SETTEMBRE 2014 SPECIALE ESTATE 2013 · Don Andrea Zani Paola Cornaglia Pierangelo Coscia Stefano...

40
1 SPECIALE ESTATE 2013 SETTEMBRE 2014

Transcript of SETTEMBRE 2014 SPECIALE ESTATE 2013 · Don Andrea Zani Paola Cornaglia Pierangelo Coscia Stefano...

  • 1

    SPECIALE ESTATE 2013SETTEMBRE 2014

  • 2

    RIVOLIParrocchie nella città

    ANNO XVIII - N.2Settembre 2014

    Via F.lli Piol, 4410098 Rivoli (TO)

    www.parrocchierivoli.itredazione@[email protected]

    In copertina:Avvenimenti

    Direttore responsabile:Paolo Paccò

    Vice direttore:Lidia Cuva

    Redazione:Don Giovanni Isonni

    Don Angiolino CobelliDon Paolo RavariniDon Andrea ZaniPaola Cornaglia

    Pierangelo CosciaStefano Coscia

    Jenny GennatiempoSilvano Giordani

    Remo LardoriFranco Rolfo

    Mariangela ZamariolaLidia Zanette

    Progetto grafico:Identità Multimediale

    Torino

    Impaginazione:Fabio Leone

    Stampa:Tipografia Locatelli

    Trezzano sul Naviglio (MI)

    E D I T O R I A L ECarissimi,il 16 giugno 2014 Papa Francesco, parlando al convegno diocesano di Roma: “UN POPOLO CHE GENERA I SUOI FIGLI, COMUNITÀ E FAMIGLIE NELLE GRANDI TAPPE DELL’INIZIAZIONE CRISTIANA” ha tracciato un cammino delle comunità cristiane che mi piace condividere all’inizio di questo nuovo anno pastorale. Ecco alcuni passaggi di Papa Francesco…

    “… In questo anno, visitando alcune parrocchie, ho avuto modo di incontrare tante perso-ne, che spesso fugacemente, ma con grande fiducia mi hanno espresso le loro speranze, le loro attese, insieme alle loro pene e ai loro problemi. Anche nelle tante lettere che ricevo ogni giorno leggo di uomini e donne che si sentono disorientati, perché la vita è spesso fa-ticosa e non si riesce a trovarne il senso e il valore. è troppo accelerata! Immagino quanto sia convulsa la giornata di un papà o di una mamma…Spesso capita a tutti noi di sentirci soli così. Di sentirci addosso un peso che ci schiaccia, e ci domandiamo: ma questa è vita? Sorge nel nostro cuore la domanda: come facciamo perché i nostri figli, i nostri ragazzi, possano dare un senso alla loro vita? Perché anche loro avvertono che questo nostro modo di vivere a volte è disumano, e non sanno quale direzione prendere affinché la vita sia bella, e la mattina siano contenti di alzarsi… Quando ero Arcivescovo nell’altra diocesi avevo modo di parlare più frequentemente di oggi con i ragazzi e i giovani e mi ero reso conto che soffrivano di orfandad, cioè di orfanezza. I nostri bambini, i nostri ragazzi soffrono di orfanezza! … I giovani sono orfani di una strada sicura da percorrere, di un maestro di cui fidarsi, di ideali che riscaldino il cuore, di speranze che sostengano la fatica del vivere quotidiano. Sono orfani, ma conservano vivo nel loro cuore il desiderio di tutto ciò! Questa è la società degli orfani. Pensiamo a questo, è importante. Orfani, senza memoria di famiglia: perché, per esempio, i nonni sono allontanati, in casa di riposo, non hanno quella presenza, quella me-moria di famiglia; orfani, senza affetto d’oggi, o un affetto troppo di fretta: papà è stanco, mamma è stanca, vanno a dormire… E loro rimangono orfani. Orfani di gratuità: quello che dicevo prima, quella gratuità del papà e della mamma che sanno perdere il tempo per giocare con i figli. Abbiamo bisogno di senso di gratuità: nelle famiglie, nelle parrocchie, nella società tutta. E quando pensiamo che il Signore si è rivelato a noi nella gratuità, cioè come Grazia, la cosa è molto più importante. Quel bisogno di gratuità umana, che è come aprire il cuore alla grazia di Dio. Tutto è gratis: Lui viene e ci dà la sua grazia. Ma se noi non abbiamo il senso della gratuità nella famiglia, nella scuola, nella parrocchia ci sarà molto difficile capire cosa è la grazia di Dio, quella grazia che non si vende, che non si compra, che è un regalo, un dono di Dio: è Dio stesso. E per questo sono orfani di gratuità. Gesù ci ha fatto una grande promessa: «Non vi lascerò orfani» (Gv 14,18).“Non sei orfano! Gesù Cristo ci ha rivelato che Dio è Padre e vuole aiutarti, perché ti ama”. Ecco il senso profondo dell’iniziazione cristiana: generare alla fede vuol dire annunziare che non siamo orfani. Perché anche la società rinnega i suoi figli! Per esempio a quasi un 40% dei giovani italiani non dà lavoro. Cosa significa? “Tu non mi importi! Tu sei materiale di scarto. Mi spiace, ma la vita è così”. Anche la società rende orfani i giovani…Il Cardinale Vallini ha parlato di questo cammino di conversione pastorale missionaria. è un cammino che si fa e si deve fare e noi abbiamo la grazia ancora di poterlo fare. Con-versione non è facile, perché è cambiare la vita, cambiare metodo, cambiare tante cose, anche cambiare l’anima. Ma questo cammino di conversione ci darà l’identità di un popo-lo che sa generare i figli, non un popolo sterile! Se noi come Chiesa non sappiamo generare figli, qualcosa non funziona! La sfida grande della Chiesa oggi è diventare madre: madre! Non una ong ben organizzata, con tanti piani pastorali… Ne abbiamo bisogno, certo… Ma quello non è l’essenziale, quello è un aiuto. A che cosa? Alla maternità della Chiesa. Se la Chiesa non è madre, è brutto dire che diventa una zitella, ma diventa una zitella! è così: non è feconda. Non solo fa figli la Chiesa, la sua identità è fare figli, cioè evangelizzare, come dice Paolo VI nell’Evangelii nuntiandi. L’identità della Chiesa è questa: evangelizzare, cioè fare figli… Non si tratta, non è questione di andare a cercare proseliti, no, no! Andare a suonare al citofono: “Lei vuol venire a questa associazione che si chiama Chiesa cattoli-ca?.”. La Chiesa - ci ha detto Benedetto XVI - non cresce per proselitismo, cresce per attra-

  • 3

    zione, per attrazione materna, per questo offrire maternità; cresce per tenerezza, per la maternità, per la testimonianza che ge-nera sempre più figli. è un po’ invecchiata la nostra Madre Chiesa… Non dobbiamo parlare della “nonna” Chiesa, ma è un po’ invecchiata…. Dobbiamo ringiovanirla! Dobbiamo ringiovanirla, ma non portan-dola dal medico che fa la cosmetica, no! Questo non è il vero ringiovanimento della Chiesa, questo non va. La Chiesa diventa più giovane quando è capace di generare più figli; diventa più giovane quanto più di-venta madre. Questa è la nostra madre, la Chiesa; e il nostro amore di figli.Essere nella Chiesa è essere a casa, con mamma; a casa di mamma. Questa è la grandezza della rivelazione. Oggi c’è la fuga dalla vita comunitaria: l’individualismo ci porta alla fuga dalla vita comunitaria, e questo fa invecchiare la Chiesa. …Dobbiamo recuperare la memoria, la me-moria della Chiesa che è popolo di Dio. A noi oggi manca il senso della storia. Abbia-mo paura del tempo: niente tempo, niente percorsi, niente, niente! Tutto adesso! Sia-mo nel regno del presente, della situazione. Soltanto questo spazio e niente tempo. An-che nella comunicazione: luci, il momento, telefonino, il messaggio… Il linguaggio più abbreviato, più ridotto. Tutto si fa di fretta, perché siamo schiavi della situazione. Recu-perare la memoria nella pazienza di Dio, che non ha avuto fretta nella sua storia di salvezza, che ci ha accompagnato lungo la storia, che ha preferito la storia lunga per noi, di tanti anni, camminando con noi.Nel presente una sola parola: accoglienza. Ecco, l’accoglienza. E un’altra: tenerezza. Una madre è tenera, sa accarezzare. Ma quando noi vediamo la povera gente che va alla parrocchia con questo, con quell’altro e non sa come muoversi in questo ambiente, perché non va spesso in parrocchia, e trova qualcuno che sgrida, che chiude la porta... Questa gente non si sente a casa di mam-ma! Forse si sente nell’amministrazione, ma non a casa della madre… Saper aprire la porta nel presente: accoglienza e tenerez-za… Nel presente: tenerezza e accoglienza.

    Se riesco ad aiutareuna sola personaa vivere meglio,

    questo è già sufficientea giustificare

    il dono della mia vita.

    Papa Francesco

    E per il futuro, speranza e pazienza. Dare testimonianza di speranza, andia-mo avanti. E la famiglia? è pazienza. Quella che san Paolo ci dice: sopportarvi a vicenda, l’un l’altro. Sopportarci… Dobbiamo accogliere sempre tutti con cuore grande, come in famiglia, chiedendo al Signore di farci capace di parte-cipare alle difficoltà e ai problemi che spesso i ragazzi e i giovani incontrano nella loro vita. Dobbiamo avere il cuore di Gesù, il quale «vedendo le folle ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore» (Mt 9,36). A me piace sognare una Chiesa che viva la compassione di Gesù. Compas-sione è “patire con”, sentire quello che sentono gli altri, accompagnare nei sentimenti. E’ la Chiesa madre, come una madre che carezza i suoi figli con la compassione. Una Chiesa che abbia un cuore senza confini, ma non solo il cuore: anche lo sguardo, la dolcezza dello sguardo di Gesù, che spesso è molto più eloquente di tante parole. Le persone si aspettano di trovare in noi lo sguardo di Gesù, a volte senza nemmeno saperlo, quello sguardo sereno, felice che entra nel cuore. Ma deve essere tutta la parrocchia ad essere una comunità accogliente, non solo i sacerdoti e i catechisti. Tutta la parrocchia! …Diventiamo audaci nell’esplorare nuove modalità con cui le nostre comu-nità siano delle case dove la porta è sempre aperta. Ma è importante che all’accoglienza segua una chiara proposta di fede: una proposta di fede tante volte non esplicita, ma con l’atteggiamento, con la testimonianza: in questa istituzione che si chiama Chiesa, in questa istituzione che si chiama parroc-chia si respira un’aria di fede, perché si crede nel Signore Gesù… Pensiamo alla Chiesa madre e diciamo alla nostra madre Chiesa quello che Elisabetta ha detto a Maria quando era diventata madre, in attesa del figlio:“Tu sei felice, perché hai creduto!”. Vogliamo una Chiesa di fede, che creda che il Signore è capace di farla madre, di darle tanti figli. La nostra Santa Madre Chiesa. Grazie!”.

    (Papa Francesco)

    Credo che sarebbe davvero troppo bello e troppo importante provare a co-niugare insieme come comunità queste parole di Papa Francesco!!!- Siamo consapevoli che stiamo vivendo un tempo di orfandad? Quali i segni che vediamo?- Abbiamo bisogno di senso di gratuità… Siamo disponibili a vivere “gratis”?- Ecco il senso profondo dell’iniziazione cristiana: generare alla fede vuol dire annunziare che non siamo orfani… Siamo pronti a pensare questo cam-mino di riprogettazione dell’iniziazione cristiana che anche il vescovo Cesare ci invita a fare?- Cammino di conversione pastorale missionaria… Siamo disponibili a vivere una “chiesa in uscita”?- La sfida grande della Chiesa oggi è diventare madre! Essere nella Chiesa è essere a casa, con mamma… a casa di mamma! Stiamo costruendo comu-nità-mamma?- Accoglienza e tenerezza… Le nostre comunità sono accoglienti, capaci di tenerezza?- E per il futuro, speranza e pazienza… e una chiara proposta di fede! Proviamo a pensare così al nuovo anno! è un sogno… chissà il sogno di Dio!!! E a tutti un buon nuovo anno!

    don Giovanni

  • 4 POLITICA CITTADINA

    Sindaco, cominciamo subito con una domanda da un milione di euro.Come può rinascere un interesse - se non una passione - per la politica oggi, soprattutto tra i più giovani?

    Partirei con un presupposto: rispetto già solo a due o tre anni fa vedo che c’è un maggior interesse dei giovani verso la politica. È una tendenza che noto non solo nel nostro Comune, ma più in ge-nerale: lo sento nell’aria e anche a livello concreto. Cosa bisogna fare per riavvicinare i gio-vani alla politica? Prima di tutto, anche se sembra una cosa ovvia, bisogna dare il buon esempio. È chiaro che dalla vi-cenda del Mose, da quella dell’Expo o da altre di questo tipo arrivano modelli che non avvicinano i ragazzi; è inutile parla-

    re ai ragazzi della buona politica quando poi ci sono esempi così negativi.L’opinione pubblica non fa la considera-zione di base che, in fin dei conti, i prota-gonisti di queste vicende sono una mino-ranza; ma quello che ovviamente viene enfatizzato dalla stampa è il negativo, mentre non vengono premiati i valori positivi della politica.Ma io, che pratico la politica - diciamo così - dal basso, posso assicurare che la stragrande maggioranza dei sindaci, de-gli assessori, dei consiglieri comunali che incontro sono persone perbene, sono dei cittadini che un po’ per passione, se vogliamo anche un po’ per ambizione (che non fa male, perché ci vuole anche un po’ di autogratificazione nel fare le cose) hanno voglia di mettersi al servi-zio. Chiaramente la molla che li spinge a

    “AI GIOVANI DICO CHE...”Intervista a Franco Dessì, rieletto sindaco di Rivoli

    Lo scorso giugno abbia-mo intervistato il nuovo sindaco della città. In quest’intervista – che, a scanso di equivoci, era stata pianificata pri-ma delle elezioni, e che dunque sarebbe stata fatta al vincitore indi-pendentemente dal suo schieramento politico – abbiamo deciso di con-centrarci su alcuni dei temi che più stanno a cuore alle nostre comu-nità: i giovani e il welfare della città.

  • 5POLITICA CITTADINA

    questo arriva dalla loro giovinezza, dalla famiglia di origine e da tanti altri fattori.

    La percezione è che, oltre alla disillu-sione diffusa nei confronti dei “politi-ci”, manchi quasi completamente tra i più giovani un’idea di come funzioni concretamente la politica, anche a li-vello locale: parlo, ad esempio, di come è strutturata la macchina comunale, di come viene presa una decisione in con-siglio comunale...

    C’è una disinformazione pesante a livello giovanile. Prima di tutto trovo che i gio-vani siano difficili da intercettare: proba-bilmente, parlando a livello di politica lo-cale, non frequentiamo neanche i luoghi in cui vanno i giovani.Quando però ti capita di incontrarli è difficile entrare nel merito delle questio-ni, perché o c’è insensibilità o vengono alzate subito delle barriere: “Siete tutti uguali! ecc.. Poi, è chiaro che una certa responsabilità su questo ce l’ha anche la politica.Credo però che soprattutto per i giovani sia necessario entrare nell’ottica di idee che la politica, al nostro livello, si fa con l’amministrazione, e l’amministrazione è fatta di cose concrete, di capacità di capi-re quali sono i problemi della comunità a tutti i livelli (dalle politiche giovanili, alla politica urbanistica, al bilancio ecc.). La spinta ideale è importante, ma bisogna rendersi conto che affrontare i problemi locali significa intercettare problemi con-creti, che per affrontarli devi studiarli, e che lo studio è lavoro e impegno. Bi-sogna convincere i giovani che questo è fare politica, e che non necessariamente devono farla soltanto i “professionisti”, quelli che scelgono la politica per profes-sione (anzi, è meglio che non ci siano...). La politica a livello locale, tra l’altro, è più bella, perché ti permette di vedere i risultati. Ecco, se i giovani capissero che la politica è trovare soluzione a dei pro-blemi concreti probabilmente si avvici-nerebbero di più alla politica.Questo però dobbiamo farlo capire an-che noi, che ci siamo già dentro. Io au-spico ad esempio che in futuro in Parla-mento ci siano i sindaci. Questo avviene già in Francia: non c’è un deputato che

    non sia stato sindaco. Perché questo si-gnifica far crescere la classe dirigente dal basso. Se riusciamo a coinvolgere i giovani nelle attività dell’amministrazio-ne locale, ci sarà una tendenza per cui in futuro avremo una classe dirigente con-creta, motivata, preparata.

    Una questione più ampia è quella dell’aggregazione giovanile. Nella nostra città non è semplice farla in modo significativo e continuativo; eppure alcune esperienze recenti – parliamo ad esempio dell’apertu-ra del nuovo oratorio della Stella, che sta avendo un grande successo – sembrano voler indicare che c’è voglia di comunità, anche tra quei ragazzi che di solito gravitano fuori dai circuiti “tradizionali”.Come può il Comune inserirsi in questa dinamica, promuovendo delle proposte davvero coinvolgenti che completino quelle fornite, ad esem-pio, dalle parrocchie?

    Ovviamente alla base c’è un problema di risorse, che purtroppo è un vincolo: facciamo fatica ad esempio a mettere su nuovi progetti di ge-mellaggio, che sarebbero una bella occasione di aggregazione. Secon-do me il Comune deve dare occasioni di aggregazione, più che essere protagonista di aggregazione: lo vedo più che altro come fornitore di opportunità e di strumenti.L’Informagiovani, ad esempio, va migliorato. Un’altra opportunità inte-ressante potrebbe essere quella dei centri d’incontro di quartiere, che in questo momento non sono punti di aggregazione giovanile e che po-trebbero diventarlo: dobbiamo fornire questi spazi, ma affinché i giovani siano indipendenti nell’organizzare le loro attività.Credo che il Comune non debba essere troppo “invasivo” nei confronti dell’aggregazione giovanile.

    La crisi in cui ci troviamo ha aumentato il disagio economico tra molte persone, giovani e non. Le associazioni, sia laiche sia religiose, forni-scono un grande aiuto a molte persone. Quali sono le vie di una colla-borazione tra l’amministrazione comunale e le associazioni, per rende-re il welfare più incisivo e diffuso?

    Premetto che in questi anni di crisi, tutto sommato, abbiamo tenuto ab-bastanza a livello sociale come Comune.Ci sono tre elementi che concorrono a questo. Primo, la solidarietà fa-miliare, che nonostante tutto continua ad esserci: bisognerebbe fare un monumento ai nonni! Secondo, la rete di volontariato sociale; terzo, le politiche socio-assistenziali del comune.La tenuta sociale è garantita da questi tre elementi, in ordine di priorità. Con la rete di volontariato sociale non possiamo che lavorare insieme, e attraverso il CISA ci lavoriamo a braccetto.A livello comunale, ad esempio, abbiamo una Commissione per l’emer-genza abitativa, dove peraltro non sono presenti politici; lì ci sono i rap-presentanti del volontariato sociale.Il CISA lavora in modo integrato con la San Vincenzo e con la Caritas. C’è già un’integrazione, però dobbiamo ulteriormente favorirla. Possiamo fare di più.

    Stefano Coscia

  • 6 ORATORIO

    Il 15 settembre l'oratorio della Parrocchia Santa Maria della Stella compirà un anno. L'attesa per la sua realizzazione è stata re-lativamente breve ma molto sentita e ha portato con sé curiosità ed entusiasmo. In un solo anno le attività che ruotano intorno all'oratorio si sono moltiplicate e l'affluenza è aumentata tra tutte le fasce di età: non solo ragazzi, ma anche i loro genitori, i nonni e i fratellini più piccoli. Nel nuovo oratorio ci si sente a casa, in famiglia. L'oratorio è aperto tutti i giorni dalle 15.00 alle 19.00 e, nel periodo estivo, dalle 17.00 alle 19.00 e poi dalle 20.30 alle 22.30. Ogni sera sono in programma tornei, concerti, aperitivi e serate di ballo.Ogni giorno si viene accolti dal sorriso delle educatrici Donatella e Claudia e dai ragazzi che effettuano il servizio civile

    presso la Stella: Elena e Simone. Insieme si occupano di organizzare le numerose attività dell'oratorio: tornei di calcio, pal-lavolo, basket, ping-pong, biliardino, lo spazio compiti, il karaoke e le sfide a Just Dance. La nuova struttura, ampliata negli spazi e nei servizi, ha permesso di creare laboratori di musica e di ballo per bam-bini e ragazzi. Un'altra novità è lo spazio giochi allestito per i bambini da 0 a 5 anni. La disponibilità di nuovi locali ha, inoltre, consentito di ri-organizzare iniziative già in corso in maniera più funzionale: il ca-techismo, i gruppi adolescenti e le attività di scoutismo hanno finalmente delle sale fisse in cui incontrarsi settimanalmente. All'ingresso della struttura è stata allesti-ta una sala animatori nella quale si deci-dono i percorsi educativi dell'intero anno.Un gran numero di iniziative, dunque, sempre coordinate nel minimo dettaglio e diversificate per fasce di età. In più il bar interno, gestito da alcuni volontari e dai ragazzi dell'ex progetto “Open Space”, è un luogo di aggregazione in cui incontrarsi, fare quattro chiacchiere o, semplicemente, passare per un caffè. Un'altra novità si incontra nella gestione dell'Estate Ragazzi: l'unione delle quattro realtà parrocchiali sotto un'unica pastora-le giovanile e la frequentazione dell'ora-torio durante tutto l'anno ha comportato un aumento delle adesioni al progetto estivo e, di conseguenza, c'è stato biso-

    Un anno di oratorio:bilancio di vita quotidiana

  • 7ORATORIO

    gno di una redistribuzione delle attività all'interno del territorio rivolese; anche in virtù del fatto che gli spazi esterni del nuovo oratorio sono leggermente inferio-ri rispetto alla struttura precedente.A coordinare tutta questa mole di inizia-tive sono stati istituiti due gruppi di su-pervisione: il Consiglio d'Oratorio e la Co-munità Educante. Il Consiglio d'Oratorio si riunisce a intervalli regolari per moni-torare le attività di gestione dell'oratorio e organizza gli eventi comunitari come la festa patronale; mentre la Comunità Educante è costituita dagli educatori e da tutti coloro che prestano servizio in ora-torio, è un'occasione per ritrovarsi e la-vorare insieme al fine di pensare a nuovi progetti stabilendo degli obiettivi e delle linee comportamentali comuni. In questi incontri si verificano le proposte, il lavoro fatto, quello da fare e gli aspetti da miglio-rare. Queste riunioni sono l'occasione per confrontarsi tra le varie realtà presenti. La cifra stilistica di questo nuovo oratorio è l'attenzione alla relazione: il fine dell'ani-mazione non è l'intrattenimento ma la co-struzione di rapporti di fiducia e di un sen-so di comunità forte, una vera e propria proposta educativa portata avanti da tutti coloro che collaborano a questo proget-to. La consapevolezza di avere un ruolo educativo lega le persone alla dimensione oratoriale e fa sì che ci si senta parti attive nella comunità. Ed è questo l'obiettivo a cui si punta: costruire una comunità unita e partecipe che riconosca nell'oratorio un luogo di incontro e di crescita, personale e collettiva. In questa direzione va anche il Progetto “Ory”: nato quasi un anno fa, ha lo scopo di approfondire la conoscen-za e la socializzazione tra i ragazzi e le figure educative. Il progetto si suddivide in step, ognuno incentrato su un singolo argomento trattato, secondo le età, at-

    traverso diverse attività pratiche. “Ory” è anche la mascotte dell'oratorio: una figu-ra riconoscibile che risveglia in chi la vede tutta la gioia della vita d'oratorio. Ad un anno dall'apertura, dunque, il bilancio è sorprendente: tra frequentatori assidui e avventori l'oratorio è quotidianamen-te popolato, le attività sono numerose e accurate. Il segreto di questo successo è da attribuirsi a tutti coloro che hanno cre-duto e continuano ad impegnarsi in que-sto progetto. Buon compleanno piccolo, grande oratorio!

    Jenny Gennatiempo

  • 8 GRUPPI

    Nel 1964 la Ferrero produce il primo va-setto di Nutella, dolce dei poveri destina-to a divenire una prelibatezza mondiale. Nello stesso anno nasce il fumetto di Mafalda, una bambina di sei anni dalla chioma ribelle, tutta presa da grandi in-terrogativi esistenziali sull'umanità e sui destini del mondo. Nel 1964 Nelson Man-dela viene condannato all'ergastolo in Su-dafrica, Ernesto Olivero insieme ad alcuni giovani piemontesi fonda il Sermig a Tori-no, Martin Luter King riceve il Nobel per la Pace. Cinquant'anni fa nel mondo suc-cedeva questo e molti altri avvenimenti...Nel 1964 nasceva un piccolo gruppo scout grazie all'intraprendenza di Don Luigi Ghilardi, di alcuni capi del Torino 17 e di un pugno di ragazzi della parroc-chia di San Martino che, mettendosi in gioco, hanno dato vita ad un'esperienza

    che ancora adesso ci permette di vivere momenti meravigliosi facendo crescere e educando bambini, adolescenti, giovani e anche noi adulti.In tutti questi anni bambini, ragazzi, capi e genitori hanno fatto vivere e crescere con il loro entusiasmo il Rivoli 2 che quest'an-no festeggia il suo 50esimo compleanno!

    Sabato e domenica 7 e 8 giugno, l'occa-sione così speciale ha riunito in festeggia-menti non solo i ragazzi del gruppo scout, ma anche tutte le persone che hanno la-sciato un segno nella sua storia, permet-tendoci di vivere due magnifiche giornate assieme. È stato bello trovarci a mangiare assieme in più di 500, rivedere vecchie foto, giocare a palla scout, realizzare co-struzioni, divertirsi ripercorrendo gli anni passati del nostro gruppo, emozionarsi ascoltando le voci di chi ha tante storie da raccontare, per scoprire che in 50 anni possono cambiare i tempi o gli strumenti, ma i valori della nostra promessa ci lega-no in maniera profonda.Ma i festeggiamenti non sono solo per chi ormai 50 anni li ha già trascorsi, ma anche per i nuovi “cugini” in arrivo: subito dopo una torta che rimarrà nella memoria di molti di noi, la comunità capi del Rivoli 2, che da anni testimonia con la stessa pas-sione i valori dello scoutismo anche nel vicino territorio di Rivalta, ha annunciato, non senza emozione, la nascita del nuo-vo gruppo AGESCI Rivalta di Torino 2 che dal prossimo anno vestirà un nuovo faz-zolettone verde, segno di speranza come nei colori del Rivoli 2, giallo e blu come i colori del comune di Rivalta di Torino. L'annuncio è stato accolto da un boato,

    CIN – QUANTA festa!!!Un brindisi al gruppo Rivoli 2

    Musici di oggi e di domani

  • 9GRUPPI

    un prolungato applauso e occhi lucidi.La festa continuerà venerdì 19 settembre per una serata in cui tutta la cittadinanza rivolese e rivaltese è invitata a confrontar-si su un tema educativo molto importan-te per noi scout quest'anno: il coraggio, il tema principale della Route Nazionale R/S 2014! A partire dalle 20.45, al cen-tro congressi Città di Rivoli in via Dora Riparia 2, affronteremo il tema grazie alle testimonianze del prof. di pedago-gia Riziero Zucchi, della prof.ssa Augusta Moletto dell'Università di Torino e di Don Luigi Chiampo, presidente di Coopera-tiva Sociale. Per maggiori informazioni: www.rivoli2.it. Questo anno così impor-tante per il nostro gruppo volge al termi-ne ed ora siamo pronti a vivere i prossimi anni con sempre più entusiasmo, tenden-do il filo dei nostri aquiloni per farli volare ancora più in alto.

    Le comunità capi del Rivoli 2e del Rivalta di Torino 2

    Prepariamo la S. Messadi Ringraziamento

    Cerchio sulla tortaUao che torta!

    Spettacolo serale - I nostri 50 anni

  • 10 GRUPPI

    Correva l’anno 2014, anzi, iniziava a cor-rere, visto che eravamo a inizio anno; l’attività stava pigramente riprendendo dopo la sosta invernale condita da liba-gioni fuori dalla norma... Il 10 gennaio arriva in segreteria una mail accattivante con tanto di locandina illustrativa… nel 70° di fondazione il Centro Sportivo Italia-no (CSI), ente di promozione sportiva che ci vede come affiliati, lancia l’iniziativa:7 giugno, incontro di Papa Francesco con le società sportive… subito mi si accende la spia del “fuori-giri”… perché no? Ma si, si, si può fare!!! Che occasione per “ri-caricare le batterie dello spirito!!!” Alla prima riunione ne parliamo e si percepi-sce un timido assenso… Iniziamo a rac-cogliere le adesioni e pian piano inizia a montare l’entusiasmo e l’impazienza per l’evento, passano le settimane… Prendia-mo coscienza dell’importanza che riveste questa opportunità unica di incontrare il nostro “Capitano”, ci coordiniamo con il comitato provinciale di Torino comuni-cando il numero degli accreditati: 121!!! 59 viaggeranno in bus ed i rimanenti or-ganizzati con treni e mezzi propri.Impostiamo il programma: partenza ve-nerdì 6 alle 21, arrivo in piazza S. Pietro sabato 7 alle 7 circa… mattinata tra villag-gio dello sport in via della Conciliazione e S. Messa degli sportivi nella chiesa di

    Santa Maria alla Transpontina, sempre nella via, pranzo fugace e, alle 14 assalto ai varchi di P.za S. Pietro per occupare una posizione almeno decente… pomeriggio con animazione nell’attesa dell’incontro… col Capitano, ripartenza alle 21 da Roma per tornare a Rivoli in prima mattinata di domenica… non fa una grinza!!! A metà maggio veniamo informati da Roma che l’U.S. San Martino può essere rappresen-tata sul sagrato della Basilica da 5 ragaz-zi e un animatore in quanto siamo tra i gruppi sportivi più numerosi… belloooo!!!Cerchiamo un sistema che “a vista” ci con-senta di trovarci facilmente tra 50-60000 persone, ci sarà chi giungerà a Roma in tempi e modi diversi, vedrete di seguito come abbiamo risolto il problema…Una mini-mongolfiera!!! Il grifone aleg-gia su Piazza San Pietro… Grande idea, ci accorgeremo lungo la giornata di essere diventati un riferimento per molti… sper-duti!!! Arriviamo a Roma sabato 7 giugno di prima mattina dopo un buon viaggio, scendendo dal Gianicolo troviamo una Piazza San Pietro bellissima e deserta!Riusciamo anche in una breve visita alla Basilica di San Pietro, luogo di silenzioso stupore, sempre in grado di sollecitare alti pensieri… Un veloce “tour” nel villag-gio dello sport di via della Conciliazione e tutti alla Santa Messa di Santa Maria alla Transpontina, presieduta da Sua Eccellen-za Mons. Nunzio Galantino, segretario ge-nerale della CEI, e concelebrata da Mons. Mario Luzek (Direttore nazionale Ufficio Nazionale per la pastorale del tempo li-bero, turismo e sport), don Michele Fa-labretti (responsabile Servizio nazionale per la pastorale giovanile), insieme al con-sulente nazionale don Alessio Albertini (fratello del celebre calciatore), con tutti i consulenti ecclesiastici dei comitati pro-vinciali e regionali. Dopo un fugace pran-zo ci portiamo subito a ridosso dei varchi di ingresso alla piazza, l’atmosfera è cal-da… caldissima. Alle 13,40 vengono aper-ti i varchi e una moltitudine multicolore si posiziona nei settori predisposti. Meno male che ci sono anche 35000 sedie!!! Ci diranno poi che eravamo 70/80000!!!

    I Grifoni dell’U.S. S.Martino da Papa Francesco

  • 11GRUPPI

    Sono stati i coniugi Renza e Giovanni Cullino, nell’ottobre del 1979, ad iniziare quest’attività con lo scopo di riunire persone non più giovani per trascorrere un pomeriggio ricreativo, giocando a carte, a tombola, organizzando gite, pranzi e pellegrinaggi. Da allora molte cose sono cambiate, ma lo spirito è rimasto sempre quello: trascorrere un pomeriggio diverso, non più ore e ore davanti alla TV o seduti sulle panchine da “soli”. Le animatrici, insieme a tutte le care amiche che già frequentano il gruppo, si incon-trano tutti i giovedì dalle 14.30 alle 17.30 nell’Oratorio di San Martino. Aspettiamo

    L’Età d’oro compie 35 anni

    chiunque voglia unirsi a noi per qualche ora di svago, perché una tombo-lata, una partita a carte, la merenda e qualche chiacchierata, tutto può servire a contrastare la solitudine. Per informazioni rivolgersi a Silvana tel. 3402288195. Per ringraziare il Signore per questi 35 anni del gruppo, ad ottobre si celebrerà una Santa Messa seguita dal pranzo e dalla lotte-ria. La data esatta verrà precisata sul foglio settimanale d’informazione. Siete tutti invitati a partecipare!

    Le animatrici

    Animazione, testimonianze, cori, canti e finalmente arriva il nostro Capitano!!!Il discorso di Papa Francesco meritereb-be di essere imparato a memoria da al-lenatori e dirigenti di tutti i gruppi spor-tivi, enorme il contenuto di riflessioni… “Scuola, Sport e Lavoro…” sono tre (non cento) gli ingredienti indispensabili per far crescere bene le nuove generazioni; sì, lo Sport è uno di questi, queste parole ci danno gioia ed emozione, la responsa-bilità che Papa Francesco ci affida è im-mensa… “È bello quando in parrocchia c’è il gruppo sportivo, se non c’è un gruppo sportivo in parrocchia manca qualcosa…” Questo concetto il Papa lo ha ripetuto due

    o tre volte…”Mi raccomando: che tutti giochino, non solo i più bravi, ma tutti, con i pregi e i limiti che ognuno ha, anzi, privilegiando i più svantag-giati, come faceva Gesù!” e ancora “se il gruppo sportivo non è coerente con questi valori e i valori cristiani allora è meglio che non ci sia…”. Queste parole ci riscaldano il cuore e pesano come macigni, perché ricalcano l’im-pronta che all’U.S. San Martino ha voluto dare Don Luigi Ghilardi, 48 anni or sono nell’atto di fondazione, impostazione che nel tempo non è cam-biata, nonostante difficoltà e possibili errori commessi, seppur in buona fede. Vogliamo aggiungere una bella frase del campione Juri Chechi, che ci vede sintonizzati perfettamente da sempre: “Meglio una sconfitta pulita di una vittoria sporca!”. La giornata termina con il gioioso saluto di Papa Francesco a tutti, le batterie dello spirito sono cariche, possiamo ritornare sereni e consapevoli di esserci impegnati in sintonia con il nostro Pastore, peccato non esserci stati tutti… Ciò che dobbiamo fare ora non è ripetere le parole che lui ci ha detto, ma testimoniarle ogni giorno nello stare con i nostri ragazzi… Grazie Papa Francesco, grazie Capitano!!!

    Luigi Viacelli

  • 12 GRUPPI

    Il Servizio Attività e Opportunità (S.A.O.) “Il Barattolo” da ormai molti anni ha la sua sede all'interno dei locali della Parrocchia Santa Maria della Stella. Il centro, gestito dalla Cooperativa La Bottega in convenzione con il C.I.S.A. di Rivoli Rosta e Villarbasse e con l'AslTo3, ospita 12 persone in situazione di svantaggio intellettivo. Le attività del S.A.O. sono da sempre accompagnate dallo “strumento lavoro” che viene utilizzato dagli educa-tori della Bottega come base di tutto il proprio operato. La Cooperativa, che ha sede a Grugliasco, oltre a gestire un altro centro simile sul territorio di appartenenza, si occupa da sempre di inserimenti lavorativi e di forma-zione al lavoro. Accanto delle attività a carattere formativo-lavorativo, che vedono i giovani inseriti nel S.A.O. sperimentarsi ogni giorno con attività artigianali quali la realizzazione di sapone e il recupero e il riciclo di oggetti usati, quest'anno è stato inserito il nuovo laboratorio di pittura denomi-nato “Io sono l'essenza dell'universo” gestito da Giovanna Sinatra che ha dato nuovi spunti e nuovo entusiasmo al gruppo di “lavoratori”.L'insegnante che ha guidato il laboratorio, ha saputo valorizzare ogni sin-golo gesto portando ognuno a esprimere se stesso attraverso la creazione di qualcosa di unico. I ragazzi inseriti all’interno dell’attività si sono sentiti completamente a proprio agio con pennello e colori e hanno saputo dare vita a opere fantasiose e autentiche. Le emozioni sono state guidate dall'i-stinto per dare espressione ai propri sentimenti. L'insegnate Giovanna Sinatra ha suddiviso l'attività in fasi che, partendo dal bianco, hanno gradatamente indirizzato il gruppo verso l'espressione delle sensazioni e la scoperta del colore. È stato così possibile per ognuno creare il proprio personale segno grafico che unito a quello degli altri ha prodotto un originale ed eccentrico connubio.Le opere realizzate sono già state esposte, nel mese di maggio, nell'atrio del Comune di Rivoli, e il sindaco Dessì ha inaugurato la mostra alla pre-senza delle famiglie dei “giovani artisti”. Gli educatori e l'insegnante di pit-tura ricercano continuamente nuove occasioni per esporre le creazione del S.A.O. e condividere l'emozione che sanno trasmettere.

    “Io sono l’essenza dell’universo”il laboratorio di pittura per i giovani inseriti nel S.A.O.

  • 13INIZIAZIONE CRISTIANA

    In questi anni la Chiesa italiana ha lavora-to in modo forte e intenso per ripensare a come “fare catechismo” oggi, in una realtà in costante cambiamento.In questi giorni stiamo vivendo due momenti importantis-simi. I vescovi italiani ci hanno consegnato questo documento: Incontriamo Gesù - Orientamenti per l'annuncio e la cateche-si in Italia. Approvato dai vescovi italiani il 21 maggio 2014, questo documento sarà il testo di riferimento per tutte le dioce-si, le parrocchie, i catechisti, quanti sono impegnati nella pastorale per i prossimi anni. Atteso da più di un decennio, “Incon-triamo Gesù” è destinato a cambiare ra-dicalmente il modo di fare catechesi oggi in Italia. Aprendo l’Assemblea della CEI, Papa Francesco stesso, riferendosi a que-sti orientamenti, ha esortato i vescovi a «non attardarsi ancora su una pastorale di conservazione – di fatto generica, disper-siva, frammentata e poco influente – per assumere, invece, una pastorale che faccia perno sull’essenziale».E l’essenziale, nella catechesi, è fare “in-contrare Gesù”. Quattro le caratterizzazio-ni fondamentali del documento che richia-ma in primis l’assoluta precedenza della catechesi e della formazione cristiana degli

    adulti, e, all’interno di essa, del coinvolgimento delle famiglie nella cate-chesi dei piccoli. Secondo punto di speciale interesse è l’ispirazione catecu-menale della catechesi con una esplicita attenzione all’Iniziazione cristiana degli adulti (Catecumenato). Grande attenzione anche alla formazione di evangelizzatori e catechisti e alla proposta di fede rivolta ai preadolescenti, agli adolescenti ed ai giovani, in continuità con la catechesi per l’Iniziazione cristiana, ma anche in considerazione della realtà di "nuovi inizi" esisten-ziali. Il documento promuove l’impegno di tutte le comunità e di ciascuna delle sue componenti, per aiutare ogni persona ad incontrare davvero Gesù, guidandola a sperimentare la gioia della fede, a testimoniare la vita buona di chi ha abbracciato il Vangelo. Il nostro vescovo Cesare ci ha rivolto in que-sti mesi un forte invito:“Cari amici, assumiamo “l’Amore più grande” come punto di forza e di riferimento per tutto l’anno pastorale 2014-2015 e anima di tutta l’azione pastorale nei vari ambiti della missione della nostra Chiesa locale.

    INCONTRIAMO GESU’

    “L’Amore più grande” richiama l’espres-sione di Gesù: «Non c’è amore più grande che dare la vita per i propri amici» (cfr. Gv 15,13) e si riferisce dunque alla morte e risurrezione del Signore, atto supremo d’a-more a Dio e all’umanità intera…Pensiamo dunque come quest’espressio-ne possa illuminare ogni nostro impegno di evangelizzazione, di catechesi, di for-mazione cristiana, ogni nostro impegno sociale verso i più poveri, come pure for-nire quella profonda spiritualità che deve accompagnare ogni azione della Chiesa verso le persone, le famiglie e la società… anzitutto, mi riferisco all’Iniziazione cristiana, che è l’argomento che affron-teremo a partire da un inquadramento generale del tema secondo le linee indicate dalla Evan-gelii Gaudium di Papa Francesco e sulla base sia dei risultati degli Orienta-menti sul battesimo… La sfida che sta davanti a noi è oggi chiara: dobbiamo definire una serie di orientamenti condivisi su cui operare poi insieme come Chiesa di Torino, secondo scelte che permettano di camminare sulla stessa via tracciata, senza ingabbiare o ingessare il tutto, ma anche con alcuni pun-ti di riferimento, che potranno certo trovare applicazioni differenziate, ma dentro un alveo unitario… L’iniziazione dei fanciulli e ragazzi è uno dei temi più delicati e anche attesi, dobbiamo discernere bene gli obiettivi e i percorsi da rinnovare su questo punto, con una particolare attenzione a definire una piattaforma diocesana unitaria di riferimento concreto, con scelte condivise e comunque chiare sui diversi aspetti che riguardano le fasi del cammino dai sei ai quattordici anni circa, le connesse tappe sacramentali e la conseguen-te mistagogia… “Chiesa in uscita”, ci dice di essere Papa Francesco.Sperimentiamo l’uscita da noi stessi, dal nostro mondo, parrocchia, impe-gno di servizio, idee e progetti e mettiamoci in gioco con gli altri, accoglien-do con simpatia le loro idee e proposte…”

    Nel nuovo anno pastorale le nostre comunità saranno fortemente interpel-late affinchè ritroviamo tutti passione, senso di responsabilità e gioia nell’e-ducare all’incontro con Gesù.

  • 14 INIZIAZIONE CRISTIANA

    Quando, quattro anni fa, c’era da sceglie-re un nome per il nostro gruppo, l’illumi-nazione di una catechista di chiamarlo “I Delfini” sulle prime ci aveva un poco spiaz-zati. Ma come i Delfini? Quando mai nella Bibbia se ne parla? Eppure l’immagine di questi pesci che danzano nell’acqua e se-guono, saltando, le barche in mare, alla fine ha centrato il segno: siamo un grup-po che ha provato sempre a seguire la scia della barca di Gesù. Sono stati anni intensi, forti, carichi di tanti avvenimenti, belli e a volte tristi, ma sempre vissuti con un senso di unità e di appartenenza. Abbiamo incon-trato il Vescovo che eravamo ancora piccoli e il nostro cammino ha previsto anche tap-pe importanti come la Memoria del Batte-simo con il sacramento conferito al piccolo Edoardo, la consegna del Credo e del Padre Nostro. Siamo riusciti a realizzare anche un piccolo recital sulla Grande Storia della Sal-vezza, lavorando per parecchi mesi su tut-to ciò che riguarda l’Antico Testamento e le profezie su Gesù.In questo ultimo anno invece abbiamo camminato, tantissimo, sulle strade di Ri-voli e di Torino, alla ricerca delle testimo-nianze vive dell’amore di Dio tra noi. Il no-stro calendario ci ha portati a incontrare i Missionari della Consolata, l’U.S. San Mar-tino, il gruppo Teatro Giovani, le Suore Mis-sionarie della Carità di M.Teresa di Calcut-ta, le suore Agostiniane di clausura di Via

    I “delfini” sulla scia di Gesù

    Querro, con le quali abbiamo costruito il Presepe e pregato il Rosario. Abbiamo trascorso un intero pomeriggio scout con Alberto e Sara; l’Istituto Salotto ci ha ospi-tato per una visita, con catechesi di Suor Simona e un incontro prolungato con le quattro Parrocchie. Abbiamo visitato il C.A.V. e vissuto insieme alle Parrocchie la Giornata della Pace (domenica), incon-trato l’urna di S. Giovanni Bosco in Viale Carrù e concluso la Settimana Educativa presso l’Oratorio della Stella, visitato il Dormitorio il Mantello di San Martino nella nostra parrocchia, il Cottolengo di Torino e i volontari della associazione Bartolomeo & C. e passata un’intera do-menica al Sermig. Abbiamo voluto che il

    Il giorno della Cresima con don Michele Roselli

    La consegna del Padre Nostro

    Il gruppo dei cresimandi

  • 15INIZIAZIONE CRISTIANA

    I doni dello Spirito Santo vissuti

    Domenica 26 ottobre 2014 il nostro gruppo di ragazzi del catechismo riceverà il sacramento della Cresima. Come spiegare loro il significa-to dei "sette doni dello Spirito Santo" riuscendo a coinvolgerli sen-za annoiarli e facendo in modo che ne comprendano la profondità e l'attualità del messaggio nonostante l'epoca in cui viviamo? Ecco che il nostro parroco don Giovanni estrapola un'ingegnosa soluzio-ne: invitare agli incontri di catechismo persone che rappresentino, attraverso la propria attività e il proprio stile di vita, una determinata qualità che si colleghi a uno dei doni dello Spirito Santo. E saranno i ragazzi stessi ad arrivare a capire, al termine dell'incontro, di quale dono si tratta.Così è cominciato il percorso: in primis "la pietà". Accompagnare e fare accomodare, possibilmente in silenzio, 43 dodicenni all'inter-no della chiesetta delle suore di Clausura di via Querro non è stata un'impresa semplice. Ma di fronte alla testimonianza di una così ra-dicale scelta di vita da parte di ragazze giovani, i nostri futuri cresi-mandi hanno cominciato a interessarsi un po' e a... stupirsi. Soprat-tutto hanno percepito la potenza nascosta nella preghiera.Per "la sapienza" è venuta a trovarci Chiara Benevenuta, giovanis-simo medico che, con vero stile scoutistico, ha coinvolto i ragazzi in un gioco in cui si assaggiavano vari gusti fino a condurli a riflettere sull'importanza dell'assaporare a fondo la vita senza accontentarsi della sola superficie. Sapienza è conoscere, è studiare e non stare fermi; in altre parole, vivere e non sopravvivere. Così come ha sa-puto trasmettere un messaggio di vita vera l'ospite successivo: in rappresentanza della "fortezza" chi meglio poteva esprimersi se non Gregory Leperdi? Sportivo a tutto tondo, reduce dalle Paraolimpiadi di Sochi come membro della squadra Nazionale Italiana Hockey su ghiaccio, ha testimoniato la forza in senso fisico nel praticare uno sport tanto impegnativo ma soprattutto la forza interiore nell'aver superato i postumi di un incidente d'auto che gli ha procurato l'am-putazione di un arto. La forza che fa superare ogni avversità. "L'intelletto" è stato rappresentato dalla signora Bruna Bertolo, scrit-trice rivolese ed ex insegnante. I miei timori sul fatto che un tale argomento potesse rivelarsi di difficile interpretazione da parte dei ragazzi si sono mostrati infondati. Bruna ha intrattenuto il gruppo per più di un'ora, raccontando in maniera avvincente la "costruzione" di un libro, dalla prima bozza di ste-sura alla sua messa in vendita. Ha mostrato le opere da lei scritte riu-scendo a interessare talmente i ra-gazzi che al termine dell'incontro le hanno chiesto... l'autografo!Sì, rendere coinvolgenti argomenti che di primo acchito possono appa-rire pesanti, utilizzando mezzi quali giochi, video e testimonianze diret-te, ha dato i suoi frutti. Arrivederci al 26 ottobre!

    Fabiola Dellapina

    nostro cammino fosse fin dall’inizio carat-terizzato dalla pratica di una carità fatti-va e attenta: abbiamo collaborato con il Volontariato Vincenziano per la raccolta fondi presso il cimitero di Rivoli, ci siamo ricordati durante tutto l’anno di chi fa fa-tica e ha difficoltà economiche e per que-sto abbiamo anche incontrato i volontari del Dormitorio il Mantello di San Martino. Il 6 aprile ci siamo presentati alla Comuni-tà con un “Charity Party” in cui il nostro gruppo ha offerto, al termine della Messa, un sontuoso “Aperitivo” in cambio di doni da portare alle famiglie di Rivoli in diffi-coltà. E infine è arrivata la preparazione immediata ai Sacramenti della Cresima e dell’Eucarestia con un’intensa Quaresima iniziata con la Santa Messa delle Ceneri in cui abbiamo ricevuto il segno peniten-ziale delle Ceneri e indossato il bracciale viola che ci ha accompagnato per qua-ranta giorni. La Settimana Santa ha rap-presentato per noi come un lunghissimo ritiro nel quale abbiamo letto più volte e meditato il testo della PASSIONE e parte-cipato con intensità alla Santa Messa in Coena Domini, alla funzione della Passio-ne del Signore del Venerdì Santo e infine alla “madre di tutte le veglie”: la Veglia Pasquale. La domenica di PASQUA, con l’esplosione di gioia che l’accompagna, è stata il preludio della domenica successi-va, 27 aprile, in cui, nonostante una piog-gia incessante e un cielo inesorabilmente plumbeo, il Sole che non si spegne mai, Gesù, ci ha accolti ed è venuto a noi con il sacramento dell’Eucarestia e il suo Spirito Santo ci ha inondati con la Santa Cresima. Don Michele Roselli ci ha fatto l’onore di guidarci nella Cerimonia, intensamente partecipata e animata anche dal Coro dei Genitori, emozionatissimi come i loro fi-glioli... Un cammino lungo, a tratti anche faticoso, in cui ci siamo chiesti spesso ra-gione delle scelte intraprese, ma che alla fine ha pagato, regalandoci la consape-volezza di aver scelto “la parte migliore” quella che nessuno ci potrà mai togliere: l’amore di Dio. Ora siamo consapevoli che il viaggio è appena cominciato e il futuro ci riserva tante nuove avventure, accom-pagnati dalle nostre favolose Famiglie, le Catechiste, don Andrea e gli Animatori. Buon Viaggio DELFINI!

    Anna Negro

  • 16 VOLONTARIATO

    Fine settimana... a tavola con amore!

    Direte “che strano titolo”, invece esprime molto bene il significato dell’i-niziativa che stiamo per raccontarvi. Già più di un anno fa don Giovanni, durante un’uscita della Comunità MASCI, ci aveva raccontato del servizio mensa per persone disagiate che funzionava solo nei giorni feriali, ma noi non avevamo ancora orecchie pronte e non abbiamo sentito. Verso la fine del 2013 ce ne parlò di nuovo: potevamo non sentire? Le nostre orecchie erano più attente? Chissà…. Abbiamo cominciato a interrogarci: Ma con i pasti come faremo? La nostra Comunità è poco numerosa, vogliamo gio-carci tutti i fine settimana? La frase di don Giovanni “Noi però mangiamo tutti i giorni, anche il sabato e la domenica” ci ronzava nelle orecchie che ormai erano attentissime, inoltre il don era molto ottimista, era sicuro che avremmo trovato le soluzioni. Insomma a gennaio abbiamo deciso di par-tire con un progetto pilota fino a fine aprile. Abbiamo preso accordi con il Centro d’Ascolto: il servizio doveva avvenire in continuità con quello dei giorni feriali. Scelti i locali, dopo il primo fine settimana in cui abbiamo cucinato noi, abbiamo anche trovato la fornitura dei pasti a prezzo contenuto. Avviato il progetto, due erano ancora i nodi da risolvere: il finanziamento del progetto e trovare l’aiuto di altri volonta-ri per non occupare tutti i fine settimana di noi adulti scout.Ancora l’ottimismo di don Giovanni ci ha contagiati: è stato presentato il progetto alla Comunità parrocchiale durante le Messe ed è partita la rac-colta fondi con una semplice scatola per le offerte con su scritto “Aggiungi un posto a tavola”: il finanziamento è arrivato! Con il passaparola abbia-mo indetto una riunione per allargare il gruppo di servizio e qui è arrivata la sorpresa: rapidamente il gruppo di volontari si è allargato cosicché in breve tempo abbiamo ricevuto numerose adesioni. Ora siamo circa trenta. Ormai il servizio funziona regolarmente e gli ospiti apprezzano. La mensa per i poveri a Rivoli funziona an-che nei giorni festivi: si man-gia proprio tutti i giorni!È stato sufficiente lanciare un’idea per trovare persone disponibili a fare la propria parte, così come era già av-venuto per la realizzazione del servizio del Mantello di San Martino.C’è una canzone scout che recita così: “... sai, da soli non si può fare nulla, sai aspetto solo te, donne e uomini non solo gente insieme si fa… un arcobaleno di anime...” L’ar-cobaleno è di sette colori... chissà quale sarà il prossimo. Grazie a tutti!

    Maria Grazia

    La disponibilitàdi persone generosesi trova SEMPRE

    quandol’impegno richiestoè definito e fattibile.

  • 17Preghiera per i sacerdoti Signore,

    vogliamo pregarti oggiper tutti i sacerdoti del mondo.

    Ti preghiamo per questi nostri fratelliche dedicano la loro vita a costruire comunità.

    Ti preghiamo per i sacerdoti:categoria ormai in via di estinzione…E mentre preghiamo per i sacerdoti,

    pensiamo a tutti quelli che abbiamo conosciuto:a volte sacerdoti staccati dalla gente comune,

    a volte uomini pieni di comprensione e di umanità,altre volte sacerdoti inchiodati

    dalle loro incoerenze...Molte volte i preti che abbiamo avuto accanto

    li abbiamo giudicati, criticati, contestati, isolati…Poche volte abbiamo ricordato

    che il prete è solo un nostro fratello,limitato e fragile, che dedica la sua vita

    ad annunciare il Vangelo,cercando con tanta fatica di vivere le cose che dice.

    Ti chiediamo, Signore, di aiutarcia voler bene ai nostri sacerdoti.

    Aiutaci a cercare il bene insieme.Facci capire che prima di abbandonarli,

    pensiamo che, anche loro, come tutti noi,hanno bisogno di un sorriso e di un amico.

    Signore Gesù,tu cerchi sempre dei “pazzi”, dei “folli” d’amore di-

    sposti a seguirti.Manda ancora nelle nostre comunità

    sacerdoti pieni di gioia,capaci di stravolgerci il cuore con la tua grazia.

    Amen.

    don Angelo Saporiti

    SPECIA

    LE VITE C

    ON

    SAC

    RATE

  • SP

    EC

    IAL

    E V

    ITE

    CO

    NS

    AC

    RA

    TE

    Prete da 50 anni e non mi sembra vero!Avevo 23 anni e mezzo… e diventavo prete, con enorme gioia ed entusiasmo e… altrettanta (me ne rendo conto ora!) incoscienza. Eppure, cinquant’anni dopo quel giorno (28 giugno 1964) sento quella gioia e quell’entusiasmo accresciuti. E col passare degli anni ho capito che “si diven-ta” preti, un giorno dopo l’altro, proprio come “si diventa” sposi e genitori, un giorno dopo l’altro. Una grazia (sì, di gra-zia si tratta!) inestimabile che Dio mi ha donato è quel senso di gioia per la scel-ta fatta, che mi ha accompagnato tutta la vita. Una gioia, devo riconoscerlo, dono di Dio, non certo opera mia. Una gioia, devo riconoscerlo, che è passata attraverso la purificazione di turbamenti, disorienta-menti e anche infedeltà. Sento che tutto è partito dalla mia famiglia, fatta di genitori semplici e sapienti, genitori che coniuga-vano una fede disarmata e disarmante in Dio, con una carità aperta a tutti, attenta ai poveri, delicata verso gli anziani, pre-murosa verso i piccoli. Una famiglia con altri due fratelli e una sorella che hanno rispettato e appoggiato con discrezione la mia scelta di entrare in seminario a 12 anni, come se fossi già prete fin da allora!Se sovente, ora, parlo della parrocchia come una seconda famiglia è perché, fin da bambino, la “mia” parrocchia e i suoi preti “di una volta”, sono stati testimoni credibili che mi hanno fatto percepire che “essere preti così sarebbe stato bello”.A loro, alla mia famiglia e alla mia par-rocchia, sono debitore di quel terreno favorevole che ha permesso fiorisse l’in-tuizione infantile di diventare prete. Nel cammino verso il sacerdozio si è inserito il Concilio Vaticano II di Papa Giovanni XXIII, ora santo. Avevo solo 17 anni quando Giovanni XXIII divenne Papa, ma percepii che così doveva essere il prete, la Chiesa: fedele a Dio, sì certo, ma contemporane-amente fedele all’uomo (peraltro questo è il motto nello stemma di Savigliano, mio paese d’origine, “Fidelis Deo et homini-bus”). Intuii che la chiesa doveva trasmet-tere e testimoniare qualcosa del cuore di Dio, intuii che la gente, nella chiesa, cercava casa e famiglia, che solo le paro-le che partivano dal cuore raggiungevano il cuore della gente. La prima esperienza di giovane viceparroco a Pianezza me lo confermò, a contatto con un parroco, don

    Gabriele Cossai, che aveva la dolcezza di Papa Giovanni XXIII e il cuore e la passione di Don Bosco. Vidi in lui quel modello di prete che avevo sognato e che il nostro Rettore monsignor Pautasso, e il nostro padre spirituale, don Giovanni Lanfranco, ci avevano tratteggiato. C’è davvero da rendere grazie a Dio per aver incontrato nel cammino della vita persone di questo spes-sore umano e cristiano! Sono figure così e gli stimoli del Con-cilio Vaticano II e del Cardinal Pellegrino che mi fecero amare il Signore e la sua Chiesa e diedero senso e gioia al percorso successivo di animatore dei futuri preti nel seminario di Rivo-li (ebbi tra i seminaristi anche l’attuale arcivescovo monsignor Cesare Nosiglia) e poi viceparroco e parroco a Piossasco San Francesco e poi parroco alla “Stella” di Rivoli.Lì trovai comunità vive, vivaci, dinamiche che mi confermarono nella convinzione che, se è vero che il prete “fa” la parrocchia, è altrettanto vero che la parrocchia “fa” il prete. Sento di aver commesso molti errori in quegli anni e ho così sperimentato la misericordia di Dio. Perdonato da Dio, non mi è stato difficile perdonare gli altri. Anche i momenti di crisi da me vissuti, mi hanno reso più facile stare vicino in questi anni ai sacerdoti che vivevano e vivono periodi di disorientamento. Davvero… sento che “tutto è Grazia!”. Anche l’essere stato chiamato all’episco-pato pur non sentendomi portato e adeguato a tale ministe-ro. Forse con un po’ di presunzione, faccio mia l’espressione di monsignor Pinardi, Vescovo e parroco di San Secondo, “par-roco per vocazione, Vescovo per obbedienza”. Dio sa che non ho mai pensato, e tanto meno sognato, di diventare Vescovo, tant’è che ho osato chiedere di essere anche parroco alla Cro-cetta. Ed eccomi qui, tutto qui. Con una certezza che – come dice Gesù – “non voi avete scelto me ma io ho scelto voi”. Con la sensazione profonda – per dirla con San Paolo – che “per gra-zia di Dio, sono quello che sono”, ma non mi sento di aggiunge-re “e la sua grazia in me non è stata vana”. No, non mi sento di dirlo! Un ricordo in me è ben vivo, anzi due: quando fui ordina-to prete in Duomo ricordo la piastrella su cui ero steso a terra mentre si cantavano le litanie dei Santi e quando fui consacrato Vescovo quasi 12 anni fa… ricordo il luogo dov’ero disteso a terra mentre si cantavano le litanie dei Santi. In quei momenti sentii di essere una somma di zeri, ma sentii che Dio mette il suo “1” davanti agli zeri e tutto diventa possibile e anche bello.E così è stato. Grazie Signore!

    + don Guido

    Don Guido, prete da 50 anni

  • SP

    EC

    IAL

    E V

    ITE

    CO

    NS

    AC

    RA

    TE

    9 giugno 1984… e sono 30 anni di prete volati in un attimo! Nel mese di giugno ricorre per quasi tutti noi preti l’anniversario dell’ordinazione sacerdotale. È sem-pre un momento bello di riconoscenza: quanto ci vuole bene il Signore al di là di ogni nostro limite ed errore. È il momento della verifica: è indispensabile fermarsi e domandarsi a che punto siamo nel nostro cammino… cammino di santità per vocazione! È il tempo dell’in-vocazione: davvero senza il Signore possiamo fare

    Si cerca per la Chiesa

    Si cerca per la Chiesa un prete capace di rinascere nello Spirito ogni giorno.Si cerca per la Chiesa un uomo senza paura del domani, senza paura dell'oggi e senza complessi del passato. Si cerca per la Chiesa un uomo che non abbia paura di cambiare, che non cambi per cambiare, che non parli per parlare.

    Si cerca per la Chiesa un uomo capace di vivere insieme agli altri, di lavorare insieme, di piangere insieme, di ridere insieme, di amare insieme, di sognare insieme. Si cerca per la Chiesa un uomo capace di perdere senza sentirsi distrutto, di mettere in dubbiosenza perdere la fede, di portare la pace dove c'è inquietudine,e inquietudine dove c'è pace.

    Si cerca per la Chiesa un uomo che sappia usare le maniper benedire e indicare la strada da seguire. Si cerca per la Chiesa un uomo senza molti mezzi,ma con molto da fare, un uomo che nelle crisi non cerchi altro lavoro,ma come meglio lavorare.

    Si cerca per la Chiesa un uomo che trovi la sua libertànel vivere e nel servire e non nel fare quello che vuole. Si cerca per la Chiesa un uomo che abbia nostalgia di Dio, che abbia nostalgia della Chiesa, nostalgia della gente, nostalgia della povertà di Gesù,nostalgia nell'obbedienza di Gesù.

    Si cerca per la Chiesa un uomo che non confonda la preghiera con le parole dette d'abitudine, la spiritualità col sentimentalismo, la chiamata con l'interesse, il servizio con la sistemazione.

    Si cerca per la Chiesa un uomo capace di morire per lei, ma ancora più capace di vivere per la Chiesa; un uomo capace di diventare ministro di Cristo, profeta di Dio, un uomo che parli con la sua vita. Si cerca per la Chiesa un uomo.

    (dagli scritti di don Primo Mazzolari)

    Trent’anni di prete volati in un attimo!

    poco, con lui si possono vivere “cose” davvero grandi. Quest’anno mi sono ritrovato stupito a dire grazie per 30 anni di vita sacerdotale. È davvero bello essere pre-te! È affascinante ripartire ogni mattina con la gioia di vivere la stupenda avventura di provare ad essere dono! È troppo bello vestire stola e grembiule: un look eccezionale! Come dono oso chiedervi di dire ogni tanto questa preghiera per noi “poveri” preti… grazie!

    don Giovanni

  • SP

    EC

    IAL

    E V

    ITE

    CO

    NS

    AC

    RA

    TE “Yo se lo que tengo”,Io so cosa ho... disse la mamma

    A metà di dicembre del 2003, dopo aver finito la scuola superiore quell’anno, ricevo la grande notizia, sono stato ammesso al seminario nella comunità dei Missionari della Consolata, quindi dovevo partire per iniziare questo cammino, il 31 gennaio del 2004. Però mancava un passo grande, era quello di raccontare ai miei, che dopo un lungo discernimento personale, e dopo un cammino fatto as-sieme a sacerdoti e suore della Consolata, avevo deciso a solo 17 anni di entrare in seminario, e per di più, in un istituto missionario; questo non era per niente facile.I giorni passavano in fretta, ed io dovevo assolutamente raccontare ai miei la decisione, ma per paura non lo facevo, quindi dal momento della notizia, sono arrivati giorni in cui non dormivo, giorni dove solo pensavo

    al momento in cui dovevo raccontare la mia scelta, le domande venivano spontanee. Come lo racconto alla mamma? Come lo racconto a papà? Erano vera-mente dei passi difficili e ancora di più per un ado-lescente. Finalmente il giorno era arrivato, era il 28 dicembre del 2003, la mamma era in negozio dove lavorava, quel giorno era da sola, e faceva dei lavori, io dalla mattina fino al pomeriggio, che andavo e ve-nivo dal negozio, senza dire niente, solo con i nervi e con paura, perchè non sapevo come sarebbe sta-ta la sua reazione, finalmente il pomeriggio verso le 16:00 il coraggio è arrivato, ho deciso di raccontare alla mamma mentre era seduta, il mio desiderio e la mia scelta di entrare in seminario. Dopo averle detto la decisione, c’è stato un momento di silenzio, sem-brava il finimondo, sembrava che il tempo si fosse fermato, ed io in attesa di una risposta o una reazio-ne. Alla fine, dopo quel lungo silenzio, la risposta era arrivata: “Io so cosa ho…” disse la mamma. Io rimasi senza parole, sembrava che lei conoscesse da sem-pre la mia decisione di entrare nella vita missionaria, sembrava che da sempre conoscesse la mia scelta

    di diventare sacerdote, con questa risposta io capii che la mamma lo sapeva prima di me. Ma come ha fatto? Capii che le mamme ci conoscono da sempre. Da quel momento è entrato in me un grande sollievo, adesso solo mancava raccontare il tutto a papà, ma la mamma si è incaricata prima di me, di racconta-re a mio padre la mia scelta, alla quale anche lui ha risposto con grande serenità, le stesse parole della mamma. Ma come hanno fatto? Mi conoscono dal momento in cui sono nato. E subito hanno dato la loro disponibilità ad aiutarmi a preparare il tutto per il seminario, già che mancava solo un mese all’ingres-so ufficiale. Così con quel primo passo, sono entrato in seminario, e oggi questo percorso di formazione mi ha portato fino a Rivoli, a vivere una esperienza di pastorale e studio universitario in preparazione al sacerdozio. Adesso vivo la vita sacerdotale, imparan-do sempre più a essere un vero servo del Signore in questa vigna che ha bisogno di pastori santi, che pos-sano tenere a cuore le proprie comunità servendole e vivendo secondo il progetto di Gesù.

    Dawinso Licona Sierra

    19 luglio 2014 - Iglesia de San Jeromino de Pasacaballos (Colombia) – Ordinazione presbiterale di Dawinson

  • SP

    EC

    IAL

    E V

    ITE

    CO

    NS

    AC

    RA

    TE

    Nella vita ci sono degli avvenimenti che inizial-mente appaiono accidentali e poi diventano parte integrante; anche se sono dei misteri che a volte non riusciamo a capire. La mia vita religiosa e il mio cammino verso il sacerdozio sono dei bei e grandi misteri che vivo ogni giorno, in semplicità e amo-re, come grandi doni ricevuti dal Signore. Lungo la storia della salvezza, è stato sempre Dio a scegliere degli individui, chiamandoli per qualche specifica missione. Basta solo ricordare le storie bibliche dei grandi personaggi come: Abramo, Davide, Samuele, Geremia ecc. Gesù, con la sua venuta, mostra que-sto in modo eccellente. Egli ‘va, chiama e sceglie’ i suoi discepoli e, prima di ritornare al Padre, li man-da al mondo intero ad insegnare e a testimoniare tutto ciò che ha insegnato loro. Oggi Dio continua a scegliere e a mandare; anche se oggi noi facciamo più fatica ad ascoltare la sua voce. Egli coinvolge le persone che ci sono accanto per indicarci ciò che vuole da noi. Sono delle persone semplici, che, an-che se solo con la loro vita di testimonianza, ci indi-cano le strade giuste nella nostra scelta. Ero solo un ragazzino di scuola elementare, e già esperimen-tavo questo. Ammiravo la figura del mio parroco, uomo semplice ma con un cuore veramente gran-de. Sentivo che il Signore mi indicava già qualcosa in quel tempo con le sue straordinarie testimonianze. Egli era un prete diocesano, ugandese, che, da lun-go tempo, serviva la nostra comunità cristiana. Tra le tante attività che ammiravo e che mi toccavano profondamente il cuore, c’era la sua forte identifi-cazione con i poveri: le persone a cui dedicava tutto il suo tempo. Da povero, qual era, egli dava tanto ai giovani di famiglie povere, che gli chiedevano di poter studiare. Oggi tanti di loro vivono la vita dei loro sogni. Fu durante i funerali di questo semplice prete, che i miei occhi si aprirono ed ebbi coscienza della strada che il Signore mi indicava. La doman-da che il vescovo fa, durante l’omelia, mi colpisce il cuore e prendo la decisione definitiva. Il vescovo afferma: «un buco grande è stato scavato nella no-stra diocesi; chi tra voi giovani è pronto a prendere il suo posto per continuare il bel lavoro già inizia-to da lui?». È proprio questa domanda che mi ha cambiato la vita e che mi ha accompagnato nel mio discernimento fino al momento in cui sono entrato nel seminario dei missionari della Consolata. Ades-so sono quasi undici anni che mi trovo nell’istituto

    “Se vuoi essere perfetto, vai, vendi quello che

    possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo;

    poi vieni e seguimi”

    dei Missionari della Consolata (IMC); formandomi e preparandomi per questa sublime vocazione ad gen-tes della Chiesa, con l’intento di andare e portare la luce del Cristo Risorto a quelli che non lo conoscono ancora o lo conoscano già ma lo ignorano. Ai giovani mi sento solo di dire: mai dire mai nella vita perché le vie del Signore sono infinite. Tutti noi, nonostante le diverse età, abbiamo bisogno della Chiesa e la Chiesa, nello stesso tempo, ha bisogno di noi. Ricordatevi che tutto ciò che possedete sono doni ricevuti, la vita inclusa. Se il Signore ti chiama a condividere questi doni con gli altri, non rifiutare, perché l’amore di Dio sta proprio in questo. Ognuno di noi è stato chiamato alla vita dall’amore libero di Dio. La nostra vita dunque è un dono al mondo ed è un dono speciale. Dio ha progettato un qualcosa di meraviglioso che ognuno di noi può compiere nella vita; un progetto unico che solo tu o io possiamo re-alizzare. L’unica cosa che Dio richiede da ognuno di noi è di “credere” in noi stessi e dare la nostra piena fiducia nel farci guidare da Lui. Voi sapete che tutta la nostra vita è una vocazione; sia quella orientata al matrimonio sia quella per la vita consacrata. Tutte e due sono state istituite dal Signore stesso. Ognuno di noi è chiamato con la sua risposta, alla piena collaborazione con lui. Limitan-domi alla vita religiosa: a chi di voi mi chiede; «che cosa è una vocazione religiosa?», rispondo semplice-mente: «La decisione di un giovane che dona, dedica e consacra la sua vita al servizio dei fratelli; salvare le anime e rendere questo mondo il più possibile simile a quello che Dio aveva pensato per la nostra felici-tà». La vita consacrata quindi «è il dono totale di se stessi a Dio, non solo al fine di realizzare la propria vocazione ma per il bene di tutti, perché anche gli altri giungano alla vittoria finale, al regno dei cieli». Questa è una vita di rinuncia e d’imitazione di Gesù nella Povertà, Castità e Obbedienza che si riassume in un unico voto dell’AMORE progettata ad aiutare e servire l’umanità nella libertà, mettendo Dio al primo posto, prima di ogni altra cosa. Grazie a tutti voi!!!

    Orero diac. Kennedy Owuor

  • SP

    EC

    IAL

    E V

    ITE

    CO

    NS

    AC

    RA

    TE

    Raccontare 10 anni di sacerdozio vuol dire rileggere e condividere un po’ del-la strada percorsa da quando nel 2004 nel santuario della Madonna della Sa-lute a Torino mons. Lanzetti mi ha fatto dono del sacerdozio.Tale dono si è inserito nel mio cammi-no, o meglio nel corso della mia voca-zione, cioè in quell’insieme di scelte che il Signore mi ha chiamato a com-piere per realizzare quel grande pro-getto che è essere me stesso.È un lungo “cammino” iniziato con il dono della vita datomi attraverso l’a-more dei miei genitori, dono che non poteva rimanere chiuso in se stesso. è normale che nel nostro essere per-sona sia iscritto quel grande desiderio di essere se stessi e di dare agli altri il meglio di noi. Questo desiderio che ognuno di noi porta dentro è ciò che ci spinge a chiederci come essere felici, come amare ed essere amati. È l’istin-to dell’AMORE che messo nel nostro cuore ci porta prima a cercare, poi a sognare in grande il nostro futuro co-struendo un presente in continuo dive-nire ma fatto di gioia e di vita.Questa ricerca, comune a chissà quan-te persone e a quanti giovani, è stata quello che mi ha spinto a mettermi in gioco nella mia consacrazione religiosa e poi sacerdotale.Quando poi capisci che stai “bene”, che ti senti realizzato nel vivere il tuo essere persona ed essere cristiano attraverso questi doni, cammini su questa strada e accetti di rispondere alla “chiamata” a vivere in pienezza ciò che sei, a vivere la vocazione. Qualsiasi essa sia.In questo Dio è semplice quanto appa-rentemente banale: chiede a ognuno di noi di vivere in pienezza la propria vita, testimoniando ciò in cui credia-mo attraverso le scelte e l’agire di ogni giorno.Così il mio agire in questi anni di sa-cerdozio, e di sacerdozio colorato di giuseppinità, è stato pieno di incontri, di persone cui voler bene, di ragazzi e con loro di famiglie, che mi chiedeva-no semplicemente di camminare insie-me, di crescere, di piangere o di ridere,

    condividendo gioie e dolori.Ti accorgi allora che 10 anni non sono una collezione di giorni passati, ma soprattutto di relazioni attraverso le qua-li, a volte anche nella fatica o nelle incomprensioni, il Si-gnore non mi ha fatto mai mancare il sentirmi da Lui amato attraverso le persone e specialmente i ragazzi che mi ha fatto incontrare.Ricordando i sogni di 10 anni fa, constato nel presente la quantità di esperienze e di gioie con le quali il Signore ha costellato questi miei giorni, facendomi anche crescere, donandomi tanti sorrisi, bei momenti, ma soprattutto, e ci tengo a ripeterlo, tante relazioni.Penso anche ai tanti errori che ho commesso, ma per for-tuna Dio sa rimediare anche a quelli, e forse usarli per il bene.Che dire ancora oltre al grazie alle persone che mi stanno accompagnando, che mi fanno crescere, che condividono con me le cose? Che è bello potersi fermare dopo un tratto di sentiero per guardare il cammino fatto, per rifiatare, per riprendere energia, per accorgerti che non stai camminando da solo, che di strada ne hai fatta ma che molta ne puoi ancora fare… ma soprattutto che non è stupenda solo la meta, la cima del sentiero sul quale stai camminando, ma che già la via è costellata di squarci stupendi, che il sentiero, la strada che percorri è gioiosa, bella, e se per caso in certi momenti ti viene voglia di fermarti, di non camminare più, è il mo-mento, come in montagna, di ricaricarsi, di appoggiarsi a chi ci accompagna, di stringere i denti, di alzare lo sguardo per vedere che abbiamo Qualcuno che non ci abbandona mai ma che si siede con noi, che ci incoraggia, che ci ama attraverso le esperienze che viviamo, attraverso le perso-ne che incontriamo… e nel mio caso attraverso chi ho in-contrato o nelle esperienze più semplici vissute (ragazzi, animatori, confratelli, una notte stellata, una cascata, un abbraccio, un sorriso…) vissute in 10 anni di doni.

    don Fabio Cozza

    10 anni di sacerdozio, 10 anni di doni

  • SP

    EC

    IAL

    E V

    ITE

    CO

    NS

    AC

    RA

    TE

    Siamo le monache Canonichesse Regolari Latera-nensi di Sant’Agostino, in Via Querro. Dopo 40 anni di mancate vocazioni italiane, nel 1990 è arrivata la prima ragazza Filippina in questo Monastero di Santa Croce in Rivoli. In seguito sono arrivate altre ragazze, che si stavano preparando anche loro per diventare monache, pronunciando i voti solenni in questo Monastero, due nel 1996, cinque nel 1999, altre due nel 2005. Ringraziamo il Signore perché sono arrivate altre giovani sorelle che hanno fatto i loro voti temporanei: una nel 2009 e altre due nel mese di settembre 2013, accompagnate in questa loro scelta da tante persone, attraverso la preghiera e nella celebrazione Eucaristica. Le vie del Signore sono infinite: dopo 23 anni, Sr. Maria Gesuina è stata la prima ragazza Filippina che si è fatta monaca in Rivoli. Il 16 novembre 2013 è partita nuovamente in-sieme a Sr. Maria Annunziata per le Filippine. Hanno raggiunto Sr. Maria Antonietta, perché la costruzio-ne del Monastero nel Butuan Mindanao (Filippine) è quasi ultimata, ora si tratta di dare vita a questo nuovo Monastero. Per adesso la nuova comunità è formata da 4 consorelle: Sr. Maria Gesuina, Sr. Maria Antonietta, Sr. Maria Annunziata, Sr. Maria Giuseppi-na. Speriamo che il Signore mandi nuove operaie per la sua messe. Nonostante la distanza così immensa, la nostra comunità di Rivoli si sente unita a loro at-traverso la preghiera, e grazie anche ai mezzi moder-ni che permettono con facilità di comunicare tra di noi periodicamente, ci sentiamo vicine attraverso il racconto delle nostre esperienze e del nostro vissuto che si nutre di due realtà completamente diverse, ma entrambe importanti. Affidiamo al Signore questo ger-moglio: possa fiorire nel tempo di primavera e possa portare frutti nel tempo di estate, come vuole Lui. Rin-graziamo sempre il Signore per tutti i benefici che ci ha donato.

    Suore Canonichesse Regolari

    Una radice anticasta germogliando

    in un paese lontanoNel 50° della sua Professione religiosa di Carme-litana Scalza Suor Maria Veronica del S. Volto rin-grazia il Signore che, con l’aiuto di Maria, ha gui-dato la sua vita nel monastero di Via Bruere 71 a Cascine Vica, Rivoli.

    Dal balcone di casa mia avevo visto in lontananza un Monastero e la sua Chiesetta. E un giorno decisi di andare a vedere. Una targa: Suore Carmelitane e un campanello. Pensavo di essere arrivata final-mente a scoprire che cos’era quel Carmelo, quel “Carmelitane” che mi ero sentita dentro.No, le Suore erano Carmelitane di S. Teresa, ma non di clausura ed erano state fondate da Madre Maria degli Angeli, così ho scoperto dal libro che mi avevano dato. Ebbene, proprio da quel libro ho scoperto questo Carmelo, perché fondato da lei, dove è morta felice di aver realizzato la sua Voca-zione: la clausura.Ma Carmelo cos’è? È un luogo in Terra Santa ed è esperienza di vita. Il profeta Elia ne è l’esempio. Elia fa esperienza della presenza di Dio, lo scopre, sta davanti a Lui, che non gli toglie i sassolini dalle scarpe (Gezabele e i profeti di Baal) ma gli chiede solo di fidarsi. Stare alla presenza di Dio.È questa la mia roccia, il mio punto di partenza. Ho frequentato le magistrali della F.M.A. di Torino e, dopo la S. Messa, mi fermavo a pregare nella cappella ormai vuota. La lampada del Santissimo rimaneva e si consumava per dire che Lui c’era. Ho capito che quella era la mia strada.Rimanere, consumarmi davanti a Lui per il mondo intero. S. Teresa la grande, S. Teresa la piccola, S. Giovanni della Croce e tutti i Santi non hanno avu-to una vita facile. Dopo la morte c’è la gloria, ma durante la vita han faticato come tutti noi, però si son fidati. La mia esperienza l’ho voluta esprimere nell’immagine ricordo che ho chiesto di stampare.Il S. Volto, quello che le donne e la Madonna han-no visto e ai piedi l’immagine di Maria Ausiliatrice vestita con il nostro abito marrone e la cappa bian-ca. Un’unica parola: GRAZIE!Sì, perché questa vita Carmelitana mi ha fatto cre-scere nella fede, ha conservato la speranza e so-prattutto mi ha fatto capire che l’amore, in Comu-nità, si chiama servizio.C’è stata grande festa il 24 maggio, festa di nozze, allo Sposo e a me, festa dell’amicizia e soprattutto esperienza di preghiera. Si sentiva!Pregate per me!Grazie!

    Suor Maria Veronica del S. Volto

    “Canteròper sempre

    l’amore del Signore.”

  • SP

    EC

    IAL

    E V

    ITE

    CO

    NS

    AC

    RA

    TE

    …Molto semi...Il primo commento della prima perso-na che ha visto la nostra prima fotogra-fia insieme è stato questo: "Sembrate due badole, più una con la missione di accudir(vi)!" e chissà che non abbia in-dovinato… A partire da qui ci presentia-mo a vicenda.Suor Raffi (lo dicono di lei le altre due), in basso a sinistra, che contempla esta-siata la bellezza della sua nipotina (che ovviamente non ha preso dalla zia), nata a Cuneo un tot di anni fa, è la no-stra mediatrice culturale, nonché la futura superiora della nuova comunità di Rivoli. Per voi lascia la carica di se-gretaria generale della nostra famiglia religiosa (sempre alle prese con carte, documenti, verbali, archivi…), ruolo che rimpiangerà in eterno!Suor Erika (sempre a detta delle altre due), in alto che punta in alto, è nativa di San Gallo, un paesino della provincia bresciana inerpicato sulle vette della Maddalena, il piccolo Monte Bianco di Brescia. Ha iniziato ad entrare in con-tatto con la civiltà solo grazie al suo in-contro con le Suore Operaie e da allora continua a scalare vette impensate. Per Rivoli lascia la capitale e un posto di la-voro in un importante ufficio pontificio, di cui non possiamo rivelarvi il nome per ragioni di segretezza!Suor Cami (suor Raffi e suor Erika la de-scrivono così), in basso a destra, è nata a San Polo, un quartiere cementoso e grigio della periferia bresciana. È la più giovane delle tre. Per questa nuo-va missione lascia un posto di lavoro di alta responsabilità (sul contratto c'era scritto "operaia") in un magazzino di farmaci!… Anche serieQuesta, in breve, la nostra storia, il no-stro punto di partenza. Su cosa e come sarà da qui in poi, da settembre in poi, non sappiamo e non possiamo dire molto. Di sicuro abbiamo dei sogni. Una della prime cosa che uno di voi rivolesi ha detto di noi, commentando la nostra prima presentazione è stata: "Quindi vi vedremo camminare nelle nostre stra-de, vi inviteremo a casa nostra, ci incon-treremo dal fornaio…". Felice intuizio-

    ne sulla nostra futura presenza tra voi. La nostra sarà una vita come la vostra, in una casa come le vostre, vivendo come vivete voi. Lavoreremo, studie-remo, verremo a trovarvi, staremo in oratorio, andremo al mercato, parteci-peremo alla vita delle comunità… Una vita normale. Questo è il nostro sogno: poter condividere la vita di ogni giorno con voi… e con Lui. Passi, mani, occhi e cuori che facciano trasparire Lui, che cerchino Lui quando non si fa trovare. Voci che sappiano gridare il Suo nome, invocarLo al nostro fianco; voci capa-ci di parlare con Lui e di Lui, sempre. Poco tempo fa abbiamo chiesto a don Giovanni che cosa pensava della nostra presenza, se aveva già delle idee, un progetto… Il suo sguardo di bimbo ci ha scrutato un istante, fingendo di pensar-ci su. Un progetto? Il progetto è annun-ciare il Vangelo!Sembra utopia? Noi partiamo puntando in alto, come ci insegna suor Erika, e ci piace sognare di partire così, insieme a voi. In questi pochi mesi che ci sepa-rano dalla partenza, stiamo portando i nostri cuori in palestra, perché arrivino a settembre pronti a battere all'uniso-no con i vostri. Alleniamo i nostri piedi a camminare al vostro ritmo. Che non sappiamo quale sia... ma abbiamo Dio dalla nostra parte, il tempo ce lo dà Lui!Allora, cari amici… AR- RIVOLI -AMO!!!

    Sr Raffaella, sr Erika e sr Camilla

    ARRIVO-LI!Considerazioni semi-serie di una comunità che si racconta

    SPEC

    IALE

    VIT

    E C

    ON

    SAC

    RATE

  • 25ACCOGLIENZA

    Tra i vari eventi che si svolgeranno tra le feste della Parrocchia della Stella e della San Bernardo sarà presente anche l’iniziativa denominata “Sikìa… Ascolta!” organizzata dall’associazione Impegnarsi Serve ONLUS insieme ai Missionari della Consolata. Un interessante appuntamento che cerca di dare rilievo alle diverse culture presenti nel mondo, con un focus in partico-lare su quelle con le quali collaborano i Missionari. “Guardare i popoli con altri occhi e scoprirne i tesori” indica lo slogan, ed è proprio questo che si cercherà di fare tra settembre e ottobre attraverso varie iniziative tra cui:

    3 mostre: la mostra “La bellezza salverà l’umanità” che riunisce opere di artisti italiani e africani; la mostra “GiocAfrica”, dove bambini e adulti potranno divertirsi e riflettere sui giochi utilizzati dai bambini africani; infi-ne la mostra “Samburu”, che effettua uno zoom sulla cultura e le tradizioni del popolo Samburu del Kenya.

    2 serate: la serata “Africa: ho spalancato gli occhi”, durante la quale i tre gruppi di giovani di Rivoli e dintorni, che durante l’estate hanno intra-preso un’esperienza di servizio in Africa, effettueranno una restituzione dei momenti e delle emozioni vissute a tutta la comunità delle Parrocchie di Rivoli; la serata con cena in stile Samburu, dove si potranno gustare alcuni piatti tipici dell’Africa subsahariana.

    1 convegno: il convegno “Il genio femminile per i diritti umani” che verterà sul ruolo della donna e i diritti ad essa riservati dal punto di vista di tre differenti personalità femminili: Veronicah Lekopole, di origine Kenio-ta, che parlerà del ruolo della donna nella moderna tribù africana; Elena Massucco, magistrato che si occuperà dei diritti delle donne dal punto di vista civile (con particolare riferimento al fenomeno della mafia); e Bruna Bertolo, che porterà le testimonianze di alcune donne partigiane.

    Il tutto sarà completato da una giornata di animazione con vari laboratori e artisti di strada, che si esibiranno nelle principali vie della città. Tutta la comunità è invitata a prendere parte a questo particolare evento che, in questo periodo in cui tanto si parla di immigrazione e presenza di diverse culture in una stessa comunità, sembra essere quanto mai appro-priato a favorire particolari riflessioni sul tema delle diverse culture.

    Mattia Gaido

    Sikìa… Ascolta!“Guardare i popoli con altri occhi e scoprirne i tesori”

    27 settembre - ore 21.00 a San BernardoVeglia nella festa di San Vincenzo de’ Paoli e nel ventesimo anniversariodi fondazione del Gruppo di Volontariato Vincenziano di San Bernardo

    Proposta della Caritas a tutti i gruppi caritativi,con suor Manuela Latini.

  • 26 MUSICAL

    MUSICAL PINOCCHIO:un sogno diventato realtà

    Si chiude con la replica del 24 maggio “Storia di un burattino chiamato Pi-nocchio”, la nostra prima avventura teatrale insieme. Nostra perché è un po' di tutti noi. Dei genitori e dei ragazzi, della comunità, di don Giovanni che ci ha sostenuto in questi mesi, di tutti coloro che sono corsi a vederci e che, supportandoci in ogni modo, ci hanno reso orgogliosi del nostro spet-tacolo, dei professionisti che ci hanno aiutato con consigli, prove, esercizi, ripetizioni e riparazioni (sigh), degli sponsor che hanno creduto in noi e che ci hanno aiutato a contribuire, nel nostro piccolo, a sfide ben più grandi della nostra.“Storia di un burattino chiamato Pinocchio” non è stato solo uno spettaco-lo. È stato il laboratorio di un gruppo di catechismo, un modo per crescere insieme con le famiglie e con i nostri ragazzi, per metterci in gioco, fare gruppo, imparare qualcosa di nuovo, dedicare agli altri una piccola parte del nostro tempo divertendoci. Ora che il nostro percorso di catechismo sta giungendo al termine, vorrei dedicare queste righe a tutti coloro che hanno permesso a questo sogno, quello di un musical apparentemente folle, di diventare realtà. Mi avete regalato momenti speciali ed emozioni uniche, abbiamo riso e ci siamo divertiti. E mi avete aiutato a crescere... Grazie!

    Nadia

    P.S. Siamo quasi pronti a ripartire! (Ma questa è un'altra storia)...

  • 27MUSICAL

    Storie senza tempo...di un burattino chiamato Pinocchio

    Presso l'Oratorio Stella, una storia senza tempo è tornata a far sognare bambini e adulti di ogni età. Se questa storia ha potuto avere un lieto fine, o forse un nuovo inizio, il merito è anche dei nostri sponsor: la Birreria “Il Bisogno”, coi suoi piatti sempre succulenti; l'Ape Rivareno, che veloce porta per le strade gelati sempre freschi; Marino Cioccolato, con i suoi prodotti raffinati e di qualità; la Tipografia Cesare Santoiemma e Graphic Center, che tutti i giorni riproducono su carta racconti di vita, storie e im-prese; i sanitari di Ugrote, da 50 anni al servizio del cliente; Idealterm, che porta calore nelle case; Euromaster Cumiana Gomme, che con attenzione si prende cura dei pneumatici; Donna In, con i suoi servizi fascinosi ed eleganti; Nuova Tinivella, che alle case dedica tecnica e professionalità; Valle Po di Dario e Mario Bonardo, che alle moderne tecnologie unisce competenza, esperienza e funzionalità. A loro e a voi che ci avete seguito nei vari spettacoli: grazie.

    La Compagnia dei Geniattori

  • 28 FESTE PATRONALI

    Due feste da vivere e condividere, dando a tutta la parrocchia momenti di preghiera, di riflessione e d’impegno. La prima è la festa patronale: si celebrerà nella chiesa di San Martino, in modo solenne, domenica 9 no-vembre. La seconda è la festa dell’Immacolata Concezione di Maria, 8 di-cembre: sarà la festa della chiesa Maria Immacolata Ausiliatrice di piazza Cavallero. La festa patronale di San Martino sarà caratterizzata quest’anno da due avvenimenti particolari. Il venerdì 7 novembre ci sarà la Processio-ne delle Lanterne, che dal Ciochè Rot salirà alla chiesa di San Martino e ricorderà quella notturna degli abitanti di Tours, lungo il fiume Loira, per vegliare ed accompagnare il corpo del Santo in città. Domenica 9 novem-bre arriverà a San Martino la Croce di Lampedusa (la croce che ricorda le 350 vittime del naufragio del 3 ottobre 2013). La nostra comunità ricorde-rà anche un anno di attività del Dormitorio “Il mantello di San Martino”, il locale per i senza tetto costruito nella vecchia canonica. Ancora una volta il gesto straordinario del Santo che condivide il suo mantello con un po-

    vero seminudo sarà per noi l’indicazione precisa della strada da percorrere. La festa dell’Immacolata, lunedì 8 di-cembre, è la seconda grande festa della parrocchia e si celebrerà nella chiesa Ma-ria Immacolata Ausiliatrice che compie trent’anni di vita. Il giorno dell’Immaco-lata del 1984 il parroco, don Domenico Busso, vi aveva celebrato la prima so-lenne Messa. Fu un’esigenza pastorale a volere la chiesa: lo sviluppo edilizio e demografico di Rivoli richiese un ripensa-mento dell’attività e della presenza della parrocchia di San Martino. Occorreva un nuovo centro religioso, funzionale, vicino, tra i palazzi sorti dove prima c’erano dei campi. Le nuove famiglie, immigrate dal Veneto e dal Meridione, non conosceva-no né sentivano il richiamo della tradizio-ne religiosa che legava la popolazione a San Martino, troppo lontano lassù sot-to il castello. Si volle per questo non un semplice luogo di culto per celebrare la Messa la domenica, ma una vera grande chiesa, con l’abitazione per il sacerdote, il salone per l’oratorio, le aule per i cate-chismi e per le diverse attività. Così è nata M.I.A., vera e propria succursale della parrocchia. Nell’alloggio vi abitano ora le tre Suore operaie della Santa Casa di Na-zareth di Brescia.La festa dell’Immacolata chiuderà il ciclo delle riflessioni e delle parole per rimet-tersi sulla strada indicata da San Marti-no: l’attenzione all’altro, l’amore per il bisognoso, la condivisione. Si passa così dalla festa all’impegno vivo della pratica cristiana, ispirati dalla vita del Santo Pa-trono e accompagnati dall’attenzione di Maria, la Madre di Dio e nostra.

    LA FESTA DI SAN MARTINO

    Mercoledì 5 novembre, G