SOFIA RAGLIO (4 LICEO MANIN) - Il 31 marzo, al Teatro Ponchielli, … · leggenda Marco Pantani,...

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SOFIA RAGLIO (4 LICEO MANIN) - Il 31 marzo, al Teatro Ponchielli, le luci si spengono lente, a spettacolo iniziato su quella folla di pubblico colpevole, come tutte le folle d’Italia, della scomparsa della leggenda Marco Pantani, morto di vergogna. Tre ore di dialogo schietto, intenso e mai pesante hanno commosso il pubblico, non solo spettatore ma anche partecipe di un ricordo e un omaggio che è al tempo stesso un grido che chiede giustizia per una vittima di questo stato e della sua corruzione. Una scena surreale e varia, in cui si sovrappongono il dramma dei parenti, egregiamente interpretato da Ermanna Montanari , Luigi Dadina e Michela Marangoni, le testimonianze dell’accaduto, raccontate da un giornalismo ben diverso dallo sciacallaggio mediatico che ha colpito l’atleta, i video emozionanti dei grandi successi sportivi di Pantani. Anche i personaggi delle varie vicende, dai politici, agli amici, ai testimoni si affacciano a dire di persona ciò che è troppo vivido o assurdo per essere raccontato da terzi. Ma a colpire più di tutto e a dare un filo conduttore allo spettacolo, come in una vera tragedia, è il coro che, spettatore della caduta dell’eroe, proclama il declino italiano, il declino di un paese dove non c’è giustizia, dove le chiacchiere la fanno da padrone e l’unica verità è quella sommaria di giornali, Stato e televisione. La storia è quella di una vittima, sacrificata per tutti e diventata emblema di scorrettezza, forse proprio perché troppo corretta, integra, pura. La storia è quella di uno sportivo infangato dalle voci di tutti, che non ha mai voluto cedere se non quando, nel baratro della depressione, perso l’onore, è annegato nel mondo freddo e bianco della cocaina, che alla madre fa tanta paura. Circostanze poco chiare e mai accertate intorno a quello che è senza alcun dubbio un omicidio, l’omicidio compiuto da una nazione che non ha saputo far fronte a un uomo semplice e determinato che, in mezzo a tanta ingiustizia e scorrettezza , con le sue sole forze era in grado di rappresentarla. Questo è il racconto che fa Marco Martinelli, con cura e abilità, riuscendo in uno dei miracoli del teatro: comunicare al pubblico un messaggio forte e chiaro e farlo tornare a casa un po’ più indignato e consapevole di prima. ALESSANDRO NOTARI (1 LICEO SCIENTIFICO) - Il 29 febbraio è andato in scena all’teatro Ponchielli “Pantani” tragedia messa in scena dalle “Compagina Delle Albe” una delle più note in Italia. L’evento chiudeva la stagione di prosa 2014\2015. Il regista Martinelli ha deciso di rendere omaggio a Marco Pantani attraverso un resoconto della sua vita dall’infanzia in Romagna fino alla sua tragica morte nel 2004 in un modesto hotel di Rimini. Come spesso succede tra i campioni anche nel caso del pirata l’immagine creata dai media è riuscita a rendere inesistente la sua persona. Lo spettacolo inizia proprio con le accuse che la madre Tonina( rivolge ai giornalisti, colpevoli a suo dire di aver contribuito alla rovina del figlio attraverso le loro “chicchere”. In questa opera teatrale la rappresentazione della vita di Pantani oscilla tra l’immagine del campione forte ed imbattile e quella del piccolo uomo fragile narrandone il percorso che lo porterà all’autodistruzione. Nel corso dello spettacolo vengono proposti numerosi dubbi sulla misteriosa morte dello ciclista non tanto per le circostanze ma più sui veri responsabili che hanno portato Pantani in fondo ad un tunnel da cui da solo non è mai riuscito ad uscire. Il coro di scena che canta alcuni degli avvenimenti della vita dell’eroe richiama alcuni elementi che caratterizzano la tragedia. Sul palco c’è un susseguirsi di persone che con le loro parole aggiungono un qualcosa in più allo storia del ciclista. Durante lo spettacolo la vita di Pantani vieni divisa in due parti. Nella prima viene rappresentato un ragazzino che comincia a correre all’età di dodici anni e che pochi anni dopo diventerà un idolo per molto persone e una leggenda del ciclismo. Nella seconda parte invece vengono raccontati i cinque anni successivi allo scandalo di Madonna di Campiglio caratterizzati dall’angoscia che lo porterà prima alla depressione e poi al suicidio. La compagnia delle Ande costruisce

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SOFIA RAGLIO (4 LICEO MANIN) - Il 31 marzo, al Teatro Ponchielli, le luci si spengono lente, a

spettacolo iniziato su quella folla di pubblico colpevole, come tutte le folle d’Italia, della scomparsa della

leggenda Marco Pantani, morto di vergogna. Tre ore di dialogo schietto, intenso e mai pesante hanno

commosso il pubblico, non solo spettatore ma anche partecipe di un ricordo e un omaggio che è al

tempo stesso un grido che chiede giustizia per una vittima di questo stato e della sua corruzione. Una

scena surreale e varia, in cui si sovrappongono il dramma dei parenti, egregiamente interpretato da

Ermanna Montanari , Luigi Dadina e Michela Marangoni, le testimonianze dell’accaduto, raccontate da

un giornalismo ben diverso dallo sciacallaggio mediatico che ha colpito l’atleta, i video emozionanti dei

grandi successi sportivi di Pantani. Anche i personaggi delle varie vicende, dai politici, agli amici, ai

testimoni si affacciano a dire di persona ciò che è troppo vivido o assurdo per essere raccontato da terzi.

Ma a colpire più di tutto e a dare un filo conduttore allo spettacolo, come in una vera tragedia, è il coro

che, spettatore della caduta dell’eroe, proclama il declino italiano, il declino di un paese dove non c’è

giustizia, dove le chiacchiere la fanno da padrone e l’unica verità è quella sommaria di giornali, Stato e

televisione. La storia è quella di una vittima, sacrificata per tutti e diventata emblema di scorrettezza,

forse proprio perché troppo corretta, integra, pura. La storia è quella di uno sportivo infangato dalle

voci di tutti, che non ha mai voluto cedere se non quando, nel baratro della depressione, perso l’onore, è

annegato nel mondo freddo e bianco della cocaina, che alla madre fa tanta paura. Circostanze poco

chiare e mai accertate intorno a quello che è senza alcun dubbio un omicidio, l’omicidio compiuto da

una nazione che non ha saputo far fronte a un uomo semplice e determinato che, in mezzo a tanta

ingiustizia e scorrettezza , con le sue sole forze era in grado di rappresentarla. Questo è il racconto che fa

Marco Martinelli, con cura e abilità, riuscendo in uno dei miracoli del teatro: comunicare al pubblico un

messaggio forte e chiaro e farlo tornare a casa un po’ più indignato e consapevole di prima.

ALESSANDRO NOTARI (1 LICEO SCIENTIFICO) - Il 29 febbraio è andato in scena all’teatro

Ponchielli “Pantani” tragedia messa in scena dalle “Compagina Delle Albe” una delle più note in Italia.

L’evento chiudeva la stagione di prosa 2014\2015. Il regista Martinelli ha deciso di rendere omaggio a

Marco Pantani attraverso un resoconto della sua vita dall’infanzia in Romagna fino alla sua tragica

morte nel 2004 in un modesto hotel di Rimini. Come spesso succede tra i campioni anche nel caso del

pirata l’immagine creata dai media è riuscita a rendere inesistente la sua persona. Lo spettacolo inizia

proprio con le accuse che la madre Tonina( rivolge ai giornalisti, colpevoli a suo dire di aver contribuito

alla rovina del figlio attraverso le loro “chicchere”. In questa opera teatrale la rappresentazione della vita

di Pantani oscilla tra l’immagine del campione forte ed imbattile e quella del piccolo uomo fragile

narrandone il percorso che lo porterà all’autodistruzione. Nel corso dello spettacolo vengono proposti

numerosi dubbi sulla misteriosa morte dello ciclista non tanto per le circostanze ma più sui veri

responsabili che hanno portato Pantani in fondo ad un tunnel da cui da solo non è mai riuscito ad

uscire. Il coro di scena che canta alcuni degli avvenimenti della vita dell’eroe richiama alcuni elementi

che caratterizzano la tragedia. Sul palco c’è un susseguirsi di persone che con le loro parole aggiungono

un qualcosa in più allo storia del ciclista. Durante lo spettacolo la vita di Pantani vieni divisa in due

parti. Nella prima viene rappresentato un ragazzino che comincia a correre all’età di dodici anni e che

pochi anni dopo diventerà un idolo per molto persone e una leggenda del ciclismo. Nella seconda parte

invece vengono raccontati i cinque anni successivi allo scandalo di Madonna di Campiglio caratterizzati

dall’angoscia che lo porterà prima alla depressione e poi al suicidio. La compagnia delle Ande costruisce

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intorno a questo racconto un’immagine sull’Italia degli ultimi trenta anni, velocissima a creare ma nello

stesso tempo anche a distruggere i propri miti.

PIETRO DIGIUNI (2 LICEO SCIENTIFICO) - Martedì 1 marzo è andato in scena lo spettacolo

“Pantani”. Appena venuto a conoscenza della durata dello spettacolo, quasi tre ore e trenta, mi sono

spaventato, ho pensato che sarebbe stato troppo lungo e che, nonostante le argomentazioni fitte ed

interessanti, avrebbe regnato la noia. Per la gioia degli spettatori non è stato affatto così: la compagnia,

infatti, ha saputo mettere in scena una tragedia facile da seguire anche per chi, come me, del ciclista in

questione sapeva ben poco. La compagnia ci illustra la ”passione” di Marco Pantani, dalla sua infanzia

alla sua morte, sotto forma di intervista-indagine da parte di un giornalista presente sulla scena. Tutta

la vita del ciclista è vista dall’ esterno, da punti di vista differenti in confronto a quelli mediatici, da

quello familiare, con la presenza della famiglia del pirata sul palcoscenico (nella quale spicca la figura

tragica della madre), da quello giornalistico e da quello delle amicizie di Pantani. Questi punti di vista ci

accompagneranno per tutta l’ opera facendo un excursus biografico del pirata. Lo spettacolo,

nonostante la durata, risulta veramente godibile: l’ alternarsi di dialoghi con la famiglia, con gli amici

del ciclista e degli sketch, illustra le congetture contro il pirata, denunciando il processo mediatico fatto

contro di lui che lo hanno portato alla depressione ed alla morte. Lo spettacolo è interessante e ben

fatto, il duplice scopo di biografia e denuncia portano lo spettatore a riflettere sui processi mediatici e

sui maneggiamenti presenti anche all’ interno di uno sport come nobile come il ciclismo. L’ unica pecca

dello spettacolo è il coretto lagnoso che spesso viene utilizzato nelle scene le quali, nonostante annoi

non indifferentemente, contribuisce al lato tragico della storia. Concludo dicendo che questo spettacolo,

sul palco dal 2012, può essere rivolto sia agli appassionati del ciclista che ai totali sconosciuti poiché la

biografia vien raccontata nei dettagli, ma nel mentre prevale il tema di denuncia ed inchiesta.

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spettacolo iniziato su quella folla di pubblico colpevole, come tutte le folle d’Italia, della scomparsa della

leggenda Marco Pantani, morto di vergogna. Tre ore di dialogo schietto, intenso e mai pesante hanno

commosso il pubblico, non solo spettatore ma anche partecipe di un ricordo e un omaggio che è al

tempo stesso un grido che chiede giustizia per una vittima di questo stato e della sua corruzione. Una

scena surreale e varia, in cui si sovrappongono il dramma dei parenti, egregiamente interpretato da

Ermanna Montanari , Luigi Dadina e Michela Marangoni, le testimonianze dell’accaduto, raccontate da

un giornalismo ben diverso dallo sciacallaggio mediatico che ha colpito l’atleta, i video emozionanti dei

grandi successi sportivi di Pantani. Anche i personaggi delle varie vicende, dai politici, agli amici, ai

testimoni si affacciano a dire di persona ciò che è troppo vivido o assurdo per essere raccontato da terzi.

Ma a colpire più di tutto e a dare un filo conduttore allo spettacolo, come in una vera tragedia, è il coro

che, spettatore della caduta dell’eroe, proclama il declino italiano, il declino di un paese dove non c’è

giustizia, dove le chiacchiere la fanno da padrone e l’unica verità è quella sommaria di giornali, Stato e

televisione. La storia è quella di una vittima, sacrificata per tutti e diventata emblema di scorrettezza,

forse proprio perché troppo corretta, integra, pura. La storia è quella di uno sportivo infangato dalle

voci di tutti, che non ha mai voluto cedere se non quando, nel baratro della depressione, perso l’onore, è

annegato nel mondo freddo e bianco della cocaina, che alla madre fa tanta paura. Circostanze poco

chiare e mai accertate intorno a quello che è senza alcun dubbio un omicidio, l’omicidio compiuto da

una nazione che non ha saputo far fronte a un uomo semplice e determinato che, in mezzo a tanta

ingiustizia e scorrettezza , con le sue sole forze era in grado di rappresentarla. Questo è il racconto che fa

Marco Martinelli, con cura e abilità, riuscendo in uno dei miracoli del teatro: comunicare al pubblico un

messaggio forte e chiaro e farlo tornare a casa un po’ più indignato e consapevole di prima.

ALESSANDRO NOTARI (1 LICEO SCIENTIFICO) - Il 29 febbraio è andato in scena all’teatro

Ponchielli “Pantani” tragedia messa in scena dalle “Compagina Delle Albe” una delle più note in Italia.

L’evento chiudeva la stagione di prosa 2014\2015. Il regista Martinelli ha deciso di rendere omaggio a

Marco Pantani attraverso un resoconto della sua vita dall’infanzia in Romagna fino alla sua tragica

morte nel 2004 in un modesto hotel di Rimini. Come spesso succede tra i campioni anche nel caso del

pirata l’immagine creata dai media è riuscita a rendere inesistente la sua persona. Lo spettacolo inizia

proprio con le accuse che la madre Tonina( rivolge ai giornalisti, colpevoli a suo dire di aver contribuito

alla rovina del figlio attraverso le loro “chicchere”. In questa opera teatrale la rappresentazione della vita

di Pantani oscilla tra l’immagine del campione forte ed imbattile e quella del piccolo uomo fragile

narrandone il percorso che lo porterà all’autodistruzione. Nel corso dello spettacolo vengono proposti

numerosi dubbi sulla misteriosa morte dello ciclista non tanto per le circostanze ma più sui veri

responsabili che hanno portato Pantani in fondo ad un tunnel da cui da solo non è mai riuscito ad

uscire. Il coro di scena che canta alcuni degli avvenimenti della vita dell’eroe richiama alcuni elementi

che caratterizzano la tragedia. Sul palco c’è un susseguirsi di persone che con le loro parole aggiungono

un qualcosa in più allo storia del ciclista. Durante lo spettacolo la vita di Pantani vieni divisa in due

parti. Nella prima viene rappresentato un ragazzino che comincia a correre all’età di dodici anni e che

pochi anni dopo diventerà un idolo per molto persone e una leggenda del ciclismo. Nella seconda parte

invece vengono raccontati i cinque anni successivi allo scandalo di Madonna di Campiglio caratterizzati

dall’angoscia che lo porterà prima alla depressione e poi al suicidio. La compagnia delle Ande costruisce

Page 4: SOFIA RAGLIO (4 LICEO MANIN) - Il 31 marzo, al Teatro Ponchielli, … · leggenda Marco Pantani, morto di vergogna. Tre ore di dialogo schietto, intenso e mai pesante hanno commosso

intorno a questo racconto un’immagine sull’Italia degli ultimi trenta anni, velocissima a creare ma nello

stesso tempo anche a distruggere i propri miti.

PIETRO DIGIUNI (2 LICEO SCIENTIFICO) - Martedì 1 marzo è andato in scena lo spettacolo

“Pantani”. Appena venuto a conoscenza della durata dello spettacolo, quasi tre ore e trenta, mi sono

spaventato, ho pensato che sarebbe stato troppo lungo e che, nonostante le argomentazioni fitte ed

interessanti, avrebbe regnato la noia. Per la gioia degli spettatori non è stato affatto così: la compagnia,

infatti, ha saputo mettere in scena una tragedia facile da seguire anche per chi, come me, del ciclista in

questione sapeva ben poco. La compagnia ci illustra la ”passione” di Marco Pantani, dalla sua infanzia

alla sua morte, sotto forma di intervista-indagine da parte di un giornalista presente sulla scena. Tutta

la vita del ciclista è vista dall’ esterno, da punti di vista differenti in confronto a quelli mediatici, da

quello familiare, con la presenza della famiglia del pirata sul palcoscenico (nella quale spicca la figura

tragica della madre), da quello giornalistico e da quello delle amicizie di Pantani. Questi punti di vista ci

accompagneranno per tutta l’ opera facendo un excursus biografico del pirata. Lo spettacolo,

nonostante la durata, risulta veramente godibile: l’ alternarsi di dialoghi con la famiglia, con gli amici

del ciclista e degli sketch, illustra le congetture contro il pirata, denunciando il processo mediatico fatto

contro di lui che lo hanno portato alla depressione ed alla morte. Lo spettacolo è interessante e ben

fatto, il duplice scopo di biografia e denuncia portano lo spettatore a riflettere sui processi mediatici e

sui maneggiamenti presenti anche all’ interno di uno sport come nobile come il ciclismo. L’ unica pecca

dello spettacolo è il coretto lagnoso che spesso viene utilizzato nelle scene le quali, nonostante annoi

non indifferentemente, contribuisce al lato tragico della storia. Concludo dicendo che questo spettacolo,

sul palco dal 2012, può essere rivolto sia agli appassionati del ciclista che ai totali sconosciuti poiché la

biografia vien raccontata nei dettagli, ma nel mentre prevale il tema di denuncia ed inchiesta.

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SOFIA RAGLIO (4 LICEO MANIN) - Il 31 marzo, al Teatro Ponchielli, le luci si spengono lente, a

spettacolo iniziato su quella folla di pubblico colpevole, come tutte le folle d’Italia, della scomparsa della

leggenda Marco Pantani, morto di vergogna. Tre ore di dialogo schietto, intenso e mai pesante hanno

commosso il pubblico, non solo spettatore ma anche partecipe di un ricordo e un omaggio che è al

tempo stesso un grido che chiede giustizia per una vittima di questo stato e della sua corruzione. Una

scena surreale e varia, in cui si sovrappongono il dramma dei parenti, egregiamente interpretato da

Ermanna Montanari , Luigi Dadina e Michela Marangoni, le testimonianze dell’accaduto, raccontate da

un giornalismo ben diverso dallo sciacallaggio mediatico che ha colpito l’atleta, i video emozionanti dei

grandi successi sportivi di Pantani. Anche i personaggi delle varie vicende, dai politici, agli amici, ai

testimoni si affacciano a dire di persona ciò che è troppo vivido o assurdo per essere raccontato da terzi.

Ma a colpire più di tutto e a dare un filo conduttore allo spettacolo, come in una vera tragedia, è il coro

che, spettatore della caduta dell’eroe, proclama il declino italiano, il declino di un paese dove non c’è

giustizia, dove le chiacchiere la fanno da padrone e l’unica verità è quella sommaria di giornali, Stato e

televisione. La storia è quella di una vittima, sacrificata per tutti e diventata emblema di scorrettezza,

forse proprio perché troppo corretta, integra, pura. La storia è quella di uno sportivo infangato dalle

voci di tutti, che non ha mai voluto cedere se non quando, nel baratro della depressione, perso l’onore, è

annegato nel mondo freddo e bianco della cocaina, che alla madre fa tanta paura. Circostanze poco

chiare e mai accertate intorno a quello che è senza alcun dubbio un omicidio, l’omicidio compiuto da

una nazione che non ha saputo far fronte a un uomo semplice e determinato che, in mezzo a tanta

ingiustizia e scorrettezza , con le sue sole forze era in grado di rappresentarla. Questo è il racconto che fa

Marco Martinelli, con cura e abilità, riuscendo in uno dei miracoli del teatro: comunicare al pubblico un

messaggio forte e chiaro e farlo tornare a casa un po’ più indignato e consapevole di prima.

ALESSANDRO NOTARI (1 LICEO SCIENTIFICO) - Il 29 febbraio è andato in scena all’teatro

Ponchielli “Pantani” tragedia messa in scena dalle “Compagina Delle Albe” una delle più note in Italia.

L’evento chiudeva la stagione di prosa 2014\2015. Il regista Martinelli ha deciso di rendere omaggio a

Marco Pantani attraverso un resoconto della sua vita dall’infanzia in Romagna fino alla sua tragica

morte nel 2004 in un modesto hotel di Rimini. Come spesso succede tra i campioni anche nel caso del

pirata l’immagine creata dai media è riuscita a rendere inesistente la sua persona. Lo spettacolo inizia

proprio con le accuse che la madre Tonina( rivolge ai giornalisti, colpevoli a suo dire di aver contribuito

alla rovina del figlio attraverso le loro “chicchere”. In questa opera teatrale la rappresentazione della vita

di Pantani oscilla tra l’immagine del campione forte ed imbattile e quella del piccolo uomo fragile

narrandone il percorso che lo porterà all’autodistruzione. Nel corso dello spettacolo vengono proposti

numerosi dubbi sulla misteriosa morte dello ciclista non tanto per le circostanze ma più sui veri

responsabili che hanno portato Pantani in fondo ad un tunnel da cui da solo non è mai riuscito ad

uscire. Il coro di scena che canta alcuni degli avvenimenti della vita dell’eroe richiama alcuni elementi

che caratterizzano la tragedia. Sul palco c’è un susseguirsi di persone che con le loro parole aggiungono

un qualcosa in più allo storia del ciclista. Durante lo spettacolo la vita di Pantani vieni divisa in due

parti. Nella prima viene rappresentato un ragazzino che comincia a correre all’età di dodici anni e che

pochi anni dopo diventerà un idolo per molto persone e una leggenda del ciclismo. Nella seconda parte

invece vengono raccontati i cinque anni successivi allo scandalo di Madonna di Campiglio caratterizzati

dall’angoscia che lo porterà prima alla depressione e poi al suicidio. La compagnia delle Ande costruisce

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intorno a questo racconto un’immagine sull’Italia degli ultimi trenta anni, velocissima a creare ma nello

stesso tempo anche a distruggere i propri miti.

PIETRO DIGIUNI (2 LICEO SCIENTIFICO) - Martedì 1 marzo è andato in scena lo spettacolo

“Pantani”. Appena venuto a conoscenza della durata dello spettacolo, quasi tre ore e trenta, mi sono

spaventato, ho pensato che sarebbe stato troppo lungo e che, nonostante le argomentazioni fitte ed

interessanti, avrebbe regnato la noia. Per la gioia degli spettatori non è stato affatto così: la compagnia,

infatti, ha saputo mettere in scena una tragedia facile da seguire anche per chi, come me, del ciclista in

questione sapeva ben poco. La compagnia ci illustra la ”passione” di Marco Pantani, dalla sua infanzia

alla sua morte, sotto forma di intervista-indagine da parte di un giornalista presente sulla scena. Tutta

la vita del ciclista è vista dall’ esterno, da punti di vista differenti in confronto a quelli mediatici, da

quello familiare, con la presenza della famiglia del pirata sul palcoscenico (nella quale spicca la figura

tragica della madre), da quello giornalistico e da quello delle amicizie di Pantani. Questi punti di vista ci

accompagneranno per tutta l’ opera facendo un excursus biografico del pirata. Lo spettacolo,

nonostante la durata, risulta veramente godibile: l’ alternarsi di dialoghi con la famiglia, con gli amici

del ciclista e degli sketch, illustra le congetture contro il pirata, denunciando il processo mediatico fatto

contro di lui che lo hanno portato alla depressione ed alla morte. Lo spettacolo è interessante e ben

fatto, il duplice scopo di biografia e denuncia portano lo spettatore a riflettere sui processi mediatici e

sui maneggiamenti presenti anche all’ interno di uno sport come nobile come il ciclismo. L’ unica pecca

dello spettacolo è il coretto lagnoso che spesso viene utilizzato nelle scene le quali, nonostante annoi

non indifferentemente, contribuisce al lato tragico della storia. Concludo dicendo che questo spettacolo,

sul palco dal 2012, può essere rivolto sia agli appassionati del ciclista che ai totali sconosciuti poiché la

biografia vien raccontata nei dettagli, ma nel mentre prevale il tema di denuncia ed inchiesta.

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SOFIA RAGLIO (4 LICEO MANIN) - Il 31 marzo, al Teatro Ponchielli, le luci si spengono lente, a

spettacolo iniziato su quella folla di pubblico colpevole, come tutte le folle d’Italia, della scomparsa della

leggenda Marco Pantani, morto di vergogna. Tre ore di dialogo schietto, intenso e mai pesante hanno

commosso il pubblico, non solo spettatore ma anche partecipe di un ricordo e un omaggio che è al

tempo stesso un grido che chiede giustizia per una vittima di questo stato e della sua corruzione. Una

scena surreale e varia, in cui si sovrappongono il dramma dei parenti, egregiamente interpretato da

Ermanna Montanari , Luigi Dadina e Michela Marangoni, le testimonianze dell’accaduto, raccontate da

un giornalismo ben diverso dallo sciacallaggio mediatico che ha colpito l’atleta, i video emozionanti dei

grandi successi sportivi di Pantani. Anche i personaggi delle varie vicende, dai politici, agli amici, ai

testimoni si affacciano a dire di persona ciò che è troppo vivido o assurdo per essere raccontato da terzi.

Ma a colpire più di tutto e a dare un filo conduttore allo spettacolo, come in una vera tragedia, è il coro

che, spettatore della caduta dell’eroe, proclama il declino italiano, il declino di un paese dove non c’è

giustizia, dove le chiacchiere la fanno da padrone e l’unica verità è quella sommaria di giornali, Stato e

televisione. La storia è quella di una vittima, sacrificata per tutti e diventata emblema di scorrettezza,

forse proprio perché troppo corretta, integra, pura. La storia è quella di uno sportivo infangato dalle

voci di tutti, che non ha mai voluto cedere se non quando, nel baratro della depressione, perso l’onore, è

annegato nel mondo freddo e bianco della cocaina, che alla madre fa tanta paura. Circostanze poco

chiare e mai accertate intorno a quello che è senza alcun dubbio un omicidio, l’omicidio compiuto da

una nazione che non ha saputo far fronte a un uomo semplice e determinato che, in mezzo a tanta

ingiustizia e scorrettezza , con le sue sole forze era in grado di rappresentarla. Questo è il racconto che fa

Marco Martinelli, con cura e abilità, riuscendo in uno dei miracoli del teatro: comunicare al pubblico un

messaggio forte e chiaro e farlo tornare a casa un po’ più indignato e consapevole di prima.

ALESSANDRO NOTARI (1 LICEO SCIENTIFICO) - Il 29 febbraio è andato in scena all’teatro

Ponchielli “Pantani” tragedia messa in scena dalle “Compagina Delle Albe” una delle più note in Italia.

L’evento chiudeva la stagione di prosa 2014\2015. Il regista Martinelli ha deciso di rendere omaggio a

Marco Pantani attraverso un resoconto della sua vita dall’infanzia in Romagna fino alla sua tragica

morte nel 2004 in un modesto hotel di Rimini. Come spesso succede tra i campioni anche nel caso del

pirata l’immagine creata dai media è riuscita a rendere inesistente la sua persona. Lo spettacolo inizia

proprio con le accuse che la madre Tonina( rivolge ai giornalisti, colpevoli a suo dire di aver contribuito

alla rovina del figlio attraverso le loro “chicchere”. In questa opera teatrale la rappresentazione della vita

di Pantani oscilla tra l’immagine del campione forte ed imbattile e quella del piccolo uomo fragile

narrandone il percorso che lo porterà all’autodistruzione. Nel corso dello spettacolo vengono proposti

numerosi dubbi sulla misteriosa morte dello ciclista non tanto per le circostanze ma più sui veri

responsabili che hanno portato Pantani in fondo ad un tunnel da cui da solo non è mai riuscito ad

uscire. Il coro di scena che canta alcuni degli avvenimenti della vita dell’eroe richiama alcuni elementi

che caratterizzano la tragedia. Sul palco c’è un susseguirsi di persone che con le loro parole aggiungono

un qualcosa in più allo storia del ciclista. Durante lo spettacolo la vita di Pantani vieni divisa in due

parti. Nella prima viene rappresentato un ragazzino che comincia a correre all’età di dodici anni e che

pochi anni dopo diventerà un idolo per molto persone e una leggenda del ciclismo. Nella seconda parte

invece vengono raccontati i cinque anni successivi allo scandalo di Madonna di Campiglio caratterizzati

dall’angoscia che lo porterà prima alla depressione e poi al suicidio. La compagnia delle Ande costruisce

Page 8: SOFIA RAGLIO (4 LICEO MANIN) - Il 31 marzo, al Teatro Ponchielli, … · leggenda Marco Pantani, morto di vergogna. Tre ore di dialogo schietto, intenso e mai pesante hanno commosso

intorno a questo racconto un’immagine sull’Italia degli ultimi trenta anni, velocissima a creare ma nello

stesso tempo anche a distruggere i propri miti.

PIETRO DIGIUNI (2 LICEO SCIENTIFICO) - Martedì 1 marzo è andato in scena lo spettacolo

“Pantani”. Appena venuto a conoscenza della durata dello spettacolo, quasi tre ore e trenta, mi sono

spaventato, ho pensato che sarebbe stato troppo lungo e che, nonostante le argomentazioni fitte ed

interessanti, avrebbe regnato la noia. Per la gioia degli spettatori non è stato affatto così: la compagnia,

infatti, ha saputo mettere in scena una tragedia facile da seguire anche per chi, come me, del ciclista in

questione sapeva ben poco. La compagnia ci illustra la ”passione” di Marco Pantani, dalla sua infanzia

alla sua morte, sotto forma di intervista-indagine da parte di un giornalista presente sulla scena. Tutta

la vita del ciclista è vista dall’ esterno, da punti di vista differenti in confronto a quelli mediatici, da

quello familiare, con la presenza della famiglia del pirata sul palcoscenico (nella quale spicca la figura

tragica della madre), da quello giornalistico e da quello delle amicizie di Pantani. Questi punti di vista ci

accompagneranno per tutta l’ opera facendo un excursus biografico del pirata. Lo spettacolo,

nonostante la durata, risulta veramente godibile: l’ alternarsi di dialoghi con la famiglia, con gli amici

del ciclista e degli sketch, illustra le congetture contro il pirata, denunciando il processo mediatico fatto

contro di lui che lo hanno portato alla depressione ed alla morte. Lo spettacolo è interessante e ben

fatto, il duplice scopo di biografia e denuncia portano lo spettatore a riflettere sui processi mediatici e

sui maneggiamenti presenti anche all’ interno di uno sport come nobile come il ciclismo. L’ unica pecca

dello spettacolo è il coretto lagnoso che spesso viene utilizzato nelle scene le quali, nonostante annoi

non indifferentemente, contribuisce al lato tragico della storia. Concludo dicendo che questo spettacolo,

sul palco dal 2012, può essere rivolto sia agli appassionati del ciclista che ai totali sconosciuti poiché la

biografia vien raccontata nei dettagli, ma nel mentre prevale il tema di denuncia ed inchiesta.

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SOFIA RAGLIO (4 LICEO MANIN) - Il 31 marzo, al Teatro Ponchielli, le luci si spengono lente, a

spettacolo iniziato su quella folla di pubblico colpevole, come tutte le folle d’Italia, della scomparsa della

leggenda Marco Pantani, morto di vergogna. Tre ore di dialogo schietto, intenso e mai pesante hanno

commosso il pubblico, non solo spettatore ma anche partecipe di un ricordo e un omaggio che è al

tempo stesso un grido che chiede giustizia per una vittima di questo stato e della sua corruzione. Una

scena surreale e varia, in cui si sovrappongono il dramma dei parenti, egregiamente interpretato da

Ermanna Montanari , Luigi Dadina e Michela Marangoni, le testimonianze dell’accaduto, raccontate da

un giornalismo ben diverso dallo sciacallaggio mediatico che ha colpito l’atleta, i video emozionanti dei

grandi successi sportivi di Pantani. Anche i personaggi delle varie vicende, dai politici, agli amici, ai

testimoni si affacciano a dire di persona ciò che è troppo vivido o assurdo per essere raccontato da terzi.

Ma a colpire più di tutto e a dare un filo conduttore allo spettacolo, come in una vera tragedia, è il coro

che, spettatore della caduta dell’eroe, proclama il declino italiano, il declino di un paese dove non c’è

giustizia, dove le chiacchiere la fanno da padrone e l’unica verità è quella sommaria di giornali, Stato e

televisione. La storia è quella di una vittima, sacrificata per tutti e diventata emblema di scorrettezza,

forse proprio perché troppo corretta, integra, pura. La storia è quella di uno sportivo infangato dalle

voci di tutti, che non ha mai voluto cedere se non quando, nel baratro della depressione, perso l’onore, è

annegato nel mondo freddo e bianco della cocaina, che alla madre fa tanta paura. Circostanze poco

chiare e mai accertate intorno a quello che è senza alcun dubbio un omicidio, l’omicidio compiuto da

una nazione che non ha saputo far fronte a un uomo semplice e determinato che, in mezzo a tanta

ingiustizia e scorrettezza , con le sue sole forze era in grado di rappresentarla. Questo è il racconto che fa

Marco Martinelli, con cura e abilità, riuscendo in uno dei miracoli del teatro: comunicare al pubblico un

messaggio forte e chiaro e farlo tornare a casa un po’ più indignato e consapevole di prima.

ALESSANDRO NOTARI (1 LICEO SCIENTIFICO) - Il 29 febbraio è andato in scena all’teatro

Ponchielli “Pantani” tragedia messa in scena dalle “Compagina Delle Albe” una delle più note in Italia.

L’evento chiudeva la stagione di prosa 2014\2015. Il regista Martinelli ha deciso di rendere omaggio a

Marco Pantani attraverso un resoconto della sua vita dall’infanzia in Romagna fino alla sua tragica

morte nel 2004 in un modesto hotel di Rimini. Come spesso succede tra i campioni anche nel caso del

pirata l’immagine creata dai media è riuscita a rendere inesistente la sua persona. Lo spettacolo inizia

proprio con le accuse che la madre Tonina( rivolge ai giornalisti, colpevoli a suo dire di aver contribuito

alla rovina del figlio attraverso le loro “chicchere”. In questa opera teatrale la rappresentazione della vita

di Pantani oscilla tra l’immagine del campione forte ed imbattile e quella del piccolo uomo fragile

narrandone il percorso che lo porterà all’autodistruzione. Nel corso dello spettacolo vengono proposti

numerosi dubbi sulla misteriosa morte dello ciclista non tanto per le circostanze ma più sui veri

responsabili che hanno portato Pantani in fondo ad un tunnel da cui da solo non è mai riuscito ad

uscire. Il coro di scena che canta alcuni degli avvenimenti della vita dell’eroe richiama alcuni elementi

che caratterizzano la tragedia. Sul palco c’è un susseguirsi di persone che con le loro parole aggiungono

un qualcosa in più allo storia del ciclista. Durante lo spettacolo la vita di Pantani vieni divisa in due

parti. Nella prima viene rappresentato un ragazzino che comincia a correre all’età di dodici anni e che

pochi anni dopo diventerà un idolo per molto persone e una leggenda del ciclismo. Nella seconda parte

invece vengono raccontati i cinque anni successivi allo scandalo di Madonna di Campiglio caratterizzati

dall’angoscia che lo porterà prima alla depressione e poi al suicidio. La compagnia delle Ande costruisce

Page 10: SOFIA RAGLIO (4 LICEO MANIN) - Il 31 marzo, al Teatro Ponchielli, … · leggenda Marco Pantani, morto di vergogna. Tre ore di dialogo schietto, intenso e mai pesante hanno commosso

intorno a questo racconto un’immagine sull’Italia degli ultimi trenta anni, velocissima a creare ma nello

stesso tempo anche a distruggere i propri miti.

PIETRO DIGIUNI (2 LICEO SCIENTIFICO) - Martedì 1 marzo è andato in scena lo spettacolo

“Pantani”. Appena venuto a conoscenza della durata dello spettacolo, quasi tre ore e trenta, mi sono

spaventato, ho pensato che sarebbe stato troppo lungo e che, nonostante le argomentazioni fitte ed

interessanti, avrebbe regnato la noia. Per la gioia degli spettatori non è stato affatto così: la compagnia,

infatti, ha saputo mettere in scena una tragedia facile da seguire anche per chi, come me, del ciclista in

questione sapeva ben poco. La compagnia ci illustra la ”passione” di Marco Pantani, dalla sua infanzia

alla sua morte, sotto forma di intervista-indagine da parte di un giornalista presente sulla scena. Tutta

la vita del ciclista è vista dall’ esterno, da punti di vista differenti in confronto a quelli mediatici, da

quello familiare, con la presenza della famiglia del pirata sul palcoscenico (nella quale spicca la figura

tragica della madre), da quello giornalistico e da quello delle amicizie di Pantani. Questi punti di vista ci

accompagneranno per tutta l’ opera facendo un excursus biografico del pirata. Lo spettacolo,

nonostante la durata, risulta veramente godibile: l’ alternarsi di dialoghi con la famiglia, con gli amici

del ciclista e degli sketch, illustra le congetture contro il pirata, denunciando il processo mediatico fatto

contro di lui che lo hanno portato alla depressione ed alla morte. Lo spettacolo è interessante e ben

fatto, il duplice scopo di biografia e denuncia portano lo spettatore a riflettere sui processi mediatici e

sui maneggiamenti presenti anche all’ interno di uno sport come nobile come il ciclismo. L’ unica pecca

dello spettacolo è il coretto lagnoso che spesso viene utilizzato nelle scene le quali, nonostante annoi

non indifferentemente, contribuisce al lato tragico della storia. Concludo dicendo che questo spettacolo,

sul palco dal 2012, può essere rivolto sia agli appassionati del ciclista che ai totali sconosciuti poiché la

biografia vien raccontata nei dettagli, ma nel mentre prevale il tema di denuncia ed inchiesta.

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SOFIA RAGLIO (4 LICEO MANIN) - Il 31 marzo, al Teatro Ponchielli, le luci si spengono lente, a

spettacolo iniziato su quella folla di pubblico colpevole, come tutte le folle d’Italia, della scomparsa della

leggenda Marco Pantani, morto di vergogna. Tre ore di dialogo schietto, intenso e mai pesante hanno

commosso il pubblico, non solo spettatore ma anche partecipe di un ricordo e un omaggio che è al

tempo stesso un grido che chiede giustizia per una vittima di questo stato e della sua corruzione. Una

scena surreale e varia, in cui si sovrappongono il dramma dei parenti, egregiamente interpretato da

Ermanna Montanari , Luigi Dadina e Michela Marangoni, le testimonianze dell’accaduto, raccontate da

un giornalismo ben diverso dallo sciacallaggio mediatico che ha colpito l’atleta, i video emozionanti dei

grandi successi sportivi di Pantani. Anche i personaggi delle varie vicende, dai politici, agli amici, ai

testimoni si affacciano a dire di persona ciò che è troppo vivido o assurdo per essere raccontato da terzi.

Ma a colpire più di tutto e a dare un filo conduttore allo spettacolo, come in una vera tragedia, è il coro

che, spettatore della caduta dell’eroe, proclama il declino italiano, il declino di un paese dove non c’è

giustizia, dove le chiacchiere la fanno da padrone e l’unica verità è quella sommaria di giornali, Stato e

televisione. La storia è quella di una vittima, sacrificata per tutti e diventata emblema di scorrettezza,

forse proprio perché troppo corretta, integra, pura. La storia è quella di uno sportivo infangato dalle

voci di tutti, che non ha mai voluto cedere se non quando, nel baratro della depressione, perso l’onore, è

annegato nel mondo freddo e bianco della cocaina, che alla madre fa tanta paura. Circostanze poco

chiare e mai accertate intorno a quello che è senza alcun dubbio un omicidio, l’omicidio compiuto da

una nazione che non ha saputo far fronte a un uomo semplice e determinato che, in mezzo a tanta

ingiustizia e scorrettezza , con le sue sole forze era in grado di rappresentarla. Questo è il racconto che fa

Marco Martinelli, con cura e abilità, riuscendo in uno dei miracoli del teatro: comunicare al pubblico un

messaggio forte e chiaro e farlo tornare a casa un po’ più indignato e consapevole di prima.

ALESSANDRO NOTARI (1 LICEO SCIENTIFICO) - Il 29 febbraio è andato in scena all’teatro

Ponchielli “Pantani” tragedia messa in scena dalle “Compagina Delle Albe” una delle più note in Italia.

L’evento chiudeva la stagione di prosa 2014\2015. Il regista Martinelli ha deciso di rendere omaggio a

Marco Pantani attraverso un resoconto della sua vita dall’infanzia in Romagna fino alla sua tragica

morte nel 2004 in un modesto hotel di Rimini. Come spesso succede tra i campioni anche nel caso del

pirata l’immagine creata dai media è riuscita a rendere inesistente la sua persona. Lo spettacolo inizia

proprio con le accuse che la madre Tonina( rivolge ai giornalisti, colpevoli a suo dire di aver contribuito

alla rovina del figlio attraverso le loro “chicchere”. In questa opera teatrale la rappresentazione della vita

di Pantani oscilla tra l’immagine del campione forte ed imbattile e quella del piccolo uomo fragile

narrandone il percorso che lo porterà all’autodistruzione. Nel corso dello spettacolo vengono proposti

numerosi dubbi sulla misteriosa morte dello ciclista non tanto per le circostanze ma più sui veri

responsabili che hanno portato Pantani in fondo ad un tunnel da cui da solo non è mai riuscito ad

uscire. Il coro di scena che canta alcuni degli avvenimenti della vita dell’eroe richiama alcuni elementi

che caratterizzano la tragedia. Sul palco c’è un susseguirsi di persone che con le loro parole aggiungono

un qualcosa in più allo storia del ciclista. Durante lo spettacolo la vita di Pantani vieni divisa in due

parti. Nella prima viene rappresentato un ragazzino che comincia a correre all’età di dodici anni e che

pochi anni dopo diventerà un idolo per molto persone e una leggenda del ciclismo. Nella seconda parte

invece vengono raccontati i cinque anni successivi allo scandalo di Madonna di Campiglio caratterizzati

dall’angoscia che lo porterà prima alla depressione e poi al suicidio. La compagnia delle Ande costruisce

Page 12: SOFIA RAGLIO (4 LICEO MANIN) - Il 31 marzo, al Teatro Ponchielli, … · leggenda Marco Pantani, morto di vergogna. Tre ore di dialogo schietto, intenso e mai pesante hanno commosso

intorno a questo racconto un’immagine sull’Italia degli ultimi trenta anni, velocissima a creare ma nello

stesso tempo anche a distruggere i propri miti.

PIETRO DIGIUNI (2 LICEO SCIENTIFICO) - Martedì 1 marzo è andato in scena lo spettacolo

“Pantani”. Appena venuto a conoscenza della durata dello spettacolo, quasi tre ore e trenta, mi sono

spaventato, ho pensato che sarebbe stato troppo lungo e che, nonostante le argomentazioni fitte ed

interessanti, avrebbe regnato la noia. Per la gioia degli spettatori non è stato affatto così: la compagnia,

infatti, ha saputo mettere in scena una tragedia facile da seguire anche per chi, come me, del ciclista in

questione sapeva ben poco. La compagnia ci illustra la ”passione” di Marco Pantani, dalla sua infanzia

alla sua morte, sotto forma di intervista-indagine da parte di un giornalista presente sulla scena. Tutta

la vita del ciclista è vista dall’ esterno, da punti di vista differenti in confronto a quelli mediatici, da

quello familiare, con la presenza della famiglia del pirata sul palcoscenico (nella quale spicca la figura

tragica della madre), da quello giornalistico e da quello delle amicizie di Pantani. Questi punti di vista ci

accompagneranno per tutta l’ opera facendo un excursus biografico del pirata. Lo spettacolo,

nonostante la durata, risulta veramente godibile: l’ alternarsi di dialoghi con la famiglia, con gli amici

del ciclista e degli sketch, illustra le congetture contro il pirata, denunciando il processo mediatico fatto

contro di lui che lo hanno portato alla depressione ed alla morte. Lo spettacolo è interessante e ben

fatto, il duplice scopo di biografia e denuncia portano lo spettatore a riflettere sui processi mediatici e

sui maneggiamenti presenti anche all’ interno di uno sport come nobile come il ciclismo. L’ unica pecca

dello spettacolo è il coretto lagnoso che spesso viene utilizzato nelle scene le quali, nonostante annoi

non indifferentemente, contribuisce al lato tragico della storia. Concludo dicendo che questo spettacolo,

sul palco dal 2012, può essere rivolto sia agli appassionati del ciclista che ai totali sconosciuti poiché la

biografia vien raccontata nei dettagli, ma nel mentre prevale il tema di denuncia ed inchiesta.

Page 13: SOFIA RAGLIO (4 LICEO MANIN) - Il 31 marzo, al Teatro Ponchielli, … · leggenda Marco Pantani, morto di vergogna. Tre ore di dialogo schietto, intenso e mai pesante hanno commosso

SOFIA RAGLIO (4 LICEO MANIN) - Il 31 marzo, al Teatro Ponchielli, le luci si spengono lente, a

spettacolo iniziato su quella folla di pubblico colpevole, come tutte le folle d’Italia, della scomparsa della

leggenda Marco Pantani, morto di vergogna. Tre ore di dialogo schietto, intenso e mai pesante hanno

commosso il pubblico, non solo spettatore ma anche partecipe di un ricordo e un omaggio che è al

tempo stesso un grido che chiede giustizia per una vittima di questo stato e della sua corruzione. Una

scena surreale e varia, in cui si sovrappongono il dramma dei parenti, egregiamente interpretato da

Ermanna Montanari , Luigi Dadina e Michela Marangoni, le testimonianze dell’accaduto, raccontate da

un giornalismo ben diverso dallo sciacallaggio mediatico che ha colpito l’atleta, i video emozionanti dei

grandi successi sportivi di Pantani. Anche i personaggi delle varie vicende, dai politici, agli amici, ai

testimoni si affacciano a dire di persona ciò che è troppo vivido o assurdo per essere raccontato da terzi.

Ma a colpire più di tutto e a dare un filo conduttore allo spettacolo, come in una vera tragedia, è il coro

che, spettatore della caduta dell’eroe, proclama il declino italiano, il declino di un paese dove non c’è

giustizia, dove le chiacchiere la fanno da padrone e l’unica verità è quella sommaria di giornali, Stato e

televisione. La storia è quella di una vittima, sacrificata per tutti e diventata emblema di scorrettezza,

forse proprio perché troppo corretta, integra, pura. La storia è quella di uno sportivo infangato dalle

voci di tutti, che non ha mai voluto cedere se non quando, nel baratro della depressione, perso l’onore, è

annegato nel mondo freddo e bianco della cocaina, che alla madre fa tanta paura. Circostanze poco

chiare e mai accertate intorno a quello che è senza alcun dubbio un omicidio, l’omicidio compiuto da

una nazione che non ha saputo far fronte a un uomo semplice e determinato che, in mezzo a tanta

ingiustizia e scorrettezza , con le sue sole forze era in grado di rappresentarla. Questo è il racconto che fa

Marco Martinelli, con cura e abilità, riuscendo in uno dei miracoli del teatro: comunicare al pubblico un

messaggio forte e chiaro e farlo tornare a casa un po’ più indignato e consapevole di prima.

ALESSANDRO NOTARI (1 LICEO SCIENTIFICO) - Il 29 febbraio è andato in scena all’teatro

Ponchielli “Pantani” tragedia messa in scena dalle “Compagina Delle Albe” una delle più note in Italia.

L’evento chiudeva la stagione di prosa 2014\2015. Il regista Martinelli ha deciso di rendere omaggio a

Marco Pantani attraverso un resoconto della sua vita dall’infanzia in Romagna fino alla sua tragica

morte nel 2004 in un modesto hotel di Rimini. Come spesso succede tra i campioni anche nel caso del

pirata l’immagine creata dai media è riuscita a rendere inesistente la sua persona. Lo spettacolo inizia

proprio con le accuse che la madre Tonina( rivolge ai giornalisti, colpevoli a suo dire di aver contribuito

alla rovina del figlio attraverso le loro “chicchere”. In questa opera teatrale la rappresentazione della vita

di Pantani oscilla tra l’immagine del campione forte ed imbattile e quella del piccolo uomo fragile

narrandone il percorso che lo porterà all’autodistruzione. Nel corso dello spettacolo vengono proposti

numerosi dubbi sulla misteriosa morte dello ciclista non tanto per le circostanze ma più sui veri

responsabili che hanno portato Pantani in fondo ad un tunnel da cui da solo non è mai riuscito ad

uscire. Il coro di scena che canta alcuni degli avvenimenti della vita dell’eroe richiama alcuni elementi

che caratterizzano la tragedia. Sul palco c’è un susseguirsi di persone che con le loro parole aggiungono

un qualcosa in più allo storia del ciclista. Durante lo spettacolo la vita di Pantani vieni divisa in due

parti. Nella prima viene rappresentato un ragazzino che comincia a correre all’età di dodici anni e che

pochi anni dopo diventerà un idolo per molto persone e una leggenda del ciclismo. Nella seconda parte

invece vengono raccontati i cinque anni successivi allo scandalo di Madonna di Campiglio caratterizzati

dall’angoscia che lo porterà prima alla depressione e poi al suicidio. La compagnia delle Ande costruisce

Page 14: SOFIA RAGLIO (4 LICEO MANIN) - Il 31 marzo, al Teatro Ponchielli, … · leggenda Marco Pantani, morto di vergogna. Tre ore di dialogo schietto, intenso e mai pesante hanno commosso

intorno a questo racconto un’immagine sull’Italia degli ultimi trenta anni, velocissima a creare ma nello

stesso tempo anche a distruggere i propri miti.

PIETRO DIGIUNI (2 LICEO SCIENTIFICO) - Martedì 1 marzo è andato in scena lo spettacolo

“Pantani”. Appena venuto a conoscenza della durata dello spettacolo, quasi tre ore e trenta, mi sono

spaventato, ho pensato che sarebbe stato troppo lungo e che, nonostante le argomentazioni fitte ed

interessanti, avrebbe regnato la noia. Per la gioia degli spettatori non è stato affatto così: la compagnia,

infatti, ha saputo mettere in scena una tragedia facile da seguire anche per chi, come me, del ciclista in

questione sapeva ben poco. La compagnia ci illustra la ”passione” di Marco Pantani, dalla sua infanzia

alla sua morte, sotto forma di intervista-indagine da parte di un giornalista presente sulla scena. Tutta

la vita del ciclista è vista dall’ esterno, da punti di vista differenti in confronto a quelli mediatici, da

quello familiare, con la presenza della famiglia del pirata sul palcoscenico (nella quale spicca la figura

tragica della madre), da quello giornalistico e da quello delle amicizie di Pantani. Questi punti di vista ci

accompagneranno per tutta l’ opera facendo un excursus biografico del pirata. Lo spettacolo,

nonostante la durata, risulta veramente godibile: l’ alternarsi di dialoghi con la famiglia, con gli amici

del ciclista e degli sketch, illustra le congetture contro il pirata, denunciando il processo mediatico fatto

contro di lui che lo hanno portato alla depressione ed alla morte. Lo spettacolo è interessante e ben

fatto, il duplice scopo di biografia e denuncia portano lo spettatore a riflettere sui processi mediatici e

sui maneggiamenti presenti anche all’ interno di uno sport come nobile come il ciclismo. L’ unica pecca

dello spettacolo è il coretto lagnoso che spesso viene utilizzato nelle scene le quali, nonostante annoi

non indifferentemente, contribuisce al lato tragico della storia. Concludo dicendo che questo spettacolo,

sul palco dal 2012, può essere rivolto sia agli appassionati del ciclista che ai totali sconosciuti poiché la

biografia vien raccontata nei dettagli, ma nel mentre prevale il tema di denuncia ed inchiesta.

Page 15: SOFIA RAGLIO (4 LICEO MANIN) - Il 31 marzo, al Teatro Ponchielli, … · leggenda Marco Pantani, morto di vergogna. Tre ore di dialogo schietto, intenso e mai pesante hanno commosso

SOFIA RAGLIO (4 LICEO MANIN) - Il 31 marzo, al Teatro Ponchielli, le luci si spengono lente, a

spettacolo iniziato su quella folla di pubblico colpevole, come tutte le folle d’Italia, della scomparsa della

leggenda Marco Pantani, morto di vergogna. Tre ore di dialogo schietto, intenso e mai pesante hanno

commosso il pubblico, non solo spettatore ma anche partecipe di un ricordo e un omaggio che è al

tempo stesso un grido che chiede giustizia per una vittima di questo stato e della sua corruzione. Una

scena surreale e varia, in cui si sovrappongono il dramma dei parenti, egregiamente interpretato da

Ermanna Montanari , Luigi Dadina e Michela Marangoni, le testimonianze dell’accaduto, raccontate da

un giornalismo ben diverso dallo sciacallaggio mediatico che ha colpito l’atleta, i video emozionanti dei

grandi successi sportivi di Pantani. Anche i personaggi delle varie vicende, dai politici, agli amici, ai

testimoni si affacciano a dire di persona ciò che è troppo vivido o assurdo per essere raccontato da terzi.

Ma a colpire più di tutto e a dare un filo conduttore allo spettacolo, come in una vera tragedia, è il coro

che, spettatore della caduta dell’eroe, proclama il declino italiano, il declino di un paese dove non c’è

giustizia, dove le chiacchiere la fanno da padrone e l’unica verità è quella sommaria di giornali, Stato e

televisione. La storia è quella di una vittima, sacrificata per tutti e diventata emblema di scorrettezza,

forse proprio perché troppo corretta, integra, pura. La storia è quella di uno sportivo infangato dalle

voci di tutti, che non ha mai voluto cedere se non quando, nel baratro della depressione, perso l’onore, è

annegato nel mondo freddo e bianco della cocaina, che alla madre fa tanta paura. Circostanze poco

chiare e mai accertate intorno a quello che è senza alcun dubbio un omicidio, l’omicidio compiuto da

una nazione che non ha saputo far fronte a un uomo semplice e determinato che, in mezzo a tanta

ingiustizia e scorrettezza , con le sue sole forze era in grado di rappresentarla. Questo è il racconto che fa

Marco Martinelli, con cura e abilità, riuscendo in uno dei miracoli del teatro: comunicare al pubblico un

messaggio forte e chiaro e farlo tornare a casa un po’ più indignato e consapevole di prima.

ALESSANDRO NOTARI (1 LICEO SCIENTIFICO) - Il 29 febbraio è andato in scena all’teatro

Ponchielli “Pantani” tragedia messa in scena dalle “Compagina Delle Albe” una delle più note in Italia.

L’evento chiudeva la stagione di prosa 2014\2015. Il regista Martinelli ha deciso di rendere omaggio a

Marco Pantani attraverso un resoconto della sua vita dall’infanzia in Romagna fino alla sua tragica

morte nel 2004 in un modesto hotel di Rimini. Come spesso succede tra i campioni anche nel caso del

pirata l’immagine creata dai media è riuscita a rendere inesistente la sua persona. Lo spettacolo inizia

proprio con le accuse che la madre Tonina( rivolge ai giornalisti, colpevoli a suo dire di aver contribuito

alla rovina del figlio attraverso le loro “chicchere”. In questa opera teatrale la rappresentazione della vita

di Pantani oscilla tra l’immagine del campione forte ed imbattile e quella del piccolo uomo fragile

narrandone il percorso che lo porterà all’autodistruzione. Nel corso dello spettacolo vengono proposti

numerosi dubbi sulla misteriosa morte dello ciclista non tanto per le circostanze ma più sui veri

responsabili che hanno portato Pantani in fondo ad un tunnel da cui da solo non è mai riuscito ad

uscire. Il coro di scena che canta alcuni degli avvenimenti della vita dell’eroe richiama alcuni elementi

che caratterizzano la tragedia. Sul palco c’è un susseguirsi di persone che con le loro parole aggiungono

un qualcosa in più allo storia del ciclista. Durante lo spettacolo la vita di Pantani vieni divisa in due

parti. Nella prima viene rappresentato un ragazzino che comincia a correre all’età di dodici anni e che

pochi anni dopo diventerà un idolo per molto persone e una leggenda del ciclismo. Nella seconda parte

invece vengono raccontati i cinque anni successivi allo scandalo di Madonna di Campiglio caratterizzati

dall’angoscia che lo porterà prima alla depressione e poi al suicidio. La compagnia delle Ande costruisce

Page 16: SOFIA RAGLIO (4 LICEO MANIN) - Il 31 marzo, al Teatro Ponchielli, … · leggenda Marco Pantani, morto di vergogna. Tre ore di dialogo schietto, intenso e mai pesante hanno commosso

intorno a questo racconto un’immagine sull’Italia degli ultimi trenta anni, velocissima a creare ma nello

stesso tempo anche a distruggere i propri miti.

PIETRO DIGIUNI (2 LICEO SCIENTIFICO) - Martedì 1 marzo è andato in scena lo spettacolo

“Pantani”. Appena venuto a conoscenza della durata dello spettacolo, quasi tre ore e trenta, mi sono

spaventato, ho pensato che sarebbe stato troppo lungo e che, nonostante le argomentazioni fitte ed

interessanti, avrebbe regnato la noia. Per la gioia degli spettatori non è stato affatto così: la compagnia,

infatti, ha saputo mettere in scena una tragedia facile da seguire anche per chi, come me, del ciclista in

questione sapeva ben poco. La compagnia ci illustra la ”passione” di Marco Pantani, dalla sua infanzia

alla sua morte, sotto forma di intervista-indagine da parte di un giornalista presente sulla scena. Tutta

la vita del ciclista è vista dall’ esterno, da punti di vista differenti in confronto a quelli mediatici, da

quello familiare, con la presenza della famiglia del pirata sul palcoscenico (nella quale spicca la figura

tragica della madre), da quello giornalistico e da quello delle amicizie di Pantani. Questi punti di vista ci

accompagneranno per tutta l’ opera facendo un excursus biografico del pirata. Lo spettacolo,

nonostante la durata, risulta veramente godibile: l’ alternarsi di dialoghi con la famiglia, con gli amici

del ciclista e degli sketch, illustra le congetture contro il pirata, denunciando il processo mediatico fatto

contro di lui che lo hanno portato alla depressione ed alla morte. Lo spettacolo è interessante e ben

fatto, il duplice scopo di biografia e denuncia portano lo spettatore a riflettere sui processi mediatici e

sui maneggiamenti presenti anche all’ interno di uno sport come nobile come il ciclismo. L’ unica pecca

dello spettacolo è il coretto lagnoso che spesso viene utilizzato nelle scene le quali, nonostante annoi

non indifferentemente, contribuisce al lato tragico della storia. Concludo dicendo che questo spettacolo,

sul palco dal 2012, può essere rivolto sia agli appassionati del ciclista che ai totali sconosciuti poiché la

biografia vien raccontata nei dettagli, ma nel mentre prevale il tema di denuncia ed inchiesta.

Page 17: SOFIA RAGLIO (4 LICEO MANIN) - Il 31 marzo, al Teatro Ponchielli, … · leggenda Marco Pantani, morto di vergogna. Tre ore di dialogo schietto, intenso e mai pesante hanno commosso

SOFIA RAGLIO (4 LICEO MANIN) - Il 31 marzo, al Teatro Ponchielli, le luci si spengono lente, a

spettacolo iniziato su quella folla di pubblico colpevole, come tutte le folle d’Italia, della scomparsa della

leggenda Marco Pantani, morto di vergogna. Tre ore di dialogo schietto, intenso e mai pesante hanno

commosso il pubblico, non solo spettatore ma anche partecipe di un ricordo e un omaggio che è al

tempo stesso un grido che chiede giustizia per una vittima di questo stato e della sua corruzione. Una

scena surreale e varia, in cui si sovrappongono il dramma dei parenti, egregiamente interpretato da

Ermanna Montanari , Luigi Dadina e Michela Marangoni, le testimonianze dell’accaduto, raccontate da

un giornalismo ben diverso dallo sciacallaggio mediatico che ha colpito l’atleta, i video emozionanti dei

grandi successi sportivi di Pantani. Anche i personaggi delle varie vicende, dai politici, agli amici, ai

testimoni si affacciano a dire di persona ciò che è troppo vivido o assurdo per essere raccontato da terzi.

Ma a colpire più di tutto e a dare un filo conduttore allo spettacolo, come in una vera tragedia, è il coro

che, spettatore della caduta dell’eroe, proclama il declino italiano, il declino di un paese dove non c’è

giustizia, dove le chiacchiere la fanno da padrone e l’unica verità è quella sommaria di giornali, Stato e

televisione. La storia è quella di una vittima, sacrificata per tutti e diventata emblema di scorrettezza,

forse proprio perché troppo corretta, integra, pura. La storia è quella di uno sportivo infangato dalle

voci di tutti, che non ha mai voluto cedere se non quando, nel baratro della depressione, perso l’onore, è

annegato nel mondo freddo e bianco della cocaina, che alla madre fa tanta paura. Circostanze poco

chiare e mai accertate intorno a quello che è senza alcun dubbio un omicidio, l’omicidio compiuto da

una nazione che non ha saputo far fronte a un uomo semplice e determinato che, in mezzo a tanta

ingiustizia e scorrettezza , con le sue sole forze era in grado di rappresentarla. Questo è il racconto che fa

Marco Martinelli, con cura e abilità, riuscendo in uno dei miracoli del teatro: comunicare al pubblico un

messaggio forte e chiaro e farlo tornare a casa un po’ più indignato e consapevole di prima.

ALESSANDRO NOTARI (1 LICEO SCIENTIFICO) - Il 29 febbraio è andato in scena all’teatro

Ponchielli “Pantani” tragedia messa in scena dalle “Compagina Delle Albe” una delle più note in Italia.

L’evento chiudeva la stagione di prosa 2014\2015. Il regista Martinelli ha deciso di rendere omaggio a

Marco Pantani attraverso un resoconto della sua vita dall’infanzia in Romagna fino alla sua tragica

morte nel 2004 in un modesto hotel di Rimini. Come spesso succede tra i campioni anche nel caso del

pirata l’immagine creata dai media è riuscita a rendere inesistente la sua persona. Lo spettacolo inizia

proprio con le accuse che la madre Tonina( rivolge ai giornalisti, colpevoli a suo dire di aver contribuito

alla rovina del figlio attraverso le loro “chicchere”. In questa opera teatrale la rappresentazione della vita

di Pantani oscilla tra l’immagine del campione forte ed imbattile e quella del piccolo uomo fragile

narrandone il percorso che lo porterà all’autodistruzione. Nel corso dello spettacolo vengono proposti

numerosi dubbi sulla misteriosa morte dello ciclista non tanto per le circostanze ma più sui veri

responsabili che hanno portato Pantani in fondo ad un tunnel da cui da solo non è mai riuscito ad

uscire. Il coro di scena che canta alcuni degli avvenimenti della vita dell’eroe richiama alcuni elementi

che caratterizzano la tragedia. Sul palco c’è un susseguirsi di persone che con le loro parole aggiungono

un qualcosa in più allo storia del ciclista. Durante lo spettacolo la vita di Pantani vieni divisa in due

parti. Nella prima viene rappresentato un ragazzino che comincia a correre all’età di dodici anni e che

pochi anni dopo diventerà un idolo per molto persone e una leggenda del ciclismo. Nella seconda parte

invece vengono raccontati i cinque anni successivi allo scandalo di Madonna di Campiglio caratterizzati

dall’angoscia che lo porterà prima alla depressione e poi al suicidio. La compagnia delle Ande costruisce

Page 18: SOFIA RAGLIO (4 LICEO MANIN) - Il 31 marzo, al Teatro Ponchielli, … · leggenda Marco Pantani, morto di vergogna. Tre ore di dialogo schietto, intenso e mai pesante hanno commosso

intorno a questo racconto un’immagine sull’Italia degli ultimi trenta anni, velocissima a creare ma nello

stesso tempo anche a distruggere i propri miti.

PIETRO DIGIUNI (2 LICEO SCIENTIFICO) - Martedì 1 marzo è andato in scena lo spettacolo

“Pantani”. Appena venuto a conoscenza della durata dello spettacolo, quasi tre ore e trenta, mi sono

spaventato, ho pensato che sarebbe stato troppo lungo e che, nonostante le argomentazioni fitte ed

interessanti, avrebbe regnato la noia. Per la gioia degli spettatori non è stato affatto così: la compagnia,

infatti, ha saputo mettere in scena una tragedia facile da seguire anche per chi, come me, del ciclista in

questione sapeva ben poco. La compagnia ci illustra la ”passione” di Marco Pantani, dalla sua infanzia

alla sua morte, sotto forma di intervista-indagine da parte di un giornalista presente sulla scena. Tutta

la vita del ciclista è vista dall’ esterno, da punti di vista differenti in confronto a quelli mediatici, da

quello familiare, con la presenza della famiglia del pirata sul palcoscenico (nella quale spicca la figura

tragica della madre), da quello giornalistico e da quello delle amicizie di Pantani. Questi punti di vista ci

accompagneranno per tutta l’ opera facendo un excursus biografico del pirata. Lo spettacolo,

nonostante la durata, risulta veramente godibile: l’ alternarsi di dialoghi con la famiglia, con gli amici

del ciclista e degli sketch, illustra le congetture contro il pirata, denunciando il processo mediatico fatto

contro di lui che lo hanno portato alla depressione ed alla morte. Lo spettacolo è interessante e ben

fatto, il duplice scopo di biografia e denuncia portano lo spettatore a riflettere sui processi mediatici e

sui maneggiamenti presenti anche all’ interno di uno sport come nobile come il ciclismo. L’ unica pecca

dello spettacolo è il coretto lagnoso che spesso viene utilizzato nelle scene le quali, nonostante annoi

non indifferentemente, contribuisce al lato tragico della storia. Concludo dicendo che questo spettacolo,

sul palco dal 2012, può essere rivolto sia agli appassionati del ciclista che ai totali sconosciuti poiché la

biografia vien raccontata nei dettagli, ma nel mentre prevale il tema di denuncia ed inchiesta.

Page 19: SOFIA RAGLIO (4 LICEO MANIN) - Il 31 marzo, al Teatro Ponchielli, … · leggenda Marco Pantani, morto di vergogna. Tre ore di dialogo schietto, intenso e mai pesante hanno commosso

SOFIA RAGLIO (4 LICEO MANIN) - Il 31 marzo, al Teatro Ponchielli, le luci si spengono lente, a

spettacolo iniziato su quella folla di pubblico colpevole, come tutte le folle d’Italia, della scomparsa della

leggenda Marco Pantani, morto di vergogna. Tre ore di dialogo schietto, intenso e mai pesante hanno

commosso il pubblico, non solo spettatore ma anche partecipe di un ricordo e un omaggio che è al

tempo stesso un grido che chiede giustizia per una vittima di questo stato e della sua corruzione. Una

scena surreale e varia, in cui si sovrappongono il dramma dei parenti, egregiamente interpretato da

Ermanna Montanari , Luigi Dadina e Michela Marangoni, le testimonianze dell’accaduto, raccontate da

un giornalismo ben diverso dallo sciacallaggio mediatico che ha colpito l’atleta, i video emozionanti dei

grandi successi sportivi di Pantani. Anche i personaggi delle varie vicende, dai politici, agli amici, ai

testimoni si affacciano a dire di persona ciò che è troppo vivido o assurdo per essere raccontato da terzi.

Ma a colpire più di tutto e a dare un filo conduttore allo spettacolo, come in una vera tragedia, è il coro

che, spettatore della caduta dell’eroe, proclama il declino italiano, il declino di un paese dove non c’è

giustizia, dove le chiacchiere la fanno da padrone e l’unica verità è quella sommaria di giornali, Stato e

televisione. La storia è quella di una vittima, sacrificata per tutti e diventata emblema di scorrettezza,

forse proprio perché troppo corretta, integra, pura. La storia è quella di uno sportivo infangato dalle

voci di tutti, che non ha mai voluto cedere se non quando, nel baratro della depressione, perso l’onore, è

annegato nel mondo freddo e bianco della cocaina, che alla madre fa tanta paura. Circostanze poco

chiare e mai accertate intorno a quello che è senza alcun dubbio un omicidio, l’omicidio compiuto da

una nazione che non ha saputo far fronte a un uomo semplice e determinato che, in mezzo a tanta

ingiustizia e scorrettezza , con le sue sole forze era in grado di rappresentarla. Questo è il racconto che fa

Marco Martinelli, con cura e abilità, riuscendo in uno dei miracoli del teatro: comunicare al pubblico un

messaggio forte e chiaro e farlo tornare a casa un po’ più indignato e consapevole di prima.

ALESSANDRO NOTARI (1 LICEO SCIENTIFICO) - Il 29 febbraio è andato in scena all’teatro

Ponchielli “Pantani” tragedia messa in scena dalle “Compagina Delle Albe” una delle più note in Italia.

L’evento chiudeva la stagione di prosa 2014\2015. Il regista Martinelli ha deciso di rendere omaggio a

Marco Pantani attraverso un resoconto della sua vita dall’infanzia in Romagna fino alla sua tragica

morte nel 2004 in un modesto hotel di Rimini. Come spesso succede tra i campioni anche nel caso del

pirata l’immagine creata dai media è riuscita a rendere inesistente la sua persona. Lo spettacolo inizia

proprio con le accuse che la madre Tonina( rivolge ai giornalisti, colpevoli a suo dire di aver contribuito

alla rovina del figlio attraverso le loro “chicchere”. In questa opera teatrale la rappresentazione della vita

di Pantani oscilla tra l’immagine del campione forte ed imbattile e quella del piccolo uomo fragile

narrandone il percorso che lo porterà all’autodistruzione. Nel corso dello spettacolo vengono proposti

numerosi dubbi sulla misteriosa morte dello ciclista non tanto per le circostanze ma più sui veri

responsabili che hanno portato Pantani in fondo ad un tunnel da cui da solo non è mai riuscito ad

uscire. Il coro di scena che canta alcuni degli avvenimenti della vita dell’eroe richiama alcuni elementi

che caratterizzano la tragedia. Sul palco c’è un susseguirsi di persone che con le loro parole aggiungono

un qualcosa in più allo storia del ciclista. Durante lo spettacolo la vita di Pantani vieni divisa in due

parti. Nella prima viene rappresentato un ragazzino che comincia a correre all’età di dodici anni e che

pochi anni dopo diventerà un idolo per molto persone e una leggenda del ciclismo. Nella seconda parte

invece vengono raccontati i cinque anni successivi allo scandalo di Madonna di Campiglio caratterizzati

dall’angoscia che lo porterà prima alla depressione e poi al suicidio. La compagnia delle Ande costruisce

Page 20: SOFIA RAGLIO (4 LICEO MANIN) - Il 31 marzo, al Teatro Ponchielli, … · leggenda Marco Pantani, morto di vergogna. Tre ore di dialogo schietto, intenso e mai pesante hanno commosso

intorno a questo racconto un’immagine sull’Italia degli ultimi trenta anni, velocissima a creare ma nello

stesso tempo anche a distruggere i propri miti.

PIETRO DIGIUNI (2 LICEO SCIENTIFICO) - Martedì 1 marzo è andato in scena lo spettacolo

“Pantani”. Appena venuto a conoscenza della durata dello spettacolo, quasi tre ore e trenta, mi sono

spaventato, ho pensato che sarebbe stato troppo lungo e che, nonostante le argomentazioni fitte ed

interessanti, avrebbe regnato la noia. Per la gioia degli spettatori non è stato affatto così: la compagnia,

infatti, ha saputo mettere in scena una tragedia facile da seguire anche per chi, come me, del ciclista in

questione sapeva ben poco. La compagnia ci illustra la ”passione” di Marco Pantani, dalla sua infanzia

alla sua morte, sotto forma di intervista-indagine da parte di un giornalista presente sulla scena. Tutta

la vita del ciclista è vista dall’ esterno, da punti di vista differenti in confronto a quelli mediatici, da

quello familiare, con la presenza della famiglia del pirata sul palcoscenico (nella quale spicca la figura

tragica della madre), da quello giornalistico e da quello delle amicizie di Pantani. Questi punti di vista ci

accompagneranno per tutta l’ opera facendo un excursus biografico del pirata. Lo spettacolo,

nonostante la durata, risulta veramente godibile: l’ alternarsi di dialoghi con la famiglia, con gli amici

del ciclista e degli sketch, illustra le congetture contro il pirata, denunciando il processo mediatico fatto

contro di lui che lo hanno portato alla depressione ed alla morte. Lo spettacolo è interessante e ben

fatto, il duplice scopo di biografia e denuncia portano lo spettatore a riflettere sui processi mediatici e

sui maneggiamenti presenti anche all’ interno di uno sport come nobile come il ciclismo. L’ unica pecca

dello spettacolo è il coretto lagnoso che spesso viene utilizzato nelle scene le quali, nonostante annoi

non indifferentemente, contribuisce al lato tragico della storia. Concludo dicendo che questo spettacolo,

sul palco dal 2012, può essere rivolto sia agli appassionati del ciclista che ai totali sconosciuti poiché la

biografia vien raccontata nei dettagli, ma nel mentre prevale il tema di denuncia ed inchiesta.

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SOFIA RAGLIO (4 LICEO MANIN) - Il 31 marzo, al Teatro Ponchielli, le luci si spengono lente, a

spettacolo iniziato su quella folla di pubblico colpevole, come tutte le folle d’Italia, della scomparsa della

leggenda Marco Pantani, morto di vergogna. Tre ore di dialogo schietto, intenso e mai pesante hanno

commosso il pubblico, non solo spettatore ma anche partecipe di un ricordo e un omaggio che è al

tempo stesso un grido che chiede giustizia per una vittima di questo stato e della sua corruzione. Una

scena surreale e varia, in cui si sovrappongono il dramma dei parenti, egregiamente interpretato da

Ermanna Montanari , Luigi Dadina e Michela Marangoni, le testimonianze dell’accaduto, raccontate da

un giornalismo ben diverso dallo sciacallaggio mediatico che ha colpito l’atleta, i video emozionanti dei

grandi successi sportivi di Pantani. Anche i personaggi delle varie vicende, dai politici, agli amici, ai

testimoni si affacciano a dire di persona ciò che è troppo vivido o assurdo per essere raccontato da terzi.

Ma a colpire più di tutto e a dare un filo conduttore allo spettacolo, come in una vera tragedia, è il coro

che, spettatore della caduta dell’eroe, proclama il declino italiano, il declino di un paese dove non c’è

giustizia, dove le chiacchiere la fanno da padrone e l’unica verità è quella sommaria di giornali, Stato e

televisione. La storia è quella di una vittima, sacrificata per tutti e diventata emblema di scorrettezza,

forse proprio perché troppo corretta, integra, pura. La storia è quella di uno sportivo infangato dalle

voci di tutti, che non ha mai voluto cedere se non quando, nel baratro della depressione, perso l’onore, è

annegato nel mondo freddo e bianco della cocaina, che alla madre fa tanta paura. Circostanze poco

chiare e mai accertate intorno a quello che è senza alcun dubbio un omicidio, l’omicidio compiuto da

una nazione che non ha saputo far fronte a un uomo semplice e determinato che, in mezzo a tanta

ingiustizia e scorrettezza , con le sue sole forze era in grado di rappresentarla. Questo è il racconto che fa

Marco Martinelli, con cura e abilità, riuscendo in uno dei miracoli del teatro: comunicare al pubblico un

messaggio forte e chiaro e farlo tornare a casa un po’ più indignato e consapevole di prima.

ALESSANDRO NOTARI (1 LICEO SCIENTIFICO) - Il 29 febbraio è andato in scena all’teatro

Ponchielli “Pantani” tragedia messa in scena dalle “Compagina Delle Albe” una delle più note in Italia.

L’evento chiudeva la stagione di prosa 2014\2015. Il regista Martinelli ha deciso di rendere omaggio a

Marco Pantani attraverso un resoconto della sua vita dall’infanzia in Romagna fino alla sua tragica

morte nel 2004 in un modesto hotel di Rimini. Come spesso succede tra i campioni anche nel caso del

pirata l’immagine creata dai media è riuscita a rendere inesistente la sua persona. Lo spettacolo inizia

proprio con le accuse che la madre Tonina( rivolge ai giornalisti, colpevoli a suo dire di aver contribuito

alla rovina del figlio attraverso le loro “chicchere”. In questa opera teatrale la rappresentazione della vita

di Pantani oscilla tra l’immagine del campione forte ed imbattile e quella del piccolo uomo fragile

narrandone il percorso che lo porterà all’autodistruzione. Nel corso dello spettacolo vengono proposti

numerosi dubbi sulla misteriosa morte dello ciclista non tanto per le circostanze ma più sui veri

responsabili che hanno portato Pantani in fondo ad un tunnel da cui da solo non è mai riuscito ad

uscire. Il coro di scena che canta alcuni degli avvenimenti della vita dell’eroe richiama alcuni elementi

che caratterizzano la tragedia. Sul palco c’è un susseguirsi di persone che con le loro parole aggiungono

un qualcosa in più allo storia del ciclista. Durante lo spettacolo la vita di Pantani vieni divisa in due

parti. Nella prima viene rappresentato un ragazzino che comincia a correre all’età di dodici anni e che

pochi anni dopo diventerà un idolo per molto persone e una leggenda del ciclismo. Nella seconda parte

invece vengono raccontati i cinque anni successivi allo scandalo di Madonna di Campiglio caratterizzati

dall’angoscia che lo porterà prima alla depressione e poi al suicidio. La compagnia delle Ande costruisce

Page 22: SOFIA RAGLIO (4 LICEO MANIN) - Il 31 marzo, al Teatro Ponchielli, … · leggenda Marco Pantani, morto di vergogna. Tre ore di dialogo schietto, intenso e mai pesante hanno commosso

intorno a questo racconto un’immagine sull’Italia degli ultimi trenta anni, velocissima a creare ma nello

stesso tempo anche a distruggere i propri miti.

PIETRO DIGIUNI (2 LICEO SCIENTIFICO) - Martedì 1 marzo è andato in scena lo spettacolo

“Pantani”. Appena venuto a conoscenza della durata dello spettacolo, quasi tre ore e trenta, mi sono

spaventato, ho pensato che sarebbe stato troppo lungo e che, nonostante le argomentazioni fitte ed

interessanti, avrebbe regnato la noia. Per la gioia degli spettatori non è stato affatto così: la compagnia,

infatti, ha saputo mettere in scena una tragedia facile da seguire anche per chi, come me, del ciclista in

questione sapeva ben poco. La compagnia ci illustra la ”passione” di Marco Pantani, dalla sua infanzia

alla sua morte, sotto forma di intervista-indagine da parte di un giornalista presente sulla scena. Tutta

la vita del ciclista è vista dall’ esterno, da punti di vista differenti in confronto a quelli mediatici, da

quello familiare, con la presenza della famiglia del pirata sul palcoscenico (nella quale spicca la figura

tragica della madre), da quello giornalistico e da quello delle amicizie di Pantani. Questi punti di vista ci

accompagneranno per tutta l’ opera facendo un excursus biografico del pirata. Lo spettacolo,

nonostante la durata, risulta veramente godibile: l’ alternarsi di dialoghi con la famiglia, con gli amici

del ciclista e degli sketch, illustra le congetture contro il pirata, denunciando il processo mediatico fatto

contro di lui che lo hanno portato alla depressione ed alla morte. Lo spettacolo è interessante e ben

fatto, il duplice scopo di biografia e denuncia portano lo spettatore a riflettere sui processi mediatici e

sui maneggiamenti presenti anche all’ interno di uno sport come nobile come il ciclismo. L’ unica pecca

dello spettacolo è il coretto lagnoso che spesso viene utilizzato nelle scene le quali, nonostante annoi

non indifferentemente, contribuisce al lato tragico della storia. Concludo dicendo che questo spettacolo,

sul palco dal 2012, può essere rivolto sia agli appassionati del ciclista che ai totali sconosciuti poiché la

biografia vien raccontata nei dettagli, ma nel mentre prevale il tema di denuncia ed inchiesta.

Page 23: SOFIA RAGLIO (4 LICEO MANIN) - Il 31 marzo, al Teatro Ponchielli, … · leggenda Marco Pantani, morto di vergogna. Tre ore di dialogo schietto, intenso e mai pesante hanno commosso

SOFIA RAGLIO (4 LICEO MANIN) - Il 31 marzo, al Teatro Ponchielli, le luci si spengono lente, a

spettacolo iniziato su quella folla di pubblico colpevole, come tutte le folle d’Italia, della scomparsa della

leggenda Marco Pantani, morto di vergogna. Tre ore di dialogo schietto, intenso e mai pesante hanno

commosso il pubblico, non solo spettatore ma anche partecipe di un ricordo e un omaggio che è al

tempo stesso un grido che chiede giustizia per una vittima di questo stato e della sua corruzione. Una

scena surreale e varia, in cui si sovrappongono il dramma dei parenti, egregiamente interpretato da

Ermanna Montanari , Luigi Dadina e Michela Marangoni, le testimonianze dell’accaduto, raccontate da

un giornalismo ben diverso dallo sciacallaggio mediatico che ha colpito l’atleta, i video emozionanti dei

grandi successi sportivi di Pantani. Anche i personaggi delle varie vicende, dai politici, agli amici, ai

testimoni si affacciano a dire di persona ciò che è troppo vivido o assurdo per essere raccontato da terzi.

Ma a colpire più di tutto e a dare un filo conduttore allo spettacolo, come in una vera tragedia, è il coro

che, spettatore della caduta dell’eroe, proclama il declino italiano, il declino di un paese dove non c’è

giustizia, dove le chiacchiere la fanno da padrone e l’unica verità è quella sommaria di giornali, Stato e

televisione. La storia è quella di una vittima, sacrificata per tutti e diventata emblema di scorrettezza,

forse proprio perché troppo corretta, integra, pura. La storia è quella di uno sportivo infangato dalle

voci di tutti, che non ha mai voluto cedere se non quando, nel baratro della depressione, perso l’onore, è

annegato nel mondo freddo e bianco della cocaina, che alla madre fa tanta paura. Circostanze poco

chiare e mai accertate intorno a quello che è senza alcun dubbio un omicidio, l’omicidio compiuto da

una nazione che non ha saputo far fronte a un uomo semplice e determinato che, in mezzo a tanta

ingiustizia e scorrettezza , con le sue sole forze era in grado di rappresentarla. Questo è il racconto che fa

Marco Martinelli, con cura e abilità, riuscendo in uno dei miracoli del teatro: comunicare al pubblico un

messaggio forte e chiaro e farlo tornare a casa un po’ più indignato e consapevole di prima.

ALESSANDRO NOTARI (1 LICEO SCIENTIFICO) - Il 29 febbraio è andato in scena all’teatro

Ponchielli “Pantani” tragedia messa in scena dalle “Compagina Delle Albe” una delle più note in Italia.

L’evento chiudeva la stagione di prosa 2014\2015. Il regista Martinelli ha deciso di rendere omaggio a

Marco Pantani attraverso un resoconto della sua vita dall’infanzia in Romagna fino alla sua tragica

morte nel 2004 in un modesto hotel di Rimini. Come spesso succede tra i campioni anche nel caso del

pirata l’immagine creata dai media è riuscita a rendere inesistente la sua persona. Lo spettacolo inizia

proprio con le accuse che la madre Tonina( rivolge ai giornalisti, colpevoli a suo dire di aver contribuito

alla rovina del figlio attraverso le loro “chicchere”. In questa opera teatrale la rappresentazione della vita

di Pantani oscilla tra l’immagine del campione forte ed imbattile e quella del piccolo uomo fragile

narrandone il percorso che lo porterà all’autodistruzione. Nel corso dello spettacolo vengono proposti

numerosi dubbi sulla misteriosa morte dello ciclista non tanto per le circostanze ma più sui veri

responsabili che hanno portato Pantani in fondo ad un tunnel da cui da solo non è mai riuscito ad

uscire. Il coro di scena che canta alcuni degli avvenimenti della vita dell’eroe richiama alcuni elementi

che caratterizzano la tragedia. Sul palco c’è un susseguirsi di persone che con le loro parole aggiungono

un qualcosa in più allo storia del ciclista. Durante lo spettacolo la vita di Pantani vieni divisa in due

parti. Nella prima viene rappresentato un ragazzino che comincia a correre all’età di dodici anni e che

pochi anni dopo diventerà un idolo per molto persone e una leggenda del ciclismo. Nella seconda parte

invece vengono raccontati i cinque anni successivi allo scandalo di Madonna di Campiglio caratterizzati

dall’angoscia che lo porterà prima alla depressione e poi al suicidio. La compagnia delle Ande costruisce

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intorno a questo racconto un’immagine sull’Italia degli ultimi trenta anni, velocissima a creare ma nello

stesso tempo anche a distruggere i propri miti.

PIETRO DIGIUNI (2 LICEO SCIENTIFICO) - Martedì 1 marzo è andato in scena lo spettacolo

“Pantani”. Appena venuto a conoscenza della durata dello spettacolo, quasi tre ore e trenta, mi sono

spaventato, ho pensato che sarebbe stato troppo lungo e che, nonostante le argomentazioni fitte ed

interessanti, avrebbe regnato la noia. Per la gioia degli spettatori non è stato affatto così: la compagnia,

infatti, ha saputo mettere in scena una tragedia facile da seguire anche per chi, come me, del ciclista in

questione sapeva ben poco. La compagnia ci illustra la ”passione” di Marco Pantani, dalla sua infanzia

alla sua morte, sotto forma di intervista-indagine da parte di un giornalista presente sulla scena. Tutta

la vita del ciclista è vista dall’ esterno, da punti di vista differenti in confronto a quelli mediatici, da

quello familiare, con la presenza della famiglia del pirata sul palcoscenico (nella quale spicca la figura

tragica della madre), da quello giornalistico e da quello delle amicizie di Pantani. Questi punti di vista ci

accompagneranno per tutta l’ opera facendo un excursus biografico del pirata. Lo spettacolo,

nonostante la durata, risulta veramente godibile: l’ alternarsi di dialoghi con la famiglia, con gli amici

del ciclista e degli sketch, illustra le congetture contro il pirata, denunciando il processo mediatico fatto

contro di lui che lo hanno portato alla depressione ed alla morte. Lo spettacolo è interessante e ben

fatto, il duplice scopo di biografia e denuncia portano lo spettatore a riflettere sui processi mediatici e

sui maneggiamenti presenti anche all’ interno di uno sport come nobile come il ciclismo. L’ unica pecca

dello spettacolo è il coretto lagnoso che spesso viene utilizzato nelle scene le quali, nonostante annoi

non indifferentemente, contribuisce al lato tragico della storia. Concludo dicendo che questo spettacolo,

sul palco dal 2012, può essere rivolto sia agli appassionati del ciclista che ai totali sconosciuti poiché la

biografia vien raccontata nei dettagli, ma nel mentre prevale il tema di denuncia ed inchiesta.

Page 25: SOFIA RAGLIO (4 LICEO MANIN) - Il 31 marzo, al Teatro Ponchielli, … · leggenda Marco Pantani, morto di vergogna. Tre ore di dialogo schietto, intenso e mai pesante hanno commosso

SOFIA RAGLIO (4 LICEO MANIN) - Il 31 marzo, al Teatro Ponchielli, le luci si spengono lente, a

spettacolo iniziato su quella folla di pubblico colpevole, come tutte le folle d’Italia, della scomparsa della

leggenda Marco Pantani, morto di vergogna. Tre ore di dialogo schietto, intenso e mai pesante hanno

commosso il pubblico, non solo spettatore ma anche partecipe di un ricordo e un omaggio che è al

tempo stesso un grido che chiede giustizia per una vittima di questo stato e della sua corruzione. Una

scena surreale e varia, in cui si sovrappongono il dramma dei parenti, egregiamente interpretato da

Ermanna Montanari , Luigi Dadina e Michela Marangoni, le testimonianze dell’accaduto, raccontate da

un giornalismo ben diverso dallo sciacallaggio mediatico che ha colpito l’atleta, i video emozionanti dei

grandi successi sportivi di Pantani. Anche i personaggi delle varie vicende, dai politici, agli amici, ai

testimoni si affacciano a dire di persona ciò che è troppo vivido o assurdo per essere raccontato da terzi.

Ma a colpire più di tutto e a dare un filo conduttore allo spettacolo, come in una vera tragedia, è il coro

che, spettatore della caduta dell’eroe, proclama il declino italiano, il declino di un paese dove non c’è

giustizia, dove le chiacchiere la fanno da padrone e l’unica verità è quella sommaria di giornali, Stato e

televisione. La storia è quella di una vittima, sacrificata per tutti e diventata emblema di scorrettezza,

forse proprio perché troppo corretta, integra, pura. La storia è quella di uno sportivo infangato dalle

voci di tutti, che non ha mai voluto cedere se non quando, nel baratro della depressione, perso l’onore, è

annegato nel mondo freddo e bianco della cocaina, che alla madre fa tanta paura. Circostanze poco

chiare e mai accertate intorno a quello che è senza alcun dubbio un omicidio, l’omicidio compiuto da

una nazione che non ha saputo far fronte a un uomo semplice e determinato che, in mezzo a tanta

ingiustizia e scorrettezza , con le sue sole forze era in grado di rappresentarla. Questo è il racconto che fa

Marco Martinelli, con cura e abilità, riuscendo in uno dei miracoli del teatro: comunicare al pubblico un

messaggio forte e chiaro e farlo tornare a casa un po’ più indignato e consapevole di prima.

ALESSANDRO NOTARI (1 LICEO SCIENTIFICO) - Il 29 febbraio è andato in scena all’teatro

Ponchielli “Pantani” tragedia messa in scena dalle “Compagina Delle Albe” una delle più note in Italia.

L’evento chiudeva la stagione di prosa 2014\2015. Il regista Martinelli ha deciso di rendere omaggio a

Marco Pantani attraverso un resoconto della sua vita dall’infanzia in Romagna fino alla sua tragica

morte nel 2004 in un modesto hotel di Rimini. Come spesso succede tra i campioni anche nel caso del

pirata l’immagine creata dai media è riuscita a rendere inesistente la sua persona. Lo spettacolo inizia

proprio con le accuse che la madre Tonina( rivolge ai giornalisti, colpevoli a suo dire di aver contribuito

alla rovina del figlio attraverso le loro “chicchere”. In questa opera teatrale la rappresentazione della vita

di Pantani oscilla tra l’immagine del campione forte ed imbattile e quella del piccolo uomo fragile

narrandone il percorso che lo porterà all’autodistruzione. Nel corso dello spettacolo vengono proposti

numerosi dubbi sulla misteriosa morte dello ciclista non tanto per le circostanze ma più sui veri

responsabili che hanno portato Pantani in fondo ad un tunnel da cui da solo non è mai riuscito ad

uscire. Il coro di scena che canta alcuni degli avvenimenti della vita dell’eroe richiama alcuni elementi

che caratterizzano la tragedia. Sul palco c’è un susseguirsi di persone che con le loro parole aggiungono

un qualcosa in più allo storia del ciclista. Durante lo spettacolo la vita di Pantani vieni divisa in due

parti. Nella prima viene rappresentato un ragazzino che comincia a correre all’età di dodici anni e che

pochi anni dopo diventerà un idolo per molto persone e una leggenda del ciclismo. Nella seconda parte

invece vengono raccontati i cinque anni successivi allo scandalo di Madonna di Campiglio caratterizzati

dall’angoscia che lo porterà prima alla depressione e poi al suicidio. La compagnia delle Ande costruisce

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intorno a questo racconto un’immagine sull’Italia degli ultimi trenta anni, velocissima a creare ma nello

stesso tempo anche a distruggere i propri miti.

PIETRO DIGIUNI (2 LICEO SCIENTIFICO) - Martedì 1 marzo è andato in scena lo spettacolo

“Pantani”. Appena venuto a conoscenza della durata dello spettacolo, quasi tre ore e trenta, mi sono

spaventato, ho pensato che sarebbe stato troppo lungo e che, nonostante le argomentazioni fitte ed

interessanti, avrebbe regnato la noia. Per la gioia degli spettatori non è stato affatto così: la compagnia,

infatti, ha saputo mettere in scena una tragedia facile da seguire anche per chi, come me, del ciclista in

questione sapeva ben poco. La compagnia ci illustra la ”passione” di Marco Pantani, dalla sua infanzia

alla sua morte, sotto forma di intervista-indagine da parte di un giornalista presente sulla scena. Tutta

la vita del ciclista è vista dall’ esterno, da punti di vista differenti in confronto a quelli mediatici, da

quello familiare, con la presenza della famiglia del pirata sul palcoscenico (nella quale spicca la figura

tragica della madre), da quello giornalistico e da quello delle amicizie di Pantani. Questi punti di vista ci

accompagneranno per tutta l’ opera facendo un excursus biografico del pirata. Lo spettacolo,

nonostante la durata, risulta veramente godibile: l’ alternarsi di dialoghi con la famiglia, con gli amici

del ciclista e degli sketch, illustra le congetture contro il pirata, denunciando il processo mediatico fatto

contro di lui che lo hanno portato alla depressione ed alla morte. Lo spettacolo è interessante e ben

fatto, il duplice scopo di biografia e denuncia portano lo spettatore a riflettere sui processi mediatici e

sui maneggiamenti presenti anche all’ interno di uno sport come nobile come il ciclismo. L’ unica pecca

dello spettacolo è il coretto lagnoso che spesso viene utilizzato nelle scene le quali, nonostante annoi

non indifferentemente, contribuisce al lato tragico della storia. Concludo dicendo che questo spettacolo,

sul palco dal 2012, può essere rivolto sia agli appassionati del ciclista che ai totali sconosciuti poiché la

biografia vien raccontata nei dettagli, ma nel mentre prevale il tema di denuncia ed inchiesta.

Page 27: SOFIA RAGLIO (4 LICEO MANIN) - Il 31 marzo, al Teatro Ponchielli, … · leggenda Marco Pantani, morto di vergogna. Tre ore di dialogo schietto, intenso e mai pesante hanno commosso

SOFIA RAGLIO (4 LICEO MANIN) - Il 31 marzo, al Teatro Ponchielli, le luci si spengono lente, a

spettacolo iniziato su quella folla di pubblico colpevole, come tutte le folle d’Italia, della scomparsa della

leggenda Marco Pantani, morto di vergogna. Tre ore di dialogo schietto, intenso e mai pesante hanno

commosso il pubblico, non solo spettatore ma anche partecipe di un ricordo e un omaggio che è al

tempo stesso un grido che chiede giustizia per una vittima di questo stato e della sua corruzione. Una

scena surreale e varia, in cui si sovrappongono il dramma dei parenti, egregiamente interpretato da

Ermanna Montanari , Luigi Dadina e Michela Marangoni, le testimonianze dell’accaduto, raccontate da

un giornalismo ben diverso dallo sciacallaggio mediatico che ha colpito l’atleta, i video emozionanti dei

grandi successi sportivi di Pantani. Anche i personaggi delle varie vicende, dai politici, agli amici, ai

testimoni si affacciano a dire di persona ciò che è troppo vivido o assurdo per essere raccontato da terzi.

Ma a colpire più di tutto e a dare un filo conduttore allo spettacolo, come in una vera tragedia, è il coro

che, spettatore della caduta dell’eroe, proclama il declino italiano, il declino di un paese dove non c’è

giustizia, dove le chiacchiere la fanno da padrone e l’unica verità è quella sommaria di giornali, Stato e

televisione. La storia è quella di una vittima, sacrificata per tutti e diventata emblema di scorrettezza,

forse proprio perché troppo corretta, integra, pura. La storia è quella di uno sportivo infangato dalle

voci di tutti, che non ha mai voluto cedere se non quando, nel baratro della depressione, perso l’onore, è

annegato nel mondo freddo e bianco della cocaina, che alla madre fa tanta paura. Circostanze poco

chiare e mai accertate intorno a quello che è senza alcun dubbio un omicidio, l’omicidio compiuto da

una nazione che non ha saputo far fronte a un uomo semplice e determinato che, in mezzo a tanta

ingiustizia e scorrettezza , con le sue sole forze era in grado di rappresentarla. Questo è il racconto che fa

Marco Martinelli, con cura e abilità, riuscendo in uno dei miracoli del teatro: comunicare al pubblico un

messaggio forte e chiaro e farlo tornare a casa un po’ più indignato e consapevole di prima.

ALESSANDRO NOTARI (1 LICEO SCIENTIFICO) - Il 29 febbraio è andato in scena all’teatro

Ponchielli “Pantani” tragedia messa in scena dalle “Compagina Delle Albe” una delle più note in Italia.

L’evento chiudeva la stagione di prosa 2014\2015. Il regista Martinelli ha deciso di rendere omaggio a

Marco Pantani attraverso un resoconto della sua vita dall’infanzia in Romagna fino alla sua tragica

morte nel 2004 in un modesto hotel di Rimini. Come spesso succede tra i campioni anche nel caso del

pirata l’immagine creata dai media è riuscita a rendere inesistente la sua persona. Lo spettacolo inizia

proprio con le accuse che la madre Tonina( rivolge ai giornalisti, colpevoli a suo dire di aver contribuito

alla rovina del figlio attraverso le loro “chicchere”. In questa opera teatrale la rappresentazione della vita

di Pantani oscilla tra l’immagine del campione forte ed imbattile e quella del piccolo uomo fragile

narrandone il percorso che lo porterà all’autodistruzione. Nel corso dello spettacolo vengono proposti

numerosi dubbi sulla misteriosa morte dello ciclista non tanto per le circostanze ma più sui veri

responsabili che hanno portato Pantani in fondo ad un tunnel da cui da solo non è mai riuscito ad

uscire. Il coro di scena che canta alcuni degli avvenimenti della vita dell’eroe richiama alcuni elementi

che caratterizzano la tragedia. Sul palco c’è un susseguirsi di persone che con le loro parole aggiungono

un qualcosa in più allo storia del ciclista. Durante lo spettacolo la vita di Pantani vieni divisa in due

parti. Nella prima viene rappresentato un ragazzino che comincia a correre all’età di dodici anni e che

pochi anni dopo diventerà un idolo per molto persone e una leggenda del ciclismo. Nella seconda parte

invece vengono raccontati i cinque anni successivi allo scandalo di Madonna di Campiglio caratterizzati

dall’angoscia che lo porterà prima alla depressione e poi al suicidio. La compagnia delle Ande costruisce

Page 28: SOFIA RAGLIO (4 LICEO MANIN) - Il 31 marzo, al Teatro Ponchielli, … · leggenda Marco Pantani, morto di vergogna. Tre ore di dialogo schietto, intenso e mai pesante hanno commosso

intorno a questo racconto un’immagine sull’Italia degli ultimi trenta anni, velocissima a creare ma nello

stesso tempo anche a distruggere i propri miti.

PIETRO DIGIUNI (2 LICEO SCIENTIFICO) - Martedì 1 marzo è andato in scena lo spettacolo

“Pantani”. Appena venuto a conoscenza della durata dello spettacolo, quasi tre ore e trenta, mi sono

spaventato, ho pensato che sarebbe stato troppo lungo e che, nonostante le argomentazioni fitte ed

interessanti, avrebbe regnato la noia. Per la gioia degli spettatori non è stato affatto così: la compagnia,

infatti, ha saputo mettere in scena una tragedia facile da seguire anche per chi, come me, del ciclista in

questione sapeva ben poco. La compagnia ci illustra la ”passione” di Marco Pantani, dalla sua infanzia

alla sua morte, sotto forma di intervista-indagine da parte di un giornalista presente sulla scena. Tutta

la vita del ciclista è vista dall’ esterno, da punti di vista differenti in confronto a quelli mediatici, da

quello familiare, con la presenza della famiglia del pirata sul palcoscenico (nella quale spicca la figura

tragica della madre), da quello giornalistico e da quello delle amicizie di Pantani. Questi punti di vista ci

accompagneranno per tutta l’ opera facendo un excursus biografico del pirata. Lo spettacolo,

nonostante la durata, risulta veramente godibile: l’ alternarsi di dialoghi con la famiglia, con gli amici

del ciclista e degli sketch, illustra le congetture contro il pirata, denunciando il processo mediatico fatto

contro di lui che lo hanno portato alla depressione ed alla morte. Lo spettacolo è interessante e ben

fatto, il duplice scopo di biografia e denuncia portano lo spettatore a riflettere sui processi mediatici e

sui maneggiamenti presenti anche all’ interno di uno sport come nobile come il ciclismo. L’ unica pecca

dello spettacolo è il coretto lagnoso che spesso viene utilizzato nelle scene le quali, nonostante annoi

non indifferentemente, contribuisce al lato tragico della storia. Concludo dicendo che questo spettacolo,

sul palco dal 2012, può essere rivolto sia agli appassionati del ciclista che ai totali sconosciuti poiché la

biografia vien raccontata nei dettagli, ma nel mentre prevale il tema di denuncia ed inchiesta.

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SOFIA RAGLIO (4 LICEO MANIN) - Il 31 marzo, al Teatro Ponchielli, le luci si spengono lente, a

spettacolo iniziato su quella folla di pubblico colpevole, come tutte le folle d’Italia, della scomparsa della

leggenda Marco Pantani, morto di vergogna. Tre ore di dialogo schietto, intenso e mai pesante hanno

commosso il pubblico, non solo spettatore ma anche partecipe di un ricordo e un omaggio che è al

tempo stesso un grido che chiede giustizia per una vittima di questo stato e della sua corruzione. Una

scena surreale e varia, in cui si sovrappongono il dramma dei parenti, egregiamente interpretato da

Ermanna Montanari , Luigi Dadina e Michela Marangoni, le testimonianze dell’accaduto, raccontate da

un giornalismo ben diverso dallo sciacallaggio mediatico che ha colpito l’atleta, i video emozionanti dei

grandi successi sportivi di Pantani. Anche i personaggi delle varie vicende, dai politici, agli amici, ai

testimoni si affacciano a dire di persona ciò che è troppo vivido o assurdo per essere raccontato da terzi.

Ma a colpire più di tutto e a dare un filo conduttore allo spettacolo, come in una vera tragedia, è il coro

che, spettatore della caduta dell’eroe, proclama il declino italiano, il declino di un paese dove non c’è

giustizia, dove le chiacchiere la fanno da padrone e l’unica verità è quella sommaria di giornali, Stato e

televisione. La storia è quella di una vittima, sacrificata per tutti e diventata emblema di scorrettezza,

forse proprio perché troppo corretta, integra, pura. La storia è quella di uno sportivo infangato dalle

voci di tutti, che non ha mai voluto cedere se non quando, nel baratro della depressione, perso l’onore, è

annegato nel mondo freddo e bianco della cocaina, che alla madre fa tanta paura. Circostanze poco

chiare e mai accertate intorno a quello che è senza alcun dubbio un omicidio, l’omicidio compiuto da

una nazione che non ha saputo far fronte a un uomo semplice e determinato che, in mezzo a tanta

ingiustizia e scorrettezza , con le sue sole forze era in grado di rappresentarla. Questo è il racconto che fa

Marco Martinelli, con cura e abilità, riuscendo in uno dei miracoli del teatro: comunicare al pubblico un

messaggio forte e chiaro e farlo tornare a casa un po’ più indignato e consapevole di prima.

ALESSANDRO NOTARI (1 LICEO SCIENTIFICO) - Il 29 febbraio è andato in scena all’teatro

Ponchielli “Pantani” tragedia messa in scena dalle “Compagina Delle Albe” una delle più note in Italia.

L’evento chiudeva la stagione di prosa 2014\2015. Il regista Martinelli ha deciso di rendere omaggio a

Marco Pantani attraverso un resoconto della sua vita dall’infanzia in Romagna fino alla sua tragica

morte nel 2004 in un modesto hotel di Rimini. Come spesso succede tra i campioni anche nel caso del

pirata l’immagine creata dai media è riuscita a rendere inesistente la sua persona. Lo spettacolo inizia

proprio con le accuse che la madre Tonina( rivolge ai giornalisti, colpevoli a suo dire di aver contribuito

alla rovina del figlio attraverso le loro “chicchere”. In questa opera teatrale la rappresentazione della vita

di Pantani oscilla tra l’immagine del campione forte ed imbattile e quella del piccolo uomo fragile

narrandone il percorso che lo porterà all’autodistruzione. Nel corso dello spettacolo vengono proposti

numerosi dubbi sulla misteriosa morte dello ciclista non tanto per le circostanze ma più sui veri

responsabili che hanno portato Pantani in fondo ad un tunnel da cui da solo non è mai riuscito ad

uscire. Il coro di scena che canta alcuni degli avvenimenti della vita dell’eroe richiama alcuni elementi

che caratterizzano la tragedia. Sul palco c’è un susseguirsi di persone che con le loro parole aggiungono

un qualcosa in più allo storia del ciclista. Durante lo spettacolo la vita di Pantani vieni divisa in due

parti. Nella prima viene rappresentato un ragazzino che comincia a correre all’età di dodici anni e che

pochi anni dopo diventerà un idolo per molto persone e una leggenda del ciclismo. Nella seconda parte

invece vengono raccontati i cinque anni successivi allo scandalo di Madonna di Campiglio caratterizzati

dall’angoscia che lo porterà prima alla depressione e poi al suicidio. La compagnia delle Ande costruisce

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intorno a questo racconto un’immagine sull’Italia degli ultimi trenta anni, velocissima a creare ma nello

stesso tempo anche a distruggere i propri miti.

PIETRO DIGIUNI (2 LICEO SCIENTIFICO) - Martedì 1 marzo è andato in scena lo spettacolo

“Pantani”. Appena venuto a conoscenza della durata dello spettacolo, quasi tre ore e trenta, mi sono

spaventato, ho pensato che sarebbe stato troppo lungo e che, nonostante le argomentazioni fitte ed

interessanti, avrebbe regnato la noia. Per la gioia degli spettatori non è stato affatto così: la compagnia,

infatti, ha saputo mettere in scena una tragedia facile da seguire anche per chi, come me, del ciclista in

questione sapeva ben poco. La compagnia ci illustra la ”passione” di Marco Pantani, dalla sua infanzia

alla sua morte, sotto forma di intervista-indagine da parte di un giornalista presente sulla scena. Tutta

la vita del ciclista è vista dall’ esterno, da punti di vista differenti in confronto a quelli mediatici, da

quello familiare, con la presenza della famiglia del pirata sul palcoscenico (nella quale spicca la figura

tragica della madre), da quello giornalistico e da quello delle amicizie di Pantani. Questi punti di vista ci

accompagneranno per tutta l’ opera facendo un excursus biografico del pirata. Lo spettacolo,

nonostante la durata, risulta veramente godibile: l’ alternarsi di dialoghi con la famiglia, con gli amici

del ciclista e degli sketch, illustra le congetture contro il pirata, denunciando il processo mediatico fatto

contro di lui che lo hanno portato alla depressione ed alla morte. Lo spettacolo è interessante e ben

fatto, il duplice scopo di biografia e denuncia portano lo spettatore a riflettere sui processi mediatici e

sui maneggiamenti presenti anche all’ interno di uno sport come nobile come il ciclismo. L’ unica pecca

dello spettacolo è il coretto lagnoso che spesso viene utilizzato nelle scene le quali, nonostante annoi

non indifferentemente, contribuisce al lato tragico della storia. Concludo dicendo che questo spettacolo,

sul palco dal 2012, può essere rivolto sia agli appassionati del ciclista che ai totali sconosciuti poiché la

biografia vien raccontata nei dettagli, ma nel mentre prevale il tema di denuncia ed inchiesta.

Page 31: SOFIA RAGLIO (4 LICEO MANIN) - Il 31 marzo, al Teatro Ponchielli, … · leggenda Marco Pantani, morto di vergogna. Tre ore di dialogo schietto, intenso e mai pesante hanno commosso

SOFIA RAGLIO (4 LICEO MANIN) - Il 31 marzo, al Teatro Ponchielli, le luci si spengono lente, a

spettacolo iniziato su quella folla di pubblico colpevole, come tutte le folle d’Italia, della scomparsa della

leggenda Marco Pantani, morto di vergogna. Tre ore di dialogo schietto, intenso e mai pesante hanno

commosso il pubblico, non solo spettatore ma anche partecipe di un ricordo e un omaggio che è al

tempo stesso un grido che chiede giustizia per una vittima di questo stato e della sua corruzione. Una

scena surreale e varia, in cui si sovrappongono il dramma dei parenti, egregiamente interpretato da

Ermanna Montanari , Luigi Dadina e Michela Marangoni, le testimonianze dell’accaduto, raccontate da

un giornalismo ben diverso dallo sciacallaggio mediatico che ha colpito l’atleta, i video emozionanti dei

grandi successi sportivi di Pantani. Anche i personaggi delle varie vicende, dai politici, agli amici, ai

testimoni si affacciano a dire di persona ciò che è troppo vivido o assurdo per essere raccontato da terzi.

Ma a colpire più di tutto e a dare un filo conduttore allo spettacolo, come in una vera tragedia, è il coro

che, spettatore della caduta dell’eroe, proclama il declino italiano, il declino di un paese dove non c’è

giustizia, dove le chiacchiere la fanno da padrone e l’unica verità è quella sommaria di giornali, Stato e

televisione. La storia è quella di una vittima, sacrificata per tutti e diventata emblema di scorrettezza,

forse proprio perché troppo corretta, integra, pura. La storia è quella di uno sportivo infangato dalle

voci di tutti, che non ha mai voluto cedere se non quando, nel baratro della depressione, perso l’onore, è

annegato nel mondo freddo e bianco della cocaina, che alla madre fa tanta paura. Circostanze poco

chiare e mai accertate intorno a quello che è senza alcun dubbio un omicidio, l’omicidio compiuto da

una nazione che non ha saputo far fronte a un uomo semplice e determinato che, in mezzo a tanta

ingiustizia e scorrettezza , con le sue sole forze era in grado di rappresentarla. Questo è il racconto che fa

Marco Martinelli, con cura e abilità, riuscendo in uno dei miracoli del teatro: comunicare al pubblico un

messaggio forte e chiaro e farlo tornare a casa un po’ più indignato e consapevole di prima.

ALESSANDRO NOTARI (1 LICEO SCIENTIFICO) - Il 29 febbraio è andato in scena all’teatro

Ponchielli “Pantani” tragedia messa in scena dalle “Compagina Delle Albe” una delle più note in Italia.

L’evento chiudeva la stagione di prosa 2014\2015. Il regista Martinelli ha deciso di rendere omaggio a

Marco Pantani attraverso un resoconto della sua vita dall’infanzia in Romagna fino alla sua tragica

morte nel 2004 in un modesto hotel di Rimini. Come spesso succede tra i campioni anche nel caso del

pirata l’immagine creata dai media è riuscita a rendere inesistente la sua persona. Lo spettacolo inizia

proprio con le accuse che la madre Tonina( rivolge ai giornalisti, colpevoli a suo dire di aver contribuito

alla rovina del figlio attraverso le loro “chicchere”. In questa opera teatrale la rappresentazione della vita

di Pantani oscilla tra l’immagine del campione forte ed imbattile e quella del piccolo uomo fragile

narrandone il percorso che lo porterà all’autodistruzione. Nel corso dello spettacolo vengono proposti

numerosi dubbi sulla misteriosa morte dello ciclista non tanto per le circostanze ma più sui veri

responsabili che hanno portato Pantani in fondo ad un tunnel da cui da solo non è mai riuscito ad

uscire. Il coro di scena che canta alcuni degli avvenimenti della vita dell’eroe richiama alcuni elementi

che caratterizzano la tragedia. Sul palco c’è un susseguirsi di persone che con le loro parole aggiungono

un qualcosa in più allo storia del ciclista. Durante lo spettacolo la vita di Pantani vieni divisa in due

parti. Nella prima viene rappresentato un ragazzino che comincia a correre all’età di dodici anni e che

pochi anni dopo diventerà un idolo per molto persone e una leggenda del ciclismo. Nella seconda parte

invece vengono raccontati i cinque anni successivi allo scandalo di Madonna di Campiglio caratterizzati

dall’angoscia che lo porterà prima alla depressione e poi al suicidio. La compagnia delle Ande costruisce

Page 32: SOFIA RAGLIO (4 LICEO MANIN) - Il 31 marzo, al Teatro Ponchielli, … · leggenda Marco Pantani, morto di vergogna. Tre ore di dialogo schietto, intenso e mai pesante hanno commosso

intorno a questo racconto un’immagine sull’Italia degli ultimi trenta anni, velocissima a creare ma nello

stesso tempo anche a distruggere i propri miti.

PIETRO DIGIUNI (2 LICEO SCIENTIFICO) - Martedì 1 marzo è andato in scena lo spettacolo

“Pantani”. Appena venuto a conoscenza della durata dello spettacolo, quasi tre ore e trenta, mi sono

spaventato, ho pensato che sarebbe stato troppo lungo e che, nonostante le argomentazioni fitte ed

interessanti, avrebbe regnato la noia. Per la gioia degli spettatori non è stato affatto così: la compagnia,

infatti, ha saputo mettere in scena una tragedia facile da seguire anche per chi, come me, del ciclista in

questione sapeva ben poco. La compagnia ci illustra la ”passione” di Marco Pantani, dalla sua infanzia

alla sua morte, sotto forma di intervista-indagine da parte di un giornalista presente sulla scena. Tutta

la vita del ciclista è vista dall’ esterno, da punti di vista differenti in confronto a quelli mediatici, da

quello familiare, con la presenza della famiglia del pirata sul palcoscenico (nella quale spicca la figura

tragica della madre), da quello giornalistico e da quello delle amicizie di Pantani. Questi punti di vista ci

accompagneranno per tutta l’ opera facendo un excursus biografico del pirata. Lo spettacolo,

nonostante la durata, risulta veramente godibile: l’ alternarsi di dialoghi con la famiglia, con gli amici

del ciclista e degli sketch, illustra le congetture contro il pirata, denunciando il processo mediatico fatto

contro di lui che lo hanno portato alla depressione ed alla morte. Lo spettacolo è interessante e ben

fatto, il duplice scopo di biografia e denuncia portano lo spettatore a riflettere sui processi mediatici e

sui maneggiamenti presenti anche all’ interno di uno sport come nobile come il ciclismo. L’ unica pecca

dello spettacolo è il coretto lagnoso che spesso viene utilizzato nelle scene le quali, nonostante annoi

non indifferentemente, contribuisce al lato tragico della storia. Concludo dicendo che questo spettacolo,

sul palco dal 2012, può essere rivolto sia agli appassionati del ciclista che ai totali sconosciuti poiché la

biografia vien raccontata nei dettagli, ma nel mentre prevale il tema di denuncia ed inchiesta.

Page 33: SOFIA RAGLIO (4 LICEO MANIN) - Il 31 marzo, al Teatro Ponchielli, … · leggenda Marco Pantani, morto di vergogna. Tre ore di dialogo schietto, intenso e mai pesante hanno commosso

SOFIA RAGLIO (4 LICEO MANIN) - Il 31 marzo, al Teatro Ponchielli, le luci si spengono lente, a

spettacolo iniziato su quella folla di pubblico colpevole, come tutte le folle d’Italia, della scomparsa della

leggenda Marco Pantani, morto di vergogna. Tre ore di dialogo schietto, intenso e mai pesante hanno

commosso il pubblico, non solo spettatore ma anche partecipe di un ricordo e un omaggio che è al

tempo stesso un grido che chiede giustizia per una vittima di questo stato e della sua corruzione. Una

scena surreale e varia, in cui si sovrappongono il dramma dei parenti, egregiamente interpretato da

Ermanna Montanari , Luigi Dadina e Michela Marangoni, le testimonianze dell’accaduto, raccontate da

un giornalismo ben diverso dallo sciacallaggio mediatico che ha colpito l’atleta, i video emozionanti dei

grandi successi sportivi di Pantani. Anche i personaggi delle varie vicende, dai politici, agli amici, ai

testimoni si affacciano a dire di persona ciò che è troppo vivido o assurdo per essere raccontato da terzi.

Ma a colpire più di tutto e a dare un filo conduttore allo spettacolo, come in una vera tragedia, è il coro

che, spettatore della caduta dell’eroe, proclama il declino italiano, il declino di un paese dove non c’è

giustizia, dove le chiacchiere la fanno da padrone e l’unica verità è quella sommaria di giornali, Stato e

televisione. La storia è quella di una vittima, sacrificata per tutti e diventata emblema di scorrettezza,

forse proprio perché troppo corretta, integra, pura. La storia è quella di uno sportivo infangato dalle

voci di tutti, che non ha mai voluto cedere se non quando, nel baratro della depressione, perso l’onore, è

annegato nel mondo freddo e bianco della cocaina, che alla madre fa tanta paura. Circostanze poco

chiare e mai accertate intorno a quello che è senza alcun dubbio un omicidio, l’omicidio compiuto da

una nazione che non ha saputo far fronte a un uomo semplice e determinato che, in mezzo a tanta

ingiustizia e scorrettezza , con le sue sole forze era in grado di rappresentarla. Questo è il racconto che fa

Marco Martinelli, con cura e abilità, riuscendo in uno dei miracoli del teatro: comunicare al pubblico un

messaggio forte e chiaro e farlo tornare a casa un po’ più indignato e consapevole di prima.

ALESSANDRO NOTARI (1 LICEO SCIENTIFICO) - Il 29 febbraio è andato in scena all’teatro

Ponchielli “Pantani” tragedia messa in scena dalle “Compagina Delle Albe” una delle più note in Italia.

L’evento chiudeva la stagione di prosa 2014\2015. Il regista Martinelli ha deciso di rendere omaggio a

Marco Pantani attraverso un resoconto della sua vita dall’infanzia in Romagna fino alla sua tragica

morte nel 2004 in un modesto hotel di Rimini. Come spesso succede tra i campioni anche nel caso del

pirata l’immagine creata dai media è riuscita a rendere inesistente la sua persona. Lo spettacolo inizia

proprio con le accuse che la madre Tonina( rivolge ai giornalisti, colpevoli a suo dire di aver contribuito

alla rovina del figlio attraverso le loro “chicchere”. In questa opera teatrale la rappresentazione della vita

di Pantani oscilla tra l’immagine del campione forte ed imbattile e quella del piccolo uomo fragile

narrandone il percorso che lo porterà all’autodistruzione. Nel corso dello spettacolo vengono proposti

numerosi dubbi sulla misteriosa morte dello ciclista non tanto per le circostanze ma più sui veri

responsabili che hanno portato Pantani in fondo ad un tunnel da cui da solo non è mai riuscito ad

uscire. Il coro di scena che canta alcuni degli avvenimenti della vita dell’eroe richiama alcuni elementi

che caratterizzano la tragedia. Sul palco c’è un susseguirsi di persone che con le loro parole aggiungono

un qualcosa in più allo storia del ciclista. Durante lo spettacolo la vita di Pantani vieni divisa in due

parti. Nella prima viene rappresentato un ragazzino che comincia a correre all’età di dodici anni e che

pochi anni dopo diventerà un idolo per molto persone e una leggenda del ciclismo. Nella seconda parte

invece vengono raccontati i cinque anni successivi allo scandalo di Madonna di Campiglio caratterizzati

dall’angoscia che lo porterà prima alla depressione e poi al suicidio. La compagnia delle Ande costruisce

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intorno a questo racconto un’immagine sull’Italia degli ultimi trenta anni, velocissima a creare ma nello

stesso tempo anche a distruggere i propri miti.

PIETRO DIGIUNI (2 LICEO SCIENTIFICO) - Martedì 1 marzo è andato in scena lo spettacolo

“Pantani”. Appena venuto a conoscenza della durata dello spettacolo, quasi tre ore e trenta, mi sono

spaventato, ho pensato che sarebbe stato troppo lungo e che, nonostante le argomentazioni fitte ed

interessanti, avrebbe regnato la noia. Per la gioia degli spettatori non è stato affatto così: la compagnia,

infatti, ha saputo mettere in scena una tragedia facile da seguire anche per chi, come me, del ciclista in

questione sapeva ben poco. La compagnia ci illustra la ”passione” di Marco Pantani, dalla sua infanzia

alla sua morte, sotto forma di intervista-indagine da parte di un giornalista presente sulla scena. Tutta

la vita del ciclista è vista dall’ esterno, da punti di vista differenti in confronto a quelli mediatici, da

quello familiare, con la presenza della famiglia del pirata sul palcoscenico (nella quale spicca la figura

tragica della madre), da quello giornalistico e da quello delle amicizie di Pantani. Questi punti di vista ci

accompagneranno per tutta l’ opera facendo un excursus biografico del pirata. Lo spettacolo,

nonostante la durata, risulta veramente godibile: l’ alternarsi di dialoghi con la famiglia, con gli amici

del ciclista e degli sketch, illustra le congetture contro il pirata, denunciando il processo mediatico fatto

contro di lui che lo hanno portato alla depressione ed alla morte. Lo spettacolo è interessante e ben

fatto, il duplice scopo di biografia e denuncia portano lo spettatore a riflettere sui processi mediatici e

sui maneggiamenti presenti anche all’ interno di uno sport come nobile come il ciclismo. L’ unica pecca

dello spettacolo è il coretto lagnoso che spesso viene utilizzato nelle scene le quali, nonostante annoi

non indifferentemente, contribuisce al lato tragico della storia. Concludo dicendo che questo spettacolo,

sul palco dal 2012, può essere rivolto sia agli appassionati del ciclista che ai totali sconosciuti poiché la

biografia vien raccontata nei dettagli, ma nel mentre prevale il tema di denuncia ed inchiesta.

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SOFIA RAGLIO (4 LICEO MANIN) - Il 31 marzo, al Teatro Ponchielli, le luci si spengono lente, a

spettacolo iniziato su quella folla di pubblico colpevole, come tutte le folle d’Italia, della scomparsa della

leggenda Marco Pantani, morto di vergogna. Tre ore di dialogo schietto, intenso e mai pesante hanno

commosso il pubblico, non solo spettatore ma anche partecipe di un ricordo e un omaggio che è al

tempo stesso un grido che chiede giustizia per una vittima di questo stato e della sua corruzione. Una

scena surreale e varia, in cui si sovrappongono il dramma dei parenti, egregiamente interpretato da

Ermanna Montanari , Luigi Dadina e Michela Marangoni, le testimonianze dell’accaduto, raccontate da

un giornalismo ben diverso dallo sciacallaggio mediatico che ha colpito l’atleta, i video emozionanti dei

grandi successi sportivi di Pantani. Anche i personaggi delle varie vicende, dai politici, agli amici, ai

testimoni si affacciano a dire di persona ciò che è troppo vivido o assurdo per essere raccontato da terzi.

Ma a colpire più di tutto e a dare un filo conduttore allo spettacolo, come in una vera tragedia, è il coro

che, spettatore della caduta dell’eroe, proclama il declino italiano, il declino di un paese dove non c’è

giustizia, dove le chiacchiere la fanno da padrone e l’unica verità è quella sommaria di giornali, Stato e

televisione. La storia è quella di una vittima, sacrificata per tutti e diventata emblema di scorrettezza,

forse proprio perché troppo corretta, integra, pura. La storia è quella di uno sportivo infangato dalle

voci di tutti, che non ha mai voluto cedere se non quando, nel baratro della depressione, perso l’onore, è

annegato nel mondo freddo e bianco della cocaina, che alla madre fa tanta paura. Circostanze poco

chiare e mai accertate intorno a quello che è senza alcun dubbio un omicidio, l’omicidio compiuto da

una nazione che non ha saputo far fronte a un uomo semplice e determinato che, in mezzo a tanta

ingiustizia e scorrettezza , con le sue sole forze era in grado di rappresentarla. Questo è il racconto che fa

Marco Martinelli, con cura e abilità, riuscendo in uno dei miracoli del teatro: comunicare al pubblico un

messaggio forte e chiaro e farlo tornare a casa un po’ più indignato e consapevole di prima.

ALESSANDRO NOTARI (1 LICEO SCIENTIFICO) - Il 29 febbraio è andato in scena all’teatro

Ponchielli “Pantani” tragedia messa in scena dalle “Compagina Delle Albe” una delle più note in Italia.

L’evento chiudeva la stagione di prosa 2014\2015. Il regista Martinelli ha deciso di rendere omaggio a

Marco Pantani attraverso un resoconto della sua vita dall’infanzia in Romagna fino alla sua tragica

morte nel 2004 in un modesto hotel di Rimini. Come spesso succede tra i campioni anche nel caso del

pirata l’immagine creata dai media è riuscita a rendere inesistente la sua persona. Lo spettacolo inizia

proprio con le accuse che la madre Tonina( rivolge ai giornalisti, colpevoli a suo dire di aver contribuito

alla rovina del figlio attraverso le loro “chicchere”. In questa opera teatrale la rappresentazione della vita

di Pantani oscilla tra l’immagine del campione forte ed imbattile e quella del piccolo uomo fragile

narrandone il percorso che lo porterà all’autodistruzione. Nel corso dello spettacolo vengono proposti

numerosi dubbi sulla misteriosa morte dello ciclista non tanto per le circostanze ma più sui veri

responsabili che hanno portato Pantani in fondo ad un tunnel da cui da solo non è mai riuscito ad

uscire. Il coro di scena che canta alcuni degli avvenimenti della vita dell’eroe richiama alcuni elementi

che caratterizzano la tragedia. Sul palco c’è un susseguirsi di persone che con le loro parole aggiungono

un qualcosa in più allo storia del ciclista. Durante lo spettacolo la vita di Pantani vieni divisa in due

parti. Nella prima viene rappresentato un ragazzino che comincia a correre all’età di dodici anni e che

pochi anni dopo diventerà un idolo per molto persone e una leggenda del ciclismo. Nella seconda parte

invece vengono raccontati i cinque anni successivi allo scandalo di Madonna di Campiglio caratterizzati

dall’angoscia che lo porterà prima alla depressione e poi al suicidio. La compagnia delle Ande costruisce

Page 36: SOFIA RAGLIO (4 LICEO MANIN) - Il 31 marzo, al Teatro Ponchielli, … · leggenda Marco Pantani, morto di vergogna. Tre ore di dialogo schietto, intenso e mai pesante hanno commosso

intorno a questo racconto un’immagine sull’Italia degli ultimi trenta anni, velocissima a creare ma nello

stesso tempo anche a distruggere i propri miti.

PIETRO DIGIUNI (2 LICEO SCIENTIFICO) - Martedì 1 marzo è andato in scena lo spettacolo

“Pantani”. Appena venuto a conoscenza della durata dello spettacolo, quasi tre ore e trenta, mi sono

spaventato, ho pensato che sarebbe stato troppo lungo e che, nonostante le argomentazioni fitte ed

interessanti, avrebbe regnato la noia. Per la gioia degli spettatori non è stato affatto così: la compagnia,

infatti, ha saputo mettere in scena una tragedia facile da seguire anche per chi, come me, del ciclista in

questione sapeva ben poco. La compagnia ci illustra la ”passione” di Marco Pantani, dalla sua infanzia

alla sua morte, sotto forma di intervista-indagine da parte di un giornalista presente sulla scena. Tutta

la vita del ciclista è vista dall’ esterno, da punti di vista differenti in confronto a quelli mediatici, da

quello familiare, con la presenza della famiglia del pirata sul palcoscenico (nella quale spicca la figura

tragica della madre), da quello giornalistico e da quello delle amicizie di Pantani. Questi punti di vista ci

accompagneranno per tutta l’ opera facendo un excursus biografico del pirata. Lo spettacolo,

nonostante la durata, risulta veramente godibile: l’ alternarsi di dialoghi con la famiglia, con gli amici

del ciclista e degli sketch, illustra le congetture contro il pirata, denunciando il processo mediatico fatto

contro di lui che lo hanno portato alla depressione ed alla morte. Lo spettacolo è interessante e ben

fatto, il duplice scopo di biografia e denuncia portano lo spettatore a riflettere sui processi mediatici e

sui maneggiamenti presenti anche all’ interno di uno sport come nobile come il ciclismo. L’ unica pecca

dello spettacolo è il coretto lagnoso che spesso viene utilizzato nelle scene le quali, nonostante annoi

non indifferentemente, contribuisce al lato tragico della storia. Concludo dicendo che questo spettacolo,

sul palco dal 2012, può essere rivolto sia agli appassionati del ciclista che ai totali sconosciuti poiché la

biografia vien raccontata nei dettagli, ma nel mentre prevale il tema di denuncia ed inchiesta.

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SOFIA RAGLIO (4 LICEO MANIN) - Il 31 marzo, al Teatro Ponchielli, le luci si spengono lente, a

spettacolo iniziato su quella folla di pubblico colpevole, come tutte le folle d’Italia, della scomparsa della

leggenda Marco Pantani, morto di vergogna. Tre ore di dialogo schietto, intenso e mai pesante hanno

commosso il pubblico, non solo spettatore ma anche partecipe di un ricordo e un omaggio che è al

tempo stesso un grido che chiede giustizia per una vittima di questo stato e della sua corruzione. Una

scena surreale e varia, in cui si sovrappongono il dramma dei parenti, egregiamente interpretato da

Ermanna Montanari , Luigi Dadina e Michela Marangoni, le testimonianze dell’accaduto, raccontate da

un giornalismo ben diverso dallo sciacallaggio mediatico che ha colpito l’atleta, i video emozionanti dei

grandi successi sportivi di Pantani. Anche i personaggi delle varie vicende, dai politici, agli amici, ai

testimoni si affacciano a dire di persona ciò che è troppo vivido o assurdo per essere raccontato da terzi.

Ma a colpire più di tutto e a dare un filo conduttore allo spettacolo, come in una vera tragedia, è il coro

che, spettatore della caduta dell’eroe, proclama il declino italiano, il declino di un paese dove non c’è

giustizia, dove le chiacchiere la fanno da padrone e l’unica verità è quella sommaria di giornali, Stato e

televisione. La storia è quella di una vittima, sacrificata per tutti e diventata emblema di scorrettezza,

forse proprio perché troppo corretta, integra, pura. La storia è quella di uno sportivo infangato dalle

voci di tutti, che non ha mai voluto cedere se non quando, nel baratro della depressione, perso l’onore, è

annegato nel mondo freddo e bianco della cocaina, che alla madre fa tanta paura. Circostanze poco

chiare e mai accertate intorno a quello che è senza alcun dubbio un omicidio, l’omicidio compiuto da

una nazione che non ha saputo far fronte a un uomo semplice e determinato che, in mezzo a tanta

ingiustizia e scorrettezza , con le sue sole forze era in grado di rappresentarla. Questo è il racconto che fa

Marco Martinelli, con cura e abilità, riuscendo in uno dei miracoli del teatro: comunicare al pubblico un

messaggio forte e chiaro e farlo tornare a casa un po’ più indignato e consapevole di prima.

ALESSANDRO NOTARI (1 LICEO SCIENTIFICO) - Il 29 febbraio è andato in scena all’teatro

Ponchielli “Pantani” tragedia messa in scena dalle “Compagina Delle Albe” una delle più note in Italia.

L’evento chiudeva la stagione di prosa 2014\2015. Il regista Martinelli ha deciso di rendere omaggio a

Marco Pantani attraverso un resoconto della sua vita dall’infanzia in Romagna fino alla sua tragica

morte nel 2004 in un modesto hotel di Rimini. Come spesso succede tra i campioni anche nel caso del

pirata l’immagine creata dai media è riuscita a rendere inesistente la sua persona. Lo spettacolo inizia

proprio con le accuse che la madre Tonina( rivolge ai giornalisti, colpevoli a suo dire di aver contribuito

alla rovina del figlio attraverso le loro “chicchere”. In questa opera teatrale la rappresentazione della vita

di Pantani oscilla tra l’immagine del campione forte ed imbattile e quella del piccolo uomo fragile

narrandone il percorso che lo porterà all’autodistruzione. Nel corso dello spettacolo vengono proposti

numerosi dubbi sulla misteriosa morte dello ciclista non tanto per le circostanze ma più sui veri

responsabili che hanno portato Pantani in fondo ad un tunnel da cui da solo non è mai riuscito ad

uscire. Il coro di scena che canta alcuni degli avvenimenti della vita dell’eroe richiama alcuni elementi

che caratterizzano la tragedia. Sul palco c’è un susseguirsi di persone che con le loro parole aggiungono

un qualcosa in più allo storia del ciclista. Durante lo spettacolo la vita di Pantani vieni divisa in due

parti. Nella prima viene rappresentato un ragazzino che comincia a correre all’età di dodici anni e che

pochi anni dopo diventerà un idolo per molto persone e una leggenda del ciclismo. Nella seconda parte

invece vengono raccontati i cinque anni successivi allo scandalo di Madonna di Campiglio caratterizzati

dall’angoscia che lo porterà prima alla depressione e poi al suicidio. La compagnia delle Ande costruisce

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intorno a questo racconto un’immagine sull’Italia degli ultimi trenta anni, velocissima a creare ma nello

stesso tempo anche a distruggere i propri miti.

PIETRO DIGIUNI (2 LICEO SCIENTIFICO) - Martedì 1 marzo è andato in scena lo spettacolo

“Pantani”. Appena venuto a conoscenza della durata dello spettacolo, quasi tre ore e trenta, mi sono

spaventato, ho pensato che sarebbe stato troppo lungo e che, nonostante le argomentazioni fitte ed

interessanti, avrebbe regnato la noia. Per la gioia degli spettatori non è stato affatto così: la compagnia,

infatti, ha saputo mettere in scena una tragedia facile da seguire anche per chi, come me, del ciclista in

questione sapeva ben poco. La compagnia ci illustra la ”passione” di Marco Pantani, dalla sua infanzia

alla sua morte, sotto forma di intervista-indagine da parte di un giornalista presente sulla scena. Tutta

la vita del ciclista è vista dall’ esterno, da punti di vista differenti in confronto a quelli mediatici, da

quello familiare, con la presenza della famiglia del pirata sul palcoscenico (nella quale spicca la figura

tragica della madre), da quello giornalistico e da quello delle amicizie di Pantani. Questi punti di vista ci

accompagneranno per tutta l’ opera facendo un excursus biografico del pirata. Lo spettacolo,

nonostante la durata, risulta veramente godibile: l’ alternarsi di dialoghi con la famiglia, con gli amici

del ciclista e degli sketch, illustra le congetture contro il pirata, denunciando il processo mediatico fatto

contro di lui che lo hanno portato alla depressione ed alla morte. Lo spettacolo è interessante e ben

fatto, il duplice scopo di biografia e denuncia portano lo spettatore a riflettere sui processi mediatici e

sui maneggiamenti presenti anche all’ interno di uno sport come nobile come il ciclismo. L’ unica pecca

dello spettacolo è il coretto lagnoso che spesso viene utilizzato nelle scene le quali, nonostante annoi

non indifferentemente, contribuisce al lato tragico della storia. Concludo dicendo che questo spettacolo,

sul palco dal 2012, può essere rivolto sia agli appassionati del ciclista che ai totali sconosciuti poiché la

biografia vien raccontata nei dettagli, ma nel mentre prevale il tema di denuncia ed inchiesta.

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SOFIA RAGLIO (4 LICEO MANIN) - Il 31 marzo, al Teatro Ponchielli, le luci si spengono lente, a

spettacolo iniziato su quella folla di pubblico colpevole, come tutte le folle d’Italia, della scomparsa della

leggenda Marco Pantani, morto di vergogna. Tre ore di dialogo schietto, intenso e mai pesante hanno

commosso il pubblico, non solo spettatore ma anche partecipe di un ricordo e un omaggio che è al

tempo stesso un grido che chiede giustizia per una vittima di questo stato e della sua corruzione. Una

scena surreale e varia, in cui si sovrappongono il dramma dei parenti, egregiamente interpretato da

Ermanna Montanari , Luigi Dadina e Michela Marangoni, le testimonianze dell’accaduto, raccontate da

un giornalismo ben diverso dallo sciacallaggio mediatico che ha colpito l’atleta, i video emozionanti dei

grandi successi sportivi di Pantani. Anche i personaggi delle varie vicende, dai politici, agli amici, ai

testimoni si affacciano a dire di persona ciò che è troppo vivido o assurdo per essere raccontato da terzi.

Ma a colpire più di tutto e a dare un filo conduttore allo spettacolo, come in una vera tragedia, è il coro

che, spettatore della caduta dell’eroe, proclama il declino italiano, il declino di un paese dove non c’è

giustizia, dove le chiacchiere la fanno da padrone e l’unica verità è quella sommaria di giornali, Stato e

televisione. La storia è quella di una vittima, sacrificata per tutti e diventata emblema di scorrettezza,

forse proprio perché troppo corretta, integra, pura. La storia è quella di uno sportivo infangato dalle

voci di tutti, che non ha mai voluto cedere se non quando, nel baratro della depressione, perso l’onore, è

annegato nel mondo freddo e bianco della cocaina, che alla madre fa tanta paura. Circostanze poco

chiare e mai accertate intorno a quello che è senza alcun dubbio un omicidio, l’omicidio compiuto da

una nazione che non ha saputo far fronte a un uomo semplice e determinato che, in mezzo a tanta

ingiustizia e scorrettezza , con le sue sole forze era in grado di rappresentarla. Questo è il racconto che fa

Marco Martinelli, con cura e abilità, riuscendo in uno dei miracoli del teatro: comunicare al pubblico un

messaggio forte e chiaro e farlo tornare a casa un po’ più indignato e consapevole di prima.

ALESSANDRO NOTARI (1 LICEO SCIENTIFICO) - Il 29 febbraio è andato in scena all’teatro

Ponchielli “Pantani” tragedia messa in scena dalle “Compagina Delle Albe” una delle più note in Italia.

L’evento chiudeva la stagione di prosa 2014\2015. Il regista Martinelli ha deciso di rendere omaggio a

Marco Pantani attraverso un resoconto della sua vita dall’infanzia in Romagna fino alla sua tragica

morte nel 2004 in un modesto hotel di Rimini. Come spesso succede tra i campioni anche nel caso del

pirata l’immagine creata dai media è riuscita a rendere inesistente la sua persona. Lo spettacolo inizia

proprio con le accuse che la madre Tonina( rivolge ai giornalisti, colpevoli a suo dire di aver contribuito

alla rovina del figlio attraverso le loro “chicchere”. In questa opera teatrale la rappresentazione della vita

di Pantani oscilla tra l’immagine del campione forte ed imbattile e quella del piccolo uomo fragile

narrandone il percorso che lo porterà all’autodistruzione. Nel corso dello spettacolo vengono proposti

numerosi dubbi sulla misteriosa morte dello ciclista non tanto per le circostanze ma più sui veri

responsabili che hanno portato Pantani in fondo ad un tunnel da cui da solo non è mai riuscito ad

uscire. Il coro di scena che canta alcuni degli avvenimenti della vita dell’eroe richiama alcuni elementi

che caratterizzano la tragedia. Sul palco c’è un susseguirsi di persone che con le loro parole aggiungono

un qualcosa in più allo storia del ciclista. Durante lo spettacolo la vita di Pantani vieni divisa in due

parti. Nella prima viene rappresentato un ragazzino che comincia a correre all’età di dodici anni e che

pochi anni dopo diventerà un idolo per molto persone e una leggenda del ciclismo. Nella seconda parte

invece vengono raccontati i cinque anni successivi allo scandalo di Madonna di Campiglio caratterizzati

dall’angoscia che lo porterà prima alla depressione e poi al suicidio. La compagnia delle Ande costruisce

Page 40: SOFIA RAGLIO (4 LICEO MANIN) - Il 31 marzo, al Teatro Ponchielli, … · leggenda Marco Pantani, morto di vergogna. Tre ore di dialogo schietto, intenso e mai pesante hanno commosso

intorno a questo racconto un’immagine sull’Italia degli ultimi trenta anni, velocissima a creare ma nello

stesso tempo anche a distruggere i propri miti.

PIETRO DIGIUNI (2 LICEO SCIENTIFICO) - Martedì 1 marzo è andato in scena lo spettacolo

“Pantani”. Appena venuto a conoscenza della durata dello spettacolo, quasi tre ore e trenta, mi sono

spaventato, ho pensato che sarebbe stato troppo lungo e che, nonostante le argomentazioni fitte ed

interessanti, avrebbe regnato la noia. Per la gioia degli spettatori non è stato affatto così: la compagnia,

infatti, ha saputo mettere in scena una tragedia facile da seguire anche per chi, come me, del ciclista in

questione sapeva ben poco. La compagnia ci illustra la ”passione” di Marco Pantani, dalla sua infanzia

alla sua morte, sotto forma di intervista-indagine da parte di un giornalista presente sulla scena. Tutta

la vita del ciclista è vista dall’ esterno, da punti di vista differenti in confronto a quelli mediatici, da

quello familiare, con la presenza della famiglia del pirata sul palcoscenico (nella quale spicca la figura

tragica della madre), da quello giornalistico e da quello delle amicizie di Pantani. Questi punti di vista ci

accompagneranno per tutta l’ opera facendo un excursus biografico del pirata. Lo spettacolo,

nonostante la durata, risulta veramente godibile: l’ alternarsi di dialoghi con la famiglia, con gli amici

del ciclista e degli sketch, illustra le congetture contro il pirata, denunciando il processo mediatico fatto

contro di lui che lo hanno portato alla depressione ed alla morte. Lo spettacolo è interessante e ben

fatto, il duplice scopo di biografia e denuncia portano lo spettatore a riflettere sui processi mediatici e

sui maneggiamenti presenti anche all’ interno di uno sport come nobile come il ciclismo. L’ unica pecca

dello spettacolo è il coretto lagnoso che spesso viene utilizzato nelle scene le quali, nonostante annoi

non indifferentemente, contribuisce al lato tragico della storia. Concludo dicendo che questo spettacolo,

sul palco dal 2012, può essere rivolto sia agli appassionati del ciclista che ai totali sconosciuti poiché la

biografia vien raccontata nei dettagli, ma nel mentre prevale il tema di denuncia ed inchiesta.

Page 41: SOFIA RAGLIO (4 LICEO MANIN) - Il 31 marzo, al Teatro Ponchielli, … · leggenda Marco Pantani, morto di vergogna. Tre ore di dialogo schietto, intenso e mai pesante hanno commosso

SOFIA RAGLIO (4 LICEO MANIN) - Il 31 marzo, al Teatro Ponchielli, le luci si spengono lente, a

spettacolo iniziato su quella folla di pubblico colpevole, come tutte le folle d’Italia, della scomparsa della

leggenda Marco Pantani, morto di vergogna. Tre ore di dialogo schietto, intenso e mai pesante hanno

commosso il pubblico, non solo spettatore ma anche partecipe di un ricordo e un omaggio che è al

tempo stesso un grido che chiede giustizia per una vittima di questo stato e della sua corruzione. Una

scena surreale e varia, in cui si sovrappongono il dramma dei parenti, egregiamente interpretato da

Ermanna Montanari , Luigi Dadina e Michela Marangoni, le testimonianze dell’accaduto, raccontate da

un giornalismo ben diverso dallo sciacallaggio mediatico che ha colpito l’atleta, i video emozionanti dei

grandi successi sportivi di Pantani. Anche i personaggi delle varie vicende, dai politici, agli amici, ai

testimoni si affacciano a dire di persona ciò che è troppo vivido o assurdo per essere raccontato da terzi.

Ma a colpire più di tutto e a dare un filo conduttore allo spettacolo, come in una vera tragedia, è il coro

che, spettatore della caduta dell’eroe, proclama il declino italiano, il declino di un paese dove non c’è

giustizia, dove le chiacchiere la fanno da padrone e l’unica verità è quella sommaria di giornali, Stato e

televisione. La storia è quella di una vittima, sacrificata per tutti e diventata emblema di scorrettezza,

forse proprio perché troppo corretta, integra, pura. La storia è quella di uno sportivo infangato dalle

voci di tutti, che non ha mai voluto cedere se non quando, nel baratro della depressione, perso l’onore, è

annegato nel mondo freddo e bianco della cocaina, che alla madre fa tanta paura. Circostanze poco

chiare e mai accertate intorno a quello che è senza alcun dubbio un omicidio, l’omicidio compiuto da

una nazione che non ha saputo far fronte a un uomo semplice e determinato che, in mezzo a tanta

ingiustizia e scorrettezza , con le sue sole forze era in grado di rappresentarla. Questo è il racconto che fa

Marco Martinelli, con cura e abilità, riuscendo in uno dei miracoli del teatro: comunicare al pubblico un

messaggio forte e chiaro e farlo tornare a casa un po’ più indignato e consapevole di prima.

ALESSANDRO NOTARI (1 LICEO SCIENTIFICO) - Il 29 febbraio è andato in scena all’teatro

Ponchielli “Pantani” tragedia messa in scena dalle “Compagina Delle Albe” una delle più note in Italia.

L’evento chiudeva la stagione di prosa 2014\2015. Il regista Martinelli ha deciso di rendere omaggio a

Marco Pantani attraverso un resoconto della sua vita dall’infanzia in Romagna fino alla sua tragica

morte nel 2004 in un modesto hotel di Rimini. Come spesso succede tra i campioni anche nel caso del

pirata l’immagine creata dai media è riuscita a rendere inesistente la sua persona. Lo spettacolo inizia

proprio con le accuse che la madre Tonina( rivolge ai giornalisti, colpevoli a suo dire di aver contribuito

alla rovina del figlio attraverso le loro “chicchere”. In questa opera teatrale la rappresentazione della vita

di Pantani oscilla tra l’immagine del campione forte ed imbattile e quella del piccolo uomo fragile

narrandone il percorso che lo porterà all’autodistruzione. Nel corso dello spettacolo vengono proposti

numerosi dubbi sulla misteriosa morte dello ciclista non tanto per le circostanze ma più sui veri

responsabili che hanno portato Pantani in fondo ad un tunnel da cui da solo non è mai riuscito ad

uscire. Il coro di scena che canta alcuni degli avvenimenti della vita dell’eroe richiama alcuni elementi

che caratterizzano la tragedia. Sul palco c’è un susseguirsi di persone che con le loro parole aggiungono

un qualcosa in più allo storia del ciclista. Durante lo spettacolo la vita di Pantani vieni divisa in due

parti. Nella prima viene rappresentato un ragazzino che comincia a correre all’età di dodici anni e che

pochi anni dopo diventerà un idolo per molto persone e una leggenda del ciclismo. Nella seconda parte

invece vengono raccontati i cinque anni successivi allo scandalo di Madonna di Campiglio caratterizzati

dall’angoscia che lo porterà prima alla depressione e poi al suicidio. La compagnia delle Ande costruisce

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intorno a questo racconto un’immagine sull’Italia degli ultimi trenta anni, velocissima a creare ma nello

stesso tempo anche a distruggere i propri miti.

PIETRO DIGIUNI (2 LICEO SCIENTIFICO) - Martedì 1 marzo è andato in scena lo spettacolo

“Pantani”. Appena venuto a conoscenza della durata dello spettacolo, quasi tre ore e trenta, mi sono

spaventato, ho pensato che sarebbe stato troppo lungo e che, nonostante le argomentazioni fitte ed

interessanti, avrebbe regnato la noia. Per la gioia degli spettatori non è stato affatto così: la compagnia,

infatti, ha saputo mettere in scena una tragedia facile da seguire anche per chi, come me, del ciclista in

questione sapeva ben poco. La compagnia ci illustra la ”passione” di Marco Pantani, dalla sua infanzia

alla sua morte, sotto forma di intervista-indagine da parte di un giornalista presente sulla scena. Tutta

la vita del ciclista è vista dall’ esterno, da punti di vista differenti in confronto a quelli mediatici, da

quello familiare, con la presenza della famiglia del pirata sul palcoscenico (nella quale spicca la figura

tragica della madre), da quello giornalistico e da quello delle amicizie di Pantani. Questi punti di vista ci

accompagneranno per tutta l’ opera facendo un excursus biografico del pirata. Lo spettacolo,

nonostante la durata, risulta veramente godibile: l’ alternarsi di dialoghi con la famiglia, con gli amici

del ciclista e degli sketch, illustra le congetture contro il pirata, denunciando il processo mediatico fatto

contro di lui che lo hanno portato alla depressione ed alla morte. Lo spettacolo è interessante e ben

fatto, il duplice scopo di biografia e denuncia portano lo spettatore a riflettere sui processi mediatici e

sui maneggiamenti presenti anche all’ interno di uno sport come nobile come il ciclismo. L’ unica pecca

dello spettacolo è il coretto lagnoso che spesso viene utilizzato nelle scene le quali, nonostante annoi

non indifferentemente, contribuisce al lato tragico della storia. Concludo dicendo che questo spettacolo,

sul palco dal 2012, può essere rivolto sia agli appassionati del ciclista che ai totali sconosciuti poiché la

biografia vien raccontata nei dettagli, ma nel mentre prevale il tema di denuncia ed inchiesta.

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SOFIA RAGLIO (4 LICEO MANIN) - Il 31 marzo, al Teatro Ponchielli, le luci si spengono lente, a

spettacolo iniziato su quella folla di pubblico colpevole, come tutte le folle d’Italia, della scomparsa della

leggenda Marco Pantani, morto di vergogna. Tre ore di dialogo schietto, intenso e mai pesante hanno

commosso il pubblico, non solo spettatore ma anche partecipe di un ricordo e un omaggio che è al

tempo stesso un grido che chiede giustizia per una vittima di questo stato e della sua corruzione. Una

scena surreale e varia, in cui si sovrappongono il dramma dei parenti, egregiamente interpretato da

Ermanna Montanari , Luigi Dadina e Michela Marangoni, le testimonianze dell’accaduto, raccontate da

un giornalismo ben diverso dallo sciacallaggio mediatico che ha colpito l’atleta, i video emozionanti dei

grandi successi sportivi di Pantani. Anche i personaggi delle varie vicende, dai politici, agli amici, ai

testimoni si affacciano a dire di persona ciò che è troppo vivido o assurdo per essere raccontato da terzi.

Ma a colpire più di tutto e a dare un filo conduttore allo spettacolo, come in una vera tragedia, è il coro

che, spettatore della caduta dell’eroe, proclama il declino italiano, il declino di un paese dove non c’è

giustizia, dove le chiacchiere la fanno da padrone e l’unica verità è quella sommaria di giornali, Stato e

televisione. La storia è quella di una vittima, sacrificata per tutti e diventata emblema di scorrettezza,

forse proprio perché troppo corretta, integra, pura. La storia è quella di uno sportivo infangato dalle

voci di tutti, che non ha mai voluto cedere se non quando, nel baratro della depressione, perso l’onore, è

annegato nel mondo freddo e bianco della cocaina, che alla madre fa tanta paura. Circostanze poco

chiare e mai accertate intorno a quello che è senza alcun dubbio un omicidio, l’omicidio compiuto da

una nazione che non ha saputo far fronte a un uomo semplice e determinato che, in mezzo a tanta

ingiustizia e scorrettezza , con le sue sole forze era in grado di rappresentarla. Questo è il racconto che fa

Marco Martinelli, con cura e abilità, riuscendo in uno dei miracoli del teatro: comunicare al pubblico un

messaggio forte e chiaro e farlo tornare a casa un po’ più indignato e consapevole di prima.

ALESSANDRO NOTARI (1 LICEO SCIENTIFICO) - Il 29 febbraio è andato in scena all’teatro

Ponchielli “Pantani” tragedia messa in scena dalle “Compagina Delle Albe” una delle più note in Italia.

L’evento chiudeva la stagione di prosa 2014\2015. Il regista Martinelli ha deciso di rendere omaggio a

Marco Pantani attraverso un resoconto della sua vita dall’infanzia in Romagna fino alla sua tragica

morte nel 2004 in un modesto hotel di Rimini. Come spesso succede tra i campioni anche nel caso del

pirata l’immagine creata dai media è riuscita a rendere inesistente la sua persona. Lo spettacolo inizia

proprio con le accuse che la madre Tonina( rivolge ai giornalisti, colpevoli a suo dire di aver contribuito

alla rovina del figlio attraverso le loro “chicchere”. In questa opera teatrale la rappresentazione della vita

di Pantani oscilla tra l’immagine del campione forte ed imbattile e quella del piccolo uomo fragile

narrandone il percorso che lo porterà all’autodistruzione. Nel corso dello spettacolo vengono proposti

numerosi dubbi sulla misteriosa morte dello ciclista non tanto per le circostanze ma più sui veri

responsabili che hanno portato Pantani in fondo ad un tunnel da cui da solo non è mai riuscito ad

uscire. Il coro di scena che canta alcuni degli avvenimenti della vita dell’eroe richiama alcuni elementi

che caratterizzano la tragedia. Sul palco c’è un susseguirsi di persone che con le loro parole aggiungono

un qualcosa in più allo storia del ciclista. Durante lo spettacolo la vita di Pantani vieni divisa in due

parti. Nella prima viene rappresentato un ragazzino che comincia a correre all’età di dodici anni e che

pochi anni dopo diventerà un idolo per molto persone e una leggenda del ciclismo. Nella seconda parte

invece vengono raccontati i cinque anni successivi allo scandalo di Madonna di Campiglio caratterizzati

dall’angoscia che lo porterà prima alla depressione e poi al suicidio. La compagnia delle Ande costruisce

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intorno a questo racconto un’immagine sull’Italia degli ultimi trenta anni, velocissima a creare ma nello

stesso tempo anche a distruggere i propri miti.

PIETRO DIGIUNI (2 LICEO SCIENTIFICO) - Martedì 1 marzo è andato in scena lo spettacolo

“Pantani”. Appena venuto a conoscenza della durata dello spettacolo, quasi tre ore e trenta, mi sono

spaventato, ho pensato che sarebbe stato troppo lungo e che, nonostante le argomentazioni fitte ed

interessanti, avrebbe regnato la noia. Per la gioia degli spettatori non è stato affatto così: la compagnia,

infatti, ha saputo mettere in scena una tragedia facile da seguire anche per chi, come me, del ciclista in

questione sapeva ben poco. La compagnia ci illustra la ”passione” di Marco Pantani, dalla sua infanzia

alla sua morte, sotto forma di intervista-indagine da parte di un giornalista presente sulla scena. Tutta

la vita del ciclista è vista dall’ esterno, da punti di vista differenti in confronto a quelli mediatici, da

quello familiare, con la presenza della famiglia del pirata sul palcoscenico (nella quale spicca la figura

tragica della madre), da quello giornalistico e da quello delle amicizie di Pantani. Questi punti di vista ci

accompagneranno per tutta l’ opera facendo un excursus biografico del pirata. Lo spettacolo,

nonostante la durata, risulta veramente godibile: l’ alternarsi di dialoghi con la famiglia, con gli amici

del ciclista e degli sketch, illustra le congetture contro il pirata, denunciando il processo mediatico fatto

contro di lui che lo hanno portato alla depressione ed alla morte. Lo spettacolo è interessante e ben

fatto, il duplice scopo di biografia e denuncia portano lo spettatore a riflettere sui processi mediatici e

sui maneggiamenti presenti anche all’ interno di uno sport come nobile come il ciclismo. L’ unica pecca

dello spettacolo è il coretto lagnoso che spesso viene utilizzato nelle scene le quali, nonostante annoi

non indifferentemente, contribuisce al lato tragico della storia. Concludo dicendo che questo spettacolo,

sul palco dal 2012, può essere rivolto sia agli appassionati del ciclista che ai totali sconosciuti poiché la

biografia vien raccontata nei dettagli, ma nel mentre prevale il tema di denuncia ed inchiesta.

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SOFIA RAGLIO (4 LICEO MANIN) - Il 31 marzo, al Teatro Ponchielli, le luci si spengono lente, a

spettacolo iniziato su quella folla di pubblico colpevole, come tutte le folle d’Italia, della scomparsa della

leggenda Marco Pantani, morto di vergogna. Tre ore di dialogo schietto, intenso e mai pesante hanno

commosso il pubblico, non solo spettatore ma anche partecipe di un ricordo e un omaggio che è al

tempo stesso un grido che chiede giustizia per una vittima di questo stato e della sua corruzione. Una

scena surreale e varia, in cui si sovrappongono il dramma dei parenti, egregiamente interpretato da

Ermanna Montanari , Luigi Dadina e Michela Marangoni, le testimonianze dell’accaduto, raccontate da

un giornalismo ben diverso dallo sciacallaggio mediatico che ha colpito l’atleta, i video emozionanti dei

grandi successi sportivi di Pantani. Anche i personaggi delle varie vicende, dai politici, agli amici, ai

testimoni si affacciano a dire di persona ciò che è troppo vivido o assurdo per essere raccontato da terzi.

Ma a colpire più di tutto e a dare un filo conduttore allo spettacolo, come in una vera tragedia, è il coro

che, spettatore della caduta dell’eroe, proclama il declino italiano, il declino di un paese dove non c’è

giustizia, dove le chiacchiere la fanno da padrone e l’unica verità è quella sommaria di giornali, Stato e

televisione. La storia è quella di una vittima, sacrificata per tutti e diventata emblema di scorrettezza,

forse proprio perché troppo corretta, integra, pura. La storia è quella di uno sportivo infangato dalle

voci di tutti, che non ha mai voluto cedere se non quando, nel baratro della depressione, perso l’onore, è

annegato nel mondo freddo e bianco della cocaina, che alla madre fa tanta paura. Circostanze poco

chiare e mai accertate intorno a quello che è senza alcun dubbio un omicidio, l’omicidio compiuto da

una nazione che non ha saputo far fronte a un uomo semplice e determinato che, in mezzo a tanta

ingiustizia e scorrettezza , con le sue sole forze era in grado di rappresentarla. Questo è il racconto che fa

Marco Martinelli, con cura e abilità, riuscendo in uno dei miracoli del teatro: comunicare al pubblico un

messaggio forte e chiaro e farlo tornare a casa un po’ più indignato e consapevole di prima.

ALESSANDRO NOTARI (1 LICEO SCIENTIFICO) - Il 29 febbraio è andato in scena all’teatro

Ponchielli “Pantani” tragedia messa in scena dalle “Compagina Delle Albe” una delle più note in Italia.

L’evento chiudeva la stagione di prosa 2014\2015. Il regista Martinelli ha deciso di rendere omaggio a

Marco Pantani attraverso un resoconto della sua vita dall’infanzia in Romagna fino alla sua tragica

morte nel 2004 in un modesto hotel di Rimini. Come spesso succede tra i campioni anche nel caso del

pirata l’immagine creata dai media è riuscita a rendere inesistente la sua persona. Lo spettacolo inizia

proprio con le accuse che la madre Tonina( rivolge ai giornalisti, colpevoli a suo dire di aver contribuito

alla rovina del figlio attraverso le loro “chicchere”. In questa opera teatrale la rappresentazione della vita

di Pantani oscilla tra l’immagine del campione forte ed imbattile e quella del piccolo uomo fragile

narrandone il percorso che lo porterà all’autodistruzione. Nel corso dello spettacolo vengono proposti

numerosi dubbi sulla misteriosa morte dello ciclista non tanto per le circostanze ma più sui veri

responsabili che hanno portato Pantani in fondo ad un tunnel da cui da solo non è mai riuscito ad

uscire. Il coro di scena che canta alcuni degli avvenimenti della vita dell’eroe richiama alcuni elementi

che caratterizzano la tragedia. Sul palco c’è un susseguirsi di persone che con le loro parole aggiungono

un qualcosa in più allo storia del ciclista. Durante lo spettacolo la vita di Pantani vieni divisa in due

parti. Nella prima viene rappresentato un ragazzino che comincia a correre all’età di dodici anni e che

pochi anni dopo diventerà un idolo per molto persone e una leggenda del ciclismo. Nella seconda parte

invece vengono raccontati i cinque anni successivi allo scandalo di Madonna di Campiglio caratterizzati

dall’angoscia che lo porterà prima alla depressione e poi al suicidio. La compagnia delle Ande costruisce

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intorno a questo racconto un’immagine sull’Italia degli ultimi trenta anni, velocissima a creare ma nello

stesso tempo anche a distruggere i propri miti.

PIETRO DIGIUNI (2 LICEO SCIENTIFICO) - Martedì 1 marzo è andato in scena lo spettacolo

“Pantani”. Appena venuto a conoscenza della durata dello spettacolo, quasi tre ore e trenta, mi sono

spaventato, ho pensato che sarebbe stato troppo lungo e che, nonostante le argomentazioni fitte ed

interessanti, avrebbe regnato la noia. Per la gioia degli spettatori non è stato affatto così: la compagnia,

infatti, ha saputo mettere in scena una tragedia facile da seguire anche per chi, come me, del ciclista in

questione sapeva ben poco. La compagnia ci illustra la ”passione” di Marco Pantani, dalla sua infanzia

alla sua morte, sotto forma di intervista-indagine da parte di un giornalista presente sulla scena. Tutta

la vita del ciclista è vista dall’ esterno, da punti di vista differenti in confronto a quelli mediatici, da

quello familiare, con la presenza della famiglia del pirata sul palcoscenico (nella quale spicca la figura

tragica della madre), da quello giornalistico e da quello delle amicizie di Pantani. Questi punti di vista ci

accompagneranno per tutta l’ opera facendo un excursus biografico del pirata. Lo spettacolo,

nonostante la durata, risulta veramente godibile: l’ alternarsi di dialoghi con la famiglia, con gli amici

del ciclista e degli sketch, illustra le congetture contro il pirata, denunciando il processo mediatico fatto

contro di lui che lo hanno portato alla depressione ed alla morte. Lo spettacolo è interessante e ben

fatto, il duplice scopo di biografia e denuncia portano lo spettatore a riflettere sui processi mediatici e

sui maneggiamenti presenti anche all’ interno di uno sport come nobile come il ciclismo. L’ unica pecca

dello spettacolo è il coretto lagnoso che spesso viene utilizzato nelle scene le quali, nonostante annoi

non indifferentemente, contribuisce al lato tragico della storia. Concludo dicendo che questo spettacolo,

sul palco dal 2012, può essere rivolto sia agli appassionati del ciclista che ai totali sconosciuti poiché la

biografia vien raccontata nei dettagli, ma nel mentre prevale il tema di denuncia ed inchiesta.

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SOFIA RAGLIO (4 LICEO MANIN) - Il 31 marzo, al Teatro Ponchielli, le luci si spengono lente, a

spettacolo iniziato su quella folla di pubblico colpevole, come tutte le folle d’Italia, della scomparsa della

leggenda Marco Pantani, morto di vergogna. Tre ore di dialogo schietto, intenso e mai pesante hanno

commosso il pubblico, non solo spettatore ma anche partecipe di un ricordo e un omaggio che è al

tempo stesso un grido che chiede giustizia per una vittima di questo stato e della sua corruzione. Una

scena surreale e varia, in cui si sovrappongono il dramma dei parenti, egregiamente interpretato da

Ermanna Montanari , Luigi Dadina e Michela Marangoni, le testimonianze dell’accaduto, raccontate da

un giornalismo ben diverso dallo sciacallaggio mediatico che ha colpito l’atleta, i video emozionanti dei

grandi successi sportivi di Pantani. Anche i personaggi delle varie vicende, dai politici, agli amici, ai

testimoni si affacciano a dire di persona ciò che è troppo vivido o assurdo per essere raccontato da terzi.

Ma a colpire più di tutto e a dare un filo conduttore allo spettacolo, come in una vera tragedia, è il coro

che, spettatore della caduta dell’eroe, proclama il declino italiano, il declino di un paese dove non c’è

giustizia, dove le chiacchiere la fanno da padrone e l’unica verità è quella sommaria di giornali, Stato e

televisione. La storia è quella di una vittima, sacrificata per tutti e diventata emblema di scorrettezza,

forse proprio perché troppo corretta, integra, pura. La storia è quella di uno sportivo infangato dalle

voci di tutti, che non ha mai voluto cedere se non quando, nel baratro della depressione, perso l’onore, è

annegato nel mondo freddo e bianco della cocaina, che alla madre fa tanta paura. Circostanze poco

chiare e mai accertate intorno a quello che è senza alcun dubbio un omicidio, l’omicidio compiuto da

una nazione che non ha saputo far fronte a un uomo semplice e determinato che, in mezzo a tanta

ingiustizia e scorrettezza , con le sue sole forze era in grado di rappresentarla. Questo è il racconto che fa

Marco Martinelli, con cura e abilità, riuscendo in uno dei miracoli del teatro: comunicare al pubblico un

messaggio forte e chiaro e farlo tornare a casa un po’ più indignato e consapevole di prima.

ALESSANDRO NOTARI (1 LICEO SCIENTIFICO) - Il 29 febbraio è andato in scena all’teatro

Ponchielli “Pantani” tragedia messa in scena dalle “Compagina Delle Albe” una delle più note in Italia.

L’evento chiudeva la stagione di prosa 2014\2015. Il regista Martinelli ha deciso di rendere omaggio a

Marco Pantani attraverso un resoconto della sua vita dall’infanzia in Romagna fino alla sua tragica

morte nel 2004 in un modesto hotel di Rimini. Come spesso succede tra i campioni anche nel caso del

pirata l’immagine creata dai media è riuscita a rendere inesistente la sua persona. Lo spettacolo inizia

proprio con le accuse che la madre Tonina( rivolge ai giornalisti, colpevoli a suo dire di aver contribuito

alla rovina del figlio attraverso le loro “chicchere”. In questa opera teatrale la rappresentazione della vita

di Pantani oscilla tra l’immagine del campione forte ed imbattile e quella del piccolo uomo fragile

narrandone il percorso che lo porterà all’autodistruzione. Nel corso dello spettacolo vengono proposti

numerosi dubbi sulla misteriosa morte dello ciclista non tanto per le circostanze ma più sui veri

responsabili che hanno portato Pantani in fondo ad un tunnel da cui da solo non è mai riuscito ad

uscire. Il coro di scena che canta alcuni degli avvenimenti della vita dell’eroe richiama alcuni elementi

che caratterizzano la tragedia. Sul palco c’è un susseguirsi di persone che con le loro parole aggiungono

un qualcosa in più allo storia del ciclista. Durante lo spettacolo la vita di Pantani vieni divisa in due

parti. Nella prima viene rappresentato un ragazzino che comincia a correre all’età di dodici anni e che

pochi anni dopo diventerà un idolo per molto persone e una leggenda del ciclismo. Nella seconda parte

invece vengono raccontati i cinque anni successivi allo scandalo di Madonna di Campiglio caratterizzati

dall’angoscia che lo porterà prima alla depressione e poi al suicidio. La compagnia delle Ande costruisce

Page 48: SOFIA RAGLIO (4 LICEO MANIN) - Il 31 marzo, al Teatro Ponchielli, … · leggenda Marco Pantani, morto di vergogna. Tre ore di dialogo schietto, intenso e mai pesante hanno commosso

intorno a questo racconto un’immagine sull’Italia degli ultimi trenta anni, velocissima a creare ma nello

stesso tempo anche a distruggere i propri miti.

PIETRO DIGIUNI (2 LICEO SCIENTIFICO) - Martedì 1 marzo è andato in scena lo spettacolo

“Pantani”. Appena venuto a conoscenza della durata dello spettacolo, quasi tre ore e trenta, mi sono

spaventato, ho pensato che sarebbe stato troppo lungo e che, nonostante le argomentazioni fitte ed

interessanti, avrebbe regnato la noia. Per la gioia degli spettatori non è stato affatto così: la compagnia,

infatti, ha saputo mettere in scena una tragedia facile da seguire anche per chi, come me, del ciclista in

questione sapeva ben poco. La compagnia ci illustra la ”passione” di Marco Pantani, dalla sua infanzia

alla sua morte, sotto forma di intervista-indagine da parte di un giornalista presente sulla scena. Tutta

la vita del ciclista è vista dall’ esterno, da punti di vista differenti in confronto a quelli mediatici, da

quello familiare, con la presenza della famiglia del pirata sul palcoscenico (nella quale spicca la figura

tragica della madre), da quello giornalistico e da quello delle amicizie di Pantani. Questi punti di vista ci

accompagneranno per tutta l’ opera facendo un excursus biografico del pirata. Lo spettacolo,

nonostante la durata, risulta veramente godibile: l’ alternarsi di dialoghi con la famiglia, con gli amici

del ciclista e degli sketch, illustra le congetture contro il pirata, denunciando il processo mediatico fatto

contro di lui che lo hanno portato alla depressione ed alla morte. Lo spettacolo è interessante e ben

fatto, il duplice scopo di biografia e denuncia portano lo spettatore a riflettere sui processi mediatici e

sui maneggiamenti presenti anche all’ interno di uno sport come nobile come il ciclismo. L’ unica pecca

dello spettacolo è il coretto lagnoso che spesso viene utilizzato nelle scene le quali, nonostante annoi

non indifferentemente, contribuisce al lato tragico della storia. Concludo dicendo che questo spettacolo,

sul palco dal 2012, può essere rivolto sia agli appassionati del ciclista che ai totali sconosciuti poiché la

biografia vien raccontata nei dettagli, ma nel mentre prevale il tema di denuncia ed inchiesta.

Page 49: SOFIA RAGLIO (4 LICEO MANIN) - Il 31 marzo, al Teatro Ponchielli, … · leggenda Marco Pantani, morto di vergogna. Tre ore di dialogo schietto, intenso e mai pesante hanno commosso

SOFIA RAGLIO (4 LICEO MANIN) - Il 31 marzo, al Teatro Ponchielli, le luci si spengono lente, a

spettacolo iniziato su quella folla di pubblico colpevole, come tutte le folle d’Italia, della scomparsa della

leggenda Marco Pantani, morto di vergogna. Tre ore di dialogo schietto, intenso e mai pesante hanno

commosso il pubblico, non solo spettatore ma anche partecipe di un ricordo e un omaggio che è al

tempo stesso un grido che chiede giustizia per una vittima di questo stato e della sua corruzione. Una

scena surreale e varia, in cui si sovrappongono il dramma dei parenti, egregiamente interpretato da

Ermanna Montanari , Luigi Dadina e Michela Marangoni, le testimonianze dell’accaduto, raccontate da

un giornalismo ben diverso dallo sciacallaggio mediatico che ha colpito l’atleta, i video emozionanti dei

grandi successi sportivi di Pantani. Anche i personaggi delle varie vicende, dai politici, agli amici, ai

testimoni si affacciano a dire di persona ciò che è troppo vivido o assurdo per essere raccontato da terzi.

Ma a colpire più di tutto e a dare un filo conduttore allo spettacolo, come in una vera tragedia, è il coro

che, spettatore della caduta dell’eroe, proclama il declino italiano, il declino di un paese dove non c’è

giustizia, dove le chiacchiere la fanno da padrone e l’unica verità è quella sommaria di giornali, Stato e

televisione. La storia è quella di una vittima, sacrificata per tutti e diventata emblema di scorrettezza,

forse proprio perché troppo corretta, integra, pura. La storia è quella di uno sportivo infangato dalle

voci di tutti, che non ha mai voluto cedere se non quando, nel baratro della depressione, perso l’onore, è

annegato nel mondo freddo e bianco della cocaina, che alla madre fa tanta paura. Circostanze poco

chiare e mai accertate intorno a quello che è senza alcun dubbio un omicidio, l’omicidio compiuto da

una nazione che non ha saputo far fronte a un uomo semplice e determinato che, in mezzo a tanta

ingiustizia e scorrettezza , con le sue sole forze era in grado di rappresentarla. Questo è il racconto che fa

Marco Martinelli, con cura e abilità, riuscendo in uno dei miracoli del teatro: comunicare al pubblico un

messaggio forte e chiaro e farlo tornare a casa un po’ più indignato e consapevole di prima.

ALESSANDRO NOTARI (1 LICEO SCIENTIFICO) - Il 29 febbraio è andato in scena all’teatro

Ponchielli “Pantani” tragedia messa in scena dalle “Compagina Delle Albe” una delle più note in Italia.

L’evento chiudeva la stagione di prosa 2014\2015. Il regista Martinelli ha deciso di rendere omaggio a

Marco Pantani attraverso un resoconto della sua vita dall’infanzia in Romagna fino alla sua tragica

morte nel 2004 in un modesto hotel di Rimini. Come spesso succede tra i campioni anche nel caso del

pirata l’immagine creata dai media è riuscita a rendere inesistente la sua persona. Lo spettacolo inizia

proprio con le accuse che la madre Tonina( rivolge ai giornalisti, colpevoli a suo dire di aver contribuito

alla rovina del figlio attraverso le loro “chicchere”. In questa opera teatrale la rappresentazione della vita

di Pantani oscilla tra l’immagine del campione forte ed imbattile e quella del piccolo uomo fragile

narrandone il percorso che lo porterà all’autodistruzione. Nel corso dello spettacolo vengono proposti

numerosi dubbi sulla misteriosa morte dello ciclista non tanto per le circostanze ma più sui veri

responsabili che hanno portato Pantani in fondo ad un tunnel da cui da solo non è mai riuscito ad

uscire. Il coro di scena che canta alcuni degli avvenimenti della vita dell’eroe richiama alcuni elementi

che caratterizzano la tragedia. Sul palco c’è un susseguirsi di persone che con le loro parole aggiungono

un qualcosa in più allo storia del ciclista. Durante lo spettacolo la vita di Pantani vieni divisa in due

parti. Nella prima viene rappresentato un ragazzino che comincia a correre all’età di dodici anni e che

pochi anni dopo diventerà un idolo per molto persone e una leggenda del ciclismo. Nella seconda parte

invece vengono raccontati i cinque anni successivi allo scandalo di Madonna di Campiglio caratterizzati

dall’angoscia che lo porterà prima alla depressione e poi al suicidio. La compagnia delle Ande costruisce

Page 50: SOFIA RAGLIO (4 LICEO MANIN) - Il 31 marzo, al Teatro Ponchielli, … · leggenda Marco Pantani, morto di vergogna. Tre ore di dialogo schietto, intenso e mai pesante hanno commosso

intorno a questo racconto un’immagine sull’Italia degli ultimi trenta anni, velocissima a creare ma nello

stesso tempo anche a distruggere i propri miti.

PIETRO DIGIUNI (2 LICEO SCIENTIFICO) - Martedì 1 marzo è andato in scena lo spettacolo

“Pantani”. Appena venuto a conoscenza della durata dello spettacolo, quasi tre ore e trenta, mi sono

spaventato, ho pensato che sarebbe stato troppo lungo e che, nonostante le argomentazioni fitte ed

interessanti, avrebbe regnato la noia. Per la gioia degli spettatori non è stato affatto così: la compagnia,

infatti, ha saputo mettere in scena una tragedia facile da seguire anche per chi, come me, del ciclista in

questione sapeva ben poco. La compagnia ci illustra la ”passione” di Marco Pantani, dalla sua infanzia

alla sua morte, sotto forma di intervista-indagine da parte di un giornalista presente sulla scena. Tutta

la vita del ciclista è vista dall’ esterno, da punti di vista differenti in confronto a quelli mediatici, da

quello familiare, con la presenza della famiglia del pirata sul palcoscenico (nella quale spicca la figura

tragica della madre), da quello giornalistico e da quello delle amicizie di Pantani. Questi punti di vista ci

accompagneranno per tutta l’ opera facendo un excursus biografico del pirata. Lo spettacolo,

nonostante la durata, risulta veramente godibile: l’ alternarsi di dialoghi con la famiglia, con gli amici

del ciclista e degli sketch, illustra le congetture contro il pirata, denunciando il processo mediatico fatto

contro di lui che lo hanno portato alla depressione ed alla morte. Lo spettacolo è interessante e ben

fatto, il duplice scopo di biografia e denuncia portano lo spettatore a riflettere sui processi mediatici e

sui maneggiamenti presenti anche all’ interno di uno sport come nobile come il ciclismo. L’ unica pecca

dello spettacolo è il coretto lagnoso che spesso viene utilizzato nelle scene le quali, nonostante annoi

non indifferentemente, contribuisce al lato tragico della storia. Concludo dicendo che questo spettacolo,

sul palco dal 2012, può essere rivolto sia agli appassionati del ciclista che ai totali sconosciuti poiché la

biografia vien raccontata nei dettagli, ma nel mentre prevale il tema di denuncia ed inchiesta.

Page 51: SOFIA RAGLIO (4 LICEO MANIN) - Il 31 marzo, al Teatro Ponchielli, … · leggenda Marco Pantani, morto di vergogna. Tre ore di dialogo schietto, intenso e mai pesante hanno commosso

SOFIA RAGLIO (4 LICEO MANIN) - Il 31 marzo, al Teatro Ponchielli, le luci si spengono lente, a

spettacolo iniziato su quella folla di pubblico colpevole, come tutte le folle d’Italia, della scomparsa della

leggenda Marco Pantani, morto di vergogna. Tre ore di dialogo schietto, intenso e mai pesante hanno

commosso il pubblico, non solo spettatore ma anche partecipe di un ricordo e un omaggio che è al

tempo stesso un grido che chiede giustizia per una vittima di questo stato e della sua corruzione. Una

scena surreale e varia, in cui si sovrappongono il dramma dei parenti, egregiamente interpretato da

Ermanna Montanari , Luigi Dadina e Michela Marangoni, le testimonianze dell’accaduto, raccontate da

un giornalismo ben diverso dallo sciacallaggio mediatico che ha colpito l’atleta, i video emozionanti dei

grandi successi sportivi di Pantani. Anche i personaggi delle varie vicende, dai politici, agli amici, ai

testimoni si affacciano a dire di persona ciò che è troppo vivido o assurdo per essere raccontato da terzi.

Ma a colpire più di tutto e a dare un filo conduttore allo spettacolo, come in una vera tragedia, è il coro

che, spettatore della caduta dell’eroe, proclama il declino italiano, il declino di un paese dove non c’è

giustizia, dove le chiacchiere la fanno da padrone e l’unica verità è quella sommaria di giornali, Stato e

televisione. La storia è quella di una vittima, sacrificata per tutti e diventata emblema di scorrettezza,

forse proprio perché troppo corretta, integra, pura. La storia è quella di uno sportivo infangato dalle

voci di tutti, che non ha mai voluto cedere se non quando, nel baratro della depressione, perso l’onore, è

annegato nel mondo freddo e bianco della cocaina, che alla madre fa tanta paura. Circostanze poco

chiare e mai accertate intorno a quello che è senza alcun dubbio un omicidio, l’omicidio compiuto da

una nazione che non ha saputo far fronte a un uomo semplice e determinato che, in mezzo a tanta

ingiustizia e scorrettezza , con le sue sole forze era in grado di rappresentarla. Questo è il racconto che fa

Marco Martinelli, con cura e abilità, riuscendo in uno dei miracoli del teatro: comunicare al pubblico un

messaggio forte e chiaro e farlo tornare a casa un po’ più indignato e consapevole di prima.

ALESSANDRO NOTARI (1 LICEO SCIENTIFICO) - Il 29 febbraio è andato in scena all’teatro

Ponchielli “Pantani” tragedia messa in scena dalle “Compagina Delle Albe” una delle più note in Italia.

L’evento chiudeva la stagione di prosa 2014\2015. Il regista Martinelli ha deciso di rendere omaggio a

Marco Pantani attraverso un resoconto della sua vita dall’infanzia in Romagna fino alla sua tragica

morte nel 2004 in un modesto hotel di Rimini. Come spesso succede tra i campioni anche nel caso del

pirata l’immagine creata dai media è riuscita a rendere inesistente la sua persona. Lo spettacolo inizia

proprio con le accuse che la madre Tonina( rivolge ai giornalisti, colpevoli a suo dire di aver contribuito

alla rovina del figlio attraverso le loro “chicchere”. In questa opera teatrale la rappresentazione della vita

di Pantani oscilla tra l’immagine del campione forte ed imbattile e quella del piccolo uomo fragile

narrandone il percorso che lo porterà all’autodistruzione. Nel corso dello spettacolo vengono proposti

numerosi dubbi sulla misteriosa morte dello ciclista non tanto per le circostanze ma più sui veri

responsabili che hanno portato Pantani in fondo ad un tunnel da cui da solo non è mai riuscito ad

uscire. Il coro di scena che canta alcuni degli avvenimenti della vita dell’eroe richiama alcuni elementi

che caratterizzano la tragedia. Sul palco c’è un susseguirsi di persone che con le loro parole aggiungono

un qualcosa in più allo storia del ciclista. Durante lo spettacolo la vita di Pantani vieni divisa in due

parti. Nella prima viene rappresentato un ragazzino che comincia a correre all’età di dodici anni e che

pochi anni dopo diventerà un idolo per molto persone e una leggenda del ciclismo. Nella seconda parte

invece vengono raccontati i cinque anni successivi allo scandalo di Madonna di Campiglio caratterizzati

dall’angoscia che lo porterà prima alla depressione e poi al suicidio. La compagnia delle Ande costruisce

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intorno a questo racconto un’immagine sull’Italia degli ultimi trenta anni, velocissima a creare ma nello

stesso tempo anche a distruggere i propri miti.

PIETRO DIGIUNI (2 LICEO SCIENTIFICO) - Martedì 1 marzo è andato in scena lo spettacolo

“Pantani”. Appena venuto a conoscenza della durata dello spettacolo, quasi tre ore e trenta, mi sono

spaventato, ho pensato che sarebbe stato troppo lungo e che, nonostante le argomentazioni fitte ed

interessanti, avrebbe regnato la noia. Per la gioia degli spettatori non è stato affatto così: la compagnia,

infatti, ha saputo mettere in scena una tragedia facile da seguire anche per chi, come me, del ciclista in

questione sapeva ben poco. La compagnia ci illustra la ”passione” di Marco Pantani, dalla sua infanzia

alla sua morte, sotto forma di intervista-indagine da parte di un giornalista presente sulla scena. Tutta

la vita del ciclista è vista dall’ esterno, da punti di vista differenti in confronto a quelli mediatici, da

quello familiare, con la presenza della famiglia del pirata sul palcoscenico (nella quale spicca la figura

tragica della madre), da quello giornalistico e da quello delle amicizie di Pantani. Questi punti di vista ci

accompagneranno per tutta l’ opera facendo un excursus biografico del pirata. Lo spettacolo,

nonostante la durata, risulta veramente godibile: l’ alternarsi di dialoghi con la famiglia, con gli amici

del ciclista e degli sketch, illustra le congetture contro il pirata, denunciando il processo mediatico fatto

contro di lui che lo hanno portato alla depressione ed alla morte. Lo spettacolo è interessante e ben

fatto, il duplice scopo di biografia e denuncia portano lo spettatore a riflettere sui processi mediatici e

sui maneggiamenti presenti anche all’ interno di uno sport come nobile come il ciclismo. L’ unica pecca

dello spettacolo è il coretto lagnoso che spesso viene utilizzato nelle scene le quali, nonostante annoi

non indifferentemente, contribuisce al lato tragico della storia. Concludo dicendo che questo spettacolo,

sul palco dal 2012, può essere rivolto sia agli appassionati del ciclista che ai totali sconosciuti poiché la

biografia vien raccontata nei dettagli, ma nel mentre prevale il tema di denuncia ed inchiesta.

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SOFIA RAGLIO (4 LICEO MANIN) - Il 31 marzo, al Teatro Ponchielli, le luci si spengono lente, a

spettacolo iniziato su quella folla di pubblico colpevole, come tutte le folle d’Italia, della scomparsa della

leggenda Marco Pantani, morto di vergogna. Tre ore di dialogo schietto, intenso e mai pesante hanno

commosso il pubblico, non solo spettatore ma anche partecipe di un ricordo e un omaggio che è al

tempo stesso un grido che chiede giustizia per una vittima di questo stato e della sua corruzione. Una

scena surreale e varia, in cui si sovrappongono il dramma dei parenti, egregiamente interpretato da

Ermanna Montanari , Luigi Dadina e Michela Marangoni, le testimonianze dell’accaduto, raccontate da

un giornalismo ben diverso dallo sciacallaggio mediatico che ha colpito l’atleta, i video emozionanti dei

grandi successi sportivi di Pantani. Anche i personaggi delle varie vicende, dai politici, agli amici, ai

testimoni si affacciano a dire di persona ciò che è troppo vivido o assurdo per essere raccontato da terzi.

Ma a colpire più di tutto e a dare un filo conduttore allo spettacolo, come in una vera tragedia, è il coro

che, spettatore della caduta dell’eroe, proclama il declino italiano, il declino di un paese dove non c’è

giustizia, dove le chiacchiere la fanno da padrone e l’unica verità è quella sommaria di giornali, Stato e

televisione. La storia è quella di una vittima, sacrificata per tutti e diventata emblema di scorrettezza,

forse proprio perché troppo corretta, integra, pura. La storia è quella di uno sportivo infangato dalle

voci di tutti, che non ha mai voluto cedere se non quando, nel baratro della depressione, perso l’onore, è

annegato nel mondo freddo e bianco della cocaina, che alla madre fa tanta paura. Circostanze poco

chiare e mai accertate intorno a quello che è senza alcun dubbio un omicidio, l’omicidio compiuto da

una nazione che non ha saputo far fronte a un uomo semplice e determinato che, in mezzo a tanta

ingiustizia e scorrettezza , con le sue sole forze era in grado di rappresentarla. Questo è il racconto che fa

Marco Martinelli, con cura e abilità, riuscendo in uno dei miracoli del teatro: comunicare al pubblico un

messaggio forte e chiaro e farlo tornare a casa un po’ più indignato e consapevole di prima.

ALESSANDRO NOTARI (1 LICEO SCIENTIFICO) - Il 29 febbraio è andato in scena all’teatro

Ponchielli “Pantani” tragedia messa in scena dalle “Compagina Delle Albe” una delle più note in Italia.

L’evento chiudeva la stagione di prosa 2014\2015. Il regista Martinelli ha deciso di rendere omaggio a

Marco Pantani attraverso un resoconto della sua vita dall’infanzia in Romagna fino alla sua tragica

morte nel 2004 in un modesto hotel di Rimini. Come spesso succede tra i campioni anche nel caso del

pirata l’immagine creata dai media è riuscita a rendere inesistente la sua persona. Lo spettacolo inizia

proprio con le accuse che la madre Tonina( rivolge ai giornalisti, colpevoli a suo dire di aver contribuito

alla rovina del figlio attraverso le loro “chicchere”. In questa opera teatrale la rappresentazione della vita

di Pantani oscilla tra l’immagine del campione forte ed imbattile e quella del piccolo uomo fragile

narrandone il percorso che lo porterà all’autodistruzione. Nel corso dello spettacolo vengono proposti

numerosi dubbi sulla misteriosa morte dello ciclista non tanto per le circostanze ma più sui veri

responsabili che hanno portato Pantani in fondo ad un tunnel da cui da solo non è mai riuscito ad

uscire. Il coro di scena che canta alcuni degli avvenimenti della vita dell’eroe richiama alcuni elementi

che caratterizzano la tragedia. Sul palco c’è un susseguirsi di persone che con le loro parole aggiungono

un qualcosa in più allo storia del ciclista. Durante lo spettacolo la vita di Pantani vieni divisa in due

parti. Nella prima viene rappresentato un ragazzino che comincia a correre all’età di dodici anni e che

pochi anni dopo diventerà un idolo per molto persone e una leggenda del ciclismo. Nella seconda parte

invece vengono raccontati i cinque anni successivi allo scandalo di Madonna di Campiglio caratterizzati

dall’angoscia che lo porterà prima alla depressione e poi al suicidio. La compagnia delle Ande costruisce

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intorno a questo racconto un’immagine sull’Italia degli ultimi trenta anni, velocissima a creare ma nello

stesso tempo anche a distruggere i propri miti.

PIETRO DIGIUNI (2 LICEO SCIENTIFICO) - Martedì 1 marzo è andato in scena lo spettacolo

“Pantani”. Appena venuto a conoscenza della durata dello spettacolo, quasi tre ore e trenta, mi sono

spaventato, ho pensato che sarebbe stato troppo lungo e che, nonostante le argomentazioni fitte ed

interessanti, avrebbe regnato la noia. Per la gioia degli spettatori non è stato affatto così: la compagnia,

infatti, ha saputo mettere in scena una tragedia facile da seguire anche per chi, come me, del ciclista in

questione sapeva ben poco. La compagnia ci illustra la ”passione” di Marco Pantani, dalla sua infanzia

alla sua morte, sotto forma di intervista-indagine da parte di un giornalista presente sulla scena. Tutta

la vita del ciclista è vista dall’ esterno, da punti di vista differenti in confronto a quelli mediatici, da

quello familiare, con la presenza della famiglia del pirata sul palcoscenico (nella quale spicca la figura

tragica della madre), da quello giornalistico e da quello delle amicizie di Pantani. Questi punti di vista ci

accompagneranno per tutta l’ opera facendo un excursus biografico del pirata. Lo spettacolo,

nonostante la durata, risulta veramente godibile: l’ alternarsi di dialoghi con la famiglia, con gli amici

del ciclista e degli sketch, illustra le congetture contro il pirata, denunciando il processo mediatico fatto

contro di lui che lo hanno portato alla depressione ed alla morte. Lo spettacolo è interessante e ben

fatto, il duplice scopo di biografia e denuncia portano lo spettatore a riflettere sui processi mediatici e

sui maneggiamenti presenti anche all’ interno di uno sport come nobile come il ciclismo. L’ unica pecca

dello spettacolo è il coretto lagnoso che spesso viene utilizzato nelle scene le quali, nonostante annoi

non indifferentemente, contribuisce al lato tragico della storia. Concludo dicendo che questo spettacolo,

sul palco dal 2012, può essere rivolto sia agli appassionati del ciclista che ai totali sconosciuti poiché la

biografia vien raccontata nei dettagli, ma nel mentre prevale il tema di denuncia ed inchiesta.

Page 55: SOFIA RAGLIO (4 LICEO MANIN) - Il 31 marzo, al Teatro Ponchielli, … · leggenda Marco Pantani, morto di vergogna. Tre ore di dialogo schietto, intenso e mai pesante hanno commosso

SOFIA RAGLIO (4 LICEO MANIN) - Il 31 marzo, al Teatro Ponchielli, le luci si spengono lente, a

spettacolo iniziato su quella folla di pubblico colpevole, come tutte le folle d’Italia, della scomparsa della

leggenda Marco Pantani, morto di vergogna. Tre ore di dialogo schietto, intenso e mai pesante hanno

commosso il pubblico, non solo spettatore ma anche partecipe di un ricordo e un omaggio che è al

tempo stesso un grido che chiede giustizia per una vittima di questo stato e della sua corruzione. Una

scena surreale e varia, in cui si sovrappongono il dramma dei parenti, egregiamente interpretato da

Ermanna Montanari , Luigi Dadina e Michela Marangoni, le testimonianze dell’accaduto, raccontate da

un giornalismo ben diverso dallo sciacallaggio mediatico che ha colpito l’atleta, i video emozionanti dei

grandi successi sportivi di Pantani. Anche i personaggi delle varie vicende, dai politici, agli amici, ai

testimoni si affacciano a dire di persona ciò che è troppo vivido o assurdo per essere raccontato da terzi.

Ma a colpire più di tutto e a dare un filo conduttore allo spettacolo, come in una vera tragedia, è il coro

che, spettatore della caduta dell’eroe, proclama il declino italiano, il declino di un paese dove non c’è

giustizia, dove le chiacchiere la fanno da padrone e l’unica verità è quella sommaria di giornali, Stato e

televisione. La storia è quella di una vittima, sacrificata per tutti e diventata emblema di scorrettezza,

forse proprio perché troppo corretta, integra, pura. La storia è quella di uno sportivo infangato dalle

voci di tutti, che non ha mai voluto cedere se non quando, nel baratro della depressione, perso l’onore, è

annegato nel mondo freddo e bianco della cocaina, che alla madre fa tanta paura. Circostanze poco

chiare e mai accertate intorno a quello che è senza alcun dubbio un omicidio, l’omicidio compiuto da

una nazione che non ha saputo far fronte a un uomo semplice e determinato che, in mezzo a tanta

ingiustizia e scorrettezza , con le sue sole forze era in grado di rappresentarla. Questo è il racconto che fa

Marco Martinelli, con cura e abilità, riuscendo in uno dei miracoli del teatro: comunicare al pubblico un

messaggio forte e chiaro e farlo tornare a casa un po’ più indignato e consapevole di prima.

ALESSANDRO NOTARI (1 LICEO SCIENTIFICO) - Il 29 febbraio è andato in scena all’teatro

Ponchielli “Pantani” tragedia messa in scena dalle “Compagina Delle Albe” una delle più note in Italia.

L’evento chiudeva la stagione di prosa 2014\2015. Il regista Martinelli ha deciso di rendere omaggio a

Marco Pantani attraverso un resoconto della sua vita dall’infanzia in Romagna fino alla sua tragica

morte nel 2004 in un modesto hotel di Rimini. Come spesso succede tra i campioni anche nel caso del

pirata l’immagine creata dai media è riuscita a rendere inesistente la sua persona. Lo spettacolo inizia

proprio con le accuse che la madre Tonina( rivolge ai giornalisti, colpevoli a suo dire di aver contribuito

alla rovina del figlio attraverso le loro “chicchere”. In questa opera teatrale la rappresentazione della vita

di Pantani oscilla tra l’immagine del campione forte ed imbattile e quella del piccolo uomo fragile

narrandone il percorso che lo porterà all’autodistruzione. Nel corso dello spettacolo vengono proposti

numerosi dubbi sulla misteriosa morte dello ciclista non tanto per le circostanze ma più sui veri

responsabili che hanno portato Pantani in fondo ad un tunnel da cui da solo non è mai riuscito ad

uscire. Il coro di scena che canta alcuni degli avvenimenti della vita dell’eroe richiama alcuni elementi

che caratterizzano la tragedia. Sul palco c’è un susseguirsi di persone che con le loro parole aggiungono

un qualcosa in più allo storia del ciclista. Durante lo spettacolo la vita di Pantani vieni divisa in due

parti. Nella prima viene rappresentato un ragazzino che comincia a correre all’età di dodici anni e che

pochi anni dopo diventerà un idolo per molto persone e una leggenda del ciclismo. Nella seconda parte

invece vengono raccontati i cinque anni successivi allo scandalo di Madonna di Campiglio caratterizzati

dall’angoscia che lo porterà prima alla depressione e poi al suicidio. La compagnia delle Ande costruisce

Page 56: SOFIA RAGLIO (4 LICEO MANIN) - Il 31 marzo, al Teatro Ponchielli, … · leggenda Marco Pantani, morto di vergogna. Tre ore di dialogo schietto, intenso e mai pesante hanno commosso

intorno a questo racconto un’immagine sull’Italia degli ultimi trenta anni, velocissima a creare ma nello

stesso tempo anche a distruggere i propri miti.

PIETRO DIGIUNI (2 LICEO SCIENTIFICO) - Martedì 1 marzo è andato in scena lo spettacolo

“Pantani”. Appena venuto a conoscenza della durata dello spettacolo, quasi tre ore e trenta, mi sono

spaventato, ho pensato che sarebbe stato troppo lungo e che, nonostante le argomentazioni fitte ed

interessanti, avrebbe regnato la noia. Per la gioia degli spettatori non è stato affatto così: la compagnia,

infatti, ha saputo mettere in scena una tragedia facile da seguire anche per chi, come me, del ciclista in

questione sapeva ben poco. La compagnia ci illustra la ”passione” di Marco Pantani, dalla sua infanzia

alla sua morte, sotto forma di intervista-indagine da parte di un giornalista presente sulla scena. Tutta

la vita del ciclista è vista dall’ esterno, da punti di vista differenti in confronto a quelli mediatici, da

quello familiare, con la presenza della famiglia del pirata sul palcoscenico (nella quale spicca la figura

tragica della madre), da quello giornalistico e da quello delle amicizie di Pantani. Questi punti di vista ci

accompagneranno per tutta l’ opera facendo un excursus biografico del pirata. Lo spettacolo,

nonostante la durata, risulta veramente godibile: l’ alternarsi di dialoghi con la famiglia, con gli amici

del ciclista e degli sketch, illustra le congetture contro il pirata, denunciando il processo mediatico fatto

contro di lui che lo hanno portato alla depressione ed alla morte. Lo spettacolo è interessante e ben

fatto, il duplice scopo di biografia e denuncia portano lo spettatore a riflettere sui processi mediatici e

sui maneggiamenti presenti anche all’ interno di uno sport come nobile come il ciclismo. L’ unica pecca

dello spettacolo è il coretto lagnoso che spesso viene utilizzato nelle scene le quali, nonostante annoi

non indifferentemente, contribuisce al lato tragico della storia. Concludo dicendo che questo spettacolo,

sul palco dal 2012, può essere rivolto sia agli appassionati del ciclista che ai totali sconosciuti poiché la

biografia vien raccontata nei dettagli, ma nel mentre prevale il tema di denuncia ed inchiesta.

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SOFIA RAGLIO (4 LICEO MANIN) - Il 31 marzo, al Teatro Ponchielli, le luci si spengono lente, a

spettacolo iniziato su quella folla di pubblico colpevole, come tutte le folle d’Italia, della scomparsa della

leggenda Marco Pantani, morto di vergogna. Tre ore di dialogo schietto, intenso e mai pesante hanno

commosso il pubblico, non solo spettatore ma anche partecipe di un ricordo e un omaggio che è al

tempo stesso un grido che chiede giustizia per una vittima di questo stato e della sua corruzione. Una

scena surreale e varia, in cui si sovrappongono il dramma dei parenti, egregiamente interpretato da

Ermanna Montanari , Luigi Dadina e Michela Marangoni, le testimonianze dell’accaduto, raccontate da

un giornalismo ben diverso dallo sciacallaggio mediatico che ha colpito l’atleta, i video emozionanti dei

grandi successi sportivi di Pantani. Anche i personaggi delle varie vicende, dai politici, agli amici, ai

testimoni si affacciano a dire di persona ciò che è troppo vivido o assurdo per essere raccontato da terzi.

Ma a colpire più di tutto e a dare un filo conduttore allo spettacolo, come in una vera tragedia, è il coro

che, spettatore della caduta dell’eroe, proclama il declino italiano, il declino di un paese dove non c’è

giustizia, dove le chiacchiere la fanno da padrone e l’unica verità è quella sommaria di giornali, Stato e

televisione. La storia è quella di una vittima, sacrificata per tutti e diventata emblema di scorrettezza,

forse proprio perché troppo corretta, integra, pura. La storia è quella di uno sportivo infangato dalle

voci di tutti, che non ha mai voluto cedere se non quando, nel baratro della depressione, perso l’onore, è

annegato nel mondo freddo e bianco della cocaina, che alla madre fa tanta paura. Circostanze poco

chiare e mai accertate intorno a quello che è senza alcun dubbio un omicidio, l’omicidio compiuto da

una nazione che non ha saputo far fronte a un uomo semplice e determinato che, in mezzo a tanta

ingiustizia e scorrettezza , con le sue sole forze era in grado di rappresentarla. Questo è il racconto che fa

Marco Martinelli, con cura e abilità, riuscendo in uno dei miracoli del teatro: comunicare al pubblico un

messaggio forte e chiaro e farlo tornare a casa un po’ più indignato e consapevole di prima.

ALESSANDRO NOTARI (1 LICEO SCIENTIFICO) - Il 29 febbraio è andato in scena all’teatro

Ponchielli “Pantani” tragedia messa in scena dalle “Compagina Delle Albe” una delle più note in Italia.

L’evento chiudeva la stagione di prosa 2014\2015. Il regista Martinelli ha deciso di rendere omaggio a

Marco Pantani attraverso un resoconto della sua vita dall’infanzia in Romagna fino alla sua tragica

morte nel 2004 in un modesto hotel di Rimini. Come spesso succede tra i campioni anche nel caso del

pirata l’immagine creata dai media è riuscita a rendere inesistente la sua persona. Lo spettacolo inizia

proprio con le accuse che la madre Tonina( rivolge ai giornalisti, colpevoli a suo dire di aver contribuito

alla rovina del figlio attraverso le loro “chicchere”. In questa opera teatrale la rappresentazione della vita

di Pantani oscilla tra l’immagine del campione forte ed imbattile e quella del piccolo uomo fragile

narrandone il percorso che lo porterà all’autodistruzione. Nel corso dello spettacolo vengono proposti

numerosi dubbi sulla misteriosa morte dello ciclista non tanto per le circostanze ma più sui veri

responsabili che hanno portato Pantani in fondo ad un tunnel da cui da solo non è mai riuscito ad

uscire. Il coro di scena che canta alcuni degli avvenimenti della vita dell’eroe richiama alcuni elementi

che caratterizzano la tragedia. Sul palco c’è un susseguirsi di persone che con le loro parole aggiungono

un qualcosa in più allo storia del ciclista. Durante lo spettacolo la vita di Pantani vieni divisa in due

parti. Nella prima viene rappresentato un ragazzino che comincia a correre all’età di dodici anni e che

pochi anni dopo diventerà un idolo per molto persone e una leggenda del ciclismo. Nella seconda parte

invece vengono raccontati i cinque anni successivi allo scandalo di Madonna di Campiglio caratterizzati

dall’angoscia che lo porterà prima alla depressione e poi al suicidio. La compagnia delle Ande costruisce

Page 58: SOFIA RAGLIO (4 LICEO MANIN) - Il 31 marzo, al Teatro Ponchielli, … · leggenda Marco Pantani, morto di vergogna. Tre ore di dialogo schietto, intenso e mai pesante hanno commosso

intorno a questo racconto un’immagine sull’Italia degli ultimi trenta anni, velocissima a creare ma nello

stesso tempo anche a distruggere i propri miti.

PIETRO DIGIUNI (2 LICEO SCIENTIFICO) - Martedì 1 marzo è andato in scena lo spettacolo

“Pantani”. Appena venuto a conoscenza della durata dello spettacolo, quasi tre ore e trenta, mi sono

spaventato, ho pensato che sarebbe stato troppo lungo e che, nonostante le argomentazioni fitte ed

interessanti, avrebbe regnato la noia. Per la gioia degli spettatori non è stato affatto così: la compagnia,

infatti, ha saputo mettere in scena una tragedia facile da seguire anche per chi, come me, del ciclista in

questione sapeva ben poco. La compagnia ci illustra la ”passione” di Marco Pantani, dalla sua infanzia

alla sua morte, sotto forma di intervista-indagine da parte di un giornalista presente sulla scena. Tutta

la vita del ciclista è vista dall’ esterno, da punti di vista differenti in confronto a quelli mediatici, da

quello familiare, con la presenza della famiglia del pirata sul palcoscenico (nella quale spicca la figura

tragica della madre), da quello giornalistico e da quello delle amicizie di Pantani. Questi punti di vista ci

accompagneranno per tutta l’ opera facendo un excursus biografico del pirata. Lo spettacolo,

nonostante la durata, risulta veramente godibile: l’ alternarsi di dialoghi con la famiglia, con gli amici

del ciclista e degli sketch, illustra le congetture contro il pirata, denunciando il processo mediatico fatto

contro di lui che lo hanno portato alla depressione ed alla morte. Lo spettacolo è interessante e ben

fatto, il duplice scopo di biografia e denuncia portano lo spettatore a riflettere sui processi mediatici e

sui maneggiamenti presenti anche all’ interno di uno sport come nobile come il ciclismo. L’ unica pecca

dello spettacolo è il coretto lagnoso che spesso viene utilizzato nelle scene le quali, nonostante annoi

non indifferentemente, contribuisce al lato tragico della storia. Concludo dicendo che questo spettacolo,

sul palco dal 2012, può essere rivolto sia agli appassionati del ciclista che ai totali sconosciuti poiché la

biografia vien raccontata nei dettagli, ma nel mentre prevale il tema di denuncia ed inchiesta.

Page 59: SOFIA RAGLIO (4 LICEO MANIN) - Il 31 marzo, al Teatro Ponchielli, … · leggenda Marco Pantani, morto di vergogna. Tre ore di dialogo schietto, intenso e mai pesante hanno commosso

SOFIA RAGLIO (4 LICEO MANIN) - Il 31 marzo, al Teatro Ponchielli, le luci si spengono lente, a

spettacolo iniziato su quella folla di pubblico colpevole, come tutte le folle d’Italia, della scomparsa della

leggenda Marco Pantani, morto di vergogna. Tre ore di dialogo schietto, intenso e mai pesante hanno

commosso il pubblico, non solo spettatore ma anche partecipe di un ricordo e un omaggio che è al

tempo stesso un grido che chiede giustizia per una vittima di questo stato e della sua corruzione. Una

scena surreale e varia, in cui si sovrappongono il dramma dei parenti, egregiamente interpretato da

Ermanna Montanari , Luigi Dadina e Michela Marangoni, le testimonianze dell’accaduto, raccontate da

un giornalismo ben diverso dallo sciacallaggio mediatico che ha colpito l’atleta, i video emozionanti dei

grandi successi sportivi di Pantani. Anche i personaggi delle varie vicende, dai politici, agli amici, ai

testimoni si affacciano a dire di persona ciò che è troppo vivido o assurdo per essere raccontato da terzi.

Ma a colpire più di tutto e a dare un filo conduttore allo spettacolo, come in una vera tragedia, è il coro

che, spettatore della caduta dell’eroe, proclama il declino italiano, il declino di un paese dove non c’è

giustizia, dove le chiacchiere la fanno da padrone e l’unica verità è quella sommaria di giornali, Stato e

televisione. La storia è quella di una vittima, sacrificata per tutti e diventata emblema di scorrettezza,

forse proprio perché troppo corretta, integra, pura. La storia è quella di uno sportivo infangato dalle

voci di tutti, che non ha mai voluto cedere se non quando, nel baratro della depressione, perso l’onore, è

annegato nel mondo freddo e bianco della cocaina, che alla madre fa tanta paura. Circostanze poco

chiare e mai accertate intorno a quello che è senza alcun dubbio un omicidio, l’omicidio compiuto da

una nazione che non ha saputo far fronte a un uomo semplice e determinato che, in mezzo a tanta

ingiustizia e scorrettezza , con le sue sole forze era in grado di rappresentarla. Questo è il racconto che fa

Marco Martinelli, con cura e abilità, riuscendo in uno dei miracoli del teatro: comunicare al pubblico un

messaggio forte e chiaro e farlo tornare a casa un po’ più indignato e consapevole di prima.

ALESSANDRO NOTARI (1 LICEO SCIENTIFICO) - Il 29 febbraio è andato in scena all’teatro

Ponchielli “Pantani” tragedia messa in scena dalle “Compagina Delle Albe” una delle più note in Italia.

L’evento chiudeva la stagione di prosa 2014\2015. Il regista Martinelli ha deciso di rendere omaggio a

Marco Pantani attraverso un resoconto della sua vita dall’infanzia in Romagna fino alla sua tragica

morte nel 2004 in un modesto hotel di Rimini. Come spesso succede tra i campioni anche nel caso del

pirata l’immagine creata dai media è riuscita a rendere inesistente la sua persona. Lo spettacolo inizia

proprio con le accuse che la madre Tonina( rivolge ai giornalisti, colpevoli a suo dire di aver contribuito

alla rovina del figlio attraverso le loro “chicchere”. In questa opera teatrale la rappresentazione della vita

di Pantani oscilla tra l’immagine del campione forte ed imbattile e quella del piccolo uomo fragile

narrandone il percorso che lo porterà all’autodistruzione. Nel corso dello spettacolo vengono proposti

numerosi dubbi sulla misteriosa morte dello ciclista non tanto per le circostanze ma più sui veri

responsabili che hanno portato Pantani in fondo ad un tunnel da cui da solo non è mai riuscito ad

uscire. Il coro di scena che canta alcuni degli avvenimenti della vita dell’eroe richiama alcuni elementi

che caratterizzano la tragedia. Sul palco c’è un susseguirsi di persone che con le loro parole aggiungono

un qualcosa in più allo storia del ciclista. Durante lo spettacolo la vita di Pantani vieni divisa in due

parti. Nella prima viene rappresentato un ragazzino che comincia a correre all’età di dodici anni e che

pochi anni dopo diventerà un idolo per molto persone e una leggenda del ciclismo. Nella seconda parte

invece vengono raccontati i cinque anni successivi allo scandalo di Madonna di Campiglio caratterizzati

dall’angoscia che lo porterà prima alla depressione e poi al suicidio. La compagnia delle Ande costruisce

Page 60: SOFIA RAGLIO (4 LICEO MANIN) - Il 31 marzo, al Teatro Ponchielli, … · leggenda Marco Pantani, morto di vergogna. Tre ore di dialogo schietto, intenso e mai pesante hanno commosso

intorno a questo racconto un’immagine sull’Italia degli ultimi trenta anni, velocissima a creare ma nello

stesso tempo anche a distruggere i propri miti.

PIETRO DIGIUNI (2 LICEO SCIENTIFICO) - Martedì 1 marzo è andato in scena lo spettacolo

“Pantani”. Appena venuto a conoscenza della durata dello spettacolo, quasi tre ore e trenta, mi sono

spaventato, ho pensato che sarebbe stato troppo lungo e che, nonostante le argomentazioni fitte ed

interessanti, avrebbe regnato la noia. Per la gioia degli spettatori non è stato affatto così: la compagnia,

infatti, ha saputo mettere in scena una tragedia facile da seguire anche per chi, come me, del ciclista in

questione sapeva ben poco. La compagnia ci illustra la ”passione” di Marco Pantani, dalla sua infanzia

alla sua morte, sotto forma di intervista-indagine da parte di un giornalista presente sulla scena. Tutta

la vita del ciclista è vista dall’ esterno, da punti di vista differenti in confronto a quelli mediatici, da

quello familiare, con la presenza della famiglia del pirata sul palcoscenico (nella quale spicca la figura

tragica della madre), da quello giornalistico e da quello delle amicizie di Pantani. Questi punti di vista ci

accompagneranno per tutta l’ opera facendo un excursus biografico del pirata. Lo spettacolo,

nonostante la durata, risulta veramente godibile: l’ alternarsi di dialoghi con la famiglia, con gli amici

del ciclista e degli sketch, illustra le congetture contro il pirata, denunciando il processo mediatico fatto

contro di lui che lo hanno portato alla depressione ed alla morte. Lo spettacolo è interessante e ben

fatto, il duplice scopo di biografia e denuncia portano lo spettatore a riflettere sui processi mediatici e

sui maneggiamenti presenti anche all’ interno di uno sport come nobile come il ciclismo. L’ unica pecca

dello spettacolo è il coretto lagnoso che spesso viene utilizzato nelle scene le quali, nonostante annoi

non indifferentemente, contribuisce al lato tragico della storia. Concludo dicendo che questo spettacolo,

sul palco dal 2012, può essere rivolto sia agli appassionati del ciclista che ai totali sconosciuti poiché la

biografia vien raccontata nei dettagli, ma nel mentre prevale il tema di denuncia ed inchiesta.