Senza la bellezza non si può capire il Vangelo in Libia...to italiano, «il testo giunge a...

8
Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Anno CLX n. 103 (48.427) Città del Vaticano venerdì 8 maggio 2020 . y(7HA3J1*QSSKKM( +"!"!\!"!{! le domande della poesia ? È così lineare l’orizzonte che porta a Damasco: ama il tuo prossimo come te stesso. «Mamma e se uno non ama se stesso?». Le tue parole bruciano come uno schiaffo sul volto di ogni filantropica superbia. Nella sincerità incondizionata della poesia ZINGONIA ZINGONE, canta da madre la strada che il figlio va tessendo, rivelando prima di tutto a sé stessa la verità dura della conoscenza del mondo. Il testo qui proposto è tratto dal suo ultimo libro, «Viaggio del san- gue» (CAPIRE Edizioni, 2020). Da cosa cominciare, per imparare ad amare? a cura di NICOLA BULTRINI Nella messa a Santa Marta il Pontefice invita nuovamente a pregare per gli artisti Senza la bellezza non si può capire il Vangelo Ispirato da «una lettera» ricevuta da «un gruppo di artisti» che lo «rin- graziavano per la preghiera» fatta «per loro» lo scorso 27 aprile, Papa Francesco è tornato giovedì 7 mag- gio a «chiedere al Signore» una be- nedizione per gli artisti perché «ci fanno capire cosa è la bellezza». Ed è per questa categoria di persone — di cui già dieci giorni fa aveva elo- giato la «creativitità» — che il vesco- vo di Roma ha di nuovo offerto la messa celebrata al mattino nella cap- pella di Casa Santa Marta: «Pre- ghiamo un’altra volta per gli artisti» perché «senza il bello, il Vangelo non si può capire», ha esordito in- troducendo il rito e commentando l’intenzione, nello stesso giorno in cui nel 1964 Paolo VI celebrò la mes- sa per gli artisti nel suggestivo sce- nario della Cappella Sistina. All’omelia Francesco ha poi medita- to il passo degli Atti degli apostoli (13, 13-25) proposto dalla prima let- tura della liturgia, in cui parlando nella sinagoga di Antiochia in Pisi- dia san Paolo spiega cosa significhi essere cristiani. «Il cristianesimo — ha chiarito il Papa in proposito — non è solo un’etica. Sì, è vero, ha dei princìpi morali, ma... è di più. Il cristianesimo non è un’élite di gente scelta per la verità». No, al contrario «il cristianesimo è appartenenza a un popolo»; e «se noi non abbiamo questa coscienza di appartenenza» ha messo in guardia il Pontefice «sa- remo cristiani ideologici, con una dottrina piccolina di affermazione di verità». Invece «essere cristiani è ap- partenere a un popolo scelto da Dio gratuitamente, avere memoria di co- loro che ci hanno preceduto nel cammino della salvezza», ha conclu- so Francesco, esortando a chiedere nella preghiera «al Signore la co- scienza di appartenere al popolo di Dio che nella sua totalità ha il fiuto della fede ed è infallibile in questo modo di credere», come affermato dal concilio Vaticano II. PAGINA 8 Haftar attacca l’aeroporto di Misurata Escalation di violenze in Libia TRIPOLI, 7. Escalation di violenze in Libia. Ieri sera gli aerei di Haf- tar hanno bombardato di nuovo l’aeroporto di Misurata, la città schierata al fianco del governo di Tripoli. Si è trattato dicono i media — dell’incursione più pesan- te dall’inizio del conflitto. Una dozzina di raid in rapida successione, non si sa se condotti da aerei o da droni, hanno colpito depositi di armi e carburante. C’è stato un “effetto a catena”: le esplosioni delle munizioni custodi- te nei bunker hanno incendiato al- tri serbatoi. Una colossale nuvola di fumo, che si sviluppa per più di cinque chilometri, si è alzata nel tramonto e la notte è stata illumi- nata da colonne di fiamme e deto- nazioni, secondo quanto riportano i testimoni. Da rilevare che all’ingresso dell’aeroporto c’è la base della mis- sione italiana, con un ospedale da campo e un contingente di soldati: non risultano danni alla struttura, che ospita un centinaio di militari. Come confermano gli esperti dell’Onu, in Libia gli scontri stan- no aumentando di intensità. A Tri- poli le truppe governative leali al governo di al-Serraj, riconosciuto dalla comunità internazionale, da giorni sono all’offensiva verso il confine tunisino e hanno rotto l’as- sedio della capitale da parte delle forze di Haftar. Dopo avere occu- pato l’aeroporto di Al Wattia, ades- so puntano verso sud. Come rispo- sta le brigate del generale Haftar ieri hanno lanciato razzi contro il quartiere residenziale di Abu Sa- lim, nel cuore della metropoli, uc- cidendo diversi civili. Un bombar- damento che sembra annunciare la ripresa dell’assalto verso Tripoli. Intanto, oggi, il responsabile ad interim della Missione di sostegno dell’Onu in Libia (Unsmil), Ste- phanie Williams, ha discusso in una telefonata con il presidente al- Serraj «gli ultimi sviluppi in Libia» e le possibilità concrete di fermare il conflitto. L’Unsmil riporta che «Williams ha sottolineato come qualsiasi iniziativa di pace e di dia- logo costituisce uno slancio che de- ve essere sfruttato per porre fine ai combattimenti e riprendere un pro- cesso politico globale». Williams ha inoltre confermato la disponibi- lità dell’Unsmil a riprendere fin da subito il percorso politico intra-li- bico, sulla base dei risultati della conferenza di Berlino e le risolu- zioni del Consiglio di sicurezza Onu. Il capo ad interim dell’Un- smil ha rinnovato infine «la sua ri- chiesta a tutte le parti in conflitto in Libia di sospendere immediata- mente tutte le operazioni militari e risparmiare ulteriore sofferenza al popolo libico». I bombardamenti di Haftar sull’aeroporto di Misurata (Twitter) L’agenzia Onu auspica una gestione attenta della transizione e maggiori investimenti nella sanità Oms, rischio reale di tornare al lockdown «Sette opere di misericordia» di Piera Ventre Il pozzo delle paure ENRICA RIERA A PAGINA 4 Il volontario esilio di Seamus Heaney Poesie dalla quarantena di Glanmore LEONARD O GUZZO A PAGINA 4 Riflessioni sulla missione evangelizzatrice in Amazzonia Interculturalità o inculturazione? MARCELO FIGUEROA A PAGINA 6 La Guardie svizzere ricordano le vittime del Sacco di Roma Fedeli al Papa con spirito di sacrificio PAGINA 8 ALLINTERNO racconto LA PAROLA DELLANNO Nel miracolo delle narrazioni La vita si fa storia MARIAPIA VELADIANO A PAGINA 5 ROMA, 7. «Il rischio di ritornare in lockdown resta molto reale se i Paesi non gestiscono la transizioni con estrema attenzione e con un approccio a fasi». Così si è espresso ieri il direttore generale dell’O rga- nizzazione mondiale della sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebre- yesus, nel consueto briefing sul co- ronavirus. «Se abbiamo imparato qualcosa dal covid-19 è che investire nella sa- nità ora salverà vite dopo. La storia giudicherà tutti noi non solo su co- me siamo usciti da questa pande- mia, ma anche sulle lezioni che ab- biamo imparato e le azioni che ab- biamo intrapreso una volta che è passata» ha aggiunto. «Mentre la- voriamo per rispondere alla pande- mia di covid-19, dobbiamo anche lavorare di più per prepararci per la prossima. Ora c’è un’opportunità per gettare le basi di sistemi sanita- ri resilienti in tutto il mondo» ha concluso Ghebreyesus. Un appello, questo, lanciato ai governi di tutto il mondo per rac- cogliere maggior investimenti nella ricerca e nella sanità. «La pandemia di covid-19 alla fine retrocederà, ma non possiamo tornare alla normali- tà. Il mondo spende circa 7,5 trilio- ni di dollari per la salute ogni anno — quasi il 10 per cento del pil glo- bale. Ma i migliori investimenti so- no nella promozione della salute e nella prevenzione delle malattie a livello di medicina del territorio, che salverà vite e porterà a rispar- mi. Prevenire non è solo meglio che curare, è anche più economico» ha sottolineato il direttore del- l’O ms. Intanto, continuano le specula- zioni su come il coronavirus sia ar- rivato in Europa. «È possibile che ci siano stati casi di covid-19, ad esempio in Francia, a fine dicem- bre, se pensiamo che il primo clu- ster a Wuhan si è verificato i primi di dicembre. Non spetta a me fare speculazioni, ma qualcuno potreb- be aver viaggiato in quel lasso di tempo» ha detto Maria Van Ker- khove, responsabile tecnico del- l’Oms per il coronavirus. «Stiamo pensando a un’altra missione in Ci- na, una missione che approfondisca gli aspetti epidemiologici e cosa è successo all’inizio a livello di espo- sizione di diverse specie animali. Ci stiamo lavorando». L’Oms avverte anche della necessità di accostare all’uso delle app per il tracciamento un’attenta azione di prevenzione da parte delle autorità locali. «Il con- tact tracing è uno strumento fonda- mentale per aiutare a controllare la catena di contagi di covid-19. Le app possono supplementare il lavo- ro delle persone, degli operatori ma anche dei volontari che parlano e intervistano le persone per capire quali contatti hanno avuto» ha spiegato Van Kerkhove. «La cosa importante è l’interazione con i pa- zienti e la ricostruzione dei contatti avuti. Le app possono aiutare ma non sostituiscono le persone che la- vorano per questo». L’Oms «sta la- vorando con sviluppatori nel mon- do per provare a trovare una app che si possa poi adattare ai vari paesi per gestire l’intero processo di contact tracing. La sfida è integrare i dati con quelli raccolti dai sistema sanitari». Intanto, l’ultimo bilancio della pandemia parla di oltre 260 mila (per la precisione 260.938) decessi nel mondo. Lo ha reso noto la Johns Hopkins University, secondo la quale gli Stati Uniti sono il Pae- se con il più alto numero di morti (oltre 73000), seguiti da Regno Unito, Italia e Spagna. I contagi complessivi sono oltre tre milioni e 700 mila. Sul piano economico, i danni sono ingenti ovunque. NOSTRE INFORMAZIONI Il Santo Padre ha accettato la rinuncia all’ufficio di Ausiliare dell’Arcidiocesi di Cincinnati (Stati Uniti d’America), presen- tata da Sua Eccellenza Monsi- gnor Joseph R. Binzer, Vescovo titolare di Subbar. LABORATORIO DOPO LA PANDEMIA Conversazione con il filosofo e giornalista gesuita Patrick Gilger Parlare della verità con amore LUCA M. POSSATI A PAGINA 3 Dal 18 maggio riprendono in Italia le messe con il popolo ROMA, 7. È stato firmato questa mattina, a Palazzo Chigi, dal pre- sidente della Conferenza episco- pale italiana, cardinale Gualtiero Bassetti, dal presidente del Consi- glio, Giuseppe Conte, e dal mini- stro dell’Interno, Luciana Lamor- gese, il Protocollo che permetterà in Italia la ripresa delle celebra- zioni liturgiche con il popolo. Il testo entrerà in vigore dal prossi- mo 18 maggio, un lunedì. Come reso noto dall’Ufficio co- municazioni sociali dell’episcopa- to italiano, «il testo giunge a con- clusione di un percorso che ha vi- sto la collaborazione tra la Cei, il presidente del Consiglio, il mini- stro dell’Interno — nello specifico delle articolazioni, il prefetto del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione, Michele di Bari, e il capo di Gabinetto, Alessandro Goracci — e il Comitato tecnico- scientifico». Nel Protocollo vengono indica- te alcune misure da ottemperare con cura nel pieno rispetto della normativa sanitaria disposta per il contenimento e la gestione del- l’emergenza epidemiologica da Sars-Cov-2, e conseguentemente delle esigenze di tutela della salu- te pubblica. Vengono regolamentati l’acces- so ai luoghi di culto in occasione delle celebrazioni liturgiche, l’igie- nizzazione degli spazi e degli og- getti, le attenzioni da osservare nelle celebrazioni stesse e nei sa- cramenti, nonché la comunicazio- ne da predisporre per i fedeli. La capienza massima all’interno di ciascun edificio di culto dovrà es- sere stabilita dal rappresentante legale dell’ente. L’accesso dei fe- deli — con l’obbligo di mascherina resta dunque contingentato e verrà regolato, sia in entrata e che in uscita, da volontari o collabora- tori. Restano ancora vuote le ac- quasantiere. «Ciascuno ha fatto la sua parte con responsabilità», ha commen- tato il presidente dei vescovi, Gualtiero Bassetti, sottolineando il costante impegno della Chiesa nel contribuire al superamento della crisi in atto. Dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, è arrivato il ringraziamento per «il sostegno morale e materiale che la Cei sta dando all’intera collettività nazionale in questo momento dif- ficile».

Transcript of Senza la bellezza non si può capire il Vangelo in Libia...to italiano, «il testo giunge a...

Page 1: Senza la bellezza non si può capire il Vangelo in Libia...to italiano, «il testo giunge a con-clusione di un percorso che ha vi-sto la collaborazione tra la Cei, il presidente del

Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00

L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

Unicuique suum

POLITICO RELIGIOSO

Non praevalebunt

Anno CLX n. 103 (48.427) Città del Vaticano venerdì 8 maggio 2020

.

y(7HA

3J1*QS

SKKM(

+"!"!\!"

!{!

le domandedella poesia?

È così linearel’orizzonte che porta a Damasco:ama il tuo prossimo come te stesso.

«Mammae se uno non ama se stesso?».Le tue parole brucianocome uno schiaffo sul voltodi ogni filantropica superbia.

Nella sincerità incondizionata della poesia ZINGONIA ZINGONE,canta da madre la strada che il figlio va tessendo, rivelando primadi tutto a sé stessa la verità dura della conoscenza del mondo. Iltesto qui proposto è tratto dal suo ultimo libro, «Viaggio del san-gue» (CAPIRE Edizioni, 2020).

Da cosa cominciare,per imparare ad amare?

a cura di NICOLA BU LT R I N I

Nella messa a Santa Marta il Pontefice invita nuovamente a pregare per gli artisti

Senza la bellezzanon si può capire il Vangelo

Ispirato da «una lettera» ricevuta da«un gruppo di artisti» che lo «rin-graziavano per la preghiera» fatta«per loro» lo scorso 27 aprile, PapaFrancesco è tornato giovedì 7 mag-gio a «chiedere al Signore» una be-nedizione per gli artisti perché «ci

fanno capire cosa è la bellezza». Edè per questa categoria di persone —di cui già dieci giorni fa aveva elo-giato la «creativitità» — che il vesco-vo di Roma ha di nuovo offerto lamessa celebrata al mattino nella cap-pella di Casa Santa Marta: «Pre-

ghiamo un’altra volta per gli artisti»perché «senza il bello, il Vangelonon si può capire», ha esordito in-troducendo il rito e commentandol’intenzione, nello stesso giorno incui nel 1964 Paolo VI celebrò la mes-sa per gli artisti nel suggestivo sce-

nario della Cappella Sistina.All’omelia Francesco ha poi medita-to il passo degli Atti degli apostoli(13, 13-25) proposto dalla prima let-tura della liturgia, in cui parlandonella sinagoga di Antiochia in Pisi-dia san Paolo spiega cosa significhiessere cristiani. «Il cristianesimo —ha chiarito il Papa in proposito —non è solo un’etica. Sì, è vero, hadei princìpi morali, ma... è di più. Ilcristianesimo non è un’élite di gentescelta per la verità». No, al contrario«il cristianesimo è appartenenza aun popolo»; e «se noi non abbiamoquesta coscienza di appartenenza»ha messo in guardia il Pontefice «sa-remo cristiani ideologici, con unadottrina piccolina di affermazione diverità». Invece «essere cristiani è ap-partenere a un popolo scelto da Diogratuitamente, avere memoria di co-loro che ci hanno preceduto nelcammino della salvezza», ha conclu-so Francesco, esortando a chiederenella preghiera «al Signore la co-scienza di appartenere al popolo diDio che nella sua totalità ha il fiutodella fede ed è infallibile in questomodo di credere», come affermatodal concilio Vaticano II.

PAGINA 8

Haftar attacca l’aeroporto di Misurata

Escalation di violenzein Libia

TRIPOLI, 7. Escalation di violenzein Libia. Ieri sera gli aerei di Haf-tar hanno bombardato di nuovol’aeroporto di Misurata, la cittàschierata al fianco del governo diTripoli. Si è trattato — dicono imedia — dell’incursione più pesan-te dall’inizio del conflitto.

Una dozzina di raid in rapidasuccessione, non si sa se condotti

da aerei o da droni, hanno colpitodepositi di armi e carburante. C’èstato un “effetto a catena”: leesplosioni delle munizioni custodi-te nei bunker hanno incendiato al-tri serbatoi. Una colossale nuvoladi fumo, che si sviluppa per più dicinque chilometri, si è alzata neltramonto e la notte è stata illumi-nata da colonne di fiamme e deto-nazioni, secondo quanto riportanoi testimoni.

Da rilevare che all’i n g re s s odell’aeroporto c’è la base della mis-sione italiana, con un ospedale dacampo e un contingente di soldati:non risultano danni alla struttura,che ospita un centinaio di militari.

Come confermano gli espertidell’Onu, in Libia gli scontri stan-no aumentando di intensità. A Tri-poli le truppe governative leali algoverno di al-Serraj, riconosciutodalla comunità internazionale, dagiorni sono all’offensiva verso ilconfine tunisino e hanno rotto l’as-sedio della capitale da parte delleforze di Haftar. Dopo avere occu-pato l’aeroporto di Al Wattia, ades-so puntano verso sud. Come rispo-sta le brigate del generale Haftarieri hanno lanciato razzi contro ilquartiere residenziale di Abu Sa-lim, nel cuore della metropoli, uc-cidendo diversi civili. Un bombar-damento che sembra annunciare laripresa dell’assalto verso Tripoli.

Intanto, oggi, il responsabile adinterim della Missione di sostegnodell’Onu in Libia (Unsmil), Ste-phanie Williams, ha discusso inuna telefonata con il presidente al-Serraj «gli ultimi sviluppi in Libia»e le possibilità concrete di fermareil conflitto. L’Unsmil riporta che«Williams ha sottolineato comequalsiasi iniziativa di pace e di dia-logo costituisce uno slancio che de-ve essere sfruttato per porre fine aicombattimenti e riprendere un pro-cesso politico globale». Williamsha inoltre confermato la disponibi-lità dell’Unsmil a riprendere fin dasubito il percorso politico intra-li-bico, sulla base dei risultati dellaconferenza di Berlino e le risolu-zioni del Consiglio di sicurezzaOnu. Il capo ad interim dell’Un-smil ha rinnovato infine «la sua ri-chiesta a tutte le parti in conflittoin Libia di sospendere immediata-mente tutte le operazioni militari erisparmiare ulteriore sofferenza alpopolo libico».

I bombardamenti di Haftar sull’aeroporto di Misurata (Twitter)

L’agenzia Onu auspica una gestione attenta della transizione e maggiori investimenti nella sanità

Oms, rischio reale di tornare al lockdown«Sette opere di misericordia»di Piera Ventre

Il pozzodelle paure

ENRICA RIERA A PA G I N A 4

Il volontario esilio di Seamus Heaney

Poesie dalla quarantenadi Glanmore

LEONARD O GUZZO A PA G I N A 4

Riflessioni sulla missioneevangelizzatrice in Amazzonia

I n t e rc u l t u r a l i t ào inculturazione?

MARCELO FIGUEROA A PA G I N A 6

La Guardie svizzere ricordanole vittime del Sacco di Roma

Fedeli al Papacon spirito di sacrificio

PAGINA 8

ALL’INTERNO

ra c c o n t oLA PAROLA DELL’ANNO

Nel miracolo delle narrazioni

La vita si fa storia

MARIAPIA VELADIANO A PA G I N A 5

ROMA, 7. «Il rischio di ritornare inlockdown resta molto reale se iPaesi non gestiscono la transizionicon estrema attenzione e con unapproccio a fasi». Così si è espressoieri il direttore generale dell’O rga-nizzazione mondiale della sanità(Oms), Tedros Adhanom Ghebre-yesus, nel consueto briefing sul co-ro n a v i ru s .

«Se abbiamo imparato qualcosadal covid-19 è che investire nella sa-nità ora salverà vite dopo. La storiagiudicherà tutti noi non solo su co-me siamo usciti da questa pande-mia, ma anche sulle lezioni che ab-biamo imparato e le azioni che ab-biamo intrapreso una volta che èpassata» ha aggiunto. «Mentre la-voriamo per rispondere alla pande-mia di covid-19, dobbiamo anchelavorare di più per prepararci per laprossima. Ora c’è un’opp ortunitàper gettare le basi di sistemi sanita-ri resilienti in tutto il mondo» haconcluso Ghebreyesus.

Un appello, questo, lanciato aigoverni di tutto il mondo per rac-cogliere maggior investimenti nellaricerca e nella sanità. «La pandemiadi covid-19 alla fine retrocederà, manon possiamo tornare alla normali-

tà. Il mondo spende circa 7,5 trilio-ni di dollari per la salute ogni anno— quasi il 10 per cento del pil glo-bale. Ma i migliori investimenti so-no nella promozione della salute enella prevenzione delle malattie alivello di medicina del territorio,che salverà vite e porterà a rispar-mi. Prevenire non è solo meglioche curare, è anche più economico»ha sottolineato il direttore del-l’O ms.

Intanto, continuano le specula-zioni su come il coronavirus sia ar-rivato in Europa. «È possibile checi siano stati casi di covid-19, adesempio in Francia, a fine dicem-bre, se pensiamo che il primo clu-ster a Wuhan si è verificato i primidi dicembre. Non spetta a me farespeculazioni, ma qualcuno potreb-be aver viaggiato in quel lasso ditempo» ha detto Maria Van Ker-khove, responsabile tecnico del-l’Oms per il coronavirus. «Stiamopensando a un’altra missione in Ci-na, una missione che approfondiscagli aspetti epidemiologici e cosa èsuccesso all’inizio a livello di espo-sizione di diverse specie animali. Cistiamo lavorando». L’Oms avverteanche della necessità di accostare

all’uso delle app per il tracciamentoun’attenta azione di prevenzione daparte delle autorità locali. «Il con-tact tracing è uno strumento fonda-mentale per aiutare a controllare lacatena di contagi di covid-19. Leapp possono supplementare il lavo-ro delle persone, degli operatori maanche dei volontari che parlano eintervistano le persone per capirequali contatti hanno avuto» haspiegato Van Kerkhove. «La cosaimportante è l’interazione con i pa-zienti e la ricostruzione dei contattiavuti. Le app possono aiutare manon sostituiscono le persone che la-vorano per questo». L’Oms «sta la-vorando con sviluppatori nel mon-

do per provare a trovare una appche si possa poi adattare ai varipaesi per gestire l’intero processo dicontact tracing. La sfida è integrarei dati con quelli raccolti dai sistemasanitari».

Intanto, l’ultimo bilancio dellapandemia parla di oltre 260 mila(per la precisione 260.938) decessinel mondo. Lo ha reso noto laJohns Hopkins University, secondola quale gli Stati Uniti sono il Pae-se con il più alto numero di morti(oltre 73000), seguiti da RegnoUnito, Italia e Spagna. I contagicomplessivi sono oltre tre milioni e700 mila. Sul piano economico, idanni sono ingenti ovunque.

NOSTREINFORMAZIONI

Il Santo Padre ha accettato larinuncia all’ufficio di Ausiliaredell’Arcidiocesi di Cincinnati(Stati Uniti d’America), presen-tata da Sua Eccellenza Monsi-gnor Joseph R. Binzer, Vescovotitolare di Subbar.

LABORATORIODOPO LA PA N D E M I A

Conversazione con il filosofoe giornalista gesuita Patrick Gilger

Parlare della veritàcon amore

LUCA M. PO S S AT I A PA G I N A 3

Dal 18 maggio riprendono in Italiale messe con il popolo

ROMA, 7. È stato firmato questamattina, a Palazzo Chigi, dal pre-sidente della Conferenza episco-pale italiana, cardinale GualtieroBassetti, dal presidente del Consi-glio, Giuseppe Conte, e dal mini-stro dell’Interno, Luciana Lamor-gese, il Protocollo che permetteràin Italia la ripresa delle celebra-zioni liturgiche con il popolo. Iltesto entrerà in vigore dal prossi-mo 18 maggio, un lunedì.

Come reso noto dall’Ufficio co-municazioni sociali dell’episcopa-to italiano, «il testo giunge a con-clusione di un percorso che ha vi-sto la collaborazione tra la Cei, ilpresidente del Consiglio, il mini-stro dell’Interno — nello specificodelle articolazioni, il prefetto delDipartimento per le libertà civili el’immigrazione, Michele di Bari, eil capo di Gabinetto, AlessandroGoracci — e il Comitato tecnico-scientifico».

Nel Protocollo vengono indica-te alcune misure da ottemperarecon cura nel pieno rispetto dellanormativa sanitaria disposta per ilcontenimento e la gestione del-l’emergenza epidemiologica daSars-Cov-2, e conseguentemente

delle esigenze di tutela della salu-te pubblica.

Vengono regolamentati l’acces-so ai luoghi di culto in occasionedelle celebrazioni liturgiche, l’igie-nizzazione degli spazi e degli og-getti, le attenzioni da osservarenelle celebrazioni stesse e nei sa-cramenti, nonché la comunicazio-ne da predisporre per i fedeli. Lacapienza massima all’interno diciascun edificio di culto dovrà es-sere stabilita dal rappresentantelegale dell’ente. L’accesso dei fe-deli — con l’obbligo di mascherina— resta dunque contingentato everrà regolato, sia in entrata e chein uscita, da volontari o collabora-tori. Restano ancora vuote le ac-q u a s a n t i e re .

«Ciascuno ha fatto la sua partecon responsabilità», ha commen-tato il presidente dei vescovi,Gualtiero Bassetti, sottolineandoil costante impegno della Chiesanel contribuire al superamentodella crisi in atto. Dal presidentedel Consiglio, Giuseppe Conte, èarrivato il ringraziamento per «ilsostegno morale e materiale che laCei sta dando all’intera collettivitànazionale in questo momento dif-ficile».

Page 2: Senza la bellezza non si può capire il Vangelo in Libia...to italiano, «il testo giunge a con-clusione di un percorso che ha vi-sto la collaborazione tra la Cei, il presidente del

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 2 venerdì 8 maggio 2020

L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

Unicuique suum

POLITICO RELIGIOSONon praevalebunt

Città del Vaticano

o r n e t @ o s s ro m .v aw w w. o s s e r v a t o re ro m a n o .v a

ANDREA MONDAdirettore responsabile

Giuseppe Fiorentinov i c e d i re t t o re

Piero Di Domenicantoniocap oredattore

Gaetano Vallinisegretario di redazione

Servizio vaticano: [email protected] internazionale: [email protected] culturale: [email protected] religioso: [email protected]

Servizio fotografico: telefono 06 698 84797, fax 06 698 [email protected] w w w. p h o t o .v a

Segreteria di redazionetelefono 06 698 83461, 06 698 84442

fax 06 698 83675segreteria.or@sp c.va

Tipografia VaticanaEditrice L’Osservatore Romano

Tariffe di abbonamentoVaticano e Italia: semestrale € 99; annuale € 198Europa: € 410; $ 605Africa, Asia, America Latina: € 450; $ 665America Nord, Oceania: € 500; $ 740Abbonamenti e diffusione (dalle 8 alle 15.30):telefono 06 698 99480, 06 698 99483fax 06 69885164, 06 698 82818,[email protected] diffusione.or@sp c.vaNecrologie: telefono 06 698 83461, fax 06 698 83675

Concessionaria di pubblicità

Il Sole 24 Ore S.p.A.System Comunicazione Pubblicitaria

Sede legaleVia Monte Rosa 91, 20149 Milanotelefono 02 30221/3003fax 02 30223214

s e g re t e r i a d i re z i o n e s y s t e m @ i l s o l e 2 4 o re . c o m

Aziende promotricidella diffusione

Intesa San Paolo

Ospedale Pediatrico Bambino Gesù

Società Cattolica di Assicurazione

Il covid-19 non risparmia nessun Paese

L’Europa verso la più graverecessione della storia

Cresce il numero dei contagi e dei decessi

Non si ferma la corsadel coronavirus in Africa

BRUXELLES, 7. Per colpa dell’epide-mia di covid-19, l’economia dell’Uesperimenterà una recessione di pro-porzioni storiche. È quanto accerteràdomani la Commissione Ue nel ver-tice di Bruxelles sullo statodell’unione. Le previsioni sono unvero e proprio bollettino di guerra,con cifre e percentuali mai registrateprima nell’economia della zona euroe del Vecchio Continente.

Il pil dell’Italia crollerà del 9,5 percento quest’anno, (la Commissioneparla di «profonda recessione») perpoi rimbalzare di 6,5 punti l’annoprossimo. Peggio solo la Grecia.

Ma la pandemia non risparmianessuna delle grandi economie euro-pee: nel 2020 calerà il prodotto lor-do di Germania (meno 6,5 per cen-to), Francia, (meno 8,2) Spagna(meno 9,4). Fuori dalla zona euro èla Croazia a registrare la caduta delpil più pesante con un meno 9,1.

Polonia, Lussemburgo e Austriasono invece Paesi il cui pil viene me-no colpito dai danni economici cau-sati dall’esplosione del covid-19.Complessivamente, rileva la Com-missione, il pil della zona euro subi-rà una contrazione del 7,7 per centonel 2020, prima di tornare a cresceredel 6,3 nel 2021. L’Ue a 27 dovrebberegistrare una contrazione del 7,4per cento quest’anno, prima di unrimbalzo del 6 per cento il prossi-mo.

Ora che i numeri della crisi euro-pea sono chiari a tutti, la Commis-sione può cominciare il suo pressingsulle capitali. L’obiettivo è arrivare aconvincere anche i Paesi più riluttan-ti che serve subito un piano per laripresa, o Recovery fund, capace diintervenire già dal secondo semestredel 2020, in modo da aiutare soprat-tutto quelle economie finite nel ba-ratro per colpa di una crisi di cuinon hanno responsabilità.

Un piano europeo allenterebbeanche la pressione sulla Bce, finitanel mirino della Corte tedesca pro-prio per il suo programma di acqui-sto di titoli che sta dando sollievo aiGoverni dell’Eurozona, incapaci fi-nora di decisioni ambiziose per risol-levare l’economia europea. Una po-sizione che rischia di complicare un

equilibrio delicato dando fiato alleposizioni più oltranziste.

Le divergenze economiche nel-l’Unione e nell’Eurozona erano giàmolte prima dell’emergenza corona-virus, ma la crisi che si è abbattutacon più violenza su alcuni le ha au-mentate, portando alla luce una del-le grandi contraddizioni dell’Ue:un’Unione senza capacità di bilanciocomune sarà sempre a rischio di dis-soluzione. «Questa crisi riguardatutti, ma la ripresa varia anche a se-conda dello stato dell’economia», haspiegato il vicepresidente della Com-missione Ue, Valdis Dombrovskis.«Quindi — ha aggiunto — le econo-mie più forti sono in una posizionemigliore per sostenere lavoratori, fa-miglie e imprese. Dobbiamo evitaredi finire con grandi disparità nelmercato interno, che diventano fisse.È il motivo per cui dobbiamo subitoapprovare un piano di rilancio euro-peo ambizioso».

L’auspicio è che ora il Nord d’Eu-ropa sia più disponibile ad accettareche ai più deboli vadano rapidamen-te una parte di sovvenzioni a fondoperduto, e non solo prestiti che au-menterebbero il loro debito. E chevenerdì, alla chiusura del negoziatosul Mes, nessuno chieda condizioniche irritano i Paesi del Sud, comeun monitoraggio rafforzato delle isti-tuzioni sulle spese.Bruxelles, passante davanti all’edificio della Commissione europea (Afp)

ADDIS ABEBA, 7. Continua a cresce-re la curva dei contagiati e dei de-cessi in Africa a causa del covid-19.A oggi i casi sono 49.352 e 1.959 ilnumero delle vittime. Lo rende no-to il Centro per il controllo e laprevenzione delle malattie del-l’Unione africana (Africa Cdc).

Le aree più colpite dalla pande-mia sono a nord e a ovest, seguonoil sud, l’est e, infine, il centro del

continente. Nella parte mediterra-nea dell’Africa, infatti, i casi sono18.452 e i decessi 1.150. L’Egitto,per quanto riguarda le vittime, è alprimo posto seguito da Marocco eAlgeria. Nell’area occidentale, cheregistra 13.424 casi e 320 morti, iltriste primato spetta alla Nigeria. Asud i casi sono 8.055, i decessi 163.In termini di contagi il Sud Africaè il più colpito nella regione, men-tre il Lesotho è l’unico a non averconfermato finora alcun caso. Nellaparte orientale, invece, i casi sono4.843 e 142 i decessi, con Gibuti intesta seguito da Somalia e Sudan.Al centro, infine, i contagi sono4.578 e i morti 184.

L’estrema criticità della situazio-ne in Nigeria ha portato alla proro-ga del divieto di tutti i voli diquattro settimane a partire da do-mani. Preoccupa anche la situazio-ne dell’Algeria, dove nelle ultime24 ore sono stati rilevati altri 159nuovi casi. Sono quasi 5.000 i con-tagiati e 476 i deceduti, ma sono inaumento anche i guariti.

Cresce l’allarme anche in Soma-lia. «Il Paese rischia di essere tra-volto dal coronavirus» ha afferma-to oggi una ong per gli aiuti uma-nitari, sottolineando l’inadeguatez-za dell’assistenza sanitaria. La cifraufficiale di 835 casi confermati —ha aggiunto — non corrisponde aquella effettiva. Il sindaco di Mo-gadiscio all’inizio di questa setti-mana aveva già parlato di sottosti-ma dei contagi.L’Onu: aumenta

la coltivazioneillegale di drogain America latina

VIENNA, 7. L’impatto economico delnuovo coronavirus in America latinapotrebbe far sì che molte persone ri-corrano alla coltivazione illegale didroga come mezzo di sussistenza.L’allarme arriva dall’Ufficio delleNazioni Unite per la droga e il cri-mine (Unodc), con sede a Vienna,ed è contenuto nel documento diffu-so ieri e intitolato «Covid-19 e la ca-tena di approvvigionamento delladroga: dalla produzione al traffico eal consumo» che relaziona inoltre sucome le misure per combattere lapandemia in corso stiano alterandoil mercato mondiale delle droghe.

Nel rapporto, l’Unodc indica chel’America latina dovrebbe «subire lapeggiore crisi economica della suastoria», con una contrazione del-l’economia del 5,3 per cento e la per-centuale di persone che vivono al disotto della soglia di povertà dovreb-be aumentare, passando dal 30 al 34per cento, «principalmente a causadell’inadeguato sistema di protezio-ne sociale nella regione». L’analisidell’Ufficio fa riferimento in partico-lar modo al Messico, il terzo mag-giore produttore mondiale di oppio,e a Colombia, Perú e Bolivia i trepaesi che producono praticamentetutta la coca venduta nel mondo.

Come al solito saranno i più vul-nerabili che rischieranno di finire inquesto processo «se non saranno di-sponibili altre opzioni per generarereddito», avverte l’agenzia delle Na-zioni Unite.

Ancora oltre duemila morti in un giorno negli Stati Uniti

Marcia indietro di Trump sulla task force antipandemia

Un operatore sanitario mentre effettua un test, New York (Epa)

Tokyo valuta la revoca dello stato di emergenzaIn India si registra un incremento dei positivi

Locuste e virusmix letale

nel Corno d’Africa

GINEVRA, 7. L’invasione delle locu-ste e la pandemia in piena evolu-zione rappresentano una grave mi-naccia per circa 5,2 milioni di bam-bini malnutriti nel Corno d’Africa.A lanciare l’allarme sono le orga-nizzazioni internazionali.

Il ritorno degli sciami di locustedel deserto, gli effetti dell’e m e rg e n -za covid-19 e il riaffacciarsi dellastagione delle inondazioni sonouna combinazione letale in Soma-lia, Etiopia e Kenya. In questi trePaesi, sottolinea l’o rg a n i z z a z i o n e ,almeno 5,2 milioni di bambini sot-to i cinque anni stanno già soffren-do la malnutrizione acuta, e diquesti circa 1,3 milioni sono colpitida forme ancora più gravi di mal-nutrizione e rischiano di morire difame.

Questo mese le comunità di tut-to il Corno d’Africa, già alle presecon le gravi conseguenze del coro-navirus, si trovano a fronteggiarenuovi sciami di locuste. Il periodoinsolitamente piovoso, tra la stagio-ne breve delle piogge del 2019 equella lunga del 2020, ha infatti fa-vorito la deposizione delle uova daparte degli sciami. Nuove ondatedi locuste sono state già osservatein alcune parti dell’Etiopia e dellaSomalia.

WASHINGTON, 7. Donald Trump hafatto una parziale marcia indietrosulla decisione, annunciata martedì,di sciogliere l’unità di crisi dellaCasa Bianca contro il coronavirus.«Non avevo idea di quanto fossepopolare la task force fino a ieri,quando ho iniziato a parlare discioglimento. È apprezzata dall’opi-nione pubblica» ha affermato ilpresidente Usa ieri durante unevento della Casa Bianca in onoredella Giornata nazionale degli in-fermieri.

La task force, guidata dal vice-presidente Usa Mike Pence, «conti-nuerà a lavorare indefinitamenteavendo però come focus la riaper-tura, la sicurezza e anche i vaccini ele terapie» ha aggiunto ancora ilpresidente annunciando poi, entrolunedì prossimo, l’eventuale nomi-na di nuovi membri. «Potremmoaumentare o ridurre i membri oveopportuno» ha precisato Trump,spiegando che d’ora in poi la suaattenzione si concentrerà, oltre chesulle cure mediche, sull’allentamen-to delle restrizioni alle imprese e al-la vita sociale.

Nonostante i dati sulla diffusionedel covid-19 negli Stati Uniti conti-nuino a essere caratterizzati da cifrepreoccupanti, la Casa Bianca, dadiversi giorni, sta concentrando ilsuo messaggio sulla riapertura delleattività e sull’allentamento delle mi-sure restrittive e del deconfinamen-to in corso. Secondo Trump unconfinamento indefinito «non è so-

stenibile»; da giorni infatti insisteper la riapertura economica, anchese ieri ha comunque ammesso chela pandemia «è stata il peggior at-tacco che il nostro Paese abbia maiaffrontato. È peggio di Pearl Har-bor». «È peggio del World Trade

Center», ha aggiunto, riferendosiagli attacchi dell’11 settembre 2001che hanno causato la morte di qua-si 3.000 persone.

Negli Stati Uniti sono stati nuo-vamente registrati oltre 2.000 deces-si riconducibili al covid-19 in 24

ore, portando il bilancio delle vitti-me totali stilato dalla Johns Hop-kins University a oltre 73.000. Trale 20.30 di ieri e lo stesso orario delgiorno precedente l’università diBaltimora ha annotato esattamente2.073 vittime. Nel Paese, dopo i24.000 nuovi contagi di ieri, sonoarrivati a oltre 1,22 milioni i casidiagnosticati ufficialmente; di que-sti quasi duecentomila sono statidichiarati guariti.

Nello Stato di New York, epicen-tro dell’epidemia nel Paese con323.978 casi confermati e 25.623morti, il numero di decessi quoti-diani è fortemente diminuito, masono comparsi altri focolai. Nellasola New York City sono morte19.297 persone.

Il governatore democratico diNew York, Andrew Cuomo, ha sot-tolineato l’importanza delle «prote-zioni» e del «comportamento per-sonale». «La riapertura e la finedelle restrizioni dipendono dai fat-ti, non dalle emozioni o dai calcolipolitici» ha ribadito ancora unavolta Cuomo.

Lo Stato è seguito dal vicinoNew Jersey con 131.890 casi confer-mati e 8.549 morti, il Massachusettscon 72.025 positivi di coronavirus e4.420 morti e lo stato dell’Illinois,che ha riportato 68.232 infezioni e2.970 morti. Altri stati con un grannumero di morti sono il Michigancon 4.256, la Pennsylvania con3.345 e il Connecticut con 2.718.

TO KY O, 7. Il governo giapponeseintende valutare la revoca dello sta-to di emergenza al termine di ognisettimana, in linea con il parere delcomitato di esperti per la gestionedell’emergenza coronavirus. Lo hadetto ieri il ministro per lo Svilup-po economico, Yasutoshi Nishimu-ra, in una videoconferenza con unaselezione di esponenti delle orga-nizzazioni commerciali e rappresen-tanti delle diverse prefetture.

L’incontro si è tenuto all’indoma-ni della decisione del premier Shin-zo Abe di estendere la stato di

emergenza al 31 maggio e la racco-mandazione a ridurre i contatti dapersona a persona per contenere ladiffusione del virus. Nishimura haspiegato che ascolterà l’opinionedella commissione il prossimo 14maggio e il 21 maggio per stabilirese la dichiarazione di emergenzapotrà essere abrogata, riducendo lerestrizioni sulle attività economichein determinate regioni. I criteriadottati terranno in considerazionei dati più recenti delle infezioni, lostato del sistema sanitario locale eil numero dei tamponi diagnostici

effettuati. Prima di una decisione intal senso le statistiche verranno pre-sentate al pubblico. Nel frattempoil governo punta ad allentare gra-dualmente le misure sulle attivitàsociali ed economiche, ma chiede aicittadini di continuare a rispettarele normative per ridurre il rischiodi un’espansione dell’agente pato-geno.

Intanto, peggiora la situazione inIndia. Sono più di 52 mila i casi dicoronavirus; 10 mila solo a Mum-bai. Lo ha dichiarato ieri il ministe-ro della Sanità nel 44° giorno di

lockdown, aggiornando così a52.952 il numero delle persone ri-sultate positive al test per il covid-19, con un aumento di 3.561 casi ri-spetto al giorno precedente. È sali-to invece a 1.783 il numero dei de-cessi, 89 nelle ultime 24 ore. Sonoinvece 15.267 le persone dimesse da-gli ospedali dopo che le loro condi-zioni di salute sono migliorate. Illockdown ha causato una dramma-tica impennata della disoccupazio-ne, con 122 milioni di indiani chehanno perso il lavoro nel solo mesedi aprile.

Page 3: Senza la bellezza non si può capire il Vangelo in Libia...to italiano, «il testo giunge a con-clusione di un percorso che ha vi-sto la collaborazione tra la Cei, il presidente del

L’OSSERVATORE ROMANOvenerdì 8 maggio 2020 pagina 3

LABORATORIOD OPO LA PA N D E M I A

«Per chi è responsabile la domanda ultima non è: come me la cavo eroicamente in quest’a f f a re ,

ma: quale potrà essere la vita della generazione che viene» (D. Bonhoeffer)

Conversazione con il filosofo e giornalista gesuita Patrick Gilger

Parlare della veritàcon amore

di LUCA M. PO S S AT I

«È come se Milano, in qua-rantena, mi avesse chiestodi rinunciare alla versione

della nostra risposta americana pertimore che l’avrei messa in praticaqui: lo sforzo incessante di controlla-re, dominare, definire, e quindi san-cire ciò che è realmente reale e vera-mente vero». Così Patrick Gilger,giovane gesuita statunitense, di for-mazione sociologo e filosofo, raccon-ta i giorni della pandemia. È appenaarrivato a Milano quando il corona-virus esplode con tutta la sua violen-za travolgendo la vita quotidiana diintere regioni del Nord Italia. Pa-trick è venuto in Italia per completa-re la sua tesi e imparare la linguaall’istituto Leone XIII. Ammalato, hatrascorso due settimane in quarante-na. A lui abbiamo chiesto non solouna testimonianza sulla pandemiavissuta dall’interno di uno dei suoiprincipali epicentri, ma anche unaprevisione, una prospettiva su quelche sarà il “dop o” l’emergenza, suquale tipo di mondo siamo pronti acostruire nonostante e oltre il coro-navirus. «La quarantena è un atto diobbedienza — afferma — dobbiamoseguire l’esempio di sant’Ignazio einiziare ad accettare di non essere ipadroni della nostra vita».

Qual è stata la sua esperienza perso-nale? Come ha vissuto e sta vivendo lapandemia?

Ci sono due cose da dire. Nellaprima fase della quarantena qui aMilano c’erano molte restrizioni. Lepersone hanno rispettato le regole,senza fare assembramenti. Tutti han-no preso seriamente la quarantena enon erano spaventati. Devo dire cheper me è stato piuttosto facile am-bientarmi. Potevo ancora uscire, so-no andato a visitare il duomo unpaio di volte. Ho seguito le regole,senza paura. Questa cosa mi è servi-ta per farmi una prima idea di Mila-no, che sembra un po’ come NewYork. È una città ricca e viva, e cisono tantissime persone che vengo-no qui da altrove. Il secondo perio-do dell’emergenza è stato invecemolto diverso: nelle ultime settimaneho potuto lasciare il mio apparta-mento soltanto una volta per andarealla posta a ritirare una lettera dimia nipote. Credo sia un immensoprivilegio il fatto di poter stare a ca-sa e non essere costretti a uscire; lapossibilità di vivere in sicurezza contutto quello che serve. Al Leone XIIIsiamo una piccola comunità di settepersone. Ci sono stati momenti ditensione e di sconforto. Ma ci sonostati anche momenti di grande soli-darietà e gentilezza.

Ha notato differenze tra il modo euro-peo di affrontare la pandemia e quelloamericano?

Sia in Europa che negli Stati Uni-ti sono stati commessi molti errorida parte dei governi, e non solo. Avolte le persone cercano seriamentedi non fare errori, di fare tutto bene,ma non sempre tutti reagiscono allostesso modo. E la stessa cosa vale

per le istituzioni, che possono avereottimi piani che, solo dopo, si rivela-no sbagliati. Credo che una differen-za fondamentale tra Stati Uniti edEuropa sia il modo in cui le personestiano resistendo alla quarantena e allockdown. Penso che negli StatiUniti abbiamo purtroppo dimentica-to che, insieme ai diritti e alla liber-tà, ci sono anche doveri e responsa-bilità sociali, gli uni rispetto agli al-tri. È vero che ci sono molti ameri-cani che obbediscono alle regole, mace ne sono anche molti, troppi, chenon rispettano le regole e non si fi-dano degli esperti. Non dico che siacolpa del governo; è un fatto sociale.Capisco la rabbia per la situazione eper il blocco, ma la modalità di rea-gire con odio è completamente sba-gliata.

Che cosa pensa dei disordini in Michi-gan, dove persone armate hanno occu-pato la sede del parlamento per prote-stare contro il lockdown?

Su questo non posso difendere gliStati Uniti. Ovviamente, la violenzaè sbagliata. Rispondere al lockdownin questo modo, con tale aggressivi-tà, addirittura facendo ricorso allearmi, è orribile. Dobbiamo essere ingrado di passare dall’ansia isolata,che è l’anticamera della violenza, al-la risposta condivisa e solidale. C’èperò un punto che mi sembra im-portante sottolineare. La mia opinio-ne, non solo in quanto sociologo maanche in quanto cattolico e sacerdo-te, è che ci sia stato un deficit nellaformazione dei fedeli alla compren-sione del mondo in cui viviamo. Unsegnale di ciò lo si potrebbe vederenel fatto che in quasi ogni elezioneil voto cattolico si disperde. Non c’èuna direzione comune. In altri ter-mini, la nostra identità politica è piùforte della nostra identità religiosa.Non sto dicendo che la Chiesa cat-

tolica statunitense debba per forzaorganizzare un partito politico deicattolici, cosa che sarebbe quasi im-possibile negli Usa. Mi piacerebbeinvece che, all’interno della Chiesacattolica statunitense, ci fosserogruppi che educano, che diano unaformazione politica, che aiutino lepersone a vedere le cose in un certomodo, anche se poi le persone sonolibere di votare come preferiscono,in base alle loro idee. Con questovoglio dire che dobbiamo riscoprireun’educazione del cuore, non solodella mente. Alla fine, resto sempreun agostiniano: non importa quantola nostra ragione vede chiaramente ilmondo, i nostri cuori non sono con-trollati dalla ragione. Per agire nelmondo e fare del bene dobbiamoanzitutto educare il nostro cuore.

La pandemia ha cambiato qualcosa nelsuo modo di vivere la spiritualità?

La maggior parte del tempo sentodi essere come tutti gli altri e di ca-pirli molto bene. Tuttavia, quandoascolto la voce di coloro che sonostati più colpiti dalla pandemia e ca-pisco quanto la loro vita è cambiata,mi accorgo che esiste una differenzaradicale. Io ho il privilegio di vivereogni giorno con Dio, e questo perme, oggi, è più evidente che mai.Per me, nel pieno di questa pande-mia, acquista un valore fondamenta-le la preghiera ignaziana “Suscip eD omine”, che è un’offerta di tutto sestesso a Dio. Penso che la ragioneper cui stiamo assistendo, soprattut-to negli Stati Uniti, a reazioni dram-matiche al lockdown è che le perso-ne non sono più capaci di dare e ri-cevere, e quindi odiano che qualcosagli venga tolto. Con questo non vo-glio dire che gli americani non sianogenerosi. Io sono americano e pensoche gli americani siano un popolomolto generoso. Siamo capaci di da-

re moltissimo, gli uni agli altri, e an-che ad altri popoli. Ma in generalesiamo generosi secondo le nostre re-gole. Siamo generosi soltanto conchi accetta le nostre condizioni.Dobbiamo cambiare atteggiamento,e questo è il momento giusto perfarlo. La quarantena è un atto di ob-bedienza, una perdita della libertà.Dobbiamo rispondere seguendol’esempio di sant’Ignazio. Egli nondice “Dio, ti do la mia memoria, lamia intelligenza, ecc.”. Egli invecechiede a Dio di prendere queste coseda lui. La fede non è mossa da unatto decisionale, ma dall’accettazionedell’azione di Dio in noi. Questo èmolto profondo. Il vero agente dellapreghiera non è l’uomo, ma Dio.Dobbiamo seguire questo esempiose vogliamo imparare qualcosa daquesta emergenza. Non siamo i pa-droni della nostra vita in ogni mo-mento e in ogni situazione. Dobbia-mo imparare a collaborare e donare.Io so di non essere capace di abban-donare la mia libertà da solo, soltan-to con le mie forze. Ho bisogno diaiuto per farlo da parte degli altri edi Dio.

Come sarà il “dopo”? Ci saranno gran-di cambiamenti sociali o tutto resteràcome prima?

Penso sia difficile fare previsioniin questo momento. La ragione èche sono gli esseri umani a fare larealtà. Dio ci ha fatto per uno sco-po: riposare in Lui, come direbbeAgostino. Ma siamo noi che viaggia-mo insieme verso questo luogo delriposo in questo mondo. Voglio dire:siamo noi a costruire il sistema, a co-struire il mondo in cui viviamo. Edobbiamo farlo, siamo costretti.Nessuno può farlo al nostro posto.Ogni grande crisi presenta all’uma-nità l’opportunità di fallire o di an-dare avanti. Onestamente, in questomomento sono un po’ p essimista.Credo che molti useranno il corona-virus per costruire un mondo peg-giore. Più di 50 paesi hanno già de-ciso di cancellare le elezioni a causadella pandemia. La democrazia — misembra — sta diventando sempre piùfragile, non più stabile. Radicalizza-zione e populismo stanno prospe-rando in moltissimi paesi. Questoperò non significa che la situazionesia irrecuperabile. Nel Vangelo diGiovanni, Gesù afferma: “Il Padremio opera sempre, e anch’io opero”.L’intera spiritualità di noi gesuiti ècostruita attorno a questo concetto,cioè all’importanza di discernere ilmodo in cui Dio lavora ogni giornonel mondo, e collaborare con lui inobbedienza. Dio sta lavorando an-che adesso, in questa pandemia. Di-scernendo il suo agire, possiamorendere questa emergenza un puntodi partenza per cose migliori.

Proprio ieri, nella Messa a SantaMarta, Papa Francesco ha lanciato unmessaggio a tutti coloro che lavoranonell’ambito dei media, sottolineandol’importanza di lavorare sempre al ser-vizio della verità. Lei è un comunicato-re, un giornalista: che cosa pensa delruolo della comunicazione oggi?

Papa Francesco è il vero pastore,capace di guardare al mondo in mo-do chiaro e vedere il dolore e la pau-ra, la gioia e la speranza negli occhidelle persone. Il Papa è in grado dicomunicare in maniera così meravi-gliosa attraverso le sue parole, il to-no della voce, i gesti, lo sguardo.Questo significa essere al serviziodella verità. Dobbiamo tutti prende-re esempio da lui. Soprattutto oggi,in un momento in cui il ruolo delgiornalismo è molto delicato in tuttoil mondo. La transizione dai vecchimedia ai nuovi social media è stataradicale e drammatica, e ha creatoun panorama più frammentato, nelquale ognuno crede di detenere unapropria verità. La pandemia può es-sere l’occasione per riformare ancheil giornalismo e il mondo della co-municazione. Questo chiede ai gior-nalisti un profondo impegno nelparlare della verità con amore, cosìcome chiede al pubblico la capacitàdi porre la verità al di sopra di tutto,di tutte le preferenze. Capisco che larealtà possa essere dura da affronta-re, a volte la verità può essere dolo-rosa, ma il significato profondodell’Incarnazione è che Dio è im-merso nella realtà, non separato daessa.

Via libera all’accordo di coalizione tra Netanyahu e Gantz

Israele, la Corte supremaapprova il nuovo governoTEL AV I V, 7. La Corte supremaisraeliana ha approvato ieri l’accor-do di coalizione tra l’attuale primoministro Benjamin Netanyahu e illeader dell’opposizione BennyGantz.

La Corte ha dato l’annuncio po-co dopo che Netanyahu e Gantzavevano reso noto che il loro nuo-vo governo di coalizione presteràgiuramento il 13 maggio, ponendofine alla più lunga crisi politicanella storia di Israele.

La Corte Suprema doveva espri-mersi, in base a petizioni presenta-te da una parte dell’opposizione eda ong, sulla legalità dell’a c c o rd odi governo e soprattutto sulla pos-sibilità per Netanyahu di essereprimo ministro nonostante sia in-criminato per corruzione. L’AltaCorte ha annunciato di aver respin-to, all’unanimità degli 11 giudici,l’insieme dei ricorsi contro l’accor-do. «Non abbiamo trovato alcunaragione legale che impedisca la for-mazione di un governo da partedel premier Benyamin Netanyahu,ma la conclusione alla quale siamogiunti non diminuisce in alcun mo-do la gravità delle accuse contro ilprimo ministro» hanno dichiarato igiudici. Il governo “d’unità e d’ur-genza” prevede che Netanyahu re-sti premier per 18 mesi, seguito poida Benny Gantz per un periodoequivalente.

Intanto i media israeliani hannoannunciato che il segretario di Sta-to americano, Mike Pompeo, saràin visita in Israele la prossima setti-mana per incontrare Netanyahu e

Gantz. Secondo il sito Ynet, la visi-ta di Pompeo dovrebbe focalizzarsisul nuovo governo e sul pianoisraeliano di annettere alcune areedella Cisgiordania sulla base delpiano di pace elaborato dall’Ammi-nistrazione Trump.

Non è un caso, dunque, che pro-prio ieri il ministro della difesaNaftali Bennett abbia annunciatodi aver completato i preparativi perla costruzione di migliaia di alloggiin prossimità dell’insediamento diEfrat (presso Betlemme). «La poli-tica di insediamento va rafforzata»ha affermato. «Lo slancio non devecessare nemmeno per un momen-to».

Il progetto prevede l’annessioneall’area municipale di Efrat di 100ettari della vicina collina di a-Nahle, dove in futuro saranno co-struite 7.000 case. Il movimentoPeace Now intende presentare unricorso in tribunale.

Secondo la stampa, Bennett hainteso così dare via libera ad unanuova località vicina ad Efrat chesarà chiamata Collina Itam. È stataconcepita per rafforzare la zona diinsediamento ebraico di Gush Et-zion, tra Betlemme e Hebron. Nelsuo ricorso — riferisce la stampa lo-cale — Peace Now fa notare chequel progetto contribuirà a fram-mentare ulteriormente la continuitàdei Territori palestinesi, rendendoancora più difficile la realizzazionedella formula dei due Stati per duepopoli, sostenuta dalle NazioniUnite.

Erano previste per corrispondenza il 10 maggio

Rinviate le presidenzialiin Polonia

Sottop ostea fermodue navidi ong

ROMA, 7. Nuove tensioni tra Ita-lia e ong. Un doppio sequestroamministrativo, nelle ultime 24ore, ha costretto a rimanere inporto le due uniche navi umani-tarie ancora attive nel Mediter-raneo, con 118 migranti soccorsia bordo. Dopo il fermo ammini-strativo della Alan Kurdi dellaong tedesca Sea eye, oggi laGuardia costiera italiana ha di-sposto analogo provvedimentoper l'imbarcazione spagnola AitaMari. Entrambe le navi si trova-no nel porto di Palermo.

Per quanto riguarda la AlanKurdi, il provvedimento fa se-guito ai controlli sulle norme disicurezza della navigazione e ditutela ambientale sull’i m b a rc a -zione battente bandiera tedesca,che è attraccata nel porto sicilia-no dopo il periodo di quarante-na successivo al trasferimentodei migranti che aveva soccorso,sulla nave Rubattino. L’isp ezio-ne — secondo la stampa — haevidenziato diverse irregolaritàdi natura tecnica e operativa talida compromettere la sicurezzadegli equipaggi e delle personea bordo.

Irregolarità tecniche e operati-ve — riferisce la Guardia costiera— sono state riscontrate ancheper la nave Aita Mari. «Accerta-te anche alcune violazioni dellenormative a tutela dell’ambientemarino».

I sei paesi chiedono di entrare a fare parte dell’Unione europea

Conferenza sui Balcani occidentaliBRUXELLES, 7. I sei paesi dei Bal-cani occidentali — Albania, Bosniaed Erzegovina, Kosovo, Repubbli-ca di Macedonia del Nord, Mon-tenegro e Serbia — hanno chiestodi entrare a fare parte dell’Unioneeurop ea.

È quanto emerso ieri al terminedel vertice di Zagabria (in video-conferenza) tra Bruxelles e i lea-der di Tirana, Sarajevo, Pristina,Skopje, Pdogorica e Belgrado.

In una nota, l’Ue «riafferma ilsuo inequivocabile sostegno per laprospettiva europea dei Balcanioccidentali». Inoltre, Bruxelles «èpronta» a rinvigorire il dialogopolitico anche con incontri regola-ri di alto livello, mobilitando unpacchetto da 3,3 miliardi di europer aiutare i partner ad affrontarela pandemia del coronavirus, «conspirito di unità e di solidarietà».

India, fuga di gasin un impianto

chimicoNEW DELHI, 7. È salito ad alme-no 10 il bilancio dei morti provo-cati oggi dalla fuga di gasdall’impianto chimico di Visakha-patnam, la principale cittàdell’Andhra Pradesh (sudestdell’India), detta anche Vizag. Loriporta l’edizione online del quo-tidiano «Times of India». Tra levittime ci sono anche una bambi-na di otto anni e due anziani. Ol-tre 5.000 persone hanno accusatomalori. Il chief minister dell’An-dhra Pradesh, YS JaganmohanReddy, ha annunciato che si re-cherà nella città di Vishakhapat-nam, dove si trova la fabbrica diproprietà della sudcoreana LGPolymers, per verificare la situa-zione. «Si è trattato di un inci-dente», ha detto il capo della po-lizia locale.Il presidente serbo Vucic (Reuters)

VA R S AV I A , 7. Le elezioni presiden-ziali in Polonia — previste per po-sta domenica 10 maggio — sonostate rinviate a data da destinarsi.Lo hanno annunciato ieri sera illeader del Partito del Diritto e del-la giustizia (Pis), JarosławKa c z y ński, e il suo alleato di go-verno, l’ex vice premier JarosławGowin, in una dichiarazione con-giunta.

La data e il ricorso al voto percorrispondenza erano stati contestatidall’opposizione anche per il timoredi brogli. Il presidente della Camera

bassa annuncerà «la prima datapossibile» per il voto, hanno riferitoKa c z y ński e Gowin su Twitter.

In base alla Costituzione e a unalegge recente, le nuove presidenzia-li dovrebbero tenersi il 17 o il 23maggio prossimi.

Secondo l’opposizione, il Pis in-tendeva svolgere le elezioni il pri-ma possibile per evitare gli even-tuali influssi negativi che la gestio-ne della pandemia avrebbe potutoavere sulla rielezione del presidenteuscente, Andrzej Duda (esponentedi Diritto e giustizia).

L’opposizione di centro e di sini-stra ha sempre duramente criticatola possibilità del ricorso alle urneper ragioni di salute pubblica, pro-prio nel quadro della pandemia.Diritto e giustizia ha replicato pro-ponendo il voto per corrisponden-za per tutti gli elettori.

Gowin ha precisato — secondoquanto riportato dalla stampa —che le nuove elezioni si svolgeran-no comunque per corrispondenza esaranno gestite dalla Commissioneelettorale nazionale e non dal mini-stero degli beni statali. Secondol’opposizione il «caos elettorale»provocato dal Pis mette a rischio lademo crazia.

Page 4: Senza la bellezza non si può capire il Vangelo in Libia...to italiano, «il testo giunge a con-clusione di un percorso che ha vi-sto la collaborazione tra la Cei, il presidente del

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 4 venerdì 8 maggio 2020

di ENRICA RIERA

«N on sapeva piùda quante ore,ormai, era da-vanti all’appa-recchio acce-

so. Le immagini che vi scorrevano sisovrapponevano a quelle della lungagiornata che era stata tutta scombi-nata. Piangeva, Luisa, mescolando lesue tragedie a quelle di quella crea-tura sotto terra e di quell’altra madrestraziata».

È il giugno del 1981 e la casalingaLuisa, moglie del camposantiereguercio Cristoforo Imparato nonchémadre della sedicenne Rita e del de-cenne Nicola, è incollata alla televi-sione nella casa che affaccia sul cimi-tero di Napoli. A Vermicino, frazio-ne di Roma, un bambino, AlfredoRampi, è caduto in un pozzo e, in-sieme a lui, in quella fossa profon-dissima, sono precipitati i drammi,le colpe, le insicurezze, i malinconiciricordi e le paure di tutti gli italiani.

Nel pozzo, che fa tornare alla me-moria quello di cui scrive NataliaGinzburg ne Il Discorso sulle donne,sono pure scivolati i sentimenti e leemozioni degli Imparato, che, or-mai, non vivono; piuttosto sopravvi-vono nella città ferita dal recente ter-remoto, luogo simile a «un animalepieno di piaghe», a una madre e auna matrigna al contempo.

Pertanto, proprio intorno a questafamiglia sgangherata, infelice a suomodo come ogni famiglia infelice, eche, nonostante le ristrettezze econo-miche, ospita per un breve periodoanche la compagna di liceo di Rita,Rosaria, rimasta «inguaiata» e,quindi, incinta, ruota Sette opere dim i s e r i c o rd i a (Vicenza, Neri Pozza,2020, pagine 416, euro 19), secondoromanzo della partenopea PieraVe n t re .

Si tratta di una storia corale, vi-scerale: scritta con un linguaggio li-rico, capace di amalgamare terminiaulici con parole dialettali rappresen-tando appieno la Napoli delle millecontraddizioni, alterna, alle vicende

Bam, di Fa n t a s t i c o , dei capelli coto-nati, degli orecchini di paillettes, deipantaloni a zampa d’elefante e delresto del glamour degli anni Ottan-ta: c’è, al contrario, «un’atmosferada dopoguerra», vi trapelano soltan-

te alle innumerevoli esigenze di ma-dre e fratelli è costretto a lavoraresin da piccolo, perdendo, oltre alprimo lavoro in tipografia, un oc-chio per lo scoppio di una granata;Luisa, coi «lampi inquieti dentroagli occhi» e che a volte lavora aservizio da don Erminio, pure nonha avuto un’infanzia felice, sposatardi «l’uomo che le aveva promessola Luna per poi metterla di casa inun camposanto, tra le ossa»; e, infi-ne, Rita e Nicola, alle prese coi lorodi problemi. La prima, tra amorinon corrisposti e ricerca della verità,si domanda se riuscirà ad andare viada Napoli per iscriversi all’universitàa Bologna; il secondo, con un oc-chio strabico, si trova a far fronte,con coraggio, al bullismo dei com-pagni, mentre «crescere gli parevauna fregatura bella e buona».

Questi personaggi quasi neoreali-stici, ampiamente caratterizzati, ri-chiamano quelli de La Storia di ElsaMorante e, perché no, anche quellidi Fu ro re di John Steinbeck. Su diloro, la brava Piera Ventre fa lette-ralmente luce, tanto da intitolare ilsuo romanzo con lo stesso nomedell’opera di Michelangelo Merisi daCaravaggio, conservata al Pio Montedella Misericordia di Napoli.

Come a dire che gli Imparato, ol-tre che nel pozzo, sono anche e so-prattutto nel dipinto: l’autrice, al pa-ri del pittore sulla tela, imprime laluce nei personaggi, la luce che è ingrado di farli fuoriuscire dal buio incui si trovano a vivere («Ora seiquesto. Guarda dalla parte della lucee fottitene del buio. Dalla croce poisi scende e si risorge»).

Il dipinto Sette opere di misericor-dia è, tra le altre cose, molto simileal Martirio di San Matteo, sempre diCaravaggio, custodita, invece, nellachiesa di San Luigi dei Francesi aRoma. In quest’ultimo caso, comeha scritto Alessandro Leograndenell’ultimo capitolo de La frontiera,«nella scena di cruda, assoluta, im-

provvisa violenza si affollano le no-stre debolezze di fronte al misterodel male. Tra le pieghe dell’opera sicela l’enigma del non agire».

cor-c o rd i s , cuore»), c’è «una compas-sione che viene dal profondo, mache non si limita a un sentire. Ci faagire». Col solo atto della scrittura, e

«Sette opere di misericordia» di Piera Ventre

Il pozzo delle paure

Poesie dalla quarantena di GlanmoreIl volontario esilio di Seamus Heaney nella campagna a sud di Dublino a fine anni Settanta

È un romanzo corale scritto con un linguaggio liricocapace di amalgamare termini aulici con paroledialettaliRappresentando appienola Napoli delle mille contraddizionialternando cronaca e storia

C a ra v a g g i o«Sette opere di Misericordia»

(Pio Monte della MisericordiaNapoli, 1606-1607)

Edward McGuire, «Seamus Heaney» (1974, particolare)

Fuori dalla finestra in cucina un ratto nerodondola sul roveto come un frutto infetto.«Mi ha guardato oltre i vetri, mi fissava, nonsto fantasticando. Va’ fuori a vedere».Per questo siamo venuti in mezzo alla natura?Abbiamo, brunito, il nostro albero di alloro al cancello:classico, intriso del lezzo di silaggio che saledalla fattoria vicina, le foglie amare come la coscienza.Sangue su un forcone, sangue sul fieno e la pula,ratti trafitti nel sudore e nello spolverio di trebbiatura –come posso difendere la poesia?Fruscia vuoto il rovetoquando scendo, e oltre, dentro, la tua faccia è di fantasmache infesta, come luna nuova scorta dietro un vetro opaco.

Un frutto infetto sul roveto

Nel 1979 mentre infurianogli scontri in Irlanda del Nordil poeta attraversa il suopersonale deserto«Field Work» nasce in questoclima di violenza

to le brutte notizie, come, appunto,quella su Alfredino, metafora, in de-finitiva, della perdita dell’inno cenza,dell’infanzia tradita non a caso dallaStoria.

Cristoforo nasce in una famiglianumerosa senza padre e per far fron-

drammatiche di Cristoforo, Luisa,Rita, Nicola, Rosaria e degli altripersonaggi che vi interagiscono, unospaccato di cronaca, la Storia di fineNovecento, con continui flashback.

In casa Imparato, un sepolcro nelsepolcro, non c’è traccia di Bim Bum

della lettura poi, la famiglia Impara-to incontra, dunque, la misericordia,la luce e, ancora, nonostante le soffe-renze patite, la speranza di risorgere.

Ma la famiglia Imparatooltre che nel buio, è anche e soprattutto nel dipintoAl pari di Caravaggio infattila scrittrice imprime la luce nei suoi personaggi

Al contrario, nel primo caso, inSette opere di misericordia (dove mise-ricordia «deriva dal latino: m i s e r i c o rs ,dall’incontro di m i s e re o r, ho pietà, e

di LEONARD O GUZZO

È stato Alexander Solzenicyn adire che uno scrittore, un poe-ta, costituisce uno Stato nelloStato, una coscienza autonomarispetto al sistema di potere e

all’opinione pubblica in cui si trova inseri-to. Field Work è, per Seamus Heaney, larappresentazione plastica di questa condi-zione: la raccolta poetica che lo consacracoscienza critica e presidio etico nell’Irlan-da sconquassata dai «Troubles». Dopol’inverno, poeticamente traversato in unasilloge del 1972, Seamus Heaney percorrenel 1979 il suo personale deserto letterario.Nella pace di Glanmore, nella verde con-tea di Wicklow a sud di Dublino, una“quarantena” volontaria gli serve per elu-dere i miasmi infetti della contesa politica

e partorire un’opera potente e originale.Della straordinaria produzione di HeaneyField Work rappresenta certamente un ver-tice, caratterizzato da una varietà di argo-menti e al tempo stesso da una compat-tezza di ispirazione — uno stato di graziapressoché costante — che insieme alla lin-gua poderosa, tagliente, solenne, conferi-sce al libro un’aura speciale.

Siamo di fronte a una prima ricapitola-zione dei temi cari all’autore: l’altezza del-la poesia (che fa i conti e si scontra conti-nuamente col risvolto velenoso dell’auto-celebrazione), la malinconia del ricordo, lamemoria personale e familiare, l’a m o recarnale e spirituale (espresso con le meta-fore naturali — splendide e inconsuete —della lontra e della puzzola), l’a m o re v o l erassegna di un pantheon di “lari”, il con-fronto con la grande tradizione letterariaeuropea, che qui si concretizza nell’incon-

tro con Dante, diretto, nella versione deicanti di Ugolino, e indiretto, nella sugge-stione dantesca del paesaggio ultraterrenodi An afterwards.

Anche in Field Work Heaney si confron-ta con le turbolenze politiche dell’Irlanda,ma lo fa meno che mai dal punto di vistapolitico. La sua prospettiva è tutta umana— dei contadini invasi dalle milizie, dellevittime a vario titolo della guerra civile,dei precursori storici di queste vittime, ad-dirittura dei loro alter ego simbolici e let-terari — e l’impianto narrativo della raccol-ta si risolve in gran parte nella costruzionedi un “sacrario”, un campionario di perso-naggi esemplari che parlano al lettore e losuggestionano.

Il pescatore burbero di C a s u a l t y, checerca l’infinito sul mare e muore violandoil coprifuoco; il cugino assassinato in unagguato nella stagione più cupa dell’o dio;il social worker — «pagliaccio per la gioiadella comunità» — ucciso anonimamentecon un colpo di pistola a bruciapelo; il“c a n t o re ” appoggiato alla porta del suotugurio, custode dei suoni della terra; ladonna che viene a prendere acqua allafontana «barcollando come un vecchio pi-pistrello»; la moglie amatissima, trasfigu-

rata in lontra e in puzzola, sognata comeuna viaggiatrice dell’oltretomba. Tutticompongono un mosaico indimenticabiledi emblemi viventi. È la forza delle lorovite e delle loro morti, del loro esempio, adelineare la “dottrina” di Heaney, il suoappello a restare umani di fronte all’insi-

(e al tradurre) la natura come metaforadell’universo. Secondo le parole di Leo-nardo Sciascia (pure impegnato, nel 1979,in una battaglia per il riscatto morale e ci-vile dell’Italia) Heaney somiglia, chiusonel suo cottage, a una monade: un’intelli-genza speciale che fa del suo esilio un’op-portunità di intuizione purissima, che “ve-de” tutto anche in assenza di finestre.

Contro il persistere della violenza e latrappola della strumentalizzazione, il poe-ta sceglie una nuova postura. In fondo lapiù congeniale al suo spirito. Andarsene —per un bisogno di fisica tranquillità e diimmedesimazione (un ensimismarse allaOrtega y Gasset) — e tuttavia non andar-sene mai. Altre volte, e su più larga scala,Heaney lo sperimenterà nella vita. Orasfugge al furore insensato della mischia,ma non certo al vincolo delle radici, al ri-chiamo dell’òmphalos. Arretra nella sua ca-sa-albero e si rannicchia «dove gemme mi-nuscole sbocciano e fioriscono in pace».Accoglie i «fantasmi veloci» che vengono«alle stazioni di primavera». Nel suo por-to «splendido e verace» osserva la sua pa-rola ispessirsi, farsi più chiara; si sottrae alsangue («sangue su un forcone, sanguesul fieno e la pula,/ ratti trafitti nel sudoree nello spolverio di trebbiatura») e provaa difendere la poesia.

Densa, appassionata “alta” è più chemai la sua poesia, e più che mai un attod’amore. Nell’amore — in ogni concretapersonale storia d’amore — è la verità. Ilsublime. Quello bisogna salvare dal vele-no della violenza e dell’angoscia. Quello,ciascuno a partire dal proprio nucleo, bi-sogna rilanciare. L’unica salvezza è in un«bacio deliberato»: la missione salvificadella poesia sta nella possibilità di tramu-tare in versi le «roride facce sognanti» almomento dell’a m o re .

In maniera particolarmente efficace rac-chiude questi temi il nono sonetto diGlanmore: qui è estratto dalla prima tra-duzione integrale della silloge, a cura diMarco Sonzogni, che tra qualche mese,pubblicata da Biblion, completerà il cata-logo delle opere di Heaney in italiano.

dia della barbarie, la sua rivendicazione diostinata fedeltà alla bellezza e alla gioia div i v e re .

I sonetti di Glanmore sono — tesoro neltesoro — una summa della poetica di Sea-mus Heaney, nella misura in cui risalgonoalla radice della sua ispirazione, al sentire

Page 5: Senza la bellezza non si può capire il Vangelo in Libia...to italiano, «il testo giunge a con-clusione di un percorso che ha vi-sto la collaborazione tra la Cei, il presidente del

L’OSSERVATORE ROMANOvenerdì 8 maggio 2020 pagina 5

Alla ricerca della parola perfettaL’8 maggio 1880 moriva Gustave Flaubert

Nel miracolo delle narrazioni

La vita si fa storia

Jorge Pineda«Little Red Riding Hood»

Flaubert si scaglio contro Madame Bovaryper avergli tolto la gloria

Da Rebecca a Maria

È splendido La vita accanto (Einaudi, 2011) il romanzo — vincitore delPremio Calvino 2010 e arrivato secondo al Premio Strega 2011 — concui Mariapia Veladiano si è affacciata sulla scena letteraria. Nata aVicenza, laureata in Filosofia e Teologia, Veladiano ha insegnatolettere per più di vent’anni ed è stata preside a Rovereto e Vicenza. ALa vita accanto, e alla sua indimenticabile Rebecca, sono seguiti,sempre con Einaudi, Il tempo è un Dio breve (2012) e Ma come tu resisti,vita (2013), quindi il giallo per ragazzi Messaggi da lontano (Rizzoli,2013) e Parole di scuola (Edizioni Erickson, 2014), di cui è uscita unanuova edizione ampliata nel 2019. Nel 2016 il passaggio a Guanda,con cui Veladiano ha pubblicato Una storia quasi perfetta (2016) e Lei(2017).

La bellezza e la verità di Cappuccetto Rossonon sono la moralistica raccomandazionedi non disubbidire ai genitoriLa favola piace follemente ai bambiniperché racconta che anche da piccoli si può essere liberi

ra c c o n t oLA PAROLA DELL’ANNO

«Desidero dedicare il Messaggio di quest’anno al tema della narrazioneperché credo che per non smarrirci abbiamo bisogno di respirare la verità delle storie buone:storie che edifichino, non che distruggano;storie che aiutino a ritrovare le radici e la forza per andare avanti insieme»

(Papa Francesco per la giornata delle comunicazioni sociali 2020)

di MARIAPIA VELADIANO

Il gesuita Silvano Fausti, teo-logo libero e fedelissimo, stu-dioso appassionato della Sa-cra scrittura, esegeta e mae-stro della Lectio del martedì a

Milano, dove ha accompagnato ge-nerazioni di ragazzi a servire la Pa-rola, era un lettore di narrativa ap-passionato e diceva che un buon ro-manzo lo si riconosce quando il let-tore può trovare parte di se stesso inogni personaggio della storia.

Leggendo I promessi sposi, diceva,ciascuno di noi può riconoscere co-me propria la pusillanimità di donAbbondio, l’irruenza di Renzo, laprepotenza di don Rodrigo, la caritàpelosa di donna Prassede, e anche lagenerosità di fra Cristoforo, la fedesanta del cardinal Federigo. È questala potenza buona della narrazione, ilfatto che ci permette di non sentirciestranei a nessuna passione, a nessunmovimento dello spirito, nemmeno aquelli estremi, che ci viene dichiamare disumani e sbagliamo, op-pure che sentiamo inarrivabili e sba-gliamo.

Anche se non diventeremo il car-dinale Federigo, nel leggere di luisentiamo che essere buoni è unapossibilità della nostra umanità, equesto educa le nostre emozioni, citiene lontani dal cinismo, o anchesolo dalla sfiducia. È una veraeducazione emotiva. Possiamo sen-tirci fratelli di ogni umanità e l’a l t ronon potrà mai più essere così diver-so da noi da poter diventare nostronemico.

C’è più teologia, intesa come ri-flessione sull’esperienza religiosa de-gli uomini e delle donne, nei libri diletteratura che nei trattati, perché lateologia della letteratura assume tut-ta intera l’interrogazione della vitasui temi del bene, del male, del sen-so e della promessa, ma nello stessotempo non ha la pretesa di chiudereil cerchio con la risposta. Lascia ilcerchio aperto, come aperta sempreè la vita delle persone, la cui doman-da di felicità ha risposte infinite,

tante quante sono le persone e lestorie.

Non c’è trattato capace di farcambiare le nostre vite. Non c’è sta-tistica. Non c’è sapere. Sappiamoche le persone muoiono a un passoda noi per la nostra incapacità diprendere decisioni umanamente ne-cessarie davanti a problemi comples-si. Eppure riusciamo a fare come senon sapessimo e a vivere vite cieca-mente normali. Sappiamo che nonc’è invasione di stranieri in Italia eche la percezione è lontanissima dal-la realtà. Sappiamo che gli unici de-litti ad aumentare sono quelli dome-stici e contro le donne. Ma le nostreconvinzioni non cambiano. E pen-siamo di essere invasi e diamo la no-stra preferenza politica a chi sistema-ticamente edifica la paura verso lostraniero invece di operare con pas-sione e lungimiranza a scioglierel’aggressività e la paura che ci cir-condano. Ad aiutarci, noi cittadini, a

vivere in pace nell’unico mondo cheabbiamo.

Non si nasce così. I bambini si ri-conoscono spontaneamente simili,amici, finché le paure e i pregiudizidegli adulti non li allontanano. ToniMorrison ha costruito tutta una vitadi narratrice intorno alla domandafondamentale: che cosa spinge moltiPaesi a costruire la propria azionepolitica sulla pelle dell’altro. Sulla«alterizzazione», così la chiama. Acreare cioè una linea divisoria stru-mentale all’interno dell’unica specieumana. Lei risponde così: «La spin-ta a sfruttare un bisogno fondamen-tale dell’uomo, che è il bisogno diappartenenza a qualcosa di piùgrande del proprio sé individuale, edunque di più forte» (L’origine deglialtri, Frassinelli 2018).

Perché? Perché se l’altro mi somi-glia posso simpatizzare e perdermiin lui e rischio così di perdere la miaidentità e divento debole, più debo-le, non sono speciale, non sono Dio.Di questa debolezza ho paura. Percui, per conservare questa identitàche mi rappresento come forza, al-lontano l’estraneo, attraverso un pro-cesso di alterizzazione che spesso di-venta deumanizzazione, e nello stes-so tempo mi identifico esclusivamen-te e fortissimamente con quelli comeme, che nel diventare gruppo superidentitario ben distinto dall’altro, sisentono fortissimi.

E allora come si fa? ToniMorrison ha scritto romanzi in cui larappresentazione di questi sentimen-ti fondamentali, debolezza, paura,sopraffazione, vigliaccheria, grandez-za, sono così nostri che si esce cam-biati. Nessun giudizio possibile per ipersonaggi di Am a t i s s i m a , in cui

ogni cosa tremenda viene compiuta.Da un lato scatta in noi la sospen-sione del giudizio e dall’altro possia-mo riconoscere la complessità delmale, che spesso è male generato e asua volta generato. Una catena, eraccontare la sua storia ci aiuta a ri-conoscere i meccanismi umanissimi,comuni, carsici che lo generano. Anon dargli principio con le nostreazioni. È questo il miracolo dellenarrazioni. Possiamo sospendere ilgiudizio sull’altro perché sappiamodi essere come lui. Che potremmoagire come lui.

Ma le storie ci permettono anchedi vedere il nostro male. Il re Davi-de sa bene di compiere il malequando non solo giace con Betsa-bea, la moglie del suo fedele coman-dante Uria, assente perché combatteper lui contro gli Ammoniti, ma ad-dirittura ordina che venga mandatoa combattere in prima fila e in luogoesposto affinché muoia e lui possanascondere il suo peccato. Sa che èmale ma il suo conoscere le leggi delSignore non lo salva. Lo salva lanarrazione del profeta Natan che gliracconta una storia di sopraffazionein cui il re Davide si può riconosceree così il suo senso di giustizia si ri-sveglia. Lascia il delirio di essere as-soluto, sovrano che tutto può, e ri-conosce l’appartenenza a una storiain cui ha per compagno fedele il Si-g n o re .

Qui c’è il potere buono delle sto-rie belle. Ogni storia “b ella” vive diuna propria felicità interna che è lafedeltà alla vita così com’è, vera enon filtrata attraverso gli occhidell’ideologia o della morale. La bel-la narrazione non ha regole fuori dasé, non ha padroni. Non c’è niente

di più fastidioso, meno efficace, piùintollerabile e infine più “b ru t t o ”della narrazione che intende essereedificante. Così come è terrificante edannosa la narrazione che intendeostentare il male, un ostentare chediventa un ottundimento della capa-cità empatica ed emotiva, un narrareammiccante, seduttivo nei confrontidel nostro sentimento di potenza.

Lo stralisco è il titolo di una splen-dida storia per bambini scritta daRoberto Piumini (Einaudi Ragazzi2001). C’è in un luogo dalle partidella Turchia un bambino malato dinome Madurer che deve vivere chiu-so in un palazzo e lontano dal mon-do. Il padre è il burban Ganuan, unuomo ricco e potente che lo adora eun giorno manda a chiedere un fa-vore a un pittore di nome Sakumat.Il pittore dipingeva paesaggi cosìbelli che, se fossero stati veri, sareb-be stato «un buon creatore». Glichiede il favore (nulla viene impostoin questa narrazione, tutto è liberodono) di dipingere per il bambino lestanze dentro le quali lui deve rima-nere per non peggiorare la malattia.

Il pittore va e dipinge le immensepareti delle stanze di Madurer. Ilbambino racconta, racconta e aggiu-sta progressivamente il racconto, aseconda di come la vita delle perso-ne e dei paesaggi raccontati si evol-ve, con la luce, con il desiderio in-terno dei personaggi. E Sakumat di-pinge. Insieme costruiscono «il pae-saggio del mondo». Madurer è ma-lato, sempre di più, ma si prendonoil tempo di lavorare con calma: «Ab-biamo tutto il tempo, tutto il tempoche ci è dato, l’abbiamo». Nel tem-

Ma se esiste il piacere della sopraffa-zione esiste anche quello della buo-na azione, del bene fatto che riparail mondo.

Il narrare bello chiede solo la fe-deltà alla vita. La bellezza e la veritàdi Cappuccetto Rosso non sono lamoralistica raccomandazione di nondisubbidire ai genitori. La favolapiace follemente ai bambini perchéracconta che anche da piccoli si puòessere liberi (di disobbedire), che iboschi pericolosi vanno attraversati,che il pericolo esiste e può esseremortale, che i lupi seguono la loronatura, che anche i grandi come lanonna e non solo i bambini comeCappuccetto Rosso possono essereingannati, che infine se vegliamo gliuni sugli altri i pericoli possono es-sere superati.

po si scambiano le abilità. Apparte-nenza reciproca. Madurer impara unpoco a dipingere e aggiunge picco-lissimi fiori e farfalle alla pittura delmaestro e amico Sakumat. Un gior-no Madurer gli parla dello stralisco,un grano che nessuno conosce, unapianta dalle spighe luminose chesplendono nelle notti serene. Una«pianta-lucciola». Il racconto diMadurer diventa storia sui muri di-pinti e in una notte serena anche lostralisco compare, creato dal pennel-lo di Sakumat. Tutta la felicità pos-sibile viene vissuta nel tempo che èdato.

Poi Madurer muore, certo. Sem-pre si muore. Tutti. Ma intanto lostralisco è stato creato, la promessaci è stata consegnata, la storia è statavissuta. La nostra storia.

di GABRIELE NICOLÒ

A volte impiegava tre gior-ni per tornire una frase eper trovare la parola per-fetta, sfrondando il testodi quei sinonimi sempre

da lui sentiti come nemici perché in-capaci di rendere nella loro pienezzail senso e il valore del termine scelto,le mot juste. Ancor prima che per icontenuti, Gustave Flaubert (mortol’8 maggio di 140 anni fa) rappresen-ta un imprescindibile punto di riferi-mento per la forma, non concepitanella dimensione esornativa, ma co-me esemplare espressione di unaidentità culturale, in cui convergonoumanità ed etica.

«Il lettore — soleva dire lo scritto-re francese — deve essere servito co-me in un ristorante di lusso. E il ser-vizio reso non deve far dire niente disé. È a partire dalla parola che co-mincia il rapporto tra autore e letto-re; ed è la parola che, alla fine, sug-gella tale rapporto».

Il rispetto per la dignità del letto-re non passa comunque solo attra-verso la parola, e l’accurata sceltache si fa di essa, ma coinvolge ancheil concetto della realtà. Pure in talsenso è dato di ravvisare una spicca-ta componente etica, perché Flau-bert sviluppò ben presto una vibran-te tensione alla rappresentazione

obiettiva e cruda di ciò che circondal’uomo della strada, riconoscendonel realismo il privilegiato strumentoper denunciare i mali della società.Strategia narrativa questa che lo ele-vò allo stato di iniziatore del natura-lismo nella letteratura francese, inquanto convinto fautore di una pro-sa che bandendo orpelli e fronzoliarrivasse — la penna intesa come unbisturi — al cuore delle persone edelle cose. «Il linguaggio — scriveFlaubert — è simile a un tamburorotto su cui battiamo melodie perfarci ballare gli orsi, mentre ciò chedesideriamo è fare musica che com-muova le stelle».

La grandezza di Flaubert sta pro-prio nell’essere riuscito a imporsi co-me uno scrittore in grado di suscita-re emozioni e di scuotere quel guaz-zabuglio di sentimenti che alberganell’animo di ciascuno pur forgiandouno stile espressivo freddo e impar-ziale, non cedendo a vaporosi senti-mentalismi o a fioriture retoriche.Del resto, chi non ha provato brividio sussulti nel seguire l’evolversi del

dramma di Madame Bovary, il suomassimo capolavoro? Eppure a crea-re un’atmosfera gravida di sentimen-to non è un linguaggio che attinge aun vocabolario traboccante di parolea effetto, ma è il rigoroso procederedi una prosa che sa magistralmentetoccare le corde dell’animo e farle vi-brare modulando la musica interioreche abita nei diversi personaggi deldramma. Significativo, al riguardo, èquanto affermò una volta GeorgesSimenon, che disse di riconoscere inFlaubert una grande affinità, proprioper la sua capacità di emozionaretanto più il suo linguaggio è severoe spoglio: valutazione, questa, cheappunto si attaglia perfettamente alprofilo del creatore del commissarioM a i g re t .

L’incolmabile e crudele divario trarealtà e sogno, che porta Emma Bo-vary al suicidio (l’arsenico da lei in-goiato le procurerà una morte prece-duta da una lenta e straziante ago-nia) è esaminato dallo scrittore conun distacco solo apparentemente im-passibile. Il tormento della donna, le

sue angosce, le sue pulsioni, acqui-stano infatti sulla pagina un pronun-ciato e tangibile rilievo, e il lettorenon può non sentirsi partecipe diquella cupio dissolvi che investe laprotagonista. Quando il romanzo fupubblicato, suscitò le ire dei pubbli-ci inquirenti del Secondo Impero,che si dissero scandalizzati per l’im-moralità e l’oscenità di cui il testoera, a loro dire, infelice espressione.Flaubert fu messo sotto processo mane uscì assolto. Certo è che l’avveni-mento, invece di lederne la figura, lapromosse agli occhi del pubblico.Prova ne sia che la prima tiratura,6750 copie, andò esaurita in meno didue mesi. Ma Flaubert, che erascampato ai rigori della legge, nonseppe godersi pienamente il successoperché di esso si sentì defraudatodalla stessa Emma Bovary, diventataun vero e proprio mito presso i let-tori. «Quella sgualdrina, che io hocreato, mi ha rubato la gloria» ebbea dire un collerico Flaubert.

Non meno scandalo presso la cri-tica benpensante e pudibonda susci-

tò un’altra grande opera L’educazionesentimentale, che s’inquadra nell’alveodel romanzo di formazione, architra-ve del processo culturale nell’E u ro p adell’Ottocento. Protagonista èFrederic Moreau, che si invaghiscedella signora Arnoux, moglie di uneditore. La passione, prima ardente,sarà destinata a spegnersi, e le ceneridi essa staranno a simboleggiare unavita a brandelli cui non hanno arrisoné fortuna né successo. FredericMoreau riconosce, con lucidità, que-sto fallimento ma, al contempo,sembra suggerire Flaubert, non è ingrado di trarre da esso la giusta le-zione, tanto che, confidandosi conl’amico Deslauriers, vagheggial’eventualità che rifarebbe ciò che hafatto, anche gli errori. A Flaubert furimproverato di «maltrattare» i suoieroi e le sue eroine, calandoli in unarealtà corrotta da brutture, falsità esogni infranti. Solo così — re p l i c a v alo scrittore — è possibile trarre dai li-bri e dalla letteratura insegnamentiutili e duraturi per la vita». Solo dicerta letteratura, però.

Scagliandosi di nuovo contro lasua Madame Bovary, Flaubert ag-giungeva infatti una velenosa postil-la, ricordando che a forza di leggereromanzi romantici che le avevanodato la misura del distacco tra realtàe sogno, Emma aveva finito per sca-varsi da sola la fossa.

Page 6: Senza la bellezza non si può capire il Vangelo in Libia...to italiano, «il testo giunge a con-clusione di un percorso che ha vi-sto la collaborazione tra la Cei, il presidente del

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 6 venerdì 8 maggio 2020

Riflessioni sulla missione evangelizzatrice in Amazzonia

I n t e rc u l t u r a l i t ào inculturazione?

di MARCELO FIGUEROA

Nelle riflessioni sulla missioneevangelizzatrice integraledei popoli originari, special-

mente alla luce del sinodo su quelliamazzonici, è interessante cercare dichiarire alcuni termini. Nel suo In-strumentum laboris, specialmente nelcapitolo II della parte III intitolata:«Sfide dell’inculturazione e dell’in-terculturalità», i concetti di “inter-culturalità” e “inculturazione” ven-gono esaminati e sviluppati. Si leg-ge: «l’inculturazione della fede nonè un processo dall’alto verso il bas-so o un’imposizione esterna, ma unarricchimento reciproco delle cultu-re in dialogo (interculturalità). Ilsoggetto attivo dell’inculturazionesono gli stessi popoli indigeni. Co-me ha affermato Papa Francesco,“la grazia suppone la cultura”(Evangelii gaudium, 115)».

L’apparente tensione teologica emissionale di questi due terminiche, come sottolinea bene il docu-mento pre-sinodale, «non si con-trappongono, ma si completano avicenda», merita di essere affrontatada diverse prospettive. Una di que-ste, particolarmente stimolante, èquella presentata in un documentodal teologo Alfredo Ferro Medina eripresa da «L’Osservatore Roma-no». Ho tratto da lì i brani riporta-ti di seguito, a mio avviso centrali,nella speranza che suscitino una ri-flessione, intento reale di questo fa-moso gesuita inculturato nell’Amaz-zonia colombiana.

Proporre l’interculturalità comescommessa fondamentale è fare uncoraggioso passo avanti verso l’in-culturazione, o meglio, ed è quelche vorremmo una volta per tutte, èaccogliere la sfida dell’i n t e rc u l t u r a -lità come paradigma. La proposta,in concreto, è di stabilire seriamenteun dialogo interculturale e religio-so, fondato sul riconoscimento dellaricchezza dell’altro e su un profon-do rispetto per la diversità, alla ri-cerca di nuove e insospettate realtà,in un orizzonte che ci inviti a per-correre nuovi cammini, decentraliz-zando la nostra azione e uscendoda noi stessi, il che annullerà neces-sariamente i punti di riferimentoprefissati. Naturalmente, quandotroviamo il coraggio d’i n t e r ro g a rc isu ciò che abbiamo definito incul-turazione del Vangelo — cosa chealtri hanno già fatto in forma piùerudita (Juan José Tamayo, Nuevoparadigma teológico, Madrid 2004;Horizonte intercultural: Inculturacióne interculturalidad, pagina 31 e se-guenti; Raúl Fornet-Betancourt, De

la inculturación a la interculturalidad,articulo y transformación interculturalde la filosofía, Bilbao 2001; RaimonPanikkar, La mística del dialogo, inJahrbuch für kontextuelle Theologien 1[1993], 19-37) — lo facciamo a parti-re dal luogo o dal contesto in cui cisituiamo, poiché in generale — e so-prattutto a partire dalla Chiesa isti-tuzionale più tradizionale — stiamosupponendo che c’è stato un pro-gresso significativo, che forse ci hasoddisfatti, in quanto, al momentodella verità, immaginiamo che par-lando dell’inculturazione del Van-gelo — incarnare il messaggio evan-gelico nelle culture — abbiamo giàrisolto il problema che ci affliggeva.In realtà ciò che intendevamo fareera affrontare realtà culturali e reli-giose diverse, attraverso cammini ometodi di evangelizzazione, alcunianche innovativi, anche se, in real-tà, a essere onesti, non abbiamo ca-pito come farlo concretamente.

Purtroppo, a mio avviso, l’incul-turazione mantiene e conserva insé, in generale, tratti di un progettoneo-colonizzatore dogmatico e perquesto interventista, con un’ap ertu-ra controllata e con riserve, conpretese di un cristianesimo univer-sale, dove le culture e le religionisono oggetto di trasformazione e distrumentalizzazione, invece che diuna relazione di uguaglianza e diequità. In ogni modo, anche se nonlo diciamo o non ne siamo del tuttoconsapevoli, ci consideriamo supe-riori, in quanto esiste un desiderioingenuo di transculturazione delVangelo che intende cambiare leculture — ma che non considera lapossibilità, per esempio, di cambia-re la nostra — e che di conseguenzale relativizza. In pratica, non ci so-no né reciprocità né rispetto radica-le della diversità.

Se vogliamo porci in una pro-spettiva diversa, più che una propo-sta d’inculturazione, come abbiamodetto in precedenza, ciò su cui do-vremmo veramente puntare è unacoraggiosa e impegnativa intercul-turalità, dove a prevalere non deveessere il desiderio di convertire ocatechizzare l’altro a partire dai no-stri schemi, ma un dialogo aperto erispettoso, con una pazienza infini-ta, senza dogmatismi, senza timorio pregiudizi, spogliandoci senzaannullarci, lasciandoci sorprendere,riconoscendo l’altro e gli altri perpoter scoprire l’immensa ricchezzadelle diversità culturali e religiose.Non si tratta qui di non proporre omeglio di non condividere o espor-re la nostra esperienza di fede e diDio, ma di un atteggiamento diprofondo ascolto dell’esp erienzadell’altro o dell’altra, attraversatadalla sua storia, la sua tradizione, lasua cultura e il suo contesto.

In tutto ciò che abbiamo detto fi-nora, la domanda fondamentale perentrare nella interculturalità cheproponiamo è: qual è l’essenza delcristianesimo? Solo partendo da quipotremo entrare in un dialogo inter-culturale e religioso, e credo che, atal fine, dobbiamo necessariamentetornare alle fonti e concentrarci suGesù di Nazareth, la sua vita e ilsuo messaggio, che per noi si fa tra-scendente nel Cristo della fede. Èentrare in uno stile e una logicapropria, che ci devono aprire a im-mense possibilità e non rinchiuderciin discorsi fabbricati, strutture, sche-mi, riti e modi di essere e di vivere.Sant’Ignazio di Loyola, nei suoiEsercizi spirituali, dice che l’incarna-zione ha in sé un proposito, e que-sto è la redenzione, che cominciacon l’abbassarsi per vedere le perso-ne in tanta diversità, ascoltare ciòche dicono e guardare ciò che fanno(Sant’Ignazio di Loyola, n. 103).

La positiva risposta alla campagna di solidarietà lanciata dall’episcopato a favore dei poveri

È tempo di curare

L’appello dei vescovi del Brasile di fronte alla minaccia della pandemia

Più attenzione agli indigeni

La preoccupazione dei presuli colombiani

Agire in modo efficace

BRASÍLIA, 7. Un forte appello affin-ché le autorità prestino più attenzio-ne alle popolazioni dell’Amazzonia,in questo particolare momento diemergenza sanitaria globale, è statolanciato, nei giorni scorsi, dai vesco-vi dell’Amazzonia brasiliana. Difronte all’avanzata incontrollata delcovid-19, i presuli, in un messaggio,hanno espresso la loro preoccupa-zione e chiesto maggiore attenzioneda parte dei governi federali e statalia questa pandemia che si sta diffon-dendo sempre più.

Le popolazioni indigene, si leggenel testo, «reclamano un’attenzionespeciale da parte delle autorità affin-ché la loro vita non venga ulterior-mente violata. Il tasso di mortalità èuno dei più alti nel Paese e la socie-tà sta già assistendo al collasso deisistemi sanitari nelle principali città,come Manaus e Belém». Secondo ipresuli, le statistiche fornite dai me-dia non corrispondono alla realtà.«Il test non è sufficiente per cono-scere la vera espansione del virus.Molte persone con evidenti sintomidella malattia muoiono a casa senzaassistenza medica e accesso a unosp edale».

I presuli, quindi, richiamano laresponsabilità delle autorità pubbli-che per l’assistenza ai settori dellapopolazione più vulnerabili: sono arischio elevato le popolazioni indi-gene, le quilombole e altre comunitàtradizionali che si estendono fino al-la foresta. «I dati sono allarmanti»sottolineano, e ricordano che «la re-gione ha la percentuale più bassa diospedali nel Paese». Oltre alle po-polazioni della foresta, anche quantivivono nelle periferie urbane sonoesposti alla pandemia, e le loro con-dizioni di vita sono ulteriormentedegradate dalla mancanza di serviziigienici di base, alloggi dignitosi, ci-bo e occupazione. «Sono migranti,rifugiati, indigeni urbani, lavoratoriindustriali, domestici, persone chevivono di un lavoro informale echiedono la protezione della salute.È obbligo dello Stato — scrivono —garantire i diritti sanciti dalla Costi-tuzione federale offrendo condizioniminime affinché possano superarequesto grave momento».

Il documento, inoltre, denunciache l’estrazione mineraria e la defo-restazione sono aumentate «in mo-do allarmante negli ultimi anni»,agevolate da politiche molto blande.I presuli brasiliani avvertono: «Conl’Amazzonia sempre più devastata,le pandemie successive devono an-cora arrivare, peggio di quella chestiamo vivendo. Altro motivo dipreoccupazione viene dall’aumentodella violenza nelle campagne, il 23per cento in più rispetto al 2018.Nel 2019, secondo i dati della sezio-ne “Conflicts in the Field Brazil

2019” della Pastoral Land Commis-sion (Cpt Nacional), l’84 per centodegli omicidi (27 su 32) e il 73 percento dei tentativi di assassinio (22su 30) hanno avuto luogo in Amaz-zonia.

I vescovi, infine, esortano la Chie-sa e l’intera società a chiedere misu-re urgenti su diverse materie. In par-ticolare chiedono di rafforzare le po-litiche pubbliche, specialmente il si-stema sanitario unificato; adottare

misure restrittive all’ingresso dellepersone in tutti i territori indigeni,per il rischio di trasmissione del co-ronavirus; effettuare test sulla popo-lazione indigena per adottare le mi-sure di isolamento necessarie; fornirel’equipaggiamento di protezionepersonale in quantità adeguata; pro-teggere gli operatori sanitari che la-vorano sui fronti della salute; garan-tire la sicurezza alimentare per gliindigeni e le popolazioni tradiziona-li in Amazzonia; rafforzare le misureispettive contro la deforestazione el’estrazione; garantire la partecipa-zione della società civile, dei movi-menti sociali e dei rappresentantidelle popolazioni tradizionali neglispazi per le deliberazioni politiche.

Secondo l’arcivescovo emerito diSão Paulo e presidente della Reteecclesiale panamazzonica (Repam)cardinale Cláudio Hummes, la re-gione Panamazzonica non è prepa-rata ad affrontare la pandemia dacoronavirus perché «è sempre stataampiamente trascurata dai governi,spesso abbandonata e persino co-stantemente distrutta e repressa nellalotta a tutela della propria vita e deipropri diritti».

†S.E. Mons. Vincenzo Paglia, Presiden-te della Pontificia Accademia per laVita, il Cancelliere Mons. Renzo Pe-goraro, l’Ufficio Centrale in Vaticano,gli Accademici, esprimono la loro cri-stiana e fraterna vicinanza alla fami-glia Lejeune per la perdita di

M.ME BIRTHE

(3.2.1928 - 6.5.2020)

vice presidente della Fondazione Le-jeune, moglie del compianto prof. Jé-rôme Lejeune, illustre genetista e pri-mo Presidente della Pontificia Accade-mia per la Vita per volontà del SantoPapa Giovanni Paolo II.

Di M.me Birthe Lejeune ricordiamola sua vicinanza attenta e la sua parte-cipazione assidua a tutte le attivitàdella Pontificia Accademia per la Vita.Le testimonianze di fede e di vita diJérôme e Birthe resteranno semprecon noi.

BRASÍLIA, 7. “È tempo di prendersicura”, la campagna di sensibilizza-zione lanciata dalla Conferenza epi-scopale brasiliana, in concomitanzacon la Pasqua, sta dimostrando che«la forza trainante per ridurre gliimpatti della crisi pandemica sta, difatto, trasformando la solidarietà».È quanto scrivono i presuli in uncomunicato pubblicato sul sitodell’episcopato. Soltanto dopo leprime due settimane, infatti, le do-nazioni in tutto il Brasile, nell’am-bito della campagna di solidarietà,sono state pari a circa 49.000 chilo-grammi di prodotti alimentari; oltre22.700 kit per l'igiene; più di20.500 capi di abbigliamento e cal-zature; e oltre 7500 unità tra dispo-sitivi di protezione individuale eutensili, come mobili e attrezzaturedi vario genere. I materiali raccoltivengono distribuiti per alleviare laprecarietà socio-economica dellapopolazione più esposta alla pan-demia. Nonostante questa grandesensibilizzazione, però, molte fami-glie brasiliane rimangono ancorasenza assistenza. Per questa ragio-ne, la seconda fase della mobilita-zione ha l’obiettivo di rafforzare ul-teriormente le numerose iniziative

di solidarietà in tutto il Paese difronte alla pandemia di covid-19.

La grande mobilitazione ha vistomigliaia di persone donare cibonon deperibile e materiale igienicoattraverso le comunità ecclesiali intutte le regioni del Brasile. Oltre a

incoraggiare l’aiuto materiale allepersone, l’azione solidale di emer-genza vuole continuare a promuo-vere l’assistenza in campo religioso,umano ed emozionale.

Secondo Fernando Zamban, con-sigliere nazionale di Caritas Brasile,quello che i brasiliani stanno com-piendo in questi giorni difficili se-gnati dal coronavirus sono «gestimolto belli che riconoscono la gra-vità della situazione e decidonospontaneamente di collaborare. Inumeri dimostrano che non siamoancora alla fine della pandemia equindi le conseguenze sociali conti-nueranno nei prossimi mesi, perciòla nostra solidarietà è sempre piùnecessaria e urgente».

In occasione del lancio dellacampagna, il presidente della Con-ferenza episcopale, monsignor Wal-mor Oliveira de Azevedo, arcive-scovo di Belo Horizonte, aveva sot-tolineato come la solidarietà rap-presenti «il sigillo di autenticitàdella vita dei veri cristiani, l’indi-spensabile impegno dei cittadini, ilprimo compito dei governanti, l’o c-casione della conversione dei ricchi,l’unica nuova via per la pace el’equilibrio di cui il pianeta ha ur-gente bisogno».

Tutti i proventi finora raccolti so-no distribuiti alle comunità più in-digenti che hanno avuto il loro red-dito estremamente ridotto. Pertan-to, la campagna copre diverse si-tuazioni di estrema precarietà, co-me le persone che vivono in strada,migranti e rifugiati, quanti abitanoin alloggi precari nelle aree rurali eurbane, oltre ai disoccupati e ai la-voratori informali che hanno persole loro fonti di reddito: una situa-zione che attraversa tutte le regionidel Brasile. Nella prima fase dellacampagna, il principale pubblicoraggiunto è stato quello delle don-ne, degli anziani e della popolazio-ne in condizioni di vulnerabilità so-ciale in generale: circa il 55 per cen-to delle donazioni è stato diretto alavoratori informali, tra questi, il 75per cento è stato destinato a donneche non sono in grado di svolgerefunzioni lavorative.

Caritas Brasile, inoltre, sta lavo-rando per guidare le arcidiocesi, lediocesi, le parrocchie e le comunitàriguardo ai protocolli di sicurezzain modo che le donazioni siano ri-cevute e consegnate in modo ap-propriato in questo momento di ri-schio di contagio da coronavirus.In questo modo, nonostante l’im-minente pericolo, le linee guidapermettono di esercitare la solida-rietà in modo consapevole e sicuro,mantenendo un’attenzione colletti-va sia con il team che lavora sulcampo, sia con i donatori.

«Viviamo in un momento moltodifficile nel nostro Paese e nel mon-do — ha sottolineato Carlos Hum-berto Campos, direttore di CaritasBrasile — un momento di sofferen-za. La nostra organizzazione mira avalorizzare e salvare la vita. È conquesto sentimento che partecipiamoalla campagna d’emergenza “Ètempo di prendersi cura”».

BO GOTÁ, 7. «Agire in modo efficacee responsabile nell’attenzione allapopolazione, tenendo conto dellecondizioni e dei limiti presenti inquesti territori»: è quanto chiedonoi 15 vescovi delle arcidiocesi, diocesie vicariati apostolici dell’Amazzoniacolombiana in vista di una possibileavanzata della pandemia.

In un comunicato, i presuli rico-noscono gli sforzi compiuti dal go-verno per concedere aiuti alla po-polazione bisognosa. Tuttavia, «loesortiamo ad agire in modo effi-ciente, rilevando che molte personein precarie condizioni economiche

non sono incluse nei programmi diaiuto, non sono state in grado diaccedere al circuito di distribuzionedi cibo o denaro».

I vescovi insistono nel ricordareche, sebbene questa pandemia col-pisca tutti i colombiani, le disugua-glianze sociali che si verificano inquesti territori possono avere effettiin modo maggiore sui più deboli esu coloro che non sono protetti.Inoltre, esprimono preoccupazioneper ciò che sta accadendo nel carce-re di Villavicencio e con gli abitantidi Puerto Leticia.

Contemporaneamente, chiedonoa tutta la popolazione di continuarea rispettare le misure decretate dalgoverno nazionale, per prevenire ladiffusione massiccia del virus, anchese «riconosciamo che queste misuresono difficili da rispettare perché,già prima dello scoppio della crisicausata dal covid-19, la popolazioneamazzonica, e in particolare gli in-digeni, i contadini e gli afroameri-cani, si trovavano in una situazionedi povertà strutturale, in condizionidi insicurezza alimentare e malnu-trizione, senza accesso alla salute eall’acqua potabile».

I vescovi si uniscono, dunque,all’appello dell’Organizzazione del-le popolazioni indigene dell’Amaz-zonia colombiana (Opiac) per undialogo urgente con il governo na-zionale, regionale e altre organizza-zioni, e ritengono che sia anche im-portante avere la «partecipazione diorganizzazioni indigene e popola-ri». Secondo monsignor JoaquínHumberto Pinzón Güiza, missiona-rio della Consolata e vicario aposto-lico di Puerto Leguízamo - Solano,«la Chiesa — ha dichiarato all’agen-zia Sir — è viva e la sua carità nonsi ferma. Ecco perché stiamo met-tendo i nostri spazi fisici a disposi-zione delle autorità sanitarie. Attra-verso il nostro ministero sociale, alivello vicariale e parrocchiale, con-tinuiamo a offrire le nostre risorseumane ed economiche per alleviarequesta crisi».

Page 7: Senza la bellezza non si può capire il Vangelo in Libia...to italiano, «il testo giunge a con-clusione di un percorso che ha vi-sto la collaborazione tra la Cei, il presidente del

L’OSSERVATORE ROMANOvenerdì 8 maggio 2020 pagina 7

L’arcidiocesi di Torino attiva due servizi di supporto spirituale a distanza

Sacerdoti pronti all’ascolto

In Polonia un gruppo di religiosi a sostegno delle strutture sanitarie

Carità che conforta

Per chi è escluso dal webLa Church of England ha aperto una linea telefonica per l’accesso a preghiere e canti

LONDRA, 7. Con oltre 6000 chiamatenell’arco di soli due giorni dopo ilsuo lancio, si conferma il successo di“Daily Hope”, la nuova linea telefo-nica nazionale gratuita per mantene-re il contatto con le persone fin nel-le loro abitazioni, mentre gli edificireligiosi rimangono chiusi a causadel coronavirus e mentre cresce l’im-patto delle restrizioni di distanzia-mento sociale e delle misure di au-toisolamento soprattutto per coloroche soffrono di solitudine.

L’idea viene dall’arcivescovo diCanterbury, Justin Welby, ed è statapromossa pochi giorni fa a livellonazionale dalla Church of England.La linea — disponibile 24 ore su 24e predisposta in particolare per colo-ro che non sono in grado di colle-garsi online ai servizi religiosi dellechiese nell’attuale periodo di restri-zioni — offre una larga scelta di bra-ni musicali, preghiere e riflessioni,

nonché i servizi di adorazione com-pleta diffusi dalla Chiesa d’Inghil-terra. E questo perché, sottolinea laChurch of England, «sebbene mi-gliaia di chiese in tutto il paese uti-lizzino il web per trasmettere lefunzioni religiose e riunire i gruppidi preghiera in assenza di culto e preghiere in pubblico a causa delcoronavirus, molte persone — sp e-cialmente le persone anziane — nonhanno accesso a Internet».

I fedeli che utilizzano questa lineatelefonica sono accolti da un mes-saggio speciale dell’arcivescovo diCanterbury, prima di poter sceglieretra una vasta gamma di opzioni, tracui inni, preghiere, riflessioni e con-sigli sul covid-19. Le varie opzioniincludono alcuni materiali, disponi-bili anche digitalmente, preparatidal team per le comunicazioni dellaChiesa d’Inghilterra come una pre-ghiera da recitare alla sveglia e pri-

ma di addormentarsi, e una registra-zione del servizio settimanale onlinedella Chiesa d’Inghilterra. Una se-zione chiamata Linea Inno proponeinvece agli interlocutori una piccolaselezione di inni, aggiornati quoti-dianamente. Tramite un’opzione in-titolata «Inni che amiamo», perogni inno sono a disposizione ulte-riori spunti di riflessione.

«Il numero di chiamate durante iprimi due giorni dimostra che DailyHope risponde a un vero bisogno»,commenta il reverendo Dave Male,direttore del servizio per l’evangeliz-zazione e il discepolato della Chiesad’Inghilterra. In due giorni sonostate raggiunte ben 50.000 ore dichiamate, alcune delle quali sonodurate cinquanta minuti, tra musica,preghiera e riflessione. «Mentre tuttinoi aspettiamo il giorno in cui po-tremo di nuovo ritrovarci in chiesa— aggiunge — abbiamo il dovere, in

questi tempi particolari e difficili, ditrovare nuovi mezzi per portare lapreghiera e l’adorazione alla gente,ovunque sia, e questa linea rappre-senta un ulteriore strumento per aiu-tare le persone a relazionarsi conDio dalle loro case».

«Si tratta di un’idea molto sem-plice, progettata e avviata in pochesettimane da una piccola squadradedicata», commenta il reverendoMale, sperando che l’iniziativa«porti davvero conforto, speranza eispirazione alle persone in questomomento». «Con tante personeconfinate nel nostro paese, è impor-tante sostenere coloro che si sentonosoli e isolati, qualunque sia l’età»,afferma dal canto suo il primate an-glicano, esortando «le persone a dif-fondere le informazioni su questoservizio». «Se c’è qualcuno che co-noscete che è particolarmente in dif-ficoltà, chiamatelo per informarlo diquesta iniziativa di speranza quoti-diana», insiste ancora il presule.

Di recente Justin Welby ha anchemanifestato il suo sostegno alle gio-vani generazioni, anch’esse bloccatea casa per colpa dell’epidemia dacovid-19, in particolare ai parteci-panti dell’Oak national academy,un’organizzazione che propone daalcune settimane risorse video a usodegli insegnanti di Gran Bretagnasu diverse materie, tra cui matemati-ca, inglese, arte e lingue. «È meravi-glioso che questa accademia stia cre-scendo ed esista in questi tempi bui,come luogo di luce e di impegnoper il futuro», si è rallegrato in unmessaggio l’arcivescovo di Canter-bury. «Quest’anno 2020 rimarrà nel-le menti per molte ragioni e ci sonomolte cose che dovrete affrontare.Ora, cosa dobbiamo fare?», si è poichiesto il presule. «Per i cristiani,tutto si può riassumere con una pa-rola: speranza, che significa aspetta-re qualcosa che non hai ancora mache avrai in futuro perché è statapromessa da Dio», ha spiegato ilprimate della Comunione anglicana.

«La speranza è speranza di vita,speranza di finalità, speranza di pa-ce, speranza di giustizia, uguaglian-za e futuro sereno», ha conclusoWelby. Concepita come una «rispo-sta diretta alla situazione del corona-virus», la Oak national academypropone oltre 180 lezioni a settima-na, l’equivalente di tre ore al giornoper gli studenti delle scuole elemen-tari e quattro ore al giorno per lescuole secondarie. L’accademia onli-ne ha ricevuto il supporto di varieorganizzazioni educative nonché deldipartimento per l’istruzione del go-verno britannico.

Documento dell’Unedi

Segni di fratellanzacon i musulmani

di RICCARD O BURIGANA

«L e situazioni spesso dram-matiche e di solitudineche il virus produce pos-

sono essere vissute come k a i ró s , fon-dando, così, non solo tutele di beniprimari ma, anche, radicali manife-stazioni di solidarietà che assumonoil valore e il significato di una pro-fezia civile e religiosa»: queste pa-role si leggono nel testo La questio-ne aperta delle sepolture musulmanein Italia: suggerimenti pastorali intempo di covid 19, pubblicato neigiorni scorsi dall’Ufficio nazionaleper l’ecumenismo e il dialogo inter-religioso (Unedi) della Conferenzaepiscopale italiana (Cei), per raffor-zare il dialogo tra cristiani e musul-mani in Italia nella condivisione deldolore e delle sofferenze causatedalla pandemia.

Il testo è stato redatto dal grup-po di referenti regionali per il dia-logo islamo-cristiano che è statoistituito dall’Unedi proprio per pro-seguire il cammino per una sempremigliore conoscenza del mondoislamico, come passaggio fonda-mentale verso il superamento dipregiudizi e l’identificazione dei va-lori comuni secondo il documentodi Abu Dhabi, sottoscritto da PapaFrancesco e dal grande imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb, il 4 feb-braio 2019.

Il testo dell’organismo della Ceivuole offrire dei «suggerimenti pa-storali», rivolti in particolare agli uf-fici diocesani per il dialogo ecume-nico e interreligioso, in modo chetali strutture possano aiutare tutticoloro che sono direttamente coin-volti nel campo caritativo in questitempi drammatici, nella continuascoperta della centralità della di-mensione del dialogo nella pastoralequotidiana; il testo vuole anche«farsi voce solidale dell’angosciatapreoccupazione di tanti fedeli mu-sulmani di fronte all’impossibilità diaccompagnare i propri cari nel mo-mento della loro dipartita terrena».

Il documento si articola in dueparti: la prima è dedicata alla faseemergenziale in modo da favorire laconoscenza dei bisogni spirituali emateriali dei fedeli musulmani difronte alla pandemia, in particolarele norme che riguardano la sepoltu-ra, tanto da indicare la possibilitàdi creare «un canale per ascoltare,raccogliere, coordinare, creare unsenso di comunità e facilitare la cir-colazione di bisogni e possibilità».La seconda parte è stata pensataper il post-emergenza con l’idea diraccogliere le esperienze di questesettimane di dialogo, di condivisio-ne, di preghiera di fronte alla soffe-

renza e alla morte, in modo da fa-vorire una riflessione su come cri-stiani e musulmani possono far cre-scere la libertà religiosa in Italia.Anche per questo l’Ufficio naziona-le per l’ecumenismo e il dialogo in-terreligioso ha voluto aprire unospazio, nella sua pagina web, perraccogliere queste esperienze inter-religiose ed ecumeniche per pro-muovere una condivisione di quan-to viene fatto a livello locale, comeha ricordato lo stesso don GiulianoSavina, direttore dell’Unedi.

La pubblicazione di questo testonella pagina web, più precisamentenella sezione che raccoglie le sche-de «per una conoscenza più appro-fondita dell’islam», ha assunto unsignificato del tutto particolare intempo di Ramadan, il mese sacrodedicato al digiuno, cominciato il24 aprile; proprio in vista del Ra-madan il documento raccomandavache, «rispettando quelle che saran-no le indicazioni del Governo, nonsi manchi di far pervenire vicinanzaancora maggiore in questo tempocosì importante per i fedeli musul-mani». Una tradizione che in tantiluoghi, anche in Italia, si è venutaconsolidando in questi anni, tesa auna vicinanza dei cattolici alla cele-brazione del Ramadan, come segnoconcreto di fratellanza, anche conla consegna del messaggio prepara-to dal Pontificio consiglio per ildialogo interreligioso.

La pubblicazione di questo testosi colloca così nell’orizzontedell’impegno alla costruzione diuna fratellanza umana per la pacenel mondo, secondo lo spirito e lalettera del documento di Abu Dha-bi, per rafforzare o per creare nellecomunità locali un dialogo che ali-menti una cultura dell’accoglienza,con la quale affrontare l’oggi, co-minciando a pensare il domani.

Dalla Caritas tablet e connessioniper l’e-learning degli studenti romani

ROMA, 7. Cento bambini e adole-scenti romani maggiormente a ri-schio di isolamento avranno a di-sposizione un tablet e una connes-sione a internet per seguire le vi-deolezioni scolastiche. È l’iniziativapromossa dalla Caritas di Roma incollaborazione con Amazon Italia.La chiusura delle scuole per l’emer-genza sanitaria, infatti, ha portatoalla diffusione dell’e-learning, conla necessità da parte degli studentidi utilizzare dispositivi elettroniciche consentano loro di parteciparealle lezioni online. Dalle richiestegiunte ai centri di ascolto delle par-rocchie romane è emersa la necessi-

tà per molte famiglie, in particolaredi quelle con più figli adolescenti,di dispositivi che consentano il col-legamento internet. Altre, pur aven-do a disposizione telefoni o com-puter, necessitano invece di unaconnessione stabile e veloce. «Sitratta di un primo intervento diemergenza che si affianca alla di-stribuzione di alimenti», ha dettodon Benoni Ambarus, direttore del-la Caritas romana, a cui seguirà,nelle prossime settimane, un vastoprogramma di aiuti per le famiglieescluse dalle misure messe in cam-po dalle istituzioni.

TO R I N O, 7. In questo difficile mo-mento segnato dalla pandemia dacovid-19, in cui il distanziamentosociale è d’obbligo, sono numerosele iniziative messe a punto dalle co-munità della diocesi di Torino percercare di restare “vicine” ai fedeli ea quanti vivono in condizioni di sa-lute ed economiche precarie, so-prattutto i poveri e i sofferenti. Neigiorni scorsi, l’arcidiocesi ha messoa punto due nuovi progetti. Il pri-mo è un servizio di ascolto e sichiama appunto “Pronto all’ascol-to”, in cui diversi parroci sono di-sponibili per sostenere chi soffre eper rispondere a specifiche esigenzee richieste di aiuto; l’altro è unospazio dedicato all’ascolto telemati-co fraterno attraverso la casella diposta elettronica ascoltofrater-no@dio cesi.torino.it.

“Pronto all’ascolto” è una strut-tura simile a un call-center, operati-vo dalle ore 10 alle ore 12, dalle ore15 alle ore 17, dal lunedì al sabato.Chiunque abbia bisogno di parlarecon un sacerdote potrà chiamare ilnumero del servizio e si verrà im-mediatamente messi in contattocon chi è disponibile per quella fa-scia oraria, ricevendo innanzituttoascolto (come esorta l’ap ostoloGiacomo 1,19) ma anche condivisio-ne della fede e prudenti consigli

per attraversare questo momentodifficile. Il servizio, al numero 0110120882, è attivo, ad experimentum,fino alla riapertura delle attività pa-storali ordinarie e se ne valuteràsuccessivamente l’opportunità el’efficacia. Ai sacerdoti è chiesta ladisponibilità da un minimo diun’ora a settimana, in orari e giorniscelti a discrezione personale. Sipotrà comunicare la propria dispo-nibilità scrivendo a p ro n t o a s c o l [email protected] Il tutto sarà sostenu-to dai volontari della pastorale gio-vanile, che gestirà il call-center ecoordinerà i turni. Si riceverà unlink per scaricare l’app del serviziosul proprio smartphone. Non sarànecessario rendere noto il proprionumero telefonico e saranno garan-tite la privacy e la riservatezza. An-che l’arcivescovo Cesare Nosigliaoffrirà la sua disponibilità per piùore e più giorni, invitando tanti sa-cerdoti a fare altrettanto, a serviziodi quella parte del popolo di Diopiù sofferente e sola.

Nel sottolineare la propria grati-tudine per tanta creatività dell’amo-re, che rende possibile la prossimitàdella Chiesa in un contesto tantocomplesso e inedito, in questa pro-spettiva l’arcivescovo di Torino hapensato di offrire questo nuovo ser-vizio a sostegno di chi soffre, che

risponde a specifiche esigenze e ri-chieste di aiuto. L’idea di istituireun centro di ascolto è nato anchedalla segnalazione da parte di alcu-ne associazioni di volontariato, cheoffrono servizi di supporto psicolo-gico attraverso chiamate telefoni-che, alle quali erano giunte nume-rose richieste di attivazione di unservizio simile, telefonico, ma dinatura spirituale, di chi cerca espli-citamente il confronto con un pa-store. Da qui, la percezione dell’ar-cidiocesi di sensibilizzare e coinvol-gere parroci e sacerdoti per farsiprossimi, anche telefonicamente, apersone sole, malati, anziani cosìcome ragazzi, giovani e gruppi fa-migliari.

Accanto alle persone che chiedo-no pane, alloggio, accoglienza ofornitura di prodotti per l’igiene incarcere, ai Centri di ascolto delleparrocchie e alla Caritas arrivano“sos” di persone che hanno biso-gno di conforto e di sostegno perdare un senso alla lontananza for-zata dai familiari, alla sofferenzaper la malattia o la perdita di uncongiunto. E così, sulla scorta diun’iniziativa simile attivata dallaCaritas subalpina nel 2008 in pienacrisi economica, è stato attivato ilservizio dedicato di ascolto telema-tico «fraterno», in collaborazionecon l’Ufficio diocesano di pastoraledella salute.

«Attraverso la casella di postaelettronica, [email protected]. — spiega Antonella DiFabio, responsabile dell’O sservato-rio delle povertà della Caritas tori-nese — possono scrivere le personeche desiderano raccontare fatiche,solitudine o, se operatori sanitari,lo stress che vivono ogni giorno inospedale. E poi chi cerca un con-forto spirituale e chi in questo mo-mento di isolamento forzato nonpuò incontrare qualcuno con cuicondividere il proprio dolore. Le ri-chieste di aiuto via mail vengonopoi smistate alla nostra équipecomposta da sacerdoti, religiose,diaconi permanenti e laici delladiocesi che si sono messi a disposi-zione». Quanti desiderano lasciareil proprio cellulare o numero di ca-sa, conclude Di Fabio, «verrannoraggiunti telefonicamente per uncolloquio nel massimo rispetto del-la privacy».

VA R S AV I A , 7. Un team di oltre qua-ranta religiosi volontari — re d e n t o r i -sti, comboniani, salesiani e francesca-ni tra gli altri — esclusivamente dedi-to all’assistenza dei malati nelle casedi cura in tempi difficili come questodominato dalla pandemia. È quellosorto dopo l’accorato appello in unalettera di padre Janusz Sok, sacerdo-te redentorista e presidente dellaConferenza dei superiori maggioridegli ordini maschili in Polonia, cheha sottolineato la necessità di au-mentare il supporto al personale sa-nitario in questi centri data l’u rg e n z adella situazione. Già prima dellapubblicazione della lettera di padreSok, infatti, istituti religiosi e congre-gazioni erano attivamente coinvoltiin varie iniziative di aiuto nella lottacontro il covid-19. Una sinergia giàpresente nel paese ma ancor più raf-forzatasi e diffusasi a macchia di leo-pardo. Il gruppo è coordinato dalsegretariato dell’organismo che rac-coglie dati sul supporto fornito rima-nendo sempre a disposizione dei re-sponsabili delle strutture.

Nel dettaglio, a Cracovia tre fran-cescani della Provincia dei frati mi-nori conventuali sono attualmentesupportati dalla Caritas locale e pre-stano la loro assistenza ai malati dicovid-19 insieme ai frati cappuccinidella medesima città. In alcune zonesono i religiosi stessi a fornire respi-ratori e dispositivi di protezione in-dividuale per i dipendenti di ospeda-li, case di cura e ospizi, come è il ca-so a Ostróda dei verbiti in servizioall’ospedale cittadino e dei missiona-

ri oblati di Maria Immacolata in va-rie regioni polacche. Questi ultimihanno creato, in due istituti a Boz-danów e Kokotek, una struttura peril ricovero dei contagiati dal corona-virus provvedendo, tra l’altro, allamisurazione quotidiana delle tempe-rature e alla distribuzione dell’Euca-ristia. Un religioso benedettino diTyniec ha invece provveduto a racco-gliere il materiale necessario a cuciree distribuire mascherine protettiveagli abitanti, invitando i fedeli a farea l t re t t a n t o .

Anche le parrocchie si avvalgonodi questa preziosa opera di carità cri-stiana. Un sacerdote della Societàdel Divin Salvatore a Trzebinia (sal-vatoriani) è il coordinatore dellacampagna #zSercemDoLudzi, cheha come scopo quello di aiutare imalati e le persone che soffrono di

più la solitudine per le misure di re-strizione. Analogamente a quanto ac-cade a Legnica, dove una parrocchiaretta da francescani offre agli anzianipoveri sostegno nelle incombenzequotidiane, consegnando pasti caldio aiutandoli nella spesa.

Un quadro confortante di costantee puntuale dedizione evangelica cheesiste da anni nelle numerose struttu-re gestite dai vari istituti religiosi intutta la nazione: cinque ospedali, 13ospizi, 21 case di assistenza sociale,14 farmacie, otto centri di fisioterapiae 66 centri di consulenza psicologicae pedagogica. A esse si aggiungonoanche 17 centri di terapia per tossico-dipendenti, 29 tra centri di riabilita-zione e scuole speciali, nove rifugiper senzatetto e 365 organismi di be-neficenza per aiutare le famiglie po-vere e bisognose.

Page 8: Senza la bellezza non si può capire il Vangelo in Libia...to italiano, «il testo giunge a con-clusione di un percorso che ha vi-sto la collaborazione tra la Cei, il presidente del

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 8 venerdì 8 maggio 2020

Nella messa a Santa Marta il Pontefice invita nuovamente a pregare per gli artisti

Senza la bellezzanon si può capire il Vangelo

Confidando di aver ricevuto «unalettera di un gruppo di artisti» chelo «ringraziavano per la preghierache noi abbiamo fatto per loro» loscorso 27 aprile, Papa Francesco —nella messa di giovedì mattina, 7maggio, nella cappella di Casa SantaMarta — ha chiesto di pregare«un’altra volta per gli artisti». Inparticolare, ha detto all’inizio dellacelebrazione trasmessa in direttastreaming, «vorrei chiedere al Signo-re che li benedica perché gli artisti cifanno capire cosa è “la bellezza” esenza il bello il Vangelo non si puòc a p i re » .

Facendo riferimento alla primalettura (Atti degli apostoli 13, 13-25)proposta dalla liturgia del giorno, il

«Lo stesso fece Stefano prima delmartirio (cfr. 7, 1-54) e anche Paolo,un’altra volta» ha proseguito il Pa-pa. In realtà, «lo stesso fa l’a u t o redella Lettera agli Ebrei, quando rac-conta la storia di Abramo e di “tuttii nostri padri”» (cfr. 11, 1-39). E «lostesso lo abbiamo cantato oggi, noi:“Canterò in eterno l’amore del Si-gnore, farò conoscere con la miabocca la tua fedeltà”» (cfr. Salmo 88, 2). Abbiamo cantato la storia diDavide: “Ho trovato Davide, mioservo” (cfr. versetto 21)». Inoltre, hafatto presente Francesco, «lo stessofanno Matteo (cfr. 1, 1-14) e Luca (cfr. 3, 23-38): quando incomincianoa parlare di Gesù, prendono la ge-nealogia di Gesù».

di spiegare il perché della fede inGesù Cristo, non incomincia da Ge-sù Cristo: incomincia dalla storia».Infatti «il cristianesimo è una dottri-na, sì, ma non solo», ha spiegatoFrancesco, precisando: «Non sonosolo le cose che noi crediamo, è unastoria che porta questa dottrina cheè la promessa di Dio, l’alleanza diDio, essere eletti da Dio».

«Il cristianesimo non è soloun’etica» ha affermato ancora ilPontefice. «Sì, è vero, ha dei princi-pi morali — ha riconosciuto — manon si è cristiani soltanto con unavisione di etica. È di più». E difatti«il cristianesimo non è “un’élite” digente scelta per la verità. Questosenso elitario che poi va avanti nella

conquistato, che ho conquistato io, emangerai dei frutti che tu non haipiantato e abiterai le case che tu nonhai edificato, nel momento di darel’offerta” (cfr. 26, 1), recita il famosocredo deuteronomico: “Mio padreera un arameo errante, scese in Egit-to” ( 26, 5)... “Stette lì per 400 anni,poi il Signore lo liberò, lo portòavanti”... Canta la storia, la memoriadi popolo, “la memoria di popolo”,di essere popolo».

«In questa storia del popolo diDio, fino ad arrivare a Gesù Cristo— ha spiegato il Pontefice — ci sonostati santi, peccatori e tanta gentecomune, buona, con le virtù e i pec-cati, ma tutti. La famosa “folla” cheseguiva Gesù, che aveva “il fiuto” diappartenenza a un popolo».

«Un sedicente cristiano che nonabbia questo fiuto — ha fatto presen-te il Papa — non è un vero cristiano;è un po’ particolare e un po’ si sentegiustificato senza il popolo». Dun-que, «appartenenza a un popolo,avere memoria del popolo di Dio. Equesto lo insegnano Paolo, Stefano,un’altra volta Paolo, gli apostoli...».Ed è «il consiglio dell’autore dellaLettera agli Ebrei: “Ricordate i vo-stri antenati” (cfr. Eb 11, 2), cioè co-loro che ci hanno preceduto in que-sto cammino di salvezza».

Con questa consapevolezza, hachiarito il vescovo di Roma, «sequalcuno mi domandasse: “Qual èper lei la deviazione dei cristiani og-gi e sempre? Quale sarebbe per leila deviazione più pericolosa dei cri-stiani?”, io direi senza dubitare: lamancanza di memoria di apparte-nenza a un popolo». Perché «quan-do manca questo vengono i dogma-tismi, i moralismi, gli eticismi, i mo-vimenti elitari. Manca il popolo. Unpopolo peccatore, sempre, tutti losiamo, ma che non sbaglia in genere,che ha il fiuto di essere popolo elet-to, che cammina dietro una promes-sa e che ha fatto un’alleanza che luiforse non compie, ma sa».

Concludendo la sua meditazione,Francesco ha esortato a «chiedere alSignore questa coscienza di popolo,che la Madonna bellamente ha can-tato nel suo Ma g n i f i c a t (cfr. Luca 1,46-56), che Zaccaria ha cantato cosìbellamente nel suo Benedictus (c f r.Luca 1, 67-79), cantici che preghiamotutti i giorni, al mattino e alla sera».La «coscienza di popolo» significa:«noi siamo il santo popolo fedele diDio che, come dice il concilio Vati-cano I, poi il II, nella sua totalità hail fiuto della fede ed è infallibile inquesto modo di credere».

Infine, è con la preghiera del car-dinale Rafael Merry del Val che ilPontefice ha invitato «le persone chenon possono comunicarsi» a fare«adesso» la comunione spirituale.Per poi concludere la celebrazionecon l’adorazione e le benedizioneeucaristica. Il Papa ha anche affidatola sua preghiera alla Madre di Diosostando — accompagnato dal cantodell'antifona Regina Caeli — davantiall'immagine della Madre di Dionella cappella di Casa Santa Marta.

A mezzogiorno le intenzioni delvescovo di Roma sono state rilancia-te, davanti all’altare della Cattedradella basilica Vaticana, dal cardinalearciprete Angelo Comastri che haguidato la recita del Regina Caeli edel rosario.

Le Guardie svizzere ricordano le vittime del Sacco di Roma

Fedeli al Papacon spirito di sacrificio

In forma riservata e ristretta, rispet-tando le norme di igiene e di sicu-rezza che vigono nello Stato dellaCittà del Vaticano a causa del co-vid-19, si è svolta mercoledì 6 mag-gio l’annuale deposizione della co-rona di fiori in ricordo delle 147guardie svizzere cadute durante ilSacco di Roma del 1527.

La cerimonia commemorativa sulpiazzale di Protomartiri romani si èconclusa con il conferimento delleonorificenze da parte dell’a s s e s s o redella Segreteria di Stato, monsi-gnor Luigi Roberto Cona, alla pre-senza del comandante della Guar-dia svizzera pontificia ChristophGraf e del cappellano del Corpo,don Thomas Widmer. Trasmessada Vatican media, è disponibile an-che sul sito web www.gaurdiasviz-zera.ch. Rimandato invece al pros-simo 4 ottobre il tradizionale giura-mento delle nuove reclute.

Il colonnello Graf in un discorsonelle diverse lingue della Confede-razione ha rievocato la tragica gior-nata dell’attacco dell’esercito ispa-notedesco dell’imperatore Carlo V.E sebbene le autorità di Zurigo,già da febbraio avevano fatto per-venire un messaggio al comandantedella Guardia svizzera pontificiacon l’ordine di rientrare in patriaentro quattro mesi, lui e i suoi uo-mini scelsero di rimanere al loroposto. All’alba del 6 maggio ci fuil previsto attacco alla città eterna,e gli spietati soldati dell’imp eratoreassaltarono le mura cittadine pressole porte Santo Spirito, Cavalleggerie Fornaci, trovandosi davanti il pic-colo esercito pontificio che comba-tè con coraggio. «Cercarono contutte le forze di fermare l’avanzatadel nemico, pur sapendo di nonavere alcuna possibilità di successocontro 22 mila avversari». Furono«brutalmente assassinate 147 guar-die, mentre 42 riuscirono a portarein Santo Padre in sicurezza a Ca-stel Sant’Angelo attraverso il Pas-setto» ha concluso Graf, accostan-do a quella storica esperienza ilservizio di «medici e infermieri chesoprattutto nel nord dell’Italia» inquesti giorni di pandemia «si dedi-cano con abnegazione ai malati ri-schiando e dando la vita».

In precedenza monsignor Conaaveva presieduto la messa, concele-brata dal cappellano della Guardiasvizzera, nella chiesa di Santa Ma-ria in Campo Santo teutonico. Do-po il saluto rivoltogli da don Wid-mer, il quale ha messo in evidenza«la situazione difficile» che in que-sto tempo condiziona anche il ser-vizio della Guardia — chiamata a«vivere con fedeltà e grande dedi-zione il servizio ordinario e le pic-cole cose di ogni giorno» —all’omelia l’assessore ha offerto aipresenti una riflessione sulla di-mensione del «sacrificio», che ap-partiene non solo alla storia ma an-che alla missione e allo spirito at-tuale del Corpo. Richiamandoquello delle Guardie che nel 1527consentì al Pontefice Clemente VIIdi mettersi in salvo a CastelSant’Angelo, il prelato ha ricordatoil martirio di Pietro e dei primi cri-stiani, avvenuto proprio nello stes-so luogo. Un gesto divenuto «semedi una nuova vita, così come è sta-to per il sacrificio di quelle Guar-die che con tanta generosità e ab-negazione offrirono se stesse per lasalvezza del Papa».

«Per noi cristiani, dunque, il sa-crificio non può essere assoluta-mente letto in senso negativo» hasottolineato il celebrante, rivolgen-do, a mo’ di esempio, un pensierograto ai suoi genitori. Le cui rinun-ce, ha riconosciuto, gli hanno con-sentito di frequentare il seminario,di dedicarsi con serenità alla for-mazione e di diventare infine sacer-dote. «Da ciò — ha detto — p ossia-mo vedere come il sacrificio nonpossa essere considerato come una

mera privazione: dietro questo ge-sto di rinuncia dev’esserci qual-cos’altro, una motivazione piùgrande» che va oltre il contingentee il provvisorio. «Forse che il sorri-so di vostro figlio o di vostra figlia— ha ribadito rivolgendosi alleGuardie presenti — non è il donopiù grande che possiate ricevere?L’abbraccio prima di andare a let-to, il bacio della buona notte, nonvalgono più di tutte le rinunce cheavete dovuto affrontare in tuttiquesti anni?».

«Rinunciare a se stessi per unideale — ha rilanciato monsignorCona — è ancora più importanteche guardare all’interesse personalee difendere ciò che è proprio». Co-me dimostra in modo eclatante ilsacrificio di quelle Guardie chequasi cinquecento anni fa «ritenne-ro più importante che il Papa tro-vasse salvezza anziché preservare lapropria vita». Dietro quel gesto,infatti, «c’era un ideale». E a mag-gior ragione, ha evidenziato, «noicristiani siamo chiamati a rinuncia-re a noi stessi, non per un sempliceideale» ma «per imitazione». Per-ché «prima di noi, prima delleGuardie che nel 1527 donarono sestesse, prima di Pietro e dei primicristiani che irrorarono le pietre delCirco di Nerone con il loro sangue,vi fu Qualcuno che rinunciò a sestesso per amore». Non un perso-naggio «mitologico» o «fiabesco»,ma un Dio che si è incarnato real-mente nella storia: Gesù di Naza-ret. «È lui — ha affermato monsi-gnor Cona — il modello che dob-biamo seguire e che dobbiamo imi-

Il 7 maggio 1964 la messadi Paolo VI in SistinaEsattamente come oggi, anche il 7 maggio 1964era un giovedì. E anche 56 anni fa il vescovo diRoma pregò per gli artisti. Il Papa era Paolo VIe l’occasione la storica messa da lui celebratanella solennità dell’Ascensione del Signore, nelsuggestivo scenario della Cappella Sistina. Aricordarlo è stato — in un’intervista riportata daVatican News — il cardinale Gianfranco Ravasi,presidente del Pontificio consiglio per lacultura. All’omelia Montini esordì sottolineandoche si trattava di un avvenimento inedito:«Sono mai venuti gli artisti dal Papa? È laprima volta che ciò si verifica, forse. O cioè,sono venuti per secoli, sono sempre stati inrelazione col capo della Chiesa cattolica, ma percontatti diversi. Si direbbe perfino che si èperduto il filo di questa relazione, di questorapporto». Ecco allora la mano tesa delPontefice bresciano, che oggi la Chiesa veneracome santo: «Propose — spiega Ravasi — di“fare la pace” e di ritornare amici, riconobbe chela Chiesa ha bisogno della collaborazione degliartisti e parlò del parallelismo tra l’artista e ilsacerdote accomunati dall’obiettivo di rendereaccessibile e comprensibile il mondo dellospirito. “In questa operazione voi siete maestri —disse — La vostra arte è quella di carpire dalcielo dello spirito i suoi tesori e rivestirli diparola, di colori, di forme».

Dodicesimo casodi covid-19

tra i dipendentivaticani

«È stato recentemente confermatoun nuovo caso positivo al covid-19, il dodicesimo nello Stato dellaCittà del Vaticano e tra i dipen-denti della Santa Sede». Lo hadichiarato il direttore della Salastampa Matteo Bruni nel pome-riggio di mercoledì 6 maggio,spiegando che «la persona lavora-va da remoto fin dai primi giornidi marzo e al sopraggiungere deisintomi è rimasta in isolamentodomiciliare fiduciario. Prima delrientro sul luogo di lavoro è statasottoposta a test, con esito positi-vo, dalla Direzione di sanità eigiene» del Governatorato, «ed èora in osservazione presso la pro-pria abitazione».

Il cardinale Becciu sulla decisione del rinvio

Le beatificazionisono una festa di popolo

vescovo di Roma ha osservato che«quando Paolo è invitato a parlarealla sinagoga di Antiochia» in Pisi-dia «per spiegare questa nuova dot-trina, cioè per spiegare Gesù, procla-mare Gesù», l’apostolo «cominciaparlando della storia della salvezza».E così «Paolo si alzò e incominciò:“Il Dio di questo popolo d’Israelescelse i nostri padri e rialzò il popo-lo durante il suo esilio in terrad’Egitto” (cfr. versetto 17)». E rac-contò «tutta la salvezza, la storiadella salvezza».

«Cosa c’è dietro Gesù? C’è una“storia”. Una storia di grazia, unastoria di elezione, una storia di pro-messa» ha rilanciato il Pontefice. In-fatti, «il Signore ha scelto Abramoed è andato con il suo popolo.All’inizio della messa, nel cantod’inizio, abbiamo detto: “Quandoavanzavi, Signore, davanti al tuo po-polo e aprivi il cammino e cammina-vi accanto al tuo popolo, vicino altuo popolo”».

«C’è una storia di Dio con il suopopolo» ha insistito il Papa. E «perquesto quando a Paolo viene chiesto

Chiesa, no? Per esempio, io sono diquella istituzione, io appartengo aquesto movimento che è meglio deltuo, a questo, a quell’altro... È unsenso elitario. No, il cristianesimonon è questo: il cristianesimo è ap-partenenza a un popolo, a un popoloscelto da Dio gratuitamente».

Dunque, ha aggiunto il Papa, «senoi non abbiamo questa coscienza diappartenenza a un popolo, saremo“cristiani ideologici”, con una dottri-na piccolina di affermazione di veri-tà, con un’etica, con una morale —sta bene — o con un’élite. Ci sentia-mo parte di un gruppo scelto daDio — i cristiani — gli altri andrannoall’inferno o se si salvano è per lamisericordia di Dio, ma sono gliscartati... E così via».

In sostanza, ha ribadito France-sco, «se noi non abbiamo una co-scienza di appartenenza a un popo-lo, noi non siamo dei veri cristiani».Perciò «Paolo spiega Gesù dall’ini-zio, dall’appartenenza a un popolo»,ha detto il Pontefice. E «tante volte,tante volte, noi cadiamo in questeparzialità, siano dogmatiche, moralio elitarie, no? Il senso dell’élite èquello che ci fa tanto male e perdia-mo quel senso di appartenenza alsanto popolo fedele di Dio, che Dioha eletto in Abramo e ha promesso,la grande promessa, Gesù, e lo hafatto andare con speranza e ha fattoalleanza con lui». Questa è, in effet-ti, «coscienza di popolo».

A questo proposito il Papa haconfidato di rimanere sempre colpitodal «quel passo» del capitolo venti-seiesimo del Libro del Deuterono-mio «quando dice: “Una voltaall’anno quando tu andrai a presen-tare le offerte al Signore, le primizie,e quando tuo figlio ti domanderà:‘Ma papà perché fai questo?’, nondevi dirgli: ‘Perché Dio l’ha coman-dato’, no: ‘Noi eravamo un popolo,noi eravamo così e il Signore ci halib erato...’”» (cfr. 26, 1-11).

Bisogna allora «raccontare la sto-ria, come ha fatto Paolo qui», ha af-fermato Francesco. Questo significa«trasmettere la storia della nostrasalvezza. Il Signore, nello stessoDeuteronomio, consiglia: “Quandotu arriverai alla terra che tu non hai

«La sofferenza vi è stata, ed è statagrande soprattutto per le comunitàecclesiali che si preparavano allagrande festa di popolo. È difficilepensare a un “adattamento” sem-plicemente in streaming», perché sitratterebbe di «”un ripiego” f re d d oe artificioso». Ha commentato cosìil cardinale prefetto Angelo Becciu,la decisione pressa dalla Congrega-zione delle cause dei santi di rin-viare a data da destinarsi i riti dibeatificazione previsti nei mesi dimaggio e giugno.

Intervistato ieri, giovedì 7 mag-gio, da Vatican News, il porporatoha spiegato che «il processo dibeatificazione e canonizzazione ini-zia proprio dal popolo, dall’accla-mazione popolare che testimonia la“fama di santità” della persona, os-sia l’opinione comune della gentesecondo cui la sua vita è stata riccadi virtù cristiane, della feconditàapostolica, della morte edificante.Ecco perché la celebrazione dellabeatificazione — ha commentato ilcardinale — è di per se stessa unamanifestazione e una partecipazio-ne del popolo di Dio e non può

essere ridotta a una cerimonia vir-tuale».

Del resto, ha chiarito il prefetto,«sono state le stesse comunità dio-cesane, vista la situazione e il pro-trarsi delle condizioni che vietanoriunioni di popolo, a chiedere dipoter rinviare le celebrazioni, purse con grande dispiacere. Quandonella Chiesa locale si celebra unabeatificazione, c’è grande parteci-pazione popolare, migliaia e mi-gliaia di persone, con la necessitàdi una preparazione accurata, so-prattutto spirituale, per riscoprirela figura del beato, della beata odel martire. In una situazione diisolamento e distanziamento fisico(difficoltà a tenere riunioni, cate-chesi...) questo è estremamente dif-ficoltoso. Da qui la decisione dirinviare, richiesta dai vescovi e con-divisa dalla Santa Sede».

E se «per ora sono state rinviatecinque beatificazioni», ha precisatoil cardinale Becciu, «non è esclusoche possa essercene anche qualchealtra da rimandare ad altra data.Per questo — ha concluso — si se-gue l’evoluzione della pandemia edelle disposizioni a essa legate».

tare, perché seguire vuol dire so-prattutto imitare».

Da qui l’invito rivolto a ufficiali,sottoufficiali e alabardieri: «Rinun-ciamo a noi stessi perché amiamoCristo e perché vogliamo imitarlonel servizio». In questo modo,«dietro il sacrificio con c’è una ri-nuncia ma un’offerta». E «voi — hadetto ai presenti — siete qui perchéin questo luogo potete incontrarequel Cristo che tanto amiamo».Del Signore, infatti, non si fa espe-rienza solo «nelle estasi mistiche»ma «negli eventi, nella quotidianitàdella nostra esistenza». La realtà,del resto, «non è così semplice co-me appare, è più complessa. Chivede Cristo vede il Padre; e quindichi vede ciascuno di noi, deve ve-dere il Cristo.

«Io mi auguro — ha concluso ilprelato — che negli anni che il Si-gnore vi darà di trascorrere in que-sto luogo possiate veramente fareesperienza di Cristo, possiate in-contrare una Chiesa che non è sol-tanto un’istituzione da difendere eda proteggere, come voi fate sa-pientemente ormai da cinquecentoanni, ma è anche comunità creden-te che ha incontrato il Cristo vivo evero, che lo ama e intende servirloattraverso la quotidianità».