sommario - Padova · 2015-10-05 · questo è anche il messaggio della copertina: non c’è forma...

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Editoriale p.3

Auguri, Megafono! pp. 4-5

Due incontri di coraggio e dignità pp. 6-7

“un’esperienza estiva che lascia il segno” p. 8

Ipse dixit p. 9

Cogli l’atomo sfuggente pp. 10-11

Continuando ad aspettarci pp. 12-13

Genova pp. 14-15

Oggi non c’è lezione pp.16-17

Falciosi e martellosi pp. 18-19

Piantine per un nuovo Curiel pp. 20-21

A brave nobel pp. 22-23

Bisogna ringraziare sempre qualcuno pp. 24-25

Sui viaggi della speranza pp. 26-27

Ipse dixit p. 28

The Black parade p. 29

Sudoku pp. 30-31

Il Megafono nimmistico p. 32

De IKEAe seditione p. 33

La scioccante verità sui Puffi p. 34

E se invece ma però pp. 35-36-37

Danzando sul mare pp. 38-39

sommario

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Siamo ancora qui. Anche quest’anno, siamo qui a tenervi compagnia. Siamo sempre noi, i soliti illusi. Illusi del fatto che si possa cambiare il mondo a partire da queste pagine. Siamo meno dell’anno scorso, molti sono nuovi, ma mostrano già tanta voglia di fare. È questo l’importante: avere idee e l’ostinazione di portarle avanti. Abbiamo deciso di ripartire da noi. Di ripartire dalla nostra maggiore età. Infatti, come ben ca-pirete girando questa pagina, siamo diventati maggiorenni. Il Megafono compie 18 anni. Tan-ti auguri a noi, al Megafono e, quindi a voi. Ma come ben potete capire, diventare maggiorenni comporta delle responsabilità. Se fossimo una persona, potremmo andare a votare e prendere la patente: potremmo essere finalmente cittadi-ni attivi. Giacché siamo un collettivo (un po’ ristretto), abbiamo comunque la nostra missio-ne (o mission, come direbbe quel metalmecca-nico di Marchionne): cercare di analizzare la società e fornire la nostra migliore interpreta-zione di essa. Vedere e capire tramite occhi e cervelli giovani e inesperti. Non ce ne abbiate se faremo errori, se qualche volta saremo confusi o banali, ma non pretendiamo di avere la verità in tasca. Vogliamo stare di fronte al mondo con la nostra appena compiuta maggiore età, indos-sare la società come “si porta un maglione sfor-mato su un paio di jeans”, per dirla alla Gucci-ni. Un po’ di comprensione quindi e se arriva anche la collaborazione… ben venga. Per chi vuole noi ci si vede al solito ogni martedì in

6° ora. Ma, indipendentemente da tutto, non abbiate timore di inviarci i vostri scritti, le vo-stre riflessioni, i vostri commenti e soprattutto i vostri Ipse Dixit. Abbiamo bisogno di voi. Ora più che mai. La scuola siamo noi, in fondo. E questo è anche il messaggio della copertina: non c’è forma che componga il Curiel se non quella delle nostre facce. Altro che falci e mar-telli, fasci littori o cappelle circoncise! A propo-sito, nelle pagine centrali i nostri artisti genia-loidi proponongono alcune nuove strutture ar-chitettoniche per il nostro plesso scolastico, nel caso si volesse ricostruirlo ex novo. Tuttavia, abbiamo voluto aprire questo numero con le vostre faccione. Ringraziando Camilla Glorioso per aver fatto da fotografa free lance, vogliamo sbattervi in prima pagina. Perché ca-piate che la scuola esiste perché noi la facciamo esistere. Nel momento in cui non ci sentiamo più partecipi, questa smetterà di avere una sua faccia e diventerà solamente un blocco anoni-mo di cemento. Forse qualcuno vorrebbe pro-prio questo e allora eccoci a raccogliere la sfida. Come dire: siamo noi, noi e le nostre facce feli-ci, tristi, irridenti o stanche . Siamo noi, le no-stre storie e i nostri rovelli. Nient’altro. Ma for-se, in fondo, è proprio questo che, a volte, fa più paura. Ora basta, vi saluto ché devo andare in classe. Buona lettura a tutti e buon anno scolastico! Che la forza sia con voi. E anche il desiderio.

Pier

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Il Curiel siamo noi

Vi ricordiamo i nostri contatti, dove inviarci ogni vostro prodotto, biscotti compresi:

il [email protected]

3405260488

Vi ricordiamo che, dando seguito alla consultazione avviata dal Megafono per la titolazione dell'aula magna, sabato 18 dicembre 2010 alle ore 12 si terrà la cerimonia per intitolare l'aula magna al Prof. Gigi Feriani, indi-menticato docente di Storia e Filosofia del 'Curiel', deceduto il 25.4.2009. Parteciperà una delegazione di ex studenti, la redazione del Megafono, tutti i rappresentanti di classe. Vi saranno letture a tema e ricordi del prof. Fe-riani.

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L’uscita di questo primo numero dell’anno 2010/2011 soffia su diciotto candeline: il Mega-fono diventa Maggiorenne! Quale occasione migliore, allora, per raccontar-vi la sua storia?! Anzi.. per farci raccontare la sua storia proprio da coloro che lo hanno fondato! Il nostro giornale è nato in un momento in cui la scuola aveva un fondo studentesco partico-larmente abbondante, in grado di coprire molte attività extra, tra le quali appunto venne accolta e promossa la creazione di un giornalino d’istituto. A lanciare l’idea, e soprattutto a portarla avanti, tre ragazzi: Andrea Schiavon e Massimo Zilio di 5B e Paolo Didonè di 4B; tutti e tre rinchiusi nella torretta della succursale nell’anno scola-stico 1992-1993! …Riflessione su come i geni nascano dai posti più orribili! Un primo tentativo di dare al Curiel un proprio giornale d’istituto, tuttavia, era già stato fatto in precedenza, quel tentativo si chiamò “La Pul-ce”; a questo, seguirono altre sporadiche pub-blicazioni di giornalini intitolati già “Megafono” ma tutti ebbero vita breve e soprattutto si trat-tava sostanzialmente di solo 2 fogli A4 che rac-contavano i fatti principali che si svolgevano a scuola. Per anni perciò non uscì più nulla.. brrr periodo tetro finchè… Si ripartì con il piede giusto ed ex novo, nel ’92, nacque “Il Megafono” , battezzato definitiva-mente cosi perchè durante un’ accesa assemble-a scolastica d’inizio anno, i candidati a rappre-sentanti d’istituto si trovarono i microfoni dell’Aula Magna rotti e cosi dovettero lanciare le proprie liste attraverso il megafono della scuola. E il Megafono, pensarono Andrea, Mas-simo e Paolo, era proprio ciò che poteva ampli-ficare la voce degli studenti dando a tutti la possibilità di impugnare un altoparlante per rivolgersi ai propri coetanei, e non solo. E se è vero che la penna ferisce più della spa-da… Penna e blocchetto e si iniziò a scrivere. I primi argomenti trattati riguardarono i fatti avvenuti proprio a scuola in quei primi giorni; l’allagamento della palestra durante la Giornata delle Matricole, con la conseguente costruzione del campetto in cemento fuori; la distribuzione di profilattici e vignette di Lupo Alberto duran-te le assemblee per sensibilizzare gli studenti, e così via.

Le riunioni di redazione, mi raccontano i fonda-tori, avevano come sede un bar vicino alla chie-sa del Buon Pastore ( Rogazionisti per intender-ci!) ; alla tavola rotonda del “Porto bello”, que-sto il nome del locale, iniziarono a sedersi e ad

accorparsi studenti e studentesse che non for-marono solo una redazione, ma anche un grup-po che discuteva, scambiava idee politiche ed esperienze e si muoveva assieme, condividendo le ideologie. Credo, e mi permetto di spendere due parole, che questa sia la differenza sostanziale che se-para la nostra generazione dalla loro: l’individualismo, cioè la necessità di sentirci singoli, di stare per i fatti nostri, di limitarci a condividere post in Facebook, di tenerci i nostri pensieri per noi stessi... Ecco, questo frutto del-la rivoluzione tecnologica e digitale, che allora

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non si era ancora manifestato tra i banchi di scuola, adesso è diventato un fenomeno innega-bile, che coinvolge tutti noi. A mio parere biso-gna sfruttare tutto ciò che di buono può averci portato il progresso, stando attenti però, perché ogni sms, ogni mail, restano solo messaggi vir-tuali, e non possono ne hanno il diritto di avere il peso e l’importanza delle parole. E soprattut-to.. ricodiamo che noi valiamo molto di più! Chiusa la parentesi.

Ritorniamo alla storia. Nel ’92 circa la metà di quella costante quindi-cina di ragazzi della redazione, e badate che è un numero alto rispetto a quanti siamo noi og-gi, non possedeva il computer, cosi gli articoli scritti a mano venivano ricopiati grazie ai PC del laboratorio di lingue (scommetto che tutti voi ne avrete fatto uso al massimo 2-3 volte, per chi neanche quelle, esiste fidatevi!). Ad occu-parsi della parte grafico-informatica era Paolo Didonè, oggi esperto informatico di professio-ne. Le prime edizioni del giornalino, possono sembrare a noi paleolitiche: mancanza di foto, classica scrittura Arial di Word, ecc. ecc. Oggi,

invece, per fortuna abbiamo tutti i mezzi per esprimere a 361 gradi la nostra creatività, per-ciò è doveroso essere obbiettivi e ringraziare per questo l’inarrestabile progresso tecnologico. La scuola donava i fondi necessari da versare alla copisteria per stampare i giornali e cosi, per concludere il ciclo produttivo, il “Megafono” era distribuito gratuitamente tra gli studenti. Il pri-mo anno uscirono 4 numeri, su per giù compo-sti da otto fogli A3; gli articoli si diversificavano tra le più svariate tematiche: dalla Guerra del Golfo, alla lotta all’AIDS, dall’elezione presi-denziale di Bill Clinton alle tradizionali proteste verso il Ministro della pubblica istruzione e na-turalmente musica, cinema, cruciverba, tornei studenteschi... insomma di tutto e di più, all’appello mancava solo il nostro Ipse Dixit! La prima redazione non aveva un docente refe-rente , ma i professori, mi racconta Massimo Zilio, si sentivano vicini, in quegli anni caldi, alle tematiche trattate dagli studenti; in parti-colare, cito un prof che in questo giornale ci ha creduto fin dall’inizio, quelli erano gli ultimi anni in cui Luigi Feriani, al quale tra l’altro il prossimo mese verrà intitolata la nostra Aula Magna, insegnò al Curiel. Che fine hanno fatto i nostri eroi?! Massimo Zilio e Andrea Schiavon adesso sono veri e propri giornalisti. Il primo collabora con il Gazzettino, il secondo è redattore di Tutto-sport. Paolo Didonè, invece, è presidente di Assoli (Associazione per il software libero). Tutti e tre sorpresi che il giornale esista ancora! Qualche numero vecchio , per chi vuole, lo si può trovare nella biblioteca della scuola: il prof. Borghese me ne ha mostrato alcuni del 1993! E così, sono passati diciotto anni e il Megafono fa ed è ancora parte a tutti gli effetti del Curiel, della sua storia, scritta letta e circolata tra noi studenti, che di questo giornale siamo stati, sia-mo e mi auguro continueremo ad essere le bat-terie.

Giulia, 5I

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