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CRONOGRAMMI SEZIONE I POLITICA, STORIA E SOCIETÀ

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CRONOGRAMMI

SEZIONE IPOLITICA, STORIA E SOCIETÀ

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Direttori

Paolo A“Sapienza” Università di Roma

Angelo AUniversità degli Studi “Guglielmo Marconi”

Comitato scientifico

Nicola AUniversità di Parma

Maria Sofia C“Sapienza” Università di Roma

Francesco MUniversità di Utrecht

Andrej MUniversità Napoca–Cluji

Gaspare MUrbaniana, Roma

Philippe NEuropean School of Management, Parigi

Rocco PLumsa, Roma

Alfred WKatolicki Uniwersytet Lubelski Jana Pawla II

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CRONOGRAMMI

SEZIONE IPOLITICA, STORIA E SOCIETÀ

Ispirandosi all’arte di istituire, all’interno di una frase latina, una corrispon-denza tra lettere e numeri in grado di rimandare a uno specifico eventotemporale (e, per estensione, alla costruzione di una correlata dimensionespaziale) la collana “Cronogrammi” intende offrire, a studiosi, personalitàdella politica e lettori interessati ai problemi della vita comunitaria, una seriedi monografie, saggi e nuovi strumenti critici aperti a una pluralità di lineeinterpretative e dedicati a temi, questioni, figure e correnti del pensieropolitico. La consapevolezza del complesso e, talvolta, controverso rappor-to fra verità e storia costituisce, in tale prospettiva, il presupposto di unapproccio critico concepito come una riflessione sul pensiero occidentaleincessantemente attraversato da problemi e situazioni che coinvolgono almassimo grado la dimensione della politica sia nella sua fattualità empirica,sia nella sua normatività razionale. Le diverse sfere della convivenza umanahanno da sempre imposto alla politica di affrontare e risolvere (attraversola decisione o la teorizzazione intellettuale) il nesso spesso ambiguo fra laragione, il bene comune, l’universalità dei diritti e l’insieme degli interessiindividuali e collettivi. Questo insieme di relazioni ha sollecitato pensatori,personalità politiche e osservatori sociali a disegnare una pluralità di modidiversi di regolare l’attività politica, presente sia nella società civile, sia nellasfera istituzionale, in modo da scorgere un terreno di differenziazione e diconvergenza fra la forza legittima della decisione e la ragione dell’esattezzalegale, tenendo conto della distinzione e a un tempo dell’indissociabilitàdell’astrattezza normativa con la molteplicità degli interessi in gioco nellaricerca del consenso. Le distinte sfere della noumenicità della giustizia edella fenomenicità dell’utilità, sempre finalizzate alla felicità della personae della comunità, hanno presentato nella storia dell’uomo diversi gradi diapprossimazione e vicinanza che corrispondono anche alla formulazionedell’estesa quantità di teorie politiche, antiche e moderne. Per questo mo-tivo “Cronogrammi” si propone di offrire un quadro critico, sia dal puntodi vista filologico che ermeneutico, della geostoria del pensiero politicoaffrontando i suoi diversi volti ideali, storici e istituzionali.

La sezione “Politica, storia e società” comprende studi e monografiededicati all’analisi del percorso dialettico e diacronico di pensatori, correntie personalità politiche affermatesi in Occidente, sulla base di una duplice

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prospettiva, dell’analisi dottrinale e della concreta realtà storico-politica, chetenga sempre conto del nesso fra teoria e prassi.

La sezione “Testi e antologia di classici” è dedicata alla pubblicazionedi opere (in particolare inedite o rare), traduzioni e antologie dei grandipensatori della storia e delle principali ideologie, corredate da aggiornateintroduzioni e commenti critici di studiosi e specialisti che ne mettano inrilievo prospettive stimolanti e originali.

La sezione “Protagonisti e correnti del Risorgimento” intende valorizza-re, nell’attuale contesto internazionale di studi politici e sociali e a frontedella mutevolezza delle circostanze storiche, l’idea di una ricorrente centra-lità di valori, in linea con la presenza nella storia di una philosophia perennis,che i diversi politici, pensatori e storici (dal Rinascimento al Risorgimento,dal Barocco all’Illuminismo), hanno espresso nei loro studi insistendo sullaspecificità di una storia italiana mai disgiunta dal contesto europeo.

La sezione “Rosminiana” intende pubblicare studi e ricerche sul pen-siero teologico e politico di Antonio Rosmini Serbati e sulla relativa storio-grafia, che a partire dall’Ottocento e passando per tutto il Novecento, hafatto risaltare l’originalità di questo pensatore, la cui fedeltà al cattolicesimoha contribuito a rinnovare il nesso fra tradizione e innovazione alla lucedell’eterno problema del rapporto fra fede e ragione e in vista della difesadella persona contro ogni forma di dispotismo.

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Giulio Battioni

La nozione di potestas civilis eil rapporto tra Stato e Chiesa

in Francisco de Vitoria

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Copyright © MMXIVARACNE editrice int.le S.r.l.

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via Quarto Negroni, Ariccia (RM)

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con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.

Non sono assolutamente consentite le fotocopiesenza il permesso scritto dell’Editore.

I edizione: ottobre

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a Chiara e Anita

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Ius est realis et personalis hominis ad hominem proportio

DANTE ALIGHIERI, Monarchia, a cura di Maurizio Pizzica

Introduzione di Giorgio Petrocchi, Bur, Milano 1988, p. 248

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Indice

15 Introduzione

33 Capitolo I

Francisco de Vitoria nel suo tempo. Biografia di un teolo-

go del tardo Rinascimento

1.1 “Uno spagnolo all’Onu”: nascita, milieu familiare, vo-

cazione, 33 – 1.2 L’Università di Parigi e le controversie

scolastiche tra Montaigu e Saint Jacques: la formazione

giovanile, 43 – 1.3 Vitoria e la Scuola di Salamanca: un

tomismo umanistico, 61 – 1.4 La docenza salmantina e la

produzione letteraria, 85

93 Capitolo II

Dalla potentia Dei al fondamento ontologico della potestas

civilis. Teologia, diritto e filosofia politica nel primo Cin-

quecento

2.1 La tematica del diritto naturale nel XVI secolo, 93 –

2.2 Il nominalismo come linea di frattura tra il diritto natu-

rale classico e il diritto naturale moderno, 107 – 2.3 Il vo-

lontarismo teologico e l’Ordine francescano, 115 – 2.4

Duns Scoto e Ockham: diritto naturale e potentia Dei, 121

– 2.5 L’onnipotenza divina come viatico al relativismo del

diritto soggettivo, 144 – 2.6 Vitoria di fronte alla via mo-

derna: potentia Dei, ordine del mondo, natura umana, 172

– 2.6.1 Vitoria e lo ius naturale: san Tommaso tra Aristo-

tele e il diritto romano, 191

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Indice

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223 Capitolo III

Dalla potentia Dei al fondamento giuridico della potestas

civilis. La teoria del potere politico in Francisco de Vito-

ria

3.1 Una secolarizzazione more aristotelico: il fondamento

giuridico del potere politico, 223 – 3.2 La natura sociale

dell’uomo e l’istituzione della famiglia, 242 – 3.3 Il bo-

num commune come condizione di realizzazione della na-

tura umana: origine e finalità della società civile, 260 –

3.4 La necessità naturale della potestas: origine e finalità

dello Stato, 276 – 3.4.1 Soggetto, istituzione, translatio: la

teoria del potere politico, 296 – 3.4.2 Forme di governo e

limiti del potere, 311

325 Capitolo IV

Dalla potentia Dei alla potestas indirecta in temporalibus:

il rapporto tra Stato e Chiesa

4.1 Ordine naturale e ordine sovrannaturale: origine e fi-

nalità della Chiesa, 325 – 4.2 L’autorità spirituale della

Chiesa fra teologia, storia e diritto, 346 – 4.3 La realtà sto-

rica della Chiesa e il suo rapporto con lo Stato: la potestas

indirecta in temporalibus, 379 – 4.3.1 La potestas indirec-

ta: fonti e precursori, 400 – 4.3.2 La potestas indirecta:

un’autonomia gerarchica, 427

439 Conclusioni

453 Bibliografia

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Ringraziamenti

Il tempo redento, già e non ancora, passa per tutti e il mondo degli

studi si mostra sempre più avaro di passioni per quei deboli di cuore

che collocano la propria intelligenza sotto la ghigliottina del «primum

vivere, deinde philosophari». Le risonanze suscitate da questa breve,

troppo breve esperienza sono state talvolta di entusiasmo, talaltra

d’inquieto sentimento della necessità. Con il povero e forte auspicio di

dare un seguito a queste pagine, non posso non consegnarle alla me-

moria del prof. Gian Franco Lami che nei giorni in cui scriviamo ci ha

lasciati prematuramente. Questa indagine deve a Lami il “suggerimen-

to” originario, l’invito a una trattazione della quale riconosceva la

complessità e verso la quale manifestava un interesse critico, nella so-

stanza polemico, eppure sincero.

Ringrazio poi il direttore della tesi, il prof. Paolo Armellini, preziosa

compagnia nella concreta ricerca delle fonti e nella loro organizzazio-

ne pratica, sostegno personale essenziale nelle difficoltà dello studio e

della vita.

Voglio in breve salutare anche il prof. Francisco Carpintero Benítez,

per la nobile disponibilità con la quale mi ha incontrato a Jerez de la

Frontera, offrendomi la sua viva competenza nella materia oltre a un

ricco corpus di materiali e lavori di alta levatura scientifica.

Ringrazio inoltre la prof.ssa Isabel Trujillo Pérez, esperta studiosa vi-

toriana alla quale devo importanti segnalazioni bibliografiche e signi-

ficativi consigli nella impostazione della mia ricerca. Sono altresì gra-

to al padre Ottavio De Bertolis S.I. e al prof. Rocco Pezzimenti per il

supporto intellettuale, e a don Fabrizio Biffi per l’accompagnamento

spirituale e la fraterna ospitalità concessami nelle sale parrocchiali di

San Fedele da Sigmaringa.

Se qualcosa di buono c’è nelle prossime righe lo devo alle amate

Chiara e Anita, a papà e mamma, ai familiari e agli amici cari che,

consapevoli o meno, sono il sale dei miei giorni e la conferma che

«tutto è Grazia».

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Introduzione

L’elaborato delle pagine che seguono è il prodotto di un itinera-

rio personale di ricerca che nel tempo ha mantenuto alcune co-

stanti: la vicenda esistenziale di chi scrive, il suo vissuto biogra-

fico, affettivo, spirituale e intellettuale; l’“opzione preferenzia-

le” per la filosofia come scienza dell’essere e domanda radicale

sulla realtà; l’apprezzamento della storia come topos ineluttabi-

le della vita e della libertà umana; un’attenzione antropologica

verso la cultura e le scienze umane viste non come fine a sé

stante, né come oggetto meramente strumentale, né come puro

esercizio retorico, ma come viatico al conseguimento di un sa-

pere autentico, al tentativo, generoso e mai definitivo, di “cerca-

re l’uomo”, la complessità e l’universalità della sua natura; la

constatazione della politica come parte integrante della natura

umana, singolarità vivente in relazione con l’“altro da sé”, il

“prossimo”, in un ordine sociale che ne esprime l’intima esi-

genza di protezione, condivisione, servizio; la “riscoperta” della

realtà del diritto nel senso di una rinnovata consapevolezza

dell’“ubi societas, ibi ius”; la stima della religione come innata

aspirazione dell’uomo alla trascendenza della esperienza natura-

le e alla ulteriorità del suo destino; infine, l’affermazione della

“differenza cristiana” come unicum nella storia delle religioni e

come proposta di “carità nella verità” formulata da un Dio per-

sonale, il Dio della Bibbia, che vuole assumere ed esaltare la

pienezza della condizione umana.

Questo studio non obbedisce a un schema ideale precostitui-

to, né vuole essere una costruzione razionale di tipo deduttivi-

stico, una tesi pensata “a tavolino” e rigidamente assemblata

piegando dati, fatti e argomenti all’ottenimento dell’obiettivo

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Introduzione

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prefissato. Al contrario, vuole procedere interrogando la realtà,

confidando nella sua osservazione spontanea, nella convinzione

che «ratio humana non est mensura rerum sed potius e contra-

rio»1.

È dei nostri giorni il dibattito sul “ritorno di Dio” nella sfera

pubblica, il ruolo nuovamente preponderante del fenomeno reli-

gioso nelle relazioni internazionali e nella vita dei popoli: il

conflitto ancora irrisolto tra le popolazioni palestinese e israe-

liana, con l’aspra contesa su Gerusalemme e i suoi luoghi di

culto; il terrorismo planetario di matrice “islamista”, la forte

ideologizzazione politica della religione musulmana e la sua

enorme espansione demografica; il nazionalismo hindu e le per-

secuzioni a sfondo tribale nel continente asiatico; la persistenza

di ritualità violente e pratiche cultuali sanguinarie in Africa co-

me in altre regioni del pianeta, confermano la rilevanza e la

problematicità delle religioni nel mondo contemporaneo. Non

solo. Nel disincanto generalizzato della “società del benessere”,

nell’orizzonte secolarizzato dell’Occidente postindustriale, la

religione mantiene una grande visibilità mediatica nelle discus-

sioni su scienza e libertà di ricerca, diritti civili e bioetica, plu-

ralismo e libertà religiosa. Tale visibilità è del resto confermata

da un dato storico incontrovertibile: la plurisecolare presenza

della Chiesa nella storia spirituale e civile del “vecchio mondo”,

erede dell’antichità classica, e la sua continuità nella vicenda

sociale e culturale del “nuovo mondo”, figlio della modernità

globalizzata.

Il rapporto tra la comunità cristiana riunita intorno al Vesco-

vo di Roma e la società politica, nei diversi ordinamenti, nelle

diverse forme di organizzazione sociale che dalle città antiche

allo Stato moderno si sono susseguite nel tempo, è dunque una

costante della storia istituzionale, giuridica e antropologica con-

segnata alla civiltà umana dalla vecchia koiné europea. Nella

teoria linguistica corrente si suole ricondurre questo plesso di

1 S. TOMMASO D’AQUINO, La Somma Teologica, traduzione e commento a cura

dei Domenicani italiani, testo dell’edizione leonina, ESD, Bologna 1984, I-II, q. 91, a.

3, pp. 48-49.

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Introduzione

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temi e problemi, in nuce il rapporto fra religione e politica nella

vita pubblica, al “soggetto” della “laicità”, sostantivo di deriva-

zione classica con il quale si designa l’autonomia di un ordina-

mento pubblico in materia legislativa, governativa e giurisdi-

zionale nei confronti di qualsivoglia altro ordinamento, autorità

o potere.

Proposito del percorso d’indagine che offriamo qui di segui-

to vuole essere un tentativo, non certo il primo, tanto meno

l’ultimo, di fare ulteriore chiarezza su una nozione della quale

oggidì si abusa ignorandone però le origini. Vano e comunque

“suicida” sarebbe un approccio frontale, tanto diretto quanto

generico, a una tematica dalle sfaccettature molteplici, dalle im-

plicazioni concettuali e pratiche sulle quali abbiamo ricordato

soltanto alcuni spunti attuali. Più opportuno è invece un approc-

cio indiretto e l’individuazione di ipotesi chiare e fonti sicure.

Qualche hanno orsono il giurista e filosofo tedesco Ernst-

Wolfgang Böckenförde ha dichiarato: «Lo Stato liberale secola-

rizzato vive di presupposti che di per sé non è in grado di garan-

tire»2. L’affermazione è grave. Dopo due secoli di conquiste li-

berali e democratiche, il modello politico moderno sembra an-

dare in fumo di fronte al paradosso di un potere incapace di so-

pravvivere a se stesso, l’illusione di una libertà senza verità in-

capace di realizzarsi, una libertà senza fondamento per la quale

è possibile tutto e il contrario di tutto. Se i sistemi politici con-

temporanei non godono di buona salute, non sembra che le reli-

gioni stiano tanto meglio. Risuonano ancora fragorose infatti, le

argomentazioni avanzate da Jopeph Ratzinger, papa Benedetto

XVI, presso l’Aula Magna dell’Università di Regensburg. A

proposito del rapporto fra religione e violenza, il pontefice teo-

logo ha ricordato la controversia tra l’imperatore bizantino Ma-

nuele II Paleologo e un erudito persiano. In breve, Paleologo

obiettava al suo interlocutore di religione musulmana come i

precetti fissati nel Corano, l’imposizione della fede mediante

l’“uso della spada”, non fossero conformi alla natura di Dio.

2 Ernst Wolfgang BÖCKENFÖRDE, La formazione dello Stato come processo di

secolarizzazione, trad. it. a cura di Corrado Bertani, Morcelliana, Brescia 2006, p. 68.

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Senza condividerne gli accenti polemici, Ratzinger ha estrapola-

to dal ragionamento di Paleologo un argomento: «La violenza è

in contrasto con la natura di Dio e la natura dell’anima. “Dio

non si compiace del sangue – egli dice – non agire secondo ra-

gione, σὺν λόγω, è contrario alla natura di Dio”»3.

Da queste fonti ricaviamo alcune ipotesi: la sacralizzazione

del potere politico e, specularmente, del potere religioso costi-

tuiscono la peggiore offesa alla laicità della vita associata; la

laicità è condizione e conquista del rapporto d’indipendenza e

collaborazione reciproca tra due metà di un medesimo firma-

mento sociale; la laicità della sfera pubblica è una idea-forza,

oltreché una realizzazione, maturata a una precisa latitudine, in

una cultura storica specifica piuttosto che altrove: insomma, la

nostra ipotesi principe è che la laicità sia figlia della civiltà eu-

ropea informata dal cristianesimo. In effetti, nella sua realtà ori-

ginaria la “laicità” è da ricondurre a quel problematico processo

di secolarizzazione che la respublica christiana del tardo Rina-

scimento è venuta a conoscere nel simultaneo avvicendarsi di

tre particolari tensioni spirituali: il tomismo, il nominalismo e

l’umanesimo. Correnti teologiche le prime due, movimento cul-

turale epocale l’ultimo, al loro interno l’idea della dignità speci-

fica del mondo profano, il riconoscimento dell’autonomia di

una sfera temporale rispetto alla sfera spirituale, la distinzione

tra un ordine naturale e un ordine sovrannaturale, tra la libertà

umana e la volontà divina, sono il risultato di peculiari alchimie

spirituali caratteristiche della cristianità dei secoli XV e XVI.

Nella delicata transizione dall’Età di Mezzo al mondo mo-

derno, la cultura europea conobbe una singolare sintesi di temi,

sentimenti, metodi: da una parte un determinato filone teologico

erede della Scolastica medievale e dall’altra i fautori del ritorno

all’antichità classica; da un lato la teologia cristiana informata

al pensiero di san Tommaso d’Aquino e dall’altro il mondo del-

le arti e delle discipline letterarie; il tentativo filosofico di me-

diare tra Aristotele, il diritto romano e la vecchia teologia di

3 Cfr. BENEDETTO XVI, Fede, ragione e Università. Ricordi e riflessioni, in

Aa.Vv., Dio salvi la ragione, Cantagalli, Siena 2007, p. 13.

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matrice agostiniana per un verso, e la scoperta della filologia e

del metodo storico-critico per un altro; la polemica tra i sosteni-

tori di un nuovo modo di fare teologia e il vecchio volontarismo

teologico radicalizzato, in chiave sociale e politica, dal france-

scanesimo. In questo caleidoscopio di idee, per altro, presero

forma la diverse istanze di riforma che investirono la Chiesa si-

no a infrangerne l’unità complessiva. La teologia è dunque pro-

tagonista di questo processo di secolarizzazione che come os-

serveremo in corso d’opera è da intendersi come “declericaliz-

zazione” della cultura, delle sue vecchie forme concettuali e

istituzionali, piuttosto che come discontinuità profonda, rottura

radicale con l’autorità spirituale della Chiesa. In questo senso,

pertanto, riteniamo legittima la nostra scelta di Francisco de Vi-

toria quale interprete geniale di una visione autenticamente laica

della politica, del diritto e della vita sociale. Capofila della

Scuola di Salamanca e Praeceptor Hispaniae, Vitoria fu un teo-

logo raffinato ed eclettico, poco interessato alle speculazioni

astratte della teologia medievale della quale però custodì il pa-

trimonio vivo, trasmettendo ai posteri i suoi enunciati fonda-

mentali.

Attento alla dimensione filosofico-pratica della teologia, il

frate domenicano spagnolo visse tutte le principali convulsioni

della prima parte del Cinquecento, il secolo della rivolta lutera-

na, dello scisma anglicano e del Concilio di Trento, la stagione

di Carlo V e della difficile gestione giuridica, politica e morale

della colonizzazione americana. Ciascuno di questi soggetti te-

matici ha generato una letteratura immensa, un mare magnum

storiografico nel quale non è affatto facile orientarsi. Per non

perdere di vista le nostre ipotesi di lavoro ci siamo allora lascia-

ti guidare da Vitoria, gigante della storia della teologia e padre

del primo diritto internazionale dell’era moderna.

Spagnolo di nascita e di spirito, il Professore originario di

Burgos inaugurò una nuova stagione di studi teologici in quella

che insieme a Bologna, Parigi, Oxford e Padova fu una delle

grandi capitali del sapere dell’Europa rinascimentale e moderna,

la massima forse del secolo XVI, l’Università di Salamanca.

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Il nostro percorso vitoriano, centrato sull’insegnamento uni-

versitario del teologo giurista domenicano, si è avvalso

dell’edizione critica delle Relecciones Teológicas curata dal pa-

dre Teófilo Urdánoz e unanimemente considerata la più struttu-

rata tra le edizioni recenti.

Non sono mancati, come osserveremo durante il cammino, i

richiami alle altre fonti primarie sulla quali tuttavia ancora in-

gente è il lavoro critico da realizzare ai fini di una edizione in-

tegrale di tutti i manoscritti, inediti compresi, riconducibili a Vi-

toria. Le fonti secondarie sono state determinanti

nell’organizzazione di un modello di analisi della dottrina vito-

riana che ha voluto privilegiarne i contenuti giuridici e politici.

La bibliografia utilizzata riflette una significativa preponderan-

za della letteratura spagnola rispetto agli studi provenienti da

altre latitudini. L’importanza ermeneutica di Michel Villey, al

quale dobbiamo, senza per questo condividerne la nettezza di

alcuni toni e la radicalità di giudizio, l’impostazione di fondo

della nostra lettura vitoriana, la cura filologica di Simona Lan-

gella e la chiarezza critico-espositiva di Ada Lamacchia, hanno

avuto un peso non indifferente nell’economia del nostro lavoro.

Che gli spagnoli abbiano scritto “di più” su Vitoria è però una

evidenza empirica alla quale dobbiamo aggiungere il nostro

personale apprezzamento per il grande livello scientifico, il cir-

costanziato dominio delle fonti, il giudizio critico minuzioso, la

capacità intellettuale di molti interpreti dell’area iberica nello

spaziare in ogni ambito storiografico, teologico, filosofico, giu-

ridico. La “lezione spagnola” può e deve essere un invito rivolto

alla comunità scientifica internazionale a non abbandonare il

fronte degli studi su Vitoria e sulla Scuola di Salamanca sul

quale, anche in Italia, s’impone un risveglio.

Di fronte alla complessità del pensiero di Vitoria, si è voluto

delimitare il campo di osservazione alla sua filosofia del potere

civile ed ecclesiastico, intreccio di motivi teologici e giuridici,

canonici ed ecclesiologici sui quali abbiamo cercato di “opera-

re” con rigore e umiltà. La nozione del potere politico e il rap-

porto fra Stato e Chiesa è dunque la rotta del nostro lungo viag-

gio nel pensiero vitoriano del quale potremo compiacerci se riu-