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SLOVAKIA IL MARE UNISCE, LA TERRA NON DIVIDA Per i rifugiati che arrivano in Italia il Mediterraneo è una barriera d’acqua sterminata, dalla quale è difficile uscire vivi. È l’avanguardia dei nuovi traffici, a partire da quella tratta di esseri umani che il Papa ha definito, di recente, “la schiavitù più estesa in questo ventunesimo secolo”. Troppo spesso è un mare di morte, che inghiotte migliaia di persone in fuga nella generale indifferenza. Non è questa l’idea di Mediterraneo che troviamo nella nostra memoria culturale: l’identità storica dell’Occidente si è costruita intorno alle sue sponde, attraverso rotte di scambi, contaminazioni, anche conflitti. Delimitato da tre continenti, culla di culture, religioni, etnie ed economie, poteva a ragione essere chiamato “nostro” da ciascuna delle sue componenti. Da molti secoli il Mediterraneo ha perso la sua centralità geopolitica. Oggi pare ridotto a mare periferico europeo, addirittura a frontiera di una Europa fortezza, luogo di respingimento invece che di accoglienza, di difesa identitaria più che di confronto. Crediamo che il Mediterraneo debba tornare a essere un patrimonio comune, uno spazio in cui costruire orizzonti di civiltà. In esso l’Italia, non “portaerei” ma ponte, braccio proteso verso la sponda sud, può riscoprire la sua vocazione specifica. Non basta fermare le stragi, di migranti, magari bloccando ipocritamente le partenze: bisogna costruire canali umanitari e rendere accessibile, in sicurezza, il diritto d’asilo per chi ne ha bisogno. L’accoglienza non si deve limitare al soddisfacimento di standard minimi dettati dalla burocrazia: anche attraverso il contributo delle culture e delle religioni che sulle sponde di questo mare sono fiorite va riempita di valori, trasformata in ospitalità, condivisione, reciprocità. Alle soglie dell umanità in viaggio Fondazione Centro Astalli Via del Collegio Romano, 1 00186 Roma Tel. 06 69925099 Fax 06 69782898 www.centroastalli.it Un dizionario per orientarsi meglio Per capire chi può usufruire del diritto d’asilo in Italia, occorre conoscere una terminologia che troppo spesso è male utilizzata. Ecco alcune parole essenziali per comprendere meglio il tema del diritto d’asilo. APOLIDE Persona a cui nessuno Stato riconosce la cittadinanza: letteralmente, “senza patria”. RICHIEDENTE ASILO Colui che non può o non intende avvalersi della protezione del proprio Stato e, trovandosi in un altro paese, inoltra richiesta di protezione al governo del Paese che lo ospita. La sua domanda viene poi esaminata dalle autorità di quel Paese. Fino al momento della decisione in merito alla domanda egli è un richiedente asilo. RIFUGIATO Il rifugiato è il richiedente asilo a cui viene accordata la protezione del Paese in cui si trova quando si accerta che è stato costretto a lasciare il proprio Paese a causa di persecuzioni per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un determinato gruppo sociale o per le sue opinioni politiche. A differenza del migrante egli non ha scelta: non può tornare nel proprio Paese perché teme di subire persecuzioni o per la sua stessa vita. PROTEZIONE SUSSIDIARIA Protezione internazionale prevista per chi, pur non essendo riconosciuto rifugiato ai sensi della Convenzione di Ginevra, rischierebbe comunque la propria incolumità in caso di rimpatrio. MINORE STRANIERO NON ACCOMPAGNATO I minori stranieri non accompagnati sono ragazzi con meno di 18 anni di età, senza genitori e non accuditi da alcun adulto responsabile per legge o convenzione. I minori non accompagnati possono chiedere asilo ed essere quindi riconosciuti rifugiati. MIGRANTE IRREGOLARE Migrante irregolare è chi, per qualsiasi ragione, entra senza regolari documenti di viaggio in un altro Paese. Molte persone in fuga da guerre e persecuzioni, impossibilitate a chiedere al proprio governo il rilascio di tali documenti, giungono in modo irregolare nel Paese nel quale poi inoltrano domanda d’asilo. I migranti irregolari spesso in modo dispregiativo vengono chiamati “clandestini”. Giornata mondiale 2013 del rifugiato

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SLOVAKIA

il mare unisce, la terra nondivida

Per i rifugiati che arrivano in Italia il Mediterraneo è una barriera d’acqua sterminata, dalla quale è difficile uscire vivi. È l’avanguardia dei nuovi traffici, a partire da quella tratta di esseri umani che il Papa ha definito, di recente, “la schiavitù più estesa in questo

ventunesimo secolo”. Troppo spesso è un mare di morte, che inghiotte migliaia di persone in fuga nella generale indifferenza.

Non è questa l’idea di Mediterraneo che troviamo nella nostra memoria culturale: l’identità storica dell’Occidente si è costruita intorno alle sue sponde, attraverso rotte di scambi, contaminazioni, anche conflitti. Delimitato da tre continenti, culla di culture, religioni, etnie ed economie, poteva a ragione essere chiamato “nostro” da ciascuna delle sue componenti. Da molti secoli il Mediterraneo ha perso la sua centralità geopolitica. Oggi pare ridotto a mare periferico europeo, addirittura a frontiera di una Europa fortezza, luogo di respingimento invece che di accoglienza, di difesa identitaria più che di confronto. Crediamo che il Mediterraneo debba tornare a essere un patrimonio comune, uno spazio in cui costruire orizzonti di civiltà. In esso l’Italia, non “portaerei” ma ponte, braccio proteso verso la sponda sud, può riscoprire la sua vocazione specifica. Non basta fermare le stragi, di migranti, magari bloccando ipocritamente le partenze: bisogna costruire canali umanitari e rendere accessibile, in sicurezza, il diritto d’asilo per chi ne ha bisogno. L’accoglienza non si deve limitare al soddisfacimento di standard minimi dettati dalla burocrazia: anche attraverso il contributo delle culture e delle religioni che sulle sponde di questo mare sono fiorite va riempita di valori, trasformata in ospitalità, condivisione, reciprocità.

alle soglie dell’umanità in viaggio

Fondazione Centro AstalliVia del Collegio Romano, 1 • 00186 RomaTel. 06 69925099 Fax 06 69782898www.centroastalli.it

un dizionario per orientarsi meglioPer capire chi può usufruire del diritto d’asilo in Italia, occorre conoscere una terminologia che troppo spesso è male utilizzata. Ecco alcune parole essenziali per comprendere meglio il tema del diritto d’asilo.

apolide Persona a cui nessuno Stato riconosce la cittadinanza: letteralmente, “senza patria”.

richiedente asilo Colui che non può o non intende avvalersi della protezione del proprio Stato e, trovandosi in un altro paese, inoltra richiesta di protezione al governo del Paese che lo ospita. La sua domanda viene poi esaminata dalle autorità di quel Paese. Fino al momento della decisione in merito alla domanda egli è un richiedente asilo.

rifugiato Il rifugiato è il richiedente asilo a cui viene accordata la protezione del Paese in cui si trova quando si accerta che è stato costretto a lasciare il proprio Paese a causa di persecuzioni per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un determinato gruppo sociale o per le sue opinioni politiche. A differenza del migrante egli non ha scelta: non può tornare nel proprio Paese perché teme di subire persecuzioni o per la sua stessa vita.

protezione sussidiaria Protezione internazionale prevista per chi, pur non essendo riconosciuto rifugiato ai sensi della Convenzione di Ginevra, rischierebbe comunque la propria incolumità in caso di rimpatrio.

minore straniero non accompagnato I minori stranieri non accompagnati sono ragazzi con meno di 18 anni di età, senza genitori e non accuditi da alcun adulto responsabile per legge o convenzione. I minori non accompagnati possono chiedere asilo ed essere quindi riconosciuti rifugiati.

migrante irregolare Migrante irregolare è chi, per qualsiasi ragione, entra senza regolari documenti di viaggio in un altro Paese. Molte persone in fuga da guerre e persecuzioni, impossibilitate a chiedere al proprio governo il rilascio di tali documenti, giungono in modo irregolare nel Paese nel quale poi inoltrano domanda d’asilo. I migranti irregolari spesso in modo dispregiativo vengono chiamati “clandestini”.

Giornatamondiale2013 del rifugiato

SLOVAKIA

rifugiati in italiaIn Europa le domande di asilo crescono, ma in Italia calano drasticamente. Nel 2012 sono state appena 15.700, meno della metà rispetto all’anno precedente e un numero bassissimo, anche in termini assoluti, rispetto a quelli registrati nei principali Paesi europei. Chiedere asilo nel nostro Paese è ancora estremamente complicato.

La Corte di Strasburgo ha condannato l’Italia per la vergognosa pratica dei respingimenti verso la Libia, ribadendo che l’accesso al territorio alle persone bisognose di protezione deve essere sempre garantito. Eppure il forte calo di arrivi attraverso il Canale di Sicilia è probabilmente imputabile, ancora una volta, ad accordi tra governi che mirano esclusivamente a contrastare i flussi migratori. I viaggi si fanno più lunghi, più costosi, più pericolosi: ma restano inevitabili per chi non ha alternative e sono ancora troppe le persone che perdono la vita durante le traversate del Mediterraneo. Nonostante le dimensioni ridotte del fenomeno, l’Italia non si è ancora dotata di un sistema nazionale unitario per l’accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati, commisurato ai flussi di arrivo. I posti oggi a disposizione continuano a essere largamente insufficienti e le misure mancano di uniformità e coordinamento. Anche la cosiddetta Emergenza Nord Africa, attivata per i profughi arrivati dalla Libia nel corso del 2011 e del 2012, si è chiusa lo scorso febbraio senza alcuna progettualità, né per gli accolti né per il sistema, vanificando l’ingente investimento di risorse che aveva comportato. In una crisi economica sempre più dura, i rifugiati si trovano soli, con servizi di assistenza sempre più inadeguati a causa degli ingenti tagli a servizi sociali e sanitari e misure di integrazione pressoché inesistenti.

rifugiati nel mondoI migranti forzati sono un popolo immenso, che aumenta costantemente anno dopo anno. Di fronte a emergenze che diventano rapidamente catastrofi umanitarie (Siria, Repubblica Democratica del Congo, Repubblica Centroafricana, Mali, Sudan e Sud Sudan) i sistemi di protezione appaiono sempre più fragili e incerti.

In Siria la situazione si è fatta particolarmente grave: sono più di un milione i rifugiati in fuga dal Paese. Circa la metà di loro sono bambini e la maggior parte ha meno di undici anni. Molti sono scappati in Libano, Giordania, Turchia, Iraq ed Egitto, ma cresce il numero di siriani che cerca protezione in Nord Africa e Europa. Più della metà dei rifugiati del mondo vive

nelle metropoli: Bangkok, Amman, Nairobi, ma anche Londra e Roma. Chi fugge da guerre e persecuzioni cerca

nell’anonimato della città una seconda occasione. Ma che tipo di protezione trovano i rifugiati in una metropoli?

Ignorati e non accolti, spesso conoscono marginalizzazione e profonda solitudine. Mentre i Paesi dell’Africa e del Medio Oriente continuano a sobbarcarsi il carico più ingente dell’accoglienza dei rifugiati, nuovi e vecchi conflitti hanno contribuito all’aumento dell’8% nel numero di domande d’asilo presentate nei Paesi industrializzati durante il 2012. Nell’Unione Europea le domande d’asilo sono state 332.000, rispetto alle 302.000 dell’anno precedente. Le persone che hanno chiesto asilo in Europa provenivano soprattutto da Afghanistan, Siria, Russia, Pakistan e Serbia. Circa un quarto delle richieste di asilo esaminate nel 2012 ha avuto esito positivo: al 14% dei richiedenti è stato riconosciuto lo status di rifugiato, al 10% la protezione sussidiaria e al 2% il permesso di soggiorno per motivi umanitari.

Libertà: così si chiama la condanna a morte di mio padre. Una vita sacrificata per la causa Oromo. Un’ossessione: l’autodeterminazione di un popolo che nel resto del mondo nessuno conosce, ma che per lui è stato per tutta la vita il centro dell’universo. Ripeteva: “noi Oromo siamo 24 milioni solo in Etiopia, il 32% dell’intera popolazione, non possono metterci a tacere. E invece si sbagliava, hanno messo a tacere lui come molti prima di lui e chissà ancora quanti faranno la stessa sua fine.

Rifugiata etiope

Lampedusa, estate 2008. Mentre aspetto, in fila sotto il sole, faccio mentalmente il conto delle persone che erano con me nella barca: 8 nigeriani, 4 sudanesi, 28 somali come noi, 15 egiziani, una decina tra marocchini e algerini, circa 20 tra etiopi ed eritrei. Mi guardo intorno e alcuni li vedo lì, in fila anche loro. All’appello ne mancano dieci: 6 sono morti durante la traversata, 4 sono stati portati subito all’ospedale. Mi sforzo di ricordare quelli che non ce l’hanno fatta: un bambino, un vecchio, due giovani, due ragazzi. I conti tornano.

Rifugiato somalo

SLOVAKIA

il centro astalliL’Associazione Centro Astalli ha iniziato la sua attività nel 1981, come sede italiana del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati fondato da P. Pedro Arrupe e oggi presente in oltre 50 Paesi. Accompagnare, servire, difendere i diritti dei rifugiati e degli sfollati di tutto il mondo: questa è la missione che il Centro Astalli ha scelto di portare avanti nella realtà italiana.

In totale, tra le sue diverse sedi territoriali (Roma, Trento, Vicenza, Catania e Palermo), il Centro Astalli vede ogni anno accedere ai propri servizi circa 34.300 persone, di cui quasi 21.000 nella sede di Roma. Uomini e donne in fuga da guerre e persecuzioni, spesso vittime di tortura, che arrivano in Italia dopo viaggi al limite della realtà. Quello che cerchiamo di fare è aiutarle nel loro inserimento sociale, attraverso servizi di prima e seconda accoglienza (mensa, ambulatorio, centri d’accoglienza, scuola d’italiano, assistenza socio-legale, formazione professionale).

Tutti i servizi offerti sono resi possibili dalla collaborazione di più di 400 volontari, persone di tutte le età e background diversi, accomunate dal desiderio di impegnarsi in prima persona nella costruzione di una società più accogliente e rispettosa dei diritti di tutti.

Il Centro Astalli si impegna inoltre, attraverso progetti e iniziative culturali, a far conoscere all’opinione pubblica e in particolare ai giovani, chi sono i rifugiati, la loro storia e i motivi che li hanno portati fin qui. In particolare, il Centro promuove nelle scuole progetti specifici sul diritto d’asilo e sul dialogo interreligioso, che ogni anno danno la possibilità a migliaia di studenti di ascoltare testimonianze dirette di uomini e donne che hanno vissuto l’esperienza dell’esilio o fedeli di diverse religioni.