat praticamente in versione stock, ossia come

esce dai laboratori Google.

Passi avanti nell’esperienza d’usoChe Android abbia sempre fatto un po’ fatica a pa-

reggiare l’immediatezza di iOS non è un mistero, ma

negli anni Google ha saputo recuperare il terreno

perduto. Con Android Nougat l’utente si ritrova tra

le mani un sistema operativo decisamente più sem-

TEST In attesa dei primi terminali aggiornati, con un piccolo trucco siamo riusciti ugualmente a testare la nuova versione di Android

Android 7 Nougat in prova, non è niente male In attesa dell’arrivo di Google Pixel, abbiamo provato Nougat 7.1 trasformando in Pixel un OnePlus 3. Risultati inaspettati

plice e smart, con un’esperienza d’uso basilare che

potenzialmente non avrebbe bisogno di complesse

e pesanti interfacce proprietarie e/o di launcher di

terze parti.

Innanzitutto è stato ulteriormente perfezionato il si-

stema delle notifiche: ora è più facile decidere quale

ricevere, quali silenziare e quali scartare completa-

mente. La nuova UI permette di rispondere in ma-

niera veloce ai messaggi che arrivano sul telefono

(anche per app di terze parti) e tutte le notifiche sono

finalmente raggruppate – ma espandibili - al fine di

occupare meno spazio nel tab dedicato.

Sebbene molti produttori l’abbiano implementato

già da diversi anni, su Android Nougat approda un

vero multi-window che, a seguito di una pressione

prolungata del tasto “recenti”, garantisce all’utente

la possibilità di tenere a schermo due applicazioni

contemporaneamente. Molto interessante è poi la

funzionalità quick switch: in modalità multi-window

basta un doppio tap sullo stesso tasto per passare

Ben congegnato il sistema di notifiche. Quelle riguardanti la stessa app vengono “raggruppate” per occupare meno spazio; ottima la possibilità di scegliere il grado di invasività delle notifiche.

Finalmente c’è un sistema multi-windows nativo; con la nuova versione del sistema operativo anche la gestione del multitasking ci è parsa molto più intuitiva.

rapidamente – nel tab inferiore - tra le ultime due

applicazioni utilizzate. Altra aggiunta gradita è quel-

la del pulsante Cancella tutto che finalmente appare

nella schermata delle app recenti. Sembra assurdo

ma prima non c’era.

Segnaliamo inoltre l’implementazione nativa a livello

software della tecnologia in grado di riconoscere il

grado di pressione effettuata sul display. Tutti i di-

spositivi provvisti di schermo compatibile, quindi,

potranno sfruttare l’equivalente del “3D Touch” Ap-

ple al fine di garantire shortcut di vario tipo con una

pressione più forte del normale; questa caratteristi-

ca, con OnePlus 3, è funzionante al 100%.

Impostazioni per tutti i gustiOltre alle evidenti migliorie apportate all’esperienza

d’utilizzo, è giusto sottolineare la presenza di ulteriori

passi avanti, magari meno evidenti ma non meno im-

Il menù delle impostazioni è sempre a portata di mano; davvero complete le possibilità di gestione del risparmio energetico e delle prestazioni del dispositivo.

segue a pagina 31

lab

video

Page 31: In Italia è Black Alitalia: finalmente Panasonic ha ... · 2.619 milioni di euro, per una cre-scita dell’1,7% rispetto allo stesso periodo del 2015. La crescita dei ricavi da mobile

torna al sommario 31

MAGAZINEn.145 / 1629 NOVEMBRE 2016

portanti. Facendo uno swipe dall’alto verso il basso

per aprire la classica tendina dedicata alle notifiche

è possibile ammirare i nuovi quick settings; le varie

scorciatoie sono ora intelligenti e sempre più perso-

nalizzabili. Premendo su alcune delle icone presenti

nell’apposito tab si ha direttamente accesso alla sola

impostazione da modificare, senza il bisogno di pas-

sare dall’app Impostazioni e dunque senza uscire dal-

la tendina delle scorciatoie.

Novità anche per la stessa app Impostazioni: è sta-

ta sviluppata in maniera un po’ più smart, rendendo

sempre disponibile il menù completo delle varie se-

zioni in ogni schermata. È ora possibile modificare

la dimensione del display (con caratteri e elementi

adattabili in base alle varie esigenze) e non manca

una modalità notturna in grado di garantire minor af-

faticamento della vista al buio.Il sistema di risparmio

energetico Doze risulta più intelligente: si può attivare

una modalità di risparmio estremo, si può scegliere

tra vari profili prestazionali e si può anche decidere di

lasciare al telefono la scelta delle migliori impostazio-

ni da utilizzare tra le varie applicazioni. Ottima anche

la nuova funzionalità Risparmio Dati: c’è una sezione

apposita in cui selezionare quali app non devono as-

solutamente consumare banda oppure quelle per cui

l’utilizzo è illimitato.

L’ottima tastiera di Android è stata arricchita della

possibilità di passare rapidamente tra due o più lin-

gue: attivando l’impostazione apparirà - vicino al tasto

“spazio” - un’icona che, una volta premuta, permette

lo switch istantaneo di linguaggio. Si tratta di una fea-

ture molto utile, che farà comodo a tantissimi utenti.

Da segnalare anche 72 nuove emoji installate di de-

fault.

Una nota di merito va riservata alla nuova app telefo-

no: sebbene non sia ancora completa, può finalmen-

te vantare su un’immediata opzione che permette

di bloccare uno o più numeri indesiderati. Una vera

manna contro i call center aggressivi del nostro Bel

Paese.

Molto utile la funzionalità di risparmio dei dati: sot-to rete 3G/4G può impedire un draining inaspetta-to. Finalmente è anche possibile bloccare chiamate e SMS provenienti da numeri indesiderati.

VR e sicurezza Non manca nienteOgni smartphone che si rispetti deve essere in gra-

do di tramutarsi, all’occorrenza, in una perfetta mac-

china da gioco oppure in un versatile riproduttore

multimediale. Con Android Nougat gli utenti posso-

no ritenersi più che soddisfatti poiché gli ingegneri

Google hanno riservato moltissime attenzioni a que-

sti aspetti e i passi in avanti sono stati importanti.

Per quanto concerne il gaming è da segnalare l’or-

mai pieno supporto per le API Vulkan; senza entrare

troppo nel merito dei tecnicismi, basti sapere che

grazie a questa caratteristica tutti i dispositivi con

Android Nougat saranno in grado di eseguire giochi

3D pesando meno sulla CPU e scaricando più lavoro

sulla GPU, sicuramente più adatta per operazioni di

questo tipo. Con Nougat entra a tutti gli effetti nel

sistema base Daydream, che garantirà il pieno sup-

porto per la realtà virtuale su tutti i prodotti in grado

di eseguire l’ultima versione del sistema operativo

di Google. Importanti novità anche sotto il profilo

della sicurezza: gli utenti che optano per dispositivi

completamente criptati non dovranno più inserire il

PIN all’avvio del dispositivo, questo verrà richiesto

solo quando si tenterà di accedere ai dati e le app

personali, mentre rimarranno PIN-free le applicazioni

principali come, per esempio, il dialer e la sveglia.

Nougat prevede anche un nuovo e più sicuro siste-

ma di indicizzazione dei file multimediali ed è stato

inserito un vero e proprio “filtro” per lo scambio di

informazioni personali tra le varie app installate sul

sistema.

Pixel launcher promossoCome anticipato, abbiamo provato qualche carat-

teristica che gli utenti potranno ritrovare esclusiva-

mente sui Google Pixel. Grazie ad appositi pacchetti

reperibili in rete - installabili da recovery - è possibile

Pixelizzare diversi dispositivi, OnePlus 3 compreso.

Il risultato finale è un dispositivo in tutto e per tutto

identico nell’interfaccia e nelle principali componenti

di sistema a Pixel e Pixel XL.

Cuore della nuova UI studiata da Google è indub-

biamente Pixel launcher; grazie a questo elemento

Android Nougat acquisisce tutta l’immediatezza e la

semplicità d’uso che ci si aspetterebbe da uno smar-

tphone degno di questo nome, senza cadere nel

“tranello” della pesantezza. Pur con il Pixel Launcher

installato, OnePlus 3 (forte però di un hardware di

primissimo livello) non si è mai fatto scappare alcuna

incertezza, restituendo un’esperienza d’uso assolu-

tamente appagante.

Il launcher è semplice, minimal e molto pulito; si ac-

cede all’app drawer effettuando uno swipe dal bas-

so verso l’alto partendo dalle 5 icone principali di si-

stema. Per chiuderlo basta fare l’operazione inversa:

swipe dall’alto verso il basso e si torna alla home.

Purtroppo non è stato possibile testare il nuovo assi-

stente vocale di Google e non c’è stato verso di far

funzionare i tre pulsanti a schermo di Nougat 7.1.

Tirando le sommeNougat è certamente un bel passo in avanti per An-

droid. Google da tempo si è messa in testa di voler

Aspetto minimal e funzionamento molto intuitivo fanno di Pixel launcher un componente vincente. Per ora è una caratteristica esclusiva dei nuovi smartphone Google. In futuro non si sa.

mettere a disposizione di utenti e partner un sistema

definitivo e con la versione 7 (e le piccole migliorie

della 7.1) il percorso sembra quasi giunto al termine.

“Quasi” perché difficilmente i big del mercato (Sam-

sung, Huawei, LG, HTC) abbandoneranno le interfac-

ce proprietarie per proporre agli utenti un sistema

stock; “quasi” perché anche chi di solito offre sistemi

praticamente stock tenderà a metterci lo zampino al

fine di colmare le poche lacune delle release diret-

tamente rilasciate da Google. Android Nougat con

tutte le G-app installate è un sistema completo ma

ulteriormente migliorabile. Le uniche cose di cui si

sente la mancanza sono una vera e propria app Gal-

leria – anche se Google Foto continua a migliora-

re – e un’app Fotocamera più avanzata. È scontato

che, soprattutto per quest’ultimo punto, quasi tutti

i produttori continueranno a proporre applicazioni

personalizzate.

Volendo dare un giudizio sul comportamento del

OnePlus 3 protagonista dell’esperimento, questo

non può che essere assolutamente positivo. Il pro-

dotto si è dimostrato estremamente stabile anche

con quella che a tutti gli effetti è la primissima build

sperimentale rilasciata per il dispositivo stesso.

Non c’è stato mai bisogno di un riavvio, le applicazio-

ni hanno funzionato sempre alla perfezione e solo in

qualche caso – in una settimana di test si possono

contare sulle dita di una mano - abbiamo riscontrato

crash inattesi. Le performance ci sono sembrate an-

che migliori rispetto alla Oxygen installata di default,

con una gestione della RAM perfetta e completa

(i primi OnePlus 3 avevano problemi con i 6 GB di

RAM), segno di una perfetta ottimizzazione del siste-

ma. Il lettore di impronte ha sempre funzionato alla

grande e i vari sensori (di prossimità e luminosità)

non hanno mai dato problemi, mentre qualche noia

è emersa durante le chiamate: attivando il vivavoce

e poi disattivandolo persisteva uno strano eco per il

dispositivo dall’altra parte.

Piccoli problemi anche con la fotocamera: nessuna

controindicazione per le foto (però i sistemi proprie-

tari di riduzione del rumore sono venuti meno) ma

non siamo stati in grado di registrare video. Tutto

sommato, non è andata per nulla male.

TEST

Android 7 Nougat segue Da pagina 30

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MAGAZINEn.145 / 1629 NOVEMBRE 2016

di Roberto PEZZALI

i Phone 7 Plus in un tasca, Huawei Mate 9 nell’altra:

così abbiamo passato 15 giorni, curiosi di capire e

vedere se realmente Huawei ha fatto quel grande

passo che quest’anno con il successo del P9 e l’arri-

vo di questo nuovo modello l’ha portata ad essere il

brand numero 2 in Italia e nel mondo, con una distanza

dal leader Samsung che mese dopo mese si accorcia.

Orfani di un Note 7 prematuramente scomparso dalle

scene, coloro che vogliono uno smartphone di genero-

se dimensioni senza rinunciare a nulla oggi hanno pra-

ticamente due sole possibilità: da una parte Apple, che

con la sua qualità e il suo incredibile sistema operativo

rappresentano ormai una certezza, dall’altra Huawei,

che negli ultimi anni ha assorbito davvero tanto da Ap-

ple, dalla cura nella costruzione e nella presentazioni

dei prodotti fino al modo in cui i prodotti vengono co-

municati. Il Mate 9 è a tutti gli effetti il nuovo flagship

del produttore, e nonostante la campagna di comuni-

cazione rimanga incentrata sul P9 ci troviamo davanti

ad un smartphone che è sicuramente superiore in tutto

e per tutto al modello che l’azienda cinese ha lanciato

ad aprile di quest’anno. L’autonomia super, il proces-

sore Kirin 960 e il nuovo modulo dual camera firmato

Leica sono le tre novità maggiori, ma non possiamo co-

munque non citare anche alcune scelte di design e al-

l’adozione di Android 7.0, ovviamente in salsa Huawei

grazie all’interfaccia EMUI 5.0.

Non un inedito, ma una riuscita evoluzione del Mate 8Sotto il profilo stilistico il Mate 8 è chiaramente ispira-

to al design del Mate 8: Huawei cambia poco, anche

perché poco c’era da cambiare, e propone un termi-

nale bilanciato con corpo in alluminio che spicca per

la perfetta gestione degli spazi. Il Mate 9, con i suoi

5.9” di schermo, riesce ad avere le stesse dimensioni

e gli stessi ingombri di un iPhone 7 Plus che ha uno

schermo leggermente più piccolo, 5.5”. Nonostante la

lavorazione dell’alluminio lo renda scivoloso da tene-

re in mano senza custodia, comunque presente nella

confezione, dobbiamo ammettere che non ci ha creato

particolari problemi durante il giorno.

Siamo consapevoli tuttavia che mani piccole potrebbe-

ro trovare più difficoltà nella presa a una mano, soprat-

TEST Abbiamo provato per un po’ Huawei Mate 9. Non è ancora uno smartphone perfetto, ma ha tante cose che tutti vorrebbero

Huawei Mate 9: tanta autonomia e grandi fotoL’autonomia super, il processore Kirin 960 e il nuovo modulo dual camera firmato Leica sono le tre novità maggiori

tutto per il sensore per il rilevamento delle impronte

digitali posteriore posizionato parecchio in alto. Qui

preferiamo di gran lunga l’impostazione di Apple e di

Samsung, ovvero il tasto frontale nella parte bassa, e

non capiamo per quale motivo Huawei abbia deciso di

seguire una strada diversa.

Nonostante la cornice ridotta e la batteria di grande

capacità, 4000 mAh, Huawei ha trovato comunque

lo spazio per mantenere il jack audio e addirittura per

inserire il trasmettitore IR, utile in qualche situazione.

Presente come ormai tutti gli smartphone lanciati di re-

cente anche il connettore USB Type C, diventato ormai

lo standard di fatto per i prodotti di nuova generazione.

Soddisfacente la resa degli speaker, con una sorta di

dual way ottenuto usando sia la griglia inferiore sia la

capsula auricolare.

Schermo luminoso ma colori un po’ esageratiLo schermo da 5.9” utilizzato sul Mate 9 è un luminoso

IPS Full HD: l’angolo di visione è buono, il trattamento

antiriflesso anche. Huawei ha scelto di mantenere la

risoluzione Full HD per non impattare troppo sul consu-

mo di batteria e raggiungere i due giorni di autonomia

piena, una scelta questa che appoggiamo anche se

segue a pagina 34

lab

video

Huawei Mate 9TANTI MOTIVI PER COMPRARLO, MA È LA STESSA HUAWEI A DIRCI DI ASPETTARE

749,00 €

Il Mate 9 è uno smartphone bellissimo, senza alcun dubbio: Huawei lo ha posizionato come prodotto destinato ad una utenza business, forse per differenziarlo dal P9, ma onestamente in queste settimane non ci abbiamo visto molto di business. Non esiste a bordo una suite di produt-tività, non ci sono funzioni di security avanzate come può essere Knox per Samsung e la batteria che dura tanto non è certo una necessità del business man, ma una necessità di tutti. Il Mate 9 non è neppure il sostituto naturale del Note 7, mancando il pennino, e lo vediamo più come il prodotto adatto a coloro che volevano un P9 più grande e non hanno preso il P9 Plus perché volevano aspettare ancora un po’. Funziona benissimo, è costruito bene, e chi ha un minimo di nozioni di fotografia troverà una fotocamera che se usata bene può scattare foto di qualità eccezionale, con un sensore in bianco e nero che per dinamica e dettaglio sbalordisce. Huawei ha inserito in 5.9” tantissimi motivi per sce-gliere il Mate 9, e ha saputo toccare i punti che più stanno a cuore ai consumatori di oggi come l’autonomia, la velocità di ricarica e appunto la fotocamera, sicuramente uno delle funzioni più usate e amate di uno smartphone. Tuttavia è Huawei stessa a dirci che è meglio attendere, e lo ha fatto nel momento stesso in cui ha lanciato il Mate 9 Pro in Cina a circa 700 euro. Il Mate 9 Pro, inutile girarci attorno, è la versione senza logo e scritta Porsche Design di quel meraviglioso e proibitivo smartphone (1395 euro) che Huawei ha lanciato insieme al Mate 9 il 3 novembre. Il Mate 9 Pro ha tutto quello che avremmo voluto sul Mate 9: un design con doppio vetro curvo ancora più curato e affascinante, il sensore fingerprint con tasto di sblocco in posizione centrale sotto lo schermo e uno schermo OLED QuadHD da 5.5” di eccelsa qualità, tutto senza rinunciare alla dual camera e alla autonomia super. Probabilmente il Mate 9 Pro resterà un modello in vendita esclusivamente in Cina, ma ci fa capire che Huawei ha già realizzato un prodotto che dal nome sembra una versione leggermente diversa del Mate 9 ma che indubbiamente ha una marcia in più. E con il P10 in arrivo, qualcuno parla di febbraio, Huawei potrebbe davvero realizzare un prodotto unico, quello che la aiuterà a realizzare il suo sogno di diventare la numero 1 al mondo.

COSA CI PIACE COSA NON CI PIACE

Tanti autonomia e ricarica rapidaOttima fotocameraAndroid 7.0 a bordo

Non troppo maneggevole per le mani piccoleTante app doppie tra Google e HuaweiIn bianco e nero manca il RAW

Qualità Longevità Design Semplicità D-Factor Prezzo

9 8 8 8 9 88.5

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un occhio critico percepisce in un confronto diretto la

inferiore definizione del Mate 9 rispetto a smartphone

come il Galaxy S7 o l’iPhone 7 Plus, che ha la stessa

risoluzione spalmata però su uno schermo più piccolo.

Come nei precedenti modelli il Mate 9 tende a resti-

tuire colori brillanti e saturi, forse troppo: senza alcun

dubbio i verdi e i rossi molto accesi colpiscono i consu-

matori che provano gli smartphone in negozio, ma una

migliore calibrazione dello schermo non ci sarebbe

dispiaciuta anche perchè la calibrazione di fabbrica si

discosta molto dal riferimento. Qui la colpa va comun-

que divisa tra i produttori e Android: se i primi vogliono

ovviamente mostrare il potenziale degli schermi di ulti-

ma generazione, capaci di visualizzare molto più colori

grazie ad un gamut più ampio, Android impedisce di

farlo correttamente con la totale assenza di un sistema

di gestione del colore. Il livello del nero è comunque

molto buono, così come il contrasto, e l’unica cosa da

sistemare è una dominante dei bianchi tendente al

freddo, cosa che si può correggere con un apposita

regolazione presente tra le impostazioni del display.

Una piccola Leica in tascaSe la videocamera del P9 già ci aveva colpito, quella del

Mate 9 ci ha lasciato davvero a bocca aperta in moltis-

sime situazioni. Huawei ha utilizzato ancora la doppia

camera lavorando insieme a Leica per software e lenti e

a Sony per i sensori, unendo un CMOS in bianco e nero

da 20 MP ad uno a colori da 12 MP stabilizzato. Una

scelta questa opposta a quella fatta da Apple che usa il

doppio sensore per lo zoom, e non sappiamo dire qua-

le sia la strada migliore: se potessimo non rinuncerem-

mo né alla possibilità di avere un ingrandimento vero,

senza interpolazione, né alla possibilità di scattare in

bianco e nero con una dinamica impressionante anche

in condizioni di scarsa luminosità. In realtà il Mate 9 ha

una sorta di zoom ibrido, ma non funziona bene come il

tele 2x di Apple: resta comunque l’opzione “crop”, che

soprattutto sul bianco e nero grazie al sensore da 20

MP permette di tagliare parti della foto ottenendo scatti

di ottima qualità. Abbiamo lasciato che siano le foto a

parlare. Alcuni non sono stati toccati, altri sono dei crop

mentre altri ancora sono stati leggermente modificati in

macchina. Per un confronto più “tecnico” vi rimandia-

mo in ogni caso all’anteprima del Mate 9 fatta subito dopo il lancio, quando abbiamo avuto modo di andare

a fondo sul doppio sensore e sulle possibilità di scatto

in RAW, dove il Mate riesce a offrire ancora di più. Quel-

lo che ci manca dell’iPhone è tuttavia l’immediatezza

e la qualità dello scatto click and shoot: l’iPhone in au-

tomatico, con la semplice pressione di un tasto, riesce

a scattare una foto che esprime praticamente tutto il

potenziale delle lenti e del sensore utilizzato, mentre il

Mate 9 in automatico non sempre è perfetto. Anzi, scat-

tando in manuale ci rendiamo conto che il potenziale

dell’hardware è enorme e non viene sfruttato comple-

tamente quando ci limitiamo a inquadrare e scattare. Il

Mate 9 si avvicina di più come concetto a una macchina

fotografica: serve occhio, ma serve anche “manico”, e

chi possiede entrambi non ci metterà molto a realizza-

re scatti migliori di quelli fatti con lo smartphone Apple.

Per gli altri un iPhone è ancora meglio, non ci sono le

possibilità di scatto offerte dalla completa app Camera

di Huawei, ma la garanzia di uno scatto molto buono

anche in condizioni difficili è assicurata. E il Galaxy S7,

con il suo grandissimo sensore? Lo smartphone Sam-

sung è probabilmente quello che scatta foto migliori

in condizioni di bassa luminosità, tuttavia dopo aver

riassaporato il piacere di uno scatto in bianco e nero

fatto con un sensore dedicato o lo sfuocato dell’iPhone

7 Plus realizzato con le due lenti dobbiamo ammettere

che uno smartphone con doppia fotocamera non è solo

marketing, ma è anche utile.

Colpiscono potenza e autonomiaDopo un bel design e una buona fotocamera il desi-

derio di tutti è avere tra le mani un prodotto con una

autonomia che permetta di arrivare senza problemi a

fine giornata. Huawei ci è riuscita, ed è andata oltre:

con un uno standard e senza esagerare con la lumi-

nosità dello schermo il giorno intero è un traguardo

impossibile da mancare, e quasi tutti i giorni siamo

arrivati alla mezzanotte con una autonomia residua

variabile dal 25 al 35%. L’autonomia scende, e non

di poco, quando utilizziamo la doppia SIM e quando

passiamo in roaming, ma sono ovviamente situazioni

particolari. La presenza di una ricarica super rapida

tuttavia risolve in parte l’ansia da autonomia: bastano

davvero una presa, il caricatore dedicato e 10 minuti

per avere circa 4 ore di carica. Non sappiamo quanto

questo possa far bene alla batteria al litio, e avremmo

preferito poter scegliere di usare la carica rapida o la

tradizionale carica lenta notturna. Sotto il profilo delle

prestazioni non c’è molto da aggiungere: il problema

di uno smartphone top di gamma Android oggi non

è la velocità nei primi mesi d’uso ma la velocità dopo

un anno di utilizzo, e ovviamente questo non è un pa-

rametro che possiamo valutare con la prova. Il Mate

9 è veloce, scattante, molto intelligente nel gestire i

processi e non ci ha mai dato la sensazione di rallen-

tare, sia nelle app di tutti i giorni sia nei giochi grazie

anche all’uso di memorie veloci USF (64 GB di base

espandibili, 11 GB occupati dal sistema operativo). E’

chiaro che molto dipende anche da che applicazioni

uno usa: Facebook ad esempio divora in modo esa-

gerato le risorse del sistema anche quando è in back-

ground, ed è lo smartphone stesso a segnalarcelo

ogni tanto suggerendoci di chiuderla. Buona la qualità

delle chiamate, molto buona la ricezione, grazie anche

alle coperture plastiche delle antenne più permeabili

ai segnali radio. Il modem è un CAT 9 LTE, e la connes-

sione 4G può essere usata per la prima SIM o per la

seconda a scelta.

Intelligente anche la scelta di usare subito Android 7.0

con una nuova versione di EMUI, l’interfaccia proprie-

taria Huawei che con la release 5.0 è stata snellita e ri-

pulita sotto il profilo grafico, più vicino ai canoni stilisti-

ci di iOS che a quelli del Material Design di Google. Un

segno questo che conferma ancora una volta come

Huawei sia decisamente più affascinata e “ispirata”

da quello che fa Apple piuttosto che da quello che

fa Google, soprattutto in virtù dei rapporti non certo

idilliaci tra le due aziende. La funzione che in assoluto

ci è piaciuta di più è il multiaccount, che Huawei chia-

ma app gemella: è possibile virtualizzare Facebook

e Whatsapp per gestire due account separati senza

sloggarsi e riloggarsi continuamente. Al momento

queste sono le due uniche app compatibili.

Le foto della prova Clicca sulle immagini per ingrandire

TEST

Smartphone Huawei Mate 9segue Da pagina 33

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di Andrea ZUFFI

P resentato lo scorso febbraio a Barcellona as-

sieme ai fratelli maggiori X e X Performance,

Sony Xperia XA è lo smartphone più econo-

mico del trio. Con un prezzo di listino di 299 euro

– anche se naturalmente online lo si trova a meno

– Sony Xperia XA è caratterizzato da un display HD

da 5 pollici, processore octa-core MediaTek Helio

P10, 2 GB di RAM, NFC e connettività di rete 4G/LTE.

Le specifiche tecniche, descritte in dettaglio nel cor-

so della prova, fanno di Xperia XA un versatile ter-

minale di fascia media con una spiccata vocazione

multimediale, arricchito da una fotocamera principa-

le da 13 Mpx in grado di soddisfare le esigenze di chi

ama scattare molte fotografie con lo smartphone. La

disponibilità delle colorazioni oro lime, oro rosa e

bianco, in alternativa alla livrea scura color grafite

e un form-factor stretto ai lati lo rendono senz’al-

tro interessante anche per un pubblico femminile.

Per questo modello Sony, lo si evince dall’assenza

di ogni livello di certificazione IPxx, non ha previsto

alcuna protezione dalle cadute o dalle infiltrazioni

di acqua e di polvere. Grande assente il sensore di

impronte digitali, che sempre più produttori inse-

riscono nei terminali di fascia media al fine di ren-

derli appetibili e ben “carrozzate” alternative ai top

di gamma: un esempio su tutti è rappresentato da

Huawei P9 Lite, ma ci sono casi ancor più eclatanti

se si pensa a Wiko ufeel.

Plastica uni-body dallo stile raffinatoSony Xperia XA è uno smartphone elegante e ben

assemblato che, grazie alla cornice laterale del di-

splay pressoché inesistente, presenta uno chassis

stretto e allungato che conferisce all’insieme un

aspetto da “fascia alta”. Fatta eccezione per gli inser-

ti in alluminio sui fianchi, la scocca è completamen-

te di plastica ma questo non ne pregiudica l’ottimo

look come da tradizione Sony. Le linee arrotondate

sono poi ulteriormente ingentilite da una leggera

curvatura sui lati del display, in prossimità del punto

di raccordo con gli spigoli. La forma affusolata, 138

grammi di peso e uno spessore di 7,9 mm rendono il

dispositivo molto comodo da impugnare e utilizzare

con una sola mano. Peccato però che i materiali sia-

no talmente lisci e senza punti sagomati

per la presa da rendere il disposi-

tivo molto scivoloso e quindi

a rischio caduta quando,

ad esempio, si apre la

mano per raggiungere

la porzione superiore

dello schermo. Tutti

i pulsanti di controllo

si trovano sul lato de-

stro: il piccolo tasto

di accensione è quel-

lo tipico dei dispositivi

TEST Per un uso “standard” Sony XA è uno smartphone completo ma non è il miglior esempio di ottimizzazione delle risorse

Xperia XA in prova: il telefono per la quotidianitàSony dedica troppa attenzione all’aspetto e tralascia aspetti fondamentali come la qualità del display e soprattutto la batteria

Sony che non integrano il lettore biometrico delle

impronte digitale. Scendendo si trova il bilanciere

del volume, un po’ troppo in basso a nostro avviso,

quindi un po’ scomodo da utilizzare con il pollice

durante la conversazione se si usa la mano destra;

un po’ meglio se si tiene il telefono con la sinistra

perché si può regolare il volume con l’indice. An-

cora più sotto si trova il pulsante per la fotocamera

a doppia corsa: con una pressione leggera si azio-

na la velocissima messa a fuoco mentre pigiando a

fondo si scatta. La cover posteriore non è removibi-

le per cui agli alloggiamenti della nano SIM e della

“memory card” si accede tramite uno sportellino po-

sizionato nella parte alta del fianco sinistro. Nono-

stante l’abbondante spazio libero sotto al display i

tasti “home”, “ritorno” e “app recenti” sono virtuali e

integrati nello schermate dell’interfaccia

grafica. Nella parte alta è presente

il comodo led per le notifiche

che segnala la presenza

dei messaggi o chiamate

non risposte. E proprio

partendo dal compar-

to telefonico Xperia

XA si distingue per

una buona sensibilità

di ricezione, caratte-

ristica tutt’altro che

scontata nei terminali

moderni, a garanzia di conversazioni chiare e senza

fastidiose fluttuazioni anche quando la potenza del

segnale non è ottimale. A dirla tutta la qualità audio

è un po’ carente nei toni bassi e la voce dell’inter-

locutore arriva un po’ “stridula” ma questo è dovu-

to alla capsula auricolare. A meno di non trovarsi

immersi nel silenzio più assoluto poi è meglio non

fare troppo affidamento sul vivavoce, perché anche

a tutto volume l’audio è abbastanza basso.

Display accettabile, migliorabile la resa del coloreSe l’aspetto esteriore di Sony Xperia XA ci ha dato

la sensazione di trovarci di fronte ad un prodotto

premium, il display ci riporta alla realtà. La risolu-

zione non è Full HD ma 1280 x 720 pixel mentre la

lab

video

SONY XPERIA XAOTTIMO DESIGN CON QUALCHE COMPROMESSO 409,99 €Sony Xperia XA è l’esemplare più economico della gamma ma può vantare un look di alto livello. Il corpo è stretto nonostante il display da 5” e lo smart-phone si maneggia con facilità; e con la stessa facilità può scivolare a causa della scocca liscia. La scheda tecnica è di tutto rispetto: LTE e NFC. Il display è HD ma questo, in prodotti di fascia media, non è un problema ma la batteria è sottodimensionata alle esigenze del processore MediaTek Helio P10 che, quando è sotto sforzo scalda parecchio e tende a generare qualche lag. Il sistema operativo Android Marshmallow aggiornabile a Android 7 Nougat, l’interfaccia grafica “pulita” e le app multimediali Sony molto funzionali sono punti di forza da prendere in considerazione.

COSA CI PIACE COSA NON CI PIACEFacilità di utilizzoPrezzo accessibileSui panelli 4K le migliorie si vedono

Nessun supporto per i blu-ray Ultra HDMateriali costruttivi molto economiciPoche migliorie per chi ha un TV Full HD

Qualità Longevità Design Semplicità D-Factor Prezzo

8 9 8 10 9 98.6

segue a pagina 36

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densità su questo 5 pollici è pari a 294 dpi.

La sensibilità al tocco del pannello IPS LCD è buo-

na e l’angolo di visione molto ampio, anche se non

miracoloso, ma la resa cromatica e il contrasto non

convincono del tutto, soprattutto agli angoli del di-

splay dove la luminosità sembra calare leggermen-

te. E’ evidente nell’uso quotidiano che si tratta di

piccole mancanze che non inficiano l’usabilità del

dispositivo anzi, per la fascia di mercato occupata

Sony Xperia XA rimane dotato di un display che

svolge degnamente il proprio lavoro.

Dalle impostazioni si riesce a giocare un po’ con le

regolazioni del colore, migliorando un po’ la brillan-

tezza con le modalità Mobile Brava Engine 2 oppure

con l’ottimizzazione Super-Vivid. Sempre dalle im-

postazioni si può attivare quello che Sony chiama

Controllo controluce Smart (immagine qui sopra)

che si occupa di mantenere attivo il display fintanto

che lo si tiene in prossimità del volto per poi spe-

gnersi con il tempo di time-out standard quando lo

si ripone in tasca o sul tavolo.

MediaTek Helio P10, otto core che “bevono” parecchioXperia XA è animato dal SoC MediaTek MT6755, co-

nosciuto anche come Helio P10, basato su otto core

Cortex-A53 a 2,0 GHz e coadiuvato da una GPU

Mali-T860 a 700MHz. La scelta di Sony si rivela in

controtendenza rispetto alla dotazione hardware

della maggior parte degli smartphone del produt-

tore nipponico e sembra dare qualche problemino

sotto stress.

Il sistema, che esegue Android 6.0 Marshmallow,

presenta un comportamento fluido e appagante se

lo si utilizza in modo “normale”: la navigazione in in-

ternet con il browser Chrome per esempio è sempre

soddisfacente con un rendering veloce delle pagine

web; così come non ci sono problemi a gestire mail

e messaggistica di ogni tipo mentre si ascolta musi-

ca in streaming: i 2 GB di RAM sono infatti adeguati.

Quando però si aumentano le pretese volendo regi-

strare ad esempio filmati di diversi minuti o quando

si tiene a lungo impegnato lo smartphone per una

sessione di gioco a Real Racing 3 la faccenda si

complica. Il che, intendiamoci, è una cosa comune

in prodotti che puntano alla convenienza, ma è pa-

rimenti giusto segnalarlo per evitare che il prodotto

venga approcciato dai power user con particolari

pretese a livello prestazionale.

Il titolo in questione è giocabilissimo, merito anche

dell’estrema sensibilità dei sensori di movimento in-

terni e della risoluzione del display a 720p, a mano

a mano che passa il tempo però oltre a un logico

surriscaldamento si verificano i primi lag e qualche

scatto, sintomi di un eccessivo affaticamento del

SoC o di una RAM un po’ carente in relazione al

tipo di utilizzo cui viene sottoposto (gaming di alto

profilo, multitasking continuo ecc). Morale: un tele-

fono perfetto per la routine di tutti i giorni ma non

gli chiedete troppo, l’altronde non stiamo parlando

di un top di gamma. Il test con Antutu Benchmark

(versione 6.2.1) posiziona questo dispositivo 26esi-

mo nel ranking generale con un punteggio di 48014.

L’interfaccia utente è quella cui Sony ha abituato i

propri utenti, ben integrata nel sistema operativo di

Mountain View nella versione 6.0 e che potrà es-

sere in futuro aggiornato a Android 7.0 Nougat. Tra

le personalizzazioni della UI si trovano i colori stan-

dard abbinati alle tonalità di acquisto della scocca e

un vasto catalogo di temi scaricabili online. Da se-

gnalare il drawer delle app ancora nel vecchio stile

su più pagine mentre una più up-to-date lista verti-

cale non avrebbe guastato. Sempre in tema di cu-

stomizzazioni il produttore ha sostituito con propri

software i programmi che gestiscono le chiamate e

gli SMS, oltre a buona parte delle app multimediali

come Musica, Video,

Fotocamera, Track ID

per il riconoscimento

ambientale di brani

musicali, Playstation

Network, la radio FM

che funziona solo con

gli auricolari inseriti

nella (ancora presente)

presa jack, e con alcune

aggiunte “bloat” come

Kobo Reader, Spotify o

Amazon Shopping. La

tastiera preinstallata

per la messaggistica è

Swiftkey ma si segnala

TEST

Sony Xperia XAsegue Da pagina 35

con rammarico che non esiste la possibilità di sbloc-

care lo smartphone con un doppio tap, una delle

“gesture” ultimamente assai diffusa per la comodità

che offre in certe situazioni. Lo storage interno al

telefono è da 16 GB, il minimo sindacale oggigior-

no, con il sistema e le componenti pre-installate

che occupano 7,5 GB circa. Dal punto di vista del-

la connettività Xpera XA si fa apprezzare per l’ac-

cesso alle reti 4G/LTE cat. 4, il supporto per il Wi-Fi

a/b/g/n, l’antenna NFC e il Bluetooth 4.1. Immanca-

bile il GPS, con aggancio rapidissimo, per i servizi

di localizzazione e per la funzione navigatore con

l’efficientissimo Google Maps. Strano a dirsi per un

dispositivo prodotto della casa del Walkman ma lo

speaker, anche se in posizione favorevole sul bordo

inferiore vicino al microfono per le chiamate, ha una

bassissima resa sonora.

Controllo totale dei parametri di scattoIl comparto fotografico è spesso una caratteristi-

ca distintiva degli smartphone Sony che hanno tra

i punti di forza la semplicità dell’interfaccia di ge-

stione dello scatto e della ripresa video. Anche in

questo dispositivo la componente software si rivela

in linea con gli altri modelli del marchio giapponese.

I parametri di scatto sono ben dislocati nelle scher-

mate delle modalità manuale, automatica superiore,

con quest’ultima che, per un utilizzo “punta e scatta”

si rivela imbattibile per l’interpretazione della scena

da immortalare e per la rapidità nella messa a fuoco

automatica.

Volendo esercitare un controllo personalizzato ci

si può inoltre avvalere della modalità manuale, che

permette di gestire la sensibilità ISO (da 100 a 3200),

segue a pagina 37

Page 37: In Italia è Black Alitalia: finalmente Panasonic ha ... · 2.619 milioni di euro, per una cre-scita dell’1,7% rispetto allo stesso periodo del 2015. La crescita dei ricavi da mobile

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MAGAZINEn.145 / 1629 NOVEMBRE 2016

il bilanciamento del bianco, l’esposizione e una sce-

na specifica da una lista piuttosto corposa, tra cui

“pelle morbida”, crepuscolo, notte, spiaggia, neve,

sport, fuochi artificiale e altro ancora. Per soggetti

non in movimento è disponibile anche l’HDR trami-

te la combinazione di due immagini. La fotocamera

principale da 13 Mpx con apertura f/2 è gestita dal

sensore Exmor RS che si attiva rapidamente anche

in stand-by tenendo premuto il pulsante dedicato

alla fotocamera. Le immagini catturate con condizio-

ne di luce favorevoli sono più che sufficienti ma non

brillano per qualità, mentre al buio i colori sono un

po’ alterati e la presenza di rumore è avvertibile. Ab-

bassando manualmente gli ISO si riesce a strappare

qualcosa di meglio, ma il risultato resta lontano da

quello di un cameraphone (come i modelli Sony di

gamma più elevata). La risoluzione massima per le

foto è di 4096 x 2304 pixel in 16:9 e 4160 x 3120 se

si sceglie la proporzione 4:3. La registrazione video

garantisce qualità Full HD a 30 fps. Nel carnet delle

opzioni fotografiche ci si imbatte in un menu che

raccoglie app aggiuntive finalizzate alla produzione

di scatti creativi e composizioni ad effetto: ricordia-

mo l’app Effetto AR che permette di aggiungere alle

immagini catturate o salvate oggetti di vario tipo in

sovra-impressione, in una sorta vignetta in realtà

aumentata. Interessante anche l’app “Volto in Foto”

tramite la quale vengono attivate entrambe le foto-

camere per immortalare il volto di chi scatta all’inter-

no dell’immagine principale. La fotocamera frontale

è caratterizzata da un sensore Sony Exmor R con

obiettivo grandangolare con 88 gradi di apertura

che si comporta bene in relazione al compito che è

chiamato a svolgere, cioè videochiamate o selfie da

ritoccare e pubblicare sui social.

Autonomia migliorabileAll’interno di Xperia XA Sony ha installato una bat-

teria non removibile da 2.300 mAh, un po’ sotto di-

mensionata a nostro avviso. La scelta deve essere

stata dettata dallo spazio a disposizione che, visto

il design slim del dispositivo, non ha consentito ca-

pacità maggiori. Durante la prova di Xperia X abbia-

TEST

Sony Xperia XAsegue Da pagina 36

mo eseguito vari test di durata utilizzando le varie

opzioni disponibili nelle impostazioni della batteria.

Nella modalità Stamina Ultra, attivata al 30% di cari-

ca come suggeritoci dal sistema, la durata comples-

siva è stata di un’intera giornata, ma le ora serali

di bonus sono risultate difficili da digerire: tutte le

funzioni che rendono “smart” uno smart-phone sono

tagliate. Niente connettività, ad eccezione di quel-

la Bluetooth, niente servizi in background e app se

non chiamate, sms, calendario, calcolatrice e qual-

che lusso come la fotocamera e la radio FM, sem-

pre gradita. Un telefono ridotto all’osso che ci ha

tagliato fuori da ogni interazione “social”. In pratica,

confermando le impressioni di cui sopra, si tratta di

un telefono dedicato a chi intende farne un uso di

routine, navigando un po’, gestendo mail e impegni

lavorativi e un po’ di svago, ma di certo non per chi

vive di pane e smartphone. In ogni caso, va ricari-

cato ogni giorno. Stamina Ultra è drastico e proprio

per questo prolunga la vita della batteria lasciando-

ci raggiungibili, per ogni evenienza, con chiamate

e messaggi di testo tradizionali. Di scarsissima utili-

tà invece la modalità Stamina standard che non ha

dato particolari benefici rispetto all’assenza di ac-

corgimenti per il risparmio energetico. Rispetto ad

altri prodotti di fascia media o medio-bassa questo

Sony risulta un po’ meno ottimizzato perché secon-

do la nostra esperienza con un display da 5 pollici

a 720p e un processore buono ma non da record è

possibile tarare meglio il sistema e ridurre l’esosa

richiesta di energia.

Ecco alcune foto scattate dallo smartphone, clicca l’immagine per vedere l’ingrandimento

di Vittorio Romano BARASSI

S e ne parlava insistentemente

già da qualche settimana e final-

mente è stato svelato al mondo

OnePlus 3T, nuovo smartphone di pun-

ta della gamma del produttore cinese

che, a nemmeno sei mesi di distanza

dal lancio di OnePlus 3, ha deciso di

dare una leggera rinfrescata alle carat-

teristiche tecniche del suo flagship.

Il design dello smartphone è pratica-

mente lo stesso ma ora è possibile

scegliere tra due colorazioni: Gunmet-

al e Soft Gold. Per il resto non si reg-

istrano variazioni di alcun tipo e pure

il peso del prodotto resta lo stesso,

nonostante la nuova e più capiente

batteria da 3400mAh (+13% rispetto

a OP3)potesse suggerire qualcosa di

diverso. Come sul modello precedente

non manca Dash Charge, caratteristica

che permette di caricare il dispositivo

in maniera rapida e sicura, scaricando

gran parte del lavoro sul caricabatterie.

MOBILE Presentato OnePlus 3T, evoluzione dell’ottimo OnePlus 3, con processore di ultima generazione e batteria capiente

OnePlus 3T corre veloce. Batteria maggiorata e per ora niente NougatDesign e il peso dello smartphone sono gli stessi del OnePlus 3 ma ora è possibile scegliere tra due colorazioni: metal o gold

OnePlus 3T, grazie a queste caratter-

istiche, è dunque in grado di garantire

una giornata di autonomia con solo

mezzora di carica.

Il SoC scelto da OnePlus per il nuovo

3T è, ovviamente, il recente Snapdrag-

on 821 con CPU quad-core Kryo (2x

2.35 GHz, 2x 1.6 GHz); la GPU è la solita

Adreno 530 e rimangono 6 i GB di me-

moria RAM a disposizione dell’utente.

I modelli saranno disponibili nelle vari-

anti da 64 e 128 GB (UFS 2.0) e non

è prevista la possibilità di espansione

tramite microSD.

Smentiti i rumors della vigilia sulla

nuova fotocamera principale: il modu-

lo resta il Sony IMX 298 del modello

precedente (con un sistema di stabi-

lizzazione elettronica migliorato e con

vetro zaffiro a protezione dell’obiettivo)

mentre a cambiare è quello frontale,

ora rappresentato da un sensore Sam-

sung 3P8SP da 16 MP con pixel da 1.0

µm e messa a fuoco PDAF (rilevamento

di fase). I selfie, a quanto pare, non sa-

ranno più un problema. Rimarranno de-

lusi anche gli utenti che si aspettavano

Android Nougat (7.0 se non 7.1); One-

Plus 3T arriva sul mercato con l’ottimo

OxygenOS - sempre più ottimizzato -

basato su Android Marshmallow. Entro

la fine dell’anno arriverà il tanto atteso

aggiornamento ad Android N e tutti i

futuri update saranno rilasciati contem-

poraneamente sia su OnePlus 3 che

OnePlus 3T.

OnePlus 3T da 64 GB sarà disponibile

da fine novembre a 439 euro. Il mod-

ello da 128 GB, ordinabile solo nella

colorazione Gunmetal, costerà invece

479 euro.

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torna al sommario 38

MAGAZINEn.145 / 1629 NOVEMBRE 2016

di Francesco FIORILLO

M ostrata quasi timidamente qualche giorno pri-

ma dell’edizione 2016 dell’E3 di Los Angeles,

PlayStation 4 Pro non può esser considerata

semplicemente come l’ultima revisione della fortunata

console Sony. La nuova macchina da gioco rappresen-

ta una forte rottura nella recente storia videoludica, se-

gnando di fatto la fine dei cicli generazionali. Nell’arco

della loro vita, detta per l’appunto generazione, le con-

sole subiscono spesso una revisione per poi essere

rilanciate sul mercato in una forma diversa. I cambia-

menti in questi casi riguardano solitamente l’estetica,

il consumo energetico e altri aspetti marginali, ma fino

ad oggi nessuno aveva mai modificato drasticamente

l’architettura al fine di incrementare la potenza compu-

tazionale. PS4 Pro è dunque qualcosa di diverso: non

può essere considerata una PlayStation 4, ma neppure

una piattaforma di gioco next-gen. Il menu è il medesi-

mo del precedente modello, il pad non propone alcuna

sostanziale modifica se non la presenza di un piccolo

indicatore luminoso posto sulla parte frontale e il parco

titoli rimane essenzialmente lo stesso. Ogni gioco edi-

tato per PS4 è perfettamente compatibile con PS4 Pro

e, nel prossimo futuro, non ci sarà alcun titolo svilup-

pato in esclusiva per questa macchina. Eppure questo

esperimento resta un inedito capace di modificare le

regole del mercato console.

Diversa fin dal primo impattoUna volta posizionata al fianco del televisore, è impos-

sibile non notare l’aumento delle dimensioni di PlaySta-

tion 4 Pro. L’ ingombro risulta superiore se paragonato

a quello delle altre due versioni, in virtù soprattutto di

una sorta di terzo strato che ne incrementa lo spessore

e, nonostante una buona compattezza, l’ultima macchi-

na da gioco Sony si distingue per una certa pesantezza

delle linee. Il trasformatore rimane integrato, il consumo

massimo è quasi il doppio di quello del modello Slim (si

parla di ben 310 watt), mentre sul fronte silenziosità si

segnala solo un piccolo aumento dei decibel prodotti.

I vecchi tasti a sfioramento presenti sulla parte ante-

riore sono stati qui sostituiti da dei piccoli bottoni tradi-

zionali, purtroppo caratterizzati da una qualità tutt’altro

che elevata, mentre il vano slot-in per i dischi e le due

porte USB 3.1 sono posizionate con maggior criterio,

risultando ben distanziate tra loro. Sul retro ritorna

l’uscita ottica, non presente sul modello Slim, che va ad

affiancarsi alla porta video HDMI 2.0b, all’immancabile

connettore Gigabit Ethernet, alla presa PlayStation Ca-

TEST Sony porta il gaming 4K su console. Le migliorie dell’immagine visibili sui pannelli Full HD non sono però così marcate

PS4 Pro: in prova console e game. Ne vale la pena?Abbiamo testato la nuova console Sony, dandole in pasto una quindicina di giochi e abbiamo raggiunto il nostro verdetto

mera e a quella per la corrente. Una porta USB aggiun-

tiva, sempre di tipo 3.1, permette il collegamento con il

visore PlayStation VR, nessun supporto per la lettura dei Blu-ray Ultra HD è previsto e sul fronte multime-

dialità non si segnala alcun cambiamento rispetto al

passato. Al momento siamo di fronte a una console

pensata per un unico utilizzo, il gaming, e chi si aspet-

tava un’evoluzione della PS4 base anche in senso

multimediale rimarrà di certo deluso. L’unico modo per

godere dei nuovi contenuti video in 4K HDR è quello di

ricorre all’app Netflix e sottoscrivere un abbonamento

Premium, mentre come lettore Blu-ray Disc la console

si limita al canonico compitino svolto con sufficienza

accademica.

Il cuore di PS4 ProLe novità di questa edizione Pro vanno dunque ricer-

cate sotto la scocca nero opaco. Nel dettaglio, PS4 Pro

può contare su una potenza doppia rispetto a quella

del normale modello di PlayStation 4, grazie a una CPU

Jaguar a 8 core da 2,1 GHz (PS4 vanta 8 core a 1,6 GHz);

una versione migliorata della GPU firmata AMD con 36

CU a 911 MHz (PS4: 18 CU a 800 Mhz) e a 8 GB di RAM

GDDR5, con una banda di 218 GB/s (PS4 si ferma a 176

GB/s). La Ram complessiva ha visto inoltre l’aggiunta

di 1 GB DDR3 (rispetto ai 256 Mb montati sul modello

base), da destinare a nuovi progetti e al sistema opera-

tivo. Nella console standard, se si passa da un’applica-

zione come Netflix ad un gioco, l’app chiusa continua

ad essere attiva nella memoria di sistema. Su PS4 Pro

invece, dopo aver avviato un qualsivoglia gioco, l’app

precedentemente avviata andrà ad occupare spazio

nella nuova memoria DDR3, liberando di conseguen-

za quasi 1 GB degli 8 GB presenti di GDDR5. Inoltre,

di questo spazio aggiuntivo, 512 MB saranno destinati

ai vari videogame, che avranno così ben 5,5GB di me-

moria RAM dedicata (i restanti sono infatti destinati al si-

stema operativo). Tale soluzione permette sulla carta di

ottenere sia un notevole incremento prestazionale, sia

una compatibilità nativa con gli oltre 700 titoli per PS4.

Quando i giochi non aggiornati per PS4 Pro vengono

avviati, semplicemente la GPU gira a “metà potenza” re-

plicando in tutto e per tutto la scheda grafica originale.

Giocare con PS4 Pro in 4K HDRIl cambio di architettura hardware di PS4 Pro è stato

necessario per garantire alla console la possibilità di far

lab

video

SONY PS4 PROSONY PORTA IL GAMING 4K SU CONSOLE. ACCETTANDO QUALCHE COMPROMESSO 409,99 €Scegliere di acquistare oggi PlayStation 4 Pro non è una decisione semplicissima. I nuovi acquirenti possono tranquillamente rivolgere le loro atten-zioni e, di conseguenza, i loro risparmi su quest’ultimo modello, ma per i possessori di PlayStation 4 standard la situazione si complica notevolmente. Per ora le migliorie dell’immagine sui pannelli Full HD non sono così marcate da giustificare un nuovo esborso economico, mentre chi ha un TV 4K può trarre maggiori benefici dalla potenza supplementare. Anche in questo caso occorre spesso un occhio allenato per notare le varie migliorie, ma la risoluzione più alta, unita ad una migliore implementazione dell’HDR, può valere il prezzo del biglietto, fissato in Italia a 409,99€

COSA CI PIACE COSA NON CI PIACEFacilità di utilizzoPrezzo accessibileSui panelli 4K le migliorie si vedono

Nessun supporto per i blu-ray Ultra HDMateriali costruttivi molto economiciPoche migliorie per chi ha un TV Full HD

Qualità Longevità Design Semplicità D-Factor Prezzo

8 9 8 10 9 98.6

segue a pagina 39

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MAGAZINEn.145 / 1629 NOVEMBRE 2016

girare i titoli compatibili a una risoluzione di 3.840x2.160

pixel. Il colosso nipponico sta puntando molto sulla di-

citura 4K in sede di marketing, ma ovviamente i 4.20

TFLOPS generati non permettono un rendering nativo

dei giochi a 2160p. Da quanto abbiamo potuto con-

statare gli sviluppatori stanno optando principalmente

per due soluzioni, che prevedono rispettivamente un

aumento della risoluzione nativa congiunta all’utilizzo

dello scaler della console e l’utilizzo di una tecnica di

rendering molto avanzata chiamata Checkerboard.

Nel primo caso un gioco come Uncharted 4 viene

renderizzato su Pro a 1440p per poi finire nelle grinfie

dello scaler allo scopo di raggiungere i 4K del display.

Il risultato è superiore a quello ottenibile con lo scaler

del TV e l’innalzamento della risoluzione porta comun-

que con sé texture più definite, una minor presenza di

aliasing e un’immagine più pulita. Ben più interessante

è la seconda tecnica di rendering utilizzata. Il Checker-

board permette di ottenere risoluzioni simil native (fino

a 1800p e 2160p) ricostruendo i pixel mancanti me-

diante memorizzazione dei dati di posizione, rotazione

e velocità degli elementi poligonali; tutto ciò avviene

grazie a una disposizione a scacchiera, da cui il nome

della tecnologia.

La potenza di calcolo necessaria è nettamente inferio-

re rispetto a quella richiesta per un rendering nativo,

ma i risultati ottenuti sono più che soddisfacenti. L’HDR,

presente anche sui modelli precedenti, permette in-

fine di godere su PS4 Pro di una scala di colori più am-

pia, oltre che di un contrasto più elevato e una gamma

dinamica estesa.

Le immagini traggono un enorme beneficio dalla nuo-

va estensione cromatica, apprezzabile soprattutto sui

riflessi e sulle superfici illuminate dalle varie fonti lumi-

nose. Se notare l’incremento di risoluzione e qualche

texture più definita richiede un occhio allenato, l’imple-

mentazione dell’HDR risulta di facile lettura e soprat-

tutto mostra un incredibile miglioramento qualitativo

generale.

Qualche beneficio anche in Full HDPlayStation 4 Pro nasce per offrire ai possessori di

pannelli in 4K la possibilità di godere di immagini più

definite e impreziosite da dettagli lievemente superio-

ri. Questo non esclude comunque qualche miglioria

anche nell’ipotesi in cui si colleghi la console

ad un tradizionale TV Full HD. Avviando un

gioco compatibile con le specifiche di

PS4 Pro, come nel caso di Rise of the

Tomb Raider, l’utente può optare per

un’esperienza maggiormente flui-

da a 60fps o, magari, incrementare

il dettaglio grafico bloccando il gio-

co a 30 fotogrammi per secondo.

Call of Duty Infinity Warfare e Watch

Dogs 2 si limitano invece a migliorare

la resa visiva delle immagini, limitando

quello spiacevole effetto (Aliasing) che inficia

solitamente i bordi degli oggetti facendoli risultare

scalettati. Ciò è reso possibile dall’implementazione del

Super Sampling: una delle tecniche di Anti Aliasing più

efficaci e dispendiose in termini di risorse hardware.

Molti giochi dopo l’installazione della patch per PS4 Pro

offrono un rendering nativo superiore alla risoluzione di

1920x1080. Su schermi a 1080p le immagini vengono

in pratica scalate verso il basso, aumentando di con-

seguenza la pulizia grafica generale. In realtà le carat-

teristiche tecniche messe a disposizione dalla nuova

console Sony possono essere utilizzate nei modi più

disparati. A parte il mantenimento dello stesso frame

rate su PS4 standard e su Pro, in modo da non compro-

mettere l’esperienza multigiocatore online, gli sviluppa-

tori non hanno un’unica strada percorribile e, nelle loro

produzioni, possono puntare tutto sulla risoluzione, sul-

la complessità della scena, oppure su un mix dei due.

Giochiamo con PS4 Pro: il testOgni titolo disponibile per PlayStation 4 è perfettamen-

te compatibile con la versione Pro della console ma, è

bene specificarlo nuovamente, per godere di eventuali

migliorie bisogna per forza di cose attendere e installa-

re apposite patch. Incrementare la fluidità o la risoluzio-

ne di un videogame è infatti una pratica a discrezione

dello sviluppatore che potrà, in piena libertà, decidere

se migliorare il proprio titolo o lasciarlo semplicemente

invariato. CD Projekt Red, ad esempio, ha già annun-

ciato che il suo The Witcher 3 non sfrutterà le nuove

potenzialità di PS4 Pro e anche Destiny di Bungie e

Until Dawn di Sony non verranno aggiornati.

In tutti e tre i casi gli sviluppatori hanno preferito con-

centrare le risorse su altri progetti, ma i neo posses-

sori della console Sony hanno comunque un buon

parco titoli per testare la loro nuova piattaforma.

In questo link vi riportiamo la prova di tutti i giochi otti-

mizzati, con tanto di dettagli relativi alle varie migliorie.

A cosa giocheremo domani?I titoli compatibili con le nuove potenzialità di PS4 Pro

non si limitano alla seppur corposa lista presente nella

precedente pagina. Il numero dei giochi è ovviamente

destinato ad aumentare con il passare dei mesi e per

rendersene conto è sufficiente dare uno sguardo ai

progetti in dirittura d’arrivo.

Fallout 4: Fallout 4 girerà in 4K, queste sono state le

parole di Bethesda. La patch per abilitare il supporto a

PS4 Pro dovrebbe arrivare nel corso del mese di no-

vembre, ma siamo fermamente convinti che anche in

questo caso lo sviluppatore ricorrerà all’immancabile

Checkerboard Rendering per incrementare la risolu-

zione del suo splendido action RPG post apocalittico.

Gran Turismo Sport: Il pieno supporto per l’HDR è

stato confermato dallo stesso creatore della serie:

Kazunori Yamauchi. Il gioco di guida da sempre legato

al marchio PlayStation, il giorno dela sua uscita, potrà

vantare una palette di colori più realistica e, sui pannel-

li 4K, una risoluzione upscalata tramite la tecnica del

Checkerboard Rendering. I possessori di una TV Full

HD potranno invece beneficiare di una maggior pulizia

grafica, grazie all’implementazione della tecnica nota

come Super-Sampling.

Hitman: Anche l’ultima avventura a episodi dell’Agente

47 supporterà PlayStation 4 Pro. I 4k verranno imple-

mentati tramite upscale (la risoluzione nativa resta vicina

ai soliti 2K), mentre l’interfaccia di gioco, al fine di ren-

dere perfettamente visibili scritte e indicatori vari, verrà

renderizzata a 2160p (3840x2160). Visualizzando il tito-

lo a 1080p si noteranno effetti di luce più curati, texture

più definite e un aliasing ridotto. Non ci saranno invece

migliorie per quel che concerne il frame rate, mentre il

supporto per la tecnologia HDR non è previsto.

Nioh: Nioh presenterà il giorno della sua uscita due

diverse modalità di visualizzazione anche su PS4 Stan-

dard, denominate Movie e Action. Nel primo caso, in

modalità Movie, la risoluzione sarà pari a 1.920 x 1.080p

con un frame rate ancorato a 30 fps, mentre la modalità

Action girerà alla stessa risoluzione ma a 60 fps con det-

tali grafici abbassati. I possessori di PS4 Pro potranno

invece godere di una risoluzione pari a 3840×2160 (4K

nativi) e 30 fps in modalità Movie e 1920x1080p/60 fps

in modalità Action, ma con i dettagli grafici al massimo.

Clicca qui per la lista completa di tutti i titoli, presenti e

futuri, pronti per beneficiare della maggior potenza com-

putazione di PlayStation Pro.

TEST

PS4 PROsegue Da pagina 38

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torna al sommario 40

MAGAZINEn.145 / 1629 NOVEMBRE 2016

di Francesco FIORILLO

S in dalla sua prima apparizione, il NES Mini è riu-

scito nel difficile intento di solleticare la fantasia

di milioni di videogiocatori. La console ha regi-

strato un elevato numero di preordini, Nintendo stes-

sa si è detta sorpresa dalla reazione dei consumatori

e nei prossimi mesi intensificherà la produzione per

soddisfare la richiesta. I motivi dietro il successo di

tale esperimento sono molteplici. Oltre all’ovvio effet-

to nostalgia, che di certo colpisce ogni videogiocato-

re cresciuto nell’epoca delle macchine da gioco 8 bit,

la piccola console vanta una cura realizzativa degna

di lode e un aspetto tanto retrò quanto irresistibile.

Ci troviamo di fronte a una replica fedele dell’origi-

nale, solo caratterizzata da dimensioni estremamente

contenute (parliamo di 126x100x43mm). Le foto non

rendono giustizia, ma il NES Mini è una scatoletta

davvero bellissima. I due tasti frontali, proprio come

nella versione datata 1986 (anno in cui il sistema di

intrattenimento sviluppato dalla Casa di Kyoto uscì in

Italia), permettono l’accensione e il reset, due porte

posizionate in basso a destra offrono la possibilità di

collegare due pad, anch’essi indistinguibili dalla ver-

sione originale, mentre sul retro trovano posto due in-

gressi: uno dedicato al cavo HDMI, indispensabile per

il collegamento alle moderne TV e uno per l’alimenta-

zione. Quest’ultimo, grazie anche al cavo micro usb-

UBS in dotazione, permette di alimentare la console

tramite una semplice porta USB abilitata alla ricarica.

Un tuffo in un mare fatto di pixelIl menù che accompagna l’utente nella selezione dei

trenta titoli preinstallati (qui trovate la lista completa) risulta semplice e intuitivo, mentre tutta una serie di

trovate buffe riescono a renderlo addirittura diverten-

te. Ogni spostamento della croce digitale viene ac-

compagnato, ad esempio, da un effetto audio quasi

gracchiante e anche operazioni tediose come la crea-

zione di un punto di salvataggio strappano sempre un

sorriso, grazie a icone piuttosto buffe e sempre carat-

terizzate da animazioni riuscitissime.

Per rendersi conto della grande cura riposta nella rea-

lizzazione del menu è sufficiente attendere una tren-

tina di secondi senza premere alcun tasto. Finita l’at-

tesa una sorta di modalità demo mostrerà infatti i vari

giochi in azione, mentre una sfida senza esclusione di

colpi tra i fratelli Mario andrà in scena per il controllo

TEST Abbiamo passato un po’ di tempo con NES Mini e abbiamo compreso i motivi del successo di questo strano esperimento nostalgico

NES Mini, tutto il fascino dei vecchi giochi a 8 bitLa console di Nintendo ci riporta in un mondo ludico bellissimo, fatto di pixel, salti millimetrici e di vite perse in malo modo

dello schermo. Nella parte superiore del menu trova-

no posto infine le diverse opzioni, come il QR Code

per accedere ai manuali (disponibili anche qui), la

selezione delle lingue, le immancabili note legali e la

ben più interessante modalità di visualizzazione.

Oltre al classico formato in 4:3, i giochi NES possono

essere infatti avviati anche in modalità pixel perfect,

che riproduce di fatto i pixel quadrati mantenendo la

stessa dimensione di elaborazione del vecchio NES o

con un filtro CRT, in grado di replicare le linee di scan-

sione tipiche dei vecchi televisori a tubo catodico.

Tutte e tre le modalità rendono giustizia ai titoli origi-

nali, mentre l’output video della console, fissato a una

risoluzione di 720p, risulta più che sufficiente.

Al fine di replicare l’esperienza ludica originale i bug

presenti nelle edizioni a cartucce non sono stati cor-

retti e anche quello spiacevole artificio grafico che

portava i pixel a scompare per brevi istanti è ancora

presente. Nel complesso le ROM emulate vantano

una pulizia grafica ottima e risultano nettamente su-

periori a quelle presenti sulla Virtual Console di Wii,

Wii U e 3DS.

Anche la selezione dei giochi non dà adito a partico-

lari lamentele e nonostante l’ovvia assenza di qual-

che nome illustre, i capolavori dell’epoca non hanno

mancato l’appuntamento con questa nostalgica rie-

dizione. Si parte dai tre capitoli della saga di Mario

Bros., si passa per il duo Metroid-Kirby e si finisce con

il primissimo Final Fantasy o con lo splendido spara-

tutto Gradius.

È bene ribadire che il NES Mini non offre alcun col-

legamento a internet e la possibilità di scaricare e

giocare ad altri titoli, oltre ai 30 già presenti nella me-

moria interna, viene preclusa.

Una scelta davvero folle?Il difetto più grande di questa particolare e apprezzabi-

le retroconsole non risiede nell’impossibilità di amplia-

re il parco titoli preinstallato, ma in un paio di scelte di

design fin troppo opinabili.

Il cavo che collega il controller alla console, per colpa

dei suoi miseri 70 centimetri di lunghezza, è davvero

inadatto per qualsivoglia postazione di gioco. In prati-

ca nessuno riuscirà a saltellare fra le lande del Regno

dei Funghi restando comodamente seduto sul divano

buono di casa. Inoltre, non esistendo alcuna combina-

zione di tasti per tornare alla schermata iniziale, si deve

ricorrere per forza di cose al piccolo tasto “reset” per

selezionare un nuovo gioco. Il Nes Mini deve restare

in definitiva letteralmente a portata di mano e questo

rischia seriamente di compromettere l’esperienza di

gioco. Un difetto non da poco, ma una volta trovata

la giusta posizione, il piccolo Nintendo Entertainment

System riaprirà la porta a tutta una serie di esperienze

purtroppo sbiadite dall’inevitabile scorrere del tempo.

La mente di qualcuno ritornerà a quei pomeriggi pas-

sati a combattere strane creature selezionando attac-

chi da una lista, qualcuno riscoprirà un’immediatezza

e, soprattutto, un magnetismo ludico assoluto, mentre

altri si ritroveranno a fare i conti con una difficoltà ora-

mai perduta.

Basterà una minima disattenzione per ritrovarsi a com-

battere in mutande i non morti di Ghosts ‘n Goblins e

tra un centinaio di vite perse e qualche epiteto colorito

di troppo, una sola unica considerazione si insinuerà

nella mente: le nuove produzioni coccolano il giocato-

re, accompagnandolo per mano fino ai titoli di coda.

Un tempo occorrevano invece doti notevoli per termi-

nare un gioco, ma le soddisfazioni ottenute erano, e

qui lo sono anche oggi a distanza di 30 anni, sempli-

cemente enormi.

lab

video

La due generazioni a confronto.

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MAGAZINEn.145 / 1629 NOVEMBRE 2016

di Roberto PEZZALI

F ino ad oggi abbiamo provato TV di fascia alta,

il top che i vari Samsung, LG, Sony e Panasonic

potessero offrire. Se si guarda però a quello che

effettivamente viene comprato nei negozi ci si accor-

ge che tutti cercano ormai prodotti con il miglior rap-

porto schermo/prezzo. TCL da anni realizza ottimi TV:

il marchio è cinese, ma i TV vengono fatti in Europa in

fabbriche vicine a quelle che producono anche per gli

altri brand. Tra i modelli del produttore ci ha attirato in

modo particolare il CityLine della serie S79. Il prodotto

in fase di test è un 55” 4K che si trova oggi a circa

700 euro e che ha una particolarità: oltre ad essere

comunque completo di tutto quello che si potrebbe

desiderare, HDR a parte, ha un design che colpisce

visto lo spessore nella parte alta di appena 9,9 mm,

un dettaglio che in negozio sicuramente fa la diffe-

renza se paragonato a modelli nella stessa fascia di

prezzo ma più spessi. Tra gli altri punti di forza elenca-

ti dal produttore anche uno speciale vetro antiriflesso

e soprattutto una modalità sport destinata soprattutto

alla visione delle partite di calcio, indubbiamente una

delle passioni degli italiani.

Cornice e profilo ultraslim e la qualità è buonaLa maggior parte dei TV si vendono da spenti, guar-

dando soprattutto al design, e TCL ha pensato di inve-

stire molto su questo aspetto realizzando un prodotto

che visto di fronte non ha nulla da invidiare a molti

prodotti dei competitor. Anzi, in molti casi

i big name hanno finiture meno

curate, mentre qui ci sono

sottili bordi in metallo ar-

rotondato e una base

minimal realizzata con

piedini anche loro in

metallo. Per capire

dove TCL è andata a

risparmiare basta gi-

rare il prodotto, dove

una cover in plastica

chiara tradisce una na-

tura ovviamente più eco-

nomica di alcuni pannelli

posteriori finemente lavorati.

Sul retro sono inseriti sia i controlli

sia le connessioni, che su questo TV abbondano: a

vista troviamo infatti un ingresso scart e un ingresso

component, retaggio di un passato analogico che po-

trebbe però fare ancora comodo a qualcuno. Quattro

le prese HDMI, tutte HDMI 2.0 con HDCP 2.2 e due le

porte USB, una classica e una 3.0. Non mancano poi il

connettore di rete (ma c’è anche il wi-fi), l’uscita ottica,

lo slot per la card e il tuner DVB-T2/S2. Nella parte

bassa i 9,9 mm di spessore si allargano per lasciare

spazio ai diffusori audio: a vista sembra che TCL abbia

studiato con attenzione il sistema audio del TV per

TEST Semplice e completa l’interfaccia a schermo ma il caricamento della Smart TV ci mette qualche secondo di troppo

TCL S79 in prova: un onesto 55” 4K a soli 700€CityLine S79, un buon TV per il prezzo a cui viene venduto ma senza HDR, per il resto offre davvero tutto quello che serve

offrire un audio di qualità in un TV super slim.

Modesti i due telecomandi in dotazione, molto econo-

mici nella costruzione e con i tasti organizzati

anche in modo poco intuitivo. Non sono

retroilluminati, il tasto del menu è mol-

to piccolo e anche il feedback alla

pressione non è dei migliori. Se il

primo telecomando è molto com-

pleto e include anche il tasto per

richiamare direttamente Netflix,

il secondo telecomando è desti-

nato a chi usa principalmente la

TV per vedere i programmi e fare

zapping.

Interfaccia semplice, tante le regolazioni nei menu

Molto completa l’interfaccia a schermo, anche se

non è delle più veloci: il caricamento della parte Smart

TV porta via qualche secondo di tropo ma alla fine

l’unica vera app che interessa è Netflix, raggiungibile

anche con il tasto del telecomando. Ci ha colpito la

completezza dei menu di regolazione: chi ha creato il

software ha cercato di mettere dentro il Cityline ogni

tipo di regolazione possibile, sia per quanto riguarda

il CMS sia per il gamma e il bilanciamento del bianco,

disponibile sia a due punti sia a 10 punti. Purtroppo

non sempre le regolazioni sono precisissime, e una

variazione piccola porta ad una variazione troppo

ampia su schermo. Notevole anche la sezione DLNA,

compatibile con ogni tipo di formato audio e video.

Probabilmente il TV TCL ha più opzioni di quelle pre-

senti su un TV di fascia alta, e questo può anche es-

sere un bene: grazie alle regolazioni disponibili siamo

riusciti a calibrare il TV quasi alla perfezione, nei limiti

delle possibilità del pannello. Va anche detto, però,

che chi è in grado di ottimizzare un TV e ha gli stru-

menti adatti per farlo non è certo il target di questo

economico ma completo TV.

Sintonia TV: serve una buona antennaLe operazioni di sintonia dei canali TV si svolgono in

maniera piuttosto rapida per quanto riguarda il digi-

tale terrestre, però la sensibilità non è molto spinta e

quindi serve un buon impianto d’antenna se si voglio-

lab

video

TCL U55S7906DESIGN OK, VIDEO DA SISTEMARE 999,00 €Il TCL U55S7906 è un buon TV per il prezzo a cui viene venduto: sicuramente TCL ha pensato di realizzare un prodotto destinato a chi sceglie un televisore per l’impatto estetico che per la pura qualità, anche perché rimanendo su certe fasce di prezzo è impossibile portare a casa una resa video da top di gamma. I menu sono incredibilmente completi, soprattutto quelli legati alla gestione video, ma si percepisce la mancanza di qualche consulente dell’immagine che possa indirizzare i programmatori verso la giusta strada. La presenza di un motion compensation non sempre disinseribile è il chiaro esempio di questa cosa, e lo stesso vale anche per le regolazioni che non riescono ad essere precise come in altri TV.

COSA CI PIACE COSA NON CI PIACE- Qualità d’immagine non sempre all’altezza- Impossibile regolare l’immagine con le app tipo Netflix

Qualità Longevità Design Semplicità D-Factor Prezzo

6 7 9 8 7 87.2

segue a pagina 42

- Prezzo contenuto- Notevole cura e scelta dei materiali- Molte opzioni regolabili

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torna al sommario 42

MAGAZINEn.145 / 1629 NOVEMBRE 2016

no vedere tutti i canali disponibili. I conflitti LCN ven-

gono risolti direttamente dal TV: i canali in conflitto

finiscono in coda alla numerazione e poi si può creare

una lista di canali preferiti per velocizzare lo zapping.

Per quanto riguarda la ricezione via satellite le opera-

zioni sono invece più lente perché non c’è la presin-

tonia per TivùSat e quindi l’apparecchio svolge con

molta calma la sua ricerca completa, c’è tutto il tem-

po di bersi un caffè. In seguito basta aprire l’elenco

canali dal tasto List e scegliere i preferiti da mettere

nell’ordine desiderato tra i preferiti; nessun problema

nella ricezione dei canali test in 4K, solo qualche ri-

tardo nel cogliere la traccia audio sul canale 4K HDR

di Eutelsat.

Audio: tante regolazioni ma non alzate il volumeLa riproduzione sonora del TV TCL non è disprezzabi-

le e offre molte possibilità di regolazione, però i diffu-

sori sono tutti sul lato posteriore e non sembrano gra-

dire un volume molto alto. Scegliendo un canale HD

con audio Dolby stereo la resa delle voci è piuttosto

buona e anche con film e musica il comportamento

generale è buono, a patto di non alzare troppo il volu-

me perché oltre un certo livello la distorsione sale e la

resa diventa sgradevole.

Interessante la possibilità di impostare diversi effetti

DSP o di scegliere la modalità personale con tanto

di equalizzatore a cinque bande. Tutta da scoprire la

differenza tra modalità standard e normale mentre

è quasi eccessiva la possibilità di impostare l’effetto

surround su tre diversi livelli, peraltro abbastanza effi-

caci. Quindi una grande versatilità che si scontra con

la limitata capacità degli altoparlanti di assecondare

tante regolazioni. Utile la possibilità di regolare il vo-

lume della cuffia in modo indipendente.

TEST

TCL CityLine S79segue Da pagina 41

Un buon TV con un fastidioso difettoSe provare un TV è difficile per tutte le di-

verse combinazioni possibili tra sorgenti,

configurazioni e profili, provare questo TV

TCL lo è stato ancora di più: facile dare un

giudizio quando hai di fronte un top di gam-

ma e quindi devi pretendere il massimo, dif-

ficile invece giudicare un 55” che costa 700

euro senza aver provato in modo dettagliato

alcuni TV di ultima generazione nella stessa

fascia di prezzo.

La prima sensazione quando accendiamo il

TV è quella di uno schermo più che onesto:

il filtro di riduzione dei riflessi funziona abba-

stanza bene, non elimina del tutto i riflessi

forti ma una base di cancellazione c’è. Che

siamo di fronte ad un pannello Edge LED lo

notiamo subito in sala scura, dove quattro

leggeri baffi di luce appaiono agli angoli:

l’uniformità del pannello è comunque piut-

tosto buona, senza clouding o macchie

strane. Di default il TV dispone di diversi

profili d’immagine: ci precipitiamo subito su

Cinema e Digital Cinema cercando di capi-

re quali sono le differenze tra i due. Digital

Cinema tuttavia vira in modo deciso al ver-

de, troppo, quindi prendiamo come punto

di partenza Cinema e iniziamo a goderci la

visione, non prima di aver regolato accura-

tamente luminosità e contrasto. Per quanto

riguarda questi parametri ci siamo accorti

che purtroppo la gestione delle regolazioni

non è precisissima: la variazione di un solo

punto di luminosità in una scala da 1 a

100 porta ad un cambiamento dav-

vero enorme sull’immagine, servi-

rebbe un controllo più fine. La stes-

sa cosa per fortuna non vale per altri parametri come

quello del bilanciamento del bianco e del CMS, che

abbiamo utilizzato per fare una taratura del TV ancora

più precisa.

Apriamo una parentesi: con gli strumenti e le opzioni

che TCL ha messo a disposizione il TV si regola ab-

bastanza bene, e con gli strumenti adeguati si riesce

a portare il pannello ad un livello di visione più che

ottimale, livello che però come vedremo è puramente

strumentale perché i grafici dicono una cosa ma i no-

stri occhi ne vedono un’altra. Tornando alla visione fac-

ciamo scorrere sul TV diverse sorgenti: blu-ray, dischi

Ultra HD, console da gioco e ovviamente streaming da

Netflix. La qualità con materiale 4K è buona: il detta-

glio ovviamente c’è, e ci mancherebbe, forse manca

un po’ di incisività con la scena che appare un po’

troppo sbiadita in alcuni passaggi. Ci sono due

cose che non ci convincono appieno: la prima

è una tendenza ad esaltare il rumore, e an-

che materiali che su altri TV sembrano di

ottima qualità qui sembrano afflitti da una

leggera base di rumore video e di ar-

tefatti, la seconda è la gestione della

cadenza. Dalle immagini infatti sem-

bra sia attivo un sistema di motion

compensation a prescindere

dall’ingresso o della sorgente,

tanto che pure l’app di Netflix

ha la stessa resa più video che

“film”: cerchiamo nei menu

sperando di trovare l’opzione

per disabilitare questa funzio-

ne e ci accorgiamo di aver già

disattivato ogni funzione di

processamento digitale pos-

sibile. TCL probabilmente

ha inserito qualche sistema

di motion compensation sui

segnali video esterni, e il

paradosso è che un filtro

simile può essere disattiva-

to se ci si sposta invece sul

tuner TV dove appare nei

menu l’opzione dedicata.

Come abbiamo detto se

guardiamo alle misu-

re sembra che il TV

debba restituire un’im-

magine tutto sommato per-

fetta, però la sensazione è che ci

sia un po’ troppo lavoro “digitale” del

processore dietro le quinte sul quale l’utente non può

in alcun modo intervenire: ad uscirne penalizzati sono

soprattutto i film in HD, perché con materiale nativo 4K

la resa è davvero buona e con altri tipi di contenuti la

presenza del motion compensation non infastidisce

affatto. Ci riferiamo ad esempio ai videogiochi, dove

comunque l’immagine è godibile, incisiva e pressoché

priva di scie e con lo sport, dove è meglio lasciar da

parte la modalità ad hoc pensata da TCL e godersi

le azioni con in TV ben calibrato in modalità cinema.

Si perde un po’ di luminosità, l’immagine appare più

spenta ma almeno il campo da gioco non sembra un

fosforescente manto verde. Per

quanto riguarda l’angolo di visione

è parecchio condizionato dal filtro

frontale: TCL ha usato un buon

filtro per abbattere i riflessi ma

questo è molto direzionale; se si

guarda il TV dai lati o leggermente

decentrati verso l’alto la luminosità

cresce e la cromia viene alterata,

così come il contrasto. Per conclu-

dere le solite note relative all’input

lag: il TV fa registrare 45/50 ms,

mentre i consumi sono nella me-

dia, 87 watt calibrato e 110 watt con

la modalità di default.

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MAGAZINEn.145 / 1629 NOVEMBRE 2016

di Roberto FAGGIANO

Sempre più vasta la scelta di apparecchi Yamaha

compatibili con il Music Cast, il sistema multiroom

che si differenzia dai concorrenti per la capacità

di trasformare ogni suo componente in una sorgente

per la diffusione sonora nelle altre stanze. Per il nostro

test abbiamo scelto l’amplificatore WXA-50 (549 euro),

che permette di aggiungere la funzione multiroom a

vecchi diffusori: è amplificato con 2 x 70 watt (6 ohm

- 0,06% THD) e si può controllare dall’applicazione Mu-

sic Cast. Esiste anche la versione senza amplificatore

WXC-50 (399 euro) per chi ha già un sistema stereo al

quale vuole aggiungere il multiroom e la connessione

in rete.

Versatile come un normale amplificatore integratoNella categoria ci sono pochi altri concorrenti, con prezzi

purtroppo allineati ma minore versatilità. Infatti, volendo,

il WXA-50 può diventare un vero amplificatore integrato

indipendente grazie alla presenza di ingressi analogi-

ci, ingresso digitale ottico e presa usb per chiavette di

memoria. A queste vanno aggiunte le connessioni per

sorgenti senza fili tramite wi-fi, Bluetooth e Airplay. Re-

golazione del volume e telecomando poi permettono di

usarlo con sorgenti tradizionali senza bisogno di usare

sempre l’app e uno smartphone, come invece capita

ai concorrenti. Inoltre il componente può anche essere

posizionato in verticale con il supporto in dotazione, in

modo da occupare lo spazio di un libro.

Dopo il collegamento alla rete tramite cavo o Wi-Fi, l’ap-

parecchio è completamente controllabile tramite l’appli-

cazione. Qui troviamo la possibilità di accedere a tutte

le sorgenti disponibili, ai principali servizi di streaming e

alla musica eventualmente archiviata sul dispositivo sul

quale è installata l’app. Ci sono anche diverse altre im-

postazioni che non sono disponibili con altri componenti

Music Cast: si può impostare la dimensione dei diffusori

(scaffale o pavimento), la dimensione della stanza, l’atti-

vazione o meno dei circuiti DSP per sorgenti compresse

ed altre preferenze di utilizzo. Aspetti trascurati dal ma-

nuale rapido di istruzioni e che invece vanno ben impo-

state per ottenere le migliori. Come anticipato il WXA-

TEST Il WXA-50 completa la serie multiroom Yamaha per utilizzare diffusori passivi e sonorizzare una stanza con risultati di qualità

Yamaha WXA-50, il multiroom con i tuoi diffusoriIl WXA 50 è molto compatto, versatile e ben costruito. Costa 549 euro ma c’è anche la versione non amplificata a 399 euro

50 può essere controllato facilmente anche dal piccolo

telecomando a carta di credito per le funzioni principali;

sul telecomando ci sono anche sei tasti di preselezione

ai quali si possono abbinare radio web, servizi di strea-

ming musicale o le sorgenti più utilizzate. Da notare però

che senza lo schermo di uno smartphone o di un tablet è

impossibile capire il livello del volume impostato e biso-

gna avere buona memoria per capire a quale sorgente

corrisponde il led colorato sul pannello frontale.

Piccolo e ben fattoL’interno del nuovo componente Yamaha è molto ordi-

nato nonostante le ridotte dimensioni (circa 21 cm di lato

x 5 cm in altezza), il merito è dell’amplificatore integrato

in un modulo ICE che non necessita di grandi stadi di

alimentazione. Contenuta la filatura e di rilievo la com-

ponentistica utilizzata. Tra questi svetta il convertitore

ESS Sabre 9006AS, un moderno componente in grado

di gestire file ad alta risoluzione fino ai DSD che è utiliz-

zato anche sul sintoamplificatore Aventage RX-A2060,

un componente che agevola quindi una migliore valu-

tazione del rapporto qualità/prezzo. Pregevoli anche i

connettori in uscita verso i diffusori, che accettano cavo

spellato o terminato con banane o forcelle.

Multiroom e non soloCome per tutti i componenti MultiCast di Yamaha, an-

che questo WXA-50 può diventare sorgente o termi-

nale di musica da distribuire in tutta la casa verso altri

componenti della stessa serie. In questo test però ci

siamo più soffermati sulle prestazioni in “solitaria”, cioè

collegandolo alla rete domestica, usando il Bluetooth e

sfruttando la sezione interna di conversione D/A con un

vecchio lettore CD. Le prestazioni sono state comples-

sivamente ottime, con una resa musicale degna di un

amplificatore tradizionale di pari prezzo, che però non

può vantare tutta la parte wireless di questo WXA-50.

Iniziando da un semplice streaming via Bluetooth si nota

un ottimo funzionamento dei circuiti di miglioramento,

che permettono di superare i limiti del Bluetooth. Anche

utilizzando il collegamento di rete per riprodurre musica

Flac e DSD le prestazioni rimangono buone, qui però

abbiamo scelto di bypassare ogni circuito estraneo

perché le sorgenti non sono affatto limitate. Per cerca-

re i difetti dobbiamo andare in settori dove il prezzo di

listino non dovrebbe nemmeno portarci: per esempio

la potenza sembra inferiore al dichiarato e per ottenere

una buona pressione sonora dobbiamo alzare molto il

volume. Qui possiamo ritrovare una buona dinamica e

un medio-basso perfettamente controllato e dinamico,

molto buone anche le voci maschili e femminili. In tema

di tridimensionalità l’ampiezza è ideale mentre la profon-

dità potrebbe essere maggiore per far risaltare al meglio

i dettagli delle migliori registrazioni. Utilizzando un letto-

re CD tramite la sua uscita digitale possiamo valutare il

lavoro del convertitore Sabre: le prestazioni sono molto

buone e riescono ad aggiungere maggiori dettagli alla

riproduzione, pur non diventando mai troppo brillanti o

stridenti in modo da favorire l’abbinamento con una va-

sta platea di diffusori.

Tutti gli stereo diventano multiroomL’aggiunta del WXA-50 o il suo omologo preamplificato

WXC-50 permette di completare la gamma Music Cast

per allinearsi ai più temibili concorrenti e consente di

“modernizzare” impianti stereo di vecchia concezione.

Il componente amplificato provato ha ottime prestazioni

ed è ideale per sfruttare dei vecchi diffusori ancora vali-

di mentre chi deve partire da zero forse dovrebbe rivol-

gersi ai sintoamplificatori come gli RN-402 o 602 della

stessa Yamaha, più potenti e versatili a un prezzo simile.

Chi invece vuole solo aggiungere la funzione multiroom

e avere nuovi ingressi e la connessione alla rete, potrà

scegliere il modello WXC-50 e risparmiare 150 euro per

un rapporto qualità/prezzo davvero interessante.