Sicurezza per l’aria e l’acqua. I numeri dell’energia ... · confliggono tabù e aspettative...

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Sicurezza per l’aria e l’acqua. I numeri dell’energia verde. Con Papa Francesco per la sostenibilità. Il progetto “A’ naca”. N. 3 GIUGNO 2018

Transcript of Sicurezza per l’aria e l’acqua. I numeri dell’energia ... · confliggono tabù e aspettative...

Sicurezza per l’aria e l’acqua. I numeridell’energia verde.Con Papa Francescoper la sostenibilità. Il progetto “A’ naca”.

N.3GIUGNO 2018

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Orizzonti idee dalla Val d’Agri Mensile - Anno 3° - n. 3/giugno 2018Autorizzazione Tribunale di Roman. 142/16 dell’11/07/2016Comitato editorialeMarco Brun, Luigi Ciarrocchi,Domenico De Masi, Andrea Di Consoli,Antonio Pascale, Walter Rizzi, Lucia Serino, Davide Tabarelli, Claudio Velardi, Paolo VerriDirettore responsabileMario SechiCoordinatriceClara SannaRedazione RomaEvita Comes, Alessandro Fiorenza,Antonella La Rosa, Alessandra Mina,Simona Manna, Serena Sabino,Giancarlo StrocchiaRedazione PotenzaOrazio Azzato, Francesco Calabrese, Ernesto Ferrara, Carmen IelpoHanno collaboratoGiovanni Ceccaroni, Luca CosentinoProgetto graficoCynthia SgarallinoImpaginazione Imprinting, RomaContatti Roma: piazzale Enrico Mattei, 100144 RomaTel. [email protected]: Via V. Verrastro, 3c85100 PotenzaTel 0971 [email protected] Tecnostampa snc via P. F. Campanile, 7185050 Villa d’Agri di Marsicovetere (Pz)www.grafichedibuono.it

Editore Eni SpAwww.eni.comRitratti autori Stefano FrassettoFoto Archivio Eni, Getty Images,IPA Independent Photo Agency,Sie Masterfilewww.enibasilicata.itChiuso in redazione il 20 giugno 2018

Carta: Fedrigoni Arcoset White100 grInchiostri: Heidelberg Saphira Ink Oxy-Dry

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di Mario Sechi direttoreIn Basilicata lo splendore

delle operedella naturaconvive con

la grandezza di quelle

dell’HomoFaber

L a più grande raffineria del Me-diterraneo è in Sardegna, a Sar-roch, è la Saras della famiglia

Moratti. La prima petroliera attraccaal pontile di Sarroch nel 1965. Piùdi mezzo secolo fa. Mentre la Sarascresceva, il finanziere Charles Forte,crea nel 1970 a pochi chilometridalla Saras, un marchio del turismod’élite, il Forte Village. Tra le baie ele insenature del nord dell’isola, ilmarzo del 1962, il Principe KarimAga Khan, Patrick Guinness, FelixBigio, John Duncan Miller, AndrèArdoin e René Podbielski dannovita a un consorzio e al più affasci-nante progetto turistico mai realizzatonel mondo, la Costa Smeralda. Perché vi racconto questa storia?Perché a nessuno verrebbe mai inmente di associare la Sardegna allapiù grande raffineria del Mediterra-neo, mentre a tutti vengono in mentele bellezze naturali e gli alberghi piùbelli dell’isola. L’industria dell’energia non ha presoil posto del turismo, non l’ha oscu-rato, non ha cambiato il racconto ela percezione dell’immagine incan-tevole della Sardegna. Mentre Sarase altre aziende del settore energeticonascevano, il turismo dell’isola inquesti decenni ha moltiplicato l’of-ferta, sono nate nuove piccole egrandi imprese, professioni, servizi,ha riscoperto la cultura delle zone

interne e salvato dall’oblio luoghimeravigliosi. Lo stesso è accaduto in Basilicata. IlCentro Olio Val d’Agri, il giacimentoonshore più grande d’Europa, dovele ricerche cominciarono nel primodecennio del Novecento, è una realtàindustriale che in questi anni nonha oscurato la bellezza della Basilicatae la sua forza d’attrazione turistica.Chi pensa a questa regione d’Italianon ha in mente i cavi e i tubi delCOVA, ma lo splendore unico deiSassi di Matera e la natura del Parcodel Pollino, solo per citare due sitiche sono patrimonio dell’Unesco.L’industria qui è cresciuta e cresceràancora, insieme al turismo e ad altrisettori ad alto contenuto tecnologico.L’Eni in Basilicata sarà l’officina in-dustriale, ambientale e digitale diun grande processo di innovazioneteso a creare impresa, lavoro, benes-sere. L’immaginario di un luogo èuna forma potente di racconto edesperienza. All’interno di questo numero diOrizzonti c’è un articolo che certificaquanto vi sto raccontando sul settoreturistico: tra il 2008 e il 2016 gliarrivi in Italia sono saliti del 22,4percento, mentre in Basilicata sonoaumentati del 53,8 percento. Le pre-senze sono ancor più significative: + 7,8 percento per l’Italia contro un+ 25,9 percento per la Basilicata.

Sono numeri che rappresentano unnuovo inizio, una svolta che è allesue prime battute e ha bisogno diessere sostenuta. Per incrementare questi numeri, com-petere con le altre realtà turistichedel mondo e creare nuovi posti dilavoro servono investimenti, risorseumane, servizi, cura dell’ambiente.Una costante presenza dell’HomoFaber, dell’intelligenza, della tecnologiae della passione che si traduce non

in parole, ma in fare, opera concreta.Non si costruiscono case senza mu-ratori, ingegneri, architetti. Non sifa il futuro senza la tecnologia.L’industria energetica produce tuttoquesto, fatturato, imposte e royaltyche restano sul territorio, la maggiordi queste risorse – centinaia di mi-lioni di euro – devono essere impie-gate dalle istituzioni per rafforzarecon decisione cultura, turismo, ser-vizi legati alla storia, tradizione, vo-

cazione naturale della Basilicata. Ma-tera 2019 in questo senso è un can-tiere per il domani, un luogo di pro-gettazione del domani. Il nostroprimo incontro di Orizzonti a“Porte aperte” a Potenza è stato unprezioso momento di conoscenza inquesta direzione: sapere, raccontare,costruire insieme una relazione,ascoltare. Stiamo scrivendo insiemea voi il futuro.

Insiemeper crescere e costruire valore

Un gruppo in visita al Centro Olio Val d’Agri durante l’iniziativa “Porte aperte”.

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È il nostro chiodo fisso, ripetonoal COVA. La sicurezza. Ma èanche il tema della grande

paura dei lucani. Ricerche, studi,statistiche, indagini, nulla è maitroppo se in gioco è la salute e l’in-cubo di comprometterla. La fiammaaccesa al Centro Olio più granded’Italia che svetta, casualità simbolica,in linea d’aria proprio di fronte alsantuario della Madonna nera diViggiano è il totem attorno al quale,in una frizione di pensiero binario,confliggono tabù e aspettative disviluppo, timori e dati che provano

a fugarli. Sul binomio ambiente &salute si accavallano così una, dieci,cento e più verità presunte, in uninfinito scontro tra scienza e con-tro-scienza, per quella tendenza moltoumana e comprensibile che il medicoe statistico svedese Hans Rosling,nel libro “Factfulness”, appena editoin Italia, chiama “l’istinto dellapaura”, la predisposizione cioè a pre-stare maggiore attenzione alle coseche ci spaventano e a vedere i numeriin maniera più impressionante diquello che in realtà rappresentano.Ma quali sono i dati attendibili? È

da anni che in Basilicata, dentro efuori la valle del petrolio, alla finedi ogni ragionamento, la questioneresta sempre la stessa, questa: a chiaffidarsi, a chi credere? “Quando tocchi la salute, che siafondato o meno, il timore non arre-tra”, commentano alla Farbas (Fon-dazione ambiente regione Basilicata),evoluzione dell’Osservatorio ambien-tale della Val d’Agri, oggi forte anchedi un forum territoriale per pro-muovere in forma diffusa le attivitàsull’utilizzo delle risorse pubbliche.Una sentinella, che insieme all’Arpab,l’Unibas, il Cnr e altri enti istituzio-nali, sta sulla piattaforma di lanciodel sistema di controllo messo sudalla Regione Basilicata. “Qui noiconsegniamo prodotti pre-operativiai comuni”, spiegano, “in praticafacciamo in modo che ci sia un ap-proccio il meno emotivo possibilerispetto alle istanze che ci arrivano.Con le compagnie petrolifere lalogica del muro contro muro nonripaga, non è utile per nessuno, sa-rebbe anzi d’aiuto, poiché l’obiettivocomune è quello della sicurezza edella tutela dei cittadini di questaregione, arrivare a condividere i me-todi di ricerca dei dati”.Eni fornisce dati aperti, accessibilion line a chiunque abbia la buonavolontà di consultarli (registro datibiostatistici). Al Distretto meridionaleviene applicato un protocollo sanitariomolto rigoroso cui sono sottopostitutti i dipendenti. Ogni sei mesi

viene effettuato un check-up completocon esami diagnostici, spirometrie,esami di laboratorio. In diciannoveanni all’interno dell’azienda non si èmai registrata una malattia profes-sionale, né ci sono state mai istanzedi mutamento di funzioni connessea condizioni di salute. Ci sono staticasi numericamente irrilevanti dineoplasie, per affezioni preesistentiall’attività lavorativa o comunquenon collegabili a fattori di rischiopresenti nell’impianto. Tra l’altrobasta consultare il registro tumoridel Crob (pubblico, è on line) peraffermare che il trend di crescita dellemalattie oncologiche è in linea conla media nazionale. I dati del Crobhanno la certificazione dell’Airtum,l’associazione italiana dei registri tu-mori, che ha standardizzato le tecnichedi registrazione e valutazione dei datidell’epidemiologia oncologica facili-

tandone l’accesso. Anche per quantoriguarda i fattori di rischio ambientale,soprattutto quelli relativi alla qualitàdell’aria, ci sono dati a disposizioneche dovrebbero indurre a una mag-giore serenità.Il sistema di monitoraggio dell’ariamesso su – spiegano al COVA - èquasi unico al mondo sia per il nu-mero dei rilevatori sia per la conti-nuità della rilevazione. I dati rilevatidicono questo: “Non solo i valoriregistrati nell’area industriale di Vig-giano sono ampiamente al di sottodei limiti di legge per tutti i parametri

Dati aperti per contrastare “l’istinto della paura”

di Lucia Serino giornalista

Secondo diversi enti di controllo, l’incidenza delle malattie in Val d’Agri è in linea con quella del resto d’Italia e la qualità dell’aria buona

Al Distretto meridionale

viene applicato un protocollo sanitario

molto rigoroso cui sono sottopostitutti i dipendenti.

Ogni sei mesi viene effettato un check-up

monitoraggiodell’aria

nelle aree limitrofe al COVA è quasi unico

al mondo sia per il numero dei rilevatori sia per la continuità

della rilevazione

Il sistema di

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monitorati ma anche la qualità del-l’aria di Viggiano è significativamentemigliore rispetto alla quasi totalitàdei centri urbani italiani” (rapportoIspra confrontato con i dati dellarete di monitoraggio in Val d’Agridal 2015 al settembre 2017). La fotografia dell’esistente, dunque,incrocia il monitoraggio di Eni lungo16 anni (800 lavoratori sottoposti asorveglianza sanitaria) con i datimessi a disposizione dal Crob attra-verso il registro tumori (aggiornatial 31 dicembre 2017) e ottenuti uti-lizzando schede di dimissione ospe-daliere, archivi di anatomia, istologiae citologia patologica, archivi dimortalità, cartelle complementaridel servizio di radioterapia e gliarchivi di esenzione ticket per imalati di cancro. È significativo che lo studio privatodi una delle associazioni No Trivpiù impegnate sul tema del dirittoalla salute, “COVA contro”, confermiche la mortalità per tumori in Basi-licata nel periodo 2012-2015 è inlinea con il trend nazionale (fonte:Gazzetta del Mezzogiorno, 4 aprile

2018, articolo di Pietro Miolla). Lostesso studio rileva che il deteriora-mento dello stato di salute è con-centrato prevalentemente negli uo-mini residenti in provincia di Materae delle donne in generale. Anche i dati relativi all’altro grandeallarme, quello sulle malattie car-diovascolari, vanno storicizzati.L’Atlante delle mortalità della regioneBasilicata che parte dal 1997 già evi-denzia una concentrazione di questotipo di patologia in Val d’Agri. Chepoi è la tesi delle controdeduzioniEni alla Valutazione di impatto sa-nitario commissionata dai comunidi Grumento Nova e Viggiano, cheaveva evidenziato picchi di mortalitàper malattie cardiovascolari nelledonne residenti nell’area di ricadutadelle emissioni del Centro Olio.“L’incidenza e i decessi per malattiecardiovascolari nelle aree di Viggianoe Grumento Nova – spiega lo studioredatto da un collegio di esperti gui-dato dal professor Gianfranco Tarsi-tani, docente di Sanità pubblica al-l’Università La Sapienza di Roma -non hanno subito alcun peggiora-

mento dopo l’avvio dell’attività delCentro Olio”. La questione ha stra-scichi giudiziari aperti ed è nell’agendadelle priorità del dibattito pubblicoistituzionale. La Regione Basilicataha affidato la sua risposta alla Fon-dazione BRB (Basilicata ricerca bio-medica) attraverso il progetto “EpibasVal d’Agri” (anche se ne ha superatoil perimetro territoriale estendendosia Pisticci e giocando d’anticipo peril territorio interessato dalle estrazionidi Tempa Rossa). Attilio Martorano,che è stato assessore regionale allasalute, è il presidente del comitatoscientifico e di coordinamento. Lapsicologa Antonella Amodio è il pre-sidente della Fondazione. Sono duele coordinate sulle quali si muoveràl’indagine che parte proprio in questigiorni: da una parte la ricerca epide-miologica, dall’altra la sorveglianzasanitaria. Anche con la costituzionedi una bio-banca, avremo il quadrodelle condizioni di salute dei cittadiniresidenti nelle zone interessate dalleestrazioni (campione di circa 1500persone di età tra i 25 e 70 anni)con l’impiego di attività di epide-

miologia molecolare, associata a unaprolungata sorveglianza sanitaria(controlli respiratori, cardiovascolarie oncologici con l’esecuzione di in-dagini ematochimiche per completareil quadro anamnestico dei soggettiarruolati nello studio per una piùapprofondita valutazione dello statodi salute. Le indagini molecolari pre-viste saranno utilizzate esclusivamenteper finalità di ricerca). Un investi-mento in ricerca notevole che do-vrebbe chiudere anni di discussione.“Non bisogna tirare i dati da unaparte e dall’altra per giustificare al-larmismi o provare a dare rassicura-zioni”, avverte Martorano. “Bisognafar sì che essi siano utilizzati dallacomunità scientifica nel migliore deimodi e siano trasparenti, disponibiliper la consultazione di tutti”.“Abbiamo chiesto la collaborazionedi tutti i comuni interessati allaricerca (sono una quarantina) perchéè così, con spirito leale e collaborativo,che si affronta uno dei grandi temidi questa regione”, conclude Anto-nella Amodio.

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ESPOSIZIONE DELLA POPOLAZIONE AL BIOSSIDODI AZOTO (NO2) NELLE AREE METROPOLITANE

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Fonte: elaborazione ISPRA su dati ARPA, APPA e ISTAT Fonte: elaborazione ISPRA su dati ARPA, APPA e ISTAT

LA MAPPA DEI SITI DEL PROGETTO ITALIA

PORTOMARGHERA (VE)

[ 2 SITI ]

BRINDISI[ 3 SITI ]

PRIOLO (SR)[ 2 SITI ]

ASSEMINI (CA)[ 2 SITI ]

PORTO TORRES (SS)[ 2 SITI ]

GELA (CL)[ 5 SITI ]

RAVENNA

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FERRANDINA (MT)

PORTOSCUSO (CI)

CENGIO (SV)

TRECATE (NO)

FERRERA ERBOGNONE (PV)

MONTE SANT’ANGELO (FG)

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CAPACITÀ INSTALLATA YEAR END

221MW

GLI OBIETTIVI

REALIZZARE IMPIANTI DI GENERAZIONE DA FONTE RINNOVABILE

SU TERRENI DI PROPRIETÀ DEL GRUPPO ENI

BONIFICATI E CON LIMITATE POSSIBILITÀDI RICONVERSIONE ECONOMICA

SENZA INCENTIVI STATALI

GENERARE ELETTRICITÀCHE SARÀ IN GRAN PARTE

AUTOCONSUMATADAI SITI PRODUTTIVI

LO SCENARIOOR

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Imoderni sistemi energetici non pre-vedono una separazione netta fra lefonti fossili tradizionali e le fonti

rinnovabili. Energy Solutions, la so-cietà che incarna l’impegno di Eniin questo ambito, ha assunto la mis-sion di sviluppare il settore delleenergie rinnovabili perseguendo unadeguato ritorno economico, ad in-tegrazione del core business tradi-zionale dell’azienda. Il nuovo modellointegrato prevede due principali ca-tegorie di progetto; nello specifico,

si tratta della tipologia Brownfield,ovvero progetti di generazione dienergia da fonti rinnovabili realizzatiin prossimità degli impianti Eni percogliere tutte le sinergie industriali,commerciali e contrattuali che questaprossimità può presentare, e la tipo-logia Greenfield che riguarda nuoviprogetti non legati ad insediamentiEni già esistenti, ove implementareiniziative on-grid e off-grid, che pre-vedono la produzione di energia perla vendita a clienti domestici o indu-

striali attraverso dei contratti di lungotermine. La realizzazione di progettidi tipo Brownfield ha dato ulterioreimpulso al percorso di revisione delpatrimonio di asset di proprietà azien-dale, in un’ottica di rigenerazioneindustriale. Il primo passo concretoin questa direzione è stato il lanciodi un progetto di analisi di tutti i sitiin gestione a Syndial, primo step delcosiddetto Progetto Italia, allargatopoi anche alle altre aree sotto utilizzatecon l’obiettivo di identificare oppor-tunità di riconversione industriale inriferimento proprio alle energie rin-novabili. Nell’area Syndial di Fer-randina, in provincia di Matera, nonpiù operativa e con consumi energeticiirrisori, è stato studiato un progettodi realizzazione di un impianto foto-voltaico da 7 MW. Nell’area sonostati collocati i terreni e i rifiuti con-taminati derivanti dalla bonifica del-l’area ex-Liquichimica. Nel 2010 il MATTM (Ministerodell’Ambiente, della tutela del terri-torio e del mare) ha richiesto un ri-pristino di diaframma e del cappingsuperficiale (interventi terminati).Nel 2016 sono state formulate a Syn-dial alcune prescrizioni connesse almodello idrogeologico. Lo scorsoanno la società ha elaborato e tra-smesso lo studio richiesto che ha evi-denziato l’assenza di criticità. A scopocautelativo è stata proposta la messain emungimento di 2 piezometri peruna campagna indicativamente didurata annuale al fine di confermarel’assenza di criticità e garantire l’ab-bassamento del livello piezometricointerno all’area oggetto di capping.A valle del suddetto periodo di emun-gimento sarà possibile, una volta con-divisi i risultati con gli Enti appositi,avviare l’iter per la certificazione finaledegli interventi. Si stima che l’acqui-sizione della certificazione finale possaarrivare a metà del 2019. Quello diFerrandina rappresenta un tasselloconcreto del più vasto e articolatoProgetto Italia che, come rimarcatoprecedentemente, prevede la realiz-zazione di una serie di impianti di

Un futuro ad energia più verdedi Luca Cosentino Direttore Energy Solutions di Eni

Nell’area bonificata di Ferrandina (MT), non piùoperativa, sorgerà unimpianto fotovoltaico da 7MW, secondo quanto previstonel Progetto Italia di Eni

energia rinnovabile di grande scalanelle aree industriali già sottoposte abonifica o già disponibili all’uso, oall’interno di aree occupate da disca-riche o messe in sicurezza permanentee quindi non utilizzabili in nessunaltro modo. L’energia generata andràad alimentare installazioni esistentio sarà venduta direttamente alla retenazionale. In termini di posiziona-mento lungo la catena del valore, ilmodello Eni prevede una ampia pre-senza a partire dalle fasi di origination

e sviluppo dei progetti fino alla venditadell’energia, lasciando fuori solo laproduzione dei componenti tecno-logici a monte e la trasmissione e di-stribuzione dell’energia a valle. Unainiziativa che mira dunque a rilanciarearee industriali altrimenti difficili davalorizzare, creando nuove opportunitàoccupazionali sia durante le attivitàdi costruzione che di operatività. Lostesso modello di business è già statosperimentato da Eni nell’area ex-ISA-AF di Gela, dove, in regime di messa

in sicurezza permanente, sono statiinstallati nel 2013 5 MW di capacitàfotovoltaica. Con lo sviluppo delProgetto Italia, grazie anche all’attivitàdella società Eni New Energy S.p.A.che ha il compito di curare la faseesecutiva e la gestione degli impiantirinnovabili, Eni intende assumereuna posizione di preminenza nelmercato fotovoltaico italiano e, piùin generale, in uno scenario globaledi transizione energetica.

Fonte: Eni

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Anni 2000-2016 (GWh)

SERIE STORICA PRODUZIONE LORDA RINNOVABILE

Idrica Eolica Fotovoltaica Bioenergie

AGRICOLTURA

INDUSTRIA

Manifatturiera di base

Siderurgica

Metalli non Ferrosi

Chimica

di cui fibre

Materiali da Costruzione

Estrazione da Cava

Ceramiche e Vetrarie

Cemento, Calce e Gesso

Laterizi

Manufatti in Cemento

Altre Lavorazioni

Cartaria

di cui carta e cartotecnica

Manifatturiera non di base

Alimentare

Tessile, Abbigl. e Calzature

Tessile

Vestiario e Abbigliamento

Pelli e Cuoio

Calzature

Meccanica

di cui apparecch. elett. ed elettron.

Mezzi di Trasporto

di cui mezzi di trasporto terrestri

Lavorazione Plastica e Gomma

di cui articoli in Materie Plastiche

Legno e Mobilio

Altre Manifatturiere

Costruzioni

Energia ed acqua

Estrazione Combustibili

Raffinazione e Cokerie

Elettricità e Gas

Acquedotti

TERZIARIO

Servizi vendibili

Trasporti

Comunicazioni

Commercio

Alberghi, Ristoranti e Bar

Credito ed Assicurazioni

Altri Servizi Vendibili

Servizi non vendibili

Pubblica Amministrazione

Illuminazione Pubblica

Altri Servizi Non Vendibili

DOMESTICO

di cui serv. gen. edifici

FS per trazione* 13,7

CONSUMI PER PROVINCIAE CLASSE MERCEOLOGICAGWh, anno 2016

Potenza Matera

1.893,1GWh

TOTALE POTENZA

622,4GWh

TOTALE MATERA

* Entrambe le province

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COMPOSIZIONEDELLA PRODUZIONELORDA TOTALEGWh, anno 2016

FOTOVOLTAICA

15,6%

EOLICA

54,9%

TERMOELETTRICA

20,1%

IDRICA

9,4%TERMOELETTRICA

DA FONTE RINNOVABILE

TERMOELETTRICADA FONTE TRADIZIONALE

268,7

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380,1

1.571,8

GWh

447,0

TOTALEBASILICATA

2.863,8

PRODUZIONEDI ENERGIA ELETTRICAGWh, anno 2016

MATERA

710,5GWhPOTENZA

2.153,3GWh

PRODUZIONE LORDA RINNOVABILE GWh, anno 2016

MATERA

684,8GWh

POTENZA

1.799,0GWh

1.228,8

343,086,0

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Idrica

Eolica

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La Basilicata è una delle regioni piùverdi d’Italia... e non solo per i suoipaesaggi mozzafiato. Oltre l’87percento dell’energia prodotta nella regione deriva infatti da fontirinnovabili. Il dato emerge dalBilancio regionale stilatoannualmente da Terna. Su untotale di 2.863 GWh di produzionelorda circa 2.484 GWh provengonoda vento, acqua e sole e appena380 GWh da fonti tradizionali. I restanti 209 GWh necessari a coprire il fabbisogno energeticototale dei Lucani (pari a 3.014GWh) vengono importati da altre regioni. A fare la parte del leone tra le rinnovabili è l’eolico cherappresenta il 54,9 percento della

produzione energetica lorda totale,il 20,1 percento è termoelettrica (in parte da fonte rinnovabile inparte da fonte tradizionale), il 15,6percento fotovoltaica e il 9,4percento idrica. In totale sono7.772 gli impianti installati nellaregione per una potenzacomplessiva di 1.336,7 MW.Sul versante dei consumienergetici, sfogliando il Bilancio di Terna, scopriamo che il 2percento dell’energia, pari a 59,8GWh, viene impiegata inagricoltura, il 53 percento (1.351,6GWh) nell’industria, il 25 percento(615,6 GWh) nel terziario e il 19percento (488,5) per usodomestico. In grafica tutti i numeridell’energia della Basilicata.

Tutti i numeri delle rinnovabililucane

Fonte: bilancio regionale di Terna

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Robot che consegnano pacchi etrasportano rifiuti attraversotunnel sotterranei, edifici mo-

dulari che passano dall’uso residenzialea quello commerciale, semafori adat-tivi e marciapiedi che sciolgono laneve, e poi una flotta di navette aguida autonoma e di robotaxi chegirano liberamente per le strade. Nonè la città immaginaria dove un registavisionario ha scelto di ambientare ilsuo ultimo film di fantascienza, maun vero e proprio progetto che la Si-dewalk Labs, società sussidiaria diGoogle, sta avviando per la riqualifi-cazione di Quayside, una zona peri-ferica a est di Toronto, in Canada. Iprimi risultati sono attesi già per il2020. L’idea è quella di utilizzare lepiù moderne tecnologie digitali perrisolvere problemi legati al ciclo deirifiuti, alla mobilità o alla difficoltà

di trovare alloggi a prezzi accessibili,e migliorare la vivibilità e la sosteni-bilità delle aree urbane. Un’evoluzionedel concetto di smart city, di cui siparla ormai da molto tempo, e cheregistra esperienze della stessa naturaanche in altre città del mondo. La

chiave è la raccolta e la messa asistema dei big data. Ciascuno dinoi, nella sua esperienza quotidiana,produce una grande quantità di dati:quando ci spostiamo per andare alavoro, quando pubblichiamo unafoto su Instagram, quando, conun’app del cellulare, controlliamo iltempo che manca all’arrivo dell’au-tobus, chiamiamo un taxi, oppurecerchiamo una pizzeria nei paraggi.Senza esserne del tutto consapevoli,stiamo lasciando in rete tracce, dati,notizie relative ai percorsi, agli orari,alle condizioni meteo, ai tempi e aimodi in cui viviamo ogni giornonelle nostre comunità. Una quantitàdi informazioni dal valore inestima-bile, un vero e proprio patrimoniodi conoscenza che potrebbe fornirepreziose indicazioni su come renderepiù efficienti, meno costosi e più amisura del cittadino i servizi pubblici.Dati che però sono stati sin qui nellaquasi esclusiva disponibilità di unristretto numero di soggetti privati,le aziende titolari del loro trattamento:per questa ragione, diverse città hannoiniziato a dotarsi di propri sistemi ditracciamento e di raccolta. Il progettodi Sidewalks Labs per Toronto, adesempio, prevede la realizzazione diuno “strato digitale” in grado di rac-cogliere i dati e di farli confluire inuna piattaforma pubblica a disposi-zione dei cittadini, attraverso la qualei residenti potranno anche deciderese consentire l’accesso alle proprieabitazioni a personale di manuten-zione mentre sono al lavoro. Insom-ma, dalla raccolta e dalla gestionedei dati è possibile costruire un nuovomodo di vivere le città: più efficientee sostenibile. E persino più sicuro. Uno degli esperimenti più interessantirelativo all’utilizzo della tecnologiadigitale allo scopo di migliorare lasicurezza dei cittadini è quello diEindhoven, nei Paesi Bassi. Nel quar-tiere di Stratumseind, famoso per itanti locali notturni che animanouna delle più frequentate zone dellamovida olandese, sono stati installatilampioni dotati di tracker wifi, tele-

camere e microfoni in grado di rilevarecomportamenti molesti e allertaregli agenti di polizia in caso di risse oaggressioni. Moltissime sono poi leopportunità che la rivoluzione digitaleoffre nel campo della mobilità e deltrasporto. Sempre in Olanda, nellacittà di Enschede, il Comune ha lan-ciato un'app per il traffico intelligenteche premia le persone che si spostanoin bicicletta, camminano o usano imezzi pubblici. Inoltre, secondo il

giornale inglese “e Guardian”, lacittadina dichiara risparmi fino a 36milioni di euro all’anno in investi-menti infrastrutturali grazie ai sistemidi monitoraggio della viabilità chetracciano i percorsi compiuti dai re-sidenti. Ma le applicazioni possibili

non finiscono qui. Ci sono esempidi sistemi di illuminazione cittadinaintelligente, in grado di produrre unrisparmio consistente garantendo lucee sicurezza laddove serve, oppurestrumenti di monitoraggio che con-trollano la quantità di acqua utilizzatadai cittadini, quartiere per quartiere,e segnalano problemi, sprechi e dis-servizi. Ora, va sottolineato comel’introduzione di innovazioni digitalinella gestione e nell’erogazione deiservizi pubblici essenziali non siastata esente da discussioni e polemiche,neppure in Olanda. La raccolta e lagestione dei dati prodotti dalle personenella loro vita quotidiana, infatti,pone un problema molto serio inmerito alla privacy e alla tutela delleinformazioni personali. Se da un latoinfatti appare positivo un uso chepermette di garantire la sicurezzanelle strade senza bisogno di aumen-tare la presenza fisica delle forze del-l’ordine, dall’altro genera il timoredi un eccessivo controllo dall’altosulla vita privata delle persone. Perquesto, occorre che i sistemi diraccolta dei dati siano improntatialla massima chiarezza e trasparenza.Come del resto stabilisce il nuovoRegolamento europeo sulla protezionedei dati personali (GDPR), entratoin vigore il 25 maggio di quest’anno.L’Europa ha infatti scelto di fissare

per legge il principio della “portabilitàdei dati”, in base al quale le piatta-forme che li gestiscono – pubblicheo private che siano – sono tenute adetenerli in una forma che consentaai cittadini, in qualsiasi momento,di prenderseli e portarli altrove. Idati, dunque, sono di proprietà dellepersone, che hanno diritto di cono-scere ed autorizzare passo dopo passostrumenti e modalità del loro utilizzo.E solo alle persone spetta la scelta di

metterli in comune, controllandonela gestione, e realizzare così unanuova forma di partecipazione al mi-glioramento della vita della propriacomunità.

*Fonte: IEA, Digitalization&Energy

I big data percittà sempre più intelligenti

di Alessandro Fiorenza

Dal Canada ai Paesi Bassi, si moltiplicano gli esempi di comuni che usano le nuovetecnologie per rendere i servizipubblici più efficienti e sostenibili

3,5miliardi

di persone, pari alla metàdella popolazione mondiale,

utilizzano oggi internet. Nel 2001 erano appena

500 milioni*

8,4miliardi

è il numero di dispositivi IoT(Internet delle cose)

connessi in rete nel 2017.Arriveranno a oltre 20 miliardi nel 2020*

90%la quota di dati

creata nel mondo negliultimi due anni. Questacrescita esponenziale ha

reso necessaria la creazionedi nuove unità di misura*

SMART CITY

MOBILITÀ

ENERGIA

SALUTE

RETAIL

SOCIETÀSICUREZZAINDUSTRIA

CASA SGUARDI SUL MONDO

L a Pontificia Accademia delleScienze ha ospitato in Vaticano,l’8 e il 9 giugno, un incontro

promosso dalla Notre Dame Uni-versity (USA) e dal Dicastero per laPromozione dello Sviluppo UmanoIntegrale sul tema della “transizioneenergetica” e della “cura della nostracasa comune”. Erano presenti gliamministratori delegati di società

petrolifere, tra cui Exxon, Bp, Statoil(oggi Equinor) ed Eni, e per le rin-novabili, fondi pensione e di inve-stimento, studiosi ed esperti del set-tore. Si è trattato di un momentonuovo di dialogo per approfondirequestioni decisive connesse alla tra-sformazione del sistema energeticoverso modelli più inclusivi e sostenibiliper l’ambiente. Transizione significa

passaggio da uno stato di cose ad unaltro. Occorre cambiare una strutturaindustriale che ha 200 anni di storiama, allo stesso tempo, portare avantiazioni diversificate capaci di garantirela crescente domanda di energia, so-prattutto nei paesi in via di sviluppodove sono ancora un miliardo lepersone che non hanno accesso al-l’elettricità e 3 miliardi quelle chebruciano biomasse per uso domestico,riducendo gli sprechi e le inefficienzedi quella parte del mondo che usal’energia senza attenzione. La sfida ècomplessa, “epocale” – ha detto PapaFrancesco, incontrando i partecipantial termine delle due giornate –, maanche “una grande opportunità” per“un migliore accesso all’energia deiPaesi più vulnerabili, soprattuttonelle zone rurali” e “una diversifica-zione delle fonti di energia, accele-rando lo sviluppo sostenibile di ener-gie rinnovabili”. “È necessario” – hacontinuato il Pontefice – “individuareuna strategia globale di lungo termine,che offra sicurezza energetica e fa-vorisca in tal modo la stabilità eco-nomica, protegga la salute e l’am-biente e promuova lo sviluppo umanointegrale, stabilendo impegni precisiper affrontare il problema dei cam-biamenti climatici”. Nuove tecnologiee i progressi tecnico-scientifici sonoalla base di questa trasformazioneche dovrà essere supportata a livellonormativo e con una crescente col-laborazione del settore pubblico edi quello privato. Fondi di investi-mento e società energetiche dovrannolavorare insieme con scelte che pri-vilegino l’ottica di lungo termine edella creazione di valore per popolie comunità perché – ha aggiuntoPapa Francesco citando l’EnciclicaLaudato Si’ – “non ci sarà una nuovarelazione con la natura senza unessere umano nuovo”. “Bisogna con-tinuare a lavorare in questa direzione”– ha commentato Claudio Descalzi,Amministratore Delegato di Eni,presente all’incontro – “favorendola riduzione dell’impatto carbonicodella nostra attività attraverso la di-

gitalizzazione e lo sviluppo di nuovetecnologie, l’uso diffuso dei sistemidi cattura, riutilizzo e stoccaggio delcarbonio, una maggiore efficienzadei processi di trasformazione del-l’energia”. Soluzioni digitali “smart”da applicare in tutti gli ambiti pos-sono, da sole, contribuire a ridurredel 20%, entro il 2030, le emissionidi CO2. Serve poi “un nuovo modellodi consumo basato sull’economiacircolare, sul risparmio e sull’usopiù intelligente e consapevole del-l’energia (9/10 delle emissioni av-vengono negli usi finali da parte deiconsumatori)”. “È importante in-tervenire oltre il sistema energeticoperché lì si producono il 60% delleemissioni”. Nei paesi ricchi si con-suma troppo di tutto: abbigliamento,cibo, plastiche, elettrodomestici, vei-coli. Serve un nuovo modello chedia vita a una riduzione degli sprechie ad una minore necessità di materieprime. “Infine – ha continuato l’Addi Eni – dobbiamo assicurare il mas-simo accesso all’energia tenendoconto dei diversi fabbisogni nelledifferenti aree del mondo. Chi vivenei paesi OCSE, un sesto della po-polazione mondiale, consuma 3 voltela media dei restanti paesi e 10 voltedi più dei paesi più poveri. Da quila necessità di garantire l’enormequantità di energia necessaria pertutti con modalità di sfruttamentodelle risorse che evitino di produrresquilibri ambientali tali da causaredegrado e inquinamento”. “Dob-biamo agire insieme, governi, societàe grandi fondi. Si tratta di una sfidaenorme, ma anche di una grandeopportunità – ha sottolineato Descalzi– salvare il pianeta creando al con-tempo un’economia nuova, più in-clusiva, costruendo un’intera gammadi imprese e posti di lavoro cheancora non esistono. Possiamo farloe ciascuno di noi può dare un con-tributo importante. Cominciando,per esempio, dallo sprecare menoed essere più efficienti nell’uso del-l’energia”.

Ai massimi esponentiinternazionali del mondoenergetico, raccolti in Vaticano,Papa Francesco ha raccomandatolo sviluppo di un modelloenergetico inclusivo e accessibile

Una casa comuneche parla di sostenibilità

a cura della redazione

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V i è capitato, vero? Andare in un ristorante e discutere sul km0 e suiprodotti stagionali? Mesi fa, si era a gennaio, avevo puntato undessert alla fragola (da menù) e il cameriere mi aveva detto no, le

fragole no, non sarebbero né di stagione né a chilometro zero. Ci siamomessi a discutere, appunto, prima sul Km0 e poi sulla stagionalità. Vogliodire, a parte che non conviene essere rigidi sul Km0. Sennò andiamoincontro a dilemmi vari: il vino lo possiamo esportare? Certo, sì. E leverdure? E le verdure dipende, forse sì, forse no. Ma se la Germaniapretendesse un rigoroso Km0, le nostre mele a chi le daremmo? E visto che ci siamo, parliamo della fragola. Negli anni ’80 la fragola era di-sponibile sul mercato italiano da marzo ad aprile, 2-3 settimane di picco,poi il consumo decresceva. Ora abbiamo le fragole tutto l’anno. Aspettate.Non precipitiamo le cose, cerchiamo di evitare la nostalgia: eh, una volta sìche si potevano mangiare anche le fragole! Una volta sì che si rispettavano lestagioni! Una volta sì che le fragole sapevano di fragole! Al contrario,cerchiamo di vedere l’aspetto positivo. Da gennaio comincia la Sicilia (inserra, sono un po’ care) poi arrivano la Calabria e la Basilicata, la Campania,il Lazio, poi l’Emilia Romagna, la Valle del Po. E in estate? Il Trentino etutta l’area alpina. Tra l’altro nel Metaponto si coltiva una squisita varietà, laCandonga, frutto dell’innovazione genetica: aroma intenso e fruttato. Polpadal colore rosso. Sono fragole, quasi, italiane. Perché quasi? La fragola ha

bisogno di freddo per fiorire, quindi le piantine vengono coltivate in zonefredde, nei Pirenei, in Spagna, o in Polonia, e poi, surgelate, arrivano inItalia, qui vengono piantate e dopo un po’ la produzione può cominciare.Insomma un po’ hanno viaggiato ma sono ottime. E soprattutto se mangiamola fragola a gennaio diamo una mano ai contadini, e non solo siciliani. Se laproduzione è diversificata e non concentrata tutta in pochi mesi, tuttiriescono a spuntare un prezzo migliore. C’è poi un altro modo per destagionalizzare: nel 1955 negli Stati Uniti èstata scoperta una fragola selvatica la cui fioritura non dipende dalle ore difreddo accumulate, si chiama Fragaria virginiana. Nel 1980 i genetisti sonoriusciti a trasferire questo carattere nelle fragole coltivate – non vi dico illavoro: per passare questo gene da una varietà selvatica a una coltivata –comunque le nuove varietà crescono quasi tutto l’anno – e non vi dico illavoro, tutto a mano, 4000 ore all’anno per coltivare un ettaro di fragole.Ora, abbiamo perso la stagionalità? Sì, l’abbiamo persa, ma abbiamorecuperato gli antiossidanti. Stiamo sempre a parlare di antiossidanti: quellesostanze che rallentano l’invecchiamento, ne parliamo un giorno sì e ungiorno no, ebbene, rispetto alle mele, ai pomodori, le fragole ne contengonoda 2 a 10 volte di più. Cioè, stiamo quasi sul livello dei cavoli, ma le fragolete le puoi mangiare a colazione, i cavoli no!

Fragole tutto l’anno... e ricche di antiossidantidi Antonio Pascale scrittore e blogger

La Basilicata, con oltre

900 ettaridestinati alla coltivazione della fragola

è la prima regione italiana nella produzione

della cultivar Sabrosa, commercializzata

con il marchio Candonga

Fragola Top Quality.

Il Club Candonga, che vede la partecipazione di

18 produttori lucani, dedica alla cultivar Sabrosa

una superficie di

380 ettaricon una produzione di circa

18.000 tonnellatedi prodotto

Quattro bandiere blu per il mare lucanodi Giancarlo Strocchia

Sono quattro le bandiere bludel mare assegnate dalla da-nese Fee (Foundation for En-

vironmental Education) che sven-tolano sulle coste lucane nel 2018.Un risultato che può definirsi storicoper la regione che vede così il nu-mero di attestazioni raddoppiarerispetto alle scorse edizioni. Infatti,alle già “pluridecorate” località diMaratea, sul Mar Tirreno, e Poli-coro, sulla costa jonica, si aggiun-gono quest’anno anche Nova Sirie Bernalda-Metaponto. Tra i 32criteri da rispettare del programmadella Fee per ottenere le bandierablu non vi sono solo la qualità delmare e dell’ambiente ma anche lagestione del territorio e dei rifiuti,la vivibilità e la valorizzazione dellearee naturalistiche. L’Assessore allePolitiche di Sviluppo della RegioneBasilicata Roberto Cifarelli ha espres-so grande soddisfazione per le duenuove bandiere blu conquistate daimari della Lucania. “Un risultatoimportante – ha affermato l’assessore- che ci rende orgogliosi e confermacome sia strategica la valorizzazionedella risorsa ambiente messa incampo dall’Amministrazione re-

gionale e dai Comuni. L’aver rad-doppiato il numero delle localitàche possono fregiarsi del titolo dibandiera blu testimonia il grandesforzo fatto per rendere più alti glistandard ambientali che contrad-distinguono le nostre località turi-stiche”. C’è da segnalare che, ingenerale, è cresciuto il numero dellebandiere blu in Italia: se l’annoscorso i comuni vincitori eranostati 163, quest’anno sono saliti a175 per un totale di 368 spiagge.Circa il 10 percento di quelle pre-miate su scala mondiale.

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Tutti vorremmo che il nostroSud fosse più solido economi-camente, a cominciare dal settore

del turismo che, invece, arranca, pereccessiva stagionalità, per la scarsainfrastrutturazione, per il basso apportoall’economica locale. Per garantirneuna crescita più stabile occorrerebberafforzare l’intero tessuto economico,fatto di agricoltura di qualità, di in-dustria ad alto valore aggiunto, diinfrastrutture, di servizi efficienti e,contemporaneamente, di turismo. Insostanza, il conflitto fra industria eturismo non deve esistere, mentre, alcontrario, dovrebbero sostenersi a vi-cenda. Gli aeroporti, le strade, gli al-berghi, le banche, i ristoranti, sonostrutture e servizi che servono a tuttii settori e che non possono essererealizzati ad uso di uno o dell’altro

ambito. Un caso interessante è quellodella Basilicata, per la quale i datiIstat mostrano in tutta evidenza chegli arrivi e le presenze, fra il 2008 edil 2016, hanno registrato andamenticonsiderevolmente al di sopra dellamedia nazionale, nonostante la cre-scente presenza di attività legate al-l’estrazione di idrocarburi. Tali datismentiscono gli effetti catastrofistisul turismo delle attività estrattive,sostenuti da chi le vorrebbe azzerare. Nell’arco di tempo compreso tra il2008 e il 2016, gli arrivi in Italiasono saliti del 22,4%, mentre quellidella Basilicata sono aumentati del53,8%. Riguardo alle presenze, l’ac-celerazione del turismo lucano è ad-dirittura superiore di 3 volte rispettoa quella italiana: +25,9% per la Basi-licata contro +7,8% per l’Italia. A

ben guardare, non è solo la decisaevidenza quantitativa a smentire iprofeti di sventura. Occorre infattirilevare che le presenze sono saliteassai più degli arrivi. E ciò è accadutosoprattutto nella provincia di Potenza,la più interessata dalle attività estrattive,che fa registrare una crescita (+23,7%)addirittura confrontabile con quelladi Matera (+26,9%), quest’ultimasenz’altro avvantaggiata dallo statusdi Capitale Europea della Cultura2019. La produzione di gas e petrolionon ha dunque avuto effetti negativisull’immagine della regione, ma anzila Basilicata vede rafforzata la sua re-putazione turistica. Tali risultati sisono peraltro ottenuti grazie ad unasorta di “coltivazione intensiva” delturismo lucano, condotta da gruppidi azione locale, come Pro Loco e as-

sociazioni di operatori della filieradell’ospitalità, che promuovono lericchezze naturali e culturali del pro-prio territorio. La reputazione terri-toriale è stata valorizzata in particolarenei segmenti dell’escursionismo e deisiti di pregio. Del resto le potenzialitàsettoriali della regione sono tutt’altroche limitate in quanto spaziano dal-l’agriturismo, al turismo marittimo,storico, culturale e naturalistico. Daqualche tempo si è aggiunto anche ilturismo energetico: attraverso visitemirate a giacimenti ed impianti, or-ganizzate anche dagli enti locali, perosservare quegli affioramenti di pe-trolio della Val d’Agri da cui è partitolo sfruttamento del più grande giaci-mento su terra in Europa, destinatoad avere lunga vita in futuro.

Il grande salto del turismo regionale

di Giovanni Ceccaroni Nomisma Energia

I numeri, più che positivi, di arrivie presenze in Basilicatasmentiscono le temute influenzenegative legate all’esistenza degli insediamenti energetici

ITALIA E BASILICATA,ARRIVI E PRESENZE TURISTICHE

ARRIVI ( VAR.% 2008-20016)

PRESENZE ( VAR.% 2008-20016)

POTENZA 2008 2016

Arrivi 228.408 246.915Presenze 556.617 688.650

MATERA 2008 2016

Arrivi 237.872 470.365Presenze 1.305.756 1.656.976

+53,8% +25,9%+7,8%+22,4%

ITALIA 2008 2016

Arrivi 95.546.086 116.944.243Presenze 373.666.712 402.962.113

BASILICATA 2008 2016

Arrivi 466.280 717.208Presenze 1.862.373 2.345.626

+8,1% +23,7%

+97,7% +26,9%

Le premiate del 2018

Bernalda-Metaponto

Policoro

Nova Siri

Maratea

Fonte: Elaborazioni NE Nomisma Energia su dati Istat

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L a culla: un concetto inclusivo,che sposta l’orizzonte della vitapiù in là, un concetto che sa di

futuro. A questo devono aver pensatoi professionisti della comunicazionechiamati a inventarsi un brand chefosse in grado di raccogliere, curaree comunicare azioni e progetti disostenibilità che riguardano la Basi-licata. È così che nasce “A’ naca.Orizzonti sostenibili”. Dove “A’ naca”altro non è che la culla in dialettolucano. Un’idea ambiziosa, sostenutadalla Fondazione Eni Enrico Matteiche la Regione Basilicata ha designatocome soggetto attuatore del pianodi comunicazione dei 42 progettirealizzati con i fondi derivanti dal-l’accordo di programma siglato traEni e Regione Basilicata, per unvalore totale di 16 milioni di euro.I 42 progetti coinvolgono tutti i131 comuni della Basilicata, 57 entipubblici, 6 organismi di volontariato,29 scuole, 12 fondazioni, 12 uni-versità e 6 enti di ricerca. Si avvalgonodi 171 partner, di cui 30 interna-zionali, e si sviluppano su 5 aree te-matiche: salute e sicurezza alimentare,turismo, ambiente, formazione, cul-tura e sviluppo sociale. Ad accomu-

narle l’elemento “Innovazione”, veromotore propulsivo delle idee deiprogetti. Il principio è valorizzare esostenere il territorio, in Italia e al-l’estero, comunicarne le potenzialitànell’ottica della trasparenza e deldialogo e divulgarne le buone prati-che. Per questo “A’ naca Basilicata”coinvolge istituzioni, enti locali, as-sociazioni e attori del territorio, at-traverso iniziative pubbliche, confe-renze, incontri itineranti e mediante

A ttività calcistica giovanile intesacome strumento di educazioneal rispetto della persona, delle

regole, della salute dell’ambiente, dicrescita psico-fisica e di incentivazionealla lotta alla noia, all’obesità e alla“segregazione inconscia” di tv e vi-deogiochi. Si concentra fondamen-talmente in queste battute il sensodel progetto di collaborazione chevede affiancate Eni e la sezione Ba-silicata della Lega Nazionale Dilet-tanti, dal titolo “Il nostro calcio conEni”, e che si articolerà in un calen-dario di attività diversificate, tra con-vegni e iniziative sportive, mirate amigliorare il dialogo tra il mondocalcistico dilettantistico e le istituzioni,attraverso il coinvolgimento dellefamiglie, del mondo scolastico edelle associazioni sportive, in unpercorso di crescita condiviso dedicato

ai più giovani. Il bacino d’utenza èsicuramente vasto se si considerache il comitato regionale FIGC LNDdella Basilicata mette a disposizioneun patrimonio di 552 diverse squadretra compagini di calcio a11 e calcioa5, Lega dilettanti e settore Giovanile,per un totale di circa 11.000 atleti e2.500 dirigenti, oltre a 500 allenatorie altrettanti arbitri e uno stuolo dioltre 30.000 tra tifosi e addetti ailavori. Il progetto porrà particolareattenzione verso l’attività di base peri bambini di età compresa tra icinque e i dieci anni, incrementandoi loro incontri, con l’ausilio di tecnicifederali, in raggruppamenti zonalipresso tutti i paesi che hanno unastruttura disponibile e accogliente.Il progetto prevede inoltre il coin-volgimento del comparto turisticocosì da condividere “azioni intelli-genti”, fornendo informazioni logi-stiche, gastronomiche, paesaggistichee storiche relative al territorio, nonchépubblicizzare date e luoghi relativi aeventi calcistici, in modo da attrarreturisti, coniugando sport e relax fa-miliare, nelle strutture ricettive dovegioca la squadra del cuore.

l’aggiornamento della piattaformaweb www.anacabasilicata.it, vero eproprio hub informativo, e dei socialmedia. Obiettivo finale: valorizzareappieno le risorse locali in un’otticadi crescita e promozione della Basi-licata.Riflettori puntati anche su tre progettiinglobati nel brand “A’ naca”: “Mo-nitoraggio delle acque marine costieree profonde della Basilicata”, “Mater”e “Chora”, appartenenti alle aree te-matiche “Ambiente” e “Turismo”,di grande impatto sul territorio e divalenza internazionale. Proprio suquesto aspetto si è soffermato Cri-stiano Re, responsabile dei progetti

Territorio della Fondazione Eni En-rico Mattei, durante la presentazionedel progetto: “è un grande privilegiopoter scoprire e raccontare questiprogetti che proiettano la Basilicatain una dimensione internazionale eche per alcuni aspetti, la rendonouna terra d’avanguardia in tema disviluppo e ricerca. La FEEM conti-nuerà ad accompagnare questi pro-cessi di innovazione che vedono alcentro la ricerca come motore diuno sviluppo sostenibile dei territori”.Presente all’incontro che si è tenutoa Matera il 13 giugno scorso anchel’assessore regionale alle politiche diSviluppo, Lavoro, Formazione e Ri-cerca della Regione Basilicata, Ro-berto Cifarelli: “La Basilicata guardaa quello della ricerca come un settorestrategico per lo sviluppo della re-gione. Per questo è fondamentaletutelare i nostri centri di eccellenza,a partire dall’Università degli Studidella Basilicata, con il supporto dipartner come FEEM che possonorappresentare quel collegamento vir-tuoso tra il sito produttivo della Vald’Agri e l’intera comunità lucana”.

Il marchio “A’ naca” identifica 42 progetti innovativi per valorizzare il territorio che possono contare su 16 milionidi euro di finanziamenti

ENI INFORMA

“La culla” dello sviluppo sostenibile

Nel progetto “Il nostro calcio

con Eni”l’azienda e lasezione della

Basilicata dellaLega Nazionale

Dilettantipropongono un percorso di sviluppopsico-fisico e territoriale

di Carmen Ielpo

A sinistra un momento dell’incontro che si è tenuto a Matera per la presentazione dei progetti.

Porte Aperte al COVA,le prossime dateL’INIZIATIVA: il Centro Olio Vald’Agri sarà aperto una domenicaal mese, da maggio fino a otto-bre. In queste visite aperte alpubblico, un percorso guidatocondurrà alla scoperta degli im-pianti della Val d’Agri. QUANDO: le prossime date fissatesono il 5 agosto, il 9 settembree il 14 ottobre. LA VISITA: il gruppo, massimo30 partecipanti al mese, potràvisitare un pozzo in perforazione,uno in produzione e infine, ilcuore delle attività in Val d’Agri,il Centro Olio di Viggiano.A CHI È RISERVATA: ai semplicicittadini, ma anche ai rappre-sentanti di enti o associazioni.COSA FARE: l’appuntamento, ilgiorno della visita, è alle ore09.30 a Casa Padula, un piccolofabbricato accanto al CentroOlio. È necessario indossare pantalonie maglie a manica lunga e scarpechiuse. Al momento della registrazionesarà necessario mostrare il do-cumento d’identità e il modulodi manleva obbligatorio in pre-senza di visitatori minorenni. COME CI SI PRENOTA: per infor-mazioni e prenotazioni è possibileconsultare il sito enibasilicata.it,compilando l’apposito modulo;contattare il numero 348.3570051 o scrivere all’indirizzo [email protected]. Le prenotazioni si chiudono alleore 18 del venerdì precedentela visita.

CONVEGNI• Calcio dilettantistico e giovanile: ne

parliamo con scuola - famiglia eragazzi/e

• Calcio dilettantistico: turismosportivo, culturale e naturalistico.

• Sicurezza durante gli eventi sportivi e negli impianti sportivi.

• Territorio, impianti sportivi, ambientee salute

MANIFESTAZIONI• La festa del calcio Lucano• Giornata calcio ambiente

MANIFESTAZIONI SPORTIVE• Piccoli amici• Primi calci• Pulcini• Esordienti• Torneo Esordienti Misti 7 c 7

• Torneo Esordienti Misti 9 c 9• Calcio a 11 Juniores - Allievi -

Giovanissimi• Calcio Femminile a 11• Calcio a 5 Juniores - Allievi -

Giovanissimi• Calcio Femminile a 5• Torneo delle Regioni C11 e C5• Torneo Internazionale

“Coppa Scirea”

• Coppa Pollino• Torneo Giovanni Palo• Torneo Quarta Categoria• Torneo Femminile• Torneo Amatoriale

Da Tuccio

FORMAZIONE• Corsi per collaboratori del CRB• Corsi per Tesserati

Con gli scarpiniverso la crescita

Il nostro calciocon Eni

Una proposta per lo sviluppo sociale, culturale e sportivo per la comunità lucana.

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