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1 Sociolinguistica a.a. 2005-2006 II modulo didattico V Competenza multipla Bilinguismo e diglossia

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Sociolinguisticaa.a. 2005-2006

II modulo didattico

V

Competenza multipla

Bilinguismo e diglossia

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Il ‘repertorio linguistico’

Definiti i fattori che all’interno di una comunità linguisticainfluenzano le scelte linguistiche dei suoi componenti (fattoridiafasici e diastratici/ demografici), è necessario tenerepresente la dinamica fra aspetto micro- e macro-sociolinguistico.

A tale proposito progressi importanti sono possibili grazie alconcetto di “repertorio linguistico”, definibile come:

«l’insieme delle risorse linguistiche possedute dai membri diuna comunità linguistica»;

o, nei termini impiegati da Gumperz 1977:

«All varieties, dialects or styles used in a particular sociallydefined population and the constraints which govern thechoice among them».

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Repertorio e competenza multipla

Se il termine ‘repertorio linguistico’ si riferisce al livellomacro-sociolinguistico, quello relativo alla comunitàlinguistica, il corrispettivo di questo concetto a livelloindividuale è rappresentato dalla constatazione che ogniparlante inserito in una comunità dal repertorio più o menoampio e complesso è quasi sempre caratterizzato da unacompetenza linguistica multipla, cioè dalla capacità didominare una porzione più o meno ampia del repertorio diriferimento.

In altre parole nelle società moderne è pressoché universalela situazione di parlanti ‘plurilingui’ nel senso di competentidi almeno due, se non più varietà del diasistema linguisticodi riferimento.

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Esempi di repertorio linguistico 1

Il repertorio del sistema linguistico italiano èstato definito come formato dalle seguentiquattro varietà:

• italiano standard

• italiano regionale

• koiné dialettale

• dialetto

(G.B. Pellegrini 1975)

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Esempi di repertorio linguistico 2

Repertorio del sistema linguistico italiano della Lombardia:• italiano anglicizzato• italiano letterario (standard)• italiano regionale• italiano ‘colloquiale’• italiano burocratico• italiano popolare (unitario)• italiano dialettale• italiano-dialetto.(G. Sanga 1984)

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Bilinguismo/plurilinguismo

Il bi- o pluri-linguismo è nozione riferibile innanzitutto al livello micro-sociolinguistico (individuale)e si caratterizza:

• sia per la capacità individuale di possedere lacompetenza di più di una varietà,

• sia per il fatto che ciascuna di queste varietà godedi pari prestigio a seconda delle situazioni esternein cui avviene l'interazione comunicativa.

Esempi.

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Bilinguismo e diglossia

Se passiamo dal livello individuale a quello delcomportamento di intere comunità linguistiche, è possibileindividuare delle situazioni tipiche ben più costanti; adesempio, in una città media italiana la maggioranza deiparlanti oggi conosce almeno una varietà dialettale (il dialettolocale o la koiné regionale) e una varietà d'italiano (l'italianostandard o l'italiano regionale) e li usa in maniera costante aseconda del diverso dominio interessato: nei domini scuola,cultura, vita pubblica sono costantemente impiegate le varietàd'italiano, mentre nei domini vita familiare, amicizia saràimpiegata una delle varietà dialettali.Questa specie di gerarchia delle varietà costruita in base aidomini è stata definita come ‘diglossia’ in un famoso studio diCh. A. Ferguson ("Word" XV (1959), pp. 325-340).

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Diglossia 1

«La diglossia è una situazione linguistica relativamente stabilein cui, in aggiunta ai dialetti originarî della lingua (chepossono comprendere una varietà standard o standardregionali), vi è una varietà sovrapposta molto divergente edaltamente codificata (spesso grammaticalmente piùcomplessa), veicolo di un vasto e rispettato «corpus»letterario, sia di un periodo precedente sia di un'altra comunitàlinguistica, che viene appresa in larga parte attraversol'istruzione formale e viene usata per lo più per scopi formali enella forma scritta, ma che non è usata mai da nessun settoredella comunità per la comune conversazione».

(Ch. A. Ferguson, Diglossia, "Word" XV (1959), pp. 325-340; trad. it. inP. P. GIGLIOLI, Linguaggio e società, Bologna 1973, il passo citato è a p.294).

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Diglossia 2

Questa definizione è ricavata da Ferguson dall’analisi delle quattro situazioni (quisotto); in ciascuna di queste è possibile individuare una varietà alta (A/H) edialetti che funzionano da varietà basse (B/L):

(A/H) (B/L)

Cairo arabo classico e egiziano parlato

Svizzera tedesca tedesco standard e dialetti locali (Schwyzertüütsch)

Haiti francese e creolo locale

Grecia katharévusa e dhimotikí“lingua pura” “lingua del popolo”continuazione del greco

[[Notare la diversità delle situazioni considerate e delle lingue implicate.]]

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Diglossia 3

Le due varietà A e B presentano una precisa specializzazione d'uso:

A B

sermone in chiesa o in moschea xordini impartiti ad inferiori xlettera personale xdiscorso politico xlezione universitaria xconversazione familiare o amichevole xnotiziario radiofonico o televisivo xracconto radiofonico a puntate xarticolo di giornale, didascalia di fotografia xdidascalia di caricatura politica xpoesia xletteratura popolare x

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Diglossia 4

• Una delle ragioni per cui la situazione di diglossia tende acostituire un sistema stabile è rappresentata dallastigmatizzazione di cui sono oggetto coloro che non siattengono alla funzionalizzazione delle varietà accettata dalgruppo; di qui, ad esempio, il ridicolo che suscita lostraniero che, a conoscenza di una sola varietà, la impiegaper domini che non le sono appropriati.

• La conoscenza della varietà appropriata a ciascun dominiod’uso fa parte delle caratteristiche che definiscono lapartecipazione alla comunità linguistica intesa in sensosociolinguistico.

(cfr. le definizioni di comunità linguistica di Labov, LaPage).

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Plurilinguismo e diglossia a livellomacro-sociolinguistico

Poste le due situazioni del bi-/plurilinguismo e della diglossiacosì come sono state già definite nelle rispettivecaratteristiche, è possibile ora passare in rassegna lequattro situazioni teoricamente possibili a livello dicomunità linguistica, situazioni rappresentate dallaseguente matrice:

bilinguismo diglossia1) + +2) + -3) - +4) - -

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Plurilinguismo e diglossia a livellomacro-sociolinguistico 1a

• Si tratta dei quattro casi illustrati da Ferguson nel suo studio-definizione della diglossia, cioè della Grecia, della Svizzera tedesca, diHaiti e del Cairo.

• Nella successiva bibliografia sociolinguistica il caso che piùtipicamente corrisponde a questa situazione è stato individuato nelParaguay, piccola nazione sud-americana chiusa fra Argentina,Brasile e Bolivia.

In Paraguay più di metà della popolazione è bilingue e possiede lospagnolo (varietà sud-americana) e il guaranì, la lingua localeappartenente al gruppo delle lingue amerindiane. Per quanto ambeduele lingue siano ufficialmente riconosciute come lingue ufficiali dellostato e quindi godano dello stato di varietà ufficiale standard, di fattoesiste una notevole ripartizione, come risulta dallo schema seguente.

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Plurilinguismo e diglossia a livellomacro-sociolinguistico 1b

Da J. Rubin, National Bilingualism in Paraguay, The Hague, 1968

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Plurilinguismo e diglossia a livellomacro-sociolinguistico 2

Bilinguismo senza diglossia

E’ un caso ben esemplificato dalla situazione di un paesecome gli Stati Uniti, dove la maggior parte della popolazioneè costituita da immigrati da altri paesi, europei esudamericani: soprattutto gli immigrati della prima o delleprime due generazioni sono bilingui, anche se la competenzadell’inglese varia molto da caso a caso.

Altro caso tipico del genere: Israele, paese politicamentericostituito artificialmente dopo la seconda guerra mondiale,con forte afflusso da diverse nazioni europee e non.

Sia gli USA che Israele sono caratterizzati da una fortemobilità sociale, caratteristica diffusa in questa tipologia.

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Plurilinguismo e diglossia a livellomacro-sociolinguistico 3

Diglossia senza bilinguismo

Al contrario del caso precedente, si ha a che fare con situazioni socialiimmobilizzate e statiche, come quelle dei paesi coloniali africani easiatici fino a pochi decenni fa. In queste società esiste anche unacontrapposizione etnica, accanto a quella linguistica, fra dominatori edominati; la distinzione tra funzioni alte e basse è nettissima:

• la lingua dei dominatori, oltre ad avere tutte le specificazioni alte(dominio politico, lingua della cultura e della scrittura) ha anche unaforte accentuazione sociale;

• la lingua indigena è relegata alle funzioni di comunicazionequotidiana fra i dominati e non ha accesso se non sporadico alla scritturaper funzioni considerate di cultura ‘inferiore’ o di ‘incultura’ daidominatori.

• modeste eccezioni rispetto a questa rigida ripartizione di ruoli sono spessorappresentate di livelli più bassi della burocrazia e dalle due categorie socialidei missionari e dei medici.

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Plurilinguismo e diglossia a livellomacro-sociolinguistico 4

Né bilinguismo né diglossia

• Il caso del monolinguismo assoluto è abbastanza raro; si puòverificare in comunità piccole, isolate, poco dinamiche, con scarsao nulla differenziazione dei ruoli sociali.Anche nelle società ‘primitive’, tuttavia, il monolinguismo perfettoè raro perché in tali situazioni si pratica spesso l’esogamia checomporta l’apertura di relazioni verso l’esterno e che può portareperfino alla differenziazione linguistica fra varietà maschile evarietà femminile.• Una tendenza al monolinguismo può essere il risultatodell’annullamento di precedenti differenze: è il caso delle linguedi alcune nazioni moderne come la Francia e la Gran Bretagna, diantica standardizzazione, che fanno registrare una progressivaattenuazione delle differenze diatopiche e diastratiche e unatendenza degli usi linguistici verso l’uniformità di norma, condifferenze stilistiche (registri/stili).

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• La rassegna ora condotta dei quattro casi teoricamente possibilidi combinazione fra bilinguismo e diglossia porta in primo pianoil rapporto fra lingua e società, e mostra chiaramente comeognuno dei casi illustrati sia in rapporto stretto e di dipendenzacon una determinata struttura sociale.• Fattori decisivi nelle situazioni già descritte sono rappresentatida: a) rigidità o meno dei ruoli sociali e possibilità di

mobilità sociale;b) omogeneità culturale del gruppo;

Il caso (4) prevede tutti e due i fattori in grado massimo.

Il caso (3) [colonie] presuppone ruoli nettamente distinti erigidissime restrizioni di accesso (elemento discriminante è lanascita: si nasce dominatori o dominati, servi o padroni, schiavio liberi) e anche una nettissima divisione delle due culture cherimangono affatto estranee e diverse, come in tutte le societàcoloniali.

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Da un punto di vista generale, i fattori che invece introducono una decisamobilità, elasticità di ruoli e la possibilità di passare da uno strato all’altrosono:a) industrializzazioneb) alfabetizzazione di massac) urbanizzazione.

• Tutti e tre questi fattori caratterizzano il caso (2) [USA e Israele], che disolito rappresenta una situazione di transizione di passaggio.

• La situazione (1) è un po’ diversa e benché abbastanza evoluta, si presentacome meno dinamica rispetto a (2): il repertorio dei ruoli sociali èabbastanza ampio e settorializzato, i valori culturali sono differenziati, manel senso di una articolazione piuttosto che in quello di unacontrapposizione; l’urbanizzazione è presente ma non ha cancellato laconservatività delle aree rurali, la mobilità demografica è presente, ma nontale da costituire un vero e proprio melting pot [cfr. situazione italiana dellaprima metà del XX secolo, fino agli anni ’60 del ’900].