Sez. F-Gialli news · 2019. 5. 30. · F-Gialli news Volume 1, numero 2 febbraio ’19 Il nostro...

4
il mettere in pratica il princi- pio dell’aver cura? Innanzitutto l’educatore deve essere in grado di agire non sulla base di regole e di proce- dure standardizzate, ma deve saper prendere le decisioni secondo una logica contestuale che consente di essere attenti a ogni soggetto educativo nella sua unicit e singolarit. L’attenzione la capacit maestra dell’educatore. Chi si trova nella condizione di ca- ring adult (cio di soggetto adulto con responsabilit di cura) chiamato a rapportarsi all’altro in un modo che valo- rizzi la sua unicit, cosa que- sta che richiede di saper agire con uno sguardo sensibile alla situazione dell’altro e per questo ricettivo e attento alle singolari differenze. L’educatore deve saper arri- schiare quella condizione di apparente debolezza che consi- ste nel non far riferimento a soluzioni standardizzate, per sviluppare invece la capacit di utilizzare il sapere gi siste- matizzato come cornice a par- tire dalla quale cerca- re,attraverso un’analisi detta- gliata della situazione presen- te, quella comprensione del reale necessaria per elaborare una deliberazione pratica che si avvale di una valutazione contestuale. Il pensare dell’aver -cura non mai astratto, ma attento alla persona che ha di fronte. un pensare situato e (Continua a pagina 4) C irca un anno fa, tra le tante mail (di progetti, appuntamenti ecc.) inviate dalla segreteria dell'istituto Compren- sivo “Ilaria Alpi”, noi insegnanti abbiamo trovato un documento prezioso per chiunque faccia questo lavoro con passione e dedi- zione. Il titolo del documento è “Infanzia e oltre” a cura del Comitato scientifico nazionale per le Indicazioni I ciclo. Si tratta di circa 150 pagine di indicazioni (e suggerimenti) per il curricolo e l'identità della scuola dell'infan- zia. Colgo qui l'occasione, offertami dalla mia collega di sezione che ha avuto l'idea di redi- gere questo “giornalino”, per con- dividere con quanti leggeranno alcune ri- ghe del documento suddetto. Il capitolo in questio- ne parla del binomio, purtroppo non sconta- to, tra cura ed educa- zione. Nonostante la sua rilevanza sul piano educativo, il concetto di cura non fa parte dell’attuale paradigma pedago- gico. Altre sono le parole chia- ve: apprendimento efficace, sviluppo delle competenze, obiettivi, pianificazione didat- tica. Recentemente poi il lessico pedagogico ha subito un’ulteriore modificazione conseguente al concepire le istituzioni educative come aziende, allora il soggetto educativo diventa il cliente e la relazione educativa viene peri- metrata nel ‘contratto’ forma- tivo. A dominare la mentali- t utilitari- stica, che assogget- ta la cultura della formazione a una mentalit ‘banausica’ (Arendt, 1999), cio a un modo di ragionare mercantile che assume l’utile come unico criterio di valore. [...]Le scuole che meglio fun- zionano sono quelle dove i docenti sanno prendersi cura degli allievi. E questo avviene in molti contesti anche se di queste pratiche manca il lavo- ro di traduzione simbolica. Si tende cio a non documentare la pratica dell’aver cura, poi- ch nella nostra cultura non ancora adeguatamente valoriz- zata; si tende a non ri- cono- scere che di fatto il lavoro di cura che facilita nell’altro il processo di formazione. Quali sono, allora, gli stili comportamentali che testimo- niano da parte dell’educatore Infanzia ed oltre Di Stanislao Rollo Notizie di rilievo: Infanzia ed oltre Certi giorni Sez. F-Gialli news Volume 1, numero 2 febbraio ’19 Il nostro White 2 A tutto colore 2 Certi giorni 3 Non tutti sanno 4 Sommario:

Transcript of Sez. F-Gialli news · 2019. 5. 30. · F-Gialli news Volume 1, numero 2 febbraio ’19 Il nostro...

  • il mettere in pratica il princi-pio dell’aver cura?

    Innanzitutto l’educatore deve essere in grado di agire non sulla base di regole e di proce-dure standardizzate, ma deve saper prendere le decisioni secondo una logica contestuale che consente di essere attenti a ogni soggetto educativo nella sua unicità e singolarità. L’attenzione è la capacità maestra dell’educatore. Chi si

    trova nella condizione di ca-

    ring adult (cioè di soggetto adulto con responsabilità di cura) è chiamato a rapportarsi all’altro in un modo che valo-rizzi la sua unicità, cosa que-sta che richiede di saper agire con uno sguardo sensibile alla situazione dell’altro e per questo ricettivo e attento alle singolari differenze.

    L’educatore deve saper arri-schiare quella condizione di apparente debolezza che consi-ste nel non far riferimento a soluzioni standardizzate, per sviluppare invece la capacità di utilizzare il sapere già siste-matizzato come cornice a par-tire dalla quale cerca-re,attraverso un’analisi detta-gliata della situazione presen-te, quella comprensione del reale necessaria per elaborare una deliberazione pratica che si avvale di una valutazione contestuale. Il pensare dell’aver-cura non è mai astratto, ma attento alla persona che ha di fronte. È un pensare situato e

    (Continua a pagina 4)

    C irca un anno fa,

    tra le tante mail

    (di progetti,

    appuntamenti ecc.)

    inviate dalla segreteria

    dell'istituto Compren-

    sivo “Ilaria Alpi”, noi

    insegnanti abbiamo

    trovato un documento

    prezioso per chiunque

    faccia questo lavoro

    con passione e dedi-

    zione.

    Il titolo del documento

    è “Infanzia e oltre” a

    cura del Comitato

    scientifico nazionale

    per le Indicazioni I

    ciclo.

    Si tratta di circa 150

    pagine di indicazioni

    (e suggerimenti) per il

    curricolo e l'identità

    della scuola dell'infan-

    zia.

    Colgo qui l'occasione,

    offertami dalla mia

    collega di sezione che

    ha avuto l'idea di redi-

    gere questo

    “giornalino”, per con-

    dividere con quanti

    leggeranno alcune ri-

    ghe del documento

    suddetto.

    Il capitolo in questio-

    ne parla del binomio,

    purtroppo non sconta-

    to, tra cura ed educa-

    zione.

    Nonostante la sua rilevanza sul piano educativo, il concetto di cura non fa parte dell’attuale paradigma pedago-gico. Altre sono le parole chia-ve: apprendimento efficace, sviluppo delle competenze, obiettivi, pianificazione didat-tica. Recentemente poi il lessico pedagogico ha subito un’ulteriore modificazione conseguente al concepire le istituzioni educative come aziende, allora il soggetto educativo diventa il cliente e la relazione educativa viene peri-metrata nel ‘contratto’ forma-tivo. A dominare è la mentali-tà utilitari- stica, che assogget-ta la cultura della formazione a una mentalità ‘banausica’ (Arendt, 1999),

    cioè a un modo di ragionare mercantile che assume l’utile come unico criterio di valore.

    [...]Le scuole che meglio fun-zionano sono quelle dove i docenti sanno prendersi cura degli allievi. E questo avviene in molti contesti anche se di queste pratiche manca il lavo-ro di traduzione simbolica. Si tende cioè a non documentare la pratica dell’aver cura, poi-ché nella nostra cultura non è ancora adeguatamente valoriz-zata; si tende a non ri- cono-scere che di fatto è il lavoro di cura che facilita nell’altro il processo di formazione.

    Quali sono, allora, gli stili comportamentali che testimo-niano da parte dell’educatore

    Infanzia ed oltre Di Stanislao Rollo

    Notizie di rilievo:

    Infanzia ed oltre

    Certi giorni

    Sez. F-Gialli news

    Volume 1, numero 2

    febbraio ’19

    Il nostro White 2

    A tutto colore 2

    Certi giorni 3

    Non tutti sanno 4

    Sommario:

  • L o spettacolo teatrale al quale abbiamo assi-

    stito in novembre

    aveva impressiona-

    to molto i bambi-

    ni...per la sua magi-

    a e per averli lette-

    ralmente catturati.

    A tal punto che

    quando abbiamo

    parlato della festa

    di natale, essi stessi

    hanno chiesto : Ma

    perché non faccia-

    mo lo spettacolo

    White?”…. E per-

    ché no? E’ stato

    semplicissimo per-

    che i protagonisti

    scelti , Youssef di 4

    anni e Nicole di 5

    ricordavano perfet-

    tamente la storia e

    l’adattamento fatto

    da noi per coinvol-

    gere l’intera sezio-

    ne, si è naturalmen-

    te modellato sulla

    preesistente storia.

    Una storia che narra

    di due personaggi

    che vivono in un

    mondo tutto bianco

    rifuggendo ogni co-

    lore ma alla fine il

    colore irromperà

    nella loro vita mani-

    festandosi in tutta la

    sua bellezza. In tut-

    to ciò abbiamo vo-

    luto giocare utiliz-

    zando, oltre a pezzi

    di carta colorata , le

    polveri colorate

    che in una danza

    gioiosa i bambini si

    lanciavano addosso

    s u i

    “costumi” (calzama

    glia e t-shirt bian-

    chi) che alla fine

    erano un arcobale-

    no va-

    riopinto

    come i

    loro visi.

    S o n o

    s t a t i

    bravissi-

    mi e si

    sono di-

    v e r t i t i

    m o l t o .

    A n c o r a

    una vol-

    ta “il

    gioco” è protagoni-

    sta anche per met-

    tere in scena una

    piece teatrale . È la

    parola d’ordine nel-

    l a s c u o l a

    dell’infanzia .

    poi il focus sul colo-

    re attraverso la cre-

    azione di una carta

    d’identità dove ab-

    biamo “il carattere

    del colore” e dove

    a t t r a v e r s o

    ‘l’animismo , attri-

    buiamo al colore

    una forma, una e-

    m o z i o n e ,

    L o spettacolo tea-trale ci ha dato lo

    start per trattare

    l’U.A. sui colori.

    Abbiamo iniziato

    con i colori fonda-

    mentali seguendo

    lo schema di rac-

    contare una storia,

    d r a m m a t i z z a r l a ,

    rappresentarla e

    un’andatura . In se-

    guito cerchiamo e

    rappresentiamo tut-

    te le cose ricondu-

    cibili a quel colore,

    calibrando le attivi-

    tà a seconda delle

    fasce d’età. E poi

    ancora con la letto

    scrittura cerchiamo

    le parole di quel

    colore e giochiamo

    Pagina 2

    Il nostro …..White

    Ed ora si va .. A tutto Colore!!

    Il dopo spettacolo

    Sez. F-Gialli news

    “…..gioco...la

    parola

    magica della

    scuola

    dell’infanzia

  • Q uesto lavoro ti stanca, certi giorni addirit-

    tura ti sfianca, ci so-

    no giorni in cui ti

    alzi al mattino e

    vorresti cambiare il

    mondo, ma appena

    metti piede in clas-

    se speri con tutto te

    stesso di poter al-

    meno cambiare la

    giornata ma forse, a

    ben pensarci, ba-

    sterebbe anche riu-

    scire a cambiare la

    prossima mezz’ora.

    Ci sono giorni in cui

    tutto sembra diffici-

    le, in cui la profes-

    sionalità, le cono-

    scenze, gli studi e

    l’esperienza sem-

    brano non bastare a

    quelle creature ur-

    lanti che ti girano

    intorno in cerca…

    chissà di cosa, poi?!

    Ma è proprio in

    quei giorni che bi-

    sogna aggrapparsi

    alla certezza di vo-

    ler fare la differen-

    za, riuscire a co-

    gliere il luccichio

    nei vostri occhi,

    pensare alla gioia

    vostra e delle vo-

    stre famiglie per

    ogni singolo tra-

    guardo e quanta

    gioia nei traguardi

    speciali, più specia-

    li degli altri, di

    qualcuno di voi.

    È proprio in quei

    giorni che dobbia-

    mo imparare a

    prenderci cura di

    noi stessi, e per chi

    ha scelto questa vi-

    ta (e con scelto in-

    tendo una scelta

    consapevole, che si

    ripete e si riafferma

    con forza tutti i gior-

    ni quando si varca il

    cancello della scuo-

    la) il prendersi cura

    di se stessi significa

    non rinunciare alla

    passione per que-

    sto lavoro, al diver-

    timento, alla voglia

    di riscoprire e ri-

    scoprirsi insieme ai

    bambini: al non di-

    menticare mai il

    cuore fuori dalla

    porta delle nostre

    classi!

    giallo con acqua di

    colore rosso otte-

    nendo un terzo co-

    lore. Oppure abbia-

    mo anche optato

    per esperimenti

    “scientifici” usando

    i colori alimentari,

    bicarbonato e aceto

    p e r o t t e n e r e

    “espolioni” croma-

    tiche… e per finire

    abbiamo cucinato

    colorato facendo

    con le parole e in-

    ventiamo . Questo

    schema si è ripetuto

    per tutti i colori trat-

    tati. Poi per i colori

    derivati, abbiamo

    affrontato il tema

    travestendoci da

    maghi e giocando a

    fare strani incante-

    simi mescolando

    acqua di colore

    (Continua da pagina 2) dei biscotti...andati

    a ruba!!

    Certi giorni …... di Valentina Pinto ins di sostegno

    Volume 1, numero 2 Pagina 3

    “il prendersi cura di

    se stessi significa

    non rinunciare alla

    passione per questo

    lavoro, al

    divertimento, alla

    voglia di riscoprire e

    riscoprirsi insieme

    ai bambini:

  • Giornalino redatto dalla sez F

    ins. DeNardis

    Rollo

    Notiziario sulle attività di sezio-

    ne.

    Link utili per questo numero:

    Istituto Comprensivo I. Alpi

    Corso Novara, 26 – 10152 TORINO

    Segreteria – Tel. 011.2481916

    fax. 011.2472064

    lo spirito” (Murdoch, 1997), avere cura dell’altro implica aver cura delle parole che si pronunciano perché nella rela-zione possano essere generative di spazi di respiro. La delica-tezza è espressione di tenerez-za, ovvero di un cuore capace di fare posto all’altro, di modi-ficarsi per rendersi materia che accoglie il profilo dell’altro (in esatta opposizione con la du-rezza di cuore che crea lonta-nanza e diffidenza).

    Ma il sentirsi vulnerabile è esperienza anche di chi fa lavoro di cura, dell’educatore stesso. Si può parlare in certi casi di ‘erosione della sostanza dell’altro’ da parte di chi- riceve-cura. L’altro di cui si ha cura non è un angelo, ma un essere umano con tutte le sue debolezze. L’adolescente che continua ad aver bisogno di cura, ma allo stesso tempo cerca di liberarsi da ogni vin-colo di dipendenza per trovare il suo sentiero più proprio, può

    personalizzato, nel senso che, senza rinunciare alla funzione rischiarante delle teorie genera-li, presta la massima attenzio-ne possibile alla specificità della situazione dell’altro.

    ...e andando avanti si leg-ge:

    Chi-chiede-cura è vulnerabile, si espone e affida a noi: per questo trattare con l’altro richiede delicatezza. Delica-tezza nel trattare il suo corpo e delicatezza nell’entrare in contatto con la sua dimensione spirituale. Toccare l’altro ri-spettandolo nella sua trascen-denza, avvicinarlo senza mai dominarlo, dire il proprio pensiero senza mai imporre il proprio discorso come verità: questa è delicatezza. Agire con delicatezza richiede di trovare la parola giusta, pren-dendosi tempo, il tempo del silenzio: poiché “le parole sono

    (Continua da pagina 1) mettere in difficoltà gli adulti che hanno cura di lui/lei. Il bambino che non sa darsi le regole da sé può assumere atteggiamenti tirannici. In questi casi chi esercita la re-sponsabilità della cura ha il dovere non solo della tenerez-za, ma anche della fermezza. Agire con fermezza significa saper dire di no quando è necessario alle richieste dell’altro. Anche se costa, perché può aprire una situa-zione conflittuale o incrinare la relazione, quando la pro-pria decisione è motivata se-condo una modalità “ragionevole e amoro-sa” (Noddings, 2002) l’azione di cura raggiunge un obiettivo importante per il quale ogni fatica trova il suo senso.

    Stanislao Rollo

    Scuola statale dell’infanzia

    “G. Perempruner”

    Via Bersezio , 11 - 10153 Torino

    tel. 011

    SIAMO SU INTERNET

    WWW.ICILARIAALPITORINO.GOV.IT

    BLOG.EDIDABLOG.IT/EDIDA

    Bambini cosa sono le emozioni? Nicole : le emozioni sono quelle cose che quando ti dico-no qualcosa di e-mozionante , le e-mozioni si divertono

    Rubrica: forse non tutti sanno che…..

    http://www.icilariaalpitorino.gov.it/http://www.icilariaalpitorino.gov.it/http://blog.edidablog.it/edidablog/radionote/