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/ GP -22 gennaio 2007 grI_Fi 1 ! COST ! COOLING ! CABLING ! e molto altro...... SLHC (ILC)

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! COST

! COOLING

! CABLING

! e molto altro......

SLHC(ILC)

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LHC/SLHC

x 10

3 hits/cm2/BX

@ R = 10 cm

Tagliare alti pT (Trigger L1)

per non intasare le trasmissioni con spazzatura

Risparmio potenza?

Semplificazione cabling ?

canali ! 10 000 000 (strip) + ! 60 000 000 (pixel)

0.1 ÷ 0.4 cm2/strip -> ! 2% occupancy

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Strip/Pixel

Misura pT

track width

R !R

piano R-phi

Risoluzione (Granularità) minima:

track width / 2.6 (Shannon)

MIP

E

RI

VE

LA

TO

R

!

track width = " R1

1

0.6

p T

R

#

$ %

&

' (

2

)1

3

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doppio layer pixels/ministrips per la selezione

di “alti” pT

~ 100cm

~ 60cm

~ 20cm (?)

Mannelli (CERN) : 3 coppie di

strati

# canali ! 100 x attuali (??)

Jones (IC) : 1 coppia @ R=10cm

Pixel Pitch: 10!m(r)x[200!m(z)x20!m(")]

# canali ! 300 000 000 + gli altri

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Perche` non misurare la traccia lasciata dalla MIP nel singolo rivelatore?

( Giuliano, Vito )

0,001

0,01

0,1

1

10

1 10

XvspT_Data 10( R! plane )

trackWidth/!R

@0.1m" @0.2m" @0.3m" @0.4m" @0.5m" @0.6m

trackW

idth

/!

R

pT /GeVc^-1

89

.77

%

7.7

0 %

1.5

1 %

0.5

0 %

0.2

2 %

0.1

0%

0.0

6%

0.0

38

%

0.0

23

%0

.02

0%

5 GeVc- 10.8 GeVc

- 1

A1

A2

B 1

B 2

pitch Width ! 0,4x100 "m / 2 = 20 "m

pitch Width ! 0.1x100 "m / 2 = 5 "m

pitch Width ! 0.02x100 "m/2 =1"m

pitch Width ! 0.06x100 "m/2 =3"m R = 60 cm

R = 10 cm

1 3 10

PT > 1 GeV/c (spes. 100 "m) :!100 000 000 (R=10,..,60 cm)

track width piano R-phi

Utilizzabile anche la lunghezza della traccia in Z ? 5

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Cooling , power dissipation

Per ridurre l’uno occorre ridurre anche l’altro !

Forte contributo al riscaldamento dall’elettronica.

In CMS, poco meno di 0.5 mA è richiesto da ciascun amplificatore dei 10 Mstrip(pixel).

Corrisponde a circa il 65% della potenza fornita dagli alimentatori. Il restante 35% è perso

nel trasporto sui cavi.

Seconda domanda: è possibile un trasporto meno ingombrante, più efficiente?

SÌ, ma puo` scendere sotto il 10% ?

Questo argomento è rilevante anche al fine della distribuzione (Cabling)

Due metodi perseguiti :

• La stessa corrente serve n circuiti uguali ( serial powering)

• Una tensione elevata e a “bassa” corrente viene distribuita e trasformata

localmente (step down converter) senza ricorso a induttanze.

Prima domanda : nuova elettronica minor consumo specifico ?

forse, ma il numero di canali e servizi aumenta e quindi... circa ancora più potenza (??)

Occorre un buon livello di integrazione del sistema e scelte mirate per un buon contenimento.

IC

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step down converter

(charge pump)- DACEL Firenze GRV -

Vin ( ! 15 V ) Vout " 1÷ 2V

VGS (OFF) ! -1V

RDSon " 50 m#

Cst

G

IoutCst

Cst

Cst

Cout

Conversion Ratio

N = ! 6

Le N capacita` Cst ( 4 in figura ) si caricano in serie con Vin

e si scaricano in parallelo su Vout alla frequenza < 3 MHz/banco.

I due banchi di condensatori lavorano in controfase.

Adesso:

prototipo assemblato su ibrido

Cst=0.47"F , f < 6 MHz, Iload ! 1A

efficienza > 70%

Prossimo passo:

ottimizzazione pilotaggio switch, procurement (?) di

JFET a bassissima soglia, bassa resistenza e

capacita` per oltrepassare la soglia dell’80% .

Traguardo finale:

trasferimento su silicio (0.35"m) dei circuiti di driving,

di controllo tensione e di parte degli switching.

Possibile?

Con 4 T induttanze critiche

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DACEL GRV(Bari-CERN-Bologna- Firenze -Padova-Torino)

Sta mettendo a punto (realizazioni parziali di parti del chip) un ASIC “Bidirectional

Trigger and Data Link” che, con prestazioni (> 3GBit/s ), sicurezze e controlli

maggiori (SEU,.. ), si propone come il futuro delle comunicazioni ( SLow Controls,

Trigger etc) per gli esperiemnti di LHC/SLHC.

La tecnologia utilizzata è la 130 nm CMOS technology. Possibili sviluppi per la

90nm CMOS.

La sperimentazione ad alti flussi di radiazione ionizzante sui singoli componenti ha

permesso l’utilizzo del locale fascio di protoni da <6 MeV. Su questa attivita`ci sono

possibilita`di sviluppi anche per strutture SOI grazie all’impegno di Luca Carraresi e c.

nella messa a punto di una facility molto generale.

Ritengo tutta questa attivita` molto interessante ( strategica?) per l’avvio a Firenze

di competenze di disegno e di analisi di dispositivi sotto fascio.

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Rassegna Costi e geometria pixel(R.H.)

Pixel(now) Largepixels Macropixels MAPS CMOS+Sensor

PixelArea 0.015 mm2 0.15 mm2 21.5 mm2 xxx xxx

Sensor/ROC 1 / 1 1 / 1 10 / 1 0/ 1 1/ 1

Tiling unit 10 cm2 40 cm2 100 cm2 4 cm2 4 cm2

Bumping 320 20* 2* 0 0

Sensors 80 10 10 0 10+10?(4)

ROC 25 50 2 50 200?(3)

HDI 30 30 3 30 30

Cables 8 8 0.8 8 8

Baseplate 5 5 0.5 5 5

Pitchadjust 0 0 15(2) 0 0

OpticalLink(1) 32 6 0.6 6 32

pxFED 25 4 0.4 4 25

Total 525 ~130 ~35 ~105 ~320? [CHF/cm2]

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Connessioni, densità materiali, “noise”,...Alta densità di sensori, di piccola superficie, su estensioni del metro quadro richiedono un’integrazione 3D

con l’elettronica di lettura, di processo (trigger?) e di trasmissione.

È necessario lo spessore tradizionale di 300 "m? Piccole superfici, piccole capacita`, quindi rumore serie

molto contenuto.

I dispositivi MAPS sono al limite con i loro 800 elettroni dovuti al campo residuo dei transistor ?

Sperimentazione in corso.

Molto interesse sui dispositivi SOI che rispettano l’esigenza di un minimo di indipendenza della formazione

del segnale primario dalla sua lettura e elaborazione in modo molto elegante. Possibili inconvenienti

dall’ossido sepolto, soprattutto per l’irraggiamento ? Quali sono i problemi di dissipazione di calore?

L’ossido è un buon isolante: elettronica e rivelatore silicio di rivelazione dissipano solo da un lato.

OKI ha messo a punto una tecnologia interessante anche per il tipo di transistor, ma poca corsa alla

sperimentazione: soldi o tempo? L’Hamamatzu sembra interessata a sviluppare questa tecnica ( via

CERN) . Aspettiamo?

Teniche “tradizionali” evolute (Injection Molder Solder) di saldatura fra wafer di rivelazione e wafer di

elettronica sono utilizzabili fino a pitch 50"m , con che spessori di wafer ?

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Silicon On Insulator

Silicon On Diamond

Silicon on Diamond (SOD) is proposed as a superior alternative to conventional silicon and

Silicon on Insulator (SOI) technology for silicon-based electronics. In this paper we present a

novel SOD structure, in which the active Si layer is in direct contact with a thick, free-

standing, highly oriented diamond (HOD) layer that is directly attached to a heat sink

E` di meno di un anno fa (Group4Lab) l’immissione sul mercato del GaN on Diamond : diamante da

2” , 75 "m di spessore “saldato” ad uno strato epitassiale (0.5 "m) di GaN per dispositivi di potenza.

Da qualche mese la SP3 sta annunciando wafer SOD ( Silicon On Diamond).

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Rapsodia GrVFirenze-Perugia

Si ripromette la possibilita` di acquisire tecnologia per la saldatura Si

diamante, con un occhio anche alla qualità del diamante.

In prospettiva:

• Diamante al posto dell’ossido sepolto?

• Diamante al posto dell’ossido e del silicio ??

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