Sommario - campodefiori.biz · ALBUM DEI RICORDI 56 ANNUNCI GRATUITI 60 I NOSTRI AMICI A 4 ZAMPE 62...

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L’editorialeMANDURIA 3

Il personaggio famosoENZO SALVI 4

LIFE 85 5

Curriculum VitaeFRANCESCA INNOCENTI 6

Roma che se n’è andata: luoghi, figure, personaggiLEONE CIPRELLI 8

27° FESTIVAL DELLA CANZONE ROMANA 10

Vagamondo - I viaggi di DaniloJELSI 12

NutribeneE’ TEMPO DI... ASPARAGI! 14

IL BUONO DI CIVITA 14

AudioTimeL’UDITO 15

BrillanteMENTELA DEPRESSIONE SENILE 16FisiomedikaIL PROBLEMA DELLA STITICHEZZA 17

IL RIBES NERO 18

Idee per viaggiare MARE VENEZIA E DINTORNI... D’ESTATE 20

L’EREMITA DEL FARO DI MONTE GALLO 22

Come eravamoMASSIMILIANO CAPORICCI 25

OCRICOLUM AD 168 26

Associazione artistica I.U.N.AGONFALONE DELLA CONFRATERNITA DEISACCONI E DELLE DAME DI SANTA GIACINTAMARESCOTTI DI VIGNANELLO 28

Storia localeLE TRAGICHE GIORNATE DEL LUGLIO 1948 31

SommarioCampo de fiori • n.166 - Maggio 2019

In copertina foto di A. Prisco

CON PROUST NELLA STRADA DI SWANN 32

“VERITAS SICUT IUS” 32

I CINQUE QUARTI 34

Eroi della Guerra del ‘15/’18 -I CADUTI DI CORCHIANOSOLDATO LORETO CAMPANA 36

“IL DOCE PROFUMO DEI SOGNI” E “IL SENTIERO MENO BATTUTO” 38

L’angolo del collezionista GLI STRANI MUSEI! 41

MUSEO STORICO DELL’AERONAUTICA DIBRACCIANO 42

A tavola co’ zi’ Letizia‘0 PAMMOLLE 44

34° FESTA DELL’A.N.P.S. SEZ. FABRICA DI ROMA 44

Teatro Bianconi di CarbognanoLA STAGIONE 2018/2019 46

Ecologia e ambienteEDUCAZIONE AMBIENTALE NELLE SCUOLE

I RAGAZZI SPECIALI DEL C.S.E. DI CIVITACASTELLANA COLPISCONO ANCORA 47

ORIGINI DEL SISTEMA MEDICO LEGALE E LAFIGURA DEL CORONER 48

PREMIO BATTISTI DEL PRIORE 48

“FABRICA E LA MUSICA” 49

2° ROTARY DINNER SHOW 49

Parliamo di funghiCORTINARIUS 50

AGENDA 52

L’ANGOLO DEL POETA 53

MESSAGGI D’AUGURI 53

CIVITA CASTELLANA COM’ERA E COME’ 54

VIA SUOR INNOCENZA LELLI 54

ALBUM DEI RICORDI 56

ANNUNCI GRATUITI 60

I NOSTRI AMICI A 4 ZAMPE 62

SELEZIONE OFFERTE IMMOBILIARI 63

T

3Campo de fiori

T ra il rumore della politica e le contestazioni endemichea prescindere, ho voluto trattare questa volta l’argo‐mento di cronaca che più mi ha colpito nel profondo e

dal quale sono rimasto letteralmente sconvolto. Non c’è giorno, in‐fatti, in cui i media non ci inondino di episodi di violenza giovanile chehanno per teatro la famiglia, la scuola, la strada, l’intera società. Il cri‐minologo Francesco Bruno, a questo proposito, dice che i ragazzi allabanale sciocchezza della prima volta, aggiungono qualcosa di più allaseconda e così alla terza, per finire, poi, dentro vere e proprio baby‐gang. E questo deve essere successo a Manduria!Una ridente cittadina pugliese di oltre 30.000 abitanti, apparente‐mente sicura e tranquilla, macchiata, ormai per sempre, da un’ontaindelebile. Diverse bande di mini teppisti hanno commesso uno deidelitti più efferati che l’essere umano possa immaginare: perseguitareper anni fino ad ammazzare di botte un povero pensionato disa‐bile, solo ed indifeso e questo soltanto per divertimento ed esibi‐zionismo! Il caso, per la sua gravità, connessa alla sua complessità, mette a re‐pentaglio ogni postulato di convivenza civile perché, nell’ordine di chiattiene, c’è una responsabilità collettiva che tocca non solo le figureistituzionali, ma anche, e con maggior peso, quei cittadini che, pursapendo, non sono intervenuti e non hanno neanche denunciato, masi sono chiusi nel silenzio. Quelle urla disperate di quel povero di‐sgraziato ripetute all’infinito “aiuto polizia, carabinieri” e quelle im‐magini di brutale violenza riprese e diffuse con trista baldanza daquegli scellerati, non riuscirò mai più a dimenticarle. Esse non sonoriuscite a svegliare la coscienza di tanti squallidi testimoni e neanchead allertare le forze dell’ordine. Eppure risulta che siano state sportedenunce fin dal 2012. Ma dove erano il Comune, i servizi sociali, le or‐ganizzazioni di volontariato e perfino la parrocchia dalla quale pro‐veniva “il gruppo degli orfanelli” (direi “il branco degli orfanelli”) cheè proprio di fronte all’abitazione del poveretto? “Per i miseri imploraperdono, per i deboli implora pietà” recita un canto sacro, appunto,ma pietà non c’è quasi mai per gli esseri fragili e indifesi.

di Sandro Anselmi

ditorialeEl’

MANDURIAUn paese segnato

per sempre

Oggi è successo a Manduria, domani potrebbe accadere nelle no‐stre città!La violenza inaudita ed immotivata, soprattutto da parte dei più gio‐vani, di cui si sente sempre più frequentemente parlare, fa rabbrivi‐dire. Ma la domanda più importante è: da dove proviene? Cos’è agenerarla? I soprusi e le malefatte sono sempre esistiti, ma nel XXIsecolo l’essere umano dovrebbe ormai essersi evoluto, dovrebbe avercapito cosa è giusto e cosa è sbagliato, dovrebbe aver posto dei limitiagli istinti più animaleschi e primordiali, dovrebbe aver trovato il giu‐sto equilibrio di convivenza sociale che chiede prima di tutto rispetto! In queste situazioni non c’è da additare solo la famiglia e la scuola,ma anche e soprattutto l’uso e l’abuso smodato delle nuove tecno‐logie, che hanno così repentinamente investito ed inevitabilmentecambiato i nostri giovani. Il saprofita telefonino li ha completamenterapiti dalla realtà, facendo loro credere di poter vivere come in unfilm (inevitabile è il richiamo alla mente del famoso, ma anche dele‐terio, “Arancia meccanica”), dove il confine tra realtà e finzione si an‐nulla. Attraverso esso diffondono, con effetto pandemico, le immaginidi questi loro “film” che film non sono affatto, bensì gesti brutali re‐almente compiuti. Esse vengono esibite con grande leggerezza, senzapensare alle conseguenze, ed ancor più con grande compiacimento,cosicchè altri miserrimi individui come loro possano “goderne” la vi‐sione.Come si può trarre piacere da tanto orrore? Con quale cuore e conquale criterio si può intendere tutto ciò divertimento?

Non mi sento di lapidare, ma vorrei tanto cercare di comprendere, semai sarà possibile, anche se so già che farlo sarà difficile, lungo e tor‐mentato.

4Campo de fiori

II l ritorno a teatro di Enzo Salvi, dopo alcunianni in cui è stato occupato da molti film disuccesso, lo vede al Teatro Tirso de Molina

di Roma con “Io un attore cane”, scritto dall’ amico ecollega di sempre Mariano D’Angelo con VittorioTombolà e prodotto da Massimiliano Mereu, con laregia di Claudio Insegno.

Enzo finalmente smentiamo un modo dire comequello di attore cane… “Si, è un modo di dire sbagliato perché si usa come di‐spregiativo specialmente per la nostra classe di attorima per me è un motivo di orgoglio perché i cani sonomeravigliosi, sono fedeli, sinceri, sono coraggiosi, do‐nano amore incondizionato e sono capaci di sacrifi‐care la propria vita per il loro compagno umano,quindi definirsi attore cane per me è solo motivo diorgoglio!”Dopo alcuni anni passati lontano dal palcoscenico,finalmente è arrivato il contatto con il tuo pubblico. “Siamo tornati a Teatro dopo tre quattro anni perscelta mia e del mio collega Mariano D’Angelo inquanto eravamo entrambi impegnati, io con i film eMariano come autore di trasmissioni, ed è stata unagrande emozione, ma emozione più grande è stata

quella di dare la possibilità a chiunque viene a teatro di donare sia mangime cheprodotti sanitari che verranno consegnati a volontari che aiuteranno cani e felinisfortunati.” Infatti lo spettacolo ha ricevuto anche il patrocinio dell’ Ordine Medici Veterinari diRoma e Provincia.

ENZOSALVI

Il ritorno al teatro con

“IO UN ATTORE CANE”in scena al Teatro Tirso

de Molina di Roma

5 Campo de fiori

L’attore romano nel 1991 fonda insieme a Mariano D’angelo il duo Mammamia che Impressione! conquistando rapidamente la piazza romana con nu‐merosi spettacoli di cabaret e teatrali, portando al successo il personaggiodi “Er Cipolla” e trovando il grande successo nelle puntate di Seven Show.La notorietà nazionale arriva grazie ai grandi film delle festività ed estiviquali Vacanze di Natale 2000(1999), Body Guards (2000), Merry Christmas(2001), Natale sul Nilo (2002), Natale in India(2003) fino agli ultimi Un Na‐tale al Sud (2016) e Natale da Chef (2017). A teatro ricordiamo i successi di Balle di Natale, Fiumi di forfora e A qual‐cuno piace Carlo e sul piccolo schermo, tra i tanti, Di che peccato sei ?(2007), Un medico in famiglia 10 (2016), Din Don, una parrocchia in due(2019).

Il ritorno di Enzo Salvi a teatro dopo tanti successi cinematografici avvienecon un testo dedicato agli amici a quattro zampe, cani e gatti, ma non solo,firmato dall’ amico e collega di sempre Mariano D’Angelo e Vittorio Tombolàe per la regia di Claudio Insegno. Patrocinato dall’ Ordine Medici Veterinaridi Roma e Provincia sarà anche occasione per la prima volta di raccolta dialimenti, medicine, accessori che gli spettatori potranno portare ogni seraper una gara di solidarietà.

Interviste di Sandro Alessi,foto di Paola Lustrissimi.

Lo spettacolo non è solo un momento digrande divertimento ma anche un’occasione,

per la prima volta, di raccolta di alimenti, medicine, accessori da donare agli amici a

quattro zampe!

LIFE 85

Vi vogliamo parlare di un locale storico romano, Il Life 85, edel suo Patron Rino De Feo. Nato negli anni 80 grazie al‐l’idea dell’ artista romano, che da autore e cantante impe‐gnato in molte tourneè europee, ha sentito il bisogno didare anche ai suoi colleghi uno spazio dove esibirsi. Nel corso degli anni sul palco predisposto con una ottimaamplificazione sono passati tanti artisti e gruppi romani etanti giovani hanno festeggiato nel locale i propri comple‐anni. Nei tempi di successo delle tv private lo stesso De Feoha inventato un concorso “Provaci anche tu”, dove i dilet‐tanti potevano mostrarsi al pubblico di Quarta Rete edesprimere finalmente il loro talento. Oggi il locale, dopovarie ristrutturazioni, è rimasto stile anni 80 con una grandepista da ballo ed eleganti salottini dove potersi accomodaree gustare le bevande preferite. Affollato in ogni serata dapersone che amano ancora la musica di quei tempi e ven‐gono ancora proposti brani lenti da ballare guancia a guan‐cia. Nelle serate anche oggi l’imprenditore romanomantiene le sue idee di animazione e divertimento, inse‐rendo diverse situazioni di spettacolo da offrire al pubblicotra cui esibizioni canore e serate a tema; soprattutto è ap‐prezzatissima l’idea degli stuzzichini a sorpresa a mezza‐notte ed i famosi cornetti. Per chi ancora non ci fosse statocomunque consigliamo di visitare le pagine internet dedi‐cate alla discoteca, dove passare una serata piacevole coni propri amici.

Sandro AlessiFoto di Paola Lustrissimi

UN LOCALE DA SEMPREAMATO DA TUTTI

F

“RADIOPALCOSCENICO” LA TRASMISSIONE CONDOTTA DA SANDRO ALESSI IN ONDA SU

WW.RADIOPUNTOZERO.NETIL SABATO DALLE ORE 14.00 ED IL MERCOLEDI'

DALLE ORE 15.00 CON TUTTE LE INTERVISTE ESCLUSIVEPUBBLICATE SULLA NOSTRA RIVISTA!

6Campo de fiori

Curriculum vitae

F rancesca Innocenti è un’attrice, cantante e ballerina che in‐contriamo la prima volta al Teatro Betti di Roma nello spetta‐colo di Alessandro Iori “Ungra La Guerriera”, ci colpisce il suo

modo di recitare, è aggressiva e dolce nello stesso momento, e con unagrande professionalità. L’occasione odierna ci dà l’opportunità di cono‐scerla sulle nostre pagine: nata a Narni, ha avuto modo di girare alla ri‐cerca della formazione ottimale per quella che dovrà essere la suacarriera.Francesca, raccontaci come e quando è nato l’amore per la recitazione.“La scintilla è arrivata quando, iniziando a studiare danza, anche se nonsono solo una ballerina, l’insegnante mi ha fatto fare una parte in“Sogno di una notte di mezza estate” in occasione di un saggio al Tea‐tro di Narni; in quel momento ho scoperto che la recitazione era il modopiù semplice per tirare fuori un mondo interiore che io sentivo di averee che volevo a tutti i costi far uscire, per far capire che questo mondo in‐teriore che era dentro me non poteva implodere ma doveva uscire equindi esplodere. E da lì è iniziata la passione per il teatro dedicandomiprima al musical e successivamente alla prosa.”Poi hai girato molto ed hai studiato per crescere professionalmente…“Si, mi sono diplomata al MTS, il Musical The School di Milano, maprima avevo frequentato la Musical Academy di Terni, che mi ha per‐messo di sviluppare la capacità di stare su un palco, di recitare e di can‐tare e ballare insieme. Sono stata al CET di Mogol ed al ALCM e hostudiato tecnica vocale dell’attore con Melania Giglio e Francesca DellaMonica.” Interpreti Hair il Musical al Teatro Nazionale di Milano e Musica

Ribelle al Teatro Nuovo Ma del futuro cosa ci dici?“Ho molti progetti e spero di fare questo mestiere per tutta la vita.Attualmente sto allestendo un nuovo spettacolo con Marco Anto‐niozzi che porteremo al Teatro Greco di Roma il 31 maggio ed il 1giugno, si chiama Life, un dance musical. La mia speranza è quelladi poter diventare una grande attrice come tanti idoli che ho e chehanno fatto questo mestiere per tutta la vita.”E’ questo sicuramente l’augurio cha facciamo a Francesca Inno‐centi, quello di poter raggiungere i traguardi che sognava da pic‐cola e recitare sui palchi di tutto il mondo.

Sandro Alessi

Francesca Innocenti

Francesca Innocentie Sandro Alessi dopo lʼintervista

di Riccardo Consoli

Roma che se n’è andata:

luoghi, figure, personaggi

TT utti conoscono questi versi, pochi conoscono l’autore e la sua sto‐ria. Questi è Ercole Pellini, dimenticato scrittore di cose romane che,seguendo l’esempio del suo grande amico Trilussa, anagrammò il

suo nome fino ad ottenere quello di Leone Ciprelli con il quale era da tutti co‐nosciuto. Nasce a Roma il 7 novembre 1873 da Gaetano Pellini, vignaiuolo e Barbara DeMarzi entrambi originari di Marino. Il padre, dopo il 1870, si trasferisce a Romacon la famiglia per cercare un impiego fisso. Il ragazzo porta a compimento soltanto gli studi elementari che, successivamente,integra, da autodidattica, mentre lavorava come contabile e uomo di fiducia ditale Talacchi, proprietario di una catena di macellerie di Roma.E’ ancora decisamente giovane quando inizia a frequentare l'ambiente dei poetiromaneschi che di solito si incontrano alla Galleria del Corso, oggi Galleria Al‐berto Sordi, all’epoca frequentata da molti poeti e letterati fra cui Cesare Pasca‐rella e Giggi Zanazzo, oppure al caffè di Piazza del Gesù, luogo assiduamentefrequentato da Trilussa. Nel 1893 pubblica le sue prime poesie su Rugantino, foglio popolare fondato ediretto da Giggi Zanazzo, che l'editore piemontese Edoardo Perino stampa nellasua tipografia di Via del Lavatore; un periodico molto diffuso fra i ceti meno ab‐bienti, uomini e donne attratti dai versi dialettali e dalle note di folclore che si ispi‐rano soprattutto a fatti di cronaca.

Guarda che sole / Ch'è sortito Nannì /Che profumo de rose / De garofani e pansèCome tutto è un paradiso / li Castelli so' accosì /Guarda Frascati Ch'è tutto un sorriso /'Na delizia, n'amore, / 'Na bellezza da incanta'So meio de la sciampagna / Li vini de 'ste vigne / Ce fanno la cuccagna Dar tempo de Noè / Li prati a tutto spiano /So' frutte, vigne e grano S'annamo a mette lì / Nannì NannìLà c'è l'Ariccia / Più giù c'è Castello / Ch'è davvero un gioiello /Co' quel lago da incanta' / E de fragole 'n profumo / Solo a Nemi poi senti' Sotto quel lago / Un mistero ce sta / De Tibberio le navi / Son l'antica civiltàÈ sera e già le stelle / Te fanno un manto d'oro / E le velletranelle Se mettono a canta' / Se sente 'no stornello / Risponde un ritornello Che coro vie' a senti' / Nannì, Nannì

Gabriella Ferri

Nannì ‘Na gita a li Castelli

Leone Ciprelli

Campo de fiori 9

In questo contesto vennero ra‐dunati i più bei nomi del tempo:i Romanisti Luciano Folgore, Tri‐lussa, Augusto Jandolo, EttorePetrolini e poi ancora, CesareSantini, Romolo Balzani, Ri‐naldo Frappiselli, Felice Tonetti,Attilio Taggi, Oberdan Petrini,che formarono un comitato, o sepreferite una giuria, con il com‐pito di scegliere e premiare lacanzone più meritevole. I testidelle canzoni concorrenti, tutti indialetto romanesco, venneropubblicati da un foglio in vesterosa dal significativo titolo diGhetanaccio di cui Leone Ciprelliera editore e proprietario.Questo era il clima musicale ed èin questo clima che nasce: Nannì‘Na gita a li Castelli, canzoneovunque riconosciuta come innodei Castelli Romani. A cantarla laprima volta fu tale Romolo Bal‐zani che, per l’occasione, indos‐sava il costume marinese antico.In seguito Ettore Petrolini ne feceun suo successo personale, alpunto che da molte parti si so‐steneva che egli fosse l’autoredel testo, anche se non esistonotestimonianze in tal senso. Leone Ciprelli muore ottantenneil 30 gennaio 1953. Non era pre‐sente nessun abitante di Marinoma soltanto uno sparuto gruppodi amici romani fra cui Giggi Spa‐ducci e Oberdan Petrini. Soltantodopo dieci anni dalla sua mortele sue spoglie vengono traslate alcimitero di Marino dal CampoVerano di Roma grazie all’inizia‐tiva di un Comitato di cittadini. Inquella occasione Franco Vannu‐telli, nella Gazzetta del Lazio, scri‐veva: “È morto solo,dimenticato da tutti, circondatosoltanto dall'oblio di coloro cheaveva esaltato nei suoi carmi,rimpianto forse da qualcunoche aveva creduto nella fonda‐mentale bontà del suo animosemplice. È passato nella vitacamminando al disopra di essae la vita lo ha dimenticato”.

Ma chi eraLeone Ciprelli?Un uomo estrema‐mente buono, schivo ealtruista che vestivacon una certa eleganza.Nato Roma, aveva pre‐ferito vivere nel paesedi origine conservandouna finezza di modi euna nobiltà d'animoche lo distingueva.Di vasta cultura, anchese autodidatta come detto, conosceva molto benei Codici e di questa conoscenza si serviva per difen‐dere qualche malcapitato anche in sede di giudizio,tanto da essere chiamato Avvocato, ma ciò non co‐stituiva in alcun modo nè plagio nè frode poiché,per queste sue prestazioni, non ebbe mai alcuncompenso; peraltro il suo stipendio gli permettevadi vivere più che dignitosamente. Il suo tempo libero era dedicato alla scrittura; moltii suoi lavori teatrali fra i quali ricordiamo: Santo di‐sonore, Anime perse, Parrocchietta, Ciceruacchio eC'era 'na vorta a Roma. Per diversi anni fu direttoredel giornale romanesco Rugantino sul quale pub‐blicò molte sue poesie.Il primo successo di pubblico arriva con la canzonedal titolo M'hai detto un prospero!, musicata daGiuseppe Micheli e successivamente inserita nelsuo repertorio dal tenore Beniamino Gigli.Con l’entrata del nuovo secolo Leone Ciprelli sco‐pre i suoi veri interessi artistici e inizia a dedicarsi algenere teatrale che, più di ogni altra cosa, determi‐nerà la sua fortuna. Le acclamazioni del pubblicoper l'esordiente drammaturgo, lo inducono a com‐porre nuovi lavori come L'accusad'oltre tomba, rappresentato nel1899 al Teatro Margherita dallaCompagnia Baratta, o come Cice‐ruacchio, messo in scena al Tea‐tro Metastasio nel 1905 dallaCompagnia Campioni‐Baccani. In quello stesso anno fonda unanuova rivista dialettale dal titoloEr Marchese der Grillo, mal'esperienza accumulata in campoeditoriale si manifesta aperta‐mente nel primo dopoguerra, al‐lorquando intuìsce che avrebbeavuto spazio un'idea originale,ossia quella di dar vita a un perio‐dico dialettale che avesse tenutoconto, non solo del romanesco,ma anche di altre espressioni dia‐

lettali regionali, alle quali nessuno, fino a quel mo‐mento, aveva prestato attenzione, in quanto con‐siderate subalterne al romanesco. Nasce La Vocedel Lazio, un settimanale finanziato dallo stesso Ci‐prelli, che ne diviene editore e proprietario. La sua fama nell'ambiente romano giunge all'apicetra gli anni 1907 ‐ 1915; dalla rinascita del teatro ro‐manesco in poi, egli è considerato uno degli autoripiù rappresentativi, se non il principale. Tuttavia lanotorietà di Leone Ciprelli arriva nel 1924 allor‐quando si celebra la prima edizione della Sagra del‐l'uva di Marino, della quale egli fu l’ideatore; inquegli anni, infatti, si cercava di lanciare il consumodell'uva da tavola che i coltivatori avevano intro‐dotto nel mercato frutticolo cittadino. Grazie alleTranvie Elettriche dei Castelli Romani, allora inpieno sviluppo, era possibile la degustazione del‐l'uva e del vino nei luoghi di produzione e questofatto affrancava la manifestazione di Marino dal‐l’antico schema di fiera paesana per interessare unaben più vasta categoria di persone. L'idea di Leone Ciprelli si rivelò quanto mai felice.Una festa ricca di canti e suoni, e, secondo i giornali

dell'epoca, con più di cento‐mila persone. Una scena delpaese in festa fu disegnata daAchille Beltrame per la coper‐tina della Domenica del Cor‐riere.Oltre ai balconi addobbati e aipittoreschi carri allegorici, si ri‐pristinò anche l'antico uso difar sgorgare vino dalle fontanee quella che sembrava un'ideaoriginale fu, molto probabil‐mente, frutto della conoscenzache il Ciprelli aveva della storiadi Roma, ma non solo, infatti,durante i festeggiamenti, egliideò, sostenne e finanziò unconcorso della Canzone roma‐nesca.

N

10 Campo de fiori

N on potevamo certo mancare noialla XXVII edizione del Festivaldella Canzone Romana, andata

in scena sul palco del teatro Olimpico di Roma il29 Aprile scorso. È arrivato al decimo anno il so‐dalizio tra la rivista Campo de’ fiori e la ultraven‐tennale manifestazione canora. Era il 2009,infatti, quando, per la prima volta, offrimmo il no‐stro sostegno a Lino Fabrizi, ideatore e storico pa‐dron del festival, e da quella volta non neabbiamo perso neppure uno.La lunghissima tradizione della canzone romanamerita di averE un evento ad essa interamentededicato, non solo per mantenere viva la tradi‐zione della musica capitolina del passato, maanche per dare spazio alla nuova musica che siain dialetto romanesco o semplicemente dedicataalla città eterna. Ed è così che sul palco del‐l’Olimpico si sono susseguite vecchie glorie e gio‐vani emergenti, magistralmente condottidall’immancabile Francesco Vergovich, giornali‐sta e speaker di radio Radio, nonchè colonna por‐tante del festival, a cui ha fatto da spalla EleonoraPedini, coadiuvati, dietro le quinte, da ClaudioNatili (ex componente del gruppo musicale Ro‐mans), autore dei testi. Ad aprire la serata il veterano dei big: GiorgioOnorato, 89 anni, reduce da una brutta polmo‐nite, ma ancora con una voglia immensa di can‐tare la sua adorata Roma; si sono susseguiti, poi,Luciano Rossi, con la sua immancabile “Amma‐zate oh”; Edoardo De Angelis, affiancato daLusya Claudia, che con la sua chitarra ci ha fattoriascoltare la sua “Lella”; Edoardo Vianello, sem‐

La rivista Campo de’ fiori

premia i finalistidell’edizione 2019

sul palco del teatro Olimpico di Roma

27° Festival Da sx: i finalisti Lian, De Do, Eleonora Pedini (presentatrice), Morhena,

Ermelinda Benedetti, caporedattrice della rivista Campo deʼ fiori

Edoardo De Angelis Alessandro DʼOrazi

11Campo de fiori

pre straordinariamente uguale, che, accompagnato dalla bravissima Isabella Alfano,ha riproposto, tra le altre, anche “Gente de borgata”; Gianni Nazzaro, che da buonnapoletano ha sposato la causa della romanità; ed I cugini di Campagna, che con laloro energia, oltre ad aver omaggiato Roma, hanno fatto cantare tutto il pubblico conl’intramontabile “Anima mia”. A tutti loro è stato conferito il “Premio alla romanità”,in collaborazione con l’Accademia Giuseppe Gioachino Belli, assegnato anche algiornalista sportivo Franco Melli, innamoratissimo della sua città natale ed alla gior‐nalista Orietta Cicchinelli, romana d’acquisizione che con le sue scabrose inchieste,negli anni, ha rivelato i tanti volti oscuri della metropoli. Tra gli altri anche Stefano Bor‐gia, Alessandro D’Orazi e Sandro Scapicchio, che si impegnano a tenere alto il nomedella canzone romana, come hanno iniziato a fare anche i quattro finalisti di questaedizione 2019 del festival: De Do, Morhena, Lian e Cosimo Ghionna, che hanno pre‐sentato per la prima volta al pubblico i loro brani, scritti appositamente per questa oc‐casione, uno più bello dell’altro, e che ho avuto il piacere di premiare personalmente,in qualità di rappresentante della rivista. Ad intervallare le performance dei tanti artisti ospiti della serata, che hanno volutoanche ricordare i tanti colleghi scomparsi che, negli anni, hanno dato lustro alla can‐zone romana ed al festival stesso, come Lando Fiorini, Franco Califano, Gabriella Ferri,le incursioni della compagnia teatrale “Quelli del piano di sopra”, rigorosamente inabiti d’epoca. Una splendida serata in compagnia di una musica che non stanca mai e poi mai!Il festival ha bisogno di essere sostenuto perché deve continuare ad esistere per Romae per tutti quelli che l’hanno amata, che l’amano e che l’ameranno!

Ermelinda BenedettiFoto di Adriano Di Benedetto

Edoardo Vianello, I cugini di Campagna,Giorgio Onorato,Gianni Nazzaro,Edoardo De Angelise Luciano Rossitra i big della serata

della Canzone RomanaI cugini di campagna sul palco dellʼOlimpico, insieme al presentatore

Francesco Vergovich ed al patron Lino Fabrizi (al centro)

Isabella Alfano e Edoardo Vianello

L

di Danilo [email protected]

Vagamondo – I v i agg i d i Dan i l o

L a Festa del Granoa Jelsi celebraogni anno all’ini‐

zio dell’estate questo cereale,elevandolo a protagonistasotto ogni forma della sua mi‐racolosa pianta. Lo stele, laspiga, i chicchi arricchiscono,coprono, formano meravi‐gliose figure in cima ai carritrainati da buoi e trattori, chesfilano per le vie del paese,accompagnati dagli abitantiche, in costume tradizionale,formano quadretti di vita con‐tadina, evolutasi nel tempo. Avolte sopra i carri stessi, o apiedi, intonando canti al suono di organetti e fisarmoniche. E’ un corteopittoresco che sfila per le vie del Corso principale, tra le ali di una folla ve‐nuta da molte città del Sud. I carri formano delle vere e proprie scultureformate da spighe, trecce di spighe e chicchi, sopra una impalcatura diferro o legno, alle quali lavora tutta la popolazione nel corso dell’anno, di‐visa in quartieri, che gareggiano tra loro nel costruirli più belli. Perchè sa‐ranno giudicati da una Giuria, alla quale ho partecipato anch’io qualcheanno fa, invitato dal Comitato Organizzatore, in occasione di una mia ri‐cerca antropologica che feci in quella Regione sugli usi e costumi di So‐cietà Agricole ancora vive e celebrate.

Le prime celebrazioni erano caratterizzate da mezzi tradizionali chiamati“traglie”, slitte con pattini di legno trainate da buoi,scivolavano sull’erbafacilmente,cariche di covoni di grano che convogliavano verso il paese.Ora sono sostituite da trattori ma ancora ci sono esemplari che sfilano incorteo per testimoniare la vecchia agricoltura. Tutto il paese è in fer‐mento,negozi e osterie aperte, bancarelle sulla via fanno da contorno aduna atmosfera di borgo rurale. E lo era fino agli anni ‘60. Poi la fuga versole città in cerca di agiatezza. Ora i giovani rimangono, al massimo vannoa studiare a Campobasso, vivendo a Jelsi e qualcuno tenta di rimanere,tornando all’agricoltura, aprendo un agriturismo, avviando un’apicolturaod officine artigianali legate al territorio. Hanno deciso di valorizzare iluoghi natii con la ricchezza che hanno, la natura, valore che suggerisceloro che il benessere può essere anche intorno, come lo era in passato.

JELSILa festa del grano

LE ORIGINILa festa nacque nel 1805 quando untremendo terremoto scosse Jelsi, fe-cendo anche delle vittime, ma per gliabitanti S.Anna limitò i danni ed in suoonore fu intessuta la festa che s’incro-cia con un rito molto più antico, pa-gano, che è la raccolta delle messi,così importante per le società agricoleprimitive. Celebravano un anno di sa-crifici, duro lavoro, fuga dalle carestie,dal tempo avverso, dalla siccità e rin-graziavano i loro Dei per aver concessoun altro anno di grazia. Grazia passatapoi nel tempo alla religione cattolico-cristiana e ai suoi santi protettori. Unaltro esempio di sincretismo religioso.

LO SVOLGIMENTO DELLA FESTALa Festa si svolge in due tempi: in Giugno, si procede allamietitura, con metodo tradizionale per dimostrazione, poicompletata con mezzi più moderni, per raccogliere quelgrano che servirà alla costruzione dei carri. Che verrà ese-guito in cantine separate, da famiglie intere, dove saranno in-trecciate le spighe a forma di corone per abbellire i carri.Saranno separati tutti i chicchi che poi verranno incollati unoper uno su scheletri di figure che presenteranno il quadroscelto da ciascun quartiere, il cui tema è tenuto segreto persorprendere i gruppi rivali. Non sempre era facile visitare lecantine-cantiere di ciascun gruppo, ma come estraneo cro-nista sono riuscito a visitarne alcune. Ci lavorano di sera dopoi loro lavori quotidiani ed è già un avvenimento di folklore,una socialità antica che rafforza la loro identità culturale. La seconda parte inizia con la festa di S. Anna a Luglio, conla grande sfilata per le vie del paese, accompagnata dallasanta, in una lunga processione con le autorità che precedeil corteo di buoi,trattori che trainano quadri quotidiani di vitaagricola. E’ cosi forte il richiamo della ricorrenza che per l’oc-casione tornano gli emigranti dalle Americhe. Una forte rap-presentanza di cittadini di Jelsi emigrò in Canada molti annifa,ed appaiono figli e nipoti che non masticano l’italiano masi immergono nelle loro origini rurali, accolti con calore dailoro parenti.

Nel Molise si conserva ancora un’antica usanzache era molto comune presso tutti i paesi agricoli dell’Europa,quando il grano era l’elemento essenziale sulle tavole, la base

di una cucina tipica dei paesi del Mediterraneo.In ogni tavola il PANE rappresentava il nutrimento base, al

quale si accompagnavano i contorni, il companatico.

14 Campo de fiori - Salute e benessere

Dott.ssa Ilaria MelilliBiologo Nutrizionista

Nutribene

Contengono per il 90% acqua e appor‐tano solo 24 Kcal per 100g infatti sonoadatti ai regimi alimentari ipocalorici.

Inoltre hanno un basso indice glicemico percui possono essere consumati anche in casodi diabete. Rappresentano un’ottima fontedi calcio, magnesio, fosforo, potassio, ferro,vitamina K (essenziale per la coagulazionesanguigna), vitamina C e folati. Questi ultimivengono convertiti a livello intestinale inacido folico che è indispensabile per la sin‐tesi di molte proteine tra cui l’emoglobina e

È TEMPO DI … Appartenenti alla famigliadelle Liliaceae, gli asparagisono ortaggi primaverili dallatipica colorazione verde ma neesistono altre varianti cromati-che con un sapore differente

per il corretto funzionamento del sistemanervoso, pertanto il loro uso è indicato in gra‐vidanza data l’azione protettiva sullo svilupponeurale del bambino. Altra componente importante che insieme alpotassio conferisce agli asparagi un effettodiuretico e drenante è l’asparagina, questaviene metabolizzata in composti solforati chesuccessivamente vengono eliminati attra‐verso l’urina, conferendole il tipico odore dizolfo che si nota dopo aver mangiato questiortaggi. Il potere diuretico degli asparagi li rende ot‐timi alleati per ridurre l’ipertensione arte‐riosa e per garantire la salute del sistemacardiovascolare. Hanno proprietà antiossidanti e antinfiam‐matorie date anche dalla presenza di quer‐

cetina e sono benefici in caso di stipsi poichéil contenuto di fibre regolarizza la funzioneintestinale. Non tutti sanno che gli asparagi migliorano iltono dell’umore infatti contengono unabuona quantità di triptofano, l’amminoacidoprecursore della serotonina (il neurotra‐smettitore del benessere per eccellenza).Per quel che riguarda le controindicazioni,dato il contenuto di acido urico e purine,sono sconsigliati sia in caso di calcoli renali(composti da acidi urici) che in caso di gotta.Per la presenza di vitamina K non sono moltoindicati nei soggetti sottoposti a terapie an‐ticoagulanti e bisogna prestare attenzionedurante l’allattamento perché potrebberoconferire un sapore sgradevole al latte ma‐terno.

ASPARAGI!

Un ottimo successo ha ottenuto l’ ap‐puntamento “Il Buono di Civita” chesi è svolto domenica 5 maggio scorso

presso la sala del Museo del Centro Com‐merciale Marcantoni, organizzato dalla Se‐zione Soci Falisca‐Cimina della UnicoopTirreno in collaborazione con il Centro Com‐merciale Marcantoni e con il patrocinio delComune di Civita Castellana. All’eventohanno partecipato le associazioni di volonta‐riato Atamo, Una mano al tuo ospedale e ilCentro Diurno del Dipartimento di SaluteMentale della Asl che ha esposto una ampiaserie di lavori fatti a maglia ed uncinetto dallepazienti del Centro.Inoltre sono stati esposti una ventina diopere d’ arte realizzate da Massimo Rossi(acquarello), Novello Pastorelli (sculture inlegno), Pasqualino Spaziano (quadrettid’ambiente), Maria Pia Rossini (quadretti flo‐

reali), Anna Cirioni (ceramica e minuterie), Fausto Mancini (ceramica e paesaggi), VincenzoDobbolini (ceramica e archeologia), Franco Giorgi ( ceramica e geometria), Matilde Quer‐ciotti (oggettistica), Beniamino Molon (ceramica), Maria Grazia Gradassai (vetrate e vetro fu‐sione), Franco Gradassai (sculture della pietra), Primavera Dominicis (pittura e ritratto),Moreno Lanzi (pittura e paesaggio), Luciano Caregnato (pittura), Caterina Basso (gioiellid’arte), Massimo Ricci ( cornice d’ arte), Roberta Paolelli (abbigliamento d’ arte), Angela Con‐soli (pittura a olio), Emiliano Terenzi (pittura), Chiara Valeri (Illustrazione).I saluti di benvenuto ai partecipanti sono stati espressi da Ferruccio Errichiello, presidente

della Sezione Soci Falisca‐Cimina, presente anche la referente Lucilla Ciuchi e dall’assessoreVanessa Losurdo. Presente anche uno stand di prodotti a marchio Coop, mentre il pomerig‐gio è stato allietato dall’ intrattenimento musicale e giochi per bambini.

Mario Sardi

IL BUONO DI CIVITAArtisti e associazioni di

volontariato riuniti dalla sezione Soci Falisca-Cimina

dell’Unicoop Tirreno

15Salute e benessere - Campo de fiori

AudioTime

Dott. Stefano Tomassetti

Sentire è un processo complicato che im‐plica diverse parti del nostro corpoumano. Come sappiamo, tutto parte

dall’orecchio che è uno strumento raffinatoche recepisce le onde sonore e le invia allezone deputate alla comprensione delle pa‐role, ma noi sentiamo anche attraverso leossa, il nostro corpo tutto. Forse è proprioper questo che quando l’udito comincia a ca‐lare ne risente tutta la persona. Ci sentiamopiù deboli, più insicuri, meno stabili, più irri‐tabili, esclusi ed altro ancora.

Ma l’ipoacusia è un problema che non coin‐volge soltanto la persona che ne è affetta.Chi vive accanto ad una persona che sentepoco si accorge di come i rapporti cambianocon il tempo. La necessità di ripetere diversevolte la stessa cosa, le incomprensioni che nederivano, vedere la persona che progressi‐vamente si isola e o partecipa meno, generauna sorta di preoccupazione e frustrazioneche allontana le persone tra di loro.Come risolvere? Gli apparecchi acustici sono strumenti incre‐dibili oggi. Possono risolvere il 90‐95% delleperdite uditive con una soddisfazione daparte delle persone di oltre l’85%. Ma non

L’udito

tutti hanno presente che sono DISPOSITIVIMEDICI controllati dal Ministero della Sanitài quali, per essere commercializzati, è neces‐sario che passino severi test e controlli. SO‐PRATTUTTO non devono, nemmenopotenzialmente, far male o peggiorare l’ipoa‐cusia del loro portatore.Gli amplificatori a differenza non sono stati

invece verificati dal Ministero della Sanità edessendo amplificatori generici possono, vi‐ceversa, aumentare o danneggiare ulterior‐mente l’apparato uditivo.Questi amplificatori generici utilizzano vec‐chie e obsolete tecnologie che poco aiutanoi deboli di udito, come avveniva purtroppo

Molti studi clinici hanno confermato che l’ipoacusia non trattata è legata ad altri pro-blemi come:• Diminuzione dello stato di salute generale e psichico• Riduzione della memoria e della capacità di apprendere nuovi compiti• Riduzione dell’attenzione e vigilanza, con l’aumento del rischio per incolumità personale• Emarginazione ed isolamento da persone ed attività sociali• Rifiuto sociale e solitudine• Fatica, tensione stress e depressione• Irritabilità, pessimismo e rabbia• Peggioramento delle capacità lavorative con relativi minori guadagni economici

decine di anni fa.Ed è per questo che costano così poco. Val‐gono poco e spesso sono solo soldi buttativia.Utilizzare i nuovi dispositivi di ascolto, invece,aumenta notevolmente la possibilità di re‐cupero di una vita con qualità normale.È importante, determinante poi, che ci sia undottore Audioprotesista che segua il pro‐cesso di adattamento per sfruttare al mas‐simo l’udito che è rimasto, rieducando ilpaziente ai suoni in maniera progressiva econtinua.

Nei nostri Centri per l’Udito SENTECH ciprendiamo cura dei pazienti che si affidanoa noi. Seguiamo con attenzione le personenel comprendere specificatamente le diffi‐coltà che sono subentrate con la perdita diudito e nel soddisfare i loro bisogni uditivi peril completo reinserimento famigliare e so‐ciale. Prendete un appuntamento oggi. Nonaspettate.Per prenotare una ANALISI DELL’UDITO GRA‐TUITO o una VISITA senza impegno telefo‐nate al numero verde 800.11.35.90 e vi saràindicato il centro a voi più vicino.I nostri centri per l’Udito SENTECH sonoiscritti all’albo dei fornitori per le pratiche ASL(invalidi civili) e INAIL (invalidi del lavoro). Co‐loro che hanno diritto possono inoltrare la ri‐chiesta per la fornitura degli apparecchiacustici ANCHE COMPLETAMENTE GRA‐TUITI.

Uno dei sensi più straordinari del corpo umano

BrillanteMENTE

16 Campo de fiori - Salute e benessere

la vignetta del mese

Dott.ssa Claudia ColamediciPsicologa - Psicoterapeuta - Psicodiagnosta

WWW.CAMPODEFIORI.BIZPUOI SFOGLIARLA SUL SITO

LA RIVISTA CAMPO DE’FIORI E’ ANCHE ON LINE!!!

Clicca sulla copertina che trovi nella homepage per leggere l’ultimonumero uscito!!! Nella sezione “Archivio riviste”, invece,

puoi trovare tutti i numeri fino ad oggi pubblicati e tanto altro ancora...

E RICORDA DI METTERE IL TUO“MI PIACE”

ALLA PAGINA FACEBOOK

Con il termine depressione senile si fa rife‐rimento ad un disturbo psichiatrico che,per convenzione, viene diagnosticato dai

65 anni di età. E’ un disturbo che ha sintomi si‐mili alla depressione dell’adulto, quindi tri‐stezza, perdita di interessi, isolamento sociale,calo della spinta vitale, disturbi del sonno edell’alimentazione. Molto spesso si manifestacon dolori e lamentele fisiche che mascheranola depressione sottostante e che spesso sonola richiesta di aiuto o vicinanza che l’anziano usa

per coinvolgere o richiamare l’atten‐zione del coniuge o dei figli, ormaigrandi e spesso impegnati nelle lorofamiglie. È comune che il paziente, invece dimanifestare verbalmente la sua tri‐stezza o le sue paure, concentri leproprie attenzioni su problemi ga‐stro‐intestinali, dolori articolari, tachicardie eproblemi respiratori, che spesso prendono laforma di veri e propri deliri ipocondriaci. La mancanza di gioia di vivere e i disturbi de‐pressivi hanno una incidenza sempre maggiorenella popolazione over 70 che tocca il 5% conpicchi del 12% per pazienti ospedalizzati o al‐lettati. Spesso l’unica via di uscita sembra sia ri‐correre alle cure farmacologiche. È però benericordare che l’efficacia degli psicofarmaci inpersone avanti con l’età non è sempre garan‐tita. Se le cause sono da rintracciare in una fasedi ciclo vitale in cui si fanno bilanci, ci si rendeconto dei propri fallimenti, si percepisce iltempo che passa inesorabile, ci si sente inca‐paci fisicamente di svolgere mansioni, si deveaffrontare il pensionamento, l’allontanamentoda casa dei figli, la malattia o la perdita del co‐niuge e via dicendo, dall’altro lato una que‐

stione importante è data dalla man‐canza di interessi, compagnie edobiettivi per il futuro. Fondamentalequindi, per uscire da questo statodepressivo, sembra essere l’aggre‐gazione con i coetanei, il trovarehobbies, passatempi, stimolare lefunzioni cognitive con la lettura, cer‐

care di coltivare gli interessi, curare il corpo,non soltanto a livello medico, ma anche a livelloestetico, frequentare corsi di ginnastica dolce,uscire di casa e concedersi passeggiate, so‐prattutto, per chi ne ha la possibilità, condivi‐dere pensieri, paure ed esperienze positive conil coniuge. Altrettanto utile può essere un per‐corso di psicoterapia in cui l’anziano possa es‐sere accolto ed ascoltato rispetto alle sue paureper il futuro ed accompagnato e stimolato inuna nuova ricerca di obiettivi a breve termine.Spesso si rendono utili incontri di terapia dicoppia e familiare per lavorare sulle relazioni,sulla conflittualità, sulle autonomie, sull’ ac‐cettazione dell perdita del ruolo sociale, e perstimolare un lavoro di alfabetizzazione emotivache permetta alla persona di parlare delle pro‐prie emozioni. Compito dei familiari è fornirevicinanza ed incoraggiamento!!!

La depressione senile

17Salute e benessere - Campo de fiori

Dott.ssa Chen TungFisioterapista

Fisiomedika

Una delle patologie che mi sono trovataspesso ad affrontare in studio è quelladovuta alla Stipsi (stitichezza), ovvero

della difficoltà o ridotta frequenza dell’eva‐cuazione che colpisce molte persone sia inItalia che nel resto del mondo. Le cause diquesta possono essere di diverso tipo: inter‐vento chirurgico, malattie acute, fortestress, gravidanza, ecc.

Nella Medicina Tradizionale Cinese si pos‐sono distinguere 4 tipi diversi di cause dellastipsi:1) calore‐secchezza nel tratto gastrointe‐stinale che causa feci secche e dure, sen‐sazione di pesantezza addominale, alitosi,giramenti di testa, nervosismo, secchezzadelle fauci;2) stagnazione dell’energia (Qi) che portaa difficoltà nell’evacuazione, malessere ge‐nerale, sensazione di pienezza e dolore del‐l’addome, frequenti eruttazioni;3) insufficienza di energia Qi e di Sangueche causa costipazione, giramenti di testa,secchezza delle fauci, palpitazioni, pallore,apatia generale;4) concentrazione di freddo patogeno cheporta a feci astringenti, difficoltà nell’eva‐cuazione, sensazione di freddo agli arti, do‐lore addominale che migliora con lapressione.

Come bisogna procedere? Innanzitutto èmolto importate inquadrare bene il quadroclinico a cui appartiene il paziente che vienea trovarmi, facendo un’attenta analisi delleabitudini generali (alimentazione, sonno,ecc…) integrata alla palpazione dei polsi eall’osservazione della lingua. Una volta ca‐pita l’origine del problema, viene effettuatoun trattamento scegliendo i punti più op‐portuni da stimolare, che generalmente sitrovano sull’addome, sulla schiena e sullegambe, tramite il massaggio Tuina, che ga‐rantisce il massimo risultato per la patolo‐gia in questione.Oltre al trattamento sarà fondamentale se‐guire una dieta ricca di frutta, verdure,fibre e acqua, ma anche svolgere attività fi‐sica regolarmente di modo che si vada adaiutare sia il corpo che la mente!

IL PROBLEMA DELLASTITICHEZZA

Come viene affrontata nellaMedicina Cinese

Per qualsiasi informazione e/o appunta-mento potete contattarmi al347.9072438. Seguite anche il mio blog: www.facebook.com/fisioterapia.medi-cinatradizionale.

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di Josiane MarchandNaturopata

Campo de fiori - Salute e benessere

La FOGLIA.E’ diuretica, come abbiamo visto con la sto‐ria del contadino. Stimola l’eliminazione degliacidi dell’organismo e risolve i problemi chevi sono legati. L’Acidosi è un sovraccarico me‐tabolico che origina dolori, infiammazionecronica e demineralizzazione che colpisceosso e articolazione.La foglia è rimedio sovrano in caso di artritee/o artrosi, contro la Gotta e la prevenzionedi calcoli renali e anche in casi di patologiepiù gravi come la poliartrite reumatoide, incomplemento ad altre terapie ovviamente.

L’infuso si prepara con 30/50 grammi di fo‐glie per litro di acqua. Bere da 2 a 3 tazze algiorno per 6/8 settimane. Nei cambiamentidi stagione, primavera e autunno. ‐ in estratto idroalcolico: 100 gocce in unabottiglia di acqua da bere durante il giorno.Stessa durata dell’infuso.‐Estratto secco in capsula: da 600 a 900 mgal giorno. Prima dei pasti con un grande bic‐chiere di acqua.

E ovviamente si sconsiglia la foglia di Ribesalle donne incinte, ai bambini, in casi di in‐sufficienza renale o in associazione con diu‐retici (cumulo degli effetti).

Il Ribes Nero

LA PICCOLA STORIANel 1554, un contadino va dalproprio medico e gli confessa dinon urinare più da 10 giorni. Unpo’ per tirchieria (ovviamente glisarebbe costato caro!) aveva tar‐dato a consultarlo. Il medico,certo Peter Forestus, gli preparaun decotto di foglie e rami diRibes. Poche ore dopo il conta‐dino trova sollievo liberandosidelle sue urine abbondanti e san‐guinolenti. Lo salverà probabil‐mente da una pericolosainfezione. Questo blocco urinarioera quasi certamente causato dacalcoli renali che il Ribes, graziealla sua azione diuretica avevasciolto. Questa stessa virtù diure‐tica era stata notata da Hilde‐garde di Bingen fin dal XII secolo.Ecco perché veniva chiamato:“l’Albero dei gottosi”.Nel corso del XX secolo la ricercaha permesso di confermare levirtù medicinali del Ribes e so‐prattutto di capire come agisca.

E’come per il maiale (scusateil paragone!) ma nel RibesNero non si butta via

niente: le sue bacche sono ricchis‐sime in Vit.C, le sue foglie e i suoigermogli leniscono le infiamma‐zioni, i dolori e le allergie… Pensate,viene anche chiamato Albero dellaGotta! Avrete sicuramente sentitoil suo nome latino: Ribes Nigrum.

Un anti infiammatorio ideale: il Ribes agisce a più livelli per lenire in dolcezza e prevenire lerecidive di infiammazione articolare, respiratoria, muscolare, intestinale o altro…

Il GERMOGLIO. Stimola le ghiandole surrenali e la produzione diCortisolo, anti infiammatorio naturale del nostrocorpo. Per questo, è un rimedio classico per trattareogni tipo di allergia spesso molto efficace. E’ unostraordinario anti‐edema: sfiamma le zone gonfieconseguenze di una infiammazione, una puntura diinsetto o una allergia tipo Edema di Quinckle.

I principi attivi del germoglio vengono estratti in al‐cool e glicerina. Vi sono in commercio 2 forme: unaconcentrata e una diluita. ‐Macerato concentrato: 5 gocce 3 volte al giorno inun dito di acqua.‐Macerato prima diluizione (1DH) 50 gocce 3 volteal dì in poca acqua.‐Per i bambini, si aggiusta la dose in funzione delpeso e si preferisce sempre il macerato concentratoche contiene meno alcool.

Il FRUTTO. Ricco in Vit. C ( molto più dell’arancia) permette dilottare contro la conseguenza di ogni infiamma‐zione..

Si beve, sotto forma di succo al 100% oppure si man‐giano le bacche direttamente. Se il gusto legger‐mente acido non vi piace, mischiatelo con un succodi mela per esempio.

In tutto questo non rimane altroche augurarvi... Buona Salute!

Un aiuto contro le infiammazioni!

Idee per viaggiare in camperIn questa rubrica, Camperland ci suggerisce una serie di interessanti itinerari, giàsperimentati, con tantissimi consigli utili per chi decide di ripercorrere questetappe, ma soprattutto vuole mettere in evidenza la semplicità di utilizzo del cam-per, quale veicolo abitativo e ricreativo, la facilità di gestione della sosta e, cosa nonsecondaria, " il basso costo delle vacanze ". Potete trovare questo ed altrettanti per-

corsi sul sito www.camperland.it

Campo de fiori 20

Partiamo per PORTO S. ELPIDIO, in provin‐cia di Fermo, per goderci qualche giorno dimare. Sostiamo un paio di giorni pressol’area camper FRONTEMARE PARKING edaltri due giorni presso il CAMPING HOLIDAYVILLAGE.L’area è comodissima, situata davanti allaspiaggia ed alla bella pista ciclabile che unisceil lungomare di S’ELPIDIO ai comuni limitrofi.Il campeggio è centralissimo e ben organiz‐zato, con piscina ristorante market ed ani‐mazione.Trascorsi 4/5 giorni in completo relax, il no‐stro spirito nomade ci impone di ritirare ten‐dalino ed attrezzatura da campeggio, perdirigerci verso VENEZIA.

Prima però fac‐ciamo unabreve tappa neivicini luoghiLEOPARDIANIe v is i t iamoRECANATI. Ciimmergiamonei vicoli del

centro storico, dove ovunque spuntano iversi del poeta. Visitiamo la casa del LEO‐PARDI che affaccia sulla piazzetta “SABATODEL VILLAGGIO” ed il museo a lui dedicato.Per la sosta abbiamo utilizzato la comodaarea attrezzata di via Campo Boario ( gratuita). Terminato il giro torniamo al camper e ciconcediamo una buona spaghettata prima dipartire per VENEZIA.Arriviamo a destinazione nel tardo pomerig‐gio, molliamo il camper al TRONCHETTOPARKING (caro ma comodissimo) e ci tuf‐fiamo nella moltitudine di calli, ponti e ca‐nali. VENEZIA è magica e noi ce la giriamo apiedi per respirarne l’atmosfera a pieni pol‐moni. L’indomani facciamo il biglietto gior‐naliero del vaporetto per visitare le isole diMURANO E BURANO.

A Murano non manchiamo certo di visitareuna vetreria, al cui interno assistiamo anchead una dimostrazione pratica che evidenzia

le capacità dei maestri vetrai nella produ‐zione dei preziosi manufatti.

Nel pomeriggio ci spostiamo a Burano e re‐stiamo letteralmente affascinati dalle suecase variopinte, dai balconcini fioriti che af‐facciano lungo i canali e dalla lavorazione delmerletto. Sembra che BURANO rientri tra le10 città più colorate al mondo.In serata rientriamo a VENEZIA, ci conce‐diamo un’ultima passeggiata, una pizza inuno dei caratteristici locali del centro e primadella mezzanotte torniamo al camper.Il giorno dopo dibuon mattino partiamo per MEZZANO, in pro‐vincia di Trento, cher a g g i u n g i a m oprima di pranzo.Sostiamo pressol’area camper L’ARCA, bella comoda e pulita,a due passi dal centro. Ci spostiamo in bici‐cletta, visitiamo i vicoli, le caratteristiche casein pietra i balconcini fioriti e la Casa‐museoTabia D’Errico. Ma l’attrazione principale èdata dall’arte di accatastare la legna.Infatti proprio per questa tradizione MEZ‐ZANO sembra un museo a cielo aperto e laparticolare disposizione delle cataste, detteCANZEI, rende il borgo un luogo unico.A questo punto purtroppo le nostre brevi va‐canze stanno per terminare, un ultimosguardo alla vallata e poi si parte per il viag‐gio di ritorno. Ci fermiamo per cena a BASSANO DELGRAPPA con l’intento di visitare il PONTEDEGLI ALPINI, ma un’acquazzone estivo cisorprende e ci induce a proseguire versocasa. Sostiamo per la notte presso l’area diservizio A1 Cantagallo nei pressi di Bolognaed il giorno successivo siamo a casa.Mentre svuotiamo il camper non possiamonon pensare al viaggio appena concluso, maormai quello che più ci interessa è il pros‐simo.

BUONI VIAGGI A TUTTI

MARE VENEZIA e dintorni... d’estate

22 Campo de fiori

Ldi Fabiana Poleggi

L a bella stagione, la temper‐atura mite e le giornate piùlunghe ci spingono in queste

periodo ad avventuraci in escursioni,passeggiate, ed esplorazioni. Di posti meravigliosi la nostra Italia né èpiena, ma chi vuole unire alla bellezza pae‐saggistica, la curiosità artistica ed una in‐trospezione spirituale, può avventurarsitra le montagne di Palermo, ed esatta‐mente su un monte che è zona di riserva,con la meravigliosa spiaggia di Mondelloda una parte e Sferracavallo con il suo lun‐gomare dall’altra. Stiamo parlando diMonte Gallo una montagna già famosa datempi antichi, divenuta una riserva natu‐rale regionale della Sicilia dal 2001.

La riserva comprende una area di quasi586 ettari ed è costituita essenzialmentedal Monte Gallo, un massiccio carbona‐tico, formatosi decine di milioni di anni orsono nel periodo Mesozoico, che terminain un promontorio denominato CapoGallo, sul quale è situato un importantefaro che ne segnala la posizione. Incamminandoci per i sentieri, potremoosservare tantissime specie floreali, alcuneanche rare come il Limone Palermitano, edaltre più comuni come la ginestra, l’erica, ilmirto; inoltre nei mesi di aprile e maggio lafascia litoranea si colora per la fioritura delpapavero giallo (Glaucium flavum). Sullacima di Capo Gallo svetta il semaforo, un vecchio faro di epoca bor‐bonica del XIX secolo che serviva ad indicare alle navi già a 40 km didistanza di rimanere fuori dal porto perché la città era in quarantenao per dare istruzioni alle imbarcazioni senza farle entrare nel porto;l’edificio ormai in disuso da anni, si trovava in uno stato di totale ab‐bandono fino a che Israele l’eremita, ne facesse la propria dimora elo trasformasse in un santuario personale. Salendo per i sentieri si incontrano le decorazioni poste lì da Israel, deisimboli per indicare “la via santa” come la chiama lui, simboli cris‐tiani, ebraici e islamici, croci e fiaccole in metallo arrugginito, conside‐rate dagli esponenti siciliani dell’Art Brut (arte grezza), vere opered’arte .

Ma l’impatto visivo è ancora più sorprendente arrivando al faro‐san‐tuario, dove l’intero edificio è stato decorato da Israel con pitture,

mosaici, sculture e simboli; le porte e lefinestre sono decorate con piccole pit‐ture di angioletti stilizzati presenti tut‐t’intorno all’edifico, quasi messi aproteggere il luogo da eventuali energienegative.Entrando ci si trova in un vero e propriotempio completamente ricoperto da mo‐saici composti da milioni di vetrini trovatiper terra e pietrine di montagna incollatesulle pareti e sui pavimenti, che rappre‐sentano disegni geometrici e simbolidella religione cristiana, ebraica e musul‐mana, iscrizioni e colori vivaci, il tuttomescolato in un’unica cultura.

Tutto l’edifico, sembra esser stato modi‐ficato a mò di “percorso dell’illumi‐nazione”. Salvo una parte adibita adabitazione, tutto il resto della costruzionesembra essere stata riprogettata come“cammino di salvezza”, un percorso perla purificazione delle anime, ed è questala missione che si è prefisso l’eremita cheadesso si considera un profeta “salvare leanime degli uomini” e lo fa solo tramite imosaici, le iscrizioni e le decorazioni delsuo santuario, perché incontrarlo è diffi‐cilissimo dato che si nasconde ogni voltache vede salire visitatori dal sentiero, siallontana lasciando visitare il faro edanche i suoi alloggi a chiunque salga finoalla cima.

Senza luce elettrica, utilizzando solo acqua piovana, l’unica tecnolo‐gia usata da Israel è costituita da una radio a pile costantemente sin‐tonizzata su Radio Maria, ed una mini cucina da campo; intorno allacasa ha coltivato un piccolo orto con alberelli da frutto, ma c’è ancheda dire che ci sono benefattori che spesso salgono fino alla cima perportargli cibo e materiale per il suo sostentamento e per le sue dec‐orazioni.

Un’escursione a Capo Gallo, dunque, può riservare molteplici sorp‐rese sotto vari aspetti, sarà possibile osservare una natura protetta,avvistare il falco pellegrino o la poiana, visitare l’antico faro conver‐tito in santuario ed ammirare un panorama mozzafiato. Senza dub‐bio un’escursione esclusiva e a proposito di questo, è inutilesottolinearlo, da non dimenticare assolutamente la macchina fo‐tografica!!!

L’eremita del faro di Monte Gallo

Israele o Isravele racconta di aver ricevuto lachiamata da Dio nel 1985. Allora viveva conla moglie e i figli e lavorava come muratore aPalermo, dove veniva chiamato “u Signuri”,proprio per la sua devozione religiosa. Ancheil posto dove sarebbe dovuto recarsi gli erastato indicato più volte in sogno, e, così, las-ciato tutto, si trasferisce nel vecchio semaforodi Capo Gallo, restaurandolo e trasforman-dolo in luogo di culto e preghiera.

A Palermo tra natura, arte e spiritualità

25Campo de fiori

M

di Alessandro Soli

Come eravamoCivita nel cuore

M assimiliano Caporiccinasce a Civita Castellana invia del Castelletto l’ 11

Marzo 1950, dove ha vissuto fino ai primianni ’70 per poi trasferirsi a Roma. Siamoperciò quasi coetanei; di lui ho sempre invi‐diato la potenza fisica, che faceva la diffe‐renza con gli altri giocando a pallone, la suapassione.A tal proposito gli avevamo affibbiato il so‐prannome “Lotar”, personaggio dei fumettidi quel periodo, che nella fattispecie era ilcompagno di colore alto e possente, servi‐tore del mitico Mandrake, eroe dei comicsche andavano per la maggiore. Iniziò col cal‐cio iscrivendosi al NAGC (Nucleo Addestra‐mento Giovani Calciatori) qui a CivitaCastellana dove, sotto la guida di StradonicoRomani e del suo braccio destro Angelo Bra‐vini, apprese i primi rudimenti del gioco piùbello del mondo. Massimiliano, quando l’hocontattato, ha definito questi due perso‐naggi, persone speciali a cui deve molto e

che mai dimenticherà. Col Civita Castellanavinse il titolo di campione provinciale e vice‐campione regionale categoria Allievi nellastagione sportiva 1966/67. Poi entrò a farparte della US Astrea di Roma, dove militòfino ai primi anni ’80, vincendo nella stagione1972/73 il Campionato dell’allora Promo‐zione Regionale. Con l’Astrea partecipò al‐l’incontro amichevole contro la NazionaleItaliana di Calcio disputatosi allo stadio Olim‐pico nel maggio del 1973, di cui vedete la quisotto. Quando Massimiliano lasciò il calciogiocato, la sua vita è continuata prima comeallenatore, poi come Direttore Sportivo, in‐crociando i destini di Società quali, tra lealtre: US Ladispoli, AS Casalotti, US Astrea,Lupa Frascati, US Viterbese. Ma la stagionepiù bella e professionalmente la più appa‐gante, mi racconta “Lotar”, fu quella con laUS Viterbese, quando disputò la finalissima

Play Off per accedere alla Serie B, contro ilCrotone, allenato allora da Gian Piero Ga‐sperini, attuale allenatore dell’Atalanta. Sicuramente il calcio ha influito in modo de‐terminante sulla vita privata del nostro con‐cittadino perché, grazie allo sport, entròcome dipendente del Ministero di Grazia eGiustizia, e da atleta, pian piano attraversouna brillante carriera professionale, assunsedapprima la qualifica di Educatore per Adulti,e successivamente quella di Direttore di AreaPedagogica. In questo lungo percorso pro‐fessionale, il suo “lavoro speciale” lo ha por‐tato anche ad “operare sul campo”, ossiaall’interno di Istituti di Pena (uno anche diMassima Sicurezza). Attualmente vive nei Castelli Romani, unposto meraviglioso, come mi dice, accantoalla moglie Maria e ai suoi due figli, che lo

hanno reso nonno di due ni‐potini. Si occupa ancora dicalcio, ma dedica da ama‐tore un po’ di tempo anchealla corsa su strada parteci‐pando a gare nazionali e in‐ternazionali.A questo punto voglio chiu‐dere l’articolo riportando lesue parole, che mi ha confi‐dato telefonicamente: “DaCivita sto lontano solo fisica‐mente, con il cuore sto sem‐pre lì : nei posti dove sononato e cresciuto e che ho“vissuto”, e dei quali con‐servo tuttora ricordi vivi e in‐delebili. Quando possotorno ancora a respiranel’aria, magari affacciandomi“ Lì a ‘o Castelletto “.

MassimilianoCaporicciDa ‘O castelletto ai Castelli romani…

palla al piede.

Maggio 1973. La U.S. Astrea nellʼamichevole allʼOlimpico contro la Nazionale Italiana.Massimiliano Caporicci, quarto in piedi da sx.

Massimiliano con la moglie Maria

Campo de fiori 26

Torna, con la bella stagione, uno degli appuntamenti piu attesi e importanti di rievoca‐zione storica in Umbria: Ocriculum AD 168 .

Il secondo weekend di giugno sara il momento ideale per tornare indietro nel tempo, quandol’area archeologica di Ocriculum sara di nuovo quel municipio romano brulicante di vita chefu nel 168 d.C. e dove visitatori e turisti potranno immergersi nella vita dell’antica Roma, pas‐sando dal mercato, arrivando al porto, facendo una pausa in una delle numerose tabernae po‐sizionate nell’area per godersi la bellezza di un parco immerso completamente nella natura.Tre giorni pensati per chi ama la storia, per chi vuole scoprirla di nuovo e per chi ci si avvicinaper la prima volta. Sono molti, infatti, gli appuntamenti dedicati ai bambini: laboratori, visiteguidate, esperienze in prima persona, volti ad aiutarli a conoscere la parte della storia chenon viene raccontata nei libri.L’EVENTO ‐ promosso dall’Associazione Ocriculum in collaborazione col Comune di Otricoli,la Soprintendenza Archeologica e Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria, e la Pro‐Loco di Otricolie Poggio ‐ ha come scopo quello di valorizzare l’eredita storica della cittadina umbra attra‐verso attivita che utilizzano la rievocazione storica come strumento di divulgazione culturale,promozione del territorio e di accrescimento identitario locale.

168 d.C.: CORREVA IL TEMPO DELL’IMPERATOREMARCO AURELIOIl periodo e quello del II sec. d.C., iltempo dell’ imperatore Marco Aure‐lio, il tempo in cui Ocriculum era unprospero municipio grazie alla suaposizione strategica sulla via Flaminiae il porto sul Tevere dove transitavaper Roma l’olio proveniente da tuttala vicina Sabina, il legname e una mi‐rabile produzione locale di arte figu‐lina: vasi, terrecotte, ...

LA RICOSTRUZIONE DI UN MUNICIPIO ROMANO DI II SECOLO1. LIVING HISTORYVarcare i confini dell’arco degli argentari ‐ realizzato quest’anno grazie all’abile lavoro deimastri di Cinecitta ‐ e cambiare moneta ‐ da euro in assi, sesterzi e aurei ‐ significa immer‐gersi nella vita quotidiana di un cittadino romano, fermarsi al mercato a trattare con unmercante, mangiare all’interno di una taberna riscoprendo i cibi dell’antichita, visitare uncampo di legionari, o comprendere fino in fondo le fatiche di uno schiavo costretto a remaresotto gli ordini del suo arrogante padrone.

2. SPETTACOLIOltre alle scene di vita, cometutti gli anni, il municipio si rav‐vivera attraverso diversi spetta‐coli e riti, tra i tanti:* il matrimonio romano e ilconvivio* le danze antiche* il funus * il rito alla dea V alentia (la deadi cui e attestato il culto nellasola Ocriculum)* il rito dei rosaliae signorum ‐un particolare rito delle legioni* i ludi piscatori ‐ al porto unsuggestivo rito al dio Vulcano* e i grandi ludi gladiatori al‐l’anfiteatro romano

Novita di quest’anno: lo spettacolo teatrale serale, il venerdi e il sabato sera dell’Aululariadi Plauto, commedia conosciuta anche come La Pentola d’Oro.

I CIBI ANTICHI E UNA LOCANDA ALL’APERTO CON VISTA SULLAVALLE DEL TEVERENon solo storia, non solo rievocazione maenogastronomia che ‐ se da un lato rico‐struisce tre ambienti storici come una po‐pina , la tavola fredda romana. unthermopolium , la tavola calda e una mensa agricola ‐ vedra dall’altro proporre i cibi dellatradizione umbra presso la “ Locanda del‐l’antica Basilica ” posta su un terrazzamentoaffacciato verso la splendida valle del Tevere.

IL NETWORK DELLEANTICAE VIAEOcriculum AD 168, dal 2015, fa parte delprogetto ANTICAE VIAE (www.anticae-viae.com), network di eventi su scala na-zionale che hanno come obiettivi:- la sensibilizzazione del grande pubblicoattorno ad aree tematiche storico-cultu-rali,- la promozione di aree di interesse sto-rico-artistico,- l’offerta di contenuti turistici attraversogli strumenti della divulgazione e dellarievocazione storica.

OCRICULUM AD 168

VIII EDIZIONE

Un evento imperdibileper tornare indietro

nel tempo

A

Associazione Artistica I.V.N.A.

della Prof.ssa Maria Cristina Bigarelli

A ffidato a Maria Rita Innocenti, artista dell’Associazione Artistica IVNA, ilrestauro dello stendardo appartenente alla Confraternita dei Sacconi edelle Dame di Santa Giacinta Marescotti. Portato a braccia, il gonfalone,

è uscito completamente restaurato nella processione del Cristo morto del VenerdìSanto per le vie di Vignanello. Il drappo dipinto, datato 1943, deturpato dal tempo, èstato rimesso a nuovo dalla perizia certosina e competente di Maria Rita Innocenti, ap‐passionata di restauro, prediligendo quest’ultimo come applicazione artistica ai para‐menti e all’oggettistica antica e sacra in modo particolare. Il restauro si è reso necessario per via delle pessime condizioni del tessuto, delle icone,della cromia provate in modo evidente dalla vecchiezza e da un sistema di custodianon sempre idoneo. Lo stendardo è stato restaurato per merito della Confraternita deiSacconi e delle Dame di Santa Giacinta Marescotti, riconosciuta con statuto appro‐vato dalla Chiesa per decreto Vescovile della Diocesi di Civita Castellana agli albori del‐l’anno solare 2019, quale segno di spiritualità, realtà ecclesiale in comunione con ilVescovo Monsignor Romano Rossi e il Parroco Don Roberto Baglioni.

“La Confraternita propone una formazione e unoperare nella carità verso i Confratelli stessi, verso ibisognosi, i malati, gli emarginati in sintonia spiri‐tuale con la testimonianza di vita di Santa GiacintaMarescotti. Tutto ciò è deputato come cammino difraternità ai partecipanti nella persona del PrioreSergio Figoli, dei Confratelli, delle Dame, di DonnaGiada Ruspoli, Dama ad honorem e dei suoi aspi‐ranti. Promuove, quindi, e partecipa a opere di mi‐sericordia corporale e spirituale. La Confraternita deiSacconi e delle Dame di Santa Giacinta Marescotti,di nuova istituzione, tra i suoi scopi ha anche quellodi tutelare, custodire e conservare i beni artisticieventualmente in suo possesso”. Per questo ha sentito di restaurare lo stendardo. Il la‐voro eseguito da Maria Rita Innocenti è stato accu‐rato nel suo intervento su un drappo confezionatocon varie fibre tessili, per lo più in tessuto di seta asuperficie irregolare, conosciuto con il nome diShantung, nome della Regione di origine.Il restauro ha permesso di risanare i tagli della stoffae di riportare alla luce i colori, che danno forma allesplendide icone su di essa rappresentate, scoprendoun volto, esteticamente ben delineato, di Santa Gia‐cinta, estremamente dolce e misericordioso, da unlato e il fiore del giacinto vivacizzato dall’intenso ebrillante azzurro cielo, dall’altro. Maria Rita Innocentifa uso di olio su vasta estensione e dell’acrilico per al‐cuni particolari dell’opera, attribuendo a tutto ilcomposto una sorta di umile originalità e antico can‐dore… grazie all’abilità e alla pazienza, l’artista risanale lesioni, i tagli e gli sfregi dei lineamenti espressividalle sembianze del volto, delle immagini di sfondocaratterizzati dal senso cromatico, esaltante la per‐cezione interiore. Il restauro può essere identificato come una fine ico‐noclastia delle offese del tempo trascorso, ripor‐tando alla luce le immagini liberandole dal veloimpietoso e irriverente dell’età.

Gonfalone della Confraternita dei Sacconi e delle Dame di

Santa Giacinta Marescotti di VignanelloIl restauro è stato curato da Maria Rita Innocenti

membro dell’Associazione Artistica IVNA

Campo de fiori 28

F

Campo de fiori 31

Storia locale

di Francesca Pelinga

F acendo ricerche per il libro sul carnevale di Civita Castellana,di cui mi sto occupando, mi sono capitati alcuni articoli suitragici fatti del ‘48 accaduti proprio a Civita e, avendone sen‐

tito parlare da bambina, mi sono incuriosita.

L’ATTENTATO A TOGLIATTINell’estate del 1948 l’Italia era attraversata da forti tensioni sociali; leelezioni del 18 aprile avevano sancito la vittoria della Democrazia Cri‐stiana dopo una campagna elettorale molto combattuta. Palmiro To‐gliatti, capo politico e guida storica del Partito Comunista ,ritenuto ilcapo indiscusso della classe operaia, subì il 14 luglio un attentato: fucolpito da tre colpi di pistola sparati a distanza ravvicinata per manodi Antonio Pallante, un giovane esaltato fortemente anti comunista,spaventato dagli effetti della politica filo‐sovietica del “MIGLIORE”(come ormai Togliatti era soprannominato dai suoi avversari), men‐tre usciva da Montecitorio in compagnia di Nilde Iotti. Fortunata‐mente il leader politico, nonostante fosse gravemente ferito alla nucae alla schiena e con una terza pallottola che gli sfiorò la testa, riuscìa cavarsela. I lavoratori pensarono che fosse l’inizio di una offensivacontro di loro e le loro reazioni furono immediate, nonostante l’ono‐revole Togliatti, dal suo letto d’ospedale, invitasse tutti alla calma.

I FATTI DI CIVITA CASTELLANAI lavoratori dell’Alto Lazio, ed in particolar modo di Tuscania, Sorianoe Civita Castellana, organizzarono posti di blocco stradali, interruzionidelle comunicazioni, tentativi di occupazione delle fabbriche. A Civita, nella tarda serata del 15 Luglio, un pattuglia composta da unbrigadiere e cinque carabinieri uscì in perlustrazione e, nei pressi dellastazione ferroviaria, fu circondata da un gruppo di dimostranti chevoleva occupare la Ceramica Marcantoni. Gli agenti furono separati,insultati, disarmati e percossi, e ci fu un lancio di pietre.

Minolfo Masci di Bevagna, provincia di Perugia, di 22 anni venne mal‐menato e subì sevizie di ogni genere; morì poche ore dopo. L’agente Luigi Grillini di Cave, provincia di Roma, corse il rischio di es‐sere gettato dal ponte Clementino; fu poi trascinato sino al palazzocomunale e, per le percosse ricevute, sebbene non morì, finì la suavita in un manicomio. Il brigadiere Lumia riuscì a tirare fuori una bomba con la quale ferì al‐cuni civili e ciò permise a lui e agli altri suoi uomini di sottrarsi all’ac‐cerchiamento e di mettersi in salvo. Nella stessa notte nella “Stalingrado del Lazio”, così fu soprannomi‐nata Civita Castellana, affluirono centinaia di carabinieri e uomini pro‐venienti anche da altre forze di Polizia di Stato, al comando delcolonnello Luca e del prefetto Mastrobuono e l’ordine fu ristabilitocon l’arresto di diverse decine di persone.

IL PROCESSO DEI COLPEVOLIIl processo iniziò nel 1950; gli imputati furono 135, di cui 50 anda‐rono in prigione; il sindaco Paolo Antonini fu accusato di aver istigatola popolazione alla disubbidienza alle leggi ed alla lotta armata con‐tro il governo e per aver concesso l’autorizzazione alle manifestazioni.Il Comune fu commissariato e il commissario fece dedicare una via algiovane carabiniere ucciso, il quale fu anche insignito della medagliad’Argento al Valore Militare, e risarcì la famiglia con la somma di50.000 lire. L’anno dopo si tennero le elezioni comunali e Minio di‐venne sindaco.

Quella brutale aggressione, in cui tutti i civitonici si sentirono mo‐ralmente responsabili, scosse la coscienza di tutta la comunità; la no‐tizia fu riportata dai maggiori organi di stampa ed ancora oggi è unaferita aperta.

LE TRAGICHE GIORNATEDEL LUGLIO 1948

Civita Castellana, la “Stalingrado del Lazio”

Minolfo Masci, il giovane carabi-niere ucciso a Civita Castellana

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Pdi Bruna Ferrinihttps://brunaferrini.wordpress.com

Ititoli dei libri sono lo specchio del pensiero degliautori. Ed hanno, o dovrebbero avere un perché:l’ultimo di Don Duverly “Veritas sicut Ius” richiama

al “perché“ di Platone, così come se il tempo nonfosse passato. Scrive il filosofo: ”dovevo assoluta‐mente cercare di dare realtà a quanto avevo medi‐tato sulle leggi e sulle costituzioni”. Dalle meditazioni continue dell’autore di oggi e dalsuo approfondimento sul tema della Verità e Legge,con le riflessioni sapienti del suo Maestro p. GiulioCerchietti rintracciabili nella Prefazione in prima pa‐gina, non poteva che nascere Veritas Sicut Ius pre‐sentato in un luogo importante come l’Archiviostorico del Comune di Bracciano che ne ha concessoil Patrocinio. La presentazione dell’evento è stataopera della prof. Claudia Marini, assessore alle Po‐litiche culturali dello stesso Comune la quale ha ri‐volto, ad un pubblico interessato ed interessante, unsaluto a mo’ di riassunto di quanto stia operandonell’ambito del suo incarico, riconosciuto dal pub‐blico con forte applauso. Ha proseguito i lavoriMons. Giulio Cerchietti Officiale della Congrega‐zione per i Vescovi della Santa Sede, illustrando ilcontenuto del libro ed aprendo una finestra in me‐rito all’attiva collaborazione che il tema richiede. Hachiuso i lavori il Cappellano dell’ ospedale Padre Piodi Bracciano, Jozef Rajcak molto noto per la sua at‐tività di assistenza e vicinanza alla popolazione. L’editore del libro” GAEditori” ha curato la pubblica‐zione inserendo , in fondo copertina, una foto parti‐colare dell’autore che è nato in Congo ma vive aBassano Romano ( VT) e dal “2007 è Vicario par‐rocchiale alla concattedrale di Sutri.

Bruna Ferrini

P iù che racconto, quasi una favola. Il mattino non festivo è giorno di pro‐grammi in famiglia. Fogli e foglietti sono le memorie di dove andare ecosa fare. E sono le signore di casa, ovvero noi donne, che spesso, dopo

esser passate per scuole e negozi, contiamo il tempo che ci resta.. Un giorno passato, il mio prevedeva uno spostamento ed una verifica noiosi. Perfarmi coraggio, ho pensato allora alla ”Fuggitiva” di Proust, che per la verità avevaben altri problemi da affrontare ma un consiglio lo ricordavo: “La felicità dipendedalla fine dell’ansietà”. Ho seguito il consiglio ed ho affrontato il mio problema. Inauto, ho percorso un breve tratto di strada, ho parcheggiato con difficoltà finendodavanti all’ingresso di una graziosa villetta ed ho sperato nella clemenza del pro‐prietario. L’ufficio era vicino ma in salita ed ho parlato con il direttore quasi con ilrantolo nella voce. Tutto risolto in breve, ringrazio e torno all’auto dove mi atten‐deva un signore sorridente. Perché? Proprio quel sorriso mi preoccupava, temevorimproveri meritati e mi preparavo alle scuse; non ne ho avuto il tempo ed il si‐gnore mi ha invitata a sedere sulla panchina accanto alla sua casa dicendomi: “Nonsi preoccupi, siamo abituati a dare una mano a chi parcheggia qui, la strada èstretta”. Deve aver letto la sorpresa nei miei occhi ed il sorriso sulle mie labbramentre mi chiedevo da dove venisse quel signore così gentile che aveva voglia di rac‐contare..”Io sono quasi sempre qui, sono in pensione e mi fa piacere aiutare chiparcheggia”. Il dialogo era sereno e la mia curiosità di saperne di più molto forte.“ Sa, io ho fatto il pastore, quello vero di una volta, quello con le vacche e le pecore,non aveva i telefoni, le moto, ma che aveva i libri. Me li portavo da casa perchè sonoandato a scuola fino alla quarta”. Allora ho azzardato una domanda: ”Cosa haletto?”. Mi ha risposto orgoglioso: ” Ho letto tutte le novelle del Boccaccio, ho lettoUlisse, Orlando Furioso, ho letto Tasso con la “Gerusalemme liberata”, mi piacevaconoscere la storia e delle guerre so tutto. Ho studiato Dante e mi ricordo quandoi due si baciavano .. ( i suoi occhi erano maliziosi) e poi, andando avanti, siamo ar‐rivati al suo consiglio per vivere bene. La vita deve essere allegra perché se ridi ilmale non si attacca”. Lui deve averlo fatto, perchè il suo racconto lo prova. Ha com‐piuto gli ottanta anni e mantiene tutto l’ardore di chi ama vivere bene amando ilprossimo. Passano le persone avanti a noi e tutte lo salutano, lui non si distrae,torna sul racconto: “Sono stato in tutti i pascoli dell’Abruzzo, si stava bene, eranomolto belli. Lì ho trovato anche mia moglie, stiamo insieme da cinquanta anni. E’brava ed ancora molto bella, sa fare tutto ed ha cresciuto i nostri tre figli”.

Anche lei è scesa dalla casetta linda e pinta a salutarmi ed a dirmi di non chiederescusa. Allora ho capito di essere finita nella strada di Swnn : guidate qui i passi! Contutta la speranza che in futuro ci sia ancora la speranza: dei “(O) campi aviti‐(Ebron,) vallata amena”.

Con Proustnella strada diSwann: come

voi guidate quii passi! “VERITAS SICUT IUS”

Presentato il nuovo libro di Don Duverly GomaIl pastore innamorato

e la fuggitiva

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L’di Secondiano Zeroli

L’ampio garage di Marco Fiocoda poco più di un anno è di‐ventato una specie di cenacolo

della musica. Da quando cioè un gruppo diamici ha deciso di tornare a fare musica inuna maniera compatibile con le varie esi‐genze di lavoro. Marco, da buon padrone di casa e da buonmusicista di lungo corso, non ha avuto diffi‐coltà a riunire intorno a sé un quartetto diamici dei tempi di scuola e a dare inizio ad unfaticoso e lodevole lavorio di amalgama e dicoordinamento al fine di raggiungere dei ri‐sultati soddisfacenti. Ed ascoltandoli, nelleloro prove, possiamo dire che c’è proprio riu‐scito, perché il grado di preparazione rag‐giunto mi appare davvero di ottimo livello.Lo stesso Marco con la sua brillante chitarrada solista, detta sapientemente i tempi che

vengono, con la dovuta accortezza, seguiti datutti i componenti il brioso quartetto. Gian‐luca, alle tastiere, rappresenta l’elemento ge‐nialoide del gruppo con le sue taloraopportune variazioni ai canoni tradizionalidella musica, Mauro invece, con la sua esu‐berante batteria, riporta sempre il ritmo neisuoi più giusti meccanismi, dando ordine etonalità alle varie canzoni in programma.Santino segue con la dovuta attenzione unamelodia che mai sfugge alle corde della suachitarra da basso risultando così l’elementod’ordine del coeso complesso.Le voci rappresentano un’altra certezza dellabontà del tutto, poiché vanno dalla forte macontrollata verve fonica di Danilo alla squisitae sensibile vocalità della bellissima Carla. La crescente armonia del gruppo si eviden‐zia nelle suadenti interpretazioni di brani mu‐sicali che hanno fatto la storia della musicaleggera Italiana ed Internazionale. Andando a frugare nel ricco repertorio che sista predisponendo, si coglie nitidamente ilgusto musicale che anima il Team. Sono i fa‐volosi anni 60/70 a farne da padrone.In queitesti che sono spesso poesie o frammenti difavole evocanti le passioni più belle della no‐stra esistenza, il gruppo si esalta e riesce araggiungere il diapason della grazia musicale.Dai vari brani ora emerge il tenero poetare diBattisti, ora la capricciosa sensualità di PattyPravo,ora la sottile malinconia di Adamo;senza dimenticare le incantevoli suggestionidei grandi complessi dell’epoca come i Pooh,L’Equipe 84, la P.F.M, i Dik Dik e i Camaleonti.

Arrival’estate:

ecco avoi ...

Gli anni ‘60/’70 nel DNA del gruppo bagnorese

I cinque quarti

Sempre, il quartetto agli strumenti e le voci aimicrofoni riescono a trovare il giusto mix tral’idea del tempo che è trascorso dalle uscitedei vari brani ed il momento attuale in cui glistessi vengono riproposti. Il passato e l’oggiche si fondono e diventano musica univer‐sale, musica che piace anche ai giovani, cheriesce a colpire l’immaginazione e l’intelli‐genza delle nuove come delle vecchie gene‐razioni. Ascoltare questo complesso, che si chiama iCinque Quarti (un nome squinternato soloall’apparenza) appare dunque come una sen‐sata scelta, se si vorranno trascorrere dellepiacevoli serate estive in confortevoli am‐bienti adatti e predisposti alle esigenze di cia‐scun spettatore.

Da sx: Santino Iacoponi,Mauro Poppi,Marco Fioco, Carla Concarella, Gianluca Dugo, Danilo Donati.

La cantante Carla Concarella.

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Ldi Arnaldo [email protected]

EROI DELLA GUERRA DEL ‘15/’18I CADUTI DI CORCHIANO

soldato Loreto CampanaL oreto Campana nacque a Cor‐

chiano il giorno 1° dicembre1884 ed il suo papà si chiamava

Benedetto; egli fu chiamato a prestare servi‐zio militare di leva nel 1904 e si congedò nel1906. Allo scoppio della guerra nel maggio 1915Loreto fu richiamato alle armi ed essendonato nel 1884, fu inquadrato nella MiliziaMobile. Come detto più volte, la struttura delRegio Esercito era divisa in tre grandi catego‐rie di militari; i più giovani facevano parte del‐l’Esercito Permanente (EP) i meno giovanidella Milizia Mobile (MM) ed i più anzianidella Milizia Territoriale (MT); essendo un ar‐tigliere, egli venne assegnato al 2° Reggi‐mento di Artiglieria da Fortezza. Questocorpo speciale di Artiglieria era nato dopo laterza guerra d’Indipendenza (1866) con ilcompito di difendere i nuovi confini scaturitidagli eventi bellici; questi reparti erano do‐tati di cannoni di grosso calibro, ubicati al‐l’interno di postazioni fortificate.

Soldato di Artiglieria da Fortezza nel 1915(anche Loreto Campana era vestito così)

Illustrazione del 1915 raffigurante ungrosso calibro di Artiglieria da Fortezza

Il giorno 12 maggio 1917 parte una grandiosaoffensiva sul fronte isontino che poi gli sto‐rici classificarono con il nome di 10° battagliadell’Isonzo. L’obiettivo di questo attacco erasempre il solito: rompere le linee avversariee raggiungere Trieste. Vennero lanciati all’at‐tacco ben 430 battaglioni del nostro RegioEsercito dopo che per due giorni interi circa3800 cannoni di tutti i calibri spararono versole linee nemiche 24 ore su 24 ininterrotta‐mente! Gorizia subì gravissimi danni su moltiedifici pubblici e privati.

Case distrutte a Gorizia nel maggio 1917

L’offensiva ebbe fine il 5 giugno 1917 e l’ob‐biettivo Trieste, anche questa volta non furaggiunto…l’attacco venne respinto anche seil fronte si spostò di qualche migliaio di metria nostro favore. Alla fine si contarono fra lenostre file ben 160000 militari fuori combat‐

timento con 36000 caduti, mentre fra gli au‐stro – ungarici vi furono circa 136000 fuoricombattimento e 17000 caduti…..furono co‐munque conquistati dalla Brigata Avellino ifamosi fortini di Zagomila (questa località at‐tualmente si trova in Slovenia a ridosso delconfine con l’Italia).Da questi fortini partivano i micidiali colpi diartiglieria austriaca che fecero i danni mag‐giori verso i nostri all’attacco. Appena con‐quistate queste posizioni fortificate, venneroposizionati all’interno i nostri grossi calibri fa‐centi parte del 2° Reggimento Artiglieria daFortezza dove era inquadrato, come sopra‐detto, il soldato anziano di 33 anni LoretoCampana di Corchiano (anziano rispetto allamaggior parte che era, in media, di tutti ven‐tenni)…. Ovviamente queste postazioni for‐tificate erano bersagliate 24 ore su 24 daicecchini austriaci… e purtroppo il giorno 8 lu‐glio 1917 in una giornata di calma apparentefu colpito l’artigliere Campana che feritomortalmente, morì proprio in questa localitàchiamata Zagomila.

Cartolina reggimentale del 2° Rgt di Artiglieria da fortezza

I

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I n occasione del mese dedicato alla campagna nazionale dipromozione della lettura, “Maggio di libri”, La nostra rivi‐sta, in collaborazione Donatella Eugeni, titolare della car‐

tolibreria L’Idea di Civita Castellana, ha organizzato una serie dipresentazioni di libri di autori locali. Sei gli appuntamenti in tutto, di‐stribuiti tra il mese di Maggio e Giugno 2019.

L’evento ha preso il via venerdì 3 Maggio con la presentazione del‐l’ultimo romanzo dell’autrice Elvira La Rocca, intitolato “Il dolce pro‐fumo dei sogni”, edito da Youcanprint. A guidare il numerosopubblico intervenuto alla scoperta della seconda opera di La Rocca,è stata la giornalista e caporedattrice della rivista, Dott.ssa ErmelindaBenedetti. “Si tratta di un romanzo profondamente ottimista” haesordito la relatrice, “dedicato alla forza innata delle donne, semprepronte a rialzarsi dopo qualunque avversità la vita gli abbia riservato!”.La protagonista, infatti, è una donna, Alice, che dopo esserci lasciataun matrimonio alle spalle e aver superato un’altra grande delusioned’amore, decide di chiudere il suo cuore provato agli uomini e di de‐dicare tutta se stessa al suo lavoro di pasticcera. “Paradossalmente,la figura di Alice nasce in subordine rispetto al luogo in cui è ambien‐tata tutta la storia” dice l’autrice, “durante una gita a Soriano nel Ci‐mino, infatti, ho visitato un palazzo storico molto bello, oggitrasformato dall’attuale proprietaria in un B&B. L’ho trovato subitomolto affascinante e da lì è nata poi la storia e tutti i personaggi checompaiono all’interno del libro”. Attorno alla protagonista, ruotano in‐fatti molte altre figure: i tanti clienti della sua bottega, come ama de‐finirla lei, ognuno con il proprio carattere e la propria vita; la suamigliore amica, nonché suo alter ego,Amelie, assieme alle sue vicissitudiniamorose; Andrea, l’uomo che farà ri‐scoprire ad Alice la bellezza di amare,accompagnandola anche nei suoi mo‐menti più difficili, come il grave pro‐blema di salute che la metterà difronte all’ostacolo più grande dellavita… Una lettura davvero molto,molto piacevole, ricca di spirito, ironia,vivacità. Ed Elvira La Rocca è già al la‐voro per il terzo volume…

Venerdì 17 Maggio, è stata la volta del romanzo “Il sentiero menobattuto” del Prof. Emidio D’Amato, di tutt’altro genere, pubblicatodalla casa editrice Le caravelle, che ha visto ancora la Dott.ssa Erme‐linda Benedetti nel ruolo di coordinatrice. Si tratta di un romanzothriller, infatti, dove è la suspense, come il genere vuole, a farla dapadrone. Ambientato ai giorni nostri, tutto ruota attorno al rapimentodi un onorevole romano, non di primo piano tra l’altro, figlio di unnoto imprenditore. Il fatto, però, sembra fare da sfondo a tutto il ro‐manzo. I vari protagonisti, infatti, tutti inizialmente estranei tra loro,conducono vite parallele, ognuno impegnato nella propria quotidia‐nità. Senonchè, proprio a causa di questo rapimento, i loro percorsisi incroceranno: Francesco è un ex manager che, dopo tanti anni, siè tolto il suo abito scuro per tornare alle sue passioni giovanili; Fede‐rica è una giovane donna sposata, che crea oggetti ceramici a manoda rivendere on line; ci sono poi il padre e la giovane moglie del‐l’onorevole, insieme al suo amante; Amelia, vicina di casa di Federica,sedotta ed abbandonata da un uomo che non era chi credava fosse…Tutti personaggi provenienti da ambienti diversi che si troveranno in‐vischiati, chi per un motivo, chi per un altro, in questa strana vicenda,dove nulla è come può sembrare. Nemmeno il Prof. D’Amato è al suoprimo libro. Insegnante di inglese all’Istituto di scuola superiore “U.Midossi” di Vignanello, risiede da anni con la sua famiglia a Fabrica diRoma, ed ha già pubblicato, sempre con la stessa casa editrice, altridue volumi: “Le ali di Dedalus”, un romanzo dove l’importanza dellafigura dell’insegnante viene messa al primo posto, e “La luce e il buio”,ambientato nell’antica città di Falerii Novi, nel comune di Fabrica diRoma, nel quale storia e modernità misteriosamente si fondono.

Il 31 Maggio verrà presentato il libro di Ignazio Semilia: “Voci”, co‐ordinerà l’incontro il giornalista Italo Arcuri. Ci sarà poi un piccolobreak con la letteratura, per dare spazio al live painting di DanieleBlundo, disegnatore e fumettista di Civita Castellana, il 14 Giugnosempre alle ore 18.00. Le presentazioni riprenderanno Venerdì 21Giugno, quando sarà protagonista l’autore Matteo Moretti, con il suoprimo libro “Una goccia di tenebra”, accompagnato da ErmelindaBenedetti. L’ultimo appuntamento di questa prima serie di presen‐tazioni, è fissato per Venerdì 28 Giugno con “Dell’amore, delle pas‐sioni e di altri dolori” di Aurora Cecchini, per il quale coordineràMarianna Mariotti.

Vi ricordiamo, inoltre,che potete trovaretutti questi libri emoltissimi altri an-cora presso la Cartoli-breria L’idea diDonatella Eugeni inVia F. Petrarca a CivitaCastellana. Vi aspettiamo ai pros-simi incontri, perchéleggere fa sempretanto, tanto bene!

“Il dolce profumo dei sogni” di Elvira La Rocca e

“Il sentiero meno battuto” di Emidio DʼAmato

Campo deʼ fiori e la cartolibreria Lʼidea presentano i libri degli autori locali.

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L’angolo del Collezionista

Sdi Letizia Chilelli

S ta arrivando la bella stagione e con essa anche le belle gior‐nate, eccovi degli spunti per le prossime gite fuori porta. Imusei di cui vi parlo, sono delle vere e proprie chicche, so‐

prattutto se siete persone curiose.

Museo dei lucchetti: Si trova in provincia di Parma, precisamentea Cedogno, questo museo ospita più di 4000 serrature provenientida tutto il Pianeta, di ogni epoca, materiale e forma.

Museo dell’Ovo Pinto: Siamo nella provincia di Terni, precisa‐mente a Civitella del Lago, qui si omaggiano le pitture sulle uova chevengono preparate nel periodo di Pasqua. Si possono ammirare uovadi tutte le specie animali dipinte con tante tecniche e materiali colo‐rati.

Museo della bilancia: Si trova a Campogalliano, in provincia diModena, in questo museo si ripercorre la storia degli strumenti uti‐lizzati per la pesa, vi si trovano 200 strumenti di misurazione, inoltreè possibile anche vedere il proprio peso, oltre che sulla Terra anchesulla Luna e su Giove.

Museo dei cuchi: Se vi incuriosisce il mondo dei fischietti, questoè il museo che fa per voi. Si trova a Cesuna, in provincia di Vicenza, quisono collezionati i tipici fischietti in terracotta, i cuchi, appunto, che vi“accoglieranno” con le loro strane forme: dagli animali fino alle figureumane.

Museo delle Anime del Purgatorio: questo strano museo sitrova a Roma, nella Sacrestia della Chiesa del Sacro Cuore del Suffra‐gio. Qui è possibile vedere documenti e testimonianze che “prove‐rebbero” l’esistenza del Purgatorio, vi si trovano oggetti provenientida Francia, Belgio e Germania.

Museo del rubinetto: è nella Provincia di Novara, a San Mauriziod’Opaglio, in questo distretto si tutela il territorio dove è presente ilmaggio polo industriale del settore rubinettiero, molto interessantese vi incuriosisce il rapporto uomo‐igiene‐acqua.

Museo del bottone: interessante per gli amanti della moda e degliaccessori, questo museo raccoglie bottoni provenienti da tutto ilmondo, dal 1800 fino ai giorni nostri. Si trova a Santarcangelo di Ro‐magna, Rimini.

Museo del papiro: Siamo nella meravigliosa Sicilia, a Siracusa, quisi possono soddisfare le curiosità legate a questa pianta e al suo uti‐lizzo dall’Antico Egitto fino a noi. Si può, inoltre, assistere alla lavora‐zione della carta di papiro.

Museo della mummie: siamo in Umbria, a Ferentillo, in provin‐cia di Terni. Il museo è ospitato nella cripta della Chiesa di Santo Ste‐fano, qui sono conservate le mummie degli abitanti del paese.

Museo della Bora: Naturalmente siamo a Trieste. La Bora si puòtrovare chiusa in dei simpatici barattoli di latta. Inoltre, in questomuseo è possibile conoscere tutte le curiosità dei venti di tutto ilMondo, si può anche inviare il vento del proprio paese per poter ar‐ricchire la già nutrita collezione presente nel museo.

Museo del coltello sardo: Arbus, provincia del Medio Campi‐dano, ospita questo curioso museo dove sono conservati coltelli an‐tichi ma anche contemporanei, di tutte le forme e materiali. Si puòammirare il coltello più pesante al Mondo, entrato nel Guinness deiprimati.

Museo dello scarpone e della calzatura sportiva: a Mon‐tebelluna, Treviso. Qui gli appassionati di arrampicate, passeggiate e,perché no, di moda possono ammirare una grande quantità di scarpe.

Museo del Bonsai: Pollicino verde? Allora questo è il museo chefa per voi. Si trova a Parabiago, in provincia di Milano, qui è possibilevedere esemplari di bonsai anche millenari, provenienti da tutto ilMondo, inoltre c’è anche una nutrita collezione di vasi, complementidi arredo e lampade provenienti dal Giappone e non solo.

Museo dell’ombrello: si trova a Gignese, provincia del Verbano‐Cusio‐Ossola. In questo museo è possibile vedere l’evoluzione dell’ombrello ma anche della moda dal 1800 ad oggi. Si potrà scoprire lastoria di questo oggetto, del materiale di copertura, delle impugna‐ture, senza dimenticare le borse dei riparaombrelli con i relativi at‐trezzi.

Museo del flipper: si trova a Bologna, allo Spazio Tilt, vi si trovanoflipper italiani, specialmente bolognesi. Si tenta di ricostruire la storiadi questi oggetti attraverso gli esemplari ospitati ma anche dalle foto,video e documenti.

Pronti per girare l’Italia?Sitografia: www.msn.com, Wikipedia, siti dei vari musei citati.

Gli stranimusei!

Museo delle mummiedi Ferentillo (TR)

Museo dellʼombrellodi Gignese (VB)

42 Campo de fiori

A

MUSEO STORICOdell’AERONAUTICA

MILITAREdi Bracciano

di Antonello Baliani

L’indirizzo del sito internet è il seguente: www.aeronaut ica .d i fesa . i t / s tor ia/museostor ico .Ricordiamo inoltre che l’ingresso al museo è completamente gratu i to.

e la 1^ CROCIERA TRANSATLANTICA

“ITALIA – BRASILE”Italo Balbo3° parte

A causa delle condizioni meteorologiche sfavorevoli, ilgrande balzo attraverso l’Atlantico dovette essere pro‐crastinato sino al 6 gennaio, appena in tempo per sfrut‐

tare la luce lunare. Alle 01.29 iniziò il decollo per squadriglie. Partironoper primi Maddalena e Balbo. Il Gen. Valle non riuscì a partire al primotentativo a causa di un preoccupante innalzamento della tempera‐tura dell’acqua e altrettanto accadde al Cap. Recagno. Mentre i duepiloti attendevano che i motori si raffreddassero, videro accendersi ungrande bagliore all’orizzonte. Il velivolo del Cap. Boer (Idrovolante I‐Boer) dodici minuti dopo il decollo si era inabissato in mare e iquat‐tro componenti dell’equipaggio persero la vita. Le loro salme nonvennero mai ritrovate. Valle e Recagno alleggerirono gli aerei scari‐cando l’eccedenza di benzina ed erano pronti a partire con più diun’ora di ritardo. Valle decollò regolarmente mentre Racagno (con l’I‐RECA) a circa cinquanta metri di quota ebbe una perdita di velocitàche provocò un violento contatto dello scafo destro con la superficiedell’acqua. Nell’impatto perse la vita il motorista Luigi Fois.

Il rimorchio dell’I‐Reca del Cap. Recagno dopo l’incidente (Bolama, 6 gennaio 1931)

Il Gen. VALLE si mise ad inseguire la formazione e la raggiunse in pros‐simità delle coste del Brasile, impiegando solo 17 ore invece di 18:30come gli altri aerei. Durante il volo attraverso l’Atlantico, l’S55TA delCap. Baistrocchi(l’I‐Bais) fu costretto ad ammarare in pieno Oceanoe fu rimorchiato non senza difficoltà dalla nave esploratore Pessagnosino all’isola Fernando de Notorohna. Durante il successivo rimorchioverso le coste brasiliane finì per infrangersi urtando la nave che lo ri‐morchiava e affondò. Il velivolo del Cap. Donadelli (l’I‐Dona) fu co‐stretto all’ammaraggio in mare aperto e fu rimorchiato dalla naveesploratore Pancaldo sempre all’isola Fernando di Notorohna doveuna volta riparato riprese subito il volo unendosi agli altri aerei giuntia Porto Natal.Il volo da Porto Natal a Bahia fino a Rio de Janeiro si svolse senza in‐convenienti, accolto dall’entusiasmo delle popolazioni locali tra cui vierano molti di origine italiana.

Italo Balbo con il presidente brasiliano Getulio Vargas aRio de Janeiro il 15 gennaio 1931.

All’arrivo la formazione sorvolò Rio mentre la squadra navale italianaentrava in porto dove in una splendida giornata un milione di per‐sone attendeva l’arrivo dei trasvolatori.

Lo Storno degli S55TA al passaggio sulla Squadra Navale.

Entusiastiche manifestazioni si svolsero successivamente in diversecittà brasiliane ed il 7 febbraio 1931 gli equipaggi rientrarono in Italiasul transatlantico Conte Rosso.Gli 11 aerei S.55TA furono venduti al Brasile che li impiegò per diversianni.A Bolama Italo Balbo fece erigere un monumento in onore dei cinquecaduti (Cap. Boer, Ten. Barbi Cinti, Serg. Magg. Imbastari, Serg. Nensie Serg. Fois) che venne inaugurato nel 1932.Ricordiamo che nonostante tutte le avversità succedute unitamentealla dolorosa perdita di cinque membri dell’equipaggio, mai prima diallora era stata effettuata un’impresa aviatoria così ampia e maestosaLa stampa mondiale esaltò l’impresa e decantò la preparazione pro‐fessionale degli equipaggi ed i progressi tecnici dell’Aeronautica Mi‐litare Italiana.Rammentiamo inoltre che questa trasvolata aprì lastrada per nuove e più veloci rotte commerciali tra i due continentiche fino ad allora erano realizzate esclusivamente per via mare.

In primo piano l’Elica originale montata sull’Idrovo‐lante “I‐Balb” di Italo Balbo, che compì la traver‐

sata Italia ‐ Brasile (Museo di Vigna di Valle)

C

A tavola cò zì Letizia

Tour enogastronomico tra le tipichericette regionali di una volta

di Letizia Chilelli

‘O Pammolle

Ingredienti per 4 persone:

- 2 barattoli di passata di pomodori;- Cipolla, sedano, carota;- Olio e.v.o.- Sale;- Pepe;- 4 uova;- Basilico- Pane raffermo 2 fette a persona.

Procedimento:

Tritate del basilico e tenetelo da parte.In una padella capiente, mettete a soffrig-gere, dopo averli tritati, gli odori; versatela passata di pomodori, aggiungete un po’di acqua e lasciate cuocere il sugo finquando non si sarà ristretto un pochino. Aquesto punto, rompete le uova all’internodella padella, avendo cura di tenerle sepa-rate, lasciate cuocere il tutto coperto e afuoco basso per circa cinque minuti. Tra-scorso questo tempo, spegnete il fuoco econ molta attenzione fate scivolare l’uovoe il sugo nei piatti già preparati con il paneraffermo. Spolverizzate i piatti con il pepee il basilico precedentemente tritato, por-tate in tavola e servite ben caldo.

LA PROSSIMA RICETTA PUBBLI-CATA POTREBBE ESSERE LA TUA!

Hai una ricetta tradizionale del cuoreche desideri sia pubblicata sulla

rivista? Cerchi una vecchia ricettadi cui non ricordi il nome? Ma hai

anche qualche curiosità sui consigli pratici da adottare in cucina o incasa? Scrivimi pure all’indirizzo e-mail

[email protected]ò lieta di aiutarti!

44Campo de fiori Campo de fiori

C ome di consueto, si è svolta anche quest’anno a Fabrica di Roma la festa ANPS,organizzata dalla sezione locale intitolata alla memoria del Prefetto VincenzoParisi. Sono trascorsi ben 34 anni da quando sono iniziate le attività ANPS di Fa‐

brica; nei tre giorni di manifestazioni, organizzate dalla sezione suddetta , in collabora‐zione con l’amministrazione comunale (dal 26 al 28 aprile c.a.) oltre a quelle consuete,quest’anno si è svolta nel pomeriggio del 27 aprile, anche l’ interessante cerimonia digemellaggio fra la locale sezione ANPS e due delegazioni dell’IPA (International PoliceAssociation) una proveniente dall’Istria e l’altra dalla Slovenia. Alla cerimonia svoltasinella sala del Consiglio Comunale erano presenti il Sindaco Mario Scarnati, il PresidenteANPS di Fabrica Massimo Ricci, altri rappresentanti ANPS a livello nazionale e locale ,tutte le autorità comunali, territoriali civili e militari nonché i rappresentanti IPA di cuisopra.

Gli ospiti stranierisono stati anchericevuti dal Que‐store di ViterboMassimo Macerae successivamenteaccompagnati a vi‐sitare i luoghi emonumenti piùimportanti dellaTuscia.Alle ore 18.00 sempre di Sabato 27 aprile, si è tenuto presso il teatro tenda di Fabricadi Roma, un interessantissimo concerto eseguito dalla fanfara Nazionale della Polizia diStato, magistralmente diretta dal Maestro Secondino De Palma, con scroscianti applausidel pubblico intervenuto; all’esterno del teatro era anche in mostra una Alfa RomeoGiulia della Polizia utilizzata negli anni ’70.

Alle ore 10.00di Domenica 28aprile, è stataofficiata dalParroco DonLuigi Peri, coa‐diuvato daMons. SilvanoFrancola, unaMessa per ono‐

rare i caduti in sevizio della Polizia di Stato, alla presenza di tutte le autorità ed associa‐zioni locali. Lo stendardo dell’ANAC ( Associazione Nazionale Arma di Cavalleria ) erasorretto dal suo Vicepresidente Giampiero Marcelli.

A questa 34° edizione della festa ANPS di Fabrica, non poteva mancare il consueto tor‐neo di calcio giovanile, per ricordare gli agenti Lanari e Scravaglieri, caduti nell’adempi‐mento del proprio dovere nel 1987; triste episodio da tutti conosciuto come la stragedi San Valentino.Durante i tre giorni di eventi, nell’ultima cerimonia è stata scoperta anche una nuovatarga della locale sezione ANPS, intitolata al Prefetto Vincenzo Parisi il quale fu Capodella Polizia dal 1987 al 1994; alla cerimonia era presente il Dott. Massimo Improta, di‐rigente della Questura di Roma il quale ha ricordato l’estrema professionalità del Pre‐fetto Parisi.

34° Festa dell’ A.N.P.S.ASSOCIAZIONENAZIONALE POLIZIA DI STATOSezione di Fabrica di Roma

Cerimonia del gemellaggio fra ANPS eIPA Istria – Slovenia

Momenti del concerto

Da sin.: il Presidente. ANPS di Fabrica di RomaMassimo Ricci, il Segretario Mariano Mariani, il rapp.te dell’IPA Istra Croazia Marinko Debelic

a cura di Sergio Piano

46 Campo de fiori

TEATRO BIANCONI di Carbognano

La stagione 2018/2019

AMICI PER LA PELLEUna grande prima nazionale per il penultimo spettacolo

in cartellone al teatro Bianconi di Carbognano. “Amici per la Pelle”, con Massimo Wertmuller e Rodolfo Laganànei panni di Tazio e Otello, racconta la storia di due amici cin‐quantenni che durante l’ occupazione nazista si sono sempreimboscati e che a qualche giorno dall’ ormai prossima libera‐zione di Roma da parte delle forze alleate, vorrebbero compiereun gesto eroico che rimanesse a futura memoria sminando ilponte sull’ Aniene per consentire cosi agli alleati di avanzare piùvelocemente verso Roma.Tazio (Massimo Wertmuller), sta ultimando lo sminamento delponte tagliando gli ultimi fili rimasti per impedire che le minepossano esplodere e Otello (Rodolfo Laganà) fa da palo, mentrel’ esercito tedesco in ritirata passa sul ponte sopra le loro teste.Otello, stanco di aspettare l’ amico in piedi, vuole sedersi su unmasso sotto una delle arcate del ponte, ma quando lo fa, si sentechiaro un “Clic”, che vuol dire che Otello si è seduto su una minaantiuomo a pressione.I due amici rimangono cosi bloccati con il rischio che Otello al‐zandosi faccia saltare loro e il ponte.Costretti all’ immobilità, i due iniziano a lanciarsi accuse recipro‐che in un dialettico conflitto tragicomico, ma quando si rendonoconto che nessuno potrà mai salvarli, allora dovranno prendereuna dolorosa decisione consapevoli che il loro gesto eroico nonpasserà mai alla storia.Che ci faceva una mina antiuomo sotto un ponte già minato ? L’ avranno dimenticata ? Era difettosa ?Queste le domande che si pongono i nostri eroi, ma a voi per co‐noscere le risposte non resta che andare a teatro a vedere:“AMICI PER LA PELLE”, uno spettacolo molto bello, scritto da Ste‐fano Reali (in parte tratto da una storia vera), dove si ride molto,ma si riflette anche sulla nostra storia recente e sulla tragediadella guerra.

E’ COSABUONA E GIUSTA

Chiusura con i fuochi d’artificio per il teatroBianconi, che per l’ ul‐

timo spettacolo della sta‐gione mette in scena: “E’COSA BUONA E GIUSTA”,scritto da Michele La Gine‐

stra e Adriano Bennicelli con la partecipazione di Andrea Perrozzi.Sul palco oltre al protagonista (Michele La Ginestra), quattro giova‐nissimi performer dell’Accademia Il Sistina: Ilaria Nestovito, Alessan‐dro La Ginestra, Andrea Palma e Alessandro Buccarella, oltre adAndrea Perrozzi. In questo spettacolo Michele La Ginestra, Attoreormai affermato, torna nel suo vecchio oratorio, ed incalzato dalledomande dei ragazzi che lo frequentano, racconta se stesso in un viag‐gio nella commedia musicale Italiana che gli fa rivivere praticamentei ricordi più belli della sua vita.Michele racconta di persone che anche se oggi non sono più tra noi,sono stati tasselli importanti della sua vita professionale e personale,tra questi il Padre, che ricorda con un commovente omaggio e poiPietro Garinei, il celebre commediografo che per primo lo portò sulpalcoscenico del Sistina. Continua raccontando un mondo che cono‐sce bene, quello dell’ oratorio dove è effettivamente cresciuto, chesul palco è animato da quattro ragazzi di oggi alle prese con i problemidell’ età: I primi amori, il futuro lavorativo, il rapporto con la scuola, ildialogo con i genitori. Per rispondere alle domande dei ragazzi, l’ at‐tore parte dal piccolo Michele, dal rapporto con i bambini della suaetà che giocavano a pallone tra piazze e giardinetti, ma che lo lascia‐vano fuori squadra per via dei sui “piedi fucilati” non permettendoglidi sentirsi uno di loro, un “ragazzo di strada”.Facendosi trasportare dai ricordi Michele racconta ai ragazzi il suo rap‐porto con il mondo femminile, i primi approcci con le ragazze a ca‐vallo del suo: “Califfone Rizzato”, fino al primo vero contatto, quellodei tre baci che gli consentiva di inserire quella esperienza nel noverodelle “pomiciate”.Continua nei suoi racconti, fino alla grande occasione, fino al ruolo diRugantino, che gli permette di entrare dalla porta principale del tea‐tro Italiano. Fra una battuta e una canzone, l’ attore racconta i varipersonaggi che hanno fatto parte della propria vita, da Don Gino, albidello di Bitonto, dal talent scout milanese a Don Michele lanciandomessaggi che sente propri.Come l’ importanza della fantasia, il peso dei sogni e delle prospettive,gli odori, i sapori, delle percezioni nella società di oggi, dove tuttosembra essere visto attraverso lo schermo di uno Smartphone.E poi, l’ importanza del dialogo, il relazionarsi in una comunità, l’ ac‐cettare il proprio modo essere senza pregiudizi e preconcetti, e an‐cora, il sorriso, il più semplice degli atti di gentilezza.Un grande spettacolo, intervallato da stupende canzoni come: “Laleva calcistica del 58” di Francesco de Gregori, “Via” di Claudio Ba‐glioni, “Penso positivo” di Jovanotti, “Baciami piccina” del QuartettoCetra, “Ricerca la bellezza” del maestro Friello, dove l’ attore raccontae si racconta tornando indietro nel tempo sfogliando il proprio librodei ricordi.

Ringrazio il Diret-tore Artistico Giu-seppe Magagninie il suo staff anome dei nostrilettori, del nostrodirettore e miopersonale.

Appuntamentoalla prossima sta-gioneDa sx: Sergio Piano

e Giuseppe Magagnini

Da sx: Sergio Piano, StefanoReali, Massimo Wertmuller,

Rodolfo Laganà e Michele La Ginestra

Da sx: Sergio Piano eMichele La Ginestra

47Campo de fiori

D

&ECOLOGIAAMBIENTE

Campo de fiori

di Giovanni Francolaemail: [email protected]

D iciamo che un bambino riceve le prime nozioni ambientali nei primi anni di scuola,iniziando, così, ad avere una visione di ciò che lo circonda. Ma la scuola, i metodi, gliesempi, gli stessi insegnanti e genitori, sono davvero in grado di dare le giuste linee

guida? Certamente non è mia intenzione puntare il dito sull’operato degli operatori del set‐tore, anzi è doveroso fare un elogio a tutti coloro che ogni giorno con pazienza e fatica “anchecon pochi mezzi a loro disposizione”, cercano di responsabilizzare le nuove generazioni; macredo che alcune volte le basi ecologiche di apprendimento fornite ad un bambino sono ancheintrinseche di contraddizioni e di esempi poco opportuni. Per fare un esempio: molte scuole si fregiano di avere il titolo delle “3R” (ridurre, riutilizzaree riciclare), io aggiungerei la quarta (riparare), per insegnare appunto ai bambini il così dettociclo di vita di alcuni materiali, ma nello stesso tempo si istallano nei propri ambienti didatticimacchinette distributrici di bibite e merendine di ogni sorta. Si organizzano feste scolastichedove per poche ore si producono moltissimi rifiuti indifferenziati e spesso si assiste a cibo nonconsumato e a sua volta sprecato, dove certamente in tali situazioni una coscienza di sobrietàe attenzione a non sprecare non troverà terreno fertile. Chi per caso si trova a passare la mattina, durante le ore di entrata degli scolari davanti ad al‐cune scuole, non potrà non notare che dei genitori per accompagnare i propri figli, se aves‐sero la possibilità entrerebbero con l’ auto persino dentro le aule pur di parcheggiare. E molto

Educazioneambientalenelle scuole

spesso abitano solo a poche decine di metridal complesso scolastico!Tornando alla scuola, dovrebbe essere in pri‐mis un laboratorio dove si applicano lebuone pratiche di comportamento, per far siche ogni bambino possa sentirsi parte di ununico insieme. Se un bambino studia libri diecologia, intraprende un percorso ambien‐tale sostenibile e poi vede praticare attornoa lui dagli adulti tutto il contrario; certamentenella sua testa regnerà una sorta di confu‐sione che non aiuterà sicuramente la sua cre‐scita e la sua formazione. A volte non bastafare picnic all’aria aperta, fare del outdooreducation, costruire una scuola in mezzo alverde, perché una scuola sia davvero ecolo‐gica!In questi ultimi decenni si è fatto molto peravere delle “scuole green” strutture realiz‐zate con materiali ottimi e sostenibili, auto‐sufficienti sotto il profilo energetico, spazisicuri, pratiche per ridurre l’utilizzo dellacarta, mense dove si cerca di promuoverecibi locali, per la riduzione di gas inquinantidovuti al trasporto di alimenti su lunghe di‐stanze.Ben venga tutto questo per far crescereun’attenzione maggiore sui consumi, sui ma‐teriali, sulla sicurezza, su metodi e pro‐grammi scolastici sempre più avanzati einnovati, ma credo che nulla potrà mai es‐sere davvero sufficiente per una giusta ma‐turità ambientale di ogni singolo bambino, sealla base non ci siano da parte di noi adultiesempi coerenti, continuativi e concretimessi in atto tutti i giorni. “Facciamo chequeste tre (C) entrino prepotentemente nelnostro stile di vita”!Purtroppo mi sento di dire che i “paradossi ele incoerenze dell’educazione ambientalesono sempre dietro l’angolo”!

I ragazzi speciali del C.S.E. di Civita Castellana

colpiscono ancora:Campioni di bocce

Sabato 6 aprile c’è stata la prima uscita stagionale degliatleti bocciofili del Circolo “Civitonico”, tutti frequen‐tanti il Centro Socio Educativo “Rosa Merlini Frezza”:Alessandra, Alessandro, Angelo, Giuliana, Luana, Naz‐zareno, Stefano. Proprio Stefano Del Rugo ha stravintola gara individuale regionale svolta a Prima Porta, al Cir‐colo “Vittorio Culiani”.

Gli atleti hanno partecipato, poi, il 4 maggio alla gara svoltasi a Tivoli, dove DelRugo ha stravinto ancora una volta nella specialità Raffa individuale. E’ stata poila volta dell’incontro in cui i ragazzi hanno giocato in casa, a Civita Castellana, l’11Maggio, per un incontro regionale che ha visto la partecipazione di oltre 30 ra‐gazzi provenienti da tutto il Lazio. I Ragazzi del CSE si sono dimostrati ancora unavolta oltremodo forti: Stefano Del Rugo primo posto ed un bel secondo postoper Alessandra Tronti. L’ultimo confronto lo hanno sostenuto il 18 Maggio allaRomanina a Roma.Orgogliosi e contenti i due allenatori presenti, Eraldo Fantera e Giorgio Vaselli,per tutti i successi conquistati in questa lunga serie di gare. Un ringraziamento particolare, come sempre, al Comune di Civita Castellana e al‐l’Assessore ai servizi sociali, Dott. Zezza, per il contributo a sostegno di questabella realtà sportiva, ed a tutti i soci e a tutto il direttivo del circolo Bocciofili Ci‐vitonico, in maniera particolare ai due allenatori Giorgio Vaselli e Eraldo Fantera.

Sdel Prof. Sergio [email protected]

48Campo de fiori

S toricamente il sistema del coroner è stato fondato in Inghilterra nel settembre del1194, anche se il primo uso documentato del termine ‘ufficio del Coroner’ era in925 in cui il re Athelstane istituì l’ufficio del coroner’ a San Giovanni di Beverly. La

stessa parola deriva dall’istituzione formale della carica di coroner in Inghilterra (articolo 20dell’ “Articolo di Eyre”) nel settembre del 1194 a “tenere i motivi della Corona” con il termine‘coroner’, derivato dalla parola “crowner”.A sua imitazione, il medico legale potrebbe essere diretto da un giudice (all’epoca denomi‐nata ‘Giudici di Eyre’) per compiere il suo dovere amministrativo mediante l’istituzione di uninterrogatorio ad esempio in occasione di una morte; tuttavia, egli potrebbe anche esercitaretali funzioni senza essere diretto da un giudice. Inizialmente il medico legale non aveva il po‐tere di arrestare testimoni o sospettati, così come conservare il materiale di quelli che si rite‐neva fossero colpevoli di un crimine. “Motivi della Corona”, la frase indicava un reato contro il re, vale a dire i suoi decreti o editti.Questi reati dovevano essere provati in Corte Re.Per capire il potere del medico legale pensiamo che in determinate circostanze egli poteva ar‐restare lo sceriffo. Solo dopo il XII secolo non aveva più la responsabilità di riscossione delleentrate, in nome del re. Poco è cambiato nel sistema del coroner fino alla metà del XIX secolo,tuttavia, il tempo ha spostato in avanti la sua funzione e questa figura diventa sempre più in‐teressata a quelle azioni legate al delitto omicidiario o suicidario. Questo ha portato a man‐tenere, in maniera impropria, equivalente il termine coroner con medico legale fino ai giorninostri.

Il coroner doveva salvaguardare la corona stando attento ai diritti della casa reale.

ORIGINE DELSISTEMA MEDICO

LEGALE E LA FIGURA DEL

CORONER

Una descrizione delle funzioni del coroner, re‐gnando Edoardo I re dal 1272 come apparein Blackstone è la seguente: “L’ufficio e la po‐tenza di un coroner sono anche simili a quellidi uno sceriffo, o giudiziario o ministeriale,ma soprattutto giudiziario ... e consiste, inprimo luogo, a indagare, quando una per‐sona è uccisa o muore improvvisamente inprigione, in ordine alle modalità della suamorte. E questo deve essere su di vista delcorpo; perché se il corpo non si trova, il me‐dico legale non può sedere. Egli deve anchesedersi al luogo stesso in cui avvenne lamorte, e la richiesta deve essere fatta da unagiuria di 4, 5, o 6 delle città vicine oltre cheegli è di presiedere. Se qualsiasi essere tro‐vato colpevole da questa inchiesta di omici‐dio o di altro omicidio, il medico legale è aloro impegnarsi in prigione per ulterioreprova e deve certificare tutta la sua inquisi‐zione, insieme con il relativo prove, alla Cortedel Re, o il prossimo Assise. “Assise” si riferi‐sce a un circuito tribunale penale obsoleto,che ha tenuto sessioni periodiche, mai che siterrà in un luogo fisso, al contrario di Cortedel Re. I giudici su una corte d’assise eranoconosciuti come ‘giudici di Assise.In determinate circostanze il medico legaleha potuto arrestare lo sceriffo. Poco è cam‐biato nel sistema del coroner fino alla metàdel XIX secolo, quando, come scritto, conl’andar avanti degli anni centralizza il suo in‐teresse negli omicidi e suicidi.In maniera errata si ritiene, nei paesi anglo‐sassoni, di associare la figura del coroner aquella del medico legale e ciò è un erroreperché il primo molto raramente esegue au‐topsie limitandosi all’esame esterno del ca‐davere.

Continua sul prossimo numero...

Il 1° Maggio scorso presso la sala consiliare del comune di Civita Ca‐stellana si è svolta la cerimonia del 10° Premio Battisti Del Priore de‐stinato ai cittadini meritevoli riservato a lavoratori dipendenti,

imprenditori e cittadini che abbiano compiuto atti di bontà. Le targhe dibenemerenza e una modesta somma in denaro sono state consegnatedal sindaco Gianluca Angelelli, presente anche l’ assessore ai servizi so‐ciali, Antonio Remo Zezza e numerosi cittadini che hanno riempito l’ aula consiliare. I premi sono andati a Claudio Santini, dipendente co‐munale, per i suo impegno e la competenza nel lavoro che svolge quotidianamente quale dipendente dell’ ente pubblico. Altra targa aOrnella Mastrantoni, dell’ associazione A.T.A.M.O., impegnata nell’ assistenza dei malati oncologici. Di seguito è stato premiato Fiore Pinardi,

un artigiano del legno che si è reso sempre disponibile ad effettuare lavorianche di notevole prestigio, quale il tavolo con foto che si trova nell’ aula con‐siliare e quello della palestra comunale, tanto per citarne alcuni, senza per‐cepire alcun compenso. Inoltre è stata premiata Liliana Calabrini, per atti dibontà in quanto da circa tre anni si reca volontariamente due giorni la setti‐mana presso il Centro Diurno del Dipartimento della Salute della ASL di CivitaCastellana ad insegnare i lavori a maglia ed uncinetto alle pazienti in cura nelcentro. Infine è stato premiato il giovane Andrea Ciarrocchi, impegnato nellaCroce Rossa Italiana, sezione di Civita Castellana, peraltro già nominato Alfieredella Repubblica Italiana dal Presidente della Repubblica Mattarella.

Mario Sardi

PREMIO BATTISTI DEL PRIOREAI CITTADINI MERITEVOLI

DI CIVITA CASTELLANA

4949 Campo de fiori

2° ROTARY DINNER SHOWIl 14 GIUGNO 2019 l’evento

a sostegno del progetto CIVITA CARDIOPROTETTA

Anche quest’anno il Rotary Club Fla‐minia Romana, dopo il successodella prima Dinner Show organizzata

lo scorso anno, è lieta di riproporre unevento interamente dedicato alla raccoltafondi per un progetto a sostegno delle ne‐cessità del territorio nel quale opera. Tra letante e importanti proposte, la scelta è ri‐caduta sul progetto CIVITA CASTELLANACARDIOPROTETTA, che sarà realizzato instretta collaborazione con la Croce RossaItaliana Comitato locale di Civita Castel‐lana e che prevede l’acquisto di apparec‐chi defibrillatori, da dislocare sul territoriocivitonico, nei punti più nevralgici della cit‐tadina (scuole comprese), per renderla ilpiù possibile città cardio protetta, come èstato già fatto in molti altri centri d’Italia enon solo. E se è al Rotary Club Flaminia Romana chespetta il compito di organizzare l’eventoper la raccolta fondi destinati all’acquistodegli apparecchi, la formazione del perso‐nale per un corretto ed efficace funziona‐mento degli stessi sarà a cura dei membridella locale CRI. L’evento per la raccolta fondi si terrà il 14Giugno presso il Ristorante Zia Cathy’s inVia Nepesina a Civita Castellana ed èaperto a tutti coloro che vorranno contri‐buire alla riuscita d un progetto di utilitàcomune, proprio come è nello spirito ro‐tariano di Servizio alla comunità.

È possibile dare la propria adesione allacena ed allo spettacolo che allieterà la se‐rata, prenotandosi contattando i seguentinumeri: 346‐0637441 (Jenny) e 335‐7864285 (Giovanna).

Ermelinda Benedetti

Sabato 13 aprile alle ore 19.00, presso ilsalone parrocchiale di Fabrica di Roma,messo gentilmente a disposizione dal

Parroco Don Luigi Peri, si è svolta la presen‐tazione postuma ai fabrichesi, del libro diGiuseppe Bianchini dal titolo Fabrica e lamusica; purtroppo l’autore era già scom‐parso il giorno 26 settembre 2018 all’età di89 anni e non aveva fatto in tempo a pub‐blicarlo. L’opera ripercorre tutta la storiadella banda musicale diFabrica di Roma, dalla na‐scita fino ai giorni nostried è ricca di foto e docu‐menti, frutto di minuziosericerche storiche, effet‐tuate nei vari archivi chel’autore, da diversi anni,era sua consuetudinefare…egli aveva già pub‐blicato altri tre libri prece‐dentemente.Non mi soffermo a parlaredell’autore, dato che giàscrissi un articolo su di lui,dopo la sua scomparsa;per chi volesse leggere la storia di GiuseppeBianchini, lo può fare sul numero 160 (No‐vembre 2018) a pagina 36 di questa rivista. Giuseppe aveva impiegato anni per ricercaretutte le notizie da riportare sul libro; lui nonusava il computer ma solamente penna ecarta, dove scriveva in corsivo e quando cilasciò, aveva già accumulato tutta la docu‐mentazione ed i suoi appunti…doveva soloaffidare tutto il materiale a qualcuno che ladigitasse, la correggesseper poi darla in stampa;ebbene questo succes‐sivo compito è stato vo‐lontariamente autoassunto dal Dott. Clau‐dio Ricci di Fabrica diRoma, coadiuvato daaltri volenterosi fabri‐chesi come la Dott.ssaMaria Rosaria Pacelli,ovviamente amantidella tradizione musi‐cale paesana; loro, con

Fabrica e la MusicaPresentato l’ultimo libro di GiuseppeBianchini, scomparso lo scorso anno

maestria e spirito di sacrificio hanno portatoa termine l’opera iniziata dal Bianchini.Alla presentazione è intervenuta la BandaMusicale al completo che ha eseguito, oltread altri brani, l’inno musicale di Fabrica diRoma scritto proprio dal Bianchini.Oltre al numeroso pubblico, erano presenti

anche le figlie Paola, Cri‐stina e la moglie Mad‐dalena del caroGiuseppe, nonché il Par‐roco Don Luigi e Mons.Don Silvano Francola, ilquale (dopo l’ interes‐sante presentazione acura del Dott. ClaudioRicci, bravo e non nuovocome presentatore) hapreso la parola, infor‐mando la platea di averiniziato un corso di studimusicali quando era an‐cora ragazzo, per poter

poi suonare presso la Banda di Fabrica diRoma; successivamente l’entrata in Semina‐rio non gli consentì più di percorrere questastrada.

Gli introiti del libro, distribuito ad offerta,andranno a sostenere le spese di manteni‐mento della Banda Raffaele Poleggi.

Arnaldo Ricci

Giuseppe Bianchini

Dott. Claudio Ricci

con Giampietro Cacchioli - MICOLOGO

PARLIAMO DI FUNGHI

Secondo COURTEICUSSE & DUHEM(1994) questo genere comprende da500 a 3000 specie; ciò basterebbe a ren‐

dersi conto che in questo gruppo di funghi cisono evidenti criticità; quindi per un approc‐cio divulgativo occorre mettere da parte icaratteri di natura chimica e microscopica èproporre un metodo “intuitivo” che si fondisu criteri più tradizionali come prevede la tec‐nica della “configurazione fungina “ per ladeterminazione delle specie. Apprendi‐mento e memorizzazione dei tre elementibase: forma e colore (dei caratteri morfo‐logici macroscopici specifici) e odore. Quindidopo aver rilevato i caratteri specifici metterein relazione fra loro solo quelli netti ecostanti per giungere alla identificazione si‐

cura della specie. I Cortinari sonofunghi terricoli simbionti (quasitutti) (1) dalla sporata ocra,(ocrosporei) muniti di velo gen‐erale e velo parziale, di natura fil‐amentosa, più o meno evidente,che forma una “cortina” araneosaposta a protezione delle lamelle. Ilvelo generale nel SottogenereMyxacium è glutinoso. Sonomolto variabili per forma, colore,portamento e ornamentazioni;privi di volva, e di anello. Anchequando il fungo è ben sviluppatola cortina permane e si depositadisordinatamente sul gambo(nella cosiddetta zona cortinale)intrappolando tra i suoi filamentile spore mature che vi ricadono,colorandosi diocra e simulando(a volte) un falso

anello. Le lamelle sonoprevalentemente smar‐ginato‐uncinate, in gioventùvariamente colorate, poi ocracee (tabacco, cannella,ruggine) per la maturazionedelle spore. Anche la carneha tinte vivaci e in alcuni casivira al tocco o al taglio.L’odore, spesso ben mar‐cato e definito, è così tipico (fruttato, terroso,rafanoide, farinoso; di prezzemolo, caprone,acciaio surriscaldato, erba tagliata, buccia dipatata, legno di cedro ecc.) che può risultaredeterminante per il riconoscimento di alcunespecie. L’odore si evidenzia se effettuiamouna sezione del fungo o ne frantumiamo lacarne sul dorso della mano per far spri‐gionare un odore concentrato dalla poltigliaottenuta. Con altra tecnica possiamo chiu‐

dere alcuni esemplari in un sacchetto diplastica, in un vaso di vetro, in un foglio dicarta stagnola, oppure isolare per qualcheminuto, con entrambe le mani, il campioneda esaminare. Con tali accorgimenti concen‐triamo l’odore che potrà essere percepitopiù facilmente al termine della procedura. Lapericolosità dei Cortinari fu scoperta dal mi‐crobiologo e micologo Stanislaw GRZIMALA(1907‐1966) che individuò in Cortinariusorellanus il responsabile di numerosi avvele‐namenti mortali verificatisi dal 1952 al 1955in Polonia, estraendo dal fungo il principioattivo che denominò “orellanina” descriven‐done gli effetti. Anche se isolata per la primavolta nel 1955 la sua struttura chimica è ri‐masta sconosciuta fino all’ultima metà deglianni settanta quando i chimici polacchi An‐tkowiak e Gessner hanno scoperto che l’orel‐lanina appartiene ad un gruppo di compostichiamati “ bipiridine”. L’ orellanina, di cui an‐cora oggi non è ben noto il meccanismod’azione, provoca gravi lesioni e necrosi re‐nali, non è idrosolubile e resiste alla normalecottura (solo a 150° C lentamente si decom‐pone in orellina non tossica). L’orellanina èuna micotossina, per la quale non esistonoantidoti, che manifesta gli effetti della suatossicità da 2 a 18 giorni dopo l’ingestione edè contenuta nel Cortinarius orellanus eCortinarius speciosissimus (rubellus). E’ re‐sponsabile della Sindrome Orellanica una in‐tossicazione che se non trattataadeguatamente provoca inesorabilmente lamorte per uremia; i decessi si verificano co‐munque nel 10% dei casi nonostante untrattamento clinico tempestivo ed adeguato.Nei casi di sopravvivenza l’intossicato dovràsottoporsi alla dialisi per tutta la vita fino adun eventuale trapianto di reni. Per alcuni stu‐diosi l’orellanina rimane nell’organismo finoa sei mesi dopo l’ingestione per cui iltrapianto sembra sicuro per il nuovo rene adistanza di almeno un anno.Cortinarius orellanus Fr. (daBixia orellana, pianta da cuisi estrae un colorante aran‐cio ruggine). Cappello (3‐10cm) asciutto, opaco, serico,carnoso al centro, con fibrilleo squamette pelose fine‐mente appressate, rossas‐tro, rugginoso bruno,spesso assai scuro. Lamellelarghe, distanziate, alte, an‐nesse al gambo di colore giallastro‐arancione e poidel colore del cappello conriflessi rugginosi e rossastri.

Gambo quasi cilindrico, allun‐gato, attenuato alla base, liscio,sodo, pieno, giallo arancio, de‐corato nella sua interezza dafinissime fibrille bruno rossicce,con riflessi rugginosi analoghi aquelli del cappello. Carne com‐patta, stabilmente giallastra oc‐racea, più scura al piede delgambo, odore di radice o dirapa. Nel nostro territorio cresceda agosto a ottobre, a grandigruppi oppure solitario, sotto la‐tifoglie preferibilmente querce,

faggio e nocciolo. Fungo velenoso mortale; ilpiù pericoloso del Genere perchè contieneuna maggiore quantità di orellanina.

Cortinarius speciosissimusKühner & Romagn. (dal latinospeciosissimus = bello, splen‐dido). Cappello (3‐7 cm) co‐nico‐campanulato poiappianato, spesso con un

umbone centrale pronunciato acuto, fibril‐loso, bruno‐ocraceo o fulvo.Lamelle rade, larghe, smar‐ginato‐decorrenti, bruno‐rosse, più o meno concoloricon il cappello. Gambo cilin‐

drico, con baseattenuata, da ocraceo abruno‐rosso, decorato dabande con tipico disegno azig‐zag. Carne giallo‐ocra obruno‐fulva soprattutto alla

base, odore rafanoide. Specie presente inestate‐autunno nelle foreste di Abete rossosulle Alpi, rara in Appennino. Velenoso mor‐tale, provoca Sindrome Orellanica. Può es‐sere causa di tragici avvelenamenti perchéconfuso con specie appartenenti al GenereChroogomphus (denominati “Chiodelli”

nelle zone di raccolta), inparticolare conChroogomphus helveticusche cresce nello stessohabitat e può avere colo‐razioni simili; ma, se con‐frontiamo i suoi caratterinetti e costanti, è sicura‐mente riconoscibile per lelamelle decorrenti sulgambo, sporata nera, nonha bande a zig‐zag sulgambo e ha un odore leg‐

germente fruttato. Per unraccoglitore è importanteimparare a riconoscere iCortinari per evitarne as‐solutamente il consumopoiché altre 600 speciecirca sono sicuramentevelenose o non com‐mestibili e di molte altrenon si conoscono gli ef‐fetti sulla salute umana. (1)Per una descrizione piùcompleta si rimanda al n.150 del Dic 2017.

50Campo de fiori

CORTINARIUS

Confronto tra le lamelledi Chroogomphushelveticus (a sx) e

Cortinarius speciosissimus (a dx)

52 Campo de fiori AGENDA

Tutti gli appuntamentipiù importanti

53Campo de fiori

Inviate i vostri messaggi d ’augri a

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Messaggi d ‘auguri

Tantissimiauguri a

MARTINAANZELLINI

che il 30 Maggio

compie 11 anni, da mamma, papà,

nonno Vincenzo, zio Fabrizio, zia Alessia

e dai nonni Maria e Benedetto

INVITO AI RAGAZZIDELLA CLASSE 1979DI CIVITA CASTELLANAper festeggiare insieme

gli ...ANTA

Tutti i nati nel 1979 di Civita Castellana sonocaladamente invitati apartecipare alla CENAEVENTO che si terrà il22 GIUGNO 2019 pressoil CASALE GARGARASI(di Civita Castellana).E’ possibile dare la

propria adesione pressoil Bar Gravity (Via San Gratiliano) o presso

Virtual Sport di ForesiEmiliano (Via Giovanni

XXIII) entro e non oltreil 01.06.2019.

Per maggiori informazioni contattare Massimiliano

Mancinelli al 339.7531229

L’angolo del poeta

L’amica OlimpiaVola Olimpia nel cielo.Le tua ali ricamate di piume,formano ventagli soffici,delle piccole nuvolette che abbelliscono i raggi solarie rievocano il calore biancoceleste.Volteggia sempre sola in alto Olimpia!I tuoi occhi esprimono fierezza,il tuo sguardo sicero emana la bellezzae la grande libertà di volare,

Questo componimento in dialetto canepi‐nese, è stato scritto da Mario Benedetti diCanepina ed è ispirato ad un fatto real‐mente accaduto in paese nel 1995.

Bracconieri di BancaCanepina paese di montagnaposto alle falde del Ciminosi coltiva la nocciola e la castagnacompreso anche il vinello genuino.

È gustoso il cibo che se magnaaccondito con l’olio sopraffinosi prende amicizia a fior di cocchis’à banca hanno rubato tutti ‘e vocchi.

Ha fatta un’impressione a li fiocchiportava una giubba fatta a scacchiquando che ha intesa la campana a tocchit’à scarpe se li son staccati ‘e dacchi.

Ha magnato e beuto comme ‘e borchite pijesse un corpo che te spacchi!Era venuto senza pedalinimo c’ha fregati tutti ‘e quadrini.

Ha fatto come il brigante Ansuiniche bazzicava il Lazio e la Toscanali scavalca tutti li confiniandava a scirocco e a tramontana.

Si è approfittato pure dei ragazziniin carrozzella radiocomandatalui ricava e noi paghiamo ‘e tasseun giorno il Padre Eterno lo pagasse.

Se a Canepina lui si portassee ce dicesse il perché l’ha fattose onestamente qui si comportasseil popolino sarà più soddisfatto,se c’è qualcuno che lo contrastassefarebbe bene a mettersi in contattoper ascoltarlo io qui ci sostoe per risponde a lui so’ disposto.

Quando mangi senza sapere il costocerto quella è una costa tranquillasulla sedia ti trovo compostodove la stai attenta l’or che brillacon piccioncini, frutta, polli arrostopieno di gioia il cervello squillaha fatto pranzo, cena e colazioneco’ ‘e vocchi della popolazione.

gli artigli si posano sul podioe tutti i tifosi gridano “forza Lazio!”.Vola Olimpia, vola!

Luana Bongarzone, marzo 2019

54 Campo de fiori

Civita Castellanacom’era e com’è

a cura di Pasquale Mancini

Vi proponiamo, in questo spazio,degli scorci della cittadina viter-bese scattati, nello stesso punto, a distanza di qualche decennio...Siamo certi che susciterannotanta curiosità e tanti ricordi!

CIVITA CASTELLANA.Primi anni ‘80.

Questa foto è stata scattada Viale Fiume Treia(tratto iniziale del per­corso del mercato) versoVia Ugo Bassi. Sulla sini­stra si vede bene la pa­lazzina allora sede dellaPolizia stradale. Il pul­man, parcheggiato lungola strada, invece era

quello di proprietà dell’autoscuola Berardi, che ha sede proprio inquella via. Oggi di palazzine ne sono state costruite molte altre chehanno cambiato totalmente l’aspetto di quella strada.

Circa un anno fa, la rivista “Campo de’ fiori”pubblicò un mio articolo su Suor Maria In‐nocenza Lelli, una piccola grande suora chededicò tutta se stessa e tutta la sua vita al‐l’insegnamento e all’educazione. Insegnò cu‐cito, ricamo, musica, donando tanto amoreai bambini. E non dico ciò perché era mia zia,ma perché ci sono ancora oggi persone chel’hanno conosciuta e che hanno imparato dalei tutte queste cose.

VIA SUOR INNOCENZA LELLIE’ stata inaugurata a Castela Sant’Elia, anche grazie a Campo de’ fiori

E così, un giorno, mi sono decisa e mi sonorecata in comune, portando con me qualchecopia della rivista con l’articolo a lei dedicato,per chiedere al sindaco se fosse stato possi‐bile intitolarle una via di Castel Sant’Elia, ilsuo paese nativo. Ed ora eccomi qui, a di‐stanza di quasi un anno, felice di averlo fattoperché finalmente l’11 Maggio 2019 è statainaugurata la via intitolata a Suor Maria In‐nocenza, con molta soddisfazione e, devodire, anche con tanta, tantissima emozionedi tutti i partecipanti. Nello stesso giornosono state intitolate altre due vie a due per‐sonaggi che come suor Maria Innocenza, coni loro servigi hanno, contribuito alla crescitadi Castel Sant’Elia: il Maestro di Musica Tri‐fogli ed il sacerdote don Giovanni De Angelis.Il Sindaco, con il suo discorso, ha voluto ri‐cordare le doti di ognuno di loro. C’eranoanche le suore della Santissima Addolorata,l’ordine a cui apparteneva suor Maria Inno‐cenza, che operano tutt’oggi nel Convento enell’asilo di allora, e c’eravamo anche tuttenoi nipoti e pronipoti. La cerimonia, impre‐

ziosita dalla presenza della locale banda mu‐sicale, si è conclusa con un aperitivo in giar‐dino offerto a tutti da Marina e da Renato.Tutti noi ringraziamo il sindaco Vincenzo Gi‐rolami e tutta l’amministrazione comunaleper aver realizzato questo nostro desideriodi poter dare a suor Maria Innocenza quel ri‐conoscimento che tanto meritava. Ora siamosicure che lei da lassù sarà fiera ed orgogliosadi tutte le sue nipoti che le hanno volutosempre tanto bene.

Bruna Darida

56 Campo de fiori Album de i r i cord i

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57Campo de fiori

Campo de fiori

Civita Castellana.Frazione di Borghetto. Tenuta Maggiorelli.

Fine anni '70.

Domenico Petrilli guida una falciatrice

a tre ruote.

In alto sullo sfondo,il paese di

Magliano Sabina (RI).

Civita Castellana. Estate 1965. Da sx: Carlo Natili, Serafina Berto, Giuseppina Berto, Maria Berto, Patrizia Marini, Anna Amneris D’Antoni, Miranda Berto, Umberto Marini.

Questa foto è stata già pubblicata sul precedente numero della rivista, erroneamente priva di nomi. La riproponiamo completa su questo numero.

Campo de fiori

58 Campo de fiori

Caprarola 1967 - Famiglia Paolo Loppi e Giulia Proietti.

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Viterbo. Primi del ‘900. Piazza Vittorio Emanuele II, oggi rinominata Piazza delle Erbe.

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59Campo de fiori

Corchiano.Anni ‘70.

In piedi da sx:Lando Todini,

Gianni Scalorbi, Toto Todini,

Francesco Ceccarelli.

In basso da sx:Olivo Stradella

e Angelo Raganelli.

Campo de fiori

Campo de fiori

Fabrica di Roma. Metà anni ‘50.Da sx: Ersilia Iannoni, Annunziata Alessi, Assunta Alessi.

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