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S ERVIZI & S OCIETA Poste Italiane Spa • Spedizione in abbonamento postale 70% DCB Milano • Proprietà di Confservizi Cispel Lombardia Registrazione Tribunale di Milano n. 360 del 3/10/1981 LA RIVISTA DELLE UTILITY 2015: inizia l’era di GIOVANNI VALOTTI GUIDO BORTONI Un bilancio sul sistema idrico 1•2015 GIUSEPPE VIOLA Il rinnovamento di Confservizi Lombardia ALESSANDRO RUSSO Il nuovo vertice di Cap Holding MARIO ANGELO SALA Il punto sulle Aler

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Servizi&SocietA

Poste Italiane Spa • Spedizione in abbonamento postale 70% DCB Milano • Proprietà di Confservizi Cispel LombardiaRegistrazione Tribunale di Milano n. 360 del 3/10/1981

LA riviStA DeLLe UtiLitY

2015: inizia l’era di GiovANNi vAlotti

GUiDo BoRtoNi Un bilancio sul sistema idrico

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GiUSEPPE violAil rinnovamentodi Confservizi lombardia

AlESSANDRo RUSSoil nuovo vertice di Cap Holding

MARio ANGElo SAlA il punto sulle Aler

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IN QUESTO NUMERO

3EdITORIalEI Servizi Pubblici Locali: un cantiere aperto 4FUSIONE FEdERUTIlITY- FEdERaMBIENTE2015 un anno di rinnovamento. Si rafforza la rappresentanza delle aziende

5CONFSERVIZI CISPEl lOMBaRdIa“Un’associazione di vicinato pronta a rispondere alle aziende!”

7INIZIa l’ERa ValOTTI Elettricità, Gas, Acqua, Rifiuti: una associazione unica per una rappresentanza più forte

11IIIa CONFERENZa IdRICaRegolazione del sistema idrico: il Bilancio dell’Autoritàdell’energia (AEEGSI)

14CaP HOldINGLa vision del nuovo presidente. Parla Alessandro Russo eletto dall’assemblea dei soci

L’audizione di Cap Holding: governance e coordinamento. Pronti a condividere i nostri dati

18ENERGIa, BEST PRaCTICE Milano prima in Italia per l’illuminazione pubblica a led

20CITTa’ METROPOlITaNaLa missione del nuovo ente. Funzioni e competenze operative dal 1 gennaio 2015

24aMBIENTE Piano regionale rifiuti e bonifiche: tra capacità degli impianti e libero mercato

26 lEGGE dI STaBIlITa’ Le aziende pubbliche “partecipate”e la Legge di stabilità

Servizi Pubblici Locali: alluvione di norme o riforma a strappi?

31alER Il punto sull’edilizia sociale in Lombardia

La Giunta Regionale approva il piano di risanamento

37FONSERVIZI Formazione continua in azienda: le opportunità offerte dai fondi interprofessionali

39 SPaZIO aZIENdE2014 anni di grandi traguardi:riconoscimenti pubblici per il gruppo Cogeser

40SOlIdaRIETa’JOL, limpido fotoreportagesull’acqua in Bangladesh.Diventa sponsor del progetto!

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DIRETTORE RESPONSABILEBiagio Longo

DIRETTORE EDITORIALEGiuseppe Viola

COMITATO EDITORIALEGiovanni Bordoni, Biagio Longo, Giuseppe Viola

REDAZIONEBiagio Longo, Giuseppe Viola, Paola Busto, Raffaella Ciceri

SEGRETERIA DI REDAZIONESimona Ramponi

COLLABORATORIPresidenti, Direttori, Amministratori Delegati, Uffici Stampa e Comunicazione delle aziende di Confservizi Cispel Lombardia

COMITATO TECNICO SCIENTIFICOLorenzo Bardelli, Umberto Benezzoli, Andrea Borio Di Tigliole, Silvio Bosetti, Sonia Cantoni, Enrico Corali, Edoardo Croci, Massimo Ferlini, Giuseppe Ferrari, Daniele Fortini, Andrea Gilardoni, Luca Guffanti, Lanfranco Senn, Adolfo Spaziani, Cesare Spreafico, Vittorio Vaccari, Dario Velo

REDAZIONE E PUBBLICITA’Confservizi Cispel LombardiaVia Brembo 27 - 20139 [email protected]

PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONEiDeaCpa Milano

STAMPALe Nuove Grafiche SasVia Roma 16 - 20091 Bresso (MI)

Anno 34Costo: 10 euro

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EdITORIalE

da qualche anno il tema dei servizi pubblici locali è tornato al centro dell’agenda politica nazionale e regionale, sulla spinta dell’esigenza di maggior rigore della

spesa pubblica e della necessità di affrancamento di questa essenziale partita per la modernizzazione della società da logiche di assistenzialismo generalizzato, attraverso il drenaggio di risorse dalla fiscalità generale anziché dal mero corrispettivo del servizio. Questa richiesta veniva dall’Europa, preoccupata di aprire i mercati in modo effettivo alla concorrenza delle imprese degli Stati membri e di sviluppare le gestioni secondo logiche industriali corrette, al fine di garantire la qualità e il contenimento dei costi dei servizi resi. Ma anche il rispetto della normativa ambientale comunitaria (si pensi anche solo ai problemi legati agli sversamenti fuori tabella degli impianti fognari per i quali fioccano le procedure di infrazione); l’accesso del privato allo svolgimento dei servizi, apportando capitali da recuperare con un sistema tariffario adeguato; l’obbligo alle imprese pubbliche di procedere a forme di aggregazione che consentissero le ormai indispensabili economie di scala e via discorrendo. Questi processi, iniziati qualche anno prima con l’energia, sono ripresi con il ciclo integrato dell’acqua, pur all’interno di una salvaguardia per la natura pubblica del bene e con essa delle aziende coinvolte, senza per questo prevedere costi fuori mercato del servizio. è poi venuta la volta del trasporto pubblico locale che, salvo alcune grandi città, è rapidamente passato di mano al privato. Ora tocca alla partita dei rifiuti, con presenze consolidate dei privati nella raccolta e delle imprese pubbliche nello smaltimento, ed alla distribuzione del gas con la creazione degli Ambiti Territoriali Minimi (ATEM). Sullo sfondo vediamo prospettive egualmente impegnative per i settori dei servizi fino ad oggi marginali alle logiche aziendalistiche, quali la sanità, l’assistenza, la casa sociale. Con sfumature diverse e tempistiche differenziate il “mantra” del controllo della spesa e della qualità del servizio si va imponendo per consentire l’equilibrio tra costi e benefici, tagliando inefficienze, sprechi e riserve mentali che per troppi anni hanno allontanato l’Italia dai Paesi più avanzati. Questa rivoluzione copernicana impone comportamenti virtuosi a tutti i settori all’interno di un mercato, anche per questi ambiti strettamente legati al welfare, sempre meno monopolio del pubblico. Tutto risolto allora? Assolutamente no. Se è vero che le Aziende si stanno organizzando per competere, occorre che chi ha la titolarità di disegnare il welfare progetti correttamente le risposte che vuole dare ai bisogni e finanzi convenientemente le prestazioni erogate. Solo così si potranno evitare pericolosi scarica barile dalle Istituzioni alle imprese che, sprovviste delle risorse necessarie, non potrebbero ottemperare alle richieste dell’utenza se non aprendo buchi più o meno vistosi nei loro bilanci. I servizi vanno pagati, come ci viene insegnato nei Paesi che ci hanno anticipato in questi percorsi, esigendo qualità ma senza fingere che il costo sia zero. Il destino delle Istituzioni, è bene saperlo, è strettamente legato al soddisfacimento dei bisogni dei cittadini, la cui parte più debole deve poter trovare aiuto da un disegno responsabile di aiuti che devono essere spesati da chi li decide e non dalle Aziende, che hanno il compito di erogare i servizi con qualità, efficacia, efficienza ed economicità, ma sicuramente non gratuitamente. E questo vale per l’acqua, l’energia, la sanità, i trasporti, la casa sociale, i rifiuti e quant’altro. La nostra Associazione è al fianco delle sue imprese su questi percorsi, per costruire un sistema di servizi che un grande Paese si merita.

Giovanni Bordoni, Presidente Confservizi Cispel Lombardia

I SERVIZI PUBBlICI lOCalI: UN CaNTIERE aPERTO

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1•2015FUSIONE FEdERUTIlITY-FEdERaMBIENTE

Ogni nuovo anno è un nuovo inizio.Ma quest’anno in particola-

re il cambiamento è davvero grande e importante.Il 2015 che inizia, trova in-fatti il mondo associativo dei Servizi Pubblici Locali completamente rinnovato con la fusione Federutility-Federambiente.Tutti gli incarichi di verti-ce delle associazioni delle nostre imprese sono stati rinnovati sia a livello na-zionale, sia a livello locale.Anche in Lombardia ab-biamo vissuto questo processo di cambiamen-to. Nella sua ultima as-semblea del giugno 2014 Confservizi Lombardia ha espresso un nuovo Consiglio direttivo che ha nominato come direttore generale Giuseppe Viola, confermando Giovanni Maria Bordoni alla pre-sidenza. Nelle pagine qui a fianco possiamo vedere le linee di indirizzo del nuovo mandato triennale.Ancora più radicale il cambiamento vissuto nelle associazioni nazionali le

quali hanno trovato in un prestigioso esponente delle utilities lombarde il riferimento per tutto il sistema dei servizi di pubblica utilità: Giovanni Va-lotti, professore della Bocconi, è stato

infatti chiamato al vertice del sistema associativo, diventando prima pre-sidente di Federutility e subito dopo presidente di Confservizi. Il professor Valotti, come si può vedere a pagina 9

dal suo curriculum, ha non solo com-petenze accademiche, bensì anche una eccellente esperienza di ammi-nistratore, avendo attraversato negli ultimi anni il mondo delle più impor-

tanti utilities lombarde, nelle varie dimensioni e nei vari settori industriali: dalla Co-geme nella provincia di Bre-scia, alle cinque aziende della bassa padana da Cremona, a Lodi, a Pavia riunite in Linea Group, alla Società MM con l’acqua di Milano, fino ad es-sere nominato Presidente di A2A, in comune accordo dei due principali soci pubblici, il Comune di Brescia e il Co-mune di Milano.Valotti si trova di fronte uno di quei periodi di grandi sfide che ciclicamente il sistema dei servizi di pubblica utilità è costretto ad attraversare per potersi garantire uno svi-luppo sempre più attinente alla evoluzione della società italiana.

A poche settimane dall’approvazione della Legge di Stabilità, le utilities de-vono infatti valutare indirizzi ed obiet-tivi annunciati dal Governo, in merito alla situazione attuale delle aziende partecipate, ai processi di aggrega-zione e alla cosiddetta ‘governance’ complessiva del sistema dei servizi che ne emergerà.A Giovanni Valotti va l’augurio di tutto il mondo delle utilities e, in particola-re, della nostra rivista: chi lo conosce sa che il suo impegno è pari alla sua competenza e perciò saprà valorizza-re il nostro sistema e darà più impul-so alle prospettive di sviluppo che le nostre imprese si attendono. n

2015 UN aNNO dI RINNOVaMENTO. SI RaFFORZa la RaPPRESENTaNZa dEllE aZIENdE

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CONFSERVIZI CISPEl lOMBaRdIa

“UN’aSSOCIaZIONE dI VICINaTOPRONTa a RISPONdERE allE aZIENdE!”

la XXXVI Assemblea dei soci ha portato all’in-terno degli organi istituzionali dell’associa-zione alcune novità. Riconfermato alla Pre-

sidenza l’ing. Giovanni Bordoni, per il quadriennio 2014-2018 la direzione è stata affidata a Giuseppe Viola, consolidato manager di aziende lombarde del Servizio pubblico locale. è in questo quadro di cambiamento e trasformazione che abbiamo colto l’occasione di presentare e inter-vistare il nuovo direttore, Giuseppe Viola.

Quali saranno le linee guida che indirizzeranno l’at-tività della nuova direzione?I l n o s t r o è u n o b i e t t i vo a m b i -z ioso, intendia-mo essere per le aziende del Servi-zio pubblico locale un’organizzazione autorevole, eff i-ciente e garante del servizio ai cit-tadini. In questo momento in cu i l’associazionismo attraversa una cri-si profonda e, contemporaneamente, è in atto un pro-cesso di razionalizzazione delle ‘partecipate’ da par-te del Governo, vogliamo confermare con fermezza che gestire con efficienza e sobrietà sia l’unica stra-da possibile. E in questa direzione ci muoveremo offrendo, per primi, il buon esempio.

Quali strategie intende attuare per conseguire risultati significativi?Innanzitutto intensificando l’attività ordinaria, facendo in modo che Confservizi

Cispel Lombardia sia pun-to di riferimento continua-tivo per le aziende. Voglia-mo contraddistinguerci come un’Associazione ‘di vicinato’, ovvero accan-to alle aziende, in ogni momento. Oggi, più che in passato, è importante far sentire la propria pre-senza, essere reperibili, pronti a supportare i soci quando ne hanno necessi-

tà. Dobbiamo dimostrare di essere, come si dice, ‘sul pezzo’, pronti a dare risposte rapide ed efficaci. Dobbiamo essere un’Associa-zione che scioglie i nodi, trova soluzio-ni, con i tempi delle aziende… non della burocrazia. Saremo, inoltre, il raccordo tra le aziende e le Federazioni nazionali, portando le istanze delle stesse a livel-lo nazionale e, viceversa, in modo che le scelte e le decisioni siano sempre più condivise e partecipate cogliendone le molteplici potenzialità.

In questi ultimi anni il Servizio pubblico locale è

Giuseppe Viola

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1•2015CONFSERVIZI CISPEl lOMBaRdIa

stato attraversa-to da rivoluzioni normative, spes-so veri ‘tsunami’ di difficile com-prensione e ap-plicazione… Dice bene. Proprio alla luce di questi continui cambia-menti, Confservizi Cispel Lombardia intende esercitare un ruolo di supporto e accompa-gnamento in un quadro norma-tivo sempre più complesso in cui si muovono le aziende dei Servizi pubblici locali. Vogliamo esercitare inoltre un ruolo di studio e di sup-porto negli orientamenti legislativi.

Le utilities rivestono un ruolo di importanza strategica per la con-creta applicazione di modelli, tec-nologie per rendere le nostre città

più smart. In L o m b a rd i a i n p r i m i s . C o m e a s -s o c i a z i o n e come inten-d e t e s u p -p o r t a re l e aziende dei S e r v i z i d i pubblica uti-lità (acqua, energia, am-

biente, farmacie…) in questo pro-cesso di innovazione e sviluppo?Siamo convinti che la formazio-ne sia una delle principali leve del cambiamento, a tutti i livel-li. Proprio per questo intendiamo investire sulla formazione e ag-giornamento professionale di am-ministratori e dipendenti non solo a spot, ma in forma continuativa e capillare. Proporremo percorsi formativi con esperti di prim’ordi-

ne, ma saremo attenti anche a ri-spondere alle esigenze che via via emergeranno, utilizzando al meglio la disponibilità di un fondo parite-tico interprofessionale nazionale di categoria quale Fonservizi per l’or-ganizzazione di seminari tematici e specifici per ogni settore.

Quale sarà il motto che la ac-compagnerà per il prossimo qua-driennio alla guida di Confservizi Cispel Lombardia? Vivere l’oggi guardando al futuro: questo deve essere il nostro leit motiv, consapevoli della necessità che non è possibile, oggi più che mai, stare fermi. Dobbiamo volgere lo sguardo in avanti. Non possiamo permetterci di perdere tempo. Nostro obiettivo è quello di essere un’Associazione altamente rappresentativa e che nel particolare sviluppa la propria forza. n

la NUOVa GIUNTa ESECUTIVa

La Giunta esecutiva è così composta:PRESIDENTE: Giovanni Bordoni, Direttore FedercasalombardiaVICEPRESIDENTI: Alessandro Giuseppe Conter, Presidente Linea Group Holding Srle Alessandro Russo, Presidente CAP Holding Spa

CONSIGLIERI: •Davide Alberti, D.G. Linea Energia Srl (Gruppo LGH)•Lorella Alda Bigatti, Presidente NET Srl•Enrico Boerci, Vice Presidente Brianzacque Srl•Piero Bonasegale, Presidente MEA Spa - Melegnano•Gianfranco Borin, A.U. Farmacia di Copreno Srl•Giuseppe Antonio Chiarandà, A.U. Cogeser Spa Melzo•Franco De Angeli, Presidente Gaia Servizi Srl•Leonardo Ferrandino, A.D. Admenta Italia Spa•Paolo Franco, Presidente Uniacque Spa•Nicola Giugni, Presidente AEVV Spa - Sondrio

•Iginio Granata, Presidente ASF San Giuliano Milanese•Alessandro Lanfranchi, Presidente Padania Acque Spa•Renzo Moretti, Vicepresidente Amiacque Srl•Antonio Pezzotta, Presidente Unigas Distribuzione Srl•Vittorio Proserpio, Presidente LARIO Reti Holding Spa - Lecco•Antonio Redondi, Presidente Sal Srl (Soc. Acqua Lodigiana)•Mario Angelo Sala, Presidente Aler Varese •Alberto Grandi, Presidente Comodepur Spa •Delio Todeschini, Presidente ATO Pavia

IL COLLEGIO DEI REVISORI DEI CONTI (membri effettivi) PRESIDENTE: Anna Maria Allievi•Marco Bonandrini •Carlo Tinelli

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2015 lE SFIdE dI FRONTE allE UTIlITIES E la FUSIONE

TRa FEdERUTIlITY E FEdERaMBIENTE

La nuova federazione rappresenta un momento di sintesi delle competenze e delle conoscenze delle due federa-zioni originarie e avrà la capacità di proporsi come un interlocutore accreditato non solo a livello nazionale ma anche ai tavoli europei.L’evoluzione in corso nel contesto competitivo e istitu-zionale richiederà infatti alle aziende associate nuovi impegni operativi nei prossimi anni in tutte le aree: lo sviluppo di nuove capacità tecniche; il miglioramento dell’efficacia di interlocuzione con le autorità di gover-no e controllo, centrali e territoriali; la creazione di nuovi servizi e ambiti di intervento, che richiederebbe-ro, per ognuna delle associazioni, investimenti e costi aggiuntivi. Il rafforzamento del potere di rappresentanza che si rea-lizza con la costituzione della nuova federazione, inoltre, non è solo un’opportunità che nasce dall’aumento della scala dimensionale, ma anche una necessità derivante dall’evoluzione del mercato e dell’istituto regolatorio: la crescente presenza di modelli gestionali multi utility, l’au-mento della scala dimensionale delle aziende e il proces-so di consolidamento della regolazione settoriale entro un unico soggetto indipendente (vedi nelle pagine seguenti intervista a Bortoni).I Servizi Pubblici Locali (SPL), per loro caratteristiche, si trovano così all’incrocio delle principali criticità e vincoli strutturali dello sviluppo economico e sociale del pa-ese. Per questo motivo, le nostre imprese, evolvendo verso modelli imprenditoriali e organizzativi più avanzati, possono contri-buire attivamente alla ripresa economica e, un sistema associativo integrato può rappresentare uno strumento funzionale al perseguimento di questo obiettivo. Sono questi i temi chiave per il mondo dei servi-zi pubblici. Ed è proprio in questo contesto così competitivo che avere un riferimento come il professor Valotti può fare la dif-ferenza. Il presidente di Federutility e di Confservizi ha idee e pensieri molto chiari.

E la sua visione generale del complesso contesto compe-titivo in cui dobbiamo muo-verci, può essere un valido punto di orientamento per tutto il nostro sistema di im-prese.

ValOTTI: IdEE CHIaRE PER ValORIZZaRE Il SISTEMa dEllE UTIlITIESSin dal primo momento del suo insediamento alla presidenza di Federutility, Giovan-ni Valotti ha voluto sottolineare una forte impostazione di sistema ai problemi del settore “pubblico” dei servizi, un pubblico visto senza soggezioni e tantomeno senza complessi di priorità rispetto al privato.“Rispetto ad alcuni rappresentanti più famosi, io sento di rappresentare in Bocconi una scuola diversa - dice spesso con una punta di orgoglio Valotti-, la scuola che sa vedere le eccellenze anche in tante esperienze di società a partecipazione pubblica”.E nel suo discorso di investitura in Federutility, dopo aver ringraziato tutti gli associati per la fiducia accor-datagli, sottolinea: “Da molti anni mi occupo di servi-

INIZIa l’ERa ValOTTI

ElETTRICITa, GaS, aCQUa, RIFIUTI:UNa aSSOCIaZIONE UNICa PER UNa RaPPRESENTaNZa PIU FORTE

Giovanni Valotti

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1•2015INIZIa l’ERa ValOTTI

zi pubblici ed è per me una sfida professionale davvero stimolante quella di accompagnare il sistema associativo in questa fase di grande cambiamento. Le utilities, per loro stessa natura, affiancano attenzio-ne al sociale ad esigenze di compe-titività industriale, hanno un forte radicamento sul territorio, ma de-vono guardare a mercati nazionali e anche internazionali. A questo si sommano le differenze tecniche in-trinseche dei settori acqua, energia elettrica e gas. Ma tutto ciò quasi sempre, nelle iniziative industriali più riuscite, rappresenta una occa-sione non di dispersione, bensì di accumulo di valore. Ed è a questo obiettivo che dobbiamo sempre puntare”.Più di recente, in un affollato con-vegno sui temi dei servizi idrici e dell’energia, tenutosi in grattacielo Pirelli nella sede del Consiglio re-gionale, convegno concluso dal sen. Massimo Mucchetti, il professor Va-lotti ha messo in luce con molta effi-cacia tanti lacci e paradossi che oggi frenano l’industria dei servizi.“Il nostro mondo è radicalmente e velocemente cambiato - ha detto

Valotti nel suo intervento - Appena qualche anno fa, nessuna Banca richiesta di intervenire finanzia-riamente in una utility dell’energia avrebbe risposto di non poterlo fare per un problema di esposizio-ne sulla generazione di energia.Un tempo la capacità sulle gene-razioni era un asset importante per le imprese che lavoravano nel comparto energia, era la riserva si valore, la rendita anticiclica e as-sicurata.Il fatto che quella potenzialità di produzione oggi sia diventato un handicap, con fior di impianti mes-si fuori, è un problema -grave e drammatico- per la nostra indu-stria a livello nazionale.Qui c’è un tema di politica energe-tica europea all’interno del quale l’Italia deve far sentire forte la sua voce; noi stessi operatori dell’ener-gia dovremmo farci sentire in ma-niera forte all’interno del contesto europeo.La chiave interpretativa dell’unione europea dovrebbe essere: energia accessibile a prezzi competitivi, perchè è un fattore essenziale per la competizione tra imprese.

I produttori di energia sono orien-tati, per principio industriale stes-so, ad una grande produzione di energia; mentre come sistema dei servizi pubblici locali dovremmo orientare i consumatori verso una logica di consumo intelligente e di efficentamento energetico. Non è un paradosso. Sono obiettivi diver-si che vanno gestiti con politiche energetiche intelligenti”.Non si rischia così di ritornare alle vecchie politiche centralistiche o alle industrie protette?“Richiamare il tema della tutela dell’industria energetica naziona-le - risponde il prof. Valotti - non è protezionismo, è guardare in faccia la realtà senza infingimenti. Io voglio evitare di dover offrire, nel nome del liberismo, le nostre aziende migliori su di un piatto alle industrie che ope-rano in altri paesi e che nei loro paesi hanno politiche protezionistiche mol-to più ferree della nostra.Basta guardare al tema delle con-cessioni in scadenza. L’Italia ha virtuosamente concesso le gare. E così noi ci accingiamo ad aprire il mercato della produzione idro-elettrica italiana, mentre gli altri

la NUOVa GIUNTa FEdERUTIlITY PRESIDENTE: La nuova era di Federutility è cominciata il 26 giugno scorso con l’elezione di Giovanni Valotti (A2A) a pre-sidente dell’associazione.

VICEPRESIDENTI: Due i vicepresidenti (uno in meno rispetto al passa-to): Catia Tomasetti, presidente di ACEA Spa di Roma e Mauro D’Ascenzi, amministratore delegato di ACOS Spa di Novi Ligure.

La Tomasetti, con la propria pluriennale esperienza in ambito legale, fornirà un supporto qualificato per l’evoluzione della legislazione nazionale e comunita-ria, mentre D’Ascenzi sarà focalizzato sullo sviluppo associativo della federazione, che nei prossimi mesi prevede tappe serrate.

GIUNTA ESECUTIVA: Questi i nomi dei 14 membri di Giunta Esecutiva:• Giovanni Valotti (A2A - Milano)• Roberto Barilli (HERA - Bologna)• Roberto Banchetti (ESTRA - Prato)• Nicola Costantino (ACQUEDOTTO PUGLIESE - Bari); • Mauro D’Ascenzi (ACOS - Novi Ligure)• Angelo Guzzo (ACQUE VICENTINE - Vicenza); • Rudi Oss (DOLOMITI ENERGIA - Rovereto); • Maria Vittoria Pisante (SIBA - Milano); • Maria Prestigiacomo (AMAP - Palermo); • Francesco Profumo (IREN - Torino); • Alessandro Ramazzotti (ABBANOA - Cagliari); • Paolo Romano (SMAT - Torino); • Catia Tomasetti (ACEA - Roma); • Riccardo Trisoldi (C.V.A. - Chatillon, Aosta); • Fulvio Zugno (ASCOPIAVE - Pieve di Soligo, TV).

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INIZIa l’ERa ValOTTI INIZIa l’ERa ValOTTI

paesi, membri come noi dell’Unione Europea, hanno protezioni ferree e questo ci espone ad un serio rischio di dumping”.“Non solo nelle politiche europee c’è tanto da cambia-re. Anche nella nostra politica energetica c’è bisogno di cambiare verso. Abbiamo per esempio il “capacity payment” cioè una forma di indennizzo garantita a chi produce energia. Ma è una incentivazione impari! Basti pensare che gli oneri dedicati agli incentivi per le fonti rinnovabili sono intorno ai 12 miliardi, a differenza de-gli oneri dedicati al capacity payment che sono intorno ai... 140 milioni di euro. Ogni commento è superfluo. La differenza è nei termini stessi degli ordini di grandez-za. Questa sottovalutazione del valore degli impianti di generazione va assolutamente corretta se non voglia-mo affossare un intero comparto della nostra industria strategica”.Forse proprio per trovare le forze adeguate a difendere efficacemente questi obiettivi, Giovanni Valotti guarda con attenzione anche ai processi di unificazione tra le associazioni delle imprese del nostro sistema con le as-sociazione delle imprese equivalenti che aderiscono a Confindustria.Un percorso di aggregazione già avviato da Fede-rutility e che il nuovo presidente vuole continuare con determinazione: “Guidare la federazione che riunisce anime e territori diversi - ha detto Valotti concludendo il suo primo discorso all’assemblea di Federutility - richiederà una visione da regista, una squadra solida e competitiva e una grande attenzio-ne al mutamento della società. Il mondo delle uti-

lities è differenziato, come il nostro Paese. Ci sono aziende quotate, pubbliche, private e miste, mono-servizio o pluriservizi ed enti locali che gestiscono in modo diretto. Responsabilità della federazione è promuovere e sostenere una continua qualificazione dell’offerta, affiancando percorsi di sviluppo delle imprese fondati sul miglioramento dell’efficienza e del servizio finale al cittadino. Per fare questo, è importante puntare ad una semplificazione, at-traverso l’accelerazione nel processo di creazione di una rappresentanza unica di tutto il mondo dei servizi pubblici (energia, acqua e ambiente) e, in questo modo, assicurare la valorizzazione di tut-te le competenze storicamente presenti in questi settori”.Che queste non siano destinate a rimanere solo pa-role lo dimostra la continuazione in queste settimane del processo, una tappa della quale potrebbe essere a breve proprio l’aggregazione tra Federutility e Fede-rambiente.Insomma avanti con il programma e con ottimismo.“In conclusione - dice Valotti - quello dei servizi pub-blici è un mondo composito, fatto di imprese, grandi e piccole, quotate e non, operanti nel mercato libero o in-house. Soltanto con organi molto inclusivi possia-mo sostenere la crescita in tutti i settori, dimostrando che le differenze sono un valore e non un limite, sul-la base della convinzione che il miglioramento degli standard di qualità ed efficienza siano il presupposto comune per un rafforzamento della capacità compe-titiva nell’interesse del cittadino”. n

CHI E GIOVaNNI ValOTTIGiovanni Valotti - 52 anni - è stato eletto dall’assemblea del 26 giugno 2014 alla presidenza di FederUtility, la federazione che riunisce i gestori del servizio idrico, dell’energia elettrica e del gas.Proprio all’inizio dello stesso mese di giugno aveva lasciato la presidenza dell’azienda idrica MM Metropolita-na Milanese S.p.a. per assumere il ruolo di Presidente del Gruppo A2A SpA (utility controllata dal Comune di Milano e dal Comune di Brescia, quotata in Borsa, secondo operatore elettrico italiano e tra i protagonisti nel settore ambientale).Giovanni Valotti è Professore ordinario di Economia delle aziende e delle amministrazioni pubbliche presso il Dipartimento di Analisi Istituzionale e Management Pubblico, Università Bocconi. Presso la stessa Università è Prorettore per le relazioni istituzionali, membro del Comitato Rettorale e componente del Consiglio Accade-mico. è inoltre membro del Comitato scientifico del CeRGAS (Centro di ricerca sulla gestione dell’assistenza sanitaria e sociale).Ha collaborato con la Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento della funzione pubblica e sue ar-ticolazioni, a partire dagli anni novanta e sino ad oggi. Ha svolto attività di collaborazione con i Ministri della Pubblica amministrazione nei processi di definizione delle riforme. Responsabile di OCAP (Osservatorio sul Cambiamento della Pubblica Amministrazione) (SDA Bocconi). Componente del Comitato Scientifico per Expo 2015. Componente del Comitato Scientifico della Scuola Superiore di Statistica (ISTAT).Valotti è anche brillante pubblicista: autore e curatore di numerosi volumi e pubblicazioni scientifiche, con centi-naia di saggi, articoli, contributi sui temi dell’innovazione nel settore pubblico e nelle imprese di pubblica utilità.

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IIIa CONFERENZa IdRICa

REGOlaZIONE dEl SISTEMa IdRICO: Il BIlaNCIO dEll’aUTORITadEll’ENERGIa (aEEGSI)

INTERVISTa CON GUIdO

BORTONI, PRESIdENTE aEEGSI

Presidente, le competenze di rego-lazione e controllo nei servizi idri-ci sono state attribuite all’Autorità per l’energia dal DL 201 del 2011, il cosidetto “Salva Italia”, compe-tenze poi confermate dal Dpcm del 20 luglio 2012: appena due anni di vita! Perciò, anche se guardando il lavoro svolto sembra quasi che l’Au-torità per l’acqua ci sia da sempre, in realtà siamo appena alla fine del primo periodo di rodaggio! Con qua-le esito?In questa prima fase dell’attività dell’Autorità ci siamo focalizzati nel realizzare e applicare un metodo tariffario unico per tutto il Paese, oltre che a completare le informa-zioni sul settore, e credo che i risul-tati raggiunti diano ragione a chi ha creduto nella coerenza delle nuove attribuzioni all’Autorità in un settore diverso da quelli iniziali. La prossi-ma fase sarà ora indirizzata al com-pletamento della regolazione, per consolidare ancor più le condizioni di realizzazione degli investimenti e individuare standard per i servizi capaci di incrementarne la qualità, con particolare attenzione ai bisogni dei consumatori in disagio economi-

co, alla trasparenza della fatturazione e alla quali-tà ambientale.

In apertura della sua re-lazione Lei - richiaman-dosi alla recente leg-ge 11 novembre 2014, n. 164, di conversione del decreto legge n. 133/2014 (c.d. Decreto Sblocca Italia), nonché al disegno di legge Sta-bilità 2015 - ha voluto sot-tolineare come l’evoluzione attesa circa gli assetti istituzionali e orga-nizzativi del settore, ossia quella

che viene chiama-ta la governan-ce idrica, rimane fondamentale per lo sviluppo del settore. Quali svi-luppi possiamo attenderci?Come è già noto, l’Autorità condivide i principi generali che favoriscono i processi di aggre-gazione sia relati-

vamente all’affidamento del servizio - per quanto riguarda l’assetto dei soggetti istituzionali competenti nei

Con un metodo per la prima volta omogeneo in tutta Italia sono state approvate le tariffe 2014-2015 per circa 40 milioni di italiani, con oltre 4,5 miliardi di euro di investimenti attivati nei prossimi 4 anni per nuove infrastrutture, tutela ambientale e miglioramento dei servizi, un valore pari a quello degli impianti finora realizzati; approvazioni che riguardano più di 1.600 gestioni, con un aggiornamento medio rispetto all’anno precedente del +3,9% nel 2014 e del +4,8% nel 2015, con quasi 6 milioni di consumatori che hanno avuto una riduzione del 10% della bolletta. Sono alcuni dei risultati che l’Autorità per l’energia nel settore dei servizi idrici, ha presentato nel corso della IIIa Conferenza nazionale sulla regolazione dei servizi idrici che si è svolta lo scorso 24 novembre a Milano. è stato Guido Bortoni, presidente dell’Autorità, ad illustrare nella sua relazione introduttiva il bilancio dell’azione svolta per il settore idrico, a delineare le future linee strategiche e confrontarsi con gli oltre 400 partecipanti che hanno preso parte alle audizioni in rappresentanza delle istituzioni coinvolte, degli operatori, dei consumatori e delle associazioni di categoria.

Guido Bortoni

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1•2015IIIa CONFERENZa IdRICa

correlati ambiti territoriali - sia con riferimento ai soggetti gestori, cadenzando i termini temporali per l’adesione da parte degli Enti di Governo e prevedendo poteri sostitutivi in caso di inerzia. Un processo di aggregazione e di rafforzamento della ge-stione dei servizi pubblici locali a rete risulta non più pro-crastinabile non solo per rilanciare gli investimenti, ma anche per eliminare quella polverizzazione che dà luogo ad inefficienze. Gestioni su scala di maggiori dimensioni possono invece indurre una riduzione dei costi e migliori livelli di prestazioni e della qualità dei servizi a beneficio prima di tutto dei consumatori.

Le imprese idriche hanno bisogno di grandi risorse finanziarie per poter rinnovare le proprie infra-strutture. C’è stata molta attesa per i metodi di calcolo tariffario, vedendo nella tariffa una possibi-lità di sostegno finanziario per gli investimenti. Quali caratteristiche ha e come funziona il vostro meto-do di calcolo? Il Metodo Tariffario Idrico (MTI), con cui sono state approvate le tariffe 2014-2015 e che per la prima volta nel Paese ricompren-de e assorbe tutte le regolazioni previgenti, rappresenta l’evoluzione del Metodo Tariffario Transitorio (MTT) uti-lizzato per il 2012-2013 e si basa su criteri innovativi, fondati sui principi della selettività e della responsabiliz-zazione, da attuare attraverso una regolazione asimmetrica, capace cioè di adattarsi alle diverse esigen-ze di un settore molto differenziato a livello locale e nella governance. L’MTI è impostato in funzione del-le decisioni delle Amministrazioni sul fabbisogno di investimenti nei prossimi 4 anni, in rapporto al va-lore delle infrastrutture esistenti. L’attenzione viene posta sulle ri-cadute dei diversi interventi sugli attori coinvolti, in termini di effica-cia, efficienza e di tre parametri-chiave: la protezione e le garanzie per i consumatori, gli stimoli alla minimizzazione dei costi per i ge-stori, la stabilità e l’affidabilità per i finanziatori. Nello specifico, sono previsti quat-

tro diversi tipi di schemi tariffari, rispetto ai quali ciascun soggetto competente può individuare la soluzione più ef-ficace a seconda dei propri obiettivi di sviluppo e delle peculiarità territoriali. Le determinazioni tariffarie fino ad oggi approvate sono il risultato delle proposte arrivate dagli Enti d’Ambito e deliberate dall’Autorità proprio in quanto ritenute necessarie a favorire in modo efficien-te gli investimenti prioritari per il settore, oltre che per raggiungere e mantenere obiettivi di qualità ambientale e della risorsa.

Da parte delle imprese però ci sono stati anche dei ri-corsi al Tar contro questo metodo.Il quadro regolatorio introdotto dall’Autorità nel corso del 2014 ha ricevuto importanti conferme anche da parte del Giudice Amministrativo di primo grado. Con oltre 20 senten-ze il Tar Lombardia ha infatti respin-to i ricorsi contro il metodo tariffario presentati da diversi soggetti che ne reclamavano l’illegittimità rispetto agli esiti del referendum del 2011 o rispetto ad alcuni aspetti strutturali.

Presidente, per l’energia elettrica e il gas tra i compiti dell’Autorità c’è anche la Tutela dei consumatori. Per il settore idrico vale la stessa azione di tutela o è più complicato attuarla?Sul fronte consumatori, l’Autorità ha aperto un proce-

dimento per definire la regola-zione contrattuale della qualità del servizio idrico, per garan-tire agli utenti stessi livelli qualitativi in tutto il Paese, superando l’attuale frammen-tazione. Per quanto riguarda la Carta dei Servizi - la cui pubblicazione è stata resa ob-bligatoria con la Direttiva per la trasparenza dei documenti di fatturazione - l’Autorità ha escluso dall’aggiornamento chi non l’aveva adottata. Per quasi 6 milioni di consumatori di oltre 1.250 gestioni che non hanno inviato, in tutto o in par-te, i dati richiesti ai fini tariffari è stata approvata una riduzio-ne della tariffa del 10%.

INTERVISTa CON GUIdO BORTONI, PRESIdENTE aEEGSI

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IIIa CONFERENZa IdRICa

E, a proposito, qual è la situazione delle restituzioni in esito al refe-rendum?Nel corso del 2014 si è concluso il procedimento per la restituzione agli utenti della componente tariffaria relativa alla remunerazione del ca-pitale, abrogata in esito al referen-dum del 2011. L’importo restituito si riferisce ai 5 mesi trascorsi dall’esito del referendum all’entrata in vigore, il 1 gennaio 2012, del metodo tariffa-rio transitorio (con il quale l’Autorità ha espunto la remunerazione del ca-pitale investito, pur nel rispetto del principio del full cost recovery). Gli importi quantificati dagli Enti d’Ambito e verificati dall’Autorità han-no determinato un rimborso a favore di 14 milioni di con-sumatori domestici, per un valore com-plessivo di 55 milio-ni di euro. Nel corso del 2014 anche nel setto-re idrico, come già avviene per quello elettrico e del gas, sono state avviate le prime ispezioni, con l’apertura dei primi procedimenti sanzionatori per non rispetto della regolazione.

Ma anche per i consumatori di ac-qua prevedete le forme di bonus che avete già sperimentato per l’e-lettricità e il gas?A tutela delle fasce in disagio eco-nomico è stata avviata un’indagine conoscitiva sui diversi sistemi di agevolazione esistenti per chi vive condizioni economiche svantaggia-te. Sulla base dei risultati di questa indagine valuteremo l’introduzione di misure che assicurino agli utenti domestici a basso reddito l’acces-so agevolato alla quantità di acqua necessaria ai bisogni fondamentali.

A breve verranno poi definite le ne-cessarie modifiche all’articolazione tariffaria per fasce di consumo o per uso, determinando anche i criteri e le modalità per il riconoscimento di eventuali bonus che saranno previsti dalla normative primaria per chi è in condizioni di disagio economico. Infine presidente Bortoni, con l’a-zione dell’Autorità Lei pensa di riu-scire ad assicurare al settore idrico le risorse necessarie per gli inve-stimenti?La crescente spesa per gli investi-menti prevista per mantenere in ef-ficienza la rete idrica risulta comun-

que molto superiore rispetto ai contributi decrescen-ti, derivanti dalla finan-za pubblica. Per questo rimane ne-c e s s a r i o che alla re-golazione

si affianchino ulteriori strumenti di finanziamento delle opere infrastrut-turali. è quindi opportuno quanto deciso con il decreto Sblocca Italia per l’i-stituzione di uno specifico fondo fi-nalizzato alla promozione degli inve-stimenti per la risorsa idrica, anche se devo evidenziare che rimangono criticità nella mancata previsione di coordinamento con la regolazione dell’Autorità nella definizione dei criteri, delle modalità e dell’entità delle risorse.

Insomma ci dobbiamo aspettare un 2015 di grandi movimenti nel setto-re idrico con aggregazioni e fusioni?Abbiamo già detto che occorre su-perare la polverizzazione e rilanciare

investimenti. Ripeto che un proces-so di aggregazione tra utilities non è più procrastinabile. Esso è neces-sario non solo per rilanciare gli in-vestimenti, ma anche per eliminare quella frammentazione che dà luogo ad inefficienze; così come è utile per indurre una riduzione dei costi. Ho già precisato che in quanto au-thority siamo neutri sulla proprietà delle imprese. Ma ci sentiamo di promuovere le aggregazioni anche perché il mondo dei servizi pubblici locali - da quando è regolato - è di-ventato più complicato per le azien-de, e registriamo non poche diffi-coltà a interagire col regolatore. Va ricordato che nel sistema generale ci sono circa 1.600 utilities attive nei settori elettricità, gas, acqua e rifiuti e che la metà eroga il 4, forse il 5 per cento di tutto il servizio. Questo vuol dire che la polverizza-zione è ancora estrema. E se è vero che sull’acqua c’è un localismo da mantenere, nel gas, come nell’elet-tricità, gli orizzonti sono più ampi e c’è spazio per unire le forze.

Unire le forze vuol dire anche uni-ficare le associazioni che rappre-sentano le imprese e unificare la regolazione dei vari settori in un solo ente: il 2015 porterà anche il settore dei rifiuti all’interno dell’Autorità?Quanto ai rifiuti, è il settore che ancora manca all’appello di una regolazione unitaria. Si sentono ipotesi che possano essere affidati all’Autorità per l’Energia. Comun-que, chiunque sia a occuparsene deve avere le competenze per po-ter operare al meglio e noi al mo-mento non le avremmo. Ma con buone risorse non diremmo di no, visto anche la nostra esperienza nel settore dell’acqua che credia-mo positiva sia per le imprese che per i consumatori. n

INTERVISTa CON GUIdO BORTONI, PRESIdENTE aEEGSI

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1•2015CaP HOldING

la VISION dEl NUOVO PRESIdENTE PaRla alESSaNdRO RUSSO ElETTO dall’aSSEMBlEa dEI SOCI

alla fine del mese di settembre l’Assemblea dei soci di CAP Holding ha nominato Alessandro Russo nuovo presidente. Russo, che prende

il posto di Alessandro Ramazzotti, nominato ammini-stratore delegato di Abbanoa, è stato vice sindaco di Solaro e ha ricoperto il ruolo di presidente di uno dei dipartimenti di Anci Lombardia. Al nuovo presidente abbiamo chiesto di parlarci di CAP Holding e dei suoi progetti per questa società.

Presidente Russo lei è stato eletto a larghissima mag-gioranza. Come sono stati questi primi mesi? Molto intensi, ma anche ricchi di soddisfazioni. Da am-ministratore locale ho seguito negli anni scorsi l’evo-luzione di questo gruppo: sono stati anni di importan-ti cambiamenti. Ho accettato con entusiasmo questa grande responsabilità, con l’intento di consolidare i progetti già avviati e affrontare al meglio le sfide futu-re. Sono onorato di poter rappresentare CAP Holding e il Gruppo CAP, che attraverso i sindaci conta oltre 2 milioni di soci, ovvero gli abitanti del territorio servito

e ringrazio il cda precedente, e soprattutto il presiden-te Ramazzotti, per il grande impegno dimostrato e i risultati raggiunti in questi anni che ci hanno lasciato una realtà ai primi posti tra le aziende idriche a livello nazionale.

Negli ultimi due anni il Gruppo CAP ha avuto una gran-de trasformazione e dopo la fusione è diventato un sog-getto industriale che per dimensioni, competenze e ca-pacità di investimento si pone tra le prime monoutility in Italia nel campo dell’acqua. Immagino ci siano stati benefici. Può raccontarci quali?è indubbio che il proces-so di fusione che ha visto protagonista il Gruppo Cap nel 2013 ha portato benefi-ci oggettivi, primo fra tutti la possibilità di dare vita ad un programma di inve-stimenti molto importante: 520 milioni di euro in sei anni. In questo frangente abbiamo avuto un grande sostengo dai Comuni, ma certamente uno dei fattori che ci ha permesso di es-sere competitivo è dato dal fatto che nello statuto di CAP Holding è scritto che gli utili non saranno redistribuiti fin quando non saranno realizzati tutti gli investimenti. Tutto ciò, insieme all’af-fidamento per i prossimi 20 anni del servizio idrico, ci ha permesso di raggiungere economie di scala e la stabili-tà necessaria per programmazione degli investimenti a lungo termine di cui la Lombardia ha bisogno.

Avete appena firmato l’accordo con la Bei (Banca Eu-ropea degli Investimenti) che ha approvato un prestito di oltre 70 milioni di euro. Ci racconti come è andata?La Bei, dopo aver analizzato i bilanci e il nostro Piano degli Investimenti, ha deciso di darci fiducia. Ora, grazie a quel finanziamento, sta per partire l’accordo quadro relativo agli interventi di manutenzione straordinaria delle infrastrutture di acquedotto e fognatura: 71 mi-lioni di euro destinati al mantenimento e al migliora-

Alessandro Russo

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CaP HOldING

mento della funzionalità delle reti del Servizio Idrico Integrato. Sono molto soddisfatto di poter dire che in periodo di crisi, gli investimenti del Gruppo CAP producono importanti effetti anticiclici, con la creazione stimata di circa 2mila posti di lavoro.

Avete anche firmato un Protocollo di Legalità con il Prefetto di Mila-no e i rappresentanti Assimpredil e Assolombarda e dei sindacati ai fini della prevenzione delle infiltra-zione della criminalità organizzata negli appalti. È un problema molto sentito.Abbiamo fortemente voluto questo protocollo. Il Gruppo CAP, proprio per gli investimenti programmati fino al 2019 per le attività di esecuzione e manutenzione straordinaria delle reti di fognatura e di acquedotto, è una delle più importanti aziende appal-tanti di opere pubbliche sul territorio della Provincia di Milano. Per questo si è offerto per la sottoscrizione del Protocollo di legalità per i controlli antimafia, che oggi, grazie all’im-

pegno della Prefettura di Milano, è una realtà. Sappiamo che il settore

appalti fa gola a molti e che la can-tierizzazione delle opere è la fase più delicata e esposta al rischio di infiltrazioni. Grazie a questo accordo che intensifica i vincoli per le aziende appaltatrice e subappaltatrici avremo un’ulteriore garanzia di controllo.

E ora quali sono le prospettive? Ora continuiamo a lavorare con l’impegno e la passione che questa azienda ha dimostrato in questi anni.

Abbiamo la dead line di dicembre 2015 per i lavoro segnalati dall’infra-

zione comunitaria europea e non ho dubbi che riusciremo a far tut-to per tempo. D’altra parte al 30 giugno erano già state realizzate il 47% delle opere richieste e, nei soli mesi di luglio e agosto, sono state intraprese le attività per la realizzazione di un altro 30%, ol-tre all’avvio delle gare di appalto per l’affidamento dei lavori per un altro 7% delle opere.C’è un grande fermento nel settore idrico, non solo per quanto riguarda le infrastrut-

ture. Stiamo infatti seguendo con attenzione anche l’evolversi del-la Legge Regionale sul tema. Ci sono degli aspetti che potrebbero cambiare, penso ad esempio alla possibilità di prevedere affida-menti di 30 anni e non 20 come succede oggi in Lombardia e come invece non accade all’esterno e in altre regioni italiane. Ciò darebbe una marcia in più alle aziende del servizio idrico. n

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1•2015CaP HOldING

I l Gruppo CAP HOLDING ha portato alla IIIa Confe-renza sui servizi idrici dell’Autorità di regolazione un contributo propositivo con anche alcune indica-

zioni specifiche. è stato il Direttore generale di Cap, Michele Falcone a voler cogliere l’occasione per ringraziare personal-mente l’Autorità dell’opportunità di confronto conces-sa e per il continuo impegno posto negli ultimi anni nello sviluppo di un quadro regolatorio che ha pro-dotto significativi miglioramenti nella gestione degli investimenti in un settore, quale quello idrico, con for-ti carenze infrastrutturali. L’intervista a Falcone toc-ca le principali tematiche al centro della Conferenza dell’Autorità e delle Audizioni che ne sono seguite.

Direttore, questa terza conferenza chiude quasi una intera fase del lavoro dell’Autorità: quella iniziata quattro anni fa con l’affidamento ad essa della rego-lazione del settore dell’Acqua, oltre a quelli dell’e-nergia elettrica e gas. Al primo periodo di avviamen-to, reso travagliato anche dall’esito di un referendum popolare sul tema dell’ac-qua, è seguita la paziente costruzione di un sistema regolato. Quale può essere adesso uno sviluppo di re-golazione sostenibile per le imprese del settore idrico?La naturale evoluzione di que-sto percorso è la definizione delle regole per il prossimo periodo regolatorio che con-ferirebbero al settore la necessaria stabilità e certezza: sono queste infatti le condizioni che consentirebbero, a noi imprese, una corretta programmazione degli in-terventi necessari a recuperare il gap infrastrutturale attualmente esistente e, contemporaneamente, permet-terebbero di rendere più appetibile il settore idrico ai finanziatori istituzionali nazionali ed esteri.

Il Gruppo Cap concorda con l’obiettivo strategico in-dividuato dall’Autorità relativo al riordino dell’attua-le quadro di governance?Sì. Concorda perché da tale obiettivo sarà possibile far

discendere il sistema di regolazione e controllo degli investimenti, nonché l’adozione di opportune politi-che incentivanti che, a mio avviso, genereranno notevoli miglioramenti sotto molteplici punti di vista valorizzando il ruo-lo del gestore nello svi-luppo del settore idrico.Tali obiettivi potranno essere perseguiti me-diante un riassetto del-la governance, sia verti-cale tra diversi livelli di governo, sia orizzonta-le tra diversi settori in modo da aumentare il grado di coordinamento tra i diversi soggetti e la condivisione degli obiettivi (es.: politiche energetiche e politiche agricole, negli

obiettivi ambientali contenuti nella Direttiva Quadro sulle Acque).

Per quali motivi viene data tanta im-portanza alla funzione di coordina-mento? La necessità di un coodinamento sia INTRA settoriale sia EXTRA settoriale appare palese in un territorio forte-mente antropizzato quale quello della Provincia di Milano in cui esiste una stretta interrelazione tra le infrastut-ture idriche (specie quelle fognarie)

e le infrastrutture di regimentazione delle acque me-teoriche. A tale fine il Piano d’Ambito della Provincia di Milano, nella definizione degli investimenti neces-sari nel periodo di affidamento, ha altresì calcolato il “fabbisogno infrastrutturale allargato”, ossia com-prendente anche le opere non strettamente inerenti il servizio ma la cui realizzazione e/o corretta manu-tenzione impatta nella gestione del servizio stesso.A tale proposito è stato stimato un fabbisogno di inve-stimenti per la regimentazione delle acque meteoriche di oltre 1 miliardo di euro per tutta la durata dell’affi-damento (20 anni). Inoltre, a proposito di extra settore,

l’aUdIZIONE dI CaP HOldING: GOVERNaNCE E COORdINaMENTO. PRONTI a CONdIVIdERE I NOSTRI daTI

Michele Falcone

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CaP HOldING

vorrei sottolineare che esiste una relazione evidente tra il servizio idrico e le stesse politiche agricole che si attuano sul territorio. A titolo di esempio: è inne-gabile sia la relazione con le politiche di smaltimento dei fanghi in agricoltura (si veda la recentissima deli-bera di Giunta Regionale del 1 luglio 2014 n. X/2031, la quale è oggetto di un ricorso al Tar) sia la relazione con le tecniche di irrigazione dei terreni e di gestione delle infrastrutture che danno acqua in una delle zone agricole più estese di europa.Il collegamento tra le politiche di gestio-ne del servizio idrico ed il settore Agricolo è considerato molto rilevante all’interno delle politiche comu-nitarie in cui - nella logica dello stakehol-d e r s e n g a g e m e n t avviato dalla stessa AEEGSI - collega le fi-nalità proprie del CAP con quelle del merca-to elettrico e quelle del mercato idrico.Infine un altro tipico esempio, sebbene non esaustivo, dell’integrazione prospettata, può essere rappresentato dal possibi-le coordinamento con l’Agenzia Interregionale per il Fiume Po o con l’Autorità di Bacino per il Fiume Po, anche in funzione dell’orientamento che sta emer-gendo di limitare gli scarichi e gli sfiori nei corsi di acqua.Tale prospettiva comporterebbe gravosi costi di inve-stimento per ridefinire gli scarichi (spostamenti, ac-cumuli, diversione di reti, ecc...) visto che gran parte del reticolo idrografico minore è divenuto il naturale, o per meglio dire, l’obbligato vettore degli scarichi di acque depurate, in unione con quelle proprie transi-tanti nel reticolo idrico di cui sopra. Sono tematiche, queste, che a prima vista possono sembrare limitate a uno specifico bacino idrografico, ma hanno in realtà impatti considerevoli in tutto il ter-ritorio nazionale come purtroppo hanno dimostrato i recenti eventi calamitosi. è in quest’ottica che si inserisce la necessità del co-ordinamento e della condivisione: si tratta cioè di svi-luppare elementi di conoscenza intersettoriale delle reti, delle infrastrutture e dei dati sulla gestione ed uso delle risorse idriche tra i requisiti del riordino

della governance al fine di permettere, come dicevo, l’integrazione tra le politiche del settore idrico con quelle agricole.

Guardando avanti, cosa vi aspettate e cosa chiedete per il prossimo periodo di regolazione?Il Gruppo Cap, vorrebbe portare all’attenzione dell’Autorità un ulteriore elemento che ritiene fon-damentale al fine di migliorare la qualità delle scelte di pianificazione e/o regolazione che vorranno essere

messe in campo nel pros-simo quadriennio: l’incen-tivazione all’adozione di sistemi di conoscenza del patrimonio di reti e infra-strutture gestito mediante modelli di condivisione di dati prendendo ad esempio quanto fatto per la creazio-ne del Water Information System for Europe (WISE).In tale ottica, il Gruppo Cap ha sviluppato WEB GIS, un insieme di strumenti infor-matici integrati fra loro per la gestione ottimale delle tematiche di natura tecni-

ca relative alle reti idriche; il sistema è stato recen-temente messo a disposizione dell’Ufficio d’Ambito della Provincia di Milano e di tutti i Comuni serviti, permettendo l’accesso in tempo reale a moltissimi dati relativi allo stato di consistenza di reti e impian-ti, alla localizzazione dei lavori in corso e alla verifica della realizzazione degli investimenti previsti. Il sistema rappresenta sia uno strumento di cono-scenza incrementale, in quanto consente la sovrappo-sizione di numerosi livelli aggiuntivi di informazioni (il reticolo idrico superficiale, la geologia del territorio, i dati catastali, ecc…) sia uno strumento di trasparenza nei confronti degli stakeholder.C’è una dimostrazione oggettiva della rilevanza di questo tema: la recente approvazione del c.d. decreto Sblocca Italia, ha istituito il Sistema informativo nazio-nale federato delle infrastrutture. La conoscenza del patrimonio di reti e di infrastrutture diventa perciò un valore riconosciuto. Noi siamo pronti. E pensiamo di poter svolgere una funzione positiva, una funzione di catalizzatore anche nell’implementazione di quest’ul-timi provvedimenti. Il settore idrico può pienamente contribuire alle nuove strumentazioni informatiche di cui il Paese ha bisogno. n

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1•2015ENERGIa, BEST PRaCTICE

Milano come Los Angeles, Copenaghen, Oslo e Stoccolma. Sarà la prima grande città italiana completamente illuminata a led. A pieno regi-

me, entro agosto 2015, dimezzerà i consumi e ridurrà le spese ‘in bolletta’ del 31 per cento. Dall’attuale spesa di 42 milioni di euro all’anno per il servizio di illuminazione pubblica, nel corso del 2016 il Comune di Milano passerà a 29 milioni di euro. Il progetto, voluto dal Comune di Milano e che sarà rea-lizzato da A2A, porterà in città una rivoluzione sostenibi-le con un alleggerimento dei costi per l’Amministrazione pubblica. Gli obiettivi principali di ‘Milano a led’: un netto miglioramento in termi-ni di efficienza, maggior resa illuminante e sicu-rezza.Grazie alla nuova illumi-nazione, di cui potremo disporre per l’80% già entro l’avvio di Expo (il 1 maggio 2015), il consu-mo annuo pro capite sarà dimezzato, passando da-gli 87 kWh attuali ad una quota di 42 kWh. Nel complesso si passa da oltre 114 mi-lioni di kWh annui - una quantità di energia sufficiente a

soddisfare il fabbisogno energetico di 42mila ap-partamenti - a 55 milioni di kWh, corrispondenti al consumo ipotetico di 20mila appartamenti.Un risultato che porterà Milano ad un livello di consumo inferiore alla media registrata nell’U-nione europea (pari a 51 kWh annui pro capite) e nei principali Paesi europei (Francia, Spagna e Germania), e al pari della Gran Bretagna.L’ammontare degli investimenti a carico del Gruppo A2A è di 38 milioni di euro in 2 anni, per sostituire tutti i corpi illuminanti della città, oltre 140mila punti luce, 500 quadri di comando ed in-stallare il sistema di telecontrollo.La sostituzione degli impianti di illuminazione

pubblica garantirà uguale efficienza rispetto alle tradi-zionali lampade fino ad oggi utilizzate (100 lumen/watt),

ma con un migliore orientamento del fascio luminoso, oltre a un ciclo di vita molto più lungo (anche 5 volte di più rispetto alle tradizionali lampade) che, in termini di qualità del servizio e sicurezza, vuol dire meno luci guaste e spente sulle vie della città.Oltre all’efficientamento energetico, la riduzione della spesa sarà legata all’abbattimento dei costi di manu-tenzione ordinaria. Si stima infatti che, grazie all’illuminazione a led, ogni anno ci saranno almeno 10mila le lampade bruciate in meno. Un sofisticato sistema di telecontrollo garantirà l’invio in tempo reale delle

MIlaNO PRIMa IN ITalIa PER l’IllUMINaZIONE PUBBlICa a lEd

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ENERGIa, BEST PRaCTICE

informazioni sul-le condizioni de-gli impianti e su eventuali mal-funzionamenti, consentendo di intervenire molto più rapidamente. Il Comune di Mi-lano, già nel 2015, risparmierà 10 milioni di euro dall’attuale “bol-letta” elettrica di 42 milioni di euro annui. Dal 2016, invece, il costo dell’illuminazione pubblica scenderà a 29 milioni an-nui, garantendo così un risparmio del 31% rispetto all’attuale spesa.Milano conquisterà il primato italia-no anche in tema di sostenibilità e rispetto per l’ambiente. La riduzione dei consumi energetici di circa signi-fica infatti risparmiare ogni anno più di 11mila TEP (tonnellate equivalenti di petrolio) ed evitare l’emissione in atmosfera di 23.650 tonnellate di CO2.Grazie al progetto led si ridurrà inol-tre la produzione di rifiuti: i nuovi impianti con una durata cinque vol-te superiore rispetto alle lampade

t r a d i z i o n a l i necessiteran-no di minori sostituzioni: si registrerà la d iminuz ione delle attività di cambio dei corpi illumi-nanti (-50.000) e una minore incidenza delle lampade bru-ciate (-10.000).

Gli impianti led si distinguono per la durata, la resistenza alle vibrazioni e alle sfavorevoli condizioni atmosfe-riche.Si eviterà la produzione di oltre 9 tonnellate di RAEE (rifiuti elettrici ed elettronici) ogni anno. Senza contare che i led rappresentano un vantaggio ambientale anche in fase di smalti-mento per la totale assenza di mer-curio e altre sostanze inquinanti.

L’illuminazione a led risulta inoltre più mirata ed efficace rispetto all’at-tuale, contribuendo alla riduzione dell’inquinamento luminoso che in una città come Milano non è un tema banale. Si tratta di impianti che concentrano la luminosità verso i marciapiedi e le strade, senza dispersione di intensità luminosa verso l’alto. n

Giovanni Valotti e Pierfrancesco Maran

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1•2015CITTa’ METROPOlITaNa

Il 4 Dicembre 2014 la Commissione Statutaria ha licen-ziato la prima bozza dello Statuto Metropolitano, ela-borata in netto anticipo sui tempi previsti.

Già la settimana successiva al Consiglio Me-tropolitano è spettato il compito di modifi-carne e approvarne il testo. Il 22 dicembre la bozza è poi arrivata all’attenzione della Conferenza Metropolitana composta dai 134 sindaci della Città Metropolitana di Milano. Se viene approvata all’unanimità, come molti auspicano, può diventare operativa dal 1 gennaio, entrando in vigore 30 giorni dopo la pubblicazione nel Bol-lettino Ufficiale della regione Lombardia.Viene così a compiersi la prima fase della storia avviata il 28 settembre scorso quando con una elezione di secondo livello (cioè dove hanno votato sindaci e consiglieri comu-nali delle città coinvolte) sono stati eletti sulle liste di par-tito i 24 componenti del Consiglio della Città Metropolitana (CM) di Milano. Un fatto certamente importante, ma avvenuto tutto som-mato nella generale distrazione: a parte vecchi addetti all’amministrazione e vecchi “fans” dell’area metropolitana (tema in discussione ancora dagli anni ’80 del secolo scor-so), la società e la politica milanesi hanno avuto difficoltà a coglierne la rilevanza. L’unica eccezione è il dibattito - di indubbia qualità - svoltosi sulla rivista on-line Arcipe-lagoMilano (www.arcipelagomilano.org) diretta da Luca Beltrami Gadola. Sulla natura del nuovo ente, le partizioni territoriali, il sistema elettorale e la rappresentanza demo-

cratica, diversi autori (V. Ballabio, G. Boatti, G. Natale, G. Consonni, R. Camagni, U. Targetti e altri) hanno espresso

critiche e proposte sin dal 2005. Una pro-posta che delineava anche le caratteristi-che fondamentali dello Statuto il quale, si sosteneva, deve stabilire le competenze e gli strumenti che la CM deve avere per sviluppare il proprio ruolo. Questa impo-stazione fu fatta propria dal Forum Civico Metropolitano (2011) ed oggi, sostanzial-

mente, si rispecchia nei 71 articoli del testo approvato. Il dibattito si era incentrato soprattutto sull’elezione del sin-daco e alla fine, come da orientamento della maggioranza delle forze politiche, lo Statuto prevede proprio l’elezione diretta del sindaco (o della sindaca, come puntigliosamente viene specificato nella citazione di tutti gli articoli) e del Consiglio metropolitano. Si era inoltre molto insistito sulla necessità di definire anche la missione della CM, indicandone il ruolo speci-fico e gli obbiettivi concreti: accrescere la competitività dell’area metropolitana; migliorare la qualità dell’abita-re, in particolare nelle periferie; migliorare le condizioni dell’ambiente; ricomporre il paesaggio destrutturato, ecc. Per raggiungere tali obbiettivi il ruolo della CM dovrebbe essere prevalentemente orientato al governo del territorio, cioè alla componente fisica del sistema metropolitano. A tale riguardo venivano anche indicati gli atti più importanti che la CM deve assumere appena costituita. Sono tre in particolare: Statuto, Piano strategico del territorio metro-

politano e Piano territoriale generale (nuovo strumento urbanistico introdotto dalla legge).Se gli ultimi due punti hanno tempi più lun-ghi di elaborazione, lo Statuto invece ha già definito funzioni e competenze della CM (l’ef-ficienza del sistema territoriale, la ricompo-sizione del paesaggio metropolitano, l’accre-scimento della qualità ambientale, il rinnovo delle periferie, ecc) non solo dedicandovi il PREAMBOLO e la parte dei principi generali (art.3 - obiettivi programmatici), ma anche l’intera PARTE II sotto il titolo FUNZIONI.Il Preambolo dà il ‘tono’ politico agli articoli che costituiscono lo Statuto. Esso recita: “La Città metropolitana di Milano si propone di esprimere il meglio della cultura di governo e della esperienza amministrativa dei co-

la CITTa METROPOlITaNa E I SERVIZI PUBBlICI

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muni del proprio territorio, ognuno portatore di storie e tradizioni in un quadro integrato e policentrico che ne rispetti l’identità e ne valorizzi la partecipazione. Un contesto tra i più rilevanti a livello europeo e area stra-tegica per l’intera Nazione, capace di generare sviluppo e attrarre risor-se nella dimensione internazionale. Un’area che si impegna a vincere in maniera innovativa ed efficace la sfida della sostenibilità ambientale, atten-ta alla partecipazione democratica e alla qualità sociale e culturale della vita delle cittadine e dei cittadini e delle comunità plurali che la caratte-rizzano. Una Città metropolitana che vuol fare della semplificazione ammi-nistrativa il proprio metodo di lavoro. Intorno a queste sfide si definisce il ruolo del nuovo ente e il nostro comu-ne impegno politico e civile”.L’attribuzione di funzioni sostanziali alla CM presuppone una significativa cessione di potere da parte dei co-muni, ma soprattutto da parte della Regione. Il Consiglio regionale dun-que, e non solo l’esecutivo (la Giunta), avrebbe dovuto partecipare attiva-mente alla formazione dello Statuto. Ma così non è stato. Si tratterà quindi

nei prossimi mesi di rendere coerenti, con legge, poteri e attribuzioni della nuova istituzione con il sistema am-ministrativo regionale, anche perché la Lombardia dovrebbe rivendicare il ruolo nazionale della CM di Milano.

Non sarà un percorso semplice. So-prattutto per l’attività di pianifica-zione del territorio. Infatti natura e poteri del nuovo Piano metropolita-no del territorio dovrebbero essere definiti dalla legge regionale (e forse anche nazionale). In attesa (la regione Lombardia ci mise 10 anni per nor-mare i contenuti dei Piani Territoriali di Coordinamento Provinciali istituiti dalla L.142 nel 1990) le prerogative del Piano definite nello Statuto, con il consenso della Conferenza dei co-muni e della stessa Regione, preve-dono di avviare la pianificazione me-tropolitana che dovrebbe sintetizzare e comporre i Documenti di piano dei 130 comuni dell’area metropolitana, compreso Milano, e prevedere una messa a punto progressiva, coerente con gli obbiettivi statutari e del Piano strategico. Una tale complessità si ripropone an-che per le tematiche organizzative (si

pensi al passaggio delle competenze del personale della ex provincia alla regione) e per le tante funzioni stra-tegiche ed infrastrutturali.Sono temi che avranno altre sedi di analisi e di approfondimento. Quello che qui più ci interessa è invece tutta la parte statutaria dedicata ai servizi pubblici di interesse generale di am-bito metropolitano. Se da una parte si può certamente esprimere soddisfa-zione per la estrema cura e precisio-ne con cui sono stati concepiti gli ar-ticoli dal 40 al 48, proprio nell’ambito delle funzioni in materia di governo del territorio, dall’altra va fatta una sperimentazione di relazioni sui temi richiamati, un necessario approfon-dimento utile per accertare che non vengano poi a sovrapporsi i vari livelli di coordinamento e di ‘governance’. Poiché l’esame dettagliato degli ar-ticoli che riguardano i servizi di pub-blica utilità potrebbe risultare un po’ pedante, ci fermiamo alla conoscenza di quelli che ci riguardano più da vici-no stralciandoli dallo statuto e pubbli-candoli qui di seguito. Lasciamo così ai nostri lettori di cogliere gli spunti di maggiore interesse, rinviando l’appro-fondimento al prossimo numero. n

CITTa’ METROPOlITaNa

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1•2015CITTa’ METROPOlITaNa

ESTRaTTO dalla PROPOSTa dI STaTUTO PER la CITTa’ METROPOlITaNaIN aPPROVaZIONE alla CONFERENZa dEI 134 SINdaCI

PaRTE I - dISPOSIZIONI GENERalI TITOlO I - PRINCIPI GENERalIARTICOLO 1 - LA CITTà METROPOLITANA DI MILANO1. La Città metropolitana di Milano è ente territoriale autonomo, costitutivo della Repubblica ai sensi dell’articolo 114 della

Costituzione.2. Nella Città metropolitana di Milano sono ordinate istituzionalmente le comunità locali costituite dalle popolazioni dei co-

muni di cui al successivo articolo 2, aventi fra loro rapporti di stretta integrazione territoriale, economica, civile e sociale.3. La Città metropolitana di Milano rappresenta le comunità locali che la costituiscono, ne cura gli interessi, ne coordina

lo sviluppo e valorizza il principio di partecipazione di cittadini e cittadine e dei residenti, sia singolarmente sia in forma associata, conformando la propria azione al principio di sussidiarietà ai sensi dell’art. 118 della Costituzione.

ARTICOLO 2 - ......PaRTE II - FUNZIONIARTICOLO 35 - DISPOSIZIONI GENERALI1. Ai sensi dell’art. 1, comma 44, della legge 7 aprile 2014, n. 56, la Città metropolitana esercita le seguenti funzioni

fondamentali:a) adozione e aggiornamento annuale di un piano strategico triennale del territorio metropolitano, che costituisce atto di indirizzo per l’ente e per l’esercizio delle funzioni dei comuni e delle unioni di comuni compresi nel predetto territorio, anche in relazione all’esercizio di funzioni delegate o assegnate dalle regioni, nel rispetto delle leggi delle regioni nelle materie di loro competenza;b) pianificazione territoriale generale, ivi comprese le strutture di comunicazione, le reti di servizi e delle infrastrutture appartenenti alla competenza della comunità metropolitana, anche fissando vincoli e obiettivi all’attività e all’esercizio delle funzioni dei comuni compresi nel territorio metropolitano;c) strutturazione di sistemi coordinati di gestione dei servizi pubblici, organizzazione dei servizi pubblici di interesse generale di ambito metropolitano. D’intesa con i comuni interessati la Città metropolitana può esercitare le funzioni di predisposizione dei documenti di gara, di stazione appaltante, di monitoraggio dei contratti di servizio e di orga-nizzazione di concorsi e procedure selettive;d) mobilità e viabilità, anche assicurando la compatibilità e la coerenza della pianificazione urbanistica comunale nell’ambito metropolitano;e) valorizzazione del sistema dei parchi di scala metropolitana intesi come un unico servizio collettivo, una rete infrastrutturale primaria del suo sistema sociale e territoriale. Per questo la Città metropolitana opera per una ge-stione unica dei parchi di scala metropolitana interamente compresi nel perimetro, al fine di favorirne una gestione coordinata e di promuoverne le singole identità, l’ampliamento e il collegamento tra gli stessi, per creare un unico parco metropolitano di valenza nazionale. Per i parchi non interamente compresi nel proprio territorio, ma integrati nel sistema verde metropolitano, promuove forme di gestione coordinate;f) promozione e coordinamento dello sviluppo economico e sociale, anche assicurando sostegno e supporto alle attività economiche e di ricerca innovative e coerenti con la vocazione della Città metropolitana come delineata nel piano strategico del territorio indicato alla lettera a);g) promozione e coordinamento dei sistemi di informatizzazione e di digitalizzazione in ambito metropolitano.

..........................ARTICOLO 43 - PROMOZIONE E COORDINAMENTO DELLO SVILUPPO ECONOMICO E SOCIALE1. La Città metropolitana promuove uno sviluppo economico e sociale equo e durevole, basato sui saperi, l’innovazione,

la coesione sociale e la sostenibilità ambientale. In particolare la Città metropolitana si propone di:a) consolidare la struttura produttiva, migliorando la competitività delle imprese esistenti, razionalizzando gli inse-diamenti e rafforzando la dotazione di infrastrutture e servizi;b) promuovere nuove imprese, sostenendo l’innovazione tecnologica e sociale e mettendo in opera fattori preceden-temente sottoutilizzati o espulsi dal processo produttivo;c) dare impulso a politiche pubbliche finalizzate a rafforzare le connessioni del sistema economico metropolitano con i mercati mondiali e a potenziare le reti di relazioni locali con particolare riguardo alla più ampia messa a di-sposizione di reti e di trasmissione di dati;d) promuovere l’attrazione di nuove attività economiche sul territorio metropolitano, anche individuando idonee opportunità insediative di rilevanza metropolitana;

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CITTa’ METROPOlITaNa

e) favorire l’attrattività del territorio metropolitano, trasformando città e territorio in luoghi intelligenti, dinamici, inclusivi ed eco-compatibili;f) valorizzare il ruolo della conoscenza, dell’alta formazione e della ricerca, anche sostenendo il sistema della ricerca universitaria dell’area metropolitana, allo scopo di attrarre e promuovere giovani talenti, sviluppare un ambiente culturale aperto, dinamico e ricco di relazioni, offrire soluzioni intelligenti in grado di rinnovare il sistema economico-urbano e migliorare la qualità di vita delle cittadine e dei cittadini;g) mettere a punto politiche attive del lavoro e favorire lo sviluppo del capitale umano, in quanto mezzo di promozione della crescita delle imprese, del benessere e della coesione sociale;h) predisporre programmi e politiche volti a garantire a tutte le cittadine e i cittadini pari opportunità e pari condizioni per l’accesso ai servizi sociali di livello metropolitano;i) promuovere una maggiore integrazione e coordinamento nell’ambito delle politiche sociosanitarie, con l’obiettivo di rafforzare la qualità media e l’efficacia, anche valorizzando il principio di “prossimità” nella prospettiva di un miglior adattamento degli interventi alle peculiarità dei diversi contesti locali;l) favorire la semplificazione amministrativa, per incrementare l’efficienza complessiva del sistema socio-economico metropolitano.

2. Il piano strategico, tenendo conto delle politiche pubbliche europee, nazionali e regionali, determina gli obiettivi, graduati nel tempo, di promozione e coordinamento dello sviluppo economico e sociale che la Città metropolitana si propone di conseguire mediante la propria azione diretta nonché attraverso il coordinamento dell’azione delle altre amministrazioni pubbliche, delle autonomie funzionali, delle forze economiche e sociali e di soggetti privati operanti in forma di impresa.

3. Il piano strategico individua gli specifici strumenti dell’azione della Città metropolitana per la promozione dello svi-luppo economico e sociale e reca le opportune indicazioni da sviluppare nel piano territoriale metropolitano.

ARTICOLO 44 - SERVIZI PUBBLICI DI INTERESSE GENERALE DI AMBITO METROPOLITANO1. Sono servizi pubblici di interesse generale di ambito metropolitano i servizi pubblici locali a rete di rilevanza econo-

mica, compresi quelli appartenenti al settore dei rifiuti urbani.2. In relazione ai servizi pubblici di interesse generale di ambito metropolitano, spettano alla Città metropolitana la

pianificazione, la programmazione e l’organizzazione dei servizi, la scelta della forma di gestione, la determinazione delle tariffe all’utenza, salva diversa disposizione dell’ordinamento.

3. A tal fine la Città metropolitana stabilisce i principi e le regole di gestione ed erogazione dei servizi, ne definisce i modelli organizzativi tenuto conto delle gestioni esistenti, cura i procedimenti diretti all’affidamento dei servizi, de-termina i contenuti dei contratti di servizi.

4. La Città metropolitana riconosce l’acqua quale patrimonio dell’umanità, bene comune, diritto inalienabile di ogni esse-re vivente. Il servizio idrico integrato è di interesse generale e la Città metropolitana ne assicura il carattere pubblico.

ARTICOLO 45 - FORME DI GESTIONE DEI SERVIZI PUBBLICI DI INTERESSE GENERALE DI AMBITO METROPOLITANO1. La Città metropolitana cura la gestione dei servizi pubblici di interesse generale di ambito metropolitano in conformità

all’ordinamento dell’Unione europea.2. La Città metropolitana concorre alla gestione dei servizi succedendo alla Provincia nella partecipazione alle società in

house e alle società miste cui siano affidati direttamente servizi pubblici di interesse generale di ambito metropolitano.3. La Città metropolitana cura la gestione dei servizi pubblici di interesse generale in ambito metropolitano anche

mediante il coordinamento di società operative territoriali partecipate dai comuni e dalle unioni di comuni.ARTICOLO 46 - SISTEMI COORDINATI DI GESTIONE DEI SERVIZI PUBBLICI1. Per i servizi pubblici diversi da quelli di interesse generale di ambito metropolitano, compresi i servizi pubblici privi

di rilevanza economica, la Città metropolitana, d’intesa con i comuni, verifica l’opportunità della strutturazione di sistemi coordinati e della correlativa gestione.

2. A tal fine la Città metropolitana definisce i principi e le regole per la gestione di tali servizi da parte dei comuni, gli ambiti territoriali omogenei per la loro gestione, i modelli organizzativi più adeguati, nonché gli strumenti di coordi-namento e integrazione tra i soggetti gestori dei servizi.

ARTICOLO 47 - FUNZIONI DI STAZIONE APPALTANTE1. La Città metropolitana assume le funzioni di centrale unica di committenza per l’aggiudicazione dei contratti di lavori,

forniture e servizi, nonché per la concessione di servizi pubblici, in favore dei comuni e delle Unioni dei comuni che lo richie-dano, previa stipula di convenzione nella quale sono stabiliti i reciproci obblighi, le garanzie, i rapporti finanziari e la durata.

2. I comuni e le unioni di comuni possono anche affidare alla Città metropolitana, mediante convenzione, la predi-sposizione degli atti di gara e dei contratti, la responsabilità dei procedimenti di evidenza pubblica, il monitoraggio dell’attuazione dei contratti e dei contratti di servizio, l’organizzazione di concorsi e procedure selettive di personale.

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1•2015aMBIENTE

le recenti deliberazioni della Regione Lombar-dia in termini di pianificazione e regolamen-tazione del sistema di gestione rifiuti, Delibe-

razione X/63 del 2 luglio 2013, D.g.r. 25 07 2013 n. X/497, D.c.r. 3 dicembre 2013 - n. X-209 e Programma Regionale di Gestione dei Rifiuti (PRGR), modificano il sistema di gestioni dei ri-fiuti lombardo introducendo una serie di elementi di cri-ticità che rischiano di com-promettere alcuni dei capi-saldi del sistema. Criticità che da tempo CONFSER-VIZI-CISPEL Lombardia ha portato all’attenzione della Regione.Il nuovo PRGR è articolato in più documenti per un to-tale di più di 2.000 pagine. Vista la complessità del documento non è possibile farne una sintesi organica in poche pagine, in ragione di ciò nel presente arti-colo ci si concentrerà esclusivamente sulle principa-

li criticità, con particolare riferimento al ruolo futuro assegnato dal PRGR ai ter-movalorizzatori lombardi. Tra i principali obiettivi del PRGR, che si sviluppa su

u n a rco p i a -no temporale esteso sino al 2020, vi sono l’ i n c re m e n to s i g n i f i c a t i v o della raccolta differenziata e la riduzio-ne della produzione di rifiuti urbani. In-nanzitutto si ritiene che la Regione abbia sovrastimata la riduzione procapite di Ri-fiuti Urbani Residui (RUR) da oggi al 2020, avendo dato un eccessivo peso al trend

di riduzione di produzione di rifiuti degli ultimi anni, sicuramente non l’unico riferimento per la valutazione a lungo termine in quanto soggetto agli effetti della crisi economica.

Inoltre, si ritiene di non potere dare per scontato, pur auspicandolo, il rag-giungimento di un tasso di raccolta differenziata fis-sato al 2020 pari al 67%, tenendo conto che, ad oggi, il livello medio lom-bardo si attesta su valori elevati, ma comunque in-feriori al 55%.Il nuovo PRGR si basa sul convincimento che la ca-pacità di trattamento dei termovalorizzatori lombar-di sia già oggi sovradimen-sionata rispetto alle esi-genze del territorio e che in ragione di ciò sia neces-sario prevedere la chiusu-

PIaNO REGIONalE RIFIUTI E BONIFICHE: TRa CaPaCITa dEGlI IMPIaNTI E lIBERO MERCaTO

Davide Alberti

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daVIdE alBERTI d.G. lINEa ENERGIa (GRUPPO lGH), COORdINaTORE SETTORE aMBIENTE PER CONFSERVIZI CISPEl lOMBaRdIa

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ra di parte dei suddetti impianti. Si tratta di un errore di valutazione derivante dall’aver confrontato la capacità di trattamento com-plessiva dei termovalorizzatori con la sola quantità di RUR pro-dotti, senza considerare l’eleva-ta quantità di altri rifiuti trattata dai termovalorizzatori (Rifiuti Speciali, Rifiuti Ospedalieri e fanghi da depurazione).La nuova regolamentazione re-gionale assegna un significati-vo ruolo futuro al Trattamento Meccanico Biologico (TMB); bi-sogna però considerare che un più spinto utilizzo dei TMB rad-doppierà i quantitativi di scarti, av-viati a discarica in contraddizione col principio di “discarica zero”. Nel Piano viene inoltre ipotizzato quale destino finale del Combu-stibile Solido Secondario (CSS) prodotto dai TMB i cementifici. Va però considerato che la produzio-ne di cemento in Italia dal 2009 al 2012 è calata del 57% (fonte: dati AITEC) e che la sola produzione lombarda di CSS al 2020 sarebbe superiore al quantitativo di rifiuti trattati dall’insieme dei cementifi-ci italiani nel 2012. Pertanto, tale ipotesi, è da ritenersi difficilmente realizzabile.L’obiettivo dichiarato di ridurre la capacità del parco impiantistico lombardo va inoltre in contrad-dizione con l’obiettivo “discarica zero” in quanto è cosa nota come i Paesi europei più virtuosi nella gestione rifiuti, nei quali l’utilizzo della discarica è effettivamente re-siduale, abbiano una percentuale di rifiuto inviato a termovalorizza-zione molto significativa. Si prenda come esempio Paesi quali la Ger-mania e la Svezia, dove a fronte di una percentuale di rifiuto urbano avviato a smaltimento in discarica inferiore allo 1%, la percentuale di RU avviati a termovalorizzazione

è rispettivamente dell’ordine del 35% e 50%.

Dall’analisi della recente normati-va lombarda sembra emergere la volontà della Regione Lombardia di contrastare il libero mercato dei rifiuti speciali, contrastare l’im-

portazione di RUR extra regionali e di dimensionare la capacità del sistema lombardo di trattamento dei RU in base al principio del mi-nima capacità necessaria, nonché di favorire l’esportazione dei RSNP lombardi al di fuori dei confini re-gionali.Si ritiene che tale logica di auto-sufficienza regionale calcolata in funzione del solo RUR, con l’inten-to, non dichiarato ma evidente, di contrastare l’afflusso di rifiuti spe-ciali in Regione Lombardia da altre regioni, sia al contempo lesivo del principio del “libero mercato” non-ché costituisca violazione del prin-cipio di libera circolazione delle cose e costituisca un ingiustificato vincolo, a carico dei gestori degli impianti, alla libera facoltà di svol-gere un’iniziativa economica. n

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1•2015

la “legge di stabilità 2015” è stata approvata dalla Camera il 30 novembre u.s. ed ora è al vaglio del Senato.

Per quanto concerne il c.d. “mondo delle società par-tecipate dagli enti pubblici” le attenzioni sono state rivolte, prevalentemente, al prospettato disegno di razionalizzazione delle partecipazioni, sia dirette che indirette, che avrebbe dovuto trovare fondamento e propulsione motivazionale nel piano elaborato dal Commissario per la revisione della spesa. Carlo Cot-tarelli, infatti avrebbe addirittura ipotizzato di rispar-miare nel 2015 circa 500 milioni di euro che avrebbero potuto diventare due miliardi nel triennio 2015/2017.Per la parte che più riguarda le gestione dei servizi pubblici a rete, la bozza di legge finanziaria 2015 ri-prende alcuni indirizzi contenuti nel “piano Cottarelli” e ha l’obiettivo di perseguire un drastico ridimensio-namento numerico delle partecipate attraverso una individuata tempistica dell’operazione di razionaliz-zazione delle stesse.è proprio dall’indagine compiuta da Cottarelli sul nu-mero e le tipologie delle partecipate in Italia che la

legge di stabilità 2015 trae spunto per gli interventi da effettuare. Le più significative misure di razionalizzazione appro-vate dalla Camera (mutuate anche dal “piano Cotta-relli”) riguardano - fra l’altro:• la revisione della disciplina dell’organizzazione del-

le gestioni dei servizi pubblici a rilevanza economica e a rete, mediante anche la promozione di processi di aggregazione e di potenziamento della gestione industriale dei servizi a rete, applicabile anche al settore dei rifiuti urbani e ai settori regolati da au-torità indipendente (elettricità, gas, acqua), salvo deroghe espresse;

• le iniziative volte all’efficientamento strutturale e diffuso delle partecipate oltre che le misure finaliz-zate a ridurne il perimetro (disciplinando in modo specifico l’affidamento in house);

• la riduzione dei costi e degli oneri riguardanti gli organi di amministrazione;

• l’introduzione di un effettivo ed efficiente sistema di controllo e sanzionatorio;

• la semplificazione di alcune procedure.

Il tutto deve, allo stato, trovare sintesi e supporto in un “piano operativo di razionalizzazione”, corredato da una relazione tec-nica, che evidenzi:• le società e le partecipazioni

societarie oggetto della razio-nalizzazione;

• i tempi vincolanti, le modalità di attuazione e i benefici del piano di razionalizzazione.

Il soggetto deputato per il con-trollo dell’attuazione del piano operativo viene individuato nel-la Corte dei Conti.L’articolo 43 che riguardava nella bozza le partecipate, nel testo approvato dalla Camera è stato inserito quale art. 2 com-mi 267, 268, 270 e 271. n

lE aZIENdE PUBBlICHE “PaRTECIPaTE” E la lEGGE dI STaBIlITa

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a CURa dI aNGElO QUIETI E aNNa TaRRICONE

lEGGE dI STaBIlITa’

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lEGGE dI STaBIlITa’

SERVIZI PUBBlICI lOCalI: allUVIONE dI NORME O RIFORMa a STRaPPI?a CURa dEll’aVV. aNGElO QUIETI

1. PREMESSaDa anni, ciclicamente, si afferma l’esigenza di “riformare la Pubblica Amministrazione” in senso lato, oltre che in ambiti specifici. Evitando la riproposizione di gravosi decaloghi, si po-trebbe operare la seguente sintesi:- semplificare i procedimenti amministrativi,- ridurre significativamente le aree nelle quali sia veramente necessario l’interven-to della P.A.,- contenere (ragionevolmente riducendoli al minimo) i tempi di elaborazione dei vari provvedimenti, in capo alla P.A.- rendere concretamente produttiva ed ef-ficiente la P.A. (rectius: la c.d. “macchina burocratica”),- contenere e/o razionalizzare i “costi di produzione dell’attività amministrativa” opportunamente “sburocratizzata”,- rendere effettiva, sistematica e program-mata l’azione di controllo, così come l’am-bito delle responsabilità personali. Recentemente, il dibattito si è trasformato addirittura in scontro, a causa delle contrapposte argo-mentazioni fondate su variegate analisi di esperti e di politici.Quanto ai politici, ha suscitato scalpore l’affermazio-ne che l’attuale Presidente del Consiglio ha avuto modo di “esternare”. La si riporta così come citata da Gian Anto-nio Stella nel suo libro “Bolli, sempre bolli, fortissimamente bolli- La guerra infinita alla bu-rocrazia” e cioè: C’è un panta-no, una sabbia mobile, che è la burocrazia. O si ha il coraggio di superare questa sabbia mo-bile o il paese è condannato al declino. “Quella della burocra-zia è la madre di tutte le battaglie. Serve una violenta lotta contro la burocrazia. Utilizzo l’espressione ‘violen-ta’ perché non abbiamo alternative...”

2. RIFORMaRE. COME?La rilevanza (ed la corrispondente eco) delle affermazio-ni citate è stata dirompente ed, indubbiamente, ancora lo è. Ma, dal punto di vista dei contenuti, del corpus sostan-ziale/normativo/riformatore ci si domanda quali siano concretamente le attività, le azioni ed i provvedimenti da porre in essere, per raggiungere l’obiettivo prefigurato.

Difficile dirlo, se - a prescindere da quan-to realizzato o non realizzato sino ad oggi - si deve fare riferimento, per esempio, all’accidentato e persistente ricorso alla “decretazione di urgenza”, di cui il D.L. n. 90/2014 (convertito nella legge 114/2014) rappresenta un modello problematico ed emergenziale da gestire.

A modesto avviso di non pochi, le riforme pensate o delineate con le migliori inten-zioni ed annunciate con enfasi non sempre coincidono con le riforme realizzabili o con quelle possibili da realizzare. Con la con-seguenza di … aumentare la confusione e di non modificare la sostanza delle cose.

Non solo; ma affrontare una “complessa riforma di si-stema” come quella riguardante la P.A. (ricomprendente anche i servizi pubblici locali) impone necessariamente, l’approfondita ed organica conoscenza del settore (o dei

settori), della scansione temporale indi-spensabile per l’attuazione degli enun-ciati e della gradazione - per importanza - degli interventi da attuare.

Agire con provvedimenti d’urgenza in un contesto già caratterizzato da diffuse criticità, con la pretesa che questi prov-vedimenti siano in grado di conseguire l’effetto sperato è estremamente arduo se non improponibile sotto molteplici profili. Con la conseguenza che i progetti ed i programmi restano senza esito.

Recentemente, il nuovo Presidente della Corte Costitu-zionale, pur con l’equilibrata prudenza che il ruolo gli impone, avrebbe affermato che “troppa velocità a volte

Angelo Quieti

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1•2015lEGGE dI STaBIlITa’

non è un bene”. Infatti, le riforme non possono procedere “per sal-tum”. Insomma: adelante Pedro…con ju-dicio”.

3. Il d.l. 90/2014 (E la lEGGE dI CONVERSIONE N. 114/2014)E veniamo al D.L. 90/2014, di cui comprensibile è apparso lo spirito sotteso, ma non lo strumento che già di per sé - soprattutto quando è frammisto a provvedimenti “omni-bus” - appare inidoneo a modificare alcunché. Evitando di fare disquisizioni sulla “bontà” del provvedimento, da un punto di vista costituzionale e so-stanziale, è condivisibile la tesi di chi sostiene che qualunque riforma che aspiri ad essere sostanzialmen-te efficace e credibile non può essere avviata con Decreti Legge.Per il caso concreto, peraltro, gli argomenti disciplinati sono tra loro non omogenei, anche se molti di loro riconducibili al disegno riformatore della P.A., in senso allargato.Infatti, basta scorrere la leg-ge di conversione n. 114/2014 per rendersene conto. In sintesi, sono trattatati in 54 articoli (di cui molti concernenti modifiche di di-sposizioni contenute in leggi pree-sistenti) temi quali:• misure urgenti per l’efficienza della pubblica amministrazione e per il sostegno dell’occupazione (tra cui: il ricambio generazionale nelle pubbliche amministrazioni, la semplificazione e flessibilità del turn over, la mobilità obbligatoria o volontaria, le prerogative sindacali nelle pubbliche amministrazioni, l’abrogazione dei diritti di rogito del segretario comunale e provinciale, alcune norme riguardanti il perso-nale delle regioni e degli enti locali,

i fondi per la progettazione e l’inno-vazione),• misure in materia di organizza-zione della pubblica amministra-zione (tra cui: la nomina dei di-pendenti nelle società partecipate, la ricognizione degli enti pubblici e l’unificazione delle banche dati delle società partecipate degli enti pubblici, la soppressione delle se-zioni staccate di Tribunale Ammi-nistrativo Regionale, la soppres-sione dell’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici e contestuale definizione dell’Autorità nazionale anticorruzione, l’unificazione delle scuole di formazione, la razionaliz-zazione delle Autorità indipendenti, gli interventi urgenti in materia di riforma delle province e delle città metropolitane),• interventi urgenti in materia di

semplificazione (tra cui: l’agen-da per la semplificazione ammini-strativa, gli obblighi di trasparenza della pubblica amministrazione, le comunicazione tra le pubbliche amministrazioni,le disposizioni di semplificazione e di razionalizza-zione in materia sanitaria),• misure urgenti per l’incentivazio-ne della trasparenza e correttezza delle procedure neri lavori pubblici (tra cui le misure di controllo pre-ventivo, la previsione di istituzione di un’unità operativa speciale per Expo 2015, la tutela del dipendente pubblico che segnala illeciti, l’indivi-duazione di misure straordinarie di gestione, sostegno e monitoraggio

di imprese, nell’ambito della pre-venzione della corruzione, la tra-smissione all’Anac delle varianti in corso d’opera),• misure per lo snellimento del processo amministrativo e l’attua-zione del processo civile telematico (tra cui il processo amministrativo, le misure per il contrasto all’abuso del processo, le disposizioni per ga-rantire l’effettività del processo te-lematico, la razionalizzazione degli uffici di cancelleria e le notificazioni per via telematica, i poteri di auten-tica dei difensori e degli ausiliari del giudice).

4. alCUNI PaRTICOlaRI aSPETTIPer quanto concerne le società a partecipazione pubblica, appaio par-ticolarmente rilevanti le norme con-tenute all’art. 16 (trattato in seguito dal dott. Calzoni), l’art. 19, l’art. 32 e l’art. 37, soprattutto in relazione ad alcune fattispecie concrete già verificatesi.L’art. 19 ha disposto la soppressio-ne dell’Autorità per la vigilanza dei contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, con la conseguenza che i relativi compiti e/o attribuzioni sono trasferiti all’Autorità nazionale anti-corruzione (Anac) che risulta dotata di poteri specifici (nell’ambito del contrasto alla corruzione) in materia di vigilanza, di controllo e di appli-cazione delle sanzioni (salvo che il fatto costituisca reato) La norma va poi correlata con le previsioni di cui agli artt. 30 (per quanto attiene Expo 2015), 32 (per quanto attiene le misure straordinarie di gestione, soste-gno e monitoraggio di imprese nell’ambito della prevenzione della corruzione) e 37 (per quan-to attiene l’obbligo di trasmissio-ne all’Anac delle varianti in corso d’opera). Altra correlazione im-portante va effettuata con la leg-

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lEGGE dI STaBIlITa’

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ge n. 190/2013 e con il D. Lg.vo n. 231/2001.Particolare rilievo, in materia, riveste anche la previsio-ne contenuta nell’art. 32, con il quale vengono attribuiti al Prefetto poteri di intervento che possono determina-re non solo l’ordine di rinnovazione degli organi sociali delle imprese aggiudicatarie di appalti o di un conces-sionario di lavori pubblici o di un contraente generale, ma addirittura la gestione straordinaria e temporanea dell’impresa appaltatrice, in ordine al completamento dell’esecuzione dell’appalto o della concessione.A ben vedere, l’accennata previsione ha un effetto …di-rompente (e delicato) soprattutto per l’effettività e l’im-mediatezza dell’azione riservata al Prefetto.Per quanto concerne la trasmissione all’Anac delle va-rianti in corso d’opera, occorre rilevare che queste devo-no eccedere il 10% dell’originario importo del contratto e devono essere trasmesse entro 30 giorni dall’approva-zione da parte della stazione appaltante, unitamente al progetto esecutivo ed alla relazione del Rup.

lE CONSEGUENZE dElla SPENdING REVIEw a CURa dI MaRIO CalZONI

Come accennato, altri articoli della legge di conversione del D.L. n. 90/2014, appaiono significativi per le società a partecipazione pubblica, tra cui l‘art. 16 e l’art. 6. Det-tagliatamente:

5. l’aRT. 4 (RIdUZIONE dI SPESE, MESSa IN lIQUIdaZIONE E PRIVaTIZZaZIONE dI SO-CIETa’ PUBBlICHE), CC. 4 E 5, l. 135/2012 L’art. 16 (Nomina dei dipendenti nelle società partecipa-te), cc. 1 e 2 del D.L. 90/2014 (Pubblica amministrazione) in vigore dal 25/6/2014 (Misure urgenti per la semplifica-zione e la trasparenza amministrativa e per l’efficienza degli uffici giudiziari) convertito in L. 114/2014 riscrive l’art. 4 (Riduzione di spese, messa in liquidazione e pri-vatizzazione di società pubbliche), cc. 4 e 5, L. 135/2012 (spending review 2) in vigore dal 7/7/2012.Noto che la Corte costituzionale, con la sentenza n. 229/2013, ha, tra l’ altro, precisato che «la norma si ap-plica solamente alle regioni a statuto ordinario».Pertanto l’art. 4, cc. 4 e 5, L. 135/2012, si applicano so-lamente alle società strumentali.

6. la VERSIONE IN VIGORE dEll’aRT. 5 (RIdUZIONE dI SPESE dEllE PUBBlICHE aMMINISTRaZIONI), C. 9, l. 135/2012, COME MOdIFICaTO dall’ aRT. 6, l. 114/2014L’art. 5 (Riduzione di spese delle pubbliche amministra-zioni), c. 9, D.L. 95/2012, in vigore dal 7/7/2012 e conver-

tito con modifiche dalla L. 135/2012 (spending review 2) oggi recita (dopo le modifiche introdotte dall’ art. 6, D.L. 90/2014 convertito con modifiche dalla L. 114/2014): «9] è fatto divieto alle pubbliche amministrazioni di cui all’articolo 1, comma 2, del decreto legislativo n. 165 del 2011, nonché alle pubbliche amministrazioni inserite nel conto economico consolidato della pubblica ammi-nistrazione, come individuate dall’Istituto nazionale di statistica (ISTAT) ai sensi dell’articolo 1, comma 2, del-la legge 31 dicembre 2009, n. 196 nonché alle autorità indipendenti ivi inclusa la Commissione nazionale per le società e la borsa (Consob) di attribuire incarichi di studio e di consulenza a soggetti già lavoratori privati o pubblici collocati in quiescenza. Alle suddette amministrazioni è, altresì, fatto divieto di conferire ai medesimi soggetti incarichi dirigenziali o di-rettivi o cariche in organi di governo delle amministra-zioni di cui al primo periodo e degli enti e società da esse controllati, ad eccezione dei componenti delle giun-te degli enti territoriali e dei componenti o titolari degli organi elettivi degli enti di cui all’articolo 2, comma 2-bis, del decreto-legge 31 agosto 2013, n. 101, con-vertito, con modificazioni, dalla legge 30 ottobre 2013, n. 125. Incarichi e collaborazioni sono consentiti, esclusi-vamente a titolo gratuito e per una durata non superio-re a un anno, non proroga-bile nè rinnovabile, presso ciascuna amministrazione. Devono essere rendicontati eventuali rimborsi di spe-se, corrisposti nei limiti fissati dall’organo competente dell’amministrazione interessata. Gli organi costituzionali si adeguano alle disposizioni del presente comma nell’ambito della propria autonomia».Sussistendo nel caso di specie i rigori di cui trattasi, ai sensi del successivo c. 2, art. 6 (Divieto di incarichi diri-genziali a soggetti in quiescenza), D.L. 90/2014 converti-to con modifiche in L. 114/2014 (pubblica amministrazio-ne), essi «si applicano agli incarichi conferiti a decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto» e quindi con riferimento agli incarichi (rectius : ai nuovi incarichi) conferiti dopo il 25/6/2014. La norma pertanto non si applica agli incarichi già in corso a detta data.L’art. 5, D.L. 95/2012 “rilancia” il divieto già introdotto dall’ art. 25 (Incarichi di consulenza), c. 9, L. 724/1994

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Mario Calzoni

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1•2015lEGGE dI STaBIlITa’

(Misure di razionalizzazione della finanza pubblica) (cfr. sul punto Corte dei conti, sez. reg. contr. Campania, pa-rere n. 460/2011): ma vedi anche l’ art. 53 (Incompati-bilità, cumulo di impieghi e incarichi), c. 16-ter, D.Lgs. 165/2001 (tutt’ora in vigore e non inciso dalla novella di cui all’art. 6, L. 114/2014). Sul concetto di “controllo” si rinvia a quanto già osser-

vato in occasione di altri approfondimenti.La norma sconta che sia noto da quali enti locali soci proviene la nomina dei soggetti pubblici o privati collo-cati in quiescenza, e se detti enti detengono o meno (cfr. lo statuto sociale) il controllo. Nella successiva tav. 1, necessiterà - in particolare - ri-salire a tale aspetto nelle ipotesi n. 4 e 6.

l’ aRT. 5, C. 9, l. 135/2012 : aMMINISTRaTORI IN QUIESCENZa (TaV. 1)

Non ricompresi nell’alveo in esame in quanto nominati dall’ente o dagli enti locali soci che non hanno il controllo In sintesi: 1) società miste a partecipazione diretta a minoranza pub-blica2) società paritetiche pubblico private a partecipazione diretta3) le società a partecipazione indiretta4) le società in house a partecipazione diretta plurisocio se la nomina (es. attraverso il voto di lista) è effettuata dagli enti che non detengono il controllo

Ricompresi nell’alveo in esame in quanto nominati dall’ente o dagli enti locali soci che hanno il controlloIn sintesi :5) le società in house a partecipazione diretta monocomu-naleSe la nomina è effettuata in una società in house pluriso-cio dell’ ente (o dagli enti a parità di quote) che possiedono il controllo e cioè una partecipazione diretta, sufficiente per convocare l’assemblea ordinaria dei soci (v. statuto sociale); ma v. anche eventuali patti parasociali, patti di sindacato, attività di direzione e coordinamento, et similia:6) le società in house a partecipazione diretta pluricomu-nale se la nomina è effettuata da un ente o dagli enti che detengono il controllo;7) le società a partecipazione diretta miste a maggioranza pubblica se un ente locale o più enti locali hanno il con-trollo.

7. la PaRTECIPaZIONE dIRETTa Ed INdIRETTa. Il CONCETTO dI CONTROllO NEl dIRITTO E NElla GIURISPRUdENZaCirca la interpretazione ermeneutica di «ente control-lante» risulta d’ausilio il rinvio all’ampio ed approfon-dito excursus normativo effettuato sul punto da Corte dei conti, sez. regionale di controllo per il Lazio, parere n. 143/2013/PAR del 10/7/2013, nel quale è - tra l’ altro - autorevolmente specificato che : «Sul significato di “amministrazione controllante” ha avuto modo di pro-nunciarsi la Sezione delle Autonomie [della Corte dei conti] con la deliberazione n. 14/AUT/2011/QMIG del 29 dicembre 2011; in tale occasione ha chiarito che il con-cetto di “partecipazione totalitaria o controllo” debba essere riferito alle società partecipate al 100% da un ente pubblico o da più enti pubblici congiuntamente, nonché alle società che presentino le caratteristiche di cui all’art. 2359, comma 1, nn. 1 e 2, c.c. Secondo questa Corte, ai fini dell’applicazione della norma in esame, vanno ritenute “controllate” le società nelle

quali l’ente locale possiede azioni che gli assicurano la maggioranza dei voti nelle assemblee ordinarie, oppure voti sufficienti ad esercitare un’influenza dominante, con esclusione di quelle sulle quali tale influenza è esercitata attraverso altra società, in base a partico-lari vincoli contrattuali (pur considerate controllate in base all’art. 2359, comma 1, n. 3, c.c.). Ne consegue che si dovrà tener conto anche delle società partecipate che hanno natura di holding, in quanto destinatarie di affidamento diretto, mentre non rilevano gli altri affida-menti (di natura indiretta) posti in essere dalla holding rispetto alle società del gruppo».L’ art. 2359 (Società controllate e società collegate), C.C. specifica che:«1] Sono considerate società controllate:1) le società in cui un’altra società dispone della mag-gioranza dei voti esercitabili nell’assemblea ordinaria;2) le società in cui un’altra società dispone di voti suffi-cienti per esercitare un’influenza dominante nell’assem-blea ordinaria» n

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l’edilizia sociale in Lombardia sta vivendo una fase di grande trasformazione, innescata dalla riforma della governance del settore, attivata

dalla L.R. 17/2013, che ne ha ridisegnato l’organizza-zione. Su questa partita apriamo l’approfondimento sulla casa pubblica per capire cosa sta succedendo nella Regione. Stiamo attraversando un momento sociale assai dif-ficile, tanto sul piano occupazionale che su quello dell’immigrazione incontrollata e certamente servirebbero più ri-sorse da mettere sul piatto per il sostegno alle famiglie.La modifica della governance non è sufficiente a risolvere i proble-mi che si scaricano sulle Aziende ALER per effetto della crisi sociale che genera, con l’impoverimento delle famiglie, motivi seri di in-solvenza dei canoni, pur modesti, dell’edilizia sociale e dei costi dei servizi per acqua, luce e riscalda-mento.Regione Lombardia interviene a sostegno della morosità incolpevole, aiutando le fa-miglie con un contributo che certamente allevia il di-sagio dei beneficiati, ma che non elimina i problemi per le ALER, costrette oltretutto a confrontarsi anche con forme diffuse di morosità colpevole e con proce-dure lunghissime per cercare di ottenere il rispetto dei contratti.Le ALER, all’epoca della discussione sulla legge di riforma della governance, hanno evidenziato un tema di fondo, di carattere non congiunturale, ma strutturale: il mancato riconoscimento dei costi del welfare che alle stesse viene accollato dalla Regio-ne che stabilisce i canoni, definisce i criteri per la formazione delle graduatorie nelle quali i soggetti privilegiati all’assegnazione sono sostanzialmente gli incapienti e quindi per definizione soggetti im-possibilitati a pagare canoni e spese, i cui oneri fini-scono per gravare sui bilanci aziendali ed a portarli in condizioni critiche.E non pare immaginabile continuare in questa logica

senza arrivare alla rovina del sistema, costruito con logiche assai diverse in un periodo in cui il welfare era alimentato dallo Stato, senza che la Regione allo stesso è subentrata, si accolli il costo di socialità che essa stessa determina. è quanto avviene, per fare un esempio, in Piemonte e in Puglia dove le aziende della casa, con la riforma, sono state classificate come enti non economici e come tali strutturalmente affrancati dal costo del welfare che le rispettive regioni stabili-

scono.

Le ALER, come ci racconta-no nel seguito due dei nuovi Amministratori, arriveranno a completare le aggregazio-ni previste dalla Legge di Riforma nei tempi stabiliti. I processi di razionalizzazione delle strutture centrali e pe-riferiche nel volgere di qual-che anno produrranno sicu-ramente economie di scala e maggiore razionalizzazione e uniformità delle procedu-

re. Si tratta di un processo virtualmente ineccepibile che, insieme alle economie generate dalla governance rinnovata, produrrà più qualità a costi minori.

Tutto questo sarebbe stato certamente più signifi-cativo in condizioni di normalità di contesto ed in assenza di una pressione politica sulla casa so-ciale certamente bisognosa di risposte, ma anche e soprattutto di assenza di strumentalizzazioni e supportata da maggiori certezze sulle risorse, che passa ineludibilmente per la risoluzione del nodo gordiano del welfare: non è in gioco solo il bilancio delle aziende ma anche e soprattutto la sopravvi-venza del sistema della socialità della casa in Lom-bardia, che necessita di un sostanzioso riequilibrio tra quello che è chiamato a dare e il costo del servi-zio reso, la cui entità e qualità dipende dalle risorse, così com’è per la sanità, per il trasporto pubblico, per l’assistenza e via discorrendo tra i pezzi del wel-fare di questa nostra Regione.

alER

Il PUNTO SUll’EdIlIZIa SOCIalE NElla REGIONE lOMBaRdIaa CURa dI GIOVaNNI BORdONI

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la PaROla al PRESIdENTE dI alER MIlaNO GIaN ValERIO lOMBaRdIFatte queste brevi considerazioni, abbiamo pensato di chiedere un contributo “aziendale” sull’edilizia sociale a due dei protagonisti del processo di riforma delle ALER in corso.Il primo interlocutore è il Dott. Gian Valerio Lombardi Presidente dell’ALER di Milano, l’Azienda che sta pagando, come è ormai consue-tudine, il prezzo più alto in termini di squilibrio finanziario del proprio bilancio, dal momento che è a Mila-no che si concentrano con partico-lare intensità i riflessi negativi del momento turbolento che attanaglia il nostro Paese. A Milano infatti si assommano una serie di fattori di negatività davvero impressionanti che riguardano la disoccupazione, le difficoltà famigliari, l’immigra-

zione, la malavita diffusa, cui si aggiungono le caratteristiche del patrimonio abitativo sociale, le sue vetustà e numerosità, le sue neces-

sità manutentive, la morosità cro-nica di una larga fascia di utenza e conseguente alle criticità sociali sopra richiamate, ma anche ad una diffusa impunità dei comportamen-ti irregolari, complici anche tutele sindacali non sempre giustificate e alla fine, ma non ultima, la farragi-

nosità della normativa e della sua applicazione nei confronti di chi non rispetta le regole.Tutte situazioni sono in varia mi-sura presenti un po’ in tutto il ter-ritorio lombardo, senza tuttavia risultare paragonabili a quelle del capoluogo.

Dott. Lombardi, Lei è al vertice di ALER Milano da poco più di un anno e ha ereditato una situazione finanziaria decisamente pesante, come vi state attrezzando per cer-care di superare questa difficoltà che inibisce fin dalla culla le pos-sibilità di recuperare spazi di auto-nomia e di azione amministrativa?è un discorso estremamente com-plesso e che non riguarda sicura-mente ciò che è successo in Aler da quando ne ho preso la respon-sabilità, prima come Commissario e poi da Presidente. I problemi di Aler sono antichi: l’Azienda si è fa-

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ticosamente sostenuta fin tanto che ha retto il precario equilibrio tra entrate e uscite, grazie alle risorse dei fondi Gescal ed alla possibilità di dare con esse uno sbocco agli investimenti per nuove edificazioni e in re-cupero del patrimonio che l’Amministrazione aveva in-dividuato. L’esaurimento delle risorse sugli investimen-ti - per la scelta di sopprimere il contributo GESCAL - ha malauguratamente coinciso con la crisi sociale, la crescita della disoc-cupazione e con l’impoverimento delle fami-glie. La conseguente crescita esponenziale della morosità sui canoni di locazione e sulle spese per servizi, la crescita incontrollata dell’immigrazione e la scelta della legge e dei Regolamenti di riservare l’assegnazione degli alloggi ai primi della lista, quasi sem-pre incapienti, oltre ad un crollo importante delle risorse sull’edilizia sociale da parte di Stato e Comuni, hanno fatto il resto. In tali condizioni non si poteva che peggiorare! I provvedimenti che abbiamo preso per argi-nare questa situazione di crisi strutturale sono stati og-getto di un lungo percorso condiviso con l’Assessorato regionale e che si basa sulla presentazione di un Piano di Risanamento imperniato sulla vendita di parte del patrimonio più vetusto a prezzi convenienti, in consi-derazione dei tempi di estrema difficoltà del comparto immobiliare. I risultati, se ci saranno, saranno visibili a breve.

Recentemente ALER Milano ha riconsegnato al Comune i 30.000 alloggi circa rice-vuti in gestione, segnalan-do al Sindaco l’impossibilità di svolgere efficacemente il compito assegnato senza le necessarie risorse che consentissero l’equilibrio tra costi e ricavi. Alla fine è sempre questo il proble-ma: non è possibile gestire in modo efficace la parti-ta della casa sociale se si pretende di scaricare sul gestore i costi di un welfare deciso da altri, siano que-sti la Regione o il Comune. È giusta questa considera-zione oppure occorre ag-giungere qualcosa?

Il rapporto col Comune di Milano è stato un momento difficilissimo per via della concentrazione di difficoltà sociali che il capoluogo tradizionalmente realizza. Per la rimanente parte del territorio il problema è solo rin-viato, in proporzione diretta dei tempi, con i costi che si vanno scaricando anche sui bilanci delle altre Aler,

come abbiamo potuto già vedere con i bilanci di Aler Pavia e Aler Lodi. Chi ha risorse accumulate nel passato, moro-sità non esplosive e non si è avventu-rato in cofinanziamenti eccessivamen-te impegnativi degli interventi di nuova costruzione e risanamento del patri-monio esistente può resistere qualche tempo di più, ma senza un profondo ri-pensamento sulle cause strutturali del deficit e sulla natura sostanzialmente “assistenziale” del servizio “casa po-polare” non sarà possibile voltare pa-gina: senza rivedere il meccanismo del welfare e/o una diversa partecipazione

al suo finanziamento da parte di Regione e Comuni il risultato sarà uguale per tutti.

Da tempo le ALER hanno avanzato proposte in Regione per cambiare le regole che presiedono all’assegna-zione e gestione del patrimonio di edilizia sociale a loro intestato, partendo dallo schema vigente all’e-poca dei contributi Gescal. Le ALER di allora, che

Gian Valerio Lombardi

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1•2015alER

si chiamavano IACP ossia Istituti Autonomi per le Case Popolari e che godevano di buona salute fi-nanziaria, assegnavano gli alloggi a cittadini e famiglie di lavoratori (in possesso quindi di un reddito) che pagavano un affitto in grado di coprire non solo i costi di gestione, ma anche quelli di manutenzione, contribuendo alla sua conserva-zione e al suo rinnovamento. Con la fine della contribuzione Gescal, che costituiva un prelievo minimo in busta paga di tutti i lavoratori, nessuno si è più preoccupato della copertura dei costi del servizio e non solo.Le Regioni, destinatarie della delega della casa sociale, hanno trasformato con la loro legisla-zione i criteri di assegnazione, accantonando i lavoratori a fa-vore dei diseredati, in prece-denza gestiti dai Comuni in al-loggi di loro proprietà a canoni simbolici. Abbiamo così assisti-to alla progressiva sostituzione dei lavoratori con gli incapienti, con il conseguente depaupera-mento del gettito dei canoni e il progressivo degrado del pa-trimonio. In più qualche Regione, come la Lombardia, ha mantenu-to nella riforma la qualifica di enti pubblici economici per gli ex IACP, oggi ALER. Il resto è storia recente, fatta anche dei dissesti finanziari originati da un welfare pressoché interamente accollato alle aziende. È ragionevole immaginare di ritor-nare ad una gestione sul modello statale? O, in alternativa, pretende-re che sia la Regione ad accollarsi il welfare che impone?è la valutazione che facevo rispon-dendo alla precedente domanda. Si fa fatica a capire in effetti perché vi sia a livello di tutte le forze sociali e politiche, per non parlare dei media, una attenzione quasi morbosa sulle vere e a volte presunte difficoltà de-

gli inquilini che tutti vorrebbero feli-ci per abitare in una casa bella, ben servita, che costa poco. Noi compre-si. Poi però, quando incominciamo a dire che un terzo degli inquilini non paga l’affitto e le spese, la colpa è sempre dell’Aler. Quando diciamo che il patrimonio è in larga parte vetusto, che c’è l’inquinante nelle canne fumarie, che gli impianti di riscaldamento anziché gli ascensori sono vecchi e andrebbero cambia-ti e che, con quello che incassiamo di affitto, non riusciamo neanche a pagare il riscaldamento di chi se ne

sente esentato perché non ha i sol-di ci viene risposto che siamo inef-ficienti. I margini di miglioramento certamente ci sono, ma le nozze con i fichi secchi da sempre non si posso-no fare! Ci aspetteremmo che anche per i bisogni della casa sociale venis-se ritagliato, dalle disponibilità regio-nali e comunali, qualcosa, come si fa e tanto per la sanità, l’assistenza, il trasporto pubblico e via discorrendo. Ma chissà perché quando tocca alla case popolari ci sono poche risorse che vengono oltretutto impegnate per fare nuove case anziché per la manutenzione dell’esistente e per fare sconti agli inquilini.

Grazie Presidente e l’auspicio che il Suo autorevole parere, insieme a

quello degli altri Presidenti, venga ascoltato.

Mentre ALER Milano è rimasta nel-la sua originaria configurazione, le altre 12 aziende della casa sociale sono state chiamate ad un profondo rinnovamento attraverso una serie di accorpamenti delle stesse, secon-do logiche di contiguità territoriale, nelle ALER con il maggior numero di alloggi. Così Lecco e Sondrio saran-no accorpate a Bergamo, Lodi sarà accorpato a Pavia, Cremona e Man-tova andranno con Brescia, mentre

Varese si prenderà Busto Ar-sizio, Como e Monza-Brianza. Tutti questi processi di fusione per incorporazione si dovrebbe-ro concludere entro fine anno.

la VOCE dEl PRESI-dENTE dI alER VaRESE MaRIO aNGElO Sala

Abbiamo chiesto a Mario Ange-lo Sala, presidente della nuova Aler di Varese, di raccontarci il percorso che ha intrapreso, incominciando dall’inizio di questa sfida.

Possiamo chiamare così, una sfida, l’impegnativo compito che è stato assegnato a Lei e ai presidenti di Bergamo, Pavia e Brescia in un tempo così ristretto?Più che una sfida la definirei un’op-portunità molto impegnativa. A dif-ferenza degli altri accorpamenti quello che mi è stato assegnato comprende quattro Aziende, anzi-ché due o tre come nel caso di Ber-gamo, Brescia e Pavia, e tutte con una fortissima “personalità”.

Quali sono le maggiori difficoltà che sta incontrando nei proces-si di incorporazione delle ALER di Busto Arsizio, Como e Monza-Brianza?La maggiore difficoltà consiste nel

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cercare di prevedere quelle che po-tranno essere le problematiche di carattere pratico che inevitabilmen-te si presenteranno a far data dal 1 gennaio 2015, quando si unifiche-rà la gestione operativa, e cercare una soluzione in anticipo al fine di creare il minore disagio possibile agli utenti di tutti e quattro i ter-ritori. Utenti intesi non solo come inquilini, ma anche come fornitori, istituzioni, personale, imprese, etc.

Riuscirà a rispettare i termini oppure è ragionevole immagina-re un tempo supplementare, dal momento che la Sua Azienda deve incorporarne altre 3, che immagi-niamo tutte organizzate secondo consuetudini non iden-tiche?I tempi supplementari non sono previsti. Entro il 3 dicembre verrà sti-pulato l’atto di fusione che produrrà effetti dal 1 gennaio 2015. Da tempo sono stati avviati tavoli di lavoro creati proprio con lo scopo di mappa-re i processi operativi/gestionali, per settore, di ciascuna Aler, al fine di trarre il meglio da cia-scuno di essi e proporre quindi alla nuova Azienda il modello più efficiente. Mi rendo conto che ciò a livello di qualche singolo ope-ratore potrebbe non essere capito, ma il mio dovere è quello di avere una visione complessiva dell’Azien-da finalizzata al raggiungimento di nuovi e più vasti obbiettivi.

Messa a posto la società occorrerà però continuare a gestire il terri-torio. La legge di riforma prevede presidi territoriali. Lei intende confermare le presenze delle at-tuali sedi realizzandovi unità ope-rative gestionali?

Le sedi territoriali saranno man-tenute. La presenza sul territorio è fondamentale per un’Azienda come la nostra che ha a che fare con utenti che attraversano, per de-finizione, un momento di difficoltà. Costringerli a relazionarsi con una nuova entità avulsa dal loro ambito è impensabile.

La legge 17/2013 prevede la salva-guardia dei livelli occupazionali e questa è sicuramente una garanzia importante per i lavoratori. D’altro canto un processo di fusione do-vrebbe generare economie di scala e quindi possibili esuberi di perso-nale, peraltro destinabili ad attivi-tà oggi non coperte in modo sod-

disfacente. Come pensa di gestire questa partita?Esattamente come sugger i to dal la sua domanda. Tra-scorso il periodo di “rodaggio” duran-te il quale tutti i li-velli occupazionali, dai più alti e quelli meno alti, avranno un maggiore ca-rico di lavoro, sia operat ivo che a livello di maggiori

responsabilità, eventuali disponibi-lità di personale verranno impiega-te in attività che attualmente me-riterebbero maggiore attenzione, come ad esempio il mantenimento di una collaborazione costante con le amministrazioni comunali per un monitoraggio costante della moro-sità, e per migliorare ulteriormente il rapporto con l’utenza.

Lo stato di sofferenza finanzia-ria nel mondo della casa sociale lombarda non è uguale in tutte le realtà, anche perché ogni territo-rio ha le sue prerogative e le sue

fragilità. Come si delinea la situa-zione finanziaria varesina con gli accorpamenti dei cugini di Busto, Como e Monza?è inutile dire che le Aler non ri-sentono della sofferenza che ca-ratterizza ormai, non solo la casa sociale, ma l’economia in genera-le. Paradossalmente la situazione economica nazionale ha compor-tato un picco di domande facendo entrare nelle graduatorie soggetti che sino a poco tempo fa potevano attingere al mercato privato. E’ sta-to un dovere delle nostre Aziende, soprattutto di quelle con una realtà territoriale più consistente, cercare di dare una risposta a queste esi-genze, affrontando impegni, anche finanziari, notevoli, che tuttavia fanno parte del nostro scopo isti-tuzionale. Auspico per il futuro una sempre maggiore consapevolezza di ciò da parte delle istituzioni locali e nazionali poiché sono interlocu-tori fondamentali per il raggiungi-mento dei nostri obiettivi.

Grazie Presidente Sala per il tempo che ci ha dedicato nonostante i Suoi tanti impegni.

Come i lettori possono riscontrare dalle parole dei nostri interlocu-tori, siamo molto lontani dal di-sfattismo di certa stampa. Nelle ALER ci sono Amministratori ca-paci e determinati, c’è un progetto della Regione, c’è consapevolezza dei problemi e voglia di risolverli. Mancano “solo” le risorse e que-sto è un guaio comune che coin-volge l’intero Paese, imponendoci prudenza all’ottimismo che que-sta triplice intervista ci stimola. Per parte nostra seguiremo con interesse questo percorso per darvi conto di come evolverà que-sto importante settore dei servizi pubblici locali che è la casa so-ciale. n

Mario Angelo Sala

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1•2015alER MIlaNO

la GIUNTa REGIONalE aPPROVa Il PIaNO dI RISaNaMENTO

alla fine il “regalo” di Natale è arrivato per davvero: la Giunta regionale ha infatti subito deliberato il piano di finanziamento non appena è arrivato il

parere positivo del Collegio dei Sindaci sul piano di risa-namento di Aler Milano. Così alla vigilia di Sant’Ambrogio, qualche ora prima che il Cardinale Scola nel suo tradi-zionale appello alla Città, richiamasse le istituzioni sulla gravità dell’emergenza abitativa, il presidente Maroni e l’Assessore alla casa annunciavano la piena disponibilità dei 66 milioni di euro stanziati per il risanamento di ALER MILANO.Per la celerità dell’importante operazione Maroni ha volu-to ringraziare “tutti i funzionari e dirigenti che hanno lavo-rato insieme a Andrea Gibelli, che capitanava il comitato per il risanamento e a Massimo Garavaglia, assessore al Bilancio, che con gli altri tecnici del Gruppo di lavo-ro, hanno fatto il piano di risanamento nei tempi previsti, permettendo così di fare questo vero e proprio regalo di natale al Presidente di Aler Lombardi, che è venuto qui alla conferenza a prendere la buona notizia. Con questa decisione di oggi si potrà finalmente cominciare a mettere mano ai problemi di Aler”.Il presidente Maroni non nasconde la sua soddisfazione: “Oggi diamo nuova vita all’Aler di Milano, con tutto quello che ne può conseguire in termini di sopravvivenza dell’a-zienda stessa e di risposte concrete a tanta gente che ogni giorno ci chiede un tetto”.“Con il provvedimento odierno - ha aggiunto Maroni- abbiamo approvato un altro stanziamento di 66 milioni (che si vanno ad aggiungere ai 30 già assegnati lo scorso anno), perché l’Aler possa continuare il suo importante e prezioso lavoro”.Qualche giornalista presente alla conferenza ha chiesto con che tempi saranno erogati i fondi e Maroni ha precisa-to: “I fondi saranno erogati con la seguente modalità: • 21,2 milioni di euro subito, a seguito dell’approvazione della delibera• 20 milioni entro il mese di gennaio 2015• 24,8 milioni di euro entro ottobre 2015, a seguito della prima verifica semestrale (giugno 2015) sulla base della relazione sottoscritta dal presidente e dal direttore gene-rale dell’Aler di Milano”.lE QUaTTRO aZIONI PER Il RISaNaMENTOSono fondamentalmente 4 le leve che il Piano ha individua-to per risanare i conti di Aler. 1) ABBATTIMENTO DELLA MOROSITà “Partiamo dalla morosità - ha detto il presidente -, che da

oggi al 2017 dovrà passare dall’attuale 43 per cento a un più fisiologico e accettabile 13 per cento”. “Il primo passo è quello di distinguere fra morosi colpevoli, che “dovran-no risarcire il debito”, e morosi incolpevoli i quali invece “saranno concretamente aiutati a uscire dalla situazione di difficoltà in cui sono incappati. Questo aiuto lo daremo anche utilizzando strumenti ad hoc come il Fondo sostegno affitti”. Maroni insieme all’assessore hanno anche spiegato che per recuperare il debito dei morosi, “con tutta probabi-lità, si ricorrerà a una società esterna di recupero crediti; società che però non è ancora stata individuata”. “In par-ticolare - ha precisato l’assessore - si prevedono maggiori introiti su: Canoni: la morosità dovrà passare 46,5 milioni di euro a 15,8 milioni di euro; Utenze: l’attuale credito di 28,2 milioni di euro dovrà attestarsi a circa 9,6 milioni”. 2) 452,9 MILIONI DAL PIANO STRAORDINARIO VENDITE Uno dei punti forti del Piano è senza dubbio il piano vendite straordinario.è prevista infatti l’alienazione di 6.688 alloggi, per ricavi stimati di circa 452,9 milioni di euro. “Per facilitare questo percorso - ha spiegato il presidente MAroni - abbiamo anche istituito un Fondo ad hoc presso Finlombarda, con una dotazione di 6 milioni di euro, che serviranno ad aiutare chi decide di fare questo passo”. I contributi, fino al 10 per cento del costo dell’alloggio, potranno servire, ad esempio, per le prime spese o come garanzie per le banche.3) 13 MILIONI DI RISPARMIO SUL PERSONALE Anche quella del personale è una leva sulla quale Aler agi-rà per arrivare ad un risparmio di circa 13 milioni di euro. “Buona parte dei risparmi - ha chiarito l’assessore - arrive-ranno dai prepensionamenti”. L’assessore ha anche spie-gato che sono in corso trattative sindacali con il Comune di Milano per il personale in esubero dall’Aler.4) 5,6 MILIONI DALLA RIDUZIONE COSTI DI GESTIONE La riduzione delle spese di amministrazione e generali permetterà un risparmio di 5,6 milioni di euro l’anno. n

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FONSERVIZI

Nel panorama della forma-zione finanziata hanno ac-quisito un rilievo sempre

maggiore i Fondi Paritetici Inter-professionali per la Formazione Continua, uno strumento impor-tante per garantire, attraverso il finanziamento della formazione dei lavoratori, maggiore competi-tività e adattabilità delle aziende ad un contesto economico in continua evoluzione. Per comprendere meglio la natura dei Fondi Interprofessionali abbia-mo intervistato Roberto Cavalieri, Direttore di Fonservizi, Fondo Pa-ritetico Interprofessionale Nazio-nale per la formazione nei Servizi Pubblici Industriali.

Buongiorno Direttore. “Aziende, lavoratori, competitività e compe-tenze”: 4 parole molto significati-ve, soprattutto se intrecciate tra loro. Come possono essere sinte-tizzate in rapporto all’attività dei Fondi Interprofessionali? A mio parere i Fondi Interprofes-sionali, nella loro mission istituzio-nale, rappresentano un’opportuni-tà per definire il punto di contatto tra le esigenze di innovazione delle aziende e quindi la necessità di ri-manere o diventare competitive e le esigenze di crescita e valorizza-zione dei lavoratori che si traduce in maggiori competenze. Dunque un intreccio decisivo se si vuole scommettere sul futu-ro delle nostre aziende.

Lei è il Direttore di Fon-servizi, un Fondo Interpro-fessionale che si rivolge a

comparti produttivi di settore molto specifi-ci. Ci può fornire un quadro delle attività di Fonservizi? Quante sono le aziende ade-renti?Fonservizi è un fondo ancora relativamente giovane che nonostan-te si trovi a competere con fondi molto più grandi e ormai conso-lidati nello scenario del-la formazione finanziata, ha fatto del suo punto di forza la specificità settoriale dei comparti produttivi

che lo caratterizzano e soprattutto la sua attenzione alla qualità e set-torialità della formazione erogata. Le aziende nostre aderenti hanno bisogno di percorsi formativi ad hoc che solo un fondo così setto-riale è in grado di includere nella

propria offerta forma-tiva.In particolare Fon-servizi si rivolge alle aziende del comparto dei Trasporti Pubbli-ci Locali, acqua luce gas, igiene urbana e Soc io san i tar io . Parlando di numeri, stando all’ultima in-terrogazione Inps, ab-biamo registrato cir-ca 800 aziende, oltre

1200 posizioni contributive e circa 110.000 dipendenti. Ovviamente questi dati sono in continua evo-

luzione e subiscono va-riazioni anche importanti di mese in mese: il trend di crescita delle aderen-ti negli ultimi sei mesi è stato costante e ha fatto registrare un aumento del 30% circa.

Qual è il rapporto tra formazione e strategie per combattere una crisi economica giunta ormai

in Italia al suo sesto anno conse-cutivo?La crisi ha determinato senza dub-bio un profondo stravolgimento nella situazione socio-economica del nostro Paese, con conseguen-ze importanti non solo in termini di

stabilità economica ma an-che e soprattutto in termini di stabilità sociale. La mancanza di certezze nel sistema economico ha scate-nato a cascata una situazione di instabilità che ha colpito

Roberto Cavalieri

FORMaZIONE CONTINUa IN aZIENda: lE OPPORTUNITa OFFERTE daI FONdI INTERPROFESSIONalI

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1•2015FONSERVIZI

non solo la dimensione del lavoro ma nel suo com-plesso la dimensione del vivere. In un contesto socio economico così sfilacciato ed instabile, caratterizzato da una profonda competi-zione dei mercati sia interni che esterni, dovrebbe essere fondamentale per le aziende, rimanere o diventare compe-titive.La competitività e l’innovazio-ne in qualsiasi settore sono strettamente correlate alle risorse umane e alla capacità delle aziende di veicolare pa-trimoni comuni di conoscenze e competenze. L’obiettivo delle aziende dunque è molto am-bizioso ma doveroso, soprat-tutto nel contesto economico difficile in cui queste si trovano ad operare. In questo scenario, appare chiaro come i Fondi Interprofessionali diventino attori di prima linea nel favorire lo sviluppo di piani o programmi formativi aziendali spendibili nel mercato del lavoro.

Avete recentemente approvato le nuove linee guida del Conto Formazione Aziendale del Fondo. Si sente dire che in questa parte finale del 2014 l’offerta for-mativa di Fonservizi sarà ampliata…

A fine 2013 abbiamo appro-vato alcuni provvedimenti importanti che hanno in-fluenzato l’attività del Fon-do nel 2014: le nuove Linee Guida del Conto Formazio-ne Aziendale per rendere ancora più semplice ed agevole l’utilizzo delle ri-sorse a disposizione delle aziende. In particolare tra i punti di forza del Conto For-mazione Aziendale vorrei segnalare il riconoscimento del 100% del finanziamento

della formazione sulla sicurezza obbligatoria per legge, la possibilità di presentazione dei piani formativi mul-tiaziendali, anche da parte dei Soggetti accreditati per la Formazione Continua presso le Regioni/Province Au-tonome, in favore delle Piccole Medie Imprese aderenti al Fondo, la possibilità per il Soggetto Presentatore di richiedere un anticipo fino al 60 % dell’importo del fi-nanziamento di Fonservizi. Sul fronte degli avvisi abbiamo pubblicato il 3 no-vembre 2014, l’Avviso 01/2014 con modalità di pre-sentazione dei piani formativi a sportello. L’azienda beneficiaria del finanziamento avrà la possibilità di scegliere liberamente la tematica dell’intervento for-mativo, sottoposto alla sola ammissibilità formale dei documenti. L’obiettivo del fondo è di dare risposte concrete e immediate ai fabbisogni individuati dalle aziende attraverso lo sviluppo di un’offerta mirata e nello stesso tempo garantendo procedure snelle e tempi di gestione ridotti.

Qual è il ruolo delle Confservizi regionali nello svi-luppo delle attività del Fondo? Senza dubbio le Confservizi regionali rappresentano l’articolazione sul territorio della Confservizi nazionale e quindi di uno dei soci fondatori del nostro Fondo. L’auspicio di Fonservizi è legato alla necessità, anche a livello regionale, che le strategie nazionali si traducano sempre di più in azioni propositive e promozionali, per favorire la diffusione del Fondo tra le aziende asso-ciate: obiettivo che siamo certi è condiviso da tutte le parti costituenti il nostro Fondo.

Grazie Direttore e Buon lavoro n

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SPaZIO aZIENdE

2014 aNNI dI GRaNdI TRaGUaRdI:RICONOSCIMENTI PUBBlICI PER Il GRUPPO COGESER

Se per molte società a partecipazione pubblica la diffusione, lo scorso 26 agosto, della mappa sulle partecipate redatta dal Commissario alla spending

review, Carlo Cottarelli, ha costituito un momento critico, con i riflettori dei media puntati sugli enti a rendimento negativo, per il Gruppo COGESER, multiutility del settore energetico, di proprietà di 8 Comuni del nord-est milanese (Pioltello, Melzo, Inzago, Vignate, Gorgonzola, Truccazzano, Bellinzago Lombardo e Liscate), la medesima mappa ha costituito una piacevole sorpresa.Le quattro società che lo compongono (COGESER Spa, COGESER Vendite, COGESER Servizi e COGESER Servizi idrici) non solo sono risultate tutte caratterizzate da un Roe positivo ma COGESER Spa e COGESER Vendite, nella categoria degli enti con patrimonio netto superiore a 1 mi-lione di euro, si sono collocate la prima al 206º posto (Roe 17,65%) e la seconda addirittura all’11º posto in Italia (Roe dell’81,49%), su 2.290 società analizzate.Non è la prima volta che il nostro lavoro ottiene un pubblico riconoscimento. Già nello scorso febbraio il Gruppo COGE-SER è stato collocato, dallo studio Top Utility di Althesys, tra le prime società pubbliche in Italia in termini di perfor-mance complessive. Il nostro buon posizionamento nella lista di Cottarelli ha portato il Tg3 Regionale della Lombardia a dedicare al Gruppo COGESER due servizi sabato 30 agosto. L’interesse della redazione del Tg3 è scaturito soprattutto dal nostro essere “contro tendenza”: mentre tutti parlavano dei pas-sivi di importanti società pubbliche, COGESER dimostrava che anche una partecipata può dare rendimento positivo, a volte più di molte aziende private.Gli elementi che ci hanno condotto a tali risultati sono mol-teplici.Innanzi tutto va riconosciuta la lungimiranza dei nostri Comuni soci, che hanno sempre avuto chiaro l’obiettivo di rendere il Gruppo efficiente così da generare utili da in-vestire a favore dei cittadini. Quindi niente pressioni per assunzioni di amici o parenti, niente richieste di favoritismi ma solo lo sprone a fare sempre meglio. E questo positivo atteggiamento ha lasciato al management la necessaria libertà di manovra.Abbiamo sempre avuto bilanci in attivo (nel 2013 l’utile è stato di euro 1.800.000), ottenuti in particolare tramite l’ef-ficientamento della struttura aziendale e il miglioramento delle condizioni di acquisto del gas naturale.

Non sono mancati gli investimenti: fra i traguardi raggiunti nel 2013 è da annoverare la messa in funzione di un im-pianto di cogenerazione nella città di Pioltello. Abbiamo inoltre operato al-cune importanti scelte in li-nea con la spending review.Con salde radici nel territo-rio della Martesana, quello rappresentato dai nostri soci, ma non solo (a oggi l’a-zienda vende il gas naturale in circa 50 comuni e ben il 18% del fatturato totale pro-viene da clienti non residen-ti nei Comuni soci), abbiamo tutte le carte in regola per aspirare a un salto di qualità, a un posizionamento di livello nazionale, anche attraverso l’acquisizione di altre realtà o la fusione con esse. Nel solco dell’ampliamento dei servizi si pone invece la vendita diretta di energia elettrica a partire da ottobre 2014. Ennesimo progresso nel nostro percorso di crescita aziendale, che ha visto di recente anche l’attivazione di un nuovo sito (www.cogeservendite.it), che consente ai clienti di interagire con noi direttamente da casa.Importante penso sia anche la nostra attenzione ai biso-gni sociali e culturali del territorio. Siamo spesso presenti nei Comuni soci con sponsorizzazioni, iniziative, sostegno a manifestazioni sportive. Questo genera una sorta di le-game fra noi e l’utenza, che ci percepisce non solo come la società a cui pagare le bollette ma anche come una pre-senza “utile”, attenta, sensibile (abbiamo fra l’altro attivato diverse promozioni a sostegno di chi ha risentito della crisi economica).Vorremmo riuscire a esportare questa nostra immagine, come detto, a livello nazionale, caratterizzandoci per quelli che sono i nostri valori base: efficienza, trasparenza e spi-rito imprenditoriale.Per facilitare i processi auspicati, considerato l’avvenuto insediamento degli organi di governo della città Metropo-litana di Milano, ritengo importante che lo Statuto preveda, tra le funzioni qualificanti, come delineato dalla normativa, la promozione e la gestione integrata dei servizi pubblici locali. n

Giuseppe Antonio Chiarandà

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1•2015SOlIdaRIETa’

Confservizi Cispel Lombardia so-stiene la cultura dell’acqua e per questo ha scelto di diventare part-

ner istituzionale del progetto culturale ed educativo volto ad accompagnare la mostra JOL in tour per la Lombardia. Un’iniziativa nata dalla stretta collaborazione che si è in-staurata in questi anni con una delle ‘nostre’ aziende, Lario Reti Holding Spa, e che vuole rappresentare un esempio positivo di siner-gia tra aziende e territori.JOL - acqua in lingua “bangla” - è la mostra fotografica sul Bangladesh di Sara Munari che documenta un progetto dell’Ong COE (Centro Orientamento Educativo) finalizzato alla costruzione di pozzi e alla potabilizza-zione. Con i suoi 55 anni di attività, l’impe-gno del COE è sempre stato indirizzato al campo educativo, con grande attenzione so-prattutto ai giovani e ai formatori, declinando la proposta di iniziative ed eventi in modo differente e raccogliendo adesioni in Italia, Camerun, Congo R.D., Cile, Ecuador e Bangladesh.L’esposizione itinerante che si propone alle aziende è stata realizzata grazie al contributo di Lario Reti Holding Spa. A conclusione della prima esposizione dei mesi scorsi ora JOL è infatti disponibile per essere noleggiata da aziende, scuola, centri culturali, enti pubblici.Confservizi Cispel Lombardia invita le Aziende a richie-dere JOL e a sponsorizzare per gli studenti del proprio

terr i tor io un progetto edu-cativo che tocca i temi di Expo Milano 2015. Sarà possibile avere la mo-stra (traspor-to, noleggio, allestimento), l’organizzazio-ne dell’inaugu-razione con la presenza della fotografa , la

proiezione di un film sull’acqua in un Paese del Mondo e 10 laboratori di ore 2 ciascuno per le scuole di ogni ordine e grado. L’obiettivo: far riflettere sul valore fondamentale dell’ac-qua in ogni Paese del mondo. La mostra è articolata da 25 fotografie ed è corredata da pannelli e da un catalogo.Per informazioni contattare Prashanth Cattaneo (tele-fono +39 339 5335242 - [email protected]), per conoscere i servizi disponibili visitare il sito dedicato alla mostra: www.coeweb.org. n

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