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23/04/14 1 Psicologia della Comunicazione Pof. Fabrizia Mantovani Psicologia della Comunicazione Pof. Fabrizia Mantovani 1
Capitolo 8: La comunicazione nei gruppi
Luigi Anolli, Fondamen> di Psicologia della Comunicazione Il Mulino 2006
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La comunicazione nei gruppi 1/6
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La comunicazione nei gruppi 2/6
La comunicazione svolge una funzione centrale nella formazione e nel funzionamento dei gruppi sociali.
Gruppi sociali = insieme di
più soggetti che interagiscono fra loro in modo interdipendente, che si percepiscono come membri del gruppo e che sono percepiti come tali da individui di altri gruppi
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La comunicazione nei gruppi 3/6
Consapevolezza dell’appartenenza al gruppo: favorisce la distinzione fra in-group e out-group.
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La comunicazione nei gruppi 4/6
• Problema della relazione individuo-gruppo: integrazione fra l’identità personale e l’identità sociale di un soggetto attraverso processi di identificazione degli individui al gruppo
• Valore strumentale del gruppo: il
gruppo costituisce un sistema sociale in grado di sostenere e valorizzare le componenti affettive dei rapporti entro il gruppo (il sentimento del “noi”)
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La comunicazione nei gruppi 5/6
• Processo di differenziazione fra le persone in termini di posizione, di status e di competenze:
premessa per la complessità gestionale del gruppo (struttura organizzativa) e per la costituzione della leadership (struttura gerarchica) nella condivisione di norme e di standard di riferimento (struttura normativa)
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La comunicazione nei gruppi 6/6
• Ogni gruppo definisce e precisa la propria cultura come elaborazione della idiocultura (o microcultura), che qualifica in modo peculiare la rete di relazioni che tessono la vita del gruppo stesso
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Comunicazione e influenza sociale
Influenza sociale: modalità di base per orientare e dirigere in modo reciproco il sistema delle credenze posi>ve e nega>ve (belief-‐disbelief system), dei desideri, degli a;eggiamen<, degli scopi e dei processi decisionali dei membri di un gruppo
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Influenza sociale e potere
Effe;o di mera esposizione: la semplice presenza di altri esercita una serie di effeU facilitan> o iniben> sull’azione del soggeVo.
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Influenza sociale informa>va
Disposizione ad acceVare un’informazione proveniente da un altro, come vera e appropriata; u>le per ridurre l’ambiguità nella valutazione di una data situazione o per affrontare una condizione di crisi o d’emergenza
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Influenza sociale norma>va
Induce l’individuo a conformarsi alle norme, alle aspeVa>ve e agli standard vigen> nel gruppo; chi non si adegua è valutato come deviante, sciocco o folle e, di solito, è emarginato e isolato dal gruppo
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L’influenza sociale 1/4
Il conseguimento dell’influenza sociale richiede una base di potere = distribuzione diseguale delle risorse e capacità di controllo nei confron>
degli a;eggiamen< e delle decisioni degli altri
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L’influenza sociale 2/4
A livello comunica>vo, potere = relazione fra due soggeU A e B, regolata da alcuni parametri:
• le risorse possedute da A (“base del potere”) • asimmetria (A “maggiore di” B) • la sfera del potere di A (ambi> cui il potere è esteso) • la creazione di aspe;a<ve (A ha potere su B se B si aspeVa che, adeguandosi ad A, oVenga dei vantaggi; oppure che, rifiutando le indicazioni di A, vada incontro a sanzioni)
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L’influenza sociale 3/4
Potere: relazione asimmetrica,
riguardante ambi> specifici, nella quale A, in virtù delle risorse che si presume disponga, appare in grado di indirizzare e influenzare in modo intenzionale la condoVa di B verso la realizzazione dei propri obieAvi
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L’influenza sociale 4/4
• pur essendo asimmetrica, la relazione di potere è bidirezionale: se è vero che A influenza B, è altreVanto vero che B influenza A
• la sociometria studia questa rete
complessa di rappor> aVraverso l’uso del sociogramma
• passaggio dallo studio di una
comunicazione a due a uno studio della rete di comunicazione (communica)on network analysis)
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Gli effeU dell’influenza sociale 1/4
• pressione sociale da parte del gruppo nei confron> del soggeVo: funzione di normalizzazione per mantenere condizioni di prevedibilità e di ragionevolezza nel flusso delle interazioni sociali e is>tuzionali
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Gli effeU dell’influenza sociale 2/4
• Rea;anza psicologica: l’influenza sociale soVo forma di pressione è percepita e valutata da parte del soggeVo come costrizione e restrizione della propria libertà personale
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Gli effeU dell’influenza sociale 3/4
esigenza della differenziazione: definizione di uno spazio personale dis<n<vo che evi> l’omogeneizzazione e l’uniformità del gruppo
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Gli effeU dell’influenza sociale 4/4
effe;o PIP (primus inter pares) o fenomeno della conformità superiore di sé: adesione perfe;a alle norme del gruppo, in modo da essere percepito come un proto<po e una sorta di ideale per gli altri membri del gruppo
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Influenza maggioritaria 1/3
Funzionalismo: l’influenza prodoVa dalla maggioranza genera una condizione di
livellamento e di omogeneizzazione del gruppo; effeVo convergente di diversi faVori (teoria dell’impa4o sociale, Social Impact Theory):
• numerosità della maggioranza • immediatezza della pressione esercitata sulla minoranza • consistenza della maggioranza (generata sopraVuVo dalle pra>che
discorsive e dallo s>le comunica>vo)
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Influenza maggioritaria 2/3
• acquiescenza opportunis<ca:
acceVazione anonima e acri<ca, estrinseca e passiva del sistema di credenze, di valori e di norme adoVato dalla maggioranza
• ignoranza pluralis<ca: affinché una
norma si perpetui, non è necessario che la maggioranza la sostenga ma che la maggioranza creda che la maggioranza la sostenga
Esito: oVenimento della conformità da parte dei vari membri del gruppo
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Influenza maggioritaria 3/3
spirale del silenzio: il silenzio di ciascuno è interpretato come adesione al “pensiero colleAvo” del gruppo; conduce a forme di: • falso consenso: si crede in modo erroneo che i propri pensieri o azioni
corrispondano ai pensieri o azioni comuni e dominan> nel gruppo
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Influenza minoritaria
ProspeAva interazionista (Moscovici)
La minoranza influenza il pensiero e il corso delle decisioni del gruppo quando
• è dotata di consistenza sincronica (estende il proprio
punto di vista in modo coerente su tuVe le ques>oni esaminate)
• è dotata di consistenza diacronica (man>ene il proprio
punto di vista nel tempo in modo stabile) • fa riferimento ad argomentazioni dotate di forza e
qualità
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Minoranza aUva 1/3
•
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Minoranza aUva 2/3
• non è caraVerizzata da forme di devianza passiva e acri>ca (minoranza anomica)
• è qualificata da un punto di vista
alterna<vo e da for> convinzioni in grado di me;ere in discussione quelle dominan> del gruppo (minoranza nomica)
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Minoranza aUva 3/3
• Confli;o di idee, di interpretazioni e di progeU (confli4o sociocogni)vo) a cui, di norma, segue un processo di negoziazione, ges>ta secondo differen< modalità di comunicazione (dalla rigidità alla flessibilità)
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EffeU prodoU dalla minoranza 1/2
Gli effeU prodoU dalla minoranza puntano all’innovazione dei sistemi di credenze e di valori del gruppo aVraverso un processo di conversione: favorisce l’acceVazione convinta e “privata” delle credenze e dei valori propos>, come la formazione di nuovi convincimen< e di un diverso asseVo nella gerarchia dei valori
•
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EffeU prodoU dalla minoranza 2/2
• “effe;o sonno” (sleeper effect): dissociare nel tempo il messaggio da una fonte informa<va poco credibile, consentendo al messaggio stesso di acquisire un valore di influenza che non possedeva all’origine
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EffeU della minoranza: Modello della divergenza 1/2
• la maggioranza influenza i singoli membri mediante processi di pensiero convergente, che confermano le linee di valutazione e di condoVa già esisten>
• la minoranza applica forme di pensiero divergente che comporta l’illustrazione di soluzioni alterna>ve e di percorsi nuovi, s>molando la crea<vità e contribuendo a migliorare le prestazioni del gruppo
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EffeU della minoranza: modello della divergenza 2/2
• La teoria del doppio processo:
(gli effeU della minoranza seguono un percorso diverso da quello aUvato dagli effeU della maggioranza) non è stata convalidata dalla sintesi meta-‐anali>ca di Wood et al.
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La comunicazione persuasiva 1/3
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La comunicazione persuasiva 2/3
Modalità centrale per generare e sostenere l’influenza sociale, in quanto ha lo scopo di modificare lo stato mentale degli altri
• Efficacia: capacità di oVenere
successo presso i des>natari in condizione di libertà
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La comunicazione persusasiva 3/3
• La persuasione mira a cambiare gli a;eggiamen< (= disposizioni interne e valutazioni generali di un certo oggeVo e evento, in grado di orientare in modo coerente l’azione seguente)
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I principali modelli teorici sulla comunicazione persuasiva 1/2
La teoria del giudizio sociale (Sherif e Hovland)
Processo mediato da due faVori: • il grado di acceVazione, di rifiuto o di
indifferenza verso le idee proposte • il livello di coinvolgimento personale
(ego-‐involvement) nell’argomento in ques>one
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I principali modelli teorici sulla comunicazione persuasiva 2/2
Esito di questo processo: • effeA di assimilazione (il
des>natario valuta il messaggio come vicino alla sua posizione più di quanto lo sia in realtà)
• effeA di contrasto (il des>natario valuta il messaggio come distante dalla sua posizione più di quanto lo sia in realtà)
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Il modello del valore dell’aspeVa>va nell’aVeggiamento
• Modello dell’integrazione dell’informazione (Fishbein)
– L’aVeggiamento verso un oggeVo o evento è in funzione di due faVori:
• forza delle credenze (forza con cui si >ene fede alla proprie credenze salien> sull’oggeVo in esame)
• valutazione delle credenze (valutazione che si ha delle proprie credenze)
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La teoria dell’azione ragionata 1/2
Per modificare il comportamento di una persona occorre cambiare la sua intenzione (Ajzen e Fishbein).
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La teoria dell’azione ragionata 2/2
Quest’ul>ma è influenzata da due faVori:
• l’a;eggiamento (componen> aUtudinali) dell’individuo verso il comportamento in oggeVo
• la “norma soggeAva” (percezione delle aspeVa>ve che altri membri importan> del gruppo hanno; esigenza di assecondare tali aspeVa>ve) dell’individuo
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Il modello della probabilità di elaborazione 1/3
Il des>natario varia nel modo in cui probabilmente affronta ed elabora le informazioni contenute nel messaggio persuasivo; due percorsi persuasivi (PeVy e Cacioppo)
• Percorso centrale • Percorso periferico
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Il modello della probabilità di elaborazione 2/3
Percorso centrale: la probabilità di informazioni è elevata; rielaborazione cogni<va approfondita dei contenu> informa>vi
messaggio forte pensieri posi<vi
messaggio debole pensieri nega<vi (effe4o
“boomerang”: esito persuasivo controproducente)
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Il modello della probabilità di elaborazione 3/3
Percorso periferico: la probabilità di elaborazione delle informazioni è bassa (il destinatario è poco interessato all’argomento)
Sono attivati processi cognitivi dinatura euristica, basati su considerazioni presenti nel messaggio, ma non strettamente pertinenti all’ambito della comunicazione stessa
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Principali faVori della comunicazione persuasiva 1/2
Il risultato persuasivo è dato dall’intreccio dei seguen> faVori: le caraVeris>che della fonte, del
messaggio e del ricevente in relazione al contesto di uso
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Principali faVori della comunicazione persuasiva 2/2
Cara;eris<che della fonte: la credibilità
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Credibilità della fonte
Credibilità percepita della fonte: grado di • competenza (generalizzata: livello di istruzione, esposizione sociale;
specifica: esperienza e conoscenze par>colari in un determinato ambito) • fiducia (integrità morale, onestà intelleVuale, sincerità ecc.), che le sono
riconosciute da parte del des>natario
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Principali faVori della comunicazione persuasiva 1/2
Due distorsioni presen> nella comunicazione persuasiva:
• distorsione della conoscenza
(mancanza di competenza: credenza del ricevente secondo cui la conoscenza della fonte sulla realtà in oggeVo non è a;endibile)
• distorsione della trasmissione
(mancanza di fiducia: opinione del ricevente secondo cui la fonte non ha la volontà di fornire una versione accurata della realtà)
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Principali faVori della comunicazione persuasiva 2/2
Le modalità comunica<ve sono in grado di influenzare sensibilmente la percezione della credibilità della fonte
• fluidità del parlato: aumenta la credibilità percepita • disfluenza (pause piene, interruzioni di parole ecc.): modesta competenza • citazione di fon< verificabili: aumenta la credibilità percepita • posizione sostenuta: se disconferma le aVese dell’uditorio, aumenta la
qualità percepita della fonte
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La credibilità della fonte: gli effeU
Effetti della credibilità • grandezza variabile dell’effetto persuasivo (maggiore è il
coinvolgimento del destinatario, minore è il suo peso attribuito alla credibilità, e viceversa)
• direzione non costante dell’effetto persuasivo (non è sempre vero che
aumentando la credibilità si aumenta anche l’effetto persuasivo)
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CaraVeris>che della fonte: l’aVrazione fisica e la simpa>a 1/2
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CaraVeris>che della fonte: l’aVrazione fisica e la simpa>a 2/2
• simpa<a: in linea di massima, maggiore è la simpa>a, maggiore è l’efficacia persuasiva; faVore meno importante della credibilità; poco efficace quando il ricevente ha un elevato coinvolgimento
• a;razione fisica: incrementa il grado di simpa>a, sopraVuVo nei casi di modesto coinvolgimento del ricevente
• anche la somiglianza fra la fonte e il des>natario e l’etnicità della fonte possono influenzare i processi persuasivi, anche se non in modo costante, né sistema>co
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CaraVeris>che del messaggio: la struVura
§ Ordine degli argomen<: se è in crescendo in termini di importanza e di forza, oUene un’efficacia persuasiva maggiore, rispeVo a un ordine in decrescendo
• Conclusioni e raccomandazioni esplicite: aumenta il valore persuasivo del messaggio rispeVo all’assenza di raccomandazioni o a raccomandazioni implicite
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CaraVeris>che del messaggio: lo s>le 1/3
Alternativa fra
• argomentazione unilaterale: si prendono in considerazione solo gli argomenti che sono a favore della posizione sostenuta dalla fonte (argomenti pro)
• argomentazione bilaterale (più efficace): oltre agli argomenti pro,
sono discussi e rigettati gli argomenti della posizione opposta (argomenti contro)
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CaraVeris>che del messaggio: lo s>le 2/3
Discrepanza fra la posizione della fonte e quella del destinatario: il massimo dell’efficacia si ottiene con un grado medio di discrepanza, mentre discrepanze troppo piccole o troppo grandi vengono ignorate o producono reazioni negative
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CaraVeris>che del messagio: lo s>le 3/3
• Livello di efficacia persuasiva degli argomen> sostenu> dalla discrezione di un esempio (case history) o da da< sta<s<ci: il primo risulta più persuasivo, benché le sta>s>che siano più aVendibili e rappresenta>ve del fenomeno in oggeVo
• Appelli alla paura: u>li per aumentare il consenso; relazione curvilinea a U rovesciata (se si supera un certo livello di paura, il messaggio perde efficacia)
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CaraVeris>che del messaggio: la strategia della sequenza nelle richieste
Spesso nei gruppi vi è l’esigenza di ottenere una certa richiesta (richiesta critica.
Due strategie: Piede–nella–porta si avanza una prima richiesta modesta, che viene di norma soddisfatta, per giungere poi alla richiesta critica (l’accondiscendenza alla prima richiesta aumenta la percezione di sé come persona cooperativa; diventa così più difficile tirarsi indietro alla richiesta critica)
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Porta-‐in-‐faccia
si avanza una richiesta impegnativa, che di norma viene rifiutata, per poi presentare la richiesta critica (“reciproca concessione”) se il ricevente ha opposto un rifiuto alla prima richiesta, deve accogliere la seconda in un processo di negoziazione
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CaraVeris>che del des>natario: le disposizioni stabili
§ grado di influenzabilità: facilità (o meno) con cui uno si lascia persuadere in generale
§ autostima: secondo alcune
ricerche, l’ incremento del livello di autostima è associato p o s i t i v a m e n t e c o n l a d i spon ib i l i t à a camb ia re atteggiamento; tuttavia altre ricerche hanno ottenuto risultati opposti
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Le caraVeris>che momentanee del des>natario
Resistenza alla comunicazione persuasiva: “teoria dell’immunizzazione” • in un esperimento, sono sta> propos> dei messaggi persuasivi che
aVaccavano dei truismi culturali aVraverso un traVamento “di supporto”, uno “di confutazione, o nessun traVamento (gruppo di controllo)
• il gruppo di controllo ha dimostrato di non sapersi difendere, mentre il
gruppo “di confutazione” resisteva meglio alle pressioni del messaggio persuasivo rispeVo al gruppo “di supporto”
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CaraVeris>che del des>natario: faVori contestuali
§ l’esposizione in gruppo incrementa il grado di coinvolgimento e il numero di pensieri rilevan> (pro e contro)
§ la persistenza: gli effeU della comunicazione persuasiva tendono a perdersi con il tempo e a decadere; per essere il più efficace possibile, il messaggio persuasivo deve precedere di poco il momento della decisione e del passaggio all’azione
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Il peVegolezzo e le dicerie come sistemi di comunicazione 1/3
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Il peVegolezzo e le dicerie come sistemi di comunicazione 2/3
I gruppi vivono di comunicazione, poiché senza comunicazione essi non avrebbero elemen> per portare avan> la loro storia Pe;egolezzo = manifestazione di questo bisogno vitale
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Il peVegolezzo e le dicerie come sistemi di comunicazione 3/3
• È una pra4ca universale; si trova, sia pure in forme diverse, in tuVe le culture
• È un sistema di comunicazione: procedura comunica>va che coinvolge il
gruppo nella sua totalità e che propone un certo modo di interpretare i significa< all’interno e all’esterno del gruppo stesso
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Funzioni psicologiche del peVegolezzo 1/2
• Il peVegolezzo implica una serie di dicerie che sono trasmesse di bocca in bocca con l’aggiunta facolta>va di commen< personali (simile alla trasmissione orale dei mi> nelle culture preleVerate) • Asimmetria sociale: le dicerie
riguardano sopraVuVo le trasgressioni e le peculiarità di persone che occupano una posizione sociale migliore
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Funzioni psicologiche del peVegolezzo 2/2
• Valore norma<vo: chiacchiera = sorta di denuncia di aU reprensibili da additare al biasimo
• Valore ostensivo: anagrafizza e rende di pubblico dominio ciò che è
privato • Indicatore dell’invidia sociale: i peVegoli, di solito, non sono nella
condizione di fare ciò che il bersaglio del peVegolezzo è in grado di fare • Funzione culturale: pra>ca discorsiva ricorrente che funge da conneAvo
comunica<vo nella rete delle relazioni di gruppo
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Elaborazione seman>ca del peVegolezzo 1/5
• Riproduzione seriale: far ripetere un
racconto alquanto complesso da un soggetto a un altro, che deve raccontarlo a un terzo, e così di seguito fino all’ultimo soggetto
• Trasformazione semantica del
messaggio iniziale che comporta una rilevante riduzione delle informazioni
• Processo semantico
dell’accentuazione: la diceria si crea attorno a particolari contenuti resi salienti e dominanti
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Elaborazione seman>ca del peVegolezzo 2/5
1. Processi di assimilazione: modalità di conservazione, di deformazione, di omissione o di aggiunta degli elemen> informa>vi
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Elaborazione seman>ca del peVegolezzo 3/5
• Assimilazione tema4ca (rendere coerente con il tema centrale del peVegolezzo eventuali aspeU divergen>)
• Assimilazione per completamento (si aggiungono elemen<
informa<vi per completare il quadro e renderlo coerente) • Assimilazione an4cipatrice (adeguamento delle informazioni
trasmesse dal peVegolezzo all’enciclopedia delle conoscenze già possedute dal soggeVo e ai suoi schemi mentali di riferimento)
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Elaborazione seman>ca del peVegolezzo 4/5
• Rappresentazione stereo<pata della situazione oggeVo del peVegolezzo: l’assimilazione trasforma e assimila le informazioni secondo le categorie cogni<ve, affeUve e norma>ve del gruppo
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Elaborazione seman>ca del peVegolezzo 5/5
• Processi di soggeAvizzazione: il peVegolezzo sfocia in una forma di memorizzazione colleAva, soVoposta a leggi analoghe a quelle che valgono per la memoria individuale
23/04/14 69 Psicologia della Comunicazione Pof. Fabrizia Mantovani Psicologia della Comunicazione Pof. Fabrizia Mantovani 69
La diffusione del peVegolezzo
• Il peVegolezzo spesso sorge in
concomitanza con la comparsa di novità, di situazioni insolite, nonché di cambiamen) organizza)vi
• Metafora dell’epidemia: spiega le
caraVeris>che del processo di trasmissione del peVegolezzo
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Credibilità grani>ca e oggeUva del peVegolezzo 1/2
• È considerato una informazione altamente credibile, dotata di un
consistente valore di oggeUvità e di “verità” • La credibilità è fondata, per paradosso, sull’impersonalità della
fonte e della responsabilità comunica>va
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Credibilità grani>ca e oggeUva del peVegolezzo 2/2
• Le smentite da parte dei personaggi oggetto del pettegolezzo costituiscono delle conferme indirette della validità dello stesso
• “cliniche del pettegolezzo”: trasmissione sotto forma di
pettegolezzo di opportune controinformazioni atte a ridicolizzare le affermazioni contenute nel pettegolezzo di origine
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Comunicazione e decisione di gruppo 1/2
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Comunicazione e decisione di gruppo 2/2
• La comunicazione entra di diriVo nei processi di presa di decisione che spesso un gruppo di lavoro (o un gruppo informale) è invitato a prendere per raggiungere i propri obieUvi • Sono in gioco disposi<vi comunica<vi che consentono di passare dai progeU all’azione
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La comunicazione come mezzo
Comunicazione = mezzo per influenzare i fa;ori stru;urali e gli aspeU contestuali sulle interazioni del gruppo
• Pur avendo un valore strumentale,
la comunicazione dà forma ai processi soVesi alla presa di decisione: media gli effeA della conoscenza, delle preferenze, delle caraVeris>che del compito ecc., che influenzano la presa di decisione del gruppo
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La comunicazione come faVore cos>tu>vo della presa di decisione
Due sensi: • decisioni = esito dello sviluppo di idee; gli scambi comunica>vi generano
l’incremento, l’elaborazione, la modificazione o la cancellazione delle idee
• decisioni = prodoU sociali inseri> nella “realtà sociale” del gruppo; la comunicazione partecipa in modo essenziale a sostenere tale realtà
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Decisione 1/2
Determinazione deliberata e consapevole per effeVuare una certa azione, scegliendo all’interno di una certa gamma di
alterna<ve possibili
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Decisione 2/2
• Gerarchia mezzi–fini: la decisione assume valore di mezzo per una scelta più estesa e, allo stesso tempo, di fine per scelte più ristre;e e limitate
• Decisione = processo con)nuo che riguarda le varie aUvità svolte
dall’individuo e dal gruppo (in ogni momento occorre fare delle scelte)
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La polarizzazione nelle decisioni di gruppo 1/2
Le decisioni colleAve (di gruppo) sono, in media, più arrischiate di quelle
prese individualmente
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23/04/14 79 Psicologia della Comunicazione Pof. Fabrizia Mantovani Psicologia della Comunicazione Pof. Fabrizia Mantovani 79
La polarizzazione nelle decisioni di gruppo 2/2
Polarizzazione verso il rischio (spostamento della decisione colleUva verso una posizione
estrema di una determinata dimensione psicologica, a seguito dei processi di comunicazione e discussione che sono
avvenu> entro il gruppo)
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FaVori determinan> la polarizzazione 1/3
Tre faVori spiegano il processo di polarizzazione:
① la discussione di gruppo: lo
“scambio di informazione” permeVe di individuare nuovi argomen> che orientano i membri del gruppo verso un certo estremo; parimen>, pone in moto una sequenza di interazioni comunica>ve che può innescare il cosiddeVo “pensiero di gruppo” (groupthink)
•
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FaVori determinan> la polarizzazione 2/3
• Groupthink = forma illusoria di invulnerabilità, rappresentazione stereo>pata degli altri gruppi, forme di autocensura, percezione illusoria di unanimità; conduce a una minimizzazione dei rischi e all’estremizzazione colle9va (adozione di una scelta estrema)
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FaVori determinan> la polarizzazione 3/3
② divergenza iniziale di posizioni e di opinioni: esaltazione delle differenze nel corso della discussione e della comunicazione (polarizzazione = accentuazione di una tendenza latente già presente nella maggioranza dei membri di un gruppo, palesata aVraverso gli scambi comunica>vi)
③ impegno da parte dei membri del gruppo nell’interazione e nella comunicazione reciproca
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Comunicazione e consenso di gruppo nella presa di decisione 1/2
Teoria del campo di Lewin: pone in evidenza l’interdipendenza fra
coesione di gruppo e comunicazione come premessa per favorire la decisione di gruppo
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Comunicazione e consenso di gruppo nella presa di decisione 2/2
• La decisione colleAva favorisce la convergenza simbolica fra i membri del gruppo: rafforza una determinata visione del mondo e rinsalda un sen>re emo>vo comune
• Gli scambi comunica<vi comportano una maggiore assunzione di
responsabilità nei confron> di quello che ciascun membro del gruppo afferma
• La comunicazione comporta un impegno psicologico (verso sé e verso gli altri), a cui è difficile soVrarsi in seguito
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Comunicazione e relazione fra gruppi
• Nessun gruppo (in–group) vive isolatamente, ma interagisce costantemente con altri gruppi (out–group)
• La comunicazione fra membri di gruppi differen< è probabilmente il fenomeno sociale più complesso nella specie umana, poiché implica, oltre che l’insieme delle differenze individuali e delle variabili contestuali, anche la somma delle variabili intergruppo
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Teoria dell’iden>tà sociale 1/2
• ProspeUva della cognizione sociale: i processi di differenziazione fra gruppi sono spiega> in termini di percezione e di valutazione cogni>va
• Iden4tà sociale = consapevolezza di
appartenere a un certo gruppo sociale con i significa>, le emozioni, le norme e i valori che tale appartenenza comporta
23/04/14 87 Psicologia della Comunicazione Pof. Fabrizia Mantovani Psicologia della Comunicazione Pof. Fabrizia Mantovani 87
Teoria dell’iden>tà sociale 2/2
• L’iden>tà sociale è aUvata dal meccanismo del confronto sociale: un gruppo è quello che è, soltanto se si differenzia e si dis>ngue dagli altri gruppi sociali
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Categorizzazione sociale
• Serve a classificare e a dare ordine alla realtà sociale in base a un sistema di categorie sociali
• L’esito è l’elaborazione di una griglia, in base alla quale l’individuo riesce a iden>ficare la posizione sociale occupata dal proprio gruppo di appartenenza
• Sul meccanismo del confronto sociale si innesta la compe)zione sociale, al
fine di occupare le posizioni più elevate della piramide sociale
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Differenzazione categoriale 1/2
Processo di differenziazione categoriale: processo di definizione delle differenze fra i gruppi e le categorie sociali
• Fenomeni di accentuazione delle
somiglianze intracategoriali e delle differenze intercategoriali sono alla base della differenziazione categoriale
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Differenziazione categoriale 2/2
§ La differenziazione categoriale consente, a sua volta, di stabilire in termini positivi le opportune distanze fra il gruppo di appartenenza e gli altri gruppi (definizione positiva della propria identità sociale)
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Il sociocentrismo 1/2
Sociocentrismo = tendenza generale dell’individuo a ritenere se stesso come punto di riferimento centrale in termini sociali e culturali
• La persona sociocentrica acceVa
soltanto gli individui considera> simili, mentre rifiuta coloro che sono dissimili in riferimento ai parametri presi in considerazione
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Il sociocentrismo 2/2
• Comporta la distorsione nella valutazione delle proprietà presen> nel proprio gruppo e negli altri gruppi
• Errore fondamentale di
a>ribuzione: tendenza a spiegare il comportamento dei membri degli altri gruppi più su base disposizionale che situazionale
23/04/14 93 Psicologia della Comunicazione Pof. Fabrizia Mantovani Psicologia della Comunicazione Pof. Fabrizia Mantovani 93
Lo stereo>po 1/2
Stereo<po = processo robusto a livello cogni<vo e affeAvo che consente e favorisce la dis<nzione e, in cer> casi, la discriminazione fra i gruppi, alimentando il sociocentrismo
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Lo stereo>po 2/2
• Lo stereo>po viene rafforzato mediante i fenomeni di estremizzazione e di polarizzazione dei giudizi
• Gli scambi comunica>vi fra i membri di un gruppo conducono a una
minore dispersione percepita di tali conoscenze stereo>pate
• Fenomeno della tendenza alla conferma: gli stereo>pi sono caraVerizza> da un’elevata resistenza cogni>va ed è molto difficile modificarli o, ancora di più, sradicarli
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Il controstereo>po
Controstereo<po = conoscenza che si oppone allo stereo>po • Al contrario degli stereo>pi, i controstereo>pi sono conoscenze non
condivise e discrepan> • Distribuzione delle informazioni: il controstereo>po funziona soltanto se
le informazioni sono concentrate e diffuse da pochi membri del gruppo
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Il pregiudizio 1/2
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Pregiudizio 2/2
• Pregiudizio = aVeggiamento nega>vo e os>le nei confron> dei membri di un altro gruppo, esclusivamente in quanto appartenen< a quel gruppo
• Gli stereo<pi sono streVamente
associa> ai pregiudizi, in quanto predispongono facilmente all’azione
• Teoria dell’auto–affermazione: la
creazione degli stereo>pi serve a difendere e ad affermare la propria iden>tà
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Gli stereo>pi secondo il modello della distorsione linguis>ca intergruppo
Linguis)c Intergroup Bias, LIB [Maass e Arcuri] • Gli autostereo<pi posi<vi (in–group) e gli eterostereo<pi nega<vi (out–
group) sono comunica> facendo ricorso a forme linguis>che astraVe, mentre gli autostereo>pi nega>vi e gli eterostereo>pi posi>vi sono espressi impiegando forme linguis>che concrete
• Forme astra;e = disposizione psicologica più o meno permanente • Forme concrete = valore dell’occasione con<ngente (situazionalità)
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Stereo>pi e confliVo sociale
• Nei contes> confliVuali, è come se le persone appartenessero a gruppi sociali fra loro escluden>si
• Teoria dell’a;ribuzione: spiega l’esistenza del confli;o intergruppo
aVraverso il riferimento al comportamento dell’out–group Se conferma le proprie aspeVa>ve nega>ve, è aVribuito a cause stabili, perpetuando la condizione di confli;o (profezia che si autorealizza)
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AVribuzione delle informazioni controstereo>piche
Quindi:
ü se il membro dell’altro gruppo è percepito come atipico, la sua condotta è considerata di poco valore (mantenimento del conflitto)
ü se è valutato come un membro tipico, si pone la possibilità di un cambiamento di atteggiamento verso l’altro gruppo (riduzione del conflitto)