SOCIOLOGIA G Argomenti della settimana 21- 23 marzo · PDF fileA. Max Weber (1874-1920),...

7
SOCIOLOGIA G Argomenti della settimana 21- 23 marzo 2005- A. Max Weber (1874-1920), e la teoria dell’azione. Nativo di Erfurt, Germania, economista, storico e politico. Partecipa alla redazione della Costituzione della Repubblica di Weimar 1. Weber e la società industriale Come risponde Weber al problema di come sta insieme la società industriale? La nuova risorsa della società industriale è costituita secondo Weber dalla diffusione dei processi di razionalizzazione, Razionalizzazione è quel tipo di condotta individuale o collettiva, capace di legare in maniera adeguata determ,nati obiettivi ai mezzi per raggiungerli: A livello di società nel suo complesso la burocrazia rappresenta un modo nuovo ed esemplare di razionalità. Nella burocrazia ( per cui si veda anche il paragrafo di Bagnasco, capitolo sui gruppi organizzati, paragrafo 3: IL modello della burocrazia) l’azione è organizzata, ai vari livelli secondo regole e procedure ( i mezzi ) che garantiscono il raggiungimento dei fini ( una amminsitrazione efficiente ed equa). Questi mezzi infatti rendono trasparente e prevedibile gli schemi di azione della burcorazia e al tempo stesso garantiscono alla burocrazia stessa di poter risolvere i problemi non affrontandoli uno per uno, riconducendoli a fattispecie già previste e codificate in anticipo. La burocrazia rappresenta la forma più alta di razionalizzazione dei processi organizzativi, d Tuttavia c’è un rischio La produzione di regole e procedure aiuta il processo di razionalizzazione. dunque aumenta la prevedibilità della azioni e relazioni sociali ma incrementa anche i rischi dell'irrigidimento della società. Dal momento che nella società sono sempre in gioco pluralità di significati contrastanti, il problema non è di aumentare l’uniformità dei valori e dei comportamenti (come nella prospettiva di Durkheim), bensì piuttosto di coordinare e di regolare le azioni sociali diversamente orientate, riducendo il rischio che le divergenze diventino conflitti insanabili ( come nella lettura marxiana) 2. Weber teorico dell’azione sociale La società è la proiezione su scala macro di azioni che si sviluppano e vanno identificate prima di tutto a livello individuale, cioè a livello micro. La parola “individuale” è messa tra virgolette e sta a significare che non dev’essere presa in senso abituale cioè riferita a un individuo unico e distinto da qualsiasi altro, ma come individuo tipico, colto in situazione tipica, (cioè condivisa con altri e decodificabile dal ricercatore). Come fare dunque per cercare le cause dei fenomeni sociali, muovendosi a questo livello? Si tratta dunque di una prospettiva che Boudon ha definito Individualismo metodologico Cioè per ricostruire un fenomeno sociale ( che al sociologo si presenta sempre come un fenomeno sociale aggregato, fatto di una certa uniformità di comportamenti di tante persone) è indispensabile ricostruire le tipiche motivazioni degli individui coinvolti nel fenomeno . Queste motivazioni si suppone ispirino uniformemente quegli individui Anche la conoscenza di un fenomeno storico complesso come il capitalismo ( in particolare il capitalismo mercantile che nasce in Europa attorno al 1600), si presta a essere illuminata e arricchita da questa prospettiva. Il capitalismo non è infatti soltanto un particolare sistema economico fondato su imprese, che operano sui mercati al fine di produrre beni e accumulare profitti, ma esprime e si alimenta di una

Transcript of SOCIOLOGIA G Argomenti della settimana 21- 23 marzo · PDF fileA. Max Weber (1874-1920),...

SOCIOLOGIA G Argomenti della settimana 21- 23 marzo 2005-

A. Max Weber (1874-1920), àe la teoria dell’azione. Nativo di Erfurt, Germania, economista, storico e politico. Partecipa alla redazione della Costituzione della Repubblica di Weimar 1. Weber e la società industriale Come risponde Weber al problema di come sta insieme la società industriale? La nuova risorsa della società industriale è costituita secondo Weber dalla diffusione dei processi di razionalizzazione, Razionalizzazione è quel tipo di condotta individuale o collettiva, capace di legare in maniera adeguata determ,nati obiettivi ai mezzi per raggiungerli: A livello di società nel suo complesso la burocrazia rappresenta un modo nuovo ed esemplare di razionalità. Nella burocrazia ( per cui si veda anche il paragrafo di Bagnasco, capitolo sui gruppi organizzati, paragrafo 3: IL modello della burocrazia) l’azione è organizzata, ai vari livelli secondo regole e procedure ( i mezzi ) che garantiscono il raggiungimento dei fini ( una amminsitrazione efficiente ed equa). Questi mezzi infatti rendono trasparente e prevedibile gli schemi di azione della burcorazia e al tempo stesso garantiscono alla burocrazia stessa di poter risolvere i problemi non affrontandoli uno per uno, riconducendoli a fattispecie già previste e codificate in anticipo. La burocrazia rappresenta la forma più alta di razionalizzazione dei processi organizzativi, d Tuttavia c’è un rischio La produzione di regole e procedure aiuta il processo di razionalizzazione. dunque aumenta la prevedibilità della azioni e relazioni sociali ma incrementa anche i rischi dell'irrigidimento della società. Dal momento che nella società sono sempre in gioco pluralità di significati contrastanti, il problema non è di aumentare l’uniformità dei valori e dei comportamenti (come nella prospettiva di Durkheim), bensì piuttosto di coordinare e di regolare le azioni sociali diversamente orientate, riducendo il rischio che le divergenze diventino conflitti insanabili ( come nella lettura marxiana) 2. Weber teorico dell’azione sociale La società è la proiezione su scala macro di azioni che si sviluppano e vanno identificate prima di tutto a livello individuale, cioè a livello micro. La parola “individuale” è messa tra virgolette e sta a significare che non dev’essere presa in senso abituale cioè riferita a un individuo unico e distinto da qualsiasi altro, ma come individuo tipico, colto in situazione tipica, (cioè condivisa con altri e decodificabile dal ricercatore). Come fare dunque per cercare le cause dei fenomeni sociali, muovendosi a questo livello? Si tratta dunque di una prospettiva che Boudon ha definito àIndividualismo metodologico Cioè per ricostruire un fenomeno sociale ( che al sociologo si presenta sempre come un fenomeno sociale aggregato, fatto di una certa uniformità di comportamenti di tante persone) è indispensabile ricostruire le tipiche motivazioni degli individui coinvolti nel fenomeno. Queste motivazioni si suppone ispirino uniformemente quegli individui Anche la conoscenza di un fenomeno storico complesso come il capitalismo ( in particolare il capitalismo mercantile che nasce in Europa attorno al 1600), si presta a essere illuminata e arricchita da questa prospettiva. Il capitalismo non è infatti soltanto un particolare sistema economico fondato su imprese, che operano sui mercati al fine di produrre beni e accumulare profitti, ma esprime e si alimenta di una

mentalità, un modo di guardare se stessi e il mondo, e un’etica economica, particolari : quello che Weber chiamerà, nel suo celebre studio (L’etica protestante e lo spirito del capitalismo, 1904) lo spirito del capitalismo, (Vedi anche oltre, par.6). La teoria dell’azione weberiana risolve il problema di cercare le cause dei fenomeni iniziando a porsi una domanda diversa da quella classica, che si chiede “perché y?” ( laddove il perché va ricercato nelle condizioni antecedenti l’azione di cui il soggetto può essere inconsapevole) La domanda della sociologia dell’azione è invece: à “ cosa rappresenta y (l’azione ) agli occhi di x( l’attore)? ” cioè àChe senso ( significato ) ha y per x? cioè à che intenzione (motivazione) ha x compiendo y? Le azioni sociali per Weber non maturano nel vuoto sociale ma tengono conto direttamente e indirettamente della condotta di altri 3. Il superamento della dicotomia tra azioni logiche e azioni non logiche Weber (Economia e Società, 1922) sostiene che esistono diverse forme di espressione della razionalità (in polemica con Pareto). Secondo Weber la distinzione di Pareto tra azioni logiche (finalizzate a uno scopo) e azioni non logiche (non finalizzate a uno scopo) è importante, ma non per escludere le seconde ( nel caso che all’osservatore paiano basate su principi assurdi o non immediatamente comprensibili, quindi irrazionali, ma per orientare l’analisi sociologica verso azioni che sono comunque di tipo complesso e che possono anche esse essere governate da una razionalità specifica ( tradizione, emozione, credenze ecc.) di cui la sociologia si deve occupare. Il modello classico di homo oeconomicus implica che la nozione di miglior scelta possibile sia definita in modo preciso. Il modello di homo sociologicus implica invece che molte scelte siano strutturalmente ambigue, nel senso che la nozione di scelta migliore risulta mal definita. La distinzione tra azioni logiche e non logiche commette l’errore di attribuire alle azioni non logiche e a quelle logiche un carattere definito in assoluto. Il giudizio di razionalità va invece contestualizzato. Le azioni irrazionali non devono rappresentare un pass par tout delle incapacità del sociologo a capire situazioni distanti da quelle familiari (come diranno altri, dopo Weber l’ipotesi di irrazionalità, deve essere un ‘ipotesi residuale). 4. Razionalità e prevedibilità dell’azione. Secondo Weber ( cfr. l’uso del tipo ideale) ci sono quattro forme cioè quattro ideal-tipi) di azione razionale: l’azione orientata (direttamente finalizzata) a uno scopo secondo il modello mezzi- fini, l’azione orientata in modo razionale rispetto al valore, l’azione orientata in modo razionale in termini affettivi, l’azione orientata in modo razionale rispetto alla tradizione. In Weber, a diverse forme di razionalità corrispondono diversi gradi di uniformità e quindi di prevedibilità dell’azione: le azioni più facilmente prevedibili sono quelle del primo tipo, nonché quelle orientate da tradizioni, consuetudini consolidate. Quelle orientate in termini affettivi e in base a valori sono più difficilmente prevedibili e richiedono analisi ravvicinate e approfondite dei contesti. Per Weber e per tutta la teoria dell’azione che si ispira a Weber il comportamento umano presenta diversi gradi di stabilità a seconda di quanto è rigidamente codificato. La moda, ad esempio, è per sua natura mutevole, mentre la presenza di un apparato statale, con il suo sistema legale e i suoi organi amministrativi e giuridici e di governo, assicura un grado assai elevato di osservanza di orientamenti di senso codificati.

5. La spiegazione in sociologia, e il dibattito sulle scienze storico sociali La particolare prospettiva da cui si pone Weber per cercare le cause dei fenomeni sociali va inquadrata nel dibattito che si sviluppò in Germania, a cavallo tra il 1800 e il 1900 e che rappresentà la reazione alla tradizionale soggezione delle scienze sociali al modello delle scienze naturali , secondo quanto raccomandava il modello di scienza di tipo positivistico. In quella prospettiva le spiegazioni dei fenomeni vanno espresse sotto forma di leggi universali ( cioè insieme di proposizioni che hanno validità assoluta), le quali restituiscono una conoscenza perfetta completa della realtà. Durkheim aveva in qualche modo aderito a questa prospettiva ritenendo che i fenomeni sociali potessero e dovessero essere ridotti a cose, cioè oggettivati, secondo appunto il modello delle leggi naturali: che dunque si potesse mettere tra parentesi ciò che gli uomini pensano e desiderano, per porre appunto attenzione a fatti “oggettivi”. ( vedi anche dispense settimana 14-16 marzo). La reazione al dominio del modello delle scienze naturali suggeriva che lo studio delle attività umane dovesse richiedere un metodo specifico, dal momento che i fatti umani sono individuali e irripetibili e vanno studiati nella loro singolarità e mutevolezza e inoltre compresi dal di dentro attraverso la ricostruzione di mentalità e culture. Max Weber mediò tra le posizioni dei -sostenitori di un unico modello applicabile a tutte le scienze e -i sostenitori di una irriducibilità delle scienze storico sociali a quelle naturali: Secondo questi ultimi le scienze storico sociali richiedono un tipo particolare di spiegazione (la spiegazione idiografica, basata sullo studio di eventi e situazioni particolari, colti nella loro individualità e irripetibilità). Secondo i sostenitori del modello unico il modo di ricercare le cause deve in tutte le scienze ancorarsi alla spiegazione basata su leggi , detta anche nomotetica: essa presuppone l’ uniformità e la ripetibilità degli eventi studiati sotto forma di associazioni ripetute tra certi eventi o fenomeni ( effetti ) e certi altri eventi o fenomeni ( cause) Secondo Weber i fenomeni sociali possono essere sì spiegati secondo criteri che cercano di identificare dentro la varietà e la complessità, elementi di uniformità ( vedi par. 5.1.), ma devono essere anche compresi, cioè il ricercatore deve risalire al significato attribuito dagli attori coinvolti in quella determinata situazione all’azione svolta. Senza la comprensione qualsiasi spiegazione è monca. Vediamo qui sotto in particolare in cosa consiste la spiegazione per Weber 5.1.Nella analisi di un fatto storico sociale studiato secondo i requisiti dell’analisi sociologica non si procede alla ricerca di leggi, né ci si ferma alla spiegazione idiografica, cioè alla ricostruzione dettagliata di eventi unici e irripetibili, come fanno ad esempio gli storici, ma si cercano nessi, ovvero connessioni, tra molteplici fatti sociali che avvengono in uno specifico contesto (ma che potremmo vedere diffusi e ripetuti se si ricreassero certe condizioni ). La causalità sociale non può essere espressa in leggi, poiché uno stesso effetto può essere generato da combinazioni differenti e virtualmente infinite di cause. La questione causale, pone una questione di concrete connessioni causali. Si può dire che la questione della ricerca delle cause per Weber è una questione di imputazione, cioè di ricondurre un certo fenomeno a un insieme di condizioni storiche e sociali che non potrebbero produrre quel fenomeno altrove a meno che non si ricreino le stesse condizioni. Come procedere, allora? . Si cerca cioè di isolare le cause *possibili* (il tipo di cultura propria del protestantesimo nella versione calvinista) e di costruire giudizi di possibilità ( potrebbe aver influenzare un tipo di mentalità imprenditoriale..) basandosi sul procedimento di esclusione artificiale di elementi di realtà per verificare la sussistenza di un processo causale ( questo processo si chiama controfattuale:àse non ci fosse stata quell’esperienza particolare del calvinismo, cioè se la maggior parte di imprenditori, anziché essere protestanti fossero stati cattolici, e quindi orientati da una cultura “sociale” e religiosa diversa, si sarebbe ugualmente verificato, nelle forme in cui si è verificato, un processo come quello della nascita del capitalismo commerciale del ‘600?)

5.2. L’ideal tipo consente di ancorare la varietà e la concomitanza di cause che in uno specifico contesto contribuiscono a produrre un certo fenomeno a una serie limitata di tratti essenziali. L’ideal tipo: l’idealtipo è un concetto strumentale ideato dal ricercatore per organizzare l’analisi empirica e consiste nella selezione dei caratteri essenziali che una situazione storica sociale particolare offre e nella loro ricomposizione in una figura più semplice. Estraendo gli elementi comuni dalla varietà di esperienze individuali relative a un certo fenomeno ( ad esempio l’esperienza di attività di impresa per coloro che aderivano a una particolare versione della religione protestante, il calvinismo) il ricercatore rende queste individualità comparabili e le raccoglie per così dire in un unico “attore-tipo” (nel caso dello studio del capitalismo mercantile dell’Europa del ‘600 lo “spirito del capitalismo” riassume una serie di attitudini e mentalità di quell’epoca). Nella sua analisi sul rapporto tra etica protestante e spirito del capitalismo (1904) Weber sintetizza nell’ascesi intra mondana (l’idea è quella di un particolare tipo di “distacco dal mondo”, legato all’idea della predestinazione che paradossalmente consente di investire il massimo energie in un particolare ambito, senza altre distrazioni), le caratteristiche essenziali che qualificano il comportamento dell’imprenditore “razionale” che si affaccia sulla scena europea del capitalismo mercantile ( in particolare in Olanda e in Belgio nel 1600). Questo imprenditore conduce una vita sobria e morigerata, ritiene che il profitto debba essere reinvestito ne ll’impresa. Ha una dedizione assidua e sistematica al suo lavoro, critica gli stili di vita dispendiosi e il lusso sprecone. Si dedica alla realizzazione di sé tramite il lavoro, ha un ‘organizzazione metodica della vita, ecc. Weber non dice semplicemente che il calvinismo è causa del capitalismo Semmai riconosce in una particolare mentalità legata alla religione calvinista un fattore che concorre a far sì che le condizioni economiche, tecnologiche e sociali vigenti in un certo contesto e in una certa epoca si realizzino in un particola “tipo”di imprenditore L’obiettivo di Weber è infatti quello di cercare una sorta di ”parentela” tra il modello di comportamenti richiesto dal ruolo imprenditoriale, che si oppone allo stile di vita di aristocratici e rentiers e il modello di comportamenti “comandato” dalla religione calvinista. In entrambi i modelli c’ è un mandato simile (dedizione al lavoro, concentrazione delle energie senza distrazioni, ecc) . Dove trovi il secondo modello trovi anche il primo. àRitornando all’ idealtipo. In sociologia il procedere per idealtipi è attività corrente del ricercatore, ma anche il senso comune , in maniera più o meno consapevole e rigorosa, procede per tipizzazioni o idealtipi: es: un organizzazione di tipo burocratico, un’educazione di tipo autoritario ( vedi anche lo schema in classe), la violenza di tipo mafioso, la organizzazione del lavoro industriale di tipo fordista, ecc). 6. Il ruolo dello scienziato . La conoscenza scientifica della società deriva da scelte teoriche, da opzioni culturali, da punti di vista selettivi su differenti aspetti della vita sociale. Qualsiasi conoscenza parte da un interrogativo, dunque da una selezione della materia conoscibile, questo interrogativo è ancorato a una serie di presupposti “Una conoscenza priva di presupposti, come vorrebbe Durkheim, porterebbe a un caos di giudizi esistenziali sopra infinite osservazioni particolari”. Lo scienziato dunque seleziona, ritaglia un segmento limitato della realtà sociale cui pone specifici interrogativi. Non esiste una conoscenza completa e perfetta della realtà sociale, ma soltanto quella conoscenza parziale, provvisoria, incompleta che deriva dal nostro cercare di rispondere, dopo una attenta e rigorosa investigazione, alle specifiche domande che ci siamo posti Il ricercatore deve tuttavia disciplinare la sua conoscenza per minimizzare le distorsioni e le deformazioni personali. Come fare? Descrivendo, una volta selezionato l’oggetto, il percorso di

indagine ed esplicitando in esso le scelte condotte, badando a dichiarare il suo punto di vista come distinto da quello adottato come scienziato.àobiettività L’obiettività si raggiunge dunque attraverso il rendere esplicito il percorso di ricerca e sottoponendolo alla critica della comunità scientifica.

B- Raymond Boudon, le buone ragioni e gli effetti inattesi Boudon ( sociologo francese, vivente) la cui analisi si ispira al principio dell*individualismo metodologico* ( che in ultima analisi risale a Weber) sottoscrive e promuove una definizione non assoluta, ma relativa, contestuale, di razionalità- Ciò significa individuare delle ragioni che siano buone agli occhi del soggetto e siano comprensibili agli occhi di un osservatore un volta che l’osservatore conosca a fondo il contesto, la situazine in cui si sviluppa l’azione. Le buone ragioni possono essere a-oggettivamente razionali, quando y corrisponde pienamente all’interesse di x (azioni logiche di Pareto) oppure y corrisponde al mezzo ritenuto il migliore possibile in quella situazione per soddisfare l’interesse di x (azioni secondo la razionalità limitata di Simon). B soggettivamente razionali quando y corrisponde a un valore, o a principi, o ad a priori, ritenuti validi o adatti al problema in questione. Il guaio è , dice Boudon che l’osservatore, quando ha l’impressione che quel comportamento sia oscuro dirà che si tratta di un’azione irrazionale, ma questa distinzione molto spesso esiste soltanto nella mente dell’osservatore che non mette a fuoco il contesto in cui si sviluppa l’azione del soggetto e che gli suggerisce alcune buone ragioni per fare o non fare una scelta. Sembra sicuramente irrazionale affidarsi alla forza dei messaggi dei mass media per orientare il proprio voto, ma può essere l’unico modo per prendere una decisione altrimenti impossibile. Così come l’asino di Buridano non sa decidersi tra due sacchi di avena, così l’elettore potrebbe avere difficoltà a identificare con i propri occhi la diversità di due programmi elettorali. Sembra sicuramente irrazionale per l’osservatore che il padre di una famiglia operaia faccia interrompere gli studi al figlio dopo una bocciatura, ma può essere comprensibile in un contesto in cui i costi effettivi e percepiti dell’andare a scuola superino quelli del lavorare subito. Un’azione non sempre può essere classificabile come razionale –irrazionale in assoluto, prescindendo dal tempo ad esempio -chi fuma l’ennesima sigaretta può fare un’azione razionale nell’immediato, ma che può comportare effetti indesiderabili nel futuro ( il fumo di una sigaretta che procura piacere subito e malattie sul lungo periodo). Ciò posto è irrazionale un’azione soltanto quando il soggetto “x non ha buone ragioni per compiere y, eppure…lo fa!” Boudon sostiene che oggi la società rende più frequenti rappresentazioni incerte o deformate dalla realtà, a causa della crescente imprevedibilità dei processi di mutamento economico e sociale (àmancanza di informazioni sufficienti a prendere decisioni su base totalmente razionale)à nè sicurezza rispetto all’adeguatezza dei mezzi, né sull’esistenza di di alternative certe rispetto agli scopi, né prevedibilità delle conseguenze

( Oggi in particolare la società rende anche più incerte e instabili la capacità di identificare degli obiettivi in competizione con altri: gli stessi soggetti potrebbero non sapere di volere quel dato obiettivo o potrebbero non essere pienamente convinti riguardo allo scopo da perseguire). Oltre che non avere sempre il pieno controllo sui mezzi e i fini della propria azione il soggetto agisce in un contesto di azioni di altri interdipendenti sulle cui scelte egli non ha, di nuovo, informazione né controllo. Di qui l’ipotesi che

l’esito della azione sociale sia di frequente diverso dalle intenzioni dell’attore Di qui il generarsi di à effetti inattesi o di composizione (detti anche emergenti o di sistema) Gli effetti di composizione sono conseguenze non intenzionali dell’azione e si chiamano di composizione, emergenti o di sistema in quanto sorgono dall’aggregarsi ( sommarsi ) o combinarsi di azioni che (per effetto di interazioni sociali o interdipendenze) allontanano il soggetto dal raggiungimento del suo obiettivo e talora lo conducono dove mai avrebbe pensato o voluto arrivare. Tali effetti possono essere non prevedibili, oppure prevedibili, oppure ancora perversi ( tali per cui se si fosse potuto prevederli si sarebbe voluto evitarli) . Gli effetti inattesi non sono sempre necessariamente indesiderabili sia per i soggetti direttamente coinvolti sia per altri che usufruiscono di quella determinata azione Es.due negozianti abbassano entrambi i prezzi per motivi e di concorrenza reciproca e ciò facendo agevolano il consumatore, che è un effetto non voluto, ma per alcuni desiderabile. Un esempio, proposto da Boudon, di effetti inattesi che si generano da scelte razionali ma che non riescono a raggiungere il loro obiettivo per impossibilità a prevedere pienamente il comportamento di altri (una sorta di dilemma che si può chiamare anche “dilemma del prigionie ro”) è il seguente L’esempio riguarda la problematica dell’istruzione superiore (e al circolo vizioso della “ricerca di titoli di studio sempre più alti senza la sicurezza di un loro impiego adeguato” àLa remunerazione economica e sociale tende a variare positivamente con l’ammontare dell’istruzione. Lo studente cerca di avere un’istruzione più prolungata possibile se tutti seguono questa strategia, ciò si traduce in un aumento della richiesta di istruzione e l’offerta di persone istruite può superare la richiesta di particolari capacità sul mercato del lavoro disoccupazione svalutazione qualifiche scolastiche ricerca altre qualifiche, ecc.. L’esperienza esemplare di una scuola francese post diploma (di tipo tecnico) che non attrasse tutti gli iscritti che erano previsti (si supponeva che fosse competitiva con l’università per i più bassi costi di formazione e i guadagni accettabili che procurava) per il fatto che gli studenti al momento di scegliere cosa fare dopo il diploma, assunsero di non rischiare e quindi decisero di iscriversi in massa all’università. Nessuno di loro infatti (un ipotetico studente A) poteva a priori prevedere cosa avrebbero fatti gli altri (un ipotetico altro studente B). Nessuno di loro quindi poteva essere sicuro che scegliendo lui la scuola post-diploma gli altri avrebbero fatto altrettanto. Il vantaggio formativo di un ipotetico studente A rispetto a un ipotetico studente B stava in una combinazione limitata di scelte sue con quelle di B. aàTutti (A e B) al post-diploma (bassi costi di formazione e discreti guadagni per entrambi profitto complessivamente alto) bàA alla laurea e B al diploma (costo alto e alto guadagno per A e costo basso e basso guadagno per B) Invece era svantaggiosa per A c la scelta che vede A alla laurea breve quando B si iscriva alla laurea “lunga” (costo basso e basso guadagno per A, alto costo e alto guadagno per B) d-àla scelta che vede A alla laurea lunga quando anche B si iscriva alla stessa laurea (Costo alto, guadagno medio à profitto complessivamente basso per entrambi). Poiché lo studente A non è sicuro di trovarsi, a seguito della sua scelta, in a o in b, e volendo ad ogni costo evitare il rischio c, egli si iscrive alla laurea lunga sperando di ricadere in b, ma anche lo studente B potrebbe fare lo stesso ragionamento. Alla fine entrambi si iscrivono alla laurea lunga ricadendo nel caso d Pur sapendo che quella non è in assoluto la scelta migliore.. Vocabolario minimo weberiano Intenzione: conferire un senso ( significato) fondato sul “dirigersi verso” Agire secondo intenzioni = guardare consapevolmente a uno scopo Agire comprensibile= quell’agire cui è attribuibile uno scopo

Comprensione del senso intenzionato dell’azioneàattività dell’interpretare, ovvero dell’intendere il senso di un’azione L’azione è sociale è tale in quanto il suo senso intenzionato (agli occhi del soggettoà attore) tiene conto del comportamento altrui e si regola di conseguenza. Definizione della situazione. Una situazione definita dagli attori come reale diventa reale nelle sue conseguenze (definizione che fa capo a quello che viene definito teorema di Thomas, 1923 e che ritroveremo nello studio dell’interazionismo simbolico) à vedi anche profezia che si autoadempie. La definizione della situazione ha valore, nel contesto di Weber –Boudon, per riconoscere al soggetto che agisce la capacità do definire la situazione in cui agisce e regolarsi di conseguenza ( indipendentemente che di tale situazioni si possano dare altre letture), àSuccessivamente si vedrà ( specie con l’interazionsimo simbolico e la sua teoria della devianza) che una definizione ( iniziale ) della situazione ( specie quando sia data da altri nei confronti di un certo soggetto, magari con funzione di stigmatizzazione, o di etichettamento: è un ladro, è un impostore, non combinerà niente di buono, ecc) produce, attraverso vari meccanismi sociali di fissazione e di inerzia, conseguenze reali come se la situazione iniziale reale fosse stata davvero quella che era stata definita dai soggetti coinvolti