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Direttore Responsabile
Antonio Vitale
Direttore Scientifi co
Salvatore Renna
Comitato di Redazione
Gianni Messi – Nicola Monterisi
Danilo Vicedomini – Giovanna Villa
sommario2
Anno 8 - numero 2 / luglio 2014
numero
Una nuova emergenza: l’ingestione (e non solo...) di batterie a disco - la nostra esperienzaA. Mazzei, M. N. Pullano, A. Centonze, S. Capillo, L. Madonna, R. Miniero, S. Zampogna, I. P. Aloi pag. 4
Approccio diagnostico al paziente pediatrico con dispnea acutaL. Indinnimeo, G. Rossi, S. Renna, R. Lorini, S. Macciò, S. Parmigiani, A. Vitale, M. Marasini, G. Magnano, S. Ruffoni, A. Rimini, A. Di Coste, O. Sacco, M. Magnani, P. Gianiorio, E. Lampugnani, M. Mancardi, M.S. Vari, E. Capuano, P. Di Pietro pag. 7
Interpretazione ragionata dell’emogasanalisiM. Doglio, D. Pirlo, S. Renna, T. Bellini pag. 26
La patologia oculare in pronto soccorsoE. Priolo, L. Sposetti pag. 34
Morso di viperaS. Lega, S. Norbedo pag. 38
Informare per formareC. Debbia pag. 44
Una rara causa di dispnea: quando tutto diventa emergenzaF. Gallarotti, V. De Donno, R. Lerda, G. Pomero, A. Talenti, M. Chiossi pag. 17
Le urgenze midollari non traumatiche in età pediatricaT. Giacomini, A. Rossi, M.M. Mancardi, S. Renna pag. 21
EDITORIALEpag. 3
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EMERGENZA E URGENZA
Periodico quadrimestrale di informazione e dibattitodella Società Italiana di Emergenza e Urgenza Pediatrica (SIMEUP)
Registrazione al Tribunale di Napoli n. 79 del 1-10-2008
rivista diPEDIATRICA SIMEUP
SIMEUP
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2 | rivista di EMERGENZA E URGENZA PEDIATRICA ANNO 8 - numero 2
ISTRUZIONI GENERALILa lunghezza raccomandata per ogni articolo è di circa 12000 battute totali* (4 pagine circa ad articolo).Le tabelle e le immagini vanno considerate come parte integrante del testo, calcolando per ognuna di esse almeno 2000 battute.
Esempio:• Testo 6000 battute• 2 immagini 4000 battute• 1 tabella 2000 battute• Totale 12000 battute
TESTODeve essere riportato il titolo dell’articolo, l’Autore (nome, cognome), le affi liazioni e l’indirizzo completo (con telefono, fax, e-mail) per l’invio della corrispon-denza. Indicare allo stesso modo anche gli eventuali collaboratori.
ICONOGRAFIAL’iconografi a è costituita da grafi ci, foto e tabelle, corre-date di didascalie.
Foto e grafi ciDovranno essere indicati in ordine progressivo con numeri arabi, con riferimento nel testo, secondo l’ordine in cui vengono citati. Saranno quindi riportati, separatamente dal documento di testo, in fi le distinti in formato .jpg, .bmp, .pdf ad alta risoluzione. Si prega di non utilizzare im-magini in Power Point o in Word. Le foto che riproducono pazienti non dovranno riportare l’identità del soggetto e comporteranno l’accettato consenso alla pubblicazione da parte del genitore o di chi fa le veci del paziente. Per ogni immagine sottrarre 2000 battute dal computo totale. Le relative didascalie dovranno essere riportate in un ulte-riore documento di testo (.doc/.docx) e indicate in ordine progressivo con numeri arabi.
TabelleDovranno essere indicate con numeri romani, con rife-rimento nel testo, secondo l’ordine in cui sono citate.
Saranno quindi riportate, separatamente dal documento di testo, in fi le distinti in formato .doc/.docx e /o .xls/.xlsx. Le relative didascalie, in lingua italiana, dovranno essere riportate separatamente in un ulteriore documento di testo (.doc/.docx). Per ogni tabella sottrarre 2000 battute dal computo totale. Nel caso la tabella risultasse strutturata in più di 20 righe, è opportuno sottrarre dal computo totale 3000 battute.
BIBLIOGRAFIARiferimenti alla letteratura rilevante. Dovrà essere ci-tata in ordine progressivo e redatta secondo lo stile consigliato dalla National Library of Medicine per il suo database (MEDLINE). Gli articoli a fi rma di tre o più au-tori riporteranno i nomi degli stessi seguiti da “et al.”. Esempio:
Citazione articoloHoxhaj S, J ones LL, Fisher AS, et al. Nurse staffi ng levels af-
fect the number of Emergency Department patients that leave
without treatment. Acad Emerg Med 2004; 11 (5): 459-45c.
Citazione di libroVehaskarivivm, Robson AM. Proteinuria. In: Pediatrie Kidney
Disease, edited by Edelman CM Jr, Boston, Little, Brown and
Co., 1992; 531-51.
Citazione atti di ConvegnoMurray C. AIDS and the Global Burden of Disease. Presen-
ted at the 19th Conference on Retroviruses and Opportunistic
Infections (CROI), Seattle, USA, March 5-8, 2012. Paper 128.
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INVIO MATERIALEIl materiale, in formato elettronico (contenente la ver-sione fi nale del Lavoro), dovrà essere inviato diretta-mente alla Redazione Scientifi ca Menthalia, a mezzo e-mail, all’indirizzo [email protected], con oggetto Rivista di Emergenza e Urgenza Pediatrica.
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EDITORIALE
rivista di EMERGENZA E URGENZA PEDIATRICA | 3ANNO 8 - numero 2
Antonio UrbinoPresidente Nazionale SIMEUP
320 iscritti, 78 partecipanti ai corsi precongressuali, 30 volontari del soccorso, 95 ospiti, oltre 100 abstract
inviati sono solo alcuni dei numeri che dimostrano il grande successo del 10° Congresso Nazionale della
SIMEUP. La sede scelta, l’arsenale della pace (SERMIG) di Torino, ha dato un tocco di suggestione che è
stato apprezzato da tutti i congressisti. Grazie al lavoro dell’uffi cio stampa, grande è stata l’eco mediatica
dell’evento con servizi televisivi e articoli riportati da molte testate nazionali. Ritengo che, durante i lavori
congressuali, abbia avuto particolare importanza il coinvolgimento dei presidenti regionali che si sono
confrontati con il direttivo nazionale e tra di loro, permettendo uno scambio di opinioni e di esperienze
che sicuramente porterà grandi frutti alla vita societaria. A tutti loro va il mio ringraziamento personale per
l’impegno e la dedizione che dimostrano verso la SIMEUP. L’assemblea nazionale dei soci ha permesso uno
scambio di opinioni sull’attività della società nell’ultimo anno. I coordinatori delle commissioni e dei gruppi
di lavoro hanno relazionato sulle attività svolte e sui programmi futuri, permettendo ai soci di conoscere il
grande impegno che nei vari settori viene profuso. Durante l’assemblea è stato approvato anche il bilancio
della società e a questo proposito vorrei sottolineare l’importante aumento di capitale della SIMEUP: i soci
sono aumentati di circa il 10% e il grande lavoro che la società ha svolto sulla formazione negli ultimi anni sta
portando i suoi frutti non solo culturali.
Inoltre, vorrei citare il successo ottenuto dall’instructor meeting che per la prima volta ha permesso di riunire
molti istruttori SIMEUP, dando loro l’opportunità di confrontarsi sui problemi della formazione e in particolare
sui bisogni formativi futuri che ci permetteranno di essere al passo con l’evoluzione della pediatria d’urgenza.
Dopo le soddisfazioni dell’ultimo Congresso Nazionale bisogna però pensare al futuro. A questo proposito
ho il piacere di annunciare che il Direttivo ha scelto la sede dell’11° Congresso Nazionale che si svolgerà
dal 1 al 3 ottobre 2015 a Catanzaro. Sono sicuro che sarà un’altra grande occasione di confronto culturale
e di amicizia.
Vorrei anche annunciare una nuova iniziativa della SIMEUP: il piano formativo nazionale. Si tratta di
un progetto che ha l’obiettivo di creare un pacchetto di corsi organizzati a livello nazionale che andranno
a integrare le offerte formative della rete esistente. Vi sarà la possibilità di raggiungere sedi dove alcune
opportunità formative mancano o sono diffi cili da organizzare. La collaborazione della Biomedia ci permetterà
di sfruttare anche una comunicazione dettagliata e capillare per veicolare più facilmente le informazioni sulle
opportunità formative che la SIMEUP metterà a disposizione. Credo che quest’offerta organizzata a livello
nazionale rappresenti un completamento degli sforzi che la SIMEUP ha fatto in tutti questi anni per creare una
rete formativa territoriale. Molti corsi organizzati centralmente si avvarranno della collaborazione di materiali
e istruttori locali e così tutti potranno contribuire alla realizzazione di questo nuovo, grande obiettivo della
SIMEUP. Infi ne, vorrei sottolineare che questo numero della Rivista di emergenza e urgenza pediatrica è
particolarmente ricco di argomenti interessanti, che potranno essere utili nella vita professionale dei soci e,
quindi, ringrazio tutti coloro che ne hanno reso possibile la pubblicazione.
Auguro a tutti una buona lettura e delle meravigliose vacanze.
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4 | rivista di EMERGENZA E URGENZA PEDIATRICA
Una nuova emergenza: l’ingestione (e non solo…) di batterie a disco - la nostra esperienza
A. Mazzei1, M. N. Pullano2, A. Centonze1, S. Capillo1, L. Madonna1, R. Miniero2, S. Zampogna3, I. P. Aloi1
1Centro delle Chirurgie Pediatriche, Azienda Ospedaliera Pugliese-Ciaccio Ospedale Pediatrico Bambino Gesù2Cattedra di Pediatria, Università degli Studi “Magna Græcia” di Catanzaro3S.O.C. Pediatria, A.O. “Pugliese Ciaccio”, Dipartimento dell’Integrazione e della Tutela della Maternità e dell’Infanzia-Catanzaro
CASE REPORT
ANNO 8 - numero 2
L’insulto continua per giorni o settimane dopo la ri-
mozione della batteria a causa degli alcali residui e/o
dei tessuti indeboliti.
Casistica
Nel 2013 quattro piccoli pazienti sono giunti alla no-
stra osservazione presso il Pronto Soccorso dell’O-
spedale Pugliese-Ciaccio di Catanzaro per ingestione
e/o ritenzione di DB al litio tutte con un diametro pari
a 20 mm.
Case report 1. Paziente di 9 mesi, proveniente da un
altro ospedale calabrese, giunge alla nostra osserva-
zione per ingestione accidentale della DB contenuta
nel telecomando. Quando arriva al Pronto Soccorso,
dopo più di 3 ore dall’ingestione, si presenta sve-
glio, agitato, ma con evidenti diffi coltà respiratorie,
cianotico con presenza di tirage, tachicardico (FC 160
bpm). L’addome è trattabile, a pareti cedevoli, non do-
lente alla palpazione superfi ciale e profonda, peristalsi
presente. Si assiste in maschera facciale, si procede
a intubazione oro-tracheale con tubo di diametro
3.5 cuffi ato e si accompagna d’urgenza in sala ope-
ratoria. Alla radiografi a del torace eseguita al letto del
paziente già intubato si evidenzia un corpo opaco
tondeggiante che si proietta subito al di sopra delle
clavicole e che, rispetto al precedente radiogramma
eseguito all’ospedale dal quale il bambino proviene in
due proiezioni qualche ora prima, lo stesso sembra
essere lievemente più basso e in proiezione L-L po-
trebbe localizzarsi a livello esofageo posteriormente
Introduzione
L’ingestione di “disk batteries” (DB) rappresenta una
minaccia sempre più diffusa per la salute dei bambini,
soprattutto sotto i 5 anni di età (60-70% dei casi).
Le DB possono avere un diametro variabile da 7.9
a 23 mm, un peso da 1 a 10 g, una diversa com-
posizione (mercurio, cadmio, acciaio, rame, zinco,
manganese, ottone, argento, ossido di zolfo o litio)
e sono usate solitamente in orologi, calcolatrici, te-
lecomandi, etc. Le DB al litio, rispetto alle altre pile a
disco, sono più leggere, offrono una maggiore effi -
cienza elettrochimica, una più lunga durata e una più
alta densità di energia, soprattutto quelle di diametro
≥ 20 mm che hanno un voltaggio pari a 3 V (doppio
rispetto alle DB di diversa composizione). Sono, inol-
tre, più pericolose delle comuni batterie stilo, poiché
non essendo “corazzate” vi è un notevole rischio di
rottura e/o di rilascio di sostanze tossiche. Le DB al
litio possono dar luogo a una vera e propria ustione
fi sica causata dalla fuoriuscita di un liquido alcalino
che dopo aver determinato una necrosi da pressione
a carico dei tessuti corporei sui quali si posizionano,
creano una corrente elettrolitica esterna che produce
idrossido (potente caustico alcalino) al polo negativo
della batteria (anodo) con successiva colliquazione
del tessuto.
È molto importante eseguire un esame radiografi co
al fi ne di poter evidenziare la posizione dell’anodo
rispetto alla mucosa, poiché se adeso a essa, la le-
sione si forma più velocemente. Le ustioni più gravi,
le successive perforazioni e le fi stole si verifi cano
nella zona adiacente al polo negativo della batteria.
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rivista di EMERGENZA E URGENZA PEDIATRICA | 5
Una nuova emergenza: l’ingestione (e non solo…) di batterie a disco - la nostra esperienza
ANNO 8 - numero 2
trova la pila che viene estratta con cestello a rete.
La rimozione endoscopica è avvenuta entro 3 ore
dall’ingestione.
Case report 3. Bambino di 4 anni arriva in PS per
aver ingerito una pila a disco contenuta nella bilancia
pesapersone da circa 3 ore. Esame obiettivo all’in-
gresso: addome a pareti cedevoli, lievissima dolenzia
in epigastrio alla palpazione profonda. Non segni rife-
ribili a peritonismo. Fegato e milza nei limiti, peristalsi
presente. Gli esami di laboratorio eseguiti (emocromo
completo, indici di funzionalità d’organo, indici di fl o-
gosi) risultano tutti negativi e/o nella norma.
La radiografi a dell’addome rivela la presenza di un
corpo estraneo radiopaco che si proietta in addome a
livello della III vertebra lombare verosimilmente in sede
prepilorica. L’estrazione della DB dallo stomaco viene
eseguita in urgenza in sala operatoria con paziente
intubato. L’esofago appare con lume regolare e pareti
elastiche con presenza di 2 erosioni longitudinali di
2 cm nel III inferiore. Nello stomaco vi è la presenza
di abbondanti ingesti, si procede, quindi, a lavaggio e
aspirazione. A livello dell’antro si evidenzia la pila e la
mucosa sottostante appare erosa con alcuni coaguli.
Si procede a esportazione con cestello a rete. In que-
sto caso la rimozione endoscopica è avvenuta entro
6 ore dall’ingestione. In questo paziente abbiamo ri-
scontrato lesioni della mucosa gastrica ed esofagite
in assenza di sintomatologia soggettiva/oggettiva.
Case report 4. Bambina di 4 anni arriva in PS per
presenza di secrezione brunastra similfecale dai ge-
nitali esterni, intenso dolore addominale e in sede
perineale, febbre (T.C. 37,8°C). All’ingresso l’esame
obiettivo evidenzia genitali esterni normoconformati,
un’intensa fl ogosi vulvare e tracce di materiale bru-
nastro nella vulva; ano normoposizionato, continente.
Gli esami di laboratorio mostrano leucocitosi con
neutrofi lia e aumento della PCR. Il primo sospetto
è di una fi stola retto-vaginale. Dopo una più accu-
rata anamnesi veniamo a conoscenza che, tre giorni
prima dell’arrivo in PS, la piccola giocando con il te-
lecomando della televisione ha aperto il contenitore
della batteria e una volta estratta la pila ha iniziato a
giocarci fi no a inserirla in vagina. Si procede dunque
a intervento di uretrocistoscopia + vaginoscopia.
Si introduce il cistoscopio in vagina, individuando un
corpo estraneo costituito da pila a disco scomposta
in più frammenti, uno dei quali risulta particolarmente
sfrangiato e tagliente.
Le pareti della vagina appaiono a tratti di colorito ne-
rastro come esito di ustione elettrochimica da pila.
Si rimuovono tutti i frammenti e si procede al lavag-
alla via aerea corrispondente. L’EGA capillare ese-
guito all’ingresso mostra i seguenti valori: pH 7.45,
pCO2 41 mmHg, pO
2 122 mmHg, Na+ 128 mmol/L,
K+ 3.2 mmol/L, Ca++ 0.64 mmol/L, Glu 97 mg/dl, Lat
1.0 mmol/L, Hct 28%; HCO3
- 28.5 mmol/L; BE 4.1
mmol/L, SO2 99%. L’emocromo mostra una leucoci-
tosi con neutrofi lia e una modesta anemia. L’esame
EsofagoGastroDuodenoScopico (EGDS), eseguito in
urgenza in sala operatoria, evidenzia la presenza a
livello dello sfi ntere esofageo superiore di materiale
nerastro adeso alla mucosa (da probabile elettro-
cuzione) che non consente la visione del lume né il
passaggio dello strumento pediatrico; il resto della
mucosa esofagea e quella dello stomaco si presen-
tano nella norma. Il corpo estraneo incastrato al primo
restringimento esofageo viene estratto dopo vari
tentativi con pinza di Magill, purtroppo a distanza di
5 ore dall’ingestione quando era già presente una
grave lesione della mucosa esofagea anteriore. Il
piccolo rimane ricoverato in rianimazione sedato con
Fentanest e Midazolam, intubato e collegato al respi-
ratore per 5 giorni, allorquando si esegue tracheosto-
mia, e viene sospesa la sedazione. Successivamente
resta collegato al respiratore in modalità SIMV per altri
6 giorni dopo i quali è in respiro spontaneo tramite
cannula tracheostomica. L’EGDS di controllo mostra
a livello dello sfi ntere esofageo superiore un tramite
fi stoloso di circa 10 mm con bordi iperemici e facil-
mente sanguinanti. Ottenuta rapidamente la stabiliz-
zazione clinica del paziente, istituita terapia antibiotica
ad ampio spettro e con inibitori di pompa protonica,
una volta isolata la via digerente da quella respiratoria
con posizionamento di sondino naso-gastrico e nutri-
zione parenterale, si procede al trasferimento presso
il PS dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma per la
mancanza della Chirurgia Toracica Pediatrica presso
il nostro nosocomio, dove si procederà alla chiusura
diretta della fi stola mediante accesso toracotomico.
Case report 2. Bambina di 17 mesi giunge alla no-
stra osservazione per aver ingerito la DB di una cal-
colatrice un’ora prima del ricovero. L’esame obiettivo
all’ingresso rileva: cute integra e rosea, sensorio in-
tegro, non segni neurologici in atto. Addome a pareti
cedevoli non dolente alla palpazione superfi ciale e
profonda. Anche gli esami di laboratorio eseguiti ri-
sultano tutti nella norma. La piccola pratica una radio-
grafi a diretta dell’addome, che evidenzia formazione
radiopaca in presunta sede gastrica che si proietta
in corrispondenza di L2. Si procede comunque a in-
tervento di estrazione per via endoscopica del corpo
estraneo dallo stomaco che mostra erosioni da con-
tatto in sede antrale e in sede prepilorica, dove si
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Una nuova emergenza: l’ingestione (e non solo…) di batterie a disco - la nostra esperienza
ANNO 8 - numero 2
(Consensus Statement sulle urgenze endoscopiche
non emorragiche in età pediatrica - Progetto Airone,
SIGENP 2008) suggeriscono che la rimozione delle
batterie in sede gastrica deve avvenire dopo 48 ore,
qualora entro questo tempo la batteria non abbia an-
cora attraversato il piloro e non vi sia sintomatologia
associata. Le Linee Guida Americane sull’ingestione
delle DB pubblicate su Pediatrics nel 2010 suggeri-
scono, invece, per la rimozione delle batterie in sede
gastrica un’attesa anche di 4 giorni se il paziente non
è sintomatico e se la batteria con diametro < 15 mm
è stata ingerita da un bambino con meno di 6 anni.
Secondo la nostra esperienza, invece, sarebbe op-
portuna una rimozione in urgenza oltre che delle DB
localizzate in esofago anche di quelle con localizza-
zione gastrica/vaginale, visti i danni riportati. Avendo
preso atto della potenza delle nuove DB e data la
limitata effi cacia dei mezzi terapeutici per contenere
il danno, sarebbe opportuno implementare misure di
informazione/prevenzione più effi caci.
gio della vagina. Si prescrive alla piccola terapia an-
tibiotica con amoxicillina + acido clavulanico per una
settimana e un rammollitore fecale. Esistono casi in
letteratura di DB inserite nelle cavità nasali o nelle
orecchie ma non risultano altri casi di ritenzione di
DB in vagina.
Conclusioni e discussione
La gravità dei danni riportati in seguito a ritenzione
di batterie, se non rimosse nel più breve tempo pos-
sibile, sembra avere avuto un progressivo aumento
negli ultimi anni, come dimostrato da numerosi rife-
rimenti presenti in letteratura, per la comparsa sul
mercato delle più pericolose DB al litio. L’ingestione
delle DB provoca complicanze soprattutto nelle lo-
calizzazioni esofagee, con esiti anche infausti se-
condari a ustioni elettriche sulla parete; in questi casi
è indicata una rimozione endoscopica in urgenza
(entro 2 ore dall’ingestione). Le Linee Guida Italiane
1. Toby Litovitz, Nicole Whitaker, Lynn Clark, et al Emerging
Battery-Ingestion Hazard: Clinical Implications – Pediat-
rics. 2010; 125; 1168.
2. Consensus Statement sulle urgenze endoscopiche non em-
orragiche in età pediatrica – Progetto Airone – SIGENP 2008.
3. Yanoh K, Yonemura Y. - Severe vaginal ulcerations sec-
ondary to insertion of an alkaline battery. - J Trauma. 2005
Feb; 58 (2): 410-2.
4. Toby Litovitz, Nicole Whitaker and Lynn Clark- Preventing
Battery ingestions: an analysis of 8648 cases- Pediatrics.
2010; 125; 1178.
5. James S. Reilly - Coin-size lithium batteries can cause
serious injury, death in a matter of hours if swallowed - AP
News. 2013; 34; 13.
Bibliografi a essenzialeBibliografi a essenziale
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rivista di EMERGENZA E URGENZA PEDIATRICA | 7
Approccio diagnostico al paziente pediatrico con dispnea acutaSeminario tenuto al Convegno SIMEUP nel maggio 2012 a Genova
L. Indinnimeo1, G. Rossi2, S. Renna3, R. Lorini4, S. Macciò5, S. Parmigiani6, A. Vitale7, M. Marasini8, G. Magnano9, S. Ruffoni10, A. Rimini8, A. Di Coste1, O. Sacco2, M. Magnani11, P. Gianiorio3, E. Lampugnani12, M. Mancardi13, M.S. Vari13, E. Capuano4, P. Di Pietro3
1Dipartimento Integrato di Pediatria e NPI, Università degli Studi di Roma “La Sapienza” – 2UOC Pneumologia IRCCS “G. Ga-slini”, Genova – 3DEA IRCCS “G. Gaslini”, Genova – 4Clinica Pediatrica Università di Genova – 5UOC Pediatria Ospedale Villa Scassi, Genova – 6UOC Pediatria Ospedale S. Andrea, La Spezia – 7UOC Pediatria Ospedale S. Giuseppe Moscati, Avellino8UOC Cardiologia IRCCS “G. Gaslini”, Genova – 9UOC Radiologia IRCCS “G. Gaslini”, Genova – 10Responsabile Centrale Ope-rativa 118, Genova – 11Pediatra di Famiglia – 12Dipartimento Alta intensità di Cure IRCCS “G. Gaslini”, Genova – 13UOC Neu-ropsichiatria Infantile IRCCS “G. Gaslini”, Genova
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8 | rivista di EMERGENZA E URGENZA PEDIATRICA
Approccio diagnostico al paziente pediatrico con dispnea acuta
ANNO 8 - numero 2
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Approccio diagnostico al paziente pediatrico con dispnea acuta
ANNO 8 - numero 2
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10 | rivista di EMERGENZA E URGENZA PEDIATRICA
Approccio diagnostico al paziente pediatrico con dispnea acuta
ANNO 8 - numero 2
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rivista di EMERGENZA E URGENZA PEDIATRICA | 11
Approccio diagnostico al paziente pediatrico con dispnea acuta
ANNO 8 - numero 2
Figura 2. Diagramma di fl usso
Figura 1. Algoritmo esteso
BAMBINO CON DISPNEA ACUTA
A) ANAMNESI
• Storia clinica pregressa e recente
• Durata e caratteristiche dei sintomi
• Sintomi clinici associati
• Età del paziente
• Presenza di eventi stressanti
• Esposizioni ambientali
• Farmaci
B) ESAME OBIETTIVO
• Osservazione pattern respiratorio (es. utiliz-
zo mm accessori, reperti ascoltatori, etc.)
• Monitoraggio parametri vitali
• Valutazione pervietà delle vie aeree
• Triage
• Apparato cardiorespiratorio
C) TEST DIAGNOSTICI
• Pulsossimetria
• Emogasanalisi con ossimetria
• Emocromo, indici di fl ogosi, coagulazione
• Funzionalità epatica, renale, ammonio, acido lattico, aminoacidemia,
glicemia, dosaggio carbossiemoglobina, screening tossicologico
• Rx torace, ecografi a torace, drenaggi o toracentesi, endoscopia
• ECG, ecocardiogramma
• Sospetto patologia neurologica: rachicentesi, EEG
D) DIAGNOSI DIFFERENZIALE
• Corpo estraneo
• Angioedema
• Croup
• Epiglottite
• Traumi
• Inalazione da tossici/lesioni
da caustici
E) CAUSE POLMONARI G) CAUSE METABOLICHE
H) CAUSE PSICOGENE
I) CAUSE NEUROLOGICHE
GRADIENTE A-a NORMALE
• Anemia
• Acidosi metabolica
• Iperventilazione psi-
cogena
• Pleurite (può essere
aumentato)
• Pneumotorace molto
piccolo
GRADIENTE A-a AUMENTATO
• Polmonite
• Pleurite
• Aspirazione
• Pneumotorace
• Asma
F) CAUSE CARDIOVASCOLARI
• Cardiopatie congenite
• Stenosi/Insuffi cienza valvolare
• Aritmie
• Cardiomiopatie
• Miocardite/Pericardite
• Versamento pericardico
• Tamponamento
• Embolia polmonare
• Ipertensione polmonare
• Malformazioni vascolari
• Anelli vascolari
Valutazione primaria
• FR, FC, SaO2, Refi ll, PA, T°, AVPU
• Modalità insorgenza, durata, 1° episodio/ricorrenza
• Patologia di base
Stabilizzazione
• Disostruzione
• RCP/Ventilazione
• Accesso venoso
• Valutare somministrazione O2
• Fluidi EV
• Farmaci (beta2, adrenalina, inotropi)
ARRIVO AL PS DEL BAMBINO CON DISPNEA
Paziente stabile?
Trauma?
Rumori
polmonari?
Sospetto CE?
Febbre?
Quadro
acuto?
Febbre?
Wheezing/Rantoli?
(Vedi Tab.3)
Febbre/Stridore?
Epiglottite
CE
PTX
ipertensivoVolet costale
Tamponamento cardiaco
Lesione SNC
Emorragia massiva
Epiglottite
Croup
Ascesso
peritonsillare/
retrofaringeo
Tracheite
CETrauma (fi sico,
chimico, termico)
Anafi lassi
CE
Ipertrofi a tonsillare
Disfunzione corde vocali
Laringotracheomalacia
Anomalie vie aeree
Massa
Ipocalcemia tetanica
Causa psicogena
Bronchiolite
PolmoniteAsma
Bronchiolite
Polmonite virale/atipica
CE
Aspirazione
Atelettasia
Anafi lassi
Polmonite da ipersensibilità
FC
BPD
Massa mediastinica
Malattia cardiaca
RGE
Immunodefi cienza
Completamento Anamnesi,
E.O., segni clinici associati
Stridore/cambiamento
di voce/disfagia?
Si
Si
Si
Si
SiSi
No
Si
Si
Si
No
No
No
No
No
No
Si
No
No
No
CE = corpo estraneo; PTX = pneumotorace; FC = fi brosi cistica; BPD = displasia broncopolmonare; SNC = sistema nervoso c entrale; RGE = refl usso gastro esofageo
000_Simeup_anno_8_num_2.indb 11000 Simeup anno 8 num 2 indb 11 31/07/14 11:1331/07/14 11:13
12 | rivista di EMERGENZA E URGENZA PEDIATRICA
Approccio diagnostico al paziente pediatrico con dispnea acuta
ANNO 8 - numero 2
Stabilizzazione
- Disostruzione
- RCP/ventilazione
- Accesso venoso
- Ossigeno
- Fluidi EV
- Farmaci (beta2, adrenalina, inotropi)
Completamento anamnesi
Esame obiettivo
- segni e sintomi associati
Dispneainspiratoria
Laringite
Epiglottide
Ascesso
retrofaringeo
Tracheite
batterica
Disfunzione CV
Corpo
estraneo
Dispneaespiratoria Dolore Emottisi
Alterazionesensorio
Alterazioni osseeAstenia muscolare
Habitusansioso
Rumori respiratoriAlterazione
trasmissione respiro
Soffio cardiacoAlterazione ritmo
Sfregamenti
Valutazione primaria
- FR, FC, sat, Refill, PA, T°, AVPU
- Modalità insorgenza
- Durata
- 1° episodio/ricorrenza
- Patologia di base
- Trauma
Dispnea
NO
SI
Paziente stabile?
Asma
Bronchiolite
Corpo estraneo
Disfunzione CV
Polmonite/BPN
Pleurite
Versamento pleurico
Atelettasia
Edema polmonare
PNX
Massa
Miocardite
Pericardite
Scompenso cardiaco
Cardiopatia
Avvelenamenti
Encefalite
Meningite
Avvelenamento
Massa
Mielopatia
Patologia
metabolica
Patologia
neuromuscolare
Alterazioni gabbia
toracica
Dispnea
psicogena
Età: elemento che orienta nel senso della prevalenza di patologia
Febbre: elemento che orienta verso patologie ad eziologia prevalentemente infettiva
e che connota di gravità gli altri segni/sintomi
Cause più pericolose per la vita:
- Corpo estraneo
- Epiglottite
- PNX iperteso
- Tamponamento cardiaco
Ingestione sangue
(esofago-naso
/orofaringe)
TBC
Infezioni
polmonari
Corpo
estraneo
Massa
Pleurite
PNX
Pericardite
Embolia
polmonare
Figura 3. Algoritmo semplifi cato
000_Simeup_anno_8_num_2.indb 12000 Simeup anno 8 num 2 indb 12 31/07/14 11:1331/07/14 11:13
rivista di EMERGENZA E URGENZA PEDIATRICA | 13
Approccio diagnostico al paziente pediatrico con dispnea acuta
ANNO 8 - numero 2
Figura 4. Algoritmo semplifi cato
Esami
procedure
Patologia
respiratoria
Emocromo
Indici di flogosi
EGA
Imaging
Endoscopia
Drenaggio/toracentesi
Patologia
cardiaca
EmocromoIndici di flogosi e di emolisiCoagulazione con D-Dimero
EGAECG/EcocardioTest iperossia
Screening tossicologico
Funzione epato-renale
Ammonio
Acido lattico
EGA
Aminoacidemia
Screening tossicologico
Patologia
metabolica
Rachicentesi
EEG
Imaging
Screening tossicologico
Patologia
neurologica
trattamento delle possibili patologie delle vie aeree su-
periori e inferiori che possono essere causa di dispnea
in età pediatrica.
Cause di dispnea
Nella tabella seguente si descrivono l’eziologia, i segni
e sintomi, gli esami di laboratorio e strumentali e il
PATOLOGIE DELLE VIE AEREE SUPERIORI
Patologia Eziologia Segni e sintomi Esami strumentali
e di laboratorio
Commenti/trattamento
INFEZIONI
Laringite epiglottica H. Infl uenzae. Stato tossico, febbre, dispnea
disfonica, voce rauca, cianosi,
abbassamento di voce, scialorrea,
respirazione faticosa, epiglottide color
rosso-ciliegia. Sta seduto con il collo
proteso in avanti.
á Leucociti (deviazione
a sinistra), Rx laterale
del collo positivo.
Visualizzazione diretta della laringe
ed intubazione, meglio se in sala
operatoria; antibiotici.
Croup
(tracheo-laringo
- bronchite)
Virus:
parainfl uenzale,
respiratorio
sinciziale.
Stridore inspiratorio, voce roca, tosse
croup, respirazione variabilmente
faticosa.
Leucociti variabili,
Rx laterale del collo
negativo.
Aria umida fresca; necessità di
far inalare adrenalina nebulizzata/
budesonide nebulizzata. Gli steroidi
sistemici sono controversi.
Ascesso
peritonsillare
Str. ß haemoliticus
Gruppo A.
Febbre forte, mal di gola, stridore
inspiratorio tardivo, scialorrea,
disfagia, spostamento delle tonsille,
massa retro faringea, testa reclinata
verso il lato affetto.
á Leucociti. Ampicillina protetta; drenaggio.
Ascesso
retrofaringeo /
esofageo
S. aureus, Str.
ß haemoliticus
Gruppo A.
V. ascesso peritonsillare.
Possibile opistotono.á Leucociti, Rx laterale
del collo positivo.
Glicopeptide, incisione e drenaggio
chirurgico; generalmente bambino
< 3 anni.
Tracheite batterica S. aureus. Febbre alta, stato tossico, stridore
inspiratorio, tosse metallica, non
risponde alla terapia per il croup.
á Leucociti (deviazione
a sinistra).
Glicopeptide. Può essere necessaria
intubazione per rimuovere le
secrezioni dense.
Difterite C. difteriae. Tossico, febbricola, membrane, voce
roca.
Coltura. Storia di esposizione; paziente non
immunizzato; antitossina e penicillina.
Tabella I. Dispnea in età pediatrica: considerazioni diagnostiche
000_Simeup_anno_8_num_2.indb 13000 Simeup anno 8 num 2 indb 13 31/07/14 11:1331/07/14 11:13
14 | rivista di EMERGENZA E URGENZA PEDIATRICA
Approccio diagnostico al paziente pediatrico con dispnea acuta
ANNO 8 - numero 2
CAUSE CONGENITE
Anelli vascolari
Membrane o polipi
laringei
Micrognatia (Pierre
Robin)
Macroglossia
(ipotiroidismo)
Congeniti
o acquisiti.
Stridore inspiratorio o espiratorio
cronico, distress respiratorio variabile
(o entrambi), sibili.
Laringoscopia/
Broncoscopia.
Approccio medico o chirurgico alla
patologia di base.
Tracheomalacia Collasso anomalo
dell’area
sopraglottica.
Stridore espiratorio. Possibile necessità di ossigeno fi no
alla stabilizzazione con controllo
ossimetria: generalmente si risolve
spontaneamente; possono esserci
problemi con l’alimentazione.
Laringomalacia Trachea fl oscia. Stridore inspiratorio.
CAUSE ALLERGICHE
Pseudocroup Esposizione ad
agenti irritanti e
sensibilizzanti.
Rapido esordio dello stridore
inspiratorio, tosse croupy,
respirazione faticosa variabile.
Aria fredda umida; nebulizzazioni di
adrenalina.
Edema
angioneurotico
Risposta allergica,
ereditario.
Rapido esordio dopo il pasto, puntura
d’ape, esposizioni ambientali.
Sostegno delle vie aeree, adrenalina,
ecc..
NEOPLASIE
Trachea, laringe,
esofago, collo
Carcinoma,
teratoma,
emangioma, polipo.
Progressione insidiosa dello stridore. Valutazione radiologica e chirurgica.
TRAUMI
Corpo estraneo
(faringe, laringe,
trachea, esofago)
Aspirazione di
vegetali o di oggetti
vari.
L’anamnesi rifl ette il livello
dell’ostruzione, stridore inspiratorio
o espiratorio, cianosi, respirazione
faticosa, sibilo, arresto respiratorio
variabile.
Rx torace (in
posizione inspiratoria
o espiratoria) e del
collo: corpo estraneo,
mediastino allargato;
reperti variabili
a seconda della
localizzazione.
Percussione con 5 pacche nella
zona interscapolare alternate con 5
compressioni toraciche sotto l’anno.
Manovra di Heimlich oltre l’anno.
Rimozione meccanica, via aerea
chirurgica.
Lesioni del collo Storia e sintomi di trauma, instabilità
del collo, stridore laringeo variabile.
Colonna cervicale
normale, ricercare i segni
di lesione laringea.
Stabilizzazione delle vie aeree e del
collo. Eventuale tracheoscopia.
Paralisi delle corde
vocali
Congenita,
traumatica,
iatrogena.
Acuta o cronica, cambiamento della
voce, stridore inspiratorio, distress
respiratorio.
Laringoscopia diretta. Se acuta, intubazione, o via aerea
chirurgica.
Stenosi
sottoglottica
Trauma della glottide,
es. da intubazione;
raramente congenito.
Angioma.
Distress respiratorio spesso insidioso;
può essere aggravato da infezioni
respiratorie.
Laringoscopia diretta. Ci può essere necessità di via aerea
chirurgica.
PATOLOGIE DELLE VIE AEREE SUPERIORI
Patologia Eziologia Segni e sintomi Esami strumentali
e di laboratorio
Commenti/trattamento
000_Simeup_anno_8_num_2.indb 14000 Simeup anno 8 num 2 indb 14 31/07/14 11:1331/07/14 11:13
rivista di EMERGENZA E URGENZA PEDIATRICA | 15
Approccio diagnostico al paziente pediatrico con dispnea acuta
ANNO 8 - numero 2
CAUSE VASCOLARI
Insuffucienza
cardiaca
congestizia
Cardiopatie
congenite o
acquisite.
Stancabilità, anoressia, tosse,
ortopnea, rantoli alle basi, edemi
declivi.
Rx torace, ECG,
Emogas, Ecocardio-
doppler.
Diuretici, ossigeno, SI, consulenza
cardiologica.
Edema polmonare Patologia cardiaca,
epatica, renale e
vascolare.
Tachipnea, rantoli alle basi,
stancabilità, tosse, ortopnea, sibili
espiratori.
Rx torace, proteinemia,
azotemia, SGOT,
elettroliti, es. urine.
Valutare organi coinvolti, diuretici.
Embolia polmonare Alterazione della
coagulazione,
traumi, pillola
anticoncezionale.
Tachipnea, emottisi, dolore toracico,
febbre variabile.
D-Dimero, Rx torace,
Emogas, ventilazione/
perfusione.
Immediata terapia anticoagulante.
Policitemia Patologia cardiaca,
epatica, renale, Hb
anomala.
Pletora. Emocromo con indici
eritrocitari.
Consulenza ematologica; può essere
necessaria l’exsanguinotrasfusione
parziale.
Anemia â Produzione
o á perdite;
insuffi cienza ad alta
gittata.
Pallore, facile stancabilità, scarsa
tolleranza allo sforzo, tachicardia,
ittero.
Emocromo con indici
eritrocitari, reticolociti,
test di Coombs diretto,
emogruppo.
Consulenza ematologica, trasfusione.
CAUSE ALLERGICHE
Asma Esposizioni ad
agenti irritanti o
sensibilizzanti;
infezioni, stress
emotivi.
Esordio insidioso o rapido della
tachipnea, sibili, tosse.
ß2-agonisti per via inalatoria,
steroidi, ossigeno.
Anafi lassi Esposizione
ad agenti
sensibilizzanti.
Rapido esordio dello stridore, distress
respiratorio, sibili,
tachipnea, orticaria, angioedema,
sintomi gastrointestinali, neurologici,
shock.
Rx torace,
Emogasanalisi.
Allontanamento agente
sensibilizzante; ß2-agonisti,
antistaminici, (anafi lassi lieve-
moderata). Adrenalina i.m./ev
(anafi lassi grave).
PATOLOGIE DELLE VIE AEREE INFERIORI
Patologia Eziologia Segni e sintomi Esami strumentali
e di laboratorio
Commenti/trattamento
INFEZIONI
Polmonite Virale
Batterica;
Str. pneumoniae,
H. infl uenzae
Altri.
Febbre, recente esordio della
tachipnea, tosse, rumori respiratori
diseguali o ronchi, dolore toracico
variabile.
Leucociti variabili;
Rx torace: infi ltrati;
emocoltura (se stato
tossico).
Antibiotici, se opportuno.
Bronchiolite Virale:
V. parainfl uenzale,
respiratorio-
sinciziale,
Rhinovirus.
Febbre variabile, molto tachipnoico,
non stato tossico, sibili, cianosi
variabile, rumori umidi.
Rx torace:
iperespansione, infi ltrati
variabili.
Sostegno: idratazione, ossigeno,
nebulizzazione di adrenergici
(adrenalina-salbutamolo), soluzione
salina ipertonica al 3%.
Versamento
pleurico
Infezioni (virali
o batteriche);
ICC, s.nefrosica,
insuffi cienza
epatica.
Non febbre, tachipnea con rumori
respiratori diseguali, dolore toracico
variabile.
Rx torace (anche in
decubito laterale),
ecografi a (versamento
corpuscolato/quantità).
Può richiedere l’aspirazione.
Empiema S. Aureus. Febbre, stato tossico, tachipnea,
dolore variabile, rumori respiratori
diseguali.
Rx torace, colture del
liquido, emocoltura,
ecografi a torace.
Toracentesi diagnostica, poi
drenaggio chiuso e antibiotici.
000_Simeup_anno_8_num_2.indb 15000 Simeup anno 8 num 2 indb 15 31/07/14 11:1331/07/14 11:13
16 | rivista di EMERGENZA E URGENZA PEDIATRICA
Approccio diagnostico al paziente pediatrico con dispnea acuta
ANNO 8 - numero 2
PATOLOGIE DELLE VIE AEREE INFERIORI
Patologia Eziologia Segni e sintomi Esami strumentali
e di laboratorio
Commenti/trattamento
TRAUMI
Corpo estraneo
(bronchiale)
Sostanze vegetali o
oggetti.
Storia, tosse, sibili, rumori respiratori
asimmetrici.
Rx torace: in
inspirazione ed
in espirazione;
fl uoroscopia.
Broncoscopia.
Pneumotorace Ferite al torace,
spontaneo.
Tachipnea, dolore toracico, rumori
respiratori asimmetrici.
Rx torace, ecografi a
torace.
Aspirazione con ago, drenaggio
toracico.
CAUSE CONGENITE
Fibrosi cistica Autosomica
recessiva, razza
caucasica.
Malattia polmonare progressiva
(emottisi, atelectasie, pneumotorace,
patologia polmonare ostruttiva,
infezioni ricorrenti); scarso
accrescimento, problemi GI
(steatorrea, pancreatite, prolasso
rettale), iponatremia.
Rx torace, test del
sudore.
Consulenza pneumologica.
NEOPLASIE
Malattia polmonare progressiva. Rx torace. Consulenza oncologica.
CAUSE DEGENERATIVE
Cifoscoliosi, malattie
progressive del SNC
Multipla. Malattia polmonare progressiva,
ipoventilazione secondaria.
Rx torace, Emogas,
test di funzionalità
respiratoria.
Consulenze neurologica e
neuromuscolare, pneumologica,
ortopedica.
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Bibliografi a essenzialeBibliografi a essenziale
000_Simeup_anno_8_num_2.indb 16000 Simeup anno 8 num 2 indb 16 31/07/14 11:1331/07/14 11:13
rivista di EMERGENZA E URGENZA PEDIATRICA | 17
Una rara causa di dispnea: quando tutto diventa emergenza
F. Gallarotti1, V. De Donno1, R. Lerda2, G. Pomero3, A. Talenti4, M. Chiossi1
ASO S. Croce e Carle Cuneo - 1Pediatria, 2Anestesia e Rianimazione, 3Terapia Intensiva Neonatale, 4Radiologia
ANNO 8 - numero 2
CASE REPORT
episodio di gastroenterite con risoluzione in 24 ore in
corso di terapia reidratante, trattato in degenza tem-
poranea nello stesso PSP circa 40 giorni prima del
nuovo accesso. In quell’occasione i genitori avevano
segnalato una non meglio precisata malformazione
vista all’ecografi a in corso di gravidanza e non più
riscontrata a un controllo successivo; per tale motivo,
nel corso della stessa degenza temporanea veniva
ripetuta un’ecografi a addominale che non riportava
alcun elemento patologico. A parte ciò i dati riguar-
danti la nascita, il periodo post-natale e l’anamnesi
patologica prossima non offrono informazioni di rilievo
in grado di poter orientare verso una patologia prece-
dente il nuovo ricorso al PSP. All’arrivo in PS i segni
vitali sono: PA 118/72 mmHg; FC 210/min; T 37,5°C;
Saturazione 98% in aria ambiente; dal punto di vi-
sta obiettivo la paziente si presenta vigile, sofferente,
lamentosa con conati di vomito durante la visita e
dolore addominale di tipo crampiforme. Viene, quindi,
eseguito clistere di pulizia che determina fuoriuscita
di abbondanti feci e gas ma non la risoluzione del
quadro di dolore addominale che persiste sostan-
zialmente invariato.
All’auscultazione del torace viene percepita una ri-
dotta trasmissione del respiro con rumori apparente-
mente umidi e di timbro peculiare a sinistra mentre a
destra la trasmissione del respiro sembra nella norma.
È presente distress respiratorio. All’auscultazione ad-
dominale vi sono scarsi borborigmi presenti in qua-
dro di apparentemente diffuso meteorismo intestinale.
Non vengono riscontrati segni neuropatologici.
Introduzione
La dispnea costituisce sempre un’emergenza che si
può complicare in senso clinico ma anche gestio-
nale, con una serie di problemi associati quando si
verifi ca in un bambino piccolo, preceduta da sintomi
a carico di apparati differenti da quello respiratorio e
perciò confondenti dal punto di vista interpretativo
anche nell’attribuzione di un preciso atteggiamento
terapeutico.
Ma la problematicità del caso risulta aggravata
quando esso si verifi ca in un centro relativamente
lontano da un ospedale pediatrico, implicando delle
problematiche di stabilizzazione e trasporto che pos-
sono risultare di soluzione non facile e immediata.
Infi ne, un ulteriore motivo di complessità è rappresen-
tato dalla causa di dispnea e dal suo trattamento. Il
caso che viene discusso è emblematico, in quanto
è costituito dalla somma di tutti gli elementi sopra
riportati e vuole anche rifl ettere, pur nella rarità della
patologia alla base del caso, una quotidianità di im-
pegno in un Pronto Soccorso Pediatrico (PSP) in un
Ospedale Generale.
Caso clinico
La paziente di due anni e quattro mesi e del peso
di kg 10 viene trasportata dal 118 al PSP dell’Ospe-
dale S. Croce di Cuneo per un episodio sincopale
avvenuto a domicilio circa 1 ora prima dell’arrivo e
preceduto da vomiti con alvo chiuso a feci e gas dal
giorno precedente. In anamnesi risulta un precedente
000_Simeup_anno_8_num_2.indb 17000 Simeup anno 8 num 2 indb 17 31/07/14 11:1331/07/14 11:13
18 | rivista di EMERGENZA E URGENZA PEDIATRICA
Una rara causa di dispnea: quando tutto diventa emergenza
ANNO 8 - numero 2
del torace nel cui referto viene riportato che a sini-
stra si conferma la risalita nei due terzi inferiori del
torace verosimilmente dello stomaco. Si conferma la
presenza di pneumotorace disposto anteriormente a
paziente in posizione supina.
Si conferma la presenza di versamento pleurico e la
dislocazione controlaterale del mediastino. Appare
riconoscibile scarso parenchima polmonare parzial-
mente addensato per verosimile collasso e possibile
ipoplasia preesistente. Modesto versamento pleurico
anche a destra (Figura 3 A, B e C).
A questo punto è stata richiesta la consulenza del
rianimatore e del neonatologo intensivista per stabi-
lire le modalità di ventilazione nel corso del trasporto
protetto verso l’Ospedale Infantile Regina Margherita
di Torino che avviene dopo aver posizionato un son-
dino naso gastrico, un accesso venoso periferico e gli
esami preoperatori richiesti dai chirurghi dell’ospedale
di riferimento.
La paziente è stata trasportata in ambulanza con
supplementazione di O2 per via pronges nasali.
La sintomatologia di non facile interpretazione in
prima battuta presentata dalla paziente ha fatto sì che
venisse richiesta una valutazione radiologica quanto
più possibile completa e includente:
1) Ecografi a dell’addome, risultata negativa salvo per
il riscontro di un fi lm liquido pericolecistico, 2) Rx del
torace con richiesta di inclusione anche dell’addome
visto il forte sospetto di addome acuto. Le immagini
ottenute attraverso Rx torace-addome hanno dimo-
strato che i due terzi inferiori dell’emitorace sn risul-
tano occupati da una struttura a contenuto aereo a
pareti nette riferibile in prima ipotesi a stomaco mal
ruotato.
A livello del terzo superiore dell’emitorace omolate-
rale non appare osservabile trama polmonare e si
osserva, inoltre, modesto versamento pleurico con
livello idroaereo; il reperto è riferibile in prima ipotesi a
idropnx. L’ombra mediastinica appare dislocata con-
trolateralmente. Si consiglia approfondimento diagno-
stico per mezzo di TC (Figure 1 e 2).
Un’ulteriore precisazione è stata effettuata con TAC
I due terzi inferiori dell’emitorace sn risultano occupati da una struttura a contenuto aereo a pareti nette riferibile in prima ipotesi a
stomaco mal ruotato. A livello del terzo superiore dell’emitorace omolaterale non appare osservabile trama polmonare e si osserva,
inoltre, modesto versamento pleurico con livello idroaereo; il reperto è riferibile in prima ipotesi a idropnx. L’ombra mediastinica appare
dislocata controlateralmente. Si consiglia approfondimento diagnostico per mezzo di TC.
Figure 1 e 2. RX torace - addome
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rivista di EMERGENZA E URGENZA PEDIATRICA | 19
Una rara causa di dispnea: quando tutto diventa emergenza
ANNO 8 - numero 2
ratura come acuta o cronica, con la possibilità di
casi asintomatici in cui la diagnosi avviene in modo
del tutto occasionale. La presentazione acuta corri-
sponde a sintomi a carico dell’apparato digerente, di
quello respiratorio o mista. In modo signifi cativo l’e-
sordio acuto viene messo in correlazione all’81% con
la localizzazione sinistra. Nella nostra paziente si è
trattato di sintomatologia mista respiratoria, generica-
mente defi nita come dispnea e gastrointestinale, sug-
gestiva di un’occlusione intestinale in buon accordo
con quanto riferito nei diversi lavori(3). Ma diffi cilmente
solo sulla base della clinica sarebbe stato possibile
porre il sospetto della patologia. Nel nostro caso è
stato determinante il ruolo della radiologia tradizionale
che ha permesso di far diagnosi.
Tuttavia le immagini tradizionali possono prestarsi
a interpretazioni non univoche che, portando a una
diagnosi sbagliata, conducono a situazioni di estrema
gravità. In questo senso l’errore più frequente è quello
di identifi care un pneumotorace con posizionamento
di tubo di drenaggio(4). In effetti la prima ipotesi dia-
gnostica è stata proprio di un pneumotorace per cui
è risultato importante eseguire le immagini TC del to-
race che hanno permesso di giungere a una diagnosi
complessa. Inoltre, va fatto rilevare che la diagnostica
per immagini può essere del tutto normale in fasi an-
tecedenti l’esordio della sintomatologia(1) per rimar-
care la complessità di questa malattia e allo stesso
tempo spiegare la negatività dell’ecografi a eseguita
alla paziente 40 giorni prima dell’esordio. Peraltro,
Discussione
Il caso clinico permette di fare luce su una patologia
che, a torto, si ritiene essere sempre di pertinenza
delle prime ore di vita o dei primi giorni di vita, dopo
che generalmente è stata individuata nel corso delle
ecografi e morfologiche che vengono svolte in gravi-
danza. La defi nizione accettata è quella di una forma
di ernia diaframmatica congenita diagnosticata dopo
il periodo neonatale a causa di sintomi iniziali dopo
quell’età. La presentazione tardiva dell’ernia diafram-
matica congenita, infatti, riguarda una percentuale di
casi che varia dal 5 al 25% e fi no al 45% di tutte le
ernie diaframmatiche(1, 2).
Ma la rarità di questa patologia può essere meglio
apprezzata se si pensa a una casistica di 7 pazienti
operati per questo motivo in 30 anni(2) oppure ai 30
pazienti individuati nel corso di 10 anni in una singola
istituzione(3). Gli elementi di maggior interesse riguar-
dano ancora le caratteristiche demografi che per la
distribuzione di genere con un rapporto maschi/fem-
mine di 2:1 e d’età, essendo la fascia d’età tra 1 e 5
anni la seconda per numero di casi(1). La correlazione
tra la sede d’erniazione e la fascia d’età corrisponde
poi a una maggioranza di pazienti tra 1 e 5 anni in cui
il lato sinistro risulta maggiormente colpito(1).
Su questa base di complessiva rarità di patologia,
come riferito dalla letteratura, il caso della nostra pa-
ziente si colloca così tra quelli con incidenza meno
frequente.
La sintomatologia all’esordio viene defi nita in lette-
A sinistra si conferma la risalita nei due terzi inferiori del torace verosimilmente dello stomaco. Si conferma la presenza di pneumo-
torace disposto anteriormente a paziente supina. Si conferma la presenza di versamento pleurico e la dislocazione controlaterale del
mediastino. Appare riconoscibile scarso parenchima polmonare parzialmente addensato per verosimile collasso e possibile ipoplasia
preesistente. Modesto versamento pleurico anche a destra.
Figura 3 A, B e C.TAC torace - addome
A B C
000_Simeup_anno_8_num_2.indb 19000 Simeup anno 8 num 2 indb 19 31/07/14 11:1331/07/14 11:13
20 | rivista di EMERGENZA E URGENZA PEDIATRICA
Una rara causa di dispnea: quando tutto diventa emergenza
ANNO 8 - numero 2
ges nasali a 0,5 L/Min. Modalità di trattamento dell’i-
poossigenzione come Extra-Corporeal Membrane
Oxigenation (ECMO) o High-Frequency Oscillatory
Ventilation (HFOV), che vengono consigliate in con-
dizioni critiche, non sono utilizzabili per un trasporto
in emergenza su di un paziente dalle caratteristiche
cliniche piuttosto peculiari. Piuttosto interessante e
alla portata di tutti, risulta, invece, il posizionamento
di un sondino naso-gastrico con aspirazione inter-
mittente al fi ne di ridurre l’intrappolamento d’aria e
di liquidi all’interno dei visceri erniati e comprimenti
il polmone(7).
Conclusioni
Il caso che abbiamo presentato è effettivamente
complesso ed è stato analizzato solo dal punto di
vista del medico che si trova ad affrontare una proble-
matica rara che si presenta con una serie di elementi
associati, fortemente condizionanti l’atteggiamento
gestionale e terapeutico.
Per giungere a conclusioni circa le scelte terapeutiche
prese, occorrerebbe poter disporre di casistiche più
ampie nelle quali fossero individuate quelle questioni
a cui abbiamo accennato e che abbiamo cercato di
risolvere nel breve tempo concesso dall’emergenza.
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diagnosi, l’ecografi a addominale eseguita non ha di-
mostrato alterazioni riferibili a risalita dello stomaco,
dimostrandosi tecnica non del tutto affi dabile almeno
in questo contesto.
Una volta stabilita la diagnosi, la problematica suc-
cessiva è stata trasportare la paziente. La distanza di
circa 80 km nello specifi co e di circa 1 ora e 30 minuti
di tempo di percorrenza è stata coperta in ambulanza
dopo aver scartato la possibilità di trasporto per eli-
cottero per i rischi di decompressione del mezzo,
in quanto deve essere evitato in ogni modo il baro
trauma. In letteratura le modalità terapeutiche ven-
gono riferite soprattutto agli aspetti chirurgici, che
sono quelli risolutivi, rifl ettendo l’origine dei dati e
della ricerca.
Il punto di vista pediatrico è, invece, quello di inter-
venire sulle manifestazioni cliniche in circostanze che
chiaramente sono riferibili a una situazione di periar-
resto. Nel caso particolare la modalità di ventilazione
con pallone di Ambu e maschera va evitata(5) e così
bisogna sincerarsi di impiegare una tecnica di venti-
lazione “gentile”, ottimizzando la strategia di ventila-
zione(6). Nel nostro caso la paziente è stata stabile dal
punto di vista respiratorio, sia durante la degenza che
durante il trasporto, con O2 somministrato per pron-
000_Simeup_anno_8_num_2.indb 20000 Simeup anno 8 num 2 indb 20 31/07/14 11:1331/07/14 11:13
rivista di EMERGENZA E URGENZA PEDIATRICA | 21
Le urgenze midollari non traumatiche in età pediatrica
T. Giacomini1, A. Rossi2, M.M. Mancardi1, S. Renna3
1U.O. Neuropsichiatria Infantile, 2U.O. Neuroradiologia, 3DEA - IRCCS G. Gaslini, Genova
ANNO 8 - numero 2
• extradurali: prevalentemente neuroblastoma,
sarcoma di Ewing, rabdomiosarcoma, linfoma,
leucemia;
• intradurali: prevalentemente medulloblastoma,
astrocitoma, glioma.
Approccio diagnostico-terapeutico in regime
di urgenza
Quando si sospetta la presenza di una patologia
acuta/subacuta di pertinenza midollare, la raccolta
anamnestica deve essere orientata alla valutazione di:
• segni e sintomi di pertinenza midollare;
• modalità di esordio della sintomatologia (acuta/
subacuta) e della sua evoluzione nel tempo;
• fatti antecedenti l’insorgenza dei sintomi con
particolare attenzione a traumi, infezioni, anam-
nesi positiva per neoplasie;
• patologie croniche di base associate;
• eventuali modifi cazioni della sintomatologia in
risposta alla somministrazione di farmaci.
Costituiscono segni e sintomi di allarme da ricercare
all’esame obiettivo:
1) il dolore acuto/subacuto localizzato o irra-
diato al rachide o radicolare. Rappresenta ge-
neralmente il sintomo d’esordio o comunque uno dei
sintomi precoci (nell’80% dei casi), soprattutto per
quanto riguarda le patologie compressive. I movi-
menti e la tosse possono esacerbare o peggiorare il
dolore che spesso può svegliare il bambino di notte. Il
dolore è prevalentemente urente o a scarica elettrica
diffusa lungo il rachide sia nei movimenti del capo,
Premesse
Il midollo spinale per le sue caratteristiche anatomo-
fi siologiche presenta un’estrema vulnerabilità al dan-
no ischemico. La sofferenza acuta/subacuta del mi-
dollo spinale costituisce, pertanto, una condizione di
emergenza, poiché un ritardo nella diagnosi e, quin-
di, nel trattamento può comportare danni irreversibili
e gravemente invalidanti. Il riconoscimento precoce
in questi casi è il principale fattore che condiziona
la prognosi e la RM del midollo spinale rappresenta
il gold standard diagnostico. Avviare un trattamen-
to empirico è soprattutto giustifi cato se si sospetta
una patologia tumorale o infettiva, laddove non sia
praticabile l’esecuzione di una RM in urgenza per la
conferma dell’ipotesi diagnostica(1, 2).
Il quadro clinico della compressione midollare acuta/
subacuta è, peraltro, indistinguibile da quello di altre
eziopatogenesi (es. infi ammatorie) e, pertanto, qual-
siasi quadro acuto di pertinenza midollare va consi-
derato alla stregua di una patologia compressiva fi no
a prova contraria.
Eziologia
Le possibili cause di mielopatie a esordio acuto/su-
bacuto in età pediatrica si possono suddividere a se-
conda che la sintomatologia insorga nell’ordine di al-
cuni minuti-ore (cause traumatiche/vascolari) oppure
di alcune ore/giorni (eziologie compressive tumorali
e non e cause infettivo/infi ammatorie). Per quanto ri-
guarda i tumori si possono suddividere a seconda
della localizzazione in:
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22 | rivista di EMERGENZA E URGENZA PEDIATRICA
Le urgenze midollari non traumatiche in età pediatrica
ANNO 8 - numero 2
RM indichi una problematica in tale ambito. L’indica-
zione alla RM del rachide in urgenza è data da dolore
al rachide o radicolare acuto intenso o se associato a
ipostenia ingravescente non altrimenti spiegata, con
o senza altri sintomi di sospetta patologia midollare
e, nel bambino pre-verbale, da sintomatologia algica
non spiegata, associata a rifi uto del carico o perdita
della deambulazione.
In caso di sintomatologia acuta/subacuta, isolata, di
possibile pertinenza midollare come turbe dell’an-
datura, defi cit sensitivi, defi cit autonomici e/o sfi n-
terici e rigidità del rachide, l’indicazione a eseguire
in urgenza un’indagine RM deve essere valutata da
caso a caso, con particolare attenzione soprattutto ai
dati anamnestici oltre che a quelli clinici. In fi gura 1,
si propone un percorso diagnostico. Se la RM non
è disponibile in urgenza e sussiste un signifi cativo
sospetto clinico di patologia neoplastica, è indicato
l’avvio di corticosteroidi ad alte dosi, fi nché non sarà
possibile ottenere una conferma diagnostica. Se sono
presenti segni di infezione, bisogna avviare terapia
antibiotica successivamente a esecuzione di emo-
colture (agenti eziologici più frequenti: Stafi lococchi
MRSA e non, Streptococchi e anche Gram negativi,
in caso di anamnesi positiva per recenti interventi
neurochirurgici)(1). Il benefi cio dei corticosteroidi per
quanto riguarda l’outcome funzionale motorio è stato
dimostrato da modelli sperimentali: riducono l’edema
e migliorano in modo signifi cativo, anche se transito-
rio, la funzione neurologica, mentre in letteratura non
c’è accordo sul prolungamento della sopravvivenza.
Sulla posologia non c’è un consenso generale: soli-
tamente si utilizzano desametasone (0,4 mg/kg ogni
12 ore e.v.) oppure metilprednisolone ad alte dosi (30
mg/kg/die in bolo)(1,3).
Se è disponibile la RM midollo in urgenza e si ottiene
una conferma diagnostica di compressione da causa
neoplastica, è indicato trattamento specifi co (con ra-
dio/chemioterapia o exeresi chirurgica a seconda dei
casi) e avvio, comunque, di corticosteroidi ad alte
dosi nella fase che precede il trattamento, previo
parere oncologico(3,4). Anche nel caso di erniazione
discale acuta o di patologie a eziologia infi ammatoria
quali la mielite trasversa, la terapia elettiva è general-
mente costituita nella fase acuta da corticosteroidi ad
alte dosi(1, 5). Per quanto riguarda l’ematoma spinale
(da malformazioni artero-venose o coagulopatie), esi-
stono controversie sulle tempistiche di intervento(6).
Nel caso di eziologia infettiva, i corticosteroidi pos-
sono essere utilizzati durante il trattamento per ridurre
l’edema, se la localizzazione è intramidollare(1).
In fi gura 2, viene indicato un algoritmo clinico post-
RM.
sia in seguito a fl essione passiva del capo da parte
dell’esaminatore (segno di Lhermitte). Quando è a
distribuzione radicolare, può essere accompagnato
da iporefl essia tendinea, defi cit motori, disturbi sen-
sitivi in corrispondenza dell’area delle radici nervose
danneggiate.
N.B.: il dolore riferito (per esempio: metastasi verte-
brali localizzate in L1 che causano dolore in regione
sacroiliaca) può essere un falso segno di localizza-
zione della lesione.
2) L’ipostenia correlata a ipotonia con o senza
ipo/arefl essia e con una possibile rapida evoluzione
in ipertonia, iperrefl essia, clono e Babinski positivo.
Tipicamente in questi casi l’ipostenia è meno evidente
a paziente supino e alle prove di forza segmentali. In
caso di sofferenza del midollo cervicale si può veri-
fi care quadriplegia con compromissione dei muscoli
respiratori e dispnea/insuffi cienza ventilatoria. L’aste-
nia e i defi cit motori sono il secondo sintomo come
frequenza.
3) Le turbe della deambulazione possono essere
rappresentate da trascinamento dei piedi, inciampo,
fi no a impossibilità a deambulare o a mantenere la
postura eretta.
4) I disturbi della sensibilità possono aiutare nella
discriminazione del livello lesionale. Una lesione del
tratto spino-talamico provoca ipoestesia termica, tat-
tile o dolorifi ca, mentre una lesione dei cordoni po-
steriori è evidenziata da ipoestesia delle sensibilità
profonde. Spesso però sono diffi cilmente valutabili e
discriminabili in età pediatrica.
5) I disturbi autonomici si presentano come turbe
della sudorazione, delle risposte vasomotorie, del
controllo sfi nterico con ritenzione o perdita del con-
trollo per urine e feci e nel danno acuto grave con
ipotensione. Insorgono tardivamente nel 60% dei
pazienti e si associano a una prognosi sfavorevole.
Non sempre sono facilmente valutabili in età pedia-
trica (specie nel bambino piccolo).
6) I disturbi della motilità del rachide si presen-
tano solitamente come rigidità del rachide con dif-
fi coltà alla fl essione anteriore della colonna, talora
associata a scoliosi o torcicollo antalgici.
Nei bambini pre-verbali e in particolare in quelli che
non hanno ancora acquisito la deambulazione prima
dell’insorgenza della sintomatologia, bisogna prestare
maggiore attenzione al dolore come sintomo princi-
pale (anche se non strettamente riferito al rachide) e
al rifi uto del carico. L’esame diagnostico dirimente è
costituito dalla RM del rachide. La puntura lombare
non è raccomandata se non in casi fortemente evo-
cativi di patologie infettivo-infi ammatorie; è tuttavia
indagine essenziale nell’iter diagnostico, qualora la
000_Simeup_anno_8_num_2.indb 22000 Simeup anno 8 num 2 indb 22 31/07/14 11:1331/07/14 11:13
rivista di EMERGENZA E URGENZA PEDIATRICA | 23
Le urgenze midollari non traumatiche in età pediatrica
ANNO 8 - numero 2
ematochimici, ecografi a addominale, ecografi a arti-
colare risultate negative. In Pronto Soccorso: valu-
tato come codice verde, FLACC 3, vigile, irritabile,
pianto diffi cilmente consolabile, nulla di obiettivabile
1° Caso clinico
Maschio di 13 mesi, portato in Pronto Soccorso per
“dolori addominali e rifi uto di camminare” da circa
2 settimane. In altro Ospedale: ricovero con esami
Figura 1. Percorso diagnostico
Accesso in PS per sintomatologia acuta o subacuta caratterizzata da:
• Dolore al rachide/radicolare
• Ipostenia, disturbo deambulazione, rifi uto carico
• Disturbo sensibilità; turbe autonomiche; rigidità del rachide
Ricerca e defi nizione dei segni e sintomi sospetti
per disfunzione midollare acuta/subacuta,
valutazione della modalità di insorgenza e
dell’evoluzione temporale à sospetto di
mielopatia acuta/subacuta
Richiesta urgente di valutazione specialistica
NPI o NCH (se c’è un pregresso trauma)
Se conferma del dubbio clinico di compromissione
midollare à RM rachide urgente
Anamnesi ed esame obiettivo indirizzano verso pa-
tologie non neurologiche
Approfondimenti strumentali e/o consulenze
specialistiche in altri ambiti, ad esempio:
- Valutazione ortopedica
- Eco anche
- Eco addome
- Ematochimici con indici di fl ogosi
- ....................
PEDIATRA: Anamnesi – Esame obiettivo e neurologico
Figura 2. Algoritmo clinico post-RM
Evidenza di anomalie strutturali o masse
à Consulenza NCH urgente se non ancora effettuata
Da valutare trattamento con metilprednisolone ev
Non evidenza di anomalie strutturali/masse o alterazioni
di segnale compatibili con patologie infi ammatorie:
rivalutazione clinica e specialistica a seconda dei
casi, formulazione di nuovo sospetto diagnostico
Da valutare caso per caso:
- Puntura lombare con richiesta di bande oligoclonali e virus
neurotropi; considerare la possibilità di mielopatia infi amma-
toria all’esordio a liquor negativo (ripetere PL dopo 2-7 giorni)
- Elettrofi siologia
- RM encefalo
- Eventuali altre consulenze e/o approfondimenti con tempistica
programmabile
RM rachide urgente
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24 | rivista di EMERGENZA E URGENZA PEDIATRICA
Le urgenze midollari non traumatiche in età pediatrica
ANNO 8 - numero 2
tro Ospedale, eseguita ecografi a articolare delle an-
che con riscontro di ispessimento capsulo-sinoviale
dell’anca destra; somministrata, inoltre, terapia anti-
dolorifi ca con FANS senza benefi cio). In Pronto Soc-
corso: valutato come codice verde, FLACC 3, vigile,
reattivo, temperatura di 37,5°C, molto agitato durante
la visita, modesta rigidità nucale; rifi uta di assumere
la posizione eretta; non chiari defi cit neurologici, ROT
normali, nulla di obiettivabile a carico di vari organi e
apparati. Durante la visita, evacuazione e minzione
contemporanei.
Si richiedevano visita neurologica, RM encefalo e
rachide e veniva disposto ricovero presso l’U.O. di
Medicina d’Urgenza. Alla RM, riscontro di massa ne-
oplastica toracica con compressione midollare (Neu-
roblastoma), fi gure 5 e 6.
a carico di vari organi e apparati, trofi smo e stenia
conservati (visitato sdraiato sul lettino), ROT di diffi cile
evocazione (non collaborante), mantiene la posizione
seduta autonoma, posto in stazione eretta deambula
sulle punte per pochi passi e arresta la marcia con
pianto (sospetto dolore). Viene somministrata terapia
antalgica e disposto ricovero presso l’U.O. di Medi-
cina d’Urgenza. Il giorno successivo è stata eseguita
RM encefalo-midollo (oltre che Rx torace, valutazioni
neurologica e ortopedica) che ha evidenziato una le-
sione neoplastica intramidollare (Figure 3 e 4).
2° Caso clinico
Maschio di 11 mesi, portato in Pronto Soccorso
perché “rifi uta di camminare” da 3 giorni (in un al-
Figure 3 e 4. RM encefalo-midollo
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rivista di EMERGENZA E URGENZA PEDIATRICA | 25
Le urgenze midollari non traumatiche in età pediatrica
ANNO 8 - numero 2
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Bibliografi a essenzialeBibliografi a essenziale
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000_Simeup_anno_8_num_2.indb 25000 Simeup anno 8 num 2 indb 25 31/07/14 11:1331/07/14 11:13
26 | rivista di EMERGENZA E URGENZA PEDIATRICA
Interpretazione ragionata dell’emogasanalisi
Doglio M, Pirlo D, Renna S, Bellini TUOC PS-Medicina d’urgenzaIRCCS G. Gaslini, Genova
ANNO 8 - numero 2
bile un vaso periferico: in tale caso appare consiglia-
bile effettuare il prelievo dopo circa un minuto dalla
rimozione del laccio emostatico (se utilizzato), al fi ne
di minimizzare eventuali alterazioni da ischemia lo-
cale. Il sangue arterioso misto ottenuto mediante un
catetere posizionato in arteria polmonare o capillare
rappresenta una valida alternativa.
La tabella I riporta il confronto fra diversi tipi di cam-
pioni ematici; la tabella II, invece, la conversione tra
EGA arterioso e venoso.
Attualmente in letteratura non sono presenti studi
riguardanti correlazioni tra pO2 e SatO
2 tra sangue
arterioso e venoso.
Limitazioni
La più grossa limitazione dello studio dei gas venosi
è l’impossibilità di misurare la pO2. Un’alternativa è
rappresentata dall’utilizzo combinato di EGA venoso
e pulsossimetria. In letteratura sono presenti dati
contrastanti sull’affi dabilità dell’EGA venoso nei pa-
zienti con un’instabilità emodinamica. Per tale mo-
tivo, appare consigliabile effettuare preferenzialmente
EGA arteriosi nei pazienti ipotesi.
Composizione del referto EGA (sangue venoso)
• pO2: non ha valore pratico nella valutazione
degli scambi respiratori. Valori abituali: 35-45
mmHg.
• pCO2: utile per valutare la ventilazione e lo sta-
tus acido-base. Valori normali: 45-50 mmHg.
L’emogasanalisi (EGA) è un’indagine rapida e poco
costosa che fornisce in tempi rapidi importanti infor-
mazioni riguardanti gli scambi gassosi e il metabo-
lismo.
Tipologie di campioni ematici e differenze
Campioni ematici
Le informazioni fornite dall’EGA sono principalmente
infl uenzate dalla tipologia di campione ematico ana-
lizzato; quest’ultimo può essere di tre tipi: arterioso,
venoso o capillare. L’EGA arterioso rappresenta il
gold standard, soprattutto nel paziente critico e in
corso di ventilazione meccanica.
Tuttavia, per una maggior facilità di prelievo e per la
minore invasività, il sangue venoso è il campione più
spesso analizzato.
Tipo di vaso e conversione dei valori
Il sangue venoso ha una composizione differente
rispetto alla controparte arteriosa, soprattutto in
termini di gas disciolti (O2 e CO
2) e di bicarbonati (e
conseguentemente di pH), frutto del metabolismo
tissutale. Tuttavia, diversi studi clinici hanno eviden-
ziato come sia possibile stimare la composizione del
sangue arterioso, partendo da un campione venoso
e conoscendo il sito di prelievo.
L’analisi di sangue venoso da vasi centrali è da prefe-
rire, in quanto la correlazione con il sangue arterioso
è più conosciuta. In alternativa, può essere utilizza-
á
000_Simeup_anno_8_num_2.indb 26000 Simeup anno 8 num 2 indb 26 31/07/14 11:1331/07/14 11:13
rivista di EMERGENZA E URGENZA PEDIATRICA | 27
Interpretazione ragionata dell’emogasanalisi
ANNO 8 - numero 2
Analisi dell’equilibrio acido-base
Fasi di interpretazione dell’EGA:
1. analisi del pH,
2. valutazione della CO2,
3. valutazione dei bicarbonati,
4. compenso atteso,
5. valutazione dell’AG.
I disordini dell’equilibrio acido-base possono essere
distinti in semplici, in cui le modifi cazioni della pCO2
e dei bicarbonati sono nello stesso senso (aumento
o diminuzione di entrambi) e misti, in cui le modifi -
cazioni della pCO2 e dei bicarbonati sono in senso
opposto (aumento di uno e diminuzione dell’altro).
Nel primo caso l’alterazione è causata da un solo
meccanismo fi siopatologico; nel secondo caso, vi
sono diverse cause alla base delle alterazioni evi-
denziate.
1. Analisi del pH
Rifl ette la concentrazione di ioni H+. Il range fi siolo-
gico è di 7.35-7.45. Si defi nisce:
• Acidemia con pH < 7.35;
• Alcalemia con pH > 7.45;
• Acidosi: un processo che tende ad abbassare
il pH dei fl uidi extra-cellulari (e conseguente-
mente ad aumentare la concentrazione di ioni
H+) che può essere causato da una riduzione
dei bicarbonati sierici e/o da un incremento
della CO2;
• Alcalosi: un processo che tende ad aumentare
il pH dei fl uidi extra-cellulari (e conseguente-
• SvO2: saturazione venosa di ossigeno/con-
centrazione di ossiemoglobina. Utile nelle fasi
iniziali di shock severo come indice di riperfu-
sione. Valori normali: 55-70%.
• pH: indica lo stato dell’equilibrio acido-base.
Valori normali: 7,35-7,45.
• HCO3
-: concentrazione venosa di bicarbonati.
Utile per stimare meccanismi tampone ed equi-
librio acido-base. Valori normali: 22-26 mEq/L.
• Anion gap (AG): misura degli anioni non quanti-
fi cabili disciolti nel plasma. Utile in corso di aci-
dosi metabolica. Valori normali: 8-16 mmol/L.
• Base excess (BE): distinto in Actual Base
Excess (ABE) e Standard Base Excess (SBE).
ABE rappresenta la quantità di basi o acidi da
aggiungere al sangue per ottenere pH 7.4 e
pCO2 40 mmHg. SBE ottenuto con ⅓ di san-
gue e ⅔ di plasma, più simile al potere tampo-
nante del liquido extra-cellulare. Parametro utile
per impostare la correzione con bicarbonato di
sodio. Valori normali: ±2.
• Elettroliti.
• Glicemia.
• Lattati: espressione del metabolismo cellulare.
Aumentati in caso di metabolismo anaerobio.
• Emoglobina (Hb): fornisce una stima del livello
di Hb ematico.
• Ematocrito (Hct).
• Bilirubina.
Tabella I. Confronto tra diversi tipi di campioni ematici
Tabella II. Conversione tra EGA arterioso e venoso
Parametri Unità Arterioso Capillare Venoso
pH - 7.38-7.42 7.38-7.42 7.36-7.40
pO2
mmHg 80-100 >80 35-45
kPa 12-13.3 >10,6 4.6-6.0
pCO2
mmHg 37-43 40 45-50
kPa 4.6-6.0 5.3 5.3-6.6
SatO2
% 95-97 95-97 55-70
HCO3- mmol/L 21-29 21-29 24-30
BE mmol/L ±2 ±2 ±2
Tipo vaso pH pCO2
HCO3
-
Centrale/sangue misto 0.03-0.05 â 4-5 mmHg á Invariati
Periferico 0.02-0.04 â 3-8 mmHg á 1-2 mEq/L á
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28 | rivista di EMERGENZA E URGENZA PEDIATRICA
Interpretazione ragionata dell’emogasanalisi
ANNO 8 - numero 2
3. Valutazione dei bicarbonati
Il livello sierico dei bicarbonati rifl ette il compenso
renale. L’aumento dei bicarbonati si rileva in corso
di alcalosi metaboliche o nella fase di compenso di
acidosi respiratorie.
La diminuzione dei bicarbonati si rileva in corso di
acidosi metabolica o di alcalosi respiratoria in corso
di compenso renale. Il compenso renale avviene a
livello del tubulo contorto prossimale con aumento
del riassorbimento dei bicarbonati liberamente fi ltrati
e a livello del tubulo contorto distale con rigenera-
zione endoluminale dei bicarbonati utilizzati come
tampone.
4. Compenso atteso
All’interno dell’organismo il rapporto tra la concentra-
zione dei bicarbonati sierici e quella degli idrogenioni
è costante e fi sso a 20:1. Per tale motivo, in corso di
disordine dell’equilibrio acido-base è possibile calco-
lare il compenso atteso, utilizzando alcune formule
matematiche. Esistono molteplici varianti per ogni
formula, nessuna delle quali risulta essere migliore
delle altre. Di seguito sono elencate alcune delle sud-
dette formule:
• Acidosi metabolica: pCO2 attesa = 1,5 x [HCO
3-]
+8 ± 2
• Acidosi respiratoria acuta: per ogni á pCO2 di
10 mmHg = á [HCO3
-] 1 mEq/L
• Acidosi respiratoria cronica: per ogni á pCO2
di 10 mmHg = á [HCO3
-] 3.5 mEq/L
mente a diminuire la concentrazione di ioni H+)
che può essere causato da un incremento dei
bicarbonati sierici e/o da una riduzione della
CO2.
I disordini dell’equilibrio acido-base possono primi-
tivamente essere defi niti come metabolici o respira-
tori a seconda del processo fi siopatologico di base.
Nelle forme metaboliche la principale alterazione è
legata alla concentrazione del bicarbonato sierico,
cui consegue una secondaria alterazione della CO2,
espressione del compenso respiratorio.
Nelle forme respiratorie la principale alterazione è
legata alla CO2, cui consegue una secondaria alte-
razione della concentrazione dei bicarbonati sierici,
espressione del compenso renale. In generale, il
compenso respiratorio è più rapido a instaurarsi e
si completa in circa 12-24 ore. Un compenso renale
ottimale è più lento e impiega circa 3-5 giorni per
completarsi (fi gura 1).
2. Valutazione della CO2
La CO2 rifl ette il compenso polmonare e il lavoro re-
spiratorio. L’aumento del livello ematico di anidride
carbonica si rileva in corso di acidosi respiratorie
acute o croniche o in corso di alcalosi metaboliche
come compenso.
La diminuzione dei livelli ematici di anidride carbonica
si riscontra in corso di alcalosi respiratoria acuta o
cronica o in corso di acidosi metabolica compen-
sata.
Figura 1. Disordini dell’equilibrio acido-base
60100 90 80 70 60 50 40 30 20
56
52
48
44
40
36
32
28
24
20
16
12
8
4
07.0 7.1 7.2 7.3 7.4 7.6 7.7 7.8
10
15
20
30
25
35
405060708090100110120
7.5
Sangue arterioso [H+] (nmol/l)
Sangue arterioso pH
San
gue
arte
rioso
[H
CO
3- ]
(mm
ol/l) Acidosi respiratoria
cronica
Acidosi respiratoria
acutaAlcalosi
respiratoria acuta
Alcalosi respiratoria
cronica
Range di normalità
Acidosi metabolica
Alcalosi metabolica
PCO2 mmHg
000_Simeup_anno_8_num_2.indb 28000 Simeup anno 8 num 2 indb 28 31/07/14 11:1331/07/14 11:13
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Interpretazione ragionata dell’emogasanalisi
ANNO 8 - numero 2
• Alcalosi metabolica: per ogni á [HCO3
-] di
10 mEq/L = á pCO2 7 mmHg
• Alcalosi respiratoria acuta: per ogni â pCO2 di
10 mmHg = â [HCO3
-] 2 mEq/L
• Alcalosi respiratoria cronica: per ogni â pCO2
di 10 mmHg = â [HCO3
-] 4 mEq/L
Il compenso atteso è sempre rispettato nei disordini
semplici dell’equilibrio acido-base.
Qualora questo non accada ovvero quando le con-
versioni sopra riportate non vengano rispettate, si
è in presenza di più di una causa eziologica, rien-
trando nei quadri misti di alterazione dell’equilibrio
acido-base. Nonostante i meccanismi di compenso,
il pH non si normalizza mai completamente tranne
che nell’alcalosi respiratoria cronica (compenso rag-
giunto).
5. Anion gap (AG)
Si calcola in presenza di acidosi metabolica per de-
fi nirne l’eziologia. Per l’interpretazione dell’AG si ri-
manda all’addendum alla fi ne della trattazione.
6. Base Excess (BE)
Rifl ette l’eccesso o il defi cit di bicarbonati. Si al-
tera in corso di forme metaboliche e in occasione
di compenso metabolico in forme respiratorie cro-
niche. Utile per discriminare in acuto tra una forma
metabolica e una respiratoria, in quanto in corso di
acidosi o alcalosi respiratoria acuta non si è ancora
verifi cato il compenso renale atteso. Le alterazioni in
Tabella III. Schema riassuntivo delle alterazioni in corso di disordini semplici dell’equilibrio acido-base
Disturbo pH pCO2
HCO3- BE
Forme primitivamente respiratorie
Acidosi acuta â á Normale Normale
Acidosi cronica Normale á á á
Alcalosi acuta á â Normale Normale
Alcalosi cronica Normale â â â
Forme primitivamente metaboliche
Acidosi acuta â Normale â â
Alcalosi acuta á Normale á á
Acidosi parzialmente
compensataâ â â â
Alcalosi parzialmente
compensataá á á á
Acidosi compensata Normale â â â
Alcalosi compensata Normale á á á
In rosso è evidenziato il difetto fi siopatologico primitivo
corso di disordini semplici dell’equilibrio acido-base
sono schematizzate in tabella III.
Alterazioni miste dell’equilibrio acido-base
Si parla di disordine misto quando sono presenti più
fattori in grado di alterare l’equilibrio acido-base. L’ap-
proccio iniziale richiede l’identifi cazione del disordine
principale e la valutazione dell’appropriatezza del
grado di compenso. Un compenso non adeguato è
suggestivo di una forma mista. In generale si può dire
che:
• se l’acidosi metabolica è il disordine principale,
la presenza di una pCO2 più elevata del previsto
può identifi care la contemporanea presenza di
un’acidosi respiratoria (esempi: arresto cardio-
polmonare, edema polmonare grave, intossica-
zione da sedativi), mentre una pCO2 più bassa
dell’atteso può indicare la presenza di acidosi
metabolica associata ad alcalosi respiratoria
(intossicazione da aspirina, cirrosi epatica con
o senza insuffi cienza d’organo, sindrome epato-
renale, sepsi).
• Se l’acidosi respiratoria è il disordine principale,
una concentrazione di bicarbonati meno elevata
del previsto può identifi care la contemporanea
presenza di un’acidosi metabolica. Al contrario,
bicarbonatemia più elevata del previsto può in-
dicare la contemporanea presenza di un’acidosi
respiratoria e di un’alcalosi metabolica.
000_Simeup_anno_8_num_2.indb 29000 Simeup anno 8 num 2 indb 29 31/07/14 11:1331/07/14 11:13
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Interpretazione ragionata dell’emogasanalisi
ANNO 8 - numero 2
Figura 2. Schema riassuntivo dei disordini misti
Valutare pH
Acidemia
á pCO2
(acidosi respiratoria)
â pCO2
(alcalosi respiratoria)
â HC03-
(acidosi metabolica)
á HC03-
(alcalosi metabolica)
â HCO3-
Forma mista: acidosi respiratoria e acidosi metabolica
â pCO2
Forma mista: acidosi metabolica e alcalosi respiratoria
â pCO2
Forma mista: alcalosi metabolica e alcalosi respiratoria
Risposta attesa
Forma semplice: acidosi respiratoria
Risposta attesa
Forma semplice: acidosi metabolica
Risposta attesa
Forma semplice: alcalosi respiratoria
Risposta attesa
Forma semplice: alcalosi metabolica
á HC03-
Forma mista: acidosi respiratoria e alcalosi metabolica
â HC03-
Forma mista: alcalosi respiratoria e acidosi metabolica
á HC03-
Forma mista: alcalosi respiratoria e alcalosi metabolica
á pC02
Forma mista: acidosi metabolica e acidosi respiratoria
á pC02
Forma mista: alcalosi metabolica e acidosi respiratoria
Alcalemia
000_Simeup_anno_8_num_2.indb 30000 Simeup anno 8 num 2 indb 30 31/07/14 11:1331/07/14 11:13
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Interpretazione ragionata dell’emogasanalisi
ANNO 8 - numero 2
• Un alto valore di anion gap in presenza di acidosi
metabolica può essere indicativo di un disordine
misto da acidosi metabolica e alcalosi metabo-
lica (esempio: diarrea con vomito).
I disordini misti sono schematizzati in fi gura 2.
Anion Gap (AG)
Per il principio di elettroneutralità, le cariche positive
devono essere bilanciate da uguali cariche negative.
AG è dato dalla differenza della somma dei cationi e
degli anioni titolabili plasmatici. Questo principio vale
in qualsiasi momento, anche se la singola concentra-
zione di un elemento può cambiare; in questo caso
sarà “corretta” dal cambiamento uguale e contrario
di un altro elemento con stessa carica.
AG = ([Na+] + [K+]) – ([Cl-] + [HCO3
-]) à AG = 12 ± 4
Pertanto, l’AG è la misurazione degli anioni non utiliz-
zati nella formula (e che, quindi, non vengono comu-
nemente misurati); in omeostasi Na+ e K+ corrispon-
dono al 94% della carica cationica, mentre HCO3
- e
Cl- solo all’84% della carica anionica), con una quota
non trascurabile di anioni non misurati. La formula
reale per il rispetto del principio di elettroneutralità,
quindi, è:
([Na+] + [K+] + [CNM]) = ([Cl-] + [HCO3-] + [ANM]) = 154 mEq/l
(CNM = Cationi non misurabili; ANM = Anioni non misurabili)
Per questo motivo la soluzione fi siologica allo 0,9%
frequentemente utilizzata nella pratica clinica con-
tiene 154 mEq/L di Na+ e 154 mEq/L di Cl- (Tabelle
IV e V).
Le proteine plasmatiche hanno carica negativa
(soprattutto l’albumina), di conseguenza nell’inter-
pretazione ragionata di un AG bisogna considerare
che un’ipoproteinemia (e più comunemente un’ipo-
albuminemia) determina una diminuizione dell’AG (la
riduzione di albumina “libera spazio” nella colonna
anionica, con aumento di HCO3
- e/o di Cl- per man-
tenere l’elettroneutralità). Questa condizione può far
sottostimare un’acidosi causata da aumento degli
ANM (ad esempio acidosi per aumento degli acidi
organici). Come regola pratica ricordare che per ogni
riduzione di un grammo di albumina/dl bisogna au-
mentare l’AG di 2.5 punti.
Condizioni con AG aumentato non necessaria-
mente legato a un’acidosi metabolica
1. Riduzione dei CNM nell’AG (ad es. IpoMg, IpoCa,
con variazione max AG +2-3).
Tabella IV. Contenuto di cationi di una soluzione fi siologica
Tabella V. Contenuto di anioni di una soluzione fi siologica
Cationi mEq/l
Na+ 140
K+ 4
Ca++ 6
Mg++ 3
Altri (H+, Litio+, paraproteine) 1
TOT 154
Anioni mEq/l
Cl- 105
HCO3
- 24
Proteine- 16
Acidi organici (lattico, urico, citrico, chetoacidi) 6
Acidi inorganici (fosforico, solforico) 3 (2 + 1)
TOT 154
2. Disidratazione con emoconcentrazione (Na+ au-
menta più di altri, con aumento di AG).
3. Utilizzo di antibiotici a contenuto sodico (Carbe-
nicillina, che presenta anche un metabolita anio-
nico, e Penicillina G Sodica).
4. Terapia con Sali di Sodio (Citrato, Lattato, Ace-
tato), che si comportano come ANM e con au-
mento di Na.
Cause che possono determinare un AG dimi-
nuito
1. Diminuizione ANM (emodiluizione) con aumento di
HCO3 e Cl.
2. Sottostima della [Na] (malfunzionamenti, ipervi-
scosità, iperlipidemia-pseudoipoNa).
3. Sovrastima della [Cl] (ipoalbuminemia, intossica-
zione da Bromo, iperlipidemia).
4. Aumento CNM (Ca+, Mg+, Litio, paraproteine).
Acidosi Respiratoria
Meccanismo fi siopatologico: aumento primitivo
di CO2.
Quadro clinico: cianosi, sudorazione profusa, cefa-
lea, torpore, agitazione, tachicardia, vasodilatazione
arteriosa, convulsioni, tremori, allucinazioni, sonno-
lenza fi no al coma ipercapnico, ipotensione, shock.
Cause
1. Qualsiasi malattia polmonare, acuta o cronica,
che determina uno scambio gassoso insuffi -
000_Simeup_anno_8_num_2.indb 31000 Simeup anno 8 num 2 indb 31 31/07/14 11:1331/07/14 11:13
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Interpretazione ragionata dell’emogasanalisi
ANNO 8 - numero 2
Cause
• Cloro-responsive
– Riduzione del LEC (sudorazione profusa
con emoconcentrazione, somministra-
zione, diuretici dell’ansa e diuretici tiazidici,
che causano aumentato riassorbimento di
HCO3
-).
– Perdite di H+ (perdite renali, vomito protratto
con perdita di HCl).
– Compenso a una acidosi respiratoria, so-
prattutto se rapido ripristino della funziona-
lità respiratoria in un malato ipercapnico.
• Non cloro-responsive
– Deplezione di K+ (scambiato con H+ a livello
plasmatico): cause nutrizionali (anoressia),
iperaldosteronismo, sindrome di Cushing,
sindrome di Bartter).
– Eccesso di HCO3
-: eccesso di somministra-
zione esogena, anche di antiacidi (milk alkali
syndrome).
Indicazioni terapeutiche: correzione della ipovo-
lemia e della ipocloremia (risultato del mantenimento
dell’elettroneutralità) con NaCl a 0,9% e della ipoka-
liemia. Se la fl uidoterapia è controindicata (ad esem-
pio pazienti edematosi in terapia con diuretici), usare
Acetazolamide (diuretico che agisce come inibitore
dell’anidrasi carbonica) che provoca diuresi con eli-
minazione di HCO3
-.
Acidosi Metabolica
Meccanismo fi siopatologico: aumento degli acidi
(organici e inorganici), sia assoluto che relativo a una
eccessiva perdita di basi.
Quadro clinico: i sintomi sono spesso mascherati e
diffi cili da distinguere da quelli della malattia di base;
possono manifestarsi nausea, vomito, vaga astenia.
Il respiro di Kussmaul (tachipnea di compenso per
eliminare CO2) è il precoce segno di acidosi severa.
Cause: vedere tabella VI.
Indicazioni terapeutiche: la terapia correttiva è da
impostare solo se il pH è < 7.1; l’obiettivo è ottenere
[HCO3
-] > 10 mEq/l; si usa la seguente formula:
[defi cit di basi] x [P in Kg] x 0,3
il defi cit di basi è (basi desiderate) – (basi attuali)
I rischi della terapia, se non corretta e monitorata,
sono iperosmolarità, ipervolemia, diselettrolitemia ed
edema cerebrale (il bicarbonato di sodio è sostanza
“elettroneutrale”, perche HCO3
- è anione mentre Na+
è catione; considerando che Na+ è il principale com-
posto che determina l’osmolarità plasmatica, un’ec-
ciente (polmoniti, bronchioliti, asma, versamenti
pleurici, pneumotorace, edema polmonare).
2. Ipoventilazioni di natura centrale sia su base
disautonomica che su base tossica/iatrogena
con depressione dei centri respiratori (per som-
ministrazione di oppiacei/barbiturici/anestetici/
ossigeno).
3. Patologia ostruttiva laringo-tracheo-bronchiale.
4. BPCO.
5. Insuffi cienza della muscolatura toracica da
cause locali o sistemiche, come sindrome di
Guillain-Barrè, poliomelite, miastenia grave, altre
malattie muscolari.
Indicazioni terapeutiche: correzione della patolo-
gia di base con supporto ventilatorio, se necessario.
La correzione con HCO3
- non è indicata e può essere
anche controproducente, con eccesso e accumulo
nel terzo spazio.
Alcalosi Respiratoria
Meccanismo fi siopatologico: iperventilazione
con â della CO2.
Quadro clinico: cefalea, torpore, vertigini, pareste-
sie, tetania (latente o manifesta).
Cause
1. Ansia (stimolo psicogeno del respiro).
2. Iperventilazione in corso di ventilazione mecca-
nica, invasiva o non invasiva.
3. Stimolo del centro del respiro: tumori cerebrali,
emorragia subaracnoidea, encefaliti, febbre, sepsi
da gram negativi, cirrosi epatica, fase iniziale
dell’intossicazione da salicilati.
4. Ipossiemia acuta: condizioni che causano au-
mento della frequenza respiratoria (polmonite,
principalmente interstiziale, asma, edema polmo-
nare, embolia polmonare, ipotensione).
5. Ipossiemia cronica: condizioni che riducono l’os-
sigenazione del sangue circolante (scompenso
cardiaco, cardiopatie con shunt dx à sx, fi brosi
polmonare, anemia, elevata altitudine).
Indicazioni terapeutiche: correzione della patolo-
gia di base; può essere utile respirare in un sacchetto
per á la CO2 inspirata; se non presente ipossiemia si
possono somministrare benzodiazepine.
Alcalosi Metabolica
Meccanismo fi siopatologico: eccesso di basi
(HCO3
-) assoluto o relativo alla perdita di H+.
Quadro clinico: astenia, respiro lento e superfi ciale
(ipoventilazione), vertigini, parestesie, stato confusio-
nale, coma, tetania (latente o manifesta).
000_Simeup_anno_8_num_2.indb 32000 Simeup anno 8 num 2 indb 32 31/07/14 11:1331/07/14 11:13
rivista di EMERGENZA E URGENZA PEDIATRICA | 33
Interpretazione ragionata dell’emogasanalisi
ANNO 8 - numero 2
Acidosi metabolica con AG normale (ipercloremiche)
[perdita di bicarbonati]
Acidosi metabolica con AG aumentato (ipo/normocloremiche)
[aumento di uno o più ANM nel sangue]
1. Perdite gastrointestinali di HCO3
-
(diarrea acuta, fi stole pancreatiche, uretero-sigmoidostomia)
1. Acidosi Uremica
(insuffi cienza renale terminale che porta ad accumulo
di acidi fi ssi per insuffi ciente escrezione)
2. Perdite renali di HCO3
-
(acidosi tubulare renale prossimale o distale, disfunzione renale per
IRA per nefrite, ipoaldosteronismo/insuffi cienza surrenalica, idronefrosi,
disordini ereditari del nefrone tipo Fanconi)
2. Acidosi Lattica
(aumentata produzione metabolica di acidi per shock, anemia, infezioni,
difetti enzimatici, epatiti acute, avvelenamento da CO)
3. Chetoacidosi Diabetica
(produzione di chetoacidi: alcuni casi di DKA, soprattutto se in trattamento
con insulina, possono presentarsi con acidosi metabolica con AG normale)3. Iatrogene
utilizzo di inibitori della AC (acetazolamide) o diuretici risparmiatori di K
(amiloride, spironolattone) 4. Ostruzione Intestinale
(aumentato assorbimento di acidi nel tratto intestinale)
4. Intossicazione Esogena da HCl
(cloruro di ammonio, cloruro di calcio, aminoacidi cationici, arginino
cloridrato, lisina cloridrato, colestiramina)
5. Digiuno protratto
6. Insuffi cienza epatica
7. Intossicazione da:
acido salicilico, paraldeide, metanolo (a. formico), toluene, glicole etilenico
(antigelo), cloruro di ammonio, etanolo, isoniazide
5. Rapida Idratazione Endovenosa
(diluizione)
6. Associazione con Ipocapnia/Alcalosi respiratoria
(fase di compenso) 8. Alcoolismo
KUSMALERP
(cause di acidosi metabolica con AG aumentato) Ketoacidosi, Uremia, Salicilati (intossicazione), Metanolo/etanolo (intossicazione), parAldeide,
Lattato, Etilene Glicole (antigelo), Rabdomiolisi, iperProteinemia (es. massiva fi brinolisi)
Tabella VI. Schema riassuntivo delle cause dell’acidosi metabolica
Bibliografi a essenzialeBibliografi a essenziale
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- Philadelphia, Elsevier Saunders, 2011.
cessiva somministrazione può causare gravi conse-
guenze). Nelle acidosi da perdita netta di HCO3
- (ad
esempio in corso di diarrea), è importante mantenere
[HCO3
-] a circa 10 mEq/l; in questo modo si concede
al rene il tempo di “rigenerare” (riassorbire) nuovi bi-
carbonati.
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34 | rivista di EMERGENZA E URGENZA PEDIATRICA
La patologia oculare in pronto soccorso
E. Priolo-L. SposettiUOC Oculistica, I.G.G. Genova
ANNO 8 - numero 2
giuntivale senza interessamento corneale oppure pre-
sentare una cheratite che colorata con fl uoresceina
assume un aspetto dendritico (Figura 1). In questa
patologia è vietato l’uso dei cortisonici, mentre è da
utilizzare la terapia con antivirali locali, pomata o col-
liri, da associare sempre ad antivirali per via sistemica.
Figura 1. Cheratite colorata con fl uoresceina
Congiuntiviti batteriche e virali
La congiuntivite batterica (Figura 2) è una malattia
benigna autolimitante, risolvibile in pochi giorni attra-
verso l’applicazione topica (direttamente nell’occhio)
di antibiotici. È caratterizzata da abbondante secre-
zione muco purulenta (“occhio appiccicato”).
Vengono delineati alcuni quadri clinici di pertinenza
oculistica che più frequentemente ricorrono nella
pratica di P.S. (in primis “occhio rosso”). Non si farà
cenno alle lesioni traumatiche. Inizierei con il dare
qualche indicazione sull’uso del test alla fl uoresceina
utile per evidenziare patologie corneali che possono
essere associate a occhio rosso.
Test alla fl uoresceina
Il test alla fl uoresceina si esegue colorando le lacrime
con fl uoresceina (esistono delle confezioni sterili) e
valutando mediante luce blu (esistono pennette con
luce blu). Il deposito del colorante sulla cornea evi-
denzia una lesione in tale sede. Questo test deve
essere usato dai pediatri del Pronto Soccorso.
Occhio rosso
Prima considerazione sull’occhio rosso: se entrambi
gli occhi sono arrossati si può escludere che si tratti
di una patologia herpetica (e non è poco). Al contrario
se è arrossato un solo occhio, va fatta la diagnosi
differenziale con tutte le cause di occhio rosso dalla
cheratocongiuntivite herpetica a quella batterica o
virale fi no al corpo estraneo e alle uveiti.
Congiuntivite herpetica associata o no alla che-
ratite
Le forme erpetiche possono essere associate a ve-
scicole palpebrali di aspetto tipico e all’iperemia con-
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rivista di EMERGENZA E URGENZA PEDIATRICA | 35ANNO 8 - numero 2
La patologia oculare in pronto soccorso
giuntivite o cheratocongiuntivite allergica necessitano
di due fondamentali terapie:
1. eliminazione dell’allergene;
2. terapia con antistaminici locali e sistemici e ste-
roidi topici e sistemici in modo tale da raggiun-
gere la minima dose terapeutica di mantenimento
che consente al bambino una normale vita di re-
lazione.
La terapia d’attacco necessita di uso topico di anti-
staminici e cortisonici, associati a terapia per via ge-
nerale antistaminica per alcuni giorni fi no a ottenere
una completa remissione dei sintomi.
Ottenuto tale risultato, la terapia va proseguita ridu-
cendo la dose dei farmaci fi no a individuare la dose
minima terapeutica necessaria a controllare il pru-
rito e la sensazione di corpo estraneo, caratteristici
della patologia allergica. Il cortisone topico è il primo
farmaco che deve essere sospeso o portato alla mi-
nima dose effi cace perché nelle terapie prolungate
può determinare gravi effetti collaterali (cataratta e
glaucoma).
Va ricordato che nelle forme allergiche dipendenti dal
cortisone esiste la possibilità di sostituire il cortisone
topico con colliri galenici a base di ciclosporina.
Figura 3. Congiuntivite allergica
Corpo estraneo
Iperemia da corpo estraneo: il CE spesso si evidenzia
anche senza lampada a fessura ma utilizzando solo
una luce tangente alla cornea. Se il test alla fl uore-
sceina evidenzia abrasioni corneali lineari e parallele,
molto probabilmente il CE è appoggiato alla congiun-
tiva della palpebra superiore e a ogni ammiccamento
il CE produce un’abrasione.
Rovesciare la palpebra è purtroppo una manovra non
sempre facile, soprattutto nei bambini, ma può con-
Figura 2. Congiuntivite batterica
La congiuntivite virale si distingue dalla variante bat-
terica per la lacrimazione sempre abbondante e piut-
tosto acquosa, la scarsa secrezione e la spiccata in-
tolleranza alla luce (fotofobia).
L’origine virale della congiuntivite è confermata dall’e-
ventuale presenza di segni tipici di infezione virale
delle vie aeree, essendo l’Adenovirus l’agente ezio-
logico più frequente. Le congiuntiviti virali possono
interessare anche la superfi cie corneale. Il test alla
fl uoresceina è dirimente per confermare tale interes-
samento (cheratite). Il meccanismo che produce la
lesione corneale è immunologico in quanto gli anti-
corpi formatisi per la presenza del virus riconoscono
la struttura corneale come estranea. La cheratite ha
un aspetto tipico: presenta lesioni corneali stromo-
epiteliali che si evidenziano al test della fl uoresceina
e vengono denominate “numuli”. Sono lesioni corti-
sono-dipendenti e possono persistere per vari mesi.
La terapia per entrambe le patologie va gestita con
farmaci antibiotici e cortisonici locali. Nelle forme virali
l’uso del cortisone topico aiuta a contenere le lesioni
corneali.
Congiuntiviti allergiche
Vasto gruppo di condizioni allergiche che possono
avere andamento acuto (Stagionale-Perenne) o cro-
nico (Vernal-Atopica-Gigantocellulare).
Accenneremo alle forme acute. Le congiuntiviti aller-
giche acute sono caratterizzate da iperemia, edema e
ipertrofi a papillare delle congiuntive, soprattutto tarsali
e dei fornici con associato prurito intenso e fastidioso
(Figura 3).
L’anamnesi risulta di fondamentale importanza per
l’aspetto diagnostico-differenziale (spesso può essere
riferito che “il bambino era in campagna e ha giocato
tutto il giorno nel prato”). Tutte queste forme di con-
000_Simeup_anno_8_num_2.indb 35000 Simeup anno 8 num 2 indb 35 31/07/14 11:1331/07/14 11:13
36 | rivista di EMERGENZA E URGENZA PEDIATRICA ANNO 8 - numero 2
La patologia oculare in pronto soccorso
e non si associa a secrezione, per cui spesso viene
trascurata (Figura 5).
L’uveite anteriore o iridociclite è molto frequentemente
una manifestazione di malattia sistemica e se non
riconosciuta precocemente, può portare a danni irre-
versibili al segmento anteriore, adesione (sinechie) fra
iride e capsula anteriore del cristallino con irregolarità
della pupilla.
Figura 5. Iridociclite
Calazio
Il calazio è una cisti (precisamente un lipogranuloma)
localizzata nella palpebra ed è dovuta all’infi amma-
zione cronica (orzaiolo) della ghiandola di Meibonio, a
causa dell’ostruzione del dotto escretore della ghian-
dola stessa (Figura 6).
In genere è in causa un’eziologia stafi lococcica. Il pro-
blema del calazio nei bambini è la calaziosi, un’in-
fezione ricorrente con comparsa di numerosi calazi
migranti resistenti alla terapia antibiotica. La croni-
cizzazione può causare ulcere corneali dei settori
inferiori della cornea per meccanismo traumatico e
immunologico.
La terapia più effi cace sarebbe la rimozione chirurgica
del calazio ma le recidive sconsigliano l’approccio
chirurgico anche perchè nel bambino è necessaria
un’anestesia totale.
Pertanto, è necessario ricorrere a una terapia con
antibiotici e antinfi ammatori topici associata a terapia
antibiotica generale e a pulizia del bordo ciliare me-
diante impacchi con acqua tiepida e uso di salviette
imbevute di soluzioni saponose. Sono questi gli unici
rimedi prima della decisione, dopo magari mesi di
“calvario” per il paziente e lo stesso medico, di ricor-
rere alla soluzione chirurgica.
sentire di evidenziare il corpo estraneo infi sso sulla
congiuntiva e in tal caso è possibile rimuoverlo con un
cotton fi oc. Il CE corneale, invece, necessita sempre
di rimozione da parte di uno specialista.
Attenzione alle spine: si vedono male e sono perico-
lose perchè possono essere causa di ascessi cor-
neali. Importante è l’anamnesi: spesso viene riferito
contatto con pianta grassa.
Ulcera e ascesso corneale
Un’altra causa di occhio rosso sono le ulcere e gli
ascessi corneali. L’ulcera è di origine batterica o virale
spesso associata a microtraumi come, ad esempio, un
uso improprio di lenti a contatto.
Si caratterizza per intensa lacrimazione, fotofobia e
dolore, sintomi cui si accompagna una sensazione di
corpo estraneo (Figura 4).
È una lesione infetta più profonda della sola disepite-
lizzazione corneale, interessa l’epitelio e lo stroma cor-
neale e se non trattata può degenerare in un ascesso
corneale con possibile interessamento degli strati più
profondi fi no alla perforazione.
La terapia varia da pomate oftalmiche antibiotiche locali
prescritte ogni 4 ore nella semplice ulcera, alla terapia
con colliri antibiotici ogni ora associata a terapia antibio-
tica per via sistemica nell’ascesso.
Anche nell’ulcera e nell’ascesso è importante il test alla
fl uoresceina, ma è necessaria una valutazione con la
lampada a fessura da parte dell’oculista per valutare la
profondità della lesione.
Figura 4. Ulcera corneale
Uveiti
Altra causa di occhio rosso, sono le uveiti anteriori,
malattia subdola perchè spesso non provoca un’ipe-
remia particolarmente intensa, anche se è persistente
000_Simeup_anno_8_num_2.indb 36000 Simeup anno 8 num 2 indb 36 31/07/14 11:1331/07/14 11:13
rivista di EMERGENZA E URGENZA PEDIATRICA | 37ANNO 8 - numero 2
La patologia oculare in pronto soccorso
Figura 6. Calazio
Principi attivi dei farmaci indicati nel testo
Antibiotici:
topici: tobramicina, netimicina, ofl oxacina;
sistemici: amoxicillina-clavulanato, ceftriaxone.
Cortisonici:
topici: desametasome, loteprednololo, fl uorome-
tolone;
sistemici: betametasone, prednisone.
Antivirali:
topici: acyclovir;
sistemici: acyclovir.
Antistaminici:
topici: ketotifene, levocabastina;
sistemici: cetirizina, desloratadina.
1. Joseph C. Segen. Concise Dictionary of Modern Medi-
cine, New York, McGraw-Hill, 2006.
2. Hovding G. Acute bacterial conjunctivitis. Acta Ophthal-
mol. 2008; 86 (1): 5-17.
3. Shekh A, Hurwitz B. Antibiotics versus placebo for acute
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2006 (2): CD001211.
4. Frezzotti R., Guerra R. Oftalmologia essenziale CEA ed.
2006.
5. Fauci et al., Harrison. Principi di Medicina Interna, 17ma
edizione, Mc Grew Hill, 2008.
Bibliografi a essenzialeBibliografi a essenziale
000_Simeup_anno_8_num_2.indb 37000 Simeup anno 8 num 2 indb 37 31/07/14 11:1331/07/14 11:13
38 | rivista di EMERGENZA E URGENZA PEDIATRICA
Morso di vipera
Sara Lega1, Stefania Norbedo2
1Specializzanda in Pediatria, Università di Trieste2Pediatra IRCCS Burlo Garofolo, Trieste
ANNO 8 - numero 2
di fattori pro e anticoagulanti, induzione e ini-
bizione dell’aggregazione piastrinica, degra-
dazione del fi brinogeno; emolisi e piastrinolisi,
vasodilatazione periferica. Sono causa, inoltre,
di CID, di trombosi venose, di sanguinamenti
(sottocutanei, mucosi) e di ipotensione.
• Necrotossine: enzimi proteolitici, ialuronidasi,
metalloproteasi(4). Provocano danno cellulare,
endoteliale diretto e della matrice extracellulare.
Sono funzionali alla diffusione sistemica del ve-
leno. Sono causa di edema, infi ammazione e
necrosi tissutale dell’arto colpito.
• Neurotossine: fosfolipasi A con attività pre-
sinaptica bloccante il rilascio di acetilcolina.
Sono prodotte da alcuni gruppi di vipere della
specie Ammodytes e Aspis(5). Sono respon-
sabili di manifestazioni per lo più a carico dei
soli nervi cranici (ptosi, diplopia, oftalmoplegia,
disartria)(6).
L’assorbimento e la diffusione del veleno avvengo-
no prevalentemente per via linfatica. La velocità di
assorbimento è maggiore nelle prime 24 ore dopo
l’inoculazione, più lenta nelle successive 72 ore. L’e-
I serpenti velenosi presenti in Italia
Esistono 4 specie di serpenti velenosi, tutte appar-
tenenti alla famiglia dei Viperidi(1): Vipera Aspis, Vi-
pera Berus, Vipera Ammodytes, Vipera Ursinii.
Nel bacino del mediterraneo è presente una quin-
ta specie velenosa, il Colubro lacertino (Malpolon
monspessulanus). Per la particolare collocazione
delle zanne velenifere, questa specie è tuttavia pra-
ticamente inoffensiva per l’uomo, anche se un suo
morso prolungato può provocare qualche lieve bru-
ciore e gonfi ore locale(2).
Il veleno
La composizione del veleno è specie-specifi ca ma
varia anche nell’ambito della stessa specie in base
alla localizzazione geografi ca del rettile(3). È una mi-
scela di proteine ed enzimi litici comuni alle diverse
specie:
• emotossine: principali responsabili degli effetti
locali e sistemici del morso di vipera. Si tratta
di enzimi che interferiscono con i meccanismi
emostatici a più livelli e in grado di indurre il
rilascio di bradichinine. Causano: attivazione
SPECIE DISTRIBUZIONE CARATTERISTICHE
Vipera Aspis (vipera comune) Presente in tutta ItaliaLa più diffusa e responsabile della maggioranza
dei casi di avvelenamento
Vipera Berus (marasso) Italia settentrionale, arco alpino, fi no ad alta quota
Vipera Ammodytes (vipera dal corno)Nord-est Italia, arco alpino e prealpino
Penisola balcanica, Grecia e Turchia occidentale
La più pericolosa perché inietta gran parte del
veleno prodotto
Vipera Ursinii AppenninoLa meno pericolosa perché dotata di un apparato
velenifero molto debole
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rivista di EMERGENZA E URGENZA PEDIATRICA | 39ANNO 8 - numero 2
Morso di vipera
• Fattori che contribuiscono alla severità dell’av-
velenamento(9):
- rapporto dose veleno/peso. I bambini
sono più a rischio di avvelenamento
grave;
- comorbidità;
- sede del morso: collo, testa, inocula-
zione diretta nel circolo venoso;
- attività fi sica svolta dopo l’inoculazione
del veleno (il movimento ne facilita la dif-
fusione);
- caratteristiche del morso: numero, pro-
fondità (cute esposta o protezione di
scarpe e vestiti).
Manifestazioni locali
La maggioranza degli avvelenamenti si presenta con
i soli sintomi locali che generalmente compaiono a
breve distanza (10-30 minuti), anche se sono sta-
ti descritti casi di comparsa tardiva, sino a 12 ore
dal morso(10). L’inoculazione del veleno causa dolore
urente cui segue la comparsa di edema infi ammato-
rio. Talvolta possono comparire lesioni bollose emor-
ragiche nella sede di inoculo del veleno (grado I). La
maggior parte degli avvelenamenti si stabilizza al gra-
do I e regredisce spontaneamente nelle 24-72 ore.
Nel 15-20% dei casi l’edema progredisce sino a inte-
ressare tutto l’arto ed eventualmente il tronco e si as-
socia alla comparsa di sintomi sistemici (grado II)(11-12).
In assenza di manifestazioni locali a distanza di 2-3
ore, se il dolore è moderato, localizzato alla sede del
morso e non vi è progressione dei sintomi, è proba-
bile che si tratti di un morso secco. La complicanza
locale più temuta è la sindrome compartimentale
(evenienza rara in caso di morso da vipere Europee).
Manifestazioni sistemiche
Si presentano in circa il 15-20% dei casi di avvelena-
mento(8,11) e sono molto variabili.
Possono essere:
• immediate: si verifi cano nei primi 30 minuti
dal morso e possono precedere la comparsa
dei segni locali. Si tratta di reazioni sia IgE che
non IgE mediate(13, 14) quali: ipotensione, angio-
edema, orticaria, broncospasmo, dolore addo-
minale e vomito. I soggetti sensibili al veleno
di imenotteri sono a rischio di reazione anafi -
lattica.
• Ritardate: possono verifi carsi tra le 6 e le 16
ore dall’inoculo del veleno(10). Quando il veleno
diffonde in circolo compaiono vomito, dolore
addominale, diarrea, sensazione di malessere
generale.
mivita terminale (il tempo necessario per dimezzare
la concentrazione plasmatica) è di circa 32 ore. L’e-
screzione per via renale è inferiore al 5%(7, 8).
Come riconoscere il morso di vipera
Vipera
Due fori più profondi degli altri = denti veleniferi.
Possibile anche solo un foro più profondo,
se la vipera ha perso un dente velenifero. Se
si manifesta edema tissutale importante, i fori
possono non vedersi.
Serpente non velenoso
L’impronta non presenta i due fori maggiori, ma
il segno dell’intera arcata dentaria.
Cosa aspettarci
• Esiste la possibilità che la vipera morda senza
iniettare veleno. Raramente è possibile la com-
parsa di sintomi sino a 12 ore dal morso, anche
se solitamente esordiscono entro 2-3 ore.
• Anche i piccoli di vipera possono causare av-
velenamenti gravi.
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40 | rivista di EMERGENZA E URGENZA PEDIATRICA ANNO 8 - numero 2
Morso di vipera
Cosa non fare
1. Non applicare il laccio emostatico (non blocca il
fl usso linfatico).
2. Non tentare rimozione meccanica del veleno
(suzioni, incisioni). Effi cacia non dimostrata.
3. Non utilizzare disinfettante a base di alcool.
Cosa fare in ospedale
A. Come stabilire la gravità(9, 11)
Sono possibili le seguenti manifestazioni:
• sintomi gastrointestinali (vedi sopra).
• Instabilità emodinamica: secondaria a vaso-
plegia e aumento della permeabilità vasco-
lare.
• Turbe della coagulazione: alterazione delle
prove emogeniche senza sintomi, fenomeni
trombotici (attivazione del fi brinogeno) o emor-
ragici (attivazione della plasmina), CID.
• Insuffi cienza renale acuta per ipovolemia e pos-
sibile concomitanza di emolisi e rabdomiolisi.
• Edema polmonare: nei casi più gravi per l’au-
mentata permeabilità vascolare.
• Sintomi neurologici: compaiono generalmente
a 4-12 ore successive ma sono descritti fi no a
30 ore dal morso. Le manifestazioni neurotos-
siche comprendono disfonia, dispnea, disfagia,
disturbi di accomodazione, oftalmoplegia, ptosi
palpebrale bilaterale, paralisi bilaterale simme-
trica del facciale, defi cit dei muscoli masticatori,
sternocleidomastoidei e nucale e sono state
fi nora osservate unitamente ad altri effetti si-
stemici moderati o gravi.
• Rabdomiolisi: da ipertensione del compar-
timento mio-fasciale e azione citotossica del
veleno.
• Alterazioni dell’ECG: sono riportate in caso di
morso da Vipera Berus, per cui è descritta
la possibilità di inversione o appiattimento
dell’onda T, elevazione del tratto ST, blocco
atrio-ventricolare di II grado, bradi/tachiaritmie,
fi brillazione atriale, infarto miocardico(14).
Cosa fare prima dell’arrivo in ospedale(9, 11)
1. Chiamare il 118.
2. Tranquillizzare la vittima: l’attivazione adrenergi-
ca e il movimento facilitano la diffusione sistemi-
ca del veleno.
3. Sfi lare anelli e bracciali (subito prima che l’arto
si gonfi ).
4. Disinfettare o lavare la ferita con acqua fredda.
5. Bendaggio linfostatico dell’arto colpito, partendo
sotto il morso ed estendendo il più alto possibile;
in caso di morso al tronco, al collo o alla testa;
applicare un tampone rigido sulla sede del mor-
so e fi ssare. Lo scopo è bloccare il fl usso linfati-
co. Deve, quindi, essere un bendaggio morbido.
6. Immobilizzare l’arto.
7. Trasportare la vittima al più vicino punto di as-
sistenza sanitaria, evitando di farla camminare.
8. Se è stato possibile uccidere il serpente, portarlo
con sè per l’identifi cazione.
SE VEDI GRAVITÀ COSA FARE
Tracce del morso,
assenza di dolore o
dolore moderato nella
sede del morso senza
progressione dei sintomi
GRADO 0
Probabile
morso
secco
Medicazione locale (vedi oltre)
Osservazione per 12-24 h
I bambini più piccoli vanno tenuti
in osservazione per 24 ore poiché
possono inizialmente non manifestare
i segni di avvelenamento e avere poi
una evoluzione inaspettata
Dolore, edema ed
ecchimosi localizzati alla
zona del morso
(5-15 cm)
Assenza di segni
generali
GRADO I 1. Medicazione locale
2. Terapia del dolore
3. Accesso venoso
4. Esami ematici (vedi oltre)
5. Monitoraggio clinico per
progressione dei sintomi (vedi oltre)
Osservazione clinica per 24 ore
Estensione dei segni
locali a tutto l’arto e/o
comparsa di sintomi
sistemici e alterazioni
laboratoristiche di grado
lieve/moderato
GRADO II 1. Sostegno del circolo
2. Trasferimento in terapia intensiva
3. Trattamento Antidotico
Progressione dei sintomi
locali, sistemici e delle
alterazioni di laboratorio
(ipotensione grave,
edema polmonare
respiratorio, con
Diselettrolitemie, CID)
GRADO III 1. Sostegno del circolo
2. Trattamento Antidotico
Classifi cazione di Audebert, 1992
B. Esami ematici
Quando?
• All’ingresso
• Ripetuti dopo l’eventuale somministrazione
dell’antiveleno(16)
• In caso di progressione dei sintomi
000_Simeup_anno_8_num_2.indb 40000 Simeup anno 8 num 2 indb 40 31/07/14 11:1331/07/14 11:13
rivista di EMERGENZA E URGENZA PEDIATRICA | 41ANNO 8 - numero 2
Morso di vipera
NB: la sindrome compartimentale è un’evenienza
rara in caso di morso da vipera Europea. Le sedi
più a rischio sono le dita e il compartimento tibiale
anteriore. La diagnosi di certezza si basa unicamente
sulla misurazione cruenta della pressione intracom-
partimentale e la presenza dei polsi non esclude
questa complicanza. In mani esperte l’eco-doppler
può essere uno strumento utile: l’assenza di fl usso
venoso avvalora il sospetto clinico ma la sua pre-
senza, al contrario, non è suffi ciente a escludere la
diagnosi.
Fasciotomia
Di utilità controversa, trova raramente indicazione nel
morso da vipere Europee. In passato veniva racco-
mandata in caso di edema esteso, al fi ne di ridurre
il rischio di ischemia; tuttavia la somministrazione
dell’antiveleno sarebbe di per sé effi cace nell’indurre
rapidamente la regressione dell’edema, minimizzan-
do questo rischio(11).
D. Trattamento antiofi dico
È indicato negli avvelenamenti di grado II e III. Nello
specifi co, sono considerate indicazioni(12):
• alterazioni dei parametri emocoagulativi;
• instabilità emodinamica progressiva, scarsa-
mente responsiva alla fl uidoterapia;
• sintomi gastroenterici importanti e prolungati;
• aritmie cardiache;
• rapida progressione dell’edema e/o dell’ecchi-
mosi dell’arto coinvolto;
• alterazione dello stato di coscienza;
• sintomi neurologici.
Cos’è?
Miscela di antitossine iperdepurate, ottenuta dal
siero di sangue di cavalli iperimmunizzati contro i ve-
leni delle vipere Europee (Aspis, Berus, Ammodytes
e Ursinii).
Caratteristiche
È immunogeno, presenta un rischio di anafi lassi
immediata e malattia da siero nelle settimane suc-
cessive all’infusione. Per questo motivo l’utilizzo è
indicato solo nelle forme di avvelenamento con coin-
volgimento sistemico e grave compromissione locale
dell’arto interessato dal morso del rettile. Va utilizzato
in un ambiente predisposto a gestire l’eventuale ana-
fi lassi. In caso di avvelenamento di Grado II e III è
comunque importante ricordare che il siero è l’unica
terapia effi cace e che il rapporto rischio-benefi cio
nelle forme gravi di avvelenamento è favorevole al
suo utilizzo.
Quali?
• Sangue:
- emocromo: leucocitosi neutrofi la indicativa di
diffusione sistemica del veleno, possibile pia-
strinopenia da consumo e anemia da perdite
e più raramente da emolisi;
- coagulazione: utile nel definire la gravità
dell’avvelenamento e la risposta all’antive-
leno;
- proteine totali, albumina: possibile ipoalbu-
minemia per passaggio di albumina nell’in-
terstizio;
- enzimi muscolari (CPK, LDH, mioglobina);
- creatinina, azotemia, elettroliti;
- emogasanalisi, glicemia;
- gruppo sanguigno: raramente si trasfonde
ma nel caso dovesse essere necessario, i
campioni di sangue raccolti successiva-
mente, una volta che il veleno è entrato in
circolo, non sono più adatti alla tipizzazione
del gruppo sanguigno;
• Urine: proteinuria, emoglobinuria, mioglobinuria.
• ECG.
C. Gestione dell’arto colpito
Medicazione locale: disinfettare la ferita e immobi-
lizzare l’arto, ponendolo in una valva morbida all’al-
tezza del cuore. Nel caso in cui vi sia una progres-
sione rapida dei segni di avvelenamento, riapplicare
il bendaggio, lasciandolo in sede sino all’infusione del
siero(12). Se il paziente si presenta all’ingresso con sin-
tomi sistemici (grado II o III), il bendaggio va lasciato in
sede sino all’avvio della terapia antidotica(17).
Monitoraggio clinico(11, 17)
• All’ingresso:
- valutare segni di iniezione del veleno ovvero:
edema, petecchie, bolle, sanguinamento pro-
tratto della ferita;
- delineare su cute l’estensione dell’edema;
- misurare la circonferenza dell’arto.
• Successivamente:
- valutare la progressione dei segni locali e l’e-
ventuale comparsa di linfoadenomegalia nei
distretti che drenano l’arto colpito: la linfoa-
denomegalia indica che il veleno sta diffon-
dendo lungo i vasi linfatici;
- misurare la circonferenza dell’arto ogni 15
minuti sino a che la progressione dei segni
locali non si sia arrestata.
In caso di rapida progressione dell’edema, l’indica-
zione terapeutica principale è relativa all’utilizzo del
siero antidotico per via generale.
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Morso di vipera
Come si usa?
La somministrazione dei sieri in commercio è per lo
più endovenosa. La somministrazione intramuscola-
re e sottocutanea, anche in vicinanza della lesione,
dà poche garanzie di effi cacia e non riduce il rischio
di shock anafi lattico. Prima di avviare l’infusione pre-
disporre il necessario per la gestione dell’eventuale
anafi lassi (adrenalina, cortisone, antistaminico, fl uidi;
Appendice 1). La posologia varia in base al tipo di
siero. Andrà, quindi, consultato il foglietto illustrativo.
Risposta al trattamento
Defi nita dalla risposta clinica e delle prove emoge-
niche. Il PT tende ad accorciarsi già nelle 4-6 ore
successive all’infusione del siero. Il fi brinogeno inve-
ce può impiegare sino a 24 ore(18). Il deteriorare dei
parametri coagulativi dopo un iniziale miglioramento
indica la persistenza del veleno in circolo (per neu-
tralizzazione del siero o diffusione dal sito di inoculo).
In questo caso è indicata una seconda somministra-
zione di siero(17) (controllare comunque sempre le in-
dicazioni riportate sul foglietto illustrativo del siero a
disposizione).
E. Terapie di supporto
Supporto del circolo:
• monitoraggio della diuresi, parametri vitali;
• somministrazione di liquidi ev (soluzione fi siolo-
gica o ringer) in base alle condizioni del circolo;
• in caso di instabilità del circolo, nonostante l’in-
fusione di fl uidi, seguire gli schemi in caso di
shock emodinamico.
Correzione della coagulopatia
In caso di sanguinamento, esso si risolve in pochi
minuti dalla somministrazione del siero. Le prove
emogeniche si correggono nelle successive 4-12
ore(19). Nei casi eccezionali di sanguinamento seve-
ro considerare: plasma fresco, fi brinogeno, PLT ed
emazie concentrate(20).
Eparina
Anche se in un recente studio prospettico l’utilizzo
dell’eparina nei morsi di vipera Europea era associa-
to a una più lunga ospedalizzazione(21), alcuni autori
ne suggeriscono l’impiego in due circostanze(11):
• in caso di localizzazione del morso agli arti in-
feriori con edema esteso e prospettiva di im-
mobilizzazione protratta;
• nei pazienti con avvelenamento di Grado III
che presentano i segni di una coagulazione
intravascolare disseminata (CID). Nella CID, in-
dipendentemente dalla causa che l’ha indotta,
l’utilizzo dell’eparina è controverso(21). Le linee
guida proposte dalla British Society of Hema-
thology del 2009(22) indicano l’utilizzo dell’e-
parina in caso di CID associata a condizioni a
rischio di trombosi ovvero porpora fulminante
con ischemia delle estremità o infarti dei vasi
cutanei. In questi casi è consigliato l’utilizzo
dell’eparina non frazionata (perché ha emivita
breve) in infusione continua. La dose indicata
in base al peso è di 10 gamma/kg/h.
Cortisone, antistaminico, adrenalina: come e quando?
• Nella profi lassi delle reazioni avverse all’inie-
zione dell’antiveleno: le esperienze sono molto
limitate e attualmente non c’è indicazione ad
alcun trattamento profi lattico. Un RCT su popo-
lazione adulta dimostrerebbe invece l’effi cacia
dell’adrenalina per via sottocutanea sommini-
strata prima dell’infusione del siero(23, 24) nel ri-
durre l’incidenza di reazioni avverse moderate
e gravi (RR 0.11). La dose impiegata nello stu-
dio era di 0.25 ml di adrenalina 1:1000. Non vi
sono esperienze nel bambino. In alcuni paesi
(Australia), tuttavia, viene raccomandata, anche
nei bambini la premedicazione con adrenalina
0.005-0.01 mg/Kg per via sottocutanea.
• Riduzione dell’edema: l’utilizzo dello steroide
non sembra effi cace a questo scopo(25).
• Trattamento delle reazioni ritardate da immuno-
complessi (reazione da siero): utili sia antistami-
nico che steroidi(20).
Antibiotici
Le complicanze infettive successive al morso di vi-
pera sono rare in Europa. La terapia antibiotica è,
pertanto, indicata formalmente solo nel caso di com-
parsa di segni di infezione locale(11).
Vaccino antitetanico
Verifi care sempre lo stato della vaccinazione e ripe-
tere se in regola.
Antidolorifi ci
In caso di inoculazione del veleno, il dolore è in ge-
nere di entità moderata-severa.
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rivista di EMERGENZA E URGENZA PEDIATRICA | 43ANNO 8 - numero 2
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44 | rivista di EMERGENZA E URGENZA PEDIATRICA
Informare per formare
Debbia C.UOC, P.S. Medicina d’Urgenza - IRCSS G. Gaslini, Genova
ANNO 8 - numero 2
L’INVIATO SPECIALE
Defendit numerus. Nei numeri è la sicurezza.
(Decimo Giunio Giovenale, Satire, II, 46)
Già i nostri antenati conoscevano la potenza, la sicu-
rezza dei numeri. Dalla loro conoscenza e analisi na-
scono infi nite, sorprendenti informazioni che possono
cambiare e migliorare la nostra vita. Da ciò deriva
l’importanza delle raccolte dati epidemiologiche.
Complessivamente gli infortuni sono un problema
prioritario di sanità pubblica, perché rappresentano
la quarta causa di morte in Europa dopo le malat-
tie cardiovascolari, oncologiche e respiratorie. In età
pediatrica gli infortuni sono la prima causa di morte
in Europa e la seconda in Italia (20,3%), dopo le
neoplasie (30,9%). Il 16 e 17 Maggio 2014 l’IGG, in
collaborazione con l’ISS e il Ministero della Salute,
ha organizzato il convegno Nazionale: “La sorve-
glianza ospedaliera degli incidenti in Italia ed
in Europa”.
Nella prima giornata sono stati forniti i dati inerenti
alla rete rilevazione dati dei PS degli Ospedali Gene-
rali e Pediatrici della rete SINIACA, che coinvolge 11
Regioni Italiane (Piemonte, Valle d’Aosta, P.A. Trento,
Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche,
Abruzzo, Molise, Sardegna). Il SINIACA è un sistema
nazionale di rilevazione dati costituito dall’ISS. La rete
SINIACA è collegata al sistema IDB Europeo, in cui
confl uiscono tutti i dati forniti dalle Nazioni Europee.
L’Injury Database (IDB) è un database consultabile su
internet sviluppato dalla DG SANCO (Salute e Prote-
zione del Consumatore) della Commissione Europea
nell’ambito del Programma di Prevenzione degli Infor-
tuni partito nel 1999, allo scopo di fornire un accesso
centralizzato ai dati rilevati dagli Stati Membri dell’U-
nione Europea sulla base della specifi ca Raccoman-
dazione Europea sulla Prevenzione degli Infortuni, che
indica il sistema IDB quale standard di riferimento
di qualità per le rilevazioni nazionali e internazionali.
Alla rete di sorveglianza IDB contribuiscono oltre 100
ospedali in 22 Paesi Europei. Nella prima giornata
sono stati evidenziati i progressi fatti in SINIACA dal
suo inizio nel 2006. I PS collegati forniscono trime-
stralmente, attraverso l’accesso al sito informatico
dedicato a ciascuno sul sito dell’ISS, i propri dati e
da esso possono scaricare i dati generali. Nell’am-
bito di un accordo con il Dipartimento Centrale di
Programmazione Sanitaria del Ministero della Salute
sono state studiate le informazioni sanitarie conte-
nute nelle Schede di Dimissione Ospedaliera (SDO),
in particolare per la valutazione della gravità delle le-
sioni e per la quantifi cazione dei costi sanitari, oltre
che, naturalmente, per dimensionarne correttamente
il fenomeno.
Attualmente in centri pilota di PS sono state colle-
gate le SDO con i referti del PS, onde avere elementi
sulla causa esterna (l’incidente che ha provocato la
lesione), informazione non recuperabile solamente
tramite le SDO. Questo costituisce il nuovo Progetto
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rivista di EMERGENZA E URGENZA PEDIATRICA | 45ANNO 8 - numero 2
Informare per formare
in circa 135mila il numero di ricoveri ospedalieri per
infortunio domestico, cifra congrua con il 23% degli
incidenti domestici su tutti i ricoveri per traumatismi
osservata nel sistema delle Schede di Dimissione
Ospedaliera (SDO: registro nazionale dei ricoveri
ospedalieri).
La seconda giornata è stata dedicata alla Pediatria.
Erano presenti i Rappresentanti di tutti gli Ospedali
Pediatrici e delle maggiori UO di Pediatria Italiane, di
tutte le Società Scientifi che e di Ricerca Nazionali.
Dai dati fi nora raccolti si evince che le morti per inci-
denti in età pediatrica sono, in Europa e in Italia, solo
“la punta dell’iceberg” di una situazione di danni e
lesioni, molto più diffusa e importante. Oltre al danno
“acuto” (la necessità di recarsi in PS, il dolore e la
malattia contratta, il tempo impiegato, l’eventuale ri-
covero) risulta impegnativa anche la “cronicizzazione”
dello stesso. Infatti, un elevato numero di bambini e
adolescenti restano affetti da conseguenze a lungo
termine degli incidenti: disabilità fi sica, effetti psico-
sociali a lungo termine. Tutto questo rappresenta
un enorme costo in termini umani di salute, stress,
impegno e anche economico per la famiglia e la so-
cietà. Ci sono due livelli di sorveglianza in PS degli
incidenti pediatrici: un livello sintetico e uno analitico.
Al livello sintetico, tutti gli ospedali di determinate
INTEGRIS - http://www.rp7integris.eu - studio pilota
condotto in 6 Paesi membri UE (A, DE, DK, IE, IT, UK).
Il SINIACA ha stimato gli accessi in PS in Italia per
incidente o violenza in circa 7.378.000 casi l’anno; di
questi, oltre 1.825.000 si sono verifi cati in casa.
Accessi al Pronto Soccorso
Il tasso medio di accesso in PS ospedaliero per in-
fortunio domestico è di 3.075 pazienti l’anno ogni
100.000 abitanti, di cui i gruppi età-sesso specifi ci
a rischio sono:
• i bambini sotto i 5 anni d’età (più i maschi che
le femmine): 8.137 casi ogni 100.000/anno;
• gli anziani a partire dai 65 anni (più le donne
che gli uomini): 5.582 casi ogni 100.000/anno,
con tassi progressivamente maggiori al cre-
scere dell’età;
• le donne in età lavorativa (18-64 anni) impe-
gnate in attività di lavoro domestico: 2.114 casi
ogni 100.000/anno;
• gli adulti (più uomini che donne) tra i 15 e i 49
anni: 2.043 casi ogni 100.000/anno.
Sempre dal sistema SINIACA-IDB risulta che la pro-
porzione dei ricoveri è pari al 7,5% degli accessi in
Pronto Soccorso circa, per cui è possibile stimare
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46 | rivista di EMERGENZA E URGENZA PEDIATRICA ANNO 8 - numero 2
Informare per formare
Obiettivi e proposte
Per prevenire queste morti evitabili e la morbosità
indotta dagli incidenti è necessario rafforzare la sor-
veglianza epidemiologica e lo studio di questi eventi.
Durante il Convegno sono intervenuti i Rappresentanti
di tutti i PS Pediatrici dell’AOPI (Rete degli Ospedali
Pediatrici Italiani) che intendono integrarsi nelle rete
di SINIACA e nella Rete Europea IDB.
Parte dal Gaslini la realizzazione di una Rete Pedia-
trica Epidemiologica dei Pronto Soccorso degli Ospe-
dali Pediatrici Italiani fi nalizzata alla sorveglianza degli
incidenti, costituendo insieme all’Istituto Superiore di
Sanità un vero e proprio gruppo permanente di la-
voro integrato a livello Europeo. Peraltro, attualmente
esiste in tutto il mondo un’unica rete pediatrica in Ca-
nada e l’iniziativa del Gaslini risulta la seconda nel
mondo. Durante il Convegno, inoltre, si sono presi
gli accordi per l’elaborazione delle Linee guida e di
Indirizzo Internazionali per la prevenzione incidenti
in età pediatrica. Ogni Società Scientifi ca nominerà
i suoi rappresentanti a un Tavolo Scientifi co per l’ela-
borazione delle proposte all’Organizzazione Mondiale
della Sanità. Tra i molti suggerimenti, spunti, accordi
e sollecitazioni, è stato previsto un gruppo di lavoro
che si occupi della semplifi cazione degli ICD9 utilizzati
nei PS pediatrici. Il Convegno ha suscitato molto inte-
resse, vivaci discussioni e sollecitato in tutti la voglia di
collaborare e partecipare. Nasce così, dalla raccolta
e comprensione dei numeri (epidemiologia), l’infor-
mazione dei Pediatri che a sua volta genera forma-
zione sul campo da estendere ai genitori e all’intera
popolazione.
Historia magistra vitae. La storia è maestra di vita.
(Cicerone De oratore Lib. II, 9, 36)
Regioni osservano i casi di accesso in PS per inci-
dente (o violenza) e rilevano la diagnosi (ad es. trauma
cranico) e la tipologia generale d’incidente. Dai dati di
PS di queste Regioni possiamo stimare che in Italia
ogni anno accedono in PS per incidente (o violenza)
oltre 1.160.000 bambini all’anno (età 0-14). Di questi
circa il 31% cioè 365.000 bambini accedono al PS a
causa di un incidente domestico.
A livello analitico si analizzano tutti i dati: sesso,
età, orario dell’incidente, dinamica dell’evento, causa,
luogo, tipo di lesione e trattamenti in PS, prognosi,
esito e codice ICD9 di dimissione da PS ed even-
tualmente la SDO di dimissione ospedaliera da UO
di degenza. Dalle casistiche risulta che nei bambini
circa il 50% degli incidenti domestici sono dovuti a
caduta. Molto importanti sono nei più piccoli, sotto
l’anno di età, le cadute dal fasciatoio (il 50% di cadute
avviene all’età di 0-1 anno). Per i più piccoli, oltre alla
caduta, le dinamiche d’incidente rilevanti sono l’ina-
lazione o l’ingestione di corpo estraneo, le ustioni e
le intossicazioni (ad es. per i maschi sotto i 5 anni
d’età: contatto corpo estraneo 4,8%; ustione 3,1%,
avvelenamento/intossicazione 2,8%). Nei bambini più
grandi prevalgono le ferite (ad es. nei maschi di 10-14
anni, le ferite sono il 10,8% della casistica) o le fratture
(9,8%). Riguardo all’attività svolta dal bambino infortu-
nato, essa consiste prevalentemente nel gioco (circa
40% degli incidenti domestici): se ne deduce che la
qualità e l’integrità del gioco devono essere control-
late e il bimbo deve essere sorvegliato mentre gioca.
Oltre il 7% degli incidenti avviene all’atto del nutrirsi
per i rischi legati alla cucina. Per i bambini il luogo
domestico di maggior frequenza degli incidenti è il
soggiorno/camera da letto. Ad es. per i maschi sotto i
5 anni d’età, il 40,0% degli incidenti avviene in camera
da letto/soggiorno, il 16,4% in cucina e il 13,8% nelle
altre pertinenze interne dell’abitazione. Tali propor-
zioni rimangono simili nelle femmine fi no ai 14 anni
d’età. Nei maschi del gruppo 10-14 anni, invece, le
aree esterne assumono sostanzialmente la stessa
importanza (18,6%) del soggiorno e della camera da
letto (21,1%). Riguardo ai traumi in Pronto Soccorso
si registra il 92,8% delle dimissioni a domicilio, poiché
un elevato numero di lesioni sono superfi ciali (24,2%
di contusioni, 15,3% di fratture lievi e chiuse, princi-
palmente a carico degli arti superiori, 11,4% di traumi
cranici, 7,4% di ferite al volto). È stato evidenziato il
problema emergente dell’ingestione delle pile al litio,
come evento straordinariamente pericoloso, se non
letale, in continuo aumento per la straordinaria diffu-
sione di questi strumenti e le loro piccole dimensioni.
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