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si alla movimento 10| ottobre 2018 Rivista trimestrale a cura del MPV italiano anno XL Poste Ita ane S p A – Sped z one n abbonamento posta e – D L 353/03 (CONV IN L N° 46 DEL 27/02/2004) ART 1 COMMA 1 - S/NA/41/2017/C - ISSN 1970-8211 - Prezzo euro 2 50 Il suicidio assistito davanti alla Corte Costituzionale e il rinvio al Legislatore

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n° 10|ottobre 2018

Rivista trimestralea cura delMPV italiano

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Sommario05 Lettera al Popolo della Vita

Marina Casini

08 A scuola di CAVA Verona la prima scuola di altaformazione per operatori CAVGiuseppe Grande

11 Lettera alla ConsiglieraCarla PadovaniMarina Casini

12 “In viaggio per la Vita”:la testimonianza prolife sullestrade dʼItaliaAndrea Tosini

15 Il suicidio assistito allaCorte Costituzionale e ilrinvio al LegislatoreMarina Casini BandiniMassimo Magliocchetti

20 Il punto sulla Legge 40:pochi spazi di ottimismoDaniele Nardi

22 Procreazione assistita, relazioneMinistero; ancora troppe ombreMassimo Magliocchetti

23 Il Piemonte lancia lʼoffensivacontro gli obiettoriMassimo Magliocchetti

24 La tutela della maternitànel settore bancario: i riposigiornalieri della lavoratrice madreMassimo Magliocchetti

26 «Quello che Chiaraha fatto per me»Rosario Carello

28 Quarenghi estivo 2018una settimana che hacambiato il ritmoGiuliano Guzzo

30 40 giorni perla vita: lʼiniziodella finedellʼabortonegli UsaGiovannaSedda

31 Montesilvano: nella casa delleassociazioni per essere semprepiù in movimentoMassimiliano Spiriticchio

NUMERO 10 del 2018

La rivista "Si alla Vita"è l'organo di stampa del Movimentoper la Vita Italiano, Lungotevere deiVallati, 2 RomaP.Iva 13815021004C.F. 03013330489Registrazione al Tribunale diMilano al n. 255 del 19/06/1978Iscritto al Registro degli operatoridi comunicazione n. 26459del 01/06/2016ISSN 1970 8211Prezzo euro 2,50

Presidente Movimentoper la Vita italianoMarina Casini Bandini

Direttore responsabileAndrea Tosini

Responsabile di redazioneMassimo Magliocchetti

RedazioneMarina Casini Bandini,Luca Finocchiaro, Giuseppe Grande,Massimo Magliocchetti,Simone TropeaE mail: [email protected]

Numero chiuso in redazioneil 31 ottobre 2018

Sito web:www.siallavitaweb.itSiti collegati:www.mpv.orgwww.vitanews.orgwww.prolife.itwww.sosvita.it

Stampa e allestimentoTipolitografia Istituto Salesiano Pio XIVia Umbertide, 11 00181 Roma

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Ho il dovere e il piaceredi chiedere a tutti i let-tori di questo gior-nale, in particolare ai

Centri di aiuto alla vita, ai movi-menti per la vita locali e ai ser-vizi ad essi collegati – ProgettoGemma e SOS vita – un impe-gno eccezionale, da subito finoalla giornata per la vita. L’impe-gno riguarda questo periodicodi cui il Direttivo nazionale hadeciso il rilancio. Il Movimentoper la Vita Italiano non ha maiavuto tessere. La ragione pro-fonda è che ogni realtà localedeve sentirsi ed essere l’espres-sione di una intera comunità cheaccoglie. Questo però non si-gnifica che non debba esserci

una organizzazione con un certo numero di soci che partecipano alle assemblee, prendono collegialmentele principali decisioni ed eleggono i dirigenti. Il primo impegno che chiedo è che tutti i soci siano abbo-nati. In tal modo il giornale diventa la “tessera” del Movimento. Inoltre, l’abbonamento è il modo più sem-plice per fornire al Movimento nazionale un contributo economico da parte di tutti i soci. È vero che lacarta stampata viene sempre di più sostituita dalla comunicazione telematica - infatti, l’abbonamento algiornale consente anche di accedere al Sì alla vita web – ma è anche vero che la carta stampata è qual-cosa che più facilmente resta e si pone in rapporto più immediato e diretto con il lettore. Inoltre, l’abbo-namento comporta anche la recezione del supplemento mensile di Avvenire “Noi Famiglia e Vita”. Le pub-blicazioni cartacee conservano la natura di strumento per diffondere la cultura della vita anche all’esternodelle strutture del movimento. Il giornale, infatti, può essere consegnato ad altri, lasciato negli ambula-tori medici, nelle Chiese e nelle farmacie, perciò l’impegno che chiedo riguarda in primo luogo i soci deivari movimenti locali e delle opere collegate, ma implica il tentativo per raccogliere abbonamenti ancheal di fuori della stretta cerchia dei soci. Ho posto come termine la giornata per la vita perché essa costi-tuisce una occasione privilegiata per ottenere abbonamenti ma per quanto riguarda i soci non dobbiamoperdere tempo. Da subito è bene sapere quanti siamo. Il Movimento per la Vita deve crescere, irrobu-stirsi ed essere lievito nella società tutta intera. A quaranta anni dalla legge 194 non possiamo rassegnarcialla cultura della morte. Pur senza la pretesa di avere il monopolio della cultura della vita, il Movimentodeve essere una struttura importante per salvare vite umane e per costruire una nuova società. Confidoperciò nell’impegno organizzativo di tutti e tutti saluto cordialmente.

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Lettera al Popolodella Vitadi Marina Casini, Presidente Nazionale Movimento per la VIta italiano

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L’abbonamento può essere effettuato versando l’importo minimo di 25,00 euro sull’IbanIT61J0301503200000004106218 o utilizzando il Conto corrente postale n. 74835000Per maggiori informazioni e dettagli: Segreteria nazionale [email protected] | tel. 0668301121

6 numeri del bimestrale cartaceo Sì alla Vitainvio della rassegna stampa a giorni alterniil mensile NOI Famiglia&Vita, insieme al quotidiano (ogni ultima domenica del mese)l’edizione del giovedì di Avvenire, con l’inserto tematico èVita e il giornale dei ragazzi Popotus

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A SCUOLA DI CAVA Verona la prima scuola di altaformazione per operatori CAVdi Giuseppe Grande

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Si è svolto a Verona, pressola Fondazione CUM, dal 26Agosto al 2 Settembre ilprimo “Corso di alta forma-

zione residenziale per operatoriCAV – Pregnancy Help Training In-stitute 2018”. Il corso rappresenta latrasposizione italiana del corso cheHeartbeat International, rete mon-diale di Centri di Aiuto alla Vita, or-

ganizza tutte le estati negli StatiUniti per i volontari dei CAV di Ol-treoceano e ha inteso offrire ai vo-lontari che già operano nei Centri diAiuto alla Vita una settimana di con-fronto, scambio di esperienze e for-mazione di alto livello sulle piùattuali tematiche che riguardano ilvolontariato in aiuto alla gravidanzadifficile.

Il corso, svolto con il patrocinio dellaDiocesi di Verona e con il contributodi FederVita Veneto ed Heartbeat In-ternational, è stato aperto dall’inter-vento in videoconferenza di PeggyHartshorn, fondatrice e prima presi-dente di Heartbeat, che ha parlatodello stile specifico con cui siamochiamati a servire la vita ed aiutarela donna in gravidanza: uno stileamorevole (“LOVE approach” è il ter-mine con cui Heartbeat parla del-l’aiuto alla donna con gravidanzadifficile), fatto di ascolto e condivi-sione, di presentazione delle possi-bili alternative all’aborto, di crescitadella donna in un cammino educa-tivo, di accompagnamento lungo ilcammino della gravidanza e dopo ilparto. Pino Morandini, vicepresi-dente vicario del MPV Italiano, haparlato del valore pubblico e socialedell’azione dei CAV, e da questa pro-spettiva delle possibili collaborazionitra CAV ed Enti locali.Di psicologia della gravidanza ha poiparlato il Prof. Domenico Bellantoni,docente di psicologia presso l’Uni-versità Salesiana di Roma, mentre laDott.ssa Noemi Grappone, psico-loga, psicoterapeuta dell’Istituto diterapia cognitivo-interpersonale diRoma, è intervenuta sul tema delpost-aborto e delle ferite che l’abortodetermina sulla psiche della donna.Si è poi parlato di manipolazionedella fertilità prima del concepimento(contraccezione), nel concepimento(fecondazione assistita) e dopo ilconcepimento (pillole del giornodopo/dei 5 giorni dopo) nella rela-zione del Dott. Giuseppe Grande,medico endocrinologo e segretariogenerale del MPV Italiano. Da qui ildiscorso si è spostato sull’impor-tanza di un percorso educativo dacompiere con le donne che arrivanoal CAV, e Giancarla Stevanella, Pre-sidente CIC-RNF e l’Ing. RobertoBennati, vicepresidente MPV Italiano,si sono confrontati sul ruolo dei me-todi naturali di conoscenza e regola-zione naturale della fertilità nell’operaeducativa dei CAV, sviluppandoanche delle proposte operative dicollaborazione tra CAV e rete delle

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insegnanti presenti sul territorio. IlProf. Domenico Coviello, docente diGenetica presso l’Università di Ge-nova e membro del CD del MPV Ita-liano, ha poi relazionato sul tema “Ladiagnosi genetica prenatale: cosal’operatore CAV deve sapere”, men-tre a Lara Morandi, assistente socialedel CAV di Firenze, è stata chiesta

una riflessione sul tema “Il welfareper la gestante: cosa l’operatore CAVdeve sapere”.Non sono mancati alcuni momentipratici, workshop volti a fornire stru-menti pratici per permettere ai vo-lontari CAV di rispondere alle nuovesfide. Chiara Tommasini, vicepresi-dente nazionale CSVnet è ad esem-

pio intervenuta sul tema “La riformadel Terzo settore: cosa dobbiamosapere”, mentre Giovanni Buoso,responsabile area grafica del MPVI,ha offerto ai presenti strumenti pra-tici per “una buona comunicazionea misura di CAV”. Si è parlato poi distrumenti di fundraising per il CAVcon Andrea Tosato, responsabilearea “Marketing e fundraising” delMPV Italiano, ed un mini-corso didue giorni è stato svolto da DanielaSensini, formatrice per Facciamo31e membro del CD del MPV Italiano,sul tema “L’efficacia operativa e lapianificazione strategica per glioperatori CAV”. Francesca Bennati,psicologa psicoterapeuta, ha poiinvitato a rivolgere l’attenzione deglioperatori su loro stessi e sui volon-tari che coordinano, con la rela-zione “Quando l’operatore esplode:gestione e prevenzione del burn-out”.Ha concluso il corso la Prof.ssa Ma-rina Casini, Presidente del MPV Ita-liano, con una interessante relazionesulla storia, il senso e le prospettivedel volontariato CAV a 40 anni dallaLegge 194, dal titolo “194… e poi?Dalla sconfitta alla speranza: il vo-lontariato CAV – up to date”.È stata una settimana di importanteformazione e crescita per i 55 volon-tari CAV che vi hanno preso parte,provenienti da otto differenti regioniitaliane, e che, nell’ultimo giornohanno ricevuto dalla Presidente delMPV il Diploma di formazione.Non sono mancati poi momenti disvago, come le gite nei dintorni diVerona e sul lago di Garda.Il bilancio, per questa prima edi-zione, è sicuramente positivo esiamo certi che le conoscenze ac-quisite saranno importanti per la cre-scita dei CAV nei quali operano. Leregistrazioni video delle lezioni con-tribuiranno inoltre alla realizzazionedella piattaforma di e-learning che ilMPV Italiano sta realizzando per ipropri volontari.Per tutti l’appuntamento è per il pros-simo anno, per la seconda edizionedel corso, alla quale il MPV Italianoè già al lavoro!

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Roma, 6 ottobre 2018

Alla c.a. Consigliera Carla PadovaniCapogruppo del PD – Consiglio Comunale di VeronaPiazza Bra,1 - 37121 Veronaep.c. On. Maurizio MartinaSegretario PDCamera dei DeputatiPiazza Monte CitorioRoma

Gentilissima Consigliera Padovani,Le scrivo per manifestarLe tutto il mio apprezzamento e quello dell’intero Movimento per la Vita per l’adesione

ferma, convinta e coraggiosa da Lei espressa a favore della mozione del Consiglio comunale di Verona che invita il Sin-daco e la Giunta a sostenere le organizzazioni di volontariato che aiutano le donne a superare le difficoltà che potreb-bero spingere verso l’aborto. Tra queste organizzazioni il Consiglio comunale ha indicato il Progetto Gemma che èun’opera del Movimento per la Vita e che ha contribuito a salvare molte vite umane, con la gioia delle madri che quasisempre hanno ringraziato anche per iscritto. Sarà mia cura inviarLe il volume “40 anni per il futuro” nella cui secondaparte sono raccolte toccanti testimonianze sul servizio svolto dai Centri di Aiuto alla Vita in favore dei figli e delle madri.

Soprattutto desidero ringraziarLa per la finestra che Lei ha aperto per avviare un dialogo con l’intero PD sul temadella vita nascente. Perciò, rendo questa lettera pubblica e la invio per conoscenza anche al Segretario Maurizio Mar-tina. Il tentativo di un dialogo è antico: basti pensare alle lettere che Giorgio La Pira inviava a Enrico Berlinguer, quandola legge 194 era in discussione. A questo riguardo unisco un mini dossier contenente scritti di La Pira sull’argomento.La Pira era uomo che cercava certamente l’incontro con il PCI e che per questo fu molto criticato a “destra”.

La simpatia e il consenso che il PD è in grado di suscitare derivano dalla convinzione che i progetti politici delPD sono concentrati sulla solidarietà e l’attenzione ai poveri. I bambini non ancora nati sono stati chiamati da SantaMadre Teresa di Calcutta - che di povertà se ne intendeva più di ogni altro! - i “più poveri tra i poveri”. La scienza e laragione confermano questa definizione. Come fa il PD - specie quando come ora cerca un nuovo inizio e un rinnova-mento - a non riconoscere nei concepiti non ancora nati esseri umani bisognosi di solidarietà e attenzione?

Certamente la gravidanza è una condizione davvero speciale, particolare e irripetibile, non a caso definita “dua-lità nell’unità”, tale che non è possibile difendere il diritto alla vita del figlio senza la collaborazione della madre. Perciòsi può accettare la rinuncia alla logica del diritto penale per difendere la vita nascente, ma non si può negare o anchesoltanto ignorare la piena dignità umana dei figli in viaggio verso la nascita. Tra l’altro, la mozione del Consiglio Co-munale di Verona non ha chiesto l’abrogazione della legge 194, ma solo un aiuto al volontariato che difende la vita.

Ad ogni modo è opportuno rileggere le parole pronunciate da Giovanni Berlinguer, relatore di maggioranza favo-revole alla legge, nella sua dichiarazione di voto finale: «Sarebbe assai utile e opportuno un impegno di tutti i gruppi pro-motori a riesaminare, dopo un congruo periodo di applicazione, le esperienze positive e negative di questa legge […]Dovremmo riesaminare le esperienze pratiche, le acquisizioni scientifiche e giuridiche e assicurare da parte di tutti igruppi parlamentari l’impegno di introdurre nella legge le necessarie modifiche […] Ciò può garantire che vi sia, suc-cessivamente alla approvazione della legge, un lavoro comune sia nell’applicazione che nella revisione del testo. Dob-biamo ripartire continuamente dall’idea che il problema, per la sua complessità e delicatezza, richiede da parte di ciascunodi noi un alto senso di responsabilità, ed anche una profonda capacità di rivedere ciascuno alla luce delle esperienze,idee e concetti che sembrano ora acquisiti e quasi cristallizzati».Il punto essenziale del dialogo è il riconoscimento del concepito come “uno di noi”.Il Movimento per la Vita ed io personalmente, siamo disponibili a proseguire il dialogo.Con molti cordiali saluti,

Marina Casini BandiniPresidente del Movimento per la Vita Italiano

Carla Padovani, consigliera comunale del Pd a Verona foto da veronanews.net

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22 maggio 2018. Sono passati esat-tamente quarant’anni dall'approva-zione della legge 194, cheintrodusse l'aborto anche nel nostroordinamento. Per stimolare la rifles-sione sul valore della vita e sull'aiuto

concreto che quotidianamente vieneofferto alle donne che vivono unagravidanza problematica, è partitada Firenze l'iniziativa "In viaggio perla Vita", promossa dal Movimento perla Vita italiano e caratterizzata da un

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“In viaggio per la Vita”:la testimonianza prolifesulle strade d’Italiadi Andrea Tosini

Il 22 maggio 2018, a quaran-t’anni esatti dall'approva-zione della legge 194, èpartito da Firenze il viaggio

del camper del Movimento perla Vita. Un viaggio in lungo e inlargo per il nostro Paese, con ilcompito di testimoniare la con-cretezza dell'impegno per la di-fesa della vita umana, garantitoquotidianamente dai Centri diaiuto alla Vita di tutta Italia. Unviaggio attraverso luoghi e sto-rie differenti, ma tutte parte diun unico grande popolo dellaVita. L'iniziativa si concluderàl’11 novembre, in occasione del38° Convegno nazionale deiCav, che si terrà a Lecce. Suquesto numero del ‘Sì alla Vita’vi proponiamo il diario, tappadopo tappa, di questo viaggio.

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tour in camper che attraverso varietappe toccherà la maggior partedelle province italiane. Dopo la par-tenza da Firenze, la ‘culla’ dell'impe-gno prolife italiano – fu proprio nelcapoluogo toscano che nel dicem-bre 1975 aprì il primo centro di aiutoalla vita in Italia -, il camper ha giratoin lungo e in largo per la Toscana, at-traverso le tappe di Arezzo, Monte-varchi, San Giustino Valdarno,Fiesole, Pontassieve, Grosseto,Siena, Prato, Empoli, Viareggio ePisa. Da qui, il camper ha proseguito

il suo viaggio in direzione nord-ovest, verso la Liguria, con le tappedella Spezia, Sestri Levante, Rapalloe Genova. Giovanni Rocchi, presi-dente di Federvita Liguria, e PatriziaAchilli, hanno così commentato: «Ilbilancio è positivo, con il camper ab-biamo girato per le città fermandocia volantinare nei luoghi in cui ave-vamo chiesto il permesso, una veraoccasione d'incontro con la cittadi-nanza, resa possibile grazie alla col-laborazione tra i movimenti per lavita e i centri di aiuto alla vita».

Dopo la Liguria, di nuovo sullastrada per raggiungere il Piemonte,con ben otto tappe in sette città, apartire dal 6 giugno e per una setti-mana intera, toccando i centri diAsti, Acqui Terme, Torino, Rivoli, Sa-vigliano, Moncalieri e Ciriè. PerClaudio Larocca, presidente di Fe-dervi.P.A. (la federazione di Mpv eCav di Piemonte e Valle d'Aosta),«sono stati momenti ricchi di emo-zioni e incontri, ma soprattutto con ilgrande piacere di condividerel'esperienza con tanti volontari chesi donano con gratuità alla causadella vita e che hanno reso possibileospitare questa iniziativa anchenelle città piemontesi».Dal 14 al 16 giugno è stato invece ilTrentino-Alto Adige ad ospitare ilcamper, con le tappe di Trento, Ro-vereto, Lavis, Pergine, Levico e Cal-donazzo. Un giro che si è snodatoattraverso luoghi differenti, comeospedali, centri commerciali, mercatie anche presso il famoso museoMart di Rovereto. «È stata un'occa-sione per incontrare i cittadini e perspiegare loro che nei centri di aiutoalla vita l'ascolto, l'accoglienza el'assistenza alle donne in difficoltà econcreta è reale - ha spiegato CarloCurcio, presidente del Movimentoper la vita di Trento - e si distinguenettamente dalle attività dei consul-tori statali». Un'attività che, come haaggiunto Curcio, «è stata fatta ancheal di fuori delle scuole, con le volon-tarie che sono riuscite a spiegare iragazzi come nei Cav ci si prendarealmente cura della situazione, cer-cando di capire insieme alla futuramadre quali siano le difficoltà che leimpediscono di vivere serenamentela maternità». Giuliano Guzzo, notoblogger cattolico nonché responsa-bile giovani del Movimento per laVita per il Trentino-Alto Adige, ha di-chiarato che il camper è stato «un te-stimone che è passato di regione inregione e di provincia in provincia,uno strumento che ha dato visibilitàad un messaggio di cultura della vitae dell'accoglienza come alternativaall'aborto, ed è un'iniziativa positivaperché ha creato senso di unità».

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È stata poi la volta della Lombardia,in particolar modo il 21 giugno con latappa di Castiglione delle Stiviere(Mantova). Come ha spiegato Clau-dio Mosca, del Cav di Castiglione, «lamattina siamo stati fuori dal nostroDuomo ad accogliere le persone cheuscivano dalle Messe, mentre neltardo pomeriggio, in una zona cen-trale vicino al Castello, abbiamo fattoun tuffo nel passato grazie alla rievo-cazione storica e al palio in occa-sione dei festeggiamenti per il nostroconcittadino San Luigi Gonzaga, pa-trono mondiale della gioventù. Suc-cessivamente, rotta verso il Lago diGarda, con le tappe di Lonato e De-senzano, prima di raggiungere ilnord-est d'Italia, con gli appuntamentiin Veneto e Friuli-Venezia Giulia.Da qui il camper ha poi viaggiato indirezione sud, dapprima con lasosta, per quasi una settimana, dal29 luglio al 4 agosto in occasionedel 35° Life Happening 'Vittoria Qua-renghi', seminario di formazione pergiovani organizzato dal Mpv che siè tenuto ad Acquafredda di Maratea(Potenza), poi sempre in Basilicatacon una lunga sosta di ben novegiorni a Melfi e dintorni, nei centri di

Rionero, Rapolla, Lavello e Venosa.Come ha spiegato Katia Zullo, fon-datrice del Centro di aiuto alla Vita'Joshua' di Melfi, «la permanenzadel camper dal 4 al 15 agosto ci hapermesso, attraverso la distribu-zione di materiale informativo, dispiegare il nostro servizio alla vita edi illustrare l'attività del Mpv e deiCav, che molti non avevano mai co-nosciuto prima. A queste attività siaggiunge anche la presenza di unosportello per le maternità difficili cu-rato dalla fondazione 'Il Cuore in unaGoccia'. Questa esperienza mi hadavvero riempito il cuore di unagioia infinita, anche perché ha of-ferto la possibilità di incontrare per-sone interessate a collaborare comevolontari».Quella di Katia è una storia partico-lare, proprio perché è diventata vo-lontaria al servizio della vita dopoessere stata a sua volta aiutata, inoccasione dell'ottava gravidanza,da Lucia Barbanera, volontaria delCav di Potenza. «È stato un mo-mento di prova per me - spiegaKatia -, erano presenti mio marito imiei figli, ma avere anche l'aiuto diuna persona estranea ti dà comun-que più forza. Con pazienza eamore incondizionato, Lucia mi èstata vicina ascoltandomi e dan-domi tanta forza psicologica e spiri-tuale». Così è nato Joshua Lucio, undoppio nome assolutamente noncasuale: «Joshua è un nome pienodi significato per me – ha detto Katia-, perché significa "il Signore è lamia salvezza"; Lucio è stato invecescelto in segno di gratitudine alla vo-lontaria che mi ha aiutato».Nella seconda metà di agosto, ilcamper ha poi proseguito il suoviaggio verso la Calabria, a comin-ciare dal litorale ionico, nel territoriodell'arcidiocesi di Rossano-Cariati,toccando i centri di Rossano, Terra-nova da Sibari, Spezzano Albanese,Tarsia, Corigliano Calabro, Mirto Cro-sia e il lungomare di Cariati. Adesprimere soddisfazione per lagrande attenzione e partecipazione,in particolar modo dei più giovani, èstato Mario Smurra, del Mpv di Cori-

gliano-Rossano, che ha voluto sotto-lineare «la necessità di arrivare al ri-conoscimento della personalitàgiuridica del concepito così comeoggi avviene per il nascituro».Successivamente, sono arrivate duetappe significative a Petronà e aMontepaone Lido, in provincia di Ca-tanzaro, rispettivamente il 22 e il 23agosto. Nella prima di queste duetappe, l'arrivo del camper ha coin-ciso con l'inaugurazione del nuovoMpv locale, mentre la seconda èstata l'occasione per un incontropubblico presso l'Anfiteatro, sul lun-gomare, alla presenza del sindaco diMontepaone, Mario Migliarese, del-l'assessore alle Politiche sociali egiovanili, Maria Assunta Fiorentino,del vicario episcopale dell'arcidio-cesi di Catanzaro-Squillace, DonPino Silvestre e del segretario gene-rale del Mpv nazionale, GiuseppeGrande. Ed è stato proprio Giu-seppe Grande a ricordare come ilcamper «da un lato volge lo sguardoverso il passato, con la partenza daFirenze, città del primo centro diaiuto alla vita in Italia, e la memoria di43 anni di attività al servizio dellavita; dall'altro lato, però, è un'inizia-tiva che ci proietta verso il futuro, conl'azione che ciascuno di noi può farenell'aiuto alla gravidanza difficile, at-traverso i Cav o il servizio SOS Vita».Dopodiché, il 24 e il 25 agosto, ilcamper si è spostato sul versante tir-renico della Calabria, in provincia diCosenza, con le tappe di Diamante,Belvedere Marittimo, Cetraro e Paola(quest'ultima nella cornice del San-tuario di San Francesco), prima difermarsi, il 26 agosto, sul lungomaredi Reggio Calabria. Poi, varcato loStretto, il mezzo è sbarcato in Sicilia,affidato al Cav 'Vittoria Quarenghi' diMessina. Sull'isola il camper ha in-trapreso un lungo tour che lo ha por-tato a visitare i centri di Mistretta,Brolo e Bagheria, prima di raggiun-gere Palermo il 15 settembre, in oc-casione della visita di PapaFrancesco; da qui è ripartito allavolta di Agrigento, Canicattì, Cam-pobello di Mazara e Mazara del Valloper completare il giro della Sicilia.

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Per il 23 ottobrescorso era attesa unadecisione della CorteCostituzionale sulla le-gittimità costituzionaledell’art. 580 c.p. chepunisce l’istigazione ol’aiuto al suicidio. In re-altà, la Consulta dopo una lunga seduta, il 24 ottobre, hadeciso di non decidere rinviando l’esame all’anno pros-simo: 24 settembre 2019. Nel frattempo, ha invitato il Par-lamento a “intervenire con un’appropriata disciplina”poiché “l’attuale assetto normativo concernente il fine vitalascia prive di adeguata tutela determinate situazioni co-stituzionalmente meritevoli di protezione e da bilanciarecon altri beni costituzionalmente rilevanti”. Non è ancoradato conoscere le motivazioni dell’ordinanza, sappiamosoltanto che in seno alla Camera di Consiglio si è svoltoun animato dibattito, che si è costituita l’avvocatura delloStato e che gli atti di intervento in giudizio del Centro StudiLivatino, del Movimento per la Vita Italiano e dell’asso-ciazione Vita è sono stati dichiarati inammissibili.

La questione era stata sollevata il 14 febbraioscorso dalla Corte di Assise di Milano nel procedimentoa carico di Marco Cappato che aveva aiutato Fabiano An-toniani (noto come Dj Fabo), divenuto tetraplegico e ciecoin seguito ad un incidente stradale, a suicidarsi in Sviz-zera.

Il dubbio di costituzionalità posto dinanzi alla Cortenon riguarda l’intera norma, ma solo la parte che incri-mina le condotte di aiuto al suicidio a prescindere dal lorocontributo alla determinazione o al rafforzamento del pro-posito suicidario. In altri termini, secondo i giudici mila-nesi, chi agevola in qualsiasi modo una persona atogliersi la vita senza che questa collaborazione incidasul percorso deliberativo dell’aspirante suicida, non do-vrebbe essere punito. Perché? Perché si ritiene che ilbene tutelato dall’art. 580 c.p. non sia la vita umana in sé,ma l’autodeterminazione dell’aspirante suicida correlataalla percezione della propria diminuita o azzerata dignità.È tale autodeterminazione che, appunto, dovrebbe es-

sere protetta da possibili influenze manipolatorie, laddovenon ancora fermamente indirizzata verso la scelta suici-daria. Se l’autodeterminazione al suicidio è solida eferma, chi aiuta il suicida a morire compirebbe un meroatto materiale non rilevante penalmente e dunque nonsanzionabile.

È posta quindi questione di legittimità costituzio-nale dell’art. 580 c.p.:

- nella parte in cui incrimina le condotte di aiuto alsuicidio in alternativa alle condotte di istigazione e, quindia prescindere dal loro contributo alla determinazione o alrafforzamento del proposito di suicidio per ritenuto con-trasto con gli artt. 3, 13/I e 117 della Costituzione in rela-zione agli artt. 2 e 8 della Convenzione europea dei dirittiumani;

- nella parte in cui prevede che le condotte di age-volazione dell’esecuzione del suicidio, che non incidanosul percorso deliberativo dell’aspirante suicida siano san-zionabili con la pena della reclusione da 5 a 12 anni,senza distinzione rispetto alle condotte di istigazione, perritenuto contrasto con gli artt. 3, 13, 25/II e 27/III della Co-stituzione.

Tenendo conto della complessità delle argomenta-zioni tecnico giuridiche e del fatto che il presente contri-buto si limita a evidenziare gli aspetti maggiormentecoinvolti nel dibattito pubblico, riportiamo in chiave dia-lettica le principali argomentazioni a favore della incosti-tuzionalità dell’aiuto al suicidio nei termini indicati e lerispettive repliche. Esse rappresentano una sintesi del di-battito processuale in oggetto. Importanti approfondi-menti possono leggersi nel fascicolo speciale della rivistaL-JUS del Centro Studi Rosario Livatino (www.centrostu-dilivatino.it)

Il suicidio assistito davanti alla CorteCostituzionale e il rinvio al Legislatore

di Marina Casini Bandini e Massimo Magliocchetti

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Botta e risposta

1. Le norme del codice penale non prevedonocome reato il tentativo di suicidio e dunque implicita-mente ammettono che il bene vita sia nella disponibilitàdell’aspirante suicida.

Il fatto che il suicidio, in quanto tale, non sia punitonon significa affatto che si tratti di un comportamento le-cito. La non punibilità è conseguenza della logica di tuttoil diritto penale il quale, secondo la più moderna conce-zione, ha uno scopo di prevenzione dei comportamentisocialmente inaccettabili. Nel caso in cui il suicidio av-venga, non si può certo punire chi è morto e se il tenta-tivo non riesce la minaccia penale rischia di rafforzare ilrinnovarsi del suicidio. In ogni caso chi è orientato al sui-cidio non è certo dissuaso dal timore di una pena. Perquesto la legge punisce soltanto coloro che istigano alsuicidio o lo agevolano. Inoltre, anche se il vivere non ècoercibile, il suicidio non può ugualmente essere tutelatodal diritto. Il carattere del suicidio è di radicale avulsionedal diritto, poiché è atto che si oppone alla sua intrinsecastruttura, che è essenzialmente una struttura relazionale.Il suicida che non è riuscito nel suo intento suicidario nonè punito anche perché si autoesclude dalla relazione cheè elemento tipico del diritto (“ubi societas ibi ius, ubi iusibi societas”).

2. Cappato non ha rafforzato in nulla la volontà dimorire del Dj Fabo, essendo questa volontà maturata au-tonomamente a prescindere dall’intervento di Cappato

È molto discutibile che la condotta di chi offre unmero aiuto materiale non incida nel processo delibera-tivo suicida rafforzandolo: contare sull’ aiuto di qualcunoè inevitabile elemento che consolida la determinazionegià presa. La pretesa differenza tra l’autodeterminata de-cisione di compiere un’azione e l’aiuto alla sua esecu-zione non trova riscontro in materia penale nelle normesul concorso. Le norme sul concorso escludono una so-stanziale differenza fra la decisione di compiere un reatoe l’aiuto alla sua esecuzione. nessun giudice esclude-rebbe il concorso nel delitto da parte di chi accompagnail rapinatore. Nessun giudice escluderebbe, per esem-pio, il concorso nel delitto da parte di chi, consapevole,accompagna in macchina, fino al luogo in cui verrà ef-fettuata la rapina, l’amico che ha deciso autonomamentee fermamente di commetterla.

3. Solo la condotta di chi abbia agevolato in sensostretto la fase esecutiva del suicidio, può essere oggettodi rimprovero penale. La fase esecutiva ha avuto inizioquando il personale della clinica ha iniettato la sostanzamortale nella siringa collegata a un sondino applicato alpaziente; questa sostanza è entrata in circolo nel mo-mento in cui il Dj Fabo con un morso ha azionato il pul-

sante collegato allo stantuffo. Perciò, il comportamento diCappato non ha nulla a che fare con l’agevolazione dellafase esecutiva.

È improprio restringere il concetto di esecuzionesolamente a quei frammenti di condotta che precedonoimmediatamente il gesto finale. Sarebbe logicamente as-surdo e intrinsecamente discriminatorio punire ex art. 580c.p. chi consegna il veleno direttamente all’aspirante sui-cida e non chi, sempre al fine di rendere possibile il sui-cidio, si reca ad acquistargli la dose. Il nesso causale trala condotta e la morte è evidente alla stregua del princi-pio della condicio sine qua non. Secondo la teoria con-dizionalistica, una condotta può essere consideratacome casa di un evento se non può essere mentalmenteesclusa senza che venga meno anche l’evento. Ovvia-mente, l’ambito di rilevanza degli antecedenti viene bendelineato dall’elemento soggettivo (dolo/colpa) che con-sente di scevrare quelle condotte che assumono rile-vanza rispetto alla fattispecie incriminatrice considerata.Da queste considerazioni si deve ricavare che qualsiasicondotta materialmente funzionale al proposito auto-sop-pressivo, purché l’agevolatore sia consapevole di taleprogetto, è punibile i sensi dell’art. 580 c.p. previa valu-tazione del nesso di causalità.

4. Fulcro del principio personalistico contenutonella Costituzione è il principio di libertà dell’individuo.Non si tratta solo di libertà in senso fisico, ma anche e so-prattutto di libertà di pensiero, di scelte di vita, di religionee in senso più generale e omnicomprensivo, di autode-terminazione personale. Il diritto alla vita incontra un li-mite nella libertà di autodeterminazione terapeutica delsoggetto connessa al “diritto al rispetto della dignità dellafigura umana”.

La Costituzione e la giurisprudenza costituzionalehanno sempre individuato la vita umana come bene delquale non si può liberamente disporre e quindi il con-senso alla propria uccisione non è ammesso. La Costi-tuzione garantisce l’eguaglianza tra tutti i cittadini e,dunque, le persone portatrici di handicap non possonoessere discriminate riguardo al principio della indisponi-bilità della vita umana. Che la vita sia un bene indisponi-bile e che anche l’integrità fisica sia un bene daproteggere risulta da tutte le norme dell’ordinamento giu-ridico italiano che obbligano l’individuo ad adottare mi-sure cautelari per difendere la propria vita. Si pensi alcampo della circolazione stradale (obbligo del casco peri motociclisti o uso delle cinture di sicurezza da parte delconducente e non soltanto dei passeggeri degli autovei-coli) e della prevenzione degli infortuni in materia di la-voro in cui sono punite le condotte autolesive che nonpongono in pericolo i terzi. Il singolo può decidere di sa-crificare la propria vita, ma solo per difendere la vita al-trui minacciata da ingiuste aggressioni. In questi casi (si

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pensi a Salvo D’Acquisto, il vicebrigadiere che si offrì allafucilazione tedesca in sostituzione di 22 cittadini italiani,oppure a Padre Kolbe che si offrì alla morte per fame persalvare un padre di famiglia in un campo di sterminio na-zista). Ma al di fuori di una ingiusta aggressione la pro-pria vita resta indisponibile anche quando la mortepotrebbe essere scelta per amore, ad esempio in nes-sun caso è possibile il prelievo di un organo provocandola morte di una persona pur consenziente; rigidi sono poii criteri per l’accertamento della morte in caso di trapiantoda cadavere. L’art. 5 c.c. vieta “gli atti di disposizione delproprio corpo [...] quando cagionino una diminuzionepermanente della integrità fisica”.

4. Il diritto a rifiutare/rinunciare alle cure anchequando ne discenda la morte, è affermato chiaramentenella sentenza del Tribunale di Roma n. 2049 del 2007(caso Welby – Riccio) e nella sentenza della Cassazionen. 21748 del 2007 (caso Englaro).

Se l’individuo può disporre indirettamente della suavita mediante la rinuncia alle terapie, può anche dispornedirettamente mediante l’assunzione di farmaci finalizzatial suicidio. Pertanto, le pratiche di suicidio assistito noncostituiscono una violazione del diritto alla vita quandosiano connesse a situazioni di malattia terminale o gravidadi sofferenze o ritenuta intollerabile e indegna dal malatostesso. Dal diritto costituzionale all’autodeterminazione te-rapeutica (art. 32 Cost.) discende il “diritto di lasciarsi mo-rire” e da questo il “diritto all’accompagnamento alla mortevolontaria” (suicidio assistito, eutanasia).

La ragione in base alla quale si possono rifiutare lecure non è un diritto alla malattia ed alla morte, ma il di-ritto a non essere oggetto di violenza sia pure a scopo te-rapeutico, come avverrebbe se il paziente venissetrasportato di forza in un ospedale e magari legato al lettoper potergli somministrare trattamenti che egli rifiuta. Nonsolo, ma l’interpretazione letterale, sistematica e storicadell’art. 32 portano alla conclusione che la norma è fon-data sul “favor curae” e non sul “favor mortis”. Il fatto chela regola sia la non obbligatorietà di trattamenti sanitari, si-gnifica semplicemente che non esiste un dovere giuridi-camente coercibile di cura, ma resta comunque il doverecivico di curarsi. Come risulta anche dalle decisioni delTribunale di Roma n. 2049 del 2007 (caso Welby – Riccio)e della Cassazione n. 21748 del 2007 (caso Englaro), il“diritto a lasciarsi morire” per mezzo del rifiuto di un trat-tamento sanitario non implica automaticamente e neces-sariamente il rifiuto della vita in quanto tale, ma esprimel’accettazione che la patologia faccia il suo corso. Vice-versa, il preteso “diritto a morire” coinvolgendo la colla-borazione di un altro, esige l’ingresso di un ulteriore dirittoche non ha copertura normativa nel nostro ordinamento.Il diritto alla salute ex art. 32 Cost., implica che il soggettopossa rinunciarvi, ma non fonda un assurdo “diritto allamalattia” o un parimenti assurdo “diritto alla morte”. Allo

stesso modo il diritto alla libertà personale ex art. 13 Cost.non fonda un assurdo “diritto alla schiavitù” e il diritto al ri-spetto della dignità personale non fonda un assurdo “di-ritto a essere trattati indegnamente”. Così il diritto alla vitanon fonda alcun inesistente “diritto alla morte”.

5. Il diritto alla vita deve essere bilanciato con il di-ritto di autodeterminazione in ordine alla decisione di mo-rire. L’art. 580 c.p. sancendo il divieto assoluto di aiutarechi si trovi in condizioni indegne – da un punto di vistasoggettivo, ma che trovino riscontro nella oggettiva realtàdei fatti e del comune sentire – si trasforma in obbligo divivere anche quando le condizioni di vita si sono ormai atal punto deteriorate da rendere la vita stessa fonte di unaviolazione della dignità.

Che sia possibile un bilanciamento tra il diritto allavita e il diritto di autodeterminazione in ordine alla deci-sione di morire è discutibilissimo, perché il primo è lacondizione di ogni altro diritto. In effetti la morte eliminaanche il diritto di autodeterminazione. La vita è dunque ilpresupposto della libertà. La libertà comporta anche lafacoltà di cambiare decisione, ma se uno muore non puòpiù cambiare l’orientamento della sua vita. In ogni caso,se di bilanciamento vogliamo parlare, questo è ravvisa-bile soltanto nel rifiuto delle cure o nella rinuncia allestesse, cosa strutturalmente diversa dal punto di vistaetico e giuridico rispetto alla richiesta di interventi volti acagionare direttamente la morte. Il massimo del “bilan-ciamento” è già avvenuto con la discutibile Legge219/2017 (“Norme in materia di consenso informato e didisposizioni anticipate di trattamento”). In ogni caso nonesiste un obbligo di vivere a oltranza! La morte va ac-cettata (di qui il rifiuto di accanimento o ostinazione tera-peutica), ma accettare la morte è cosa assai diversa dalcagionarla.

6. La Legge 219/2017 prevede la possibilità di ri-fiutare la nutrizione artificiale e ciò comporta di fatto rico-noscere il diritto del soggetto di morire non già a causadella malattia, ma per la privazione di sostegni vitali (eu-tanasia omissiva). Il mancato riconoscimento/regolamen-tazione da parte del Legislatore del “diritto al suicidioassistito” non può portare a negare la sussistenza della li-bertà della persona di scegliere quando e come porretermine alla propria esistenza. Il mancato riconoscimentodel “diritto al suicidio assistito” porta solo ad escludereche si possa richiedere al Servizio Sanitario Nazionale untrattamento diverso da quello previsto dalla L. 219/2017.

La legge 219/2017, sebbene criticabile per diversiprofili, lascia impregiudicata la piena responsabilità pe-nale per chi agevola o istiga l’altrui suicidio, nonché perchi provvede a causare la morte di persona consen-ziente. In particolare, si afferma che “Il paziente non puòesigere trattamenti sanitari contrari a norme di legge, alla

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deontologia professionale o alle buone pratiche clinico-assistenziali; a fronte di tali richieste, il medico non haobblighi professionali” (art. 1, comma 6). Da ultimo laCorte di Cassazione, nel descrivere la differenza tra leazioni eutanasiche e la sedazione palliativa profonda ha,di fatto, escluso la possibilità che in applicazione dellalegge 219/2017 si possa mascherare il comportamentoeutanasico con la palliazione, escludendo ogni interpre-tazione estensiva in tema di Dat.

7. Il focus dell’art. 580 c.p. è la tutela della libertàe della consapevolezza della decisione del soggetto chevuole morire. Chi aiuta materialmente un malato inguari-bile o un disabile in gravi condizioni a dare attuazione allasua piena, autonoma e consapevole volontà di porre finealla sua vita, essendo un mero esecutore della volontà,non commette reato di aiuto al suicidio.

Che il bene protetto dall’art. 580 c.p. sia la vita ri-sulta anche dalla rubrica del capo I del titolo 12, in cuil’art. 580 è inserito: “Dei delitti contro la vita”. Se si rico-nosce il diritto alla morte di una persona malata o porta-trice di un handicap, si dovrebbe garantire lo stessodiritto a chiunque in piena lucidità decide che la propriavita non ha più alcun senso e non ne riconosce il valore(ad esempio, come talora è accaduto, in conseguenzadi un disastro economico o della perdita di una personacara, di sventure, di situazioni rovinose). Viceversa, lepersone coraggiose che impediscono in qualsiasi modoil suicidio non vengono accusate di violenza privata, ma,al contrario, vengono onorate e premiate dalla società.L’eventuale ammissione della pretesa di essere aiutatinell’esecuzione del suicidio implicherebbe necessaria-mente l’imposizione a carico di qualcuno di un “dovere diuccidere”. Se la morte diventa un diritto, sorge il dovereche qualcuno - il medico? - presti aiuto al suicidio: è lamorte del diritto e della medicina nelle loro rispettive di-mensioni ontologiche e strutturali.

È evidente che la lettura proposta dalla Corte diAssise di Milano del divieto di cui all’art. 580 c.p. intro-durrebbe addirittura l’obbligo di uccidere sulla semplicerichiesta di chi desidera autoeliminarsi a motivo del ve-nire meno della dignità della propria vita. Il “diritto al sui-cidio” implicherebbe situazioni contrastanti con il sensocomune, rovesciando la prospettiva dell’ordinamento:per esempio, commetterebbe violenza punibile ex art.610 c.p. chi trattiene colui che sta per lanciarsi nelvuoto; sarebbe altrettanto responsabile di violenza pri-vata e di lesioni personali chi strappa di mano con vio-lenza (e quindi procurando delle lesioni) l’arma a coluiche sta per colpirsi; verrebbe meno l’obbligo di soc-corso ex art. 593 c.p. nei confronti di chi si getta nelfiume allo scopo di autosopprimersi; analogamentesganciato dall’obbligo di intervenire sarebbe il mediconei confronti del soggetto per essersi lanciato volonta-riamente da un edificio.

8. Punire chiunque agevola in qualsiasi modo l’ese-cuzione del suicidio, discrimina indebitamente colui cheessendo malato irreversibile o terminale vuole porre ter-mine alla propria condizione di sofferenza, ma non possafarlo che mediante una mera rinuncia alle cure, se non aprezzo di indicibili sofferenze.

È vero il contrario, perché il fondamento del prin-cipio di non discriminazione è l’uguale dignità umana,sempre presente con la stessa forza e la stessa intensitàin ogni essere umano. Rendere lecita l’agevolazione delsuicidio introduce nuove forme di discriminazione in or-dine alla dignità umana: un grave disabile che si senta diessere un peso per sé e per altri può essere indotto achiedere aiuto al suicidio, se questa strada viene indi-cata come più “facile” e meno gravosa. Non solo, ma si-gnifica anche recidere la più elementare forma disolidarietà umana: quella che riconosce dignità all’altroanche quando il soggetto che aspira a suicidarsi non sela riconosce più. Al fondo la questione fondamentale èquella della dignità umana inerente all’esistenza umanacome tale, che quindi non è una qualità che si aggiungealla vita, ma l’essenza stessa della vita. Assai significativoè l’orientamento mondiale consacrato nel diritto europeoe nella nostra costituzione che vieta la pena di morte inmodo assoluto, anche quando l’effetto dissuasivo dellapena capitale potrebbe essere particolarmente efficacedi fronte ai più efferati delitti. La riflessione sulla dignitàumana “inerente” e “uguale” implica una riflessione pro-fonda del concetto di persona che non può essere ri-condotto e ridotta al personalismo individualistico chetrascura la ricchezza ontologica di ogni essere umano.

9. La giurisprudenza della Corte europea dei dirittidell’uomo in materia di suicidio assistito va nella direzionesecondo cui il diritto all’autodeterminazione, implicato esotteso a tutta la Convenzione europea dei diritti del-l’uomo (1950), si esplica nella facoltà per ogni individuoche sia in grado di intendere e di assumere determina-zioni consapevoli e ponderate, di decidere se e comeporre termine alla sua esistenza.

La giurisprudenza della Corte europea dei dirittiumani pur avendo nelle decisioni più recenti ammessoche le scelte di fine vita rientrano nell’art. 8 della Con-venzione europea dei diritti dell’uomo non hanno mai le-gittimato il suicidio assistito, ma ha lasciato agli Stati unsignificativo margine di apprezzamento. Stante il marginedi apprezzamento è possibile che unno Stato ammetta acerte condizioni pratiche di assistenza alla morte, ma nonsarebbe censurabile il divieto penalmente sanzionato perl’assistenza al suicidio o per l’omicidio del consenziente.A proposito è interessante ricordare che il caso AdaGross contro Svizzera si è concluso con la dichiarazionedi irricevibilità in ragione del carattere abusivo dellostesso. Tra le fonti sovranazionali bisogna ricordare il

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Patto internazionale sui diritti civili e politici firmato il 16 di-cembre 1966. Il diritto alla vita è “inerente” alla personaumana, così come proclamato dall’art. 6. Quando si ri-conosce l’uomo bisogna inevitabilmente riconoscere ilsuo diritto alla vita con le caratteristiche di indisponibilitàsopra rilevate. Il diritto alla vita non comprende il “diritto”alla morte: la morte non è un “diritto”, ma un fatto inelut-tabile, che esige assistenza e accompagnamento, nonrivendicazioni di autonomia individualistica. Merita rilet-tura la convenzione del 14 dicembre 2006 sui diritti dellepersone con disabilità, il cui art. 1 proclama l’eguaglianzarispetto a qualsiasi altra persona, mentre l’art. 5 proibi-sce ogni discriminazione e l’art. 10 afferma anche il dirittoalla vita delle persone disabili. La tutela assoluta dellavita è proclamata anche nei più importanti atti dell’As-semblea del Consiglio d’Europa. Nella Raccomanda-zione 1418 del 1999 l’Assemblea raccomanda alComitato dei Ministri di incoraggiare gli Stati membri delConsiglio d’Europa a rispettare e proteggere la dignitàdei malati incurabili e dei morenti a tutti i livelli “mante-nendo il divieto assoluto di mettere intenzionalmente finealla vita dei malati incurabili e dei morenti: 1. visto che ildiritto alla vita, in particolare per ciò che concerne i ma-lati incurabili ed i morenti è garantito dagli Stati membriconformemente all’art. 2 della Convenzione Europea deiDiritti dell’Uomo che dispone che la morte non può es-sere inflitta a chiunque intenzionalmente; 2. visto che ildesiderio di morire espresso da un malato incurabile oda un morente non può mai costituire un fondamento giu-ridico alla sua morte per mano di un terzo; 3. visto che ildesiderio di morire espresso da un malato incurabile oda un morente non può in sé servire da giustificazionelegale all’esecuzione di azioni destinate a provocare lamorte”; nella Risoluzione 1859 del 2012 l’Assemblea par-lamentare ha ribadito che “l’eutanasia nel senso di ucci-dere intenzionalmente, con un’azione o un’omissione [...]deve sempre essere vietata” e ha concluso nel sensoche “in caso di dubbio, la decisione deve sempre pren-dersi in favore della vita e del prolungamento della vita”

Conclusione

L’ambito del fine vita è tra i più sfaccettati e com-plessi. Le questioni bioetiche e biogiuridiche sono spessotra loro intrecciate e non possono certo essere affrontate acolpi di scure. Ma il punto su cui va concentrata l’atten-zione è quel concetto di autodeterminazione rivendicatocome criterio assoluto e fondativo del c.d. “diritto alla morteassistita”. Ma è proprio vero che l’ultima parola è quelladella libera scelta individuale? Se così fosse, tale diritto do-vrebbe essere garantito a tutti, anche a chi non è malato in-guaribile o gravemente disabile. Invece non è così, perchénessuno afferma il diritto al suicidio assistito o all’eutanasiase la vita è ritenuta ancora “piena”, dotata di forza e auto-sufficienza, di capacità di relazione e di vivacità delle fun-zioni cognitive, perché la vita è ritenuta ricca di dignità; se,

invece, la vita ha perso certe caratteristiche o funzioni eaumenta il livello di dipendenza dagli altri, in modo inver-samente proporzionale, la dignità è ritenuta scadente onulla e subentra il tema del “diritto di morire”. L’elementodifferenziale, dunque, risiede nella valutazione che delladignità umana viene data non dal diretto interessato, madagli altri, dalla società. Il rischio di divenire arbitri della di-gnità altrui è altissimo e porta con sé una pericolosissimaminaccia per la tenuta del sistema democratico.

Questo diverso atteggiamento in ordine alla dignitàumana introduce quella violazione del principio di ugua-glianza già incontrata tra nati e non ancora nati e di-strugge la radice di ogni autentico e solidaristico legametra gli uomini. Spesso si è detto che Dj Fabo non era solo,che era circondato dall’affetto dei suoi cari lasciando in-tendere che non era la solitudine o il senso di abbandonoad averlo spinto alla scelta di morire. Non vi è motivo didubitare della compagnia degli affetti. Però, probabil-mente, la solitudine che spinge alla richiesta di morte èqualcosa di profondo e indicibile collegato alla mancanzadi senso della propria vita anche alla luce di quanto glialtri ci fanno percepire di noi stessi. “Si può dimenticareil degrado del proprio corpo se lo sguardo degli altri èpieno di tenerezza”, è una frase scritta nelle pagine deldiario di un hospice. Siamo tutti collegati e chiamati aquesto sguardo carico di tenerezza, a “custodirci” vicen-devolmente nel riconoscimento della uguale dignità dellanostra vita, minimo comune denominatore che ci acco-muna e che ci rende laicamente fratelli. Siamo tutti chia-mati prenderci cura dell’altro. Per questo la morte vaaccettata come inevitabile limite ed esito dell’esistenzaterrena, ma non volutamente cagionata.

La Consulta ha invitato il Parlamento a colmare unpresunto vuoto normativo. Tale scelta è stata lodata siada chi vuole una legge sul suicidio assistito/eutanasia,sia da chi ha voluto comprensibilmente manifestare soli-darietà ai giudici costituzionali che hanno sostenuto la le-gittimità dell’art. 580 c.p. Non possiamo tuttaviaesprimere perplessità anche considerato che non menodi un anno fa veniva approvata una c.d. “legge sul finevita” (219 del 2017) che, nonostante qualche importantecriticità, rappresenta un bilanciamento tra i beni costitu-zionali in gioco. È necessario che le forze parlamentariche hanno a cuore le persone malate o disabili e le lorofamiglie, affinché contrastino questa mentalità eutanasicache in nome di un’autodeterminazione assolutizzata pre-tende di recidere il più elementare vincolo di solidarietàumana: quello che riconosce sempre e comunquel’uguale dignità dell’altro e promuove autentiche relazionidi cura. Servirà unità e capacità di sintesi. Perché tra lerighe dell’ordinanza costituzionale del 24 ottobre scorsonon si può non leggere un appello a mobilitarsi uniti per-ché lo sguardo della società su malati e disabili sia unosguardo pieno di tenerezza, sempre pronto a riconoscereil valore della persona anche nelle condizioni di estremadipendenza dagli altri.

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“La legge funziona”. “La legge nonfunziona”: i due opposti giudizi fannola sintesi delle argomentazioni for-mulate dai difensori e dagli opposi-tori della legge 40 sulla procreazionemedicalmente assistita. Ed è dal2004, quando fu approvata la legge,

che le posizioni si confrontano senzatrovare un equilibrio.Del resto, neppure la lettura delle Re-lazioni (l’ultima esamina i dati relativial 2016) che, ogni anno, il ministrodella Salute deve presentare sull’at-tuazione della legge, aiuta a far luce.

Il Movimento per la Vita a sua voltapresenta regolarmente dei Rapportiche offrono una lettura critica dellaRelazione ministeriale. Ma i rapporti,in larghissima parte opera di CarloCasini, contengono anche suggeri-menti per correggere, integrare e mi-gliorare l’attuazione della legge esoprattutto a tenere sveglia l’atten-

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Il punto sulla Legge 40:pochi spazi di ottimismo

di Daniele Nardi

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zione della società su tecniche chepresentano aspetti assai conturbanti(i testi integrali di Relazioni ministe-riali e Rapporti del Movimento sonodisponibili nel sito www.mpv.org).La prima sensazione che si ricavadalla lettura di questi documenti èche uno degli scopi della legge,quello di “assicurare i diritti di tutti i

soggetti coinvolti, compreso il con-cepito” sia stato fissato nel cuoredell’articolo 1 della legge e poimesso in soffitta. Del resto non sonobastati neppure gli interventi dellaCorte Costituzionale, così come nonè bastato neppure il rimando allaConvenzione universale sui diritti delfanciullo (20 novembre 1989) checonsidera il concepito il principalesoggetto coinvolto nella feconda-zione artificiale, «perché proprio luiè il fine della Pma, sia perché ènorma vincolante per tutti gli Statiche in tutte le azioni riguardanti ibambini, se avviate da istituzioni diassistenza sociale pubbliche o pri-vate, tribunali, autorità amministra-tive o corpi legislativi, i maggioriinteressi del bambino devono essereoggetto di primaria considerazione».La lettura delle Relazioni lascia in-vece pochi spazi di ottimismo. Saltaagli occhi la mancanza di dati certisul numero di bambini conservati neicongelatori sparsi in tutta Italia. Lacolpa non è della legge quanto dellaCorte Costituzionale che nel 2009 haintrodotto un vulnus nella normativalasciando agli operatori mani libereper generare embrioni in sovrannu-mero e poter così procede a tentativicontinui fino all’attecchimento. Il nu-mero di embrioni presenti nei centrivaria quotidianamente, rendendonepossibile solo stime approssimative.Come se non bastasse anche il Ga-rante della privacy non consente diraccogliere i dati dei singoli centri diPma: di conseguenza ciascun cen-tro comunica al Registro nazionalesolo dati complessivi e probabil-mente anche non del tutto attendibili.L’unica cosa certa è che la granparte degli embrioni che attendononei congelatori sono stati creaticome scorta per i nuovi cicli che ine-vitabilmente seguono al frequentis-simo fallimento. Consentire almenoun censimento di questi bambini(perché di questo si tratta) sembradoveroso come indicato dal Comi-tato nazionale di bioetica nel 2005perché «il diritto alla nascita non puòche prevalere su ogni considera-zione etica e giuridica».

Tra i tanti interventi della Consulta c’èquello del 2014 che ha eliminato il di-vieto di fecondazione eterologa, siapure specificando che questa deci-sione «non implica che la libertà inesame possa esplicarsi senza limiti».In verità di limiti non si è visto neppurel’ombra ma in compenso abbiamoassistito ad un viaggio di embrionidall’estero verso l’Italia. L’ultima rela-zione ministeriale documenta i risul-tati della Pma eterologa e si affermache in molti casi per effettuarla sonostati utilizzati embrioni importati dal-l’estero: 2.665 criocontenitori cia-scuno dei quali contenente unapluralità di embrioni. Viene anche dachiedersi il significato dell’importa-zione di embrioni (peraltro con limi-tate garanzie sanitarie e di liberascelta delle donatrici) quando esi-stono già in Italia migliaia di embrioniabbandonati. Anche qui i numeri bal-lano. Di certo nel solo 2016 dei109.745 embrioni trasferibili, 38.687sono stati congelati, quanti altri sononei frigoriferi dagli anni precedenti?La generazione soprannumeraria diembrioni è divenuta lecita con la sen-tenza del 2009, ma nei limiti dello“strettamente necessario” in rapportoalla salute della donna. Lo “stretta-mente necessario” non può esserevalutato in rapporto alla scarsa pro-babilità di successo della Pma, diconseguenza, ecco l’utilità di avere adisposizione numerosi embrioni di“scorta” per rinnovare i tentativi di ot-tenere una gravidanza e un parto.Avere un numero di embrioni prontiall’uso rende tutto più comodo…Inascoltate sono sempre state letante voci di protesta per questosfruttamento in larga scala di esseriumani, sia pure microscopici. Unaprevaricazione che fa il paio conl’aggiramento della norma fissatanella legge 40, già nell’art. 1, e cioèche per accedere alla Pma è neces-sario aver verificata l’impossibilità didiverse terapie della infertilità e ste-rilità. È evidente che se si rispettassel’umanità dell’embrione e la leggeche tenta di difenderli, molti bambininon sarebbero immolati nella ricercadella gravidanza.

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Lo scorso 28 giugno è stata trasmessa al Parla-mento la Relazione annuale sullo stato di attua-zione della Legge 40/2004 in materia diProcreazione medicalmente assistita (PMA). La ri-

levazione interessa le attività di centri PMA nell’anno2016 e all’utilizzo dei finanziamenti (artt. 2 e 18) nell’anno2017. Come precisato più volte dal Movimento per la Vitaitaliano in questi anni continuano ad esserci pesanti omis-sioni nel documento del Ministero della Salute. «La rela-zione omette informazioni dettagliate e riflessionivalutative in merito a uno degli scopi che la legge di-chiara di perseguire: la garanzia dei diritti del concepito»,ha dichiarato all’Agenzia Vitanews la presidente del Mo-vimento per la vita italiano (Mpv), Marina Casini Bandini.

Le 40/2004: i dati. - Complessivamente sono poche va-riazioni rispetto alla situazione dell'anno precedente perquanto riguarda la fecondazione omologa. Si registra, in-vece, un incremento dei trattamenti di fecondazione ete-rologa. Considerando tutte le tecniche di PMA (omologaed eterologa), sia di I livello (inseminazione), che di II e IIIlivello (fecondazione in vitro), dal 2015 al 2106 aumen-tano le coppie trattate (da 74.292 a 77.522), i cicli effet-tuati (da 95.110 a 97.656) e i bambini nati vivi (da 12.836a 13.582). Questo aumento è fondamentalmente corre-lato alla fecondazione eterologa e alle tecniche omolo-ghe con crioconservazione di gameti. Confermato

l’aumento progressivo delle donne con più di 40 anni cheaccedono a queste tecniche: sono il 35,2% nel 2016,erano 20,7% del 2005. Resta costante l’età media delledonne che si sottopongono a tecniche omologhe a fre-sco: 36,8 anni. Nella fecondazione eterologa l’età delladonna è maggiore se la donazione è di ovociti (41,4 anni)e minore se la donazione è di seme (35,2). La maggioreetà di chi accede alla eterologa femminile (rispetto al-l’omologa) sembra indicare che questa tecnica sia sceltasoprattutto per infertilità fisiologica, dovuta appunto al-l’età della donna, e non per patologie specifiche.

La reazione del Mpv. – L’attività di monitoraggio sul temadella procreazione assistita offerta dal Mpv alla societàcivile e alla politica è ormai attiva da molti anni. Continuala denuncia di serie questioni bioetiche. Ricordando chel’articolo 1 della legge «assicura i diritti di tutti i soggetticoinvolti, compreso il concepito» e che «il figlio chiamatoalla vita è il soggetto principale di tutta la vicenda pro-creativa», Marina Casini Bandini ha sollevato alcune do-mande cruciali: «quali sono stati a questo riguardo gliesiti della legge? La tutela promessa dal suo articolo 1 èstata adeguatamente attuata?». «La relazione su questotace», denuncia la leader del movimento prolife italiano.Anche l’aumento di ricorsi all’eterologa solleva dubbi eperplessità. «Fermo restando che la fecondazione etero-loga viola il diritto del figlio alla unitarietà delle figure ge-nitoriali – continua Casini Bandini - si pone la domanda:perché non vengono ‘utilizzati’ gli embrioni umani già esi-stenti in Italia e rimasti privi di un progetto parentale? Ildestino di questi embrioni è la morte se non vengono de-stinati alla nascita».«È dunque irrazionale importare embrioni umani in pre-senza di concepiti italiani in stato di abbandono – spiegaCasini Bandini – ed è irragionevole generare nuovi em-brioni, quando sarebbe possibile sottrarre a un destinodi morte altri embrioni già esistenti, conservati negli stessiambienti che effettuano la ‘pma’ e rimasti senza un pianogenitoriale».Insomma, ancora troppe ombre e questioni morali irri-solte. Fin quando non si avrà l’onestà intellettuale di ri-spondere alla domanda fondamentale “chi èl’embrione?”, allora continueremo a registrare abusi e vio-lazioni di diritti umani.

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Procreazione assistita, relazioneMinistero: ancora troppe ombredi Massimo Magliocchetti

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Continua la battaglia controgli obiettori di coscienza.Stavolta è il turno del Pie-monte. Lo scorso 3 luglio

il Consiglio regionale del Piemonteha varato, con 31 favorevoli e 12contrari, una delibera liberticida dalcontenente «Indirizzi e criteri pergarantire l’effettivo accesso» all’in-terruzione di gravidanza e per «l’ef-fettiva applicazione» della legge suiConsultori familiari. Eppure non c’ènulla per la tutela della maternitàcome richiederebbe anche la L.194/78.In realtà quanto deliberato dalle isti-tuzioni piemontesi intende quasiesclusivamente a rendere più ac-cessibili le pratiche abortive e gli an-ticoncezionali, con un medicodisponibile a effettuare interruzioniin gravidanza in ogni presidio ospe-daliero e il potenziamento dei con-sultori per i contraccettivi.«La delibera della Regione Pie-monte sostiene la necessità di ga-rantire il preteso “diritto” all’abortoritenuto compromesso dal numerodi obiettori e trasforma i consultori indistributori di contraccettivi», hannocommentato in una nota congiunta ilMovimento per la Vita italiano e laFederazione Cav e Mpv del Pie-monte e Valle d’Aosta.La delibera, inoltre, impegna laGiunta a promuovere l’accesso faci-litato alla contraccezione, gratis perle donne sotto i 26 anni, dunqueanche per le minorenni. Questo pas-saggio del documento ha ulterior-

mente acceso la polemica. «È ne-cessaria un’educazione all’affettivitàche coinvolga e non escluda la fa-miglia, ancor più se si tratta di mino-renni – hanno precisato il Mpv e laFedervita Piemonte e Valle d’Aosta -e che miri alla promozione umanadella persona e non soltanto a for-nire strumenti che banalizzano lasessualità e il corpo limitandosi a ri-durre il “rischio” di una gravidanzaindesiderata a cui rispondere solocon l’interruzione della stessa, cioècon la soppressione del nascituro».In questo senso la portata culturalee testimoniale dell’obiezione di co-scienza aiuta a smascherare quantosi cela dietro le moderne pretese,presentante come «diritti». «L’obie-zione di coscienza – chiosa il Movi-mento per la Vita nella nota -testimonia che la scienza riconoscenel concepito un essere umano eciò è insopportabile per la congiuracontro la vita che trasforma la pre-tesa di affermare il “diritto di aborto”in pretesa di togliere il diritto costitu-zionale alla libertà di pensiero».A scanso di equivoci, è bene ricor-dare che proprio i dati diffusi dal Mi-nistero della Salute sfatano il mitodell’alto numero di obiettori comeimpedimento all’aborto. Nel docu-mento presentato annualmente dalMinistero della Salute si legge: «idati suggeriscono che […] il numerodei non obiettori risulta superiore aquello necessario a rispondere ade-guatamente alle richieste di IVG, equindi una parte dei non obiettori

viene assegnata ad altri servizi […]non sembra essere il numero diobiettori di per sé a determinareeventuali criticità nell’accesso al-l’IVG, ma probabilmente il modo incui le strutture sanitarie si organiz-zano nell’applicazione della legge194/78»1. Non è vero dunque chel’obiezione di coscienza renderebbepiù difficile l’aborto in Italia.Uno spiraglio di luce, invece, vieneda Trieste, dove la Corte di appellodopo una lunga camera di Consiglioha confermato l'assoluzione per lafarmacista di Monfalcone che avevadichiarato la propria obiezione di co-scienza rifiutandosi di vendere la pil-lola del giorno dopo.Il caso è stato patrocinato dagli Avvo-cati Simone Pillon e Marzio Calacioneche hanno difeso la professionista inun percorso giudiziario durato 5 anni.«Il Tribunale di Gorizia aveva già as-solto la farmacista, ma la Procura lo-cale aveva appellato la sentenza,costringendo la difesa a un nuovogrado di giudizio. Ora finalmente laCorte di Appello del capoluogo giu-liano ha confermato l'assoluzione, ri-conoscendo la particolare tenuitàdel fatto e l'infondatezza delle pre-tese accusatorie», hanno commen-tato i due legali in una nota. La Cortedi Appello di Trieste, infatti, nel con-fermare l’assoluzione «ha scelto co-raggiosamente di seguire la vocedella propria coscienza per difen-dere la vita umana fin dal concepi-mento», hanno precisato gli avvocatiCalacione e Pillon.

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Il Piemonte lancia l’offensivacontro gli obiettori

di Massimo Magliocchetti

1 Cfr. Relazione Ministeriale sull’applicazione della legge 194, dicembre 2017.

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Introduzione: un bancario su due èdonnaCresce il numero delle donne inbanca. È quanto evidenziato da un im-portante indagine effettuata da FirstCisl sull’occupazione femminile nelsettore bancario realizzata dalla strut-tura “Donne e politiche di parità e digenere” del sindacato.All’inizio del 2017, secondo la rileva-zione, la percentuale femminile si atte-sta circa al 47%. La continua crescitadel personale rosa nel settore banca-rio stimola ad una riflessione sugli isti-tuti giuridici posti a tutela dellamaternità. In questa sede apparequindi interessante concentrare l’ana-lisi sui risposi giornalieri, istituto fonda-mentale per comprendere l’incidenzadella dinamica della maternità sull’or-ganico dei lavoratori subordinati im-piegati nel settore bancario.Prima di passare all’analisi della disci-plina, merita una menzione l’evolu-zione dell’istituto in parola in quanto ènecessaria per capire appieno le logi-che odierne.

Breve ricostruzione storica dellʼisti-tuto dei permessi giornalieriI riposi giornalieri, dopo la promulga-zione della Costituzione Repubbli-cana, trovano spazio nell’art. 9 dellalegge 26 aprile 1950, n. 8601, il qualeera regolato come strumento finaliz-zato esclusivamente all’allattamento.La norma richiamata attribuiva il dirittoa tali permessi soltanto alle madri cheallattavano direttamente i propri bam-bini, prevedendo le pause in funzionedi quell’unica necessità, tanto che la

predisposizione, da parte del datoredi lavoro, delle cosiddette camere diallattamento e dell’asilo nido obbli-gava le lavoratrici ad allattare in sede,senza possibilità di uscire dai localiaziendali2.Successivamente con l’avvento del-l’art. 10 della legge n. 1204 del 1971avviene un cambiamento di prospet-tiva. Infatti, la fruizione dei riposi risultanon più strettamente connessa all’esi-genza puramente fisiologica dell’allat-tamento, tanto che la norma nonobbliga più la lavoratrice ad utilizzarele strutture eventualmente predispostedal datore di lavoro, quali le camere diallattamento e gli asili nido, e comin-cia a dare rilievo all’aspetto affettivo erelazionale del rapporto madre-figlio3.E’ indubbio, quindi, che gli istituti aprotezione della maternità nascono evivono per un certo tempo in un con-testo sociale e ordinamentale nelquale da un canto l’adozione, ed inparticolare quella dei minorenni, hascarsa applicazione e svolge una fun-zione ben diversa da quella cheavrebbe successivamente assunto,dall’altro il ruolo del padre nella societàe nella famiglia è ancora concepitocome del tutto secondario riguardoalla crescita e alla educazione dei figlinei primi anni della loro vita, sicché ciòche ha preminente rilievo è pur sem-pre la maternità biologica4.Da quanto sinteticamente esposto ri-sulta che gli istituti dell’astensione dallavoro, obbligatoria e facoltativa, adoggi denominati congedi, e quello deiriposi giornalieri oggi non hanno piùl’originario necessario collegamento

con la maternità naturale e non hannopiù come esclusiva funzione la prote-zione della salute della donna ed ilsoddisfacimento delle esigenze pura-mente fisiologiche del minore, masono diretti anche ad appagare i biso-gni affettivi e relazionali del bambinoper realizzare il pieno sviluppo dellasua personalità5.

I riposi giornalieri oggi e i correttividella Corte CostituzionaleAd oggi i permessi giornalieri sonocontenuti nel Capo VI del Testo Unicodel 2001 e consistono in brevi so-spensioni dal lavoro, nella forma odalla riduzione giornaliera di orario odella riduzione di giorni nel mese6.Il datore di lavoro deve consentirealle lavoratrici madri, durante il primoanno di vita del bambino, due pe-riodi di riposo, anche cumulabili du-rante la giornata. Il riposo è uno soloquando l'orario giornaliero di lavoroè inferiore a sei ore7. Secondo unaimportante precisazione dell’Inps, vapreso a riferimento l’orario giorna-liero contrattuale normale, cioèquello in astratto previsto, e nonl’orario effettivamente prestato inconcreto nelle singole giornate: neconsegue pertanto che i riposi inquestione sono riconoscibili ancheladdove la somma delle ore di recu-pero e delle ore di allattamento esau-riscano l’intero orario giornaliero dilavoro comportando di fatto la totaleastensione dall’attività lavorativa8.Inoltre, i periodi di riposo di cui alprimo comma dell’art. 39 hanno la du-rata di un’ora ciascuno e sono consi-derati ore lavorative agli effetti delladurata e della retribuzione della pre-stazione lavorativa. Essi attribuisconoil diritto della donna ad uscire dal-l'azienda9. La distribuzione dei periodidi riposo deve essere concordata conil datore di lavoro, fermo restando ilprincipio secondo cui la parte dato-riale deve assicurare alla lavoratrice lapossibilità di provvedere all'assistenzadiretta del bambino10. Nel caso di uncomportamento da parte del datore dilavoro volto a ledere tale diritto della la-voratrice, quest’ultima può chiedere ilrisarcimento danni11.

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La tutela della maternitànel settore bancario:i riposi giornalieri dellalavoratrice madredi Massimo Magliocchetti

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Invece, nel caso in cui la lavoratricepossa usufruire dell’asilo nido o di altrastruttura idonea, istituiti dal datore dilavoro nell’unità produttiva o nelle im-mediate vicinanze di essa, i periodi diriposo sono di mezz’ora ciascuno12.Inoltre, nel caso di parto plurimo iperiodi di riposo sono raddoppiati ele ore aggiuntive rispetto a quellepreviste dall'art. 39, primo comma,possono essere utilizzate anche dalpadre13.

I riposi giornalieri per i genitori affi-datari e adottantiInfine, nel caso di adozione e affida-mento la lavoratrice madre ha diritto ausufruire dei riposi giornalieri entro ilprimo anno dall'ingresso del minorenella famiglia14.Prima della novella del 2011 che hamodificato il testo dell’art. 45 comeoggi lo troviamo15, la Corte Costituzio-nale ha rilevato le problematiche dellaprecedente formulazione della norma

in parola, indicando che restringere ildiritto ai riposi per gli adottanti e gli af-fidatari al primo anno di vita del bam-bino, oltre ad essere intrinsecamenteirragionevole, contrastava con il prin-cipio di eguaglianza, perché l’applica-zione agli adottanti ed agli affidataridella stessa formale disciplina previ-sta per i genitori naturali finiva per im-porre ai primi ed ai minori adottati oaffidati un trattamento deteriore, attesala peculiarità della loro situazione16.Tale limite temporale, anche se è statonotevolmente modificato dal legisla-tore, secondo parte della dottrina, an-cora non garantisce una piena tuteladella peculiare situazione ravvisabilenel caso di adozione e affidamentoquanto all’esigenza di tutelare i parti-colari bisogni relazionali e affettivi17.

La disciplina dei riposi e dei per-messi per i figli con handicap graveFino al compimento del terzo anno divita del bambino con handicap in si-

tuazione di gravità e in alternativa alprolungamento del periodo di con-gedo parentale, viene riconosciuto ildiritto al riposo giornaliero retribuitodi due ore18: se l’orario di lavoro è in-feriore a sei ore giornaliere il genitoreavrà diritto ad una sola ora di per-messo19. In altre parole, la lavoratricemadre ha una doppia possibilità perassistere il proprio figlio fino all’età ditre anni20.Successivamente al compimento delterzo anno di vita del bambino, la la-voratrice madre o, in alternativa, il la-voratore padre, anche adottivi, diminore con handicap in situazione digravità, nonché colui che assiste unapersona con handicap in situazionedi gravità, parente o affine entro ilterzo grado, convivente, hanno dirittoa tre giorni di permesso mensile, frui-bili anche in maniera continuativa acondizione che la persona con han-dicap in situazione di gravità non siaricoverata a tempo pieno21.

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1 L’art. 9 così recitava: Il datore di lavoro deve dare alle lavoratrici madri soggette al divieto previsto dall’articolo 5 e che allattano direttamente i propri bambini, per un annodalla nascita di questi, due periodi di riposo durante la giornata per provvedere all’allattamento. Detti riposi sono indipendenti da quelli previsti dagli artt. 18 e 19 della L.16 aprile 1934, n. 653, per la tutela del lavoro delle donne e dei fanciulli. Essi hanno la durata di un’ora ciascuno e comportano il diritto per la donna di uscire dall’aziendaquando il datore di lavoro non abbia messo a disposizione la camera di allattamento e l’asilo nido di cui all’art. 11, oppure gli stessi siano ubicati fuori dell’azienda, oppurequando l’orario di inizio e di cessazione del lavoro non consenta di trasportare il bambino nella camera di allattamento o nell’asilo nido. Quando invece il datore di lavoroabbia messo a disposizione la camera di allattamento e l’asilo nido, i periodi di riposo sono di mezz’ora ciascuno, ed in tal caso la donna non ha diritto ad uscire dall’azienda».2 Sul punto v. R. DEL PUNTA, La sospensione del rapporto di lavoro: malattia, infortunio, maternità, servizio militare, in SCHLESINGER P. (a cura di), Codice Civile – Commentario,Sub art.. 2110 – 2111, Giuffrè, 1992, p. 715.3 Cfr. L. CALAFÀ, Commento al D. Lgs. 26 marzo 2001, n. 151 – Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità,a norma dell’articolo 15 della legge 8 marzo 2000, n. 53., in ZACCARIA A., Commentario breve al diritto della famiglia, 2aed., CEDAM, 2011, p. 2102; M. G. GRECO, Com-mento al Decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151 – Testo unico delle disposizioni in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità, a norma dell’articolo15 della legge 8 marzo 2000, n. 53, in BONILINI G. – CONFORTINI C. (a cura di), Commentario con banca dati di giurisprudenza e legislazione, Utet, 2009, p. 2927.4 Cfr. CORTE COST., Sent. 1 aprile 2003, n. 104, in Lav. nella giur., 2002, p. 771. In questa decisione la Consulta ripercorre tutta l’evoluzione storica dell’istituto e getta lebasi per la nuova disciplina alla luce del Testo Unico del 2001.5 Cfr. M. SALVALAIO, La maternità e la funzione parentale, in CESTER C. (a cura di), Il rapporto di lavoro subordinato: costituzione e svolgimento, in CARINCI F. (diretto da),Diritto del lavoro. Commentario, Vol. II, 2aed., Utet, 2007, p. 1740.6 Cfr. R. DEL PUNTA, La sospensione del rapporto di lavoro: malattia, infortunio, maternità, servizio militare, op. cit., p. 713; D. GOTTARDI, La tutela della maternità e dellapaternità, in LENTI L. (a cura di), Tutela del minore e diritto sociale della famiglia, in ZATTI P. (diretto da), Trattato di diritto di famiglia, Vol. VI, 2 ed., Giuffrè, p. 953.7 D. Lgs. 26 marzo 2001, n. 151, art. 39, primo comma.8 Cfr. INPS, Prestazioni economiche di malattia e di maternità. Questioni varie, circolare 6 settembre 2006, n. 95 bis, consultabile in www.inps.it, punto 7.1 della circolare.In dottrina E. FIATA, Tutela e sostegno della maternità e della paternità, p. 912.9 D. Lgs. 26 marzo 2001, n. 151, art. 39, secondo comma.10 DPR del 25 novembre 1976, n. 1026, art.10.11 REPUBBLICA ITALIANA. CORTE CASS., Sent. 24 ottobre 1986, n. 6236, in Giust. civ., 1987, I, p. 62. In dottrina v. L. CALAFÀ, Commento al D. Lgs. 26 marzo 2001, n. 151, op.cit., 2011, p. 2102.12 D. Lgs. 26 marzo 2001, n. 151, art. 39, terzo comma.13 D. Lgs. 26 marzo 2001, n. 151, art. 41. In dottrina v. L. CALAFÀ, Commento al D. Lgs. 26 marzo 2001, n. 151, 2011, op. cit., p. 2103; M. SALVALAIO, La maternità e la fun-zione parentale, op. cit., p. 1741; F. MARIOSA, Tutela della donna e rapporti di lavoro, p. 2187.14 D. Lgs. 26 marzo 2001, n. 151, art. 45.15 La modifica è stata apportata dall’art. 8, comma primo, lett. a) del D. Lgs. 18 luglio 2011, n. 119.16 Cfr. CORTE COST., Sent. 1 aprile 2003, n. 104, in Lav. nella giur., 2002, p. 771. In dottrina v. M. LOSANNA, Il diritto del lavoratore al legame familiare tra giudice comune eCorte Costituzionale, in Giur. ita.,2004, 7, p. 1353.17 Cfr. I. MILIANTI, I riposi giornalieri in caso di adozione e affidamento, in Riv. ita. dir. lav., 2004, II, p. 258; R. NUNIN, La Consulta sui permessi giornalieri retribuiti agli af-fidatari e agli adottanti, in Fam. dir., 2003, 4, in Fam. dir., 2003, 4, p. 318.18 D. Lgs. 26 marzo 2001, n. 151, art. 42, primo comma. Tale norma deve essere coordinata con la Legge 5 febbraio 1992, n. 104: Legge – quadro per l’assistenza, l’in-tegrazione sociale e i diritti delle persone handicappate, in Gazz. Uff., 1992, 17 febbraio 1992, n. 39, Suppl. Ordinario n. 30, art. 33, secondo comma: «I soggetti di cuial comma 1 possono chiedere ai rispettivi datori di lavoro di usufruire, in alternativa al prolungamento fino a tre anni del periodo di astensione facoltativa, di due ore dipermesso giornaliero retribuito fino al compimento del terzo anno di vita del bambino». D’ora in poi abbreviato in: L. 5 febbraio 1992, n. 104.19 Cfr. M. G. GRECO, Commento al Decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, op. cit., p. 2932.20 Cfr. F. MARIOSA, Tutela della donna e rapporti di lavoro, in AMOROSO G. – DI CERBO V. – MARESCA A., Diritto del lavoro. La Costituzione, il Codice Civile e le leggi speciali,Vol. I, 5aed., Giuffrè, 2017, p. 2189.21 L. 5 febbraio 1992, n. 104, art. 33, terzo comma, il quale deve essere coordinato con D. Lgs. 26 marzo 2001, n. 151, art. 42, secondo comma.

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ENRICO, IL MARITO DI CHIARADi Chiara Corbella Petrillo avretesenz’altro letto. Non è di lei che vi vo-glio parlare (anche se è notizia diqueste settimane, l’apertura dellacausa di beatificazione). Vi parlo diEnrico, suo marito.L’ho incontrato varie volte. La primaal Giubileo dei Malati in piazza SanPietro, nel 2016. Mi colpirono le sueparole, le condivido con voi: «Michiamo Enrico e sono vedovo. Lamia è una storia bellissima perché lamalattia e la morte non hanno avutoil potere di farci credere che quelloche ci stava accadendo fosse unadisgrazia. Sulla croce, insieme connoi, era appeso anche il Signore eda li ha continuato ad abbracciarcie sostenerci.È proprio in quei momenti, sullacroce, quando sperimenti la tua im-potenza e la tua piccolezza che ri-schi di incontrarlo, è proprio il tempodella croce quello giusto per avere,se lo desideri, una relazione specialecon Lui. Sono i ladroni crocefissi conlui che gli parlano.Il Signore ci ha donato due figli spe-ciali da accompagnare alle porte delparadiso, li abbiamo visti addormen-tarsi e passare dalle nostre braccia aquelle del Padre. Pensavamo dov’èla disgrazia! Sono nati pronti! Intra-vedevamo il Signore nella logicafuori schema della vita nella morte edell’ingiustizia dell’amore. Non vimeravigliate! L’amore è una ingiu-stizia.

Ho sperimentato che per fare spazioalla grazia devi accogliere proprioquesta logica ingiusta dell’amoreche non solo regala ma spreca.È giusto che io sia vedovo? È giustoche Francesco non abbia lamamma? È giusto essere malati? Ègiusto essere disabili? È giusto che ilfiglio di Dio muoia in croce? No, non ègiusto, ma questo è l’amore: una me-ravigliosa ingiustizia. Ed è il giubileodella misericordia, non della giustizia.Solo un Padre si lascia uccidere daisuoi figli. Solo un Padre che ama.

«PREPARIAMOCI ALLʼINCONTROCOL PADRE»“Non c’è più niente da fare”, così cidissero riferendosi alla malattia diChiara. Molto probabilmente lo di-ranno a molti di noi. Non gli credete,c’è molto ancora da fare. Chiara edio abbiamo pensato che fosse il mo-mento di doverci preparare all’in-contro con il Padre. Volevamoaspettare lo sposo con le lampadeaccese. Abbiamo chiesto la grazia aFra’ Vito, il nostro padre spirituale, dipoter vivere con noi per aiutarci nel-l’attesa di questo incontro.E così è stato. Grazie al permessodei suoi confratelli abbiamo vissutoper un paio di mesi insieme. Ab-biamo celebrato le messe più belle,abbiamo mangiato il Suo Corpo. Loabbiamo adorato, ci siamo confes-sati, abbiamo chiesto tutte le grazie,compresa quella della guarigioneche come sapete non è avvenuta.

«CHIARA, È DAVVERO DOLCEQUESTA CROCE?»Era la notte del 12 giugno 2012 faquando abbiamo celebrato l’ultimamessa insieme a Chiara. Il Vangelodiceva “Voi siete la luce del mondoe il sale della terra”. Chiara era bel-lissima era luminosa era felice.Credo che quelle parole fossero statepensate da sempre anche per lei eper noi. Chiara ci ha salutato dicendo“Vi voglio bene… a tutti”. Da tempomi risuonava nel cuore quella frasedel Signore che dice “Il mio giogo èdolce e il mio carico è leggero”.Ma mentre vedevo il corpo di Chiaraconsumarsi non riuscivo ad acco-gliere questa dolcezza. Allora l’hochiesto a lei, erano circa le sette delmattino della sua ultima alba con noi.Era davanti al tabernacolo e le hochiesto: “Chiara, ma è davvero dolcequesta croce come dice il Signore?”.Lei mi ha sorriso e con un filo di vocemi ha detto “Sì Enrico, è moltodolce”. Quella dolcezza era per leinon per me. Era lei che stava mo-rendo non io. E così l’ho vista morirefelice, sapeva benissimo dove stavaandando».Enrico sta crescendo Francesco, ilbambino per la nascita del qualeChiara ha rifiutato le cura durante lagravidanza. Tra gli impegni di padree di lavoratore, Francesco gira l’Italiainvitato per raccontare di Chiara. Glisi avvicinano giovani che lo ringra-ziano «per quello che Chiara ha fattoper me».

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Terra

«Quello che Chiara ha fatto per me»di Rosario Carello

“C’è vita sulla Terra”, il nome di questa rubrica, vuol dire che c’ècuore, c’è impegno, c’è fede, c’è sentimento, nonostante tutto.Certamente ci sono anche dolore e ingiustizia, ma la notizia èche non hanno l’ultima parola. Quest’anno ci metteremo alla ri-cerca di fatti così: di storie piene di speranza, dove scorgi lavita, magari tra le lacrime, ma la scorgi. Noi non cercheremo lelacrime, anzi, se è possibile le eviteremo, cercheremo la vita.Non andremo in cerca del dolore, cercheremo la gioia.

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LE COSE IMPORTANTI VANNO CUSTODITE

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Si è svolta e conclusa al meglio, lasettimana di formazione curata dal-l’Equipe Giovani del Movimento perla Vita Italiano tra il 29 luglio al 5 ago-sto ad Acquafredda di Maratea (Pz).L’edizione XXXV Life Happening “Vit-toria Quarenghi”, intitolata “Mo.Vida:

cambia il ritmo!”, si è infatti contrad-distinta per una piena riuscita sottomolteplici versanti. Anzitutto, quellodella crescita culturale, favorita dal-l’alto livello dei relatori che giornodopo giorno si sono alternati: dallaprofessoressa Marina Casini, bioe-

ticista e presidente del Movimentoper la Vita Italiano alla professoressaAssuntina Morresi, docente asso-ciata di Chimica fisica e componentedel Comitato nazionale di bioetica,da Pino Morandini, magistrato e vi-cepresidente Movimento per la Vita

Quarenghi estivo 2018una settimana che hacambiato il ritmodi Giuliano Guzzo

L'Equipe Nazionale Giovani del MpV al Life Happening 2018 ad Acquafredda di Maratea

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a Jor-El Godsey, Presidente di He-artbeat International, da Bruna Ri-goni, storica volontaria Cav nonchévicepresidente Movimento per laVita, all’affermato formatore LorenzoBraconi fino a Gigi de Palo, presi-dente del Forum delle Famiglie, etanti altri ancora.

Un qualificato insieme di conferen-zieri che ha saputo trasmettere ai150 ragazzi presenti e giunti datutta Italia non solo contenuti signifi-cativi, ma pure un entusiasmo con-tagioso. E veniamo così al secondoversante del “Quarenghi” 2018 rive-latosi oggettivamente successo:quello umano, che ha visto i giovanipartecipanti interagire coi relatorima anche fra loro, maturando e fa-

cendo maturare nuove amicizie ba-sate sui fondamentali valori della di-fesa della vita, dal concepimentoalla morte naturale. La prova pro-vata della riuscita di quest’ultimaedizione del seminario estivo – nel-l’ambito del quale si sono ricordati,fra le altre cose, i 43 anni di volon-tariato Mpv e Cav come rispostaalla legge n.194/1978, - era la«stanchezza felice» dipinta sui voltidi tutti domenica mattina, al mo-mento della partenza. Una «stan-chezza felice» che si può a benvedere considerare la sintesi digiorni in cui la conoscenza si è al-ternata al gioco, la formazione allosvago, i cui apici si sono toccati lun-ghe notti a base di chiacchierate esano divertimento.

In una fase storica in cui il bisogno divalori fondanti, soprattutto tra le gio-vani generazioni, ha raggiunto livellipurtroppo gravi per non dire emer-genziali, l’esperienza del Life Hap-pening “Vittoria Quarenghi” siconferma dunque un formidabile an-tidoto alla cultura dominante. Un an-tidoto efficace e vitale non soloperché – come già detto – salda-mente radicato nella difesa della vita,ma perché innervato di allegria, co-raggio e speranza. Da questo puntodi vista, l’Equipe Giovani del Movi-mento per la Vita Italiano nella serataconclusiva ha sentito di rivolgere unsentito ringraziamento a Marco Ali-menti e Irene Pivetta, i due respon-sabili del gruppo che dopo tre anni siaccingono a passare il testimone, iquali hanno saputo realizzare annodopo anno edizioni del “Quarenghi”sempre più riuscite a beneficio nonsolo dei partecipanti, ma anche deicomponenti stessi dell’Equipe Gio-vani. Il bello di queste settimane diformazione, infatti, sta in una crescitache non riguarda solo chi vi parte-cipa, magari per la prima volta, maanche coloro che le organizzano,che ne escono puntualmente, a lorovolta, trasformati.

Quello del 2018 ad Acquafredda diMaratea si può dunque considerare– come qualcuno ha ipotizzato -l’edizione più riuscita del Life Hap-pening “Vittoria Quarenghi”? Appa-rentemente sì. In realtà, però, tantofra i ragazzi più giovani quanto tra icomponenti dell’Equipe Giovani vigela consapevolezza che esista sem-pre, tutt’ora, un ritmo da cambiare –per stare al titolo dell’edizione diquest’anno -, un sorriso in più dadare, qualcosa di meglio da condivi-dere. Una consapevolezza cheporta pertanto a concludere che sec’è un “Quarenghi” migliore in asso-luto, beh, questo è sempre il pros-simo. Quello in cui - come e meglioche negli anni precedenti – l’amici-zia e i valori, la difesa della vita e lavicendevole promozione dell’allegriasapranno darsi un nuovo e indimen-ticabile appuntamento.

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Iniziati il 26 settembre i “40 days for life” riuniscono pro-life di diverse associazioni e appartenenze cristiane inuna mobilitazione corale delle comunità (parrocchie,quartieri, città) attraverso momenti di confronto, pre-

ghiera e penitenza.

Quaranta giorni è un lasso di tempo pieno di significatoper il cristianesimo: sono quaranta i giorni di prova maanche di intensa preghiera che Gesù trascorre nel de-serto. E ancora, il diluvio universale o i giorni trascorsi daMose sul monte Sinai lasciano indicare che 40 giornisiano il tempo giusto per riscoprire l’azione di Dio nellastoria dell’umanità. Seguendo questa intuizione, le asso-ciazioni prolife degli Stati Uniti hanno scelto appunto unperiodo di 40 giorni per una campagna che si snoda pertutta la nazione attraverso migliaia di iniziative locali se-guendo il motto “l’inizio della fine dell’aborto”.

La mobilitazione si ripete ogni anno ed è incentrata anzi-tutto sulla preghiera: una invocazione costante affinché Dioascolti il desiderio di vita delle comunità americane, aiuti lemamme a rischio di aborto e guarisca le famiglie ferite dallaviolenza contro i bambini non ancora nati. I punti visibilidella manifestazione sono i presidi 24 ore su 24 dei mani-festanti, a seconda delle diverse sensibilità, davanti i cen-tri di Planned Parenthood (il principale provider di abortinegli Usa), nelle sedi istituzionali o nelle piazze cittadine.

La campagna è nata nel 2004, proprio in ri-sposta all’apertura di una clinica di PlannedParenthood nella città di Bryan, Texas. Nelcorso degli anni la manifestazione si è allargatafino a coinvolgere tutti gli Stati. Non solo, aigruppi statunitensi si sono aggiunte associa-zioni prolife di altre città nel mondo: Sydney,Città del Capo, Bogotá, Mosca, Hong Kong etante altre. L’impegno dei volontari ha contri-buito anche ad aiutare concretamente tantedonne in difficoltà: sono oltre 14.000 le mammeaiutate nel corso delle edizioni dal 2007 adoggi. Quest’anno nei primi giorni sono già 50le testimonianze di mamme aiutate nel corsodella mobilitazione.

L’edizione 2018 si sovrappone con la trava-gliata nomina di Brett Kavanaugh alla Corte Su-

prema e le elezioni politiche di metà mandato anovembre. Per il presidente di “40 days for life”, M. Brit-ton, la nuova nomina è una occasione per portare i temietici al centro del dibattito elettorale ma soprattutto lasciaben sperare i prolife visto le decisioni prese da Kava-naugh quando era giudice distrettuale. La sua confermapotrebbe ribaltare l’equilibrio tra i nove giudici che com-pongono la Corte (oggi quattro sono conservatori e quat-tro progressisti). Si tratta di un’occasione storica che puòmettere in discussione l’attuale assetto normativo del-l’aborto negli Stati Uniti, da sempre legato a doppio filo aigiudizi della Corte Suprema, sin dalla sua legalizzazionecon la sentenza Roe contro Wade del 1973.

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40 giorni per la vita:l’inizio della finedell’aborto negli Usadi Giovanna Sedda

Il logo dell'iniziativa "40 days for life" © 40daysforlife.com

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Dare risposte ai bisogni dei cittadini attraverso unaproficua collaborazione tra la pubblica ammini-strazione e le realtà del volontariato: è questo lospirito con cui, a Montesilvano (PE), è nata la

Casa delle Associazioni, inaugurata lo scorso 27 luglio.L’idea è semplice, ma non per questo facile da percorrere:mettere insieme alcune associazioni di volontariato cheoperano in vari ambiti accomunate dal sostegno alle fascepiù in difficoltà della popolazione dando loro una sede edegli spazi in comune nei quali potersi confrontare e poterorganizzare iniziative. Quella nata a Montesilvano è in-somma davvero una Casa condivisa, nel senso cheognuna delle 12 associazioni che hanno, al suo interno, unasede, potrà utilizzarla insieme ad altre realtà. La sfida èquella di fare un tratto di strada insieme ad altri “compa-gni”, confrontandosi e condividendo il cammino per quantopossibile, fermo restando il fatto che ciascuna realtà asso-ciativa mantiene il proprio tratto caratteristico. Il Movimentoper la Vita Montesilvano ha deciso di accettarla, insieme aFederVita Abruzzo. Per questo, nelle sua nuova sede, èpronto ad operare insieme all’altra associazione con cui èchiamato a condividere la stanza che gli è stata affidata dalComune: l’associazione Progetto Incontro Onlus, che daanni è attiva in favore dell’infanzia e della famiglia. Nellesede di Corso Umberto, dunque, il Movimento per la Vitapotrà organizzare e promuovere le sue iniziative a soste-gno di una cultura per la Vita che è quanto mai urgente af-fermare in una cittadina, quella alle porte di Pescara, cheda vari decenni ormai ha la caratteristica di accoglieremolte famiglie giovani italiane e straniere: “Noi come Co-mune spesso non riusciamo a dare risposte ai bisogni sem-pre più forti della popolazione” ha detto il sindaco diMontesilvano Francesco Maragno. “Per questo – ha ag-giunto – riteniamo il contributo del volontariato assoluta-mente importante, dato che voi volontari arrivate laddovenoi non riusciamo, visto che le vostre associazioni sono unpunto di riferimento insostituibile”.Ma il confronto e la condivisione non si fermeranno alla re-altà che, con noi del Movimento per la Vita Montesilvano,condivide la sede. Coinvolgeranno tutte le altre 11 realtàdel volontariato presenti in questa Casa, posta significati-vamente al confine con Pescara, all’imbocco dell’asse at-trezzato che collega tutta l’area metropolitana di Pescara –Chieti e, ancor più significativamente, all’interno della Casadella Solidarietà intitolata a Madre Teresa di Calcutta, guar-

dacaso Presidente onoraria di tutti i Movimenti per la Vitadel mondo. Coinvolgeremo nella battaglia per la Vita tutte leassociazioni presenti con noi in questa Casa, nella spe-ranza di riuscire a promuovere sempre più una mentalitàcapace di dire davvero il suo sì alla vita, sempre e comun-que. Lanceremo iniziative, svilupperemo idee, incontreremopersone, aiutati come sempre da FederVita Abruzzo e dallasua Presidente Patrizia Ciaburro, presente all’inaugurazioneinsieme alla Presidente del Movimento per la Vita di Pe-scara Maria Gina Fratalocchi ed al marito Patrizio De Caris.Comincia dunque una stagione nuova, un percorso di con-divisione che già ha vissuto un momento significativo nellafesta di sant’Andrea a Pescara, in una delle ricorrenze piùsentite dai cittadini del capoluogo adriatico abruzzese, datoche riguarda il santo patrono dei pescatori. In quell’occa-sione, nella giornata dedicata dalla parrocchia alle asso-ciazioni, il Movimento per la Vita è stato presente insieme alCipas (Centro Italiano di Proposta e Azione sociale) e al-l’associazione dei Contribuenti Italiani, avendo così un’al-tra opportunità per far conoscere le sue iniziative e i suoiprogetti. Insomma: anche nell’estate 2018 l’Abruzzo per laVita non si ferma. Anzi, da ora è ancora più in Movimento…

Montesilvano:nella casa delle associazioni peressere sempre più in movimento

di Massimiliano Spiriticchio, Presidente Movimento per la Vita Montesilvano

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