SICUREZZA DEL PATRIMONIO EDILIZIO - Saie Academy sba/sala A... · Mugello e Amiata (1919)...

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Donatella Guzzoni SAIE Bologna 22 ottobre 2014 SAIE BUILD ACADEMY SICUREZZA DEL PATRIMONIO EDILIZIO DAL RISCHIO SISMICO DEGLI ABITATI ALLE VALUTAZIONI DELLA SICUREZZA DEGLI EDIFICI Bologna, 22 ottobre 2014

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Donatella Guzzoni – SAIE – Bologna 22 ottobre 2014

SAIE BUILD ACADEMY

SICUREZZA DEL PATRIMONIO EDILIZIO

DAL RISCHIO SISMICO DEGLI ABITATI

ALLE VALUTAZIONI DELLA SICUREZZA DEGLI EDIFICI

Bologna, 22 ottobre 2014

Donatella Guzzoni – SAIE – Bologna 22 ottobre 2014

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Dal 1909 al 2003 la classificazione e la normativa sismica del territorio italiano si

sono evolute in maniera discontinua

e sono procedute a macchia di leopardo

inserendo in Zona Sismica i comuni che subivano danni significativi

per effetto dei terremoti man mano che avvenivano

inseguendo cioè gli eventi piuttosto che prevenirli, e lasciando così gran parte

della penisola italiana del tutto scoperta.

1909-1974

18 aprile1909 - Regio Decreto - Le prime classificazioni e norme sismiche

moderne europee vengono promulgate in Italia, a seguito del terremoto di Messina e Reggio

Calabria del 28 dicembre 1908.

nei calcoli di stabilità e di resistenza delle costruzioni si debbano considerare:

1- le azioni statiche dovute al peso proprio e al sopraccarico, aumentate di una percentuale che

rappresenti l’effetto delle vibrazioni sussultorie;

2- le azioni dinamiche dovute al moto sismico ondulatorio, rappresentate con accelerazioni

applicate alle masse del fabbricato nelle due direzioni ed agenti in entrambi i sensi di ogni

direzione.”

Arturo Danusso tra i pionieri dell’ingegneria sismica

CRONOLOGIA DELLA ZONAZIONE

E DELLA NORMATIVA SISMICA ITALIANA 1909-2009

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Classificazione 1909 Classificazione 1927 Fucino (1915)

Mugello e Amiata (1919) Garfagnana (1920)

CRONOLOGIA DELLA ZONAZIONE E DELLA NORMATIVA SISMICA ITALIANA 1909-2009

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Classificazione 1935 Irpinia e Ancona (1930)

Classificazione 1962 Cansiglio (1936) , Puglia settentrionale (1948)

Carnia (1959)

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- il D.L.L. 1526 del 1916, con il quale

vengono quantificate le forze sismiche e

la loro distribuzione lungo l’altezza

dell’edifico

- il Regio Decreto n. 431 del 1927 che

introduce due categorie sismiche con

differente pericolosità

- la Legge n. 1684 del 1962

“Provvedimenti per l’edilizia, con

particolari prescrizioni per le zone

sismiche”. Oltre ad un nuovo elenco di località sismiche di I

e II categoria, riprende ed amplia le indicazioni

geometriche e operative per le strutture non

intelaiate (muratura, legno, etc.) e dà prescrizioni

abbastanza dettagliate per i “calcoli di stabilità” e

per le “modalità esecutive” per le strutture con

intelaiatura in c.a. o metallica.

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Classificazione 1975Belice (1968)

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1974-2003

1974: emanazione della Legge Quadro n. 64:

“Provvedimenti per le costruzioni con particolari prescrizioni per le zonesismiche”:

- vengono stabiliti alcuni principi generali di carattere tecnico e procedurale edaffidato ad appositi Decreti ministeriali il compito di normare i diversi settoridelle costruzioni;

- l’aggiornamento delle zone sismiche deve procedere in modo indipendentedalla normativa tecnica “sulla base di di comprovate motivazioni tecniche”

1975: pubblicato il collegato D.M. del 3 marzo:

“Approvazione delle norme tecniche per le costruzioni in zone sismiche”- fu la prima norma ad innovare fortemente le tecniche di progettazione sismica,

con la definizione di tre gradi di sismicità S (12, 9 e 6),

attribuendo i gradi di sismicità S=12 ed S=9 alle località sismiche di I e II categoria

- vengono esplicitate le formule per la valutazione attraverso l’analisi statica sia

delle azioni sismiche orizzontali che verticali sulle costruzioni.

- compare anche un paragrafo sulla possibilità di valutazione degli effetti sismiciattraverso l’analisi dinamica della struttura

Questo DM viene aggiornato, ma non modificato nell’impostazione,

negli anni 1981, 1986 e 1996.

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GdL 1980 - Progetto Finalizzato Geodinamica

del CNR

Vengono attivati studi sistematici per la pericolosità

sismica del territorio italiano, basati su un catalogo di

terremoti relativo a diversi secoli addietro e su un

approccio probabilistico.

Finalmente compare la definizione di mappe di

pericolosità basate su dati e procedure scientificamente

valide.

Sulla base di tali studi si procedette nel 1981 a

classificare una cospicua parte del territorio

precedentemente ritenuto non sismico.

Viene estesa

la parte del territorio classificato

dal 25% del 1980 al 42,5% del 1981.

Dall’ ’81 all’84 vengono inseriti in zona sismica

numerosi comuni – esempio:

-della Lombardia (5 marzo ’84)

-del Piemonte (4 febbraio ’82)

-dell’Emilia Romagna (23 luglio ’83 e 29 febb ’84)

Classificazione 1982

Friuli (1976) Irpinia (1980)

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Proposta 1998

Nel 1998 un gruppo di lavoro che

riuniva le competenze del Servizio

Sismico Nazionale (GdL Gruppo

Nazionale per la Difesa dei

Terremoti) e dell’Istituto

Nazionale di Geofisica,

produce nuove mappe di

pericolosità

ed una proposta di riclassificazione

(Proposta 1998, pubblicata come

GdL 1999) )

che vedeva in zona sismica

circa il 67% del territorio

italiano.

Questo studio, rimasto nei

cassetti del Ministero per quasi

cinque anni, fu la base per la

redazione della nuova mappa di

classificazione sismica emanata

con l’Allegato 1 dell’Ordinanza

3274

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.

"Fonte: elaborazione e stima CRESME su

dati ISTAT"

Mappa di classificazione sismica del territorio Nazionale – Ordinanza PCM 3274/2003, entrata

“ufficialmente” in vigore solo nel 2005 con la pubblicazione del DM2005.

A destra: Comuni classificati per la prima volta nel 2003

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- Ulteriore importante aggiornamento dei criteri relativi alla pericolosità sismica viene pubblicato nell’aprile 2006 con l’OPCM n. 3519.

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Nel rispetto degli indirizzi e criteri stabiliti a livello nazionale, le Regioni divenute competenti per la individuazione delle zone dichiarate sismiche dal 1999, hanno deliberato in merito alle indicazioni proposte dall’OPCM 3519:

-alcune hanno riclassificato sulla base dell’OPCM 3519-altre hanno classificato in modo autonomo il proprio territorio, introducendo delle sottozone per meglio adattare le norme alle loro procedure amministrative.-altre hanno trascurato tale mappa

dopo il 2006 solo 10 Regioni hanno proceduto all’aggiornamento delle zone sismiche sulla base dell’OPCM 3519.

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"Fonte: elaborazione e stima CRESME su dati ISTAT"

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DM 2008 (in vigore dal luglio 2009)

Il DM 2008 definisce i parametri di rischio connessi all’azione sismica, svincolandoli

dalla Classificazione in Zone: al concetto di “Zona” viene sostituito un reticolo di oltre

10000 punti per ognuno dei quali viene fornita una intensità di accelerazione sismca.

DAL RISCHIO SISMICO DEGLI ABITATI

ALLE VALUTAZIONI DELLA SICUREZZA DEGLI EDIFICI

Il rischio sismico è costituito dall’interazione tra

pericolosità sismica,

vulnerabilità dei manufatti

e dall’esposizione, compresi gli effetti socio economici

oggi un evento sismico può mettere in crisi l’assetto socio-economico anche di grandi

aree con conseguenze sull’intera economia nazionale, in considerazione della

complessità delle società tecnologicamente avanzate.

Il terremoto di Kobe del 1995 fu il primo caso di evento storico a colpire una

concentrazione urbana industrializzata.

Quello del 2012 in Emilia-Romagna è il primo esempio “domestico”.

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L’importanza economica e sociale dei danni provocati dai terremoti ha fatto

emergere in modo sempre più chiaro la necessità

di una organica politica della prevenzione,

il cui problema principale è costituito dalla particolare vulnerabilità del patrimonio

edilizio del nostro paese.

E’ però evidente che l’attuazione di un piano di miglioramento del patrimonio

edilizio nei confronti della sicurezza sismica

richiede un notevole impegno economico, organizzativo, gestionale,

e anche amministrativo e legislativo che ha molti problemi.

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Il primo è quello della conoscenza dell’effettiva vulnerabilità di tale patrimonio

che, insieme alla pericolosità sismica del sito, consente di valutare le possibili

conseguenze in occasione di futuri sismi.

Per questa conoscenza sono possibili diversi percorsi con riferimento a risorse ed

obiettivi:

- dalle informazioni semplificate che si possono ottenere dai censimenti ISTAT,

dai quali è possibile ricavare solo indicazioni approssimate, valide per aree

estese;

- all’ estremo opposto nel quale si può ricorrere ad una analisi accurata e

approfondita di ciascun manufatto ( cioè una valutazione della sicurezza

attraverso il cap. 8 delle NTC 2008):

ma questo approccio, sicuramente esauriente, può essere giustificato solo in sede

di progettazione esecutiva di un intervento su un singolo edificio

e non applicabile ad un censimento esteso al territorio.

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Un esempio: lo strumento di rilevamento, utilizzato per il censimento della Regione Lombardia dal 2005 al 2011 su edifici strategici e sensibili in Zona 2 e 3, e che ha utilizzato la scheda GNDT di primo e secondo livello, assegnando un punteggio ad ogni singolo edificio in funzione di un elenco di caratteristiche,

ha consentito di classificare il patrimonio edilizio esistente in modo abbastanza speditivo, lasciando ad altri le verifiche più approfondite.

Altre procedure meno sintetiche per una più puntuale conoscenza del rischio,condotte mediante soluzioni operativamente “sostenibili” sia in sensoeconomico che di validità scientifica, sono state proposte in questi anni,come ad esempio i metodi proposti e utilizzati per la qualificazione/certificazione sismica.

Oggi, al di là delle nuove zonazioni sicuramente importanti e necessarie, deverimanere la consapevolezza della vulnerabilità sismica del nostro patrimonioedilizio.

Una consapevolezza che è stata ben presente sin dagli anni sessanta agli operatoripiù attenti dell’ingegneria sismica italiana.

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prof. Giuseppe Grandori - gennaio 1981, dopo il terremoto dell’Irpinia:

un insegnamento della storia sismica della Penisola..:

1. tutte le zone ad alta sismicità del nostro paese sono già oggi da considerare in condizioni diemergenza;

2. i tempi disponibili per mettere in atto provvedimenti di difesa di tali zone sono dello stessoordine di grandezza di quelli necessari per la ricostruzione delle zone colpite dall’ultimoterremoto. Il problema deve essere dunque affrontato in termini generali.

...

Nella prospettiva di un intervento generalizzato, poiché non è pensabile di provvedere in tempibrevi all’adeguamento antisismico delle costruzioni esistenti in tutte le zone di altasismicità, si tratta in ogni caso di una corsa contro il tempo, con interventi guidati daaccurati studi per la scelta delle priorità. Gli interventi si riveleranno certamente, prima opoi, utili; potrebbero risultare preziosi anche in tempi non molto lontani.

Sarà comunque indispensabile una eccezionale mobilitazione sia delle forze politiche sia dellacomunità tecnico-scientifica”.

Testo e immagini tratti da: “La nuova classificazone sismica della Lombardia”

Donatella Guzzoni-Giovanni Pizzigoni

in STRUCTURAL 190 – settembre 2014 – paper 23- www.structuralweb.it

GRAZIE PER L’ATTENZIONE

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