Sofferenza, umanizzazione e_resilienza1

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Sofferenza, umanizzazione e resilienza

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Sofferenza, umanizzazione e resilienza

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La sofferenza: dall’angoscia esistenziale all’angoscia patologica

La sofferenza come prodotto dell’assenza di riconoscimento

La sofferenza che trasforma la domanda esistenziale in n dolore invadente e che paralizza le potenzialità della persona

La sofferenza prodotta dal vuoto esistenziale e l’assenza di significato

Non sentire l’angoscia che porta alla follia e al suicidio: diventare insensibile e morire dentro

La depersonalizzazioneLa perdita vitale: l’assenza del

desiderio di vivere e soprattutto di esistere

Il corpo si deprime e si ammala (A.Lowen fondatore della terapia bio-energica parla di corpo depresso)

La vita non sembra più avere connessione né con la realtà né con un possibile futuro: anzi il futuro non esiste, il passato neanche tranne come fantasma che terrorizza

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Il caso: lo Scafandro e la farfalla di J.D.Bauby

• Bauby descrive come sia cambiata la sua vita, dopo essersi risvegliato da un coma profondo, causatogli da un ictus, che ne ha deteriorato tutte le funzioni motorie, lasciandolo in una condizione che la medicina chiama sindrome locked-in.

• Il libro è stato interamente scritto da Bauby tramite il battito della palpebra del suo occhio sinistro, unico contatto con il mondo esterno. Un collaboratore gli recitava l'alfabeto secondo l'ordine di frequenza della lingua francese (E,S,A,R,I,N,T,U,L,O,M,P,D,C,F,B,V,H,G,J,Q,Z,Y,K,X,W) e Bauby batteva il ciglio alla lettera desiderata. Così, lettera dopo lettera, Bauby dettò parole, frasi e intere pagine. Per scrivere l'intero libro ci sono voluti circa 200.000 battiti di ciglio, e per comporre una parola occorrevano due minuti. Il libro fa una cronaca degli eventi giornalieri e della vita di una persona affetta da sindrome locked-in.

Jean-Dominique Bauby, Lo scafandro e la farfalla, traduzione di Benedetta Pagni Frette, Ponte alle Grazie, 1997

La sindrome locked-in o sindrome del chiavistello è una condizione nella quale il paziente è cosciente e sveglio, ma non può muoversi oppure comunicare a causa della completa paralisi di tutti i muscoli volontari del corpo. È il risultato di un ictus al tronco-encefalo che vede danneggiata la parte ventrale troncoencefalica (corrispondente ai fasci piramidali). Esita come risultato in quadraplegia ed inabilità a parlare in individui che per altri aspetti sono intatti dal punto di vista cognitivo. I pazienti con la sindrome "Locked-In" possono comunicare con altre persone, codificando la chiusura delle palpebre oppure muovendo i loro occhi, dato che i loro centri nervosi e le loro vie efferenti ai nervi ottici ed oculo-motori (nervi cranici II, III, IV) non sono danneggiati dal danno al fascio piramidale causa della paralisi al resto dei nervi cranici motori (nervi VI, VII, IX, XI, XII), nonché a tutti gli altri nervi che si originano da radici del midollo spinale.

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Carl.R.Rogers(1902-1987)La relazione di aiuto centrata sul soggetto: pratica dialogica e

non direttiva Carl Rogers è il fondatore della

psicoterapia non direttiva ed umanistica

La terapia centrata sul cliente e i gruppi d’incontro

Lavora con pazienti psicoticiApproccio fenomenologico e concetto

del Sé come centro esplicativo“Ogni individuo esiste in un mondo

continuamente mutevole di esperienze del quale esso il centro”

L’importanza del concetto di Sé: s Gestalt della struttura del Sé

“Fui costretto a fronteggiare molti insuccessi e ciò mi costrinse ad imparare”

Ogni esperienza che non è coerente con l’organizzazione o la struttura del Sé può venir percepita come una minaccia: più numerosi sono queste percezioni più rigidamente si organizza la struttura del Sé per sostenersi

La tensione può diventare lacerante e creare una dichotomia tra il Sé e l’organismo del paziente

“Quando un individuo percepisce e accetta in un sistema coerente e integrato tutte le sue esperienze sensoriali e viscerali , è necessariamente portato maggiormente a comprendere gli altri e ad accettarli come individui”

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Contro la disumanizzazione crescente

Rogers denuncia “la disumanizzazione crescente della nostra cultura, nella quale non conta la persona ma unicamente la sua scheda clinica perforata”

Il sentimento di solitudine e di vuotoLa perdita di fiducia e di desiderio di

esistere Il prendersi cura dell’altro: aiutare la

persona a conoscere la propria struttura per imparare a crescere; attraverso questo processo di maturazione sarà la persona stessa che aiuterà se stessa

Gruppi d’incontro: maturazione del singolo attraverso una modificazione costruttiva dei rapporti intersoggettivi

La persona che soffre si trova in uno stato d’incongruenza , di vulnerabilità , di ansia , una discrepanza tra ciò che sente realmente e l’immagine di sé, si trova cioè in uno stato di disaccordo interno, di squilibrio interiore che la rende ansiosa e fragile. “Assumendo i concetti degli altri quali nostri, perdiamo contatto con la potenziale saggezza del nostro funzionamento e perdiamo fiducia in noi stessi”

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La relazione di aiuto secondo RogersCongruenza: risposta adeguata , coerente con i bisogni e il

sentire dell’altroAccettazione: rispetto per l’altra persona , il suo modo di

essere e di pensareAutenticità: essere se stesso, essere vero come persona

nella relazioneComprensione empatica: sentire quello che sente l’altroSenso di responsabilità. Sapere che l’altro è una persona

che ha dei sentimenti e una dignitàFiducia: l’aver fiducia nelle possibilità dell’altroL’operatore deve essere consapevole della propria

sofferenza e solitudineIl contesto del gruppo che funziona come spazio d’incontro:“In un gruppo siffatto l’individuo giunge a conoscere se

stesso e ogni altro più a fondo di quanto non riesca a fare negli usuali rapporti sociali o di lavoro. Si familiarizza profondamente con gli altri membri e con il proprio intimo Sé, quel Sé che altrimenti egli tende a nascondere dietro la facciata. Di conseguenza ha con gli altri dei rapporti migliori sia in seno al gruppo sia, in seguito, nelle situazioni della vita quotidiana”

Atteggiamenti nella relazione:EmpatiaCreativitàAssunzione di responsabilitàSentire il mondo del ‘cliente’ ‘come se ‘fosse nostro, senza però mai perdere questa qualità del ‘come se’Sentire l’ira, il turbamento, la paura del ‘cliente’ come se fossero nostri senza però aggiungervi la nostra ira, il nostro turbamento, la nostra paura

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Analisi esistenziale e ricerca del significatoL’approccio di Viktor Frankl(1905-1997)

Internato in campi di concentramento dal 1942-45(perde tutta la famiglia)

Psichiatra e psicoterapeuta austriaco fondatore dell’analisi esistenziale e della Logoterapia

Per Frankl l’uomo non può essere ridotto alla sua dimensione biologica e ad un insieme di istinti: possiede una dimensione spirituale che fa della vita qualche cosa di più della vita biologica. L’esistenza: la possibilità di decidere, scegliere, dare significato a quello che si è e che si vive. Una questione di dignità

Partire dal riconoscimento della precarietà della nostra condizione come esseri umani e dell’ineluttabilità della sofferenza

L’importanza della morte come inevitabile conclusione dell’esistenza

Creare le condizioni che permettono al paziente, alla persona, di vivere dando un significato alla propria esistenza , questo nonostante la patologia, anzi perfino grazie ad essa.

L’importanza della ricerca del significato: sistema di valori e di ideali nella relazione

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Aprirsi all’altro e fare i conti con la propria sofferenza

Sofferenza: vuoto esistenziale, umiliazione, negazione della dimensione spirituale dell’essere e delle sue potenzialità espressive

La condizione della ‘camicia di forza’ crea depressione, depersonalizzazione, passività, aggressività, fuga nella psicosi, dipendenza, debolezza del sistema immunitario, fobie

Aiutare l’altro a ritrovare se stesso , il significato della vita(non sta all’operatore decidere quale sia questo significato) : in quanto essere umano l’uomo deve poter scegliere liberamente la sua prospettiva, la sua posizione di fronte alle condizioni interiori ed esteriori della sua esistenza

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La psicologia del lager e la sfida del significato

Effetti psicologici della vita controllata e negata nei campi:

ApatiaIndifferenzaIrritabilità e scatti di aggressivitàSentimento d’inferiorità(Frankl fa notare che i kapò, le guardie scaricavano il

proprio sentimento d’inferiorità sugli internati)Sindrome da Cesare in miniatura da parte delle

guardieIdee fisse, fobieCollasso del sistema immunitarioCrollo e suicidioVuoto esistenzialeTotale depersonalizzazioneDisturbi somatici e agorafobiaDisturbi di concentrazione e delle capacità di

attenzioneLa paura dell’angosciaL’ossessione

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Quale risposta per umanizzare e ridare il desiderio di esistere?

Fare i conti la tensione tra essere e dover essere; tra libertà e responsabilità: produrre senso e significato partendo dalle cose della vita quotidiana

Sapere che anche nelle situazioni di estrema coercizione sopravvive un resto di libertà spirituale , di libero atteggiamento dell’io verso il mondo

Risvegliare il sentimento di dignità della persona

Chi non può evadere e credere nel futuro , nel suo futuro è perduto: creare le condizione di una speranza nel futuro

Quando l’essere umano non sa cosa vuole fare è esposto ad un grave pericolo: desidera fare ciò che fanno gli altri; è il conformismo; oppure fa ciò che gli altri desiderano e comandano che faccia. Condizione di negazione della propria libertà e dignità.

Ricreare le condizioni per le motivazioni(Frankl si riferisce alla teoria delle motivazioni e dei bisogni di Abraham Maslow)

L’aggressività è sempre fomentata dalla frustrazione esistenziale e dal sempre insorgente senso di vuoto e di assenza di significato

Frankl parla di nevrosi noogena:deriva da conflitti morali, problemi di coscienza, da collisioni di valori, da frustrazione esistenziale

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Approccio esistenziale e logoterapiaUn operatore come Homo patiens

Nessuna terapia è una panaceaOgni psicoterapia ha bisogno di essere

completata dagli apporti di altri orientamentiConsiderare l’uomo nella sua totalità e non solo

nella sua patologia o il suo deficit“La logoterapia non dà un significato alla vita del

paziente , anzi vuole che il paziente trovi da se stesso il significato della sua vita”

L’uomo è un essere alla ricerca di un significatoAmbiguità dei termini autonomia e

autorealizzazioneFrankl parla di auto-trascendenza:“Essere vuol dire fondamentalmente essere

orientato verso qualcosa che ci trascende , verso qualcosa che sta al di là , qualcosa o qualcuno, un significato da realizzare o un altro essere umano da incontrare e amare. Di conseguenza l’uomo è se stesso nella misura in cui si supera e si dimentica”

Occorre imparare ad essere Homo patiens cioè avere la capacità di aspettare , di soffrire per trovare insieme il significato

Viktor Frankl ripropone una re-umanizzazione della psicoterapia ma anche di tutti gli interventi di riabilitazione

La relazione di cura(che si prende cura dell’altro accompagnandolo nella sua ricerca di significato) è relazione di aiuto nella misura in cui lotta contro la spersonalizzazione e la disumanizzazione.

4 principi :1) Lo smascheramento del nevrotico: aiutarlo a

riappropriarsi di se stesso2) La de-ideologizzazione dell’intervento

terapeutico e riabilitativo3) La de-mitologizzazione del disturbo e del

disagio4) La riumanizzazione dell’intervento d’aiuto

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L’approccio esistenziale nel lavoro di cura di Eugenio Borgna

Medico psichiatra, insegna neurologia e psichiatria all’Università di Milano, direttore del servizio psichiatria dell’Ospedale maggiore di Novara

- Importanza dell’intersoggettività- Critica alla concezione naturalistica

della psichiatria- Differenza tra sintomi e segni- Efficienza o senso umano della vita?- Gli orizzonti enigmatici della

sofferenza psichica e della malattia mentale(il disagio esistenziale e le psicosi)

- L’importanza dell’esperienza vissuta: l’angoscia e l’impossibilità di decifrare il reale

“Quando l’angoscia cresce , e si fa dilagante, le esperienze vissute (anche quelle allucinatorie) divengono a-tematiche e inconsistenti: il discorso si disperde nei suoi contenuti , e ne nasce una condizione di smarrimento , di indeterminatezza e di incapacità di decifrare il senso del reale”.

La crisi della presenza: il non esserci più al mondo e con il mondo, il rischio della dissolvenza

Il linguaggio degli occhi, del volto, il linguaggio del silenzio

Borgna riporta i testi di scrittori e poeti che hanno vissuto la sofferenza psichica per fare parlare quel mondo dal di dentro: Antonin Artaud, Holderlin, Gerard de Nerval

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La dimensione emozionale del processo di cura

La relazione di aiuto , la relazione di cura e quella riabilitativa sono esperienze complesse nelle quali intervengono emozioni e sensibilità, immedesimazione e introspezione, stati d’animo e conoscenze tecniche

Il gesto ‘terapeutico’ e riabilitativo deve essere dotato di senso

“Entrare in relazione con l’altro che chiede aiuto sulla linea di una emozionalità spesso silenziosa che astragga da ogni articolazione freddamente tecnica: da ogni rigida impostazione scientifica del discorso. Non c’è cura, vorrei ripeterlo, se non si sa cogliere cosa ci sia in un volto, in uno sguardo, in una semplice stretta di mano, e se non si sia capaci di sentire immediatamente il destino dell’altro come il nostro proprio destino”

Borgna consiglia all’operatore della relazione di aiuto:

- Mantenere viva la fiamma della comprensione emozionale della gioia e della sofferenza degli altri

- Evitare di farsi divorare dalla routine e dal rischio del deserto emozionale e dell’aridità spirituale

- L’importanza dell’intuizione: solo l’intuizione , le sonde imprevedibili dell’intuizione ci consentono di capire quando sia ora di parlare, di tacere e di usare il corpo

- Sapere gestire il difficile equilibrio tra vicinanza e distanza

- Non c’è possibile cura se non nel contesto di una comunicazione dialogica che colga nell’altro da noi non un estraneo ma una persona trafitta “dall’oceano infinito dell’angoscia”

- L’importanza dell’incontro- Accogliere il senso della sofferenza dell’altro

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Come rimbalzare dopo l’evento traumticoIl processo resiliente (Boris Cyrulnik)

Etologo e neuropsichiatra francese che vive il dramma dei campi di concentramento dove perde la famiglia.

Per Cyrulnik la vulnerabilità dovuta ad un trauma o alla presenza di uno o più deficit può rappresentare una grande risorsa per creare uno sviluppo nuovo.

L’importanza dei fattori di protezione e dei fattori a rischio

La bolla affettiva sensoriale Il ruolo di quello che chiama i tutori di resilienza:

persone e figure significative che nell’interazione permettono alla persona di ‘rimbalzare’ e di riattivare dei processi vitali che sembravano compromessi

La resilienza è il processo di riadattamento di fronte ad avversità, traumi, tragedie, minacce, o anche significative fonti di stress – come problemi familiari e relazionali, seri problemi di salute, o pesanti situazioni finanziarie e lavorative. Resilienza significa "riprendersi" dalle esperienze difficili.

Per Borsi Cyrulnik “la resilienza è un neo-sviluppo dopo un evento traumatico che provoca una agonia psichica”

La resilienza va vista in una ottica ecologica e antropologica dello sviluppo umano: un soggetto non è resiliente in sé e per sé ma lo è per diversi motivi : fattori di protezione, rete di sostegno, storia personale

Cyrulnik attribuisce grande importanza a quello che chiama dei ‘tutori di resilienza’, figure significative che permettono alla persona di riattiva il proprio slancio vitale e di riprogettarsi

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Un processo di riattivazioneUn processo in divenire

La resilienza non si acquisisce una volta per tutte, ma rappresenta un cammino da percorrere: l’esistenza è costellata da prove, ma la resilienza e l’elaborazione dei conflitti consentono, nonostante tutto, di continuare il proprio percorso di vita. Le risorse interne acquisiste fino al momento del trauma permettono di reagire ad esso: in modo particolare, risultano determinanti il possesso di un attaccamento sicuro ad una figura di riferimento, non sempre né necessariamente la madre, ed i comportamenti seduttivi, che consentono di essere benvoluti e in grado di riconoscere ed accettare gli aiuti che vengono offerti dall’esterno. Colui che non è riuscito a raggiungere tali acquisizioni fino a quel momento, potrà conseguirli successivamente, pur con maggiore lentezza, a condizione che l’ambiente circostante disponga intorno a lui qualche tutore di resilienza.La resilienza non è una qualità dell’individuo, ma un divenire, che inserisce lo sviluppo della persona in un contesto e imprime la sua storia in una cultura. Sono, dunque, l’evoluzione e la storicizzazione della persona ad essere resilienti, più che il soggetto in sé.

B.Cyrulnik:I brutti anatroccoli. Le paure che ci aiutano a crescere(Frassinelli)

La resilienza:”l’arte di navigare sui torrenti”

Attaccamento sicuroLa rete affettiva relazionaleLa produzione di sensoLa possibilità di fare e di sentirsi

riconosciutoLa narrazione delle proprie ferite

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La poetessa Alda Merini: un caso di resilienza

“Non ho fiducia nei medicamenti, no, glielo dico con franchezza, perché in questi mesi non mi sono più rallegrata…”. La fede potrebbe essere molla di guarigione, ma “Io per avere questa fede dovrei sentirmi amata…”. Chi dovrebbe amarla? Il marito, lontano, insensibile, che lei ama profondamente “nonostante la sua ignoranza”.

Ora che ti ho perduto“Ora che ti ho perduto veramente

con quali rime canterò all’ingratoche mi ha mossa gemente alla follia.Dove andrò a rilavare queste vestiinondate d’amore, neanche un numepù mi vorrebbe tanto sono scesadal mio cumulo ardente di preghiere.”

“Diario di una diversa”:Le lettere/confessioni, con l’ausilio delle

poesie, tratteggiano il processo di “liberazione” dai fantasmi e dagli orrori della poetessa che lentamente ritrova la vena creativa e la guarigione o, meglio, la tranquillità emotiva.

Scrivere poesia, per Alda Merini è diventato lo strumento per uscire dal buio, di riscoprire la luce, di acquistare la consapevolezza che il dolore è parte dell’uomo. La scrittrice, a un certo punto, fa sapere che “se il dolore è esaltazione, allora posso dire che tutto il genere umano è in questo stato e il mio dolore, il mio lutto per la morte della mia coscienza è il dolore di tutta la nostra povera comunità umana”.

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La sofferenza, la follia e la vita Alda Merini

“Nulla più che mi basti e piango e ridocome una folle sopra la mia stelle.”

Prima che si concluda“Prima che si concluda questo amore

lascia che io ringrazi il mio destinoper il bene assoluto che m’ha dato,per la fame dei sensi, per l’arsurache mi ha preso alla gola. Prima di andarelascia che ti riporti sul camminodove giungesti o mio sanato amorecosì divino e immobile e lontanoch’io non oso toccarti. Addio, mai Numefu più profondo e grande , mai d’altezzetali giunsi al confine. Addio mio inganno”

“La mia poesia è alacre come il fuoco trascorre tra le mie dita come un rosario Non prego perché sono un poeta della sventura che tace, a volte, le doglie di un parto dentro le ore, sono il poeta che grida e che gioca con le sue grida, sono il poeta che canta e non trova parole, sono la paglia arida sopra cui batte il suono, sono la ninnanànna che fa piangere i figli, sono la vanagloria che si lascia cadere, il manto di metallo di una lunga preghiera del passato cordoglio che non vede la luce.”

“La verità è sempre quella, la cattiveria degli uomini che ti abbassa e ti costruisce un santuario di odio dietro la porta socchiusa. Ma l'amore della povera gente brilla più di una qualsiasi filosofia. Un povero ti dà tutto e non ti rinfaccia mai la tua vigliaccheria. “