Senza titolo 30/10/12 20 - people.unica.itcompetenza linguistica dell’autore. In sostanza, Darie...

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Pagina 1 di 7 Senza titolo 30/10/12 20.52 Nella scultura dei secoli XX e XXI una ‘colonna infinita’ è oramai indelebilmente collegata alla personalità e all’attività artistica di Grigore Brâncuși. I suoi emuli hanno, a seconda del caso, copiato sviluppato o sorpassato il maestro. Avrei desiderato riprodurre una foto della colonna multicolore vista anni fa nel museo “Victor Vasarely” di Aix-en-Provence (quest’artista, di origine ungherese, è vissuto tra il 1906 - 1997; http://it.wikipedia.org/wiki/Victor_Vasarely; http://www.vasarely.com/; http://en.wikipedia.org/wiki/Op_art). Incastrata tra due specchi paralleli (pavimento e soffitto) la colonna (o torre) diventava fittiziamente infinita e la voragine infinita sebbene illusoria che così si apriva ai piedi del visitatore, provocava vertigini reali. Purtroppo, nonostante ricerche durate ore, non sono riuscita a trovarne nessuna fotografia. Probabilmente alcune opere tridimensionali dell’importante artista dell’Op(tical) Art non sono annoverate tra le migliori, sebbene nel caso della colonna rispecchiata che ricordo, era proprio l’illusione ottica a predominare. E’ invece documentabile attraverso materiali reperibili in rete, l’esistenza di un dibattito alquanto vivace intorno alle matrici ispiratrici dell’impressionante obelisco progettato da Santiago Calatrava, inaugurato a Madrid negli ultimi giorni del 2009 in Plaza de Castilla ( http://es.wikipedia.org/wiki/Plaza_de_Castilla_(Madrid) ). Fonte: http://lacalleesmia-ld.blogspot.it/2010/11/obelisco-de-calatrava-en-la-plaza-de.html La maquette dell’obelisco e del suo contesto urbano. Fonte: http://arquitecturas.files.wordpress.com/2008/11/obelisco_de_calatrava_3.jpg Nonostante l’entusiasmo delle ufficialità e dei dirigenti della Fondazione Caja (“Cassa di risparmio”) de Madrid che aveva commissionato l’opera, non filò liscia nemmeno la sua realizzazione dal momento che le prime contestazioni ne criticavano l’impatto sul paesaggio urbano della capitale spagnola. Successivamente, per ragioni di peso e stabilità, la colonna è stata mantenuta all’altezza di 92 - 93 m, contro i circa 120 metri previsti inizialmente. Sul lavoro titanico della messa in sede dell’obelisco si veda un corto filmato a http://www.youtube.com/watch?v=bTOJJDaDMco . Sulla prima fase dei lavori si legga una breve relazione del 2008 a http://www.revistadearte.com/2008/12/21/el-obelisco-de-caja-madrid-sera-el-centro-del-manhattan-de-madrid/ . Superati i problemi tecnici, sono iniziati quelli economici: il comune di Madrid non può far fronte ai costi di funzionamento e di manutenzione di quest’opera faraonica e meccanicamente vibratile ( http://www.ilgiornaledellarchitettura.com/articoli/2012/3/112763.html , marzo 2012). Quanto ai rapporti genetici tra le colonne di Calatrava e di Brâncuși, conviene iniziare da questo filmato del 2008: http://www.youtube.com/watch?v=cMrAUdIQbeg (Vídeo sobre el proyecto de obelisco animado que actualmente se está construyendo en la Plaza de Castilla de Madrid) per rendersi conto della similitudine (se non addirittura identità) compositiva. Infatti, un collega architetto di Calatrava aveva sarcasticamente commentato nello stesso anno 2008: No está bien eso de regalar como original, aquello que no es más que una versión megalómana de la magnífica 'Columna sin Fin' de Brancusi “Non sta bene regalare come originale ciò che non è altro che una versione megalomane della magnifica ‘Colonna senza fine’ di Brâncuși” ( http://www.soitu.es/soitu/2008/04/07/tendencias/1207560007_834350.html ). Nel 2004 Calatrava avrebbe dichiarato ambiguamente, in occasione della presentazione del suo progetto ( http://www.elmundo.es/elmundo/ 2004/10/21/madrid/1098360330.html ), che no ha imitado ningún elemento, aunque si tuviera que nombrar alguno sería la obra 'La columna sin fin', ubicada en Rumania y creada por Constantin Brancusi. (“non ha imitato nessun’opera, benché se si dovesse nominarne una, questa sarebbe La colonna senza fine, che si trova in Romania e che fu creata da Constantin Brancusi”; http://www.elmundo.es/elmundo/2004/10/21/ madrid/1098360330.html ). Oltre al periodico “El Mundo” già ricordato, anche il quotidiano “El País” aveva riportato la notizia in un articolo ( http://elpais.com/diario/2004/10/22/cultura/1098396013_850215.html ) nel quale si scontrano di nuovo le affermazioni contraddittorie

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Nella scultura dei secoli XX e XXI una ‘colonna infinita’ è oramai indelebilmente collegata alla personalità e all’attività artistica di Grigore Brâncuși. I suoi emuli hanno, a seconda del caso, copiato sviluppato o sorpassato il maestro. Avrei desiderato riprodurre una foto della colonna multicolore vista anni fa nel museo “Victor Vasarely” di Aix-en-Provence (quest’artista, di origine ungherese, è vissuto tra il 1906 - 1997; http://it.wikipedia.org/wiki/Victor_Vasarely; http://www.vasarely.com/; http://en.wikipedia.org/wiki/Op_art). Incastrata tra due specchi paralleli (pavimento e soffitto) la colonna (o torre) diventava fittiziamente infinita e la voragine infinita sebbene illusoria che così si apriva ai piedi del visitatore, provocava vertigini reali. Purtroppo, nonostante ricerche durate ore, non sono riuscita a trovarne nessuna fotografia. Probabilmente alcune opere tridimensionali dell’importante artista dell’Op(tical) Art non sono annoverate tra le migliori, sebbene nel caso della colonna rispecchiata che ricordo, era proprio l’illusione ottica a predominare.

E’ invece documentabile attraverso materiali reperibili in rete, l’esistenza di un dibattito alquanto vivace intorno alle matrici ispiratrici dell’impressionante obelisco progettato da Santiago Calatrava, inaugurato a Madrid negli ultimi giorni del 2009 in Plaza de Castilla( http://es.wikipedia.org/wiki/Plaza_de_Castilla_(Madrid) ).

Fonte: http://lacalleesmia-ld.blogspot.it/2010/11/obelisco-de-calatrava-en-la-plaza-de.html

La maquette dell’obelisco e del suo contesto urbano. Fonte: http://arquitecturas.files.wordpress.com/2008/11/obelisco_de_calatrava_3.jpg

Nonostante l’entusiasmo delle ufficialità e dei dirigenti della Fondazione Caja (“Cassa di risparmio”) de Madrid che aveva commissionato l’opera, non filò liscia nemmeno la sua realizzazione dal momento che le prime contestazioni ne criticavano l’impatto sul paesaggio urbano della capitale spagnola. Successivamente, per ragioni di peso e stabilità, la colonna è stata mantenuta all’altezza di 92 - 93 m, contro i circa 120 metri previsti inizialmente. Sul lavoro titanico della messa in sede dell’obelisco si veda un corto filmato a http://www.youtube.com/watch?v=bTOJJDaDMco .Sulla prima fase dei lavori si legga una breve relazione del 2008 ahttp://www.revistadearte.com/2008/12/21/el-obelisco-de-caja-madrid-sera-el-centro-del-manhattan-de-madrid/ .Superati i problemi tecnici, sono iniziati quelli economici: il comune di Madrid non può far fronte ai costi di funzionamento e di manutenzione di quest’opera faraonica e meccanicamente vibratile ( http://www.ilgiornaledellarchitettura.com/articoli/2012/3/112763.html , marzo 2012).

Quanto ai rapporti genetici tra le colonne di Calatrava e di Brâncuși, conviene iniziare da questo filmato del 2008: http://www.youtube.com/watch?v=cMrAUdIQbeg (Vídeo sobre el proyecto de obelisco animado que actualmente se está construyendo en la Plaza de Castilla de Madrid) per rendersi conto della similitudine (se non addirittura identità) compositiva. Infatti, un collega architetto di Calatrava aveva sarcasticamente commentato nello stesso anno 2008: No está bien eso de regalar como original, aquello que no es más que una versión megalómana de la magnífica 'Columna sin Fin' de Brancusi “Non sta bene regalare come originale ciò che non è altro che una versione megalomane della magnifica ‘Colonna senza fine’ di Brâncuși”( http://www.soitu.es/soitu/2008/04/07/tendencias/1207560007_834350.html ).

Nel 2004 Calatrava avrebbe dichiarato ambiguamente, in occasione della presentazione del suo progetto ( http://www.elmundo.es/elmundo/2004/10/21/madrid/1098360330.html ), che no ha imitado ningún elemento, aunque si tuviera que nombrar alguno sería la obra 'La columna sin fin', ubicada en Rumania y creada por Constantin Brancusi. (“non ha imitato nessun’opera, benché se si dovesse nominarne una, questa sarebbe La colonna senza fine, che si trova in Romania e che fu creata da Constantin Brancusi”; http://www.elmundo.es/elmundo/2004/10/21/madrid/1098360330.html ). Oltre al periodico “El Mundo” già ricordato, anche il quotidiano “El País” aveva riportato la notizia in un articolo ( http://elpais.com/diario/2004/10/22/cultura/1098396013_850215.html ) nel quale si scontrano di nuovo le affermazioni contraddittorie

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dell’architetto valenzano circa l’originalità della sua opera, definita peraltro una síntesis de mi trabajo; la colonna sarebbe una pieza única en la historia de la arquitectura, "dicho con modestia" “modestamente, un pezzo unico nella storia dell’architettura” < ---> ofreció otra referencia en la Columna sin fin, una escultura abstracta del rumano Constantin Brancusi, de 1918, "aunque con un contexto diferente de movimientos y rigidez” ([Calatrava] indicò un altro riferimento, la Colonna senza fine, una scultura astratta del romeno C.B., del 1918, benché con un contesto diverso di movimenti e di rigidità). L’ispanista romeno Darie Novăceanu, ambasciatore di Romania a Madrid tra il 1991 - 1997, aveva commentato a caldo l’evento in uno scritto di cui si può consigliare la lettura ( http://ventanadedarie.blogspot.it/2010/05/calatrava-versus-brancusi.html ). Quest’articolo è stato diffuso soltanto nel 2010, dopo l’inaugurazione dell’obelisco, dal momento che a suo tempo nessun giornale spagnolo ne aveva accettata la pubblicazione; la committente Caja de Madrid, dal canto suo, avrebbe elogiato privatamente la buona competenza linguistica dell’autore. In sostanza, Darie Novăceanu si duole, nell’articolo, della tardía, despectiva y manipulada confesión de Calatrava (“la tardiva, sminuente [si rilegga come sono formulati i rinvii a Brâncuși] e manipolata confessione di Calatrava”) circa i suoi debiti intellettuali verso l’artista romeno, il cui nome venne persino negligentemente storpiato nei testi dei media.

La vicenda può dirsi conclusa poiché attualmente gli scritti neutrali sull’obelisco della Caja de Madrid o di Calatrava indicano direttamente la fonte di ispirazione, cioè la colonna di Brâncuși ( http://en.wikipedia.org/wiki/Caja_Madrid_Obelisk ).

E’, questa, una storia veramente interessante e istruttiva. Attenzione ai marchi artistici e commerciali dell’assoluta originalità! [ Nota ] Converrebbe sempre, se non per modestia quanto meno per prudenza, adottare come principio il motto dal secolare percorso a cui si ispira anche Google Scholar: sali sulle spalle dei giganti [che ti hanno preceduto]. Continueremo ubbidendo a questo richiamo. Ci arrampicheremo ora non sugli specchi deformanti ma su guglie, impalcature, tralicci e ponteggi.

L’opera del maestro Sciola, di cui cerchiamo di evidenziare le implicazioni, si ispirerebbe - per l’intermedio dell’allestimento multimediale “Gaudí e la Sagrada Família. Parabola e iperbole dell’architettura” (mostra benissimo organizzata a Cagliari alla fine del 2010) - alla basilica non ancora completata dell’architetto catalano. Gli oggetti o i particolari selezionati per la mostra Gaudí di Cagliari erano stati esposti e analizzati dagli organizzatori secondo alcuni principi compositivi ripresi anche nell’allestimento di Sciola: impalcature, evidenziazione di strutture portanti, ondulazione, rispecchiamento, mimesi ( http://www.youtube.com/watch?v=EYY8LfDi6_E ).

Il “tempio” di Gaudí è in cantiere da oltre 120 anni e continua ad essere circondato da impalcature e da gru più alte delle guglie (nel sottofondo: altre guglie):

Fonte: http://www.jitourism.com/barcelona-spain-cities-with-the-most-beautiful-architectural-design/

E’ una commistione, quella tra cantiere ed edificio in costruzione, più precisamente, in questo caso, tra impalcature e macchinari metallici faraonici (acciaio esterno) e grattacieli in divenire (con acciaio incorporato), a cui ci ha abituati, da un secolo e mezzo a questa parte, la megalomania modernistica delle metropoli di tutto il mondo. Dalle miriadi di foto scelgo ora questa (immagine pubblicitaria per ponteggi ecc. da cantieri, che rimanda sul piano compositivo e cromatico alla locandina Sciola):

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Fonte: http://www.featurepics.com/online/Skyscraper-Construction-Crane-Photograph221389.aspx

La storia della moderna impalcatura di metallo, di qualsiasi dimensione, è di grande interesse, anche per il fatto di far parte della vita di ogni giorno, nel bello e nel brutto.

‘Foresta’ di gru ed impalcature. Fonte:

http://www.sardegnademocratica.it/foto-del-giorno/ecco-la-sardegna-di-cappellacci-e-della-sua-coalizione-1.25720

Vale la pena sostare brevemente su questa tappa del ragionamento. Dagli inizi dell’Ottocento in poi, da quando, cioè, lo sviluppo tecnologico della rivoluzione industriale (senza sottilizzare né sul termine né sulle delimitazioni temporali) mette a disposizione i prodotti della moderna siderurgia, i manufatti di leghe ferrose (di vario tipo, dalla ghisa all’acciaio; ora anche l’alluminio) diventano onnipresenti e perciò quasi invisibili. L’impalcatura di metallo, da struttura di supporto esterna o interna, progredisce rapidamente verso la costituzione di un prodotto finito in sé ( http://it.wikipedia.org/wiki/Architettura_del_ferro; http://en.wikipedia.org/wiki/Cast-iron_architecture). Basti pensare alle grandi costruzioni (come palazzi per esposizioni)

Il Crystal Palace, Londra 1851, sede della prima Esposizione Universale. http://expo2020-ekaterinburg.blogspot.it/2011/09/paris-1878-world-expo-palaces-part-2.htmlFonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Crystal_Palace_(palazzo)

realizzate in ghisa e vetro (sviluppatesi dall’ingrandimento di serre), ai ponti metallici, alla polisimbolica Tour Eiffel(1889, http://www.tour-eiffel.fr/ ), alla mai realizzata torre (di Babele) rotante di Vladimir Tatlin (1885 - 1953; http://en.wikipedia.org/wiki/Tatlin's_Tower )

alle coperture di gallerie e di centri commerciali o di stazioni ferroviarie, di metropolitane, di edifici aeroportuali e di stadi

Stadio a Trieste.

Fonte: http://www.skyscrapercity.com/showthread.php?t=836572&page=35

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ai grattacieli di ultima generazione in acciaio e cristallo Particolare dell’ “Occhio di Dubai”, Dub’ey ;fonte: http://www.shearyadi.com/myworld/dubeye-the-tall-emblem-structure-in-dubai’s-skyline/ .

all’incantevole struttura in acciaio e vetro del Ponte (pedonale) della pace a Tbilisi (Georgia), su progetto dell’architetto italiano Michele De Lucchi ( http://en.wikipedia.org/wiki/The_Bridge_of_Peace_(Georgia) ; http://www.eurasianet.org/node/61720 ; http://www.youtube.com/watch?v=5oNwUTKfuxw , 0,33’ ; http://www.youtube.com/watch?v=FZporKgl2LM, 4,5’)

Fonti: http://www.flickr.com/photos/63649137@N06/5969719869/;

http://en.wikipedia.org/wiki/The_Bridge_of_Peace_(Georgia) .

alle costruzioni a risparmio energetico (nella foto un edificio dell’Università di Tsinghua, Pechino, progettato dall’arch. Mario Cucinella e dal Politecnico di Milano):

Fonte: http://dana-gardendesign.blogspot.it/2012/03/mario-cucinella-edificio-risparmio.html

alle abitazioni private avanguardistiche come quella selezionata:

Uso sofisticatissimo dell’impalcatura nell’architettura d’avanguardia (particolare).

Fonte: http://www.evolo.us/architecture/axis-mundi-polyhedra-cliff-house-overlooking-new-york-city/

agli impianti radioastronomici: Fonte: http://www.redlickfarm.com/Our_Scenic_Neighbors.html

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La metamorfosi da impalcatura a edificio, o l’oscillazione tra impalcatura temporanea e costruzione finita e duratura (o, comunque, oggetto finito), sono costantemente presenti nel disegno industriale e della comunicazione.

Parte di copertina di “Sinteg News”, II, 2, maggio-agosto 2012;fonte: http://www.sinteg.org/impianto/files/Sinteg-News_A2N2.pdf Prototipo di anello. Artista: Viola Vecchi. Fonte:

http://www.donnamoderna.com/moda/accessori/anelli-mostra/foto-7

((( Su un versante completamente diverso, quello della strutturazione dinamica della conoscenza, ‘impalcatura’ (ingl. scaffold) e ‘realizzazione, costruzione dell’impalcatura’ (ingl. scaffolding) sono diventati dei concetti talmente complessi e metaforicamente pregnanti, da essere centrali in determinate teorie psicologiche, pedagogiche e didattiche. Nell’ingegneria dei tessuti biologici le scaffolds sono materiali tridimensionali biodegradabili entro i quali sono seminate cellule naturali progenitrici, cioè che generano un tessuto nuovo: http://en.wikipedia.org/wiki/Tissue_engineering#Scaffolds . Su un versante ancora diverso, le impalcature - che combinano la rude semplicità con l’allusione alla ipermodernità di massa (stadi, allestimenti di concerti pop ecc.) e con eventuali sottintesi erotici - vengono utilizzate anche nel pole dancing ( http://en.wikipedia.org/wiki/Pole_dance ) eseguito in cabaret o in strip club, oppure da cantanti pop durante i concerti o da artisti circensi. Ma non proseguiamo oltre su questo sentiero che comunque è bene additare. )))

Le travi metalliche istoriate e disposte all’interno della basilica di San Saturnino dal maestro Sciola

Fonte: Catalogo, pp. 64 - 65.

fanno subito venire in mente, per analogia, un cantiere di restauro di una chiesa danneggiata, dal terremoto ad esempio, come ad Assisi o all’Aquila:

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L’Aquila, Basilica di Santa Maria di Collemaggio, 2010Fonte: http://www.ilgiornaledellarte.com/articoli//2010/5/102551.html

Per la costruzione degli archi di cemento armato (ugualmente di chiese, per rimanere nello stesso ambito architettonico) si procede analogamente, benché secondo un ordine cronologico diverso degli eventi, donde ad esempio:

← ← Antoni Gaudí, la Sagrada Família, facciata della Passione, in costruzione (da una guida di Barcellona, A. Campaña, s.a.);

↓ sotto: la facciata ultimata ↓ (fonte: http://utenti.quipo.it/base5/numeri/quasubirachs.htm ).

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Isoliamo ora mentalmente soltanto le arcate e trasformiamole in arcate di metallo architettoniche, fondendo l’impalcatura coll’opera finita. Ne otteniamo, ad esempio, archi di ponti, ma possiamo ottenere anche questo:

immagine più vicina, anche per effetto della distorsione, al gioco di arcate del tempio di Gaudí. (Fonte: http://www.travelblog.it/post/16561/la-torre-eiffel-a-parigi-vista-da-sotto ; particolare).