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1 Sintesi della Storia dei Gruppi Geofisici Agip. Premessa . La storia dei gruppi geofisici parte dal lontano 1929, poco dopo la fondazione dell’AGIP, ed arriva fino al 1971, quando anche l’ultimo Gruppo sismico è stato chiuso. I Gruppi geofisici aziendali, operando in Italia ed all’Estero, hanno contribuito a forgiare una generazione di tecnici e dirigenti di elevata professionalità, che in seguito hanno occupato posizioni di grande responsabilità operativa nelle tante Società che l’ENI ha fondato in Italia ed all’Estero Le opportunità di formazione professionale e manageriale nelle dure condizioni di lavoro e di vita nei gruppi geofisici aziendali, sono purtroppo andate perse con la chiusura di questa attività. L’esplorazione con i metodi geofisici fatta dai Gruppi aziendali ha portato alla scoperta di tanti giacimenti, tra i quali spicca per la sua importanza Caviaga, ma anche El Borma, Abu Mahdi, Cortemaggiore e tanti altri, che hanno fatto grande prima l’Agip ed in seguito l’ENI. Questo lavoro vuole rendere omaggio a tutti coloro che vi hanno lavorato, ed in particolare a quanti dal 1941 al 1945 hanno operato in condizioni di estremo disagio e pericolo, sapendo proteggere le apparecchiature dalla confisca da parte delle truppe occupanti e mantenendo segreta, al di fuori dei vertici Agip, la notizia della scoperta del giacimento a gas di Caviaga, supportando nel 1945 i vertici aziendali nel convincere Mattei, nominato dal Governo di Liberazione Nazionale Commissario Straordinario per la liquidazione dall’AGIP, a rilanciare la Società verso traguardi inimmaginabili all’epoca. Introduzione di Francesco Guidi Questa è la prima raccolta organica di ricordi di tecnici e funzionari Eni che hanno lavorato in un determinato settore delle attività petrolifere, quello della geofisica, realizzata a cura dell’Associazione Pionieri e Veterani Eni (APVE), che ha nel suo Statuto il compito di mantenere vive le memorie delle vicende passate del Gruppo Eni, in modo che questi avvenimenti non vadano perduti nelle nebbie del tempo. Il ricordo del passato, oltre ad avere un’importanza e un valore storico incommensurabili, contribuisce a comprendere e a spiegare tanti risultati raggiunti oggi dagli sviluppi di quelle origini lontane ed è un insegnamento quanto mai utile per le future generazioni, che di quel passato hanno raccolto l’eredità. L’APVE ha trasmesso questa sintesi di ricordi della geofisica all’Archivio Storico dell’Eni, che ha il compito istituzionale di raccogliere e conservare le memorie del Gruppo, come base per una pubblicazione che diffonda la conoscenza di come l’Eni, in Italia ed all’Estero, è riuscita, grazie all’applicazione delle tecnologie più moderne della geofisica, a scoprire tanti giacimenti di petrolio e di gas. E’ un ricordo basato sul racconto dei protagonisti ed è questo un modo particolare di raccontare la storia, che risulta così ricostruita dal di dentro e non solo dall’esterno, attraverso i documenti. Un sistema, quest’ultimo, senza dubbio più preciso, ma che non dà però il sapore della vita vissuta che viene invece dal racconto di chi vi ha partecipato. Senza contare che in questo modo si riescono a cogliere elementi che sfuggono alle documentazioni ufficiali, ma che servono a dare un’interpretazione corretta degli avvenimenti. Perché la Geofisica La scelta di iniziare dalla Geofisica questa raccolta di notizie da parte dei Pionieri e Veterani Eni, è dovuta al fatto che gli ex geofisici sono rimasti compatti anche dopo avere finito il loro periodo di attività professionale. Ed è rimasto intatto quel cemento che li ha uniti insieme in tanti anni di lavoro in Italia e all’Estero, senza confini di carriera e sviluppo professionale.

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Sintesi della Storia dei Gruppi Geofisici Agip.

Premessa . La storia dei gruppi geofisici parte dal lontano 1929, poco dopo la fondazione dell’AGIP, ed arriva fino al 1971, quando anche l’ultimo Gruppo sismico è stato chiuso. I Gruppi geofisici aziendali, operando in Italia ed all’Estero, hanno contribuito a forgiare una generazione di tecnici e dirigenti di elevata professionalità, che in seguito hanno occupato posizioni di grande responsabilità operativa nelle tante Società che l’ENI ha fondato in Italia ed all’Estero Le opportunità di formazione professionale e manageriale nelle dure condizioni di lavoro e di vita nei gruppi geofisici aziendali, sono purtroppo andate perse con la chiusura di questa attività. L’esplorazione con i metodi geofisici fatta dai Gruppi aziendali ha portato alla scoperta di tanti giacimenti, tra i quali spicca per la sua importanza Caviaga, ma anche El Borma, Abu Mahdi, Cortemaggiore e tanti altri, che hanno fatto grande prima l’Agip ed in seguito l’ENI. Questo lavoro vuole rendere omaggio a tutti coloro che vi hanno lavorato, ed in particolare a quanti dal 1941 al 1945 hanno operato in condizioni di estremo disagio e pericolo, sapendo proteggere le apparecchiature dalla confisca da parte delle truppe occupanti e mantenendo segreta, al di fuori dei vertici Agip, la notizia della scoperta del giacimento a gas di Caviaga, supportando nel 1945 i vertici aziendali nel convincere Mattei, nominato dal Governo di Liberazione Nazionale Commissario Straordinario per la liquidazione dall’AGIP, a rilanciare la Società verso traguardi inimmaginabili all’epoca.

Introduzione di Francesco Guidi Questa è la prima raccolta organica di ricordi di tecnici e funzionari Eni che hanno lavorato in un determinato settore delle attività petrolifere, quello della geofisica, realizzata a cura dell’Associazione Pionieri e Veterani Eni (APVE), che ha nel suo Statuto il compito di mantenere vive le memorie delle vicende passate del Gruppo Eni, in modo che questi avvenimenti non vadano perduti nelle nebbie del tempo. Il ricordo del passato, oltre ad avere un’importanza e un valore storico incommensurabili, contribuisce a comprendere e a spiegare tanti risultati raggiunti oggi dagli sviluppi di quelle origini lontane ed è un insegnamento quanto mai utile per le future generazioni, che di quel passato hanno raccolto l’eredità. L’APVE ha trasmesso questa sintesi di ricordi della geofisica all’Archivio Storico dell’Eni, che ha il compito istituzionale di raccogliere e conservare le memorie del Gruppo, come base per una pubblicazione che diffonda la conoscenza di come l’Eni, in Italia ed all’Estero, è riuscita, grazie all’applicazione delle tecnologie più moderne della geofisica, a scoprire tanti giacimenti di petrolio e di gas. E’ un ricordo basato sul racconto dei protagonisti ed è questo un modo particolare di raccontare la storia, che risulta così ricostruita dal di dentro e non solo dall’esterno, attraverso i documenti. Un sistema, quest’ultimo, senza dubbio più preciso, ma che non dà però il sapore della vita vissuta che viene invece dal racconto di chi vi ha partecipato. Senza contare che in questo modo si riescono a cogliere elementi che sfuggono alle documentazioni ufficiali, ma che servono a dare un’interpretazione corretta degli avvenimenti.

Perché la Geofisica La scelta di iniziare dalla Geofisica questa raccolta di notizie da parte dei Pionieri e Veterani Eni, è dovuta al fatto che gli ex geofisici sono rimasti compatti anche dopo avere finito il loro periodo di attività professionale. Ed è rimasto intatto quel cemento che li ha uniti insieme in tanti anni di lavoro in Italia e all’Estero, senza confini di carriera e sviluppo professionale.

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Così era stata organizzata nel 2006 dal dr. Cassano una Giornata del Geofisico, che aveva riunito a San Donato Milanese un centinaio di colleghi che avevano operato nei gruppi sismici e gravimetrici Agip, rinverdendo tante lontane esperienze. D’altro canto la Geofisica rappresenta, nella storia dell’Esplorazione e Produzione di una Società Petrolifera, l’attività di base indispensabile e fondamentale per la scoperta dei giacimenti. Fornisce infatti una ecografia del sottosuolo, che permette la definizione dell’andamento degli strati geologici in profondità e l’individuazione delle zone favorevoli per l’accumulo dell’olio e del gas. Senza la Geofisica, ed in particolare senza la sismica a riflessione, sarebbe praticamente impossibile la loro individuazione. La svolta avutasi in Italia nell’Esplorazione e Produzione degli idrocarburi all’inizio degli anni Quaranta è dovuta appunto all’impiego della sismica riflessione, che l’Agip introdusse, prima in Europa su scala industriale, seguendo le indicazioni dell’allora capo della sezione geofisica, l’ing. Tiziano Rocco (1908 - 1983). Fu così che un gruppo sismico della Western Geophysical Company, integrato da tecnici Agip, individuò una struttura vicino a Caviaga. Il pozzo, iniziato nel 1943, scoprì nel maggio 1944 un grande giacimento di gas naturale: 12 miliardi metri cubi. Fino ad allora in Italia e in Europa i giacimenti di gas scoperti avevano riserve al massimo di qualche decina di milioni di metri cubi. Enrico Mattei, quando divenne Commissario Straordinario dell’Agip il 30 aprile 1945, intuì l’importanza di quella scoperta e iniziò la metanizzazione dell’Italia, con almeno 30 anni d’anticipo rispetto agli altri paesi dell’Europa Occidentale. Una metanizzazione che fu resa possibile dalla scoperta in Italia di tanti altri campi di gas naturale, con l’impiego di una quindicina di gruppi sismici, dei quali 9 Agip e altri di società contrattiste, fra le quali anche una Compagnia italiana, la Lerici. Questa storia dei gruppi geofisici Agip vuole essere anche un omaggio ai tanti colleghi che hanno contribuito, con il loro lavoro, ai successi dell’Agip/Eni in Italia e nel Mondo.. Un sentito ringraziamento è dovuto a Cassano, che ha preso l’iniziativa e coordinato la raccolta dei molti contributi pervenuti, ed a tutti i colleghi che hanno risposto all’invito di partecipare al progetto di realizzazione di un Storia dei Gruppi geofisici dell’Agip. In particolare a quanti si sono distinti per ampiezza e attendibilità dei propri contributi, quali, ad esempio, Anselmo, Asso, Colledan, Da Rold, Grapelli, Marzini, Oppici, Pasini e Quarta, ma tanti altri dovrebbero essere citati. Le notizie e i ricordi da loro inviati, come quelli di tutti gli altri colleghi, sono risultati indispensabili per comporre un quadro, forse non completo, ma certamente affidabile, per conoscere la nascita, l’evoluzione e la chiusura dei gruppi geofisici Agip Un ringraziamento particolare va riconosciuto ai colleghi, primo tra questi Deluchi, che si sono impegnati a raccogliere, ordinare e riportare le notizie ottenute. Nelle pagine successive viene riassunta la storia dei Gruppi Geofisici dell’Agip, sia sismici che gravimetrici, ricostruita utilizzando i ricordi ed i documenti, anche fotografici, forniti da molti colleghi, oltre ai pochi documenti ritrovati negli archivi dell’APVE e dell’ENI.

Cenni Storici sulla Sismica. La Geofisica, nell’ambito delle ricerche petrolifere, ha da sempre costituito un mezzo indispensabile per individuare la presenza nel sottosuolo di giacimenti di petrolio o di gas, raramente localizzabili con i soli rilievi geologici di superficie. A partire dai primi anni del secolo scorso, sono stati quindi messi a punto metodi e strumentazioni per ottenere informazioni sempre più attendibili sugli sviluppi strutturali e stratigrafici nel sottosuolo e possibilmente indicazioni dirette sulla presenza di idrocarburi. Tutti questi metodi costituiscono la Geofisica Applicata. Le origini della prospezione sismica sono da ricercare negli studi e ricerche condotte nell’ ottocento da Stokes, Poisson, Rayleig, e Kelvin sulla propagazione delle onde elastiche. I primi esperimenti di Mallet di misure in campagna furono eseguiti con sismoscopi a mercurio, mentre

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analoghi esperimenti furono impiegati nel 1878 da Abbot, nel 1886 da Milne e Gray e da Fouquè nel 1889. Knot nel 1889 aveva studiato la propagazione delle onde attraverso superfici di discontinuità. Belar nel 1901 dimostrò la possibilità di impiego delle onde sismiche nella determinazione delle caratteristiche elastiche delle rocce. Ma fu Wiechert nel 1907 a trattare il problema generale della propagazione delle onde sismiche nel sottosuolo con la rifrazione e la riflessione, formulando nel 1910 i principi applicativi della sismica a rifrazione. Il tedesco Mintrop, allievo di Wiechart, dopo i positivi tentativi svolti durante la prima Guerra Mondiale con l’esercito tedesco di localizzare i cannoni nemici tramite la propagazione delle onde rifratte e dirette, nel 1919 richiese il primo brevetto sull’impiego del metodo sismico a rifrazione per l’esplorazione del sottosuolo, fondando nel 1921 la prima società di esplorazione sismica, la Seismos GmbH.

Figura 1. Schema del Sismografo Mini Trooper costruito da Mintrop Nel 1921 lo statunitense Karcher, presso Oklahoma City, con uno storico esperimento dimostrò che era possibile ottenere riflessioni sismiche dal sottosuolo.

La prima scoperta con la prospezione sismica di un giacimento ad olio.

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Dopo una serie di lavori in Europa, nel 1923 Mintrop iniziò a operare come contrattista con la Seismos in America, individuando nel 1924, il primo giacimento ad olio scoperto con metodi geofisici, l’Orchard dome in Texas.

Figura 2. Mappa della prima scoperta di un campo ad olio con metodi sismici a rifrazione Negli anni successivi la validità del metodo a rifrazione fu confermata da altri successi, con l’impiego della tecnica degli scoppi a ventaglio. Questi successi e la relativa corsa all’oro nero in Texas, Oklahoma e California, portarono alla nascita delle prime compagnie geofisiche contrattiste americane, tra le quali la Geophysical Research Corporation, ed all’apertura di molte squadre sismiche.. Le apparecchiature si perfezionarono, adottando amplificatori a guadagno variabile e con la registrazione fotografica tramite galvanometri, mentre ai sismometri meccanici si aggiunsero quelli a riluttanza, capacità e a resistenza variabile.. Negli stessi anni iniziarono i primi esperimenti di sismica a riflessione. Ma furono gli studi e perfezionamenti realizzati dalla Geophysical Research Corporation , sotto la direzione di Karcher, a far riconoscere che per passare alla sismica a riflessione occorrevano apparecchiature diverse da quelle della rifrazione, con un miglior controllo del guadagno ed utilizzando bande di frequenza tra 30 e 90 Hz, controllate dalle frequenze naturali dei geofoni, dei filtri elettrici e dei galvanometri. Le apparecchiature a canale singolo furono rapidamente sostituite da apparecchiature a 4 o 6 canali, mentre si incominciava a comprendere l’importanza dello strato aerato ed a ricavare dalle registrazioni la pendenza degli orizzonti riflettenti. . Inizialmente le registrazioni venivano effettuate con stendimenti corti su punti distanti tra loro lungo il profilo da rilevare. Le strutture del sottosuolo si ottenevano correlando i punti di riflessione riportati in sezione sulla base di una velocità di propagazione stimata. Un miglioramento si ebbe nel 1927 con l’introduzione della tecnica del Dip Shooting, con la quale, sulla base della differenza dei tempi di arrivo ai geofoni estremi, si ricavava la pendenza degli strati riflettenti. Negli anni 30 fu introdotta la tecnica del profilo continuo in cui un estremo dello stendimento diventa centro per lo stendimento successivo

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Figura 3. 1931 Registratore sismico a 10 canali con frequenza e guadagno variabili . Nel 1930 furono individuate con la sismica a riflessione tre strutture nei pressi di Oklahoma City. Il numero dei canali utilizzati salì a 12 , si cominciarono a usare più geofoni per traccia, a costruire geofoni elettromagnetici a smorzamento elettrico, a realizzare amplificatori più stabili con cui l’ampiezza veniva regolata con una amplificazione programmata nel tempo e dal 1938 con dispositivi di controllo automatico di guadagno Verso la fine di quegli anni, per la messa in profondità degli eventi riflessi si passò dall’utilizzo di raggi rettilinei a quello con raggi curvilinei, per tener conto delle variazioni continue di velocità con la profondità. Furono precalcolati nomogrammi e grafici che permettevano, per una data legge di velocità, di determinare, sulla base dei tempi centrali ed estremi letti sui sismogrammi, la profondità, posizione e pendenza della superficie riflettente, nel piano della sezione sismica, rispetto al centro dello stendimento. Le leggi di velocità venivano scelte sulla base di misure di velocità in pozzo, eseguite con geofoni speciali, oppure attraverso calcoli basati sulla curvatura ( Normal Move Out ) degli stessi eventi riflessi. Si faceva inoltre uso corrente delle correzioni per lo strato aerato e per la quota, riducendo le registrazioni al cosiddetto piano di riferimento ( Datum Plane ). Per quanto riguarda la sismica a rifrazione si continuò ad utilizzarla per rilevare orizzonti caratterizzati da un notevole scarto di velocità con le sovrastanti formazioni di copertura. Si perfezionò l’interpretazione degli eventi rifratti, sia con l’ipotesi di strati orizzontali o inclinati a velocità costante e anche con velocità variabile della copertura. Un miglioramento nell’interpretazione si ebbe nel 1939 con la tecnica delle intercette detta dei tempi di ritardo, messa a punto dal Gardner. Negli anni trenta furono anche messi a punto i primi gravimetri , che rappresentarono il primo passo di una evoluzione tecnologica che ha poi avuto notevoli sviluppi.

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Figura 4. Fine anni 30 Registratore Western Geophysical montato su Ford (molto simile a quello portato in Italia per l’Agip nel 1940).

La registrazione magnetica. . Nel 1953 fu introdotta per la sismica a riflessione la registrazione su nastro magnetico, che aveva il vantaggio di essere riproducibile

. Figura 5. Registratore 24 canali con magnetico Tecno, a modulazione di ampiezza, per rifrazione (apparecchiatura M6R di costruzione Agip) e riflessione (Western FA35 ) usato in Libia Gruppo C7

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Invece di effettuare nelle operazioni di campagna due scoppi, il primo con una larga banda passante ed il secondo con in filtro passabanda adatto alle varie situazioni geologiche, si passò ad un’unica registrazione, effettuando le opportune elaborazioni in fasi successive Si cominciarono ad organizzare dei Centri analogici di elaborazione, in cui si potevano applicare alle registrazioni le correzioni statiche per la riduzione al piano di riferimento e le correzioni dinamiche per rimuovere la forma iperbolica degli eventi riflessi, variabile con il tempo, la distanza del ricevitore dal punto di scoppio e la velocità media di propagazione dell’onda sismica nel terreno.

Figura 6. Elaboratore analogico Fortune per la produzione di sezioni sismiche elementari La registrazione magnetica permise anche di poter sommare più tracce sismiche, portando all’introduzione, nel 1956 con Mayne, della tecnica delle coperture multiple. Per la presentazione dei dati si introdussero le sezioni su film fotografico, in cui erano riportate, in corrispondenza della posizione del punto di registrazione, le tracce sismiche corrette. La sezione sismica diventava così il documento di base per l’interpretazione, eliminando totalmente l’impiego dei singoli sismogrammi. Contemporaneamente si misero a punto nuove tecniche di rappresentazione con sezioni a densità ed area variabile. Verso il 1964 furono introdotte da Dobrin e dalla CGC, sofisticate tecniche ottiche, come la difrattometria laser, per effettuare filtraggi bidimensionali, correlazioni ecc.. Nel 1960 si era iniziato a produrre ed utilizzare i sismogrammi sintetici, primo esempio di integrazione tra la sismica di superficie ed i log di pozzo.

La registrazione digitale La seconda grande rivoluzione nella acquisizione e nella elaborazione dei dati sismici arrivò con l’introduzione delle tecniche digitali. Nel 1952 un gruppo di società petrolifere e geofisiche diedero incarico al Masschusetts Institute of Technology (MIT) di studiare la possibilità di applicare tecniche digitali alla sismica. Robinson e Treitel nel 1957 redassero una serie di rapporti nei quali veniva dimostrata l’applicabilità dell’analisi statistica delle serie temporali e delle tecniche digitali alla elaborazione di dati sismici. Le prime applicazioni avvennero nel 1961 e nel 1963 apparve sul mercato la prima apparecchiatura digitale della Texas Instrument ( TI 9000 ). In pochi anni tutte le squadre sismiche furono dotate di apparecchiature digitali, a cui si affiancarono centri di elaborazione dotati di grandi calcolatori. Ciò permise non solo di applicare con facilità e rigore matematico le tecniche già applicate analogicamente, ma aprì nuovi orizzonti alla elaborazione sismica, con l’introduzione della deconvoluzione predittiva, le analisi di velocità, i filtraggi nel dominio di tempo e dello spazio, ecc. Purtroppo ciò porto allo spostamento di quasi

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tutte le competenze tecnologiche dai gruppi sismici ai centri di elaborazione, dimenticando uno dei principi base della qualità, che gli americani, nella loro praticità, definiscono “shit in, shit out”.

Figura 7. Registratore digitale Texas Instrument 10K, il primo (e l’unico) utilizzato dai gruppi sismici Agip prima della loro definitiva chiusura ( Osservatore Serafin, GSI ) Nel 1970 si cominciarono ad affermare le tecniche di migrazione per la ricostruzione delle sezioni sismiche, ponendo le strutture geologiche nella loro vera posizione e eliminando i disturbi come le diffrazioni, che venivano collassate nel punto di origine. Nello stesso anno Claerbout presentò un metodo basato sul calcolo dei campi d’onda mediante la risoluzione di equazioni differenziali.

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Nel 1976 Loewenthal introdusse il concetto di modelli con riflettore esplodente nel quale si consideravano le superfici riflettenti come sorgenti e i dati di campagna come condizioni al contorno. Intanto i progressi delle apparecchiature e la disponibilità di Mainframe e di Personal Computer di basso costo ed elevata potenza portarono ad un aumento del numero dei canali in fase di registrazione. Dai 24 canali utilizzati fino al 1968 con copertura multipla dodicesima, a 96 - 240 canali, con punte dal 1975 anche di 1000 canali ed indici di copertura sempre più alti. Fu introdotto il guadagno binario con dinamica complessiva di 160-180 dB e poi nel 1970 il guadagno con istantaneous floating point. L’elevato numero di canali favorì l’affermazione delle tecnologie di prospezione tridimensionali, che acquistarono sempre maggiore diffusione. Le tecniche di elaborazione, di migrazione e rappresentazione furono adattate per i rilievi 3D. L’alto livello raggiunto dai sistemi di registrazione permise l’affermarsi di elaborazioni che mantenevano i rapporti di ampiezza fra le varie onde, ottenendo così sezioni in ampiezza reale, che permisero di individuare, in particolari condizioni geologiche, la presenza di giacimenti di gas, i cosiddetti Bright Spot. Vennero fatti altri perfezionamenti nelle tecniche di elaborazione, come la migrazione nel dominio delle frequenze e l’impiego dell’integrale di Kirchoff con Schneider nel 1978. Nel 1981 venne presa in considerazione da Deregowski e Rocca, l’influenza, sulla sezione sismica non migrata, dei raggi provenienti da strutture molto inclinate, tecniche dette di Dip Moveout. Si passò quindi alla inversione della traccia sismica ed a tecniche che consentissero di evidenziare le caratteristiche del singolo evento riflesso, importanti per l’interpretazione stratigrafica. Negli anni 80 si ebbe un grande sviluppo della modellistica e successivamente di altre nuove tecniche come quelle a 4 D, ossia rilievi 3D ripetuti a distanza di tempo. Tra la fine degli anni 80 ed i primi anni 90, la disponibilità di personal computer di elevatissima potenza, paragonabile a quella dei mainframe degli anni 70, permise di riportare parte della competenza geofisica nei gruppi sismici, eseguendo l’elaborazione preliminare, e talvolta anche quella definitiva, direttamente presso i gruppi di campagna. In Agip si iniziò dai rilievi marini sulle postazioni degli impianti di perforazione. Si passò poi ai gruppi sismici in aree remote, dove occorrevano settimane, se non mesi, per trasferire i nastri registrati dai gruppi ai Centri di elaborazione. La disponibilità di collegamenti satellitari permise ai geofisici di Sede dell’Agip di mantenere un adeguato controllo sulle elaborazioni effettuate sul campo, intervenendo a distanza sulle scelte dei parametri di elaborazione e consentendo di effettuare, già nella fase di prima prospezione geofisica, il posizionamento di linee di dettaglio sulle strutture individuate sull’elaborazione preliminare, guadagnando mesi, se non anni, nel ciclo prospezione geofisica, individuazione delle strutture, ubicazione e perforazione dei pozzi esplorativi.

La sismica in Agip dagli inizi alla fine della seco nda guerra mondiale. Anche in Italia, già nel 1927, la Direzione dell’AGIP, poco dopo la sua fondazione nel 1926,. richiese l’impiego dei metodi geofisici, specialmente nell’ambito della Pianura Padana, dove. furono realizzati rilievi eotvossiani. Nel 1929 fu costituita la Sezione Geofisica dell’Agip e alla sua direzione fu chiamato il Prof. Belluigi, un esperto meteorologo dipendente dal Ministero dell’Agricoltura, che dette impulso soprattutto ai rilievi gravimetrici, con la formazione di due squadre. Nel 1934 la Sezione Geofisica cominciò ad eseguire rilievi geosismici, con i quali si intendevano individuare strutture calcaree o di altro tipo, nelle situazioni geologiche in cui le caratteristiche elastiche della successione di strati fossero sufficientemente differenziate. Si incominciò con i primi rilievi sismici a rifrazione, eseguiti utilizzando cinque o sei ricevitori, in grado di registrare eventi rifratti da piccole profondità. L’Agip disponeva allora di un gruppo sismografico Ambronn a piezo-quarzo e di un gruppo dotato di sismografi a carbone, costruiti nel proprio laboratorio di Parma. Nel 1935 nello stesso laboratorio si cominciò a costruire un terzo apparecchio, che doveva essere adatto per rilievi sismici a riflessione.

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Figura 8 1929 Cantiere di Medesano ( Veneziani e Zanmatti Capi Zona Alta Italia, Amoretti Direttore Generale, Nicolai Segretario Direzione) Verso la fine del 1936 erano operanti due squadre sismiche in Italia, una con base a Melfi, con strumento Ambronn, capo gruppo. Franchini ed operatore Massi Mauri, e l’altra a Podenzano, con sismografi a carbone, capo gruppo Signini e operatore Da Rold Bruno. Dalla Direzione Esplorazione dipendevano tre Sezioni: Alta Italia, Italia Centrale e Italia Meridionale e Insulare. I capi Sezione erano ingegneri che in un primo tempo avevano lavorato come operai presso la Sezione Geofisica. Dal 1937 l’ing. Rocco, succeduto come capo della ricerca geofisica al prof. Belluigi nel 1935, si interessò degli sviluppi della sismica a riflessione in Germania e negli Stati Uniti. In una relazione su una visita a Berlino con il prof. Vercelli dell’agosto 1937, riferiva che in Germania i rilievi sismici erano eseguiti con la tecnica a ventaglio, con il punto scoppio come centro di un semicerchio con raggio da 3 a 5 km, lungo il quale si disponevano i sismografi intervallati di circa 1 - 2 Km. La squadra disponeva di 3 sismografi in esercizio e di 1 di scorta. I sismografi, integrati con il registratore, erano della Askania, con una componente verticale ed una orizzontale. Si utilizzava la sola componente verticale. Smorzando opportunamente gli strumenti, si rilevavano almeno due distinti gruppi di onde successive, come è necessario nel metodo a rifrazione. Le profondità degli strati definiti con la rifrazione raggiungevano 1 Km. Anche il metodo a riflessione veniva applicato, sia con gli stessi sismografi usati per il metodo a rifrazione, sia con altri tipi di vibrometri collegati ad un unico oscillografo. Sempre nel 1937 la Sezione Geofisica, volendo sostituire i sismografi a carbone ed organizzare una terza squadra, eseguì prove di registrazione con sismografi a condensatore, ottenuti in prestito dalla Siemens. Le prove dettero risultati positivi, ma quando si passò all’acquisto i costi risultarono molto alti, dell’ordine di Lire 30.000 per sismografo. Pensando di risparmiare, la Direzione della Sezione incaricò l’ing. Rocco di progettare e costruirne uno nei propri laboratori. Fu così costruito e provato un sismografo a condensatore che seguiva le linee progettuali della Siemens, ma utilizzando materiali e tecnologie italiane. Il sismografo era costituito da una lamina di ottone zigrinato ed elasticamente deformabile per il suo limitato spessore di 3 centesimi di mm. La lamina, isolata con due fogli di mica (dielettrico), era

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posta tra due piastre metalliche (armature del condensatore), di cui l’inferiore era collegata con l’involucro dello strumento (parte fissa) mentre sulla superiore gravava, con pressione regolabile a mezzo di una molla, una massa oscillante (parte mobile), fissata con una lamina elastica all’involucro del sismografo. Alle armature del condensatore era applicata una tensione di 100 V. Le variazioni di capacità indotte dal movimento meccanico, producevano delle variazioni di tensione che venivano amplificate, presso lo stesso sismografo, con un amplificatore a valvole. Le prove di registrazione, eseguite in laboratorio e in campagna, sembrarono incoraggianti, tanto che nell’anno successivo ne fu proposta la costruzione con alcune varianti. La proposta di costruzione sottolineava che con un costo complessivo di Lire 16.000 si potevano ottenere tre sismografi per i quali invece la Siemens chiedeva 100.000 Lire. Non sembra tuttavia che il sistema Sismometro - amplificatore di costruzione Agip sia mai stato utilizzato nei rilievi normali.

Missione in America di Rocco e Vercelli.

L’ing. Rocco, dalla lettura delle riviste americane sul petrolio e la ricerca esplorativa, si era reso conto che negli Stati Uniti, già dal 1930, stava avendo sempre più successo la sismica a riflessione.

Nel 1936 infatti negli Stati Uniti operavano 500 gruppi sismici ed i pozzi venivano ubicati esclusivamente in base ai risultati della sismica a riflessione. Propose quindi alla Direzione dell’Agip di far venire in Italia due gruppi sismici statunitensi per effettuare rilievi nella Pianura Padana. Questa regione infatti era da sempre considerata un bacino interessante per l’accumulo di idrocarburi. Ma le ricerche effettuate erano state scarse e sterili per la mancanza di un metodo di prospezione capace di fornire chiare indicazioni sull’andamento degli strati profondi. La Direzione dell’Agip. fu imbarazzata ad accogliere la richiesta, per l’alto costo, per i problemi politici legati all’ ondata di nazionalismo voluta dal regime fascista e per le difficoltà valutarie che stava attraversando l’Italia in seguito alle sanzioni internazionali decise dalla Società delle Nazioni per l’aggressione italiana all’Etiopia. Maturò quindi una missione di Rocco e Vercelli negli Stati Uniti per scegliere un gruppo sismico da portare in Italia. La missione fu autorizzata dallo stesso Primo Ministro Benito Mussolini. Rocco e Vercelli partirono nel dicembre del 1938 con il transatlantico Conte Rex. Arrivati negli Stati Uniti avevano già una serie di appuntamenti con società geofisiche, fra le quali la Western Geophysical Company di proprietà di Henry Salvatori, nato in Italia a Tocco Casauria ( Pescara ) e trasferitosi con la famiglia negli Stati Uniti all’inizio del secolo. Salvatori era già stato nel 1937 negli uffici dell’Agip a Roma,in una delle sue frequenti visite in Italia, dove aveva ancora parenti ed amici. Rocco e Vercelli rimasero quasi un mese in America, rendendosi conto dei notevoli risultati ottenuti dalla sismica a riflessione in bacini paragonabili alla Pianura Padana. Al ritorno in Italia, Rocco propose alla Direzione AGIP di ingaggiare un gruppo sismico della Western, proposta che venne accettata dopo oltre un anno.

L’impiego della sismica a riflessione come strument o di base per la prospezione petrolifera Agip. Fu nel 1940 che si ebbe una importante e decisiva svolta con la firma di un contratto ed il successivo arrivo in Italia, all’inizio del 1940, della prima squadra sismica della Western Geophysical Company. Il 10 giugno 1940 il gruppo iniziò ad operare nel Piacentino con un’apparecchiatura Western FA14, ottenendo le prime registrazioni con 12 canali in Italia e, quasi certamente, in tutta Europa. I mezzi della squadra erano affidati a due americani, il capo gruppo Boccalery e l’osservatore Al Barlow. Secondo il contratto, sarebbero dovuti restare in Italia per due anni, durante i quali, oltre a effettuare i rilievi, dovevano addestrare il personale italiano. A causa della situazione internazionale, all’ingresso dell’Italia in guerra il 10 giugno 1940, casualmente lo stesso giorno in cui avvenne la prima registrazione, e successivamente a quella americana del dicembre 1940, i due tecnici americani furono fatti rientrare in patria nell’ottobre del 1940, imbarcandosi a Lisbona ,dove

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erano giunti in treno, accompagnati dall’ing. Rocco dovendo attraversare la Francia occupata dai tedeschi. Figura 9 Registratore Western FA14 senza cabina di registrazione e camera oscura portatile

Figura 10 Perforatrice rotary, probabilmente Failing, e botte trasporto acqua Prima della partenza di Boccalery e Al Barlow, si concluse il rilievo della zona di Caviaga (Lodi ) che mise in luce una struttura che, perforata nel 1943, scoprì nel 1944 il maggior giacimento a gas naturale fino ad allora individuato nell’Europa Occidentale. Successivamente il gruppo sismico, con solo personale italiano e con capo gruppo Franchini e, fino alla fine del 1943, sotto la diretta supervisione dell’ing. Rocco, rilevò altre strutture, fra le quali quelle di Cornegliano Laudese, Piadena e Cortemaggiore, che sarebbero state perforate con successo nel dopoguerra. Alla fine del 1943 come conseguenza dell’occupazione dell’Italia meridionale ed insulare da parte degli Alleati, il nuovo governo repubblichino aveva imposto il trasferimento della Direzione Agip da Roma a Milano ed il licenziamento in tronco di tutti i dipendenti, tra cui l’ing. Rocco, che avessero rifiutato il trasferimento. Il primo gruppo sismico Agip, pur con alterne vicende e grandi rischi, continuò la sua attività durante la guerra fino agli inizi del 1944, quando le operazioni di campagna vennero interrotte per gli eccessivi rischi. L’attività operativa riprese nella seconda metà del 1945, con capogruppo Signini..

Lo sviluppo della sismica Agip dal dopoguerra alla chiusura dell’ultimo gruppo sismico. Nel dopoguerra l’AGIP si dotò di squadre sismiche proprie, costituendo nel tempo un totale di 9 squadre in Italia e 12 all’Estero, dove operò con personale italiano, secondo le direttive dello stesso ing. Mattei.

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Con decisione della Direzione, le squadre italiane dell’Agip cessarono la loro attività a partire dalla metà del 1971. Da allora l’Agip, come tutte le più importanti società petrolifere, affidò i propri rilievi geofisici unicamente a Società Contrattiste. Nel 1948 fu costituito dall’Agip un secondo gruppo sismico dotato di una apparecchiatura più moderna a 24 canali, acquistata di seconda mano dalla Western. I due gruppi rimasero i soli ad operare per l’AGIP anche per tutto l’anno successivo.

Figura 12 Fine anni 40 Registratore Western con cabina di registrazione, montato su GMC 6x6 alimentato a metano, in dotazione al 1° o 2° Gruppo sismico Agip Il 21 Gennaio del 1950 venne creata la Direzione Mineraria, la cui sede sociale fu trasferita da Roma a Milano. La Sezione Geofisica, con sede a Lodi, fu inclusa nel 17° Servizio dell’Agip Mineraria, Studi e Prospezioni. Per accelerare le ricerche, su indicazioni del Comitato Tecnico Ricerche e Produzione, fu deciso di affidare parte dei rilievi a società contrattiste di provata esperienza e affidabilità, arrivando alla fine del 1950 a disporre di 8 gruppi sismici contrattisti, di cui 5 erano della Western, uno francese, uno inglese ed uno italiano della Lerici. Nel 1951 le squadre Agip divennero quattro, con il 3° e il 4° gruppo, costituiti a maggio rispettivamente a Magenta e Modena.. Nel giugno del 1951 la Direzione del Servizio Studi, retta fino ad allora dall’ing. Zanmatti, era stata assunta dall’ing. Rocco, ritornato all’Agip dopo otto anni in cui aveva lavorato per la SPI e per la Western Nel gennaio del 1952, l’ing. Selem subentrò all’ing. Contini a capo della Sezione Geofisica. Nell’ottobre dello stesso anno, in seguito ad un accordo tra l’Agip e il Ministero dell’Industria, fu formata una nuova squadra del Servizio Geologico d’Italia, con un registratore obsoleto, donato al Ministero da una compagnia petrolifera operante in Italia. La Sezione Geofisica provvide a istruire il personale ministeriale e fornì le attrezzature e il personale necessario per poter operare.

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La costituzione dell’ENI e le prime esperienze all’ estero. Il 10 febbraio del 1953 fu istituita l’ENI e successivamente, nel maggio del 1953 l’Agip Mineraria, per cui il Comitato Tecnico Ricerche e Produzione fu sciolto e sostituito dalla Commissione di Consulenza Tecnica dell’Agip Mineraria. La Sezione Geofisica, con a capo l’ing. Selem, fu strutturata in quattro reparti: Sismico, con a capo l’ing. Signini, Carotaggio Sperimentale Radioattivo, Laboratorio Geofisico, Gravimetrico e Magnetico, con a capo l’ing. Monnet. Nel 1954 furono costituiti ad Ortona due gruppi sismici, destinati ad operare come contrattisti, ed assegnati alla SAIP, dalla quale nel 1958 nacque la SAIPEM, il primo dei quali fu impiegato dal 1955 al 1960 in Spagna, prima esperienza dei tecnici Agip all’Estero, per conto di una Compagnia petrolifera locale, l’altro in Italia per conto della stessa Agip

. Figura 14 Spagna 1955 Gruppo SAIP, registratore GA33 senza magnetico (osservatore Muzzini)

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Nel 1955, fu costituita la Somicem per svolgere attività di ricerca nell’Italia Centro Meridionale. Nel febbraio dello stesso anno fu costituito ad Ortona il 5° gruppo sismico, inizialmente come squadra sperimentale a rifrazione, per diventare in giugno gruppo convenzionale ed essere trasferito in Sicilia a Castelvetrano.

Figura 15 Fiorenzuola 1957 1° Gruppo sismico Agip (in primo piano da sinistra Pasini capogruppo, Oppici aiuto osservatore, Corradi osservatore, DaRold vice capogruppo) Seguendo la politica di Mattei di valorizzare al massimo, specialmente all’Estero, il patrimonio di esperienza e capacità tecnica degli uomini ENI, l’ufficio tecnico dell’Agip, su indicazioni dell’ing. Maino, con il supporto del Laboratorio Meccanico dell’ing. Muratori e su disegni tecnici di Pinotti, realizzò un battipalo con testa battente Diesel della Delmag, un deciso miglioramento per potenza e affidabilità rispetto ai battipalo a gravità disponibili sul mercato.

Figura 16 Perforatrice a battipalo Delmag montata su trattore SAME (costruzione Agip)

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Il Laboratorio Elettronico dell’ing. Merlini, di supporto logistico alle attività geofisiche, progettò e costruì un registratore a rifrazione M2R a 24 canali, di ridotte dimensioni e adatto ad essere montato su automezzi leggeri, ed un registratore per riflessione e rifrazione che intendeva competere con i migliori costruiti negli Stati Uniti. Costruì inoltre le ricetrasmittenti impiegate per i collegamenti tra i campi in deserto e come radioscoppio per i rilievi a rifrazione, e svariate altre attrezzature impiegate nei gruppi sismici, oltre che per le misure nei pozzi ( termometrie, controllo cementazione, misure di velocità sismica in pozzo, ecc).

Figura 17 Registratore per riflessione e rifrazione di costruzione Agip.

Il trasferimento da Lodi a San Donato Milanese del Servizio Studi e Prospezioni, la scoperta del campo di Gela e le pri me registrazioni su nastro. Nell’ottobre 1955 il Servizio Studi e Prospezioni venne trasferito da Lodi a San Donato Milanese Il 1956 è l’anno della prima scoperta in Europa di un giacimento ad olio in mare, quello di Gela, ad opera dell’Agip, e delle prime registrazioni su nastro magnetico in Italia di un rilievo sismico on-shore, ad opera del gruppo Western F81. Sempre nel 1956 venne formato il 6° gruppo, dotato di un registratore sismico per riflessione e rifrazione realizzato interamente nei Laboratori Agip, inizialmente come sperimentale, poi dal gennaio 1957 convenzionale a Saronno. Il 1958 è un anno importante per l’Agip con l’inizio in ottobre delle operazioni in Persia, attuale Iran, nei permessi ottenuti nel deserto del Mekran, primo gruppo sismico Agip all’Estero su permessi della stessa Agip. In Italia, con la costituzione della SAIPEM, nel gennaio 1958 il 2° gruppo SAIP ritornò ad essere Agip, diventando il 7° gruppo, per essere poi sciolto a fine settembre per formare l’8° gruppo, con sede a Modena. Nel 1959 inizia il declino dell’attività sismica diretta dell’Agip in Italia e le risorse disponibili vengono utilizzate per la formazione di nuovi gruppi all’Estero. Nel mese di luglio il 4° gruppo viene sciolto, ricostituendosi in Marocco, con personale proveniente anche da altri gruppi italiani, per esplorare il permesso Tarfaya, dove inizierà ad operare in settembre. Nel marzo 1959 la SOMICEM viene sciolta, e la titolarità dei permessi ed il personale vengono trasferiti all’Agip

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Figura 18 1958 Persia – Mekran Natale 1958 al campo, con i componenti del gruppo sismico e di quello gravimetrico (in piedi da sinistra:5° Daveri, 6° Bani, 7° Marcato, 10° Caciolli, 11° DelCurto, 15° Corradi, sulle sedie: 1° Gardella, 2° Pedroni, 3° Ragazzi, seduti a terra: 1° Falchi, 4° LaTorre, 5° Salvaderi,7° Cavaciocchi) Nel marzo 1960 anche il 3° gruppo viene chiuso, riprendendo ad operare dal mese di aprile in Sudan. Nell’estate del 1960 viene completato il rilievo nel Mekran ed il gruppo viene sciolto in attesa di iniziare le operazioni in Libia e Tunisia ed incrementare quelle in Marocco. Nell’agosto del 1960 iniziano in Libia sulla Concessione 82 le operazioni del gruppo sismico C3, attrezzato completamente con mezzi e materiali nuovi acquistati negli USA.

Figura 19 Sudan Giugno 1960 Scoppio a rifrazione da 2500 Kg in mare ( Pedroni in piedi, Patrignani alla radio scoppio)

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Nel gennaio 1961 anche il “mitico” 1° gruppo venne sciolto per essere trasferito in Tunisia, dove riprende le operazioni nel mese di maggio sui permessi costieri assegnati all’Agip. Sempre in gennaio inizia l’attività di un secondo gruppo in Marocco, permesso Tarfaya, formato con personale e mezzi in prevalenza provenienti dai disciolti gruppi in Spagna ed Iran, oltre a personale trasferito dall’altro gruppo operante in Marocco e dai gruppi italiani. Nel dicembre 1961 il primo gruppo giunto in Marocco completa il rilievo e viene chiuso.

Foto 20 Estate 1961 Tunisia 1° Gruppo sismico Agip Campo su tende individuali Nel giugno 1962 viene sciolto anche il secondo gruppo Marocco ed in attesa dell’inizio delle operazioni in Egitto viene formato a Latina nel settembre 1962 il 9° gruppo italiano. Nel dicembre dello stesso anno venne sciolto il gruppo Sudan, con il trasferimento in Libia di tutti i mezzi e materiali per aprire un secondo gruppo nella Concessione 82, mentre il gruppo Tunisia inizia ad operare sul permesso El Borma per il dettaglio della struttura che verrà perforata nel 1964, scoprendo il primo “Giant” dell’Agip, tutt’ora in produzione. Nel marzo 1963 inizia ad operare in Libia il Gruppo C7, precedentemente impiegato in Sudan, che esegue un rilievo a rifrazione su tutta la Concessione 82 per definire il top delle formazioni carbonatiche per cercare di risolvere il problema delle riflessioni multiple, che rendevano problematica l’interpretazione dei rilievi a riflessione, ancora eseguiti in copertura singola.

Figura 21 Libia 1963 Concessione 82 Gruppo C7 Scoppio per aerato di 250 Kg di esplosivo in superficie per calcolo correzioni aerato nel rilievo a rifrazione Nel mese di ottobre il gruppo Tunisia, completati i rilievi, viene sciolto, mentre in novembre inizia ad operare un gruppo in Marocco sul permesso Haut Plateau. Nel mese di dicembre 1963 in Italia viene sciolto il 9° gruppo, con il personale trasferito in Tunisia e ad altri gruppi italiani.

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Nel mese di aprile del 1964 viene sciolto il gruppo C7 della Libia, destinato a riprendere le operazioni in Tunisia, dove vengono trasferiti materiali, mezzi e parte del personale. Nel novembre dello stesso anno viene chiuso anche il gruppo C3, destinato ad operare sui nuovi permessi assegnati all’Agip in Egitto, ed il gruppo Marocco, destinato ad incrementare le attività di ricerca in Tunisia dopo la scoperta del giacimento di El Borma e l’assegnazione all’Agip di nuovi permessi.

L’inizio della registrazione digitale ed il tramont o per i gruppi geofisici aziendali. Nel mese di aprile 1964 inizia ad operare in Tunisia un nuovo gruppo, prima sul permesso Ben Gardane, poi, con l’arrivo di mezzi, materiali ed altro personale dalla Libia e dal Marocco, sul permesso El Borma per definire i margini del “Giant” appena scoperto ed ancora in produzione dopo oltre 40 anni.

Figura 22 Tunisia Permesso El Borma Linea sismica con pista di accesso aperta con bulldozer Nel mese di maggio inizia ad operare in Egitto per la IEOC, sui permessi ubicati nella zona del delta del Nilo, un nuovo gruppo Agip formato con i mezzi ed il personale trasferiti dalla Libia, integrato con personale proveniente dai gruppi italiani. Nel 1964, con l’uso ormai generalizzato delle coperture multiple e della registrazione su nastro magnetico, con successiva elaborazione in Centri specializzati, nei gruppi sismici non viene più fatta l’interpretazione direttamente sui sismogrammi, per cui vengono tolti dai gruppi sismici i calcolatori, o “seismologist” ed il Capogruppo assume un ruolo meno tecnologico e prettamente organizzativo, diventando quello che gli americani chiamano “Party Manager”. Nel gennaio 1965 viene sciolto anche il 2° gruppo Italia per assegnare parte del personale ad un nuovo gruppo che inizierà ad operare in Tunisia a fine marzo, inizialmente sul permesso Ben Gardane, poi, completato l’allestimento di tutti i mezzi e materiali, sul nuovo permesso “Permit de Sud” assegnato all’Agip. All’inizio del 1966 rimangono ancora 3 gruppi in Italia, uno dei quali dotato di un registratore digitale Texas Instrument TI 10K, in leasing dalla GSI, il primo impiegato dall’Agip, 2 gruppi in Tunisia ed uno in Egitto, che verrà chiuso in giugno per allestire un terzo gruppo in Tunisia, che inizierà ad operare dal mese di settembre. Con questo gruppo vengono effettuate le prove di confronto con il primo registratore digitale Western, il famigerato FA50 Redcor, in dotazione al

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gruppo contrattista che iniziava ad operare per l’Agip nello stesso periodo. I risultati furono disastrosi, poiché il nuovo registratore Western non era stato progettato per operare in gruppi terrestri, ma unicamente in operazioni offshore, dove vibrazioni e temperature erano decisamente meno critiche. Le linee registrate con tecniche digitali in Tunisia dovettero essere buttate e rilevate nuovamente con tecnologia analogica. Un incidente di percorso che non fermò lo sviluppo successivo di quella tecnologia. Nel luglio 1967 chiudono definitivamente il 5° gruppo Italia ed uno dei gruppi in Tunisia, che rimane l’ultimo paese estero con attività diretta di gruppi sismici Agip. Gli ultimi due gruppi in Tunisia vengono sciolti rispettivamente nel luglio 1968 ed a dicembre 1969, data della fine dei rilevamenti diretti Agip all’Estero. All’inizio del 1968 in Italia all’8° gruppo viene assegnato il nuovo registratore digitale TI 10K, appena acquistato dall’Agip, ma nel frattempo le squadre di campagna continuano a perdere dei pezzi, poiché da qualche anno la perforazione e la topografia hanno incominciato ad essere svolte da personale contrattista. E’ ormai una fase di morte lenta, con i gruppi Agip usati come palestra di addestramento per i laureati nuovi assunti. Nel settembre 1969 chiude anche il 6° gruppo, mentre l’8° ed ultimo gruppo tirerà a campare ancora per pochi mesi, più che altro per la presenza del capogruppo Bonazzi, un personaggio mitico per la sua estrosità. La chiusura definitiva avviene il 23 agosto 1971, che si può considerare la fine di un’era nella storia Agip.

Cenni Storici sulla Gravimetria ed i metodi potenzi ali. Alla fine del 1800, sulla base di ricerche e sperimentazioni effettuate da fisici e geodeti, si era già affermata la misura assoluta e relativa della gravità con metodi pendolari. I pendoli erano però ingombranti e difficili da utilizzare, anche se verso la fine del secolo Von Sterneck costruì un apparato pendolare abbastanza maneggevole. Negli stessi anni il barone ungherese Roland Eotvos iniziava la realizzazione di un nuovo strumento di misura, la bilancia di torsione, che permetteva di misurare il gradiente orizzontale della gravità e la cosiddetta curvatura differenziale ( scostamento della superficie equipotenziale da una superficie sferica ). Lo strumento era molto sensibile, avendo come unità di misura l’Eotvos =10-9s-2, ma anche dopo i primi perfezionamenti richiedeva 3 ore circa per ogni misura. Benché gli interessi di Eotvos fossero essenzialmente geodetici, egli dimostrò che le misure con la bilancia di torsione fornivano informazioni sulla struttura del sottosuolo simili a quelle ricavabili dalle misure pendolari. Fu forse il Direttore dell’Ufficio Geologico Ungherese de Boeckh che intravide la possibilità di applicare la bilancia alla ricerca petrolifera. Fece eseguire nel 1915 un centinaio di misure sul campo ad olio di Egbell in Cecoslovacchia. Nel 1917 in Germania, fu eseguita una indagine sul duomo salino di Hanigsen-Hannover. La diffusione dei risultati ottenuti fu ritardata dalla guerra e solo nel 1922, 2 bilance di torsione furono importate negli Stati Uniti, dove tale tecnica si diffuse rapidamente, grazie ai miglioramenti degli apparecchi che ridussero ad una sola ora il tempo di ogni misura. Negli Stati Uniti ed in Europa nel 1925 si diffuse l’applicazione dei metodi pendolari per le ricerche petrolifere, utilizzando simultaneamente più pendoli, realizzati rispettivamente dalla Gulf e dalla Askania. Poiché il metodo gravimetrico aveva dato buoni risultati, si perfezionò un nuovo strumento, il gravimetro. Il primo fu messo a punto dallo svedese Ising nel 1916 e usato per qualche tempo in Scandinavia. Ma gravimetri con sensibilità simile a quella dei pendoli apparvero solo nel 1930, con Humble-Truman e Holweck –Lejay. Quindi nel 1938 quelli di Mott-Smith e Graf-Askania. Alla fine degli anni 30 i gravimetri avevano raggiunto una sensibilità di 0,5 x10 –4 cm/sec 2 e, data la rapidità delle misure, soppiantarono sia i pendoli che le bilance di torsione. Dopo la seconda guerra mondiale l’industria americana continuò a produrli e a perfezionarli. Divennero più leggeri e più precisi, meno sensibili alle variazioni di temperatura, mantenuta

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costante all’interno dell’involucro metallico da un termostato. I produttori erano La Coste Romberg, North American, Worden e Atlas. Nel 1941 furono realizzate le prime batisfere per la esecuzione di misure gravimetriche direttamente sul fondo marino. Pochi anni dopo si cominciarono a realizzare le prime reti mondiali di riferimento ed alcune reti nazionali, come quella italiana del Prof. Morelli (OGS di Trieste). Al 1960 risalgono le prime esecuzioni di rilievi marini di superficie, con gravimetri speciali imbarcati direttamente su navi e di misure eseguite nel sottosuolo in pozzi petroliferi. Dieci anni dopo si ebbero i primi rilievi aerei ed iniziò la costruzione di microgravimetri.

La Gravimetria in Agip Una relazione del 1935 del Prof. Belluigi, responsabile del Reparto Geofisico, indirizzata al Presidente dell’Agip Ing. Oreste Jacobini, si documenta l’interesse, fin dalla fondazione dell’Agip, sul sottosuolo della pianura padana. La ricerca di strutture petrolifere sepolte nella pianura del Po venne iniziata nel 1927 con l’intervento dei “Metodi Geofisici, in base alla supposizione, suffragata anche dal geologo ing. Cesare Porro, che le pieghe del versante adriatico dell’Appennino, andandosi smorzando, dovevano continuare sotto la spessa coltre sedimentaria dei terreni quaternari e potevano contenere, come in altre parti del mondo, ricchi giacimenti di idrocarburi. Per iniziativa di Don Gelasio Gaetani venne ingaggiata una squadra dell’Exploration di Berlino, che dal gennaio del 1927 iniziò rilievi eotvossiani nella pianura del Po a cominciare da S. Colombano al Lambro, assistita per controllo dal geofisico statale Dr. Belluini. Le misure eotvossiane dettero subito risultati interessanti, scoprendo alcune interessanti pieghe, tra cui un’anticlinale gravimetrica presso il margine settentrionale della collina di S. Colombano. Una seconda anticlinale fu scoperta a Casalpusterlengo, mentre nella zona prossima a Traversatolo si scoprì una dislocazione, con i tre anticlinali gravimetrici di Fontenovo, Montepelato e Cavriaga. La stessa dislocazione venne poi rilevata anche dalla Sezione Geofisica dell’Agip, costituitasi nel 1929, quando organizzò due squadre gravimetriche dotate di bilance di torsione. I rilievi gravimetrici interessarono successivamente il settore orientale della valle padana, nelle zone di Scandiano, Reggio Emilia, Modena, Novi, Mirandola e Bondeno. Presso Novi Modenese si rilevò un’imponente dislocazione gravimetrica, che proseguiva con andamento E-O fin presso Ferrara, per poi piegarsi a S-E e scomparire all’altezza delle valli di Comacchio. Dato l’alto costo della squadra tedesca, circa 40.000 lire al mese, il contratto venne interrotto nel 1928. Le squadre italiane proseguirono i rilievi sia in pianura che in collina, effettuando controlli delle misure tedesche a S. Colombano, Casalpusterlengo e Podenzano. Con l’autorizzazione della Direzione Centrale dell’Agip, il Prof. Palazzo, Direttore del Regio. Ufficio Centrale di Geofisica di Roma, visitò più volte le squadre per assistere ai rilievi gravimetrici. Nel 1928 l’Agip organizzò una squadra pendolare, che eseguì stazioni in Pianura Padana e nel 1935 e 1936 nella fossa Bradanica . Nel 1934 venne acquistato un gravimetro Askania, che operò in Veneto, Abruzzo, Lazio e Sicilia. Nel 1935 operavano 3 squadre gravimetriche, che avevano in dotazione 4 bilance di torsione Askania Werke e un quadripendolo Askania. Nel 1936 due squadre operarono in Africa Orientale, una dotata di quadripendolo Bamberg e l’altra di una bilancia di torsione, avendo come responsabile il prof. Dore. I capi gruppo erano rispettivamente Ballarin e Contini che aveva come aiutante Luigi Da Rold. Responsabili presso la Direzione Centrale di Roma erano Rocco e Marsch.

La gravimetria in Agip dopo il 1945. Nuovo impulso ebbero i rilievi gravimetrici dopo la guerra a partire dal 1949 quando furono acquistati successivamente gravimetri sempre più moderni come il Western, il Worden e il World Wide, con cui furono eseguiti rilievi nel Veneto e in zone marginali dell’Appennino

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Nel 1953 il 1° gruppo gravimetrico registrò e festeggiò a Monselice la 10.000ma stazione alla presenza di Maino, Monnet e Luigi Da Rold . Nel 1959, per interessamento dell’Agip, la Rai invitò per Natale i parenti del personale del gruppo che operava in Somalia nella sede di Corso Sempione a Milano, per un messaggio di auguri.

Figura 23 1948 Treviso Automezzo con gravimetro ( Capra, Colledan, Luigi Da Rold) Nel 1982 fu acquistato un gravimetro La Coste e Romberg per poter controllare le attività dei gruppi contrattisti, dopo la chiusura di tutti i propri gruppi geofisici decisa dalla Direzione dell’Agip.

Figura 24 1959 Marocco Gruppo gravimetrico in trasferimento Pur non operando direttamente, l’Unità metodi potenziali dell’Agip continuò a sviluppare procedure standardizzate di calcolo delle correzioni per il valore normale, di Faye, di Bouguer e topografiche, mentre venivano messe a punto tecniche per elaborare e interpretare le mappe di Bouguer che si

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andavano ottenendo. Come quelle di interpolazione di Griffin, di calcolo delle derivate secondo Elkins e di Rosembach. Per l’interpretazione sono da ricordare gli studi di Hammer e di Peters. L’impiego di calcolatori digitali e dei videografici portarono ad una svolta fondamentale nelle elaborazioni delle mappe e in particolare dei loro filtraggi, eseguiti quasi universalmente nel dominio delle frequenze e nell’interpretazione bidimensionale e tridimensionale di dati con modalità iterative e interattive. In particolare in Agip, per le elaborazioni e l’interpretazioni, decisivi miglioramenti si ebbero dal 1975. In un primo momento con la preparazione di abachi e poi quando l’uso dei calcolatori elettronici cominciò a diffondersi, con la messa a punto di filtraggi bidimensionali sia con operatori di convoluzione che con l’utilizzo della FFT. Per l’interpretazione delle anomalie, seguendo le indicazioni del Talwani, l’Agip fu tra le prime società petrolifere a sviluppare un proprio sistema interattivo con un procedimento iterativo, grazie all’apporto scientifico del Prof. Rocca ed alla capacità realizzativa di Chiappani. Successivamente furono acquistati software che permettevano un trattamento integrato con i dati forniti dalla sismica a riflessione.