SOMMARIO CINOLOGIA - Vetjournal · terapia alla seduzione che la vita naturale, e gli animali in...

39
CINOLOGIA Rivista tecnica trimestrale di allevamento canino Editore: SCIVAC Palazzo Trecchi 26100 Cremona Telefono (0372) 460440 Telefax (0372) 457091 Anno 9, numero 2, giugno 1998 Iscrizione Registro Stampa del Tribunale di Cremona n. 247 del 7.9.90 Direttore: Antonio Manfredi Coordinamento redazionale: Aldo Vezzoni Alessandro Ciorba Ai testi di questo numero hanno collaborato: G. Ballarini C. Bertolini B. Denis R.L.Gillette A. Herzog R. Marchesini M. Pasinato C. Pierantoni K. Stark A. Vezzoni Coordinamento editoriale: Angelo Franceschini Stampa: Press Point Via Cagnola 35 - Abbiategrasso (MI) Tel. (02) 9462323 - Fax (02) 94969304 Spedizione: Abbonamento postale - 45% Art. 2 comma 20/B - Legge 662/96 - Filiale di Piacenza Nacor - Bobbio - Tel. 0523/936546 Direzione, amministrazione, pubblicità: SCIVAC Direttore Responsabile: Antonio Manfredi La rivista è gratuita per tutti i soci SCIVAC in regola con il pagamento della quota di iscrizione e per tutti gli allevatori. Per chiunque altro volesse ricevere la rivista, il costo è di Lire 60.000 quale contributo per le spese di spedizione per i quattro numeri dell’anno. EDITORIALE ......................................................................pag. 5 A. Vezzoni ATTUALITÀ Per conoscere meglio le razze canine meno diffuse: il Basenji .........................................................................pag. 7 M. Pasinato Pet Therapy: effetto placebo e veterinaria .........................pag. 9 G. Ballarini Il rapporto uomo-cane nella prospettiva zooantropologica .............................................................pag. 15 R. Marchesini DENTRO L’ADDESTRAMENTO E L’ALLENAMENTO Aggressività del cane: un problema dalle cause complesse e polifattoriali ..................................................................pag. 17 C. Bertolini DENTRO L’ALLEVAMENTO Sulla nozione di razza .....................................................pag. 21 B. Denis Allevare oggi: il sogno di un allevatore che prende coscienza delle implicazioni etiche della sua attività ...............................................................pag. 29 C. Pierantoni Principali patologie di natura genetica nel cane ..............pag. 33 A. Herzog DENTRO LA SALUTE Quando l’automobile diventa un forno crematorio .........pag. 41 K.Stark Nuove prospettive nella fisiologia delle prestazioni agonistiche del cane ........................................................pag. 43 R.L.Gillette NOTIZIE a cura della Redazione ....................................................pag. 47 SOMMARIO

Transcript of SOMMARIO CINOLOGIA - Vetjournal · terapia alla seduzione che la vita naturale, e gli animali in...

Page 1: SOMMARIO CINOLOGIA - Vetjournal · terapia alla seduzione che la vita naturale, e gli animali in ... neralmente delle pillole di mica panis e cioè mollica di pane ridotta in palline).

CINOLOGIARivista tecnica trimestrale

di allevamento canino

Editore: SCIVACPalazzo Trecchi26100 Cremona

Telefono (0372) 460440Telefax (0372) 457091

Anno 9, numero 2, giugno 1998

Iscrizione Registro Stampadel Tribunale di Cremona

n. 247 del 7.9.90

Direttore:Antonio Manfredi

Coordinamento redazionale:Aldo Vezzoni

Alessandro Ciorba

Ai testi di questo numero hanno collaborato:

G. BallariniC. Bertolini

B. DenisR.L.GilletteA. Herzog

R. MarchesiniM. Pasinato

C. PierantoniK. Stark

A. Vezzoni

Coordinamento editoriale:Angelo Franceschini

Stampa:Press Point

Via Cagnola 35 - Abbiategrasso (MI)Tel. (02) 9462323 - Fax (02) 94969304

Spedizione:Abbonamento postale - 45%

Art. 2 comma 20/B - Legge 662/96 -Filiale di Piacenza

Nacor - Bobbio - Tel. 0523/936546

Direzione, amministrazione,pubblicità:

SCIVAC

Direttore Responsabile:Antonio Manfredi

La rivista è gratuita per tutti i soci SCIVAC in regola con

il pagamento della quota di iscrizionee per tutti gli allevatori.

Per chiunque altro volesse ricevere larivista, il costo è di Lire 60.000 qualecontributo per le spese di spedizione

per i quattro numeri dell’anno.

EDITORIALE ......................................................................pag. 5A. Vezzoni

ATTUALITÀPer conoscere meglio le razze canine meno diffuse: il Basenji .........................................................................pag. 7M. Pasinato

Pet Therapy: effetto placebo e veterinaria .........................pag. 9 G. Ballarini

Il rapporto uomo-cane nella prospettiva zooantropologica .............................................................pag. 15R. Marchesini

DENTRO L’ADDESTRAMENTO E L’ALLENAMENTOAggressività del cane: un problema dalle cause complesse e polifattoriali ..................................................................pag. 17C. Bertolini

DENTRO L’ALLEVAMENTOSulla nozione di razza .....................................................pag. 21B. Denis

Allevare oggi: il sogno di un allevatore che prende coscienza delle implicazioni etiche della sua attività ...............................................................pag. 29C. Pierantoni

Principali patologie di natura genetica nel cane ..............pag. 33A. Herzog

DENTRO LA SALUTEQuando l’automobile diventa un forno crematorio .........pag. 41K.Stark

Nuove prospettive nella fisiologia delle prestazioni agonistiche del cane ........................................................pag. 43R.L.Gillette

NOTIZIE

a cura della Redazione ....................................................pag. 47

S O M M A R I O

Page 2: SOMMARIO CINOLOGIA - Vetjournal · terapia alla seduzione che la vita naturale, e gli animali in ... neralmente delle pillole di mica panis e cioè mollica di pane ridotta in palline).

5

EDIT

ORIA

LELe sinergieAldo Vezzoni

L e recenti polemiche sui cani giudicati aggressivi e le iniziative sortesia a livello parlamentare che in diversi comuni per rispondere allepreoccupazioni della gente si sono mosse più su base emotiva, par-

ticolarmente per le lotte tra cani, che razionale e scientifica. Come purtrop-po spesso è accaduto nel nostro paese si tende a legiferare più sulla scorta dimovimenti di opinione, pur legittimi, ma spesso impulsivi ed irrazionali chenon sulla base di un’approfondita disamina dei problemi eseguita da espertidel settore e delle migliori soluzioni che essi possono proporre. Certamentegli addetti ai lavori in questo settore sono i conofili ed i veterinari che hannosviluppato la loro professionalità su tutto quanto riguarda il cane e nessunprogetto sulla sua aggressività è proponibile senza una loro consulenzadeterminante. Ciò significa ancora una volta che queste due figure profes-sionali hanno l’obbligo morale di unire le loro forze e competenze per crea-re una sinergia in grado di difendere e sostenere la cinofilia sana nei con-fronti di chi pensa di poter utilizzare il cane per scopi illeciti e di contrastaregli “esperti” dell’ultima ora che potrebbero causare più danni che benefici.Allevatori, cinofili e veterinari, nel rispetto reciproco delle loro competenze,devono saper collaborare in questa emergenza per proporre delle soluzioniintelligenti ed efficaci al problema “aggressività”.

Devono anche apprezzare, in questo frangente, l’utilità di unire le proprieforze per un obiettivo comune ed applicare questa strategia anche per altriproblemi; in particolare per affrontare seriamente il problema della salute edel benessere del cane allevato e quindi il il problema delle malattie eredita-rie. Il sogno di Claudio Pierantoni riportato in questo numero e l’articolo delProf. Herzog sulle patologie di natura genetica ripropongono l’urgenza diaffrontare insieme, allevatori e veterinari, un argomento così importante perevitare che continui a diffondersi tra la gente la convinzione che il cane dirazza, invece di essere garantito sono tutti gli aspetti, morfologici, attitudi-nali e sanitari, sia in realtà sempre più un cane tarato e ammalato.

21998

EDIZIONI SCIVAC - Anno 9, numero 2, trimestrale, giugno 1998.Spedizione in abbonamento postale - 45% - Art. 2 comma 20/B - Legge 662/96 - Filiale di Piacenza

CINOLOGIARivista tecnica di allevamento canino

ISSN: 1120-7957

Aggressività del cane

Pet therapy

Il Basenji

Page 3: SOMMARIO CINOLOGIA - Vetjournal · terapia alla seduzione che la vita naturale, e gli animali in ... neralmente delle pillole di mica panis e cioè mollica di pane ridotta in palline).

7

ATT

UA

LITÀPer conoscere meglio le razze

canine meno diffuse: il BasenjiMaurizio Pasinato*

I l Basenji, originario dello Zambia, è forse uno deicani più antichi; antenato dei Terriers, la sua originesi fa risalire a qualche millennio a.C. Ben noto

nell’antico Egitto, lo si trova spesso raffigurato nelletombe dei faraoni o dei loro dignitari. Apprezzato intutta l’Africa Centrale per la sua abilità di cacciatore,fece la sua prima comparsa in Europa nel 1895, ma lacoppia importata da un esploratore inglese morì pocodopo di cimurro. Solo nel 1937 venne nuovamenteimportato in Inghilterra e nel 1941 in America. InItalia, pur essendovi pochi soggetti, si possono dire diottima qualità.

Il cucciolo, che un occhio poco esperto può facil-mente scambiare per meticcio, ha la pelle molto rilas-sata con numerose rughe che persistono anche nei sog-getti adulti. Il Basenji è comunemente noto come “ilcane che non abbaia mai”, emette infatti un suono dif-ficile da descrivere: qualcosa fra un riso represso e un“jodel”.

Un’altra caratteristica della razza è che le femminevanno in calore una sola volta all’anno, generalmente,alle nostre latitudini, nei mesi di novembre e dicembre;

quindi, presumibilmente, i cuccioli verranno sottopostialla nostra attenzione nei primi mesi dell’anno. Ilperiodo estrale può durare anche 4 settimane e l’accet-tazione del maschio può essere sia precoce (dopo 5giorni) che tardiva (dopo 15 giorni). La gravidanza nonpresenta particolari problemi ed i cuccioli, il cui nume-ro mediamente è di 5 o 6, vengono allevati in modomolto amorevole. Sono frequenti in questi ultimi leernie ombelicali, mentre tra le malattie genetiche piùcomuni si annoverano: la persistenza della membranapupillare (P.P.M) e la deficienza eritrocitaria di piruva-to chinasi (P.K.).

Quest’ultima causa un’anemia emolitica ed i sogget-ti colpiti si stancano facilmente, tendono a dormiremolto e presentano spesso episodi di lipotimia. Altrisegni clinici sono: feci di colore arancio, pallore dellemucose, tachicardia e splenomegalia. Non esiste nes-sun trattamento efficace e le speranze di sopravviven-za sono poche. I trattamenti di supporto prevedonouna dieta adeguata e trasfusioni di sangue (attenti allaisoimmunizzazione).

Un’altra patologia piuttosto comune in questa razzaè la colibacillosi (enterite coliforme), associata spessoa enteropatia immunoproliferativa; i segni clinici diqueste malattie sono diarree croniche.

I campioni Pulcinella Tarantella Aboteres e Niame Eyedell’allevamento di “Kinzica” di Pisa.

Maschio adulto dell’allevamento di “Kinzica” di Pisa.

* Medico Veterinario, Libero Professionista, Treviso.

Page 4: SOMMARIO CINOLOGIA - Vetjournal · terapia alla seduzione che la vita naturale, e gli animali in ... neralmente delle pillole di mica panis e cioè mollica di pane ridotta in palline).

8

Attualità ________________________________________________________________________________________

Infine è possibile rilevare una disfunzione tubulo-renale (sindrome di Fanconi) che si manifesta con poli-dipsia e poliuria, perdita di peso nonostante un appetitonormale e dermatopatie. Le ricerche di laboratorio evi-denziano glicosuria, proteinuria e isosostenuria.

Dal punto di vista caratteriale il Basenji viene con-siderato “il più gatto fra tutti i cani”, in quanto silecca frequentemente proprio come fanno i felini. Si

affeziona molto ai bambini e al padrone anche se con-serva una certa indipendenza. Sa adattarsi alla vita diappartamento purché gli venga assicurata una passeg-giata quotidiana. Si tratta di un cane certamente idea-le per chi non ama i soggetti troppo “rumorosi” e ipe-rattivi.

Nel ringraziare l’allevatore per la documentazionefornita, vi do appuntamento alla prossima razza.

Femmina dell’allevamento di “Kinzica” di Pisa.

Cucciolo dell’allevamento di “Kinzica” di Pisa. Un cucciolo di 4 mesi ed uno di 3 mesi.

Page 5: SOMMARIO CINOLOGIA - Vetjournal · terapia alla seduzione che la vita naturale, e gli animali in ... neralmente delle pillole di mica panis e cioè mollica di pane ridotta in palline).

9

ATT

UA

LITÀPet Therapy

«Effetto placebo» e veterinariaGiovanni Ballarini*Tratto da "Progresso Veterinario”, Anno LIII, n. 11, 15 giugno 1998

Pet Therapy in fase di stallo

L’innegabile successo della Pet Therapy, od almeno del-la idea che si collega a questa terapia, ha diverse motiva-zioni e si va dalla attuale propensione per i metodi dolci diterapia alla seduzione che la vita naturale, e gli animali inparticolare, possano aiutare l’uomo nel mantenere o riac-quistare la salute od un equilibrio con la natura, anchenell’ambito di un rinnovato patto cosmico. Indubbiamentea questo successo hanno contribuito i risultati che sono sta-ti ottenuti con la Pet Therapy, nonostante che spesso sianopiù di carattere episodico che sistematico e che quasi sem-pre manchi un preciso calcolo del costo-beneficio, anchein confronto con altri sistemi di approccio terapeutico. Èinoltre da osservare che i vantaggi e gli eventuali limiti del-la associazione della Pet Therapy con altri sistemi di curasono ancora in buona parte inesplorati.

Oggi e soprattutto quando sta crescendo il favore delpubblico per la Pet Therapy, si ha l’impressione, moltevolte più di una impressione, che vi siano ostacoli per unulteriore sviluppo e che questo derivi soprattutto da unaassente, od ancora insufficiente conoscenza dei suoi mec-canismi d’azione. In altri termini, per comprendere per-ché in alcuni casi la Pet Therapy funziona ed in altri no(nessuna terapia è sempre efficace, ed in uguale misura,in tutti i casi!!) ci si sta ponendo la domanda attraversoquale meccanismo questa terapia funziona. Una doman-da la cui risposta è essenziale per uscire dall’impasse osituazione di stallo che sembra oggi caratterizzare l’ap-plicazione e lo sviluppo della Pet Therapy.

Indubbiamente diversi sono i meccanismi d’azione del-la Pet Therapy nelle sue molteplici manifestazioni ed ap-plicazioni ed in questo ambito da tempo sono state indi-viduate almeno due componenti, che in modo generico esia pur approssimativo possono venire definite di tipo fi-sico e di tipo psicologico.

La componente di tipo fisico attraverso la quale opera-no alcune applicazioni della Pet Therapy, di facile intui-zione, si manifesta e viene esercitata ed applicata in di-versi casi ed al riguardo quasi emblematica è la ginnasti-ca tramite ippoterapia.

La componente di tipo psicologico invece, anche nei suoiriflessi psicosomatici, è presente in moltissime applicazio-ni della Pet Therapy e si svolge attraverso meccanismi com-plessi, ancora insufficientemente noti e che sembrano lega-ti a fenomeni o condizioni genericamente definite «emo-zionali». In questo ambito le nostre conoscenze sono in-dubbiamente insoddisfacenti, soprattutto di fronte al fattoincontrovertibile che la terapia funziona, anche se non in

tutti i casi. Questa duplice caratteristica (risultati positivi,ma non costanti) sta avendo una nuova interpretazione daquanto si sa sui risultati ottenuti con l’«effetto placebo».

Una più esatta conoscenza dei meccanismi di azionedella Pet Therapy non è senza importanza per chi deveapplicarla: un aspetto ancora molto discusso e che inte-ressa anche la veterinaria. Che ruolo ha infatti il veteri-nario nella Pet Therapy? Operatore attivo o semplice for-nitore di uno «strumento terapeutico» adatto, l’animale?

Obiettivo della presente esposizione è fornire elementiper dare una risposta ai due principali interrogativi sopraindicati: come funziona la Pet Therapy? Quale il ruolo delveterinario?

Il placebo

Anche se oggi è abbastanza noto che cosa sia un pla-cebo, è tuttavia opportuno precisarlo.

Il termine placebo deriva da quello latino che signifi-ca «piacerò» e nel tempo ebbe diverse applicazioni finoa che nel linguaggio medico fu utilizzato per indicareuna medicina data più per fare piacere ai pazienti cheper dare loro giovamento (in questo caso si davano ge-neralmente delle pillole di mica panis e cioè mollica dipane ridotta in palline). Nell’epoca moderna il termineplacebo è divenuto sinonimo di medicamento privo diattività farmacologica o comunque di un intervento pri-vo di efficacia.

In modo molto semplice il placebo viene definito nonper quello che è, ma per quello che non è. Si tratta di unagente o di un intervento inattivo, che non ha alcuna azio-ne farmacologica o comunque medicamentosa; in modopiù sintetico, un farmaco od un intervento che da un pun-to di vista delle ricerche sperimentali ufficiali non è tale,ma che viene dato o eseguito perché non si ha a disposi-zione un farmaco od un intervento efficace.

* Medico Veterinario, Università degli Studi di Parma.

Page 6: SOMMARIO CINOLOGIA - Vetjournal · terapia alla seduzione che la vita naturale, e gli animali in ... neralmente delle pillole di mica panis e cioè mollica di pane ridotta in palline).

10

Attualità ________________________________________________________________________________________

Il placebo non è soltanto un ricordo di un passato, quan-do la terapia era solamente empirica. Oggi, infatti, si ri-tiene che soltanto il 20% dei farmaci utilizzati in terapiaumana siano farmacologicamente attivi sulle patologie perle quali, nel caso specifico, vengono somministrati. In mo-do analogo avviene per interventi di tipo non farmacolo-gico, ma ad esempio fisico.

Il successo attuale del concetto di placebo deriva anchedal fatto che questo «non farmaco» viene utilizzato comecontrollo per valutare l’efficacia di un farmaco vero o rite-nuto tale o di un qualsiasi altro intervento usato nella tera-pia. Il placebo viene utilizzato soprattutto nel metodo di in-dagine denominato del «doppio cieco». Secondo questometodo ad un gruppo di pazienti viene somministrato il far-maco in studio, ad un altro gruppo di pazienti per quantopossibile uguale per malattia ed altre caratteristiche (sesso,età, stile di vita, ecc.) al posto del farmaco viene sommini-strato un medicinale esteriormente analogo a quello in esa-me, ma privo del principio attivo e cioè il placebo. La stes-sa tecnica può essere applicata anche ad interventi di altrotipo: ad esempio alcuni pazienti vengono operati, ad altrici si limita ad eseguire la sola incisione cutanea e comun-que viene eseguito un intervento «inefficace». Né il pa-ziente, né il medico che raccoglie i risultati sono a cono-scenza se in ogni singolo caso viene somministrato il far-maco od il placebo: entrambi quindi sono «ciechi» e da quila dizione di «doppio cieco» (paziente e medico che rac-

colgono ed analizzano i dati). Nel caso della medicina ve-terinaria, dato che il paziente animale è sempre «cieco», ildoppio cieco si applica al proprietario ed al veterinario.

Confrontando i risultati ottenuti nei pazienti trattati conil farmaco ed il placebo si può stabilire l’efficacia del far-maco, sia positiva (miglioramento o guarigione) che ne-gativa (peggioramento, effetti collaterali indesiderati),sempre in rapporto al placebo.

Placebo: efficacia dell’inefficace

L’efficacia del placebo, sia pure in percentuali diversea seconda delle malattie e dei soggetti (ma non è lo stes-so per tutti i farmaci od interventi terapeutici ufficiali?)è stata rilevata nelle più diverse condizioni. Per citare sol-tanto alcune delle più importanti patologie riguardantil’uomo e che sia pure in una certa percentuale risentonofavorevolmente della somministrazione di un placebo, visono le sindromi dolorifiche, molte sindromi psichiatri-che ad iniziare dalla depressione e dall’ansia, gran partedelle forme psicosomatiche, sindromi funzionali di di-verso tipo ad iniziare dalla ipertensione arteriosa, turbecircolatorie cardiache come l’angina pectoris, molte al-lergie e diverse altre forme morbose.

Per giudicare esattamente il ruolo del placebo bisognaricordare che molte delle terapie denominate «alternati-ve» (omeopatia, pranoterapia, ecc.) possono venire avvi-cinate al placebo o partecipare a questo metodo di cura.

L’efficacia del placebo negli animali non è stata ancorasufficientemente studiata, questo per diversi motivi, anchese è da ritenere che, almeno negli animali d’affezione, vipossa essere una componente placebo che agisce forse piùsul proprietario che rileva i sintomi che sull’animale stesso.

L’«effetto placebo»

Un aspetto interessante scaturito dalla applicazione delmetodo del «doppio cieco» è che anche nel gruppo tratta-to con il placebo quasi costantemente vi sono pazienti cherispondono in modo favorevole, ma che hanno anche ef-fetti sfavorevoli od indesiderati. In altri termini anche il pla-cebo, nel bene e nel male, si comporta come un farmaco.

Le reazioni al placebo per molto tempo sono state rite-nute «accidentali» e «casuali». Pur non escludendo que-sta evenienza, da ritenere giusta e da accettare soprattut-to per una certa e più o meno piccola percentuale di casi,oggi si ritiene che l’accidente od il caso non possano spie-gare tutti o gran parte dei risultati positivi e negativi delplacebo. Gli effetti del placebo, infatti, per particolari ap-plicazioni forniscono risultati positivi o favorevoli in per-centuali non trascurabili, spesso superiori al 50%, fino adarrivare all’80% dei casi: percentuali non spiegabili dauna casualità o accidentalità.

Sulla base della «efficacia» o degli «effetti negativi» ri-scontrati si è quindi sospettato che anche il placebo o, forse,meglio l’atto terapeutico nel quale si usa il placebo, ma an-che il farmaco, abbia un effetto e per questo motivo si è ini-ziato a studiare quello che è stato definito «effetto placebo».

È anche attraverso l’«effetto placebo» che oggi si ten-dono ad interpretare molti dei risultati forniti dalle cosid-dette «medicine alternative» già ricordate e nelle qualivengono compiuti interventi che la farmacologia speri-

Page 7: SOMMARIO CINOLOGIA - Vetjournal · terapia alla seduzione che la vita naturale, e gli animali in ... neralmente delle pillole di mica panis e cioè mollica di pane ridotta in palline).

11

________________________________________________________________________________________ Attualità

mentale giudica inefficaci, ma che forniscono risultati po-sitivi, talvolta anche inconvenienti, ovviamente sempre inuna certa, ma non trascurabile percentuale di casi.

I risultati che si rilevano con la somministrazione di unplacebo sono stati genericamente riferiti a «suggestione»,ma più recentemente sono state effettuate indagini voltea studiare l’«effetto placebo», soprattutto per cercare seesiste una differenza tra coloro che rispondono o non ri-spondono al placebo. Un aspetto importante soprattuttoper la veterinaria, nella quale a prima vista parrebbe chel’effetto suggestione sull’animale (ma non sul proprieta-rio) non dovesse esistere.

In linea di massima la risposta alla ricerca di una qual-che differenza tra coloro che rispondono positivamente onegativamente al placebo è stata affermativa. Diverse ri-cerche indicano infatti che i pazienti che rispondono alplacebo sono biochimicamente diversi da quelli che nonrispondono e soprattutto hanno particolari equilibri nell’as-setto ormonale e nel sistema del benessere. Come recen-temente riferisce Brown (1998) nei pazienti con depres-sione il livello di cortisolo nel sangue è importante peruna risposta positiva da placebo.

Una serie di osservazioni tende anche a far ritenere che adeterminare od almeno a modulare l’effetto placebo inter-venga, a livello di metabolismo cerebrale, il sistema dei neu-rotrasmettitori ed in particolare quelli della serotonina e del-la dopamina; importante anche il sistema colecistochininico.

Da tempo è noto che la serotonina è coinvolta nelle ma-nifestazioni della fame e dell’aggressività, della depressio-ne e della sensazione di tristezza, ma anche del benessere.

Più recente è invece la conoscenza che la dopamina in-terviene nelle sensazioni di piacere e di gioia e nella per-sona umana può essere aumentata da un abbraccio, un ba-cio, una parola od una espressione di elogio. Per questooggi si ritiene che la dopamina non sia soltanto un me-diatore chimico che trasmette sensazioni di piacere, maanche la molecola che entra in gioco nelle tossicomanie(aspetto oggi molto dibattuto, che qui è sufficiente averericordato senza ulteriori approfondimenti).

Importante è il rilievo che la dopamina ed il sistema do-paminico è comparso molto presto nel corso della evolu-zione animale, in quanto rinforza i comportamenti essen-ziali alla sopravvivenza. La dopamina non è soltanto lamolecola dell’eucenestesi («sentirsi bene»), ma intervie-ne positivamente anche sull’apprendimento e sulla me-moria, ed è importante il fatto che quando il risultato diun’azione è migliore di quello che ci si aspetta o ci si im-magina, vi è una aumentata produzione di dopamina, coninnesco di una sensazione di ben-essere od eucenestesi.

Una particolare disposizione del sistema neurotrasmettito-re dopaminico ed in una certa misura, forse, anche serotoni-nico e colecistochininico, entra oggi nell’interpretazione dell’ef-fetto placebo, accanto all’assetto ormonale e soprattuttodell’asse ipofisi-surrenale e quindi glicocorticosteroideo.

L’intervento degli ormoni e soprattutto dei neurotra-smettitori apre una importante «finestra» nell’interpreta-zione dell’effetto placebo, spostando l’attenzione dal mez-zo terapeutico all’atto terapeutico.

Come funziona la Pet Therapy?

Da tempo si sta discutendo attraverso quali meccanismiagisce la Pet Therapy e ci si è chiesti se gli animali han-

no poteri di guaritori o se è l’uomo che ha in sé la capa-cità di utilizzarli per la propria salute. Una domanda cheha sempre più una risposta del secondo tipo (capacitàdell’uomo), soprattutto in ambito di un «effetto placebo».

Come funziona la Pet Therapy? Una domanda im-portante per questo mezzo sanitario, come per ogni al-tro farmaco o procedimento applicato alla salute. Aven-do idee abbastanza precise sulle modalità di azione del-la Pet Therapy è possibile conoscere meglio i rapportitra l’uomo e l’animale e quindi sviluppare una zooan-tropologia corretta.

Le ricerche che si stanno accumulando sulla Pet The-rapy indicano diverse modalità di azione, con meccani-smi che si potenziano tra loro e che possono venire indi-cati come segue: Meccanismo affettivo, Meccanismo emo-zionale; Stimolazione psicologica; Meccanismo ludico;Meccanismo fisico; Meccanismi associati.

È agevole constatare come gli ora indicati meccanismicomportano una attiva partecipazione psicologica del pa-ziente ed anche i meccanismi fisici hanno delle importanticomponenti psicologiche o si associano a queste, comeavviene per l’«effetto placebo».

Pet Therapy e placebo hanno in comune le seguenti ca-ratteristiche.

• Intervento eseguito nell’ambito di una precisa atti-vità di tipo medicale.

• Rilevante partecipazione del paziente, che spesso chie-de il tipo di intervento, anche se non è a conoscenzadelle precise attività farmacologiche o terapeutichespecifiche dello stesso che ovviamente non esistononel placebo.

• Importanza che il paziente «creda» che l’interventoavrà efficacia, una credenza che può venire rinfor-zata da successivi «controlli».

Nella Pet Therapy gli ora indicati effetti sono potenziatidai già citati meccanismi ed in particolare quelli di tipoaffettivo, emozionale, ludico e di stimolazione psicologi-ca nei quali sono chiaramente individuabili componentidi tipo serotoninico e forse anche colecistochininico,ma soprattutto dopaminico, secondo quanto sopra in-dicato per l’effetto placebo.

Pet Therapy ed «effetto placebo»

Quanto a tutt’oggi disponibile nella conoscenza sia dellaPet Therapy che dell’effetto placebo porta a ritenere che unabuona, se non rilevante parte degli effetti di tipo psicologi-co e psicosomatico (non di tipo fisico) che si ottengono conuna terapia assistita con animali (Pet Therapy) siano da ri-condurre ad un effetto placebo, anche se spesso di tipo par-ticolare e quindi molto utile, almeno per certe applicazioni.

Aver riportato parte della Pet Therapy all’effetto pla-cebo non significa assolutamente sminuire l’efficacia el’importanza della Pet Therapy, soprattutto dopo quantosopra indicato sulla efficacia del placebo stesso.

Gli schemi e le teorie, è stato detto, non sono la realtà,ma aiutano a comprenderla. L’effetto placebo e neppurel’intervento serotoninico e soprattutto dopaminico sonosoltanto schemi o punti di riferimento, e non possono ri-solvere tutto il complesso problema della Pet Therapy,tuttavia sono importanti per una migliore applicazione del-la Pet Therapy, ad iniziare dalla scelta dei pazienti da unaparte e degli animali dall’altra.

Page 8: SOMMARIO CINOLOGIA - Vetjournal · terapia alla seduzione che la vita naturale, e gli animali in ... neralmente delle pillole di mica panis e cioè mollica di pane ridotta in palline).

12

Attualità ________________________________________________________________________________________

La scelta dei pazienti è molto importante per ottenererisultati con la Pet Therapy. Attualmente ci si può affida-re soltanto all’esperienza, ma un domani si potrebberoprobabilmente utilizzare degli indicatori predittivi, comecerti livelli ormonali ematici o marcatori biochimici rela-tivi soprattutto ai sistemi dei neuromodulatori, ad inizia-re da quello dopaminico.

Altrettanto importante si rivela, ed è ovvio, la scelta del-le patologie da trattare, non solo come tipologia, ma an-che come fase di sviluppo (forme acute o croniche, sem-plici o complicate, ecc.). È infatti ovvio che la Pet The-rapy non può agire su forme organiche primarie e gravi,se non come elemento di aiuto per alcuni sintomi secon-dari, mentre può dare risultati interessanti nelle forme mor-bose funzionali, anche psicosomatiche.

Quanto si sta accertando per l’effetto placebo è moltointeressante, in quanto per talune forme patologiche ci sista rendendo conto che modificando equilibri ormonali esistemi di neuromodulazione, modificazioni che possonofavorire l’effetto placebo stesso e quindi anche l’effica-cia di una Pet Therapy basata su questo effetto.

Una accurata e selettiva scelta dei pazienti e delle pa-tologie si correla ad una scelta dell’animale e soprattuttodel suo uso come mezzo o coadiuvante terapeutico. At-tualmente ci si basa soprattutto sulla esperienza, spessosoltanto personale, che indica come per talune forme mor-bose siano più indicati taluni animali e per altre formemorbose animali diversi. Inoltre una stessa patologia, nel-la sua complessità, evolve e necessita di tipi di animali edi modalità di uso diverse.

Indicativa è la nozione che la tossicodipendenza evol-ve in rapporto alle droghe che vengono utilizzate, conmodificazioni delle turbe comportamentali per cui il tos-sicodipendente di oggi può essere diverso da quello diieri e probabilmente di quello di domani: di conseguenzacambia il tipo di animale da utilizzare come elementodi co-terapia e soprattutto si modificano i protocolli diutilizzo.

Quanto ora accennato può essere sviluppato con il ri-chiamo non solo alla necessità che nella Pet Therapy sipossano utilizzare animali diversi, ma anche animali condiverse caratteristiche, soprattutto emotive, comporta-mentali ed affettive.

Lo sviluppo delle conoscenze sui meccanismi d’azionedella Pet Therapy, appena iniziato, apre nuove prospetti-ve sul rapporto dell’uomo con gli animali, in ambito an-che di zooantropologia, in condizioni non patologiche edi tipo clinico: ad esempio nello sviluppo psicologico edaffettivo del bambino, in diverse condizioni della terzaetà, ecc.

Pet Therapy: costi e benefici

La Pet Therapy ha certamente un costo, che varia am-piamente a seconda del modo ed anche del luogo di ap-plicazione ed una Pet Therapy ospedaliera è indubbia-mente molto più costosa di quella domiciliare. Quelloche tuttavia è importante non è tanto il costo, ma il rap-porto costo-beneficio, in comparazione anche ad altritrattamenti.

Un miglioramento del rapporto costo-beneficio, ancheper la Pet Therapy passa attraverso un affinamento dellasua applicazione ed in particolare nei seguenti due ambiti:

• precisa scelta dei pazienti e delle patologie da tratta-re, anche attraverso l’uso di test predittivi;

• accurata scelta di protocolli adatti alle patologie datrattare ed in questo ambito anche degli animali, sia co-me specie che come loro caratteristiche di tipo emotivo,comportamentale ed affettivo.

Nell’individuazione dei protocolli terapeutici o profi-lattici è ovvio che la presenza di un animale non deve es-sere considerata come unico elemento di intervento, maspesso deve essere associato ad altri interventi.

Per il successo della Pet Therapy, per qualsiasi appli-cazione, è assolutamente necessaria - non è male sottoli-neare ulteriormente - una attiva partecipazione del pa-ziente che deve essere ottenuta anche attraverso un suostretto e continuato rapporto di fiducia con il terapeuta. Inquesto indispensabile rapporto l’animale spesso sviluppale caratteristiche di elemento di transizione, estremamen-te utile per il successo della terapia.

Chi deve fare la Pet Therapy?Quale ruolo del veterinario?

Lo sviluppo delle conoscenze sui meccanismi d’azionedella Pet Therapy ed in particolare la sottolineatura cheviene fatta dell’importanza che si sta dando al rapportotra medico e paziente, in ambito anche di effetto placebo,incomincia col dare una risposta alla domanda: chi deveimpostare e condurre la Pet Therapy?

Indubbiamente la risposta alla domanda di chi deve fa-re Pet Therapy è articolata e deve essere data tenendo inconsiderazione il tipo di applicazione.

Per le patologie e le condizioni di tipo medicale la ri-sposta è una sola: il medico nella interezza della sua atti-vità diagnostica e terapeutica, non un semplice psicologoe tanto meno un pur volonteroso praticone. Il medico chevuole applicare la Pet Therapy deve inoltre affinare le suecapacità applicative e quindi specializzarsi, senza necessa-riamente ricorrere a forme istituzionali di specializzazione.In questo caso l’uso dell’animale va visto quasi come un«farmaco» il cui uso va riservato al medico, non tanto per-ché possa dare degli inconvenienti od incidenti, peraltro ra-ri, ma in un’ottica di efficacia e di costo-beneficio.

Diverso è invece l’uso di animali quali supporto psico-logico o comportamentale, ad esempio nella scuola od inistituzioni di ricupero, dove la presenza dello psicologo èindispensabile per la formulazione e l’attuazione di pro-tocolli applicativi e successivamente è ancora indispen-sabile per il continuo controllo dei risultati.

Qual è il ruolo del veterinario nella Pet Therapy e co-munque nell’uso dell’animale come co-terapeuta, anima-

Page 9: SOMMARIO CINOLOGIA - Vetjournal · terapia alla seduzione che la vita naturale, e gli animali in ... neralmente delle pillole di mica panis e cioè mollica di pane ridotta in palline).

13

________________________________________________________________________________________ Attualità

le di transizione comportamentale, stimolatore di rappor-ti, ecc.? Anche qui la risposta è articolata.

Per le applicazioni strettamente terapeutiche con gli ani-mali, il ruolo del veterinario consiste nell’assicurare la di-sponibilità di individui perfettamente sani, privi di rischie del tipo richiesto dal terapeuta. Per fare un’analogia inquesto caso il veterinario assume il ruolo del farmacistache fornisce al medico un farmaco con caratteristiche benprecise di sicurezza ed efficacia, caratteristiche che nondevono mancare (non è male ricordare) anche per un qual-siasi placebo.

Per le altre applicazioni degli animali nel loro rapportocon l’uomo, il veterinario assume ruoli sfumati e variabi-li, ma non trascurabili, anche nei riguardi dell’immagineche il veterinario stesso può assumere di fronte all’opi-nione pubblica.

L’intervento del veterinario nelle applicazioni non stet-tamente medicali della Pet Therapy e soprattutto nelle con-dizioni di supporto in condizioni ambientali e sociali par-ticolari, dalla scuola alle carceri, solo per fare alcuni esem-pi, sono strettamente collegati alla sua personale sensibi-lità verso gli animali e soprattutto a saperne interpretarele caratteristiche comportamentali, in ambito soprattuttodi psicologia animale. Questa disciplina va avanzando esta ponendo anche diversi problematici interrogativi, ilprimo dei quali riguarda il suo rapporto con la medicinaveterinaria.

Pur non sottovalutando la specificità della psicologiaanimale ed una sua certa autonomia, non si può dimenti-care la necessità che rimane, anzi che va ampliandosi, diindividuare e correttamente interpretare basi organichedei comportamenti (anatomiche, infettivistiche, patologi-

che ed ora anche biochimiche e molecolari) che, se fos-sero qualificate soltanto di tipo psicologico, sarebbero fon-te di insuccessi ed anche, come sta ora diffondendosi, diabusi terapeutici: è ad esempio il caso degli psicofarma-ci, il cui uso scorretto per finalità, quando non coinvolgeanche una illecita prescrizione, tende a diffondersi nell’am-bito degli animali d’affezione o da compagnia. Una si-tuazione quest’ultima controllabile soltanto da un ade-guato livello di scienza e soprattutto coscienza del vete-rinario.

La Pet Therapy, soprattutto oggi che incominciamo aconoscerne i meccanismi d’azione e si può migliorarneil costo-beneficio, si dimostra un’area nella quale il ve-terinario, sia pure a livelli diversi e senza sostituirsi almedico terapeuta, ha qualche cosa d’importante da di-re, nei limiti comunque sia capace di aggiornarsi e diaffinare le sue competenze, agendo secondo scienza esoprattutto sviluppando una nuova coscienza di tipozooantropologico.

Informazioni bibliografiche

Ballarini G. - Animali Amici della Salute - Curarsi con la Pet Therapy- Xenia Ed., Milano, 1995.

Ballarini G. - Umanesimo ed Animalismo - Fondazione Iniziative zoo-profilattiche e zootecniche, Brescia, 1998.

Brown W.A. - L’effetto placebo - Le Scienze, n. 355, 84-89, 1998.Jerome F.D., Julia F.B. - Presuasion and Healing - John Hopkins

University Press, 1991.Chaput de Saintonge D., Herxheimer A. - Harnessing Placebo Effects

in Healt Care - Lancet, 344, n. 8928, 8 ottobre 1994.Harrington A. (A cura) - The Placebo Effect: an Interdisciplinary

Exploration - Harvard University Press, 1997.

E.N.C.I. Club Italiano Lagotto F.C.I.

C.A.C. (valido per il Campionato Italiano di Bellezza)

RADUNO INTERNAZIONALE DEL GIUBILEO DEL C.I.L.DE C E N N A L E D I FO N D A Z I O N E D E L CL U B (1988/ ’98)

CAMPIONATO SOCIALE GARA INTERNAZIONALE DI CERCA DEL TARTUFO

CONGRESSO INTERNAZIONALE SULLA RAZZA

2/3/4 ottobre 1998 – Ravenna (Italia)

Per informazioni:Club Italiano Lagotto - c/o Ermanno Zavagli

Via C.A. Dalla Chiesa, 53 - 40026 IMOLA (Bo) - Tel. 0542/690284

Page 10: SOMMARIO CINOLOGIA - Vetjournal · terapia alla seduzione che la vita naturale, e gli animali in ... neralmente delle pillole di mica panis e cioè mollica di pane ridotta in palline).

15

ATT

UA

LITÀ

La zooantropologia è una disciplina nuovissimanel dettato di ricerca - i primi studi di una certaorganicità si fanno risalire alla fine degli anni

Settanta e quasi esclusivamente in area anglosassone -ma è evidente che i contenuti di questo studio, ovvero lastruttura e le articolazioni del rapporto uomo-animale, siperdono nella notte dei tempi.

L’animale è sempre stato infatti il referente di elezioneper l’uomo e possiamo affermare, senza timore di smenti-ta, che gran parte delle caratteristiche che hanno resopeculiare l’uomo rispetto alle altre forme viventi, adesempio l’alto sviluppo tecnologico, siano derivate da

questa vocazione, propriamente umana, di osservare ilmondo degli animali. Al punto tale che molti autorisostengono che l’attività di ricerca e di investigazione deifenomeni naturali, propedeutica alla proposizione tecno-logica, sia stata un’intensa opera di osservazione e di tra-duzione di soluzioni operative nel mondo animale.L’uomo è stato prima di tutto un grande imitatore, cosic-ché si potrebbe proporre per la definizione della nostraspecie il termine Homo mimeticus. Peraltro sarebbe sba-gliato connotare questa attività di traslazione con gli ste-reotipi negativi che generalmente vengono chiamati incausa quando si parla di imitazione. Guardare il mondoanimale e progettare una soluzione tecnologica, cheriprenda l’euristica della natura, è un atto di forte autoco-scienza e implica sempre una notevole creatività.

Il rapporto uomo-cane nellaprospettiva zooantropologicaRoberto Marchesini*

* Medico Veterinario, Bologna.

Page 11: SOMMARIO CINOLOGIA - Vetjournal · terapia alla seduzione che la vita naturale, e gli animali in ... neralmente delle pillole di mica panis e cioè mollica di pane ridotta in palline).

16

Attualità ________________________________________________________________________________________

Non sentiamoci perciò sminuiti da questa consapevolez-za, ma altresì riconosciamo l’importante ruolo referenzialeche ha da sempre giocato l’alterità animale. Al punto taleche antropologi del calibro di Claude Lévi-Strauss eMarvin Harris hanno giustamente sottolineato che l’ani-male è stato prima di tutto “buono per pensare”. Perinventare la ruota - che per inciso è stata l’arco portantedello sviluppo tecnologico - era necessario prima di tuttoaver addomesticato il bovino: questa è la spiegazione,secondo alcuni studiosi, della diversa evoluzione dellasocietà occidentale rispetto a quella amerinda. Per contro inativi americani ancora oggi utilizzano le bolas allo stessomodo del ragno presente solo in quell’area geografica.

Dalla simbologia dell’alfabeto alle più complessemetafore scientifiche, i prestiti animali non si contano,al punto tale che due discipline del nostro secolohanno eletto il modello animale a fondamento del lorostatuto epistemologico: mi riferisco alla bionica e allacibernetica.

Leonardo studiava il volo dei pipistrelli per cercareun modello da tradurre nelle sue straordinarie macchi-ne, ma è nel volo degli uccelli che l’uomo ha potutocostruire il suo immaginario di Icaro. L’animale è per-ciò il grande vocabolario della fantasia e dell’immagi-nazione, questo spiega la rilevanza educativa del refe-rente animale - che oggi sta ritrovando il giusto pesonella riflessione pedagogica - e il ruolo di cementosociale, indiscutibile al di là di ogni possibile moda eubriacatura temporanea.

Siamo dei grandi voyeur del mondo animale e questapulsione innata, etologica per Ireneus Eibl - Eibesfeldt,richiede a gran voce di essere soddisfatta, cosicché

un’eventuale mancanza di rapporto con l’animale spes-so sfocia in una vera e propria frustrazione. Di qui ilruolo emendativo e di sostegno, quand’anche di ausilionella terapia, nella degenza e nella riabilitazione, delreferente animale.

Come dicevo, questo rapporto si perde nella notte deitempi. Precedente alla comparsa dell’uomo anatomica-mente moderno, il modello animale già influenzava lacultura musteriana dei neanderthal e forse persino deiprimi ominidi.

Sepolture gemellari con particolari animali, ornamentia base di palchi o di conchiglie, sassi lavorati a guisad’animale, sono indizi di un riferirsi a particolari speciein modo quasi totemico o che comunque rimandano aun alter ego animale, che deve rappresentare l’individuoe il suo status o a cui ci si riferisce per assimilarne lecaratteristiche.

Tra le caratteristiche zooantropologiche più rilevanti,che tra l’altro hanno pochi altri esempi in natura - aparte l’incredibile mondo delle formiche - è la vocazio-ne dell’uomo ad addomesticare alcune specie di animali.È di quest’anno l’ipotesi che anche la domesticazionesia molto più antica di quello che si supponeva.

I reperti fossili e archeologici ci parlano di un temporagionevolmente moderno, dai 15.000 ai 9.000 anniorsono, ovvero a cavallo della rivoluzione neolitica.

Ciononostante una recente indagine biomolecolare,che utilizza le variazioni genomiche come una sorta diorologio molecolare, mettendo a confronto il patrimoniogenetico del lupo con quello delle razze di cani odierne,retrodaterebbe il processo di domesticazione del cane acirca 100.000 anni fa.

Con le dovute precauzioni cheuna tale ricerca di avanguardiarichiede e soprattutto in attesa diconferme più sostanziose, tutta-via ciò potrebbe significare chel’uomo di Neanderthal, o qual-cun altro ominide - sapiensarcaico o addirittura erectus -aveva già il cane per compagno.

È una vera e propria rivolu-zione paradigmatica, che ciporta a riflettere sul significa-to coevolutivo del rapportocon l’animale, che quindi tra-scende lo sviluppo culturale eattiene al processo filogenetico.Il che vale a dire che l’uomopotrebbe aver risentito di unapressione selettiva legata oinfluenzata dalle sue capacitàdi perfezionare l’interazionecon il cane.

Se tutto questo è vero, pos-siamo veramente credere cheuna parte del nostro patrimo-nio di umanità sia in qualchemodo legato a questo rapportoed è evidente che si apronomille considerazioni ricche difascino ma altrettanto apertenegli esiti.

Page 12: SOMMARIO CINOLOGIA - Vetjournal · terapia alla seduzione che la vita naturale, e gli animali in ... neralmente delle pillole di mica panis e cioè mollica di pane ridotta in palline).

17

DEN

TRO

L’A

DD

ESTR

AM

ENTO

E L

’ALL

ENA

MEN

TO

I comportamenti aggressivi dei cani conquistanosempre più frequentemente i tristi onori della cro-naca.

Con sempre più insistenza si sente parlare di caniassassini e di infelici proposte di legge atte all’elimi-nazione di razze ritenute un pericolo per l’uomo.

Quali sono i fattori che trasformano il miglioreamico dell’uomo in un rischio per la sua incolumità?

Ho letto con interesse articoli e testi che ci per-mettono, se non di far luce, almeno di iniziare acapire il comportamento del cane, analizzando lesue reazioni dal suo punto di vista, liberandoci perun momento di una chiave di lettura esclusivamen-te antropocentrista.

AGGRESSIVITÀ DETERMINATA DA:

1. Genetica2. Imprinting nelle prime settimane di vita3. Atteggiamento del proprietario4. Problemi fisici5. Alimentazione

Genetica

Si sente spesso ripetere che non ci sono cani cat-tivi, ma cattivi proprietari. Questo è spesso veroper molti cani. In generale ci sono due fattori chedeterminano il carattere ed il comportamento delcane: primo l’allevatore, che “produce” la materiagrezza, secondo il proprietario che crea o tenta dicreare il tipo di cane che vorrebbe avere. Questisono due fattori complementari e sarebbe sbagliatotrascurare o sottovalutare l’uno o l’altro. Un cuc-ciolo nasce con un corredo genetico ben definito,che regola la sua propensione o meno ad atteggia-menti aggressivi. Un cattivo proprietario che sitrovi a gestire un cane dai geni aggressivi, rappre-senta un binomio potenzialmente pericoloso.

Imprinting nelle prime settimane di vita

Altri fattori che possono influire positivamente onegativamente sul carattere del cane adulto, sono leesperienze vissute nelle prime settimane di vita.Cuccioli allevati in canili lontani dalla direttainfluenza umana, per esempio distanti dalla casadell’allevatore, cuccioli che non sono abituati ad uncontatto o a giocare con le persone, ma solo tra di

loro senza nessuno stimolo diverso (rumori, traffico,bambini...), si ritroveranno ad affrontare un mondosconosciuto e pauroso con reazioni non facilmenteprevedibili. Se questi cani allevati in solitudine sonotendenzialmente nervosi, reagiranno con diffidenza einsicurezza ad ogni nuovo stimolo, arrivando anche aringhiare e a mordere.

Non molti cuccioli nascono aggressivi, a volte non èneppure colpa di cattivi proprietari, ma di cattive oinsufficienti esperienze nel corso delle prime settimanedi vita. I cani più difficili sono quelli nati da madrimolto nervose, che abbaiano a tutti e che hanno atteg-giamenti diffidenti nei confronti delle persone. I cuc-cioli imparano in fretta dalla madre che il mondo èmolto pericoloso e che non ci si deve fidare di nessuno.

Il comportamento aggressivo di un cane perciònon è sempre riconducibile ad errate azioni delproprietario, ma spesso è dettato da influenze sco-nosciute e da esperienze negative in tenera età.

Aggressività del cane: un problema dalle causecomplesse e polifattorialiCristina Bertolini*

* Medico Veterinario, Reggio Emilia.

FIGURA IMPORTANTE E QUELLA DELL’ALLEVATORE CHE DEVE:

• creare il patrimonio genetico del soggetto tramite lascelta di determinati accoppiamenti;

• usare fattrici equilibrate che costituiscano un buonesempio comportamentale per i cuccioli;

• creare per i soggetti allevati un ambiente stimolantee un buon rapporto con l’uomo, situazioni cioè checondizionino positivamente il carattere ed il compor-tamento del futuro cane adulto.

Page 13: SOMMARIO CINOLOGIA - Vetjournal · terapia alla seduzione che la vita naturale, e gli animali in ... neralmente delle pillole di mica panis e cioè mollica di pane ridotta in palline).

18

Dentro l’addestramento e l’allenamento _______________________________________________________________

Atteggiamento del proprietario

Spesso il proprietario non conosce o non riesce adinterpretare certi comportamenti del proprio cane: èconvintissimo della bontà del proprio animale e ritie-ne semplici giochi atteggiamenti di dominanza, diinsicurezza o di aggressività. A volte proprietari ine-sperti possono stimolare ed eccitare un cane e, senzaaverne il controllo, dal gioco passare ad un combatti-mento, oppure spesso incoraggiare involontariamenteil cane a considerarsi dominante nell’ambito dellafamiglia. Questi permettono spesso al cane di assu-mere atteggiamenti dominanti, come ad esempio met-tere le zampe sulle spalle del padrone o dormire sulsuo letto, oppure rinforzano atteggiamenti dominanticedendo o battendo in ritirata. I padroni che manife-stano questi comportamenti, hanno spesso nei con-fronti del cane un attaccamento di tipo emotivo: per ilcane provano un sentimento simile a quello che pro-verebbero nei confronti di un amico o di un bambino,trovando piacere nel soddisfare le sue richieste.

Indipendentemente dalle cause occorre moltapazienza e tempo per gestire ed educare un caneaggressivo, per cercare di fargli superare lo stress cuiè costantemente soggetto. Un approccio frettoloso e

violento spaventa l’animale e la paura spesso è causadi aggressioni. I cani, soprattutto giovani e soprattuttoinsicuri, si comportano seguendo il motto “io ucci-derò te, prima che tu attacchi me”. È interessante stu-diare le reazioni di cuccioli di 50 giorni attraverso testcomportamentali. Quelli che hanno avuto una buonasocializzazione si comportano in modo amichevole esocievole e mantengono questo atteggiamento anchecon il nuovo proprietario e in un ambiente diverso.

I cuccioli sono influenzabili in un incredibil-mente breve lasso di tempo.

Problemi fisici

A volte alcune aggressioni inspiegabili dipendonoda cause fisiche, per esempio tumori al cervello pos-sono scatenare reazioni imprevedibili. Non sonosituazioni molto frequenti, anche se esistono razzecon una maggiore predisposizione di altre. A partequesti casi limite particolarmente gravi, è bene nonsottovalutare nessun malessere del cane, poiché ciòpotrebbe renderlo nervoso o intrattabile: una semplicecarezza al cane che soffre di otite, potrebbe scatenareuna reazione violenta e solo apparentemente ingiusti-ficata. È comunque sempre importante una accuratavisita da parte di un veterinario quando si verificanocomportamenti particolarmente strani.

Alimentazione

Alcuni comportamentisti ritengono che anche l’ali-mentazione condizioni il comportamento sostenendoche una elevata assunzione di proteine incrementil’attivismo e l’impulsività, altri addebitano la respon-sabilità ad additivi alimentari per esempio l’etossi-chine, altri ancora accusano allergie alimentari.

AGGRESSIVITÀ: NORMALE O PATOLOGICA?

L’aggressività è molto diffusa nel regno animale,tanto che può essere ritenuta un fenomeno normale.Molti cani che manifestano forte aggressività sonoagli estremi di un comportamento normale; quandoperò questa condotta si manifesta nell’ambito di unarelazione che dovrebbe essere armoniosa tra cane epadrone, ci troviamo di fronte ad un problema.

I tipi che si riscontrano più frequentemente sono:l’aggressività da dominanza, da paura e quellalegata al territorio.

Aggressività da dominanza

L’aggressività da dominanza è legata a fattoriereditari: le razze da guardia sono di fatto il fruttodi una selezione che, in una certa misura, li esalta.Anche i fattori ormonali hanno importanza: infattil’aggressività da dominanza è più comune tra i canimaschi che tra le femmine.

È un naturale tratto comportamentale che si puòriassumere come “legge del branco”: la linea guidache determina la gerarchia in un gruppo di cani (o dilupi o... di uomini). Questa è una semplificazione, ma

Page 14: SOMMARIO CINOLOGIA - Vetjournal · terapia alla seduzione che la vita naturale, e gli animali in ... neralmente delle pillole di mica panis e cioè mollica di pane ridotta in palline).

19

_______________________________________________________________ Dentro l’addestramento e l’allenamento

nella pratica la situazione è diversa: alcuni ricercatoriritengono che il branco di lupi non sia controllatodall’alto, ma dal suo interno, per esempio dalle fem-mine che occupano una posizione intermedia.Spostandoci dal branco in natura al branco “uomo-cane”, questa situazione non perfettamente linearecrea ancora più problemi al proprietario inesperto, chespesso non riconosce o peggio scatena, atteggiamentiaggressivo-dominanti da parte del cane. Se, per esem-pio, in famiglia vi sono più cani, il loro rapporto gerar-chico influenzerà la loro rispettiva tendenza a dimo-strare aggressività da dominanza nei confronti degliesseri umani. Il cane a livello gerarchico più elevato ègeneralmente incoraggiato a tentare di dominare anchei padroni. Per le donne e per i bambini è più difficiledominare i cani: se in famiglia non ci sono uomini, icani di sesso maschile hanno una maggiore tendenza aformare un legame paritetico con la padrona.

La dominanza è una caratteristica comportamentaleche ha la funzione di assicurare la sopravvivenzadell’individuo e ha due vie per manifestarsi: la com-petizione sulle risorse e l’autodifesa. La prima riguar-da il cibo, i giochi, i luoghi di riposo, a volte personea cui il cane è particolarmente affezionato. L’autodi-fesa è la risposta a gesti ed atteggiamenti minacciosi,tipo l’uomo che si china sul cane e lo colpisce conleggere ed affettuose pacche, o che tenta di cingergliil collo. Il cane dominante reagirà nei confronti diquesti atteggiamenti e questo comportamento vienespesso erroneamente interpretato come segno diinstabilità psichica. In realtà si tratta solo di studiareed imparare un linguaggio comune che permetta alproprietario di capire e quindi di indirizzare il com-portamento e le reazioni del cane tralasciando un atti-mo l’antropocentrismo che ci porta ad adattare a tuttele specie l’atteggiamento umano.

Aggressività da paura

È ben diversa da quella da dominanza, è appresadal cane pauroso che impara che aggredendo puòvincere il proprio timore e la propria diffidenza. Èlegata alla genetica e ad un imprinting sbagliato.L’aggressione si manifesta quando al cane sono toltele possibili vie di fuga e si scatena nei confronti dipersone o di situazioni che appaiono al cane comesconosciute ed anormali. Può anche essere scatenatada precedenti esperienze dolorose che il cane ricorda.È un’aggressione tipica di soggetti insicuri, nati da

madri nervose, non adeguatamente socializzatidall’allevatore.

Aggressività territoriale

Per il cane il territorio rappresenta la porzione dispazio che ritiene di sua proprietà e che difende ener-gicamente contro ogni intrusione: l’aggressività è ilsolo mezzo con cui si attua la difesa e spesso questocomportamento è autorinforzante: un esempio tipicoè costituito dall’escalation dell’aggressività diretta alpostino. Questi arriva ogni giorno per consegnare laposta accolto inizialmente con ansia dal cane che pro-testa abbaiando. Il postino viola il territorio del cane epoi logicamente se ne va: l’animale collega i propriversi alla sua scomparsa, evidenziando il rapportocausa-effetto e col passar del tempo diventerà unmaestro nell’arte dell’intimidazione, estendendo taleatteggiamento ad ogni visitatore. Tale comportamentoè tanto più evidente, quanto più è delimitato il territo-rio in cui si trova il cane (es. il giardino recintato,l’automobile, la casa), al punto da far sentire “corag-giosi” anche i cani più timidi o paurosi.

Bibliografia

J. STRANGER: Gaining a grip on aggression - Kennel Gazette(September 1997)

P. PEZZANO: Il comportamento aggressivo del cane - I nostriDobermann (anno 1997 n.11)

N. DODMAN: Il cane che amava troppo - (ed. Longanesi)

AGGRESSIVITÀ DA DOMINANZA

Cause Sintomi

• Competizione per cose di valore (cibo, • Ringhiare, sollevare un labbro, stringere i denti, giochi, poltrona, osso, padrone...) mordere. È rivolta principalmente contro i

componenti della famiglia o persone ben note.• Gesti di sfida: (abbracci, pacche sulla testa,

fissare il cane, sollevarlo, pulirlo, strappi al guinzaglio)

AGGRESSIVITÀ DA PAURA• Situazioni stressanti • Drizzare il pelo, muovere la coda a scatti tenendola

bassa tra le gambe, tiene le orecchie abbassate portate all’indietro, ringhiare combattuto tra l’avvicinarsi e il ritrarsi improvviso

• Eventi sconosciuti

Page 15: SOMMARIO CINOLOGIA - Vetjournal · terapia alla seduzione che la vita naturale, e gli animali in ... neralmente delle pillole di mica panis e cioè mollica di pane ridotta in palline).

21

DEN

TRO

L’A

LLEV

AM

ENTOSulla nozione di razza

Bernard Denis*

Tratto da "Génétique et sélection chez le Chien", PMCAC, Paris, 1997

I l titolo può sorprendere. Perché non chiamarlo diret-tamente “Definizione di razza”?. Perché si sarebbeallora obbligati a puntare sul concetto di razza, a

discutere indefinitamente dell’evoluzione storica delleidee a questo proposito e a dare delle definizioni, chesono state numerose... Certo non si ignorerà questoaspetto, ma lo considereremo in maniera indiretta.

L’obiettivo sarà di mostrare che una razza è il prodot-to di una lunga evoluzione, in parte naturale, poichél’intervento dell’uomo è decisivo solo dopo la creazionedei libri genealogici.

Si spiegherà che, in termini di struttura genetica, larazza è un compromesso tra omogeneità ed eteroge-neità e che deve conservare una sufficiente variabilità:in cinofilia troppo spesso si ritiene che gli animali diuna stessa razza abbiano la vocazione ad essere dellecopie conformi gli uni degli altri, cosa che in realtà èappannaggio delle linee di consanguineità e certo nondelle razze.

FORMAZIONE ED EVOLUZIONEDELLE RAZZE ANIMALI:SCHEMA GENERALE

• La “razza” è innanzi tutto una nozione zoologica:così, molte specie dette “selvagge” quando occupanoun’area geografica sufficientemente importante, sisuddividono in sottospecie o razze geografiche, diffe-rendo le une dalle altre per qualche caratteristica visi-bile, generata sotto l’esclusiva azione dell’ambiente.Non vi è dubbio che le nostre specie domestiche nonsfuggano alla regola e che siano già ripartite, dopol’addomesticamento, in insiemi di questo tipo (o per-lomeno il processo si è innescato). Poco a poco, adopera dell’isolamento geografico e delle particolaritàdell’ambiente, per l’azione ancora molto limitatadell’uomo nel controllo degli accoppiamenti, si sonocostituite delle razze primarie, in numero limitato,dette anche razze fondamentali, grandi razze, ecc...che corrispondono ad una prima differenziazione inseno alla specie.

• In seguito, nel corso della storia, si assiste ad unascissione di queste razze primarie in una miriade dirazze derivate. Il processo può essere arrestato, con-venzionalmente, con l’apertura di libri genealogiciche concretizzano la “nascita ufficiale delle razze”.Le razze derivate sono il risultato di due meccanismiche hanno agito in senso contrario, l’isolamento geo-grafico e la selezione da una parte, l’ incrociodall’altra:

- le particolarità dell’ambiente e quelle della selezioneesercitata dall’uomo fanno sì che, poco a poco, gli ani-mali di una data regione finiscano per avere più punti incomune tra loro che con quelli della regione vicina,anche se derivano dalla stessa razza primaria: i genotipidivergono lentamente e si costituiscono delle sottopopo-lazioni che hanno il valore di razze derivate. Secondol’anzianità della differenziazione e la conoscenza che siha delle figliazioni tra loro, si potrà parlare di razzesecondarie, terziarie, ecc...;

- è probabile che le razze derivate, nate ciascuna inuna data regione, non abbiano smesso di essere incro-ciate tra loro. In primo luogo perché i movimenti dellepopolazioni si accompagnano spesso a movimentid’animali e poi perché, senza gli sforzi del migliora-mento genetico, l’uomo ha fatto volentieri ricorso adanimali di una razza che supponeva possedesse le qua-lità cercate, per incrociarla con le sue. Nella misura incui nel XIX secolo è stato possibile far nascere uffi-cialmente delle razze, è giocoforza ammettere che,globalmente, la gamma degli incroci non è stata suffi-ciente a perturbare in modo pesante l’idea della diffe-renziazione progressiva citata sopra e la figliazionedelle razze primarie, secondarie, terziarie, ecc... Essafu soltanto modulata.

Puntualmente è potuto accadere che gli incrociriguardino un maggior insieme e si costituisca unanuova razza, sensibilmente intermedia tra due razzeparentali.

• Con la redazione degli standard e l’apertura dei librigenealogici emerge ufficialmente la maggior parte dellerazze che ci sono note oggi. Si parla talvolta di razzestandardizzate, cosa che sottintende che esistono innatura popolazioni che non sono ancora state oggettodell’apertura di un libro genealogico e candidate, essestesse, a diventare razze. Ciò si è d’altronde verificatosino ai nostri giorni.

Inizia quindi la fase di selezione sistematica che siconosce oggi. Il controllo dell’uomo sulla riproduzioneè totale, le razze evolvono per proprio conto, sfuggendod’ora in poi agli incroci (almeno in teoria). Negli anima-li da reddito, l’evoluzione contemporanea si traduceattraverso:

- una considerevole espansione di un limitato numerodi razze molto prestanti ed una valida fonte di effettividelle altre,

- una tendenza alla scissione delle razze importanti instirpi molto selezionate che saranno impiegate perincroci industriali.

Tutto sommato, per tutti gli animali domestici esisteuno “schema generale dell’evoluzione delle razze” inquattro stadi ed il cane non è interessato dagli ultimi due(vedi schema a pag. 23). Ci si interesserà ora all’appli-cazione più specifica di questo schema al cane.* Professore all’École Vétérinaire de Nantes.

Page 16: SOMMARIO CINOLOGIA - Vetjournal · terapia alla seduzione che la vita naturale, e gli animali in ... neralmente delle pillole di mica panis e cioè mollica di pane ridotta in palline).

22

Dentro l’allevamento ______________________________________________________________________________

FORMAZIONE ED EVOLUZIONEDELLE RAZZE: APPLICAZIONE AL CANE

Particolarità del cane

È probabile che lo schema generale dell’evoluzionedelle razze sia più difficile da applicare al cane che allealtre specie di mammiferi domestici, almeno per treragioni:

- il cane è domestico da molto tempo, fattore cheaggiunto ad un intervallo tra generazioni piuttosto breveed a una prolificità elevata, aumenta il numero di eventiche possono accadere;

- nelle loro migrazioni, le popolazioni umane eranoquasi sempre accompagnate dai loro animali domestici.È probabile che l’impatto dei migranti sui sedentari siastato simile per le specie da reddito e per l’uomo: si ècosì conferita troppo facilmente un’origine “straniera” aquesta o quella razza bovina od ovina che non aveva, inrealtà, subito che qualche apporto di sangue stranieronella regione. Bisogna dire che la “superiorità” dellapopolazione migrante sugli animali della regione non èsempre sufficiente a trattenere l’attenzione degli alleva-tori poco preoccupati della selezione.

Si attenuerebbe volentieri questa affermazione nelcane: la differenza nei tipi morfologici e l’impiego chese ne fa sono tali che l’uomo non può non notare certi

cani stranieri. Si immagini per esempio la meravigliache devono aver suscitato i primi levrieri o mastini arri-vati in Gallia o nelle isole britanniche e viene sponta-neamente da pensare che siano stati fatti dei tentativi difar montare le cagne del paese da questi nuovi venuti edanche di procurarsi questi ultimi per moltiplicarli. Èquindi fortemente probabile che cani di origini geografi-che molto diverse si siano mescolati molto tempo fa:l’importanza di queste fusioni di sangue non fu tuttaviasufficiente a modificare l’andamento complessivo deicani di strada (meticci), che senza dubbio restanonell’insieme di tipo lupoide nell’Europa dell’ovest edinvece di tipo molossoide nell’Europa dell’est enell’Asia centrale ecc...,

- si aggiunge un’eccezionale attitudine del cane acambiare. Nessun’altra specie presenta una così grandevariazione di taglia, peso, profilo, proporzioni, trama delpelo, ecc... Del resto si impiega volentieri il prefisso“ultra” per parlare per esempio di ultra-concavo, ultra-longilineo ecc., cosa che non accade mai nelle altre spe-cie. Questa grande plasticità del cane fa sì che formevicine siano potute comparire in regioni molto lontane,in popolazioni di origini differenti e si siano aggiuntealla “mescolanza” di tipi di cui si è parlato. Il fenomenonon è tuttavia tale da poter escludere di associare un tipomorfologico ad un’origine particolare. Così, Dechambresi è senza dubbio sbagliato nel ritenere che il levriero sipossa facilmente ottenere per selezione da un qualsiasi

Page 17: SOMMARIO CINOLOGIA - Vetjournal · terapia alla seduzione che la vita naturale, e gli animali in ... neralmente delle pillole di mica panis e cioè mollica di pane ridotta in palline).

23

______________________________________________________________________________ Dentro l’allevamento

gruppo di cani: esiste un’origine associata al tipo levrie-ro anche se, per caso e per selezione, alcuni animali diun’altra estrazione possono somigliarvi.

Tutto sommato, conviene essere più prudenti nel caneche nelle altre specie, senza astenersi dall’applicargli loschema generale dell’evoluzione delle razze che si èpresentato (salvo, naturalmente, per l’evoluzione con-temporanea).

Scissione della specie in razze primarie

Sono state formulate molte ipotesi sull’origine delcane: coyote, lupo, sciacallo, ibrido lupo-coyote, lupo-sciacallo, sciacallo-coyote? Antenati diversi secondo lerazze? Dopo gli anni ’70 si è chiarita la situazione, poi-ché il lupo pare essere l’antenato più probabile cosa chenon esclude un intervento marginale dello sciacallodorato per ibridazione interposta.

Sono state scoperte trentadue sottospecie di lupo(Mech, 1970, cit. Therin, 1987). Da sole, si ritiene chealcune abbiano contribuito all’addomesticamento delcane, essendosi formate da vari focolai, a partire dallupo locale: in particolare, si possono citare gli antenatidel lupo occidentale (Canis lupus), del piccolo lupo delvicino oriente (Canis lupus pallipes) e, soprattutto, dellupo cinese (Canis lupus chanco). Contrariamenteall’attuale tendenza che consiste, per molte specie,nell’allestire i processi di addomesticamento nello spa-zio, si nota che Therin (1987) considera come probabileil ruolo esclusivo di Canis lupus variabilis, lupo pleisto-cenico cinese, antenato di Canis lupus chanco.

Sono stati descritti numerosi tipi di cani fossili, noto-riamente documentati da Zeuner (1963). I più comunisono Canis familiaris palustris o cane delle torbiere,probabile antenato dei cani nordici e di parecchi pastorioccidentali, e Canis familiaris inostranzewi, presentatoabitualmente come l’antenato dei molossi. Ve ne sonomolti altri! Collegare i cani fossili alle razze attuali èun’impresa molto difficile e, senza dubbio, largamentespeculativa. Ciò che interessa è la costituzione progres-siva di questi insiemi molto ben caratterizzati che sonole razze fondamentali o razze primarie.

Si sospetta che, anche in questo caso, la situazionenon sia semplice. Dopo Cuvier, che raggruppava le 55razze di cani della sua epoca in tre razze principali: imastini, gli spaniel ed i molossi (oggi la ripartizioneall’interno di ciascuno di questi gruppi appare abba-stanza fantasiosa) sono stati fatti diversi tentativi,senza che sia possibile scegliere obiettivamente tral’una e l’altra.

Lo studio di Richard ed Alice Fiennes (1968) apparein parte originale e degno di considerazione, anche se èdifficile aderirvi del tutto. A dispetto degli incroci mul-tipli realizzati tra i gruppi, questi autori propongono diclassificare le razze di cani in quattro categorie, aventeciascuna un’origine particolare. Anche se questi autorinon utilizzano questa definizione, questi quattro insiemihanno il valore di razza fondamentale:

- il gruppo di “dingo”, derivato dal piccolo lupomedio orientale Canis lupus pallipes, molto omogeneo,che comprende il dingo, i cani meticci e pochissimerazze standardizzate (il Basenji e, in minor misura, ilRhodesian Ridgeback);

- il gruppo “nordico”, derivato essenzialmente dallupo occidentale Canis lupus, che comprende husky,samoiedo, chow, spitz nani, elkhound, collie, pastoritedeschi, corgi, schipperle;

- il gruppo “greyhound”, derivato da un antenato “cor-ridore”, apparentato a C. l. pallipes;

- il gruppo “mastino”, derivato da lupi di montagnacome il C. l. chanco, molto ricco poiché comprende siamastini e bulldog che cani da corsa ed anche quelli daferma (spaniel, setter, pointer, retriever).

Molto diversa è l’ipotesi che presenta Juliet Clutton-Brock (1984). Anch’essa ritiene che esistano quattrosottospecie geografiche di lupi, alle quali fa corrispon-dere quattro razze fondamentali di cani correlate a quel-le razze attuali come segue:

- il lupo nordamericano(*), che ha generato i canieschimesi e, insieme al successivo, i cani preistorici nor-damericani;

- il lupo cinese, che ha generato invece i chow;- il lupo indiano, che ha procreato i dingo, i cani

meticci asiatici, i levrieri e, insieme al lupo europeo, idogue. Dalla discendenza di questi dogue primitivi (quichiamati mastini) provengono inoltre i cani da monta-gna ed il bloodhound;

- dal canto suo il lupo europeo, oltre a procreare i mastiniinsieme al lupo indiano, ha generato i cani da pastore occi-dentali, gli spitz ed i terrier. Da questo capostipite derivaro-no inoltre, pare soprattutto dalla discendenza dei cani dapastore, i cani da caccia, in particolare gli spaniel.

TIPI PRIMITIVI

RAZZE PRIMARIE

SCHEMA GENERALE DELL’EVOLUZIONE DELLE RAZZE

Raggruppamentodi

varietà

Razzaottenuta

per sintesi

MOLTITUDINE DI RAZZE DERIVATE(Secondarie, terziarie...)

ESPANSIONE DI QUALCHE RAZZA DERIVATA

SCISSIONE IN STIRPI NETTAMENTE SELEZIONATE

PROTO-STORIA

E

PREISTORIA

STORIA

EPOCA

CONTEMPORANEA

Incroci

(*) Non è stato utilizzato alcun nome latino. Viene riprodotta la termi-nologia utilizzata dall’autore.

Page 18: SOMMARIO CINOLOGIA - Vetjournal · terapia alla seduzione che la vita naturale, e gli animali in ... neralmente delle pillole di mica panis e cioè mollica di pane ridotta in palline).

24

Dentro l’allevamento ______________________________________________________________________________

Non si propone una discussione critica. Si segnalasemplicemente che:

- nella classificazione di Fiennes, sorprende l’abbon-danza del gruppo “mastino”. È vero che l’antica originedei cani da ferma non ha trovato una spiegazione real-mente soddisfacente, ma farli derivare dal dogue delTibet richiede un grande passo... Detto ciò, è possibileche questi autori abbiano ragione: in parecchi millenni,l’evoluzione può riservare delle sorprese in una speciecosì plastica come il cane. Occorrerà tuttavia ammettereuna particolare plasticità dei discendenti di C. l. chanco,che non si ritrova in altri;

- nella classificazione di Clutton-Brock sorprendononumerosi elementi: il gruppo dei cani nordici ed appa-rentati si riscontra ripartito su tre delle quattro razzefondamentali mentre, spontaneamente, si propende perun’origine unica. Certo, il fatto che il mastino o, piutto-sto, il vecchio dogue del Tibet provenga da una doppiaorigine consente di spiegare il polimorfismo del gruppomastino citato sopra. Appare chiaro che è difficile appa-rentarli (anche se in misura minima) ai levrieri edammettere una differente origine per i cani da corsa daun lato, per quelli da ferma dall’altro.

Questi due esempi illustrano la difficoltà di studiare leorigini e, di conseguenza, la filogenesi delle razze canine.Ci si può domandare se non sia un atteggiamento pragma-tico far riassortire i grandi tipi morfologici che esistonooggi e considerare che abbiano valore di razza fondamen-tale anche se, eventualmente, sono potuti accadere fenome-ni di convergenza morfologica: non sono sicuramente talida comportare un grosso rischio di errore a considerare glianimali annessi ad uno stesso tipo come derivanti daun’origine remota in gran parte comune, anche se scono-sciuta. Questo modo di procedere parte dalle razze attuali erisale indietro all’origine dei tipi fossili.

Le caratterizzazioni proposte dal grande cinotecnicofrancese Pierre Megnin suscitano allora un ulterioreinteresse. Invece di apparire semplicemente come unpossibile supporto di classificazione (peraltro raramenteutilizzato), esse si applicheranno alle razze primariedalle quali derivano tutti i cani attuali: razze lupoide,braccoide, molossoide e graioide.(*) Tenuto conto delruolo che parrebbero attribuire loro numerosi autori,forse sarà necessario ritirare i cani primitivi del tipoDingo dalla classe dei lupoidi e assegnare una classespeciale, che potrebbe semplicemente chiamarsi “razzaprimitiva”.

Si noterà che queste cinque razze fondamentali sonosimili a quelle di R. e A. Fiennes: soltanto lo sdoppia-mento, prudente perché non documentato, del “gruppomastino” in molossoidi da un lato e braccoidi dall’altrodistingue i le due tesi.

Scissione delle razze primarie in una vastagamma di razze derivate

Benché sia forse il cane ad aver beneficiato per primo diuna selezione da parte dell’uomo, per scrivere la storiadelle razze canine ci si deve limitare solo a delle ipotesi.

Pare utile commentare qui i meccanismi che l’uomoha allestito sul piano genetico per far evolvere poco apoco le popolazioni canine: la variazione discontinua, lavariazione continua, l’incrocio di ripristino e l’incrocioche mira a creare una nuova razza, per identificare laloro rispettiva importanza.

Ricordiamo che la variazione discontinua si fondasull’esistenza di mutazioni: compare un animale porta-tore di un nuovo carattere, improvvisamente ereditario,che può essere interessante o, semplicemente, piacereall’allevatore. Al di là di particolarità di colore o tramadel pelo, è molto difficile conoscere ciò che l’uomo hagestito come mutazione nel cane: poiché le grandi diffe-renze morfologiche (compreso il bassottismo o la testafortemente brachicefala) paiono soprattutto di ordinepoligenico, è probabile che le mutazioni abbiano soltan-to un ruolo limitato nell’evoluzione delle razze.Viceversa, mutazioni non visibili alimentano il polimor-fismo genetico ed offrono spazio alla selezione quantita-tiva. Quando una razza vede la sua esistenza legata aduna mutazione visibile ha un valore zootecnico di razzamendeliana: ciò significa che essa si distingue dallapopolazione d’origine per un carattere solo. Molte razzesono nate inizialmente da semplici particolarità di colo-re o pelo, cosa che non impedisce che si stabiliscano inseguito differenze morfologiche o di carattere, legatealle particolarità della selezione. Evidentemente, la“razza mendeliana” non è una vera razza.

La variazione continua è la risultante dell’azione deipoligeni o dell’ambiente. Come si è visto, è moltoimportante. È la sua gestione che, sul lungo periodo, è ilprimo motore dell’evoluzione delle razze: le forme nanesono state ottenute da un rimpicciolimento od un alleg-gerimento progressivo sotto l’effetto della selezione,quelle giganti da un ingrandimento ed un appesantimen-to. Ogni modificazione del tipo morfologico generaledipende anche da un’azione sui poligeni corrispondenti;lo stesso dicasi di alcuni elementi della morfologiacome la forma e la lunghezza dell’orecchio, la lunghez-za della coda, l’abbondanza delle pieghe della cute ecc...Si aggiunga infine che le variazioni che agisconosull’espressività di gene maggiore sono per lo più deipoligeni. In breve, mettendo a punto una selezione cheabbia per effetto l’evoluzione delle popolazioni, alpunto addirittura di crearne di nuove quando le differen-ze morfologiche sono divenute grandi, l’uomo ha gestitola variazione continua. È proprio questo il primo motoredell’evoluzione delle razze.

Poiché tuttavia la selezione è abbastanza lenta (conalcune differenze secondo i caratteri), l’uomo non hamai esitato a ricorrere ad incroci di ripristino per accele-rare l’evoluzione verso il tipo ricercato. L’idea di questoincrocio e di infondere in una volta i geni cercati, poi ditornare alla selezione della razza iniziale in modo daconservare della razza introdotta soltanto i caratteri atte-si ed eliminare gli altri. Voluto o fortuito, nella storiadelle razze di cani gli incroci di ripristino sono statimolto numerosi e si può ritenere, in prima approssima-zione, che nessuna razza sia sfuggita loro, prima o poi.L’incrocio di ripristino deve essere messo sullo stessopiano della selezione nella misura in cui, comequest’ultima, mira a migliorare una razza: l’allevatorecerca semplicemente di fare in fretta e, in questo modo,

(*) Per la definizione di questi termini, vedi “Parentela e filiazione trarazze, fondamento di una classificazione obiettiva”.

Page 19: SOMMARIO CINOLOGIA - Vetjournal · terapia alla seduzione che la vita naturale, e gli animali in ... neralmente delle pillole di mica panis e cioè mollica di pane ridotta in palline).

25

______________________________________________________________________________ Dentro l’allevamento

si permette di correre alcuni rischi che non seguono laselezione classica, rischi di alterazione della popolazio-ne iniziale se i caratteri indesiderabili della razza intro-dotta si presentano difficili da eliminare.

Capita invece che l’allevatore si discosti da questa“filosofia” sperando di creare una razza di sintesi (siparla anche di “razza di origine meticcia”) intermediatra due o più popolazioni preesistenti che si incrociano,prima di ricorrere al “meticciaggio” ed a una selezioneche fissa i caratteri cercati. Molte razze di cani sarannonate in questo modo. Almeno si pensa. In realtà, è raroche si conosca esattamente la dimensione degli incrocieffettuati; viceversa, è molto difficile fissare un tipogenetico verosimile intermedio e molte popolazioni disintesi finiscono per somigliare ad una delle razzeparentali.

Tutto sommato, le numerose popolazioni denominate“razze”, in ragione della definizione di uno standard odell’apertura di una linea genealogica, avevano allespalle una lunga storia fatta di selezione, di incroci più omeno ampi e, in sovrappiù, una fissazione di mutazioni.

Non vi è dubbio che molte tra queste non siano natein una regione specifica: vengono citati alcuni nomi perricordarlo. Naturalmente, tipi di cani diversi esistonoovunque, ma l’osservazione più frequente di uno traquesti in una data regione geografica serve a conferma-re la validità dell’associazione razza/regione per il canecome per le altre specie.

Fase di selezione sistematica

In teoria, il controllo della riproduzione da partedell’uomo è totale e le razze evolvono per proprioconto. Gli sforzi degli allevatori mirano soprattutto amigliorare e rendere omogenee le popolazioni selezio-nate. È una situazione nota da un secolo.

LA RAZZA, CONSIDERATA DAL PUNTO DI VISTA GENETICO

Sul piano genetico, tutta la storia delle razze di caniche abbiamo descritto da un punto di vista generale èfatta da due fenomeni più o meno simultanei: da unaparte la ridistribuzione, ad ogni età della storia, delpatrimonio genetico soggetto a variazioni (*), dall’altrauna mescolanza di sangue tra le varie popolazioni diffe-renziate, più o meno ingente.

Tutto si valuta in termini di frequenze geniche: ognirazza accumula ad una frequenza elevata dei geni che lacaratterizzano, ma conserva anche, a frequenza debole,geni di altre razze. Per fare un esempio caricaturale, sidirà che vi sono dei geni del cane da montagna dei

Pirenei nello Yorkshire terrier e viceversa, ma ciascunadi queste due razze ha accumulato in misura particolaregeni che danno la specificità. Per quanto riguarda lamescolanza di sangue - che è insita nell’idea già citatasecondo la quale nessuna razza di cane è senza dubbiosfuggita ad incrocio in una qualsiasi epoca - essa tende aridurre la frequenza dei geni caratteristici della razzache subisce l’infusione di sangue.

Il risultato tanto della ridistribuzione del patrimoniogenetico che della mescolanza, anche ridotta, di sangue,è che sussiste una variabilità genetica molto importanteall’interno di ogni razza. Quindi, sul piano genetico larazza realizza un compromesso tra il concetto di fissità(alcuni caratteri cercati vengono più o meno fissati) equello di variabilità (all’interno di ogni razza esiste unavariazione tale da rendere possibile farla evolvere inun’altra direzione). Questa almeno è la situazione quan-do la selezione dell’uomo non si fa troppo forte. È inte-ressante sottolineare allora che la variabilità genetica èinsita nella nozione stessa della razza.

Perché ci sia razza, bisogna che si abbiano suffi-cienti caratteri trasmissibili comuni agli individui chela compongono, ma l’idea che questi stessi soggettisiano delle copie conformi l’uno dell’altro è estraneaalla nozione stessa di razza. Questa situazione è certoquella che si riscontra al momento dell’apertura deilibri genealogici: in cinofilia ci si è molto discostati daquesta situazione.

È necessario insistere su questo compromesso tra fis-sità e variabilità che fa la razza. Per logica, ogni razza sipresenta capace di riassumere con i propri mezzi un rio-rientamento della sua selezione, ovvero di evolvereverso un tipo morfologico o attitudini un po’ diverse. Sivaluterà l’utopia insita in questa fase. Tuttavia, quandosi sfogliano fotografie di cani di razza di inizio secolo,si valuta spesso la strada percorsa! Naturalmente ci sipuò rallegrare, ma è anche necessario interrogarsi sulfuturo. Chissà se il modello attuale per un data razza èquello che piacerà tra un secolo? Tutelare una variabilitàsufficiente è il solo modo di sfuggire all’incrocio diripristino, che concretizza per lo più un fallimento nellaselezione.

Per illustrare ciò che si è analizzato, si proporrannodue definizioni della razza:

- per il legislatore (decreto relativo al miglioramentogenetico del 14 giugno 1969): “una razza deve riguarda-re un insieme di animali di una stessa specie che presen-tino tra loro sufficienti caratteri ereditari comuni. Ilmodello della razza è definito dall’enumerazione deicaratteri ereditari con indicazione della loro intensitàmedia di espressione nell’insieme considerato”;

- per Theret (1981), la razza è una “popolazione ani-male presa all’interno di una specie, caratterizzata da ungenotipo medio particolare che conduce alla manifesta-zione di un fenotipo che interessa la morfologia (confor-mazione), il mantello e con una certa tendenza attitudi-nale (fisiologia e psicologia) che può variare in funzionedelle condizioni dell’ambiente nel quale sono tenuti glianimali”.

Va sottolineata la prudenza di queste due definizioniche considerano attentamente la variazione intra-razza.Ciò fa discostare da definizioni più vecchie, che mette-vano l’accento sulla costanza dei caratteri ereditari.

(*) Qualsiasi mammifero preso a caso possiede dal 70 all’80% deigeni allo stato omozigote, ma i loci coinvolti caratterizzano il gruppozoologico al quale appartiene l’individuo: un cane è innanzitutto unvertebrato ed un mammifero, e, di fatto, condivide con l’uomo i genicorrispondenti. È poi un teria, un euterio, un carnivoro, un fissipede,un canoideo ed un canide. Solo un ridotto numero di loci (dal 20 al30%) resta per definire l’appartenenza ad una razza e caratterizzarel’individuo. Questi ultimi sono suscettibili di essere allo stato omozi-gote od eterozigote, quindi definiscono il grado di variabilità geneticadi una popolazione o dell’individuo.

Page 20: SOMMARIO CINOLOGIA - Vetjournal · terapia alla seduzione che la vita naturale, e gli animali in ... neralmente delle pillole di mica panis e cioè mollica di pane ridotta in palline).

26

Dentro l’allevamento ______________________________________________________________________________

La Commissione scientifica della Federazione cinolo-gica internazionale nel 1983 ha fatto bene a mettere inrilievo anche l’esistenza di una variabilità geneticaintra-razza, precisando alcune norme per il riconosci-mento di una nuova razza: la popolazione deve com-prendere almeno otto linee, con un minimo di due stal-loni e sei cagne per ciascuna di loro. In queste linee nonvi devono essere genitori comuni per due generazioni(quindi fino ai due nonni inclusi). Viene peraltro preci-sato che occorre, in media, aver registrato da 700 ad 800cani per arrivare a questa ripartizione (con una pianifi-cazione di allevamento eccellente, è possibile arrivarcicon 500). Successivamente sono state adottate delledisposizioni più severe.

Tutte queste definizioni sono recenti, scritte più di unsecolo dopo l’apertura delle linee genealogiche canine:il fatto che sia stata messa a punto una selezione noncambia in nulla il principio secondo il quale la strutturagenetica di una razza è un compromesso tra omogeneitàe variabilità.

La necessaria diversità genetica intra-razza puòessere ripartita a caso sull’insieme degli animali; puòanche risultare in parte dal frazionamento della razzain un certo numero di sottounità, di cui ci si occuperàora.

I RAGGRUPPAMENTI INFRARAZZIALI

• Nel XIX secolo si parla volentieri di “sotto-razza”per designare un insieme di individui di una stessa razza

che si distinguono da questa per un piccolo numero dicaratteri ereditari. Dal canto suo, la “varietà” designa uninsieme di individui di una data razza che esprime uno opiù caratteri comuni non trasmissibili dall’ereditarietà,quindi dipendenti esclusivamente dall’azionedell’ambiente. Oggi il termine “sotto-razza” è quasi deltutto sparito dal vocabolario ed è stato rimpiazzato da“varietà”, che in questo passaggio ha naturalmente persoil significato di cui sopra.

Il cane fornisce molti esempi di razze che possiedonodue o più varietà distinguendosi per la taglia, la tramadel pelo o il colore. È logico che il riflesso degli alleva-tori sia di far riprodurre gli animali di una stessa varietàpreferenzialmente tra di loro. Conviene tuttavia nonfarne una regola assoluta ed è anche necessario che levarietà si mescolino ogni tanto per evitare una derivatroppo grande in rapporto alla media della razza.

Quando un presidente di Associazione di razza vuolegiustificare la suddivisione tra varietà, impiega volentie-ri come argomento le differenze morfologiche che sipossono osservare (per esempio, forma del cranio otrama del pelo diversi tra loro). Se si esclude la taglia, inrealtà queste differenze probabilmente non esistevanoall’inizio e non sono state acquisite per deriva geneticao per selezione se non in ragione di un isolamento inrapporto alla media della razza. Talvolta si sente ancheaffermare che le “varietà” sono in realtà delle razzedistinte. Sul piano scientifico questa affermazione èfalsa. Ci si domanda invece perché proprio gli allevatoriche hanno “battezzato” le razze abbiano adottato lo stes-so nome per numerose varietà se non erano certi che sitrattasse della stessa popolazione.

Page 21: SOMMARIO CINOLOGIA - Vetjournal · terapia alla seduzione che la vita naturale, e gli animali in ... neralmente delle pillole di mica panis e cioè mollica di pane ridotta in palline).

27

______________________________________________________________________________ Dentro l’allevamento

La varietà è una delle forme sotto le quali si manifestala diversità genetica intra-razza.

• La nozione di stirpe è più recente. È comparsa inavicoltura industriale, ove designa l’insieme di indivi-dui di una data razza (qualche centinaio di capi), man-tenuto su se stesso senza apporto di sangue estraneo o,almeno, che non subisce che degli apporti limitati. Gliaccoppiamenti consanguinei stretti possono essere cer-tamente evitati. Sotto l’effetto del fenomeno della deri-va genetica e delle particolarità della selezione effettua-ta dall’allevatore, la stirpe finisce per acquisire unacerta originalità genetica in rapporto alla razza di origi-ne. Un ceppo definito presenta una migliore omoge-neità della razza.

La stirpe, come è stata appena definita, senza dubbionon esiste nel cane. Ci si avvicina nel caso di un alleva-mento di taglia abbastanza grande (qualche decina dicagne) nel quale il proprietario evita gli accoppiamenticonsanguinei stretti e non pratica che un ripristinomolto moderato. Si potrà anche immaginare che i canidi una data razza delimitati in una data regione si ripro-durranno fra loro, senza ricorrere a stalloni di un’altraregione. Finiranno per costituire una stirpe.

Quando gli animali di due varietà differenti di unastessa razza si riconoscono al primo colpo d’occhio,l’identificazione morfologica dei soggetti di una datastirpe è più sottile, ma resta per lo più possibile.Possono esistere parecchie stirpi all’interno di una stes-sa varietà.

Come la varietà, la stirpe non è destinata a riprodursiperpetuamente con se stessa. Sono necessari scambi disangue tra stirpi.

• La “linea” comprende l’insieme dei discendenti inlinea diretta di uno specifico antenato (maschio o fem-mina) o di una data coppia, tuttavia con possibilitàd’apporto di sangue esterno ad ogni generazione: è suf-ficiente che uno dei due genitori discenda dall’antenatoconsiderato perché si mantenga la linea. La vecchiaespressione “corrente di sangue” indica la stessa cosa.

Una linea diventa “linea consanguinea” quando lariproduzione si effettua tra individui della stessa fami-glia. L’omogeneità genetica è grande. Non va effettuatoil ripristino, anche discreto, salvo far perdere la condi-zione di linea consanguinea.

Dalla razza alla linea consanguinea, passando per lavarietà (quando esiste), la stirpe e la linea, aumental’omogeneità genetica. Gli animali di una stessa stirpesomigliano più a loro stessi che a quelli di un’altra stir-pe della stessa razza. Ciò è ancora più vero in animaliappartenenti ad una stessa linea consanguinea.

Nel riquadro si troveranno tre esempi del modo in cuisi può strutturare una razza:

- nel caso n°1 si suppone che non ci siano né varietàné stirpe. Esistono solo alcune linee consanguinee, quin-di del tutto fisse, la cui perennità o scomparsa riguardasoltanto l’allevamento in cui si trovano;

- nel caso n° 2 compaiono le stirpi. Si noterà che sonoraffigurate con una linea tratteggiata, per sottintendere cheintrattengono scambi con il resto della razza. Figura ugual-mente qualche linea consanguinea. Infine, molti individuisi collocano al di fuori delle strutture precedenti che nonincludono in ogni caso l’insieme della razza;

- nel caso n° 3 abbiamo immaginato l’esistenza delledue varietà, ricorrendo anche qui alla rappresentazionecon una linea tratteggiata. Si suppone che i soggetti chenon sono situati né nell’una né nell’altra varietà nonesprimano con sufficiente nettezza i caratteri distintivi,ma appartengono nondimeno alla razza. Stirpi e lineeconsanguinee sono rappresentate nello stesso modo.

Possono delinearsi molti altri casi. Tralasciando lelinee consanguinee, la cui scomparsa non dovrebbeavere alcuna conseguenza sul futuro della razza, nelquadro di una politica attendibile di “gestione genetica”ci si attende che sia del più grande interesse assicurareche le varie strutture che esistono ad un dato tempoabbiano buone probabilità di diventare perenni.

Lineaconsanguinea

Stirpe

Varietà

Tre esempi di strutture di una razza

Page 22: SOMMARIO CINOLOGIA - Vetjournal · terapia alla seduzione che la vita naturale, e gli animali in ... neralmente delle pillole di mica panis e cioè mollica di pane ridotta in palline).

29

DEN

TRO

L’A

LLEV

AM

ENTOAllevare oggi: il sogno di un

allevatore che prende coscienzadelle implicazioni etiche della sua attivitàIn una forma volutamente teatrale e poetica, Claudio Pierantoniaffronta il tema attuale della responsabilità che il mondo cinofilo ha di fronte alla selezione di razza affinché, nel ricercare le caratteristiche morfologiche ed attitudinali, vengano prima di tuttosalvaguardati il benessere e la salute animale

IL SOGNO

Claudio Pierantoni*

Mi trovavo in un luogo strano, apparentementesconosciuto, ma nell’aria avvertivo qualcosadi consueto, di familiare.

Camminavo attraversando vaste aree verdi e lussureg-gianti che alternavano fitti boschi protetti da aperte,ampie vallate. Una lievissima e rada nebbia sostava ditanto in tanto nelle insenature formate dalla vegetazione.

Di colpo udii come un lamento, che poi si dimostrò unpianto rabbioso e disperato. Ero completamente nascostoda enormi felci verdi, quindi avanzai di qualche passoverso quel lamento ed infine, scostando con le mani l’ulti-ma grande foglia che si trovava davanti al mio viso, constupore, scorsi un uomo, inginocchiato a terra a pochimetri da me, in una piccola zona aperta senza una vegeta-zione fitta come quella in cui io mi trovavo.

Ero completamente invisibile per l’uomo che continuavaa piangere gridando e battendo la terra con i pugni chiusi.Mi spostai poco più avanti per riuscire a vedere il suovolto: era un uomo di un’età non ben definibile, probabil-mente intorno ai 50 anni, ma la cosa più strana e che piùmi incuriosiva era che il suo viso non mi era noto, ma, alpari del luogo dove mi trovavo aveva delle connotazioni,delle sfumature che non mi erano nuove... anzi che cono-scevo e che avevo già visto, ma non ricordavo dove, per-ché e come potessero risultarmi anch’esse familiari.Guardai meglio e vidi che, continuando a lamentarsi, ter-minava di scavare una buca, una piccola fossa, davanti asé, poi, allungando un braccio sulla destra trasse a sé ungrande lenzuolo di stoffa arrotolata che non avevo notatoprima. Lo srotolò con mani frettolose, tremanti e furtive,poi allargò meglio i lembi ed io potei scorgere chiaramentela nefasta immagine: sei cuccioli di cane senza vita, aggro-vigliati, con i piccoli corpi inerti... morti!

Tentai di vedere meglio... di capire a quale tipo dicane appartenessero quei piccoli, ma il corpo dell’uomofrapposto tra me ed i cuccioli e la mia scarsa esperienza

e pratica di cani non mi consentivano di distinguere conchiarezza la forma ed il colore dei cuccioli senza vita.Approssimativamente scorsi dei colori di varie tonalità:marrone più o meno scuro, forse nero e probabilmenteanche delle chiazze chiare... il muso non era molto sfi-nato, appuntito, le orecchie piccole e ripiegate sullatesta... gli occhi chiusi.

I miei occhi, invece, sbarrati su questa triste scenaguardavano l’uomo che con gesti furtivi, meschini e cir-cospetti cominciava a vuotare sotterra quel tragico drap-po di morti senza vita. Seguivo col fiato sospeso l’assur-da scena e continuavo a domandarmi il perché di quellasepoltura così ambigua, oscura, quasi fraudolenta...

Di colpo, dal nulla, alle spalle dell’uomo in ginocchione apparve un altro che si avvicinò e si fermò in piedivicino a me, potevo vederlo benissimo, ma lui, comel’altro, non poteva vedere me nel fitto del verde. Convoce ferma disse:

«Perché lo fa, signor Nunc?»L’uomo in ginocchio saltò in aria come un ladro sco-

perto con il bottino in mano a furto quasi ultimato, perpoi ricadere sulla fossa con la schiena e rimanere immo-bile per nasconderla agli occhi dell’intruso. Era assoluta-mente sbigottito, i tratti del suo volto erano esasperati, gliocchi fuori dalle orbite ancora gonfi di lacrime, la fronteimperlata di sudore, la bocca spalancata in un’orrendasmorfia. In quella posizione potevo vederlo ancorameglio e, di certo, dei tre uomini ero io il più stupito edincredulo: i due uomini dinanzi a me erano identici, asso-lutamente uguali, senza la benché minima disuguaglian-za, i loro volti, le loro capigliature, le corporature e perfi-no i loro abbigliamenti erano totalmente speculari.

C’era un particolare che ancor più mi colpiva: l’uomoche si trovava in piedi era il sosia dell’altro in terra, ma,al contrario di quest’ultimo con i suoi occhi, con i suoigesti e con la voce esprimeva una rara tranquillità, fer-mezza, calma e determinazione. Ciò mi fece capire chemi trovavo al cospetto di un evento strano, apparente-mente assurdo e irreale, ma certamente simbolico ed* Scrittore e allevatore, Roma.

Page 23: SOMMARIO CINOLOGIA - Vetjournal · terapia alla seduzione che la vita naturale, e gli animali in ... neralmente delle pillole di mica panis e cioè mollica di pane ridotta in palline).

30

Dentro l’allevamento ______________________________________________________________________________

estremamente significativo. E quindi, in quanto tale, noncosì astratto ed estraneo alla realtà.

Rimasi lì. Fermo. Quasi senza respirare, sebbeneormai fossi certo che non mi avrebbero mai sentito névisto. Era impossibile! Mi avvicinai al tronco di ungrande albero e tenendo basse con la mano le enormifoglie che erano davanti a me, aspettai...

«Perché... signor Nunc?» ripeté con autorevole calmal’uomo in piedi.

Era la seconda volta che pronunciava quel nome chenon avevo mai incontrato prima, ma che sentivo rappre-sentava qualche cosa di estremamente importante.

L’uomo sulla fossa, sempre più pallido e sconvoltodinanzi a quella visione spettrale ed inquietante, a malapena riuscì ad emettere, balbettando, qualche fonema:

«Io... Perché...No!» Ed ancora l’interlocutore:«Perché, signor Nunc, occulta i suoi cuccioli morti?»Il signor Nunc era in preda ad una crisi di nervi, quan-

do in lui la rabbia per la presenza dell’intruso che sco-priva l’oscura sepoltura lo aiutò a parlare seppur conci-tatamente e quasi urlando. E disse:

«...Ma, perché...! Io... È questa razza che...No! Ma leichi è? Cosa vuole da me?»

L’uomo rispose con estrema gentilezza e pacatezza:«Oh, certo... Ha ragione, mi scusi. Non mi sono pre-

sentato. Sono il signor Fortasse Postea... Piacere.»«Cosa? Che cosa ha detto? Io... non capisco... ma...»

disse il signor Nunc.«Certo, certo, non si preoccupi... non può capire...»

disse il signor Fortasse Postea.I nomi dei due uomini erano per me assolutamente

incomprensibili, ma comunque sentivo che dovevanosignificare qualcosa, qualcosa che chiariva e dava valorea ciò che stava accadendo.

F.P.: «Perché sono morti? Cosa avevano?... Qualimalformazioni... e perché li nasconde come una colpada insabbiare nell’inconscio, signor Nunc?»

Fece lentamente un altro passo verso il signor Nunc econtinuò inesorabilmente:

«Il loro palato? Il labbro forse? La vitalità dei neona-ti? La loro testa? E il colore... I bianchi...? Forse la mon-tata lattea assente? Oppure il latte? E cosa ne è dellamadre, signor Nunc?»

Nunc: «Ma... come fa lei asapere...? Chi è lei? Che cosaè?» la sua voce era stridula esgraziata ed il suo battito car-diaco accelerato al parossi-smo. Confusamente continuò:«Lei non ne sa nulla, signor...signor... va bè! va bè... comesi chiama... Lei non sa!»Alzando ancor più la voce eposando la mano sul bordodella fossa che conteneva ipiccoli corpi morti proseguìsenza più alcun controllo suse stesso:

«Io sono un allevatore.Allevo questa razza da più diventi anni e lei non sa cosavuol dire! Questa razza è...»

F.P. lo interruppe decisa-mente con tono inequivocabile dicendo:

«Lei non ha mai allevato signor Nunc!»Nunc con il viso ora rosso paonazzo urlò:«Ma come si permette?!? Lei non capisce! Lei non

alleva, lei non sa... Mi dica: alleva?»Dopo una lunga, e per il signor Nunc estenuante,

pausa F.P. lentamente rispose:«Ebbene sì, io sono un allevatore»Nunc: «E da quanto tempo, da quanto...?»F.P.: «Oh, non lo ricordo più...»Nunc fu come sollevato da questa risposta e quasi

abbozzò un lievissimo sorriso di soddisfazione, poidisse:

«Che vuol dire “Non ricordo”...? Non alleva o...?»«Non ricordo con esattezza il passaggio.» F.P. fece una

pausa fissando l’uomo ed i cuccioli morti, poi continuò«Quando smisi i vecchi abiti di allevatore, erano come isuoi...! E cominciai a capire, nudo, senza orpelli, con laforza del mio cuore, del mio cervello e nient’altro.

Solo allora ho cominciato veramente ad ab-levare»Nunc sbigottito ed ammutolito da queste parole emise

un verso strano:«Cosaa...?»F.P. rispose con luminosa calma: «Ad amare, signor Nunc!»Incredulo, sfinito, ansimante, ma comunque terribil-

mente attratto da quel personaggio, Nunc chiese:«Amare??... Io... io non capisco. Ma che cosa?»F.P. continuò:«Ab-levare. Dal latino ab-levare. Alzare al cielo.

Innalzare. Sollevare. Alzare, migliorare il livello, laqualità, il sangue, il genoma. Selezionare. Preoccuparsiprofondamente del suo benessere e delle sue condizioni.Allevare. Amare il cane, signor Nunc».

Queste parole furono seguite da una densa, lungapausa di silenzio. Io non capivo quasi niente di cani, diallevamento, di genetica. Non mi ero mai occupato dianimali e di zootecnia, ma avvertivo che le parole appe-na pronunciate da F.P. erano giuste, intelligenti, compe-tenti e cariche di verità. Guardai il signor Nunc e notaiimmediatamente che sul suo viso finora iracondo, sfigu-rato dalla rabbia, dall’impotenza, dal dolore e dallameschinità, lentamente iniziava ad apparire un’espres-sione affascinata per quell’uomo, che sembrava aver

Page 24: SOMMARIO CINOLOGIA - Vetjournal · terapia alla seduzione che la vita naturale, e gli animali in ... neralmente delle pillole di mica panis e cioè mollica di pane ridotta in palline).

31

______________________________________________________________________________ Dentro l’allevamento

navigato per secoli e secoli ed esistere da infinito tempoprima dello stesso Nunc, ciononostante riusciva a man-tenere l’entusiasmo e l’emozione di un adolescenteinnamorato. F.P., sebbene pronunciasse parole cheNunc non sopportava udire, appariva, anche allo stessoNunc, come una figura proveniente da una dimensioneproiettata anni luce nel futuro. E poi F.P. ancora avanti:

«Amare il cane e non allevare come ripetere.Ripetersi. Continuare ciechi negli errori. Occultarli.Occultare i frutti di quegli errori per non esser colti infallo. Non far sapere... mai! Nell’anonimato. Il più pre-suntuoso, ignorante, arrogante anonimato che conducealla sofferenza, alla morte e al ripetersi di questa. Senzarisoluzione... come lei può vedere signor Nunc», indi-cando la fossa della sepoltura.

Avvicinandosi ancora di più all’uomo in terra andò asedersi su di un grande sasso piatto vicino alla fossa eguardando quasi come un padre l’uomo di fronte a luipacatamente così continuò:

«Quanti dei suoi cuccioli finiscono così signor Nunc?E perché? Quali patologie? (con crescente pathos)Quali malformazioni e in che percentuale? Quanti idro-cefali? E gli adulti...? Quali malattie ortopediche e qualela gravità, signor Nunc? Quali oculopatie e come vedo-no le retine dei suoi cani? Quanti cesarei per le sue fem-mine? E quanti i morti? Me lo dica signor Nunc! Perchébisogna dirlo e renderlo noto, con consapevolezza, atutti, per migliorare veramente il nostro cane. Senzapaure, timori e senza questa assurda e barocca verginitàche lei ancora continua a voler mostrare».

Fece una pausa. Si guardò intorno e tirò un sospiro.Guardò negli occhi l’uomo che aveva davanti sprofon-dato nella fossa e che appariva quasi sotterrato dalle sueparole. Poi disse:

«La malattia, signor Nunc, non è un peccato. (Pausa)Non è una colpa, ed è ignobile da parte sua crederlo! Letare ereditarie non sono un’onta da sotterrare di nascostoe nel silenzio più buio... mai! Deve avere rispetto per lamalattia se veramente vuole tentare di sconfiggerla. Ciriuscirà rendendola nota a tutti gli uomini che allevano.Alla luce del sole, mai nell’oscuro anonimato».

Il signor Nunc non osava più alzare la voce versoquell’uomo così diverso da lui e da quelli che conosce-va, quindi parlò sommessamente:

«Ma no... I miei cani non... Lei forse non ha mai visto ilmio campione! Ha appena vinto il...» F.P. lo interruppe:

«Quanti morti dietro il suo campione? Quanti proble-mi mai risolti con un metodo di allevamento superficia-le e miope che non migliora, ma che aspetta soltanto unfortunato, fortuito vincente fenotipo? Quanto doloredietro i trofei del suo campione, signor Nunc? E quanteanonime fattrici nel suo canile afflitte da altrettanto ano-nime cardiopatie continuano a partorire soffrendo e tra-smettendo il loro cuore? Mi ascolti signor Nunc, forseun giorno, non so quando, mi capirà ed allora ci incon-treremo di nuovo. Ma cominci ora a rispettare la malat-tia, a conoscerla, a condividerla, a non vergognarsi deisuoi animali purtroppo malati, perché così facendo leicompie un delitto. Quando decidiamo un accoppiamen-to ed aspettiamo il parto, noi abbiamo la piena respon-sabilità di quelle vite che stanno per nascere ed i nostrierrori, qualora vi siano, non possono essere vigliacca-mente ed egoisticamente nascosti».

F.P. sorrise a Nunc.Avevo i due uomini davanti a me, di profilo, ed anche

io come il signor Nunc ero assolutamente attratto daquell’uomo che parlava. Poi Nunc provò a sollevarsidalla fossa, rendendo ben visibili i sei cuccioli. In ginoc-chio come un bambino si avvicinò per quel che potevaall’uomo seduto dinanzi a lui e, ancora confuso e per-plesso, disse:

«Ma in questo caso la colpa è stata di quel maledettomaschio... Deve essere così... perché...»

«La colpa» disse F.P. «è sempre nostra signor Nunc.Cosa sapeva lei veramente di quel maschio? E cosa saveramente della sua femmina? Io credo che lei possasapere poco o niente finché si continuerà a sotterrare dinascosto e con vergogna i problemi dell’allevare.»

Nunc: «Ma, allora, che bisogna fare...?»F.P.: «È importante avere coraggio ed una mente

aperta, disponibile. Non essere avidi e conservatori. Nonallevare per se stessi dissetando soltanto il proprio egoi-smo. Ma allevare per il cane e dalla parte del cane!»

Nunc: «Cosa intende dire?»F.P.: «Che ci si può salvare soltanto tendendo ad un

cane più naturale. Un animale atto alla vita... che possacorrere, respirare, cacciare, fare l’amore anche senzal’aiuto della nostra mano!»

Nascosto nel fitto del bosco avevo assistito ad unadelle scene più significative ed emozionanti della miavita ed ora che la mia fase R.E.M. era terminata datempo, l’autocoscienza cominciava a risvegliarsi e len-tamente i miei neuroni inviavano i primi messaggi chemi aiutavano nell’ermeneutica dei tanti punti oscuri diciò che avevo visto.

Mi rendevo gradatamente conto che di cani mi occu-pavo da sempre e quindi l’allevamento...

Con l’andamento lento del risveglio mi accorgevoche i nomi dei due uomini non mi erano più estranei ericordando bene la mia lunga frequentazione con i clas-sici, dalle pagine latine, spontaneamente sgorgavano iloro significati: “Nunc” è un avverbio che si traducecon “ora, in questo momento, adesso” e “FortassePostea” è un anomalo e scorretto costrutto formato dadue avverbi che di norma si trovano con l’indicativo eil congiuntivo, ma che, in questo caso, poteva tradursicon “forse un domani, probabilmente in futuro, chissàforse in avvenire...”.

In un attimo l’arcano era svelato e capii immediata-mente cosa esattamente simboleggiavano i due uominicon i loro ora chiari nomi: il signor Nunc... l’allevamen-to... ora... L’altro, lo straordinario Fortasse Postea...l’allevamento forse... un domani... ma solo dopo unascelta coraggiosa, determinata e un impegno comuneverso... Improvvisamente la rada nebbia di quello stranoluogo era sparita... un sogno!!!...

Ho sempre detestato il suono della sveglia che conviolenza autorizza l’ingresso nel mio mondo alla luce, airumori, alla realtà quotidiana, ma questa volta quelsuono mi ha risvegliato affacciandomi sulla realtàdell’allevamento, della cinofilia, etc.

Ed è con amarezza che esco dal mio sogno e con unsottilissimo ma tenace barlume di speranza nel domaniche ora prendo in pugno la penna e comincio a raccon-tarvi questo mio straordinario sogno terminato colprimo sorgere del sole.

Page 25: SOMMARIO CINOLOGIA - Vetjournal · terapia alla seduzione che la vita naturale, e gli animali in ... neralmente delle pillole di mica panis e cioè mollica di pane ridotta in palline).

33

DEN

TRO

L’A

LLEV

AM

ENTOPrincipali patologie

di natura genetica nel caneAlexander Herzog*

Con la progressiva riduzione dei problemi connessialle malattie infettive ed alle dismetabolie di origi-ne alimentare, favorita dal continuo miglioramento

delle nostre conoscenze scientifiche e pratiche, oggi chialleva cani deve confrontarsi sempre più spesso con malat-tie o difetti di natura genetica ereditaria.

Chiunque si interessi di allevamento canino ha ben pre-senti i problemi che le varie tare o malattie ereditarie pos-sono comportare. Tra le diverse popolazioni di cani i livellidi consanguineità possono essere assai variabili per cui letare ereditarie possono trovare più occasioni di omozigosiper manifestarsi anche fenotipicamente. Inoltre, la grandevariabilità delle razze ha spinto gli allevatori a fare grandeuso della varianza genetica, superando, a volte, anche ilimiti tollerabili per cui capita che in molte occasionil’equilibrio biologico dell’organismo ne sia compromessoe ciò provoca la comparsa di patologie genetiche che pos-sono interessare tutti gli organi e gli apparati del cane.

Sono da considerare difetti congeniti o vere e propriemalattie ereditarie tutti quegli scostamenti dal normaleassetto fenotipico di un organismo che riconoscono unabase genetica e influenzano in qualche modo l’aspetto fisi-co o le caratteristiche psichiche di un soggetto.

Le cause di queste patologie possono essere molteplici;un tempo si riteneva che la maggior parte di esse fossecondizionata da un solo gene, ma oggi sappiamo che non ècosì e che sovente sono numerosi i geni che possono inter-venire nella manifestazione evidente del difetto, ora coneffetto sommatorio (facendo variare l’intensità con cui ilproblema si manifesta) ora epistatico, influenzando la qua-lità stessa del difetto.

Nella maggior parte dei casi i geni che condizionanouna patologia ereditaria (sia essa mono- o poligenica) sicomportano come fattori recessivi rispetto ai geni deisoggetti sani.

All’origine di un’aberrazione genetica c’è sempre unamutazione: lo scambio di posizione di alcune basi o unloro distacco dal filamento catenario del DNA che costitui-sce quel gene possono determinare variazioni della struttu-ra molecolare di un enzima o di altre proteine con la conse-guenza che il primo non è più in grado di svolgere le suefunzioni o che le seconde interferiscono con la struttura ditessuti od organi causandone la displasia.

Nel caso delle patologie genetiche sostenute da un sologene, se l’animale è eterozigote per quel gene la funzionedi sintetizzare la proteina o l’enzima normali è assolta dalsecondo allele (quello normale) di quel gene, per cui la taraereditaria non si manifesta fenotipicamente. Se, invece, ilsoggetto è omozigote recessivo, ecco che la mutazionegenomica può manifestarsi appieno e la malattia diventa

evidente anche sul piano fenotipico. Non sempre, però, lemutazioni portano ad una completa modificazione di strut-tura di una certa proteina o di un enzima; in molti casi ilsuo spettro d’azione non è così limitato, per cui in condi-zioni ambientali ottimali l’organismo “funziona” in modoancora normale e per fare emergere il difetto geneticooccorre che esso sia portato in condizioni di stress.

Nelle malattie genetiche condizionate, i genitori trasmet-tono alla loro discendenza solo la predisposizione a queldifetto, ma la malattia vera e propria si manifesta soloquando si realizzano alcune condizioni ambientali specifi-che. Per citare un esempio, sono molte le razze canine chesono geneticamente predisposte alla cosiddetta “paralisi delbassotto” (non solo quest’ultimo), ma affinché la patologiasi renda evidente bisogna che si realizzino specifiche con-dizioni ambientali. Un bassotto che abiti al 5° piano di unedificio senza ascensore e che sia costretto, quindi, a fare lescale più volte al giorno, ha molte più probabilità di svilup-pare la paralisi rispetto ad un consimile che sta al pianterre-no. Ai cani che non sono predisposti geneticamente a que-sto tipo di paralisi scendere e salire scale non causa, ingenere, danno alcuno.

La classificazione dei difetti e delle malattie ereditarie inbase alla predisposizione genetica è schematizzata inTabella 1.

Il primo dato che porta a sospettare un’eziologia geneticaper una determinata patologia è costituito dall’incrementodei casi in una singola razza e poi all’interno di una stessafamiglia, in particolare se l’affezione interessa soprattuttola discendenza di un determinato maschio riproduttore.

Sovente, nel cane, le tare ereditarie sono correlate adeterminati standard di razza. In questi casi è proprio ildifetto genetico che condiziona la definizione dei parametridi quel determinato standard. Prendiamo ancora ad esem-pio il bassotto in cui da un lato la condrodistrofia condizio-na l’aspetto fisico previsto per questi cani, dall’altro porta alesioni dei dischi intervertebrali con conseguenti fenomeni

* Professor, University of Giessen, Veterinary School, Giessen,Germany.

Tabella 1Possibile classificazione dei difetti o

delle malattie ereditarie

In base all’origine genetica 1. Difetti congeniti determinati da un solo gene:

a. dominanteb. recessivo

2. Difetti congeniti determinati dall’interazione dipiù geni

In base a quanto possono influire sul difetto sul i carat-teri ambientali: a. Difetto congenito assoluto (ereditabilità = 1)b. Affezioni a base genetica, ma scatenate da fatto-ri ambientali (ereditabilità < 1)

Page 26: SOMMARIO CINOLOGIA - Vetjournal · terapia alla seduzione che la vita naturale, e gli animali in ... neralmente delle pillole di mica panis e cioè mollica di pane ridotta in palline).

34

Dentro l’allevamento ______________________________________________________________________________

di paresi e paralisi. In alcune razze, invece, si fa di tutto pereliminare, con la selezione, determinati difetti congeniti.Se, però, si decide di lasciare perdere, non sarà certo utilemodificare in senso meno restrittivo lo standard di razza.È quello che capita per le fontanelle craniche persistentinei cani di razze piccole come conseguenza di un nani-smo esasperato. Se si accetta come standard di razza lapresenza di questo, come altri difetti di conformazionedel cranio, mantenendo come scopo essenziale della sele-zione il raggiungimento di taglie sempre più piccole, nonsi otterrà alcun risultato.

Nella molteplicità delle razze canine si conoscono mol-tissime affezioni (anche dello scheletro) la cui comparsa ècondizionata dal genoma, ma che non hanno niente a chefare con lo standard di razza e, quindi, possono riguardarepiù razze. Un difetto congenito di un organo, può causarecomplicazioni anche ad altri apparati. Citiamo di nuovol’esempio del bassotto: la tipica paralisi è dovuta primaria-mente ad una patologia della colonna vertebrale, ma nesono cointeressati anche muscoli e sistema nervoso.

Le patologie di origine genetica possono essere classifi-cate in base a più aspetti, come mostra la Tabella 2. Le

Tabella 2Varianti possibili di classificazione

Aspetti sui quali si può basare la classificazione:1. Di genetica molecolare, citogenetica, biochimica2. Tipo di foglietti embrionali coinvolti3. Difetti di cellule, tessuti, organi, apparati o parti del corpo4. Rapporto di incidenza del difetto tra singolo individuo e una popolazione (Varietà)5. Modi fenotipici assunti dal difetto congenito (Adattamento)

Tabella 3Modelli di correlazioni tra geni e caratteri fenotipici (da Wisner e Willer, 1993)

Classificazione Gene carattere Modo di essere

Omogenia Un gene –

(un gene determina un carattere

un solo carattere)

Pleiotropia Un gene –

(un gene determina più caratteri

molti caratteri)

Poligenia con Più geni –

manifestazione in uno uno o più caratteri

o più caratteri (interazione attiva di geni)

Eterofenia Molti geni insieme

(modificatori)

influenzano un unico carattere

Eterogenia Molti geni differenti

che manifestano

lo stesso effetto

Copia genica Altri geni,

singoli o multipli

copiano gli effetti del gene

Fenocopia Fattori non genici

simulano un effetto genico

conosciuto

~~~

}

Page 27: SOMMARIO CINOLOGIA - Vetjournal · terapia alla seduzione che la vita naturale, e gli animali in ... neralmente delle pillole di mica panis e cioè mollica di pane ridotta in palline).

36

Dentro l’allevamento ______________________________________________________________________________

affezioni ad eziologie condizionate da una predisposizionegenetica sono, invece, caratterizzate da varianti patologi-che dei prodotti genici.

Le possibilità più interessanti per mettere in correlazioneun difetto genico con un carattere anomalo sono riportatein Tabella 3.

L’esito finale di queste influenze patologiche che ungene aberrante può avere sulla struttura di un organo ècostituito dalle displasie e, rispettivamente, dalle malattieprimitive, uni- o plurilocalizzate. In genere si possonodistinguere le seguenti categorie eziopatogenetiche (vediTab. 4).

Per quanto riguarda, in particolare, l’apparato schele-trico, le patologie ereditarie che possono colpirlo sonocondizionate a volte da un solo gene, a volte da piùgeni. Nel primo caso si possono, ancora, riconosceredifetti genetici recessivi e dominanti. Se il carattereerrato è dominante, il disturbo diventa clinicamentemanifesto anche in condizioni di eterozigosi; è raroriscontrare un’omozigosi dominante, perché nella mag-gior parte dei casi essa non è compatibile con la vita.L’intensità con la quale il difetto ereditario si rende evi-dente può variare da una linea familiare all’altra, aseconda del grado di espressività del gene; è anche pos-sibile che dal punto di vista fenotipico non si abbianoriscontri evidenti di un carattere geneticamente determi-nato, a causa della sua ridotta penetranza.

Nel caso di patologie congenite determinate da un carat-tere dominante, il rischio che nella discendenza vi sia unaltro eterozigote con la medesima tara è pari al 50%, indi-pendentemente dal sesso.

Di conseguenza, per fornire all’allevatore indicazionicorrette circa la selezione più opportuna è necessariocondurre approfondite indagini a livello sia di linea disangue che di famiglia. Il fatto che, invece, fra i dueriproduttori vi sia un elevato indice di consanguineità oche provengano da un nucleo di elementi numerica-mente limitato e allevato in purezza depone, piuttosto,a favore di un problema genetico di tipo recessivo. Inquesto caso i soggetti eterozigoti portatori del genealterato non si possono riconoscere dal punto di vistadel fenotipo e solo grazie ai test biochimici speciali otecniche di biologia molecolare possono essere identifi-cati. Di regola non si riscontrano predisposizioni speci-fiche da parte di un sesso piuttosto che di un altro.Qualora due riproduttori sani generino un figlio portato-re di una tara congenita autosomica recessiva, il rischioche altri discendenti possano essere nelle medesimecondizioni è del 25%. Fratelli e sorelle che fenotipica-mente risultano sani, sono nel 50% dei casi portatorisani del carattere errato.

Per i cuccioli generati da un portatore eterozigote che si èaccoppiato con un soggetto omozigote non portatore delgene aberrante, non c’è alcun pericolo di patologia clinica-mente manifesta, però tutti saranno eterozigoti per quelcarattere. Se uno di essi, a sua volta, venisse accoppiatocon un partner eterozigote, la probabilità che la loro prolesia portatrice del gene malato dipende dalla frequenza diquel gene in quella razza, per cui i cuccioli hanno il 50% diprobabilità di essere anch’essi portatori, una situazione cheviene definita “pseudodominanza”. Comprendere benecos’è il fenomeno della pseudodominanza ha un’estremaimportanza per chi deve consigliare l’allevatore, poiché peril mancato riconoscimento di un difetto ereditario veicola-to da un gene autosomico dominante si rischia di sovrasti-mare una probabilità di trasmissione del problema che,invece, non ci si aspetterebbe di avere evitando la riprodu-zione in consanguineità. Una buona parte di problemi clini-ci a trasmissione autosomica recessiva è caratterizzatadall’eterogenia: ciò significa che geni differenti possonodare origine ad un quadro clinico identico dal punto divista fenotipico. Appellandosi all’eterogenia si può anchegiustificare quel riscontro, peraltro piuttosto frequente,secondo il quale i figli di una coppia di riproduttori inprova che manifestano la medesima tara ereditaria risulta-no, invece, sani.

Molte patologie dell’apparato scheletrico sono problemicongeniti ad eziologia poligenica con una modulazione diintensità quantitativa, attribuibile al sommarsi di effetti diun numero di fattori genetici di volta in volta variabile e difattori ambientali.

L’azione di questi ultimi sulla comparsa della patologia èdimostrata solo per alcune forme ereditarie. Per quantoriguarda l’influenza dei fattori ambientali sull’espressionefenotipica di un problema genetico si distinguono dei carat-teri “sensibili” a tale influenza o “stabili”: ad esempio, lataglia del corpo è un carattere stabile nei confronti dei fat-tori ambientali, mentre il peso corporeo ne risentel’influenza, per cui è un fattore sensibile.

I caratteri che riconoscono una predisposizione in base alsesso (effetto di Carter) sono caratterizzati da una chiararipartizione dei casi fra la popolazione considerata. Si èipotizzato che negli animali il sesso di volta in volta menocolpito dal disturbo ereditario possieda fattori di protezionespecifici in grado di attenuare o, addirittura, fare tacere ildifetto. Se, però, il riproduttore del sesso meno a rischioper una certa tara ereditaria, risulta eterozigote per la stessa,tra i suoi figli l’incidenza della patologia sarà più elevatarispetto a quella rilevata in altri consimili del medesimosesso a rischio. Questa constatazione è spiegabile ammet-tendo l’esistenza di un numero relativamente elevato di fat-tori genetici che condizionano quel carattere, per cui la pro-

Tabella 4Patologie a base genetica

Tipo di patologia Eziologia

Singole malformazioni Da singolo gene, più geni, esogena

Sindrome da malformazioni congenite associate Da singolo gene, più geni, (esogena)

Displasie Da singolo gene, più geni, esogena

Deformazioni congenite Esogena

Malattie ereditarie Da singolo gene, più geni, (esogena)

Page 28: SOMMARIO CINOLOGIA - Vetjournal · terapia alla seduzione che la vita naturale, e gli animali in ... neralmente delle pillole di mica panis e cioè mollica di pane ridotta in palline).

38

Dentro la genetica ________________________________________________________________________________

babilità di comparsa della patologia, per la prole, risultamaggiore. Nel caso dei caratteri genetici multifattoriali, haun’estrema importanza il valore assunto dal fattore di ere-

ditabilità (da 0 a 1) poiché l’adozione di vari criteri di sele-zione è giustificata solo dalla potenziale trasmissibilità diuna tara per via ereditaria. A volte si può riscontrare unvalore cosiddetto “ad onda”; ciò significa che il difettocongenito si rende evidente sul piano fenotipico solo quan-do si sommano gli effetti di un numero minimo di geni. Unesempio di questo effetto ad onda è costituito dalla displa-sia dell’anca. Essendoci, a monte, un’eziologia geneticamultifattoriale può anche capitare che soggetti ad elevatapredisposizione genetica per questo difetto, ma tenuti in unambiente estremamente favorevole, risultino apparente-mente sani; in altre parole, il fatto di non “vedere” ladisplasia nell’animale non significa automaticamente cheesso ne sia privo, nel suo genoma.

In tutte le affezioni di origine ereditaria, un ruolo essen-ziale spetta anche al livello di consanguineità tra i riprodut-tori, associato alla frequenza di espressione d’un certocarattere in quella razza e ciò vale anche per i caratteri adandamento variabile. Per esempio, se in una popolazione dicani con bassi indici di consanguineità l’incidenza di undeterminato problema è del 2,5%, in un gruppo di riprodut-tori con molti incroci in consanguineità tale incidenza salea circa il 7,5% e quanto più praticano incroci tra consan-guinei, tanto più questa curva si sposterà in direzione dellacondizione sfavorevole, anche se l’andamento a campanadella curva gaussiana è all’incirca lo stesso (Fig. 1).

A seguire, si riportano le più recenti acquisizioni sui distur-bi ereditari dell’apparato scheletrico e delle loro modalitàdi trasmissione per via genetica (vedi Tabb. 5 e 6).

Figura 1 - Riproduzione grafica per la trasmissione ereditariamultifattoriale dei caratteri con andamento ad onda. Nellapopolazione normale (nessun incrocio in consanguineità)l’incidenza della patologia è del 2,5%. Come conseguenzadell’incrocio fra consanguinei (perdita di eterozigosi, depres-sione da consanguineità), tale valore sale al 7,5%. Tutta lacurva si sposta sull’asse dell’ascissa in direzione del lato menofavorevole, ma la posizione del valore di onda rimane invaria-to (da Krausslich e Brem, 1996).

Influenza progressivamente crescente di fattori eziologiciin grado di provocare la malattia =

incremento della comparsa di patologie (liability)

Frequenza relativa

Popolazione normale

Soggetti consanguinei

Valore di onda

7,5% di malati2,5% di malati

Rapporti genetici e fattoriambientali molto favorevoli

Rapporti genetici e fattori ambientali particolarmente sfavorevoli

Tabella 5Modalità di trasmissione per via ereditaria delle patologie scheletriche del cane (panoramica riassuntiva)

Difetti congeniti del cranio

Descrizione Razza interessata Modalità di trasmissione

Palatoschisi Bulldog inglese DominanteBovaro berneseShih tzu Autosomico recessivoStaffordshire bull terrier Non ancora accertatateckel, cocker spaniel, pastore tedesco, pastore svizzero, beagle

Osteopatia Westhighland white e Scottish terrier Modalità di trasmissione ereditaria noncraniomandibolare Boston e cairn terrier, labrador retriever accertata, ma il difetto è ereditario

Cranioschisi Cocker spaniel Gene recessivo (noncompatibile con la vita)

Brachignatismo Bassotto a pelo lungo, cocker spaniel A trasmissione poligenica;prognatismo via di trasmissione non ancora

accertata, ma ereditario

Fontanelle persistenti Yorkshire terrier, chihuahua, papillon Autosomico recessivo

Panosteite Beagle Predisposizione geneticanecrotizzante

Oligodonzia Fox terrier Carattere recessivo

Sindrome di otocefalia Beagle Carattere recessivo

Difetti congeniti del rachide

Descrizione Razza interessata Modalità di trasmissione

Anomalie della 3ª Basset hound Si sospetta una trasmissionevertebra cervicale per via ereditaria

continua

Page 29: SOMMARIO CINOLOGIA - Vetjournal · terapia alla seduzione che la vita naturale, e gli animali in ... neralmente delle pillole di mica panis e cioè mollica di pane ridotta in palline).

39

______________________________________________________________________________ Dentro l’allevamento

Tabella 5 (continua)

Emivertebre ed Bulldog, Boston terrier ed altre razze Di natura congenita, ma non altre anomalie a coda ritorta se ne conoscono le modalità vertebrali di trasmissione

Discopatie Razze predisposte alla condrodisplasia: Di eziologia congenita non bassotto, pechinese, cocker spaniel, certa e poligenicabeagle

Osteocondrosi Foxhound Di eziologia congenita nondel rachide certa; malattia poligenica?

Accorciamento Shiba ina Forma recessiva?del rachide

Spina bifida Bulldog inglese Modalità di trasmissione ereditaria non certa, ma di origine genetica

Chihuahua, dalmata, pastore scozzese malattia poligenica?

Spondilolitiasi, Doberman Trasmissione ereditaria non stenosi del canale certa, ma di origine geneticavertebrale

Assenza di coda Cocker spaniel Forma recessiva

Coda accorciata Cocker spaniel Forma recessiva

Coda ritorta Entlebucher, rottweiler, barboncino, Forma autosomica recessivabobtail

Difetti congeniti delle estremità appendicolari

Descrizione Razza interessata Modalità di trasmissione

Acondroplasia Scottish terrier e barboncino nano Forma recessiva

Sindrome Alaskan malamute Forma recessivacondrodisplasica

Osteopetrosi Bassotto Eziologia genetica non certa, ma trasmissibile per via ereditaria

Sublussazione del carpo Labrador retriever Forma recessiva connessa al cromosoma X

Polidattilia Numerose razze Forma recessiva nel pastore scozzese, dominante in altre razze

Displasia del gomito Numerose razze, soprattutto quelle Forma dominante, con variogiganti grado di espressività

Panosteite eosinofilica Pastore tedesco Forma poligenica?

Displasia epifisaria Beagle Forma recessiva

Displasia dell’anca Soprattutto cani di grossa taglia, ma Eziologia poligenica +anche cocker spaniel e pastore delle andamento ad onda. Per lo piùShetland è un difetto congenito alla nascita

Esostosi cartilaginee Numerose razze Eziologia genetica non certa, multiple ma trasmissibile per via ereditaria

Lussazione della rotula Razze di taglia piccola, specialmente Eziologia genetica non certa, volpino della Pomerania, yorkshire, ma trasmissibile per via ereditariachihuahua, Boston terrier, barboncino nano

Cisti di radio e ulna Doberman Forma recessiva?

Dislocazione della spalla Barboncino, chihuahua, volpino della Eziologia genetica non certa, Pomerania, griffone, pinscher nano e trasmissibile per via ereditariafox terrier a pelo liscio

Ginocchio valgo Razze di grossa mole Forma poligenica

Malattia di Perthes Yorkshire, pinscher nano, bassotto, Forma poligenicabarboncino, Westhighland terrier

Page 30: SOMMARIO CINOLOGIA - Vetjournal · terapia alla seduzione che la vita naturale, e gli animali in ... neralmente delle pillole di mica panis e cioè mollica di pane ridotta in palline).

40

Dentro la genetica ________________________________________________________________________________

Bibliografia consultataArbeit Ausschuss für genetisch-statistische Methoden in der Tierzucht

der Deutschen Gesellschaft für Züchtungskunde (1988): date-nerhebung und zuchtwertschätzung für die Fruchtbarkeit beimRind. Züchtungskunde 60, 273-275.

Arbeitausschuss für genetisch-statistische Methoden in der Tierzuchtder Deutschen Gesellschaft für Züchtungskunde (1997):Empfehlungen zur Berücksichtigung wichtiger Tierschutzfor-derungen in der Tierzüchtung. Züchtungskunde 69, 76-78.

Arbeitausschuss für genomanalyse der deutschen gesellschaft fürzüchtungskunde (1994): Empfehlungen zum Einsatz derGendiagnose zur Kontrolle von Erbfehlern in der Tierzucht:Züchtungskunde 66, 325-326.

Beuing R.G. (1993): Zuchtstrategien in der Kynologie. TG-Verlag,Gieben. (Schriftenreihe Kynologie 1).

Herzog A. (1990): Erbfehler bei Rindern und Möglichkeiten ihrerBegrenzung. Züchtungskunde 62, 459-467.

Herzog A. (1992): Möglichkeiten der Erkennung und Begrenzung vonErbfehlern in der Haustierzucht, dargestellt am Beispiel der

pathologischen Überwachung von Besamungsbullen. Wien.Tierärztl. Mschr. 79, 142-148.

Hofer F., Theler Chr, Rieder P. (1997): Gesamterhebung über dieorganisierte Kleintierzucht in der Schweiz. Sozio-ökonomischeAuswertung. Institut für Agrarwirtschaft der ETH Zürich.

Kaiser J., Stranzinger G. (1997): Gesamterhebung über die organisier-te Kleintierzucht in der Schweiz. Biologische Auswertung.Institut für Nutztierwissenschaften der ETH Zürich.

Kräusslich H., Brem G.: Tierzucht und Allgemeine Landwirt-schaftslehre für Tiermediziner. Stuttgart: Ferdinand Enke1997.

Primrose S.B. (1995): Genomanalyse. Spektrum, Heidelberg.Scheller P. (1995): Berechnung genetischer Risiken für das Auftreten

von Erbfehlern in groben Populationen am Beispiel derLinsenluxation beim Deutschen Jagdterrier. Diss. Gieben.

Schleger W., Stur I. (1990): Hundezüchtung in Theorie und Praxis. 2.Auflage. Jugend und Volk, Wien.

Wachtel H. (1997): Hundezucht 2000. Gollwitzer, Weiden.Wiesner E., Willer S. (1993): Genetische Beratung in der tierärztli-

chen Praxis. G. Fischer, Jena.

Tabella 6Le più frequenti patologie scheletriche ereditarie del cane

Tipo di patologia Tipo di tara genetica Razze a rischio

Nanismo, proporzionato o Oligogenica Pechinese, yorkshire terrier e altre sproporzionato

Fontanelle craniche persistenti Forma autosomica recessiva Yorkshire terrier, chihuahua, papillon

Ernia del disco e nanismo Forma poligenica? Bassotto, pechinese, beagle,sproporzionato cocker spaniel

Displasia dell’anca Forma poligenica Tutte le razze (difetti di base: con andamento ad onda insufficiente profondità della

cavità acetabolare e capsula articolare troppo lassa)

Osteocondrite dissecante Forma poligenica Cani di grossa taglia, bassotto(Difetto di base: scompensi metabolici delle ossa in fase di accrescimento?)

Lussazione permanente Forma poligenica Cani di razze piccole o nanedella rotula

Polidattilia Forma autosomica recessiva Varie razze

Sindattilia Forma autosomica recessiva Barboncino, foxhound, dogge ed altre

Brachignatismo Forma poligenica Varie razze

Panosteite eosinofilica Forma poligenica? Pastore tedesco, dogge, labrador retriever e altrePredisposizione a squilibri calcio - fosforo

Malocclusione dentaria Forma poligenica recessiva Varie razze

Displasia del gomito Forma dominante Cani di razza grande o gigante

Malattia di Perthes Forma poligenica Yorkshire terrier, pinscher, nano, bassotto, barboncino, Westhighland terrier

Osteopatia craniomandibolare Forma autosomica recessiva Westhighland terrier

Difetti del rachide, coda torta Forma autosomica Rottweiler, bobtail, barboncino, recessiva komondor, doberman, bassotto

Spondilopatia deformante Forma poligenica Pastore tedesco, boxer, airedale terrier, cocker spaniel, bassotto

Valgismo del ginocchio Forma poligenica Cani di grossa taglia a rapidoaccrescimento corporeo

Spina bifida Forma poligenica? Bulldog, chihuahua, dalmata,pastore scozzese

Osteogenesi imperfetta Forma poligenica? Pastore scozzese, sheltie, dogge, barboncino, windhund, setter, doberman

Page 31: SOMMARIO CINOLOGIA - Vetjournal · terapia alla seduzione che la vita naturale, e gli animali in ... neralmente delle pillole di mica panis e cioè mollica di pane ridotta in palline).

41

DEN

TRO

LA

SA

LUTEQuando l’automobile diventa

un forno crematorioK. Stark

Tratto da “Trends”, AAHA, 6-98

Tutti hanno sentito parlare del colpo di calore chepuò colpire persone ed animali, ma non tutti sannocome avvenga esattamente. Come può succedere e

soprattutto cosa si può fare per evitare che succeda?Il colpo di calore è una patologia grave che può porta-

re a morte il nostro cane anche se venisse intrapreso untrattamento terapeutico di emergenza. Il modo miglioreper evitare questa terribile situazione è la prevenzione equesta dipende solo da noi.

Sole + umidità = colpo di calore

Tutti sanno che in una calda giornata estiva l’internodi un’automobile può essere letale, ma il nostro cane habisogno che tutti sappiano qualcosa di più per poterloproteggere durante la giornate calde.

Giornate con una temperatura superiore ai 32 C°, spe-cialmente con umidità elevata, sono già di per sé pericolo-se per il cane. L’umidità interferisce con la capacitàdell’animale di liberarsi dell’eccesso di calore corporeo.L’uomo quando si surriscalda suda ed il sudore evaporan-do sottrae calore al corpo, mentre invece i nostri amici aquattro zampe possono traspirare unicamente negli spaziinterdigitali, una zona troppo limitata per poter esercitareun effetto refrigerante su tutto il loro corpo. Pertanto ilcane, per liberarsi del calore in eccesso, ansima, con unrespiro superficiale e frequente, affinché l’aria, passandoattraverso le narici e la bocca, possa trasportare fuoril’eccesso di calore. Sebbene questo, in condizioni norma-li, sia un sistema molto efficiente per il controllo dellatemperatura corporea, esso diventa invece estremamentelimitato in presenza di umidità elevata e quando il cane sitrova confinato in un ambiente ristretto.

Anche la forma della canna nasale e delle prime vieaeree possono contribuire alla tendenza ad accaldarsi; icani brachicefali (a muso corto) sono più predisposti alcolpo di calore perché il passaggio dell’aria nelle loroprime vie aeree è più limitato e pertanto non riescono afar circolare una quantità d’aria sufficiente a raffreddar-li. Anche i cani savrappeso sono più predisposti adaccaldarsi perché i loro depositi adiposi sottocutanei sicomportano da isolante che trattiene il calore e limitaanche le loro capacità respiratorie. Pure l’età può essereun fattore che influenza la tendenza di un cane ad accal-darsi, nel senso che quando è molto giovane il suo siste-ma di termoregolazione può non essere completamentesviluppato e quando invece è anziano i suoi sistemiorganici possono non essere funzionanti al cento per

cento, rendendolo più suscettibile ai danni indotti dalsurriscaldamento. Il gatto possiede un sistema di termo-regolazione più efficiente che gli permette di non esserecosì esposto come il cane al colpo di calore, ma anchelui può soffrirne se le condizioni ambientali e la man-canza d’acqua fossero tali da superare le sue possibilitàdi termoregolazione.

COME SI PRESENTA IL COLPO DI CALORE

• ansimazione• respiro rumoroso• espressione ansiosa• rifiuto ad obbedire ai comandi• pelle secca, calda• febbre alta• polso rapido• vomito• collasso

* Medico Veterinario, USA.

Page 32: SOMMARIO CINOLOGIA - Vetjournal · terapia alla seduzione che la vita naturale, e gli animali in ... neralmente delle pillole di mica panis e cioè mollica di pane ridotta in palline).

42

Dentro la salute __________________________________________________________________________________

Trappole mortali

Quali sono gli ambienti più pericolosi? Certamente ilpiù ovvio è l’interno di un’automobile che d’estate puòdiventare una trappola mortale anche in una giornata nonmolto soleggiata che comunque può determinare un insi-dioso aumento della temperatura oltre i 55 C°!

Mai lasciare un cane dentro un’automobile ferma, nem-meno per pochi minuti; neanche i finestrini aperti posso-no evitare l’effetto di surriscaldamento. Se il cane nonpuò seguirvi nei vostri spostamenti fuori dall’automobile,allora è meglio lasciarlo a casa.

Quali sono altre situazioni pericolose per l’insorgenzadel colpo di calore nel cane? Lasciare ad esempio il caneall’aperto d’estate senza una possibilità di riparo è altret-tanto pericoloso che lasciarlo in macchina. Occorre accer-tarsi che il cane non sia chiuso in un box scoperto, sotto ilsole, o non sia alla catena senza un riparo o comunquenon sia chiuso in una zona esposta al sole senza ombra ecircolazione d’aria sufficienti. Anche un allenamento oduna passeggiata nelle ore calde può rappresentare un

grave rischio per l’insorgenza del colpo di calore e vannopertanto evitati, riservando invece a queste attività le orefresche del mattino.

La loro vita è nelle nostre mani

Il colpo di calore costituisce un’emergenza medica. Incaso di sospetto di colpo di calore bisogna agire rapida-mente, ma senza perdere la calma; mentre qualcuno chia-ma il veterinario, si deve cercare di abbassare la tempera-tura corporea del cane applicando delle salviette inzuppa-te di acqua fredda sulle sue parti corporee prive di pelo,come l’addome, le ascelle e l’interno delle cosce.Possono risultare particolarmente utili le sacche di giac-cio sintetico, da tenere di scorta per situazioni di emer-genza, utili anche in caso di trauma, che vengono attivatecon una semplice pressione nel centro della sacca e svi-luppano freddo per alcune ore. Spesso il cane presentauna temporanea risposta già dopo pochi minuti di raffred-damento, ma poi generalmente ricade nello scompensodella sua termoregolazione con ulteriore innalzamentodella temperatura o con un suo abbassamento ben al disotto dei valori normali. Tenendo presente questo decorsooccorre ricordarsi che è assolutamente necessario ricorre-re immediatamente alle cure tempestive del veterinarioche provvederà ad instaurare ulteriori tecniche di raffred-damento corporeo, a contrastare lo shock con una ade-guata fluidoterapia ed a somministrare i farmaci necessariper evitare il danno cerebrale.

Anche con un trattamento tempestivo e adeguato ilcolpo di calore può risultare fatale qualora i danni vasco-lari e cerebrali instauratisi fossero ormai diventati irrever-sibili; pertanto la miglior cura riamane sempre la preven-zione ed il nostro fedele amico confida nella nostra previ-denza. L’estate è un periodo bellissimo con lunghe gior-nate da godere all’aperto e bastano poche precauzioniaffinché sia noi che i nostri amici a quattro zampe pos-siamo viverle serenamente e senza rischi.

PRECAUZIONI DA PRENDERE QUANDO IL CANE VIVE ALL’APERTO

• garantire un adeguato riparo dal sole e dal calore

• i canili all’aperto devono essere ben ventilati eall’ombra

• disponibilità di acqua fresca in recipienti che nonpossono essere rovesciati

• evitare allenamenti ed attività nelle giornate calde

• consultare il proprio veterinario sull’opportunitàdi ulteriori misure preventive

Page 33: SOMMARIO CINOLOGIA - Vetjournal · terapia alla seduzione che la vita naturale, e gli animali in ... neralmente delle pillole di mica panis e cioè mollica di pane ridotta in palline).

43

DEN

TRO

LA

SA

LUTENuove prospettive nella fisiologia

delle prestazioni agonistiche del caneRobert L. Gillette*

Tratto da: TNAVC Proceedings 1998

Riassunto

Per aumentare le probabilità di una lunga e soddisfa-cente carriera per un cane atleta, è necessario soddisfarele specifiche esigenze fisiologiche della competizione ini-ziando dalle prime fasi dell’allenamento. Ciò riduce alminimo il rischio di danno cellulare o tissutale, che puòinfluire notevolmente sulle future prestazioni sportivedell’animale. I proprietari devono selezionare gli animaliesaltando le caratteristiche favorevoli delle linee fami-gliari di cui dispongono. Quando vengono incrociati duesoggetti dalle caratteristiche decisamente opposte, nelladiscendenza si osserva una diluizione degli attributi diciascuno dei progenitori, come avviene accoppiando unanimale che sviluppa la massima velocità nelle primefasi della corsa con uno dalle migliori prestazioni piùtardive. Il regime alimentare dei cani in fase di prepara-zione atletica deve ruotare intorno ai loro allenamenti,modificando di conseguenza anche il momento dellasomministrazione dei pasti. Quando il cane inizia la car-riera agonistica, il trattamento dei soggetti atleti deveessere sincronizzato con lo schema delle competizioni. Ilprogramma nutrizionale va impostato in modo che risultiin accordo con quello di condizionamento. Quest’ultimodeve comprendere diversi controlli regolari per la valu-tazione della zoppia, in modo da rilevare precocementel’eventuale insorgenza di problemi muscoloscheletrici.Rilevare eventuali danni quando sono ancora di minimaentità consente di evitare i grandi problemi che pongonofine alla carriera di un atleta.

Fare di un cane atleta un campione può essere un’espe-rienza molto gratificante, ma non è una cosa facile.Inizia prima della nascita, con la selezione genetica.Continua con il programma di allenamento che si svi-luppa per tutto il periodo in cui l’animale resta cuccioloe culmina con la gestione della carriera atletica.Proprietari ed allenatori possono trarre grandi risultatidai loro sforzi, a condizione che abbiano garantito tuttele componenti richieste per soddisfare le esigenze dellacompetizione. Offrendo al cane atleta gli ingredienti dicui ha bisogno per dare prestazioni ottimali e rilevandoprecocemente i traumi di minore entità è possibilemigliorare le probabilità che l’animale abbia una car-riera agonistica lunga e piena di successo.

I cani atleti devono essere al massimo della forma perpoter rendere prestazioni ottimali. Occorre fornire lorotutti gli ingredienti necessari ad ottenere questo risultato e,contemporaneamente, ridurre al minimo qualsiasi dannoche possa derivare dall’attività sportiva. Ogni allenamentosportivo sottopone ad uno sforzo l’apparato muscolosche-letrico portandolo fino ai propri limiti e, talvolta ancheoltre. Durante ogni allenamento si verifica un danno cellu-lare di una certa entità che, a sua volta, può influire sullesedute successive. Inoltre, questi allenamenti predispongo-no gli atleti ai danni a livello dei tessuti.1 Di conseguenza,è compito dei proprietari o degli allenatori tenere conto diquesti elementi nei loro programmi di allenamento e pre-parazione fisica. Per raggiungere le massime prestazioni eprotrarre quanto più possibile la carriera agonistica di undato soggetto, i protocolli di allenamento e preparazionefisica devono cercare di arrivare ai livelli estremi dellacompetizione e vanno introdotti sin dalle fasi iniziali delprogramma. Le cinque aree sulle quali si può agire perinfluenzare il rendimento atletico di un animale sono lagenetica, l’allenamento, la preparazione fisica, la nutrizio-ne e le cure veterinarie.

Comprendere cosa succede ad un cane in competizionepuò servire a determinare le cure di cui ha bisogno.Nell’attività sportiva sono coinvolti gli apparati muscola-re, scheletrico, nervoso, cardiovascolare, respiratorio,gastroenterico, renale, ormonale e cutaneo. Qualsiasievento atletico comporta una certa forma di movimento.Quest’ultimo è il risultato dei muscoli che agiscono sulleossa per spostarle secondo le stimolazioni neuronali. Glialtri apparati operano di concerto per offrire o manteneretutte le componenti necessarie allo svolgimento di questafunzione. I muscoli vengono usati per la propulsione edil controllo della direzione dell’organismo. Lo scheletrocostituisce il supporto e la struttura portante del corpodell’animale. Il sistema nervoso garantisce la stimolazio-ne, l’equilibrio e la direzione, L’apparato cardiovascola-re apporta energia alle cellule ed allontana i prodotti didegradazione. Il sistema respiratorio consente gli scambigassosi e la termoregolazione. Il tratto gastroentericoproduce energia ed elimina cataboliti. I reni garantisconol’equilibrio idrico e la rimozione delle sostanze di scarto.Gli ormoni mantengono l’equilibrio del metabolismo. Lacute offre un’adeguata protezione dall’ambiente esternoed una copertura per gli organi interni ed è responsabiledel mantenimento in condizioni ottimali del mantello.Nel complesso, le massime prestazioni dell’organismo si* DVM, College of Veterinary Medicine, Auburn University, AL.

Page 34: SOMMARIO CINOLOGIA - Vetjournal · terapia alla seduzione che la vita naturale, e gli animali in ... neralmente delle pillole di mica panis e cioè mollica di pane ridotta in palline).

44

Dentro la salute __________________________________________________________________________________

grazie a reazioni enzimatiche e chimiche per determina-re la contrazione delle cellule muscolari. Gli enzimisono molecole proteiche che interagiscono specifica-mente con i substrati actina e miosina per consentire allereazioni chimiche di avvenire. Il calcio ed il fosfato,sotto forma di adenosintrifosfato (ATP), sono le compo-nenti chimiche della contrazione. L’ATP è localizzatoall’estremità del braccio di leva della miosina. Uno ionecalcio apre un sito recettoriale sulla catena proteicadell’actina. Quando l’ATP rilascia un gruppo fosforico(P) producendo adenosindifosfato (ADP), si ha la libera-zione di energia. Questa permette all’ADP di instaurareun legame fra il sito recettoriale aperto dell’actina ed ilbraccio di leva della miosina. Questo legame modificala struttura della miosina offrendo un’azione di leva cheproduce la contrazione muscolare fra le due fibre.L’ADP viene rilasciato ed il braccio di leva è libero diattaccarsi nuovamente. Per aggiungere un nuovo gruppofosforico (P) all’ADP per riformare l’ATP occorrenteper una nuova contrazione è necessaria l’energia.

L’organismo ha bisogno di una certa quota di energiaper mantenere l’omeostasi e di una quantità aggiuntivaper ciascuna attività fisica. Per ricavare l’energia di cuiha bisogno, utilizza quindi tre sistemi.2 La scelta diquello da usare dipende dal tipo di attività. La fonteenergetica immediata è rappresentata da un sistemaenzimatico che apporta l’energia occorrente per i primicinque secondi e fino a venti secondi. Questo sistemautilizza l’ATP intracellulare, la creatina fosfato (CP) ela reazione ADP/miochinasi per ottenere l’energianecessaria a coprire le aumentate esigenze dell’organi-smo. La via glicolitica fornisce energia per un periodocompreso fra cinque-venti secondi e due minuti. L’ener-gia deriva dalla degradazione anaerobica del glucosio.Questa è una forma più complicata di produzionedell’energia, che coinvolge molteplici fasi ed enzimi. Laterza fonte energetica è il metabolismo ossidativo, cheinizia approssimativamente due minuti dopo l’attivitàfisica. È il sistema energetico più complicato. Può utiliz-zare vari substrati ed è il più efficiente.

Carboidrati, vitamina E

e vitamine delcomplesso B

Figura 1 - Guida ed indicazioni temporali per la somministrazione di alimenti supplementari durante le competizioni.

Almeno due ore prima

della garaIndicazioni temporali per l’offerta degli alimenti Un’ora

dopo la corsa

Niente cibo

Proteine (aminoacidi),Carboidrati,Vitamina E e vitamine del complesso B, acqua

Periodo di riposo

Periodo prima della corsa Periodo dopo la corsaCorsa

hanno quando questi sistemi si trovano in una condizioneottimale e bilanciata.

FISIOLOGIA DELLE PRESTAZIONI AGONISTICHE

Poiché il movimento e lo stato di forma sono fattoricomuni a tutte le competizioni atletiche, la conoscenzadella fisiologia muscolare e dell’attività dell’organismodurante il movimento possono servire a determinare lemodalità di preparazione di un atleta. La muscolaturascheletrica, in generale, connette un osso ad un altro.Ogni muscolo, di per sé, è costituito da migliaia di sin-gole cellule muscolari. Queste sono lunghe, arrotondatee circondate da una membrana detta sarcolemma. Alloro interno si trovano dei filamenti costituiti da protei-ne, l’actina e la miosina. Queste interagiscono fra loro

Page 35: SOMMARIO CINOLOGIA - Vetjournal · terapia alla seduzione che la vita naturale, e gli animali in ... neralmente delle pillole di mica panis e cioè mollica di pane ridotta in palline).

45

__________________________________________________________________________________ Dentro la salute

Quando l’attività dell’organismo si svolge a livellisuperiori a quelli della normale routine, si ha una mag-giore domanda di energia. Nel complesso, l’organismodeve operare di concerto per fornire energia alle areeche ne hanno bisogno e, al tempo stesso, mantenerel’omeostasi. Di conseguenza, le scorte energetichedevono essere tali da soddisfare questa domanda edaccessibili per essere utilizzate a questo scopo. La ripe-tizione degli allenamenti spinge l’organismo ad adattar-si per rispondere a queste esigenze. Inizia quindi adimmagazzinare le scorte energetiche (ATP intracellula-re, CP e glucosio) nelle sedi in cui sono maggiormentenecessarie. Successivamente, aumenta la produzionedegli enzimi specifici che occorrono ai sistemi energeti-ci più utilizzati. La ripetizione degli allenamenti condi-ziona l’organismo agli stress della competizione e ridu-ce al minimo il rischio di lesioni cellulari o sistemiche.

I tipi di cellule muscolari vengono differenziati inbase alla fonte energetica utilizzata, alla forza contratti-le, all’affaticabilità ed al sistema energetico impiegato.La genetica ha un suo ruolo nella composizione dei tipocellulare della struttura muscolare di ciascun individuo.I due tipi di fibre muscolari presenti nel cane sono quel-le a contrazione lenta (tipo I) e quelle veloci (tipo II).Queste ultime sono ulteriormente distinte in tipo A, B, eC. La ricerca ha dimostrato che i muscoli a contrazionerapida del cane sono costituiti principalmente dalle fibredi tipo A e da alcune di tipo C, ma non da quelle B.3 Lefibre muscolari di tipo I utilizzano principalmente ener-gia aerobica, ottenuta attraverso la via ossidativa.Hanno una bassa forza contrattile, ma un’elevata resi-stenza alla fatica. Le fibre di tipo II utilizzano la via gli-colitica e quella enzimatica. Hanno un’elevata forzacontrattile, ma una scarsa resistenza alla fatica. Quelledi tipo IIB utilizzano principalmente l’energia anaerobi-ca e quelle IIA impiegano sia quella anaerobica chequella aerobica. Le fibre IIA possono essere condizio-nate dall’allenamento in funzione del compito richiesto.I programmi nutrizionali, di allenamento e di prepara-zione fisica sono basati sulle speciali esigenze dei diffe-renti tipi muscolari.

Nel levriero da corsa, si osserva la presenza di lineefamiliari che producono costantemente animali che cor-rono veloci nelle prime fasi della gara ed altre che gene-

rano soggetti più rapidi nelle fasi più tardive della com-petizione. I primi corrono in un modo simile a quellodelle specie animali con fibre muscolari di tipo IIB,come il cavallo e l’uomo.2,4 Ciò fa pensare che i levrieridi queste linee familiari abbiano una muscolatura costi-tuita da fibre simili a quelle IIB. Data l’importanza chequesta informazione riveste ai fini della messa a puntodei protocolli di nutrizione, allenamento e sviluppo dellaforma fisica, saranno necessarie ulteriori ricerche sullafisiologia muscolare dei cani di questa razza.

SODDISFARE LE ESIGENZEFISIOLOGICHE DELLA COMPETIZIONE

Una volta stabilite le componenti della competizione,è possibile organizzare di conseguenza il proprio pro-gramma di preparazione del cane atleta. Geneticamente,si dovrà effettuare una selezione delle razze finalizzataalla resa agonistica. Molti dei parametri anatomici efisiologici essenziali sono determinati geneticamente. Ènecessario definire in base ai fattori della competizione iprotocolli relativi al modo in cui questi animali vengonotenuti ed allenati. L’organismo deve essere preparatoalla competizione da tutti i punti di vista. Enzimi, pro-teine ed agenti chimici devono essere disponibili per lecorrette funzioni cellulari. I sistemi di trasporto devonoessere allenati e condizionati per soddisfare le esigenzeproprie della competizione. La routine del lavoro diogni giorno e dei programmi nutrizionali devono prepa-rare l’organismo ai programmi competitivi che questodovrà affrontare. Una volta allenato per fornire le massi-me prestazioni, è necessario mantenere lo stato di formadell’organismo per affrontare i rigori della gara. I pro-grammi di condizionamento ideali mantengono questolivello di preparazione e preparano l’organismo alle pre-stazioni ottimali necessarie per la competizione.Contemporaneamente, i programmi di condizionamentoagiscono in modo da minimizzare il danno che si verifi-ca durante una prestazione agonistica. Un cane poco informa è molto suscettibile ai traumi tissutali e ai dannicellulari. Lo scopo dovrebbe essere quello di otteneredegli animali capaci di essere dei vincitori per tutta laloro carriera e non solo per una corsa.

Page 36: SOMMARIO CINOLOGIA - Vetjournal · terapia alla seduzione che la vita naturale, e gli animali in ... neralmente delle pillole di mica panis e cioè mollica di pane ridotta in palline).

46

Dentro la salute __________________________________________________________________________________

Le esigenze nutrizionali cambiano nell’arco della vitadi un atleta. Quando il cane è in crescita, la cosa piùimportante è uno sviluppo strutturale corretto e sano.Una volta iniziato l’allenamento, gli aspetti strutturalisono ancora importanti, ma alla formulazione impiegataè necessario aggiungere gli ingredienti necessari acoprire le esigenze derivanti dall’aumento dell’attivitàfisica. Quando un atleta si prepara per le competizioni,diventa importante anche il momento di somministra-zione dei pasti. Il programma nutrizionale di base devecoprire le esigenze fondamentali della stagione agonisti-ca. Il contenuto di proteine, carboidrati e grassi nellaformulazione alimentare impiegata è determinato daltipo di gara che l’animale dovrà affrontare. Ad esempio,i cani impegnati in prove di durata inferiore a due minu-ti hanno bisogno di una percentuale di grassi nella dietainferiore a quella occorrente per le gare di resistenza.Quelli che competono in prove di durata superiore a dueminuti hanno bisogno di una quota maggiore di compo-nenti del ciclo ossidativo. Inoltre, gli animali impegnatiin gare che comportano scarse esigenze energetichedevono essere alimentati con diete con un contenutocalorico più basso di quello necessario agli atleti impe-gnati in prove che richiedono elevati livelli energetici.Per definire le esigenze dietetiche di un particolare atle-ta è necessario in primo luogo determinare la fisiologiacoinvolta in un dato evento sportivo.

Le integrazioni alimentari devono essere somministratenel momento giusto per risultare utili, senza andare a scapi-to delle prestazioni (Fig. 1). Gli spuntini ed i bocconciniprima della gara devono essere offerti all’animale almeno

due ore prima della partenza.Inoltre, occorre tenere pre-senti gli ingredienti dellospuntino, dal momento che icarboidrati complessi devonoessere somministrati almenoquattro ore prima della com-petizione perché, in casocontrario, possono influirenegativamente sulle presta-zioni. Lo scopo di questeintegrazioni è quello di col-mare qualsiasi eventualescorta di energia che non sitrovi ai massimi livelli. Èappropriata la somministra-zione di carboidrati semplicie vitamine E e del gruppo B.Il momento della sommini-strazione degli alimenti risul-ta della massima importanzaper i bocconcini offerti dopole gare. Questo è il momentoottimale per ripianare i livellidi principi nutritivi chehanno subito una deplezionenel corso dell’evento sporti-vo. Immediatamente dopo lacompetizione e per la succes-siva 1-1,5 ora, tutti gli appa-rati dell’organismo sonoimpegnati a ripianare i deficitdei sistemi energetici. La

somministrazione di un piccolo pasto durante questo perio-do promuove la captazione ed ottimizza il ripristino dei fat-tori nutrizionali carenti nelle sedi opportune. Questi spunti-ni devono essere composti da carboidrati semplici, unafonte proteica di derivazione carnea, calcio, fosforo ed inte-gratori ematologici.

Il veterinario che si occupa di cani atleti deve cono-scere la fisiologia della competizione. Il protocollo sani-tario va modulato in modo da adattarsi allo schema diallenamento e di condizionamento del cane atleta.Ciascun animale va controllato su base settimanale oquindicinale per rilevare precocemente eventuali segnidi zoppia, prima dell’insorgenza di un’alterazionedell’andatura. Queste anomalie, quando non vengonorilevate, possono esitare, nel cane atleta, in affezioniortopediche a decorso prolungato.

Bibliografia

1. Blythe L.B., Gannon J.R. & Craig A.M.: Care of the RacingGreyhound: A guide for trainers, breeders, and veterinarians,1994: p. 17, American Greyhound Council; Oregon: GraphicArts Center.

2. McArdle W.D., Katch F.I. & Katch V.L.: Exercise Physiology:Energy, Nutrition, and Human Performance, 3rd ed, 1991; pp123-128. Philadelphia & London, Lea & Febiger.

3. Snow D.H., Billeter R., Mascarelin F., Carpene E., RowlersonA. & Jenny E. No classical type IIB fibres in dog skeletalmuscle. (1982) Histochemistry 75 (1):53-56.

4. Snow D.H., Valberg S.J. Muscle Anatomy, Physiology, andAdaptations to Exercise and Trainin. In The Athletic Horse:Principles and Practice of Equine Sports Medicine, Hodgson, D.R.& Rose, R.J. eds. Philadelphia, W.B. Saunders 1994: 151-155.

Page 37: SOMMARIO CINOLOGIA - Vetjournal · terapia alla seduzione che la vita naturale, e gli animali in ... neralmente delle pillole di mica panis e cioè mollica di pane ridotta in palline).

47

Notizie e curiositàa cura della redazione

ANCHE IN ITALIA È NATO LOSHEEPDOG

Un’attività nata da un’esigenza antica che si perdenella notte dei tempi, guidare un gregge o del bestiameda un pascolo all’altro in cerca di erba. Non esiste greg-ge senza cane e il raggruppamento dei cani delle razzeda pastore è senz’altro il più numeroso, anche se nonsono molte le razze ancora oggi impiegate per gli obiet-tivi per cui sono state selezionate.

Un’azione di recupero delle attitudini naturali è peròauspicabile. Con questa finalità è nata due anni fal’Associazione CLB (cani da lavoro su bestiame), cheintende promuovere e coordinare l’attività sportiva delleprove di lavoro su gregge e, parallelamente, integrarsicon le esigenze agro-pastorali.

In tutto il mondo esiste un’attività sportiva comesheepdog trials, particolarmente attiva in GranBretagna, Australia, Nuova Zelanda, Usa, ma anche nelresto d’Europa dove in Francia troviamo dei regolamen-ti e percorsi adatti a tutte le razze da pastore, a differen-za della Gran Bretagna dove il percorso è fatto in fun-zione del border collie.

L’Associazione CLB (cani da lavoro subestiame) è stata recentemente riconosciutadall’ENCI (Ente Nazionale Cinofilia Italiana)l’impegno pertanto dell’Associazione sarànotevole in quanto in Italia siamo all’inizio diquesta attività e tutto è ancora da fare, daorganizzare e da regolamentare. Il C.L.B.propaganda e divulga il lavoro dei cani subestiame, per incrementare e migliorare illoro utilizzo, organizzando dimostrazioni dilavoro durante manifestazioni cinofile e zoo-tecniche ed intervenendo in conferenze e conpubblicazioni. Sollecita e favorisce l’istitu-zione di corsi di addestramento, e campi dilavoro, per cani di tutte le razze destinati allavoro su bestiame. Il C.L.B. assiste i suoisoci, in tutte quelle iniziative che hanno uninteresse generale rivolto al lavoro del canecon le pecore ed altro bestiame, anche attra-verso la formazione di Gruppi periferici,distribuiti sul territorio, che gestiscono inmodo autonomo delle strutture di lavoro.

I programmi per il prossimo autunno,quando farà meno caldo, sono riportati neiriquadri.

Per saperne di più potrete rivolgervi diret-tamente alla segreteria dell’Associazione ofarvi soci del Club al seguente indirizzo:

Segreteria C.L.B. Gabriella Cavalchini Vicolo San Carlo n° 124100 Bergamo

Prossimi appuntamenti:

28-29-30 Neukirchen am Ostrong (Austria) Agosto Campionato continentale su pecore

18-19-20 Perignano Pisa Settembre Corso di addestramento con prova di

lavoro finale, addestratore Serge vander Zweep, Olanda

16 Ottobre Convegno presso l’Ente NazionaleCinofilia Italiana, Milano Cani da pastore: lavoro su bestiame

17-18 Treviglio (Bergamo)Ottobre Prova di lavoro con percorso francese

e inglese

Page 38: SOMMARIO CINOLOGIA - Vetjournal · terapia alla seduzione che la vita naturale, e gli animali in ... neralmente delle pillole di mica panis e cioè mollica di pane ridotta in palline).

49

________________________________________________________________________________ Dentro la genetica

BREEDERS’ AWARD 1998: NUTRO PREMIA L’ALLEVATOREITALIANO DELL’ANNO

Allevare grandi cani come scelta di vita

Allevare cani di razza è una professione - o nella mag-gior parte dei casi, una semplice passione - che costatanti sacrifici, una attenzione continua e il cui risvoltoeconomico non è mai all’altezza delle energie spese perselezionare soggetti di grande livello per struttura fisicae per carattere.

L’allevatore di successo si distingue sui ring delleesposizioni di bellezza e nelle gare di lavoro, ma i risul-tati in queste competizioni sono solo la punta dell’ice-berg di una vita ricca di valori e di scelte, e ricca diresponsabilità verso lo sviluppo della razza e verso iclienti a cui si affidano i cuccioli.

NUTRO, con i propri alimenti completi e bilanciati,formulati scientificamente, è da sempre al fianco di que-sta categoria di appassionati cinofili nel loro quotidianosforzo di miglioramento.

Sì, gli Allevatori meritano un premio

L’Allevatore ha anche un ruolo importante nel diffon-dere la cultura della cinofilia e nell’informare e “educa-re” tanti nuovi proprietari di animali. L’Allevatore,insomma, sopporta sempre responsabilità importanti, aqualsiasi livello si collochi la sua attività.

Proprio per offrire ai migliori Allevatori un riconosci-mento simbolico alla loro professionalità e integrità LATICINESE, distributore italiano degli alimenti NUTRO,ha istituito un premio a loro dedicato e che vuole pre-miarne soprattutto la professionalità, il carattere, la car-riera complessiva di Allevatori che si distinguono suiring, ma anche nella vita.

L’Allevatore Italiano dell’Anno 1998:Erminio Avanzi, dell’Allevamento “Main Tickle”

Secondo la valutazione soggettiva dello staffNUTRO, Erminio Avanzi merita un riconoscimentoimportante perché grazie a continui sforzi di migliora-mento - incessanti ricerche dei migliori riproduttori, egrandi sacrifici -, ha saputo veramente bruciare le tappee diventare in pochi anni un punto di riferimento pertutti gli allevatori europei di quella meravigliosa e impo-nente razza di cani che è il Terranova.

E con la primavera del 1998 ha ottenuto ciò che eraimpensabile fino a poco fa per un allevatore italiano: siè imposto, ottenendo il titolo di “Best of Breed”, allapiù importante manifestazione del mondo per questarazza: il raduno di razza, che si svolge annualmentenegli USA.

C.L.B. - Cani da Lavoro su BestiameAssociazione cinofila

Vic. San Carlo n° 1, 24122 Bergamo I Tel. 035 26941

I CONVEGNO CANI DA PASTORE E LAVORO

CON IL BESTIAMEMILANO 16.10.1998

Sala didattica E.N.C.I v.le Corsica 20 con il patrocinio dell’Ente Nazionale

della Cinofilia Italiana

PROGRAMMA

09.00 L.G. Cavalchini (Presidente C.L.B.)Saluto ai partecipanti

09.30 G. GiannelliI cani per la protezione e difesa del bestiame

10.10 L.G. CavalchiniI cani conduttori per la guida del bestiame

10.50 pausa caffè

11.10 D. Muhried (Presidente Ass. It. Border Collie) Il Border e il lavoro con il gregge

11.50 D. Schvarz (Francia), Esperienze francesi di lavoro con il bestiame

12.30 Discussione

13.00 Chiusura dei lavori

PROGRAMMA PROVE DI LAVORO

Treviza Treviglio (BG)

17.10.98 TANC TEST E PERCORSO FRANCESE

18.10.98 PERCORSO INGLESE

Page 39: SOMMARIO CINOLOGIA - Vetjournal · terapia alla seduzione che la vita naturale, e gli animali in ... neralmente delle pillole di mica panis e cioè mollica di pane ridotta in palline).

50

Dentro la genetica ________________________________________________________________________________

Erminio Avanzi ha saputo vincere una sfida importante,nel Paese che ha dato i natali alla razza Terranova, esecondo NUTRO merita alla grande il “Breeders’ Award1998” per l’Allevatore Italiano dell’Anno.

Arrivederci all’anno prossimo con il Breeders’ AwardNutro 1999: fin da oggi la commissione che attribuirà ilprossimo Breeders’ Award NUTRO attende con interes-se ogni segnalazione di appassionati e frequentatori delmondo cinofilo.

Vincere nella patria del Terranova

Raccogliamo dalla viva voce di Erminio Avanzi ladescrizione del suo entusiasmante successo americanodi quest’anno: “Il raduno di razza che si svolge negliUSA è senz’altro la più importante esposizione almondo per un proprietario o allevatore di Terranova;nel continente dove la razza ha avuto origine - ilTerranova è canadese ma per numero e qualità il Paeseleader è indubbiamente l’America - fino ad oggi nessunallevatore, proprietario o presentatore europeo era mairiuscito ad ottenere il BEST OF BREED (premio per ilMigliore di Razza assoluto)”.

“Il mio Fred (il nome completo è Main Tickle ForbiddenPlanet), maschio nero già campione internazionale, italia-no, monegasco e americano, mi ha dato una incredibilesoddisfazione, merito del lavoro meticoloso di selezione emiglioramento svolto passo dopo passo nel nostro alleva-mento Main Tickle e durato anni”.

“Fred aveva vinto l’anno scorso la classe libera equest’anno ha ottenuto il più prestigioso riconoscimentoche un Terranova possa conquistare”.

Costruire i successi in allevamento

Secondo Erminio Avanzi: “Un ruolo importante nellatecnica di allevamento è da attribuire anche all’alimenta-zione: sia per il corretto sviluppo della struttura ossea, cheper ottenere la più elevata qualità estetica del pelo che deri-va da uno stato di salute perfetto, il Terranova richiede unaalimentazione estremamente corretta e bilanciata.

“In particolare, nel corso di tante mie visite e contatticon i grandi allevatori USA, ho riscontrato che unapporto ben dosato e correttamente bilanciato di protei-ne e grassi - di cui una frazione importante acido linolei-co - consente una crescita armoniosa del Terranova cuc-ciolo.

Un alimento ben bilanciato come NUTRO aiuta ad evi-tare pericolosi sovrappesi e una crescita troppo rapida chepotrebbe mettere a rischio l’integrità della struttura ossea.L’apporto proteico è anche qualitativamente superiore,dato che NUTRO utilizza solo proteine di alta qualità.

Per questo ritengo ottimali gli alimenti NUTRO cheinsieme ad un attento lavoro di selezione mi hanno con-sentito di ottenere i massimi risultati della razza.

E quando consegno i cuccioli ai loro nuovi proprieta-ri, sto tranquillo perché so che se continueranno ad uti-lizzare NUTRO otterranno un corretto tasso di accresci-mento, con un adeguato apporto di minerali e vitamineche previene ogni tipo di carenza; e grazie all’alto con-tenuto in acido linoleico non avranno problemi stagio-nali relativi alla salute di pelle e pelo”.

Informiamo tutti i nostri lettori che il nuovo indirizzo email della SCIVAC è il seguente: [email protected]

Il nuovo Web site è http://www.it/scivac