Società DR FRUIT S.r.l. S. Contrada Gallaccio s.n. 95048 ...
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ETNA GEO STUDIODott.Geol.Alfio Grassi
Corso dei Mille, 34 – 95122 CATANIA
Email: [email protected] - cell 338.5968265
COMUNE DI LENTINI (SR)
Società DR FRUIT S.r.l. S.Contrada Gallaccio s.n.95048 SCORDIA (CT)
AREA DI PIANO CAVE DI PRIMO LIVELLO SR01.I
PROGETTO DI UNA CAVA DI CALCARENITE SITA IN C.DA COSTA FIUMEFREDDO DEL COMUNE DI LENTINI
RELAZIONE GEOLOGICAD.M. 17/01/2018
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Dott.Geol.Alfio Grassi
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SOMMARIO
1.0 PREMESSA...............................................................................................................................................3
2.0 INQUADRAMENTO GEOGRAFICO..................................................................................................4
3.0 INQUADRAMENTO GEOLOGICO E TETTONICO........................................................................8
4.0 CARATTERISTICHE GEOMORFOLOGICHE...............................................................................14
5.0 CARATTERISTICHE IDROGEOLOGICHE....................................................................................18
5.2 Climatologia locale...............................................................................................................................21
6.0 CARATTERISTICHE GEOTECNICHE E SISMICHE..................................................................26
6.1 Pericolosità sismica di base..................................................................................................................28
7.0 CONCLUSIONI......................................................................................................................................36
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1.0 PREMESSA
Su incarico della società DR FRUIT s.r.l.s., con sede legale in SCORDIA (CT), Contrada
Gallaccio s.n., CAP 95048, P.I.: 05383010872, , PEC: [email protected], rappresentata
dall’Amministratore Unico GUERCIO Rocco, nato a CATANIA (CT) il 24/07/1993 , lo scrivente
Dott. Geol. Alfio Grassi, iscritto all’Ordine Regionale dei Geologi al n. 2352, ha eseguito lo studio
del sito interessato dal progetto di cava, localizzato in contrada “Costa Fiumefreddo”, in territorio
comunale di Lentini (SR).
Il materiale oggetto di coltivazione è costituito da calcareniti del Pleistocene inferiore
sovrapposti alle vulcaniti iblee del Pliocene medio-superiore.
Nel presente studio sono stati approfonditi gli aspetti geologici, idrogeologici e geotecnici
strettamente legati all’attività estrattiva, individuando i parametri geotecnici, utili per il calcolo della
stabilità dei fronti cava finali, che hanno permesso di progettare e verificare la configurazione
geometrica finale delle pareti di cava nel rispetto dei requisiti tecnici e di sicurezza.
Sono stati redatti, in allegato, le seguenti cartografie tematiche:
1) Carta geologica con relativo profilo a scala 1:10.000;
2) Carta geomorfologica a scala 1:10.000;
3) Carta idrogeologica a scala 1:10.000.
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2.0 INQUADRAMENTO GEOGRAFICO
L’area interessata dal progetto di cava è ubicata in territorio del Comune di Lentini, a nord-
ovest del centro abitato di Scordia (CT), in contrada Costa di Fiumefreddo, ad oltre 4,00 Km, in
linea d’aria, dai più vicini nuclei abitati di Scordia, è posta alla quota media di circa 200 m s.l.m, ed è
ubicata nella tavoletta IGM, a scala 1:25.000, denominata Militello Val di Catania, F. n. 273 I NO
(Fig. 1).
Figura 1 - Ubicazione dell’area di studio nella tavoletta a scala 1:25.000 - F. 273 I NO. In azzurro è segnata l’area in disponibilità e in rosso il limite di coltivazione.
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Nella figura 2 viene, invece, riportata l’ubicazione dell’area di cava nella C.T.R. n. 640060 a
scala 1:10.000.
Figura 2 - Ubicazione dell’area di studio nella CTR 1:10.000 n. 640060In azzurro è segnata l’area in disponibilità e in rosso il limite di coltivazione.
Per accedere al fondo si percorre la Strada Statale di Palagonia n. 385; al bivio, seguendo
l’indicazione per Scordia, si imbocca Strada Provinciale n. 217 e dopo100 m la Strada Provinciale
28/I per circa 1,400 Km, da cui si diparte la strada interpoderale che porta al fondo terriero in esame.
Le coordinate geografiche rilevate nel sistema WGS84 sono le seguenti:
- Latitudine 37°,3255 N;
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- Longitudine 14°,8106 E.
Nelle figure 3 è riportato il sito su ortofoto satellitare in cui è evidenziata, con un retino in
rosso, tutta l’area di Piano Cave di primo livello denominata SR01.I.
Figura 3 - Ubicazione dei sito con delimitazione dell’area di disponibilità in azzurro e de limite di Coltivazione in rosso. La parte retinata rappresenta l’area di Piano Cave di primo livello SR01.I
L’area in disponibilità della Società è catastalmente identificata dalle particelle n. 60-61-62-
63-110-111-112-113-156-157-158-240-241-346 del foglio di mappa n. 29 del NCT di Lentini, parte
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di queste particelle non saranno interessate da attività estrattiva poiché si trovano ubicate fuori
dall’area di Piano Cave.
I terreni ricadenti entro il limite di coltivazione sono identificati dalle particelle n. 62 partim,
63 partim, 110 partim, 111, 112, 113 partim, 157 partim, 158 partim e 346 del foglio di mappa n. 29
del NCT di Lentini.
Nella figura 4 viene rappresentata la planimetria catastale della cava, con indicazione del
limite di disponibilità.
Figura 4 - Planimetria catastale dell’area di cava con indicato il limite di disponibilità.
L’area interessata dal progetto di cava ha un’estensione di circa 28.006 mq e ricade nell’area
di Piano Cave di primo livello SR01.I e, in passato, una parte dell’area è stata oggetto di
escavazione, mentre l’area in disponibilità della Società è estesa mq 50.885.
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3.0 INQUADRAMENTO GEOLOGICO E TETTONICO
A scala regionale, nella struttura geologica della Sicilia si distinguono tre principali elementi:
la Catena settentrionale Appennino-Maghrebide, l’Avanfossa Gela-Catania e l’Avampaese Ibleo
(Lentini & Vezzani, 1978). Secondo questo schema, l’area in esame ricade nell’estremità nord-ovest
dell’Avampaese Ibleo, l’attuale margine emerso della placca africana, dove si distinguono una zona
centro-orientale, l’Altopiano calcareo, ed una zona occidentale, detta Zona di Transizione o di
Avanfossa esterna.
L’area Iblea è caratterizzata dalla sedimentazione carbonatica dell'era secondaria, seguita
poi dalle sequenze marnose-argillose interrotte da sporadiche effusioni basaltiche; nel Cretaceo
superiore un ulteriore fase tettonica produsse l’emissione di grossi volumi di vulcaniti basiche
soprattutto lungo la regione ionica.
La repentina variazione batimetria causata dagli accumuli vulcanici è all’origine delle
scogliere a rudiste e coralli di Pachino.
Durante il Terziario persistono i due domini contigui: quello orientale, caratterizzato da una
sequenza carbonatica di mare poco profondo e influenzata dallo sviluppo di prodotti vulcanici, e
quella formata essenzialmente da sedimenti carbonatici alimentati dalle aree orientali e deposti su una
base carbonatica degradante verso il mare aperto.
Nel settore orientale affiora una successione stratigrafica spesso lacunosa e caratterizzata da
facies marine di acque basse, di età compresa tra il Cretaceo e il Miocene superiore, alla quale si
intercalano due orizzonti di vulcaniti basiche.
Al di sopra dei termini cretacei si estende una copertura oligomiocenica costituita dalla
Formazione dei Monti Climiti, suddivisa nei Membri di Melilli in basso e dei Calcari di Siracusa in
alto costituiti rispettivamente da calcareniti pulverulente biancastre e biolititi algali con rodoliti e
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coralli. Segue una sequenza di vulcanoclastiti con abbondante frazione sedimentaria, generatesi per
esplosioni freatomagmatiche in ambiente marino di acque basse o subaereo, cui viene attribuito il
nome di Formazione Carlentini vulcaniti iblei (di età tortoniana).
La Formazione Monte Carruba costituita da calcari teneri e da lumachelle infra-messiniane
chiude in alto la successione, con significato di deposito preevapotitico.
Le facies supracretacee-mioceniche del settore centrale e occidentale del Plateau Ibleo
consistono invece di sedimenti carbonatici di ambiente pelagico.
Gli affioramenti più antichi sono dati da calcari marnosi del Cretaceo inf. cui seguono calcari
marnosi con selce di età cretaceo-eocenica. Nell’area di Monterosso, Vizzini e Licodia Eubea il limite
Cretaceo-Terzario è caratterizzato dalla presenza di strutture sinsedimentarie, quali, brecce
intraformazionali, slumps, ecc., probabilmente connesse ad una instabilità tettonica del bacino.
Seguono estese successioni carbonatiche di ambiente da neritico a pelagico, note come
Formazione Ragusa.
Tale successione è suddivisa in due parti: quella inferiore (Membro Leonardo) caratterizzata
da calcilutiti e marne di età oligocenica, quella superiore (Membro Irminio) da calcareniti e marne di
età inframiocenica.
Questa Formazione passa talvolta gradualmente alle marne della Formazione Tellaro di età
medio-miocenica con sporadiche intercalazioni calcarenitico-marnose.
Superiormente e lateralmente la Formazione Tellaro passa alle calcareniti tortoniane della
Formazione Palazzolo in parte coeve alle calcareniti della Formazione dei Monti Climiti.
Sull'altipiano calcareo non vi sono tracce di sedimenti evaporitici, probabilmente perché esso
era emerso durante il Messiniano superiore. A NO dei sistemi di Comiso-Chiaramonte e di
Monterosso-Pedagaggi, sono invece diffusi depositi evaporitici localizzati all’interno di depressioni
strutturali sinsedimentari.
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I prodotti vulcanici presenti nell’area Iblea possono essere ascritti a tre principali
manifestazioni datate al Cretaceo superiore, al Miocene superiore ed al Plio-Pleistocene. In
superficie, gli affioramenti vulcanici più antichi sono quelli cretacei di Pachino e quelli affioranti a
nord di Siracusa.
I depositi quaternari, che orlano il Plateau Ibleo, derivano da una successione di eventi
tettonici.
L’analisi strutturale (G. Tortorici ed altri gennaio 2006) ha messo in evidenza l’esistenza
nell’area di tre fasi deformative. La prima a carattere distensivo è datata Pliocene superiore-
Pleistocene inferiore. La seconda fase è di natura compressiva ed è responsabile della formazione di
strutture fragili e duttili di dimensioni metriche, con assi orientati circa E-O. L’età di tale
deformazione è posteriore al Pleistocene inferiore ed è stata stabilita sulla base dei sedimenti
carbonatici coinvolti nel piegamento. La terza fase tettonica, anch’essa di tipo distensivo, riveste una
particolare importanza in quanto coinvolge sedimenti recenti.
Nel Pleistocene inferiore si è dunque verificato un evento contrattivo causato dalla migrazione
del fronte più esterno della catena che è stato registrato nel settore nord dell’Avampaese Ibleo.
Questo si è inserito in un più generale contesto estensionale causato dal progressivo collasso del
margine settentrionale ibleo al di sotto del fronte della catena stessa.
L'area investigata ricade a ridosso del dominio strutturale di avampaese (Plateau lbieo) e,
verso nord, del dominio di avanfossa e della Falda di Gela.
E' bordato, nella parte nord-occidentale, dai depositi di avanfossa, con sedimentazione silico-
clastica depositatasi prevalentemente durante il Pliocene e il Quaternario. Questo settore di Plateau,
cui corrisponde l'area di studio, è stato interessato dalla tettogenesi plio-quaternaria, che ha prodotto
l’accavallamento del fronte più esterno della Catena Appenninico-Maghrebide (Falda di Gela) sulle
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parti più periferiche dell’avampaese. Questo sottoscorrimento avviene con sistemi di faglie ad
andamento NE-SO sul bordo settentrionale.
Gran parte delle rocce vulcaniche degli lblei affiorano nell`area nord dell’altopiano. In
particolare nel triangolo compreso tra Vizzini, Licodia Eubea e Mineo, l'attività vulcanica si sviluppa
costantemente in ambiente submarino, come dimostra ia presenza di ripetuti livelli di brecce
vulcaniche alternate ai “Trubi" ed alle marne medio-plioceniche.
Il Pliocene superiore è scarsamente rappresentato in queste aree, ad eccezione del piastrone
calcarenitico di Licodia Eubea. L`attivita vulcanica submarina e quella subaerea, quest’ultima
presente nell’area studiata, sembra spingersi, fino al basso Quaternario, nelle aree più settentrionali
vicino all`avanfossa, dove alle vulcaniti submarine si intercalano livelli di biocalcareniti del
Pleistocene Inferiore.
Secondo Carbone (1985) i depositi pleistocenici sono riferibili a due cicli principali: quello
del Pleistocene Inferiore, sviluppatosi essenzialmente in un emiciclo trasgressivo, è costituito da
calcareniti e da argille in rapporto di eteropia sia verticale che laterale. Il secondo ciclo, marcato da
una debole discordanza angolare e da un paleosuolo, è rappresentato da conglomerati e dalla
"panchina" medio-pleistocenica. I depositi alluvionali della piana fluviale a NW di Palagonia, che si
raccorda con la Piana di Catania. ricoprono i depositi dell'avanfossa siciliana.
Nella parte più settentrionale dell'area di studio, affiorano i termini della Catena Appenninico-
Maghrebide, ed in particolare quelli della Falda di Gela.
I terreni interessati dal progetto di coltivazione della cava sono costituiti dalle calcareniti
derivate dal primo ciclo di trasgressioni del Pleistocente inferiore. Le calcareniti di colore
bianco giallastro sono composti da livelli di calcareniti organogene. La statigrafia è sub-
orintontale e, a tratti, si riscontra una stratificazione incrociata. Alla base delle calcareniti si
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riscontrano elementi lavici con passaggi eteropici con le vulcaniti sottostanti. Il passaggio tra
vulcaniti e calcareniti è caratterizzato dalla presenza di lenti conglomeratiche ad elementi vulcanici.
La formazione vulcanica riferita al Pliocene medio superiore appare potente.
Le risultanze dello studio geologico di dettaglio della zona studiata sono state sintetizzate
nella carta geologica a scala 1:10.000, che fa parte integrante della presente relazione.
Localmente le formazioni geologiche affioranti sono stati distinti dall’alto in basso, come di
seguito indicato:
· Terrazzi fluviali;
· Calcareriti e sabbie gialle passanti verso l’alto e lateralmente ad argille del Peistocene inferiore;
· Vulcaniti basiche subaeree del Pliocene medio-superiore.
Localmente le formazioni geologiche affioranti sono direttamente interessate da faglie con
direzione NE-SO che formano un sistema a Horst e Graben, come è facilmente riscontrabile nella
figura 5 che rappresenta lo stralcio della Carta Geologica della Sicilia Sud Orientale a scala 1:100.000
di Lentini.
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Figura 5 – Stralcio della Carta Geologica della Sicilia sud orientale di Lentini. Sistema di faglie Horst e Graben. Con la freccia è indicata l’area di cava in progetto.
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4.0 CARATTERISTICHE GEOMORFOLOGICHE
L’area, nel suo insieme, presenta un assetto morfologico strettamente legato alle
caratteristiche dei terreni affioranti e alle attività antropiche presenti.
Dal punto di vista morfologico, a largo raggio, la maggior parte dell’area è costituita da un
altopiano che a partire da quota 1000 m s.l.m. in corrispondenza dei rilievi basaltici di Monte Lauro
va gradualmente a degradare verso Sud e verso Est fino al livello del mare, e verso nord fino alla
Piana di Catania.
Il plateau, prevalentemente carbonatico, risulta profondamente inciso da una rete dendritica di
valli localmente dette “cave” che drenano il deflusso superficiale nel settore sud-occidentale verso
sud con recapito nel Mare Mediterraneo, nel settore settentrionale e orientale verso Est con recapito
nel Mare Ionio.
Localmente i rilievi caratterizzati dai termini sedimentari calcarenitici, e, subordinatamente
dai termini vulcanici, presentano una morfologia a tratti accidentata ed irregolare. A sud dell’area in
esame si riscontrano alti e bassi strutturali derivate dalla presenza del sistema di faglie ad Horst e
Graben. In una tale situazione strutturale si sono formati alcuni corsi d’acqua, quali i torrenti
Ippolito, Tricona, Barbaianni e Reina.
Spesso le calcareniti presentano al tetto ampie superfici erosive planari, che conferiscono ai
rilievi un caratteristico aspetto tabulare. Trattandosi di uno spessore di calcareniti non molto potenti
in questo settore, le scarpate, che delimitano le superfici pianeggianti, risultano poco elevate, con
fenomeni gravitativi scarsi e di modesta entità.
Il reticolo idrografico è abbastanza sviluppato, ma il flusso idrico è legato ai periodi piovosi e
non interessa la zona di cava, la vicinanza e la quota del limitrofo impluvio permette di drenare le
acque meteoriche per essere raccolte e avviate nel Canale Fiumefreddo, tributario del Torrente
Serravalle, con recapito finale nel fiume Simeto.
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Le quote maggiori si riscontrano a sud-ovest dell’area in esame, nelle colline di Costa di
Fiumefreddo che raggiungono quote superiori ai 500 m come Poggio Forca (587 m s.l.m.)e Poggio
Vina 563 (m s.l.m.). La morfologia in taluni tratti ad ovest-sud-ovest dell’area in esame degrada
velocemente creando una erosione incanalata molto evidente.
Le zone di altopiano subiscono invece una erosione diffusa.
Figura 6 – Idrografia del sito
L’alimentazione dei corsi d’acqua perenni, anche durante i periodi non piovosi, può altresì
avvenire in modo puntiforme attraverso polle ubicate in corrispondenza di fratture lungo il subalveo
roccioso.
L’assetto geomorfologico complessivo dell’area in esame appare stabile e non si riscontrano
elementi che portano a delineare una potenziale dissestabilità.
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Tale affermazione appare compatibile con lo studio eseguito sulla documentazione del PAI
della Regione Sicilia,
A riguardo, ai fini della valutazione della pericolosità geomorfologica ed idraulica è stata
esaminata la cartografia ed i documenti del P.A.I. Sicilia, da cui è emerso che l’area di cava in
progetto non è interessata da fenomeni di dissesto o di pericolosità idraulica.
Come è possibile notare esiste un’area di pericolosità di tipo ELEVATA anche se con assenza
di rischio, ma che è distante dal sito oltre 200 m, come appare evidente nella figura 6.
Figura 7 – Stralcio della Cartografia PAI Sicilia
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Nel comprensorio in esame sono molto evidenti i segni dell’azione antropica in termini di
rimodellamento morfologico. Nei bacini estrattivi, posti a circa 400 m a sud dell’area in esame, il
caos morfologico dovuto all’attività pregressa di cava appare molto evidente, con fronti residuali
subverticali alternati a zone di scavo. E’chiaro che solo un intervento straordinario di riqualificazione
ambientale, con modellazione dei fronti di scavo, livellamento dei piazzali di cava abbandonati e
conversione dei siti in in giardini agricoli, può favorire una mitigazione dell’impatto ambientale di
queste aree degradate. Altrettanto incisiva nel modificare l’assetto morfologico locale è stata l’attività
agricola che, in molti casi, ha comportato lo spietramento e il livellamento di terreni accidendati, con
realizzazione di terrazzamenti lungo i pendii collinari.
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5.0 CARATTERISTICHE IDROGEOLOGICHE
E’ noto che la circolazione delle acque sotterranee è strettamente legata alla tipologia dei
terreni che costituiscono l’acquifero, alla loro distribuzione, al loro grado di trasmissività, nonché dai
rapporti intercorrenti tra i vari litotipi.
La distinzione tra litotipi permeabili ed impermeabili è funzione del coefficiente di
permeabilità k; i litotipi che hanno k minore di 10-9 vengono definiti impermeabili, mentre i litotipi
con k superiore a tale valore vengono definiti permeabili.
La permeabilità, a sua volta, viene distinta, in m/sec, nei seguenti gradi:
Alta con K > 10-4
Media 10-6 < K < 10-4
Bassa K < 10-6
Sulla base delle caratteristiche geologico – strutturali riscontrate nel sito in esame, l’area
interessata dal progetto presenta una permeabilità, medio-bassa.
Tuttavia in profondità si riscontrano falde idriche produttive. Esiste, in prossimità dell’area in
esame, un pozzo della profondità di 300 m con il livello statico a 200 m di profondità, con una
produttività di circa 5 litri/sec, che è stato ubicato nella carta idrogeologica allegata.
Le acque sotterranee circolano, prevalentemente nei depositi vulcanici plio-pleistocenici con
direzione di deflusso verso Nord - Nord - Est. Il substrato semipermeabile del suddetto acquifero è
costituito localmente dalle stesse vulcaniti più antiche a bassa permeabilità
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5.1 Idrologia Superficiale
L’area in esame presenta una serie di linee di impluvio (valloni) che solcano, in particolare, i
terreni meno permeabili, tutti tributari del Canale Fiumefreddo, quest’ultimo presente a qualche
chilometro a nord est dell’area in esame.
Le linee di impluvio presenti nel circondario hanno una lunghezza limitata ed una sezione
idraulica spesso profonda ma risultano attivi solo in alcuni periodi della stagione piovosa, in
concomitanza di precipitazioni intense.
Il progetto prevede la realizzazione di un canale di drenaggio per allontanare dalla cava le
acque proveniente dal sottobacino imbrifero. Le acque raccolte saranno poi avviate, tramite un
canale laterale posto ad ovest della cava, direttamente nel reticolo idraulico esistente, così come
rappresentato nella figura 7 con linea verde.
Figura 8 – In verde il canale di drenaggio per inviare le acque meteoriche nel reticolo idrografico esistente.
L’acqua meteorica, raccolta entro l’area di cava, interessa in totale una superficie di 28.006
mq, il sottobacino imbrifero sotteso alla cava è di circa 30.000 mq. Per le opere di regimentazione
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idraulica da realizzarsi a conclusione dei lavori di cava, si rimanda alla relazione di progetto di
recupero ambientale, allegata alla presente.
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5.2 Climatologia locale
Dal punto di vista climatico la zona appare influenzata dall’orografia. La tabella 1 che segue
riporta la piovosità registrata nella stazione pluviometrica più vicina, quella di Lentini, relativa agli
anni 1985- 2015, tratta dagli annuari dell’Osservatorio delle acque della Regione Sicilia. Per i periodi
più recenti ci si è riferito al sito del SIAS Sicilia.
ANNO/MESE GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC TOTALE
1985 94,2 11,8 61,8 37,2 17,8 0 2,2 0 5,2 14,2 7,8 17,4 269,6
1986 12,2 17,2 14,4 1 1,4 4,2 28,4 2,6 94,4 265,2 272,2 78,2 791,4
1987 35,2 27,6 80,6 32,8 31,6 1,6 0 0 10,2 16,6 40,4 17 293,6
1988 69 18,6 28,6 12,4 7,8 3,8 0 64 27,6 23,4 50,6 78 383,8
1989 122,8 92 38,8 6,6 14,4 2,4 1,6 1,8 22,2 115,2 70,6 195,2 683,6
1990 155,8 6,4 5 28,6 27,4 0,8 0,8 59,8 21,2 51,2 212 129,6 698,6
1991 117,4 70,2 172,6 37 20,8 8,6 0 0,6 55,8 65,8 45,2 193,4 787,4
1992 178 22,4 16,8 11,2 85,8 0 0 0 2,6 55 1,6 244,4 617,8
1993 27,4 64,8 28,8 9 45,6 0 0 1,6 29,6 78,2 184 44,8 513,8
1994 43,8 32 0,8 32,2 11 21,6 31 4 30,2 88,8 50,2 36,6 382,2
1995 86,6 15 40,4 12 2,8 0 0 31,6 116,4 10 75,2 155,2 545,2
1996 253,6 183,6 141 8,8 22,6 38 6,2 11,2 21,4 71,4 3,2 131 892
1997 53 27,4 69,2 27,4 17,4 5,8 0 128,2 55,2 285 123,8 46,8 839,2
1998 62,4 4,8 15 21 11,4 0 0 1 0 0,2 45,2 43,6 204,6
1999 32,2 16,8 46,8 5,6 1 0,2 12,4 13,6 77 20,6 288,6 134,2 649
2000 66,4 26,8 2,2 39,8 14 9 0 0 47,6 56 19,4 47 328,2
2001 131,2 15,2 10,4 11,2 26 2,4 0 9,6 0 0 23,6 115,4 345
2002 42,2 19,2 20 32 39,8 0,2 37,4 8,6 42,4 8,6 100,4 25,4 376,2
2003 146,2 133,6 32,6 110,4 2,4 3,4 0 37,4 253,8 68,4 148,2 175 1111,4
2004 9,2 6,6 44,6 79,2 20,4 33,8 39 0 51,6 15,8 134 165,4 599,6
2005 NON DISPONIBILE
2006 NON DISPONIBILE
2007 4,6 31,6 223,6 28,6 3,6 65,2 0 0 23,2 90,4 114,4 161,6 746,8
2008 29,8 21,6 31,2 37,8 11,6 2 0 11 43,8 16,8 75,8 143,2 424,6
2009 278,4 14,2 25,8 72,8 26,4 0,4 3,8 20,6 102,8 102,4 8,8 36,8 693,2
2010 158,8 72 107,2 9,8 2 14 6 0 92,8 96,8 84,4 32 675,8
2011 82,8 166 97,8 129,2 93 0,4 0 0 111,8 90,8 125,6 67,8 965,2
2012 158,8 181 154,6 42,2 8,4 0 19,6 20,2 50,8 45,6 138,4 8,4 828
2013 29,8 22,4 56,2 36,2 3,2 0 8,2 79,8 82 8,4 114 131,4 571,6
2014 34,2 86,8 26,2 28 15,4 21,8 0,2 0 8,4 26,6 109 56 412,6
2015 65,2 195 91,2 1,4 12,8 11,4 43,2 26,8 83,2 183,2 105,2 23,8 842,4
Tabella 1- Piovosità della stazione pluviometrica di Lentini dal 1985 al 2015
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La Figura 9 riporta il grafico della piovosità registrata nella stazione pluviometrica più vicina,
quella di Lentini a partire dal 1985 fino al 2015, mentre la figura 10 riporta la piovosità media per
mese a partire dal 1985 al 2015.
gen feb mar apr mag giu lug ago set o� nov dic0
5
10
15
20
25
30
35
Temperature medie mensili
2015 2001
MESI
Tem
per
atu
re °
C
Figura 9 – Piovosità annuale
GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC0
20
40
60
80
100
120
Media della piovosità mensile dal 1985 al 2015
MESI
Pio
vosi
tà in
mm
Figura 10 – Piovosità media mensile della stazione di Lentini dal 1985 al 2015
Nella figura 11 sono state riportate la carta delle precipitazioni totali del periodo Gennaio –
Aprile 2013 e la carta del deficit delle precipitazioni Gennaio – Aprile 2013 confrontata con la
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precipitazione media degli anni 2003-2012, estratte dal sito del SIAS, dove emerge, nell’area in
esame, un deficit di piovosità variabile dal 10% al 20%.
Sulla base dei valori mediani annui si riscontra che la precipitazione nella fascia collinare,
interessata dallo studio, si attesta su valori medi di circa 602 mm/anno.
Dall’analisi degli eventi estremi, è emerso che la precipitazione di massima intensità̀ oraria
misurata nella stazione di Lentini presenta un massimo di 128 mm. (17/12/2003).
Questo dato, collegato alla misura della limitata estensione del sottobacino imbrifero che
sottende la superficie di cava, permette di esprimere un giudizio di bassa pericolosità idraulica,
confermando quanto è risultato dallo studio del PAI Sicilia.
Ai fini di una valutazione climatica della zona, nella tabella 2 e nella tabella 3 che segue sono
sintetizzate le temperature della stazione di Lentini, rispettivamente agli anni 2015 e 2001.
I dati mensili medi dei due anni sono stati messi a confronto per l’andamento mensile delle
temperature.
L’area in esame risulta molto calda e arida, infatti, la temperatura media annua è di 18,36°C e
il periodo arido si estende da maggio a settembre.
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Figura 11 – Periodo Gennaio-Aprile 2013 - Carta della precipitazione totale e Carta del deficit delle precipitazioni
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Tabella 2 – Quadro delle temperature registrate nel 2015 nella stazione di Lentini
Tabella 3 - Quadro delle temperature registrate nel 2001 nella stazione di Lentini
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GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC0
20
40
60
80
100
120
Media della piovosità mensile dal 1985 al 2015
MESI
Pio
vosi
tà in
mm
Figura 12 – Confronto dell’andamento mensile delle temperature nel 2001 e nel 2015
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6.0 CARATTERISTICHE GEOTECNICHE E SISMICHE
La risorsa naturale da sfruttare è costituita da calcarenite organogena.
Ai fini della caratterizzazione geotecnica si è proceduto ad acquisire i dati di letteratura
scientifica, abbinandoli con quelli di laboratorio su campioni prelevati, precedentemente, in cave
simili, la cui caratterizzazione geotecnica può essere sintetizzata con i seguenti dati cautelativi:
Peso di Volume γ = 17,26 KN/mc
Peso di volume saturo γsat = 17,84 KN/mc
sigci - Resistenza Compressione Uniassiale Roccia Intatta - 11 MPa
GSI - Geological Strenght Index ammasso(adimensionale) - 40,00
mi - Indice litologico ammasso (adimensionale) - 19,00
D - Fattore di disturbo ammasso (adimensionale) - 0,7
Fattore di riduzione NTC2018 gamma PHI=1.25 e gamma C=1.25
Dal punto di vista sismo-tettonico non sono state rilevate in superficie strutture sismiche
attive. Nelle faglie presenti a sud-est della cava, non sono stati riscontrati segnali di attività.
L’analisi e l’elaborazione statistica dei dati sismici desunti dai terremoti di massima intensità,
avvenuti in Italia negli ultimi mille anni, hanno avuto come risultato la pubblicazione, nel corso di
due decenni, da parte di ENEL, CNR, GNDT, INGV, di una serie di mappe di zonazione del rischio
sismico nazionale, ai fini della protezione civile e dei criteri di progettazione tecnica in zona sismica,
che vedono la Sicilia come una delle regioni d’Italia in cui si ha la maggiore probabilità di terremoti
di elevata intensità macrosismica e magnitudo, specialmente per periodi di ritorno maggiori di 100
anni.
In particolare, è il settore ibleo quello dove sono state stimate le massime intensità
macrosismiche, per i terremoti del 1169, 1693, 1818, tra il IX e l’XI grado Scala Mercalli.
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La causa della sismicità degli Iblei è da ricercare nel suo assetto geologico-strutturale,
configurandosi l’altopiano come area di Avampaese, in cui la distribuzione degli epicentri dei
terremoti ricade lungo i principali sistemi di faglie che lo interessano, quindi lungo la Scarpata Ibleo-
Maltese nel margine ionico, lungo la Linea di Scicli e le strutture tettoniche della Zona di Transizione
e dell’Avanfossa Gela–Catania nel margine settentrionale e nord occidentale ibleo.
Ai fini dell’azione sismica si è provveduto a calcolare l’accelerazione sismica orizzontale max
nello stato limite di salvaguardia della vita (SLV) ai sensi del punto 3,2,1 del D,M, 17/01/2018.
La valutazione delle azioni sismiche sulle strutture viene condotta in relazione ad un periodo
di riferimento c che si ricava moltiplicando la vita nominale V N per il coefficiente d’uso CU (§2.4.3
NTC 2018).
Nel caso specifico risulta:
V N = 50 anni (Opere ordinarie, ponti, opere infrastrutturali e dighe di dimensioni
contenute o di importanza normale)
CU= 2 (Classe d’uso II §2.4.2 NTC 2018)
V R= 50 anni
Gli stati limite nei confronti dell’azione sismica, in relazione alle prestazioni della costruzione
nel suo complesso, si dividono in:
Stati limite di esercizio
Stato Limite di Operatività (SLO);
Stato Limite di Danno (SLD).
Stati limite ultimi
Stato Limite di salvaguardia della Vita (SLV);
Stato Limite di prevenzione del Collasso (SLC).
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Per ciascuno degli stati limite considerati viene associata una probabilità di superamento nel
periodo di riferimento PV R (Tab. 3.2.I. NTC 2018).
Per ogni valore di PV R viene calcolato il periodo di ritorno medio T R di un evento avente
quell’entità attraverso la seguente relazione:
T R=− V R
ln (1− PV R)
i valori così ottenuti vengono riportati nella seguente tabella:
Stato
limite
PV R[%] T R[anni]
SLO 5 30
SLD 10 50
SLV 63 475
SLC 81 975
6.1 Pericolosità sismica di base
L’elemento di conoscenza primario per la valutazione delle azioni sismiche in un determinato
sito è rappresentato dalla “pericolosità sismica di base”. Questa viene espressa, per ogni stato limite,
in funzione della probabilità di superamento PV R in termini di spettro di risposta in accelerazione per
un suolo di categoria A.
I parametri che identificano la pericolosità sismica di base sono:
ag : accelerazione orizzontale massima al sito;
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F 0 : valore massimo del fattore di amplificazione dello spettro in accelerazione orizzontale;
TC❑
: periodo di inizio del tratto a velocità costante dello spettro in accelerazione orizzontale.
Tali parametri vengono forniti dalla norma (NTC 2018), per diversi periodi di ritorno T R, su
tutto il territorio nazionale in un numero di punti che definiscono un reticolo di riferimento. Pertanto,
per ogni punto del territorio nazionale è possibile individuare quattro punti del reticolo in modo da
definire una maglia. I parametri sismici di tale punto si ottengono da quelli della maglia attraverso la
seguente relazione:
p=
∑i=1
4 pi
di
∑i=1
41di
dove:
p : generico parametro (ag, F0, TC❑
) da calcolare per il punto oggetto di studio;
di : distanza tra il punto oggetto di studio e l’i-esimo punto della maglia;
pi : valore del generico parametro (ag, F 0, TC❑
) nell’i-esimo punto della maglia.
Utilizzando il programma del calcolo della pericolosità sismica di base GEOSTRU, nel caso
specifico sono di seguito indicati i dati in ingresso ed in uscita:
Descrizione sito : Len�ni
Coordinate del sito
La�tudine (WGS84) : 37°.3254Longitudine (WGS84) : 14°.8102
La�tudine (ED50) : 37°.3265Longitudine (ED50) : 14°.811
Altezza s.l.m. : 204.00 m
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Figura 13 – Punti della maglia di riferimento sismico locale
Siti di riferimento
Sito 1 ID: 48750 Lat: 37,3270 Lon: 14,8064 Distanza: 423,415
Sito 2 ID: 48751 Lat: 37,3262 Lon: 14,8691 Distanza: 5117,624
Sito 3 ID: 48973 Lat: 37,2762 Lon: 14,8680 Distanza: 7522,247
Sito 4 ID: 48972 Lat: 37,2770 Lon: 14,8054 Distanza: 5532,309
Classe: 2 Vita nominale: 50
Parametri sismici
Categoria sottosuolo: B
Categoria topografica: T2
Periodo di riferimento: 50anni
Coefficiente cu: 1
Operatività (SLO):
Probabilità di superamento: 81 %
Tr: 30 [anni]
ag: 0,046 g
Fo: 2,482
Tc*: 0,262 [s]
Danno (SLD):
Probabilità di superamento: 63 %
Tr: 50 [anni]
ag: 0,062 g
Fo: 2,521
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Tc*: 0,267 [s]
Salvaguardia della vita (SLV):
Probabilità di superamento: 10 %
Tr: 475 [anni]
ag: 0,238 g
Fo: 2,277
Tc*: 0,425 [s]
Prevenzione dal collasso (SLC):
Probabilità di superamento: 5 %
Tr: 975 [anni]
ag: 0,343 g
Fo: 2,340
Tc*: 0,469 [s]
Coefficienti Sismici Stabilità dei pendii
SLO:
Ss: 1,200
Cc: 1,440
St: 1,200
Kh: 0,013
Kv: 0,007
Amax: 0,644
Beta: 0,200
SLD:
Ss: 1,200
Cc: 1,430
St: 1,200
Kh: 0,018
Kv: 0,009
Amax: 0,879
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Beta: 0,200
SLV:
Ss: 1,180
Cc: 1,310
St: 1,200
Kh: 0,094
Kv: 0,047
Amax: 3,308
Beta: 0,280
SLC:
Ss: 1,080
Cc: 1,280
St: 1,200
Kh: 0,125
Kv: 0,062
Amax: 4,363
Beta: 0,280
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Figura 14 – Spettro di risposta del progetto
Periodi cara�eris�ci dello spe�ro di rispostaorizzontale
SLV
SLC
SLD
SLO
T 0.142
0.156
0.089
0.087
T 0.142
0.156
0.089
0.087
T 0.142
0.156
0.089
0.087
C 1.00
1.00
1.00
1.00
Periodi cara�eris�ci dello spe�ro di rispostaver�cale
SLV
SLC
SLD
SLO
T 0.05
0.05
0.05
0.05
T 0.05
0.0
0.0
0.05
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5 5
T 0.05
0.05
0.05
0.05
C 1.00
1.00
1.00
1.00
Tabella 4 – Tabella della categoria dei terreni
Riassumendo, quale categoria di sottosuolo, ai sensi del punto 3,2,2 del NTC del 2018, è stata
considerata la “B”, (tabella 4), la vita nominale dell’opera, ai sensi del punto 2,4,1 delle NTC 2018, è
stata assegnata in 50 anni, “Tipo 2”, la classe d’uso assegnata, ai sensi del punto 2,4,1 delle NTC
2018, è la prima “II”, mentre, ai sensi del punto 3,2,2 delle NTC 2008, è stata selezionata la categoria
topografica “T2”.
E’ stata calcolata l’accelerazione massima attesa nel sito
amax = S* ag = Ss*St*ag, (equazione 7,11,5 del N,T,C, 17/01/2018)
dove S è il coefficiente che comprende l’effetto dell’amplificazione stratigrafica Ss e
dell’amplificazione topografica St.
Essendo Ss correlato con la categoria di sottosuolo (tab, 3,2,V del N,T,C, 17/01/2018), nel
caso in esame di tipo D, si evince che il valore di Ss è pari a 1,180 , mentre St (Tab, 3,2,VI N,T,C,
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17/01/2018), nel caso in esame, ponendoci in corrispondenza della sommità del pendio ha come
valore massimo 1,20 , pertanto amax è uguale al valore di 3,308 m/sec2.
Il bs (coefficiente di riduzione dell’accelerazione massima attesa al sito) è correlato con la
categoria di sottosuolo e con ag (Tab, 7,11,I del N,T,C, 17/01/2018) ed è pari, nel caso in esame a
0,28.
A riguardo i coefficienti sismici orizzontale e verticale si ha:
- Kh (coefficiente sismico orizzontale) = bs*( amax/g) (equazione 7,11,3 del N,T,C,
17/01/2018), nel caso in esame è pari a 0,094;
- Kv (coefficiente sismico orizzontale) = +- 0,5 Kh (equazione 7,11,4 del N,T,C, 17/01/2018),
nel caso in esame è pari a 0,047.
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7.0 CONCLUSIONI
Nel presente lavoro sono stati analizzati e illustrati gli aspetti idrogeologici geologici e sismo-
tettonici relativi al progetto della cava di calcarenite situato in contrada Costa Fiumefreddo del
Comune di Lentini, per conto della società DR FRUIT s.r.l.s., con sede legale in SCORDIA (CT),
Contrada Gallaccio s.n., CAP 95048, P.I.: 05383010872, rappresentata dall’Amministratore Unico
GUERCIO Rocco nato a CATANIA (CT) il 24/07/1993.
Il terreno di interesse è di natura calcarenitica del pleistocene inferiore, sovrapposta alle
vulcaniti basiche subaeree del pliocene medio superiore.
Dal punto di vista idrogeologico il progetto appare del tutto compatibile con il sito oggetto di
studio e nel PAI della regione Sicilia non sono stati individuati elementi di pericolosità idrica
pertinenti all’area di interesse, né sono stati riscontrati fenomeni di dissesto.
Le calcareniti oggetto di studio sono state caratterizzate dal punto di vista geotecnico al fine di
estrapolare i dati utili per la verifica di stabilità dei fronti cava, le cui risultanze sono riportate nella
relazione di stabilità allegata al progetto di cava.
Dall’analisi sismica del sito di cava, con riferimento allo stato limite di salvaguardia della vita
SLV, eseguita ai sensi del D,M, 17/01/2018 e ss,mm,ii, si evince che l’accelerazione massima
orizzontale è pari a 0,2823g, dedotto dall’elaborazione dei spettri sismici che hanno considerato la
vita nominale dell’opera, ai sensi del punto 2,4,1 delle NTC 2008, pari in 50 anni “Tipo 2”, la classe
d’uso “I”, ai sensi del punto 2,4,1 delle NTC 2008, la categoria topografica “T2”, ai sensi del punto
3,2,2 delle NTC 2008 e la categoria di sottosuolo pari a “B”. Pertanto, il progetto della cava si ritiene
compatibile con gli aspetti geologici-idrogeologici e geotecnici analizzati.
Catania, 03/08/2019
Il RedattoreDott, Geol, Alfio Grassi
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ALLEGATI
1) Carta geologica con relativo profilo a scala 1:10.000;
2) Carta idrogeologica a scala 1:10.000;
3) Carta geomorfologica a scala 1:10.000.
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