Società Giustizia e Sicurezza - Polizia Penitenziaria · la sindrome da burnout e il lavoro del...

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PoliziaPenitenziaria Società Giustizia e Sicurezza Poste italiane spa spedizione in abbonamento postale 70% Roma AUT MP-AT/C/RM/AUT.14/2008 www.poliziapenitenziaria.it anno XXIII • n. 242 • settembre 2016 2421-2121 Giovanni Pellielo ...e sono quattro!

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PoliziaPenitenziariaSocietà Giustizia e Sicurezza

Poste italiane spa spedizione in abbonam

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Giovanni Pellielo ...e sono quattro!

Polizia Penitenziaria n.242 • settembre 2016 • 3

Organo Ufficiale Nazionale del S.A.P.Pe.Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria

Direttore responsabile: Donato Capece [email protected]

Direttore editoriale: Giovanni Battista de Blasis [email protected]

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Redazione politica: Giovanni Battista Durante

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Registrazione:Tribunale di Roma n. 330 del 18 luglio 1994

Cod. ISSN: 2421-1273 • web ISSN: 2421-2121

Stampa: Romana Editrice s.r.l.Via dell’Enopolio, 37 - 00030 S. Cesareo (Roma)

Finito di stampare: settembre 2016

Questo periodico è associato alla Unione Stampa Periodica Italiana

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Polizia Penitenziaria Società Giustizia e Sicurezzaanno XXIII • n.242 • settembre 2016

In copertina: L’Atleta delle Fiamme Azzurre Giovanni Pellielo

mostra la sua quarta medaglia olimpionica

EDITORIALEChe succede nelle carceri minorili?di Donato Capece

IL PULPITOLe malattie lavoro-correlate del poliziotto penitenziariodi Giovanni Battista de Blasis

L’OSSERVATORIO POLITICOLa razionalizzazione delle Forze di Poliziadi Giovanni Battista Durante

IL COMMENTONun ve reggae più...di Roberto Martinelli

SICUREZZA E SALUTE Gestione della sicurezza per la prevenzione deirischi da esposizione alla Risonanza Magnetica

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L’AGENTE SARA RISPONDE...Fruizione dei riposi per l’allattamento

CRIMINOLOGIALe motivazione dell’uso di droga da parte dei giovanissimidi Roberto Thomas e Michela Battiloro

MINORICenni di organizzazione e gestione degli IPMdi Ciro Borrelli

DIRITTO & DIRITTIIl regime penitenziario e il regime disciplinaredi Giovanni Passaro

LO SPORTGiovanni Pellielo: un campione di sport e di umanitàdi Lady Oscar

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CINEMA DIETRO LE SBARREEffetto Luciferoa cura di G. B. de Blasis

CRIMINI & CRIMINALILa nuova camorra organizzata - Parte IIIdi Pasquale Salemme

WEB E DINTORNIDove sono i dati ufficiali della recidiva?di Federico Olivo

SICUREZZA SUL LAVOROL’evoluzione normativa della sicurezza sul lavorodi Luca Ripa

COME SCRIVEVAMOI misteri dell’Ucciardonedi Giuseppe Romano

Per ulteriori approfondimenti visita il nostro sito e blog:www.poliziapenitenziaria.it

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Il S.A.P.Pe. è il sindacato più rappresentativo del Corpo di

Polizia Penitenziaria

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Chi vuole ricevere la Rivista al propriodomicilio, può farlo versando uncontributo per le spese di spedizionepari a 25,00 euro, se iscritto SAPPE,oppure di 35,00 euro se non iscritto alSindacato, tramite il conto correntepostale numero 54789003 intestatoa: POLIZIA PENITENZIARIA SocietàGiustizia e Sicurezza Via Trionfale,79/A - 00136 Roma, specificandol’indirizzo, completo, dove va spedita larivista.

Edizioni SG&S

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Ed è grave che non siano stati raccolti,nel corso del tempo, i segnali lanciatidal SAPPE sui costanti e continuifocolai di tensione negli II.PP.MM, chevedono sempre più coinvolti detenutiche, pur essendo maggiorenni, sonoristretti negli istituti per minori! Undetenuto su sei nelle carceri minorili èmaggiorenne. E in alcuni casi, comequello di Torino, dove sono 20 su 37,Treviso (8 su 14), e Bari (10 su 20), imaggiorenni sono addirittura lamaggioranza. Il rischio è che lecarceri minorili diventino vere eproprie Università del crimine…Come primo Sindacato della PoliziaPenitenziaria, abbiamo incontrato l’8settembre scorso a Roma il Capo delDipartimento della Giustizia Minorile edi Comunità Francesco Cascini.Abbiamo chiesto al Capo DipartimentoCascini di mettere un direttorepenitenziario ed un funzionarioComandante di Reparto della PoliziaPenitenziaria in ogni Istituto e diripristinare l’uso della divisad’ordinanza, o comunque di altrisegni distintivi, per gli appartenenti alCorpo, che prestano oggi servizionelle carceri minorili in abitiborghesi. Soprattutto, abbiamo chiestoche le politiche di gestione e ditrattamento siano adeguate alcambiamento della popolazionedetenuta minorile, che è sempremaggiormente caratterizzata da profilicriminali di rilievo già dai 15/16 annidi età. Rispetto a tutto ciò, abbiamoapprezzato la disponibilità del CapoDGMC Cascini e, comunque, abbiamogià chiesto un incontro con il Ministrodella Giustizia Andrea Orlando peraffrontare eventuali interventi chepossano essere messi in campo dallapolitica. Per altro, sarà anchel’occasione per evidenziare alGuardasigilli che la realtà detentivaminorile italiana è più complessa eproblematica di quello che luiimmagina e che il SAPPE denunciasistematicamente.

Donato CapeceDirettore Responsabile

Segretario Generale del Sappe

[email protected]

L’EDITORIALE

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rrivano segnali preoccupantidall’universo penitenziariominorile.

Abbiamo registrato, e registriamo,infatti, con preoccupante frequenza ecadenza, il ripetersi di gravi eventicritici negli istituti penitenziari perminorenni. Ed è per questo che mistupisco di chi “si meraviglia” sechiediamo una revisione delle recentiinnovazioni legislative che consentonola detenzione di ristretti adulti fino ai25 anni di età nelle strutture perminori. Già ad aprile, in un’intervista aRepubblica, il procuratore antimafia eantiterrorismo Franco Robertisottolineò come la prevenzione dellaradicalizzazione dei giovanimusulmani nelle carceri fosse «laquestione fondamentale». Il numerouno della DNA citò un dato allarmante,spesso evidenziato anche dal SAPPE:«metà dei reclusi nelle carceriminorili italiani sono musulmani.In cella ci sono circa cinquecentoragazzi abituati a stare su Internetcome tutti i loro coetanei. E perquesto possono facilmente entrarein contatto con i siti che predicanola Jihad: sono a rischio altissimo diradicalizzazione». In Italia leseconde generazioni sono ancoraadolescenti ma, disse Roberti, «se noninterveniamo subito, tra cinque-dieci anni ci troveremo nella stessasituazione di Bruxelles o dellebanlieue parigine». A finire sotto i riflettori, lo scorsomese di maggio, è stato l’IstitutoPenale per Minorenni di Potenza, dovetre detenuti tentarono di evadere dallastruttura ma vennero fermati in tempodai poliziotti penitenziari di servizio,tre dei quali rimasero feriti durante leconcitate fasi rispettivamente con 5, 20e 30 giorni di prognosi. Pochi giorni enel carcere minorile di Quartucciu,siamo a giugno, si rischiò la tragediaper la protesta sconsiderata eincomprensibile di tre detenuti, chediedero fuoco a ciò che avevano in

Nella foto:Franco Roberti,

Procuratore Nazionale Antimafia

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cella: anche in questo caso, solo iltempestivo intervento degli Agenti diPolizia Penitenziaria di servizio hascongiurato conseguenze gravissime e inimmaginabili.Dopo Potenza, hanno avuto evidenzasulle cronache alcuni eventi accadutinel carcere minorile di MilanoBeccaria: in una occasione, duedetenuti di rientro da un permesso,nonostante fossero accompagnati daun insegnante e da un'operatriceEnaip, si misero improvvisamente acorrere a meno di un chilometrodall'istituto facendo perdere le tracce.Qualche giorno dopo, una importanteoperazione di servizio della PoliziaPenitenziaria in servizio nel carcereminorile di Milano Beccaria stroncòepisodi di sopruso e violenza di 3detenuti verso altri ristretti. In poche settimane, poi, nel carcereminorile romano di Casal del Marmo èaccaduto di tutto e di più: più risse tradetenuti, Agenti aggrediti e feriti,incendi nelle celle.A chiosa di questo preoccupantefermento che caratterizza il mondodella detenzione minorile, è arrivatainfine la rivolta nel carcere minorile diAirola, in provincia di Benevento, doveè andata in atto una situazioneincandescente, con una sezionedetentiva interamente distrutta dairivoltosi e 3 Agenti di PoliziaPenitenziaria seriamente feriti dairistretti in rivolta, armati perfronteggiare gli Agenti. E dopo tuttiquesti gravi episodi dobbiamo sentireche c’è chi “si meraviglia” per leproteste sindacali? Ma siamo noi checi stupiamo di chi si stupisce...La situazione è molto grave. Mi sembraevidente che c’è necessità di interventiimmediati da parte degli organiministeriali e regionalidell’Amministrazione della GiustiziaMinorile, che assicurino l’ordine e lasicurezza nelle Istituti e Servizi perminori, tutelando gli Agenti di PoliziaPenitenziaria che vi prestano servizio.

Che succede nelle carceri minorili (che non sono più soloper minorenni) ?

Giovanni Battistade BlasisDirettore EditorialeSegretario Generale Aggiunto del Sappe [email protected]

IL PULPITO

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rmai sono tanti anni che siparla del rischio burnout alquale è esposto

quotidianamente ogni poliziottopenitenziario che lavora nelle patriegalere e, pur tuttavia, nessuna efficacemisura di contrasto è stata ancoraadottata dal dipartimentodell’amministrazione penitenziaria.Ritengo, infatti, poco più di un palliativol’istituzione di un numero verde al qualerivolgersi in caso di necessità (e forsepiù che un palliativo, un alibi per lavarsile coscienze...). Eppure, è stata ormaiampiamente provata la correlazione trala sindrome da burnout e il lavoro delpoliziotto penitenziario.Men che meno, si parla e ci si occupa didisturbo post-traumatico da stress, amio avviso altrettanto correlato allanostra professione.Il burnout è una particolare forma direazione allo stress lavorativo, tipicadelle cosiddette “professioni d’aiuto”,quei lavori, cioè, nei quali non siutilizzano solo competenze tecniche maanche capacità sociologiche epsicologiche, per soddisfare i bisognidegli utenti, clienti o pazienti. Questa patologia, quindi, riguarda piùche altro medici, infermieri, poliziottipenitenziari, poliziotti, vigili del fuoco,insegnanti, psicologi... Il problema, tra l’altro, diventa moltopiù grave se non si riescono a scaricarele tensioni con momenti di relax extralavoro, senza soluzione di continuità travita privata e lavorativa fino ad azzeraregli spazi personali, non avere alcunaautoricarica e finire per esaurirsi dalpunto di vista emozionale, fisico epsicologico.Alla fin fine, anche chi è profondamentemotivato ad aiutare gli altri, perchègeneroso e altruista di natura, inassenza di risposte di gratitudine o diapprezzamento da parte dell’utenza,non riesce a elaborare la frustrazionenaturale che deriva dalla professione,non si prende adeguatamente cura deipropri bisogni e finisce per cadere inuno stato di depressione,

appartenenza e di confronto, disupporto emotivo e di controllo, comefosse un contenitore affettivo-relazionale delle emozioni contingential lavoro dell’aiuto.E’ evidente che offrire sostegno,possibilità di confronto, funzione dicontenimento e supervisione, favoriscel’efficienza e può prevenire il burnout,a patto che il superiore siacostantemente presente.Quando il poliziotto penitenziario èabbandonato a se stesso, invece,subisce processi disfunzionali cheaumentano il rischio burnout.I superiori, quindi, possono (debbono)svolgere un forte ruolo preventivo delburnout attraverso il consenso, lostimolo della pluralità e la disponibilitàdi un contenitore emotivo-razionale.Uno dei postulati delle helpingprofessions è che “I sistemi di aiutoproducono benessere per i clientiattraverso il benessere degli operatorid’aiuto”. O, meglio, “I sistemi di aiutoproducono benessere solo se sannoprevenire il malessere o il burnoutdegli operatori”.Purtroppo, nella sindrome da burnout,spesso, gli operatori stessi nonriconoscono di essere in una situazionedi svuotamento e bruciatura.In questi casi, soprattutto, èfondamentale il sostegno dei superiori eil confronto e il feedback con gli stessi,anche se pure la condivisione con uncollega, la condivisione orizzontale conqualcuno che fa lo stesso o similelavoro che possa capire e ascoltare, èaltrettanto essenziale. A volte non c’ènemmeno bisogno di daresuggerimenti, la giusta disposizioned’animo all’ascolto è più chesufficiente. Spesso, infatti, bastacondividere un problema per faremaggiore chiarezza dentro di sé.L’ideale sarebbe partecipare a gruppi disupervisione mensile oppure andare daun professionista esperto, per elaborareil vissuto che, lasciato a se stesso,potrebbe produrre, nel tempo, una

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Le malattie professionali lavoro-correlatedel poliziotto penitenziario: burnout e disturbo post-traumatico da stress

insoddisfazione lavorativa, tensione,ansietà e apatia. A tutto ciò, purtroppo,si va ad aggiungere un altro problemarelativo alla retribuzione e alla carriera.Infatti, il lavoro del poliziottopenitenziario, soprattutto quello adiretto contatto con i detenuti, non ègratificante né come retribuzioneeconomica, né come possibilità dicarriera. Anche se sembra paradossale,nelle helping professions retribuzione ecarriera, prestigio e potere, sonoinversamente proporzionali allavicinanza con i soggetti bisognosi d’aiuto(con la sola eccezione dei medicichirurghi).Il poliziotto penitenziario che sta insezione front line col detenutoguadagna meno del sovrintendente edell’ispettore che vedono il detenuto unavolta ogni tanto o del commissario chenon lo vede mai. Così come il medicodel pronto soccorso guadagna meno delprimario che, a sua volta, guadagnameno del professore universitario. Perassurdo, le possibilità di carriera nelsettore dell’aiuto aumentanoallontanandosi da chi deve essereaiutato. Una seria prevenzione del burnout,dunque, dovrebbe compensare conmaggiori retribuzioni gli operatorifront-line, offrendo anche loromaggiore potere discrezionale emaggiore libertà.Non essendo questo possibile per motivieconomici, ci sarebbe bisogno, allora,di trovare sistemi compensativi come laformazione e la supervisionepermanenti, l’istituzione di periodisabbatici, il coinvolgimento attivo inattività di programmazione e diconfronto professionale, la possibilità dicarriere orizzontali (spostamentipremio, sia pure temporanei, in servizipiù gratificanti), le incentivazioni legatealla qualità delle prestazioni.A tal riguardo, svolge un ruolodeterminante la funzione di comando ecoordinamento esercitata dai superiorigerarchici che dovrebbe assicurare alpoliziotto penitenziario uno spazio di

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IL PULPITO

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sicura bruciatura.Discorso diverso va fatto per i disturbipost-traumatici da stress (DPTS).Secondo l’Associazione Italiana diPsicologia Cognitiva, questo disturbo simanifesta "in conseguenza di unfattore traumatico estremo, in cui lapersona ha vissuto, ha assistito, o si èconfrontata con un evento, o coneventi, che hanno implicato morte, ominaccia di morte, o gravi lesioni, ouna minaccia all'integrità fisicapropria o di altri."Purtroppo, soprattutto in questi ultimitempi, la definizione della patologiasembra, più o meno, la descrizione diquello che accade quotidianamentenella maggior parte degli istitutipenitenziari, per adulti e per minori.Il DSM-5 (il Manuale Diagnostico eStatistico dei Disturbi Mentali) dedicaal DPTS un intero capitolo denominatoDisturbi correlati a eventi traumatici estressanti . Tra l’altro, il DPTS è unadelle poche categorie diagnostiche a cuiil DSM attribuisce esplicitamenteun’eziologia: perché sia diagnosticato,deve essere individuato oggettivamenteun evento traumatico.La questione è fondamentale, perchéquesto significa spostare la domanda da“Che cosa non va in questa persona?”a “Che cosa è accaduto a questapersona?”.Di conseguenza, diversamente daidisturbi di personalità che hanno radicinella storia temperamentale,ambientale, psichica e relazionaledell’individuo, il DPTS è un disturboche ha una causa esterna evidente (unevento macroscopicamentetraumatico), per cui i fattori dipersonalità assumono una rilevanzaminore.Sempre secondo il DSM, gli effetti deltrauma provocano ricordi e sognispiacevoli, reazioni dissociative daflashback, evitamento persistente deglistimoli associati all’evento, alterazioninegative di pensieri ed emozioni,persistente stato emotivo negativo,marcata riduzione di interesse alleattività e sentimenti di distacco oestraneità verso gli altri. Oltretutto, sonopossibili alterazioni dell’arousal (lostato generale di attivazione e reattivitàdel sistema nervoso) che si manifestanocon comportamento irritabile,ipervigilanza, esagerate risposte diallarme, problemi di concentrazione edifficoltà del sonno.Come metodo di cura per questo

Nelle foto: depressione

e stress

disturbo, ai militari reduci da zone diguerra si somministra una innovativapsicoterapia - l'EMDR - basata su unatecnica di simulazione bilaterale chefacilita la rielaborazione dei traumi.L’EMDR (dall’inglese Eye MovementDesensitization and Reprocessing,Desensibilizzazione e rielaborazioneattraverso i movimenti oculari) sifocalizza sul ricordo dell’esperienzatraumatica ed è una metodologia cheutilizza i movimenti oculari, o altreforme di stimolazione alternatadestro/sinistra, per trattare disturbilegati direttamente a esperienzetraumatiche, o particolarmentestressanti, dal punto di vista emotivo.Dopo una o più sedute di EMDR, iricordi disturbanti legati all’eventotraumatico subiscono unadesensibilizzazione e perdono la lorocarica emotiva negativa. L’elaborazionedell’esperienza traumatica che avvienecon l’EMDR, permette al paziente,attraverso la desensibilizzazione e laristrutturazione cognitiva che avviene, dicambiare prospettiva, cambiando levalutazioni cognitive su di sé, perincorporare emozioni adeguate allasituazione ed eliminare le reazionifisiche. Si arriva a sentire veramente cheil ricordo dell’ esperienza traumatica faparte del passato e, quindi, questa vienevissuta in modo distaccato. Per ritornare a noi, è innegabile che,per un verso o per l’altro, nel serviziodel poliziotto penitenziario rivesteun’importanza fondamentale lavicinanza dei colleghi e dei superiori,fino al comandante di reparto, il quale,in particolare, non dovrebbe mai farvenir meno la propria presenza.Il comandante di reparto, questoincarico misterioso che ha subìtoparecchie trasformazioni negli ultimianni, passando dalle mani delMaresciallo a quelle dell’Ispettore perarrivare, oggi, in quelle delCommissario. Ma che si chiamiMaresciallo, Ispettore o Commissarionulla cambia per il ruolo che devesvolgere: quello di comandare uomini.Un vero Comandante è colui checonosce, ad uno ad uno, tutti i suoiuomini, che aiuta a rialzarsi chiunquecade a terra e, se con qualcuno non ciriesce, si sdraia accanto a lui e rimane lì!Spirito di corpo, vicinanza dei colleghi elavoro di gruppo, insieme a un buonComandante di Uomini: questa è lamigliore terapia possibile per burnoute disturbo post-traumatico da stress.

Il test di MaslachCristina Maslach, psicologa socialedell’Università di Barkley in California,per studiare la sindrome da burnout, haideato un test di valutazione del livello distress.Proponiamo di seguito il test in parolache, pur essendo un indicatore dimassima, non può avere alcun valorescientifico così somministrato.

• Ti senti spossato ed esaurito in terminidi energia fisica o emozionale?• Senti di essere incline a pensierinegativi riguardanti il tuo lavoro?• Senti di essere verso le persone piùduro e meno comprensivo di quantoforse meritino?• Ti ritrovi ad essere più spesso irritatoda piccoli problemi, o dai colleghi e daltuo team?• Ti senti incompreso o non apprezzatodai tuoi colleghi?• Senti di non aver nessuno con cuiparlare?• Senti che stai raggiungendo menoobiettivi di quanto potresti?• Ti senti sotto uno spiacevole livello dipressione per il successo?• Senti che non stai raggiungendo ciòche vuoi dal tuo lavoro?• Senti di essere nell’azienda sbagliata onel lavoro sbagliato?• Stai iniziando a provare frustrazioneverso aspetti del tuo lavoro?• Senti che le politiche gestionali o laburocrazia frustrano la tua capacità asvolgere un buon lavoro?• Senti che c’è più lavoro da fare diquanto nella pratica sei in grado disvolgere?• Senti di non essere in grado di faremolte delle cose che sono necessarieper realizzare un lavoro di buonaqualità?• Senti di non aver abbastanza tempo dipianificare quanto vorresti?

Per calcolare il risultato, assegnare ilseguente punteggio:1 – Mai; 2 – Raramente; 3 – Qualchevolta ; 4 – Spesso ; 5 – Moltospesso/Sempre.

Risultati15-18 : lievi segni di burnout; 19-32 : lievi segni di burnout, piùmarcati se alcuni punteggi sono elevati; 33-49 : rischio di burnout, specialmentese alcuni punteggi sono alti; 50-59 : alto rischio di burnout; 60-75 : altissimo rischio di burnout. F

stato pubblicato nella GazzettaUfficiale del 12 settembre2016 il Decreto Legislativo 19

agosto 2016, n. 177 che prevededisposizioni in materia dirazionalizzazione delle funzioni dipolizia e assorbimento del CorpoForestale dello Stato, ai sensidell’articolo 8, comma 1, lettera a),della Legge 7 agosto 2015, n. 124, inmateria di riorganizzazione delleamministrazioni pubbliche. Il decretodisciplina la razionalizzazione e ilpotenziamento dell’efficacia dellefunzioni di polizia e l’assorbimento delCorpo Forestale dello Stato,l’attribuzione delle relative funzioni,risorse strumentali e finanziarie,nonché il conseguente transito delpersonale del medesimo Corpo.L’articolo 2 definisce i comparti dispecialità delle Forze di polizia . La Polizia di Stato, l’Arma deiCarabinieri e il Corpo della Guardia diFinanza esercitano, in via preminenteo esclusiva, secondo modalità stabilitecon decreto del ministro dell’Interno:Polizia di Stato:Sicurezza stradale;Sicurezza ferroviaria;Sicurezza delle frontiere;Sicurezza postale e dellecomunicazioni;Arma dei carabinieriSicurezza in materia di sanità,igiene e sofisticazioni alimentari;Sicurezza in materia forestale,ambientale e agroalimentare;Sicurezza in materia di lavoro elegislazione sociale;Sicurezza del patrimonioarcheologico, storico, artistico eculturale nazionale;Corpo della Guardia di Finanza:Sicurezza del mare, in relazione aicompiti di polizia, attribuiti dalpresente decreto, e alle funzioni giàsvolte, ai sensi della legislazione

Giovanni BattistaDuranteRedazione PoliticaSegretario Generale Aggiunto del Sappe [email protected]

L’OSSERVATORIO POLITICO

Pubblicato il Decreto per la razionalizzazione

delle Forze di Polizia

Polizia Penitenziaria n.242 • settembre 2016 • 7

Nella foto: il numero unicoper le emegenze

vigente e fatte salve le attribuzioniassegnate dalla legislazione vigenteal Corpo delle Capitanerie di Porto –Guardia Costiera;Sicurezza in materia di circolazionedell’euro e degli altri mezzi dipagamento.Il Decreto in questione mira allarazionalizzazione della dislocazionedelle Forze di polizia sul territorio,privilegiando l’impiego della Polizia diStato nei comuni capoluogo edell’Arma dei Carabinieri nel restanteterritorio. La Guardia di Finanza svolgeprevalentemente funzioni di poliziaeconomico finanziaria a competenzagenerale. Vengono razionalizzati iservizi navali e, in conseguenza di ciò,al fine di consentire alla Guardia diFinanza di poter esercitare le propriefunzioni in mare, sono soppressi i sitinavali dell’Arma dei Carabinieri, adeccezione delle moto d’acquaimpiegate nella laguna di Venezia ealtri presidi minori necessari per lasicurezza pubblica, le squadrenautiche della Polizia di Stato ed i sitinavali della Polizia Penitenziaria, adeccezione di quelli di Livorno e diVenezia. Sarà quindi la Guardia diFinanza ad assicurare il supportonavale alle altre Forze di polizia,nonché quello aereo alla PoliziaPenitenziaria, per le traduzioni deidetenuti. Il decreto prevede altresì lagestione associata dei servizistrumentali delle Forze di poliziaattraverso Consip S.p.a., adottatanell’ambito dell’ufficio per ilcoordinamento e la pianificazione, dicui alla legge 121/81. E’ prevista lastipula di particolari protocolli, pertutto ciò che riguarda strutture perl’addestramento al tiro, mense diservizio, pulizie e manutenzione,procedure per l’acquisizione el’addestramento di animali per repartiippomontati e cinofili e acquisto dei

relativi generi alimentari,approvvigionamento di materiali,servizi e dotazioni per uso aereo,programmi di formazione specialisticadel personale, adozione di programmicongiunti di razionalizzazione degliimmobili, ai fini della riduzione dei sitipassivi sostenuti per la locazione diimmobili privati da adibire a caserme,approvvigionamento congiunto ocondiviso dei servizi di erogazione dienergia elettrica e di riscaldamento,con la prospettiva di unificazione deiprogrammi di risparmio energeticorispettivamente già avviati,approvvigionamento diequipaggiamenti speciali,approvvigionamento di veicoli. Sono anche previsti programmi dicentralizzazione di acquisti e gestioneassociata di beni e servizi tra le forzedi polizia e le forze armate, nonché larealizzazione del numero unico diemergenza europeo su tutto ilterritorio nazionale, ovvero il 112.La questione più spinosa di tutteriguarda evidentementel’assorbimento del Corpo Forestaledello Stato nell’Arma dei Carabinieri el’attribuzione delle funzioni alla stessaArma. Quindi, in virtù di quantoprevisto dall’articolo 7, il CorpoForestale dello Stato è assorbitonell’Arma dei Carabinieri, la qualeesercita le funzioni già svolte dal citatoCorpo, ad eccezione delle competenzein materia di lotta attiva contro gliincendi boschivi e spegnimento conmezzi aerei degli stessi, attribuite alCorpo Nazionale dei Vigili del Fuoco.E’ stata sicuramente questa laquestione maggiormente dibattuta inquest’ultimo anno, in ogni sede,considerato che il transito di un Corpocivile, in uno militare, e il conseguentescioglimento delle organizzazionisindacali, ha fin da subito suscitatonon poche perplessità.

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Roberto MartinelliCapo Redattore

Segretario Generale Aggiunto del Sappe

[email protected]

IL COMMENTO

Nun ve reggae più...

8 • Polizia Penitenziaria n.242 • settembre 2016

Nella foto: il frontone

della sede dellaCorte di

Cassazione aRoma

L'altro è far sentire un individuo dentrouna comunità, mutare la massa inpopolo, dare simboli, inserire la vitadel presente dentro una storia: è lapolitica come anima civile e passioneideale, che non offra solo promessecontabili o esprima rancori e invettive,ma che incarni principi ideali.In questo contesto sociale, lo Stato sideve dare da fare per migliorare lalegittima difesa, inasprire le pene perchi commette reati a forte impatto

sociale, come i furti, e soprattuttochiedere certezza della pena. Non unoStato di polizia, sia chiaro, ma unoStato serio, credibile, di cui nessunopossa beffarsi, perché le personeperbene desiderano vivere in un Paesein cui lo Stato svolga in modo efficienteuna delle funzioni per cui e nato:garantire la sicurezza dei propricittadini, in particolar modo dei piùindifesi. Chi sbaglia deve pagare, non soloattraverso le sanzioni e la detenzionema anche svolgendo lavori di utilitàsociale verso la comunità che hadanneggiato con il propriocomportamento. E invece, da quel che si leggeperiodicamente, mi sembra si stiaandando da tutt’altra parte. Alcuni esempi. Nei giorni scorsi sonostati resi pubblici i contenuti diun’udienza della Cassazione del 28giugno scorso che ha chiarito comenon vi possa essere più alcuna

condanna al carcere per chi commetteil reato di atti osceni masturbandosinella pubblica via, anche nel caso in cuichi compie questa sgradevole eprevaricatoria interferenza con l'altruisensibilità non lo abbia fatto«occasionalmente» ma abbia scelto il“teatro della sua esibizionescegliendo appositamente una stradafrequentata da giovani ragazze”. E questa è la conseguenza pratica delladepenalizzazione di alcuni reatiintrodotta dal Decreto legislativo n.8del 2015, tra i quali rientrano appuntogli atti osceni ad eccezione di quellicommessi nei luoghi frequentati daminori. Il responsabile, un settantenne diCatania, dovrà adesso solo pagare unamulta amministrativa la cui entità saràdecisa dal Prefetto di Catania per unacifra che dovrà essere compresa tra icinquemila e i 30mila euro, comestabilito dalle norme e sempreammesso che ne abbia tale disponibilitàeconomica. Così è diventata carta straccia lacondanna inflitta a questo molestatoredalla Corte di Appello di Catania il 14maggio 2015. In primo e secondo grado, l'uomo erastato condannato a tre mesi direclusione convertiti nella multa di3.420 euro. Ora gli effetti penali scompaiono. E’ giustizia questa?Altro esempio. Nicolas OrlandoLecumberri, il 23enne dj spagnoloarrestato il 27 luglio scorso a Milanodopo una lunga serie di (immotivate)aggressioni con i pugni avvenute instrada contro dei passanti inermi, è"scomparso" dopo essere statoscarcerato il 1 settembre perché il "gipdi Milano Livio Cristofano" non hadisposto "alcun servizio di scorta dalcarcere al luogo degli arrestidomiciliari" in una clinica psichiatricadi Varazze, in Liguria. L’uomo è uscito dal carcere e se ne è

gni giorno si leggono sullecronache dei giornali notizietali da farmi dire, sempre con

più frequenza: “fermate l’Italia,voglio scendere”.Mi spiego meglio. Sono una personache ha molti interessi, sono marito epadre, e penso di essere una personaaffidabile. Credo in quello che faccio enel rispetto reciproco, nell’onestà,nella serietà, nel rispetto delletradizioni e dei valori sociali.

Per me assumono importanza unacultura politica e una visione delmondo di orientamento comunitario,che cerca di fondere e valorizzarenella sua azione politica l’unitànazionale, il senso dello Stato, i valoridella famiglia, dei corpi intermedi(come associazioni, gruppi politici,ordini professionali...) e dellecomunità locali. Per questo, assume per me moltaimportanza l'educazione civica, ovveroquell’insieme di insegnamenti eapprofondimenti che dovrebberotendere alla creazione di un senso diappartenenza ad un comune destino.Quell’educazione a comportamentivirtuosi che concorrono allacostruzione di una comunità di valori.In questo contesto, ritengo che lapolitica abbia due compiti essenziali:uno è governare e decidere,amministrare gli interessi generali,cambiare le cose e incidere sullarealtà.

O

IL COMMENTO

Polizia Penitenziaria n.242 • settembre 2016 • 9

andato in Spagna. Dopo il clamoremediatico del caso, è stato chiestodalla Procura di Milano un mandatod'arresto europeo. Sulla richiesta, firmata dai pm AdrianoScudieri e Cristian Barilli che si sonoconsultati con il procuratore di MilanoFrancesco Greco, dovrà esprimersi orail Gip Livio Cristofano. Lo stesso Gip rischia però di finire neiguai proprio per aver concesso aLecumberri gli arresti domiciliari senzadisporne l'accompagnamento con lascorta della Polizia Penitenziaria.Immagino (e immaginate) quale sensodi ingiustizia e di rabbia possanoprovare le persone colpite a calci epugni in faccia dal violento spagnolomentre passeggiavano per strada...Terzo esempio. Un ex trafficante di droga si è rivolto alTribunale competente per denunciarele condizioni in cui ha vissuto durantela detenzione ed ha ottenuto unrisarcimento pari a 10.592 euro.Hanno scritto i giudici nella sentenzaregistrata lo scorso 23 agosto: «Sidichiarano illegittime le condizionidetentive alle quali il ricorrente èstato sottoposto nel periodo didetenzione nella casa circondarialedi Massa».L’ex trafficante aveva tra l’altrodichiarato di «essere stato costretto,durante la reclusione, a untrattamento disumano e degradante,stante tra l’altro l’alto grado dipromiscuità che connotava la vitacarceraria dovuto alla convivenza dinumerose persone in spazi moltoristretti e all’insufficienza delriscaldamento nelle celle, specie nelperiodo invernale». Quasi fosse una scelta personale quelladi entrare in carcere da detenuto...Certo non è questo il primo caso inItalia. Sono migliaia gli ex detenuti che hannoottenuto dallo Stato un indennizzoeconomico - foraggiato con i soldi deicontribuenti onesti – dopo che nelgiugno 2014 il Consiglio dei Ministriapprovò un Decreto sui risarcimenti aidetenuti che sono stati ristretti in celleo spazi sotto i tre metri e hanno perquesto fatto ricorso alla Corte deiDiritti dell'Uomo di Strasburgo. La misura rientrava tra quelle messe incampo contro il sovraffollamento per

rispondere alle richieste imposte dallaCorte di Strasburgo dopo la condannapronunciata nei confronti dell'Italia nelgennaio 2013. In sintesi, lo Stato ha tagliato e taglia lerisorse a favore della sicurezza e dellaPolizia Penitenziaria in particolare epoi ha previsto (e paga) un indennizzoeconomico giornaliero per gliassassini, i ladri, i rapinatori, glistupratori, i delinquenti che sono statiin celle sovraffollate! A noi poliziotti hanno congelato e nonpagato gli avanzamenti di carriera, levarie indennità, il rimborso delle retteper gli asili nido, addirittura ci fannopagare l'affitto per l'uso delle stanze incaserma e poi hanno previsto lostanziamento di soldi per chi le leggi leha infrante e le infrange...O vogliamo parlare di coloro che

neppure entrano in carcere (se gli vamale, finiscono ai domiciliari a casaloro) anche se hanno picchiato bimbiall’asilo, anziani negli ospizi o hannoportato loro via i risparmi di una vitaintroducendosi nelle loro case con leodiose truffe dei falsi poliziotti-impiegati delle poste-operai? O, ancora, delle borseggiatricipluripregiudicate sempre in libertàperché perennemente gravide, deidelinquenti sorpresi a rubare espacciare e subito rimessi in libertà edi nuovo riarrestati? O vogliamo parlare dell’indianoaccusato di aver tentato di rapire unabambina sul lungomare di Scoglitti, nelRagusano - un caso che aveva acceso lepolemiche per la decisione dellaProcura di non trattenere lo stranieroin carcere – che anziché starsene incarcere 20 anni è stato espulso (conbiglietto aereo pagato dallo Statoitaliano)?Questi sono solamente alcuni esempi di

‘giustizia ingiusta’.Mi limito ad osservare che con la leggen. 47 del 2015 sono state introdottesignificative modifiche al codice diprocedura penale in materia di misurecautelari personali. Tra esse, l’innalzamento a 5 anni dellimite che consente l’applicazione dellamisura custodiale in carcere e lapreclusione della più afflittiva misuracautelare se il giudice ritiene che,all’esito del giudizio, la pena detentivada eseguire non sarà superiore ai 3anni.Insomma, se i detenuti sono tanti e lecarceri invece poche, non si pensa acostruire nuovi penitenziari e adassumere il personale, di Polizia eamministrativo, che serve. No. Chi ci governa ha deciso un’altrasoluzione: niente carcere a coloro che

si sono resi responsabili di reati, conbuona pace di chi quei reati li ha subitie del lavoro delle Forze dell’Ordine edi Polizia. Ma, di questo passo, dove andremo afinire?Possibile che nessuno si stupisca più dinulla?Davvero dobbiamo restare silenti difronte a queste assurdità, a questoschifo, a questo degrado morale di unPaese che pure è stato Patria di "unpopolo di poeti, di artisti, di eroi, disanti, di pensatori, di scienziati, dinavigatori, di trasmigratori"?Era davvero avanti anni luce ilcompianto Rino Gaetano, che nella suagrandezza di cantautore ebbe ascrivere, nel 1978, una indimenticata(ed attualissima) canzone. Ecco, modificandone leggermente iltitolo, è proprio quello che vorrei direio a chi ha concepito e partorito certiobbrobri legislativi: “Nun ve Reggaepiù…” F

Nelle foto: sopral’iscrizione sul Palazzodella Civiltà Italiana (o dellaCiviltà del Lavoro) nelquartiere Eur di Roma

a sinistraRino Gaetano

a sicurezza sul lavoro intesacome l'insieme delle misurepreventive da adottare per

rendere salubri e sicuri i luoghi dilavoro rappresenta, ad oggi, uno degliaspetti di maggiore criticità a cui ildatore di lavoro è tenuto a rispondere.

Questo articoloha lo scopo disensibilizzare il lettore sui rischispecifici cui potrebbero essere espostii lavoratori appartenenti al Corpo dellaPolizia Penitenziaria quando, peresigenze lavorative, devonoaccompagnare i detenuti da sottoporread esame di risonanza magneticapresso le strutture cliniche. In questa situazione gli agenti possonoessere esposti a rischi di naturainterferenziale, ovvero nondirettamente connessi alla lorospecifica mansione, dettati dallanecessità di dover presenziare ancheall’interno del sito RM durante l’esameper non lasciare mai solo il detenuto.

SICUREZZA E SALUTE

Gestione della sicurezzain Risonanza magnetica

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dovranno essere riservati al personaleautorizzato. Le aree di rischio presentiin un sito RM sono le zone ad accessocontrollato (z.a.c.) e le zone dirispetto. Si definiscono z.a.c. le aree ove èpresente un campo magnetico staticodisperso pari o superiore a 0,5 mT.

In tali aree è precluso il libero accessodi coloro che abbianocontroindicazioni all’esposizione alcampo magnetico statico e agliindividui non autorizzati, attraverso larealizzazione di barriere fisiche fisseidonee. All’interno della z.a.c. insiste la zonacontrollata (z.c.), l’area all’interno delsito ove sussiste il vero rischio fisicocorrelato alla presenza di campimagnetici significativi (pari ad almeno0,5 mT). Ad oggi tale zona coincidetipicamente con la sala RM e al piùcon il locale tecnico, posizionatogeneralmente nel lato posteriore dellasala magnete. Le zone di rispetto sono invece le areeinteressate da valori di campomagnetico statico disperso di almeno0,1 mT ed inferiori a 0,5 mT; tali zonenon devono necessariamente esserecontenute all’interno del sito RM, manon devono, comunque, sconfinaredal presidio in proprietà terze.Per personale autorizzato si intendonotutti quei lavoratori che abitualmente eper giustificato motivo, legatoall’espletamento della specificamansione lavorativa, siano statiautorizzati dal datore di lavoro apermanere nelle zone di rischio.

L L’accesso all’interno del sito dirisonanza magnetica può, quindi,esporre l’agente di PoliziaPenitenziaria a scenari di rischioinsoliti per la sua mansione. Lasottovalutazione o non conoscenzaadeguata dei fattori di rischio,l’assenza di una corretta prassiorganizzativa e la mancata sistematicacollaborazione tra le figure incaricatealla gestione della sicurezza puòaccentuare notevolmente il rischio. Al fine di perseguire una logica edattesa minimizzazione dei fattori dirischio diventa, quindi, fondamentalela definizione di procedurecomportamentali specifiche per iltipo di mansione e l’organizzazione

di corsi di formazione einformazione, durante iquali gli agenti di Polizia

Penitenziariadovranno esseremessi aconoscenza dei

rischi ai qualipotrebbero essere esposti e dei

comportamenti da rispettare.

Il sito RM: le aree arischio e l’accesso al sito

Il sito di risonanza magnetica sidefinisce come l’insieme di locali edaree destinate in via esclusiva alsupporto dell’attività diagnostica RM.L’intero ambiente deve essereperimetralmente confinato al fine digarantire l’interdizione all’accessonelle zone di rischio a tutti i soggettinon abilitati, ovvero di consentirel’ingresso, attraverso un unico accessocontrollato, al solo personaleautorizzato - a vario titolo - adaccedervi, ai pazienti (e volontarisani) da sottoporre ad esamediagnostico, agli accompagnatori evisitatori. Ulteriori ingressi al sito RM

a cura diFrancesco Campanella

Maria A. D’AvanzoMassimiliano Di Luigi

Laura MorettiINAIL Aerea Ricerca

Certificazione VerificaDipartimento di Medicina

Epidemiologica, Igiene del Lavoro ed Ambientale

Giuseppe GasperiniFrancesco Iorio

Giovanni PalombiOspedale Sandro Pertini

di Roma Massimo Mattozzi

[email protected]

Prevenzione dei rischi daesposizione del poliziottopenitenziario che accompagna il detenutoall’esame di RM

SISTEMA SANITARIO REGIONALE

sala RM, dovuto all’aumento dellapressione interna alla medesima perl’espandersi dell’elio. Tale situazione,anche se protratta per un breve lassodi tempo, potrebbe sia non permettererapidamente l’uscita delle personecoinvolte nell’incidente, esponendoleper maggior tempo al fattore dirischio, che ritardare - o vanificare -un possibile intervento di soccorso,aumentando comunque la probabilitàche si verifichi un danno e che ildanno, che da quell’incidente nederiverebbe, sia di entità maggiore.

Rischi trasversali e organizzativi

• mancata identificazione, durante loscreening preventivodell’accompagnatore, della presenzanel medesimo di controindicazioniall’esposizione ai fattori di rischiotipicamente presenti in sala esame;• mancata formazione, informazioneed addestramento del personalecoinvolto;

• mancata comunicazione tra le figuredeputate alla sicurezza.

Dato il particolare scenario di rischioa cui il lavoratore in questione puòandare incontro, gli elementi

presenti all’interno della sala RM (leradiofrequenze non oltrepassano lasala RM poiché essa è esternamenteschermata da una gabbia di Faraday)solo durante l’esecuzione dell’esame.

Rischi per la sicurezza

• ingresso accidentale di oggettiferromagnetici all’interno della salaRM. Questo scenario è determinato dauna scarsa percezione del rischio daparte degli agenti di polizia e dallapresenza costante del campomagnetico statico generatodall’apparecchiatura, di fatto nonvisibile, capace di attrarre qualsiasimateriale ferromagnetico che dovesseessere erroneamente introdotto in salamagnete, come ad esempio le armi;

• presenza di liquidi criogeni (elioliquido), nel caso di magnetisuperconduttori, racchiusi sottopressione all’interno del tomografo.L’eventuale fuoriuscita di elio gassoso,a seguito di un incidente, potrebbecomportare ulteriori rischi quali: a) soffocamento, a causa dellanotevole riduzione dellaconcentrazione di ossigeno in sala RM(aumento della concentrazione di eliogassoso - si evidenzia che un litro dielio liquido, alla temperatura di 20 °Cproduce, espandendosi, circa 750 litridi elio gassoso e che un tomografo RMpuò contenere oltre 1.000 litri di elioliquido);b) ustioni da freddo, dovuto alcontatto del corpo umano con l’elioche si trova a bassissima temperatura(l’elio liquido contenuto neltomografo RM ha una temperaturainferiore a -268,9 °C - punto diebollizione dell’elio).;c) incendio, dovuto allacondensazione dell’ossigeno “insacche”, a causa dell’abbassamentodella temperatura;d) blocco della porta di ingresso della

SICUREZZA E SALUTE

Nel sito RM è’ vietato l’accesso al personale nonautorizzato.

Tipologie dei principali fattori dirischio presenti L’ingresso in sala esame, dove èpresente il magnete, espone i soggetticoinvolti, come gli agentiaccompagnatori dei detenuti, a rischiche possono essere suddivisi in basealla loro natura in:• rischi per la salute, quando derivanodall’esposizione a particolari agentiche possono essere di natura fisica,chimica a o biologica;• rischi per la sicurezza legati acarenze strutturali, alla presenza dimacchinari e alla loro correttagestione;• rischi trasversali/organizzativi legatiad una carenza o inadempienza dellaorganizzazione e attuazione di misurecomportamentali.

Rischi per la salute

• presenza di un campo magneticostatico tanto più intenso quanto più cisi avvicina al magnete;

• segnali di radiofrequenza utilizzatiper finalità diagnostiche nel corsodella prestazione medica e che sono

Á11 • Polizia Penitenziaria n.242 • settembre 2016

SICUREZZA E SALUTE

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fondamentali per un buonfunzionamento di tutti i sistemi diprevenzione e protezione contro ipossibili rischi derivanti dallapresenza di un tomografo RM, sonolegati alla capacità del lavoratore disaperli gestire con competenza eprofessionalità ed è pertantoimportante che lo stesso sia informatoe formato adeguatamente in relazionealle operazioni previste e siaaddestrato sulle tecniche operative acui bisogna attenersi.

Comportamenti correttida adottare

Tutti i lavoratori autorizzati asvolgere la propria attivitàall’interno del sito RM,devono essere formalizzatiall’interno di un “Elenco delpersonale autorizzato” e,per ciascuna categoria,devono esserepredisposteindicazioni univochedi comportamento,da riportareall’interno delRegolamento diSicurezza e chetengano conto dellesingole specificità.I lavoratori, la cuipresenza risulti, invece, essere noncontinuativa all’interno del sito RM,devono essere di volta in voltaautorizzati dal medico di turno nel sitoRM, il quale avrà il compito diverificare la non sussistenza dieventuali controindicazioni e diinformare il personale: • sui rischi specifici esistenti

nell’ambiente in cui è destinato adoperare;• sulle misure di prevenzione e diemergenza da adottare;• sulle corrette procedure dicomportamento da rispettare.L’ingresso nel sito RM, non puòavvenire, nel caso di personale dotatodi protesi metalliche di nessun genere,pace-maker, o di personale chepresenti una situazione clinica per laquale è controindicata l’esposizione aicampi magnetici.Si precisa che tutti coloro cheaccedono alla zona ad accessocontrollato devono controfirmarel'apposita “Scheda di presa visionedel Regolamento di Sicurezza”.

Ricorda: ogni accesso al sito vaeffettuato sempre con lapresenza di almeno unoperatore autorizzato.

Il personale addetto alla custodia deldetenuto si dispone all’esterno dellasala magnete, ove può tenere le armi adisposizione, presidiare l’unica entrataalla sala magnete e controllare a vistail detenuto che esegue l’esame sia

dalla vetrata che dallatelecamera postainternamente alla salamagnete.Nei rari casi in cuil’agente di PoliziaPenitenziaria incaricatodella custodia deldetenuto, debbaentrare in sala RM epresenziareall’esame persorvegliare ildetenuto “avista” e a strettocontatto, prima

dell’ingresso in sala, deve:• preventivamente sottoporsi a visitamedica da parte del MedicoCompetente della struttura diappartenenza, al quale spetta ilgiudizio di idoneità sanitaria specifica,da emettere sulla base di uno specificoprotocollo di sorveglianza sanitaria;• compilare insieme ai responsabili lascheda di idoneità all’accesso in salamagnete;

• lasciare fuori dalla sala magneteogni oggetto metallico indossato(chiavi, ciondoli, forcine, orologi,schede magnetiche, carte di credito,occhiali con montatura metallica,ecc);• sottoporsi al controllo del metaldetector;• posizionarsi distante dal magnete inprossimità delle pareti della sala RMed evitare, per quanto possibile, rapidimovimenti in prossimità del magnete.Il personale addetto alla custodia deldetenuto è tenuto, inoltre, anche arispettare eventuali prescrizioni disicurezza formulate dal datore dilavoro.Per quanto riguarda la gestione dellearmi appartenenti agli agenti di PoliziaPenitenziaria, indispensabili per ilcontrollo del detenuto, sarà necessariocodificare una procedura specifica chene preveda la verifica del grado dicompatibilità con l’eventuale accessoin sala RM.

L’introduzione di dispositivi quali armi,manette, etc, può, infatti, avvenire soloin caso di totale amagneticità, inquanto la presenza di materialeferromagnetico all’interno della salaRM potrebbe mettere in pericolo lasicurezza e l’incolumità del personalee del paziente, a causa della forteattrazione esercitata sugli stessi dalmagnete (effetto proiettile).

Comportamenti da evitare

Gli eventuali accessi “giustificati edautorizzati” nel sito RM e nella salaesami, devono avvenire solo nel casodi personale informato sui rischipresenti nel particolare contesto deitomografi RM.

E’ vietato:• l’ingresso di personale nonautorizzato in sala RM;

uongiorno Agente Sara, michiamo Stefano, sono unAssistente della polizia

penitenziaria, da pochissimo tempo,sono diventato papà di unabambina di nome Gaia.A questo proposito volevo chiederti,come funzionano i riposi perallattamento quando a fruirne è ilpadre lavoratore e non la madre? Tifaccio presente infatti che miamoglie è casalinga e non svolgealcuna attività lavorativa.Laddove potessi usufruirne, potrestiindicarmi anche la documentazioneda presentare alla segreteria del mioistituto?Grazie! Assistente Stefano

Buongiorno Assistente Stefano. I riposi giornalieri per l'allattamentoex art. 40 del D.Lgs. 151/2001 - T.U.maternità/paternità, sono dei riposiorari concessi durante il primo annodi vita del bambino, mirati aconsentire l’importante funzione dinutrimento dello stesso. Si ha diritto a riposi orari perallattamento di due ore, se l'orariogiornaliero lavorativo risulta pari osuperiore a 6 ore al giorno, ovveropermessi di un'ora in caso di orariogiornaliero di lavoro di duratainferiore a 6 ore.Ti richiamo quanto disciplinato dalMinistero del Lavoro, della Salute ePolitiche Sociali con lettera circolareC/2009 del 16 novembre 2009 che, hainterpretato l’indirizzo del Consiglio diStato (Sentenza n. 4293 del 9settembre 2008) nel senso delmaggior favore del ruolo genitoriale,ed ha pertanto riconosciuto il dirittodel padre a fruire dei riposigiornalieri, ex art. 40 del T.U.

B

Fruizione dei riposi per l’allattamento del bambino

151/2001, sempre nel caso di madrecasalinga, senza eccezioni edindipendentemente dalla sussistenzadi comprovate situazioni chedeterminano l’oggettiva impossibilitàdella madre stessa di accudire ilbambino.Per quanto riguarda ladocumentazione da presentare insegreteria occorre: a) istanza del dipendente, ove sirichiede di usufruire dei riposigiornalieri per l'allattamento ex art.40 del D. Lgs. 151/2001 - T.U.maternità/paternità;b) certificato di nascita da cui risultila paternità e la maternità o da altracertificazione attestante gli stessielementi ovvero da una dichiarazionesostitutiva;c) una dichiarazionedella madre relativaalla sua attività dilavoro nondipendente e chela stessa nonfruisce di talipermessi orari.

Agente Sara.

L’AGENTE SARA RISPONDE...

Polizia Penitenziaria n.242 • settembre 2016 • 13

• l’ingresso di personale dotato diprotesi metalliche, pacemakers, donnein stato di gravidanza, o personale chepresenti qualsiasi situazione clinicache controindichi l’esposizione acampi elettromagnetici;• l’introduzione in sala magnete dimateriale ferromagnetico.

Il sito RM è, dunque, un ambiente incui possono coesistere diversi rischilegati direttamente o indirettamenteall’esecuzione dell’esame. La sala RM è l’area a maggior criticità,dove è maggiormente indispensabile ilrispetto dei codici comportamentali, alfine di garantire la sicurezza eprevenire la possibilità di infortunio.Per quanto sopra detto, ovvero per ilparticolare scenario di rischio a cui illavoratore in questione può andareincontro, occorre gestire leproblematiche connesse attraversouna maggiore consapevolezza epercezione del pericolo, attraversol’identificazione di procedureoperative specifiche da rispettaredurante lo svolgimento di tali attività,finalizzate a garantire la sicurezzadegli operatori, dei pazienti e di tuttele altre categorie autorizzate adaccedere all’interno del sito RM,nonché attraverso percorsi diformazione ed informazione, daattuare a tutto il personale che puòaccedere all’interno del sito.Per maggiori dettagli è possibilescaricare il file “AccompagnatoriSpeciali in un sito di RisonanzaMagnetica: il caso degli Agenti diPolizia Penitenziaria”.Prossimamente disponibile sul sitowww.inail.it nella sezione ricerca(“radiazioni Ionizzanti- imagingmedico”). F

Continuando sulla strada della sempre maggiore interconnessione delleinformazioni tra Rivista cartacea e sito internet (poliziapenitenziaria.it), daquesto numero arriva su queste pagine l’Agente Sara già riferimento fisso sulweb e che ora darà risposte a chiunque ponga un quesito su problematichelegate al nostro lavoro. Buona lettura.

?

Roberto Thomas*Docente del Master

di criminologia pressol’Università di Roma

La Sapienza Già Magistrato minorile

[email protected]

CRIMINOLOGIA

Le motivazioni dell’uso didroga da parte dei giovanissimi

14 • Polizia Penitenziaria n.242 • settembre 2016

iprendendo la tematica dellatossicodipendenza minorile,già affrontata in questa Rivista

(vedasi Polizia Penitenziaria n. 228 delmaggio 2015 pag. 10) è parso utilestimare concretamente la fenomelogiadelle motivazioni per le quali igiovanissimi entrano nel circolo dellesostanze stupefacenti. A tal proposito si è proceduto asomministrare un questionario arisposta aperta a 158 persone, fra iquattordici e i ventuno anni, residentia Roma, fruitori di droghe pesanti eleggere .

L’estrazione sociale del campioneintervistato è generalmente media, conalcune situazioni caratterizzate da unbenessere più elevato.Le sostanze maggiormente utilizzaterisultano essere cocaina, hashish emarijuana; in minor misura apparel’utilizzo di eroina.Il processo di assunzione seguetendenzialmente il filo droga leggerache sfocia nell’assunzione di sostanzemaggiormente dannose; l’età di iniziosi aggira tra i 14 e i 15 anni. Una prima caratteristica daevidenziare è la normalizzazione cheviene associata al consumo di erba

nelle sue svariate forme (“sconsigliole droghe pesanti, ma l’erba invecegli direi di provarla”; “ad un ragazzodirei che provare erba non è cosìsbagliato”). Esso risulta essere una modalità didivertimento e svago con gli amici e sipotrebbe quindi supporre che l’uso èprevalentemente ricreativo-relazionale,venendo meno l’aspetto simbolico ditrasgressione. La maggior parte degli intervistatiritiene di non essere dipendente dallacannabis, nonostante un utilizzosmodato, talvolta giornaliero. ( “le canne non le consideriamoperché non è droga e non c’èdipendenza; “non credo di esseremai stato dipendente essendo unadroga molto leggera” )In merito alle sensazioni esperite e ladimensione simbolica relative alconsumo di sostanze leggere, vi è unaprevalenza di rilassatezza, tranquillità,pace , divertimento con gli amici equindi, più in generale, il consumoappare una modalità di evasione dalleproblematiche quotidiane, una valvoladi sfogo(“fumare mi faceva sentiremeglio, non mi faceva pensare,fumare ti leva i pensieri negativi”).Invece, le sensazioni e le valenzesimboliche riportate, nell’assunzionedi droghe pesanti, attengono allalibertà-energia (“voglia di spaccaretutto”), impercettibilità dellastanchezza ma anche sfinitezza(“l'eroina ti dà la carica fisica mapoi appena finisce l’effetto, crolli”),evitare la noia e sentirsi più grandi(“lo stavano facendo tutti, speciequelli più grandi”; “la prima volta èstato con uno più grande di me”),onnipotenza e dominio rispetto algruppo di pari (“percezione dibenessere, onnipotenza... mifacevano sentire come una leader

perché spesso compravo io la roba...mi sentivo forte e considerata”; “misentivo più leader, soprattutto nelvedere che gli altri dipendevano dame nel cercarla e trovarla”). Anche nel caso delle droghe pesanti,la maggior parte degli intervistati nonsi percepisce come dipendente dallasostanza (“Ho il vizio ma nonl’esigenza”;” facevo uso di cocainain modo costante... mi sono purereso conto che stavo a fa n’abuso,ma tossicodipendente non me ce so'mai considerato; “Non ho fatto enon sto facendo alcun percorso... hodiminuito, riesco a gestirmi”).Nell’assunzione di sostanze pesanti ciòche sembra emergere e ricorrere, siain modo esplicitamente cheimplicitamente dichiarato, è unacondizione di fragilità personale einsicurezza (“ sentirmi al centrodell’attenzione, anche con lecompagne di scuola”) alla quale ilsoggetto non riesce a rispondere senon attraverso un ausilio esterno(l’assunzione della sostanza,appunto), una sorta di gabbia chefunga al contempo da riparo e daazione: ciò si evidenzia nella volontà diimporsi, dominare, mettersi in luceattraverso la ricerca della sostanza,mentre il consumo diviene poi unrituale da condividere con un circolodi amici; sono delle modalità utili avincere (o ad illudersi di vincere) iltimore della solitudine umana, del nonessere accettati e accettabili e, indefinitiva, il dramma del risultareinvisibili, di non esistere.Analizzando le risposte fornite inmerito all’influenza del contestosociale (scuola, famiglia, gruppo dipari) sull’assunzione emergono duedati evidenti: il gruppo dei pari facilital’inizio dell’assunzione, specie per ciòche riguarda l’erba, divenendo spesso

R

Nella foto:fumatore

di marijuana

CRIMINOLOGIA

Polizia Penitenziaria n.242 • settembre 2016 • 15

un corollario necessario al consumo(“l’uso della cannabis era un modoper farmi due risate con gli amici...fumavo solo in compagnia diamici”; “lo facevano tutti nellacomitiva”), anche se ciò non escludee anzi si integra con la modalità diconsumo solitario ; mentre i problemie, più in generale, lo stile educativodel contesto familiare talora vengonocitati come facilitatori dell’assunzionenei casi in cui i soggetti ammettono idisagi vissuti nel nucleo familiare conriferimento soprattutto all’assenzadelle figure genitoriali e ad una scarsaattenzione/affetto da parte delle stesse.Di maggiore impatto sembra essere lapresenza di persone che nel contestoambientale (parenti o amici stretti)hanno avuto pregresse esperienze diabuso, se non di vera e propriatossicodipendenza (“in famiglia miozio è morto di eroina”; “mio zio sifaceva”; una mia conoscente èmorta di eroina a 17 anni). Il fattore che sembra essere ancorapiù decisivo è quello scolastico-amicale (“a scuola c’è tanta gente eti fai coinvolgere dalla popolaritàper stare in mezzo a loro; hannoinciso l’ambiente sociale e il mioquartiere; “l’amico stavaacchittando una botta e me neoffriva un’altra e li accettavo, pefaje compagnia”). Interessante notare come talora siassoci al consumo solitario il sintomodi effettiva dipendenza, la quale invecenon era stata rilevata durante ilconsumo condiviso, mettendo così inrilievo come il carattere ricreativo digruppo anestetizzi e distorcaconsapevolezze e percezioni sulproprio stato psico-fisico ( in altreparole il consumo in grupponormalizza il comportamento). Quasi nessuno ammette di essersisentito costretto dal gruppo di amici aprovare la sostanza, anche se in certicasi le risposte appaionocontraddittorie.Alla richiesta di esporre eventualirimedi preventivi ed educativi comebarriera al consumo di droghe, èemersa una concordanza generalesulla necessità di essere informati ascuola e di maggiore comunicazione

in famiglia sulla questione droghe, irelativi effetti nonché la possibilità dipartecipare a gite in comunità peravere un contatto diretto con iltossicodipendente. Anche il tema della liberalizzazionedelle droghe leggere mette quasi tuttid’accordo, pur adducendo motivazionidiscutibili (“la canna non fa male,nessuno c’è mai morto... e poi chi èlo Stato pe levatte la scelta...”; ”Sicosì lo Stato non ci mangia piùsopra”; “Si perché ridurrebbe l’usodella droga”; ”Sono favorevoleperché secondo me non cambiamolto visto che ormai fumano lamaggior parte dei ragazzi dai 15anni in su”); fa eccezioneun’intervistata, che memore dellapropria esperienza ditossicodipendenza, si definiscecontraria.Infine, l’aspetto economico legatoall’acquisto delle sostanze ha unpercorso comune: il rifornimentoavviene tramite gli amici (sostanzeleggere) ed i soldi utilizzati sono quellidella paghetta dei genitori; lasituazione si aggrava nel caso dellaricerca di sostanze pesanti: infatti, indiversi casi il soggetto si è spinto alfurto in casa, alla rivendita di oggetti divalore, al prelievo tramite bancomatdei genitori, alla prostituzione, almicro-spaccio, al debito con gli amicipur di ottenere la somma necessaria alpagamento dello stupefacente. Il traffico delle sostanze sembraavvenire solo tra amici o conoscenti esolo in pochi casi viene fattoriferimento alla “piazza dellospaccio” (nello specifico, San Basilio)In conclusione, tenuto conto dellariduttività del campione considerato,sembrano esserci punti di contatto conricerche svolte in questi ultimi annisulla figura del consumatore disostanze psicoattive. Nell’immaginario collettivo, la figuradel tossicodipendente emarginato esolitario perde il carico simbolico (ditrasgressione, ribellione) a vantaggiodi un consumatore, che pur abusandodella sostanza, appare integrato nelcontesto sociale e spesso capace dinon destare troppi sospetti su taleproblematica vivendo il consumo

Nella foto:inizio e fine nell’assunzionedi cocaina

Á

come parte di un momento di svago,di una festa, di una gita, di unapasseggiata al parco; lo stessoconsumatore non si percepiscegeneralmente come dipendente dallesostanze, leggere o pesanti che siano.Soprattutto in età minorile, il gruppodei pari è fondamentale perl’iniziazione alla sostanza; sostanzache, nel lungo termine, rischia spessodi divenire un “affetto” sostitutivo,una panacea ad un malessere che ètrasversale (dal tipico disagioadolescenziale che si manifesta sottoforma di ribellione, alla necessità difarsi accettare dal gruppo, fino alcosiddetto “malessere del benessere”,quando l’assunzione avviene per noia,per passatempo visto che le dinamicheconsumistiche rendono, in particolarmodo il minore, materialmentesazio)e riguarda un target trasversale,dal minore con problemi familiariall’ingegnere o avvocato che nel finesettimana consuma cocaina.

Quali soluzioni? Si potrebbe trarrespunto dalla risposta di un intervistatoche ha abbandonato l’assunzione negli8 mesi in cui è stato coinvolto in unarelazione affettiva, affermandotestualmente: “perché avevo unobiettivo. Ma se non hai stimoli nonriesci a smettere”.Si può riflettere sul fatto che,specialmente i ragazzi in fase disviluppo, debbano essere coinvolti inattività e progetti che favoriscanol’espressione e prima ancora, lascoperta delle proprie capacità al finedi essere stimolati ed attivati alraggiungimento di un obiettivo; in tal

CRIMINOLOGIA

16 • Polizia Penitenziaria n.242 • settembre 2016

modo il protagonismo, la necessità difar sentire la propria voce possonoessere incanalati in forme e contestipiù sani rispetto a quello legati alconsumo-abuso delle sostanzestupefacenti.La più recente pubblicazione di datisulle droghe è quella dell’OsservatorioSan Patrignano, datata giugno 2016;interessanti alcune analogie con leinterviste proposte: “Fermiamoliprima”. Questo lo slogan scelto da SanPatrignano per la sua prima volta nellapiazze italiane a sostegno dellacampagna di prevenzione in occasionedella Giornata mondiale per la lottaalla droga.

I fondi raccolti ai 110 banchettipresenti in tutta Italia sabato 25 edomenica 26 giugno servirannoproprio per sostenere il progetto diprevenzione rivolto ai giovaniper fermarli prima che si avvicininoallo sballo e alle sostanze.Solo nel 2015 hanno fatto ingresso inComunità, compresa la struttura dipre-accoglienza di Botticella(Novafeltria), 468 persone, di cui 77ragazze e 391 ragazzi. Fra le ragazzel’età media è di 26 anni, mentre fra iragazzi sale a 29. Sono 30 invece iminorenni.Fra le principali regioni diprovenienza, la Toscana (66 ragazzi),l’Emilia Romagna (53), il Veneto (49)e poi Marche, Campania, Sardegna eLombardia, tutte sopra i trenta

Nella foto: i ragazzi della

campagnadi San

Patrignano“Fermiamoli

prima”

ingressi. Fra tutti questi, ben 68 sonogenitori, di cui 57 padri e 11 madri.Oltre il 7% (35 di cui 18extracomunitari) dei nuovi entratisono stranieri, provenienti da 19 Statie 4 continenti diversi (unica assentel’Oceania).Impressionante il fatto che oltre il27% di chi è entrato in Comunità loscorso anno ha almeno un genitorecon una dipendenza, principalmenteda alcol o eroina. Per lo più sono i padri ad avereproblemi di dipendenza, il 24% controil 9%. Del totale delle persone entrate incomunità – rivelano i datidell’Osservatorio San Patrignano sulledipendenze - , soltanto 9 non hannomai fatto uso di droghe, entrati a SanPatrignano o per problemi con il giocod’azzardo (7) o alcolismo (2).Dei 459 che hanno fatto uso distupefacenti, la droga più utilizzata èla cocaina, usata da 395 persone, oltrel’86%. Segue a stretto girocon 84% l’hashish (385 persone).Il 58% circa dei neo entrati ha fattouso di eroina (267) ed ecstasy (265).Da sottolineare quindi che il 42% deineoentrati non ha mai fatto uso dieroina. Minore, ma comunqueimportante l’uso di droghesintetiche, con le anfetamine assuntedal 40% delle persone, gli allucinogeni(38%) e la ketamina (33%).Un altro dato che è interessante notare– si sottolinea nei dati - che il 58% deineoentrati non ha mai fatto usodi droghe per via iniettiva, aevidenziare come la modalità diassunzione delle sostanze sia variatarispetto al passato. Per quanto riguarda la cocaina, purrimanendo una forte prevalenzadell’uso per via inalatoria (la quasitotalità di che ne fa uso), ben il 40%arriva a farne uso anche per viainiettiva.Va presa in considerazione però anchequella che è la dipendenzaprimaria per chi è entrato in contattocon la Comunità nel 2015. Per il 40% dei presenti resta l’eroina,quindi la maggior parte di chi ne fauso. La cocaina è la seconda sostanzaper dipendenza primaria (33%).

Per il 6% è l’hashish. Interessante vedere come l’uso dialcol sia patologico per il 36% deineoingressi, mentre per il 34% è solitala pratica del binge drinking (e cioèl'assunzione smodata di alcol,finalizzata ad un rapidoraggiungimento dell'ubriachezza, cheviene praticata durante incontri digruppo per concerti o altre occasionifestose, ovvero durante i finesettimana)...Secondo l’Osservatorio San Patrignanoè significativo vedere anche comeil primo contatto con tutte le sostanzesia avvenuto durante l’adolescenza. Si inizia in primis con l’hashish, fra i14 e i 15 anni, poi con le droghesintetiche attorno ai 16-17. Attorno ai 18 si affacciano eroina ecocaina. Verso i 21 invece l’inizio di droghe pervia iniettiva.Particolare il dato che dei 458 entratinel 2015 per dipendenza da sostanze,il 92% sono poliassuntori, vale a direche nella loro storia ditossicodipendenza hanno provato piùdi una sostanza. Solo 37 coloro che hanno fatto usosolo di una droga. Per dieci questa èstata l’hashish, per tre l’eroina e perben 24 la cocaina.Come si vede il quadro che emergedalla precitata pubblicazionedell'Osservatorio di San Patrignano èsicuramente inquietante ed èpurtroppo in linea con l'incrementodell'uso di droghe leggere che, benchècontenuto a circa tre punti percentualinegli ultimi due anni, necessitadell'auspicata “prova legislativa” diliberalizzazione (come si è giàricordato nel precedente articolo dellaRivista Penitenziaria a cui si rinvia), alfine del suo contenimento.

* in collaborazione con gli allievi del corso di specializzazione incriminologia minorile, organizzatodalla Sapienza-Università di Roma :Andrea Bonciarelli, Elisa Bellachioma,Francesca Loise, Vanessa Ceccarelli,Valentina Cascione, Valeria Ferrari, Raj Diana Rathina, Eleonora Nocito,Angela Renzitelli, Gilda Pugliese,Valeria Taricani.

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Ciro BorrelliDirigente Sappe Scuole e Formazione Minori [email protected]

GIUSTIZIA MINORILE

Polizia Penitenziaria n.242 • settembre 2016 • 17

introduzione del D.P.R.230/2000, ben 16 anni fa,segnò un elemento di novità

rilevante nell’ambito del DirittoPenitenziario. Tuttavia tale decreto non potevasupplire alla mancanza (come nonpuò tutt’oggi) di un OrdinamentoPenitenziario per i minorenni.Pertanto, la Giustizia Minorile, inquesti anni, ha ritenuto opportunofocalizzare ed approfondire alcunielementi del modello di intervento allaluce della normativa emanata daOrganismi Europei – Regole minimeper l’amministrazione dellagiustizia minorile - (ONU, Regole diPechino) sulla Convenzione di NewYork sui diritti del fanciullo e dellarecente giurisprudenza italiana inmateria. A quanto pare, negli anni, si è resonecessario rivedere l’organizzazionedegli Istituti Penali per Minorenniperché i mutamenti sociali hannocostretto ad adeguare il modellooperativo al fine di contrastare unadevianza minorile con rilevantiproblemi anche di disagio psichico. In sostanza, nelle ultime circolari si èritenuto sempre di riconfermare lasuddivisione in gruppi d’utenza, delvalore del lavoro in gruppo comestrumento pedagogico indispensabileper un’azione psico-educativa efficace.Il principio fondamentale che devepermeare l’organizzazione e ilfunzionamento a tutti i livellidell’Istituto Penale per i Minorenni èquello di garantire, ai detenuti e alpersonale, un ambiente fisico erelazionale improntato al rispetto delladignità della persona e dei suoibisogni. Le circolari dicono che si riconosce alcontesto il potere di orientare laqualità della vita relazionale e dirappresentare una cornice

Nella foto: un gruppo di minori in una struttura didetenzione

indispensabile per avviare processi dicambiamento nei detenuti.L’I.P.M. quindi luogo deputato adeseguire le misure penalimaggiormente afflittive, deve garantire,per la specificità delle caratteristichedell’utenza minorile, un contestoinformato al principio della legalità,quale presupposto indispensabile perpromuovere la riflessione ed ilcambiamento rispetto ad un percorsodi vita deviante.La qualità delle relazioni,l’autorevolezza del personale di PoliziaPenitenziaria e l’esempio del civilesvolgersi della vita quotidianarappresentano i presupposti sui qualisi fonda un’efficace azione educativa.In tale prospettiva, azione educativa eazione sanzionatoria rappresentanoaspetti complementari e noncontrapposti. La regola costituisce un elemento perla salvaguardia dell’individuo e dellacollettività a cui appartiene ed è unacondizione indispensabile per lapromozione e la realizzazione di uncontesto in grado di garantire un climadi civile convivenza.

Organizzazione in gruppiGli Istituti Penali per Minorenni, perloro specificità istituzionale, hannouna capienza limitata. Questa caratteristica strutturale èfunzionale all’individualizzazione deltrattamento. L’ulteriore suddivisione dei detenuti inpiccoli gruppi va incontro, da un lato,all’esigenza di garantire un climarelazionale attento ai diritti dei minorie, dall’altro, alla necessità di realizzareun trattamento/intervento educativoche risponda più direttamente a tutti ibisogni dei detenuti minorenni, inparticolare a quelli di socializzazionetipici delle personalità in evoluzione.La suddivisione in gruppi consente agli

operatori di approfondire megliol’osservazione e la conoscenza delminore. I detenuti minorenni, pertanto,dovranno essere suddivisi in piccoligruppi, non superiori alle 10/12 unità,compatibilmente con le caratteristichestrutturali degli Istituti e con l’effettivadisponibilità di personale.

Secondo le circolari della GiustiziaMinorile, fatte salve le disposizioni diLegge di cui agli articoli 14 della Legge354/75 e 31 del D.P.R. 230/2000,ordinariamente la suddivisione deiragazzi nei gruppi dovrà ispirarsi aiseguenti principi:• Separazione dei minorenni daimaggiorenni; • Integrazione tra detenuti italianie stranieri;• Contrasto alla strutturazionespontanea di gruppi fondata sudinamiche di preminenza e disopraffazione;• Ammissione al lavoro all’esterno• Ammissione alla semilibertà ofruizione della semidetenzione.La suddivisione in gruppi deve esseregarantita soprattutto in alcunimomenti specifici della giornata:pernottamento, consumazione deipasti, attività ludico-ricreative.

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Cenni sull’organizzazione e sulla gestione degli Istituti Penali per Minorenni

Giovanni PassaroVice Segretario Regionale Lazio

[email protected]

DIRITTO E DIRITTI

Il regime penitenziario e il regime disciplinare

18 • Polizia Penitenziaria n.242 • settembre 2016

l capo IV del titolo I della leggesull’Ordinamento Penitenziariointroduce il concetto di regime

penitenziario, da intendersi come ilcomplesso di norme che regolano lavita quotidiana di un istituto di pena eche sono contenute nella medesimaLegge, nel relativo Regolamento diEsecuzione e nello specifico, nelRegolamento Interno dell’istitutostesso (art. 16 Ord. Pen.).

La norma di riferimento è costituitadall’art.32 Ord. Pen. che precisa lenorme di condotta che i detenuti e gliinternati sono tenuti a rispettare, esancisce che: i detenuti e gli internati,all’atto del loro ingresso negli istituti,e quando sia necessario,successivamente sono informati delledisposizioni generali e particolariattinenti ai loro diritti e doveri, alladisciplina e al trattamento. Essi devono osservare le norme e ledisposizioni che regolano la vitapenitenziaria […].Dal dettato della norma è agevolecogliere come non si possa pretenderel’osservanza delle regole da parte deidetenuti e degli internati, se non inquanto gli stessi siano messi incondizione di cogliere la ratio delleregole stesse. A tale inconveniente rispondono peròle norme regolamentarie cheimpongono alla direzione diconsegnare un estratto dei testiprincipali di riferimento, quali la

Legge, il Regolamento d’Esecuzione eil Regolamento Interno, conl’indicazione dei luoghi in cui èpossibile consultarli (art. 69 comma 1e 2 Reg. Esec.). Le previsioni non terminano qui,prevedendo il medesimo articolo chel’amministrazione divulghi notizia diogni eventuale introduzione o modificadelle norme in vigore, nonchéfacilitare la conoscenza e laconseguenziale osservanza delleregole, anche mediante chiarimentidelle ragioni delle stesse. Trattasi di adempimenti volti ad unapiù rapida ed effettiva conoscenzadelle regole carcerarie. La Legge, tuttavia, non prevedesanzioni a carico dell’amministrazionepenitenziaria che non rispetti l’obbligodi informare i ristretti sulle regole dicondotta vigenti in un istituto. L’unica sanzione auspicabile in talcaso, sarebbe non punire l’eventualeviolazione della regola di condotta cheil recluso non conosceva o non potevaconoscere e appare la sola soluzionepossibile se si considera che innessuna disposizione che regola lamateria penitenziaria, viene fattacorrispondere all’obbligo di informaredell’amministrazione un autonomodovere del recluso di informarsi.Doveri che però, non corrispondonounicamente in capoall’amministrazione bensì anche iristretti hanno l’obbligo di osservare lenorme che regolano la vitapenitenziaria e le disposizioniimpartite dal personale; devono tenereun contegno rispettoso nei confrontidegli operatori penitenziari e di coloroche visitano l’istituto, nonché uncomportamento corretto nei reciprocicontatti tra detenuti (art. 70 Reg.Esec). Da ciò consegue che, se dellenorme di comportamento sono statepreviste, la loro inosservanza

determinerà l’applicazione di sanzionidisciplinari in capo ai reclusi,considerando che la loro minaccia edeventuale esecuzione, costituisconostrumenti in grado di agevolare ilrispetto delle norme stesse. Il regime disciplinare costituisce altroaspetto del trattamento, diretto astimolare il senso di responsabilità ela capacità di autocontrollo delsoggetto. Ponendo alla base il principiosecondo cui le sanzioni disciplinariche comportino restrizioni ulteriorinell’esercizio dei diritti e delle facoltàdei detenuti e degli internati possonoessere giustificate soltanto all’esigenzadi mantenere l’ordine e la disciplinainterna agli istituti, ne discende chepotranno assumere rilevanzadisciplinare solo quelle condotte cheviolino le norme comportamentaliposte a tutela dell’ordine internoall’istituto e, al contrario, sarannoillegittime le eventuali norme checomportino restrizioni per finalitàdiverse (come ad esempio per il solofine rieducativo). Con ciò non si vuole escludere cheanche la reazione dell’Ordinamentoavverso una infrazione disciplinare simuove in un’ottica rieducativa, poichéla ratio della sanzione disciplinare sifonda anche sull’intento di sollecitaree non di imporre una modificazionedella personalità del condannato odell’internato. Sulla stessa scia si muove l’art. 36Ord. Pen. nel sancire che il regimedisciplinare è attuato in modo dastimolare il senso di responsabilità ela capacità di autocontrollo ed èadeguato alle condizioni fisiche epsichiche dei soggetti. Alla luce diquanto sancito da tale articolo, èpossibile, dunque individuare unatriplice funzione della sanzionedisciplinare: quella di prevenzionegenerale, poiché la forza deterrentedella sanzione conduce ad un maggiorrispetto delle regole interne all’istituto,una funzione di prevenzione specialeche, tramite specifiche modalitàd’esecuzione della sanzione, mira astimolare “un atteggiamento critico”nei confronti della propria condottaed, infine, una funzione retributiva che

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DIRITTO E DIRITTI

Polizia Penitenziaria n.242 • settembre 2016 • 19

garantisca la proporzionalità tra lagravità del fatto commesso e lapunizione. Il regime disciplinare, in conformità aquanto stabilito dalla RisoluzioneO.N.U. del 30 agosto del 1955, nelleRegole minime per il trattamento deidetenuti, secondo il quale ledeterminazioni dei comportamenti chedeterminano una violazionedisciplinare devono essere stabilitecon legge o con regolamento,stabilisce infatti che i detenuti o gliinternati non possono essere punitiper un fatto che non siaespressamente previsto comeinfrazione dal regolamento (Art. 38,comma 1, Ord. Pen.). Proprio ai fini di una maggior tuteladei diritti dei ristretti e per eluderepossibili sanzioni del tutto arbitrariead opera dell’amministrazionepenitenziaria, il legislatore lega ladisciplina in esame al principio ditassatività e tipicità dei fatti costituentiviolazioni. A rigore di ciò, è stato dedicato unapposito articolo che enuclea tutte lepossibili condotte che, se poste inessere, sono riconosciute comeinfrazioni. L’art.77, comma 1 del RegolamentoEsecutivo, distingue in base allasanzione applicabile, le infrazioni indue gruppi: nel primo gruppo virientrano quelle infrazioni di minoregravità e che pertanto, non possonoessere sanzionate con l’esclusionedalle attività in comune (consideratacome la più afflittiva delle sanzionidisciplinari), salvo nelle ipotesi direcidiva infrasettimanale (art. 77comma 3, Reg. Esec.). Rientrano in questo gruppo: 1) la negligenza nella pulizia enell’ordine della persona o dellacamera; 2) l’abbandono ingiustificato del postoassegnato; 3) il volontario inadempimento diobblighi lavorativi; 4) l’atteggiamento e comportamentomolesto nei confronti della comunità;5) i giochi o altre attività nonconsentite dal regolamento interno; 6) la simulazione di malattia; 7) il traffico di beni di cui è consentito

il possesso; 8) il possesso o traffico di oggetti nonconsentiti o di denaro. Sono, invece, sanzionate conl’esclusione dalle attività in comune leinfrazione rientranti nel secondogruppo, quali: 9) le comunicazioni fraudolenti conl’esterno o all’interno, nei casi indicatinei numeri 2) e 3) del primo commadell’art.33 Ord. Pen (normacontenente la disciplinadell’isolamento); 10) gli atti osceni o contrari allapubblica decenza; 11) l’intimidazione di compagni osopraffazioni nei confronti deimedesimi; 12) le falsificazione di documentiprovenienti dall’amministrazioneaffidati alla custodia del detenuto odell‘internato; 13) l’appropriazione o danneggiamentodi beni dell’amministrazione; 14) il possesso o traffico di strumentiatti ad offendere; 15) l’atteggiamento offensivo neiconfronti degli operatori penitenziari odi altre persone che accedononell’istituto per ragioni del loro ufficioo per visita; 16) l’inosservanza di ordini oprescrizioni o ingiustificato ritardonell’esecuzione di essi; 17) il ritardo ingiustificato nel rientrodai permessi di necessità, dai permessipremio o dalle licenze per i semiliberio gli internati; 18) la partecipazione a disordini osommosse; 19) la promozione di disordini o disommosse; 20) l’evasione; 21) i fatti previsti dalla legge comereato, commessi in danno dicompagni, di operatori penitenziari odi visitatori. A tale elenco, dettagliatamentedescritto, il legislatore individua unaltrettanto elenco di sanzionidisciplinari, azionabili solo a seguitodell’accertamento della commissionedi una infrazione. In ossequio alprincipio di legalità, sarannoapplicabili, secondo l’art. 39 Ord.Penitenziario: 1) il richiamo del direttore;

2) l’ammonizione, rivolta daldirettore, alla presenza di appartenential personale e di gruppo di detenuti ointernati; 3) l’esclusione da attività ricreative esportive per non più di dieci giorni;4) l’isolamento durante lapermanenza all’aria aperta per nonpiù di dieci giorni; 5) l’esclusione dalle attività in comuneper non più di quindici giorni.Occorre tener presente che le sanzionidisciplinari dovranno svolgersi semprenel rispetto della personalità deireclusi, così come precisa l’art. 38,comma 4, Ord. Pen. e rispettando ilprincipio secondo cui il trattamentopenitenziario assicura e rispetta ladignità della persona, “con riguardoalle sanzioni disciplinari che, per

loro natura, costituiscono uno deimomenti in cui il rispetto dellapersonalità può subire piùfacilmente delle lesioni”. Autorità competente a deliberare lesanzioni è il direttore, con riguardoalle sanzioni del richiamo edell’ammonizione; per le altresanzioni, invece, competente sarà ilconsiglio di disciplina (composto daldirettore, dall’impiegato più elevato ingrado, con funzioni di presidente, dalsanitario e dall’educatore - art. 40,comma 1 e 2, Ord. Pen.). Avverso il provvedimento diirrogazione della sanzione disciplinareè riconosciuta la possibilità direclamare in sede giurisdizionale,dinanzi al Magistrato di Sorveglianza.Il reclamo può essere effettuatosoltanto in riferimento alle condizionidi esercizio del potere disciplinare,alla costituzione e competenzadell’organo disciplinare, allacontestazione degli addebiti ed allafacoltà di discolpa.F

Giovanni Pellielo: un campione di sport e di umanitàIl suo argento di Rio vale oro. Il capitano delle Fiamme Azzurre pensa già a Tokio 2020

20 • Polizia Penitenziaria n.242 • settembre 2016

piattelli complessivi per i duecontendenti alla medaglia d'oro. Con il punteggio in parità si è andatiagli shoot-off all'Olympic ShootingCentre di Deodoro. Il primo a partireè stato il nostro portacolori. Tre centrisu tre per lui con l'avversario che harisposto per le rime, ma - complice ilforte vento - il quarto colpo non èandato a bersaglio: a frantumarsi èstato invece il piattello di Glasnovic,che ha portato a casa l'oro per laCroazia. Per l'Italia è stata la quartafinale olimpica consecutiva nella fossa:nel 2004 e nel 2008 con Pellielo, nel2012 con Fabbrizi, quattro anni faanch'egli battuto allo spareggio da uncroato (Giovanni Cernogoraz) e ora,nel 2016, ancora con Johnny.Negli ultimi venti anni l'Italia del tiro avolo ha mancato il secondo gradinodel podio della fossa soltanto a Sydney2000, quando il nostro Pellieloconquistò il bronzo. Con la medagliavinta a Rio, il capitano delle FiammeAzzurre è il terzo “medagliato”olimpico più anziano di sempre, dopoi fratelli D'Inzeo, superando l'excompagno di nazionale AndreaBenelli, che ad Atene vinse l'oro nelloskeet a 46 anni, ma con cinque mesimeno di lui. Pellielo, inutile dirlo, è un personaggionel vero senso del termine, unCampione nello sport, ma anche nellavita. Chi ha la fortuna di conoscerlo sabene perché. Giovanni si è avvicinatoal tiro a volo anche grazie alla

passione della madre, che da annipraticava questo sport. Il giorno delsuo diciottesimo compleanno haimbracciato per la prima volta il fucilesu un campo da tiro. Quattro anni piùtardi è stato convocato dalla nazionaleitaliana Tiro al Volo per partecipare aiGiochi Olimpici di Barcellona 1992,sfiorando di poco l’accesso alla finale.Il primo grande risultato a livelloindividuale è arrivato nel 1995, oro aimondiali di Nicosia. Da allora è statotutto un susseguirsi di successi.L’ultimo risale all’anno scorso, con ilbronzo conquistato agli Europei diBaku. Tra le vittorie annovera settetitoli mondiali a squadre, tre titoliiridati nell’individuale, dieci titolieuropei a squadre, due ori europeinell’individuale, sei Coppe del Mondo,due Giochi del Mediterraneo e dieciscudetti italiani. È entrato a far parte delle FiammeAzzurre nel 1996. Uno dei risultati acui tiene di più è, non a caso,extrasportivo: nell’anno 2000, infatti, èstato convocato in Vaticano in udienzada Papa Wojtyla che lo ha insignito delDiscobolo d’Oro per la morale, perquel suo essere vicino ai più deboli ebisognosi, per quel modo di essereriservato e concreto che lo rendeunico.Chi crede che Giovanni voglia fermarsidopo Rio si sbaglia: «Tokyo 2020? Eperché no? - ha dichiarato dopo lagara - Si dice che lo sport allunghi lavita, quindi perché non pensarci?

Nelle foto: Giovanni “Johnny”

Pellielo

Lady [email protected]

n nuovo, straordinario argentoper Giovanni Pellielo.Il capitano delle Fiamme

Azzurre, più che un atleta un autenticosimbolo del sodalizio sportivo dellaPolizia Penitenziaria, ha sfiorato alleOlimpiadi di Rio l'appuntamento conl'oro, ormai l’unica medaglia che glimanca in una rassegna a cinquecerchi. Da “giovane” e ancoramotivato 46enne ha vinto la sua quartamedaglia olimpica, la terza d'argentodopo Pechino e Atene ed il bronzo diSidney. "Johnny" si è piazzato davantial britannico Edward Ling, terzo dopolo spareggio con Kostelecki dellaRepubblica Ceca. L'azzurro non èriuscito a battere Josip Glasnovicnell'ultimo duello; il croato, a cui vareso onore al merito, ha commessoper altro due soli errori. E’ stata, manco a dirlo, una finalethrilling, giunta subito dopol'eliminazione dell'altro azzurroFabbrizi. Tredici centri a testa su trenta

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LO SPORT

Polizia Penitenziaria n.242 • settembre 2016 • 21

Altrimenti di cosa scrivereste? Certo,me lo dovrò meritare e intanto migodo la mia quarta medaglia. Io piùche dire che ho perso un oro pensoche mi sono preso un argento».Va da sé che, se non ci fossero state leregole introdotte da inizio 2013, ilfinale brasiliano sarebbe statodiverso: «Se fate i conti - dice Pellielo- vedrete che ho rotto più piattelli ditutti, eppure non ho vinto. Non me laprendo più di tanto solo perché nelmio sport dal 1988 a oggi ne ho vistedi tutti i colori e sempre per'invenzioni' dell'uomo. Certo, questoregolamento (che dal prossimo annoricambierà ndr) non premia i piùbravi, quelli che hanno fondo, malascia un po' le cose in mano allafortuna. Io però anche con le nuoveregole negli ultimi tre anni erosempre andato sul podio ai Mondiali:solo nel 2016, finora, avevo avutoun'annata negativa e cominciavo achiedermi se fossi diventato vecchio.Oggi so che non è così». Per questo, anche se non è stato d'oroPellielo, avvolto in una bandieratricolore, è felice e ripete di tenere ilmirino puntato "sul vero significatodell'esistenza". Da uomo attento esensibile qual è gli è dispiaciuto di nonessere potuto andare in visita allafavela di Rocinha perché “i problemiveri sono quelli, non certo quelli chedovrei farmi io per non aver vintol'oro". Al termine della gara, quando siè rivisto nella registrazione della finalee ha sentito il dispiacere nella voce delcommentatore Rai per il primo postomancato, anziché pensare al suopersonale disappunto, non si èrisparmiato una telefonata perconsolarlo. Anedotti che raccontanochi è Giovanni Pellielo, che fanno dilui un atleta speciale, anche per ilmodo di essere e di affrontare la vita,con sentimenti e sensibilità di altritempi. In un'Olimpiade caratterizzatadai toni bizzosi e polemici di alcuni

azzurri che, pur avendo vinto molto incarriera, non hanno mai imparatodavvero a gestire sconfitte e delusioni,Johnny è stato un campione di stile ecomportamento. L'unica medaglia peril gruppo sportivo della Polizia F

Olimpiadi Rio de Janeiro 2016: Vincenzo Mangiacapre,Aldo Montano e Clemente Russo salutano e ringrazianoFiamme Azzurre e Polizia Penitenziaria

Penitenziaria ai Giochi è arrivata,insomma, da chi, in ogni caso,indipendentemente dal colore dellamedaglia, numero uno lo è semprestato dentro e fuori dall'amata fossaolimpica.

Nelle foto: sopraancora unaimmagine di Giovanni Pellielocon la medaglia d’argento

sotto il CommissarioMartcello Tolu

utti e tre accomunati dallasfortunata esperienzaolimpica, Mangiacapre,

Montano e Russo hanno volutoringraziare il Gruppo SportivoFiamme Azzurre e l’intero Corpo diPolizia Penitenziaria per la fiduciaaccordata loro e per la vicinanzamanifestata verso le loro imprese.

Vincenzo Mangiacapre:«Il rammarico più grande è statoquello di non aver ripagato leFiamme Azzurre e l’affetto deicolleghi della Polizia Penitenziariacon un’altra medaglia: dal punto divista tecnico sapevo di aver già fattouna scelta importante salendo dicategoria e quindi cambiandoavversari e prospettive agonistiche.Ma sono partito comunque convintodi poter salire ancora una volta sulpodio.»

Aldo Montano:«Malgrado tutto torno in Italia tristema sereno perché ho dato ilmassimo e con me tutti quelli chehanno lottato per portarmi a Rio.Non avremo il rimorso di non avercicreduto fino alla fine ... Questa èl'unica cosa che mi rende sereno...Questo, insieme ad aver vistosbocciare tanti giovani campioniche spero capiscano che non finiscetutto con una medaglia ... Quello èsolo un inizio ... Un ottimo inizio!!!Ringrazio di cuore la mia famiglia,Holly, gli amici, i miei collaboratori,il ct Giovanni Sirovich, i compagni,lo sparring partner Luigi Miracco, ilpreparatore atletico VincenzoFiguccio, il fisioterapista AlessandroPesce, il professor Di Giacomo etutto lo staff medico, il mio grupposportivo Gruppo Sportivo FiammeAzzurre - Polizia Penitenziaria e laFederazione Italiana Scherma ... È stato bello lottare insieme!!! Grazie di tutto! Un abbraccio.»

Clemente Russo:«Credevo nella medaglia e perquesto sono deluso del risultato

contro Tishchenko, che comunque èun giovane atleta e campione delmondo: ma non sono deluso per ilmio comportamento, perché misono preparato al meglio soprattuttograzie alla struttura che le FiammeAzzurre hanno allestito a Casal delMarmo, dove tutti i colleghi sonostati sempre disponibili nei mieiconfronti e verso il mio staff. Oltre a ringraziare il GruppoSportivo, soprattutto il comandanteTolu e il nostro segretario AugustoOnori, ci tengo a dire che lo spiritodi appartenenza fa parte di me eanche il solo accostare in autostradaun mezzo della Polizia Penitenziariasuscita in me una sensazione diorgoglio. La notizia di questetragedie mi ha profondamentecolpito (i suicidi di due colleghiN.D.R.): sono vicino ai colleghi e allefamiglie, così duramente provatedalla vita, e anche per questo midispiace di non aver corrisposto alleattese degli appassionati che in grannumero fanno parte della PoliziaPenitenziaria.»

A margine delle dichiarazioni dei trefuoriclasse (tutti e tre medagliaolimpica a Londra 2012), hannoconcluso l’avventura brasiliana leaffermazioni del Responsabile delleFiamme Azzurre Marcello Tolu:«Pur nei limiti del mio ruoloistituzionale, come responsabiledelle Fiamme Azzurre mi premeribadire che i nostri campioni nonhanno raccolto quanto meritavanoanche per vicende davverosfortunate, che poco hanno a chefare con lo spirito olimpico: non sitratta di fare polemiche gratuite opartigiane, ma solo di riconoscereuna realtà che gli spiriti liberihanno già colto ampiamentesoprattutto in occasione dellecompetizioni riguardanti Clementee Aldo. Per quanto mi riguarda,posso solo ribadire checontinueremo a sostenere conpassione ed impegno tutti gli atletidella Polizia Penitenziaria,

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DALLE SEGRETERIE

Ferrara

1° Torneo di beachtennis Interforze

Ferrara

La SPAL in visita allaCasa Circondariale

ercoledì 7 settembre2016 unadelegazione della

società sportiva della Spal hafatto visita all’istituto ferraresedi via Arginone per unincontro con i detenuti sul temadell'importanza dello sport nella vita.E' stata anche l'occasione perinaugurare, per mano di FrancescoColombarini, i nuovissimi campisportivi realizzati all'interno dellastruttura alla cui realizzazione hacontribuito la famiglia Spal.La visita è poi proseguita conl'incontro con un centinaio di detenuti,nella sala allestita a teatro all'internodel carcere, con la visione di unfilmato che ha raccontato il camminodei biancazzurri nella passata stagionefino ad arrivare ad oggi. Poi, Alessandro Sovrani e Andrea

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Poltronieri, hanno presentato igiocatori sul palco, accolti da unacalorosissima ovazione.Successivamente, due rappresentantidei detenuti hanno "interrogato"giocatori e staff sulla preparazione peraffrontare questa difficile avventura

in Serie B ed infine hannoomaggiato il Patron con unquadro interamente realizzatoa mano. A titolo di ricambio, lasocietà ha donato diversomateriale tecnico come palloni,

sciarpe e magliette ufficiali Spalche saranno utilizzati per giocaresopra i loro nuovi campi sportivi.F

22 • Polizia Penitenziaria n.242 • settembre 2016

Ferrara il 7 settembre si ètenuto il Primo torneo diBeach Tennis 2016 Interforze

che ha visto la partecipazione dellesquadre della Polizia di Stato, deiCarabinieri, della Guardia di Finanza edella Polizia Penitenziaria.L’evento è stato possibile anche graziealla collaborazione con la dirigenza

della società calcistica SPAL che hadonato i fondi per la realizzazione deicampi di gioco e dall’impegno deldirettore dell’istituto Dott. PaoloMalato e del Comandante AnnalisaGadaleta sempre attenti al benesseredel personale.Un ringraziamento va rivolto anche atutti quei colleghi che dietro le quintehanno contribuito affinché venisserorealizzati e resi funzionali i campi dagioco, agli organizzatori del Torneoper l’ottimo svolgimento dello stesso eal vice Segretario Provinciale delSAPPE Francesco Tucci per l’impegnoprofuso.

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LO SPORTrispettando i loro sacrifici e le lorolegittime scelte personali: inoltre mipreme esprimere la vicinanza el’immenso dolore per i luttuosi eventiche hanno funestato la PoliziaPenitenziaria e i colleghi di Massa ePoggioreale nei giorni scorsi.»

Ad ogni buon conto, riassumiamol’avventura dei tre atleti alle olimpiadi di Rio 2016.

Il più sfortunato è stato sicuramenteVincenzo Mangiacapre che purvincendo l’incontro con il messicanoRomero si è fratturato uno zigomo acausa di una testata ricevutadall’avversario. Perciò, pur imbattuto,Vincenzo ha dovuto abbandonare iltorneo per operarsi. Fortunatamente,l’intervento è andato a buon fine e sispera in un rapido e completorecupero.

Clemente Russo è stato eliminato, conun verdetto opinabile, da Tishchenko,ironia della sorte “russo” di nazionalità,campione del mondo in carica e che,alla fine, vincerà la medaglia d’oroolimpica.

Aldo Montano, infine, ha terminato lasua quarta olimpiade al secondo turnoperdendo 13-15 l’incontro con ilcampione del mondo in carica, il russoKovalev. Tuttavia, sono state registratenumerose polemiche sull’arbitraggioche, a parere di molti, avrebbecondizionato il punteggio finale.

Sono stati 19 gli atleti delle FiammeAzzurre che hanno partecipato alleolimpiadi di Rio de Janeiro. E’ stata la più numerosa partecipazionedel Gruppo Sportivo della PoliziaPenitenziaria dal suo esordio a Seoul1988. Ecco tutti i poliziotti penitenziari-atleti che hanno gareggiato in Brasile:ARCO: Claudia MandiaATLETICA LEGGERA: Eleonora Giorgi,Anna IncertiCICLISMO: Elena Cecchini, Tatiana Guderzo, Simona FrapportiNUOTO: Michele Santucci, Ilaria BianchiPENTATHLON MODERNO: Claudia CesariniPUGILATO: Vincenzo Mangiacapre,Clemente RussoSCHERMA: Aldo MontanoSOLLEVAMENTO PESI: Giorgia BordignonTIRO A VOLO: Giovanni PellieloTRIATHLON: Davide Uccellari, Charlotte BoninVELA: Vittorio Bissaro, Silvia Sicouri,Mattia Camboni.F

Nelle foto: dall’alto

Vincenzo Mangiacapre,

Clemente Russo e Aldo Montano

[email protected]

lice Tidona, calatina doc, 11anni, il calcio nel sangue, èapprodata, dopo uno stage a

giugno in cui si mise in mostra,nell’Under 13 femminile della VecchiaSignora, dove ha già cominciato gliallenamenti. Una bella soddisfazioneper l’Audax Poerio, la società in cuiha militato, giocando insieme aimaschietti, «ma dimostrando grandidoti - afferma il presidente CarloGalilei - Si è presto visto che quellabambina tecnicamente ok e con ungran temperamento avesse carteimportanti da giocare». E adessoAlice, che ha cominciato a dare calciad un pallone nel garage di casa colpadre Francesco, poliziottopenitenziario, vive, come lei stessadice «un'esperienza splendida, e poinella Juve, che è da sempre la miasquadra del cuore». M.M.

Caltagirone

Alice, figlia del collega FrancescoTidona e il sognoJuventus

Polizia Penitenziaria n.242 • settembre 2016 • 23

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Aa Polizia Penitenziaria è statapresente, dal 25 giugno al 3luglio, al GADup 2016 con uno

stand dove i più curiosi, di qualsiasi età, hanno potuto provare le manette,farsi fotografare e sedersi nella cella del furgone adibito al trasportodetenuti. Una giornata trascorsa insiemeal pubblico, accompagnati dall'IspettoreCapo Renda, e dall’AssistenteStragapede che hanno illustrato aivisitatori i compiti della PoliziaPenitenziaria sul territorio nazionale. F

Ferrara

La Polizia Penitenziaria alGADup 2016

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Catania

La Polizia Penitenziaria dellaSicilia incontra icampioni di Rio

ercoledì 7 settembre, pressola Scuola di Formazionedella Polizia Penitenziaria di

San Pietro in Clarenza (Catania) si ètenuto un incontro con gli atletisiciliani che hanno partecipato alleultime Olimpiadi tenutesi a Rio deJaneiro. All’incontro, organizzato dalCommissario Francesco Pennisi, eranopresenti gli schermidori Daniele edEnrico Garozzo (medaglia d’oro nelfioretto individuale e argento nellaspada a squadre) e Rosella Fiamingovincitrice della medaglia d’argentonella spada.

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DALLE SEGRETERIE

a cura diGiovanni Battista

de BlasisCINEMA DIETRO LE SBARRE

24 • Polizia Penitenziaria n.242 • settembre 2016

l Professor Philip Zimbardo,docente e ricercatoredell’Università di Stanford in

California, ideò nel 1971 unesperimento di psicologia sociale nelcampo dell’esecuzione penale.L’esperimento intendeva verificarecome gli uomini comuni, scelti traquelli più sani e “normali”, avrebberoreagito ad un cambiamento radicale deiloro ruoli nella vita. Metà diventaronopoliziotti penitenziari, l’altra metà i loroprigionieri. L’esperimento non prevedeva mezzemisure e, affinché lo studio potesseessere efficace, fu organizzato inmaniera il più possibile aderente allarealtà. I “prigionieri” vennero arrestatie prelevati con una macchina dellapolizia a sirene spiegate mentresvolgevano le loro attività quotidiane.Quando furono loro rilevate leimpronte digitali, furono bendati emessi in una cella, spogliati nudi,perquisiti e disinfestati. Venne data lorouna divisa, un numero e gli fu messauna catena al piede. Gli altripartecipanti vennero trasformati inguardie e perciò vestiti in uniforme. Laprigione fu ricreata nel seminterrato diun edificio dell’Università di Stanford.Tutto si svolse tranquillamente fino alsecondo giorno allorquando i“prigionieri” si ribellarono. La rappresaglia delle guardie fu rapidae brutale: spogliarono i “prigionieri”,

Nelle foto: la locandina

e alcune scenedel film

rimossero i letti dalle celle, i capi dellaribellione furono messi in isolamento etutti i “prigionieri” incominciarono adessere trattati più duramente.Come conseguenza immediata, i“prigionieri” iniziarono a comportarsicon cieca obbedienza verso i poliziottipenitenziari. Dopo solo pochi giorni, ipartecipanti riferirono di sentirsi comese le loro vecchie identità fossero statecancellate. Erano diventati i numeri cheavevano stampati sulle divise. Anche le“guardie” s’immedesimarono nelruolo e ben presto iniziarono aschernire e maltrattare i loroprigionieri. Lo stesso Philip Zimbardo,a capo dell’esperimento, ammise diessersi calato nel ruolo di “direttoredella prigione”. Zimbardo, in seguito,affermò che uno dei risultati piùimportanti del suo esperimento fuproprio la sua personaletrasformazione in una figuraistituzionale rigida, più interessata allasicurezza della sua prigione che albenessere dei partecipanti. Dopo appena sei giorni (dei quattordiciprevisti) la situazione era sfuggita dimano a tutti e l’esperimento fubloccato. I ragazzi che primadell’esperimento si erano dichiaratipacifisti, nel loro ruolo di guardieumiliarono e aggredirono fisicamente everbalmente i “detenuti”.I “detenuti”, a loro volta,manifestarono i segni classici del crolloemotivo. Cinque partecipantiabbandonarono prima ancora chel’esperimento fosse interrotto.Gli accadimenti di Standford sono statipiù volte raccontati dal cinema, nel2001 è stato realizzato in Germania Das

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Regia: Kyle Patrick AlvarezTitolo originale: The StanfordPrison ExperimentSoggetto e Sceneggiatura:Tim Talbott, Philip Zimbardo Fotografia: Jas SheltonMontaggio: Fernando Collins Musica: Andrew HewittScenografia: Gary BarbosaCostumi: Lisa TomczeszynProduzione:Coup d'Etat Films, SandbarPictures, Abandon PicturesDistribuzione:IFC Films, Independent Film, KVHMedia Group, Universal PicturesPersonaggi e interpreti:Dr. Philip Zimbardo: Billy CrudupDaniel Culp: Ezra MillerChristopher Archer: Michael AngaranoPeter Mitchell: Tye SheridanJeff Jansen: Johnny SimmonsChristina Zimbardo: Olivia Thirlby: Gavin Chan: Ki Hong LeeJesse Fletcher: Nelsan EllisMike Penny: James WolkPrigioniero 416: Thomas Mann:Matthew Townshend: James FrechevilleJim Randall: Jack KilmerJerry Sherman: Logan MillerAnthony Carroll: Moisés AriasHenry Ward: Callan McAuliffeKarl Vandy: Nicholas BraunHubbie Whitlow: Brett DavernGenere: DrammaticoDurata: 122 minuti, Origine: USA 2015

la scheda del film

Effetto Lucifero

Experiment (in Italia L’esperimento)di Oliver Hirschbiegel, forse il miglioresull’argomento, romanzato con untaglio da thriller e che ha lasciato nellospettatore una sensazione quasidisturbante. Poi l’americano The Experiment (inItalia stesso titolo), anch’essoabbastanza lontano dalla storia verasoprattutto nei personaggi, ed infine l’ultimo della serie, TheStandford Prison Experiment (initaliano tradotto in Effetto Lucifero)più aderente alla realtà rispetto gli altridue (anche perché avvalorato dallaconsulenza del dottor Zimbardo inpersona). Tuttavia, anche qui i fatti sembrano unpo’ forzati, ma il film è abbastanzagodibile e tiene incollato lo spettatorealla sedia fino alla fine. F

LE RECENSIONI

Polizia Penitenziaria n.242 • settembre 2016 • 25

asta sfogliare alcune pagine diquesto Manuale per rendersiconto del perché questo è il

testo adottato nella maggior parte deicorsi universitari di DirittoPenitenziario e Diritto ProcessualePenale. Ogni Capitolo è stato redattoda qualificati insegnanti delleprincipali università del Paese:Piermaria Corso (professore ordinariodi Diritto Processuale Penaleall’Università degli Studi di Milano),Giuseppe Bellantoni (professoreordinario di Diritto ProcessualePenale all’Università Magna Graecia diCatanzaro), Rosita del Coco(professore associato di DirittoProcessuale Penale all’Università degliStudi di Teramo), Giuseppe Di Chiara(professore ordinario di DirittoProcessuale Penale all’Università degliStudi di Palermo), Luigi Kalb(professore ordinario di DirittoProcessuale Penale all’Università degliStudi di Salerno), Luca Luparia(professore associato di DirittoProcessuale Penale all’Università degliStudi di Milano), Luca Marafioti(professore ordinario di DirittoProcessuale Penale all’UniversitàRoma Tre), Oliviero Mazza(professore ordinario di DirittoProcessuale Penale all’Università diMilano Bicocca), Angelo Pennisi(professore ordinario di DirittoProcessuale Penale all’Università degliStudi di Catania), Antonino Pulvirenti(docente di Diritto Processuale Penaleall’Università LUMSA di Palermo) eDaniela Vigoni (professore associatodi Diritto Processuale Penaleall’Università degli Studi di Milano).Insomma, il top delle universitàitaliane specializzato nella materia hacurato ogni Capitolo di questafondamentale Opera sull’esecuzionepenale, la cui consultazione èimprescindibile per una formazioneed un aggiornamento professionaledavvero completi ed organici.

Integrato dalle novelle legislativeimmediatamente precedenti e poisuccessive alla sentenza pilotaTorreggiani più altri c/Italia (divenutadefinitiva il 28 maggio 2013) dellaCorte Europea per i Diritti Umani. Unlibro imperdibile.

cco un libro che non puòmancare nella libreria di chiintende conoscere alla

perfezione l’affascinante materia degliOnori e delle Insegne cavallerescheautorizzate dalla Repubblica italiana.Un argomento approfondito allaperfezione dall’Autore, AlessandroScandola, esperto dell’affascinantemondo cavalleresco, che nelle paginedel libro affronta compiutamente tuttigli aspetti storico-normativi di tutti ivari Ordini. Il libro merita, dunque,ogni miglior fortuna e successoeditoriale, perché consente anche di“vestire gli Onori” in maniera correttae appropriata, fornendo preziosichiarimenti anche sotto gli aspettiprocedurali e di Cerimoniale.

l'estate del 2015, la più torridadegli ultimi centocinquantaanni. Il sole e l'aria refrigerata

dei condizionatori invadono le stanzeaffrescate della bella villa di Albaro, ilpiù elegante quartiere di Genova. Ogniparticolare in questa casa esprime unavita fatta di ricchezza, appagamento,serenità. Tutto tranne gli occhi dei duegenitori che, disperati e smarriti,fissano Bacci Pagano. Il loro figlio Giovanni, sedici anni, è

scomparso ormai da giorni. Unragazzo difficile, Giovanni, cresciutonelle favelas di Santiago di Cali, unadelle città più povere e violente dellaColombia. Il suo è un passato fatto didegrado, droga, criminalità: unterribile modo di essere bambini che,attraverso l'adozione, i genitori hannocercato di cancellare. Senza riuscirci.Ora Giovanni sembra vittima di undestino che torna a riaffiorarebrutalmente e ne condiziona le scelte,imprigionandolo. A Bacci Paganotocca un compito fin troppo semplice,ritrovare il ragazzo: illavoro ideale perrimettersi in pista dopo lapericolosa indagine sulpassato dell'amico CesareAlmansi, che gli è quasicostata la vita. E il compitoè presto portato a termine.Ma quando l'incolumità diGiovanni sembra messa arepentaglio da unpericoloso trafficointernazionale di droga,forse legato alla causadelle FARC, le Forzearmate rivoluzionariecolombiane, Bacci sentecrescere dentro di sé unsenso di responsabilità neiconfronti del ragazzo.L'investigatore si ritrovacombattuto tra il lontano eromantico ricordo di unpadre guerrigliero, che lorimanda ai miti della suagiovinezza, e il dubbio chequalcuno approfitticinicamente di un giovaneinesperto, trincerandosidietro l'impunibilità di unminorenne. Fragili verità è il nuovoromanzo di BrunoMorchio con protagonistaBacci Pagano.L'investigatore che haconquistato i lettoriitaliani è tornato sullestrade di Genova: cinico e pungente,ma anche capace di accogliere ladisperata richiesta di due genitori chevogliono solo una seconda occasionecon il figlio.

B

a cura [email protected]

a cura di P.M. Corso

MANUALE DELLAESECUZIONE PENITENZIARIA

MONDUZZI Edizionipagg. 546 - euro 58,00

Alessandro ScandolaLe insegne cavalleresche autorizzate dallaRepubblicaVERTIGO Edizionipagg. 260 - euro 18,00

Bruno Morchi

FRAGILI VERITÀGARZANTI Edizionipagg. 207 - euro 16,90

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È

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Pasquale SalemmeSegretario Nazionale

del Sappe [email protected]

CRIMINI E CRIMINALI

La nuova camorraorganizzata - ParteIII

26 • Polizia Penitenziaria n.242 • settembre 2016

l trasferimento di Raffaele Cutolonel carcere di massima sicurezzadell’Asinara ha come effetto

principale quello di isolare il “capo”della NCO e di conseguenza metterlonell’impossibilità di comunicare con isuoi affiliati. L’organizzazione criminale, senza gliordini di Cutolo, resta così priva distrategia.

La Nuova Famiglia, i nemici coalizzatidella NCO, acquista sempre più poteree Napoli ed il suo circondario cadonoin preda ad un caos ancora piùprofondo senza un capo riconosciutoe con una continua, ferocissima, lottadi bande per una nuova supremaziadelinquenziale. La NCO è allo sbando e dellasituazione ne approfittano appunto iclan rivali che, all’inizio del 1983,compiono un omicidio eccellente. Il 29 gennaio il braccio destro diCutolo, Vincenzo Casillo, detto o'Nirone per la sua capigliatura corvina,allora latitante e da tutti definito “ilCutolo fuori dal carcere”, salta inaria con la sua auto, imbottita ditritolo. Alle ore 9,30, Vincenzo Casillo e MarioCuomo entrano nell'auto, non appena

Nelle foto: il corpo di

Vincenzo Casillonella sua Golf

viene girata la chiave del contatto unaviolenta esplosione riduce la Golf inun cumulo di rottami.La Golf verde chiaro era parcheggiatain via Clemente VII nel quartiere diPrimavalle a Roma, a poca distanzadalla sede del SISMI (ServizioInformazioni e Sicurezza Militare). O' Nirone muore sul colpo mentre ilCuomo, trasportato in ospedale in

condizioni disperate, perderà l'usodelle gambe. L'attentato è rivendicato dalla NuovaFamiglia, ma gli inquirentistabiliscono che la rivendicazione èfalsa ed è stata fatta con la finalità disviare le indagini. In sostanza, secondoi magistrati, i cutoliani volevano farpassare quell'omicidio come unregolamento di conti tra bande rivali. La tesi della Procura sarà smentitasolo nel 1993, quando il pentito dicamorra Pasquale Galasso dichiaròche l'omicidio di Casillo fu un chiarosegnale della potenza del clan Alfiericon cui i politici cominciavano adavere rapporti più stretti. Galasso, inoltre, riferì che l’esplosivofu fornito dalla mafia. Per l'omicidioCasillo saranno condannatiall'ergastolo Ferdinando Cesarano

(boss di Nola) e lo stesso PasqualeGalasso, che al tempo dell’attentatoera il luogotenente di Carmine Alfieri.Pochi mesi dopo la morte di Casillo,Pasquale Barra, altro santista diRaffaele Cutolo e capozona diOttaviano, dal carcere di Foggia, dovestava scontando la sua pena, decise diparlare con i magistrati per avviare unattività di collaborazione. Dopo l’omicidio del boss di Milano,Frank Turatello, la mafia aveva chiestospiegazioni a Cutolo. Il capo della NCO, che aveva ordinatol’omicidio, scaricò Barra asserendoche quest’ultimo aveva agito di suainiziativa e, per non inimicarsi lapotente organizzazione americana, sioffrì di consegnarne la testa. Barra, considerato il primo veropentito della NCO, svela tutti iretroscena del clan che aveva contatocentinaia di affiliati: dalla nascita delsodalizio criminale fino agli anni delduro contrasto con il cartello dei clandella Nuova Famiglia per il controllodelle attività illecite nei comuni delnapoletano, in primis le estorsionialle attività commerciali. Parlò dell’organizzazione militaredella NCO, degli affari del clan cheaveva avuto anche rapporti con leBrigate Rosse nel corso del sequestroCirillo. Barra accusò, ma ingiustamente,anche Enzo Tortora: per il notogiornalista e presentatore televisivoiniziò un lungo calvario giudiziarioche si concluse solo qualche annodopo con la piena assoluzione da ogniaccusa. Il percorso di pentimento, dopo pocotempo, fu intrapreso anche da un altroex fedelissimo di Cutolo, GiovanniPandico, il ragioneriedell’organizzazione (il cd. contaiolo).Successivamente, nel giugno del 1983,la Nuova Camorra Organizzata fudecimata con il maxiblitz che portò incarcere 850 presunti affiliati. In manette, quella notte, finironoanche numerosi insospettabili. La strada dei dissociati (tale era iltermine coniato dai magistrati per ipentiti di camorra) era oramaispianata e di lì a poco i magistrati sitrovarono con tantissimi esponenti

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CRIMINI E CRIMINALI

Polizia Penitenziaria n.242 • settembre 2016 • 27

della NCO (Michelangelo D'Agostino,Gianni Melluso, Mario Incarnato,Pasquale D'Amico, SalvatoreSanfilippo, Luigi Riccio, Andrea Villa,Vincenzo Esposito e Guido Catapano)pronti a rivelare di tutto e di piùsull’organizzazione seppurnell’incertezza normativa perchè lalegge sulle collaborazioni con lagiustizia era solo per i terroristi.La notte del 17 giugno 1983 un maxiblitz delle forze dell’ordine portò incarcere 400 persone accusate diessere affiliate alla NCO, in esecuzionedi un ordine di cattura nei confronti di850 inquisiti, firmato dai sostitutiprocuratori Felice Di Persia e Lucio DiPietro. Le rivelazioni dei pentiti contribuironoin maniera determinanteall’operazione, anche se l’attività svoltadagli inquirenti negli anni precedenti,grazie all’apporto di numerosidocumenti sequestrati nelle diversecarceri sparse su tutto il Paese, costituìil nucleo fondamentale dell’accusa. Gli arresti e le successive condannedecretarono la fine della NuovaCamorra Organizzata, il cui declinoera già iniziato dopo la liberazione,grazie alla mediazione di RaffaeleCutolo, dell’esponente democristianoCiro Cirillo (vicenda riportata nella IIparte dell’articolo). La trattativa, operata fuori dall’azionecongiunta della magistratura e delleforze dell’ordine, con l’appoggio diesponenti politici nazionali, sancì difatto la fine della NCO el’annientamento di Raffaele Cutolo.Cominciò da quel momento la corsa afar sparire ogni traccia e prova dellatrattativa. Dopo la disfatta della NCO, il clanNuvoletta diventa l’organizzazione piùimportante dell'area napoletana,supportato dai clan di GiuseppePolverino di Marano, di Nicola Nuzzodi Acerra, di Valentino Gionta e delsuo braccio destro Migliorino di TorreAnnunziata. Finita quindi la guerra con i cutoliani,i Nuvoletta iniziano una nuova battagliacon i restanti capi della NuovaFamiglia, rappresentata dai clanAlfieri di Nola, Galasso diPoggiomarino, Moccia, Bardellino di

Nelle foto: i colleghi assassinati dalla camorraAlfredo Paragano,Antimo Graziano, Gennaro De Angelise Nicandro Izzo

Aversa, Contini, Licciardi e Mallardo. Oggi Raffaele Cutolo ha settantacinqueanni ed è dal 1979 nelle patrie galeredove deve scontare una decina diergastoli ed è in regime di 41bis.Probabilmente è l’unico boss, tra tuttiquelli citati nei tre articoli, a nonessersi mai pentito. Vorrei chiudere l’articolo ricordando icolleghi che barbaramente sono statiuccisi per mano di assassini dellacamorra a cui vorrei dedicare questomio modesto lavoro:

Appuntato Alfredo Paragano, uccisoil 12 febbraio 1982 nei pressi dellasua abitazione ad Arzano, provincia diNapoli. In servizio presso la CasaCircondariale di Napoli. Nel mentre si recava allavoro, veniva dapprimainseguito e poi freddatomortalmente da alcunisicari. L'attentato, pochigiorni dopo, èrivendicato da un ignotogruppo che si sigla conl’acronimo di N.C.S.. A distanza di oltre 28anni dalla sua morte, sichiarirà la matricecamorristica del delitto. Alfredo Paragano è stato riconosciutocome Vittima del Dovere dalMinistero dell'Interno ai sensi dellaLegge 466/1980.

Brigadiere del Corpo degli Agenti diCustodia, Antimo Graziano, inservizio presso la Casa Circondarialedi Napoli Poggioreale. Il 14 settembre 1982 rientrando dalservizio appena prestato, all'internodella propria autovettura nei pressidell'abitazione, è raggiuntomortalmente danumerosi colpi d'armada fuoco da parte di tresconosciuti. Il Brigadiere Graziano èstato riconosciutoVittima del Dovere aisensi della Legge466/1980 dal Ministerodell'Interno. A lui è intitolata la CasaCircondariale di

Avellino, nonché intestata, insieme adaltri sette Caduti del Corpo, una targaricordo nel corridoio d'ingresso dellaCasa Circondariale di NapoliPoggioreale.

Agente Gennaro DeAngelis, ucciso in unvile agguato nelComune di Cesa, il 15ottobre del 1982 nellevicinanze della suaabitazione. L'Agentelasciò la moglie Adelee i tre figli Vincenzo,Marianna eAnnunziata cherimangono orfanirispettivamente all'età di nove, cinque

e due anni. Ilministero dell'Internoprima lo hariconosciuto Vittimadel Dovere ai sensidella legge 466/1980e successivamenteVittima dellacriminalitàorganizzata ai sensidella leggen.407/1998. Il 12 maggio del 2013

l’Anppe (AssociazioneNazionale PoliziaPenitenziaria) diAversa (CE) haintitolato all’agenteGennaro De Angelis lapropria sezione.

Appuntato NicandroIzzo, in servizio nelCarcere di NapoliPoggioreale, assassinato il 31 gennaiodel 1983. L’appuntato fu raggiunto da

un proiettile alla testa,sparato da un ignoto abordo di unamotocicletta. Izzolavorava nel carcerenapoletano dove datempo erano staterinvenute armi estupefacenti. L’appuntato lavoravaall'ufficio accettazionepacchi, uno dei varchi

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CRIMINI

28 • Polizia Penitenziaria n.242 • settembre 2016

per l'introduzione di oggetti ancheproibiti. Da lì però spostato di reparto e poitrasferito al carcere di Rebibbia dovesi sarebbe dovuto recare il giornosuccessivo alla sua morte. Nella serata dell'assassinio pervienealla testata giornalistica de Il Mattinouna rivendicazione telefonica da partedel sedicente Fronte dei Carcerati.Le indagini successive stabilirono lamatrice di stampo camorristicodell’omicidio. Nicandro Izzo è riconosciuto Vittimadel Dovere ai sensi della legge466/1980 dal Ministro dell'Interno.Nel 2011 nel comune di Calvi Risorta,di cui era originario Izzo, è statainaugurata una piazza intitolata allamemoria dell'appuntato. Nel 2012 il comune di PignataroMaggiore ha istituito una borsa distudio che ricorderà il sacrificio

dell'agente.

MarescialloPasqualeMandato, 53 anni,ucciso la mattina del5 marzo del 1983. Il Maresciallo degliAgenti di CustodiaPasquale Mandato èraggiunto danumerosi colpi di

arma da fuoco mentre si sta recando alavoro alla Casa Circondariale di SantaMaria Capua Vetere (CE).Il Maresciallo aveva fatto in modo chealcuni camorristi non potesserobeneficiare di favori e ciò aveva fattoscatenare la vendetta dei killer.A dargli il colpo di grazia è statoMichelangelo d'Agostino, affiliato espietato killer della NCI, poi diventatocollaboratore di giustizia. Il 15 ottobre 2008 viene assegnata alMaresciallo la Medaglia d'Oro alMerito Civile. Il maresciallo Mandato è statoriconosciuto Vittima del Dovere aisensi della legge 466/1980 dalMinistero dell'Interno. Il 16 maggio 2016. il CentroPenitenziario di Secondigliano è statointitolato a Pasquale Mandato. Alla prossima...

Nella foto: Pasquale Mandato

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Dove sono i dati ufficiali della recidiva?Altrimenti si fa solo propaganda

ormai un dato certo! Chi scontala pena in carcere, una voltache ne esce, torna a

commettere più facilmente un reato dichi, invece, in carcere non ci entranemmeno. Un concetto ormai entrato nella mentedi tutti e che tutti ripetono come unmantra. L’affermazione poggia sul concetto direcidiva che è molto più bassa in chiaccede alle misure alternative di chiinvece entra in carcere.Molto più basso e molto più alto, piùbello e più brutto, però, sono concettiun po’ vaghi. Rischiano di sembrare più delleopinioni che dati certi. Già, i dati, i numeri...Quali sono i dati ufficiali della recidivadi chi sconta la pena in carcererispetto a chi riesce ad evitare le patriegalere?Dati ufficiali non ce ne sono. Innessun documento del DAP, delMinistero della Giustizia, del Governo,compaiono i numeri, i dati ufficialisulla recidiva.

È Quindi, potrà sembrare strano, manessuno, oggi, in Italia, conosce i datireali sulla recidiva! Perdonate il numero eccessivo divirgole utilizzate nella precedenteaffermazione (5 virgole: dato certo),ma è importante chiarirlo bene questoconcetto: i dati ufficiali sulla recidivanon esistono!Non si possono fare comparazioni trale due diverse modalità di scontare lapena, non si possono redigere graficidell’andamento della recidiva neglianni, per tipologia di reato, per luogogeografico, per classi di età o perqualsiasi altro dato sociale.Fateci caso. Fate qualche ricerca.Ascoltate bene e leggete meglio.Mentono tutti!Ed infatti la recidiva di chi sconta lepene in carcere passa allegramentedal 90% al 70%, così, senza chenessuno chieda e che nessunospecifichi meglio. E i dati sulla recidiva di chi nonsconta la pena in carcere? Quella passa da un 20% ad uno0,79%, così, senza che nessuno

Federico OlivoCoordinatore areainformatica del [email protected]

WEB E DINTORNI

Polizia Penitenziaria n.242 • settembre 2016 • 29

"È uno slogan smentito dal tasso direcidiva tra i più alti d'Europa chesia sufficiente dire carcere perottenere sicurezza". (Andrea Orlando - Congresso deiRadicali italiani nel carcere diRebibbia, 1 settembre 2016)

“I dati ufficiali dicono che il 68,5%degli ex-detenuti commettono reatidopo essere usciti di prigione,numeri più realistici parlanodell'80% e oltre. Al contrario idetenuti che durante il periodo incarcere hanno la possibilità dilavorare, hanno una percentuale direcidiva inferiore al 10%.”(ottopagine.it, 10 agosto 2016)

"C'è bisogno urgente di un modellodi carcere diverso, che escadall'attuale modello passivizzante,in cui stai in branda e non fai nulla,in attesa che passi il tempo dellapena, il presupposto giusto per lafutura recidiva. Negli altri Paesi ilcarcere è studio, lavoro, sport e larecidiva cala". (Andrea Orlando -italyjournal.it, 3 agosto 2016)

"Un carcere organizzato così comeoggi non serve nemmeno pergarantire la sicurezza. Il carcerecosta ogni anno 3 miliardi di euro e

l'Italia è il Paese con la recidiva piùalta d'Europa. Chi invoca il carcerein nome della sicurezza in realtàcavalca una società ansiosa epropina una truffa". “I soggettiammessi a pene alternative eranocirca 20 mila. Adesso la situazione ècambiata. Abbiamo 54 mila detenutiper circa 50 mila posti, masoprattutto 40 mila soggettiammessi a pena alternativa. Bastafare una somma per rendersi contoche quando avevano piùcarcerazione i soggetti sottoposti alsistema penale erano meno di oggi.Si tratta di una grande svolta cheaiuta a generare più sicurezzaperché si abbassa la recidiva.”(Andrea Orlando - la Repubblica, 13luglio 2016)

"Non si tratta di rinunciare allasanzione ma di trovare altre formepiù utili alla sicurezza complessiva,perché il carcere spesso nongarantisce il maggiore inserimentosociale, bensì aumenta il rischiorecidiva". (Mauro Palma, GaranteNazionale per i Detenuti - Il FattoQuotidiano, 17 giugno 2016)

“Eppure, i numeri sulla recidiva delreato durante le misure alternativesono incoraggianti: solo lo 0,79 per

cento torna a delinquere.”(XII Rapporto di Antigone sullecondizioni di detenzione - Il FattoQuotidiano, 17 giugno 2016)

"La nostra è oggi una visionemeno carcero-centrica nellaconvinzione suffragata da studi edati alla mano, che l'espiazionenon in forma carceraria dellapena, abbassi drasticamente ilivelli di recidiva perché piùcarcere non deve più voler dire piùsicurezza.”(Andrea Orlano alla chiusura degliStati generali esecuzione penale -Italia Oggi, 18 aprile 2016)

Alcune recenti dichiarazioni sulla recidiva

chieda e che nessuno specifichi meglio.Ognuno è libero di dire quello chepensa e di credere quel che preferisce,ma quando si parla di decisioni e disistemi che riguardano milioni dipersone (perché l’assetto attuale efuturo del sistema penitenziario italianoriguarda tutti gli italiani), sarebbe piùcorretto, onesto, parlare con i dati in

mano, altrimenti si fa solopropaganda. I numeri ufficiali non cisono e quando mancano i numeripenso che ci sia un po’ troppaapprossimazione e quando c’è troppa approssimazione

mi sorge il dubbio che qualcuno stia giocando sporco. F

Nelle foto: nell’altra paginail Ministero della Giustizia

in basso il Ministro Andrea Orlando

Luca RipaDirigente SappeRappresentante dei lavoratori

[email protected]

SICUREZZA SUL LAVORO

L’evoluzione normativadella sicurezza sul lavoro

30 • Polizia Penitenziaria n.242 • settembre 2016

uando mi è stato proposto dalDirettore Editoriale di curarela rubrica riservata a questadelicata materia, la prima cosa

che ho pensato è che qualsiasi cosaavessi scritto sull’argomento, avrebbedovuto essere facilmentecomprensibile a tutti i lettori.La tematica riguardante la tutela dellasalute e della sicurezza sui posti dilavoro è, infatti, una tematicacomplessa, molto tecnica, ed incontinua evoluzione. Per queste ragioni, tenterò di trattarlain maniera più accessibile eschematica possibile, prendendocomunque spunto dai testi dei piùautorevoli esperti del settore.Per meglio comprendere questaimportantissima materia è bene peròiniziare, a mio avviso, dalle origini,evidenziando almeno in breve quelleche, nel nostro Paese, sono state, apartire dal secolo scorso sino adarrivare ai giorni nostri, le maggiorifonti d’ispirazione della normativa.Dai primi decenni del 1900 e finoall’entrata in vigore del nuovo CodiceCivile (1942), il problema dellasicurezza ed in particolaredell’integrità fisica del lavoratore, èstato visto come un problemarisarcitorio, mirando principalmente atutelare l’imprenditore sotto il profilopatrimoniale, e non ad attuare misureidonee a prevenire e ridurre il numerod’infortuni, che, secondo la culturadell’epoca, erano causatiessenzialmente da fatalità o dadistrazioni. In seguito, con l’introduzione delCodice Civile e della Costituzione(1948), assume, come vedremo,grande importanza la tuteladell'integrità psicofisica e morale dichiunque operi in un ambiente dilavoro, diventando un obbligogiuridico al quale sottoporre tutti i

soggetti, sia pubblici che privati. La nostra Carta Costituzionale, infatti,agli artt. 1 e 4, esprime prima il chiarointento del Legislatore di dare allavoro un valore assoluto qualestrumento di sviluppo e progressodella società, e agli artt. 35 e 41,manifesta poi la volontà di tutela deilavoratori tramite ogni possibileintervento di tipo preventivo,previdenziale ed assistenziale.Nel Codice Civile, invece, all’art. 2087viene prescritto l’obbligo del Datore diLavoro di adottare tutti gliaccorgimenti utili che l’esperienza e latecnologia mettono a disposizione pertutelare l’integrità fisica e lapersonalità morale dei lavoratori.Il Codice Penale, agli artt. 437 e 451,punisce con il primo, la “Rimozioneod omissione dolosa di cautelecontro gli infortuni sul lavoro” e conil secondo, la “Omissione colposa dicautele o difese contro disastri oinfortuni sul lavoro”.Coerentemente con tali principi,vengono emanati un insieme di Decretidel Presidente della Repubblica, voltiad imporre precisi obblighi e condotteda adottare per garantire la sicurezza(Prevenzione infortuni D.P.R. 547/55 -Igiene del lavoro D.P.R. 303/56, D.P.R.164/56 – Prevenzione infortuni nellecostruzioni.).

Dopo tale periodo, si assiste ad unasostanziale stasi normativa durata sinoalla fine degli anni '80, con la solaeccezione della Legge 300/70, loStatuto dei lavoratori, con la quale siattribuisce alle rappresentanze deilavoratori il diritto di controllarel’applicazione delle norme per laprevenzione degli infortuni e dellemalattie professionali e di promuoverela ricerca, l’elaborazione e l’attuazionedi tutte le misure idonee a tutelare laloro salute e la loro integrità fisica. La svolta avviene nel giugno 1989,quando il Consiglio delle ComunitàEuropee, emana la direttiva89/391/CEE. Quest’ultima viene definita dagliesperti come direttiva quadro (omadre) in quanto riguardal'attuazione di misure volte apromuovere il miglioramento dellasicurezza e della salute dei lavoratoridurante il lavoro. Essa comprende principi generalirelativi alla prevenzione dei rischiprofessionali e alla protezione dellasicurezza e della salute,all'eliminazione dei fattori di rischio edi incidente, all'informazione, allaconsultazione, alla partecipazioneequilibrata conformemente allelegislazioni, alla formazione deilavoratori e dei loro rappresentanti,

Q

nonché direttive generali perl'attuazione dei prefati principi.Questa importante direttiva europea,ed altre emanate successivamente,vengono finalmente recepite dalloStato italiano, a parer mio concolpevole ritardo, con l’emanazionedel Decreto Legislativo 626 del 19settembre 1994.Tale Decreto Legislativo rappresentaun salto di qualità rilevante che spostal’attenzione dalla sola prevenzionetecnica ad un disegno giuridico di piùampio respiro, che vede l’uomo alcentro del sistema prevenzionale; siinterviene sull’organizzazione, sullaformazione ed informazione, sullasensibilizzazione e partecipazione deilavoratori. Per la prima volta viene dettato perlegge l’obbligo di organizzare lasicurezza in azienda e di gestirlasecondo le indicazioni contenute nelDecreto stesso.Nell’aprile 2008 viene pubblicato ilDecreto Legislativo n. 81 (cosiddettoTesto Unico) in attuazione dell’art. 1della L. 3 Agosto 2007, n. 123, inmateria di tutela della salute e dellasicurezza nei luoghi di lavoro. Questo Decreto coordina, riordina eriforma le principali norme vigenti ed icapisaldi della legislazione in materiadi salute e sicurezza nei luoghi dilavoro sostituendole con una sorta diCodice Unico.I Decreto Legislativo sulla sicurezzanei luoghi di lavoro, modificato edintegrato in alcuni articoli dal DecretoLegge 69/13 e dal D.Lgs. 151/15, godedi un campo di applicazione più estesodel precedente, definendo meglio nonsolo i soggetti destinatari degliobblighi di sicurezza ed i meccanismidi delega delle funzioni, ma stabilendoanche regole più ferree per la tenutadella documentazione relativa allatutela dei lavoratori.Il testo è costituito da 306 articolisuddivisi in XIII titoli e ben 51 allegati.Certo, non si può più parlare, comenel 1994, di una rivoluzione dellamateria, ma, si tratta comunque, diuna evoluzione normativa, in buonaparte vincolata dalle direttivecomunitarie da cui in larghissimaparte discende il nuovo decreto.

Polizia Penitenziaria n.242 • settembre 2016 • 31

F

Il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPe, in collaborazione conl’Accademia Europea Studi Penitenziari, ha contribuito alla realizzazione di unMASTER di II Livello in Studi Penitenziari e dell’Esecuzione Penale pressol'Università Telematica Pegaso.Il Master Universitario di II Livello in Studi Penitenziari e dell’Esecuzione Penalesi pone l’obiettivo di fornire gli strumenti giuridici necessari per affrontare leproblematiche connesse alla gestione dei criminali ed è indirizzato, inparticolare, ad appartenenti alle forze dell’ordine e a personale del sistemagiudiziario e dell’esecuzione penale.Il programma del Master, partendo dall’analisi del fenomeno criminale, esaminal’evoluzione della normativa in materia, senza perdere mai di vista l’aspettopratico, per garantire un continuo scambio tra teoria e prassi attraverso lostudio di casi pratici, per fornire quelle specifiche competenze necessarie perinteragire con soggetti sottoposti a provvedimenti di restrizione della libertàpersonale.Il Master si articola in più moduli che analizzano sia gli aspetti giuridici chequelli applicativi, con l’analisi dei casi pratici.Le materie di insegnamento ed i moduli didattici sono svolti da docentiuniversitari, professionisti ed organi istituzionali operanti nei settori diriferimento tra i quali il Cons. Riccardo Turrini Vita, Direttore Generale dellaFormazione del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, il dott. PietroBuffa, Direttore Generale del Personale del Dipartimento dell’AmministrazionePenitenziaria e il dott. Antonio Fullone Direttore della C.C. di NapoliPoggioreale.Il Master si svolgerà in modalità e-learning, con piattaforma accessibile 24ore/24 e avrà una durata di studio pari a 1.500 ore (60 CFU). Il sistema e-learning adottato prevede l’apprendimento assistito con unpercorso formativo predeterminato, con accesso a materiali didattici sviluppatiappositamente e fruibili in rete con un repertorio di attività didatticheinterattive, individuali e di gruppo, mediate dal computer con la guida ditutor/esperti tecnologici e di contenuto, in grado di interagire con i corsisti erispondere alle loro domande. è richiesto come titolo di ammissione diploma di laurea quadriennale delprevigente ordinamento o diploma di laurea specialistica e/o magistrale.

La quota di iscrizione è di 1.000 euro + 50 euro spese di bollo.

Per gli iscritti Sappe la quota d’iscrizione in convenzioneè di 600 euro + 50 euro spese di bollo.

info: [email protected][email protected] • tel. 063975901

MASTER DI II LIVELLOStudi Penitenziari

e dell’Esecuzione Penale

a cura diGiovanni Battista

de BlasisCOME SCRIVEVAMO

32 • Polizia Penitenziaria n.242 • settembre 2016

omicidio Bonincontro segueun periodo di relati va calmaall'interno dell'Ucciardone

dove però i mafiosi, nell'impunitàassoluta, dettano ancora legge e sipermettono perfino di picchiare gliagenti. Ciò accade anche grazie alleblande punizioni che seguono a questiepisodi di violenza. L'arroganza dei detenuti mafiosi è undato di fatto incontroverti bile; bisognaconvivere con loro e tollerarli amalincuore, contravvenendo magari aqualche sano principio oppureopporsi decisamente rischiandoveramente la vita. E' nella calda giornata del 6 agosto del1979 che l'agente Antonio Angiulli, inservizio alla 4ª sezione, viene picchiatoselvag giamente dal detenuto MicheleMicalizzi (lo ritrove remo protagonistaattuale in una recente maxi ordi nanzadi custodia cautelare che racconta 20anni di mafia a Palermo) ed altri suoicinque degni compari. Un episodio emblematico, forsesottovalutato dai mafiosi, che, comevedremo in seguito segnerà l'ini ziodella fine dello strapotere dei boss e diquei loschi figuri che con il lorocomportamento omissivo di fatto litutelavano.Qualcuno tra gli agenti, stanco disubire e di vedere come, perconnivenza o per paura, i mafiosi lafanno da padroni, invia un espostoanonimo alla magistratura, alMinistero di Grazia e Giustizia e ancheal giornale L’Ora di Palermo.E' infatti la rabbia degli agentidell'Ucciardone, per l'impunità di cuiaveva goduto il Micalizzi, a far scatu -rire lo scritto anonimo firmato Agentidi Custodia inferociti!L'esposto era corredato da precisiparticolari ed era scritto con stileburocratico. Il giornale L’Oralo pub -blica il 30 agosto (due giorni dopo la

Più di venti annidi pubblicazionihanno conferito

al mensilePolizia

Penitenziaria -Società Giustizia& Sicurezza la

dignità diqualificata fonte

storica, oltrequella di

autorevole vocedi opinione.

Laconsapevolezzadi aver acquisitoquesto ruolo ci

ha convintodell’opportunitàdi introdurre unarubrica - ComeScrivevamo -che contenga

una copiaanastatica

di un articolo diparticolare

interesse storicopubblicato tantianni addietro.

A corredodell’articolo

abbiamoritenuto di

riprodurre lacopertina,l’indice e lavignetta del

numerooriginale della

Rivista nel qualefu pubblicato.

scomparsa del Maresciallo Di Bonadel quale parleremo in seguito). “Gli agenti di custodia in forzapresso la C.C. Palermo comunicanoalla prima e seconda sede (Procura eMinistero n.d.r.) di prendere seriprovvedimenti di quanto segue, laterza sede (L'Ora) per conoscen zaall'opinione pubblica di quello chesuccede in questo carcere di mafia.Il giorno 6 agosto 1979 l’AgenteAngiulli di servizio 8-16 al cancellodella 4ª sezione, nello svolgere il suodovere di guardia è stato pic chiato emassacrato a pugni da quel (...)Micalizzi Michele assieme ad altri5 detenuti, il killer che porta con se20 anni di galera per l'uccisionedel nostro compianto ed amatocollega Cappiello (agente di P.S.ucciso il 2 luglio 1975, omicidioper il quale Micalizzi era statocondannato a 24 anni di reclusionen.d.r.). E' stato informato ilComandante il quale stavaprovvedendo ad inoltrare il(...) ma,con il potere di mafia che circola inquesto carcere, si è dovuto fermare.Facciamo presente che questa è laterza volta che questo (...) si buttacontro le guardie a picchiareinsieme ad altri. Se fosse stato unaltro dete nuto veniva subito isolatoe denunciato (pensare se troviamoun mazzo di carte da gioco nelleperqui sizioni viene portato perpunizione alla 9ª sezione per essereisolato). lnvece il (...) viene trattatocon i guanti bianchi assieme adaltri della sua risma”.E continuando a parlare del detenutoMichele Micalizzi, 30 anni, diPallavicino (quartiere di Palermo), gliagenti continuano “Gli concedono ilcolloquio straordinario ogni sabato,il quale lo fa nei vecchi uffi ci dellamatricola a porte chiuse senzaessere assistito da una guardia,

L’

quindi non si sa quello che succededentro. La roba che gli portano nonviene mai controllata come di fattinella sua cella tiene un coltello datavola, radio FM, asciugacapelli etutto quello che un altro detenutonon può avere (...).Il (...) e sia gli altri come lui , doverisiede sta libero 24 ore su 24. Nonaggiungiamo altro. Chiediamosoltanto che prendia te seriprovvedimenti del caso sopracitato.I signori civili e militari cheraccomandano questo (...)ricordi no che c'è una donna che

piange il suo uomo barbaramenteassassinato”Visto che dall’Ucciardone non erapartita nessuna denuncia e che ilMicalizzi aveva scontato 6 giorni dicella d'isolamento in infermeria ciaveva pensato l'anonimo ad avvertirela magistratura. Per quanto nonufficiale sempre una denuncia era ecosì partì l'inchiesta che ipotizzava ilreato di violenza a P.U. per il detenutoe quello di omissione di atti d'ufficioper gli AA.CC. che non avevanoinformato il giudice com'era lorodovere.Il Sostituto Procuratore dellaRepubblica Prinzivalli, cui era statoaffidato il caso aveva interrogato tutticoloro che nella vicenda erano inqualche modo coinvolti per ultimoaveva interrogato il MarescialloCalogero Di Bona.

lupara biancaper unMaresciallo “Era testimone del caso di violenzasull'agente Angiulli avvenutoall'Ucciardone il 6 agosto del '79 ilMaresciallo Calogero Di Bona, 35ann,i vicecomandante degli AA.CC.del carcere di Palermo. Egli era statointerrogato dal Sostituto Prinzivalli;pare che da lui, in particolare,volesse sapere dov'era finito ilregistro delle punizioni dei detenuti.Cosa abbia risposto Di Bona non sisa. Se que sto episodio sia davveroall'origi ne della scomparsa delMare sciallo lo stabilirà l'inchiesta

I misteri dell’UcciardoneIl pestaggio di Antonio Angiulli e lupara bianca per un Maresciallodi Giuseppe Romano

COME SCRIVEVAMO

33 • Polizia Penitenziaria n.242 • settembre 2016

con dotta dal Sostituto PietroGrasso”. Così scrive il cronista due giorni dopola scomparsa di Di Bona avvenuta lasera di martedì 28 agosto 1979.Era stato interrogato il sabatoprecedente e subito gli inqui rentiavevano ipotizzato un collegamento trala scomparsa e l'episodio avvenuto incarce re, anzi la polizia e i carabinierisi convinsero subito che si trattava diomicidio.Le speranze di ritrovarlo vivo, infatti, siassottigliavano inevitabilmente,quando fu ritrovata la FIAT 500 bianca(venerdì 29 agosto) posteggiata in viadei Nebrodi vicino all'incrocio con viaDe Gasperi. Gli sportelli erano aperti.Questo particolare venne consideratoun segno ben preciso, dal momentoche era una circostanza ricorrente neicasi di lupara bianca.Questa storia entra così a pieno titolotra i Misteri dell'Ucciardone. Ma ricostruiamo minuziosamente, conl'aiuto del cronista dell'epoca, ciò cheavvenne quel 28 agosto di diciassetteanni fà.“Alle ore 13 Di Bona finito il suoturno di servizio aveva raggiunto lamoglie Rosa Cracchiolo e i tre figli

nella sua abitazione di viaSferracavallo 164, una delle primecase della Borgata Marinaroscendendo dal viale che porta aTommaso Natale. Dopo il pranzo, ilgiovane Maresciallo s'era coricatocome d'abitudine. Poi, a pomeriggioinoltrato era uscito assieme ai suoifamiliari che aveva accompagnatopresso dei parenti proseguendo versola piazza di Sferracavallo; lì tra le18 e le 19 fu visto per l'ultima voltaal bar Profeta. All'ora di cena la moglie si eraimpensierita, difattierano rimasti chesarebbe ripassato aprendere lei e ibambini per tornarea casa e invece nonsi faceva vivonessuno. Da ciòscaturirà la denunciadi scomparsa.”Il direttore dell'epoca,Clemente Cesareo,fornisce delsottufficiale il quadrorassicurante di un giovane che “sasvolgere il suo lavoro concompetenza e senso di equilibrio.”Quando 15 anni addietro si eraarruolato negli AA.CC. era stato subitoassegnato a Palermo; qui aveva fattotutta la sua carriera fino all'incarico divice comandante.Mai uno scontro, un semplicecontrasto con colleghi e dete nuti,aggiunge il direttore. E' sicuro chenon aveva mai rice vuto minacce. Aveva con tutti rapporti amichevoli.“Che posso dire? Guardando tra lecarte del suo fascicolo abbiamoscoper to che proprio ieri(mercoledì) cadeva il suocompleanno. Quello che mi auguro èche per festeggiarlo si sia concessa,come dire, una distrazione”.Una battuta sicuramente infelice anchese il cronista in questo atteggiamentopercepisce che il direttore è convintodel contrario e cioè che la scomparsadi Di Bona sia un altro caso di luparabianca.Ma il diret tore va oltre, aggiunge unaciliegina alla dichiarazio ne precedente“L'Ucciardone è un carcere

sotto: la scena del crimine

Nelle foto:la copertina del numero di dicembre1996

sotto la vignetta

in basso a sinistrail Maresciallo Calogero Di Bonain un disegno diGiuseppe Romano

in basso a destrail sommario

difficile, molti misteri di Palermosono custoditi dietro queste sbarre.Eppure malgrado queste situazionispesso intollerabili sovraffollamentoecc.) l'ordine è soddi sfacente!”assicura il direttore. L'arguto cronista chiu de il suo pezzocon parole che di lì a poco siriveleranno profetiche: “Tutti sannoche si tratta dell'ordine imposto, piùche dal servizio degli agenti, da unpre ciso gruppo di mafia quello diDon Masino Buscetta. Per mantenere una convivenza

tranquilla, quanto basta, quivalgono più di tutte le leggi che nonsono scritte. E sono leggi che nonprevedono appelli né processi. Chi "sbaglia" paga. Il tutto, si capisce, secondo il metrodi chi giudica. L'Ucciardone non si smentisce e tienegelosamente custoditi i suoimisteri. F

L’ULTIMA PAGINA

34 • Polizia Penitenziaria n.242 • settembre 2016

Il mondo dell’appuntato Caputodi Mario Caputi eGiovanni Battista

de Blasis© 1992-2016

[email protected] PARLARE CON URGENZAAL DIRETTORE PER UNA QUESTIONE SINDACALE...

MA COME? ... SE L’HO APPENA VISTO AFFACCIATOALLA FINESTRA !

MI DISPIACEMA NON C’È...

SI... MA ANCHE LUI HA VISTO TECHE ARRIVAVI...