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L’ CONOSCERE IL CICLO PER IMPOSTARE LA DIFESA L’oidio della vite è in grado di trascorrere l’inverno sia come cleistotecio, negli anfratti del ritidoma ovvero nella corteccia, sia come micelio nelle perule delle gemme. In quest’ultimo caso, l’esordio della malattia consiste nella comparsa di sintomi precocissimi. Dalle gemme oidiate, che tendono a schiudersi in ritardo rispetto a quelle sane, si sviluppano dei germogli (germogli ban- diera) caratterizzati da un ri- dotto accrescimento e inter- nodi raccorciati, che costit- uiscono veri e propri focolai della malattia; le foglioline sono deformate, piegate a doccia verso l’alto e ricoperte di muffa biancastra (foto 1). Contrariamente a quanto si riteneva fino ad alcuni anni fa, in Emilia Romagna la forma di svernamento da micelio ibernante è poco dif- fusa, anche se presente nella nostra provincia. Normalmente riguarda vigneti trascurati che con il tempo hanno accu- mulato una ragguardevole carica di inoculo in grado di manifestarsi, in forma esplosiva, dalla prima ripresa vegetativa. Di fatto la presenza di ger- mogli bandiera nelle nostre aree è piuttosto rara. I cleistoteci rivestono invece un’importanza fondamentale per lo svernamento del patogeno e per le infezioni primarie primaverili. Sono strutture di origine sessuata che si formano sulla vegetazione infetta, alla fine dell’estate e in autunno, e qui si mantengono insieme al micelio (muffa biancastra), fino a completare il loro processo di maturazione (foto 2). La differenziazione di questi organi incrementa generalmente quando vengono terminati i trattamenti antioidici (all’invaiatura). Da questa fase l’oidio, senza più arrecare danni diretti alla coltura, si può espandere ulteriormente sugli organi verdi. Se durante il mese di settem- bre-ottobre le condizioni climatiche risultano favorevoli alla malattia la quantità di cleistoteci risulterà estremamente abbondante. I cleistoteci si presentano come piccoli corpiccioli di forma globosa, dapprima incolori e traspa- renti, poi giallastri, marroni ed infine neri, a seconda dello stadio di maturazione (foto 3); ad uno sguardo esperto sono appena visibili ad occhio nudo sugli organi colpiti. Una volta maturi, attraverso le piogge vengono staccati dalla colonia fungina e veicolati, grazie agli schizzi d’acqua, sui tralci delle viti dove restano L notiziario SPECIALE OIDIO DELLA VITE 1 Registrazioni di nuove sostanze attive per il contenimento delle principali avversità delle colture 8 Ragnetto giallo della vite: quando preoccuparsi? 13 Sull’utilità o l’inutilità delle capitozzature per il risanamento delle viti ammalate 14 Fattori critici per la produzione del vitigno Malbo gentile 16 Spergola: analisi e caratterizzazione della variabilità interna al vitigno 18 La potatura meccanica 19 Certificazione del materiale di propagazione della vite 20 Il futuro della viticoltura: investire nella commercializzazione 22 Le cantine sociali concentrano l’offerta in un consorzio cooperativo 23 La Gazzetta di Reggio scrive di agricUltura ed ambiente 24 Rifiuti agricoli: novità ed incertezze 25 Oggi, Assistenza tecnica a rischio, ma domani, sarà ancora peggio? 28 OMMARIO S di Alessandr Alessandr a Barani, Andrea Franchi e Riccardo Bugiani fi to patologico MAGGIO 2010 - N. 1 Spedizione in abb. postale - 70% Filiale di Reggio Emilia segue a pag. 2 LVSPECIALE OIDIO DELLA VITE Foto 1: Germogli bandiera che si sviluppano dal micelio svernante

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L’CONOSCERE IL CICLO PER

IMPOSTARE LA DIFESAL’oidio della vite è in grado di trascorrerel’inverno sia come cleistotecio, negli anfrattidel ritidoma ovvero nella corteccia, sia comemicelio nelle perule delle gemme. Inquest’ultimo caso, l’esordio della malattia

consiste nella comparsa disintomi precocissimi. Dallegemme oidiate, che tendonoa schiudersi in ritardo rispettoa quelle sane, si sviluppanodei germogli (germogli ban-diera) caratterizzati da un ri-dotto accrescimento e inter-nodi raccorciati, che costit-uiscono veri e propri focolaidella malattia; le fogliolinesono deformate, piegate adoccia verso l’alto e ricopertedi muffa biancastra (foto 1).Contrariamente a quanto siriteneva fino ad alcuni annifa, in Emilia Romagna laforma di svernamento damicelio ibernante è poco dif-fusa, anche se presente nellanostra provincia. Normalmenteriguarda vigneti trascurati checon il tempo hanno accu-mulato una ragguardevolecarica di inoculo in grado di

manifestarsi, in forma esplosiva, dalla primaripresa vegetativa. Di fatto la presenza di ger-mogli bandiera nelle nostre aree è piuttostorara.I cleistoteci rivestono invece un’importanzafondamentale per lo svernamento del patogenoe per le infezioni primarie primaverili. Sonostrutture di origine sessuata che si formanosulla vegetazione infetta, alla fine dell’estate ein autunno, e qui si mantengono insieme al

micelio (muffa biancastra), fino a completareil loro processo di maturazione (foto 2). Ladifferenziazione di questi organi incrementageneralmente quando vengono terminati itrattamenti antioidici (all’invaiatura). Da questafase l’oidio, senza più arrecare danni direttialla coltura, si può espandere ulteriormentesugli organi verdi. Se durante il mese di settem-bre-ottobre le condizioni climatiche risultanofavorevoli alla malattia la quantità di cleistotecirisulterà estremamente abbondante.I cleistoteci si presentano come piccoli corpicciolidi forma globosa, dapprima incolori e traspa-renti, poi giallastri, marroni ed infine neri, aseconda dello stadio di maturazione (foto 3);ad uno sguardo esperto sono appena visibiliad occhio nudo sugli organi colpiti. Una voltamaturi, attraverso le piogge vengono staccatidalla colonia fungina e veicolati, grazie aglischizzi d’acqua, sui tralci delle viti dove restano

L’

notiziario

SPECIALE OIDIO DELLA VITE 1Registrazioni di nuove sostanze attive per il

contenimento delle principali avversità delle colture 8Ragnetto giallo della vite: quando preoccuparsi? 13

Sull’utilità o l’inutilità delle capitozzatureper il risanamento delle viti ammalate 14

Fattori critici per la produzione del vitigno Malbo gentile 16Spergola: analisi e caratterizzazione

della variabilità interna al vitigno 18La potatura meccanica 19

Certificazione del materiale di propagazione della vite 20 Il futuro della viticoltura:

investire nella commercializzazione 22Le cantine sociali concentrano l’offerta

in un consorzio cooperativo 23La Gazzetta di Reggio scrive di agricUltura

ed ambiente 24Rifiuti agricoli: novità ed incertezze 25

Oggi, Assistenza tecnica a rischio, ma domani,sarà ancora peggio? 28

OMMARIOS

di AlessandrAlessandra Barani, Andrea Franchi e Riccardo Bugiani

fitopatologico

MAGGIO 2010 - N. 1

Spedizione in abb.postale - 70%Filiale di Reggio Emilia

segue a pag. 2

LETTO PER VOISPECIALE OIDIO DELLA VITE

Foto 1: Germogli bandiera che si sviluppano dal micelio svernante

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derivate dalle cellule infetta-te (foto 5). Sulla superficiedella pagina superiore, incorrispondenza di questemacchie, si manifestano del-le lievi decolorazioni chepossono essere confuse conle “macchie d’olio” dellaperonospora. In un secondomomento le necrosi diven-tano via via più evidentiinteressando entrambe lepagine fogliari (foto 6). Solosuccessivamente si potrà os-servare la presenza di unfeltro polveroso bianco (mi-celio) che produce una granquantità di conidi (sporeasessuate (foto 7).I conidi daranno origine alleinfezioni secondarie in fun-zione della temperatura (da5 a 35° C con un ottimo a20-25° C). Tuttavia, a diffe-renza delle ascospore, la lorogerminazione viene ostaco-lata dalla bagnatura ed an-che dalle piogge che sonoin grado di dilavarli dallasuperficie vegetale. Inoltreanche la radiazione solareostacola lo sviluppo delleinfezioni di oidio. Infatti, lamalattia tende a svilupparsimaggiormente all’internodella chioma, dove l’umiditàrelativa e l’ombreggiamentosono ottimali. Le condizioni

meteorologiche ideali per leinfezioni primarie di oidioda ascospore, tipiche dellaprima fase della stagione,sono esattamente opposte aquelle necessarie per le in-fezioni secondarie da micelioche si verificano successiva-mente.In genere, la malattia cau-sata da infezioni primariecompare tra la metà di mag-gio e i primi di giugno, aseguito di più cicli infettiviche prendono avvio dalleascospore rilasciate dai clei-stoteci fin dalle prime fasivegetative, ma che solita-mente passano inosservatesugli organi vegetativi piùvicini al tronco. Più cicliinfettivi successivi determi-nano un aumento del po-tenziale di inoculo e se lastagione è favorevole al pa-togeno, la vegetazione e igrappoli si ricoprono pro-gressivamente della tipicamuffa biancastra. In sostanzale infezioni secondarie siaccavallano a quelle prima-rie. È in questa fase, giàepidemica, che normalmen-te ci si accorge della presen-za della malattia.I grappoli risultano partico-larmente sensibili all’oidioin fioritura, mentre la suscet-

intrappolati nel ritidoma pertutto l’inverno. La parte piùesterna della corteccia dellepiante è il miglior luogo disvernamento, dove i cleisto-teci riescono a mantenersivitali per essere poi in gradodi germinare nella primave-ra successiva, con circa il40% di possibilità di successo.La capacità germinativa calaper quelli che restano sullefoglie (23%) e si annulla perquelli che cadono sul terreno.In primavera, all’interno deicleistoteci si formano daquattro a sei aschi contenen-ti otto ascospore. Ogni clei-stotecio è quindi un piccolo“scrigno” colmo di propaguliinfettanti.Al termine di questa fase sipossono verificare le infezio-ni primarie per le quali èsempre indispensabile unapioggia. Con temperature dialmeno 10° C, precipitazionianche leggere (minimo 2,5mm) e bagnatura di circa

15-20 ore, i cleistoteci si rom-pono (foto 4) e rilasciano leascospore sulle foglie basalidei germogli più vicini alritidoma.Le ascospore possono ger-minare con un range ditemperatura che va da 5 a28° C (ottimo tra 20 e 25°C); in poche ore formanogli appressori (organi di at-tacco alle superfici vegetali)e gli austori (organi che pe-netrano nella superficie ve-getale per nutrirsi). Trascor-so il periodo di incubazione,di 8-12 giorni a seconda delletemperature, compaiono isintomi originati dalle infe-zioni ascosporiche, che sonomolto diversi da quelli tipicidel “mal bianco” e soprat-tutto sono di difficile indivi-duazione. Sulla pagina infe-riore delle foglie, princi-palmente sui germogli piùvicini al ceppo, si possonoosservare piccole aree cloro-tiche, con necrosi brunastre

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notiziario fitopatologico

Foto 2: Formazione dei cleistoteci, nel periodo autunnale,su tutti gli organi infetti

Foto 4: Rottura del cleistoteciocon emissione degli aschi

Foto 3: Cleistoteci in varie fasi di maturazione

Foto 5: Aree clorotiche, con necrosibrunastre che si evidenziano sulla

pagina inferiore delle foglie in seguitoad infezioni primarie

Foto 6: Aree clorotiche, con necrosibrunastre che si evidenziano sulla

pagina superiore delle foglie inseguito ad infezioni primarie Foto 7: Conidi di oidio

LETTO PER VOISPECIALE OIDIO DELLA VITE

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LLa complessa biologia dellamalattia fungina e la scarsavisibilità delle infezioni daascospore rendono talvoltacritica la gestione della difesaantioidica. Il criterio chedistingue le aree di pianura,sfavorevoli allo sviluppodell’infezione, dai compren-sori pedecollinari, nei qualila malattia rappresenta unrischio epidemico elevatoin grado di manifestarsi inmodo aggressivo tutti glianni, genera nei viticoltoril’errata convinzione chel’oidio sia una malattia fun-gina prettamente di perti-nenza di alcune zone.Questa regola non risultaessere sempre corretta; sa-rebbe bene sostituire il con-cetto di “zone” ad alto o abasso rischio con quello di“vigneti” a basso o alto ri-schio. Infatti negli ultimianni, negli areali viticoli dipianura della provincia, siè registrato un notevole au-mento delle infezioni prin-cipalmente su alcune varietà

più sensibili, tra cui l’Ancel-lotta. Le cause di questarecrudescenza della malattiasono da ricercarsi nelle con-dizioni climatiche del perio-do primaverile-estivo parti-colarmente favorevoliall’infezione fungina, nellagestione poco attenta delladifesa, nonché nella maggiordiffusione sul territorio dicultivar più vulnerabili neiconfronti della malattia.Gli errori che comunementevengono commessi sono do-vuti all’insufficiente cono-scenza del ciclo del patoge-no ed alla scarsa conoscenzadelle performance dei pro-dotti disponibili. Un abbaglioabbastanza comune consistenel considerare la lotta an-tioidica subordinata e nonabbinata a quella antipero-nosporica. Troppo spesso iprogrammi di difesa antioi-dica sono modulati sulleesigenze dei trattamenti con-tro la peronospora, ed inparticolar modo sulle carat-teristiche dei prodotti anti-

peronosporici. Ne consegueche ad antiperonosporici dilunga persistenza non ven-gono miscelati antioidici dianaloga durata d’azione. Lavegetazione resta così espo-sta alle infezioni per diversigiorni. Inoltre, in molte si-tuazioni si renderebbero ne-cessari interventi antioidicispecifici indipendentementedai trattamenti antiperono-sporici.Nella messa a punto di unastrategia di contenimentodell’oidio occorre innanzi-tutto considerare i diversifattori di rischio, tra cui:

andamento climaticoandamento epidemiconegli anni precedenticonoscenza dello storicoaziendalepresunto potenzialed’inoculosensibilità varietale.

Le ultime conoscenze epide-miologiche sulle infezioniprimarie tendono a predili-gere gli interventi preventiviprecoci per rendere più age-

vole il controllo della malat-tia nel proseguo della stagio-ne.Da tenere sempre presentisono le strategie atte a nonincorrere nell’insorgenza diceppi di oidio resistenti aifungicidi specifici, dotati diun unico sito d’azione. Que-sto accorgimento riguardaprincipalmente la famigliadegli IBE, ma ancora di piùle strobilurine che hannoun’azione sia antioidica cheantiperonosporica. Vista lavasta gamma di antioidicidisponibili è buona praticaalternare i prodotti con di-verso meccanismo d’azioneed adottare le limitazionid’uso previste dai disciplinaridi produzione integrata.

Quando iniziare ladifesa nei nostri arealiNei vigneti ad alto rischio,posti in zone molto favore-voli alla malattia o caratte-rizzati da infezioni rilevantinell’anno precedente, la di-

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tibilità si riduce notevolmen-te quando gli acini hannoun diametro superiore ai 4-6 mm. Gli acini colpiti, aseguito della disidratazionecausata dal fungo, tendonoa spaccarsi durante il loro

accrescimento favorendo lapenetrazione della botrite.L’insediamento del patoge-no sul grappolo è quindi daevitare per scongiurare in-genti perdite produttive.Indipendentemente da

quando si notano i primisintomi, i grappoli grave-mente colpiti sono la conse-guenza di infezioni che av-vengono molto precoce-mente, ossia subito dopo ilgermogliamento, nell’im-

mediata prefioritura e finoalla fase di formazionedell’acino. Ecco perché èestremamente importanteadottare tecniche di difesaadeguate anche nelle primefasi della stagione.

segue a pag. 4

STRATEGIE DI DIFESA DALL’OIDIO

LETTO PER VOISPECIALE OIDIO DELLA VITE

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fesa dovrebbe iniziare sindal germogliamento (2-3 fo-glie), quindi generalmentein anticipo rispetto ai tratta-menti antiperonosporici. Sitratta cioè di situazioni incui l’oidio potrebbe svernareanche sotto forma di micelioall’interno delle gemme.I prodotti consigliati per que-sti primi interventi, indirizzatiper l’appunto contro uneventuale micelio svernante,sono diversi. Lo zolfo, prefe-ribilmente in polvere, è par-ticolarmente indicato se letemperature del periodo ri-sultano sufficientemente ele-vate. Normalmente questoprodotto fornisce risultatisoddisfacenti. In alternativa,possono essere ad esempioutilizzati spiroxamina o mep-tildinocap che hanno unacerta elasticità rispetto ailimiti termici.Nelle altre condizioni, doveprevale lo svernamento dacleistotecio, il trattamento diapertura spesso va a coinci-dere con la prima applicazio-ne antiperonosporica, piùper motivi logistici che tecnici.Oggi il modello previsionalefornisce le indicazioni sul

primo rilascio delle ascospo-re e quindi sul primo tratta-mento che in talune annatepotrebbe anche anticipareil primo intervento antipe-ronosporico.

Come proseguire ladifesa nella primaparte della stagioneLa difesa durante il periododi liberazione delle ascospore,tipica della prima parte dellastagione, viene spesso trascu-rata. Nei mesi primaverili èinvece sostanziale proteggerela vegetazione soprattutto inprevisione di precipitazionisuperiori ai 2,5 mm e tempe-rature di almeno 10° C. Ilperiodo più delicato duranteil quale è importante concen-trare i trattamenti comincianello stadio di bottoni fioraliseparati.In queste fasi è preferibileutilizzare prodotti endotera-pici (sistemici o parzialmentesistemici), tra cui IBE e si-mili, che vengono assorbitie traslocati nella pianta inattiva crescita.Dalla post-allegagione, nellaseconda parte della stagione,si deve intervenire per evita-

re anche la diffusione diinfezioni secondarie da mi-celio che sono molto peri-colose e difficilmente estin-guibili.In questo periodo sono piùappropriati prodotti a lungapersistenza e a bassa dilava-bilità che manifestanoun’elevata affinità con lecere sia delle foglie che delgrappolo.Nei nostri areali, lo zolfo fala parte del leone durantetutta la stagione; è tuttaviaimportante utilizzare il pro-dotto con turni d’interventoadeguati alla sua scarsa du-rata d’azione e considerarel’effetto dose a cui è moltolegata la sua efficacia.Normalmente, la sensibilitàdei grappoli all’oidio comin-cia a diminuire progressiva-mente dalla fase di acinicon diametro superiore a 4-6 mm (acini delle dimensio-ni di un pisello) alla fase dichiusura grappolo.All’invaiatura i grappoli, spe-cialmente quelli a baccarossa, non sono più suscet-tibili agli attacchi di oidio,mentre quelli a bacca bian-ca lo sono solo sul rachide.

In situazioni normali la di-fesa si conclude pertanto inquesta fase.Solo in situazioni particolaricon infezioni attive partico-larmente rilevanti può essereopportuno intervenire ulte-riormente con prodotti abase di zolfo rivolti al con-trollo della malattia sullavegetazione, con lo scopodi ridurre al minimo il ri-schio di formazione dei clei-stoteci ed agevolare la difesanella primavera successiva.Un trattamento atto a dimi-nuire il potenziale d’inoculoè anche quello di pre e post-vendemmia col fungo anta-gonista Ampelomyces qui-squalis che ha lo scopo diparassitizzare i cleistotecirendendoli inattivi.

BibliografiaRiccardo BugianiServizio fitosanitario, Regio-ne Emilia-Romagna. Il Di-vulgatore n° 3-4/2007“DIFESA DEL VIGNETOmirino le avversità piùtemute” Pagg. 20-27Oidio Uncinula necator(Schweinitz) Burril - Oidiumtuckeri Berk.

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notiziario fitopatologico

IL MODELLO PREVISIONALE (IL CALCOLO DELLEASCOSPORE E DELLA LORO GERMINABILITÀ)DDei numerosi modelli previ-

sionali relativi all’oidio, messia punto dai ricercatori divari paesi, nessuno risultavaadatto agli areali viticoli emi-liano-romagnoli.L’Università Cattolica di Pia-cenza in collaborazione conil Servizio Fitosanitario dellaRegione Emilia-Romagna,ha sviluppato un modellomeccanicistico in grado disimulare processi infettiviprimari dell’oidio.Il modello, partendo da datiorari di temperatura, umidi-tà relativa, pioggia, bagnatu-

ra fogliare e di un parametrodefinito “deficit di pressioneidrico (VPD)”, registrati dal1° gennaio, determina i gior-ni climaticamente favorevoliper la maturazione delleascospore.La percentuale di ascosporeliberate a ogni evento pio-voso utile, caratterizzato dapiogge di almeno 2,5 mmcon temperatura di almeno10° C, viene calcolata infunzione dei giorni trascorsidalla data di germogliamen-to della vite attraverso unsottomodello che accumula

unità termiche sopra i 10°C a partire dal 1° gennaio.Ogni rilascio comprenderàuna quota di ascospore de-curtata della quantità libe-rata in precedenza. Succes-sivamente viene calcolato iltasso di germinazione e laformazione dell’appressoriodelle ascospore, in funzionedella temperatura e delVPD.Infine viene determinatol’indice di infettività ascospo-rica sulla base della propor-zione di ascospore rilasciatemoltiplicata per il tasso di

germinazione.In sostanza a partire dalperiodo primaverile il mo-dello segnala l’inizio dellaprima emissione delle asco-spore, quindi della primapossibile infezione se le con-dizioni sono favorevoli, non-ché i rilasci successivi (pos-sibili ulteriori infezioniprimarie se le condizioniclimatiche restano favorevo-li), indicando anche la gra-vità dell’evento. Il modelloevidenzia inoltre la fine delrilascio delle ascospore,quindi il termine delle infe-

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zioni primarie.Dal punto di vista pratico,attraverso la sua applicazio-ne, è possibile ottenere in-formazioni di massimasull’inizio della difesa e suiprodotti da utilizzare nellevarie fasi della stagione so-prattutto in funzione delrischio. Al termine del rila-

scio delle ascospore, quandogli attacchi primari si sonoconclusi, occorre verificarela presenza della malattiain campo per evitare loscoppio epidemico. Gli ou-tput del modello sono fon-damentali visto che le infe-zioni primarie passanosempre inosservate e sono

poi la causa di gravi attacchidi oidio di cui si ha consa-pevolezza solo dalla postallegagione in poi.Attualmente non abbiamola possibilità di utilizzarecapillarmente il modello sulterritorio reggiano ma, graziealle elaborazioni del ServizioFitosanitario Regionale, ci

vengono forniti i principaliragguagli durante la stagioneprimaverile estiva (graf. 1).Nel 2009, la definizione dellelinee di difesa divulgate at-traverso il bollettino di pro-duzione integrata si è basataproprio su questi dati abbi-nati ai sopralluoghi nei vi-gneti campi spia non trattati.

Grafico 1. Output del modello previsionale nell’area di Correggio

Anno 2009: modello previsionale infezioni ascosporijhe di oidio nellarea di Correggio

LETTO PER VOISPECIALE OIDIO DELLA VITE

PRODOTTI ANTIOIDICI

È un fungicida molto antico.Agisce specificamente suglioidi, ha azione acaro frenan-te e insetto-repellente.Lo zolfo sottrae acqua allacellula fungina e blocca iprocessi respiratori sostituen-dosi all’ossigeno. Come con-seguenza si ha la produzionedi acido solfidrico al postodell’acqua e la morte delfungo è dovuta essenzial-mente alla disidratazione. Èun prodotto multisito chenon crea problemi di assue-fazione, quindi di resistenza.Lo zolfo agisce sottoformadi vapore e il passaggio allostato gassoso è direttamenteproporzionale alle tempera-ture ed alla finezza delle sueparticelle.

ottenuti da zolfi ventilaticon aggiunta di bagnanti;Zolfi colloidali ottenuticon procedimenti chimi-ci;Zolfi micronizzati ottenutiper macinazione di zolfisublimati o ventilati;Zolfi bentonitici ottenutifacendo assorbire lo zolfofuso da argilla bentoniti-ca.

3. LIQUIDI (formulazio-ni liquide, flowable osospensione concen-trata per trattamentiliquidi)Sono formulazioni liqui-de, molto pratiche dalpunto di vista dell’impie-go, che rappresentanouna novità.

Antioidici preventivi tradizionaliLa temperatura deve esseresufficientemente elevata perpermettere la sublimazionedelle particelle solide (pas-saggio da stato solido a gas-soso); l’azione fungicida, in-fatti, aumenta progressiva-mente fino a 40°C (iniziacon circa 10-12°C con glizolfi più fini e con circa 18-20°C con gli zolfi più gros-solani). Pertanto, a tempe-rature molto elevate (oltre30-32°C) il passaggio allostato di vapore è molto ele-vato e può indurre fitotossi-cità; per questa ragione siconsiglia di eseguire gli in-terventi nelle ore più freschedella giornata. Alle bassetemperature gli zolfi sonoinvece poco attivi. L’attività,inoltre, diminuisce col cre-scere dell’umidità relativa.

Gli zolfi possono essere:1. P O L V E R U L E N T I

(polveri secche pertrattamenti polveru-lenti)Zolfi greggi ottenuti permolitura di minerali dizolfo;Zolfi sublimati ottenutiper condensazione di va-pori di zolfo (chiamatianche zolfi raffinati);Zolfi ventilati ottenuti permolitura e separazionedelle particelle più fini;Zolfi attivati ottenuti perunione dello zolfo connerofumo.

2. BAGNABILI (polveribagnabili, granuli omicrogranuli idrodi-spersibili per tratta-menti liquidi)Zolfi bagnabili comuni segue a pag. 6

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I triazoli sono degli inibitoridella biosintesi dell’ergoste-rolo (IBE) nella formazionedelle membrane cellulari.Questi fungicidi interven-gono sul metabolismo deilipidi bloccando la forma-zione di importanti compo-nenti della parete della cel-lula fungina. In particolareinibiscono il principale ste-rolo attivo nella formazionedella membrana cellulare(ergosterolo).A causa del meccanismod’azione molto specifico(monosito) sono sostanze arischio per l’induzione di

fenomeni di resistenza. Lacommercializzazione di for-mulati privi di partner (so-stanza attiva da sola) acui-sce questa problematica,pertanto se ne consiglia unuso moderato.I triazoli sono un gruppodi fungicidi molto vasto ca-ratterizzato da attività ditipo sistemico (vengono as-sorbiti dai tessuti e traslocatinel circolo linfatico) o, inalcuni casi, citotropico tran-slaminare (penetrano neitessuti ma non vengonotraslocati). Sono attivi a bas-si dosaggi ed hanno unadiscreta persistenza (10-12giorni a seconda delle con-dizioni). Hanno general-

mente attività preventiva ecurativa (lieve quella eradi-cante).Nella “tabella 1” vengonoriportati i triazoli ammessiin produzione integrata.

La Spiroxamina appartieneal gruppo delle sostanzeattive che agiscono sullabiosintesi degli steroli, macon un meccani smod’azione specifico diversoda quello dei sopra citatitriazoli. Infatti interviene suun gruppo di enzimi, coin-volti nella biosintesi deglisteroli, differenti da quellidegli altri prodotti. Questa

Sostanza attiva Formulati commerciali Formulati commerciali Limitazioni d’uso(s.a. da sola) (miscele con altre s.a)

Ciproconazolo* GALEO Nessuna miscela disponibileNon ammesse le altreformulazioni classificatecome Nocive “Xn”

Fenbuconazolo VARI Nessuna miscela disponibileMyclobutanil* VARI Varie con zolfo

Non ammesse formulazioniclassificate come Nocive “Xn”

Penconazolo VARI Varie con zolfoPropiconazolo “PROTIL EC Nessuna miscela disponibile

(unico formulatoregistrato su vite)

Tetraconazolo VARI Varie con zolfoTebuconazolo* VARI Varie con zolfo

Non ammesse formulazioni Non ammesse misceleclassificate come Nocive “Xn” con triadimenol

Triadimenol* VARI Varie con zolfoNon ammesse formulazioni Non ammesse misceleclassificate come Nocive “Xn” con tebuconazolo

Tabella 1: Triazoli (sostanze attive e prodotti commerciali) ammessi in produzione integrata

Massimo tre trattamenti all’annocomplessivi con triazoli.

* I prodotti commerciali a base di cipro-conazolo, miclobutanil, tebuconazolo etriadimenol (da soli o in miscela conaltre sostanze), classificati come NociviXn , non sono ammessi in produzione

integrata poich possiedono frasi dirischio cronico per la salute. In partico-lare: ciproconazolo, miclobutanil e tebu-conazolo sono caratterizzati dalla frasedi rischio R63-possibile rischio di danniai bambini non ancora nati ; triadime-nol caratterizzato dalla frase dirischio R40-possibilit di effetti cancero-geni - prove insufficienti .

ATTENZIONE: con la revisione tossico-logica: dal 1 luglio 2010 TETRACONA-ZOLO e PENCONAZOLO non potrannopi essere impiegati sulla vite

Sostanza attiva Formulati commerciali Formulati commerciali Limitazioni d’uso(s.a. da sola) (miscele con altre s.a)

Spiroxamina BATAM, PROSPER 300 SC. Nessuna miscela disponibile Massimo tre trattamenti all’annocon spiroxamina.

Bupirimate NIMROD 250 EW, Nessuna miscela disponibile NessunaTRINEX 250 EW

Tabella 2: Altri prodotti endoterapici ammessi in produzione integrata

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notiziario fitopatologicoLETTO PER VOISPECIALE OIDIO DELLA VITE

Lo zolfo ha una buona atti-vità preventiva ed ancheeradicante, soprattutto quan-do è in polvere. In virtù delladiscreta capacità di penetra-re all’interno della vegetazio-ne e della buona efficacia,

nelle fasi di maggiore pres-sione della malattia e/o inpresenza d’infezioni attive,sono consigliabili applicazio-ni con zolfo in polvere (25-35 kg/ha). Gli zolfi bagnabiliesercitano prevalentemente

un’azione di tipo preventivoed hanno una minor persi-stenza d’azione rispetto aquelli in polvere (5-7 giornia seconda delle condizioniambientali). Tuttavia a do-saggi elevati (sempre in fun-

zione dell’etichetta) possonobloccare o rallentare lo svi-luppo del micelio.Tutti i prodotti fitosanitari abase di zolfo presenti sulmercato sono ammessi inproduzione integrata.

Antioidici Endoterapici Sistemici e Citotropici-translaminari

caratteristica riveste unanotevole importanza nellestrategie anti-resistenza: stu-di di campo e di laboratoriohanno dimostrato l’assenzadi fenomeni di resistenzaincrociata tra spiroxaminae triazoli.È una sostanza dotata diproprietà sistemiche in gra-do di penetrare rapidamen-te nei tessuti trattati. Si con-traddistingue per esercitareun’azione preventiva, cura-tiva e in parte eradicanteche non risulta essere in-fluenzata dalle temperature.Possiede caratteristiched’impiego molto simili aquelle degli altri IBE.Nella “tabella 2” vengonoriportati i prodotti a basedi spiroxamina ammessi inproduzione integrata.

Il suo meccanismo tossicoconsiste nell’ inibire gli en-zimi necessari alla biosintesidegli acidi nucleici. Bupiri-mate possedendo un’azionecitotropica - translaminareè in grado di raggiungere ilmicelio del fungo già pene-trato all’interno degli organivegetali. Può essere cosìimpiegato sia in fase pre-ventiva, sia curativa. La du-rata d’azione è di circa 10giorni.L’assorbimento del prodottoda parte dei germogli inaccrescimento lo rendonoin grado di difendere lanuova vegetazione in fasedi sviluppo.Nella “tabella 2” vengonoriportati i prodotti a basedi bupirimate ammessi inproduzione integrata.

SPIROXAMINA

BUPIRIMATE

GRUPPO DEI TRIAZOLI

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n. 1 - maggio 2010 LETTO PER VOISPECIALE OIDIO DELLA VITE

Antioidici a lunga persistenza e bassa dialavabilità

STROBILURINE(GRUPPO DEI QoI

)Il meccanismo d’azione deiQoi è tipico di diverse fami-glie chimiche di fungicidiche possiedono un mecca-nismo analogo o comunquemolto simile. Agiscono alivello della respirazione deifunghi con un processoestremamente specifico (uni-sito). Sono sostanze ad ele-vatissimo rischio d’induzionedi resistenza, anche nel breveperiodo.Devono quindi essere impie-gate con un numero di ap-plicazioni limitato. Possiedo-no la caratteristica di essereassorbiti dalle cere presentisul materiale vegetale e diridistribuirsi uniformementesulla vegetazione; per questosono prodotti scarsamentedilavabili.Pur avendo attività preven-tiva e talvolta curativa, que-ste sostanze, anche in pre-senza di partner, devonoessere utilizzate solo preven-

tivamente per limitare il piùpossibile il fenomeno dellaresistenza. Lo spettro d’azio-ne è molto vasto ed in ge-nerale sono utilizzati controoidi e/o peronospore. Que-sto gruppo si arricchisce fre-quentemente di nuovi com-posti.La persistenza d’azione, neiconfronti dell’oidio, è di circa10-12 giorni.Nella “tabella 3” vengonoriportati i prodotti a base distrobilurine ammessi in pro-duzione integrata.

Questa sostanza inibisce lagerminazione delle sporecon un meccanismo d’azio-ne diverso rispetto agli altrifungicidi attualmente impie-gati. Ha un’azione tipica-mente preventiva, pertantodeve essere applicato in as-senza di infezioni.Quinoxifen ha la capacitàdi fissarsi alle cere cuticolaridei tessuti vegetali, di venire

parzialmente assorbito e didistribuirsi sotto forma divapore sulla vegetazione;grazie a queste caratteristicheè un prodotto caratterizzatoda una buona persistenza(circa 8-10 giorni) e da unascarsa dilavabilità.Nella “tabella 4” vengonoriportati i prodotti a base diquinoxifen ammessi in pro-duzione integrata.

La sostanza attiva è dotatadi un meccanismo d’azionenuovo, diverso da quello deifungicidi antioidici già incommercio.Il prodotto agisce con mo-dalità prevalentemente pre-ventive inibendo la penetra-zione della cuticola e ilsuccessivo processo infettivodel fungo.Possiede inoltre un’ottimaresistenza al dilavamento eduna persistenza d’azione dicirca 8-10 giorni.Nella “tabella 4” vengono

Sostanza attiva Formulati commerciali Formulati commerciali Limitazioni d’uso(s.a. da sola) (miscele con altre s.a)

Tryfloxystrobin FLINT Nessuna miscela disponibile

Pyraclostrobin A base della sostanza attiva “CABRIO TOP (miscela conda sola, nessun prodotto Metiram) contenendo ildisponibile ditiocarbammato metiram il

prodotto è impiegabile nonoltre l’allegagione e comunque non oltre il 30 giugno

Tabella 3: Strobilurine (sostanze attive e prodotti commerciali) ammesse in produzione integrata

Massimo tre trattamenti all’anno com-plessivi con Qoi, indipendentementedall’avversità (peronospora e oidio). In sintesi, tra trattamenti antiperono-sporici ed antioidici, i prodotti Pyraclo-strobin (antiperonosporico e antiodico), tryfloxidtrobin (solo antioidico), Fa-moxadone (solo antiperonosporico) eFenamidone (solo antiperonosporico)non devono essere utilizzati più di trevolte come somma tra tutti.

Sostanza attivaSostanza attiva Formulati commerFormulati commercialiciali Formulati commerFormulati commercialiciali Limitazioni d’usoLimitazioni d’uso(s.a. da sola)(s.a. da sola) (miscele con altr (miscele con altre s.a)e s.a)

Quinoxifen ARIUS ARIUS SYSTEM Massimo tre trattamenti(miscela con miclobutanil) all’anno con quinoxifen

Metrafenone VIVANDO Nessuna miscela disponibile Massimo tre trattamenti all’anno con metrafenone

Meptil dinocap KARATHANE STAR Nessuna miscela disponibile Massimo 2 interventi all’anno con meptil dinocap

Boscalid CANTUS Nessuna miscela disponibile “Massimo 1 intervento all’annoindipendentemente dall’avversitàcon boscalid”

Tabella 4: Altri prodotti a scarsa dilavabilit e lunga persistenza ammessi in produzioneintegrata (sostanze attive e prodotti commerciali)

riportati i prodotti a base dimetrafenone ammessi inproduzione integrata.

Meptyldinocap è attivo intutte le fasi vitali del patoge-no e si caratterizza per unmeccanismo d’azione bio-chimico multisito in gradodi inibire la respirazione cel-lulare ed alterare i processimetabolici a livello mitocon-driale della cellula fungina.La sostanza agisce per con-tatto ed è caratterizzata daun’azione preventiva, cura-tiva e in parte eradicantenei confronti dell’oidio, an-che a temperature relativa-mente basse. La persistenzadel prodotto è di circa 8-10giorni.Nella “tabella 4” vengonoriportati i prodotti a base dimeptildinocap ammessi inproduzione integrata.

Per la coltura della vite ilpreparato protegge da attac-chi di botrite e di oidio.È una sostanza attiva dotatadi proprietà traslaminari,che a livello della cellulafungina blocca il processodi respirazione con conse-guente arresto di produzioned’energia. L’attività biologicadella molecola si esplicainibendo la germinazionedelle spore e la formazio-ne/accrescimento del tubulogerminativo. Il particolaresito metabolico d’azione èdiverso da quelli già esistenti.L’etichetta del prodotto pre-vede una sola applicazioneall’anno. Il fungicida è con-sigliato per interventi pre-ventivi dalla fase di pre-chiusura grappolo quandoè sfruttabile anche l’azionecontro la botrite.Nella “tabella 4” vengonoriportati i prodotti a base diboscalid ammessi in produ-zione integrata.

QUINOXYFEN

METRAFENONE

MEPTILDINOCAP

BOSCALID

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Tabella 1: Modalit d impiego di R6 Erresei Albis tratte dall etichetta

Coltura Avversità Dose Intervallo tra EpocaEpoca N° maxgli interventi d’intervento interventi/anno

g/hl Kg/ha consigliata10-14 giorni.

La dose più alta Intervenire e il turno più breve preventivamente

Vite P. viticola 225-300 2,25-3,0 vanno riservati in dalle fasi di 3situazioni ambientali prefioritura

favorevoli allo sviluppo della malattia

I

AmpelomycesquisqualisÈ un fungo antagonista spe-cifico per il controllo dell’oidio.L’azione tossica è operata dallespore del biofungicida che,una volta germinate, parassi-tizzano il micelio dell’oidio.Con temperatura tra i 20-30°C si possono originare nu-merosi cicli del micoparassitache si moltiplica nel vigneto.È un prodotto di contattoimpiegabile, a secondadell’intensità dell’infezionecon dosaggi diversi durantel’intera stagione vegetativadella coltura (dal germoglia-mento alla post-vendemmia).In particolare, nelle fasi di pree post-vendemmia è possibile

sfruttarne l’azione nei confron-ti dei cleistoteci per ridurrel’inoculo nell’anno successi-vo. Il biofungicida non pre-vede tempo di carenza. Ilpreparato è ammesso inagricoltura biologica e nellageneralità dei casi è compa-tibile con numerosi fungicidied insetticidi di largo impie-go, tuttavia è bene verificarein etichetta la compatibilitàprima di procedere alla suaapplicazione. Infatti alcuni

agrofarmaci quali lo zolfonon possono essere miscelaticon A. quisqualis, ma occor-re alternarli con intervallodi almeno 5 giorni gli unidagli altri.Affinché la specialità possaesplicare le migliori perfor-mance, è consigliabile:• operare nei casi di bassa

pressione di malattia, poi-ché è efficace con infezioninon superiori al 3% di su-perficie fogliare colpita. In

caso di piogge superiori ai6 mm occorre ripeterel’applicazione;

• eseguire almeno 2 appli-cazioni consecutive distan-ziate di 7-10 giorni;

• addizionare ad un ba-gnante (es. olio mineraleparaffinico estivo);

• trattare nelle prime ore delmattino, o ancor megliodurante le ore serali;

• assicurare una coperturaottimale della vegetazione.

notiziario fitopatologico

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di Andrea Franchi e Alessandra BaraniAndrea Franchi e Alessandra Barani

FUNGICIDIIl gruppo annovera diversenovità, soprattutto nei con-fronti della peronospora del-la vite.

FluopicolideÈ un nuovo fungicida ap-partenente alla famiglia chi-mica degli acyl-picolidi. Lasostanza è attiva nei confron-ti di diversi oomiceti graziead un meccanismo d’azionein grado di alterare la stabi-lità delle proteine dellamembrana. Fluopicolidenon presenta, al momento,resistenza incrociata con altrifungicidi antiperonosporici.Il preparato si contraddistin-gue per un’azione preventivae curativa, tuttavia si racco-mandano applicazioni pre-ventive; le due formulazionifinora sviluppate presentano

partners aventi differentemeccanismo d’azione.Il primo formulato (R6 Er-resei Albis ®) in miscelacon il fosetil alluminio èautorizzato su vite. Al pro-dotto commerciale è stataattribuita una classificazionedi pericolo per l’ambiente(N) e per la salute umana(Xi-irritante). La specialitàè commercializzata in mi-crogranuli idrodispersibili

(WG) ed è ammessa nei di-sciplinari di produzione in-tegrata. In etichetta è indi-cato la possibile incom-patibilità del prodotto conrame, alcuni fitostimolatorie concimi fogliari contenentiazoto (nitrico e ammoniaca-le), pertanto si suggerisce dieffettuare saggi preventivi dicompatibilità. Occorre so-spendere i trattamenti dellaspecialità 28 giorni prima

della raccolta. Altre modalitàd’impiego sono indicate intabella 1.Il secondo preparato a basedi fluopicolide è miscelatocon propamocarb idrocloru-ro (Volare ®) è autorizzatoper il controllo della pero-nospora di patata, pomodo-ro e cetriolo. Nel 2010, laformulazione è ammessanei disciplinari di produzio-ne integrata solo per patata

LETTO PER VOISPECIALE OIDIO DELLA VITE

Biofungicidi

Sostanza attiva Formulati commerciali Formulati commerciali Limitazioni d’uso(s.a. da sola) (miscele con altre s.a)

Ampelomyces AQ 10 WG Nessuna miscela disponibile Nessuna limitazionequisqualis

Tabella 5: Biofungicidi ammessi in produzione integrata e biologica (sostanze attive e prodotti commerciali)

REGISTRAZIONI DI NUOVE SOSTANZE ATTIVE PER ILCONTENIMENTO DELLE PRINCIPALI AVVERSITA’ DELLE COLTURELa costante disponibilità di nuovi mezzi tecnici per la difesa delle colture suggeriscedi effettuare un breve aggiornamento anche in questo numero del Notiziario

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n. 1 - maggio 2010

e cetriolo. È commercializ-zata in sospensione concen-trata (SC). Si suggerisce diutil izzare i l preparatonell’ambito di un calendariopreventivo alternandolo conantiperonosporici a diversomeccanismo d’azione. Il for-mulato ha una classificazio-ne di pericolo per l’ambiente(N) e non ha classificazionidi pericolo per l’uomo (At-tenzione manipolare conprudenza). La specialità sicaratterizza per un tempo dicarenza di 3 giorni per po-modoro e cetriolo e di 7giorni per patata. Altre infor-mazioni relative alla moda-lità di utilizzo di Volare pos-sono essere desunte dallatabella 2.

MandipropamidPer assicurare la protezioneda oomiceti fitopatogeni didiverse colture (vite, patata,pomodoro, ecc.), il mercatoha messo a disposizione de-gli operatori una nuova so-stanza attiva denominatamandipropamid (famigliadelle mandelammidi).L’attività del fungicida siesplica mediante l’inibizionesia della germinazione dellespore, sia dell’accrescimentodel micelio, nonché attraver-so l’inibizione della sporula-zione. La molecola possiedeuna forte affinità con lo stra-to ceroso della vegetazione(cere epicuticolari) ed è do-tata di una parziale attivitàcitotropico-translaminare.Per consentire una razionalestrategia antiresistenza, lasostanza attiva è stata inse-rita dal FRAC nel gruppo difungicidi CAA; per questiantiperonosporici sono pre-viste delle limitazionid’impiego (vedi box relativoal gruppo CAA). Ulterioriprecauzioni d’impiego sonorimandate alla successivatrattazione dei singoli formu-lati commerciali.In Italia sono state allestite3 diverse soluzioni:- Pergado® MZ è una for-mulazione a base di mandi-propamid e mancozeb in

granuli idrodispersibili (WG)per la difesa di vite, pomo-doro e patata. Il fungicidaè consigliato per applicazionipreventive al verificarsi dellecondizioni predisponenti ladiffusione del patogeno. Inetichetta è indicata una clas-sificazione di pericolo perl’uomo irritante (Xi) e perl’ambiente (N) ed è previstaun’area di rispetto non trat-tata dai corpi idrici superfi-ciali di 12 m per l’impiegosu vite e di 3 m per patatae pomodoro. L’intervallo disicurezza è di 28 giorni pervite, 7 giorni per patata e 3

giorni per pomodoro. Infor-mazioni supplementari sonoriportate nella tabella 3. Laformulazione è ammessanei disciplinari di produzio-ne integrata;- Pergado® F è una misceladi mandipropamid con fol-pet autorizzata su vite per ilcontenimento della perono-spora. Il prodotto è racco-mandato per trattamenti acarattere preventivo al so-praggiungere delle situazioniambientali favorevoli allosviluppo del patogeno.L’antiperonosporico è distri-buito in granuli idrodisper-

sibili (WG) ed occorre so-spendere i trattamenti 42giorni prima della vendem-mia.Il formulato ha un’etichet-tatura ed una classificazionedi pericolo per l’uomo noci-vo (Xn) per effetto della frasedi rischio R40 (possibili effetticancerogeni – prove insuffi-cienti) legata al folpet ed Nper l’ambiente (con una fa-scia di sicurezza di 12 m daicorpi idrici superficiali). Laspecialità non è ammessanei disciplinari di produzio-ne integrata;- l’ultimo preparato al mo-

Tabella 2: Modalit d impiego di Volare tratte dall etichetta

Coltura Avversità Dose Intervallo tra gli interventi N° maxml/hl L/ha interventi/anno

Patata P. infestans 140-160 1, 4- 1,6 4(campo)

Pomodoro P. infestans 160 1,6 3(campo)Pomodoro P. infestans 160 2 3(serra)Cetriolo P. cubenisis 140-160 1, 4- 1,6 3(campo)

Cetriolo P. cubenisis 140- 160 1, 75- 2,0 3(serra)

Applicazioni preventive ogni 7-10 giorni.Utilizzare gli intervalli più brevi e le dosimaggiori nelle condizioni più favorevoliallo sviluppo del patogeno

Applicazioni preventive ogni 8-12 giorni.Le dosi più elevate e gli intervalli piùcorti vanno riservati nelle situazionipredisponesti lo sviluppo della malattia

Tabella 3: Modalit d impiego di Pergado MZ tratte dall etichetta

Coltura Avversità Dose Intervallo tra gli interventi N° maxg/hl Kg/ha interventi/anno

Vite P. viticola 200-250 2-2,5

Pomodoro P.infestans 200-250 2-2,5

Patata P.infestans - 2,5(solo pienocampo)

Tabella 4: Modalit d impiego di Pergado F tratte dall etichetta

Coltura Avversità Dose Intervallo tra N° maxgli interventi interventi/anno

g/hl Kg/ha

10-12 giorni. 3 e comunque non più La dose più alta e e il turno più 4 con prodotti al gruppo

breve vanno riservati in di CAA indipendentementeVite P. viticola 200-250 2,0-2,5 condizioni climatiche che dall’avversità

consentono un veloce sviluppo della malattia

10-12 giorni.Le dosi più elevate e gli intervalli piùcorti vanno riservati alle condizionimetereologiche predisponentiil rapido sviluppo del patogeno

7-10 giorni.Le dosi più elevate e gli intervalli piùcorti vanno riservati alle condizionimetereologiche predisponenti il rapidosviluppo del patogeno

2 e comunquenon più di 4 conprodotti apparte-nenti al gruppoCAA indipenden-temente dall’av-versità

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La molecola si contraddi-stingue per un’azione pre-ventiva e curativa ed è inse-rita dal FRAC nel gruppodi fungicidi CAA (vedi boxCAA). Il fungicida vienecommercializzato in miscelacon folpet ed assume il no-me di Valis F ®. Il preparato,distribuito in granuli idrodi-spersibili (WG), è consigliatoper applicazioni sia preven-tive che curative.La specialità presenta unaetichettatura di pericolo perl’uomo Xn (Nocivo) in quan-to caratterizzata dalla frasedi rischio R40 (possibilità dieffetti cancerogeni-prove in-sufficienti) dovuta al folpeted N per l’ambiente, pertan-to non è ammessa nei disci-plinari di produzione inte-grata. L’etichetta prevedeuna fascia di sicurezza nontrattata di 20 m dai corpiidrici superficiali. Il formu-lato non è compatibile conprodotti alcalini (es. polisol-furi, poltiglia bordolese) eoli bianchi; altre modalitàdi utilizzo della specialitàsono presenti in tabella 6.Occorre sospendere i tratta-menti 42 giorni prima dellavendemmia.

INSETTICIDIQuesto gruppo di agrofar-maci si arricchisce di inte-ressanti novità, soprattuttoper quanto riguarda il con-tenimento delle infestazionidella carpocapsa delle po-macee.

Chlorantraniliprole(Rynaxypyr ®)Nella difesa della carpocapsa(Cydia pomonella) si inserisceun nuovo protagonista: lasostanza attiva chlorantrani-liprole, più semplicementenota come Rynaxypyr ®. Ilpreparato che riporta il no-me commerciale di Coragen®, si caratterizza per unmeccanismo d’azione nonneurotossico. Rynaxypyr agi-sce sulla funzionalità deicanali del calcio presenti

mento disponibile assumeil nome commerciale di Per-gado ® SC, ed è raccoman-dato per applicazioni pre-ventive per il contenimentodella peronospora della vite,della patata e delle orticole.Il preparato, formulato insospensione acquosa con-centrata (SC), non presentain etichetta classificazionedi pericolo per l’uomo (At-tenzione manipolare conprudenza) e per l’ambiente.

Gli interventi devono esseresospesi 21 giorni prima dellaraccolta per vite, 7 giorniper lattuga, scarola, rucola,erbe fresche e 3 giorni perpatata, pomodoro, melonee zucchino. La tabella 5 for-nisce ulteriori indicazionisulle proprietà e le modalitàd’impiego. Pergado SC vieneproposto in abbinamentocon Coprantol WG (Pergado® R Pack). Si tratta di unpackaging che abbina con-

fezioni separate di PergadoSC e Coprantol WG; i dueformulati andranno al mo-mento dell’applicazionecombinati insieme al finedi garantire la copertura divite, patata e orticole.

ValiphenalSi segnala lo sviluppo di unanuova sostanza attiva dotatadi proprietà sistemiche (va-liphenal) per il controllodella peronospora della vite.

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notiziario fitopatologico

Tabella 6:abella 6: Modalit d impiego di Valis F tratte dall etichetta

ColturaColtura Avversità Dose Kg/haDose Kg/ha Intervallo tra gli interventi N° max interventi/anno

Vite P. viticola 1,5-2,0 3Intervenire con cadenza di 10-14 giorni.Trattare alla comparsa dei primi sintomidell’infezione primaria

Tabella 5:abella 5: Modalit d impiego di Pergado SC tratte dall etichetta

Intervenire ogni 10-12 giorni. Ladose più alta e il turno più brevevanno riservati in condizioniclimatiche che consentono unveloce sviluppo della malattia

Massimo 4 con preparati ap-partenenti al gruppo CAA.Utilizzare il prodotto solo inmiscela con idonei fungicidimultisito ai dosaggi d’etichetta

Intervenire ogni 7-10 giorni. Ladose più alta e il turno più brevevanno riservati in condizioniclimatiche che consentono unveloce sviluppo della malattia

Massimo 4 con preparati ap-partenenti al gruppo CAA.Impiegare il preparato a bloc-chi di 2-3 interventi in alter-nanza con fungicidi a diversomeccanismo d’azione

Cadenza degli interventi di 7giorni.

In campo: massimo 8 inter-venti/anno (pari a 2 tratta-menti per ciclo colturale conintervallo tra le applicazionidi 7 giorni, per un totale di4 cicli/anno) con prodottiappartenenti ai CAA.In serra: massimo 4 interven-ti/anno (pari a 1 trattamentoper ciclo colturale per untotale di 4 cicli/anno) conprodotti appartenenti aiCAA. Per entrambi gli im-pieghi (campo e serra) èconsigliata alternare la spe-cialità con fungicidi a diver-so meccanismo d’azione.

Cadenza degli interventi di 7giorni.

Massimo 4 interventiall’anno con prodotti delgruppo CAA. Impiegare ilpreparato a blocchi di 2-3interventi (con intervallo di7 giorni) in alternanza confungicidi a diverso meccani-smo d’azione.

ColturaColtura Avversità DoseDose Intervallo tra gli interventi N° maxml/hl L/ha interventi/anno

Vite P. viticola 60 0,6

Pomodoro P. infestans 40-60 0,4-0,6

Patata P. infestans ----- 0,4-0,6

Lattuga, Scarola, B. lactucae ----- 0,4-0,6 Rucola

Erbe fresche(cerfoglio,erba cipollina,foglie disedano,prezzemolo,salvia, Pernospora ----- 0,4-0,6rosmarino, spp .timo,basilico,foglie dialloro/lauro,dragoncello

Melone P. cubensis 40-60 0,4-0,6

Zucchino P. cubensis 40-60 0,4-0,6

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nome di Affirm ® è dispo-nibile in formulazione WG(granuli idrosolubili) ed è almomento impiegabile supero e melo. In etichettanon ha classificazioni di pe-ricolo per l’uomo (Attenzio-ne manipolare con pruden-za) né per l’ambiente.L’impiego della specialitàprevede il rispetto di unafascia di sicurezza di 12 mdai corpi idrici superficiali.Al momento non è segnala-ta alcuna resistenza con altrefamiglie di insetticidi. Affirmha un intervallo di sicurezzadi 7 giorni. L’elevata tossicitàdel prodotto nei confrontidegli impollinatori vieta ditrattare in fioritura e nei 10giorni precedenti tale fasefenologica.Attraverso specifica nota in-tegrativa, la specialità verràa breve inserita tra i mezzidisponibili nei disciplinaridi produzione integrata perla difesa da carpocapsa. Altrielementi utili per l’impiegopossono essere desunti dallatabella 8.

MetaflumizoneSi segnala l’introduzione nelmercato italiano di un nuo-vo insetticida per la difesadi patata e colture orticole,appartenente alla famigliachimica dei semicarbazoni.Il prodotto è registrato siain pieno campo per le col-ture di patata, pomodoro,melanzana, lattughe e simili(escluso scarola) e di cavolocappuccio e di Bruxelles, siain serra per pomodoro, pe-perone e melanzana.

segue a pag. 12

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n. 1 - maggio 2010

sulle fibre muscolari dellelarve (recettori rianodinici)con conseguente alterazionedel sistema muscolaredell’insetto. Il preparato agi-sce prevalentemente per in-gestione e secondariamenteper contatto, inducendo laperdita progressiva della ca-pacità di coordinamentomuscolare (atassia), succes-sivamente paralisi ed infinemorte delle larve sensibili.La specialità è efficace neiconfronti sia delle larve ne-onate, sia di quelle più ma-ture; inoltre è segnalata an-che un’attività ovicida.Il target biologico di ryna-xypyr è rappresentato dallaC. pomonella, da altri lepi-dotteri carpofagi delle po-macee (Cydia molesta, Pan-demis cerasana, ecc.), nonchéda Ostrinia nubilalis, ecc.;tuttavia è opportuno preci-sare che attualmente Cora-gen è autorizzato solo per ilcontrollo di carpocapsa.

Il timing d’intervento su que-sto insetto coincide con lapre-schiusura delle uova.L’originale meccanismod’azione nonché il positivoquadro eco-tossicologicoconsentono all’insetticida diessere presente nei discipli-nari di produzione integrata.Il preparato, in sospensioneacquosa concentrata (SC),non ha classificazioni di pe-ricolo per l’uomo (Attenzio-ne manipolare con pruden-za) ed è classificato perl’ambiente (N). La sospen-sione dei trattamenti deveessere effettuata 14 giorniprima della raccolta. Occor-re anche rispettare una fa-scia di sicurezza non trattatadi 15 m dai corpi idrici su-perficiali; altre caratteristichesono riportate in tabella 7.

Emamectina benzoatoLa famiglia chimica di deri-vazione naturale delleavermectine si arricchisce

di un nuovo preparato disintesi recentemente registra-to in Italia. La sostanza attivaè dotata di proprietà transla-minari ed esplica l’azioneinsetticida nei confronti dinumerose specie di larve dilepidotteri che infestano lepomacee, le orticole e lavite. Il prodotto agisce percontatto e per ingestioneprovocando la paralisi dellelarve a seguito del bloccodel canale cloro delle cellulenervose. Le larve intossicatesi paralizzano e cessano dialimentarsi nell’arco di po-che ore. Nonostante esercitil’attività biologica verso tuttigli stadi di sviluppo larvali,emamectina presenta le mi-gliori performance nei con-fronti delle larve neosguscia-te; pertanto l’ottimale timingdi intervento prevede appli-cazioni precoci indirizzateall’inizio della schiusura del-le uova.Registrato in Italia con il

Tabella 7:abella 7: Modalit d impiego di Coragen tratte dall etichetta

ColturaColtura Avversità Dose*Dose* Epoca d’intervento consigliata N° maxml/hl ml/ha e intervallo tra gli interventi interventi/anno

Pomacee C. pomonella 18-20 180-300 2

* è raccomandato di rispettare sia la dose minima che la massima.

Tabella 8:abella 8: Modalit d impiego di Affirm tratte dall etichetta

ColturaColtura Avversità Dose*Dose* Epoca d’intervento consigliata N° maxg/hl kg/ha e intervallo tra gli interventi interventi/anno

Pomacee C. pomonella 300 3-4 2

* impiegare la dose più bassa con volumi d’irrorazione uguali inferiori ai 1000 l/ha.

GRUPPO CAAPPer consentire una razionale gestione della resistenza,recentemente il FRAC (ente internazionale per la gestionedelle resistenze) ha inserito mandipropamid in unacategoria di fungicidi denominata CAA (carboxylic acidamides). Nel gruppo sono inseriti antiperonosporiciappartenenti a famiglie chimiche diverse, ma accomunatidal medesimo meccanismo d’azione; quest’ultimo provocasulla cellula fungina l’inibizione della sintesi dei fosfolipidi

e dei componenti della parete cellulare.Attualmente compongono il gruppo delle CAA: mandi-propamid, dimetomorph, iprovalicarb, benthiavalicarb evaliphenal.Viene raccomandato di non superare le 4 applicazioniall’anno con sostanze appartenenti al gruppo; inoltre, siconsiglia di utilizzare le specialità in miscela con prodottia diverso meccanismo d’azione.

Trattare ad inizio schiusura uova o alpicco del volo. Ripetere dopo 7-10giorni

Intervenire tra le fasi fenologiche diallegagione e maturazione con appli-cazioni distanziate di 12-14 giorni.Timing di intervento tra l’inizio ovide-posizione e pre-schiusura delle uova.

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La segreteria telefonicadel FITOSANITARIO perun’agricoltura reggiana

al passo coi tempi!

0522 444 680

RISPETTIAMO LE APIPiù fiori fecondati significano piùfrutta, ortaggi o semi alla raccolta

SSi ricorda che èvietato effettuaretrattamenti insetti-cidi, acaricidi efungicidi tossici perle api, durante lafioritura delle col-ture, nonché du-rante la fiorituradelle erbe sponta-nee, prima del trat-tamento.

P

Tabella 9: Modalit d impiego di Alverde tratte dall etichetta

Coltura Avversità Dose* Epoca d’intervento consigliata N° maxml/hl ml/ha e intervallo tra gli interventi interventi/anno

Patata inpieno L. decemlineata 25 0,25 3campo

Melanzana L. decemlineatain pieno 25 0,25 3campo eserra 100 1 2

P. nubilalis 100 1 2

Peperone C. chalcites, 100 1 2in serra H. armigera,

Spodoptera spp.,

P. nubilalis 100 1 2

Pomodoro Helicoverpa spp.,in pieno H. armigera, 100 1 2campo Plusia spp.,e serra Spodoptera spp.

Lattughe A. ipsilon, 100 1 2e simili Helicoverpa spp.,(esclusoscarola) H. armigera,in pieno L. exigua,campo Plusia spp.,

Spodoptera spp.

Cavolo B. brassicae, 100 1 2cappuccioe cavolo di H. armigera,Bruxelles Plusia spp.,in pieno Plutella spp.,campo P. brassicae

* applicare volumi d’acqua di 10hl/ha, per valori d’irrorazione inferiori occorre rispettare la dose per ettaro,per quelli superiori la dose ad ettolitro.

Intervenire ad inizio infestazione neiconfronti delle larve ai primi stadi.

Intervenire ad inizio infestazione neiconfronti delle larve ai primi stadi.Trattare ad inizio infestazione controle giovani larve; in caso di forteinfestazione ripetere dopo 7-10 giorni.Intervenire in piena ovideposizione,prima della schiusura delle uova.

Applicare il prodotto ad inizioinfestazione contro le giovani larve;in caso di forte infestazione ripeteredopo 7-10 giorni.Intervenire in piena ovideposizione,prima della schiusura delle uova.

Trattare ad inizio infestazione controle larve ai primi stadi; in caso di forteinfestazione ripetere dopo 7-10 giorni.

Trattare ad inizio infestazione controle larve ai primi stadi; in caso di forteinfestazione ripetere dopo 7-10 giorni.

Trattare ad inizio infestazione controle larve ai primi stadi; in caso di forteinfestazione ripetere dopo 7-10 giorni.

12

notiziario fitopatologico

L’insetticida agisce bloccan-do i canali del sodio dellecellule nervose dei lepidot-teri e coleotteri target. Gliinsetti trattati cessano dialimentarsi e nell’arco dipoche ore muoiono. La spe-cialità non ha proprietà si-stemiche e agisce prevalen-temente per ingestione sullelarve di lepidotteri, ma an-che per contatto nei confron-ti di larve e adulti di dorifora.Al momento non è segnalataalcuna resistenza con altrefamiglie di insetticidi. Il pre-parato è registrato con ilnome commerciale di Alver-de ® e formulato in sospen-sione acquosa concentrata(SC). Alverde è classificatocome irritante (Xi) e ha unaclassificazione di pericoloper l’ambiente (N); il suoimpiego prevede il rispettodi una fascia di sicurezza di5 m (patata) e di 15 m (pertutte le altre colture) da corpiidrici superficiali. L’intervallodi sicurezza è di 14 giorni perpatata e di 3 giorni per tuttele altre colture. L’insetticidaè annoverato tra le molecoleimpiegabili nei disciplinaridi produzione integrata divarie colture. Altre informa-zioni in merito alle modalitàd’impiego e in più in gene-rale alle caratteristiche delformulato sono indicate intabella 9.

Per accedervi a qualsiasi ora del giorno (e della notte),nulla di più facile: basta comporre il numero telefonico0522 444 680 e seguire le semplici indicazioni dellavoce preregistrata.

H. armigera,Plusia spp.,

Spodoptera spp.,

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B

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n. 1 - maggio 2010

di Paolo BellettiPaolo Belletti

Biologicamente il ragnettogiallo della vite (Eote-tranycus carpini) è un acarodella famiglia dei Tetrani-chidi che ha un comporta-mento polifago e, oltre allavite, può visitare anche sva-riati tipi di latifoglie sia or-namentali che di importan-za paesaggistica; è diffusosul territorio italiano preva-lentemente al nord e com-pie circa 7-8 generazionil’anno.Sverna come femminaadulta fecondata di coloregiallo dorato sotto la scorzao nelle pieghe della cortec-cia, virando il suo colore algiallo-verdastro durante lastagione. Le dimensioni so-no inferiori ai 0,5 mm, coni maschi di dimensioni leg-germente minori.L’attività trofica cominciaprecocemente già al germo-gliamento causando atrofieai giovani germogli e pun-tinature necrotiche sullefoglioline; se l’attacco è piùtardivo si possono notarealterazioni cromatiche, conarrossamenti o ingiallimentidel lembo delle foglie inprossimità delle nervature,da questo tipo di attacco sipuò sviluppare filloptosi an-ticipata nei casi più gravi.Dato il numero elevato digenerazioni spesso vi è so-vrapposizione di uova, larvee adulti che formano colo-nie nella pagina inferioredelle foglie.Storicamente il ragnettogiallo non ha mai causatogravi danni e solo dopol’introduzione dei ditiocar-bammati (utilizzati ampia-

mente come antiperono-sporici) è sorto qualche pro-blema a causa dell’ab-battimento della popolazio-ne dei suoi predatori. Alcontempo gli insetticidi uti-lizzati per altre avversitàdella vite possono abbattereulteriormente l’entomo-fauna utile che controllanaturalmente il tetranichi-de.Il ragnetto giallo è moltosensibile all’uso dei fungici-di tradizionali e soprattuttolo zolfo, tanto più se in pol-vere, risulta tossico.Dei controllori naturali ci-tiamo ad esempio alcunespecie di acari fitoseidi qualiKampimodromus aberrans,Amblyseius andersonii eTyphlodromus pyri, utili an-che per il controllo dei tri-pidi, degli eriofidi e del ra-gnetto rosso.La suscettibilità a fattoriesterni e la sua biologiarendono le popolazioni del-l’acaro sensibili a fluttuazio-ni all’interno della stessaannata, per questo motivole infestazioni possono inalcuni casi rientrare nellanorma senza provocaredanni significativi.Nel 2009 in alcuni vignetidell’area collinare si è pre-sentato in modo puntifor-me qualche danno da ra-gnetto giallo, a tal propositoecco gli estratti dei bollettinidi lotta integrata 2009:

• Nei bollettini N°19, 20, 21,22, 23 dal 18 giugno al 23luglio 2009 si segnalavala presenza dell’acaro:“RAGNETTO GIALLO:

si segnala una debole ri-presa delle infestazioni inalcune aziende della pro-vincia. Si consiglia dimantenere controllati icampi”.

• Nei successivi bollettiniN°24 e 25 dal 23 luglio al6 agosto 2009 si è decisodi posizionare l’unico in-tervento acaricida am-messo dal disciplinare:“RAGNETTO GIALLO:si evidenzia tuttora la pre-senza e la ripresa di infe-stazioni in alcune aziendedella provincia. Si consi-glia di mantenere control-lati i campi.Al superamento della so-glia del 30-45% di fogliecon forme mobili presentiintervenire con EXITIA-ZOX+FENAZAQUIN,CLOFENTEZINE, EXI-TIAZOX, FENAZAQUIN,FENPIROXIMATE, PYRI-DABEN o TEBUFEN-PIRAD”.

Dalle nostre osservazioni incampo e dalle visite azien-dali condotte dai tecnicidel Consorzio Fitosanitariosi notarono attacchi limitatia poche piante o al massi-mo ad alcuni filari, general-mente quindi sono staticonsigliati interventi speci-fici localizzati alle sole areeinteressate e non all’interoappezzamento.Per eseguire un correttomonitoraggio del ragnettogiallo in primavera si esa-minano un campione di100 foglie, prelevandoneuna per ceppo in particola-

re la seconda foglia di ungermoglio vicino al legnovecchio; in estate, invece,il campionamento verràeseguito prelevando le 100foglie dalla parte medianadel tralcio.La soglia di danno previstadai disciplinari di produzio-ne integrata è a inizio vege-tazione il 60-70% di fogliecon forme mobili presenti,scendendo in piena estateal 30-45% di foglie con for-me mobili presenti.Per il 2010 la Regione Emi-lia-Romagna nei discipli-nari di lotta integrata au-torizza un solo trattamentoacaricida, con i seguentiprincipi att ivi : exit ia-zox+fenazaquin, clofentezi-ne, exitiazox, fenazaquin,fenpiroximate, pyridaben,etoxazole, tebufenpirad. Es-si sono più selettivi di quelliutilizzati negli anni passati,specie per quanto riguardail profilo ecotossicologico,dato fondamentale per pre-ser vare al meglio l’ento-mofauna utile che garanti-sce in modo naturale e gra-tuito il controllo del pato-geno.Di fatto la maggior partedelle situazioni allarmanol’agricoltore più del neces-sario, senza causare di nor-ma danni produttivi. Lalotta al ragnetto è prevalen-temente indiretta, evitandoi trattamenti con prodottidannosi ai predatori e limi-tando i trattamenti specificisolo in casi di effettiva ne-cessità, accorgimenti quindiin linea con la filosofia dellalotta integrata.

RAGNETTO GIALLO DELLA VITE:QUANDO PREOCCUPARSI?

Un’avversità della vite a comparsa ciclica e molto localizzata all’internodel vigneto

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F

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notiziario fitopatologico

Grafico 1: Percentuali di risanamento di Ancellotta

rigione perdurasse nel tem-po. I limiti di queste primeosservazioni di campo eranopurtroppo il basso numerodi soggetti osservati, nonstatisticamente rilevante perconsigliare una vera e pro-pria strategia a livello com-prensoriale.A questo proposito nel 2005furono selezionati cinquevigneti con caratteristichesimili, sia per età che pertipo di impianto: spalliere aSylvoz piantate tra il 1996 eil 2000 che avessero manife-stato diffuse infezioni daGiallumi riconducili, me-diante analisi di laboratorio,al fitoplasma del Legno nero.In prossimità della vendem-mia si procedette all’in-dividuazione cartografica diogni singola vite sintomaticacon l’accortezza di discrimi-nare le piante lievementecolpite, ovvero con una dif-

fusione dei sintomi inferiorealla metà della chioma, daquelle più gravi.Nel successivo periodo dipotatura, con l’aiuto degliagricoltori che gentilmenteospitavano le nostre prove,si procedette con tre moda-lità diverse:1. con capitozzature drasti-

che, tagliando l’asta a 50centimetri da terra

2. asportando il solo cordoneproduttivo, capitozzandoall’altezza della curva

3. infine, lasciando le piantealla normale potatura, atutti gli effetti quest’ultimafungeva da tesi “testi-mone”.

Di fatto la capitozzatura piùo meno drastica, ma anchela semplice potatura, aveva-no lo scopo di asportaremateriale legnoso e con essogli eventuali tessuti infettatidai fitoplasmi, implicitamen-

te postulando una diffusionefloematica localizzata e nonsistemica di tali microrgani-smi patogeni.Complessivamente i vignetioggetto della prova contava-no 7378 piante di Ancellotae 8349 di Lambrusco sala-mino, di cui sintomaticherispettivamente 276 e 865.Già a distanza di un annodagli interventi di capitozza-tura e/o potatura sono evi-denti differenze nelle percen-tuali di risanamento.Complessivamente le piantecapitozzate ad una cinquan-tina di centimetri dal terrenodanno da subito incoraggian-ti risultati, l’87% del Lambru-sco e il 97% di Ancellotta nonmanifestano ulteriori sintomi;l’effetto di risanamento per-mane anche negli anni suc-cessivi incrementando viavia fino a raggiungere al quar-to anno di osservazione nu-

SULL’UTILITÀ O L’INUTILITÀ DELLECAPITOZZATURE PER IL RISANAMENTO

DELLE VITI AMMALATEdi Mirko Bacchiavini

57,1%

76,3%81,4%

91,0%

52,2%

76,1%83,6%

95,5%96,9% 96,9% 93,8% 96,9%

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

100%

2006 2007 2008 2009Anni

Testimone (normale potatura) Capitozzatura ALTA Capitozzatura BASSA

La sperimentazione sul legno nero della vite

Fin dall’inizio le nostre ricer-che sull’epidemia di Giallu-mi della vite hanno battutodue strade, una prima amonte, per meglio compren-dere i meccanismi del-l’espansione epidemica, ov-vero le relazioni tra insettivettori e piante ospiti e unaseconda a valle, sulle poten-zialità di risanamento dellepiante già infettate.Finalmente dopo tre annidi osservazioni di interi vi-gneti con piante evidente-mente sintomatiche possia-mo trarre le prime con-clusioni sul fenomeno delrisanamento dal Legno nero(LN) sia indotto, con prati-che di capitozzatura delleviti, sia naturale, applicandola normale potatura. Talestudio ha avuto di per sé ilvalore aggiunto di essereimpostato sulla realtà dellaviticoltura reggiana con og-gettivi riscontri sulle varietàda noi più diffuse come An-cellotta e Lambrusco sala-mino.In letteratura era già notala possibilità in ambito ve-getale che soggetti colpiti davirosi e/o fitoplasmosi conil passare del tempo nonmanifestassero naturalmentee ulteriormente i sintomi.Tali affermazioni scientificheerano anche supportate dal-le osservazioni, ancorchéempiriche, di non pochi vi-ticoltori che dopo opportuneoperazioni di rimonda deitralci colpiti o più con inten-se asportazioni di intere partilegnose, queste risultasserorisanate non solo nell’annosuccessivo, ma che tale gua-

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n. 1 - maggio 2010

meri prossimi al 100%.Interessanti differenze nelrisanamento si hanno invecenelle viti alle quali è statoasportato il solo cordone pro-duttivo: qui infatti nell’annosuccessivo il risanamento èpercentualmente la metà diquello ottenuto con la capi-tozzatura all’asta, tuttavia nelcorso dei quattro anni il risa-namento va incrementandosino ad arrivare a percentualivicine a quelle delle viti ca-pitozzate alla base. Dal puntodi vista prettamente applica-tivo non si hanno differenzeimportanti tra le piante capi-tozzate alla curva e quellelasciate alla normale potatu-ra. Anche in questo caso inumeri sono più favorevoliad Ancellotta.Entrando poi nello specificodel risanamento in funzionedell’intensità sintomatologi-ca, in Lambrusco salaminonon si notano appezzabilidifferenze tra piante forte-mente colpite da quelle conun’incidenza dei sintomi in-feriore alla metà dell’interachioma. Discorso parzial-mente diverso per Ancellot-ta, almeno nei due annisuccessivi alla capitozzatura:le piante maggiormente col-pite sembrano reagire megliocon la capitozzatura alta,mentre, quando i sintomi

sono di lieve entità la per-centuale di risanamento siavvicina maggiormente aquella della normale pota-tura. Questo comportamen-to va normalizzandosi alterzo anno con valori similiin entrambe le casistiche.Una spiegazione a questoultimo caso può ravvisarsinel basso numero di piantedi Ancellotta prese in esameper la categoria a sintoma-tologia generalizzata, solo35 contro le 141 del Lambru-sco della medesima intensi-tà: è noto ormai che la re-crudescenza dei sintomi sualcune varietà è di minoreintensità.A livello applicativo, possia-mo con qualche cautela af-fermare che la capitozzaturadella vite alla curva ha sor-tito i medesimi effetti di unanormale potatura, di fattorendendo questa pratica ec-cessiva ai fini del risanamen-to. Di primo acchito le capi-tozzature drastiche a livellodell’asta forniscono in tuttii casi risultati di risanamentoprossimi o superiori al 90%che permangono in tutti iseguenti quattro anni. Fa-cendo anche un doverosobilancio con le riduzioni diproduzione che pratiche co-me la capitozzatura provo-cano, un taglio drastico

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

100%

2006 2007 2008 2009Anni

Testimone (normale potatura) Capitozzatura ALTA Capitozzatura BASSA

41,2%

68,0%

77,5%85,8%

43,2%

61,5%68,8%

78,1%

86,9%93,4% 91,8%

98,4%

Grafico 2: Percentuali di risanamento nel Lambrusco salamino ra; in Lambrusco salaminoil risanamento sembra esserepiù accentuato nelle viti ca-pitozzate basse con valorifinali del 98%, anche se per-centuali non trascurabilidell’86% si evidenziano purein quelle piante lasciate allanormale potatura; curiosonotare che in Lambrusco lanormale potatura provocarisanamenti leggermente su-periori alla capitozzatura delcordone produttivo.Se in letteratura è noto cheil fitoplasma del Legno nerosi trasmette principalmenteda pianta erbacea infettaalla vite sana, scongiurandoquindi il pericolo d’infezionetra vite infetta a vite sanacome avviene invece perFlavescenza dorata e in con-siderazione che le piantesintomatiche da Legno nerosono in grado di far regrediretale malattia naturalmente senza nemmeno l’ausiliodelle pratiche di potaturadrastica, si pongono interes-santi spunti di riflessionesull’opportunità o meno diinter venire asportandoquantità importanti di ma-teriale legnoso e quindi diincidere negativamente sullaproduzione della pianta piut-tosto che lasciare tutto allanormale gestione della po-tatura invernale, confidandonella capacità di risanamen-to naturale della pianta stes-sa.

sull’asta ritarda la fruttifica-zione di almeno due anni,tale è il tempo necessarioperché si riformi ex-novol’intera chioma; un tagliopraticato invece più in altoa livello della curva - piùsimile ad una gestione tipoGuyot a capo nuovo, masenza di questo - posticipala fruttificazione di un anno,tempo necessario affinchési riformi un nuovo cordoneproduttivo.A distanza di quattro anniin Ancellotta i sintomi daLegno nero regrediscono inquantità pressoché simile siache la pianta sia capitozzatain alto o in basso o che sialasciata alla normale potatu-

IL PERIODO DI CARENZA ...QUESTO SCONOSCIUTO!CCon l’approssimarsi della raccolta viricordiamo di rispettare i periodi dicarenza degli agrofarmaci.Se avete un problema da risolvererivolgetevi al vostro tecnico e con luiscegliete il prodotto opportuno.

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I

Foto 1: Fiori ermafroditi tipici della vite (foto Baroni).

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notiziario fitopatologico

FATTORI CRITICI PER LA PRODUZIONEDEL VITIGNO MALBO GENTILE

di BarBaroni A.*, Barbieri C.*, Meglioraldi S.**, Sgarbi E.*, Bignami C.*, Storchi M.**

Il Malbo gentile può esseredefinito un vitigno tipicodella provincia di ReggioEmilia per la sua presenzastorica sul territorio, rilevatagià nel 1800 e confermatadall’individuazione nella zo-na collinare di ceppi ultra-centenari.Le caratteristiche ampelo-grafiche del Malbo gentilesono molto peculiari: il grap-polo è grosso, allungato pi-ramidale, alato e spargolo,con acino di dimensionemedia dotato di buccia prui-nosa.In provincia di Reggio Emi-lia, in vigneti monovarietalidi Malbo gentile, soprattutto

in appezzamenti di elevatasuperficie, si sono però veri-ficate situazioni di bassa pro-duttività legate alla scarsaallegagione dei grappoli.Il Consorzio per la tutela deivini “Reggiano” e “Colli diScandiano e di Canossa”, incollaborazione con la Facol-tà di Agraria dell’Universitàdegli studi di Modena e Reg-gio Emilia, ha condotto unostudio per ricercare le causee le possibili soluzioni a que-sto problema.La sperimentazione si è ba-sata in primo luogo sullostudio della biologia fioraledel Malbo gentile, in mododa evidenziarne eventuali

Studio della biologia fiorale, dell’impollinazione ed allegagione per la ricercadi possibili soluzioni alla bassa produttività.

anomalie. In particolare, sisono valutate le principalicaratteristiche del grappoloin seguito ad autofeconda-zione, libera impollinazionein vigneto e impollinazioneincrociata con alcuni vitignidonatori di polline (con epo-ca di fioritura contempora-nea o lievemente anticipatarispetto a Malbo gentile)mediante impollinazionemanuale.L’autofecondazione di Mal-bo gentile è stata ottenutaisolando le infiorescenze consacchetti di carta traspiranteper evitare eventuali conta-minazioni di polline; taleaccorgimento è stato adot-tato anche per le prove sog-gette ad impollinazione in-crociata manuale con alcunivitigni.Comunemente il fiore di viteè di tipo “ermafrodita” (foto1), cioè presenta corretta-mente sviluppati sia gli stami(organo riproduttore maschi-le) che il gineceo (organoriproduttore femminile), in

cui avviene l’autofecon-dazione. In altre parole, ilpolline prodotto da un fiorepuò impollinare il fiore stes-so. In alcune varietà però ifiori presentano delle ano-malie a carico degli stami,per cui il fiore non è in gra-do di autofecondarsi e vienecosì definito di tipo “femmi-nile” o “maschio-sterile”, ilquale per allegare necessitadi polline esterno.Quest’ultimo è appunto ilcaso del Malbo gentile (eanche del Lambrusco diSorbara), in cui l’osserva-zione macroscopica dei fioriha rivelato anomalie a cari-co della struttura dell’appa-rato riproduttore maschileche presenta gli stami refles-si, cioè ripiegati verso il basso(foto 2) che causano riper-cussioni negative sul gradod’allegagione.Dai risultati della prova, nes-suno dei grappoli sottopostiad autofecondazione ha pre-sentato allegagione.All’apertura dei sacchetti in

Foto 2: Particolare dei fiori di Malbo gentile, sono evidenti gli stamireflessi (foto Baroni).

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cui erano stati isolati eranoevidenti solo il rachide edalcuni pedicelli in fase diessiccazione, mentre nonera presente nessun acino(foto 3). Il Malbo gentile nonè quindi apparso in gradodi auto-fecondarsi, nono-stante le antere producanopolline.Nel confronto tra le provedi impollinazione incrociatamanuale con alcuni vitignidonatori di polline e le pro-ve di libera impollinazionein vigneto, le prime hannofornito valori di allegagionedecisamente superiori, ri-spettivamente del 30-35%contro il 5%. Questa diffe-renza si è ovviamente ri-scontrata anche sulla pro-duttività, infatti il numerodi acini nei grappoli ottenuticon libera impollinazione èrisultato molto inferiore (foto

17

n. 1 - maggio 2010

fiori hanno allegato, mentregià a partire da 10,5 m didistanza dal Marzeminol’allegagione decresce sensi-bilmente e non si discostadalla viti poste a distanzesuperiori. Ovviamente an-che il peso del grappolo ri-sulta positivamente influen-zato dalla vicinanza dell’im-pollinatore e le sue variazio-ni in funzione della distanzamanifestano il medesimoandamento della produzio-ne.Per migliorare la produttivitàdel Malbo gentile bisognaquindi, come già riportatosopra, migliorare il grado diallegagione delle viti introdu-cendo nel vigneto un nume-ro adeguato di piante impol-linanti, idonei per fertilitàmaschile e contemporaneitàdi fioritura. Inoltre questevarietà, per massimizzare illoro effetto, devono essereintervallate ad una distanza

non superiore ai 10 m.Da questo si deduce che pernuovi impianti nei quali siha intenzione di piantareMalbo gentile bisogna pro-gettare una soluzione chepreveda un’alternanza dimassimo 3-5 filari di Malbocon filari di una varietà im-pollinante, anche per l’effettobarriera che può crearsi perla presenza della vegetazio-ne. Per chi invece ha già unvigneto di Malbo gentile dielevate dimensioni, in cuinon è stata prevista l’alter-nanza dei filari e che mani-festa basse produzioni, sipuò pensare alle soluzionedel sovrainnesto per intro-durre nel vigneto la varietàimpollinatrice.

* Dipartimento di Scienze Agrariee degli Alimenti, Università degliStudi di Modena e Reggio Emilia** Consorzio per la Tutela dei vini“Reggiano” e “Colli di Scandianoe di Canossa”

4) rispetto ai grappoli otte-nuti con impollinazione in-crociata (foto 5). Anche ilpeso dei grappoli è risultatodiverso, mediamente di 20grammi per le prove di libe-ra impollinazione contro i250 grammi per le prove diimpollinazione incrociatamanuale. In particolare, trai vitigni utilizzati per ques-t’ultima prova, ottimi risul-tati produttivi sono stati ot-tenuti dagli incroci del Mal-bo gentile con Sgavetta, L.Maestri, Ancellotta, L. sala-mino e L. grasparossa; diminore efficacia è risultatoinvece l’incrocio con Mar-zemino.Da questi risultati si puòquindi affermare che permigliorare la produttivitàdel Malbo gentile bisognaimpiegare vitigni impolli-nanti. In questo caso, nonè solo importante la presen-za di impollinatori idonei(da scegliere tra le varietàprima elencate), ma anchela loro dis tr ibuzionenell’impianto, in modo cheil polline possa raggiungereefficientemente i fiori.Una seconda prova quindiha voluto valutare la distan-za del vitigno impollinatorerispetto al Malbo gentile eil suo effetto sulla produzio-ne. Più specificatamente,grazie all’elevato grado diisolamento del vigneto diMalbo gentile oggetto distudio rispetto ad altre fontidi polline, è stato possibileanalizzare il comportamentoproduttivo in funzione delladistanza da un vigneto adia-cente di Marzemino e si ècondotto l’indagine per di-stanze variabili sino a oltre70 m.I rilievi effettuati hanno mes-so in evidenza che il gradodi allegagione è risultatoelevato nelle immediate vi-cinanze del Marzemino, su-periore rispetto a tutte lealtre distanze e decrescentecon l’aumentare della di-stanza. Nelle viti poste a 7,5m, infatti, oltre il 26% dei

Foto 3: Grappolo di Malbogentile ottenuto tramite

autofecondazione (foto Baroni).

Foto 4: Grappolo di Malbo gentileottenuto tramite libera

impollinazione (foto Baroni).

Foto 5: Grappolo di Malbo gentile ottenuto tramite impollinazionemanuale (foto Baroni).

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notiziario fitopatologico

Foto 1: Differenze morfologiche tra grappoli di differenti biotipi di Spergola.

L

SPERGOLA: ANALISI E CARATTERIZZAZIONEDELLA VARIABILITÀ INTERNA AL VITIGNO

di Bondi M.*, Barbieri C.*, MegliorBondi M.*, Barbieri C.*, Meglioraldi S.**, Bignami C.*, Storchi M.**

La Spergola è un vitignoautoctono a bacca biancapresente da secoli nelle areereggiane localizzate ad estdel fiume Crostolo, in parti-colare nella zona del comu-ne di Scandiano. I primidocumenti storici che atte-stano la presenza in zona ditale vitigno risalgono al XVIIsecolo. Attualmente la colti-vazione della Spergola siestende su una superficie dialmeno 90 ha, ma gli ettaripresenti sono sicuramentedi più, localizzati in largaparte a Scandiano e nei co-muni limitrofi. Il motivo percui non si conosce perfetta-mente la superficie coltivataa Spergola è che tale varietàfu inizialmente registrata nelCatalogo Nazionale dellevarietà di vite come sinoni-mo del vitigno Sauvignon esolamente in seguito fu ri-conosciuta la sua distintaidentità varietale; differenzaper altro di cui i viticoltorireggiani sono sempre statia conoscenza, avendo espe-rienza delle molteplici carat-teristiche, a partire dallagrandezza del grappolo, chedistinguono queste due va-rietà. In ogni caso, solo dal2000 si è potuto ufficialmen-te ribattezzare i vigneti inte-ressati con il nome Spergola,

conversione peraltro ancorain atto.Nonostante la storicità diquesto vitigno e l’importanzache riveste in ambito provin-ciale, la Spergola non è maistata sottoposta a studi voltiad identificare e riconoscerela variabilità presenteall’interno della varietà; va-riabilità riscontrata dai nu-merosi viticoltori e cantineche annualmente ne lavora-no le uve.Il Consorzio per la tutela deivini “Reggiano” e “Colli diScandiano e di Canossa”, incollaborazione con la Facol-tà di Agraria dell’Universitàdegli Studi di Modena eReggio Emilia e su richiestadei produttori, ha quindideciso di analizzare, caratte-rizzare e comparare differentibiotipi di Spergola (piantecon caratteristiche differenti)reperiti in vigneti ubicatinelle colline di Scandiano,al fine di evidenziarne ledifferenze.Lo studio è stato effettuatosu 11 accessioni (tipi) di Sper-gola, su piante di oltrevent’anni individuate in vi-gneti quasi tutti localizzatinel comune di Scandiano,che mostrano variabilità fe-notipica (e quindi ben visi-bile) tra le piante. Ogni sin-

gola accessione è stata sot-toposta a diverse analisi nelcorso del biennio 2008-2009.L’analisi preliminare effettua-ta su tutti i vitigni individuatiè stata l’analisi genetica, ov-vero del DNA, con microsa-telliti. Questa ha permessodi accertare la corrisponden-za varietale, cioè si è volutoverificare, vista la notevoleeterogeneità morfologica ri-scontrata in campagna, chei ceppi selezionati fosseroeffettivamente tutti apparte-nenti alla varietà Spergola.La successiva indagine haportato ad individuare i ca-ratteri ampelografici (dellefoglie e dei grappoli) distin-tivi tra i tipi indagati. Inparticolare, i grappoli si dif-ferenziavano in manieramolto evidente per compat-tezza, forma, numero di ali,peso e volume. Nello speci-fico, la loro forma è general-mente cilindrico-piramidale,ma talvolta assume unamorfologia ad uncino, men-tre la compattezza, che risul-ta fondamentale nella pre-venzione e riduzione deirischi dovuti alla botrite, puòvariare notevolmente; ilgrappolo può quindi diver-sificarsi: da spargolo o me-dio-spargolo a molto com-patto.

Anche i parametri qualitativihanno mostrato variabilità.Infatti, a seconda dei biotipie dell’annata, il grado zuc-cherino dei mosti è oscillatotra 15 e 20 gradi Babo,l’acidità titolabile tra 4 e 10g/l mentre il pH tra 2,8 e 3,3.In particolare l’acidità tito-labile è molto importanteper la destinazione produt-tiva del vitigno; si sa infattiche un elevato grado di aci-dità è un requisito indispen-sabile per la produzione divini spumanti. I dati quali-tativi rilevati però sono daconfermare ulteriormentein quanto le piante sonostate indagate in condizioniagronomiche differenti e suun numero ridotto di piante;per aver dati risolutivi occor-rerà perciò prima radunarei diversi tipi in un medesimovigneto e ottenere un nume-ro di repliche sufficienti; at-tività che sarà svolta neiprossimi anni.Per ora però i risultati otte-nuti sono molto interessanti.Si può infatti affermare concertezza come all’internodella varietà Spergola siarilevabile una notevole va-riabilità. Le differenze mor-fologiche sono ben visibili eidentificabili e sono riscon-trabili anche a livello dei

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n. 1 - maggio 2010

LA POTATURAMECCANICA

Prezzi bassi, costi alti, macchina necessaria

di Rolando VRolando Valli

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grappoli, interessando quindianche gli aspetti produttivie qualitativi.Le 11 accessioni di Spergolaanalizzate possono essere indefinitiva considerate tuttecome biotipi differenti, poi-ché si sono diversificate traloro almeno sulla base diun parametro discriminante.Non tutti i parametri peròhanno la stessa importanza.Se, infatti, quelli produttivipossono essere influenzatidalla conduzione aziendale(ad esempio la produzionepuò essere ridotta con uneventuale diradamento), ledifferenze morfologiche trapiante a carico del medesi-

mo organo, individuate se-condo l’ampelografia classi-ca, sono piuttosto stabili,anche in annate e condizio-ni ambientali diverse. Inoltre,il fatto che le medesime ca-ratteristiche visive siano stateriscontrate in entrambi glianni dell’indagine, fa dedur-re che i caratteri segnalati,come ad esempio la formadel grappolo, possano con-tinuare a manifestarsi anchein futuro e possano assume-re un ruolo determinantenella classificazione enell’identificazione dei diver-si biotipi.Tali differenze, suggerisconoanche come si possano uti-

lizzare differenti tipi di Sper-gola in base alle esigenzeenologiche e produttive delviticoltore e della cantina,al fine di ottenere differentiprodotti in differenti fascedi prezzo.In particolare, si spera diindividuare biotipi di Sper-gola con ottime caratteristi-che qualitative, come adesempio una buona dotazio-ne in acido malico, legataalla presenza di un grappolospargolo o almeno non ec-cessivamente compatto chedia una maggiore garanziadi sanità.Questa variabilità intravarie-tale, d’altro canto, evidenzia

anche la necessità di garan-tirne la conservazione, siamediante procedure di pres-sione selettiva debole, siastimolando specifiche inizia-tive volte alla sua salvaguar-dia e valorizzazione. Comegià detto, quindi, il prossimopasso sarà quello di metterea dimora in un unico vigne-to tutti gli 11 biotipi rilevati,in modo da poterli confron-tare a parità di condizioniambientali e aziendali.

* Dipartimento di Scienze Agrarie edegli Alimenti, Università degli Studidi Modena e Reggio Emilia** Consorzio per la Tutela dei vini“Reggiano” e “Colli di Scandiano edi Canossa”

La potatura invernale delvigneto è la tecnica chemaggiormente influisce sullaquantità e sulla qualitàdell’uva prodotta. Non a ca-so, se si legge un testo clas-sico di viticoltura, si notache il capitolo della potaturaè uno dei più ampi e detta-gliati, dove viene descrittoogni aspetto dell’operazione,riferita ai diversi sistemid’allevamento.Il punto centrale su cui mol-to ci si dilunga è la quantitàdi gemme da lasciare conla potatura secca sul ceppodi vite (come appare anchenel Disciplinare regionalee Bollettino provinciale diproduzione integrata), percui si forniscono indicazionisul numero di gemme perpianta, sul numero di gem-me per metro lineare edinfine sul numero di gem-me/ha. Questa carica dicarica digemme dipende non solodalla varietà (con relativoportinnesto) o dal sistemad’allevamento (GDC o cor-doni speronati), ma anchedalla fertilità del terreno edalla tecnica colturale adot-tata dal viticoltore.La giusta quantità di gemme

lità, sia quelle a barre fal-cianti che quelle a dischirotativi, a volte integrate perle controspalliere da stralcia-tori e/o meccanismi scansa-pali. Ne è la prova la matti-nata dimostrativa svoltasipresso l’azienda Naldi (Teba-no di Faenza) il 10 dicembre2009, dove numerose mac-chine potatrici hanno benoperato sui vigneti allevatia GDC, Cordone speronato,Cordone libero e Sylvoz.Quindi le macchine ci sonoe funzionano bene.Problemi ancora non deltutto risolti invece, sonoquelli di ordine agronomicoe fitopatologico.Distinguiamo però i tre modidi impiego della macchina:

prprepotatura seguita dapotatura manuale, con ridu-zione dell’impiego di mano-dopera del 20-25%

potaturpotatura meccanica, se-guita da rifiniturrifinitura manualepiù o meno accurata conriduzione dei tempi del 50%ed oltre

potaturpotatura meccanica inte-grale, con l’impiego per 4-5ore/ha della sola macchinapotatrice.

per pianta consente di avereun corretto sviluppo dellachioma con eq equilibrio fravegetazione e produzione.È esperienza comune, cor-redata anche da numeroseprove sperimentali che se sipota energicamente, ridu-cendo il numero di gemmeper ceppo, diminuisce laproduzione, ma aumentanoalcuni aspetti della qualità;viceversa un’elevata caricadi gemme fa aumentaresenz’altro la produzione, mapuò in alcune annate sfavo-revoli compromettere la qua-lità (grado zuccherino, poli-fenoli, aromi, ecc.).Ora, la potatura meccanicainvernale tende a metterein discussione questi presup-posti, partendo dal principioche la vite è una pianta ge-nerosa, capace di autorego-larsi comunque si poti equindi anche se noi cari-

chiamo la pianta, dopo unpaio di anni di adattamento,vegetazione e produzionerisulteranno normali.Vediamo al riguardo alcuneconsiderazioni.L’attuale crisi dell’agricoltura,con remunerazione delle uvein molti casi sotto al costodi produzione (che nelle no-stre zone si stima attorno ai30¤/qle. di uva), costringe ilviticoltore a ridurre i costiricorrendo ad una meccaniz-zazione spinta. Risolto il pro-blema della vendemmia, sista affrontando il discorsodella potatura secca più omeno meccanizzata, inquanto, dopo la vendemmiamanuale, la potatura inver-nale è l’operazione che ri-chiede maggior manodopera.Le macchine potatricimacchine potatrici at-tualmente disponibili sulmercato hanno raggiuntoun buon grado di funziona-

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notiziario fitopatologico

La potatura a sperone delGDC e del cordone sperona-to si presta a tutti e tre ilivelli di meccanizzazioneprima visti, invece per ilSylvoz ed il Casarsa la mec-canizzazione è più difficolto-sa, per cui ci si limita a blan-de forme di prepotatura.La potatura meccanica se-guita da rifinitura manualeè già da alcuni anni impie-gata in zona con risultatisoddisfacenti.Sulla potaturpotatura meccanicaintegrale invece per il mo-mento ci sono poche provesvolte da Università ed Enti

di ricerca; tale tecnica è statainoltre introdotta da pocoed in modo parziale in alcu-ne aziende della zona deiLambruschi. Tale potaturafa infatti aumentare di moltoil numero delle gemme perpianta dal 50% a molto dipiù; si modifica così il mododi vegetare della pianta, conchioma più densa e maggioraffastellamento della vegeta-zione attorno al cordonepermanente. È vero ancheche si verifica una riduzionedel germogliamento e delpeso medio dei grappoli, mala produzione senz’altro nerisente, in genere aumentan-

do. In caso di annate sfavo-revoli con autunni piovosisi può rischiare, nelle nostrezone di pianura, di avereuna scarsissima qualità, fa-vorita anche dalla difficoltàdi trattare certe malattie co-me la botrite.Ulteriori perplessità si mani-festano sulla durdurata del vi-gneto, già diminuita neinuovi impianti. Non dobbia-mo infatti dimenticare che,a differenza della maggiorparte delle piante da frutto,la qualità in viticoltura èmaggiore nelle vigne vec-chie.A conclusione di questa bre-

ve nota si può convenireche l’impiego della macchi-na nella potatura secca èuna necessità, in quanto ri-duce l’impiego di manodo-pera ed in annate con tem-po capriccioso come questa,snellisce le operazioni azien-dali.Perplessità suscitano invecela potatura meccanica inte-grale o quella seguita dauna leggera rifinitura ma-nuale, anche se alcune pro-ve hanno fornito risultatiaccettabili; però prima diadottarle su larga scala èbene forse sperimentarleancora un po’.

di Stefano VStefano Vezzadini

La produzione e la commer-cializzazione del materialedi moltiplicazione della viteè stata regolamentata, negliultimi 4 decenni, da unainfinità di provvedimentinormativi tra i quali vale lapena di ricordare i seguenti:

D.M. 8 febbraio 2005 “Nor-me sulla commercializza-zione dei materiali di mol-tiplicazione della vite”.D. Lgs. 19 agosto 2005n.214 “Attuazione delladirettiva 2002/89/CE con-cernente le misure di pro-tezione contro l’introdu-zione e la diffusione nellaComunità di organisminocivi ai vegetali o ai pro-dotti vegetali”.D.M. 31 maggio 2000 re-lativo alla Lotta obbliga-toria contro flavescenzadorata della vite.L. R. 20 gennaio 2004, n.3 “Norme in materia ditutela fitosanitaria” (B.U.RN. 10 del 20/01/04).

In particolare negli ultimi10 anni l’opera di controllodel materiale di moltiplica-

CERTIFICAZIONE DEL MATERIALEDI PROPAGAZIONE DELLA VITE

zione della vite è diventatasempre più assidua e propo-sitiva da parte di tutte le

componenti che costituisco-no base ed espressione ditale attività vivaistica e di

certificazione. La collabora-zione piena instauratasi trai vari soggetti (Vivaisti pro-duttori di viti, Servizio Fito-sanitario Regionale, Consor-zio Fitosanitario Provinciale,Impiantisti di vigneti eAziende Agricole ospiti deicampi madre) ha fornitorisultati che credo si possanodefinire eccellenti e che sol-tanto in parte potranno es-sere visualizzati in questanota.Ma veniamo ai dati dei con-trolli effettuati dal 2004 adoggi in provincia di ReggioEmilia per capire megliol’entità del lavoro svolto daitecnici impegnati, proprionegli anni di maggior svilup-po dei Giallumi della vite.Il numero degli specialistiche ha preso parte al lavorodi controllo di campo è va-riato in relazione alle gior-nate, più o meno impegna-tive, tuttavia annualmentecirca 13 persone hanno par-tecipato alle ispezioni, que-sto perché il controllo vaeseguito il più vicino possi-

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Vite con sintomi da ... contrassegnata con nastro e spray rosso

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bile alla vendemmia, ma altempo stesso prima chequesta inizi, al fine di potervedere il massimo dei sin-tomi sia su grappoli che sufoglie; pertanto maggioresarà il numero di tecniciaddetti e più centrato potràessere il momento del con-trollo (tabella 1).Si può notare che il numerodi campi risulta sempremaggiore di quello delleaziende perché molte di que-ste custodiscono più di uncampo madre. Da questi vi-gneti vengono raccolti, du-rante le fasi di potatura in-vernale, i tralci dai quali siotterranno le gemme per lacostituzione delle nuovepiante.Nell’arco temporale presoin considerazione le dittevivaistiche hanno richiesto

certificazione per un nume-ro crescente di campi finoal 2006 per poi calare leg-germente. Il numero diaziende interessate è peròrimasto costante anche negliultimi anni a riprova cheuna volta instaurato unbuon rapporto con unaazienda viticola è preferibilemantenerla in efficienza an-che con un numero esiguodi campi.Nel 2009 gli ettari controllatidi vigneto, come sempre viteper vite, sono stati circa 26più 1 barbatellaio. Più diffi-cile è ricavare il numerodelle viti controllate perchégli impianti sono differentitra loro sia per sistema diallevamento che per età,tuttavia in considerazionedella giovane età di moltiimpianti e calcolando un

Tabella 1: Dati degli ultimi 6 anni di ispezione (numero diaziende e di campi ispezionati, ore impiegate per il controlloe l organizzazione del lavoro).

Anno N. di aziende N. di campi Ore per controlloe organizzazione

2004 33 54 3642005 34 60 3862006 43 72 3412007 43 69 3782008 44 68 3842009 44 63 334

Tabella 2: Campi madre di vite eliminati e percentuale suicampi totali.

Anno N. campi madre eliminati % sul totale2004 1 1,8 %2005 3 5,0 %2006 8 11,1 %2007 0 0,0 %2008 1 1,5 %2009 0 0,0 %

investimento di 3.000 viti/hasi può ipotizzare di aver con-trollato tra le 70.000 e le100.000 viti all’anno, questosicuramente negli anni trail 2006 e il ’08, dove il nu-mero di campi era maggiore.I dati che però ci confortanoveramente sono quelli dovutiall’eliminazione del campoquando questo supera le so-glie di tolleranza previste perlegge. Infatti, la percentualedi annullamento dei campirisultati oltre soglia è drasti-camente diminuita dal 2007in poi passando addiritturadal 11% del 2006 allo 0-1,5%degli anni successivi. Su uncampione di 60-70 appezza-menti il fatto che unoall’anno possa superare lasoglia, come avvenuto negliultimi 3 anni, rientra nellapiena normalità (tabella 2).È possibile affermare oggiche chi acquista materiale

di propagazione, barbatelle,da gemme raccolte negliultimi anni nella provinciadi Reggio Emilia, ha un gra-do di sicurezza superiorerispetto a quello ottenutoprecedentemente. L’arrivodei Giallumi e soprattuttodella flavescenza dorata del-la vite aveva minato inevi-tabilmente, nei primi anni2000, anche i campi di pian-te madri.Quello che crediamo essereun ottimo risultato era an-che la nostra aspettativa e,se continuerà l’attuale ten-denza, speriamo sia fonte digrande soddisfazione per laviticoltura e per noi tecnici.Partire con vigneti più sanisignifica per l’agricoltore me-no impegno lavorativo perla sostituzione annuale o lecapitozzature delle viti am-malate, minori spese e sicu-ramente più tranquillità ge-

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notiziario fitopatologico

Ndi Claudio CorrClaudio Corradi

Nei giorni scorsi è stato presentato il risultato di una recenteindagine condotta a livello regionale sulle cantine aderenti aFedagri e curato dal professor Gabriele Canali dell’UniversitàCattolica di Piacenza. Le risposte illustrate, pur non provenendodall’analisi della totalità della cantine emiliano romagnole, sonoin ogni caso interessanti e costituiscono un utile motivo diriflessione per un settore, quello vitivinicolo che lavora al 90%delle proprie potenzialità e per un 62% è costituito da cantinesociali che lavorano meno di 100 mila quintali di uva l’anno.Sempre tenendo presente che i dati sono riferiti a tutta laregione Emilia Romagna e che non riguardano la totalitàdelle cooperative, è interessante osservare come gli investimentirealizzati negli ultimi 5 anni siano stati indirizzati solo per un1,4% alle attività commerciali rispetto alla restante parte dedicataal miglioramento delle strutture. Proprio a questo propositoperò le previsioni per il futuro sottolineano la volontà delleaziende ad incrementare l’investimento a vantaggio dellacommercializzazione arrivando a destinare, in tempi brevi, un5,7% medio sul valore complessivo delle spese strutturali.La ricerca ha interessato anche il prodotto a partire dallacapacità di imbottigliamento delle cooperative che oggi vieneutilizzata ad un terzo delle proprie potenzialità e per questoin termini assolutamente antieconomici. A livello quantitativoil prodotto emiliano romagnolo viene oggi venduto ancoraper oltre il 92% come sfuso anche se in termini di valorel’incidenza di questo tipo di prodotto rappresenta poco piùdel 77% del fatturato complessivo.

Sempre a livello di produzione Fedagri, viene mostrato comei vini DOC in Emilia Romagna rappresentino complessivamenteil 16,5%, evidenziando un trend calante che ha conosciuto unapunta del 21% nell’annata 2007-2008, periodo precedente allariforma OCM vino, mentre i vini IGT e da tavola costituisconorispettivamente un 42,5% ed un 41% del totale con una tendenzain crescita per i Tavola ed in calo per gli IGT.La provincia di Reggio Emilia, nello specifico, concorre allaproduzione complessiva del vino regionale per un 30,8% dei

IL FUTURO DELLA VITICOLTURA:INVESTIRE NELLA COMMERCIALIZZAZIONE

Tabella 1: Incidenza percentuale dei vari canali di venditadel vino in rapporto al volume di prodotti commercializzatidalle cooperative Fedagri Emilia Romagna.

% sul volume canale di vendita1,05 GDO92,47 Sfuso3,83 Bottiglie2,66 Damigiana

Tabella 2: Incidenza percentuale dei vari canali di venditadel vino in rapporto al valore del prodotto commercializzatodalle cooperative Fedagri Emilia Romagna.

% sul volume canale di vendita3,44 GDO77,53 Sfuso14,35 Bottiglie4,68 Damigiana

vini DOC, per un 15,2% dei vini IGT e per un 9,9% dei vini datavola.

La specializzazione provinciale in termini di categoria diprodotto vede la produzione reggiana suddivisa per un 32,6%nella produzione di vini DOC, per un 41,4% nella produzionedi vini IGT e per un 26,1% nella produzione di vini da tavola.Il tutto in perfetta sintonia con la media complessiva regionale,quindi non solo del gruppo Fedagri, alla quale Reggio Emiliapartecipa con un 18 % della produzione visto che dei complessivi6,4 milioni di ettolitri di vino prodotto solo il 25% sono classificatida tavola.L’incidenza degli aiuti comunitari in passato poteva oscillare,a seconda delle situazioni, fra un minimo di 27 centesimi adun massimo di 8,87 euro. È evidente che la riforma OCMinciderà in termini differenti a seconda dell’importanza chel’entità dell’intervento aveva nel passato. È tuttavia certo cheil settore vitivinicolo, è questo il messaggio lanciato dal professorCanali, dovrà al più presto iniziare a camminare con le propriegambe abbandonando quella politica agricola comunitariache fino ad oggi ci ha protetto promuovendo ammodernamentitecnologici od ammortizzatori per le scorte. “Il futuro si giocheràa carte scoperte – sottolinea Canali – ed in modo irreversibile”.Secondo lo studioso è giunto il momento della concentrazionedelle strutture per il raggiungimento di basilari economie discala che nello stesso tempo permetteranno di intraprenderenuove sfide di commercializzazione che non possono piùattendere. La commercializzazione è oggi l’aspetto più impor-tante: questa deve essere efficace ed efficiente, ritagliata ecostruita in funzione del consumatore al quale ci si rivolge eche occorre conoscere a fondo. Occorre lavorare sodo permettere in campo le capacità organizzative e managerialiadeguate al mercato dei nostri giorni, ma lo si deve fare subito,bene e senza perdere tempo.Il trend positivo delle esportazioni ci fa ben sperare per ilfuturo, ma sopratutto ci fornisce indicazioni sulla strada dapercorrere che deve essere quella dei mercati esteri, moltomeno concentrati e slegati dalla territorialità rispetto a quellia cui siamo abituati. Solo in questo modo potremo averefuturo e saremo finalmente in grado di impostare le scelteproduttive in funzione del marketing e non, come fino ad oraabbiamo fatto, viceversa.

Tabella 3: Incidenza percentuale delle produzioni provincialisul quantitativo complessivo di vini DOC, IGT e Tavola dellecooperative Fedagri Emilia Romagna.

DOC IGT TavolaReggio Emilia 31 15 10Modena 31 9 4Forlì-Cesena 17 9 19Ravenna 7 60 58Piacenza 6 0 0Bologna 4 6 9Rimini 4 1 0Totale 100 100 100

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N

LE CANTINE SOCIALI CONCENTRANOL’OFFERTA IN UN CONSORZIO COOPERATIVO

di Claudio CorrClaudio Corradi

Nel panorama commercia-le del mondo vitivinicoloreggiano c’è un’idea rivolu-zionaria che pare avviataa concretizzarsi definitiva-mente in questi giorni. Sitratta della costituzione diun consorzio cooperativoda parte della quasi totalitàdelle cantine sociali dellaprovincia, sia dell’UnioneCooperative che della Legadelle Cooperative.Le nostre cantine stannolavorando da un po’ ditempo all’idea, tanto chesi sono più volte confron-tate anche con realtà didifferente territorialità, perpoter arrivare a cogliereimportanti peculiarità dapotere mettere in atto nelreggiano ed in particolaremodo per quanto concernela commercializzazione del“rossissimo”. Una necessità,quella di una migliore or-ganizzazione e collaborazio-ne a sostegno del valore diuna produzione di grandequalità, che non può piùaspettare ed i tempi sem-brano essere finalmentematuri, visto che esiste giàuna bozza di statuto che ivari consigli di amministra-zione stanno analizzandoe presentando alle rispettivebasi sociali e che in tempibrevi dovrebbero sfociarenella nascita del nuovogruppo.Il nuovo consorzio coope-rativo, si evince dalla primastesura dello statuto, avràin primo luogo scopi mu-tualistici nell’intento di va-lorizzare al meglio le pro-duzioni vitivinicole che i

singoli soci ottengono dallavinificazione delle loro uve,pur non precludendo lapossibilità di operare anchecon terzi, acquistando pro-dotti necessari alla crescitaed allo sviluppo del gruppostesso.L’idea di collaborare e diricercare nuove sinergie na-sce dalla volontà di istituireanche uno strumento dicoordinamento e di pro-grammazione della produ-zione sia in termini quanti-tativi che qualitativi.L’unione delle forze per-metterà, senza disperderemezzi, di analizzare il mer-cato del nostro prodotto edi giungere ad una più fa-migliare conoscenza dellesue dinamiche che peraltrosono in frenetica evoluzio-ne. Insieme sarà possibilerealizzare studi e ricerche,altrimenti eccessivamenteonerosi, anche nell’otticadi sviluppare nuovi ambiticommerciali ed eventual-mente nuove tipologie diprodotto. A questo puntoè facile comprendere chel’unione delle idee, delleforse e dei mezzi potrà per-mettere finalmente di darereale valore ad ogni inizia-tiva che, su qualsivogliafronte verrà indirizzata, avràvalore ed utilità comune,oltre ad un elevato livelloqualitativo e di incisività,derivante appunto dalladisponibilità di risorse co-muni.Ma l’aspetto più importantedell’iniziativa sarà la con-centrazione dell’offerta e lacommercializzazione sia di-

retta che per conto dellecantine socie. Da questocardine iniziale sarà poipossibile iniziare a lavorareper favorire l’accesso a nuo-vi mercati ed aprire nuovesedi ed uffici commercialiproprio in considerazionedel fatto che, se il grupporiuscirà a vincere ogni ini-ziale diffidenza, compren-dendo le reali potenzialitàche un simile colosso potràavere, le iniziative da met-tere in campo potrannoessere infinite.In questo modo potrebbeanche essere più semplicegestire le crisi di mercatoe ridurre i costi di produ-zione stabilizzandone i prez-zi. Poi, emerge sempre dallabozza dello statuto, si potràpensare all’innovazione tec-nologica, se necessario alpotenziamento strutturale,al miglioramento delle at-tività di trasformazione edi commercializzazione deiprodotti agricoli, anche at-traverso l’acquisizione diimpianti, di marchi, di bre-vetti e di imprese o reticommerciali. È in definitivauna visione molto ampiadel futuro quella che il co-stituendo consorzio coope-rativo sta per varare conuno statuto che nei 22 pun-ti dell’oggetto sociale nondimentica nessun dettaglio,basti per esempio pensareall’apertura verso eventualiprogetti di ricerca e speri-mentazione, acquisti collet-tivi o consulenza finanziaria che potrebbero, prima opoi, essere in qualche modoutile alle cooperative asso-

ciate. Ed è proprio a pro-posito di soci del nuovoconsorzio che viene speci-ficato che tale qualifica po-trà essere assunta solo daimprese agricole costituitein forma cooperativa cheabbiano la disponibilità diprodotti ottenuti dalla vini-ficazione di uve di varietàAncellotta. Nei prossimigiorni è atteso un grandelavoro a favore di questainiziativa che dovrà metterea punto in forma definitivalo statuto ed eventualmen-te anche redigere un rego-lamento interno che disci-plinerà il metodo operativoper il conse-guimento deiprincipali obiettivi contem-plati dallo scopo sociale.È evidente che agli inizialibuoni propositi e principidovrà seguire una correttagestione del nuovo stru-mento che dipenderà dachi lo saprà portare a pienoregime e far funzionare agrandi livelli di imprendito-rialità. L’occasione da nonperdere sarà anche quelladi un grande rinnovamentoe crescita manageriale voltia costituire una pluralitàdi pensieri che sarà possi-bile solo nel momento incui ad un singolo dirigentesarà assegnato un unicoruolo. Se tutti avranno oc-casione e motivo di espri-mere i loro progetti, altripotranno valutarli ed even-tualmente integrarli, allorasì che le idee circolantismetteranno di essere sem-pre le stesse e le cose ini-zieranno finalmente a cam-biare.

Sembra in dirittura d’arrivo l’unione delle forze di tutte le cantine sociali perla valorizzazione e la commercializzazione del “rossissimo”

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LA GAZZETTA DI REGGIO SCRIVE DIAGRICULTURA ED AMBIENTE

L’agricoltura è ormai unaattività da “riserva”, non acaso da alcuni anni hannosuccesso le “fattorie didat-tiche” dove le scuole porta-no le giovani generazioni avedere attività che si svol-gono e animali che colà siallevano. Un po’ come an-dare a fare un giro allo “zoosafari”.Non c’è da meravigliarsi piùdi tanto; infatti, la vita dellagente oggi si svolge lontanodalla campagna, non comein passato dove, chi più chimeno, “viveva in campagna”e non era meravigliato dalvedere galline, mucche, co-nigli nei prati oppure mele,pere ed uva attaccate aglialberi!Questa lontananza ha fatto

sì che oggi “la gente” nonconosca i problemi dell’agri-coltura e soprattutto cos’è ecosa fa.Da questa sintetica situazio-ne siamo partiti per verifica-re la possibilità di riportareun po’ di agricoltura, scusatedi “agricUltura”, nelle casedei reggiani.Ciò è iniziato dai primi dimarzo grazie alla collabora-zione con la Gazzetta di Reg-gio che ha deciso di riserva-re, una volta alla settimana,una pagina (il martedì) allosviluppo e ad approfondi-menti sui problemi dell’agri-coltura e dell’ambiente.Sì, perché agricoltura vuoldire rispetto e gestionedell’ambiente, buona ali-mentazione e sua sicurezza.

Questa per ora èuna esperienzasperimentale peril giornale, masoprattutto pernoi, sperando difare un servizioai nostri agri-coltori ed an-che ai “citta-dini” nel dareloro la possi-bilità di capiree quindi ap-prez za re i ll avoro co -stante, meti-coloso e de-l ica to chel’agricoltoresvolge perla collett i-vità.

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notiziario fitopatologico

di Anselmo Montermini

DDa febbraio ad ottobre, lo staff tecnico mette a disposizionedegli utenti il bollettino settimanale di produzione integratache contiene informazioni relative alla difesa, alle praticheagronomiche ed alle situazioni fitosanitarie di vite, pero,

melo, erba medica, cereali autunno vernini, mais, sorgo,bietola, soia, pomodoro, patata, cocomero, melone epiante ornamentali (lotte obbligatorie). Il bollettino èdedicato ai tecnici ed agli agricoltori.

Bollettino settimanale di produzione integrata

➝ Per ottenere il bollettino via e-mail è possibile iscriversi alla mailing-listcollegandosi a:

http://agrinews.provincia.re.it oppure a http://www.fitosanitario.re.it

➝ Per consultare il bollettino:• televideo di TeleReggio alle pagine 400 e 410

• segreteria telefonica tel. 0522 444680• sito internet Provincia di RE

http://www.provincia.re.it• sito internet Consorzio Fitosanitario

http://www.fitosanitario.re.it

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n. 1 - maggio 2010

Con l’operatività del SISTRIanche le aziende agricole do-vranno registrare con moda-lità informatizzate la movi-mentazione dei prdei propri rifiutiopri rifiutipericolosi.Per contribuire a finanziareil sistema, le aziende dovrannopagare un canone fisso annuo(120,00 o 220,00 ¤) indipen-dentemente dai quantitatividei rifiuti prodotti.Nuovamente al settore agri-colo vengono richiesti adem-pimenti troppo onerosi per lagestione dei propri rifiuti, an-che a seguito delle semplifi-

cazioni amministrative previ-ste dal legislatore con le ultimemodifiche al codice ambien-tale. Si tenga presente che lesemplificazioni previste nelSISTRI per certi compartiproduttivi (compreso il settoreagricolo) riproducono presso-ché quelle già previste dalcodice ambientale ed adottatenell’accordo di programma.I rifiuti agricoli raccolti e trac-ciati a Reggio Emilia nel 2009sono stati circa 700 tonnellate,pari allo 0,17% dei rifiuti com-plessivi prodotti in provinciae solo 1/5 circa di quelli che

Tabella 1: stima delle quantit di rifiuti agricoli prodotti in provinciadi Reggio Emilia (fonte: L Informatore Agrario n° 28/2005)

tipologia tonnellate % RP-RNPoli 273 7,1% RPfiltri 9 0,2% RPbatterie 121 3,2% RPrifiuti veterinari 27 0,7% RP-RPNcont. fitosanitari 54 1,4% RP-RNPaltri imb. in plastica 124 3,2% RNPbeni PE 1.515 39,5% RNPbancali in legno 432 11,3%pneumatici 172 4,5% RNPferro 846 22,0% RNPpali in legno 44 1,1% RNPcarta 220 5,7% RNPtotale 3.837 100%

RP = Rifiuti Pericolosi; RNP = Rifiuti Non PericolosiAltri imballaggi: sacchi concime, contenitori disinfettante, big-bag fienoe telo trasporto uvaBeni PE: manichette, tubi irrigazione, reti, teli pacciamaturaCarta: pulizia mammelle e sacchi per sementi

sembrano essere prodotticomplessivamente dall’attivitàagricola. Questo dato emergeconfrontando i dati dell’effet-tiva raccolta/consegna con idati dello studio in tabella 1riportato.L’indagine evidenzia che irifiuti maggiormente prodottisono costituiti da materialiriciclabili quali: imballaggiin genere (16%), beni in po-lietilene (ca. 40%), ferro elegno (23%).I rifiuti pericolosi sono per lopiù costituiti dalle batterieusate ed oli esausti derivantidalla manutenzione dei mezzi(ca. 10%) e da altri rifiuti peri-colosi che incidono per menodi un punto percentuale sullaproduzione complessiva deirifiuti agricoli (p.e.: farmaciveterinari, filtri per atomizza-tori, ecc.).I contenitori esausti di agro-farmaci (1,4%) potrebbero es-sere considerati pericolosi solonell’ipotesi in cui non venga-no adottate le dovute precau-zioni sul corretto utilizzo deglistessi prodotti.È ormai una consuetudinetra le aziende agricole di prov-vedere ad un adeguato lavag-gio con acqua dei contenitorivuoti, per garantire il riutilizzodel refluo per il trattamentofitosanitario previsto.

Le operazioni di lavaggioaziendale dei contenitori diagrofarmaci si collocano, in-fatti, nell’ambito delle “buonepratiche agricole” che preve-dono un uso congruo e mas-simizzato del prsimizzato del prodotto fitosa-nitario.Come si evince quindi dallatabella, il contributo delleaziende agricole per la produ-zione dei rifiuti pericolosi ri-sulta poco significativa, costi-tuita principalmente dallebatterie usate ed oli esaustiderivanti dalla manutenzionedei mezzi nell’ambito delledei mezzi nell’ambito delleattività del“fai da te”. Tali tipologie dirifiuti pericolosi sono nel co-rifiuti pericolosi sono nel co-dice ambientale già sottopostial controllo attraverso i propriopriconsorzi di filiera, obbligati alritiro e a garantire la traccia-bilità per l’intero ciclo di vita(dall’immissione al consumo,alla fase finale di smaltimentoalla fase finale di smaltimentoo recupero).Una azienda agricola di pic-cole-medie dimensioni, ingenere a conduzione famiglia-re, col nuovo sistema dovreb-be sostenere dei costi di rac-colta e smaltimento dei propririfiuti minimo pari a ca. 70-100 euro a chiamata.Si deve evidenziare che leattività agricole sono forte-

RIFIUTI AGRICOLI: NOVITA’ ED INCERTEZZE!di Anselmo Montermini

NewsCon DECRETO 17 dicembre 2009, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 9 del 13-1-2010 - Suppl. Ordinario n. 10, vieneistituito il sistema di controllo della tracciabilit dei rifiuti (SISTRI).I soggetti obbligati di cui all art. 189 co. 3 del codice ambientale (DLgs 152/2006) dovranno aderire al nuovo sistema ditracciabilit dei rifiuti con le modalit e termini stabiliti all art. 1 del DM 17.12.2009, ovvero essere iscritti prima di dareavvio alle rispettive attivit di gestione dei rifiuti. Una volta perfezionata la procedura di iscrizione, ai soggetti obbligativerranno consegnati i dispositivi (chiavetta USB ed eventualmente la Black box) in comodato d uso di propriet del sistemaSISTRI.Per l iscrizione al SISTRI possibile consultare il sito al seguente indirizzo: www.sistri.itCon decreto del 15 febbraio 2010 (G.U. n. 48 del 27.02.2010) sono stati prorogati di ulteriori 30 giorni i termini di iscrizionial SISTRI:- primo gruppo di cui al co. 1, art. 1, let. a): entro il 28 marzo 2010- secondo gruppo di cui al co. 1, art. 1, let. b): entro il 28 aprile 2010

A che punto siamo di questa infinita “telenovela”?

segue a pag. 26

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mente influenzate dalla sta-gione, dal tipo di coltivazione,dal tipo o consistenza degliallevamenti e da molteplicialtri fattori che ne rendonol’organizzazione e la stessaconduzione aziendale alquan-to complessa.L’azienda agricola potrebbequindi richiedere al gestore ilritiro dei propri rifiuti prodottipiù volte in un anno, soste-nendo elevati costi di gestionedei propri rifiuti.In molte realtà del centro-nord Italia si sono diffusinell’ultimo decennio accordidi programma per la gestionedei rifiuti agricoli, stipulati trapubbliche amministrazioni,associazioni di categoria, con-sorzi di filiera e soggetti gestoridei rifiuti contenenti semplifi-cazioni amministrative e tariffedi gestione agevolate. Tra que-sti, ricordiamo a pieno titoloil nostro Accordo di program-ma (ancora oggi l’unico pub-blicato sulla Gazzetta Ufficiale)che è il risultato di un efficacestrumento di governo, in gra-do di garantire una correttagestione dei rifiuti agricoliattraverso:• l’individuazione di un ade-

guato sistema di tracciabilitàdei rifiuti

• l’organizzazione delle rac-colte differenziate dei rifiuti

• la riduzione di conferimentipoco virtuosi al serviziopubblico.

Con l’operatività del SISTRIle aziende agricole maggior-mente diffuse sul territorio

nazionale, costituite da picco-le-medie dimensioni e a con-duzione famigliare, dovrannopagare, come già sopra accen-nato, un canone fisso di 120euro.Nel caso inoltre del trasportodei rifiuti con mezzo propriosi dovrà aggiungere un ulte-riore contributo di 100 europer mezzo, ad eccezione diquelle aziende che traspor-tano e conferiscono i propririfiuti in modo occasionalee saltuario per quantitativiche non eccedano i 30 kg o30 L al servizio pubblico oad altro circuito organizzatodi raccolta.I canoni fissi previsti dal SI-STRI (120-220 euro/anno) so-no da aggiungere ai tributiambientali e ai costi sostenutidalle aziende agricole per lagestione dei propri rifiuti, senzaricevere in cambio un ade-guato servizio di raccolta.

Aggiornamento dell’Accordodi programmaRicordiamo che gli accor-di/contratti di programmasono stati recepiti per la primavolta nel nostro ordinamentoattraverso il D.Lgs. 22/97 (nor-mativa quadro in materia dirifiuti previgente) che, sullabase delle esperienze dei Paesianglosassoni, ha previsto lapossibilità di stipulare accordie contratti di programma perla gestione dei rifiuti, finaliz-zata principalmente alla ridu-zione della formazione e pe-ricolosità dei rifiuti, alriciclaggio e recupero dei me-

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notiziario fitopatologico

RICORDA!Leggi sempre con la massima atten-zione l’etichetta dei prodotti fitosanitariche stai impiegando. Scoprirai infor-mazioni utili al buon esito del tratta-mento e a preservare la tua salute.

L’ETICHETTA HA UN SENSO!

segue da pag. 25 desimi.Il codice ambientale che abro-ga il citato DLgs 22/97, preve-de la possibilità di stipulareaccordi di programma am-bientali all’art. 206.Gli accordi/contratti di pro-gramma ambientali in gene-rale hanno costituito un effi-cace strumento di governosul territorio, capace di garan-tire la gestione di particolaritipologie di rifiuti.“L’accordo di programma perla migliore gestione dei rifiutiagricoli” promosso in provin-cia di Reggio Emilia, aggior-nato ai sensi del DLgs152/2006 (il primo accordo fusiglato nel 1998), ha discipli-nato:• le modalità di conferimen-

to a centri di raccolta• semplificazioni per le

aziende• un sistema adeguato di

tracciabilità dei rifiuti• sistemi di controllo per

valutare i risultati dell’ac-cordo stesso

• tariffe agevolate da partedei gestori

• sistemi adeguati di pubbli-cità.

In questo modo è stato possi-bile superare situazioni criti-che, quali i conferimenti pocovirtuosi al servizio pubblico, i cui oneri sarebbero ricadutisulla collettività.Dopo l’entrata in vigore delnostro accordo (settembre2006) sono state emanatenumerose nuove norme, in-tegrazioni, modificazioni, ecc.,che rendono ora necessarioun aggiornamento dello stessosempre nell’ottica di semplifi-care lo smaltimento virtuosodei rifiuti prodotti e non creare“problemi” ambientali al ter-ritorio ed economici alla col-lettività.Pertanto in questi giorni si staprocedendo ad una revisionedell’accordo soprattutto a se-guito dell’entrata in vigoredel SISTRI.Non sappiamo ancora comesarà organizzato il servizio,ma speriamo che possa man-tenere la filosofia che lo ha

sempre contraddistinto: sem-plice ed economico nel rispet-to delle direttive europee.

Alla luce delle esperienze ma-turate in questo ultimo decen-nio con l’accordo di program-ma sui rifiuti agricoli ci stiamofacendo portatori di ipotesidi organizzazione in linea con“la filosofia” sopra richiamata.Considerato che il sistemaattuale “non è a norma”, po-tremmo prevedere una disci-plina specifica in grado digarantire l’organizzazione delleraccolte attraverso:• centri di raggruppamento

dei rifiuti in impianti azien-dali o interaziendali oveavviene il deposito tempo-raneo, così come previstodal codice ambientale;

• centri per appuntamento,che si potrebbero per laprima volta normare;

• e/o centri di raccolta comu-nali (CdR).

In sintesi si potrebbe quindiprevedere che le singole azien-de agricole possano adempie-re agli obblighi della traccia-bilità dei rifiuti (SISTRI)attraverso i responsabili deicentri di raccolta.

Considerazioni conclusiveL’agricoltura, contrariamentea quello che potrebbe sem-brare, si è sempre occupatadi ambiente, gestendo e rispet-tando il territorio.Le questioni del settore sonoin realtà duplici:1) una gestione troppo onero-

sa per piccole aziende, perlo più a conduzione fami-gliare, la cui incidenza ri-sulta essere poco significa-tiva verso il resto delle altreattività produttive (menodello 0,5%), ma potrebberappresentare un problemaa livello locale (abbandonidi rifiuti sul territorio o con-ferimenti poco virtuosi alservizio pubblico)

2) le potenzialità del settoreper il riciclaggio e recuperodei rifiuti (che l’agricolturaha sempre fatto) riguardanticerte tipologie di materiali

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Casacard fa parte dei servizi al cittadino a cura diNaytes Società Cooperativa

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n. 1 - maggio 2010

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e sostanze (imballaggi, beniin polietilene, frazioni bio-degradabili, ecc.).

Per agevolare il riutilizzodelle biomasse in agricolturail codice ambientale è inter-venuto al comma 2 dell’art.185, prevedendo la possibilitàdi sottrarre alla disciplinadei rifiuti le seguenti sostan-ze: materiali fecali e vegetaliprovenienti da attivit agricoleutilizzati nelle attivit agricoleo in impianti aziendali ointeraziendali per produrreenergia o calore, o biogas,[ ] .In questa profonda incertezzanormativa, gravata da ulteriorionerosi adempimenti che nonaiutano il settore ad usciredalla crisi, sarebbe opportunoavanzare ipotesi concrete peruna gestione sostenibile deirifiuti agricoli.Sollecitiamo, pertanto, il legi-slatore a verificare l’ipotesi dicongelare l’iscrizione el’operatività del SISTRI alleimprese agricole, al fine divalutare attraverso indaginidi settore i costi-benefici diun sistema di tracciabilità deirifiuti agricoli pericolosi.Il legislatore potrebbe, inoltre,valutare l’ipotesi di emanareuna disciplina specifica suiuna disciplina specifica suirifiuti agricoli, in grado didefinire un sistema di gestionedei rifiuti adeguato all’orga-

nizzazione aziendale e alleesigenze del settore, tenutoconto delle esperienze matu-rate dagli accordi-contratti diprogramma esistenti.Ricordiamo che al titolo IIIdella parte IV del Codice am-bientale viene dedicatoun’intero capitolo alla gestionedi particolari tipologie di rifiuti(p.e.: rifiuti di apparecchiatureelettriche ed elettroniche, ri-fiuti sanitari, rifiuti contenentiamianto, rifiuti portuali, rifiutidei cantieri, ecc.). La partico-larità di certe tipologie di rifiutinecessitano, infatti, di unadisciplina specifica, sulla basedi quanto prevedono sia di-rettive comunitarie, recepitedal nostro ordinamento na-zionale, sia da disposizionistatali.Come speriamo di aver fattocomprendere, anche i rifiutiagricoli risultano tipologieparticolari per la complessitàdel settore di provenienza, lacui gestione necessita di di-sposizioni speciali.Pertanto sarà altresì nostrocompito sollecitare diretta-mente il legislatore su questariflessione e… staremo a ve-dere.

P.S. Per un maggior appro-fondimento si rimanda aln. 11 del 2010 dell’Infor-matore agrario pagg. 55-60.

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notiziario fitopatologico

Direttore responsabile: dott. Anselmo Montermini

Redazione: Andrea Catellani e Pasquale Mazio

Autorizzazione del Tribunale di Reggio Emilia n° 187 in data 21/9/1965

Progetto grafico: Compograf, RE - Stampa: Tip. Nuova Futurgraf, RE -

REGGIO EMILIA - MAGGIO 2010 - N. 1 Spedizione in abb. postale - 70% - Filiale di Reggio Emilia

CONSORZIO FITOSANITARIO PROVINCIALE DI REGGIO EMILIAVia F. Gualerzi, 32 - Tel. 0522 271380 - Fax 0522 277968 - E-mail: [email protected] - www.fitosanitario.re.it

“Non ci sono più risorse”“Dovete migliorare la vostra presenza in campo per seguire le proble-matiche della vite, del pero, senza dimenticarvi del granoturco!”“E’ arrivata la vespa cinese del castagno e quindi sarà necessario trovarerimedio a questa, ma anche agli altri problemi della coltura”.Ecc. ecc.

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OGGI, ASSISTENZA TECNICAA RISCHIO, MA DOMANI,SARÀ ANCORA PEGGIO?

di Anselmo Montermini

Come faremo a concilia-re queste due situazioni,decisamente antagonistetra loro?Non solo, siamo già aconoscenza delle nuovescadenze previste dallaDirettiva CE sull’uso so-stenibile degli agrofar-maci.Tra tutti gli adempimentiche gli agricoltori do-vranno soddisfare vi saràche dal 1° gennaio 2014dovranno applicarapplicare ob-bligatoriamente una di-fesa integrata di base sututte le colture, ovveroseguire i disciplinari e/ole regole che saranno aloro forniti. Disciplinaridi produzione integratache già da diversi anninumerose aziende inprovincia stanno adot-tando con successo eche diventeranno “patri-monio culturale” di tutti.Vista la situazione sareb-

be opportuno che sind’ora noi tecnici e i pro-duttori agricoli comin-ciassimo a seguire “leregole del gioco” alfinedi arrivare al 1° gennaio2014 pronti e senza pa-temi d’animo.Da parte nostra la mac-china la conosciamo be-ne e questo da parecchianni, dalle esperienzeiniziate nel 1980 con la“lotta guidata”.La stiamo utilizzandoall’interno dei progettidi produzione integrata,con il monitoraggio delterritorio per il controllodelle diverse problema-tiche che colpiscono lecolture presenti in pro-vincia e con la stesuradel “Bollettino settima-nale di produzioneintegrata”, che è la sin-tesi delle problematicheriscontrate e dei relativiconsigli. La redazione di

questo importante stru-mento divulgativo ededucativo scaturisce dauna riunione che vedela partecipazione di tuttii tecnici interessati cheoperano in provincia,e le informazioni chesono al suo interno con-tenute vengono sceltenel rispetto dei discipli-nari di produzione inte-grata.Per fare questo i tecnicidel Consorzio Fitosani-tario da sempre seguonoun certo numero diaziende definite “pilota”dalle quali si ricavanole informazioni perl’elaborazione dei sugge-rimenti poco sopra ri-chiamati. Non solo, so-no altresì utilissime lenumerose visite che fac-ciamo in aziende “achiamata” in tutta laprovincia e che interes-sano tutte le colture.

Oggi ciò è appena suffi-ciente per poter elabora-re, con una certa sicu-rezza, i consigli di cuisopra, ma un domani(dal gennaio 2014)quando oltre 9.000aziende dovranno “ob-bligatoriamente” seguirequanto scritto nei disci-plinari e settimanalmen-te nei bollettini, non so!Credo che per poter for-nire un buon servizio sidebba necessariamenteincrementare il controllodel territorio in modosignificativo e quindi ser-viranno maggiori risorse.Credo che per fare unlavoro sufficientementesicuro e gestibile sia ne-cessario sin da ora pen-sare seriamente a comefare, proprio a causa dei“chiari di luna”!Per chi vuole intendere,intenda.Noi ci siamo.