SOMMARIO ISSN 1826-6371 5...Presentato il volume di Sandrino Coos «Te¡ko ¡ivenje» ISSN 1826-6371...

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1 2 3 6 7 8 10 13 17 19 Anno XII N° 5 (151) 31 maggio 2010 SOMMARIO SAN PIETRO AL NATISONE-ŒPIETAR Mancanza di responsabilità istituzionale L’istituto per l’istruzione slovena contro la lettera di cinque sindaci al ministro degli Esteri, Frattini LA LETTERA I diritti dei bambini non ricevono la giusta attenzione Lettera aperta al ministro degli Esteri, Frattini SAN PIETRO AL NATISONE-ŒPIETAR Bilingue, verrà ristrutturata la vecchia sede L’esito della riunione tra Comune, Prefetto, Regione, Provincia e dirigenza scolastica 150° UNITÀ D’ITALIA Cittadini onesti ma speciali La ricorrenza offre uno spunto di riflessione sull’atteggiamento dello Stato italiano verso gli sloveni MINORANZA Fattore privilegiato La risposta del ministro degli Affari esteri, Frattini, al presidente della Skgz, Rudi Pavœi@ TRIESTE-TRST Con noi da 65 anni Il 13 maggio di 65 anni fa usciva il primo numero del Primorski dnevnik, quotidiano sloveno di Trieste RESIA-REZIJA Che guaio confondere genetica e linguistica TRIESTE-TRST Progetto Jezik/Lingua per valorizzare le minoranze Presentato il programma europeo che verrà realizzato anche nella Slavia friulana TRIESTE-TRST Sigillo della Provincia a Boris Pahor Un riconoscimento all’attività letteraria e all’esperienza di vita dello scrittore sloveno TAIPANA-TIPANA Restituire dignità alla gente dei “tempi difficili” Presentato il volume di Sandrino Coos «Te¡ko ¡ivenje» ISSN 1826-6371

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    Anno XII N° 5 (151) 31 maggio 2010

    SOMMARIO

    SAN PIETRO AL NATISONE-ŒPIETARMancanza di responsabilità istituzionaleL’istituto per l’istruzione slovena contro la letteradi cinque sindaci al ministro degli Esteri, Frattini

    LA LETTERAI diritti dei bambini non ricevono la giusta attenzioneLettera aperta al ministro degli Esteri, Frattini

    SAN PIETRO AL NATISONE-ŒPIETARBilingue, verrà ristrutturata la vecchia sedeL’esito della riunione tra Comune, Prefetto, Regione,Provincia e dirigenza scolastica

    150° UNITÀ D’ITALIACittadini onesti ma specialiLa ricorrenza offre uno spunto di riflessionesull’atteggiamento dello Stato italiano verso gli sloveni

    MINORANZAFattore privilegiatoLa risposta del ministro degli Affari esteri, Frattini, al presidente della Skgz, Rudi Pavœi@

    TRIESTE-TRSTCon noi da 65 anniIl 13 maggio di 65 anni fa usciva il primo numerodel Primorski dnevnik, quotidiano sloveno di Trieste

    RESIA-REZIJA Che guaio confondere genetica e linguistica

    TRIESTE-TRSTProgetto Jezik/Lingua per valorizzare le minoranzePresentato il programma europeoche verrà realizzato anche nella Slavia friulana

    TRIESTE-TRSTSigillo della Provincia a Boris PahorUn riconoscimento all’attività letteraria e all’esperienza di vita dello scrittore sloveno

    TAIPANA-TIPANARestituire dignità alla gente dei “tempi difficili”Presentato il volume di Sandrino Coos «Te¡ko ¡ivenje»

    ISSN 1826-6371

  • SLOVIT N° 5 del 31/5/10 pag. 1

    La sistemazione della scuola bilingue per il prossimoanno e della sua definitiva collocazione nell’ambitodelle strutture scolastiche di San Pietro al Natisonerimangono ancora in alto mare a pochi giorni dalla fine dellelezioni e sono diventate oggetto di assurde e per certi versiinquietanti prese di posizione da parte di alcuni sindaci delleValli del Natisone imbeccati da esponenti dello stantio nazio-nalismo locale. D’altra parte rimane la ferma posizione deigenitori dei 221 alunni, che frequentano la scuola bilingue,decisi ad arrivare ad una soluzione dignitosa che non pena-lizzi il percorso formativo e didattico dei loro figli.Della posizione e delle aspettative dei genitori si è fatto cari-co l’Istituto per l’istruzione slovena - Zavod za slovenskoizobra¡evanje, che nella recente assemblea e nella primariunione del nuovo direttivo (presidente è stato eletto il prof.Igor Tull) ha preso in esame la situazione venutasi a crea-re dopo lo sgombero dell’edificio di viale Azzida e le pro-spettive che si prospettano sia per la provvisoria che perla definitiva sistemazione dell’Istituto comprensivo statalebilingue. Ma ha soprattutto stigmatizzato la lettera dei sin-daci di San Pietro al Natisone, Savogna, San Leonardo,Drenchia e Stregna al ministro FrattiniIn un comunicato l’Istituto esprime gratitudine ai genitori«che hanno offerto la loro collaborazione ed hanno propostosoluzioni razionali e accettabili dal punto di vista didattico,economico ed organizzativo sia per questo momento diemergenza che per il futuro dell’Istituto comprensivo bilin-gue. In questa fase di emergenza i genitori, in sintonia conla direzione e il personale della scuola, hanno posto comepregiudiziale il mantenimento della scuola a San Pietro alNatisone e per quanto possibile unita, pena un marcatodisagio in primo luogo degli alunni. Per una soluzione sta-bile essi prevedevano la ristrutturazione della Casa dellostudente, attualmente sottoutilizzata, che avrebbe potutoessere portata a termine senza eccessivo dispendio di risor-se finanziarie e in tempi ragionevolmente brevi.Le loro proposte, che sono state illustrate all’amministra-zione comunale, provinciale, regionale e al prefetto di Udine,sono cadute nel vuoto mentre stanno avanzando soluzio-ni che, per la fase di emergenza, non rispondono né a cri-teri di economia né alle esigenze didattiche ed organizza-tive dell’Istituto comprensivo bilingue. Gli alunni, secondole ultime notizie, potrebbero essere dislocati in tre centridistanti diversi chilometri l’uno dall’altro: scuola materna aSan Pietro al Natisone, elementare a Savogna e media aPulfero. Si tratta di scelte che penalizzano fortemente glialunni, le loro famiglie e il personale della scuola.C’è la fondata sensazione – si legge nel comunicatodell’Istituto per l’istruzione slovena – che sia proprio que-sta la finalità di quanti operano queste scelte e che trovaampia conferma nella lettera dei cinque sindaci delle Vallidel Natisone al ministro degli Esteri, Franco Frattini. Daquanto è apparso sulla stampa, (Messaggero Veneto del23 maggio scorso) i sindaci di San Pietro al Natisone, SanLeonardo, Stregna, Drenchia e Savogna, hanno fatto pro-prio un documento nel quale l’esponente di un partito stig-matizza “lo straordinario interessamento del mondo politi-

    co e istituzionale regionale, nazionale e internazionale alproblema della bilingue”, che viene accusata di “concor-renza sleale nei confronti di quelle italiane”.Riguardo al metodo di intervento dei sindaci va sottolineatala mancanza di sensibilità e responsabilità istituzionale perle quali il sindaco rimane al di sopra delle parti ed operaper il bene di tutti i cittadini. In questo caso i cittadini sonoi genitori che per i loro figli hanno scelto in tutta libertà l’in-segnamento bilingue in un Istituto comprensivo che rien-tra a tutti gli effetti nel sistema scolastico statale e per ilquale devono provvedere le istituzioni pubbliche.Riguardo ai contenuti dell’intervento dei sindaci è da rile-vare la loro malafede nell’accostare le organizzazioni cul-turali, che operano autonomamente per la promozione dellacultura slovena del territorio, con l’Istituto comprensivo sta-tale bilingue, il quale a sua volta svolge la propria attivitàperseguendo le finalità stabilite dalle norme e dalle leggiitaliane. Come dimostrano assoluta malafede quando accu-sano l’Istituto bilingue di “concorrenza sleale” ben sapen-do che i finanziamenti statali alle scuole sono contempla-ti da precisi parametri stabiliti dal Ministero per l’Istruzionee da altri enti pubblici.Riguardo allo “straordinario interessamento” di cui è statafatta oggetto la scuola bilingue è da ricordare che di recen-te lo stesso presidente del Friuli - Venezia Giulia, RenzoTondo, ha definito la scuola bilingue “un fiore all’occhiellodella regione”. È evidente che i sindaci non si sono maipreoccupati di conoscere le finalità, i metodi e i risultati del-l’insegnamento della scuola bilingue che i genitori, loro cit-tadini, hanno scelto per i propri figli. Se l’avessero fatto,avrebbero capito i motivi del successo della scuola: i 5 bam-bini, che contava nel 1984, oggi sono diventati 221; e avreb-bero capito perché essa viene presa a modello a livellonazionale ed internazionale per le minoranze linguistiche».Intanto 13 associazioni delle Valli del Natisone e di Cividalesono scese in campo a sostegno all’azione dei genitori deglialunni della scuola bilingue in una fase molto delicata dellastoria di un’istituzione scolastica attiva da oltre venti annisul territorio, e che ha visto – grazie all’innovativa formu-la didattica legata all’insegnamento parallelo della linguaitaliana e di quella slovena – crescere in maniera espo-nenziale il numero degli iscritti, in contrasto con il calo demo-grafico vissuto dal territorio e con il calo di iscrizioni regi-strato in altri plessi scolastici.Le associazioni, come i genitori ed il corpo docente edamministrativo dell’Istituto scolastico ritengono fonda-mentale che le classi della scuola per l’infanzia, primariae media (220 alunni) rimangano anche in via provvisoriaunite e localizzate sul territorio di S. Pietro al Natisone.Le associazioni firmatarie sono le seguenti: Circolo cultu-rale Ivan Trinko, Cooperativa Novi Matajur, CooperativaMost, Istituto per la cultura slovena, Circolo culturale Re@an,Planinska dru¡ina Bene@ije, Associazione degli artisti dellaBenecia, Pro loco Nediœke doline, Skgz e Sso della pro-vincia di Udine, Società operaia di mutuo soccorso, CircoloNavel, Associazione don Eugenio Blanchini.

    (Dom, 31.5.2010)

    L’istituto per l’istruzione slovena contro la lettera di 5 sindaci a Frattini S. PIETRO AL NAT.-ŒPIETAR

    Mancanza di responsabilità istituzionaleAncora in alto mare la ricerca di una collocazione definitiva per la scuola bilingue

  • LA LETTERA

    I diritti dei bambini non ricevono

    la giusta attenzione

    Lettera aperta al ministro degli Esteri, Franco Frattini

    Egregio signor ministro, giorni fa ha ricevuto, in occasio-ne della sua visita a Cividale, una lettera firmata da alcu-ni sindaci delle Valli del Natisone riguardante la nostra scuo-la, l’Istituto comprensivo statale con insegnamento bilinguesloveno-italiano.Siamo profondamente indignati e addolorati nell’appren-derne dalla stampa il contenuto, anche perché proviene dacoloro che istituzionalmente avrebbero il dovere di assi-curare, senza discriminazione alcuna, le basi materiali peril funzionamento delle scuole del primo ciclo d’istruzione.Le “ingenti risorse” reperite per la soluzione del caso altronon sono che fondi assegnati al comune per rendere sta-ticamente sicuro l’edificio di sua proprietà in cui i 221 alun-ni della scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di 1°grado erano ospitati fino all’ordinanza di sgombero firma-ta dal sindaco il 5 marzo di quest’anno. I tempi dell’inter-vento non si prospettano brevissimi. Intanto i nostri bam-bini si trovano in locali provvisori che non corrispondonoai minimi standard igienico-sanitari, e la situazione di prov-visorietà rischia non solo di protrarsi, ma di diventare anco-ra più pesante nei prossimi anni scolastici. Ad oggi da partedel comune non è stata espressa nessuna soluzione peril prossimo anno scolastico e le proposte avanzate dai geni-tori non sono state prese in considerazione. Se qualcosasi è mosso, e il contributo ministeriale ne è la prova, è per-ché c’è stata una forte iniziativa dei genitori che hannomesso a disposizione tutte le loro forze, quelle fisiche nel-l’attuazione del primo trasloco e quelle intellettuali e pro-fessionali per la ricerca di soluzioni future. Se ciò avessegenerato, come sostengono i sottoscrittori della lettera,«nella stragrande maggioranza della popolazione… fortiperplessità e … insofferenza», questo sarebbe segno diuna forte caduta di senso civico e comunitario. Pensiamoperò che questi atteggiamenti riguardino fortunatamentesolo una piccola minoranza e che nella nostra comunitàprevalgano ancora menti responsabili.Nella lettera dobbiamo purtroppo segnalare alcuni passi chevanno oltre ogni sia pur discutibile presa di posizione poli-tica e sconfinano nella calunnia. Non entriamo in merito allevalutazioni sulla legge 38/2001, alle associazioni chepotranno esprimersi da sé, all’attinenza della nostra scuo-la con la tutela della cultura e dell’identità della comunitàlocale (che il nostro operato ampiamente dimostra), ma par-lare, nei confronti della nostra scuola, di «cospicui soste-gni con i quali attua una concorrenza sleale nei confrontidelle scuole italiane» è semplicemente vergognoso, in quan-to gli stessi sindaci ben sanno che tutte le scuole statalivengono finanziate secondo precisi parametri ministeriali,oltre a beneficiare di contributi regionali e locali su bandie progetti. Se la nostra scuola è trattata come tutte le altreper i finanziamenti statali e regionali, è certamente la cene-rentola per quel che riguarda il sostegno degli enti locali.Egregio signor ministro, quand’era Vice Presidente dellaCommissione Europea, scrisse sul suo sito: «Lavoro perla libertà, la sicurezza e la giustizia. Tra i miei compiti cen'è uno che mi sta particolarmente a cuore: il rispetto dei

    diritti e delle libertà dei bambini. Avete il diritto di cresce-re in un ambiente sicuro, di ricevere un'istruzione, di espri-mere la vostra opinione sulle decisioni che riguardano lavostra vita, di essere protetti da ogni forma di violenza edi abuso. Purtroppo i vostri diritti non sempre ricevono l'at-tenzione che meritano».Ecco, il nostro è proprio un caso in cui i diritti dei bambininon ricevono la giusta attenzione, in cui viene messa indiscussione la libertà delle famiglie di scegliere un deter-minato percorso educativo, in cui la sicurezza sembra diven-tare pretesto per penalizzare una parte della popolazionescolastica, in cui anche la giustizia cede il passo a tratta-menti discriminanti. Ed è proprio in nome della libertà, dellasicurezza e della giustizia che non possiamo desistere dalricercare una soluzione dignitosa per far studiare i nostribambini.

    Michele Coren, presidente del Consiglio d’istituto Viviana Gruden, dirigente scolastico

    LA RIFLESSIONE

    Ma si sta giocando sulla pelle dei bambini

    Le scelte degli amministratori locali sulla bilingue

    Già, la palla è passata al Comune di S. Pietro al Natisone.Dovremmo sentirci tutelati, dovremmo sentirci tranquilli, per-ché difesi da amministratori locali che considerano una pro-pria realtà scolastica, riconosciuta un modello didatticoanche a livello nazionale, come un fiore all’occhiello checome tale va mantenuto.Dovremmo scommettere sul fatto che i nostri amministra-tori locali tengano conto di una storia ultraventennale nataquasi clandestinamente e cresciuta in maniera esponen-ziale grazie all’azione di insegnanti, genitori, anche alun-ni, grazie alla loro caparbietà ed anche alla loro sofferen-za, soprattutto quando la scuola era ancora privata e occor-reva lottare ogni anno, ogni mese, ogni giorno per per-mettere il normale corso scolastico. Dovremmo credere cheun’amministrazione comunale, una qualsiasi, prima di pren-dere una decisione talmente importante sul futuro di unascuola tenga in dovuta considerazione le istanze di chi lascuola la “vive”, del corpo insegnanti e dei genitori.Dovremmo anche essere convinti che un’amministrazionecomunale, una qualsiasi, sia in grado di valutare anche eco-nomicamente i pro ed i contro di una scelta. Dovremmo.Ci ritroviamo, invece, nella condizione di dover pensare che,oltre all’illogicità, in alcuni atteggiamenti regni anche unacerta malafede: lo dimostra, se ce n’era bisogno, il conte-nuto di una lettera che cinque “nostri” sindaci hano con-segnato al ministro degli Esteri italiano. Ci ritroviamo a pen-sare che esista un disegno, un piano. La cosa triste, vera-mente triste, è che tutto questo si sta facendo giocandosul futuro, direi sulla pelle, di oltre 220 bambini e ragazzi.Sul nostro futuro. E davvero questo non importa?

    Michele Obit(Novi Matajur, 27. 5. 2010)

    SLOVIT N° 5 del 31/5/10 pag. 2

    La Cooperativa Mostpubblica anche il quindicinale bilingue

    Dom.Copie omaggio disponibili allo 0432 700896

  • SLOVIT N° 5 del 31/5/10 pag. 3

    SAN PIETRO AL NAT.-ŒPIETAR

    Bilingue, verrà ristrutturata la vecchia sede

    L’esito della riunione tra Comune, Prefetto, Regione,Provincia e dirigenza scolastica

    Punto primo: la somma messa a disposizione dal Ministeroper l’Istruzione su input della Regione, un milione 100 milaeuro circa, servirà per ristrutturare l’edificio di viale Azzida,la sede dell’Istituto comprensivo bilingue di S. Pietro alNatisone sgomberato lo scorso marzo. Punto secondo: civorranno almeno due anni prima di poter riprendere pos-sesso dell’edificio, cosa fare nel frattempo verrà deciso nelgiro di una decina di giorni.È questo il risultato dell’incontro sul futuro dell’istituto bilin-gue che si è tenuto lunedì 17 maggio in Prefettura a Udine,presenti, oltre al prefetto Ivo Salemme, il sindaco di S. PietroTiziano Manzini, gli assessori regionali Roberto Molinaroe Riccardo Riccardi, l’assessore provinciale Elena Lizzi edil dirigente scolastico regionale Daniela Beltrame.«Abbiamo deciso di mettere a posto la scuola di viale Azzida– fa sapere Manzini – usufruendo della somma delMinistero, il cui decreto sarà pubblicato in questi giorni.Affideremo subito un incarico per lo studio preliminare, percapire cosa mettere in sicurezza della struttura». Nel frattempo, entro dieci giorni il Comune dovrà trovareuna soluzione transitoria, da concordare con i dirigenti sco-lastici interessati. Per Manzini «resta la volontà dell’am-ministrazione di mantenere l’istituto a S. Pietro, ma se nonsi trovano gli spazi bisognerà cercare un’altra soluzione».

    M. O.(Novi Matajur, 20. 5. 2010)

    IL COMMENTO

    La palla ritorna al comune

    A proposito di scuola bilingue

    Il dado è tratto. La scuola bilingue avrà la sua sede defi-nitiva nel vecchio stabile in viale Azzida, adeguato allenorme di sicurezza antisismica. La soluzione migliore, cre-diamo, sarebbe stata quella indicata dai genitori: il colle-ge. Una struttura dal punto di vista statico e antisismico incondizioni eccellenti e situata nel centro studi di S. Pietro,accanto alle altre scuole. I lavori di adeguamento funzio-nale avrebbero riguardato solo gli spazi interni ed avreb-be comportato un notevole risparmio di tempo e quasi cer-tamente di spesa. La casa dello studente sampietrina orautilizzata molto parzialmente – checchè se ne dica – e dive-nuta corpo avulso dalla realtà locale, si sarebbe probabil-mente per la prima volta riempita di vita e avrebbe svoltoquel ruolo di promozione e di sviluppo della comunità dellevalli del Natisone alle quali era stata destinata dalle auto-rità americane nel dopo-terremoto.Si è scelto diversamente, in barba alle dichiarazioni fatteanche da questa amministrazione comunale di voler favo-rire l’integrazione e la collaborazione tra le scuole italianae bilingue. Il succo del discorso è: ognuno rimanga al suoposto, chiuso nel suo fortino.Ora il problema più grave ed impellente in questo momen-

    to è la garanzia del diritto allo studio dei bambini che fre-quentano la scuola bilingue in attesa che la vecchia scuo-la possa nuovamente accoglierli. Si parla di due anni neces-sari per i lavori di ristrutturazione, ma conoscendo le coseitaliane possiamo dire che saranno tre se non quattro. Enel frattempo?La scuola è protetta da una specifica norma della legge ditutela della minoranza slovena oltre che dalla normativa sco-lastica generale.La caratteristica di questa scuola è l’educazione bilingue.Per poter funzionare dal punto di vista didattico ed orga-nizzativo, la scuola ha bisogno di rimanere unita. Ce lohanno spiegato, e non una volta, la dirigente, gli insegnanti,gli esperti e con molta determinazione anche i genitori.Vanno quindi immediatamente individuati e valutati gli spaziesistenti e prediposto un piano per ospitare tutti gli studentisampietrini. Non solo nell’emergenza va considerato chele scuole sono in primis dei bambini che le frequentano. Enon sono fatte solo di aule ma anche di mensa, trasporti,biblioteca, palestra, laboratori...Il comune di S. Pietro ha doveri e responsabilità precise.E l’amministrazione comunale se le deve prendere, evitandoqualsiasi discriminazione, anche se questa scuola non godedelle sue simpatie. Le due scuole sono entrambe patrimoniodel Comune, così come gli edifici scolastici.A meno che non ci troviamo di fronte ad un disegno per-verso perseguito fin dall’inizio. In ogni caso le reazioni nonmancheranno.

    J. N.(Novi Matajur, 20. 5. 2010)

    I PRECEDENTI

    S. PIETRO AL NAT.-ŒPIETAR

    Una soluzione stabile per la bilingue

    Niente di nuovo sul fronte della ricerca di una sistemazio-ne unitaria, dignitosa e veloce della scuola bilingue di SanPietro al Natisone, costretta alla «diaspora» dopo lo sgom-bero per motivi di sicurezza della vecchia sede di vialeAzzida. O, meglio, sono state riaccreditate le tre ipotesi ven-tilate in un primo tempo: un prefabbricato da realizzare nel-l’area della vecchia sede, che andrebbe demolita, una scuo-la nuova nell’area del Centro studi, trasferimento nei comu-ni vicini. Le prime due, a causa del lungo tempo per il repe-rimento dei fondi e la loro realizzazione, non paiono per-corribili se non nell’ipotesi (o volontà?) di mantenere la dia-spora con i relativi disagi, la precarietà, l’incertezza, i rifles-si negativi sulla didattica; la terza penalizzerebbe ancoradi più un’istituzione che nei lunghi anni della sua attivitàha arricchito l’offerta didattica delle Valli del Natisone e nonsolo.La soluzione più semplice, meno dispendiosa, definitiva epiù rapida – la ristrutturazione della casa dello studente diSan Pietro – sembra non avere più credito, almeno negliambienti dell’amministrazione comunale che, come emer-so nel corso del recente consiglio comunale, opterebbe inun primo momento per una soluzione “provvisoria”, e cioèla costruzione di un prefabbricato, che però potrebbe ospi-tare solo la scuola materna ed elementare, mentre la mediasarebbe “distaccata” nelle vecchie magistrali, e come appro-

  • do definitivo la costruzione di una nuova struttura.Le due soluzioni, a parte il tempo di realizzazione e i costi(quelli del prefabbricato si aggiungerebbero a quelli dellanuova struttura), non vengono certamente incontro alle atte-se dei genitori, del consiglio di istituto e della direzione dellascuola che vedono nel trasferimento della bilingue nellacasa dello studente una soluzione rapida, ottimale e defi-nitiva. La loro proposta è stata accolta positivamente daesponenti del mondo politico e scolastico ed è approdataanche presso i competenti organismi regionali che, assie-me ad altri enti ed istituzioni, avrà la responsabilità di deci-dere in materia.Ora il problema più urgente è che una decisione arrivi intempi brevi e prospetti una soluzione stabile e definitiva.È risaputo che la fretta è cattiva consigliera, ma in questocaso i rinvii e i ripensamenti non farebbero altro che aggra-vare la situazione a scapito, in primo luogo, degli alunni edelle loro famiglie e, poi, dell’immagine degli enti che sonochiamati a dare risposte.Per questi ultimi si presenta l’occasione di dimostrare leloro capacità operative e il loro apprezzamento, con i fatti,della scuola bilingue.

    (Dom, 30. 4. 2010)

    BILINGUE

    Soluzione ancora in alto mare

    Del problema si è parlato nell’incontro trail presidente Tondo e il ministro sloveno ˘ekœe in occasione della recente visita della sestacommissione regionale a San Pietro al Natisone

    Per il Friuli Venezia Giulia la scuola bilingue di San Pietroal Natisone rappresenta un fiore all'occhiello e un'istituzionedi prestigio proprio per la sua impostazione bilingue. Lo haaffermato il presidente del Friuli-Venezia Giulia, RenzoTondo, nel corso dell’incontro con il ministro per gli slove-ni d’oltre confine e nel mondo del governo di Lubiana,Boœtjan ˘ekœ, che ha avuto luogo lo scorso 4 maggio aTrieste.Nell'incontro, Tondo era affiancato dagli assessori per leRelazioni internazionali e comunitarie, Federica Seganti,e alla Cultura, Roberto Molinaro, mentre ˘ekœ era accom-pagnato dal sottosegretario, Boris Jesih, e dal console gene-rale di Slovenia a Trieste, Vlasta Valen@i@ Pelikan. Ha par-tecipato alla riunione anche il consigliere regionale dellaSlovenska skupnost Igor Gabrovec.Ampie rassicurazioni sono state fornite al ministro slove-no sul futuro della scuola bilingue e l'assessore Molinaroha avuto modo di chiarire i passi più recenti compiuti dallaRegione per arrivare a una soluzione duratura nel tempoche assicuri agli alunni una tranquilla prosecuzione deglistudi in una struttura sicura e accentrata, per quanto le cir-costanze lo possono permettere. «Quello di oggi – ha rilevato Tondo – è un appuntamentoimportante, che consente di dare continuità ai rapporti isti-tuzionali affrontando problemi concreti. Vi è un interessereciproco a rafforzare la cooperazione bilaterale e, in que-sto percorso, le minoranze rappresentano un valore aggiun-to».Il ministro ˘ekœ si è da parte sua augurato che il finanzia-mento statale annuale per la minoranza slovena in Italia,pari a un milione di euro, possa essere erogato in via ordi-

    naria, senza dover cioè avviare ogni anno una nuova trat-tativa fra i due Paesi. Su questo Tondo ha confermato l'im-pegno della Regione nei confronti del Governo nazionale,proprio per arrivare a una condizione di certezza della risor-se.La scuola bilingue di San Pietro al Natisone, dunque, è stataposta all’attenzione del governo regionale, che sta pren-dendo in esame le possibili soluzione, come ha confermatol’assessore Molinaro, per tenere la scuola unita a San Pietroal Natisone.Della futura sistemazione dei 221 alunni che frequentanola bilingue e che ora sono dislocati in tre diverse strutturedi San Pietro, con tutti i problemi organizzativi e didatticiche questa improvvisa diaspora comporta, si interessataanche la sesta commissione regionale permanente, pre-sieduta da Piero Camber (Pdl). Su iniziativa del consiglie-re del Pd-Slovenska Skup, Igor Gabrovec, la commissio-ne ha compiuto una visita per conoscere la situazione ele aspettative della dirigenza della scuola e dei genitori deglialunni. Della delegazione facevano parte oltre ai già cita-ti Camber e Gabrovec, i consiglieri Paride Cargnelutti (Pdl),Ugo De Mattia e Enore Picco della Lega, Franco Iacop (Pd),Igor Kocijan@i@ (Sa-Prc) e Stefano Pustetto (Sa-Sel).La situazione, esposta dal sindaco Tiziano Manzini, è taleche l'opera di messa in sicurezza dell'edificio dovel'Istituto bilingue aveva sede non offre certezze né di tempiné di costi e i fondi stanziati dallo Stato e vincolati all'a-deguamento di questo edificio potrebbero risultare insuf-ficienti. Manzini ha anche evidenziato che esistono spazinei Comuni limitrofi, così come ha fatto la dirigentedell'Istituto comprensivo statale di San Pietro, MargheritaCencig. Una soluzione di spostamento provvisoria è accet-tabile per l'assessore comunale all'Istruzione, AurelioMassera, che però non vedrebbe di buon occhio il trasfe-rimento permanente di nessuna delle realtà scolastiche pre-senti a San Pietro.Ad illustrare l’attuale situazione e le attese delle varie com-ponenti dell’Istituto statale comprensivo sono stati la diri-gente ˘iva Gruden e il presidente del consiglio d’istitutoMichele Coren, i quali hanno ribadito quanto in altre sediè stato esposto e che cioè la scuola bilingue deve rima-nere a San Pietro al Natisone in un’unica struttura. E ciòper comprensibili motivi didattici ed organizzativi dalmomento che, proprio per la sua particolare impostazio-ne, esiste tra i diversi cicli scolastici una continuità e col-laborazione che verrebbe compromessa dalla divisione for-zata delle classi in ambienti diversi o, peggio, distanti.Ed è stata proprio il college del capoluogo delle Valli delNatisone ad animare la discussione. Il genitori degli alun-ni vedono in esso la soluzione ideale e duratura per la siste-mazione della scuola bilingue, in tempi ragionevolmenteveloci e con finanziamenti contenuti.A questo proposito hanno anche presentato un progettocircostanziato, elaborato da genitori architetti ed ingegne-ri. Ma questa soluzione è stata fermamente respinta dalladirigente del convitto cividalese Paolo Diacono, Anna MariaGermini, la quale ha ricordato che la struttura ospita stu-denti delle scuole superiori che vi svolgono anche alcuneattività di studio.L’osservatore esterno ha l’impressione che una soluzionesia ancora lontana, mentre l’anno scolastico si sta chiu-dendo e il nuovo si avvicina a grandi passi. Si attende che,chi ha in mano anche la soluzione finanziaria della que-stione, si assuma al più presto le proprie responsabilità.

    G. M.(Dom, 15. 5. 2010)

    SLOVIT N° 5 del 31/5/10 pag. 4

  • gua. L’Istituto, statale, di istruzione bilingue italiano – slo-veno deve essere sostenuto e deve poter operare con tran-quillità come ogni altra scuola pubblica della Repubblicaitaliana. Deve avere una sede adeguata ed unica proprioper le caratteristiche che la rendono unica; infatti le sue atti-vità sono strettamente collegate a numerose realtà for-mative e gestionali, tutte presenti nel Comune di S. Pietro,come la scuola di musica – Glasbena matica – la biblio-teca scolastica slovena, l’Istituto per l’istruzione slovena,il servizio centralizzato della mensa, il servizio di traspor-to. L’unicità della sede è vincolante per il fatto che la scuo-la bilingue è un progetto unico e particolare, vive della par-tecipazione di tutto il suo personale e per la complessitàdelle sue attività e la diversa provenienza territoriale deglialunni abbisogna di modalità relazionali molto strette chesolo una sede unica può garantire. Smembrarla in più sedidistaccate porterebbe alla sua atrofizzazione e successi-va eliminazione. I genitori, ma anche un sempre crescente numero di cit-tadini, danno grande importanza alla formazione bilinguedei ragazzi in una struttura di eccellenza, apprezzano laqualità dell’insegnamento ed il legame con la cultura delterritorio.Le difficoltà, si auspica temporanee, con cui oggi la scuo-la bilingue deve misurarsi sono una parte dei problemi chela scuola nel suo complesso patisce oggi nella [email protected] anche la scuola monolingue sta vivendo tempi diffici-li, da una parte è sempre incombente il rischio di chiusu-ra di diverse sedi, dall’altra l’esigenza di garantire un nucleominimo di scolari per avere una buona efficacia formativa.Problema nel mare dei problemi sociali ed economici chei nostri amministratori locali dovrebbero affrontare senzapreconcetti, studiando soluzioni innovative ed attingendoa tutte le possibilità pratiche che può offrire la nostra realtà– a cominciare dalla presenza della minoranza slovena –per arrivare ad una struttura formativa valida, sia essa monoo bilingue.

    (Dom, 15. 5. 2010)

    MINORANZA

    La Slovenska skupnost sulla scuola bilingue

    e la cooperativa Goriœka Mohorjeva

    Noi sloveni non possiamo accettare la frammentazione dellascuola bilingue di San Pietro al Natisone perché questocomporterebbe l’annullamento di un impegno pluridecen-nale, che ha prodotto risultati significativi per la comunitàslovena della Slavia friulana. È quanto è stato affermatonel corso di una recente riunione del partito slovenoSlovenska skupnost-Ssk, alla quale ha preso parte ancheil presidente del consiglio d’istituto della scuola bilingue,Michele Coren.Nel corso della riunione, come riferisce il segretario regio-nale della Slovenaka skupnost, Damijan Terpin, è stato sot-tolineato quanto sia importante che i genitori e la direzio-ne della scuola siano pervenuti alla decisione, condivisada tutta la minoranza, di trasferire tutte le classi della scuo-la materna, elementare e media bilingue negli spazi dellaCasa dello studente di San Pietro al Natisone, che dipen-de dal Convitto Paolo Diacono di Cividale del Friuli, e cheattualmente ospita 23 studenti. La struttura, che è di pro-prietà del Comune di San Pietro al Natisone, potrebbe ospi-

    IL COMMENTO

    Benvengano gli incontri concreti

    A proposito dell’incontro tra Tondo e ˘ekœ

    Qualche anno fa l’incontro tra il presidente della regioneFriuli-Venezia Giulia, Renzo Tondo, e il ministro slovenoBoœtjan ̆ ekœ sarebbe stato considerato probabilmente nor-male e quasi di routine. Mentre, invece, l’incontro che si ètenuto ieri (martedì 4 maggio, ndt.) costituisce un eventoin tempi in cui i rapporti tra la nostra regione e la Sloveniae quelli tra i governi sloveno ed italiano non sono certo rosei.Il recente incontro tra Tondo e ̆ ekœ è degno di nota ancheperché è stato improntato alla concretezza.La minoranza slovena in Italia e la Slovenia sono com-prensibilmente preoccupate per la sorte della scuola bilin-gue di San Petro al Natisone, senza la quale è difficileimmaginare un futuro per la comunità slovena della pro-vincia di Udine. La regione si è nuovamente espressa afavore della tutela dell’integrità della scuola bilingue e spe-riamo che Tondo e l’assessore regionale alla Cultura,Roberto Molinaro, sapranno persuadere definitivamente suquesto punto gli interlocutori locali.L’amministrazione regionale concorda sull’importanza delTeatro stabile sloveno, che, secondo Tondo e ˘ekœ, deveoperare in base alle risorse finanziarie disponibili. A breveprobabilmente lo Stabile sloveno avrà un nuovo consigliod’amministrazione, del quale faranno parte anche i rap-presentanti delle amministrazioni locali. Ed è un bene per-ché, in questo modo, la Regione, il Comune e la Provinciadi Trieste non potranno più sfuggire alle responsabilità edagli obblighi verso il Teatro.Resta insoluta la questione del finanziamento della mino-ranza slovena da parte del governo italiano e della regio-ne Fvg. Il milione di euro che il governo italiano ha resti-tuito alla minoranza slovena rappresenta una soluzione tem-poranea ed eccezionale. Mentre la minoranza necessitadi una sicurezza economica, che attualmente non si vedeall’orizzonte.

    Sandor Tence(Primorski dnevnik, 5. 5. 2010)

    SLAVIA FRIULANA-BENE#IJA

    Sede adeguata ed unica per la bilingue

    In una mozione il consiglio comunale di Grimaccoauspica una soluzione ragionevole per la scuolabilingue

    Il consiglio comunale di Grimacco / Garmak nella sedutadel 30 aprile, ha votato all’unanimità una mozione che auspi-ca una soluzione ragionevole per la scuola bilingue di S.Pietro al Natisone. I consiglieri di estrema destra, di destra,di centro, di sinistra e di estrema sinistra, si sono trovatitutti d’accordo nella richiesta di salvaguardia e potenzia-mento di una scuola che offre la possibilità di apprendereanche lo sloveno. Numerosi ragazzi del comune la fre-quentano con soddisfazione delle famiglie e molti anzianiinvidiano questi ragazzi che, finalmente, hanno l’opportu-nità di poter imparare a leggere e scrivere nella propria lin-

    SLOVIT N° 5 del 31/5/10 pag. 5

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    In questi giorni sono iniziati in Italia i festeggiamenti peril150° anniversario dell’unità d’Italia, che culminerannoil 17 marzo dell’anno prossimo, quando verrà ricordatala proclamazione del Regno d’Italia, sotto la regnante CasaSavoia, ad opera del parlamento riunito nella capitale diallora, Torino.In questi giorni, il presidente della Repubblica, GiorgioNapolitano, prima a Quarto, presso Genova, e poi aMarsala, in Sicilia, e cioè in due luoghi simbolo che rap-presentano l’inizio e la fine del viaggio dei Mille al segui-to di Garibaldi, ha detto molto chiaramente che chi pensao propone di dividere l’Italia si prepara a fare un salto nelvuoto.Le parole di Napolitano erano palesemente rivolte a queipolitici, che in questi giorni hanno proposto di separare laPadania o la Sicilia dal resto dell’Italia.Un parlamentare europeo della Lega nord ha sottolineatocome la separazione del nord Italia dal resto del Paese siaun’idea meravigliosa, che fu anche dei protagonisti dellaResistenza. Un suo collega ha aggiunto che divisione nonvuol dire salto nel buio, come dimostrano gli esempi dellaRepubblica ceca e della Slovacchia e di altri Stati che, gra-zie alla separazione, sono entrati a fare parte dell’UnioneEuropea. A questa aggiungiamo le pittoresche dichiarazionidi altri politici contro la bandiera italiana, che utilizzereb-bero volentieri come carta igenica, contro la capitale Romaed altre istituzioni statali.Non vogliamo commentare queste affermazioni e indulgerein riflessioni sulla necessità di un riordinamento dello Statoe di una maggiore autonomia delle regioni e di altre ammi-nistrazioni locali.Ciò che a noi interessa è l’atteggiamento che lo Stato ita-liano ha avuto e continua ad avere nei confronti degli slo-veni della provincia di Udine, entrati a far parte dell’Italiacinque anni dopo la proclamazione del Regno d’Italia.In questi 144 anni le autorità italiane si sono comportateverso gli sloveni come una madre con tanti figli che un bel

    mattino trova sulla soglia di casa un bambino bello e intel-ligente, ma che non somiglia a suoi. Lo accoglie nella suacasa e lungu gli anni si adopera in tutti i modi a farlo diven-tare come i suoi figli. Invano! Quando il bambino diventagrande, la madre è contenta nel vederlo lavorare per lei,difenderla contro gli attacchi esterni e lo manda addirittu-ra a combattere contro il nemico… Il bambino, però, ancheda adulto, continua a chiedersi perché sua madre abbiasempre avuto un atteggiamento ostile nei suoi confronti.Finché un giorno scopre di non essere suo figlio…Una metafora questa per fare capire meglio la situazionedegli sloveni. Quando, infatti, gli sloveni della provincia diUdine si sono resi conto di poter usufruire di determinatidiritti per tutelare la propria identità, hanno iniziato a riven-dicarli in modo pacifico. Avevano fiducia nella Costituzione,nelle leggi, nella buona fede delle autorità… sono rimasticittadini italiani bravi e fedeli, ma chiedevano che la lorospecificità fosse riconosciuta.Non hanno messo ordigni esplosivi sotto gli elettrodotti, nonhanno rinnegato le autorità e la bandiera italiane e nonhanno mai preso in considerazione di potersi separaredall’Italia. Dio ce ne scampi! Hanno sempre pagato le tasse,servito la «patria» Italia tra gli alpini, combattuto con corag-gio sui fronti contro il nemico. Chiedevano solamente chei diritti fossero loro riconosciuti.E che cosa hanno ottenuto in cambio? I sacerdoti e gli intel-lettuali sloveni furono perseguitati e minacciati di confino.i baldi giovani e i padri di famiglia venivano mandati a lavo-rare nelle miniere in Belgio; i paesi sloveni vennero svuo-tati e gli abitanti sparsi nei cinque continenti. Solo dopo 135anni di cittadinanza italiana sono stati riconosciuti come slo-veni, ciò che sono ed hanno desiderato essere.Quanti, invece, chiedono la divisione dell’Italia, ricopronoalte cariche nel governo italiano, nel parlamento e nelleregioni; quanti utilizzerebbero volentieri la bandiera italia-na come carta igienica sono tra quelli che privano gli slo-veni dei loro diritti e affermano che gli abitanti della Slavia

    Il presidente della Repubblica respinge ogni tentativo di dividere l’Italia 150° DELL’UNITÀ D’ITALIA

    Cittadini onesti ma speciali La ricorrenza offre uno spunto di riflessione sull’atteggiamento dello Stato italiano verso gli sloveni

    tare la bilingue già a partire dal prossimo anno scolastico,dopo opportuni lavori di manutenzione, il cui importo nondovrebbe superare il milione di euro.La segreteria regionale della Ssk si è soffermata anche sullasituazione finanziaria in cui versano alcune importanti orga-nizzazioni, tra le quali la Cooperativa Goriœka Mohorjevadi Gorizia, che pubblica il locale settimanale sloveno «Noviglas». Dopo aver espresso solidarietà ai dipendenti del gior-nale per la difficile situazione che stanno vivendo, la Sskha sottolineato l’importante ruolo informativo del Novi glasnell’ambito della comunità slovena in Italia e si è detta pron-ta ad appoggiare tutti i provvedimenti che la Cooperativaadotterà per tutelare il giornale e il personale dipendente.Di seguito la Ssk si è soffermata sulla situazione politicanel Goriziano e nel Triestino ed ha deciso di parteciparecon i propri rappresentanti alle elezioni delle amministra-zioni che saranno rinnovate l’anno prossimo. La Ssk haaggiunto che nella sua presenza vede l’unica garanzia per

    un’efficace conduzione delle amministrazioni a vantaggiodella comunità nazionale slovena.La segreteria regionale della Ssk ha espresso, inoltre, sod-disfazione in merito alla tavola rotonda indetta sulla scuo-la, che si è tenuta recentemente a Opicina-Op@ine, su ini-ziativa dei giovani. Secondo la Ssk l’iniziativa è riuscitasoprattutto a risvegliare l’interesse per il futuro della scuo-la slovena, la quale dovrebbe diventare sempre più un argo-mento di pubblico interesse.A proposito di scuola la Ssk, inoltre, ha sottolineato la neces-sità di non chiudere gli occhi di fronte ad un fenomeno increscita, che accomuna la minoranza slovena in Italia equella italiana in Slovenia. Sono, infatti, sempre numero-se in Italia le famiglie italiane che iscrivono i propri figli allescuole slovene e, viceversa, in Slovenia le scuole italianeche registrano, di anno in anno, un crescente numero dialunni provenienti da famiglie slovene.

    (Novi glas, 29. 4. 2010)

  • friulana-Bene@ija e di Resia-Rezija non sono sloveni, checioè sono senza padre e senza madre.Cosa succederebbe se i rappresentanti della nostracomunità slovena assumessero questi comportamenti?Verrebbero accusati di tradimento, di diffamazione delle isti-tuzioni dello Stato e della bandiera nazionale, di tramareun attentato contro l’Italia.Per dirla con un proverbio latino: Quod licet Iovi non licetbovi. Vale a dire che quanto è proibito ai normali cittadini,è concesso alle autorità.

    L. M.(Dom, 15. 5. 2010)

    MINORANZA

    Fattore privilegiato

    La risposta del ministro degli Affari esteri, FrancoFrattini, al presidente della Skgz, Rudi Pavœi@

    «Il governo italiano considera le minoranze slovena in Italiaed italiana in Slovenia come un fattore privilegiato nelle rela-zioni bilaterali e come un elemento di stimolo per l’ulterio-re sviluppo della già intensa e diversificata collaborazionetra i nostri due Paesi».Lo ha scritto il ministro degli Affari esteri Franco Frattini inuna lettera al presidente dell’Unione culturale economicaslovena-Skgz, Rudi Pavœi@, che tramite suo aveva ringra-ziato il governo italiano per i finanziamenti concessi allaminoranza slovena per l’anno in corso. Pavœi@ avevaespresso anche la preoccupazione della minoranza slovenaper i tagli previsti per il prossimo anno che ridurrebbero ladotazione finanziaria di enti ed associazioni slovene del 40%e chiesto l’autorevole intervento del ministro.«Posso assicurarle» è stata la riposta di Frattini al presi-dente della Skgz Rudi Pavœi@ «che continueremo ad esse-re animati anche in futuro dallo stesso spirito verso laComunità slovena in Italia pur nei limiti posti dall’attuale,complessa fase congiunturale».

    (Novi Matajur, 20. 5. 2010)

    GORIZIA-GORICA

    Skgz, incontro con Franco Juri

    Con il parlamentare sloveno si è parlatodi minoranza e scuola bilingue

    Ha avuto recentemente luogo presso il centro culturale slo-veno Kulturni dom, a Gorizia, l’incontro tra il direttivo regio-nale dell’Unione culturale economica slovena-Skgz e il par-lamentare sloveno, vicepresidente del Comitato parla-mentare per la politica estera-Ozp e membro della com-missione parlamentare per gli sloveni d’oltre confine e nelmondo, Franco Juri. All’incontro hanno preso parte anchela console generale della Repubblica slovena a Trieste,Vlasta Valen@i@-Pelikan, la console Bojana Cipot, il presi-dente e il direttore del Kulturni dom, Boris Peric e IgorKomel.Al parlamentare sloveno il presidente della Skgz, RudiPavœi@, ha illustrato l’attuale situazione della comunità nazio-nale slovena e il suo impegno ad attuare la legge di tute-

    la. È stata sottolineata soprattutto la preoccupante situa-zione finanziaria che ha colpito una serie di istituzioni e orga-nizzazioni. I rappresentanti della Skgz hanno espresso laloro preoccupazione per i drastici tagli che l’anno prossi-mo il governo prevede di operare sui fondi destinati allaminoranza slovena.Juri ha chiesto poi informazioni sulla situazione della scuo-la bilingue di San Pietro al Natisone-Œpeter, attualmentealle prese con gravi problemi dovuti alla mancanza di spazia seguito della chiusura per motivi di sicurezza dell’edifi-cio scolastico in viale Azzida. A questo proposito urge tro-vare una soluzione adeguata in tempi brevi, diversamen-te sarà fortemente condizionato lo sviluppo futuro dell’u-nico centro scolastico bilingue in provincia di Udine. All’incontro si è, tra l’altro, parlato anche della necessità ditrovare una sede adeguata nella quale trasferire l’Istitutoper la cultura slovena, di San Pietro al Natisone-Œpeter,attualmente in affitto. L’Istituto è uno dei principali promo-tori del progetto europeo Jezik-Lingua, portato avanti dallaSkgz e dalla Confederazione delle organizzazioni slove-ne-Sso insieme ai rappresentanti delle organizzazioni ita-liane in Slovenia. (…)

    (Primorski dnevnik, 19. 5. 2010)

    GORIZIA-GORICA

    Incontro sui rapporti italo-sloveni

    L’ex territorio di confine, di cui fanno parte il Friuli-VeneziaGiulia, il Litorale sloveno e l’Istria dovrà trovarsi da solo unruolo attivo nei rapporti tra Italia e Slovenia. È questa l’af-fermazione evidenziata nel corso della serata sui rappor-ti tra Italia e Slovenia, che ha avuto recentemente luogo aGorizia ed è stata organizzata all’Unione culturale econo-mica slovena-Skgz. All’incontro sono intervenuti i deputa-ti Alessandro Maran, membro della commissione parla-mentare per la politica estera, Roberto Antonione, ex sot-tosegretario al ministero degli Esteri, e Franco Juri, vice-presidente del Comitato parlamentare sloveno per la poli-tica estera-Ozp. A fare moderatore l’esponente della Skgz,Livio Semoli@. I tre intervenuti hanno espresso la convin-zione che la posizione geografica non rappresenta più lacondizione principale per la collaborazione, per la qualesono necessari progetti concreti e l’integrazione economi-ca.I parlamentari concordano sul fatto che i rapporti tra Italiae Slovenia sono buoni e che oggi sono inseriti in un con-testo oggettivo migliore rispetto al passato. Juri è convin-to che dei quattro Paesi confinanti è la Slovenia ad averei migliori rapporti con l’Italia, mentre la collaborazione nonha portato a quei risultati che la popolazione residente sulterritorio di confine si aspettava. Juri ha detto che ci tro-viamo in una fase buia anche perché nella nostra realtàterritoriale continua a gravare il peso del passato. E cosafare perché le cose cambino in meglio?Maran è convinto che la politica del dialogo è un mezzoutile ma insufficiente se non è seguita da progetti concre-ti. A questo proposito ha citato l’esempio della linea ferro-viaria nell’ambito del cosiddetto Corridoio europeo n° 5, chesta diventando sempre più un’utopia. Costretta dalle cir-costanze l’Italia sta rafforzando il corridoio Verona-Brennero; in Val di Susa in Piemonte, sul confine con laFrancia, hanno finora costruito solo due chilometri di lineaferroviaria ad alta velocità e i lavori vanno avanti sotto il

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  • SLOVIT N° 5 del 31/5/10 pag. 8

    controllo della polizia.Ancora più realistica la posizione di Antonione, che ha defi-nito formali e cordiali i rapporti tra il Friuli-Venezia Giuliae la Slovenia, dettati anche dalla volontà di dialogo dei duegoverni. Antonione è convinto che Trieste non abbia piùalcun potere condizionante nella politica estera italiana ereputa questo un bene.È molto buona, invece, la collaborazione tra Italia e Slovenianella politica verso i Paesi dell’ex Jugoslavia, che ora, insie-me all’Albania, costituiscono il cosiddetto territorio deiBalcani occidentali. A questo proposito Lubiana e Romasono già diventate una sorta di partner strategici, comedimostra, per esempio, l’impegno comune dei ministri degliEsteri italiano, Franco Frattini, e sloveno, Samuel ˘bogar,rivolto all’abrogazione del visto per i cittadini della BosniaErzegovina. Quest’ultima non è l’unica ad essere in gioco,dal momento che gli interessi comuni di Italia e Sloveniariguardano anche il Montenegro, la Serbia e la Macedonia.Ci sono, quindi, molti sviluppi in corso, ma non nell’imme-diato futuro.Maran e Antonione non sono proprio ottimisti, dubitano infat-ti che il nostro territorio possa risvegliarsi immediatamen-te dal torpore, mentre Juri vede la possibilità di passi con-creti nella zona dell’Alto Adriatico. Nel golfo di Trieste seda una parte si stanno accumulando difficoltà e timori (Jurili considera legittimi, ma superflui), dall’altra non manca-no le opportunità di sviluppo, che però richiedono tempi lun-ghi. Maran ha ribattuto dicendo che il tempo non è nostroalleato. Sarebbe necessaria una grande svolta che attual-mente la regione Fvg non è in grado di fare ed anche ilLitorale sloveno non mostra molto interesse in questa dire-zione.Semoli@ ha richiamato l’attenzione anche sulla comunitàslovena in Italia e italiana in Slovenia. A questo propositoJuri ha espresso la sua soddisfazione sul fatto che non siparli più retoricamente di minoranze come ponti tra gli Stati.Oggi entrambe le minoranze, tra le quali c’è una buona col-laborazione, si stanno confrontando con nuove difficoltà esfide, legate anche al crescente numero di famiglie mistein entrambe le comunità. (…)Antonione ha detto che Roma e Lubiana dovrebbero cer-care nuovi e duraturi meccanismi di finanziamento perantrambe le minoranze.

    S. T.(Primorski dnevnik, 16. 5. 2010)

    MINORANZA

    Lo Sso su Teatro Stabile sloveno

    e situazione finanziaria

    Nel corso della sua ultima riunione, presso la sede diCividale del Friuli, il direttivo della Confederazione delleorganizzazioni slovene-Sso ha accolto con favore la noti-zia della nomina del nuovo vicario episcopale per i fedelisloveni della diocesi di Trieste, don Anton Beden@i@, chia-mato dall’arcivescovo mons. Giampaolo Crepaldi a ricoprireuna funzione che finora è stata assolta da mons. FrancVon@ina. A questo proposito, oltre ad augurare buon lavo-ro a don Beden@i@, lo Sso ha ringraziato mons. Von@inaper il suo operato quasi ventennale.Lo Sso ha accolto con favore anche il fatto che il proget-to, denominato «Lingua-Jezik. Plurilinguismo quale ric-

    chezza e valore dell’area transfrontaliera italo – slovena»è stato ritenuto in linea con i criteri richiesti dall’Unione euro-pea e quindi approvato dalla Regione autonoma Friuli-Venezia Giulia e inserito tra i progetti finanziati. A questoproposito lo Sso ha sottolineato il ruolo positivo di tutti i sog-getti coinvolti nella realizzazione del progetto. Di seguito il presidente dello Sso, Drago Œtoka, ha infor-mato il direttivo sull’incontro avuto di recente, insieme alpresidente dell’Unione culturale economica slovena-Skgz,Rudi Pavœi@, con l’assessore regionale alla cultura,Roberto Molinaro, nel corso del quale Œtoka ha sottolineatola necessità di nominare al più presto il Consiglio di ammi-nistrazione del Teatro stabile sloveno-Ssg, affinché, quan-do scadrà il mandato dei due commissari, questo possaadottare le riforme amministrative attraverso le quali assi-curare, nei limiti delle risorse finanziarie disponibili, l’atti-vità di questa istituzione primaria slovena.Lo Sso si è poi soffermato sulla situazione di tre sue orga-nizzazioni affiliate: la Cooperativa Goriœka Mohorjeva, ilCentro sloveno di educazione musicale Emil Komel e laCasa editrice Mladika. Si tratta di tre istituzioni che vanta-no un’attività decennale e che svolgono una funzione impor-tante nell’ambito della comunità nazionale slovena. A que-sto proposito è stato sottolineato che dev’essere garanti-ta la continuità della loro attività.Per quanto riguarda i rapporti con l’Unione culturale eco-nomica slovena-Skgz è stata sottolineata la necessità diaffermare lo spirito di collaborazione improntata al perse-guimento di traguardi comuni ed al rispetto reciproco in unperiodo incerto come quello che stiamo attraversando,soprattutto per sul piano finanziario.Di seguito il presidente dello Sso per la provincia di Udine,Giorgio Banchig, ha parlato dell’intervento tenuto lo scor-so 25 aprile a Drenchia, dall’ex vescovo di Udine, Battisti,in occasione della benedizione del monumento in onore dicinque sacerdoti, che nello scorso secolo hanno servito nelcomune della Slavia friulana. A questo proposito è statosottolineato come sia stato particolarmente commoventeil passo in cui mons. Battisti ha riconosciuto i torti subiti,nel periodo fascista, dalla locale popolazione slovena.In chiusura il direttivo ha approvato la proposta, espressadal presidente Œtoka, di istituire una commissione per imedia ed una per le direttrici programmatiche, delle qualisaranno chiamati a far parte sia i membri dello Sso cheesperti esterni.

    (Novi glas, 13. 5. 2010)

    TRIESTE-TRST

    Con noi da 65 anni

    Il 13 maggio di 65 anni fa usciva il primo numero delPrimorski dnevnik, quotidiano sloveno di Trieste, erededel celebre Partizanski dnevnik

    In questi giorni ricorre il 65° anniversario dalla liberazionedi Trieste. Ed è nella Trieste liberata che il 13 maggio di65 anni fa usciva il primo numero del Primorski dnevnik, ilquotidiano sloveno nato su iniziativa di un gruppo di par-tigiani.Agli inizi del secolo scorso era stato il giornale Edinost adare voce alla comunità slovena di Trieste finché non fucostretto a chiudere dal regime fascista.La pubblicazione di un giornale sloveno in quei giorni di

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    maggio del dopoguerra era un evidente segnale dellavolontà di rinascere, di esistere e di affermare nuovamentela lingua slovena fino ad allora soppressa. Allora ancoranessuno poteva immaginare che, come decise la storia poi,una gran parte degli sloveni sarebbe rimasta entro i con-fini dello Stato italiano. Dopodiché il compito del Primorskidnevnik divenne ancora più importante, dal momento che,oltre a svolgere una funzione di informazione, divenneanche uno strumento di mobilitazione e di collegamentodella nostra gente nel Triestino e nel Goriziano e in segui-to anche nella provincia di Udine.Fino al 7 maggio 1945 nella Trieste liberata uscì ancoraqualche numero del celebre Partizanski dnevnik, diventa-to poi Primorski dnevnik. I macchinari di stampa e la rota-tiva erano bottino di guerra ed erano della redazione delgiornale italiano fascista, che per decenni riversò sugli slo-veni disprezzo e odio. Come potete immaginare, nei gior-ni successivi alla liberazione l’euforia era alle stelle, dalmomento che a Trieste dopo un lungo silenzio la parolaslovena stampata veniva restituita ai lettori. Quanto la deci-sione di stampare il Primorski dnevnik sia stata lungimirante,lo testimonia il fatto che ancora oggi è qui, diverso per con-tenuti e forma, moderno, al passo con i tempi e con lo svi-luppo tecnologico, ma orgoglioso e legato alle sue origini,alla sua ricca storia e tradizione. Un giornale dalle nobiliascendenze, come l’ha definito con malcelato rispetto uncerto funzionario di Stato a Roma, che evidentemente nonè molto informato sugli sloveni, mentre lo è sui giornali chevengono pubblicati in Italia.Dopo tanti anni sono rimasti pochi i testimoni diretti dellecircostanze in cui iniziò ad essere pubblicato il Primorskidnevnik. Il tempo passa in fretta e le generazioni si avvi-cendano. Nei decenni passati centinaia di persone hannolavorato nella nostra redazione e, in un modo o nell’altro,hanno dato il loro contributo affinché noi sloveni in Italiapotessimo riuscire in questa impresa. Il fatto che la mino-ranza abbia un suo giornale, rappresenta, infatti, un’im-presa, espressione di una ferma volontà e delle compe-tenze di molte persone capaci. E proprio sul piano umano il nostro giornale vanta un pas-sato eccezionale, che è bene tenere presente. In tutti que-sti anni un esercito di professionisti, fatto di amministrato-ri, giornalisti, fotoreporter, addetti alla stampa, un tempocompositori manuali e linotipisti, correttori di bozze, per-sonale amministrativo e commerciale, personale ausiliario,collaboratori, autisti e giornalai (alcuni dei profili menzio-nati sono nel frattempo scomparsi a causa dello sviluppotecnologico) ha dovuto lavorare come una macchina benfunzionante affinché i nostri abbonati potessero ricevere ilgiornale ogni giorno, già di primo mattino. In occasione delnostro 65° anniversario rivolgiamo un ricordo e un sentitograzie a quanti hanno finora collaborato alla riuscita del gior-nale, molti dei quali oggi purtroppo non ci sono più.In base a quanto detto possiamo concludere affermandoche il Primorski dnevnik poggia su solide basi storiche, èradicato nel tempo e nel luogo ed è questa una delle ragio-ni del suo successo. È riuscito, infatti, ad adattarsi ai cam-biamenti ed a superare numerose crisi che hanno rischia-to di metterlo in ginocchio. Attualmente, a causa della situa-zione economica, il personale addetto al giornale è sostan-zialmente inferiore a quello di un tempo ed ha ovviamen-te subito dei cambi generazionali. Fino ad ora grazie adun’accorta amministrazione è stato possibile adattare allenecessità dei tempi sia l’organizzazione del personale chela tecnologia adottata al fine di ottenere un prodotto finitomoderno, consono alle aspettative dei lettori. E i risultati

    non si sono fatti attendere. Con il passare degli anni il nume-ro dei lettori e degli abbonati al giornale non ha subito fles-sioni, al contrario, nella comunità slovena il nostro giorna-le gode di una netta preferenza, anche se oggi la versio-ne in internet sta riscontrando un crescente interesse. Tuttiquesti sono segnali incoraggianti, in base ai quali possia-mo affermare che, oltre ad un celebre passato, il Primorskidnevnik potrà avere anche un promettente futuro.

    Duœan Udovi@(Primorski dnevnik, 13.5.2010)

    OPICINA-OP#INE

    Bilancio positivo, ma futuro incerto

    Assemblea generale del Primorski dnevnik

    Si è svolta recentemente presso il centro culturale(Prosvetni dom) di Opicina-Op@ina l’assemblea, generaledella Cooperativa del Primorski dnevnik (quotidiano slovenodi Trieste, ndt.), nel corso della quale è stato nominato ilnuovo direttivo, con quattro nuovi membri, composto daGiorgio Kufersin, Toma¡ Ban, Alessandro Corradetti, MarinoMarsi@, Jole Namor, Matja¡ Rustja, Livio Valen@i@, AndrejVogri@, Alessandro Waltritsch.La relazione del Consiglio di amministrazione è stata lettadal presidente uscente Ace Mermolja, che, per decorren-za dei termini, si è anche congedato dalla carica, che haricoperto per nove anni e cioè per tre mandati.«Al mio successore – ha esordito Mermolja – auguro tantafortuna, ne avrà bisogno. Nell’ultimo triennio – ha prose-guito – il Consiglio di amministrazione ha svolto il suo com-pito, garantendo l’uscita regolare del giornale. Il persona-le dipendente è stato regolarmente pagato ed è stato garan-tito il lavoro a tutti sebbene in condizioni non facili. Da pro-prietari abbiamo seguito attentamente il lavoro e dellasocietà di controllo Dzp/Prae e del Primorski dnevnik».Mermolja ha ringraziato tutti gli addetti ai lavori per il lorooperato e ai giovani colleghi giornalisti, che iniziano la loroprofessione in questo periodo di incertezza finanziaria, hadetto che il rischio farà parte del loro mestiere. (…) Di segui-to il vicepresidente della Cooperativa, Livio Valen@i@, ha illu-strato il bilancio relativo al 2009, che si chiude in positivo,mentre la relazione dei revisori dei conti è stata presenta-ta dal presidente del relativo Consiglio, Vojko Lovriha. Ilbilancio del 2009 è stato approvato con la maggioranza deivoti.Nella discussione sono intervenuti, tra gli altri, il direttoreresponsabile del Primorski dnevnik, Duœan Udovi@, la sena-trice Tamara Bla¡ina, i presidenti dell’Unione culturale eco-nomica slovena-Skgz, Rudi Pavœi@, e della Confederazionedelle organizzazioni slovene-Sso, Drago Œtoka.Udovi@ si è soffermato sulle attuali difficoltà del quotidia-no che, a causa della crisi finanziaria, dovrà operare deitagli nel personale e ridurre il numero delle pagine. Udovi@ha sottolineato la sua preoccupazione sul futuro delPrimorski devnik, per il quale, com’è già accaduto in pas-sato, si potrebbe chiedere aiuto al settore economico dellaminoranza slovena.La senatrice Bla¡ina ha detto che questo periodo di crisifinanziaria può anche offrire nuove opportunità di svilup-po e di apertura del Primorski dnevnik ad altre reti di comu-nicazione. Per quanto riguarda la legge sull’editoria, in basealla quale attinge fondi anche il Primorski dnevnik, la Bla¡ina

  • SLOVIT N° 5 del 31/5/10 pag. 10

    Favorire la collaborazione tra il Friuli e la Slovenia. Questoil leit motiv dell’incontro tra il presidente della Provincia on.Pietro Fontanini e la console generale della Repubblica diSlovenia a Trieste, Vasta Valen@i@ Pelikan, che era accom-pagnata dalla console Bojana Cipot. «Grazie a progetti con-divisi – ha sottolineato Fontanini – si possono raggiunge-re obiettivi ambiziosi. Fondamentale in questo momentopuntare all’Alpe Adria: attraverso la macroarea che com-prende, oltre ai nostri territori, anche il nordovest dellaPenisola e una parte della Germania, si potranno pensa-re politiche di sviluppo comuni in grado di rilanciare le diver-se Regioni coinvolte. E per fare questo tutti dovranno farela propria parte. Il Friuli, come la Slovenia – ha aggiuntoFontanini –, da anni ha avviato un dialogo proficuo per lapromozione dei rispettivi prodotti e territori. Ben venga dun-que la condivisione degli obiettivi per aiutare le nostre impre-se e, più in generale, tutto il nostro tessuto economico adaprirsi per cogliere nuove opportunità».Nel corso dell’incontro Fontanini e Valen@i@ hanno ancheaffrontato questioni che toccano da vicino le rispettive comu-nità: Valen@i@, in particolare, ha chiesto un impegno allaProvincia per la questione relativa alla scuola bilingue diSan Pietro al Natisone evidenziando che c’è la necessitàdi trovare in tempi rapidi una soluzione adeguata per lasistemazione degli allievi. Superata l’emergenza, con losgombero dell’edificio che accoglieva l’istituto, bisogna tro-vare una soluzione per il medio periodo, visto che, quellaattuale, è temporanea, ovvero fino alla fine dell’anno sco-lastico in corso. «Pur non avendo competenza diretta per quell’ordine egrado di istituti – ha rilevato Fontanini – la Provincia stacollaborando attivamente valutando tutte le opportunità perdare una giusta sistemazione ai ragazzi».

    (Dom, 30.4.2010)

    RESIA-REZIJA

    Che guaio confondere genetica e linguistica

    Lo scienziato americano Neil Campbell, una delle massi-me autorità nel campo della biologia, ha suddiviso il gene-re umano in cinque razze: africani, amerindiani, asiatici,australiani, caucasoidi e oceaniani. Il gruppo caucasoidecostituisce la cosiddetta razza bianca e comprende tuttele popolazioni dell'Europa (oltre che quelle dell'Asia nor-doccidentale, gli arabi del Medio Oriente, gli africani chevivono a nord del Sahara, i popoli dell’India). Tutte, tran-ne i resiani, come apprendiamo dal sindaco di Resia, SergioChinese.«Siamo una razza unica», ha infatti esultato l’ineffabile primocittadino una volta venuto a conoscenza che i resiani con-dividono in media il 79 per cento del genoma secondo quan-to emerso dai primi risultati del progetto «Parco geneticodel Friuli Venezia Giulia», finanziato dalla Regione, che nel-l'arco degli ultimi due anni ha coinvolto le popolazioni diIllegio, Sauris, Clauzetto, San Martino del Carso, Resia, Ertoe Casso. Non importa che gli studiosi abbiano sottolinea-to che questo è possibile in virtù di un isolamento deriva-to dall’essere una vallata chiusa.Non importa che lo stesso si verifichi a Sauris e Illegio.Non importa che il progetto abbia lo scopo di fare la sto-ria clinica delle sei comunità per «conoscere meglio – comehanno sottolineato i ricercatori – le patologie per le qualic'è una maggiore predisposizione genetica e quelle per cui

    ha sottolineato la necessità di fare pulizia, dal momento chesono troppi i fruitori ingiustificati della legge. Non è questoil caso del Primorski dnevnik, ha concluso, che senza que-sti fondi sarebbe destinato a chiudere.Pavœi@ ha detto che il Primorski dovrebbe offrire maggio-re sostegno alla minoranza al fine di affermarne i diritti ele norme contemplate dalla legge di tutela. Ha poi aggiun-to che lo sguardo al futuro comporta un adeguamento atempi nuovi sia per la minoranza slovena che per il Primorskidnevnik.Œtoka ha sottolineato il ruolo fondamentale, svolto dallescuole e dal Primorski dnevnik, nella tutela della lingua slo-vena nell’ambito della minoranza. Per quanto riguarda, inve-ce, i problemi finanziari, Œtoka ha detto che sarebbe beneche il Primorski dnevnik si appoggiasse anche ad altri gior-nali minoritari, come il sudtirolese Dolomiten.

    (Primorski dnevnik, 18. 5. 2010)

    IL COMMENTO

    L’augurio di Ace non è casuale

    Possiamo tranquillamente concordare con l’affermazionedi Ace Mermolja, presidente uscente della cooperativa cheamministra il Primorski dnevnik, il quale, nel corso dellarecente assemblea generale, ha augurato tanta fortuna alsuo successore. E, infatti, ne avrà bisogno.Si tratta di un augurio non casuale ed espresso con cogni-zione di causa. Da quando esiste la Cooperativa, ilPrimorski dnevnik è riuscito a sopravvivere ed a conseguireun discreto successo. Questo grazie ad un’amministrazioneoculata e ad una serie di circostanze relativamente fortu-nate. A partire dal fatto che finora il meccanismo dei con-tributi che il giornale riceve in base alla legge italiana sul-l’editoria, nonostante le frequenti minacce, non ha subitoarresti.La storia la conosciamo. Ci sono stati ritardi e tagli e davent’anni i contributi sono rimasti invariati, il che vuol direche ogni anno ce ne sono di meno. Ciononostante finorasiamo riusciti a sopravvivere anche se non senza vittimee a costo di grandi sacrifici legati alla redazione quotidia-na del giornale. Il prossimo futuro è molto preoccupante,dal momento che, volendo essere realisti, le testate gior-nalistiche riusciranno difficilmente a sottrarsi alle drastichemanovre finanziarie preannunciate.Per questo motivo la nostra comunità deve necessaria-mente chiedersi se e in che modo in futuro potrà soste-nere il suo giornale che, comunque, rappresenta un mezzodi informazione quotidiana indispensabile per la nostracomunità. Adesso è il momento per una seria riflessionein merito e non quando saremo sommersi dalle difficoltà.

    Duœan Udovi@(Primorski dnevnik, 18. 5. 2010)

    UDINE-VIDAN

    Collaborazione tra Friuli e Slovenia

    in Alpe Adria

    Incontro del presidente della provincia con la Consolegenerale slovena a Trieste, Vlasta Valeni@i@ Pelikan

  • è stata sviluppata una protezione»; lo studio ha infatti «per-messo di identificare tutta una serie di geni coinvolti nellapredisposizione o protezione rispetto a malattie importan-ti, come Alzheimer, Parkinson, e farci meglio comprende-re anche stili di vita o preferenze alimentari».Secondo Chinese i risultati dello studio genetico darebbero«dimostrazione scientifica di ciò che abbiamo sempre soste-nuto», cioè che i resiani non sono sloveni.Fermo restando che il patrimonio genetico al 90 per centoè comune a tutti gli esseri umani e che l’85 per cento ditutta la diversità genetica umana si concentra negli indivi-dui che appartengono allo stesso gruppo (chissà se Chinesequesto lo sa), il sindaco con le sue sparate (riprese acriti-camente da organi di informazioni e importanti esponentipolitici) alimenta una distorsione di tipo ideologico, confon-dendo volutamente il piano biologico con quello socio-cul-turale, nella fattispecie etnico e linguistico.Ma come si fa a pensare che un’identità, che si esprimein una determinata parlata, in una cultura, in un insiemedi tradizioni, sia data da un patrimonio genetico?Naturalmente nella trappola di queste strampalate sugge-stioni cascano le persone più sprovvedute, quelle che nondispongono dei mezzi culturali per valutarle.«Bisogna fare molta attenzione quando si manipolano i geni.Questo vale sempre, che siano quelli del granoturco, dellepecore o delle persone. In questo ultimo caso ci vuole anco-ra maggiore prudenza», suggerisce Marco Stolfo, friulano,esperto di politica linguistica, dalle colonne del quotidiano«E polis Friuli». Il progetto di Parco genetico, prosegueStolfo, è passato «solo come studio curioso sui gusti ali-mentari e soprattutto sulle ipotetiche radici di quelle comu-nità, mischiando identità e biologia, cultura e genetica, pro-prio come, secondo Luca Sforza, il più famoso genetistaitaliano, non si dovrebbe mai fare. Ci è cascato anche qual-che politico, con dichiarazioni su scienza, razze e rivendi-cazioni che sembrano arrivare a 70 anni fa».Alla disinformazione, alle manipolazioni e all’incultura al gior-no d’oggi, purtroppo, è difficile far fronte. L’antropologo, psi-cologo e filosofo francese Claude Lévi-Strauss affermavache «è ben probabile che le differenze razziali continue-ranno a servire da pretesto alla crescente difficoltà di vive-re insieme». Ma a Sergio Chinese e ai suoi accoliti que-sto sembra importare poco e niente.

    M. K.(Dom, 31.5.2010)

    I COMMENTI

    Da dove proviene l’«homo Resianus»?

    «Già da anni stiamo affermando che siamo una razza par-ticolare, ora ne abbiamo le prove». Non è un passo dal libroMein Kampf, ma l’affermazione del sindaco di Resia, SergioChinese, che ha commentato con tono euforico i risultatidella ricerca sulle caratteristiche genetiche degli abitanti diResia-Rezija. È quest’affermazione l’unica nota negativadella presentazione dei primi risultati del progetto Parcogenetico del Friuli-Venezia Giulia, finanziato dalla regioneFvg. Già da due anni nelle sei comunità coinvolte gli esper-ti stanno portando avanti un’ambiziosa ricerca genetica, chesarà utile soprattutto per l’analisi e la prevenzione dellemalattie. I ricercatori hanno elaborato anche delle mappegenetiche attraverso le quali mettere a confronto le singolecomunità. Il caso più clamoroso è rappresentato da Resia,

    SLOVIT N° 5 del 31/5/10 pag. 11

    sotto il profilo genetico molto differente dalle altre comu-nità, forse anche da alcune situate al di là del confine. Unapeculiarità quella di Resia dovuta al suo secolare isolamentoed alla quasi assenza di rapporti con la periferia. Questoha portato ad una particolarità genetica, mentre resta cono-sciuta l’origine del primo abitante che vi si insediò.Il sindaco di Resia ha colto la palla al balzo ed ha chiestol’esclusione di Resia dalla legge di tutela per gli sloveni ela stesura di una legge esclusivamente per il territorio resia-no. Il presidente del Friuli-Venezia Giulia, Renzo Tondo,l’ha praticamente appoggiato affermando che i resiani sono«solo Resiani».I dati, che non dimostrano nient’altro se non il secolare iso-lamento degli abitanti di Resia, vengono interpretati da alcu-ni in modo del tutto personale. Dopo le teorie di chi affer-ma (nonostante le valutazioni dei linguisti dicano il contrario)che il resiano è una lingua del tutto diversa dallo sloveno,ora sentiremo parlare della teoria sulla «razza resiana». Intempo immemorabile il presunto «homo Resianus» si sareb-be trasferito da una regione sconosciuta nella valle a ovestdel monte Canin e non avrebbe avuto niente in comunecon i vicini sloveni.

    Aljoœa Fonda(Primorski dnevnik, 12. 5. 2010)

    Resia, doveva essere uno screening medico

    Il Progetto del Parco genetico è diventatouna miscela esplosiva

    L’idea base era quella di creare una banca dati, che, par-tendo dall'analisi della componente genetica di sei picco-le comunità a lungo isolate nel contesto territoriale dellaregione, consentisse lo studio di importanti malattie, usu-fruendo delle più attuali conoscenze scientifiche, per com-prendere se e quanto esse siano determinate da fattorigenetici o ambientali. Così è nato il progetto regionale«Parco genetico del Friuli Venezia Giulia» che ha messosotto la lente le popolazioni di Illegio, Sauris, Clauzetto, SanMartino del Carso, Resia, Erto e Casso tracciandone la sto-ria clinica e ricavandone la mappa genetica. A tal fine si èmesso in rete il meglio della ricerca scientifica, quali l’AreaScience Park, l’Irccs Burlo Garofolo, il Cnr, il Centro studifegato, le Università di Trieste e Udine coinvolgendo gene-tisti, cardiologi, psichiatri, neurologi, nutrizionisti, odontoiatri.La banca di dati clinici, storici, ambientali e geografici puòcontribuire a migliorare la conoscenza delle cause di par-ticolari malattie multifattoriali o complesse che dipendonosia da fattori genetici che da fattori ambientali. Con unoscreening della popolazione si identificano i fattori geneti-ci che possono essere implicati nella formazione dellemalattie più comuni, come ad esempio sordità, diabete,osteoporosi, ipertensione ed esaminando le condizioni egli stili di vita, le abitudini alimentari delle singole comunitàsi ottengono strumenti ancor più precisi per chiarire l’im-plicazione dei fattori ambientali nella patogenesi delle stes-se.Vi sono particolari ragioni medico scientifiche nella sceltadelle popolazioni da prendere in esame e tra queste è stataevidenziata in particolare «la localizzazione geografica iso-lata» cui si aggiungono barriere di tipo linguistico, pochi fon-datori da cui è sorta la comunità, quindi pochi cognomi col-legati all’elevato tasso di endogamia e scarsa immigrazione. Bastano queste poche affermazioni per definire Resia e la

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    sua comunità. In fondo i risultati della ricerca non stupiscononeppure tanto: sono solo una conferma di quanto si è dettoe scritto di questa comunità, da quando studiosi di ben altrediscipline ( ad es. Baudouin de Courtenay) si accorserodelle particolarità etnolinguistiche, e non solo, della popo-lazione di questa valle. Indagini antropologico fisiche(Corrain e Capitanio, 1987) hanno consentito, attraversol'esame della distribuzione di diversi fenotipi ematologici,di accertarne le caratteristiche genetiche evidenziandoappunto un'inattesa omogeneità interna costituente un iso-lato genetico quasi da manuale, sebbene vi rimanga con-fermata una divisione interna in 4 gruppi di località su basistoriche e demografiche. Ancora oggi «si fanno sentire glieffetti delle poche famiglie iniziali fondatrici...», forse unaventina. L'isolamento successivo ha mantenuto nei seco-li il patrimonio genetico dei fondatori; una situazione ormairarissima in Europa.L’analisi genetica dei resiani, come risulta dalla relazionedel “Parco” regionale ha verificato questa “unicità” ed hacalcolato che essi «condividono in media il 79% del geno-ma». Che cosa vuol dire? Qui si entra nella complessitàdell’organismo umano, vale a dire nel corredo di cromo-somi contenuti in ogni sua cellula. In parole povere «il geno-ma umano può essere considerato come un libretto di istru-zioni contenente l'informazione necessaria perché sia costi-tuito l'intero organismo», libretto fatto di 5000 volumi ognu-no con 300 pagine, il tutto contenuto nella dimensione diuna capocchia di spillo. Il fatto che ciascun resiano sotto-posto al test genetico condivida coi valligiani poco menodi 4000 volumi differenziandosi per il restante migliaio, hadato al primo cittadino del comune e a molti altri un sensodi “esaltazione” di difficile comprensione e, cosa ancor piùfuorviante, l’estro per leggere il dato genetico, indubbia-mente rilevante, in chiave etnopolitica, come se questafosse la prova del nove della propria origine, per così dire,marziana o di un altro qualsiasi pianeta. Parlare di altrarazza, di unicità nel genere umano, ed usare il dato in chia-ve antislovena per me vuol dire confondere il tutto in uncalderone di stampo naif, nel senso originale del termine,di «artisti che non hanno frequentato accademie e scuoledi sorta».È Sergio Chinese a parlare di «dimostrazione scientificadi ciò che abbiamo sempre sostenuto», ovvero che «siamouna razza unica», e a rivendicare per questa ragione unatutela specifica delle peculiarità linguistiche e storiche. Chesia lo stesso governatore Tondo a condividere questa tra-slazione di significati non rende la cosa maggiormentesostenibile, anzi. Perché mischiando genetica, linguisticae politica si produce una miscela esplosiva che danneg-gia l’immagine di chi l’ha fatta. Le caratteristiche culturalie linguistiche, in quanto tali, hanno ben poco a vedere coni genomi fino a che gli scienziati non trovino nel 5000 volu-mi di cui sopra le quattro righe che determinerebbero lacondizione linguistica come quella del colore dei capelli.È chiaro, come lo è sempre stato, che il relativo isolamentodurato per secoli abbia creato condizioni particolari e nes-suno ha mai messo in dubbio la particolarità linguistico cul-turale di questa comunità.Che questa possa essere difesa in chiave culturale rifiu-tando l’evidente appartenenza del resiano al ceppo slovenosi fa un un torto ai resiani, perché la particolarità basatasu falsi storici e culturali potrebbe portare alla devianza.Infatti, a leggere i blog dei siti su Resia si prova un certosentore di “alienazione”.

    Riccardo Ruttar(Dom, 31.5.2010)

    SLAVIA FRIULANA-BENE#IJA

    Accademici sloveni in visita nella Slavia

    La presidenza della Sazu a San Pietro al Natisone,nella Val Torre e a Resia

    Venerdì 21 maggio hanno fatto visita a Resia, ospiti delCentro culturale Ta rozajanska kulturska hiœa, alcuni mem-bri dell’Accademia slovena delle scienze e delle arti (Sazu).Della delegazione facevano parte il presidente, Jo¡eTrontelj, i vice presidenti, Marko Muœi@ e Matija Gogala, gliaccademici Branko Stanovnik e Ciril Zlobec.L’accademia slovena delle scienze e delle arti, fondata nel1938, è la più alta istituzione nazionale scientifica ed arti-stica della Repubblica di Slovenia. Essa riunisce accade-mici e studiosi che si sono distinti in vari rami del saperee delle espressioni artistiche che sono stati eletti per altis-simi meriti, per il loro impegno e le loro pubblicazioni.Questo prestigioso istituto, oltre ad affrontare le questionifondamentali della scienza e dell'arte, partecipa alla ricer-ca scientifica, organizza il lavoro di ricerca con universitàe altri enti e sviluppa la cooperazione internazionale. Questaistituzione ha lavorato molto su Resia soprattutto nell’am-bito della ricerca etnografica; tra gli studiosi, che ne fannoparte, vi è il prof. Milko Mati@etov, cittadino onorario delComune di Resia conosciuto e stimato da molti resiani peri suoi studi e le sue pubblicazioni sul dialetto e la culturaresiana.Tra gli accademici presenti all’incontro vi era anche il notopoeta, romanziere, saggista, antropologo, traduttore CirilZlobec. Nato nel 1925 a Ponikve sul Carso, frequentò lascuola elementare italiana e le prime classi ginnasiali nelseminario minore di Gorizia prima e Capodistria poi. Nel1941 venne espulso dal seminario perché scriveva poe-sie in sloveno. Dopo essere stato confinato in Abruzzo, nelsettembre del 1943 rientrò in patria e prese parte alla resi-stenza slovena. Dopo la liberazione continuò gli studi aLubiana e si laureò in lingua e letteratura slovena e russa.Due volte deputato al Parlamento della Repubblica diSlovenia, Zlobec è membro di quattro Accademie delleScienze e delle Arti: quella slovena, della quale è stato perdue volte vicepresidente ed ora è membro della presidenza,quella croata, quella europea (Salisburgo) e quella medi-terranea (Napoli). Zlobec ha pubblicato fino ad oggi, tra poe-sia, narrativa, saggistica, traduzioni ed antologie oltre 100titoli. Ha dedicato una parte notevole della sua attività let-teraria alle traduzioni, soprattutto di autori italiani, tra i qualiGiacomo Leopardi, Dante Alighieri, Salvatore Quasimodoe Giosuè Carducci.Gli ospiti hanno espresso interesse ed apprezzamento perl’attività proposta dalle associazioni culturali presenti aResia. Ancora una volta un segnale di attenzione per lapiccola Valle da parte di persone di grande cultura.Prima della visita a Resia gli accademici sloveni si sonoincontrati a San Pietro al Natisone con i rappresentanti delleorganizzazioni slovene della provincia di Udine. La presi-dente dell’Istututo per la cultura slovena, Bruna Dorbolò,la direttrice della scuola bilingue, ˘iva Gruden, la vice pre-sidente della Skgz provinciale, Iole Namor, e il presiden-te dello Sso provinciale Giorgio Banchig, hanno illustratoagli accademici sloveni le attività delle associazioni che ope-rano sul territorio per il consolidamento e lo sviluppo dellacultura slovena. Gli ospiti hanno dimostrato particolare

  • SLOVIT N° 5 del 31/5/10 pag. 13

    attenzione al ruolo e all’attività della scuola bilingue, auspi-cando una pronta e soddisfacente soluzione dei problemicreatisi in seguito allo sgombero delle vecchia sede, e alprogetto strategico Jezik / Lingua, che darà ulteriore impul-so alla diffusione e alla conoscenza delle lingue minorita-rie, slovena in Italia e italiana in Slovenia.Nel loro itinerario tra le comunità slovene della provinciadi Udine gli accademici sloveni hanno visitato anche la ValTorre accompagnati dal Viljem #erno.

    Sandro Quaglia(Dom, 31.5.2010)

    TRIESTE-TRST

    Progetto Jezik/Lingua

    per valorizzare le minoranze

    Presentato il programma europeo che verrà realizzatoanche nella Slavia friulana

    «È questo, un progetto importante ed innovativo. Innovativoperché impostato su elementi nuovi di collaborazione, dicoesione, di intesa tra due comunità minoritarie che haanche un’importante valenza economica. Va ribadito in que-sto contesto – ha aggiunto – che queste comunità sonotutelate da trattati internazionali e che come tali cercanouna propria strada proprio su questo più ampio ambito euro-peo, secondo lo spirito e le finalità che l’Unione Europeasi era proposta quando elaborava i progetti Interreg». Inqueste parole è condensato l’intervento che il presidentedella Confederazione delle organizzazioni slovene-Sso,Drago Œtoka, ha fatto alla presentazione del progetto Jezik– Lingua, avvenuta lo scorso 24 maggio nella prestigiosasede della regione a Trieste. A Œtoka ha fatto eco il pre-sidente dell’Unione culturale economica slovena-Skgz, RudiPavœi@: «Questo è un bel giorno, e non solo dal punto divista meteorologico. Ci troviamo nella principale istituzio-ne del Friuli Venezia Giulia e qui sono riuniti i rappresen-tanti delle minoranze slovena in Italia e italiana in Sloveniae quelli dei due rispettivi Stati d’appartenenza, per pre-sentare un progetto di particolare rilevanza non solo perle due comunità minoritarie. Qui si manifesta un nuovomodo di intendere i rapporti transfrontalieri nella costruzionedella nuova Europa». Le parole dei presidenti Pavœi@ e Œtoka fanno parte degliinterventi delle numerose personalità che hanno presen-tato alla stampa il corposo progetto, finanziato nel’ambitodel Programma per la cooperazione transfrontaliera Italia- Slovenia 2007-2013 che va sotto il nome «Jezik / Lingua- Plurilinguismo quale ricchezza e valore dell’area tran-sfrontaliera italo-slovena». Come è noto, il programma dicooperazione prevede la disponibilità di risorse pubblichecomplessive pari a 136 milioni 714 mila euro, di cui 116milioni 206 mila, pari all'85 per cento di provenienza comu-nitaria Fesr e 20 milioni 507 mila di risorse nazionali ita-liane e slovene. Esso interessa un'area di oltre 30 mila km2ed una popolazione di circa 5,5 milioni di abitanti. L'areacomprende, infatti, sul versante sloveno, le regioni dellaGorenjska, Goriœka, Obalno-kraœka e, in deroga territoria-le, l’Osrednjeslovenska e Notranjsko-kraœka; sul versanteitaliano, le province di Udine, Gorizia, Trieste, Venezia,Padova, Rovigo, Ferrara e Ravenna e, in deroga,Pordenone e Treviso.

    In questo quadro si inserisce l’iniziativa promossa dalle isti-tuzioni e associazioni slovene in Italia e italiane inSlovenia, con lo studio, l’elaborazione e la perfetta gestio-ne formale del progetto Jezik / Lingua. La competenza, laserietà, la fattibilità e l’importanza, non solo sul piano loca-le ma su quello comunitario, sono state premiate, tanto cheil progetto è stato considerato il migliore del settore con unpunteggio valutativo di 85 punti su 100. Promosso a pienivoti, quindi, in quanto rispondeva, in tutte le sue parti, agliobiettivi strategici – si tratta infatti di obiettivo strategico –che l’UE poneva come condizione sine qua non.Era lunedì 24 maggio (data solo occasionalmente simbo-lica, se si va col pensiero allo stesso giorno del 1915 quan-do il Regno d’Italia entrava in guerra contro gli Imperi cen-trali per barattare, al prezzo di 700 mila morti, Trento eTrieste), quando il progetto Jezik / Lingua è stato illustra-to ai mezzi di comunicazione, nelle sue finalità, nei termi-ni, nelle principali caratteristiche in programma e nelle forzemesse in campo.Al tavolo dei relatori faceva gli onori di casa l’assessoreregionale alle Relazioni internazionali, Federica Seganti,che si è detta soddisfatta ed orgogliosa d’aver contribuitoal buon fine di un progetto cosi «interessante ed innovati-vo», poi il presidente della giunta esecutiva dell'UnioneItaliana in Slovenia, Maurizio Tremul, i presidenti di Sso edSkgz già citati. Per la diplomazia della Slovenia la conso-le Bojana Cipot, la rappresentante dell’ufficio per gli slo-veni d’oltreconfine e nel mondo, Breda Mulec, ed il vice-sindaco di Capodistria / Koper, Alberto Scheriani. La cora-lità delle valutazioni positive ed innovative di un progettocosì corposo e complesso apparirebbe scontata, ma maia sufficienza ne viene rimarcata la portata storica, nell’ot-tica del superamento delle travagliate vicende dell’ultimosecolo e che ancora frenano l’integrazione ed il definitivooblio di insensati rancori e pregiudizi. Quaranta mesi sono previsti per tradurre in azioni concrete,visibili e valutabili gli oltre tre milioni di euro che vale il pro-getto, il quale coinvolge l’ampio territorio di confine abita-to dalle minoranze. Lead partner è l’Associazione tempo-ranea di scopo “Jezik-Lingua”, costituita dall’Inœtitut za slo-vensko kulturo – Istituto per la cultura slovena di San Pietroal Natisone, la Skgz e lo Sso. Numerosissimi sono i part-ner tra cui vanno segnalate per la pregnanza culturale escientifica ben quattro università: Università del Litoraledi Capodistria, l’Università di Udine, l’Università di Triestee l’Università Cà Foscari di Venezia cui si aggiunge il Centrostudi Jacques Maritain di Portogruaro.

    R. R.(Dom, 31.5.2010)

    PROGETTO JEZIK-LINGUA

    ˘ekœ: un importante passo in avanti

    nella tutela degli sloveni in Italia

    Come abbiamo già riferito lunedì 24 maggio è stato pre-sentato a Trieste il progetto Jezik-Lingua: Plurilinguismocome ricchezza e valore del territorio transfrontaliero italo-sloveno. Il progetto è inserito nell’ambito della cooperazionetransfrontaliera Italia-Slovenia 2007-2013.Secondo il ministro per gli sloveni d’oltre confine e nelmondo del governo di Lubiana, Boœtjan ˘ekœ, il progettodarà un notevole contributo allo sviluppo di entrambe le lin-

  • che hanno preceduto la dimensione economica, anticipandocosì il trattato di Lisbona. L'assessore ha indicato «inAquileia romana e patriarcale, per 2 mila anni riferimentodelle culture slava, latina e tedesca, e nel XX secolo, com-pendio qui della storia d'Europa, dalle trincee del Carso allasbarra alzata nel 2004 con l'ingresso della Slovenia nell’Ue»le radici del Friuli Venezia Giulia. Ma ha anche rilevato chequi, dopo gli ultimi cambiamenti geopolitici, va colta l'op-portunità di operare per consolidare i rapporti con il Centroe l’Est Europa, «una visione strategica in cui dobbiamo coin-volgere i giovani e che chiama tutti ad un atto di respon-sabilità per la costruzione, partendo da una comune citta-dinanza europea, di un futuro di pace e libertà».Di «diversità come presupposto per il dialogo tra le cultu-re e lo sviluppo dell'intero genere umano» ha parlato anchePuglisi, sottolineando che scuola e università sono chia-mate «a costruire il sapere che alimenta la didattica dei dirit-ti umani». Ha invece ricordato l'impegno dello Stato (80milioni di euro per progetti presentati da enti locali e isti-tuzioni scolastiche) a favore della valorizzazione delle dodi-ci minoranze riconosciute nel Paese il direttore centrale peri Diritti civili la Cittadinanza e le Minoranze del ministerodell'Interno, Angelo Di Caprio.«In Friuli Venezia Giulia risultano residenti 94.976 cittadi-ni provenienti da 151 Paesi diversi di tutti i 5 continenti enella sola provincia di Trieste risiedono 16.528 stranieri diben 125 Stati - ha spiegato il commissario di Governo eprefetto di Trieste Alessandro Giacchetti – e se si pensache gli stati membri dell’Onu sono 192, possiamo parlaredella regione e di Trieste in particolare come di un micro-cosmo internazionale nel centro dell'Europa. Giacchetti haquindi detto che Trieste è stata posta al primo posto nellagraduatoria delle 103 province italiane per indice di inte-grazione degli stranieri, posizione privilegiata che si per-cepisce materialmente nel clima sociale di queste terre».Parlando del Mediterraneo, «mare che assomiglia sempredi più ad una frontiera estesa da Levante a Ponente perseparare l'Europa dall'Africa e dall'Asia Minore» PredragMatvejevi@ ha dichiarato che le sue rive «non hanno incomune che le loro insoddisfazioni» mentre «le decisionirelative alla sua sorte sono prese al di fu