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Diocesi di Vigevano SINODO SULLE UNITA’ PASTORALI DOCUMENTO DI DISCUSSIONE SINODALE INSTRUMENTUM LABORIS

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Diocesi di Vigevano

SINODO SULLE UNITA’ PASTORALI

DOCUMENTO DI DISCUSSIONE SINODALEINSTRUMENTUM LABORIS

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Diocesi di Vigevano

SINODO SULLE UNITA’PASTORALI

DOCUMENTO DI DISCUSSIONE SINODALE

INSTRUMENTUM LABORIS

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INTRODUZIONEIl cammino del nostro Sinodo diocesano ha presoavvio da una fase preliminare che ha delineatol’impostazione metodologica dell’intero percorso.Ad essa è seguito un periodo preparatorio di ri-flessione, che ha coinvolto tutte le comunità delladiocesi, a partire da uno “Strumento per la rifles-sione e la consultazione diocesana”, incentratosulla fisionomia delle Unità Pastorali intese comeuna nuova figura di Chiesa. Successivamente è stata realizzata la fase di con-sultazione, individuale e di gruppo, secondo unaproposta comune, articolata in cinque tracce:l’orizzonte ecclesiale delle unità pastorali; il mini-stero dei presbiteri dentro l’unità pastorale; le si-tuazioni nuove che interpellano un discernimentocomunitario; evangelizzazione, liturgia, carità, fa-miglia e oratorio; dal vicariato alle unità pastorali.In questa fase sono state coinvolte complessiva-mente 1385 persone, che si sono riunite in 104incontri. Sacerdoti, religiosi e laici hanno lavo-rato con impegno e serietà e hanno vissuto unasignificativa esperienza ecclesiale, maturando nelconfronto e nell’ascolto reciproco. Alla Segreteria del Sinodo sono pervenute 134schede, di cui:- 88 schede per la consultazione in gruppo,- 50 schede per la consultazione individuale.

Da parte dei Consigli Pastorali Vicariali songiunte 4 schede. Le schede per la consultazione di gruppo proven-gono da 64 parrocchie e da 22 organismi vari.

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A livello parrocchiale, le schede compilate daiConsigli Pastorali Parrocchiali sono 20 e dalle As-semblee Parrocchiali sono 31.A livello diocesano sono state presentate 22schede compilate da: Uffici di Curia, CDAL, Co-munità diaconale, alcune associazioni (AC,AIMC, Insegnanti San Giuseppe, RnS, SerraClub, MASCI, Capi Scout, Confraternite). Due co-munità religiose femminili ed una comunità ma-schile hanno voluto portare il loro contributospecifico alla consultazione. Le schede individuali appartengono a 39 sinodalie 11 fedeli.I sinodali hanno partecipato alla consultazionenei propri ambiti di appartenenza a livello par-rocchiale, vicariale e diocesano.I sinodali, che hanno ritenuto opportuno presen-tare riflessioni individuali, risultano essere: 31laici, 6 preti, 2 suore.

Come è avvenuta la catalogazione? Ogni vicario foraneo con il rispettivo laico, mem-bro della Segreteria del Sinodo, ha elaborato unaprima sintesi del materiale proveniente dal pro-prio territorio, attenendosi ad una griglia di let-tura che ha consentito di quantificare eaccorpare risposte simili. A partire dall’analisi edal confronto dei dati, emersi dalle schede indi-viduali e di gruppo, la commissione tecnica dellaSegreteria Sinodale ha elaborato una relazionesintetica per ogni traccia. Il vescovo ha preso inconsiderazione le sintesi effettuate, riordinando,criticamente e con discernimento creativo, i nu-

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clei tematici di fondo. Ha estrapolato una letturad’insieme attorno a quattro macro aree trasver-sali, che riprendono le griglie interpretative se-condo punti di vista specifici e nelle diversesfaccettature tematiche: laddove gli uomini vi-vono; la cura della spiritualità personale; la curaper le azioni comunitarie; le emergenze pastorali.Concludendo…I vicariati, le parrocchie, le varie associazioni ecomunità, che compongono la realtà diocesana,hanno risposto con generosità all’appello del Ve-scovo, prendendo parte attivamente a momentidi catechesi, di riflessione, di preghiera ed of-frendo il loro contributo propositivo. Una plura-lità di voci per dire una sola passione che ardenel cuore di tutti, la passione per il Vangelo checontinua a porsi come sfida per annunciare Cri-sto ai crocevia di un’umanità disorientata. Ringrazio sinceramente chi ha offerto la propriadisponibilità e ha messo in campo le proprie ri-sorse personali per arricchire la nostra comunitàin cammino.

Don Mario TarantolaSegretario del Sinodo

Vigevano, 8 maggio 2019Festa della Madonna di Pompei

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PRESENTAZIONE DEL VESCOVO

Lo sfondo su cui si colloca la riflessione sinodaledella Chiesa di Vigevano sulle unità pastorali nonè quello di una riforma amministrativa e giuri-dica di un servizio pastorale stabilito ed efficace,che abbia solo bisogno di aggiustamenti, mavuole interpretare l’istanza di questo momentostorico che papa Francesco ha definito “cambia-mento d’epoca” e che ha esortato a ricondurre inmodo forte alla dimensione della missionarietà edell’annuncio testimoniale.Dopo il cammino del programma pastorale sullaChiesa come comunità e dopo la visita pastoraledel Vescovo, questo orizzonte ecclesiale della ri-flessione sinodale si coniuga con la profondaistanza di comunione e di comunità e cerca direinterpretare l’intera azione pastorale, supe-rando lo schema del passato e accogliendo lesfide pastorali del presente. E’ opportuno segna-lare alcuni capisaldi di questo sforzo di revisionepastorale. Il primo elemento, che appare agli occhi dellafede, è che la mentalità diffusa nella nostra cul-tura, a differenza di quanto succedeva in pas-sato, non si ispira più a valori cristiani e ormaitende a non riconoscersi nemmeno nelle tradi-zioni cattoliche, che risultano spesso di tipo fol-cloristico ed emotivo, ma senza reale impattosulla vita non solo personale, ma anche sociale.L’atteggiamento pastorale di proposta della dot-trina cristiana e di ricerca della fedeltà a essa,nella ripetizione delle tradizioni e dei riti del pas-

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sato, risulta ormai inefficace e spesso sembra in-durre comportamenti che non appaiono fedeli alvangelo stesso.Il grande cambiamento culturale seguito all’as-sunzione dell’atteggiamento critico e storico delsapere, nonché della svolta antropologica, ha ul-teriormente condannato gli orientamenti del pas-sato a un radicale cambiamento, nella direzionedi trovare forme di valorizzazione critica dellacultura e dei criteri interpretativi della stessa ri-velazione. In seguito a ciò la revisione delle prassi pastoralisul territorio deve recuperare non solo criteri dimaggiore efficacia nella conduzione e nell’orga-nizzazione della vita della comunità cristiana, madeve necessariamente anche e soprattutto tro-vare forme di testimonianza e di proposta perchélo stesso annuncio cristiano, come buona notiziache salva, giunga al cuore degli uomini del nostrotempo in modo convincente e vero. L’attenzione alla buona vita secondo il vangelo ela testimonianza che scaturisce da una vita di te-stimonianza forte della carità, nello sforzo di co-struire una convivenza di pace e di giustizia apartire dagli ultimi e per tutti, diventano non piùsoltanto la conseguenza di una buona vita mo-rale all’interno della comunità cristiana e cristia-namente ispirata, ma anche e soprattuttoprovocazione che indica il Regno di Dio presentenel mondo e che chiede di essere accolto e ser-vito, partendo dalla conversione e dalla fede.Dall’amore che i cristiani testimoniano si capisceche Dio vive in loro.

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Il secondo elemento è che l’identità personalenon avviene senza un reale confronto con la co-munità e senza la cura delle relazioni interperso-nali e sociali. La dimensione della comunità nonè perciò accessoria al cammino di fede, ma ne co-stituisce una parte essenziale, la cui cura è affi-data all’impegno di tutti, ma in forme diverse. La riforma dell’assetto pastorale deve pertantosvilupparsi secondo due direttrici. La prima èquella dell’annuncio e della testimonianza, la se-conda è quella descrivibile come implantatio Ec-clesiae, ossia la cura per l’organizzazione e la vitadella comunità cristiana. Non c’è testimonianzasenza vita comunitaria, ma non c’è vita comuni-taria cristiana senza testimonianza: è questa laprincipale lezione che ci viene dalla liturgia. La mutata situazione culturale e, soprattutto, ladiversa coscienza personale e sociale delle per-sone indicano che i confini territoriali e comuni-tari entro cui si svolgeva la vita delle persone nelpassato non sono più proponibili. Occorre alloraspingere la testimonianza di vita cristiana lad-dove gli uomini vivono, proprio partendo dalle pe-riferie esistenziali indicate da papa Francesco.Laddove gli uomini vivono le loro relazioni vitali,là essi testimoniano la loro fede e annunciano ilvangelo. Proprio là, allora, deve spingersi la curapastorale, secondo confini e forme di vita nuove,che non corrispondono più ai confini delle par-rocchie e della diocesi. Ciò significa che occorre ripensare l’organizza-zione della vita pastorale secondo modalità nuovesia per la cura della vita spirituale delle persone,

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sia per la cura della vita comunitaria, perchésiano secondo il vangelo e perché diano spessoreautentico e grato alla libertà che si esprime nellafede. L’attenzione alle dinamiche della vita personalee sociale comporta l’acquisizione di un nuovo me-todo pastorale che dia riscontro alla ricerca disenso e di verità che deve animare ogni autenticacoscienza personale. La ricerca della verità, l’ascolto della Parola, ilconfronto con i fratelli, la responsabilità dellescelte comuni portano allo stile di sinodalità che,ancora una volta, papa Francesco ci suggeriscee che deve caratterizzare lo stile di vita ecclesialedi oggi e di domani.Il terzo elemento da considerare nella riforma pa-storale che accompagna l’introduzione dellaunità pastorali è quello per cui l’azione pastoraledeve sia proporre e guidare servizi pastorali e co-munitari opportuni ed efficaci, sia attivare formee momenti di accompagnamento spirituale per-sonale. Lo scopo di vita della Chiesa non è l’effi-cacia dell’azione sociale, ma la conversione e lalode. Questa duplice formulazione dell’azione pa-storale corrisponde alla consapevolezza che ilRegno di Dio non è opera dell’uomo, ma chiedeche operai ne raccolgano la messe. Le forme pastorali da ripensare devono alloraprevedere attenzione specifica ai servizi propostie alla formazione delle persone. In particolare iservizi devono sapere dialogare con le esigenzedella laicità della società civile, devono avere ilcoraggio di forme impegnative di carità, devono

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avere strutture e metodi che ne salvaguardinol’efficacia anche all’interno della vita delle comu-nità cristiane che, come tali, restano pur semprecomunità con i bisogni tipici della vita associata,oltre che delle esigenze legate alla figura partico-lare della fedeltà alla memoria di Gesù e alla Tra-dizione.Questo però non risulta sufficiente se non si dàinsieme la cura perché le persone vivano interior-mente e profondamente questo lavoro spirituale,traendo profitto spirituale dalla vita come testi-monianza. La dimensione eucaristica della vitacristiana dice che non c’è vera vita cristianasenza condivisione della fede, della conversionee dell’amore che anima i credenti. La volontà dicomunione e di misericordia deve trovare espres-sione sia a livello personale, sia a livello comuni-tario, anche attraverso la presenza e l’istituzionedi ruoli a ciò preposti. Non basta, insomma, ilrettore, occorre anche il padre spirituale.Questa duplicità deve esprimersi in forme stabi-lite e accompagnate anche nella unità pastorali,che devono perciò prevedere istituzioni legateall’elaborazione dei programmi operativi e istitu-zioni legate all’accompagnamento fraterno dellepersone e dei ministri.

+ Maurizio Gervasoni

1° maggio 2019

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1. Lo sfondo su cui si colloca la riflessione sino-dale della Chiesa di Vigevano sulle unità pasto-rali non è quello di una riforma amministrativa egiuridica di un servizio pastorale stabilito ed ef-ficace, che abbia solo bisogno di aggiustamenti,ma vuole interpretare l’istanza di questo mo-mento storico che papa Francesco ha definito“cambiamento d’epoca” e che ha esortato a ricon-durre in modo forte alla dimensione della missio-narietà e dell’annuncio testimoniale.

2. Dopo il cammino del programma pastoralesulla Chiesa come comunità e dopo la visita pa-storale del Vescovo, questo orizzonte ecclesialedella riflessione sinodale si coniuga con la pro-fonda istanza di comunione e di comunità e cercadi reinterpretare l’intera azione pastorale, supe-rando lo schema del passato e accogliendo lesfide del presente. E’ opportuno segnalare alcunicapisaldi di questo sforzo di revisione dell’impe-gno della Chiesa verso gli uomini del mondoodierno.

La buona vita secondo il vangelo

3. Il primo elemento, che appare agli occhi dellafede, è che la mentalità diffusa nella nostra cul-tura, a differenza di quanto succedeva in pas-sato, non si ispira più a valori cristiani e ormaitende a non riconoscersi nemmeno nelle tradi-zioni cattoliche. Queste ultime assumono spessoun significato folcloristico ed emotivo, privo di unreale impatto sulla vita non solo personale, ma

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anche sociale. L’atteggiamento pastorale di pro-posta della dottrina cristiana e di ricerca della fe-deltà a essa, nella ripetizione delle tradizioni e deiriti del passato, risulta ormai inefficace e non ra-ramente sembra indurre comportamenti che nonappaiono fedeli al Vangelo stesso.

4. Il grande cambiamento culturale seguito al-l’assunzione dell’atteggiamento critico e storicodel sapere, nonché alla svolta antropologica, haulteriormente condannato gli orientamenti delpassato a un radicale rinnovamento, inducendoa ricercare e a trovare forme di valorizzazione cri-tica della cultura e dei criteri interpretativi dellastessa rivelazione.

5. In seguito a ciò la revisione delle prassi pasto-rali sul territorio deve recuperare non solo mag-giore efficacia nella conduzione enell’organizzazione della vita della comunità cri-stiana, ma deve necessariamente anche e soprat-tutto trovare forme di testimonianza e diproposta perché lo stesso annuncio cristiano,come buona notizia che salva, giunga al cuoredegli uomini del nostro tempo in modo convin-cente e vero.

L’attenzione alla buona vita secondo il Vangelo ela testimonianza che scaturisce da una vita di te-stimonianza forte della carità, nello sforzo di co-struire una convivenza di pace e di giustizia apartire dagli ultimi e per tutti, diventano non piùsoltanto la conseguenza di una buona vita mo-rale, all’interno della comunità cristiana e cristia-namente ispirata ai valori evangelici, ma anche e

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soprattutto provocazione che indica il Regno diDio presente nel mondo, e che chiede di essereaccolto e servito, partendo dalla conversione edalla fede. Dall’amore che i cristiani testimonianosi capisce che Dio vive in loro.

Profondità ed efficacia

6. Il secondo elemento è che l’identità personalenon si costruisce senza un reale confronto con lacomunità e senza la cura delle relazioni interper-sonali e sociali. La dimensione della comunitànon è perciò accessoria al cammino di fede, mane costituisce una parte essenziale, la cui cura èaffidata all’impegno di tutti, ma in forme diverse.

7. La riforma dell’assetto pastorale deve pertantosvilupparsi secondo due direttrici. La prima èquella dell’annuncio e della testimonianza, la se-conda è quella descrivibile come Implantatio Ec-clesiae, ossia la cura per l’organizzazione e la vitadella comunità cristiana. Non c’è testimonianzasenza vita comunitaria, ma non c’è vita comuni-taria cristiana senza testimonianza: è questa laprincipale lezione che ci viene dalla liturgia.

8. La mutata situazione culturale e, soprattutto,la diversa coscienza individuale e sociale dellepersone indicano che i confini territoriali e comu-nitari, entro cui si svolgeva la vita delle personenel passato non sono più proponibili. Occorre al-lora spingere la testimonianza di vita cristianaladdove gli uomini vivono, proprio partendo dalleperiferie esistenziali indicate da papa Francesco.

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Negli ambienti in cui gli uomini vivono le loro re-lazioni vitali, là essi testimoniano la loro fede eannunciano il vangelo. Proprio là, deve spingersila cura pastorale, secondo confini e forme di vitanuove, che non corrispondono più ai confini delleparrocchie e della diocesi.

9. Occorre ripensare l’organizzazione della vitapastorale secondo modalità nuove sia per la curadella vita spirituale delle persone, sia per la curadella vita comunitaria, perché entrambe sianosecondo il vangelo e perché diano spessore au-tentico e grato alla libertà che si esprime nellafede.

L’attenzione alle dinamiche della vita personalee sociale comporta l’acquisizione di un nuovo me-todo pastorale che dia riscontro alla ricerca disenso e di verità che deve animare ogni autenticacoscienza personale. La ricerca della verità,l’ascolto della Parola, il confronto con i fratelli, laresponsabilità delle scelte comuni portano allostile di sinodalità che, ancora una volta, papaFrancesco ci suggerisce e che deve caratterizzarela vita ecclesiale di oggi e di domani.

Laicità ed Eucaristia

10. Il terzo elemento da considerare nella riformapastorale che accompagna l’introduzione delleunità pastorali è quello per cui l’azione pastoraledeve sia proporre e guidare servizi pastorali e co-munitari opportuni ed efficaci, sia attivare formee momenti di accompagnamento spirituale per-

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sonale. Lo scopo di vita della Chiesa non è solo eprincipalmente l’efficacia dell’azione sociale e co-munitaria, ma anche e soprattutto la conversionee la lode. Questa duplice formulazione dell’azionepastorale corrisponde alla consapevolezza che ilRegno di Dio non è opera dell’uomo, ma chiedeche operai ne raccolgano la messe. Le forme pa-storali da ripensare devono prevedere attenzionespecifica sia ai servizi proposti, sia alla forma-zione delle persone.

11. Occorre chiarire con forza che il rinnova-mento, che stiamo vivendo, ci chiede di cogliere,in particolare, le esigenze di laicità che la vitadella comunità civile ci esprime. I cristiani, comepersone e come comunità, devono incarnare neldinamismo laico il coraggio di forme impegnativedi carità, devono alimentarsi alle profondità delloSpirito del risorto, devono esprimere il camminodi fedeltà al Vangelo e alla tradizione della Chiesaproprio suscitando una profonda spiritualità cri-stiana. L’attenzione alla laicità non è meno im-portante anche per dare maggiore efficaciaevangelica all’interno delle stesse dinamiche cheanimano la vita delle comunità cristiane che,come tali, restano pur sempre comunità con i bi-sogni tipici della vita associata, oltre che delleesigenze legate alla figura particolare della fedeltàalla memoria di Gesù e alla Tradizione.

12. Nella comunità cristiana ci sono forme di vitae percorsi di santità diversi e tutti legittimi, la cuicoesione comporta sì l’ascolto dello Spirito e laconversione del cuore, ma pure l’assunzione di

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metodi di dialogo e di mediazione ecumenicamolto simili alle regole della laicità. Questo nonrisulta sufficiente se non si dà insieme la curaperché le persone vivano interiormente e profon-damente questo lavoro spirituale, traendo pro-fitto spirituale dalla vita come testimonianza.

13. La dimensione eucaristica della vita cristianadice che non c’è vera vita cristiana senza condi-visione della fede, della conversione e dell’amoreche anima i credenti. La volontà di comunione edi misericordia deve trovare espressione sia a li-vello personale, sia a livello comunitario, ancheattraverso la presenza e l’istituzione di ruoli a ciòpreposti.

Tale duplicità deve esprimersi in forme stabilitee accompagnate anche nelle unità pastorali, chedevono perciò prevedere istituzioni legate all’ela-borazione dei programmi operativi e istituzioni le-gate all’accompagnamento fraterno delle personee dei ministri.

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Cura per l’autenticità personale

14. La pastorale è a servizio della vita spiritualedelle singole persone, ossia la proposta di vitacristiana della comunità ha come scopo quello dipermettere a ciascuno di incontrare il Signore edi diventare santo. Possiamo esprimere questoscopo con la dimensione eucaristica della vitacristiana.Il nostro desiderio è che ognuno di noi possa converità e con profondità essere grato a Dio perchélo ha creato, redento e mandato nel mondo a viverel’amore di Dio per Cristo, con Cristo e in Cristo.

15. Perché ciò accada è necessario che ognunosi senta profondamente convinto di essere liberointeriormente e di essere donato a se stesso dal-l’amore di Dio e del prossimo. Ciò comportal’educazione alla spiritualità, la formazione diun’autentica coscienza morale e l’incontro con ilSignore Gesù nell’ascolto dello Spirito, nella me-moria del Signore e nella testimonianza della ca-rità che culmina nella comunione. Sacramentodi tutto ciò è l’Eucaristia.

Questa dimensione implica azioni pastorali pre-cise e continue che chiedono a tutti un realecammino di conversione e di preghiera, di studioe di ascolto, di coraggio e di pazienza.

Cura per la sinodalità

16. E’ quella che si prende cura delle forme co-munitarie della vita cristiana. La stessa atten-zione pastorale è comunitaria. Queste forme

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devono essere fedeli al Vangelo e alla Tradizionecristiana, ma anche efficaci per persone che vi-vono nella storia e nel tempo. Questa attenzioneè oggi particolarmente sollecitata dalla rapidità eprofondità di cambiamenti sociali e culturali inatto e si esprime soprattutto nell’attenzione almetodo e nell’assunzione di un atteggiamento disinodalità che rinvia più da vicino allo stile di go-vernance.

17. L’introduzione delle unità pastorali chiedeparticolare attenzione alla dimensione comunita-ria, oggi particolarmente sottoposta a cambia-mento. Il modello di vita comunitaria dei cristianidel prossimo futuro non sarà più solo parroc-chiale, ma sarà anche altro e avrà comunquestile comunitario, ma si dispiegherà nel tempo enello spazio in modo diverso.

18. Il ruolo di gruppi e movimenti all’internodella comunità cristiana sarà quello di svilupparesinceri e veraci cammini di santità e di forma-zione. Nelle unità pastorali a questi gruppi si ag-giungerà anche la dinamica legata all’identitàcomunitaria della singola parrocchia. Lo stile disinodalità e di cattolicità diventerà la direttricepastorale più importante del futuro delle nostrechiese.

19. Questo stile dovrà centrarsi sul rispetto e sul-l’accompagnamento del cammino personale, sulledinamiche di vita all’interno della comunità cri-stiana perché sia eucaristica, e sulle modalità di te-stimonianza nel mondo, nella considerazione dellecondizioni sociali e civili della vita contemporanea.

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20. Il sinodo non definisce tutta la vita pasto-rale della diocesi del futuro, ma offre indica-zioni forti e coraggiose su cui si svilupperannodecisioni e orientamenti più precisi e puntualinel corso del tempo.

Tre emergenze pastorali

21. Tre ambiti esprimono il cuore della propo-sta su cui si basano le unità pastorali secondouna linea di attenzione pedagogica importante.

Le linee pastorali vanno indirizzate secondo unorientamento pedagogico che privilegia i soggettie non le competenze. Il cuore organizzativo delleunità pastorali è strutturato sulla cura per al-cune categorie di persone alle quali dare atten-zione privilegiata e continua, prendendosi curadegli aspetti personali, comunitari e del metododi lavoro pastorale. Non si pone attenzione strut-turale sulla liturgia o sulla catechesi o sull’am-ministrazione, ossia su competenze, che puresaranno curate, ma sulle nuove generazioni,sulle famiglie e sui poveri.

22. Le unità pastorali si premureranno di predi-sporre azioni e di destinare risorse per accompa-gnare la vita cristiana personale e comunitariadei ragazzi e giovani, delle famiglie e dei poveri,secondo i criteri sinodali. La scelta dei giovani si giustifica soprattutto per-ché con loro la comunità cura la dinamica edu-cativa, che sostiene tutta la vita cristiana. La scelta delle famiglie si basa sulle proposte

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dell’esortazione Amoris Laetitia, che invita la co-munità a prendersi cura della qualità missiona-ria, morale e spirituale delle persone nel loroambiente di vita.

La scelta dei poveri si fonda sul fatto che l’acco-glienza cordiale dei poveri costringe a un co-stante cammino di conversione e di educazioneall’amore, che si alimenta necessariamente e pro-fondamente sull’amore di Dio e diventa lievito performe di vita sociale di pace e di giustizia. Lascelta privilegiata di queste categorie di personepermette di dare forte attuazione alle linee e aicriteri sopra descritti attenti al cambiamentod’epoca che il vangelo oggi ci chiede.

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Laddove gli uomini vivono

23.L’annuncio cristiano raggiunge gli uominiladdove essi vivono, laddove essi maturano laloro coscienza personale e si riconoscono nellaloro libertà come dono di Dio che chiede di essereassunto e condiviso. L’uomo agisce, pensa, parla,costruisce, medita, gioca, dialoga, combatte,prega… In tutte queste cose il Regno di Dio entracome regola di fondo e criterio di verità e di bene.Se l’uomo lascia che l’amore di Dio illumini eistruisca la sua vita, allora egli partecipa dellostesso amore di Dio e la creazione ridiventa ungiardino che si esprime nel grato riposo del sa-bato.

24. Il peccato ha stravolto questo regno e ha in-trodotto il regno del male e della morte. Gesù an-nuncia e rende presente nella sua stessa vita,obbediente e amorosa, il Regno del Padre e locondivide con i suoi discepoli. Il modo di questacondivisione è quello dell’annuncio e della testi-monianza, ossia quello della libertà che vive dellostesso amore di Dio, ossia della libertà che adorae testimonia. La condizione e il risultato di questoannuncio sono l’assemblea di Dio, radunata daDio, da Lui animata con lo Spirito e da Lui man-data. E’ la Chiesa.

25. In essa il Regno è presente come annuncio,come memoriale e come testimonianza e si dif-fonde con la fede. La cura per la fede è il compitopastorale fondamentale. Esso nella cultura dioggi, deve suscitare la domanda di fede e convin-cere la libertà, donando una vita buona, animata

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dallo Spirito del Risorto. La sequela di Gesù in-dica la sapiente parola creatrice presente nellavita di tutti i giorni, chiede la conversione e l’an-nuncio.

26. Negli ambienti in cui gli uomini vivono devearrivare il Vangelo come liberazione, guarigionee speranza. L’azione pastorale deve accompa-gnare la testimonianza dei cristiani nella buonaqualità della loro vita e nella azione responsabiledi testimonianza che essi realmente svolgono.

27. La parrocchia in passato svolgeva questoruolo in modo importante, perché tutto era strut-turato sulla fede e sulla tradizione cristiana. Essainterpretava la vita quotidiana delle persone edelle comunità e la riconduceva al Vangelo attra-verso la cura animarum e il forte governo del par-roco affinché tutti potessero trovare facilmenteciò di cui avevano bisogno per vivere il Vangelo erealizzare così la propria esistenza.Questo modello e questa figura di Chiesa rispon-devano alla visione sociale allora vigente, ossia aquella del suddito in una società ordinata, gerar-chica, con cambiamenti lenti. La sottomissionediventava docile obbedienza a Dio, davanti alquale ogni uomo è uguale.

28. Tutta la pastorale era orientata a far sì cheognuno potesse procurarsi la salvezza dell’animavivendo con partecipazione e fede le pratiche ec-clesiali e la morale. La parrocchia corrispondevaal popolo di Dio che poteva essere accompagnatoe guidato dal parroco, che doveva attuare quelloche il Magistero proponeva. Non c’era molto di

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creativo, se non nell’applicazione e nel vissuto diciascuno.

29. Oggi lo scenario è completamente mutato.Occorre che il ministro si adegui alle richiestedella vita e che la vita trovi nella comunità il sup-porto per diventare cristiana. Le linee da seguiredevono essere orientate a tutti, senza introdurrediscriminazioni né esclusioni, valorizzando la li-bertà personale, attente alle dinamiche sociali erelazionali e raggiungere le persone laddove essevivono, rinnovando le loro relazioni vitali, per-mettendo la testimonianza della fede e della ca-rità in modo consapevole, responsabile e docilealla voce dello Spirito. L’attività formativa e pa-storale deve essere “missionaria”, rivolta non soloai praticanti, ma anche a chi sta sulla soglia o sitrova “lontano” in luoghi non soliti.

30. Il primo aspetto da ricordare è quello legatoall’abitare, che costituiva la fortuna della parroc-chia. Le unità pastorali dovranno favorire le esi-genze della vita legate all’abitare, perchéesprimano e rendano possibile la vita di fede e dicarità. Le tappe fondamentali della vita, la na-scita, la crescita, la famiglia, il lavoro, il riposo,la malattia, la vecchiaia… disegnano lo spazio disenso per cui ogni comunità parrocchiale meritadi avere un’attenzione pastorale specifica. La di-mensione della vita non deve essere sacrificataalle ormai impossibili esigenze del ministero delparroco.

31. La nuova figura pastorale della parrocchiaandrà ridisegnata, chiederà nuove figure ministe-

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riali, si strutturerà su figure comunitarie diversee tra loro collegate in uno stile di sinodalità. Inol-tre occorre distinguere tra servizi per la comunitàparrocchiale e servizi per l’unità pastorale. La parrocchia conserverà la figura del parroco,che svolgerà compiti diversi rispetto a oggi. Avràil suo consiglio pastorale, avrà amministratoridegli aspetti economici, avrà persone e gruppiche accompagnano le esigenze della vita dell’abi-tare, avrà percorsi formativi, avrà celebrazioni ecammini mistagogici particolari, avrà momenti diapprofondimento e ascolto della Parola, avràgesti di forte testimonianza verso i poveri e gli ul-timi, avrà strutture e azioni di collegamento eascolto con le altre comunità dell’unità pastoralee della diocesi.Figure ministeriali laicali nuove nella parrocchiapotranno essere: animatori di comunità (in as-senza di presbitero residente), ministri dell’acco-glienza, del suffragio, della cura, dellaconsolazione, persone addette alla gestione dellachiesa, alla formazione, alla comunicazione e all’informazione, all’accompagnamento dei giovani edelle famiglie, alla presenza nel mondo della cul-tura. Si valorizzeranno tutte le forme di ministe-rialità femminile, soprattutto si riconosceràl’impegno delle religiose che vivono il loro cari-sma all’interno della parrocchia.

32. Si porrà cura nella programmazione degliaspetti celebrativi e liturgici, nelle forme di ac-compagnamento spirituale. Aspetti particolari daconsiderare in attuazione delle unità pastorali

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sono legati alla celebrazione delle Messe domeni-cali, alla promozione dei ministeri di fatto: lettori,ministri straordinari dell’Eucaristia, animatoridel canto e della liturgia, alla costituzione di ungruppo liturgico parrocchiale. Si introdurranno diaconi permanenti, o laici pre-parati, per guidare momenti celebrativi, quoti-diani o domenicali, laddove manchi il sacerdoteresidente. Nelle unità pastorali si avrà a cuore diriconoscere tra gli adulti, uomini sposati o celibi,che godano della stima della comunità per mani-festa maturità umana e cristiana; possano essereindicati per il ministero del diaconato perma-nente, restando legati ai loro impegni professio-nali e familiari.

33. Nell’unità pastorale l’attenzione ai luoghi ef-fettivi della vita dovrà avere momenti di ascolto edi studio della realtà e dei suoi cambiamenti cul-turali e sociali, dovrà avere luoghi per l’elabora-zione di azioni comunitarie di testimonianza e diservizio per il bene comune, dovrà avere percorsispecifici di formazione e di verifica e accompa-gnamento sia di metodo, sia di spiritualità.In questo campo la ricchezza delle esperienzedelle aggregazioni ecclesiali costituisce occasionedi crescita e comunione nelle unità pastorali. Sidovrà lavorare in sinergia, in atteggiamento diconfronto e di servizio, promuovendo una veracorresponsabilità.

34. L’attenzione alle dinamiche educative pre-senti sul territorio indicherà nuovi stili e azionipastorali da attuare insieme a tutte le comunità

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ecclesiali presenti in quel territorio. La scuolachiederà una pastorale specifica affidata all’unitàpastorale, l’animazione delle realtà d’ambiente,la ricerca del bene comune e la custodia delcreato altrettanto… In queste dinamiche educa-tive si colloca anche l’esigenza di esperienze ecammini condivisi che trovino sostegno e attua-zione in esperienze di gruppo, di movimento e diaggregazione sia ecclesiale, sia civile. Questeesperienze sono da favorire e da condurre perchédovranno essere promosse e orientate verso lacomunione con tutti, siano vissute in sinodalitàe cattolicità, in orientamento verso l’Eucaristia.

35. Le unità pastorali provvederanno alla crea-zione di una commissione liturgica che favoriscamodalità comuni di animazione e di coordina-mento delle varie celebrazioni, promuovendo unaconvergenza su eventi celebrativi comunitari, eproponga programmi formativi adeguati e perma-nenti, avvalendosi della collaborazione con l’Uf-ficio Liturgico diocesano. Le unità pastorali collaborino in senso costrut-tivo e dialogico con le realtà territoriali civili e so-ciali sui temi dei giovani, della carità, del lavoro,dell’ambiente e della sanità, nella ricerca delbene comune. Un’ultima attenzione riguarda i criteri cui ispi-rarsi per individuare le unità pastorali sul terri-torio, per discernere i ministri da inviarvi e percurare gli aspetti e le dimensioni legate alla co-municazione, oggi molto importante e innovativa,non solo a livello locale, ma anche diocesano.

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La cura della spiritualità personale

36. La cura per la vita spirituale deve diventarel’oggetto primario della cura pastorale, essa deveessere rispettosa delle condizioni della crescitapersonale e comunitaria. La proclamazione el’ascolto della Parola di Dio, la vita sacramentalee liturgica e la cura per la testimonianza della ca-rità troveranno modulazioni e proposte diverseall’interno della comunità parrocchiale, deigruppi di spiritualità e di testimonianza cri-stiana, delle azioni pastorali assunte in spirito dicooperazione e di unità.

37. La testimonianza della vita sostiene la credi-bilità dell’annuncio. Il Regno è di Dio, ma il suoannuncio è affidato agli uomini sulla modalitàdel nuovo sacerdozio di Cristo, ossia della condi-visione della vita umana e perciò sulla qualitàdella testimonianza. La cura pastorale non puòessere rivolta esclusivamente all’efficacia delleazioni sociali e culturali, ma deve riguardare lacoerenza della vita e la creatività sociale della ca-rità effettivamente vissuta. In questa direzione la catechesi degli adulti e l’at-tivazione di gruppi di confronto e di spiritualitànell’ascolto della Parola e nella condivisione delleesperienze spirituali devono essere garantite sianelle parrocchie, sia nelle unità pastorali, se-condo modalità da concordare, decidere e verifi-care. I percorsi di formazione e di condivisione diservizi e di cammini spirituali trovano attuazionespesso in gruppi e movimenti sorti spontanea-mente, o su proposta di carismi specifici ricono-

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sciuti, o su esigenze legate alla vita della comu-nità (gruppi liturgici, catechistici, caritativi, ma-trimoniali…).Queste realtà devono essere aiutate e accompa-gnate perché siano secondo il Vangelo e sianoaperte alla comunione con tutti e alla missioneverso tutti.

38. Un’attenzione pastorale importante riguar-derà la revisione delle attività sacramentali affi-date unicamente al vescovo, al parroco, alpresbitero e al diacono. La spiritualità personale chiede un forte cambia-mento di atteggiamento pastorale dei presbiteri,che dedicheranno più tempo all’accompagna-mento spirituale, alla ricerca della comunione trale persone, alla valorizzazione dei sacramenti ealla programmazione pastorale.Un ruolo importante assumeranno le iniziative ele persone che si prenderanno il compito di so-stenere la qualità celebrativa e mistagogica dellecelebrazioni liturgiche, facendo di esse occasioneper un reale cammino di spiritualità. Anche peri ministeri vale il rinvio allo stile di sinodalità chesi intende favorire, sia attraverso il confronto e lacondivisione di processi e di azioni, sia attraversol’apertura verso tutti.La qualità testimoniale della vita porterà a valo-rizzare anche l’opera di associazioni e di gruppiche stabilmente si mettano a disposizione dell’in-tera comunità in collegamento con l’unità pasto-rale, con il vicariato e con la diocesi.

39. I ministeri richiedono l’attivazione di percorsi

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specifici di spiritualità e di formazione continua,nonché una costante cura di coordinamento e diattenzione per evitare disordine, eccesso di im-pegni, chiusure sul ruolo, attivazione di dinami-che di potere, attenuazione della cura per ilcostante atteggiamento di conversione e di peni-tenza che deve animare questo servizio.

40. Le proposte di devozione, di adorazione, diascolto della Parola di Dio, di pietà popolare, ditempi dello Spirito e la vita liturgica trovano quila loro collocazione in un atteggiamento pastoraledeliberato e condiviso e non solo in presenza dicarismi personali sia laicali, sia presbiterali.

Un compito rinnovato è affidato alle comunità divita consacrata, che non devono semplicementeassumere il modello della vita parrocchiale, madevono porsi nell’ottica della proposta e dell’ac-compagnamento della vita secondo lo spirito, nelrispetto dell’intimità di ogni coscienza e nel ser-vizio umile e silenzioso del consiglio spirituale.

41. L’impegno per la pastorale vocazionale, siaalla vita familiare, sia alla vita ministeriale, siaalla vita consacrata e alla missione, dovrà carat-terizzare in modo forte la vita delle unità pasto-rali, che avranno per questo scopo personeaddette in modo specifico e coordinate con il li-vello diocesano.

La cura per le azioni comunitarie

42. L’azione pastorale deve prendersi cura del-l’organizzazione e della qualità testimoniale dellaorganizzazione stessa e della proposta della vita

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comunitaria. Quest’ultima deve essere al serviziodella crescita spirituale delle persone, deve pro-porre esempi di vita di amore divino, ma ancheazioni efficaci e stimolanti. La vita delle comunitàdeve essere serena e deve scaturire dall’atten-zione eucaristica e gioiosa che proviene dal Van-gelo.

43. L’annuncio della Parola, l’evangelizzazione ela catechesi hanno bisogno di qualcuno che siaformato, sia in comunione con la Tradizione dellaChiesa… La liturgia ha bisogno di spazi, di tempi,di ruoli, di ministri… La vita spirituale chiedeazioni e persone che la accompagnino. La testi-monianza della carità deve permettere una vitabuona e giusta, deve alimentarsi all’accoglienzae alla solidarietà, deve curare l’inclusione e deveincoraggiare le persone. La comunità deve affron-tare spese, deve aiutare persone e famiglie, devedialogare attivamente nella ricerca della pace edella giustizia… L’attenzione ai luoghi in cui gliuomini vivono chiede di cambiare lo schema diattività e il modo di organizzare la vita cristianadelle comunità.

44. La tradizione dell’iniziazione cristiana esigeun ripensamento creativo, significativo e delicato.L’analisi della situazione locale fornirà i criteri dicollaborazione e di programmazione, quali: il nu-mero dei bambini e dei catechisti disponibili, lasituazione delle famiglie, la condivisione di ri-sorse pastorali tra parrocchie, il coinvolgimentodi esperienze aggregative, le dinamiche legateall’esperienza scolastica…

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Tutta l’organizzazione del percorso di iniziazionee delle iniziative di missione popolare andrà veri-ficata e ripensata nelle unità pastorali.

45. La comunità parrocchiale esprime la missio-narietà, individuando le zone di frattura, apren-dosi alle domande di senso dell’uomo di oggi,lasciandosi interpellare dai germi di verità pre-senti in ogni uomo, cultura, religione, in un dia-logo fatto di parole e di silenzio, di servizio e dipresenza. In questo momento di cambiamentoverso le unità pastorali è indispensabile il ricorsoalla tecnologia per raggiungere le persone e percomunicare in modo efficace le iniziative propo-ste ai diversi livelli (parrocchiale, vicariale, dioce-sano). L’uso dei social network o di app, chepromuovano le attività ecclesiali, appare urgente.

46. Le strutture e i luoghi di testimonianza cri-stiana delle nostre comunità vanno ripensati. Lachiesa parrocchiale, le chiese sussidiarie, la casadel parroco, l’oratorio, i luoghi di incontro e di at-tività, i luoghi dedicati alla carità, i percorsi diformazione, le modalità operative di vicinanza ca-ritativa devono essere totalmente ridefiniti.

47. Invero questo compito non è legato alle soleunità pastorali, ma riguarda tutta la vita delladiocesi nel suo insieme e nelle sue parti. L’intro-duzione delle unità pastorali induce a ripensarel’organizzazione della vita comunitaria, tenendoconto delle nuove dinamiche legate al cambia-mento.

48. Si rende necessario procedere a una sorta di

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censimento delle strutture e delle opere e a unaloro ricollocazione. Appare pure ineludibile unaridistribuzione di compiti e di mansioni, nonchéuna revisione dell’utilizzo, non imposta dall’altoin modo univoco. Ogni unità pastorale dovrà ma-turare nel tempo la capacità di organizzare questiaspetti, di verificarne l’efficacia e la qualità testi-moniale e di coordinarli con il resto della diocesi.

49. La gestione delle strutture e delle attivitàchiede un impegno rinnovato e competente deilaici, per alleggerire in tale ruolo i parroci. Nel-l’unità pastorale occorre prevedere un coordina-mento e una struttura di aiuto reciproco tra lediverse parrocchie coinvolte.

Non si prevede in linea generale di sopprimere al-cuna autonomia gestionale e amministrativadelle singole parrocchie, ma si invita a trovareformule che permettano l’attivazione delle nuoveforme di collaborazione pastorale comuni, se-guite da un’adeguata amministrazione econo-mica e giuridica, nel rispetto della legalità e nellatrasparenza.

50. Lo stile di povertà e la capacità di generositàverso i più deboli, la ricerca di uno stile di vita ilpiù possibile omogeneo e dignitoso per tutti igruppi che costituiscono l’unità pastorale, non-ché l’attenzione ai bisogni del mondo intero edella Chiesa universale, devono caratterizzare lospirito con cui le unità pastorali attueranno que-sta dimensione di vita comunitaria.

51. L’attivazione di iniziative di cura sociale con

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la realtà del territorio e con le amministrazionilocali dovrà diventare sempre più oggetto di at-tenzione e di sostegno da parte dell’unità pasto-rale, con persone e mezzi specificamentepredisposti e verificati, nel rispetto delle azionisostenute dalle singole parrocchie e delle realtàecclesiali del territorio.

52. La comunità è supporto per il parroco, per-tanto ha bisogno di maggior coscienza del proprioruolo. E’ necessario che i laici siano formati asvolgere il compito affidato; sarà così possibileche raggiungano un grado di corresponsabilitànecessario ad eliminare l’atteggiamento di dipen-denza dal parroco, che oggi ancora prevale. Al-l’interno della comunità si abbia più attenzioneal valore e alla dignità della persona e si abbia undiverso approccio nei suoi confronti.

53. Un’attenzione particolare meritano i ministriche servono l’unità pastorale. A seconda dellaforma di unità pastorale si assumeranno deci-sioni e iniziative adeguate. Il lavoro pastorale deipresbiteri e dei diaconi permanenti dovrà essereoggetto di cura particolare e metodologicamenteseguita. Essa dovrà essere riferita agli organismidi corresponsabilità pastorale dell’unità pasto-rale, del vicariato e della diocesi.

54. Ci saranno preti che non saranno parroci eche dovranno seguire un aspetto particolare dellavita pastorale, soprattutto quegli aspetti legati aisoggetti sopra indicati, giovani, famiglia e poveri,curando soprattutto il coordinamento sul terri-torio e tra le varie comunità presenti.

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55. E’ necessario anche prevedere forme e tempidi adattamento, gradualità e di assimilazione pa-ziente delle nuove forme di vita pastorale.

56. Insieme a queste indicazioni bisogna stabilireorientamenti e percorsi strutturati, volti a curaree favorire la fraternità sacerdotale dei presbitericoinvolti nelle unità pastorale, nei vicariati e indiocesi, individuando un responsabile diocesanoche lavori in accordo con i vicari locali e l’Ordi-nario della Diocesi. Il presbiterio abbia la possi-bilità di vivere momenti di formazione sullatematica sinodale colta sotto varie sfaccettature(umana, spirituale, pastorale). Il presbitero vivail proprio ministero con la porzione di popolo af-fidatagli e sia meno burocrate e meno accentra-tore.

57. Occorre maggiore consapevolezza nel cam-biare la figura di Chiesa e, conseguentemente, ilmodo di realizzarla. Un punto delicato è quelloper cui la comunità cristiana non è più quellache spontaneamente vive sul territorio e che inesso si riconosce. Al posto dell’unità del “paese”oggi c’è una situazione disgregata e individualistache non favorisce né il cammino di fede, nél’esercizio della carità. Si pone con evidenza la necessità di favorire cam-mini condivisi e percorsi di vita e di formazioneche tendano con consapevolezza ed entusiasmoall’unità della fede realizzata nell’Eucaristia e af-fidata alla testimonianza consapevole e spessofaticosa della cattolicità e della comunione.

58. Ogni azione pastorale sarà sinodale, ma lo

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saranno soprattutto la programmazione e il go-verno pastorali, sostenuti da adeguati camminiformativi e spirituali. In questo spirito la pre-senza di équipe, di gruppi, di associazioni, di mo-vimenti, di congregazioni, di confraternitecostituisce, da un lato, segno di ricchezza dellapresenza dello Spirito, dall’altro, esigenza di ac-compagnamento e di vigilanza perché tutte que-ste realtà non diventino condizione di divisione edi chiusura. Le aggregazioni laicali cerchino unconfronto sempre aperto con l’unità pastorale. Sicoordinino nel rispetto reciproco, riconoscendosiparte della chiesa e mai “satelliti”, in alternativaalla parrocchia. Considerino con priorità le atti-vità dell’unità pastorale e siano sempre accom-pagnate da un sacerdote. Pongano il loro carismaa servizio della comunità; in modo particolarel’Azione Cattolica lavori attivamente alla promo-zione delle nuove figure laicali. L’unità pastorale sia consapevole della presenzae del ruolo di tutti i movimenti e dia loro spazioadeguato.

Precisazioni giuridiche e pastorali

59. Molte prescrizioni tecniche e giuridiche sa-ranno affidate al Direttorio del Sinodo. Tre sono le forme di attuazione della collabora-zione pastorale riferibile alle unità pastorali. La prima forma di fatto consiste nella soppres-sione di parrocchie prevedendo l’ampliamento diuna sola parrocchia vicina, oppure l’accorpa-mento in una parrocchia sola.

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La seconda forma è quella per cui è nominato unsolo parroco per più parrocchie e viene istituitauna collaborazione stabile con organismi pasto-rali comuni e con definizione di programmi spe-cifici per l’unità pastorale, secondo formeregolate anche da disposizioni istituite e dioce-sane in linea con il Direttorio del Sinodo. La terza forma è quella che affida la pastorale dipiù parrocchie a un gruppo di parroci in solidum,coordinati da un moderatore nominato, secondogli orientamenti fissati dal Direttorio del Sinodo.

60. Oltre alle unità pastorali sono da prevederee accompagnare altre forme di collaborazione traparrocchie, vicariati e diocesi, secondo modalitàe metodi da definire.La vita dei consigli pastorali e quella dei consigliper gli affari economici non viene introdotta exnovo, ma viene modificata, non solo nella lineadell’adeguazione ai nuovi confini dell’azione pa-storale coordinata, ma anche in quella dell’ap-profondimento e della cura evangelica dellastessa.

61. Le voci di bilancio dovranno curare il mante-nimento dei ministri, l’uso e la manutenzionedelle strutture, l’attività di culto e religione, lapromozione di attività formative, la vicinanza aipiù deboli e fragili, la cura della ricerca del benecomune nella pace e nella giustizia e la propostadi iniziative di gratuità evangelica.

62. Criteri per la costituzione della Unità Pastorali

• La vicinanza geografica delle parrocchie; l’ap-

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partenenza allo stesso comune; il congruo nu-mero di abitanti; l’omogeneità dell’ambientesociale; l’appartenenza delle parrocchie aun’area contrassegnata da una stessa istitu-zione scolastica (nel caso di comprensivi); lapresenza di mezzi di trasporto pubblici chemettano in collegamento le varie parrocchie,la presenza di una coscienza storica di tradi-zione comune e solidale.

• Non è necessario che le condizioni suddettesiano presenti tutte contemporaneamente e, aseconda delle situazioni, può prevalere un cri-terio o un altro. Tuttavia viene data una certapreferenza alla vicinanza geografica, così comesi chiede particolare attenzione alle dimen-sioni territoriali e numeriche della UP.

• Le unità pastorali sono costituite stabilmente,rispettando i confini territoriali dei Vicariati.

63. Elementi essenziali di ogni Unità PastoraliElementi essenziali, costitutivi di una unità pa-storale sono:

• il presbitero coordinatore, responsabile del-l’unità pastorale, nominato dal Vescovo, inbase a quanto sopra stabilito circa le modalitàdella cura pastorale delle parrocchie dell’UnitàPastorale;

• il Consiglio di unità pastorale (CUP). Esso èl’organismo rappresentativo di tutte le compo-nenti delle comunità ecclesiali che risiedononell’ambito dell’unità pastorale. Ad esso, sottola presidenza del presbitero coordinatore, incomunione con gli altri eventuali parroci,

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spetta di elaborare il progetto pastorale del-l’unità pastorale, verificarne l’attuazione e af-frontare problemi che emergono nella unitàpastorale.

• Il Vescovo, nei Decreti attuativi del Sinodo,promulgherà uno Statuto del CUP, che ne pre-cisa la costituzione e la natura, l’ecclesialità,la composizione, i compiti, i tempi di convo-cazione, le modalità di lavoro e la durata. Sitratta di un organismo comunionale delibe-rante, con funzione analoga a quella dei con-sigli pastorali parrocchiali (cfr. can. 536), checontinuano a svolgere la loro funzione in ogniparrocchia dell’unità pastorale.

• In ogni unità pastorale e in ogni forma di col-laborazione strutturata e stabile tra comunitàdiverse è necessario provvedere alla stesura diun programma pastorale condiviso, affidato alresponsabile pastorale e approvato dall’Ordi-nario.

Rapporto tra unità pastorali e organi-smi diocesani, vicariali e parrocchiali

64. Tra le strutture ecclesiali che presentano ilcarattere della ‘storicità’ e dunque della ‘modifi-cabilità’, vi sono certamente la curia diocesana, ivicariati foranei, i consigli pastorali vicariali, iconsigli parrocchiali pastorali e per gli affari eco-nomici. Questi organismi siano adeguati allanuova organizzazione territoriale della Diocesi inUUPP. In particolare il Vescovo promulghi lo statuto co-

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mune dei vicariati foranei, dei vicari foranei e deiconsigli pastorali vicariali. Per quanto riguarda i vicariati foranei, siano con-fermati quelli esistenti, con un’unica variazioneriguardante la parrocchia di Dorno. Essa passa,per contiguità territoriale, dal vicariato di CavaManara a quello di Garlasco. Per quanto riguarda i vicari foranei, le loro com-petenze (doveri, diritti e facoltà) sono già stabilitedal Codice di Diritto Canonico (cfr. can. 555).

Procedura per la costituzione delleunità pastorali

65. Per favorire e accompagnare questo lavoro siistituisca la figura del Delegato Vescovile che pre-sieda alle dinamiche di costituzione, formazionee accompagnamento delle unità pastorali in co-munione con le linee diocesane. Il delegato vescovile, per svolgere questo suocompito, si avvarrà della collaborazione dei vicariforanei interessati e di una commissione dioce-sana per le unità pastorali – composta da mem-bri da lui scelti e approvati dal Vescovo –canonicamente istituita con apposito decreto ve-scovile. La procedura costitutiva delle unità pastoralipreveda le seguenti fasi:1. il Delegato vescovile, con la collaborazione

della commissione diocesana per le unità pa-storali, del vicario foraneo interessato e di al-meno due laici del consiglio pastoraleparrocchiale di ciascuna delle parrocchia del

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vicariato, studia quali unità pastorali costi-tuire nel vicariato stesso, secondo i criteri sta-biliti dal Sinodo;

2. il Delegato vescovile acquisisce poi il pareredei parroci interessati e dei consigli pastoralidelle parrocchie coinvolte nel progetto di unitàpastorale;

3. stabilite le unità pastorali da costituire, si cer-cano insieme (Vescovo, Delegato vescovile,commissione diocesana, vicario foraneo e laicimembri dei consigli pastorali delle parrocchiedella costituenda Unità Pastorale) tempi,obiettivi e linee operative da attivare nell’unitàpastorale;

4. il vescovo – sentito il Consiglio Presbiteralediocesano – erige canonicamente la nuovaunità pastorale, tracciando anche nel Decretodi erezione alcune brevi linee di indirizzo pa-storale. Egli dà inizio alla nuova unità pastorale conun momento celebrativo solenne;

5. il Vescovo nomina il presbitero coordinatore,responsabile dell’unità pastorale (nel caso incui l’Unità Pastorale preveda la presenza dipiù parroci, chiede previamente il parere delDelegato vescovile e del vicario foraneo).

66. Al termine del Sinodo, oltre il Libro Sino-dale, si preveda la promulgazione di Decreti at-tuativi del Sinodo, che stabiliscano la nuovanormativa diocesana relativa ai suddetti organi-smi.

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I giovani, le famiglie e i poveri

67. L’ultima indicazione per le unità pastoraliconsiste nell’individuazione di tre categorie disoggetti da privilegiare nella definizione della pa-storale unitaria. Ci si riferisce alle giovani gene-razioni, alle famiglie e ai poveri, che, oltre cheoggetto di cura pastorale, devono essere conside-rati anche soggetto e, pertanto, dovranno essereascoltati, coinvolti, accompagnati e responsabi-lizzati.Per definire tali linee pastorali le unità pastoraliattueranno i criteri sopra descritti: vicinanza allerealtà in cui gli uomini abitano, accompagna-mento spirituale personale, attenzione comuni-taria per efficacia e per profondità, cammino diformazione, comunicazione e gradualità.

68. L’intento principale è quello di aiutare le per-sone a vivere in santità la fede in atteggiamentodi servizio e di lode al Signore. Lo stile pastoraledi fondo è quello educativo, attento alla cura perla buona vita secondo il Vangelo, nel rispettodelle condizioni personali e sociali di ciascuno,nella valorizzazione delle relazioni, nell’inseri-mento nella vita civile, lavorativa, ricreativa edecclesiale.

69. La buona vita non può essere scissa né dalleesigenze dell’annuncio, né dalle esigenze dellavita spirituale, ecclesiale e liturgica e deve trovarenella comunione della carità la sua forma testi-moniale privilegiata. Ogni giovane, ogni famiglia,ogni povero deve essere accompagnato in spiritodi conversione ad assumere un gioioso spirito di

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servizio e di responsabilità verso tutti.

70. L’elaborazione delle proposte pastorali perquesti soggetti abbia attenzione agli aspetti legatialla laicità del contesto sociale odierno. La ricercadella pace, l’apertura a tutti, l’atteggiamento deldialogo, la formazione della coscienza morale ecivile non possono essere assenti dai programmipastorali assunti.

La pastorale giovanile

71. L’istituzione delle unità pastorali sollecita aproporre e sostenere tutto ciò che può favorirel’impegno per i giovani sul territorio. Si proponedi delineare programmi per la gioventù e per glioratori, di creare équipe di giovani formati, concompetenze ed esperienze specifiche e di provve-dere alla creazione e alla formazione di operatoridegli oratori.

72. Ogni unità pastorale ricerchi risorse umaneed economiche a servizio dei giovani del territo-rio, mettendo a disposizione spazi, tempi, espe-rienze e formando per loro figure di riferimento edi animazione.Risulta importante curare non solo la formazionepersonale di fede, ma anche le competenze pra-tiche di coloro che sono chiamati ad animare unoratorio e che si rendano disponibili ad operaresu più parrocchie, secondo le necessità.

73. Gli oratori siano luoghi in cui la comunità deifedeli realizza la missione educativa nei confronti

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dei ragazzi e dei giovani, senza esclusione di nes-suno e con particolare attenzione ai ragazzi di-versamente abili e alla collaborazione attiva conle famiglie.

74. Ogni parrocchia dovrebbe avere il suo orato-rio. Tuttavia è auspicabile che parrocchie piccole,senza mezzi e forze, si uniscano ad oratori piùgrandi e strutturati, di paesi vicini.

75. Perché la cura dei giovani in oratorio sia as-sunta dalla comunità, si auspica la nascita diéquipe educative come rappresentanza delle fa-miglie e della comunità, che lavorino in collabo-razione con le scuole, offrendo disponibilità alsostegno nello studio. E’ molto utile la presenza di un consiglio dell’ora-torio.

76. La pastorale giovanile nell’oratorio favoriscala partecipazione attiva delle famiglie, preveda lapresenza sempre vigile di educatori nelle strut-ture e nelle attività proposte, apra l’oratorio atutti secondo percorsi educativi, ispirati al ri-spetto delle persone, delle strutture e dell’am-biente.

77. L’oratorio, come luogo di vita cristiana, pre-veda percorsi di spiritualità e di formazione dellafede per i credenti, ma comunque sia luogo diecumenismo e di dialogo tra le fedi.Nelle unità pastorali si prevedano attività speci-fiche da vivere comunitariamente in una singolarealtà oratoriana che funga da fulcro all’internodell’unità pastorale.

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78. E’ opportuno che ci sia un presbitero incari-cato della pastorale giovanile nell’unità pastoralee sia affiancato da collaboratori provenienti datutte le parrocchie, che costituiscano una com-missione specifica.

79. L’azione pastorale in oratorio e nell’unità pasto-rale sia strutturata secondo un progetto educativocondiviso e deliberato (patto di corresponsabilità).L’oratorio deve essere gestito dal volontariato incollaborazione con il presbitero e deve avvalersidel contributo di tutte le realtà pastorali e aggre-gative della parrocchia. È ipotizzabile il ricorsoad animatori con preparazione professionale epastorale, assunti regolarmente.80. La pastorale giovanile deve interessarsi inmodo organico alle dinamiche legate al mondodella scuola e del lavoro, curando l’educazionealla responsabilità sociale e politica, proponendoitinerari di volontariato verso i più deboli..

La pastorale familiare

81. L’introduzione delle unità pastorali chiede diseguire in modo attento gli orientamenti suggeritidalla Esortazione postsinodale Amoris Laetitia,che invita a strutturare un accompagnamentospirituale di tutto il percorso di vita coniugale efamiliare.

82. L’unità pastorale non ha l’omogeneità di vitae di cultura della parrocchia, perciò occorre im-parare a essere attenti alle reali condizioni di vitadelle comunità e delle famiglie, poiché sottoposte

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a rapidi cambiamenti. La pastorale delle famiglie non ignori l’attenzionealla qualità della vita delle famiglie stesse, so-prattutto quando esistano problematiche parti-colari di inserimento, di fragilità, di rapporto.

83. Partendo dall’attenzione specifica alle proble-matiche familiari, si valorizzino la vocazione ma-trimoniale e la missione propria degli sposicristiani. Al proposito, i coniugi devono essereformati a compiere il loro ministero: con la testi-monianza della fede e dell’amore, nel servizio allavita; nell’educazione dei figli; nel servizio alla so-cietà; trasmettendo la memoria della fede inGesù da una generazione all’altra, nel lavoro,nelle relazioni familiari e amicali; nell’eserciziocristiano dell’ospitalità e dell’accoglienza; nellaresponsabilità per quanto riguarda il nascere elo svilupparsi della vocazione dei figli verso lamissione sacerdotale, la vita consacrata, l’apo-stolato degli istituti secolari; nella missione ec-clesiale dei coniugi nei confronti delle altre coppiee famiglie (gli sposi stessi si facciano apostoli eguide di altri sposi); una speciale sollecitudineverso i matrimoni in difficoltà o falliti.

84. Le relazioni coniugali, l’educazione dei figli,l’iniziazione cristiana, le relazioni parentali, lapresenza degli anziani, le fragilità diventino temidi approfondimento della pastorale familiaredelle unità pastorali.

85. Ci sia un presbitero dedicato alla pastoralefamiliare in ogni unità pastorale. Si avvalga dellacollaborazione di un’équipe, possibilmente di

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coppie presenti nell’unità pastorale. Elabori eproponga un programma che preveda l’accompa-gnamento delle attività dell’iniziazione cristiana,della vita dell’oratorio e delle situazioni di fragilitào debolezza.

86. Ci si dedichi alla formazione cristiana e allaspiritualità familiare. Nell’unità pastorale si for-mino coppie come animatori/operatori di pasto-rale familiare, si organizzino percorsi dieducazione all’affettività per adolescenti tra gli11-16 anni, con taglio vocazionale. Si propongano percorsi di accompagnamento almatrimonio con impostazione comune in tutta ladiocesi.

87. Si incentivi l’esperienza dei gruppi familiari,prendendosi a cuore l’accompagnamento dei gio-vani sposi.

Si coltivi una sensibilità particolare verso le fa-miglie segnate da fragilità: in diocesi si stabili-scano centri di ascolto specializzati; si offra lapossibilità di cammini condivisi in gruppi peruna progressiva guarigione interiore ed un’inte-grazione nella vita della comunità.

88. Fulcro della programmazione pastorale dellavita familiare è considerare la famiglia come sog-getto di vita e di testimonianza. Per questo motivoè necessario che si propongano alcune azioni pa-storali che hanno come soggetto la parrocchia,altre l’unità pastorale.

La formazione alla famiglia deve prevedere duemomenti costitutivi, il primo è quello del discer-

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nimento alla vita coniugale cristiana come voca-zione specifica, finalizzata a “fare maturare la ca-pacità di amare”, o preparazione remota: ilsecondo, preparazione prossima, è quello in vistadella celebrazione del sacramento, finalizzata ad“aiutare i giovani a scoprire il valore e la ric-chezza del matrimonio”.

La pratica della carità

89. La carità costituisce l’applicazione dell’atten-zione alla laicità come appello missionario e te-stimoniale dei credenti nel mondo. Lasollecitudine per i poveri dice chiaramente la di-mensione comunitaria dell’impegno cristianonella carità e costituisce uno stimolo per la cre-scita della fede personale e comunitaria. La dimensione educativa in questo ambito di-venta luogo centrale dell’attenzione che guidal’unità pastorale.

90. E’ opportuno che ci sia un presbitero respon-sabile di questa dimensione pastorale, coadiu-vato da un’équipe formata da persone provenientida ogni parrocchia. Allo stesso modo è necessarioelaborare un programma specifico da sottoporreall’approvazione dell’unità pastorale.

91. In collaborazione con la Caritas diocesana,ogni unità pastorale si attivi per la costituzionedelle Caritas parrocchiali, capaci di leggere le si-tuazioni locali e rispondervi con aiuti concreti.L’analisi delle necessità del territorio delle unitàpastorali sia fatta di concerto con le realtà am-

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ministrative e le associazioni di tipo sociale ope-ranti nel settore.

92. In ogni unità pastorale si costituisca un cen-tro di ascolto. A tal fine si ritengono essenziali: lasinergia con la Caritas diocesana; un tempo op-portuno di formazione degli operatori/volontari eun periodo di tirocinio presso qualche centro diascolto funzionante.

93. Ogni comunità parrocchiale coltivi una sensi-bilità specifica verso la necessità del farsi pros-simo, con apposite catechesi ed iniziative. Ci sieduchi ad esercizi concreti di solidarietà umana ecristiana verso i poveri, gli anziani e i malati.Si cerchino riposte concrete alle situazioni di di-sagio di fratelli e sorelle migranti; li si affianchi nelcammino di fede, si affronti il problema, a livellodi unità pastorale, con coordinamento vicariale.

94. Si coinvolgano i giovani e li si renda protago-nisti nelle attività caritative, in esperienze forti divolontariato e di solidarietà soprattutto pressocase di accoglienza o residenze per anziani.Si preveda una forma di accompagnamento for-mativo e spirituale per i volontari.Si prenda in considerazione l’ipotesi di mansioniqualificate e retribuite.

95. La dimensione educativa della Caritas pre-sieda, a livello parrocchiale e di unità pastorale,la vita concreta dei cristiani e stimoli ad attivitàche promuovano sia il coraggio della carità, sia laricerca del bene comune secondo lo stile di laicità.

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INDICE

Introduzione pag. 5

Presentazione del Vescovo pag. 9

Preghiera pag. 14

Decreto di Approvazione Instrumentum Laboris pag. 15

Lo sfondo pag. 17

La buona vita secondo il Vangelo pag. 19

Profondità ed efficacia pag. 21

Laicità ed Eucaristia pag. 22

Le linee pastorali pag. 25

Cura per l’autenticità personale pag. 27

Cura per la sinodalità pag. 27

Definizione delle linee e dei criteri d’indirizzo pag. 29

Tre emergenze pastorali pag. 31

Il dibattito sinodale pag. 33

Laddove gli uomini vivono pag. 35

La cura della spiritualità personale pag. 41

La cura per le azioni comunitarie pag. 43

Precisazioni giuridiche e pastorali pag. 49

Rapporto tra unità pastorali e organismi diocesani,

vicariali e parrocchiali pag. 52

Procedura per la costituzione delle unità pastorali pag. 53

I giovani, le famiglie e i poveri pag. 55

La pastorale giovanile pag. 56

La pastorale familiare pag. 58

La pratica della carità pag. 61

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Supplemento al settimanale l’Araldo Lomellino n. xxx del xxxx 2019© Edizioni E.O.R. - Buona Stampa - Vigevano

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