SIM CARD 2011

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arte contemporanea a cura di domenico la grotteria 00 catalogo_sim_card_2011_002_Layout 1 23/05/11 13.49 Pagina 1

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temporary art collettiva a cura di Mimmo La Grotteria Collegno (To)

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a r t e c o n t e m p o r a n e a

a curadi domenico la grotteria

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L’egregio stimolo della Mostra “Sim Card” insiste su alcuni aspetti dell’ap-proccio del filosofo Bergson al rapporto fra tempo e spazio, che per noi si tra-duce in quello fra concezione e Arte. In sostanza Bergson dice che la concezione

avviene in noi in modo spontaneo e naturale, con una successione di percezioni che si com-penetrano fra loro creando il valore esperienziale che, più che legato al ricordo in quanto tale,agisce sul divenire presente come un oggetto solo casualmente situato nel passato, anzi, non siparla proprio, se non si vuole, di passato e presente, si segue soltanto un’onda, un flusso, bastevolea se stesso. Non c’è traduzione, traslitterazione imposta, almeno a livello interiore, tendente a mu-tare forma a ciò che semplicemente avviene.

Lo spazio, secondo Bergson, e di conseguenza il tempo, subentrano come impulso a codificare,ad avere una visione d’insieme, cronologica appunto, allo scopo di creare ulteriori connessionioltre quelle spontanee del merge naturale. L’operazione che si va a compiere, per essere succinti,è quella di distaccare fra loro le percezioni, un po’ come separare fra loro fratelli siamesi, oper-azione sempre complicata, e disporle su un piano, spazio, di successione distinta, numerarle, pro-tocollarle, censirle con finalità presunta di avere una visione globale più autorevole.

In questo traumatico distacco viene a crearsi il concetto di tempo, e con esso quello basilare dimemoria. La memoria, ed entriamo credo nel tema vitale della Mostra, o è quella naturale di unpassato esperienziale che si reintegra nel presente, cioè ha valore solo per il momento attuale, anziil momento attuale non è che la forma dinamica del passato, quella che ci interessa, oppure lamemoria viene numerata, censita, dislocata per creare in modo posticcio una nuova valenza espres-siva e indicativa. Ciò avviene quando l’uomo si sente a corto di percezioni interiori e intende cosìcostruire il futuro con una serie di riedizioni del passato, avendone scorporato, devitalizzandoli, imomenti che da soli hanno in tal modo poco valore rispetto alla sinergia dinamica sita nella suc-cessione naturale. Un esempio banale è la pappa reale, sì, proprio il magnifico prodotto delle api,che contiene così tanti elementi per un risultato finale fuori dalla norma, in termini di apporto al-l’organismo.

Ebbene, si è cercato di capire quali elementi fossero determinanti e si è arrivati alla conclu-sione che nessuno giustifica un così grande risultato, ma è nell’insieme che va cercata la risposta,nella compenetrazione fra gli elementi che crea una miscela inedita ed eccezionale. Sulle stessebasi si poggia la teoria dell’incidente, che non è mai dovuto ad una causa, da sola capace di

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scatenarlo, ma dal concerto di cause che viene a crearsi e allora sì che la singola diventa, al paridelle altre, determinante.

L’esempio in Bergson è ancora più avvincente: la retta è un insieme di punti uguali a se stessi,che per determinare la successione visibile è come se un unico punto si muovesse, in un dinamismoche non è né spaziale né temporale, ma di successione naturale. In realtà non è lo stesso punto,ma dei simili che si compenetrano fra loro, ma ciascuno di loro non ha la coscienza dell’insiemea meno che non si distacchi, non esca nello spazio appositamente creato per vedere fisicamentela retta.

Quali sono i rapporti fra concezione e Arte? Nel rispetto della logica bergsoniana dovremmodedurre che l’Arte, quella che noi vediamo ad esempio in una Mostra, non sia altro che la dis-tribuzione, collocazione, codifica di percezioni scorporate dalla loro naturale integrazione, usciredalla retta in una sostanziale solitudine spaziale, isolare il rame nella pappa reale, guardare alloscoppio del pneumatico come causa dell’incidente quando magari ne è stato l’effetto. Quindi un’-operazione discutibile ai fini del risultato. Eppure l’artista sente il bisogno di materializzare la suasuccessione e il pubblico quello di numerare e codificare un percorso perché incapace a fondersinella successione naturale dell’artista senza visualizzarlo.

La corrente filosofica di Bergson viene definita “intuizionista”, ovvero di quella capacità di ar-rivare al nocciolo senza il bisogno di sezionare la percezione in tempo e spazio e conseguenzial-mente in memoria. La Sim Card è destinata nel futuro a contenere tutto il corredo di informazionidi un individuo, ma una simile compressione è in realtà una dilatazione, una dispersione che faperdere la reale visione d’insieme, oppure si tratta di un onore alla successione naturale e se così,che bisogno c’era dal momento che numerose persone viaggiano benissimo oggi con al seguitouna emozionante patente lacera di trent’anni fa, foto compresa?

Come si collega l’Intuizionismo nell’Arte? I punti di visuale sono due: l’artista e il fruitore. L’ar-tista è vincente quando riesce a trasformare la sua opera in un pulsante momento attuale indislo-cabile rispetto sia al tempo che allo spazio, il fruitore analogamente non deve porsi di fronteall’opera come ad una visione d’insieme auspicata della sua memoria dislocata, ma vivere il mo-mento come una forma di fusione con la percezione. (20 marzo 2011)

Sergio Gabriele

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Bergson “La durata reale”

Il punto di partenza e il fondamento di tutta la filosofia di Bergson è la dottrina della “duratareale”. Analizzando le teorie tradizionali sul tempo, egli si accorge che questa hanno conside-rato unilatelamente solo la dimensione temporale rappresentabile sotto forma di una linea, cioèsecondo la dimensione dello spazio, che era ancorato al privilegiamento della realtà materiale-vi-sibile.

Secondo Bergson, questa interpretazione, pur legittima e pragmaticamente utile, non devefar trascurare un’altra concezione temporale, quella che il saggio chiama la durata: una duratatanto più importante, in quanto appare la più propria del soggetto umano e della sua vicenda in-teriore. Bergson arriva a constatare che il tempo reale, il quale ha un compito fondamentale nellafilosofia dell’evoluzione, sfugge alle scienze matematiche. La durata reale è infatti il dato dellacoscienza, spogliato di ogni sovrastruttura intellettuale o simbolica e riconosciuto nella sua sem-plicità originaria.

La vita più profonda dell’uomo viene vista come mutamento costante, dinamica inarrestabile,corrente continua e ininterrotta che varia senza tregua, con tempi e stati che non sono organizzabiliin modo univoco e tanto meno linearizzabili secondo la logica del prima e del dopo. Non c’è sub-strato immobile dell’io sul quale venga a proiettarsi la successione degli stati coscienti.

Ciò che Bergson intende recuperare e valorizzare è appunto questa vita, questa esperienza esi-stenziale che si trasforma e insieme permane, trascorre e insieme ricorda, compenetra il passatoed il presente, scompigliando così tutte le categorie tradizionali usate per ordinare e spazializzarela temporalità.

La memoria perciò non è una facoltà speciale, ma è lo stesso divenire, che spontaneamenteconserva tutto di sé. Questa conservazione totale è nello stesso tempo una creazione totale, poichéin essa ogni momento, pur essendo il risultato stesso di tutti i momenti precedenti è assolutamentenuovo rispetto ad essi.

La durata è il progresso continuo del passato che azzanna l’avvenire e si accresce avanzando.

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Arte contemporanea e il tempo

Imprigionare qualsiasi fenomeno entro rigidi contorni spazio temporali può molto spesso rivelarsiun procedimento alquanto azzardato, perché si finisce quasi sempre per ridimensionarlo, soffo-carlo, condurlo ad una lenta estinzione. Nell’ambito artistico questi effetti negativi sono ancorapiù visibili: infatti sesi racchiude in un preciso momento storico una qualsiasi forma d’arte, nonsi fa altro che decretarne la morte. Questo accade oggi a proposito dell’arte contemporanea, ri-spetto alla quale prevale una concezione canonizzata e codificata, tesa a fissarne in maniera in-transigente qualsiasi sua caratteristica, escludendo di fatto tutto ciò che devia da binari prestabilitie arbitrari. L’arte è liberalità, intuito, ispirazione e genio e nessuno di questi può essere tenutosotto pieno controllo, dove alcuni pretenderebbero di fare. Inoltre, compiendo una siffatta ope-razione, si giunge ad affermare l’impossibilità dell’avvento del nuovo: le uniche opere accettatedivengono quelle che si rifanno ai capostipiti e agli artisti del movimento, mentre i tentativi disperimentazione e gli sforzi che si prefiggono il raggiungimento di un’ originalità artistica,sonoin tal modo destinati al rifiuto e all’oblio.

Forse il problema risiede nel voler unicamente accettare per vera una idea del tempo lineare,scientifica, positivista; in grado di sperimentare ogni evento e di contrassegnare per esso un inizioed una fine insindacabili.

La speculazione filosofica ha annoverato fra le proprie fila importanti pensatori, che, attraversoi secoli, hanno proposto idee differenti riguardo al tempo, rifiutando la logica attanagliante delprima e del dopo ad ogni costo. Fra questi spicca certamente il parigino Henry Bergson, autore nel1888 del saggio sui dati immediati della coscienza , nel quale si sviluppa la dottrina della duratareale. Egli condivide il pensiero di coloro che hanno rappresentato il tempo come una linea, cioèsecondo la dimensione dello spazio. Propone invece un’esistenza umana più profonda, compostada fenomeni da considerarsi come mutamento costante, dinamica inarrestabile , corrente continuae ininterrotta, che varia senza tregua. L’esperienza esistenziale quindi si trasforma ed insieme per-mane, trascorre ed insieme ricorda, compenetra il passato e il presente. La memoria viene a coin-cidere con lo stesso divenire, che spontaneamente conserva tutto di sé. Questa conservazione totaleè nel medesimo tempo una creazione totale, poiché in essa ogni momento pur essendo il risultatodi tutti i momenti precedenti, è assolutamente nuovo rispetto ad essi.

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La durata introdotta e creata da Bergson diventa perciò il progresso continuo delpassato, che azzanna l’avvenire e aumenta con il proprio avanzare.

Se collochiamo il fenomeno dell’arte contemporanea in questa ottica, otteniamo il ri-sultato di aprire per essa infinite prospettive. Ogni opera nuova, originale, disincantata, di-viene degna della massima considerazione, proprio perché, pur non seguendo i modelli chehanno ottenuto grandi successi, tende ad accrescerli con la proposta e l’esperienza degli artistiche l’anno forgiata. Di conseguenza anch’essa immediatamente dopo essere stata concepita erealizzata, entrerà a far parte di quel passato che non deve incutere timore alle novità, ma inco-raggiarle ed ispirarle.

Del resto, se l’arte è cultura, è necessariamente obbligata a non rinchiudersi su sé stessa, comeun gioiello da contemplare, ma a completarsi continuamente, prendendo coscienza che ogniforma di apprendimento non avrà mai una fine temporale decisa dall’uomo.

Solamente abbracciando questa mentalità potremo ancora una volta conferire all’arte contem-poranea quella scintilla di vita di cui necessita e che soprattutto merita.

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St. E lena Rd.

Sui muri della nostra esistenza cisono delle incrostazioni che ci indi-cano la strada fatta e forse le coordi-nate da seguire per districarci dal di-ramare dei vicoli del nostro vivere.Immagini che dai recessi della nostrainfanzia abbiamo lasciato incollateper ricordarci di come abbiamo vis-suto. Tutti lo fanno e nella realtà chenon sempre è la verità anche le stradedi una città santa si tengono strette leloro immaginette i loro fregi i loro filielettrici. Il sogno però a volte erompestraordinario, tradendo la sua originementitrice, facendoci vedere realtàche vorremmo fossero, ma non sono,forse in un altro tempo, in un altroluogo saranno ma l’adesso lo co-struiamo da noi, forzando con i nostriprogrammi le visioni di posti lontani,maestosi, sacri, riducendole, adattan-dole alle nostre dimensioni, com-piendo ciò che chiamiamo incarna-zione per distinguerla erroneamentedalla trascendenza.

www.benalfa.it

ben alfa

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Segni, segni e ancora segni. Si sus-seguono sulla carta, incasellati for-mando lunghe teorie che appaionosempre irraggiungibili nel significatooriginario. A ognuno diamo il nostrocontributo incidendo nella memoriaciò che ci ricordiamo di quello cheabbiamo vissuto e che forma la tramadella nostra esistenza. Nebosja questolo sa e ci stimola ad avere unavisione più vasta, come lo è la suache trascende la misura solita delleopere. Non basta un muro per con-tenere la sua produzione, come anoi non basta la nostra capacità diimmagazzinare i ricordi. Molti diquesti sfuggono, alcuni ritornanomutati nella forma ma con il mes-saggio nascosto dei sogni e dei sim-boli. da Nebosja riceviamo questalezione: la moltiplicazione dei simbolinon ne riduce la capacità di evocare,ma ne acuisce la necessità di farloalla ricerca continua di un significato.

www.facebook.com/sinnebojsa#!/nebojsa.bogdanovic

Nebojsa Bogdanovic

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Alberto costruisce il temposulla carta disegnando catene infi-

nite di segni piccoli e grandi co-prendo la superficie di segniinfinitesimali che si collegano siuniscono in un unico disegno dicui gli spazi sono come pause mu-sicali che non vengono suonate perdare il ritmo. Sembra semplice e loè ma ci vuole tempo per scrivereun dizionario, per scrivere in bellacalligrafia invece di un abbozzo. Ilsegno del tempo è la sua data, na-scosto dal suo lavoro che come lecellule a cui si richiama compon-gono un giorno un anno una storia.

alberto bongini

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Jean Paul vive all’interno di ciòche viene espresso dal suo cuore,ne fotografa i meandri, accumulan-done le tracce. Per capire, forse, dadove viene e per farci capire cheviene da qualche parte. Poi noncontento della quantità del mate-riale prodotto radiografa il suocorpo per cercare di stabilirne larealtà e l’identità. Ne esce fuori unarazzo psichedelico, che stravolgel’esperienza cosiddetta normale,composto da fotografie, colori, so-vraesposizioni, sbavature. La suapoetica è forte, ma alla fine neescono fuori dei tracciati lineari,spirituali. Tracciati di un percorsoche pulsa scavando all’interno di séstesso, come il suo cuore chepreme nelle sue ossa in cui è con-tenuto.

jean paul charles

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Il tempo passato nasconde l’er-

rore esistenziale di ognuno di noi, in-

dagarlo è il nostro metodo per

prenderne coscienza, ricordarlo e ac-

cettarne forse la metamorfosi. Esiste

un tempo esperienzale che vive nel-

l’immaginario collettivo, che è pas-

sato ma basa la sua realtà anche sul

presente. Un tempo che ci viene con-

segnato e di cui ne abbiamo traccia e

di cui, forse, manteniamo il ricordo

solo nel mito. Andrea sottolinea

l’aspetto mitico dell’errore, della di-

versità delle nostre esperienze e di

come questa a volte non costituisca

più una esclusione ma un’apparte-

nenza. Forse a un altro mito, forse a

un altro ambito, che comunque es-

sendo il suo diventa anche nostro, af-

fondando nella nostra capacità di

immaginare una diversa realtà possi-

bile.

andrea chidichimo

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Cristina segna il passaggio delfuoco tra le lamiere contorte e gliinterni dei mezzi di cui ha le im-magini ardenti. Razionalizza ilpassaggio deleterio componendopaesaggi lunari e deserti doveprima c’era l’azione. Salva legomme che sono le parti molli male lamiere che dovrebbero con laloro rigidità proteggere sono cor-rotte dalla ruggine dall’ossidantepassare dell’esuberanza chimica edalla composizione di ossigenoidrogeno, elettroni, sapendo chenon è la scienza esatta che salval’uomo ma la sua interiorità, chescopre la propria esistenza all’in-terno di un tutto che se non perce-pito e non riprodotto, recuperato,conservato, cade a pezzi…è vit-tima del fuoco dell’aria del tempo.

cristina clarkson

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Sempre all’insegna del rac-conto, il lavoro di Gianni Da

Pozzo presuppone la conoscenzadel proprio inconscio. Questo spa-zio che esiste dentro di noi neiquadri di Gianni si dilata, riavvolgela nostra esperienza in un immagi-nario inquietante e desueto. Le fi-gure di cui si racconta la storia cisembra di riconoscerle, ma nellostesso tempo non appartengonoalla nostra quotidianità, sfuggonoalla collocazione che vorremmodargli. Eppure in qualche modo ciappartengono, si presentano vicinenell’apparenza ma lontane nel si-gnificato, come il tempo di Bergsonche non appare se non nel ricordonegandoci la possibilità di defi-nirlo, di imprigionarlo.

www.giokasco.it

gianni da pozzo

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Aurora

Stefano disegna sulla carta, disegnacon i colori, bagna la carta, usa an-tiche tecniche esotiche per disten-dere acquerelli, per tendere lacarta. Vola al di là del tempo pre-sente, riporta in vita esperienzepassate che non lasciano traccianel futuro perché non esiste il fu-turo. Non ancora perlomeno, staarrivando, intanto Stefano disegnasull’acqua che è ciò di cui è fatta lamateria, versando sulla carta il fa-scino che esercita la dimenticanzadi cose che non si sono mai sapute.Che rimangono nell’ombra o emer-gono dalla nebbia come le formedi cui sono pervasi i fogli che com-pongono la sua opera. Ricordospontaneo e improvviso di ciò cheha fatto il mondo e la sua impres-sione nella nostra immaginazione.

http://stefanogiorgi.altervista.org/

stefano giorgi

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La sintesi è ciò a cui tende l’artistanel suo ricercare. Linee immaginatee distribuite. Una serie di punti chenell’esperienza sono punti di inte-resse e nell’espressione artisticasono topici che nel loro susseguirsisostituiscono la linea nel suo pro-gredire, costruendo un racconto. Ei-nat dipana la linea delle cose attra-verso colori della psiche,psichedelici, che hanno la intensitàdell’emozione. Il loro contorno at-tribuisce un significato a ciò non haniente dello spessore della multi-proprietà delle cose. Queste privatedai loro particolari appaiono nellaloro essenzialità rimandandoci unimmagine riconoscibile attraversoil ricordo di cosa esse sono o forsesolo di come appaiono nascon-dendo la loro essenza. Le cose esi-stono al di là della loro riconosci-bilità aspettando che qualcuno necatturi il significato.

www.arif-n-galanti.com/

einat arif Galanti

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Esiste una esperienza non fisica ma culturale che dimensiona il tempo. Nel lavoro di Yossi questo riferimento èla Bibbia la cui descrizione di luoghi nel nostro presente non è più riconoscibile. Rimane solo un ricordo nell’im-maginario collettivo di cui facciamo parte e a cui attingiamo per spiegarci le cose. L’immagine dispiegata nella suainterezza appartiene a un luogo molto citato nell’antico testamento, di questo sito si narra che fosse sede di antichisacrifici, riti obliterati dall’uso. Ora qui c’è un confine, ipotetico che divide. Di qua la parte est di Gerusalemme dilà la parte ovest. La visione panoramica permette di coglierle entrambe. Come prospettiva non è naturale, ma riu-nendo le due parti chiude l’esperienza visiva in un tutto unico, saldandola al riferimento culturale, rimandandoancora una volta la realtà in una dimensione esperienzale dove ci si muove lungo le linee del sentimento, di cui ilpassato è il ricordo di ciò che stiamo vedendo, disteso su una linea che divide…forse solamente la vita dalla morte.

www.arif-n-galanti.com/

Yossi galanti

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Certe passioni hanno bisognodel tempo per generarsi, si di-

schiudono invece di incasellarsi. Laloro crescita viene notata solo dachi osserva giorno per giorno ilpassare del tempo ed è sensibilealle emozioni. Alcune finestre ven-gono chiuse, altre aperte e sul lorovetro si riflette l’immagine sognata,giocando con la luce che l’attra-versa. I ricordi tra le foglie comeuccellini attendono di volare via.Sara conosce il suo essere comeconosce il mondo, invece di assue-farsi se ne stupisce e rinnova la suapromessa invaghendosi del pre-sente collezionando il passato di-menticando il futuro.

http://saragrazio.blogspot.com/

sara grazio

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Tere Grindatto si muove nel su-burbio dell’intenzione, in quellamagica terra di mezzo nella qualele idee, i proponimenti, gli anelitiaspettano pazientemente di essereammessi nel paradiso dei codici. Imateriali ci sono tutti, paste, indiciabrasi, lamelle di carta velina in-trise nel colore, immediatamenteabdicato, e stese nell’infinito gual-cito. Dispone, il risultato ante litte-ram della logica casuale dellarappresentazione, affinché ci sichieda dov’è l’empasse, dove strideil connubio folle fra la vita e la suaestetica, la felicità e l’immagina-zione insita nel colore e nellaforma. Tere raccoglie l’istinto primi-genio dell’arte, ricompone il co-dice dell’abominio, dai papiri alpret-a-porter del riuso, brandelli diabiti che si fondono al segno chene traccia la cronaca dell’interru-zione. Traducendola in inutilefretta. Piccole composizioni robo-anti dell’eternità confusa che ab-biamo preferito alla dolce mortedell’amore.

Sergio Gabriele

www.teregrindatto.it

tere grindatto

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Calendari devozionali e santini,madonne, cristi, Gesù bambini, To-

polino, Cenerentola: elementi sacricasuali e supereroi pagani pococonvincenti e ancormeno invinci-bili. Volte celesti e blu cobalto;cielo di fabbrica, verde di città. Ungruppo di persone posa per il foto-grafo di fronte al Bar Franco-Italien.Analessi e prolessi si scontrano nel-l’inesorabilità. Memorie e ricordi,nostal gie e paure, durezza e do-cezza. Tutto è compreso e tutto ri-torna, il cielo e la terra hanno lostesso sapore. Mimmo La Grotteriadi Monterosso Calabro questo rap-presenta. Stupiscono l’ossevatore lericche coniugazioni estetiche, le in-tuizioni un po’ provocatorie, e lacontinua richiesta di risposte e spie-gazioni che l’opera induce.

www.mig2000.altervista.org/

Mimmo la grotteria

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Nell’opera di Valeria si avverteuna ricerca. Qualcosa viene ricer-cato e qualcosa viene trovato. Isegni sono come un graffiare di su-perfici opache che coprono e na-scondono. Come in una genesi laluce esce dal buio che la circondae modella lo spazio. Codici sonoil mezzo per illuminare uno spazioche è interiore.I suoi lavori ci interrogano, stimo-landoci ad attribuire loro un signi-ficato. I significati che diamo sonogià dentro di noi. Nel tentativo diriconoscerli la sua ricerca diventala nostra. Siamo come Adamo chenel giardino incantato dà un nomealle cose, agli esseri viventi, all’es-sere.

www.valerialatorre.it/

valeria la torre

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www.chenli.it

chen LiPassi, passi e scarpe. Il percorso che fa l’uomo dipanando la sua storia è fatta di passi. A volte piccoli passi

di scoperte oscure a volte balzi in avanti di intuizioni geniali. La memoria è il collante che tiene assieme lateoria dei passi fatti, del percorso compiuto e che ne tramanda il continuum… I simboli che descrivono lasequenza sono icone che si estraggono dalle immagini diventate concrete, solide, attraverso il lavoro dell’uomo,la sua esperienza cristallizzata in oggetti. Il linguaggio che ne scaturisce è universale. Compreso, elaborato econsegnato alla sua comunicazione. Poetica del fare e dell’immaginare. Scarpe di gesso, fragili nel loroessere, tracciano un idea di percorso possibile. Le foto ne rimandano l’evoluzione e la creazione.Richiamando alla memoria ciò che è assente. Il corpo senza corpo. Il resto è nascostonella mente di chi guarda e di chi ha ideato l’opera. Unica traccia che è possibilerilevare, rivelata, è del corpo la sua memoria.

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Il tempo normalmente ha unosvolgimento sequenziale, dividel’esperienza di ognuno in piccolibrani che possono essere elenchi diciò che è avvenuto. Il racconto è ilrisultato di questi frammenti espe-rienziali. Stabilire delle regole nuoveper iniziare a dipanarne le trame è illavoro fatto da Marco Martini, i ri-quadri nel suo lavoro sono al limitetra la tecnica del fumetto, dell’illu-strazione, del racconto metafisico.One shoot è lo scatto della mac-china fotografica, che con unosparo, cattura l’immediatezza del-l’attimo nella realtà riconoscibile atutti mentre lo scatto dell’attenzionedi marco non è così immediato. Co-struito, stratificato isola un attimo oconclude momenti diversi in un rac-conto unico. Qui la finalità è lametafora, la realizzazione è la co-municazione, condivisione del-l’incomunicabile, del l’alterità,della a-normalità.Gli elenchi stanno alla base dellastoria, che del racconto ne è la ra-dice ultima.

marco martini

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Il cuore di Fulvia batte in sinto-nia con un’universo imperturba-

bile, sempre uguale nel suoincedere ma sempre diverso nellasua variazione. È di Fulvia la capa-cità di essere romantica nella di-sperazione di un cuore infranto,ricostruendone i frammenti con latecniche della fantasia e della cir-colarità del tempo. Tutto ritornaalla sua unità originaria, fluendo trale fessure della memoria e flut-tuando nello spazio bianco checonnette la nostra psiche. Alcunipossono disperarsi e rimanereinerti, ma Fulvia fa girare di nuovoil mondo attorno al cuore che dellafusione è l’origine e lo scopo. La-sciando lo spazio a un vagare in-quieto che non concede requie manon è disperato bensì dinamico. Èsua la visione del futuro perchénella circolarità della ripetizione ilfuturo disatteso e mai inventato èrecuperato come ritorno di un pas-sato che nella linearità dell’azionedeve ancora avvenire ma invecedel presente rimosso ne è perce-zione, illuminazione.

fulvia polo

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Essere sé stessi sempre. Il lavorodi Marco Portinaro è portare questopeso nelle sue foto. In mezzo a unanatura stralunata, differita, nascostatra gli spazi che vengono concessidalle case in costruzione che ero-dono come bestie primordiali l’ar-chitettura del mondo Marco sidistoglie dalle visioni orride na-scondendo i suoi obbiettivi tra lefoglie, nei torrenti nelle cascatelleimprobabili, nelle pozzangheredelle marcite dei prati. Guarda conocchi ingenui portando il suo pesoattraverso la trasformazione di unmondo in movimento. In evolu-zione o involuzione. Lui ne testi-monia il mutare, fotografandone ilmovimento, fino ad arrivare a iso-lare la forma in agglomerati di vi-brazioni che non hanno piùriconoscibilità ma solamente sensi-bilità a un progredire continuo tra-scurando il loro passato di cose,innervate nella sostanza di cui èfatta l’immagine, il colore.

marco portinaro

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Gerardo ferma il tempo. Con ilsuo braccio colato nel metallo si

aggrappa alla storia, segnata da pa-role che svaniscono o che vengonolentamente all’evidenza. Una por-tiera, datata dal modello riconosci-bile, è il pezzo di storia che afferra.La sua macchina è presa di pesodal tempo in cui è stata fabbricata eportata nel futuro che è il presentedi adesso. Si vedono i meccanismi,che delle azioni sono il motore. Ètutto apparentemente statico, fermo,ma due orologi che camminano inopposizione fanno capire che il tem-po muove le cose. Ma anche questopuò essere fermato, la sua corsainesorabile può essere interrotta, ba-sta che gli orologi che ci segnano lavita, scandendo il ritmo delle azioni,e che ne sono i dominatori inesora-bili, si muovano uno al contrariodell’altro, così che il tempo o perlo-meno la percezione che ne abbiamo,viene annullata, e rimaniamo padronidella nostra esperienza, fermandocon le braccia di ferro delle nostreidee il tempo, per adeguarlo ai nostribisogni, ai nostri significati.

gerardo rosato

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60 scatti al secondo

Il temporizzatore della macchina fo-tografica è immensamente meravi-glioso. Scatta sessanta posizioni alsecondo. Nessuno lo sapeva. SoloGiulio nel suo indagare tecnologicolo ha scoperto. Voler provarel’ebrezza del possibile spingendofino al limite consentito dalle capa-cità assegnateci è il compito che siprefigge. Che si tratti di un colomboche come nuovo messaggero dellaterra emersa dal diluvio si appoggiasu un lampione o che si tratti dellateoria delle luci del corso di perife-ria. L’analisi inquieta di Giulio si lan-cia nella descrizione e nell’anatomiadel processo del divenire. I sessantascatti diventano molteplici framesche inquadrano l’attività e ne ragge-lano l’esposizione nella realtà inutilee forse defilata ma sempre ripresa daun occhio che non è mai asettico,ma curioso e instancabile nel co-gliere i frammenti di un’azione de-viata dal movimento, in margine allascena principale ma terribile nellasua immediata pregnanza di signifi-cato nascosto.

giulio steve

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www.paradigma.altervista.org/

Nella sua essenza il sapone èsimbolo di purezza. Una purezza

continuamente ricercata con lamoltitudine dei saponi presenti enon usati. I loro profumo il loro co-lore coprono lo spazio facendocisapere che la purezza è forse pos-sibile anche se non immediata-mente visibile. Così il tempo diBergson ha una sua esistenzaideale ma non pratica immediataimmanente perché sappiamo cheadesso in questo momento c’è, manon può esistere perchè è già statoo deve ancora venire. Una purezzadi tempo che non verrà raggiuntaal contrario della purezza di Lu-ciana che vede il sapone nella suaradice ultima di significato, riman-dandoci a un’azione che vor-remmo compiere, regalandocenecosì il desiderio.

luciana vannulli

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Videopittura

Stefano Giorgi dipinge manualmente, su una “lavagna lu-

minosa” di sua invenzione, immagini realizzate con l’ac-

qua e l’inchiostro, i pennelli e le dita. Il risultato finale è

un film di animazione formato da una sola immagine che

si evolve di continuo. Nel suo dipingere una trasforma-

zione costante di forme-ombra riporta all'immagine pre-

figurativa, al caos dell'inconscio che confonde e disturba

la linearità del tempo e dello spazio. Il suo è un lavoro

sull’improvvisazione intesa come strumento che fa fluire

l’immaginazione e il sogno verso un mondo di suoni e

macchie, che con il corpo come tramite ci trasporta in

una dimensione in cui il gioco, è comporre infinite va-

riabili l’inchiostro disposto sulla carta.

http://stefanogiorgi.altervista.org

Meringa - Danza contemporanea

Nel cerchio della vita e del tempo danzavano gli dei di

una volta. Shiva creava danzando sugli eoni di cui era

fatto il mondo che andava inventando. Giravolte che

compongono i nostri movimenti, attraverso la danza as-

sumono un senso che altrimenti si perderebbe nel caos

spezzato che ci andiamo inventando ogni momento. Pre-

ludono alla festa a cui siamo invitati e di cui non siamo

consapevoli restituendoci un senso perso nel cerchio in-

franto delle nostre emozioni.

http://vimeo.com/23958274

Possibilità umane

Claudio Nicola suona al limite delle possibilità umane. Fa

sperimentazione assoluta, spinge la sua anima ad andare

avanti mentre i venti soffiano contro di lui. Non c’è posto

per i musicisti nel nostro mondo, per coloro che non ridu-

cono la sonorità degli oggetti ma la ampliano secondo le

proprie esperienze agli strumenti di cui sono amanti. Clau-

dio produce musica, la fa nei peggiori locali di Torino, quelli

dove i gestori non pagano, dove gli avventori sono distratti,

dove chi va a bere confonde la presenza di una band con i

juke box di cui si è persa la memoria. Ma la sua musica ri-

mane pura come lo è lui,essenziale nella sua volontà di fare

musica, di suonare, di vivere il meraviglioso nel vibrare di

una corda. Nella energia profonda che scaturisce dal suo

contrabbasso. Claudio Nicola è semplicemente un musicista

come semplice è il segno zen su una pergamena di riso, a

cui ci si può arrivare solo dopo aver assaporato lo scorrere

del tempo e averne distillato l’esperienza.

www.musicampus.eu

Performances

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Postfazione

Se da una parte la frammentazione e la caduta dei metaracconti caratteristica del nostro secolohanno portato alla perdita di valori riconoscibili e condivisibili da tutti, in cambio ci hannoconsegnato una libertà di rimodulazione di concetti che si sono fossilizzati con l’uso nel corso

del tempo. Da questa constatazione nasce l’idea della rassegna che vede Sim Card come secondomomento di una riflessione sull’arte contemporanea e sul suo stato fino ad oggi.

La presenza di un così alto numero di artisti con caratteristiche espressive diverse oltre che spe-rimentale, presuppone una vitalità che si è persa nei meandri delle istituzioni che sono la sede pre-ferita dell’arte contemporanea attuale.

Il cambiamento che investe tutto il mondo attuale, mutandone le coordinate sociali, politicheed economiche è recepito dagli artisti presenti nella rassegna con attenzione e sensibilità, non pre-supponendo un canone immobile che determina cosa è arte ma rivoluzionando il senso che staalla base dell’operare e del produrre arte.

Mentre le istituzioni prediligono un arte riproducibile e commestibile secondo le più raffinatetecniche e filosofie pret a porter, in Sim Card è presente un concetto di arte che si stacca dal pano-rama classico e manierista per verificarne la bontà secondo le intuizioni proprie di ogni artista.

Nonostante l’autorefenzialità e la relativizzazione che ne consegue si verifica un fenomeno dimolteplicità e poliformismo che sono dinamici ed elettrizzanti lasciando per il futuro una promessainvece di darne un’assoluzione che se pur voluta non è legittima.

Complice di questa sperimentazione è la concezione del tempo secondo Bergson. Il concettodi “durata” espresso dal nostro filosofo, presuppone che il tempo rimanga un’esperienza. Non unamisura oggettiva. Il passato è determinato dalla memoria di ciò che si è vissuto, mentre il presenteè ciò che si sta vivendo. È quindi automatico che il presente sia incrostato dal passato del nostrovissuto, e siano quindi contemporanei. Come agiamo, quello che facciamo, quello che sentiamosono sempre un frutto del nostro aver vissuto, dell’aver accumulato esperienze. Con questa idea ditempo non ci può essere una misura plausibile per far rimanere definita una questione così fonda-mentale per l’uomo come è l’arte. Qualsiasi struttura che si basi sulle coordinate storiche e tempo-rali del continuum spaziotemporale in cui è inserita deve fare i conti con la metamorfosi, con imutamenti di cui necessariamente è attrice e spettatore.

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giulio steveluciana vannulli

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SIM CARD

10-19 giugno 2011-Collegno (to)

Testi critici: Sergio Gabriele, Giulio Steve, Domenico La Grotteria

Curatore: Domenico La Grotteria

Grafica: Giulio Steve, Sara Grazio

Performance: Stefano De Giorni, Roberta Minici, Claudio Nicola, Andrea Gariso

Si ringraziano:L’associazione ParadigmaIl Comune di CollegnoLa galleria En Plein Air

Stampato nel mese di maggio 2011 presso lSRM arti grafiche s.r.l., Volvera (to)

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