SEGUGI SEGUGISTI · L'annuncio è stato da lui dato il giorno 01/08/10 all'assemblea dei cinofili...

44
& SEGUGI SEGUGISTI ANNO XVII - NUMERO 2 - SETTEMBRE 2010 - Periodico quadrimestrale dell'Associazione Dilettantitistica SEGUGI E SEGUGISTI Direttore responsabile Alberto Filippin Spedizione in abb. postale - filiale di Treviso Autor. Tribunale di Treviso n. 903 del 27-01-93 - Stampa Arti Grafiche Conegliano S.p.A. - Susegana

Transcript of SEGUGI SEGUGISTI · L'annuncio è stato da lui dato il giorno 01/08/10 all'assemblea dei cinofili...

Page 1: SEGUGI SEGUGISTI · L'annuncio è stato da lui dato il giorno 01/08/10 all'assemblea dei cinofili del cane da fer-ma e da seguita riuniti, su nostra iniziativa, a Pianezze di Valdobbiadene

&SEGUGISEGUGISTI

ANNO XVII - NUMERO 2 - SETTEMBRE 2010 - Periodico quadrimestrale dell'Associazione Dilettantitistica SEGUGI E SEGUGISTI Direttore responsabile Alberto FilippinSpedizione in abb. postale - filiale di Treviso Autor. Tribunale di Treviso n. 903 del 27-01-93 - Stampa Arti Grafiche Conegliano S.p.A. - Susegana

Page 2: SEGUGI SEGUGISTI · L'annuncio è stato da lui dato il giorno 01/08/10 all'assemblea dei cinofili del cane da fer-ma e da seguita riuniti, su nostra iniziativa, a Pianezze di Valdobbiadene

i ricorda a coloro che volessero collaborare conscritti, sempre graditi ed attesi, che gli stessi ven-gono pubblicati a condizione che il contenuto ri-

spetti le regole del civismo e della legge, pur restando in-teso che le opinioni espresse rispecchiano solo quelle delloro autore.

Le lettere ritenute di interesse vengono pubblicate, per ra-gioni di spazio, per estratto.

In ogni caso articoli, lettere e foto trasmessi non vengonorestituiti anche se non pubblicati.

La Direzione

S

Foto di retrocopertina: La linea di demarcazione nella lepre italica (L. corsicanus) tra il ventre, bianco candi-do, ed il fianco è netta, senza la gradualità di sfumature che caratterizza la lepre comune; la nuca è grigiobruna mentre nella lepre comune è di un bel rosso mattone.

pagina 2

Foto di copertina: La lepre italica(L. corsicanus) presenta una colo-razione più rossastra in corrispon-denza della spalla e della coscia ri-spetto alla lepre comune (L. euro-paeus).

La lepre italica ha dimensioni minori

rispetto alla lepre comune.

La nuca della lepre italica è grigio bruna mentre nella lepre

comune è di un bel rosso mattone.

Foto 2

Foto 3

Page 3: SEGUGI SEGUGISTI · L'annuncio è stato da lui dato il giorno 01/08/10 all'assemblea dei cinofili del cane da fer-ma e da seguita riuniti, su nostra iniziativa, a Pianezze di Valdobbiadene

SEGUGI & SEGUGISTIRedazione e amministrazione del gior-nale: Via Madonna n. 57 – 31015 Co-negliano (TV) – tel. 0438/32586 – fax0438/411412 – indirizzo e-mail [email protected] – sito internetwww.segugiesegugist i . i t . Adesioni2010: € 17,00. Le adesioni all' Asso-ciazione a mezzo posta vanno fatte conversamento sul c/c postale n.94968294 intestato a: Associazione di-lettantistica Segugi & Segugisti – ViaMadonna n. 57 – 31015 Conegliano(TV) e vanno riferiti i dati anagraficicompresa la data di nascita e gli estremidel porto d'armi. Gli originali delle foto-grafie in bianco e nero e fotocolor nonsi restituiscono. La collaborazione algiornale, che è riservato agli aderenti al-l'Associazione, è libera e gradita. Gli ar-ticoli trasmessi possono essere sottopo-sti a qualche revisione ed adattamentoritenuti opportuni dalla direzione. Inogni caso la responsabilità tecnica del-l'articolo resta dell'autore, non implican-do la sua pubblicazione adesione delcontenuto, né da parte della direzione,né da parte dell'editore. E' vietata la ri-produzione, anche parziale, degli articolipubblicati e delle fotografie.

Chiuso in tipografia: settembre 2010

Sommariopagina

Il Punto ............................................................................. pag. 5di Alberto Filippin

Segugismo relativista: la cultura del niente! ............................ pag. 6di Maurizio Dal Vecchio

Sette domande a Mario Quadri............................................. pag. 8di Antonio Cupani

Nuove aurore ..................................................................... pag. 12di Massimo Perna

Memorie di Gildo Fioravanti – IV puntata .............................. pag. 14di Gildo Fioravanti

Roncisvalle ......................................................................... pag. 17 di Aldo Fasciani

Consiglio di Stato: CONF.A.VI non è associazione venatorianazionale............................................................................ pag. 18

di Alberto Filippin

Le razze canine “de la grande venerie” (continua)................... pag. 19di Giancarlo Raimondi

Proverbi di vecchi lepraioli ................................................... pag. 21di Ivo Egidi

Le comunità locali e la conservazione della natura.................. pag. 23di Franco Zunino

Sus scrofa ovvero il cinghiale................................................ pag. 26di Lorenzo Bevilacqua

La lepre italica tra scienza e conservazione ............................ pag. 31di Fioravante Serrani

Un nostro riconoscimento: auspicabile, non essenziale ........... pag. 33di Alberto Filippin

Relazione alla XXIII festa del 22-23 maggio 2010.................. pag. 34

Gare di montagna nel Trevigiano.......................................... pag. 36

La manifestazione sul Monte Cesen a Treviso ........................ pag. 37

Il cane è sempre l'amico fedele?............................................ pag. 40di Orlandino Baù

Gara al Monte Corno di Vicenza .......................................... pag. 41di Orlandino Baù

Campionato associativo veneto: risultati ................................ pag. 42

pagina 3

Segugi & Segugisti

Page 4: SEGUGI SEGUGISTI · L'annuncio è stato da lui dato il giorno 01/08/10 all'assemblea dei cinofili del cane da fer-ma e da seguita riuniti, su nostra iniziativa, a Pianezze di Valdobbiadene

Segugi & Segugisti

pagina 4

&

Sede Via Madonna, 57 - 31015 CONEGLIANO (TV) - Tel. 0438.32586-FAX 0438.411412

Segugistarinnova

la tua associazionee fa associarei tuoi amiciper il 2010

Aderire all’Associazione dilettenti-stica “Segugi e Segugisti” convieneperché:a) puoi, organizzandoti con amici,

sperimentare l’efficacia dei prin-cipi in cui crediamo;

b) sei automaticamente abbonato aquesto giornale;

c) diventi protagonista nella Tuarealtà e nel rispetto della Tuacultura, della difesa della cacciacon il segugio;

d) partecipi alle iniziative ed ai ser-vizi offerti dall’Associazione.

Page 5: SEGUGI SEGUGISTI · L'annuncio è stato da lui dato il giorno 01/08/10 all'assemblea dei cinofili del cane da fer-ma e da seguita riuniti, su nostra iniziativa, a Pianezze di Valdobbiadene

Segugi & Segugisti

pagina 5

Il Veneto potrebbe essere (il condizionale è d'obbligo) la prima regione di Italia a dotarsi

di una Legge che consente il libero addestramento dei cani fino al 18° mese di età.

Una proposta di legge di tale contenuto è stata presentata, nello scorso mese di luglio, al-

l'Ufficio Legislativo della Regione dal suo promotore, il Consigliere della Lega Nord Vitto-

rino Cenci di Verona, primo firmatario.

La proposta di legge è stata affidata alla sesta commissione di cui è presidente lo stesso

Vittorino Cenci.

L'annuncio è stato da lui dato il giorno 01/08/10 all'assemblea dei cinofili del cane da fer-

ma e da seguita riuniti, su nostra iniziativa, a Pianezze di Valdobbiadene (TV), per prote-

stare contro il divieto in atto dal 24 novembre 2009 dell'uso dei cani in ambienti agro-silvo

- pastorali delle provincie di Treviso e Belluno, a ragione di focolai di rabbia silvestre.

Del contenuto della proposta di legge eravamo stati in precedenza cortesemente informati.

La proposta, composta di quattro articoli, prevede la possibilità di addestrare liberamente i

cani muniti di microchip ed iscritti all'anagrafe canina, fino al 18° mese di età, in tutto

l'anno sul territorio regionale, fatta eccezione per le zone tutelate, previo consenso scritto

degli aventi diritto sui fondi.

La formula adottata consente di superare il divieto di accedere ai fondi altrui previsto dal-

l'art. 842 c.c.

La proposta di legge sarà esaminata dal Consiglio Regionale entro il corrente autunno.

L'iniziativa legislativa ci inorgoglisce, perché recepisce appieno principi ed indicazioni tec-

niche che sono a verbale del Consiglio Interregionale che tenemmo a Bettolino di Lograto

(BS) nel lontano 14/12/1997, portati avanti più volte anche dalle pagine di questo giornale

con la determinazione di chi è convinto della bontà di quello che sta facendo.

Se l'obiettivo sarà raggiunto, presenteremo il testo della legge ai Consigli delle Regioni ove

operiamo per analoghe iniziative.

Ci auguriamo di poter ripetere il nostro grazie al promotore e al Consiglio della Regione

Veneto dalle pagine del prossimo numero di questo giornale.

Alberto Filippin

il p

unto

il p

unto

Page 6: SEGUGI SEGUGISTI · L'annuncio è stato da lui dato il giorno 01/08/10 all'assemblea dei cinofili del cane da fer-ma e da seguita riuniti, su nostra iniziativa, a Pianezze di Valdobbiadene

Segugi & Segugisti

pagina 6

“Q uesta è una società chenon riconosce niente di definitivo,pronta a seguire tutti i venti”.Sono parole di una personalità im-portante, preoccupata del relativismoimperante nella società. La mancan-za di una verità, cioè di un riferimen-to fisso e stabile, è la causa di ognisbandamento dove tutto diventa rela-tivo o soggettivo.Partendo da questa premessa, vogliofare alcune riflessioni sul segugio ita-liano: sul riferimento o standardmorfologico, sullo standard di lavoroe sulla caccia che lo utilizza.Partendo dalla morfologia, sento l'ur-genza di sottolineare l'esigenza chevenga rispettato uno standard: riten-go importante e fondamentale un ri-ferimento fisso per il segugio italianocui molti possano aspirare.Fino a pochi mesi fa alle prove di la-voro c'era anche per gli spettatori unsipario aperto: il conduttore dovevadichiarare le qualifiche morfologicheottenute dai propri segugi. Questo ciha dato modo di verificare che lamaggioranza dei segugi italiani inprova erano dichiarati eccellenti an-che se visibilmente tra loro c'era mol-ta differenza.Nel chiederci come era possibile que-sta differenza, che secondo noi nonrientrava nella variante di punteggiodentro l' eccellente, non mancavanocerto le più svariate opinioni tra glispettatori.Escono così le motivazioni più diver-se: alcuni dicevano che basta insiste-re nel portare i propri segugi ai ringe prima o poi i buoni posso-no anche diventare eccellenti.Altri invece sostenevano checonta molto come vengonopresentati i soggetti. Altri era-no convinti che conta di piùchi ne è il proprietario, se èfamoso o meno.A sostenere quest'ultima opi-nione c'era il fatto che si ve-devano spesso ottimi segugicon la sola qualifica di moltobuono appartenenti a pro-prietari sconosciuti ai più.Forse sono solo chiacchiere enon sarà proprio così però sisa che la verità può esserenascosta in due modi: il modorelativista che non riconoscela differenza e non distingue ilvero dal falso, oppure c'è l'op-portunismo dove conviene far

passare per migliore quello che inve-ce non lo è. Quello che era evidenteerano queste grosse differenze neisoggetti considerati eccellenti a rap-presentare il segugio italiano.Da qualche mese il sipario si è chiu-so e l'esposizione non serve più perpartecipare alle prove e quindi non ciè più dato sapere le qual i f ichemorfologiche; speriamo che l'aspettomorfologico non diventi veramenterelativo.Per quanto riguarda lo standard di la-voro ne ho già parlato, segnalandodue metodi differenti di accostare,ma spesso premiati egualmente conl'eccellente.Qualcuno mi dirà che sono fissatocon questo eccellente, ritengo perògiusto che chi ha lavorato da sempreper migliorare morfologia e lavoro,compiendo grossi sacrifici, sia pre-

miato con il giusto riconoscimento enon alla pari di chi ha segugi medio-cri e quindi non è riuscito o non hamai voluto seguire lo standard. Oltreal C.A.C., l'eccellente rimane ricono-scimento di riferimento, e deve esse-re tale. Ma di certo in onore al tuttorelativo oltre al metodo di lavoro an-che per la morfologia, qualcuno midirà che in fondo sono tutti segugi ti-pici e meritano tutti l'eccellente.Credo che lo standard come metadovrebbe essere quasi irraggiungibile,come un ideale raggiungibile solo dapochi, subentra altrimenti lo sbandoe tutti si sentono arrivati. Per loroogni contestazione diventa solo opi-nione. Eliminare i traguardi di riferi-mento diventa per molti l'unica pos-sibilità per affermarsi ed imporsi.Quando tutto è relativo tutti si sento-no liberi dallo standard, dalla cultura,

dal passato e finalmente sisentono detentori, a loro dire,del vero segugio italiano. Inquesto modo ognuno può direche gli altri sono solo bastardi.La necessità di raggiungere untraguardo comporta sacrifici erabbia a chi vi è lontano. Moltioggi vugliono cancellare il pas-sato e le conquiste: hanno lapretesa di cancellare ogni tra-guardo, per mettere in luce sestessi e le proprie stranezze.Pensando al passato non pos-siamo non riconoscere leespressioni comunemente usa-te per definire valori e diffe-renze nel lavoro del segugio:cani di passata o cani di inizia-tiva, oppure usta calda, ustafredda, usta utile o meno utile.Queste sono alcune delle tante

Segugismo relativista: la cultura del niente!

Page 7: SEGUGI SEGUGISTI · L'annuncio è stato da lui dato il giorno 01/08/10 all'assemblea dei cinofili del cane da fer-ma e da seguita riuniti, su nostra iniziativa, a Pianezze di Valdobbiadene

Segugi & Segugisti

pagina 7

definizioni nate dall'esperienza e inmodo semplice un segugista dovreb-be riconoscere di cosa si tratta.Parlo di queste definizioni perchè di-ventano spesso motivo di inutili dub-bi nel giudicarle giuste o sbagliate,proprio perchè tanti non ne cono-scono il significato e per molti sonosolo espressioni del passato. Il passa-to va superato se si è capaci di farlo,ma mai si può bypassarlo. Solo unsegugista poco esperto e qualunqui-sta non mette in considerazione ilpassato, la cultura, il riferimento ci-nofilo.Purtroppo quelli che non conosconola selezione mettono al primo postoaltre cose, come ad esempio il farpartire le lepri, cioè fare quello cheserve per incarnierare la lepre.Certamente scovare e insegui-re è il fine del segugio, ma nonpuò essere a discapito della se-lezione del metodo usato. Il se-gugista ha esigenze ulteriori delsolo scovare, che sono adesempio: di metodo, di selezio-ne, di collegamento ed esteti-ca. Le esigenze del segugistapossono essere diverse, chiun-que voglia selezionare ha le suemete da raggiungere: chi in ri-ferimento allo standard ufficia-le, chi al proprio, magari lonta-no dallo standard.Pensiamo a due esempi con-trastanti del passato, due gran-di segugisti che non sono piùtra noi, don Nando Armani e l'avvo-cato Gildo Fioravanti; due grandi se-gugisti, diversi nel loro modo di defi-nire il segugio italiano, ma per nienterelativisti. Loro hanno perseguito unideale, un traguardo supportato dal-l'esperienza. Il lavoro dei loro segugiera diverso e noi possiamo essered'accordo con l'uno o con l'altro, op-pure con nessuno dei due. Possiamoorientarci ad uno standard diversodal loro, certo che però non possia-mo dire che l'uno valeva l'altro soloperchè tutti e due tendevano alloscovo e alla seguita. Forse per qual-cuno, loro volevano imporre la pro-pria visione, però sono stati in gra-do di costruire un segugio come lopredicavano.Questi due grandi del passato pro-spettavano un ideale di segugio realee riconoscibile nei fatti, standardconducibili o meno.Il relativismo non conosce traguardicerti e nemmeno le tappe necessarieper arrivarci. Anche per noi segugisti

di oggi ci vuole una cosa a cui crede-re, consapevoli però che ci deve es-sere uno standard ufficiale di riferi-mento. Ogni cacciatore rimane libe-ro di cacciare con i cani che più lofanno felice, ma deve avere il corag-gio di dire se si accontenta o se sonocomunque come li ha costruiti in ba-se alle proprie esigenze.Anche io caccio separatamente condue tipi di segugi: una muta che ese-gue un lavoro classico ed un paio disegugi che lavorano in modo menoclassico, più lontani dallo standard.Devo dire che mi diverto in modo di-verso, dai più lontani dallo standardnon pretendo particolari riconosci-menti alle prove.La diversità può essere utile e impor-

tante. Però ci vuole l'onestà del con-corrente nell'accettare i riconosci-menti che si merita in riferimento al-lo standard ufficiale di razza, speran-do che i giudici siano sempre obietti-vi nel dare i loro giudizi.Tornando allo scopo finale che permolti è solo lo scovo, in barba allatecnica e ai riferimenti, ritengo chequesta sia la causa che porta molti anon costruirsi una muta per i valoritecnici. Si finisce così per cacciarecon la muta solo perchè è più profi-cuo, solo per il fatto che con più canici sono più possibilità di imbattersi inuna lepre. Così facendo si finisce peresaltare i soggetti che si fanno porta-re al covo da altri, svalutando così ilcane completo. Questa ultima situa-zione porta molti a non fare più leprove quando gli viene a mancare ilsegugio specialista, quello che sta le-gato alla passata, oppure quello chesa scovare o inseguire. Questo mododi allevare squalifica il cane comple-to; trascurare la selezione al segugio

completo porta a queste conclusioni.Nasce quindi una nuova mentalitàche porta l'allevatore a pensare chequando il propro segugio compieazioni esaltanti i meriti non siano ge-netici, ma attribuibili all'intelligenzadel segugio.Quando non sono chiari certi aspettidella selezione, nascono anche certipregiudizi che fanno pensare che tut-ti i segugi che lavorano a manualenelle prime fasi non siano poi capacidi scovare. In questo modo si apreuna strada di pensiero: chi prendepiù lepri ha i segugi migliori. Giustifi-cando così chi caccia con cani mistio con tanti fucili attorno ai grantur-cheti.Come ultimo punto faccio accenno

al relativismo nell'affrontarele regole che ci permettonodi andare a caccia sia nellascelta del tipo di selvagginaper i ripopolamenti, sia nellascelta delle regole e delleuscite. Anche in questo civuole attenzione ai riferimen-ti e ai traguardi raggiunti.Certo che è giusto si propon-ga il meglio che si pensa, mauno non può fregarsene deitraguardi raggiunti da altriprima di lui, parlare cioèognuno per conto proprio ri-proponendo metodi sbagliatie fallimenti del passato. Pen-so alle lepri di gabbia e a tan-te soluzioni rivelatesi falli-

mentari. Abbiamo sperimentato intutti i modi che le lepri di gabbia nonci interessano, sono un fallimento dalpunto di vista venatorio poichè nonhanno geneticamente le capacità didifendersi dai predatori; non si com-portano come dovrebbero dal puntodi vista venatorio cinofilo.Nonostante tutto ciò si riprendonogli esperimenti.Così succede anche per tante regolee restrizioni che ci vengono inutil-mente imposte. Se certi punti fosse-ro chiari per i più, sarebbe più facileottenere quello che più serve.Purtroppo i presuntuosi sanno soloripetersi, provando esperimenti giàfatti. Spesso i più "sapienti" sannosolo fare restrizioni. I più furbi, inve-ce di trovare il modo di mettere a di-sposizione dei cacciatori più lepri,fanno limitazioni e piani di abbatti-mento nella propria zona.Ma loro sono quelli che vanno a cac-cia altrove, "nell'orto degli altri".

Maurizio Dal Vecchio

Page 8: SEGUGI SEGUGISTI · L'annuncio è stato da lui dato il giorno 01/08/10 all'assemblea dei cinofili del cane da fer-ma e da seguita riuniti, su nostra iniziativa, a Pianezze di Valdobbiadene

Segugi & Segugisti

pagina 8

Tentare di capire aspetti da quellontano 1954, anno di nascita dellaPro Segugio, per tentare già un recu-pero in termini di memoria storica,non è facile, sia perché molti fatti cicoinvolgono troppo da vicino, siaperché la forte componente emotivaimpedisce talvolta di ricostruire con lanecessaria oggettività gli eventi, spe-cie quando si ricorre a testimoni di-retti. L’obiettivo è rileggere la microstoriad’un gruppo di segugisti, una sorta dipercorso attento sì al collegamentocon un’intervista ad ampio respiro,vigile però che la memoria del passa-to non venga stravolta, lasciandodubbi o incertezze. Una certezza, quando si parla di que-sto sodalizio, rimane la convinzioneche la loro, ma anche mia attività,fosse rivolta alla salvaguardia e pro-mozione del segugio in Italia; ebbenel’uscita di questa intervista, costitui-sce, se ce ne fosse bisogno, l’ennesi-ma conferma, nei 44 anni +3 di pre-sidenza di Mario Quadri, che lo stes-so ha sempre seguito con lealtà ecoerenza quei principi assieme ad al-tri. Ma il dopo Quadri? Non è questionedi togliere consenso a nessuno, manon sempre è possibile imboccarequesta strada, soprattutto quando siha la grande risorsa della parola, laparola scritta e parlata, per denuncia-re pubblicamente e per fare arrivarela propria opinione, anche a tanti co-nigli bagnati che, come le tre scimmiefingono di non sentire, non vedere,non parlare. Può capitare quindi che, un po' di-stratti, si trascuri la sostanza di quellaprima SIPS e si preferisca l’effimero,la contornitura e certi interessi perso-nali, sviandoci tutti dall’obiettivo. Nonvoglio parlare di uno spossessamentoillegale del sodalizio, non sarebbe cor-retto, né reale, ma è mia opinioneche ve ne sia uno etico morale. Il tut-to non è una fatalità, ma è organizza-to, giorno dopo giorno, da quellamodernità del vivere che, non pensaa servire il segugio ed il segugista, maa far trionfare se stessi. Chi un giorno scriverà su questi fattidovrà tener conto della mia preoccu-pazione, ritenendo che un nuovo

senso di consapevolezza è nato nel2010. Dare la parola al maestro Ma-rio Quadri diviene quindi obbligato-rio, un chiarimento onde evitare infuturo ulteriori occultamenti, frainten-dimenti che finirebbero per dar ragio-ne ai suoi detrattori. Alla sua lealtàprivilegio di insegnante, maestro vec-chio stile, Mario Quadri non ha maivoluto rinunciare; gli ha consentito disolidarizzare anche con i reietti ed ipeccatori, come il sottoscritto. Un tentativo dichiarato di guadagnaresimpatia e comprensione per noi se-gugisti che normalmente ne veniamoprivati dall’ipocrisia umana e sociale. Ma è questa una posizione che gli haspesso procurato ostilità, accused’ambiguità e il sospetto di una misti-ca strana, pericolosamente ai confini

di una corretta interpretazione dellarealtà. Ma sono elementi come molti li rico-noscono, che danno al suo modo diporsi il senso di una forza tragica emoderna, innovativa nei confrontidella sua generazione. Anche il fatidi-co segugista “porocan”, quello cherifiuta cultura s’accorge, se non altroper una vibrazione interna, che qual-cosa non va e gli vengono in mentecerte domande: ho cercato di racco-glierne gli aspetti più comuni e pro-porle in questa intervista a MarioQuadri. Il maestro si assume tutte le respon-sabilità delle sue risposte ed afferma-zioni; pur nella consapevolezza dellasua anzianità, si ritiene altrettanto inpossesso della sua lucidità e della sua

Sette domandea Mario QuadriIntervista di Antonio Cupani

Page 9: SEGUGI SEGUGISTI · L'annuncio è stato da lui dato il giorno 01/08/10 all'assemblea dei cinofili del cane da fer-ma e da seguita riuniti, su nostra iniziativa, a Pianezze di Valdobbiadene

Segugi & Segugisti

pagina 9

capacità di intendere e volere, sicchévuole rendere, onore e giustizia allasua verità.

Antonio Cupani

Domanda n°1): Come ritienepossibile che a lei Mario Quadri,fondatore, nonchè presidente per44 anni della SIPS +3, siano statiinflitti 3 anni di sospensione dallaPro Segugio? Può darci la sua ver-sione? Caro Antonio, con vivo piacere ri-spondo ai temi del questionario chetu mi proponi: vedi caro amico, dopooltre 60 anni circa che siamo passatidalla dittatura alla democrazia, siamoal cospetto di personaggi che nonhanno ancora afferrato completa-mente il significato ed il valore delconcetto di libertà, nei limiti del ri-spetto delle leggi che governano unostato democratico. La gestione dell’attuale Pro Segugioche io fondai nel 1954 per contrasta-re l’imperante antisegugismo di quel-l’epoca, è rimasta vincolata ad un as-sioma Mussoliniano: “chi non è connoi e contro di noi !” Questa evidente verità ha caratteriz-zato la gestione della Pro Segugio inquesti ultimi 12 anni circa. Io nullasapevo dei bilanci presentati all’ENCIdalla SIPS negli anni che vanno dal1997 al 2008, solo alla vigilia del 2febbraio 2008, precedente l’assem-blea SIPS per la nomina del nuovopresidente in sostituzione del dott Bo-sio sospeso per un anno dal comitatodisciplinare in prima istanza dell’EN-CI per motivi disciplinari, sono venu-to a conoscenza che in fatto di bilanciannuali la gestione SIPS non ha ri-spettato i dettati dello statuto vigentesia della SIPS sia dell’ENCI. Dopo 10anni circa che non partecipavo alleannuali assemblee della società, decisidi presenziare a quell’assemblea, conil preciso compito di contestare i bi-lanci in relazione ad una accuratadocumentazione in mio possesso. Ritenevo un diritto democratico diinformare gli associati come venivanoutilizzate le quote sociali ed i proventidelle varie attività, precisando chequeste erano in contrasto con i dettatidello statuto sociale della SIPS e del-l’ENCI. Terminato il mio intervento con unabarzelletta, pensavo che la cosa fosse

finita. Al contrario. Allora informai con una lettera, a cuiavevo aggiunto le firme dei segugistiche contestavano i bilanci e sostene-vano brogli elettorali e illegalità comel’annullamento delle deleghe comple-tamente regolari, il Ministero delle Ri-sorse Agricole, i deputati e il senatoredi detto Ministero. Questi i fatti. Ionon aggiunsi altro. Ricevetti una lette-ra del Collegio dei Probiviri SIPS dipresentarmi per le controdeduzioni diun procedimento disciplinare nei mieiconfronti. Scrissi una lettera che nonè mai stata presentata alla SIPS, mache pubblicherò alla prossima occa-sione. Ritengo ne sentiremo delle bel-le. Quindi decisamente rifiutai di presen-tare le mie controdeduzioni, perchénon è mio costume farlo quando lamia coscienza è tranquilla. Di qui lamia sospensione per tre anni, nonancora operante. Ma proprio non mipreoccupo perché non mi riconoscoin questa associazione SIPS e, soprat-tutto nella attuale gestione della stes-sa e nei programmi ora attuati e incalendario.

Domanda n°2): Quando fondòla SIPS quali le priorità: il segugioItaliano che doveva risorgere, i Clubdei segugi esteri se già esistevano, ocos’altro? Quando con segugisti di Brescia e diCremona fondai la PRO SEGUGIO (era il 9 gennaio 1954) la priorità fon-damentale era la difesa della caccia

dei cani da seguita, minacciata da se-gugiofobi e attuata dalle province diMantova, Cremona, e Pavia. A nor-ma di calendario venatorio, la cacciaalle lepri iniziava per tutti alla primaDomenica di Settembre. Ma le pro-vince ritardavano l’uso del segugio al-la prima Domenica di Ottobre. Aqueste tre province minacciavano diunirsi anche Brescia e Milano nelprogetto, gradualmente, di vietare lacaccia col segugio su tutta la pianuraPadana, e conseguentemente in zonaAlpi e definitivamente in tutto il terri-torio nazionale. Per noi fu una vittoria sofferta, quan-to facile il risultato. Bastò una mia lettera minacciantequerela inviata a tutti i comitati cac-cia, consigliata dagli avvocati Barbiz-zoli e Conte Salvadego, dove si face-va osservare che detti comitati aveva-no solo attribuzioni di gestione dellacaccia a livello Provinciale, ma non ilpotere di modificare i Calendari vena-tori nazionali. Subito la società, comeda programma, si occupò della ritem-pra della razza del segugio Italianonelle due varietà secondo il dettato diLuigi Zacchetti che raccomandava diusare i segugi italiani dei cacciatori edi rifiutare tassativamente gli incrocicon i segugi esteri. Dopo le prime prove di lavoro io aBruxelles riuscii ad ottenere la sepa-razione delle 2 razze da seguita Italia-ne e l’incrocio col segugio Italiano apelo raso col pelo forte. Fu un successo che si manifestò ecce-

Page 10: SEGUGI SEGUGISTI · L'annuncio è stato da lui dato il giorno 01/08/10 all'assemblea dei cinofili del cane da fer-ma e da seguita riuniti, su nostra iniziativa, a Pianezze di Valdobbiadene

Segugi & Segugisti

pagina 10

zionale nel corso dei 20 anni chevanno dal 1955 al 1975. A quel tem-po non si parlava di Club dei segugiesteri in Italia, perché i primi giuntida noi furono gli Ariegeois di PesentiGritti (che dopo circa un anno li re-galò a Gildo Fioravanti) i Petit Van-deani di Dante Baldrighi e i Petit Bleudi Guascogna del dott Gerardo Corna(muta eccezionale). La richiesta di un Club fu presentataper i Bleu de Gascogna da Gian Car-lo Raimondi e concessa alla primariunione del consiglio SIPS nel 1982,seguì il riconoscimento del Club degliIstriani e successivamente il Club deiBeagle e Beagle Harriers. Dopo una corposa riunione di segugi-sti a Soncino di Cremona venne ri-chiesto molto più tardi il Club dellerazze da seguita Italiane, regolarmen-te e decisamente non concesso dallagestione del dott Bosio. La moderna SIPS non era ancora en-trata in questo clima. Così come èdiffusa la pratica in Francia con 16Club per i segugi di Petit Venerie e 7dei Chien d’Ordre della Grand Vene-rie. La piccola Svizzera ha 6 razze ri-conosciute e sei Club che le gestisco-no e così funziona in tutte le NazioniEuropee.

Domanda n°3): Ritiene che laSIPS attuale, sia in grado di dare igiusti indirizzi ai cinofili segugistiItaliani, o la proposta e la nascitadei nuovi Club, allargati alle razzeItaliane da seguita, siano le uniche

alternative?Credo di aver già risposto a questadomanda col contenuto del quesitonumero 2. Aggiungo solo e ribadiscoche io non mi riconosco più nell’at-tuale SIPS in ogni suo programma,perché la “botte dà il vino che ha” di-ce un antico assioma.

Domanda n°4): Qualcuno haspeculato su certi suoi introiti e pre-sunti stipendi SIPS: cosa può dirci equale situazione economica ha la-sciato quando è stato sostituito co-me presidente SIPS?Non ho mai chiesto né contributi nérimborsi spese per trasferte a favoredei segugisti iscritti e non alla SIPS. Ilclima di fraterna amicizia era insitonell’anima di ogni segugista, e voglioprecisare che la maggioranza deiconsiglieri durante il mio lungo man-dato, non ha mai accettato rimborsispese. Ho accertato che su questo tema al-cuni hanno diffuso solo delle macro-scopiche infamanti bugie. Ti basti dire che recentemente 2 per-sone si sono fermate sul marciapiede,davanti a casa mia per un bel po’ ditempo, a discutere. Non li conobbiperché non mi interessai a loro. Unoera l’amico Piero Zanardi: accompa-gnava un segugista perché voleva ac-certarsi di una colossale calunnia neimiei confronti. Questo amico accompagnato da Pie-ro voleva accertarsi se era vero che iocoi soldi della Pro Segugio avessi co-

struito (o comprato) una casa di duemiliardi di lire. Nel vedere la mia de-corosa ma modestissima casetta, cre-do che abbia tratto le dovute conclu-sioni. La situazione economica lasciata dallagestione dei 44 anni +3 è documen-tata. La somma avuta dalla nuova gestionedella presidenza del dott Bosio è mol-to semplice da documentare: pressola banca di Credito Cooperativo delCremonese gli amministratori dellanuova gestione hanno ritirato un as-segno circolare di lire 326.519.716-tre cento ventisei milioni delle vecchielire, pari ad euro 168.633.36 - centosessantottomila seicento trenta treeuro. (Apro una parentesi: la sommami sembra enorme, eravamo nel1997 e allora chiedo al segretariodell’epoca Annunzio Cremascoli con-ferme, delucidazioni: egli conferma iltutto ed aggiunge che quel patrimo-nio era il frutto di una oculata gestio-ne della SIPS, tanti sacrifici e un daree prestarsi gratuitamente in continua-zione e quei quattrini dovevano rima-nere la base per l’acquisto di una se-de di proprietà SIPS).

Domanda n°5): Rimangono no-te le sue diatribe con Gildo Fiora-vanti, “leali tra interlocutori compe-tenti”, quando è venuto a mancarel’avvocato, non le sembra sia su-bentrato un vuoto tecnico cinofilo? Fra me e il compianto Gildo Fiora-vanti, non ci furono mai diatribe, mavivaci discussioni sulla tempra e rin-sanguamento del Segugio Italiano.Zacchetti consigliava di non accop-piare i nostri segugi con razze estere.Gildo aveva già iniziato ad accoppiareAriegeois con i suoi Cigolani. Su que-sto tema si discusse molto, a volteanimatamente, circa l’opportunità diselezionare una razza Italo Francese;razza a esclusivo merito del suo alle-vamento di Sorbo. Ma mai ci furono risentimenti nel ri-spetto delle scelte di ognuno. Nelmarzo aprile del 1962 la Federcacciaorganizzò il primo campionato Italia-no per coppie / gruppi e mute percani da seguita. L’area per tale manifestazione fu as-segnata contro il parere dei membridel Comitato caccia di Brescia e sene assunse personalmente la respon-

Page 11: SEGUGI SEGUGISTI · L'annuncio è stato da lui dato il giorno 01/08/10 all'assemblea dei cinofili del cane da fer-ma e da seguita riuniti, su nostra iniziativa, a Pianezze di Valdobbiadene

Segugi & Segugisti

pagina 11

sabilità Ugo Pedrali presidente delComitato. La zona era la pianura fra il triangolodi Bassano Bresciano, Manerbio eCigole, compreso tra il fiume Mella el’Oglio. Invitai Gildo a parteciparvi,accettò e lo ospitai a casa mia con lasua muta: Geronimo, Nube Rossa,Nube Nera e Radura di Sorbo nelmio canile. Nella zona le lepri eranomolto scarse, terreno difficile, tempoprecario, per cui nessuno scovò unasola lepre. Quando venne il turnodella muta di Gildo, Paolino Ciceri ingiuria col sottoscritto, mi disse: “ Diche razza sono questi 4 segugi?” Ci-golani risposi io: il suo sorriso era piùeloquente di un dissenso. Tuttavia Gildo liberò la sua muta enella capezzagna di un residuo cam-po di stocchi di granoturco apparveuna lepre che Geronimo avvistò etrascinò le compagne in una seguitaapprezzabilissima. Accesa la discus-sione fra Ciceri ed il sottoscritto dauna parte che non volevano qualifica-re la muta e il segretario della Feder-caccia, Mario Tatangeli che a tutti icosti voleva tornare a Roma con untitolo di campione Italiano…. Lungala discussione, ma alla fine accettam-mo di esprimere una qualifica e lacoppa di campione Italiano venne as-segnata alla muta di Sorbo di GildoFioravanti. Ci fu tra noi un lungo pe-riodo di sincera amicizia, salvo fre-quenti discussioni sul mio invito a se-lezionare una nuova razza Italo Fran-cese, mettendo Gildo a riparo daesposti all’ENCI con quanto questoavrebbe potuto comportare; perché i4 segugi citati, figli di segugi Italiani edi Ariegeois, figuravano figli solo diuna coppia di segugi Italiani e denun-ciati ed iscritti direttamente al LOIsenza il percorso della via del LIR.Lunga discussione che finì nel silenzio(un silenzio d’oro, opportuno per tuttie tale deve rimanere). Non ricordo la data né l’anno, migiunse una lettera che così si espri-meva: caro Mario sto per pubblicareun libro, gradirei una tua prefazione,“ volentieri caro Gildo, mandami lebozze del libro che provvederò”. Tut-to si risolve in pochi giorni e l’amici-zia riprese con rinnovato affetto. Masuccesse che anche la signora Candi-da Pialorsi Falsina pubblicò un libro “Isegugi”.

Mi chiese di collaborare, io accettaicon piacere e alla fine la signora, ecarissima amica volle in copertina ag-giungere anche il mio nome. Non ri-cordo quale sezione provinciale SIPSpose in premio in una prova di lavoroalcuni di questi libri. Una violenta sfu-riata del povero Gildo di accusa perquesto fatto dove mi rimproveravaaspramente, quale presidente dellaSIPS di favoreggiamento. Non risposi perché preferii dar passa-ta. Ultimamente pubblicò uno scrittoaspro, rasentando l’insolenza, controdi me sul giornale “ Segugi e Segugi-sti”. Allora io risposi per le rime, cen-surandone i comportamenti; previoconsenso dell’avvocato Filippin necercai la pubblicazione, che poi nonfu fatta, ma di questo non voglio piùparlarne. Quando mi giunse l'improvvisa lut-tuosa notizia della sua dipartita per li-di migliori, invano cercai un amicoche mi accompagnasse nel lungoviaggio da Bassano Bresciano adAvezzano. Non trovai amici disponi-bili. Allora scrissi alla figlia una letteradi condoglianze, pregandola di man-darmi una fotografia recente delcompianto Gildo, per un omaggio fu-nebre su una delle più quotate rivistecinofile. Ebbi un biglietto di ringraziamento,ma senza foto. Così si conclusero suquesta terra le vicende di due appas-sionati segugisti, con programmi evedute poco concilianti, ma tendentialla proliferazione e al miglioramentoestetico e qualitativo delle razze da se-guita Italiane.

Domanda n°6): Si sente di rico-noscere e legittimare la SIPS attua-le, legittima nel senso di una conti-nuità ideologica, etica, e moralecon quella da lei fondata?Come precisato nei primi paragrafi,non mi riconosco decisamente in nul-la nel contesto degli attuali indirizziprogrammatici dell’attuale PRO SE-GUGIO. Per la nobilitazione dellapersonalità dei segugisti della nostraItalia, è in avanzato stato di program-mazione la promozione di una Asso-ciazione Culturale, a favore di tutti edin contrasto con nessuno. La prima riunione dei promotori edideatori di questa iniziativa si è tenutasabato 19 giugno 2010, i risultati del

convegno saranno affidati alla stampacinofilo venatoria.

Domanda n°7): Quale ereditàsegugistica vuol lasciare: mi scusi leauguro di campare ancora e permolto tempo, non crede sia neces-sario un chiarimento, ci può indica-re i suoi eredi cinofilo segugisti, inmaniera inequivocabile? Il commento del precedente para-grafo n° 6 sono l’ideale che agogna ilmio personale lascito, condiviso datutti gli amici del nascente Sodalizio.Questi si riassumono con due parole“ Fare Cultura”, concetto che sta allabase della soluzione di ogni problemadi notevole interesse segugistico e va-lido per i popoli del terrestre univer-so.

* * *Ringrazio il maestro per avermi con-cesso questa intervista, un uomo inte-gro, in pace con se stesso e gli altri,corretto ed onesto con chi ci ha la-sciato, capace di svincolarsi da certemie provocazioni con un linguaggionobile ed insigne, senza cadere nellapalude dell’insulto e della maleduca-zione, che fanno moda di questi tem-pi. Trovo straordinario come a 90anni circa sia capace di recepire emettere in atto certe innovazioni edevoluzioni, frutto di una mente lucidae lungimirante. Sa distinguere nellecontrapposizioni, meriti e colpe, avolte condizionate da scelte obbliga-torie, cercandone poi le soluzioni inquell’evolvere del tempo che, rimanesempre giudice impareggiabile. Mitrovo d’accordo, come del resto riten-go lo sia la maggior parte dei segugi-sti Italiani, quando il maestro auspical’apertura da parte dell’ENCI e di unaSIPS moderna, a riconoscere tutti iClub delle razze da seguita, vecchi enuovi, “ogni razza un suo club” co-me nel resto d’Europa. Notevole laproposta e la sua eredità segugisticaper questa Associazione Culturaleche, dovrà costituirsi, ma attenzioneun Sodalizio più qualitativo, senza esi-genze di tesseramenti quantitativi, co-me specifica il maestro, contro nessu-no, a favore di tutti, di chi cerca l’eti-ca, la classicità, sia cinofila che vena-toria segugistica, e il maestro MarioQuadri in tal senso, non poteva do-narci miglior insegnamento.

Antonio Cupani

Page 12: SEGUGI SEGUGISTI · L'annuncio è stato da lui dato il giorno 01/08/10 all'assemblea dei cinofili del cane da fer-ma e da seguita riuniti, su nostra iniziativa, a Pianezze di Valdobbiadene

Segugi & Segugisti

pagina 12

Sopra i mille metri i paesi nonsono veri paesi, ma cumuli di case estalle stracolme di pecore e capre, lechiese in pietra, piccole e ordinate,contengono a malapena i fedeli.L'antica chiesa di San Leonardo, nel-la perfetta armonia delle sue forme,ha un fascino particolare, adagiata suvecchie rocce immerge il campanilenell'azzurro del cielo, le sue muranon sentono l'oltraggio del tempo,memorie lontane affiorano nei suoimarmi e nei suoi dipinti, suscitandonei visitatori antiche suggestioni.La collega al resto del mondo unastriscia d'asfalto stretta e tortuosa chetaglia a metà quel cumulo di vecchitetti e mura sgretolate che da essaprendono il nome.La povertà delle case in pietra nontoglie nulla alla bellezza del paesag-gio.Dietro l'ultimo vicolo del paesello, lastrada si fa ripida e dissestata per ter-minare bruscamente di fronte allevecchie rocce tra cui è incastonata lachiesa.Una vena d'acqua sgorga miracolosa-mente da quelle rocce sul lato ovestdella chiesa, il prezioso liquido si rac-coglie in tre grandi vasche, dispostea ferro di cavallo al margine del piaz-zale antistante.E' ancora buio quando arrivo con ilfuoristrada, lego i segugi, butto il fu-cile in spalla e imbocco la mulattierasassosa che si inerpica tra le vaschecolme d'acqua e di stelle e la chieset-ta di San Leonardo, un rapido segnodella croce e riprendo il cammino.La fatica inizia a farsi sentire, cercoallora di sfruttare la foga dei cani las-ciandomi trainare da loro. Final-mente la mulattiera si apre in unmorbido prato.Al sole nascosto dietro le vette piùalte, sfuggono i primi raggi luminosiche colorano di rosa le nubi nereportate dallo scirocco. La luce lenta-mente inonda la valle illuminando lemiriadi di fiori che respirano il cielo esussurano al vento, intorno boschi diquerce e faggi. I cani eccitati dalla traccia della lepreugiolano felici, un'ultima carezza e lilascio liberi, una breve corsa persgranchire le zampe, poi i primiscagni, si raggruppano tutti in un faz-

zoletto di terra, il lavoro si fa calmo eriflessivo, l'accostamento si dirige si-curo verso la faggeta, nel bosco il la-voro è ostacolato dal tappeto difoglie, il sentore sembra essere svani-to, ma dopo qualche incertezza,Boris riannoda la traccia e con vocesicura richiama i compagni, l'accosta-mento riparte compatto, inesorabile.Tento di spostarmi più in alto, soprai cani, ma l'urlo liberatorio di Tais dainizio ad un rapido inseguimento chesale verso la cima del monte, non miresta che seguire i cani, sperandoche la lepre raggiunta “MadonnaRosa”, così infatti si chiama la cimadel monte, si decida finalmente a ri-entrare.Tra siepi nereggianti di more, salgonel profondo azzurro, felice versol'infinito, ma nel mezzo del cielo at-tendeva quello che sempre ha graffi-ato e sporcato l'animo umano, dis-truggendo sogni e ideali.Mi accorgo subito che manca Boris,ho un brutto presentimento bensapendo che non lascerebbe mai icompagni se non fosse qualcosa adimpedigierlo, allargo lo sguardo ver-so la parete spoglia del monte esubito un brivido mi scorre lungo laschiena, vedo quello che mai avreivoluto, Boris in lontananza fermosulle zampe, incapace di avanzare, ilcapo basso, dalla bocca esce abbon-dante bava, capisco immediata-maente quello che è accaduto, lo chi-amo si gira verso di me e dopoqualche passo malfermo crolla a ter-ra, scomparendo dietro un ce-spuglio.Mi lancio in una corsa sfrena-

ta tra rovi e sassi e in breve raggiun-go il mio amico. - L'hanno avvelena-to, maledetti l'hanno avvelenato! -Devo restare calmo, forse posso an-cora fare qualcosa, sono riuscito atrovarlo e questo deve essere unbuon segno, bastava passassequalche altro minuto e una voltacaduto a terra sarebbe stato quasiimpossibile notarlo. Si deve essere un buon segno, devorestare calmo e lucido.Mi inginocchio accanto a lui, lo ac-carezzo per tranquillizzarlo e mi ac-corgo che i suoi occhi sono freddigià senza luce, senza espressionecome in una maschera di cera, sem-brano addirittura rientrati dentro leorbite.Non c'è tempo da perdere, la mia es-perienza di medico mi dice che nonc'è tempo da perdere ma che nontutto è perduto.Apro lo zaino, prendo una fiala diapomorfina e in un'attimo la iniettoal povero Boris, nonostante le con-dizioni disperate, sollevandosi appe-na sulle zampe anteriori, con dueconati di vomito, riesce a rimetteretutto il contenuto dello stomaco, poipiomba nuovamente a terra.Bene, sono riuscito a liberargli lostomaco dal veleno che non era an-cora entrato in circolo, dai sintomi lacausa dell'avvelenamento sembra es-sere dovuto ad organofosfati, quindigli pratico subito l'antitodo che portosempre con me sperando che sia ef-ficace.Boris, intanto, non sembra rispon-dere alla terapia e resta a terra in

Nuove aurore

Page 13: SEGUGI SEGUGISTI · L'annuncio è stato da lui dato il giorno 01/08/10 all'assemblea dei cinofili del cane da fer-ma e da seguita riuniti, su nostra iniziativa, a Pianezze di Valdobbiadene

Segugi & Segugisti

pagina 13

preda alle convulsioni. Mentre mi assale il dubbio che forsesia troppo tardi, vengo raggiuntodagli altri tre segugi, forse incuriositidal mio comportamento, approfittoper metterli al guinzaglio,sembrano in buone condizioni e nonmostrano segni di avvelenamento, lilego ad un provvidenziale alberello etorno da Boris.La situazione è stazionaria, decido dipraticare un'altra fiala di antitodo eresto in trepidante attesa accarezzan-dogli la testa e sussurrando il suonome.Intanto il tempo passa, sono passatecirca due ore, le condizioni sembra-no essersi stabilizzate ma non cisono segni di miglioramento nel mioamico.Boris non risponde agli stimoli è inuno stato precomatoso. In quelle condizioni riportarlo giù alfuoristrada sarebbe stato impossibile,dovendo portare al guinzaglio anchegli altri tre segugi. In giro non si vedeanima viva, qualcuno che potesseaiutarmi e adesso ne avevo anchecompreso il motivo.Mi rendo conto di non aver scelta,sono costretto a lasciare Boris lì. Devo correre giù a San Leonardo,passare in farmacia per comprareuna flebo e quindi tornare quassùcon il fuoristrada percorrendo questastrada che porta a “Madonna Rosa”,solo così avrei finalmente potuto re-cuperare Boris e praticargli la flebo,nella speranza che il suo fisico forteavesse resistito.Combattuto e a malincuore decido dilasciarlo, prima però lo sposto al-l'ombra di un faggio, lo lego e ac-carezzandolo gli sussurro :- Amicomio, vedrai torno a prenderti presto-. Ma dai suoi occhi spenti niente,nessuna risposta, nessun segno,forse è tutto inutile ma devo tentare.Prendo: zaino, fucile e cani, dopoun'ultimo sguardo a Boris che sem-bra non si accorga neppure che mistò allontanando, ridiscendo veloce-mente verso la macchina.La strada da percorrere è lunga e im-pervia, ma mi accorgo che le gambenon sentono più la fatica, ne il do-lore del graffio dei rovi. Forse mai hocorso tanto.In trente minuti sono a San Leonar-do e parto sgommando verso la far-

macia più vicina, comprata la flebo,riparto per la volta di “MadonnaRosa”.Conosco bene questa strada di mon-tagna stretta e minata di buche, pertornare dal mio amico ci sarebberovoluti almeno quaranta minuti. Spesso sono costretto a rallentareper evitare i sassi più grossi e lebuche, poi il fuoristrada torna a divo-rare i tornanti, mentre il mio pen-siero è sempre con Boris. Molte sono le domande che mi assil-lano la mente: lo troverò ancora vivoo sarà morto senza neppure il con-forto di un'ultima carezza? Stringo lespalle come per scacciare quel pen-siero molesto e mi vado ripetendo:Boris è forte, vedrai che è vivo, è liche ti aspetta! Ma dentro di me misento in colpa, maledettamente incolpa.Intanto la strada, sempre più disses-tata, mi obbliga a continui rallenta-menti, è una corsa contro il tempo.So che ormai manca solo qualchetornante poi finalmente l'ultima cur-va, la percorro e in lontananza ap-pare il faggio sotto il quale ho lascia-to Boris.Inconsciamente rallento, un senso dipaura mi pervade l'animo, mi at-tanaglia il cuore, mi paralizza i movi-menti, paura di trovare quegli occhispenti, senza luce.Cerco di farmi coraggio scendo dal-l'auto, mi avvicino lentamente, Borisè li proprio dove l'avevo lasciato, nel-la medesima posizione. Ho timore a chiamarlo, la testa è gi-rata dal lato a me opposto, mi avvici-

no con un groppo alla gola, mentreil vento asciuga le mie lacrime. Cer-co un movimento, anche minimo,ma niente.Sono ormai a pochi passi quandotrovo il coraggio di chiamarlo, pas-sano attimi interminabili, poi final-mente un lieve movimento della tes-ta, come un cenno a raggiungerlo. E' vivo, è ancora vivo, debolissimoma vivo! Mi ritrovo inginocchiato accanto a luiche lo accarezzo, la luce è tornatanei suoi occhi, sono tornati a brillare,mi sorridono, mi capiscono.Tra coccole e parole di incoraggia-mento gli metto la flebo per rei-dratarlo, con una mano reggo la fle-bo in alto e con l'altra non smetto diaccarezzargli la testa. - Dai che ilpeggio è passato !- Gli sussurro.Deboli movimenti della coda confer-mano il lento miglioramento. Som-ministrata la flebo, prendo in braccioil mio amico e lo adagio sul sedileanteriore del fuoristrada, accanto ame.Adesso è lucido, debolissimo ma luci-do. Giro la macchina, finalmente sitorna a casa.Procedo lentamente per evitare lebuche, intanto Boris è tranquillo,sonnecchia al mio fianco, ogni tantolo chiamo, lui apre gli occhi colorocra scuro, sono tornati bellissimi.Caro Boris la tua voglia di vivere hasopraffatto la pervesa cattiveria dellabelva umana.Ormai ne sono certo anche per te cisaranno nuove aurore.

Massimo Perna

Page 14: SEGUGI SEGUGISTI · L'annuncio è stato da lui dato il giorno 01/08/10 all'assemblea dei cinofili del cane da fer-ma e da seguita riuniti, su nostra iniziativa, a Pianezze di Valdobbiadene

Segugi & Segugisti

pagina 14

Tuttavia da Zacchetti ebbi duebuoni indirizzi-consigli. Feci accoppia-re una mia femmina (non ricordoquale) inizio anni 50 da Camp. Bion-do (di bellezza) di Luigi Ciceri ed altrada un cane di un fabbro delle sue par-ti. Dal primo vennero due cagne inte-ressanti, DIANA nera-focata pelo ra-so (Biondo pelo forte, come tutti i ca-ni di Ciceri), taglia media che fu forsela più forte inseguitrice da me vista,forse anche sopra Dora e Geronimo,di mezza passata e l’altra fu la madredi Dora. La storia di Diana fu disgraziata. Riti-rai la cagna da Torano ad anni due emezzo, la tenni un’intera memorabilestagione di caccia (con Fritz 2), ancheuna bella cagna. Me la chiese Villantein cambio di un mediocre cucciolonee non potetti rifiutargliela. La vendet-te, contro il mio consiglio (non avevoil denaro per riprenderla) per acqui-stare un nipote di Fritz 1° che caccia-va come il nonno, ma senza cervelloed in due anni scovò una lepre, quelladell’innamoramento della prova. Dia-na non lasciò prole, non vi fu tempo.L’altra unione dette due maschi, mol-to belli, neri-focati, che non ebberofortuna. Uno morì a due anni di vele-no a Capistrello, quando stavo per ri-tirarlo, di primissimo ordine; senza di-scendenza, l’altro, pure d’alto livello,fui costretto a cederlo a due anni emezzo; da Poggio Filippo, ove era te-nuto, aveva preso il vizio di girare

continuamente per i paesi vicini (allo-ra i cani si tenevano liberi) ed io nonpotevo proprio tenerlo qui ad Avez-zano, a casa, dove non c’era postoper più di 3/4 cani. Questo è statoaltro handicap grave, l’impossibilitàeconomica a fare il canile prima del1955, anno più o meno, con la con-seguenza di dover tenere i cani spersiqua e là, con perdite continue insop-portabili. Ho ricordato questi due ac-coppiamenti a memoria, ma essi ri-sultano meglio dalla corrispondenzacon Zacchetti. Sono costretto, per mia esigenza in-teriore, ad un breve revival, ancheper meglio capire, farvi capire, queitempi. Quando Zacchetti mi citavaquei nomi (i Camp.Biondo Caporal,Dardo, Maretll ecc. ecc.) per me nonappartenevano a cani, ma a dei del-

l’Olimpo. Come è facile interessare lafantasia giovanile !!! E’ necessarioche io Vi confidi il mio pensiero e imiei sentimenti per Zacchetti perchéper me fu MAESTRO, dio e sacerdo-te del tempio della correttezza e dellarigidità morale. Ne ho parlato soltan-to con Pecorini Maggi, questo collo-quio è impossibile con altri. Nel miolibro non ho fatto il suo nome, mai,soltanto un breve riferimento, indiret-to, su un suo argomento. La gentevuole il mito e guai a chi tocca il mi-to. Ecco Zacchetti: ebbe il grandemerito, tenacemente perseguito, di ri-vendicare ed ottenere spazio per ilcane da seguita, allora ingiustificata-mente e pesantemente penalizzatodal legislatore. Il MANUALE del cacciatore col segu-gio fu il mezzo efficacemente utilizza-to, è ancora sulla piazza, nientedime-no che alla 9° edizione, dopo circa60 anni dalla prima. Non scrisse, ri-peto, altro. Di viva intelligenza, bensopra la media, Zacchetti ebbe unacultura cinofila e cinotecnica di pri-missimo ordine, illuminata anche, mipare, da una cultura generale notevo-le.Conosceva le razze da seguita e parti-colarmente quella italiana a fondoper i contenuti morfologici ed anato-mici, quest’ultimi un po’ meno, ebbequalche critica marginale da Solaro. Ilsuo libro ha avuto fortuna per piùmotivi: è stato l’unico dell’epoca: èscritto molto bene, in forma concisa,chiara e scorrevole; è stata utilizzata,

Memorie di G. Fioravanti 4° puntata

Page 15: SEGUGI SEGUGISTI · L'annuncio è stato da lui dato il giorno 01/08/10 all'assemblea dei cinofili del cane da fer-ma e da seguita riuniti, su nostra iniziativa, a Pianezze di Valdobbiadene

Segugi & Segugisti

pagina 15

sfruttata al meglio la fantasia, la sua equella dei lettori. E’ così che nascono i miti, dal conte-sto storico favorevole e dalla capacitàdel personaggio, consapevolmente onon, di sovrapporsi, per alcuni aspet-ti, alla realtà, in genere fredda e seve-ra anche quando offre il meglio, colo-rando i propri argomenti di una corti-na fumogena (ma che sia sfumata)color rosa che tanto piace alla gentebisognosa di evadere. Eguale mito, inun mondo più vasto, ebbe Laverack,ancora ritenuto il creatore del setteringlese e non è vero, è contrario alvero e basta leggere il suo libro peraverne conferma ed anzi è stato ripe-tutamente scritto,sebbene contesta-to, che i suoi set-ters non gli so-pravvissero. Giulio Colombo,che a mio convin-to avviso è stato ilmaggior cinofilo-cinotecnico e ci-nologo di tutti itempi e spazi, nonsolo non ha con-quistato il mito,ma i suoi numero-si l ibri sono datempo privi di ri-stampa.Il MAESTROscrisse il suo libroad inizio anni 30 e sicuramente in Ita-lia nessuno conobbe il cane da lavoromeglio di lui, ma sono passati tantianni e tutto s’è evoluto o involuto.Teniamo anche presente che EGLIcacciò quasi esclusivamente in Pianu-ra Padana, un habitat poco favorevo-le al segugio, che certamente puòesprimersi meglio in montagna o incollina. Ancora oggi, mi pare, i cac-ciatori del Nord soffrono di tale han-dicap, salvo che non possano salirein alto.Inoltre (se ne lamentava conti-nuamente nelle Sue lettere) in Lom-bardia in pianura la caccia apriva a fi-ne ottobre al segugio, poi a fine set-tembre, quando le lepri erano finite enon era tipo da violare la legge. Co-nosceva la letteratura segugisticafrancese e credo che gli sia stata utile,

ma niente può sostituire l’esperienzapersonale. Nel suo Manuale, edizione 1939, incopertina comparve un segugio, sen-za nome, senza presentazione, cheha sedotto ed affascinato tutti i mieianni fino alle soglie della vecchiaia,nonché di tutti i segugi italiani. Orbe-ne in una edizione successiva lo stes-so cane viene presentato all’internocon la didascalia: “Lampo, Segugioitaliano, proprietario ed allevatoreL.Z.” La prudenza, è in quella siglaL.Z., in luogo dell’intero nome e co-gnome Luigi Zacchetti. Ebbene que-sto cane (lo scoprì Pecorini negli anniscorsi) è quello che Angelo Vecchio

disegnò per il Suo libro edito nel1904. Se avrò tempo e voglia vi pas-serò la documentazione. E’ lo stesso disegno che due persone,ma una specialmente, da teatrino d’a-vanspettacolo cercarono di trasferirenel castello di Borso d’Este in prov. diFerrara (affresco del 600 ,,,!!) e cheancora Peccorini mise allo scoperto,cioè al grottesco. Un semplice pecca-to di vanità, una leggerezza che ci re-stituisce, in fondo, il personaggio acondizioni più umane. Torniamo an-cora ai cani e siamo arrivati (inizioanni 60) a Geronimo, Nuberossa,Nubenera, Radura, Lampo, Vienna,Lilla i più conosciuti, che vennerocon l’aregeois importati dalla Francia,che io chiamavo Adhaò, ma che Gal-lo, che trattò la fornitura chiamava

con altro nome che mi era difficile ri-cordare. Questi cani furono generati da duecagne (mi pare di averlo già accenna-to, Vespa e Laicka, giova ripeterlo)che salvarono l’allevamento: una viru-lente forma di cimurro-epatite, maicosì tombale, mi portò via 17 cani,tutti, tranne Vespa e Laicka che nonerano, per fortuna, in canile, da cuisortirono i cani predetti, per la primavolta franco-italiani. Dai due fogli grandi, che riportanocon esattezza (furono redatti allora,non ora) l’origine, lontana, di Vespa eLaicka, sangue esclusivamente italia-no, saprete tutto quanto fu fatto in

precedenza, ca-vando sangue,polpa preziosa,dalle rape. I l mio maggiormerito, se meritovi fu, non fu quellodell’importazionedell'ariègeois, maquello di aver pro-dotto Vespa eLaicka che introi-tarono sì il sanguefrancese, ma noncedettero a questoil loro, fu invece ilcontrario, preva-lendo il loro seme,nella discendenza(meno che per

Geronimo) come è facile rilevare an-che dalle foto e, specialmente, dal si-stema di lavoro e nell’attitudine a trat-tare la sola lepre, contro gli istinti deifrancesi più portati, più votati per gliungulati e secondo la loro selezione.Zacchetti consigliava il POITEVIN, ilpiù vicino nel tipo, è vero, al segugioitaliano, ma di taglia troppo elevata,tanto che non è più ricompreso fracani di piccola veneria ed io disubbidii(Zacchetti era morto) preferendo l’a-riegeois, il più vicino per taglia estruttura (allora al nostro cane, piùsobrio, meno lordo, del Bleu di Gua-scogna, che poteva essere l’alternati-va soltanto per il mantello più scurodell’altro, ma soltanto per questo. Fuuna scelta. Scrissi anche a Daubigné,per consiglio, la maggiore autorità

Page 16: SEGUGI SEGUGISTI · L'annuncio è stato da lui dato il giorno 01/08/10 all'assemblea dei cinofili del cane da fer-ma e da seguita riuniti, su nostra iniziativa, a Pianezze di Valdobbiadene

Segugi & Segugisti

pagina 16

francese dell’epoca, ma non potetteindirizzarmi (v. lettera nel fascicolodei certif. che passerò) perché mi ri-spose correttamente che non cono-sceva il segugio italiano, o almenocosì mi pare di ricordare. Il rinsan-guatore, il maschio ADHAO’ fu pre-so dal canile di Soeil d’Or, di Jaque-min, un signore allevatore e amatoredi cani e cavalli, aveva i migliori diFrancia. Questo cane fu un grande riprodutto-re, ma mi fu avvelenato in canile constricnina mirata a quattro anni appe-na scoperto quale riproduttore , manon tutto viene per nuocere, perchécon esso finì il sangue francese, per

tornare subito al solo sangue italiano. Quanti problemi quel sangue francese!!! Li leggerete nel primo o secondonumero di Segugi & Segugisti dell'an-no 2001. Tenete presente che sonopassati ormai quasi vent’anni da fineguerra, quando iniziai ad allevare enon sono pochi, per la fedeltà allarazza italiana (ma dov’era la razza?),anzi circa 25 se torniamo al primoamore, ricordato, del 1937. Tenetepresente che avevo soltanto entusia-smo, esperienza zero e per MAE-STRI soltanto gente (meno Zacchetti)che raccontava fesserie e ne sapevameno di me. L’ultimo colpo, in con-comitanza con l’epidemia, me lo det-te la scienza, allora era obbligatoria lavaccinazione antirabbia e quel bravoveterinario mi uccise una cagna gravi-

da che tenevo a S. Donato e sullaquale contavo molto. Con chi potevo accoppiare Laicka eVespa? In Italia non c’era un buon ca-ne (tranne Reno 3° che verrà acqui-stato negli anni 70, allora non ancoranato) e non mi andava di ricomincia-re da capo.Fra parentesi, la vita ha più immagi-nazione di un romanziere. Dopo l’as-sassinio del 13.07.1990 delle miepovere bestie a Rascino dissi all’ucci-sore, al quale pur avevo fatto diversecortesie: “l’assassino è più giovane dime (d’una decina d’anni), ma moriràprima”. Mi rispose: “come fai a sa-perlo ?”. Replicai: “è già bolso, leggo

la morte nei suoi occhi, l’invidia famorire prematuramente”.Poi lo minacciai di rivelare una suagrave posizione negativa che avevointuito, ne fu spaventato. E’ prossimoalla fine, ha malattia gravissima chepotrà malamente farlo andare avantiancora per qualche anno (è morto nel1997 o 1998).FU UN ERRORE, fu un GUADA-GNO il rinsanguamento con i france-si ? Non fu né l’uno, né l’altro, fu unatrasfusione di sangue necessaria persalvare un moribondo, il nostro segu-gio italiano. L’incrocio è sempre unerrore, quando non sia inevitabile,perché per liberarsi del nuovo sangueoccorre troppo tempo, anche tuttauna vita e qualcosa resta sempre. Non fui certo il solo, prima di me lo

fecero Battista Pesenti, Dante Baldri-ghi, Beppe Migliorini, Mario Quadri ealtri, il primo con gli ariegeois e bri-quets vandeani, il secondo con bea-gle-harrier e bassotti vandeani a gam-be dritte, gli ultimi due con un niver-nese che sembrava un terranova.Debbo, tuttavia, aggiungere che oltrela necessità, indubbiamente vivissima,vi fu anche il fascino della Francia,quei cani non erano mortali segugi,ma soggetti mandati sulla terra da di-vinità e il racconto del Toussenel, ri-portato da Zacchetti sul suo MA-NUALE (una caccia forzare, in cui sidicono belle fesserie, come quella chela lepre fresca lascia più emanazionedi quella stanca, o si valorizza la fan-tasia, come quando la lepre strematafa la violazione di domicilio andandoa scacciare dal covo quella fresca….!), il successo di Baldrighi (questosì che era un segugista!, deceduto an-cora in età buona per incidente stra-dale) con C.A.C. nelle prove, una se-rie di articoli di DAUBIGNE’ su Ras-segna Cinofilia (ance Lui dice che ilcapomuta è il cane di “grande iniziati-va” e non ci capisco più nulla), iBleus di Guascogna (petits) importatidal Dott. Corna e reclamizzati (daQuadri ed altri) come titani, gigantivenuti a fare scuola ecc. crearonoquesto complesso (nostro) d’inferio-rità verso la veneria francese. Se dagiovani si avesse la capacità, la pru-denza, la necessaria accortezza dicontrollare i luoghi comuni e la pub-blicità a buon mercato e specialmentela fantasia del nostro prossimo, la no-stra maturità (non soltanto in cinofilia)verrebbe molto prima. Insomma io fuisedotto come altri, quindi bidonato. Tuttavia preciso ancora. Io non presigli aregeois (in precedenza bleus diguascogna e vandeani e successiva-mente griffon fulvo di Bretagna) aaprioristicamente per rinsanguare,ma per allevarli in purezza ed abban-donare l’italiano, ma ben capii prestoche questi cani, tutti quanti delle varierazze richiamate, non facevano per lacaccia alla lepre e fui costretto, inconcorso delle varie circostanze, a fa-re l’incrocio.(continua)

Gildo Fioravanti

Page 17: SEGUGI SEGUGISTI · L'annuncio è stato da lui dato il giorno 01/08/10 all'assemblea dei cinofili del cane da fer-ma e da seguita riuniti, su nostra iniziativa, a Pianezze di Valdobbiadene

Segugi & Segugisti

pagina 17

Il titolo del racconto può trarre ininganno, ma chiariamo subito unacosa, nel sogno, come nella trasfigu-razione delle immagini, il colore e laforma prendono il posto della realtàe come tale viene ritenuta nella men-te. Il racconto dei fatti che seguononon sono avvenuti nella storica valla-ta dei Pirenei, ma in una valle tra ilSagittario e il Gizio nel cuore del-l’Appennino abruzzese.Le cimate dei monti intorno eranocoperte di neve, le fiancate dei montiesposte a sud erano scoperte, lagiornata era propizia per una peruna serena traversata. Scendemmo dal primo treno delmattino, nella stazione di Anversa, ioe papà, muniti di pali di nocciolo,prendemmo di petto la ripida ascesadella montagna tra una vegetazionecedua e intricata. Passammo sotto lecondutture forzate della centrale elet-trica e raggiungemmo le prime po-stazioni. Risistemammo quelle taglio-le scoperte dal vento, ma al di sottodi una parete rocciosa, sovrastata dauna sporgenza di roccia a becco d’a-quila, notammo dei favi di cera cadu-ti dall’alto. Non mi fu difficile individuare il nidonelle api in un anfratto che raggiunsia mani nude come fossi un provettoscalatore. Papà, durante la mia asce-sa, in basso, non profferì parola, ri-prese fiato quando mi vide a terra sa-no e salvo. Nell’anfratto a fianco apochi metri di distanza, in posizionepiù agevole sistemammo una nuovapostazione che avrebbe potuto dare

il suo buon risultato alla prossimatornata.Ma proseguiamo.Nell’andare sempre più in alto, con-trollando le postazioni successive, in-contrammo la prima neve e con laneve le prime orme di volpi, di leprie di faine, delle nottate precedenti, inuna grande confusione. Incrociammoquella di una faina, stampata e nitidasulla neve, come fosse stata di qual-che ora prima e in corsa. La curio-sità ci fu di aiuto e di lena: la fainaandava in tana con molta fretta, inpieno giorno. Con un salto ben mar-cato, stampato sulla neve, aveva rag-giunto un buco nella roccia. Papà ne chiuse l’accesso con la suacoppola, prima ancora di armeggia-re. Si sistemò con i piedi su unospuntone sottostante, si aggrappò aduna sporgenza con la mano sinistra

e, come suo commento, volle dimo-strare di non essere inferiore a me inarrampicate. Infilò la mano destranella fessura della roccia, spingendola sua coppola sempre più avantiraggiungendo la coda dell’animale,indi, con cautela afferrò le zampeposteri, poi la estrasse tutta intera.Era un maschio catturato in men chenon si dica con mio immenso stupo-re. Intanto quelle orme di un passag-gio diurno, ci incuriosirono da spin-gerci a seguire la passata all’inversotanto che raggiungemmo in meno dimezz’ora la cresta del costone e inun grosso faggio scorgemmo tra i ra-mi, i resti posteriori di una lepre. Lifacemmo cadere a terra e li lasciam-mo tra la neve e le orme di diversianimali. Ma la montagna ci impose una scel-ta: o tornare sui nostri passi al puntodi partenza o raggiungere la stazioneferroviaria di Sulmona. La voglia diconoscere l’altra vallata ebbe il so-pravvento sulla stanchezza. Travali-cammo il costone e ci trovammo inun falsopiano innevato dove le ormedi lupi, concentrate tutte in un posto,avevano messo allo scoperto i restisparsi di un cavallo morto. Distantedal luogo del festino, le orme dei lupiandavano tutte nella stessa direzionee comprendemmo che ci doveva es-sere un sentiero. Sul lato sinistro do-po un breve tratto boscoso ci appar-ve un’ampia e profonda valle. Intan-to, il cielo si era coperto di nuvole,per la stanchezza e la caligine delcielo ci sentimmo disorientati. La val-lata era avvolta nella nebbia, ci affi-dammo allora al buon senso: la valleci doveva portare in basso. Essa eraprofonda, lunga e con larghi ripiani.

Roncisvalle

Lepre comune.

Page 18: SEGUGI SEGUGISTI · L'annuncio è stato da lui dato il giorno 01/08/10 all'assemblea dei cinofili del cane da fer-ma e da seguita riuniti, su nostra iniziativa, a Pianezze di Valdobbiadene

Segugi & Segugisti

pagina 18

La sesta sezione del Consiglio diStato ha con sentenza 26/05/2010annullato l'atto di riconoscimento diCONF.A.V.I. avvenuto in data08/02/2006 e statuito che la stessanon è associazione venatoria nazio-nale riconosciuta.E' stato così accolto il ricorso che Fe-dercaccia, Italcaccia e Arcicaccia ave-vano proposto contro il Ministerodelle Politiche Agricole e Forestali edel Ministero dell'Interno avverso lasentenza del TAR del Lazio che inve-ce in precedenza aveva statuito ilcontrario.Si legge nella motivazione che “unamera confederazione di associazio-ni più piccole, ciascuna delle qualidi per sé non è in possesso del gra-do di rappresentatività richiesto,appare inidonea a consentire il per-seguimento delle finalità dell'art.34, comma 2, lettere b) e c) della L.157/92, configurandone piuttostol'elusione”Ed ancora “appare evidente la diver-sità dei criteri di rappresentanza edi poteri gestionali (di Conf.A.V.I.)rispetto alle associazioni i cui orga-

ni siano direttamente eletti dagli as-sociati intesi come soggetti singoliappartenenti alla categoria dei cac-ciatori. L'organizzazione sopra sin-tetizzata non può essere confusacon quella di una mera federazionedi organismi locali (circoli, societàsportive o altre), i cui iscritti restinoa pieno titolo associati alla struttu-ra centrale, unitaria benchè artico-lata sul territorio” (....) “laConf.A.V.I., pur non ponendosi incontrasto con le finalità generalidell'associazionismo, non apparetuttavia conforme alle peculiari ca-ratteristiche delle associazioni vena-

torie nazionali come individuate dalripetuto art. 34 della L. 157/92”.La motivazione non ci convince pa-rendo a noi che i criteri di rappre-sentanza e i poteri gestionali siano dilibera scelta dei cacciatori, nulla vie-tando che questi si ritengano pari-menti tutelati da organismi non daloro direttamente eletti.L'esito giudiziario ci dispiace, perchèl'intuizione di mettere assieme, aquesto effetto, associazioni rappre-sentative di oltre 80.000 cacciatori,lasciando a queste integralmente pre-servata la loro struttura, era merite-vole di riconoscimento forsanche le-gislativo.Ciò che più dispiace però è che lamaggior parte di questi 80.000 e piùcacciatori che non sono riusciti ad uf-ficializzare le loro ragioni di dissensodalle cosiddette associazioni venato-rie riconosciute, siano tornati a casapropria ancor prima della sentenza,a ragioni di una gestione che benpresto ha abbandonato il patto fon-dante, deludendo così, altrettantopresto, molte delle associazioni con-federate, dando per questo aspettoragione ai dubbi di corretta rappre-sentanza sollevati dal Consiglio diStato.

Alberto Filippin

Consiglio di Stato:Conf.A.V.I non è Associazione Venatoria Nazionale

Page 19: SEGUGI SEGUGISTI · L'annuncio è stato da lui dato il giorno 01/08/10 all'assemblea dei cinofili del cane da fer-ma e da seguita riuniti, su nostra iniziativa, a Pianezze di Valdobbiadene

Segugi & Segugisti

pagina 19

LES BATARDS ANGLO-SAINTONGEOIS

Questa specie di Batards è lapiù conosciuta e la più acclamata daiveneurs, e si vedono in Francia alcu-ne mute forti e belle. In tutti i casi ri-tenuta dai maitres de venerie, la mi-gliore per la caccia al cervo ed al ca-priolo. Questi cani raggruppano larusticità del cane inglese, con la vo-ce, l'amore della caccia e la finezzadell'odorato del cane francese.Meno luords del Fox Hound, di tagliasuperiore, più leggeri nella corsa, mamuscolosi e compatti, petto profon-do, di una costruzione elegante, que-sti Batards riuniscono le più alte qua-lità psichiche e morali che si possanorichiedere ai nostri bravi ausiliari.Colui che prima e meglio ha apprez-zato questo tipo di cane è stato il suocreatore, M. il conte de Chabot edha portato questi cani alla più altaperfezione.La descrizione di questi cani, moltocompleta e giusta, merita di esserescritta, almeno nelle parti principali.Questi Batards de Saintonge, dicelui, non devono avere il piede troppolungo, né troppo rotondo, muniti diunghie e dita solide, polpastrelli mol-to larghi, piede da lepre, uno deipunti caratteristici della razza Sain-tonge; aggiungo ancora che il piededeve essere dritto, coscia ben svilup-pata ed allungata, coda elegante-mente e nobilmente portata, garrettiappena piegati ed allungati, senzaavere deí piedi enormi, leggeri di os-satura, ma ben forniti di solidi tendi-ni, sono giustamente pronunciati, se-gno de vitesse et de fond. I garrettitroppo dritti o troppo piegati sonofortemente penalizzanti, dice l'auto-re, "sono un difetto capitale", creanodifficoltà al cane nella resistenza e sulpasso nei lunghi inseguimenti.Le spalle sono fortemente attaccate,piatte e molto oblique Il posterio-re deve essere potentee solidamente costruito e rispondereín modo giustamente proporzionaleall'anteriore.La cassa toracica, in questo Batardde Saintonge, deve essere profonda,più che larga, se è troppo larga, ilmovimento è più lento, più macchi-noso, la cassa toracica deve assomi-gliare a quella del cavallo puro san-

gue.Rene solidamente attaccato, senzaalcuna depressione nella parte inizia-le; molto arcuato nella parte finale egiammai un cane avrà lo stesso stiledi un soggetto con il rene piatto,quest'ultimo resterà attardato e ga-lopperà sempre in difficoltà nella lun-ga seguita.Questi cani denotano chiaramentenella costruzione e nella fisionomia lagrande somiglianza della matrice dal-la quale sono usciti che è la vecchiarazza di Francia.L'Anglo-Saintongeois deve avere latesta leggera con la fronte ben svi-luppata e narici larghe. Gli occhigrandi, vivi ed intelligenti, sormontatida due piccole e sbiadite focature diforma ovale, orecchie fini e ben at-taccate, un po' accartocciate, copertedi pelo nero, corto, soffice e dolce altocco, nella faccia esterna, sulla par-te superiore, è presente una tacca diforatura pallida e si può così benevincere che il vecchio e gloriososangue Saintonge, esiste ancora, nel-le vene di questo ani-male. Il collo deve es-sere solidamente at-taccato alla sua base,deve essere leggero elungo come si convie-ne ad un animale diquesta struttura, ingrandi l inee, comeper un cavallo purosangue.La coda deve essereforte alla radice e ter-minare a punta affila-ta, lunga e dritta

quando il cane è in movimento. Ilpelo è raso, molto fine ovunque eben chiuso. Il colore è uniformemen-te nero e bianco su tutto il corpo,può essere a maggioranza nero o atacche bianche molto ampie, con fo-cature il più pallide possibile all'inter-no nella parte finale delle orecchie,sopra gli occhi e sulle guance posso-no essere presenti o assenti.Se il cane di Saintonge è di alta ta-glia, il Batard non gli è da meno, di-ce ancora M. le conte de Chabot.Apprezzo questi cani che tutti insie-me anche con un passo apparente-mente abbastanza lento sulla pista,tengono costantemente la testa dellamuta ed danno voce in modo ammi-revole con quell'eleganza di portarela testa in avanti. La posizione orizzontale della testa,permette in effetti, di meglio tagliarel'aria, di ben respirare, di dare vocesenza difficoltà e di tenere il trainosenza fatica.La taglia oscilla attorno ai 70 cm. algarrese per i maschi, circa 65 cm.

Le razze caninedella grandevenerie(continua)

Batard anglo saintongeois.

Page 20: SEGUGI SEGUGISTI · L'annuncio è stato da lui dato il giorno 01/08/10 all'assemblea dei cinofili del cane da fer-ma e da seguita riuniti, su nostra iniziativa, a Pianezze di Valdobbiadene

Segugi & Segugisti

pagina 20

per le femmine.Ora questa razza cosìcome l'ho descritta, non esiste più,una linea ha formato il FrancaisBlanc et Noir, un'altra, il Grand An-glo Francais Blanc et Noir, razze benfissate, riconosciute dalla F.C.I.

LE CHIEN GRIS DE SAINT-LOUISGià agli inizi del 1900, la razza deiChiens Gris de Saint-Louis è consi-derata quasi persa.Ma, scrive J.B. SAMAT, noi abbiamopotuto vedere in esposizioni canineappena passate, qualche individuo diquesta vecchia razza che aveva tuttele qualità dell'anziano tipo.C'era un allevatore del Midi, M. Cru-chent, che ha avuto l'idea di ricostrui-re questa vecchia famiglia di cani, chele loro qualità erano così preziose.Ricercando nei dipartimenti meridio-nali, con straordinaria costanza econ una perfetta conoscenza dei ca-ni, rari campioni esistono ancora diquesta razza che ha più di dieci secolidi vita.M. Cruchent è pervenuto alla ripro-duzione regolarmente con un talesuccesso, che i loro prodotti li haportati all'esposizione di Parigi, otte-nendo ottimi risultati e premi impor-tanti.Sono di alta taglia, ( quando si dicedi alta taglia, si intende anche oltre i70 cm. al garrese), testa secca e lun-ga, ossuta ed un po' arcuata, orec-chie attaccate molto basse, moltosottili e molto accartocciate, reneforte e ben arcuato, gambe moltoben diritte, pelo grigio lupo, con ri-flessi sovente nerastri o argentei, do-tati di voci magnifiche, un olfatto trai più fini, grandi accostatori e non di-fettano di forza fisica.Questa razza, dicono i cultori, è daconservare, soprattutto per veneurs

che hanno piccoli equipaggi. L'origi-ne di questi cani, si perde nella nottedei tempi, ancora da quando è stataintrodotta o prodotta in Francia daSan Luigi che gli ha dato il nome.A quel tempo la muta della venerie

del re era compo-sta dai cani diSaint-Hubert, era-no molto belli ebravi, ma eranoanche, reputatimolto lenti.San Luigi era sta-to prigioniero de-gli infedeli, cosìdurante la prigio-nia, ha avuto lapossibilità di co-noscere dei canitartari, più velocidi quei Saint-Hu-

bert, se ne procura alcuni al suo rien-tro in Francia, questi sono i cani cheper lungo tempo hanno composto lemute reali, magari con dei ritocchifrancesi, ma il ceppo iniziale era sta-to quello.Il re Carlo IX ne parla nella sua cac-cia reale, ma non sembra apprezzarlienormemente.Dopo averne descritto brevemente illoro tipo, il re dice che non hanno ilnaso buono come i Saint ¬ Hubert, igrigi dice che sono troppo veloci,meno attaccati alla pista dei Saint-Hubert.Il più sovente delle volte, dice sem-pre il re, appena sciolti, cacciano co-me se avessero davanti l'animale,senza avere in realtà nulla, solamen-

te la loro furia li trascina.La causa è che lui conosceva i difettied anche i loro sentimenti ed inrealtà se una bestia si allontana trop-po da loro, non la sanno più cacciarebene, creando confusione.Lo stesso problema si trova duranteil cambio, sono condannati ad esserefermati. Egli termina dicendo: " Que-sti cani sono a dire il vero, alquantoesagerati, si perde il collo e le gambeper tenerli; se parte un cervo, loprendono bene a vista, ma se è astu-to e riesce a staccarli, si possono re-cuperare e riportare al canile".Mi viene anche da pensare che nongli fossero molto in simpatia ed intra-vedeva pertanto più i difetti che i pre-gi, ma non c'è da meravigliarsi, suc-cede ancora anche ai nostri giorni.Carlo IX era dunque di partito presogià al primo incontro con i cani grigi.Successivamente, dopo la sua epoca,possiamo anche pensare che sianomigliorati, cacciavano con intelligen-za, arrivando belli e bravi come noi liabbiamo conosciuti, dice M. le Coul-teux, raggruppando tutte le qualitàche si richiedono ad un cane di gran-de muta: naso fine, bella voce, socie-voli, volonterosi ed altruisti, attaccatialla pista, rifiutano il cambio, docilied ubbidienti ai comandi, facili damettere agli ordini.Questa razza si estingue definitiva-mente prima della metà del 1900,aveva servito i re, gli imperatori eduna parte della nobiltà, assieme an-che alle altre tre razze reali, per quasimille anni.

Giancarlo Raimondi

Chies gris de saint louis.

Page 21: SEGUGI SEGUGISTI · L'annuncio è stato da lui dato il giorno 01/08/10 all'assemblea dei cinofili del cane da fer-ma e da seguita riuniti, su nostra iniziativa, a Pianezze di Valdobbiadene

Segugi & Segugisti

pagina 21

Ci sono mattinate , dalle mieparti succede specialmente con ventodi levante, durante le quali invece diandare a caccia ti sembra di portarea spasso un branco di ebeti.I cani vanno via con il naso in ariacome tanti cani da ferma, solo chenon concludono altrettanto; quasinon capendo cosa stia loro succeden-do, corrono senza costrutto alla ri-cerca di un odore che non trovandolosul terreno , forse , lo provano acercare in aria.Ebbi una cagna che, in quelle giorna-

te, appena scendeva dalla macchina,si lasciava andare a rotolarsi in terra;potevi allora ricaricare armi e bagaglisicuro che non era giornata per an-dare a caccia; era il suo modo diinformarmi sulle condizioni dell’olfat-tazione.“Aria de levante, rimbecillisce le ca-ne e le sante” dicevano allora i vec-chi con rassegnazione.In queste giornate, dicevo, i cani al-lungano, si sforzano, provano tutti gliangoli nella speranza di reperireun’usta, e quando senti l’urlo im-provviso che ti fa salire l’adrenalinaalle stelle, ti rendi conto che si trattadi un innocente micio campagnoloche , rapido, ha guadagnato l’alberopiù vicino.E allora , smadonnando, richiami il

più vecchio e il più fidato della tuamuta, manifestandogli la tua delusio-ne per essersi comportato come unqualsiasi cagnolo.“Cane gattaro cane lepraro” ti sentidire dietro le spalle. Sarà vero? In-tanto tu sei li’ che cerchi di ricom-porre il tuo insieme mentre passa latensione.Ho avuto sempre la sensazione di unprofondo fatalismo che caratterizzavai vecchi cacciatori di lepri; ricordotempi e persone alle quali la lepreveramente faceva la differenza a ta-vola, cacciavano con pervicacia, aiu-tavano i cani quando erano in diffi-coltà, la cercavano loro stessi, ma sa-pevano accettare con rassegnazionela giornata negativa, e al ritornoquasi consolavano il loro cane delusopiù di loro.

“ eh!!!! Si doveste trovà tutte le le-pre che le cane attaccheno……….”In questo modo di dire, in questa fra-se lasciata in sospeso sta la quintes-senza della caccia alla lepre.Dentro ci sono mattinate vuote, leprifurbe più del solito, cani giovani enon ancora sufficientemente smalizia-ti, fatalistica accettazione di una cac-cia che, sicuramente entusiasmante,è anche tutto questo.“eh!!!! Si doveste ammazzà tutte lelepre che le cane troveno…….” Perfortuna succede anche questo ti vieneda pensare, altrimenti dove andrem-mo a finire? E poi, l’immancabile pa-della è in qualche modo giustificata.Purtroppo credo che non siamo piùcapaci di accettarne il significato in-trinseco, in altre parole, credo, abbia-mo smarrito il senso dell’etica dellacaccia alla lepre. Il vecchio si rassegnava, se non laprendeva oggi, ci avrebbe riprovatoun’ altro giorno, e magari un ‘altroancora; i suoi mezzi quelli erano, ilsuo cagnino per quanto bravo e vo-lenteroso più di tanto non poteva esapeva fare, ecco perché si consolavacon se stesso, magari ripetendo ocreando uno di questi proverbi.Ho sempre sostenuto, e ne sonosempre di più convinto, che l’espan-sione delle vetture e la migliorata qua-lità delle strade di campagna abbianocontribuito alla rarefazione della le-pre e in sostanza ad alterare irrime-

Proverbi divecchi lepraioli

Page 22: SEGUGI SEGUGISTI · L'annuncio è stato da lui dato il giorno 01/08/10 all'assemblea dei cinofili del cane da fer-ma e da seguita riuniti, su nostra iniziativa, a Pianezze di Valdobbiadene

Segugi & Segugisti

pagina 22

diabilmente tale caccia. Si vive e sispera sui “lanci “ che rinsanguinino lascarsa popolazione!La lepre non necessita dei “lanci” perripopolare, necessita solo di rispettoe senso sportivo.Vorrei vedere quanti di questi sedi-centi lepraioli reggerebbero se doves-sero andare a piedi, in altre parole seuna norma obbligasse a lasciare lamacchina in posti prestabiliti e conti-nuare poi a piedi, allora si che la cac-cia sarebbe anche uno sport.Mio padre, e come lui tanti ai suoitempi, lavorava sodo tutta la settima-na, e la domenica quando avrebbepotuto riposarsi , si alzava anche pri-ma del solito e gambe in spalla si fa-ceva magari due ore di strada perraggiungere il posto della sua caccia-ta, e alla fine del suo giro si rifacevala stessa strada per tornare.Mi raccontava che, a volte, dopoaver incarnierato una lepre, difficil-mente ne cercava un’altra, poiché lastrada era lunga e già una lepre pe-sante.Chi ti fa più di queste considerazionial giorno d’oggi? Fermarsi ad una le-pre se c’è l’occasione di abbatternequalche altra? Non riesci a trovarnein un posto? Rimetti tutto in macchi-na e cambi zona.La preda ha finito di essere il premiodi una giornata di sapiente ricerca, diricreazione dello spirito, di un ritrova-to equilibrio uomo-natura, è diventatail trofeo da esibire con gli amici nellapiazza del paese o al bar, più se ne

sono prese più si fa figura.C’è chi conta il numero di abbatti-menti e li declama in barba alla legi-slazione vigente, il tesserino venato-rio poi…..Una volta chiesi a uno di questi spa-ratori se con tutte queste lepri abbat-tute gli bastasse il frigo di casa, mi ri-spose che lui neanche la mangiava lacarne della lepre.Avete capito? Disse che tirava alla le-

pre solo per i cani! Quasi che perplacarne la bramosia una sola nonfosse sufficiente.E allora mi tornano in mente quei ca-gnini umili forse un po’ limitati neimezzi, sicuramente non belli che nonchiedevano al padrone di tirare allalepre per loro, il loro premio era lasoddisfazione del loro padrone, edandare a caccia con lui al quale dava-no il cuore. Oggi si tende a selezionare cani con ilturbo, bellissime macchine da caccia,senza cuore, i cani non vivono più incasa del loro padrone, membri dellasua famiglia, seduti sotto il tavolo al-l’ora di cena, mantenuti con un tozzodi pane e tanto amore.“il cane da lepre non lascia traccia,manco sulla neve” ripetevano i vecchiquasi a giustificare la magrezza sche-letrica dei loro ausiliari ai quali dava-no quello che potevano, cioè moltopoco perché poco era per tutti e lafame veniva divisa equamente.

Ivo Egidi

Page 23: SEGUGI SEGUGISTI · L'annuncio è stato da lui dato il giorno 01/08/10 all'assemblea dei cinofili del cane da fer-ma e da seguita riuniti, su nostra iniziativa, a Pianezze di Valdobbiadene

Segugi & Segugisti

pagina 23

I Parchi Nazionali storici italianifurono istituti, rispettivamente: quellod’Abruzzo nel 1921 (sancito poi conlegge nel 1923); quello del Gran Par-adiso nel 1922; quello del Circeo nel1934; quello dello Stelvio nel 1935.Poi ci fu l’ultimo, quello che non fuistituto come Parco ma come Ente: ilMonte di Portofino, nel 1935. Tuttisi ispirarono ai Parchi Nazionaliamericani, non solo come idea in sé,ma anche e soprattutto per il criteriosu cui furono fondati, seppure adat-tati al sistema politico/sociale e fon-diario italiano. L’idea era quindi natabene: con la tutela della natura, ilrispetto della proprietà privata e co-munale era, se non garantita, al-meno tenuta in ampia consider-azione e così garantiti erano i dirittidel le col lett ività local i ( le leggiprevedevano la possibilità che iParchi acquisissero i terreni per finidi conservazione, li assumessero ingestione o almeno fossero indenniz-zati i proprietari qualora fosse statoimpedito loro il prelievo delle risorsenaturali rinnovabili ed in particolare iltaglio dei boschi). Addirittura, tra tut-ti i Parchi istituiti in quei primi annidel secolo scorso, forse il più garantedi questi diritti finì per essere quellodel Monte di Portofino, un Parco chesolo molti anni dopo poté prenderequesta definizione (nel 1995) e, perassurdo, assumendola, f inì perperdere quei principi basilari dirispetto dei diritti democratici e liber-ali di conservazione sui quali era sta-ta imposto il vincolo! Era epoca dimonarchia ma anche di dittaturafascista, eppure quei primi Parchisorsero basati sui principi democrati-ci e liberali di quella componente po-litica che li rappresentava; principiche poi furono, di fatto ma ancheper legge, assolutamente cancellati,o quasi, dal cosiddetto sistema re-pubblicano. Un paradosso, che peròappartiene alla storia del nostroPaese e dei nostri Parchi Nazionali.Come nei Parchi americani, anche inquelli italiani in alcuni casi si eratrovato il modo di consentire la cac-cia (nel Gran Paradiso fino ai primianni ’70 del secolo scorso - con-tribuendo non poco al suo sostegnofinanziario in un periodo di cassevuote -, ed in Abruzzo fino a quelli’60 - per soddisfare le esigenze dei

cacciatori locali). Come nei Parchiamericani, ad un vincolo assoluto dinon taglio delle foreste, dovevaseguire un equo indennizzo per lecollettività locali. Come nei Parchiamericani l’acquisto dei terreni o laloro assunzione in gestione era con-siderato basilare per ottenerne unavera conservazione. Tutte praticheche poi finirono per essere messe daparte o ben poco applicate (unico fuil Parco d’Abruzzo a seguire questepratiche nei suoi primi anni di vita;poi in parte minore negli annicinquanta del secolo scorso; in segui-to, con qualche metodo “impositi-vo”, negli anni settanta; poi ancoranegli anni novanta; ed infine inquesti ultimi anni con un metodo piùcorretto, grazie a certi paletti postidalle autorità di controllo - per potersuperare il vincolo imposto dai dirittidi uso civico - costringendo il Parco ascendere a trattative con i Comuni).In pratica si è sempre più spessopreferito il metodo di imporre dall’al-to un divieto di tagl io, senzaprevedere forme di indennizzo o,quando lo si è fatto, finendo per im-porre anche questo, quasi mai aiprezzi di mercato; quindi con perditenette per i poveri Comuni montani,costretti a subire vincoli d’imperioper garantire la preservazione di pat-rimoni ambientali in alcuni casi ri-conosciuti di valore sovrannazionale!Ciò non avviene negli USA, dove learee protette, per potersi definiretali, devono assumere in proprietàfederale (o anche statale) i loro terri-tori, pagando ai privati il loro realevalore di mercato. Perché non è nédemocratico, né liberale, né giusto

che i privati ed i Comuni sui cui terri-tori incidono i Parchi, debbano aloro spese assicurare la conser-vazione dei patrimoni di biodiversità- paesaggistica, floro-faunistica, am-bientale e culturale in genere - cheappartiene a tutta la collettivitànazionale, come avviene, di solito,nelle società socialiste.Tutti i Parchi Nazionali e Regionalid’Italia seguiti a quelli storici sonostati istituiti con questi criteri e, perassurdo, le cose sono andate a peg-giorare addirittura dopo la famosa“legge quadro” n. 394 del 1991 chene disciplina l’istituzione e la pro-tezione (ci volle poi però la CorteCostituzionale per sancire che unadelle assurdità in essa contenutedovesse ritenersi anticostituzionale: ilfatto che si potessero istituire Parchisenza l’assenso formale dei Comuninel cui territorio essi ricadevano!). Edè per questa semplice ragione che inostri Parchi Nazionali e Regionali atutto assolvono meno che alla con-servazione dei patrimoni naturali cheavrebbero mandato di fare. Se sisommassero tutti i soldi spesi da tuttiquesti Enti o Consorzi Parco, suddivi-dendoli tra quelli utilizzati per conser-vare l’ambiente e quelli utilizzati per“valorizzarlo”, probabilmente alla pri-ma fascia andrebbe forse meno del10%: il che indica un fallimento dellevere finalità di queste istituzioni!Se vogliamo salvare i nostri Parchibisogna tornare a quei principi liber-al-democratici sui quali furono fon-date queste prime istituzioni; altri-menti sarà sempre una guerra con-tinua tra le esigenze delle collettivitàlocali e le esigenze dei Parchi. Come

Le comunità locali e laconservazione della naturain una liberal-democrazia:il caso-studio del ParcoNazionale d’Abruzzo

Page 24: SEGUGI SEGUGISTI · L'annuncio è stato da lui dato il giorno 01/08/10 all'assemblea dei cinofili del cane da fer-ma e da seguita riuniti, su nostra iniziativa, a Pianezze di Valdobbiadene

Segugi & Segugisti

pagina 24

sta a dimostrare la storia del ParcoNazionale d’Abruzzo, ormai prossimoa festeggiare i 100 anni, non avendomai veramente risolto i suoi proble-mi, né assicurato la conservazionedelle due specie faunistiche per ladifesa delle quali anche fu istituito(per assurdo il Camoscio d’Abruzzo siè salvato spostandone nuclei in altriParchi, mentre per l’Orso bruno si èsull’orlo dell’estinzione).Nonostante questo, non c’è quasiParco Nazionale o Regionale chenon sogni ulteriori ampliamenti, am-pliamenti che secondo le leggi attualimetterebbero altr i soldi in lorodisponibilità, ma non devoluti allecollettività locali, bensì agli enti che ligestiscono, i quali poi li sperperanoin iniziative spes-so niente affattoconciliabili con leloro finalità pri-marie!Se alle radici deiParchi c’è l’esem-pio americano,allora è da quel-l ’esempio chebisogna prenderespunti per risol-vere i nostriproblemi, a costodi dover rinuncia-re ad alcune fettedi Parchi o ad-dirittura a Parchiinutili (ne esisteun gran numeronel nostro Paese,aree di valore paesaggistico desig-nate in Parchi solo per meri interessipolitici!). Ecco allora che con questonumero del suo periodico l’Associ-azione Italiana per la Wilderness lan-cia una proposta alternativa, esem-plificandola con una proposta cucitaaddosso al più antico nostro ParcoNazionale: quello d’Abruzzo, che piùdi tanti altri si vorrebbe allargare atutta una fascia circostante con lascusa che così facendo si salverebbel’Orso bruno dall’estinzione (quandoben altri provvedimenti necessitereb-bero per ottenere questo successo).E, nel fare ciò, prendendo ad esem-pio la situazione presente in alcuniParchi Nazionali storici americani, edin particolare quello della valle diYosemite e quello del fiume Yellow-stone. Lo Yosemite National Park, nella

Sierra Nevada californiana, e lo Yel-lowstone National Park, negli Statidel Wyoming, Montana ed Idaho,furono i primi Parchi Nazionali adessere istituiti in quel Paese e nelmondo intero. Dopo una serie di re-visioni ai loro confini, risalenti ai pri-mi decenni della loro esistenza, essinon sono mai più stati ampliati,nonostante la spettacolarità ed ilgrande valore d’insieme delle areemarginali. Poco distanti, o ad essilimitrofi, furono però istituiti alcunialtri Parchi, quali Sequoia e KingsCanyon in California, Grand Teton eJohn D. Rockefel ler Jr. nelWyoming. Nel frattempo negli USAfu coniata e si diffuse quella che oggiè definita filosofia Wilderness, dalla

quale scaturì il suo concetto di con-servazione che portò all’ideazionedelle Aree Wilderness, un nuovo tipodi territorio protetto, quasi ignoratoper decenni, ma che ben presto finìper assumere un’importanza anchesuperiore a quella degli stessi Parchi,perché ci si avvide che solo con taleforma di vincolo si sarebbe potutosalvare qualche pezzo di America sel-vaggia, che anche nei Parchi stavasempre più erodendosi a causa dellecontinue pressioni per un loro svilup-po a fini turistici. Con l’approvazionedel Wilderness Act, nel 1964, pietramiliare del movimento conservazion-istico americano, sempre più AreeWilderness furono formalmente des-ignate dal Congresso federale, al-cune anche all’interno degli stessiParchi Nazionali, per sottrarre taliterritori alla sciagurata manipo-

lazione dei loro gestori (che non pernulla furono tra i maggiori oppositoria questa legge!). In pratica, nel vol-gere di pochi anni, tutti quei ParchiNazionali più sopra citati (ma anchemolti altri) furono ben presto circon-dati o affiancati da Aree Wilderness,Aree Wilderness protette più ancoradegli stessi Parchi, ma aperte ad unutilizzo venatorio di qualità che nes-suno ha mai messo in discussione(attorno allo Yellowstone vi si cac-ciano anche il Grizzly ed il Lupo,quest’ultimo benché reintrodotto soloda pochi anni), ed anche al pascolo -seppure si tenda ad eliminarlo. Daallora, negli USA, nessuna organiz-zazione ambientalista si è mai sogna-ta di richiederne il loro accorpamen-

to ai ParchiNazionali, ed anzi,per loro espressoimpegno, sonostate le AreeWilderness chehanno finito perestendersi ancheal l ’ interno deiParchi stessi, sot-traendo territorioai poteri gestionalidei loro amminis-tratori. AreeWilderness che seal l ’esterno deiParchi sono apertealla caccia, in tutteesse (compresequelle nei Parchi)vi è però imposto

un severo controllo all’uso turistico(numero chiuso e politica del LeaveNo Trace, cioè visita senza lasciaretracce del proprio passaggio), dove ilrispetto dei valori naturalistici e dellasolitudine dei visitatori sono i princi-pali obiettivi, per assicurare quellache viene definita “una perduranterisorsa di Wilderness”.Questa è la soluzione che in Italial’AIW propone da molti anni per inostri Parchi Nazionali; l’unica ingrado, da un lato di preservare i ter-ritori selvaggi ad essi circostanti, edall’altra di preservare quelli interniai Parchi a rischio di sempre mag-giori pressioni da parte degli opera-tori turistici e commerciali (ma anchedal turismo escursionistico), assicu-rando alle collettività locali un dirittodi utilizzo delle risorse naturali rin-novabili in cambio di un impegno al

Page 25: SEGUGI SEGUGISTI · L'annuncio è stato da lui dato il giorno 01/08/10 all'assemblea dei cinofili del cane da fer-ma e da seguita riuniti, su nostra iniziativa, a Pianezze di Valdobbiadene

Segugi & Segugisti

pagina 25

mantenimento dell’integrità territori-ale, nei quali non si realizzino strade,torri eoliche ed ogni altra opera dinatura urbanistica.Nonostante quanto sopra illustrato,una profonda diversità esiste tra lasituazione fondiaria americana equella italiana: la proprietà dei suolidei Parchi Nazionali e delle AreeWilderness in America appartiene al-lo Stato federale, e solo in pochi casia privati (il cui obbligo di legge è soloquello di cederli allo Stato in caso divendita, ed a prezzo di mercato). InItalia la maggior parte dei territori in-teressati a questa eventuale politicaappartengono ai Comuni ed in parteminore ai privati. Un vincolo d’impe-rio, come finirebbe per essere l’am-pliamento dei Parchi, non ri-solverebbe alcun problema, ma anzine creerebbe altri, il primo tra essiun divieto di caccia inamovibile, perassurdo, contro una permissivitàgeneralizzata per ogni altra iniziativa,dalle centrali eoliche e fotovoltaiche,a rifugi, all’uso di quad e mountain-bike ovunque. E stesso discorso var-rebbe se all’ampliamento di sosti-tuisse quella che il legislatore hadefinito “Area contigua”; comunqueun imposizione di vincoli sui territoriesterni governati poi dall’Ente Parcoe quindi, di fatto, un ampliamentomascherato!La soluzione delle Aree Wildernessche l’AIW propone si basa su un’es-perienza già fatta in ben 58 di questerealtà distribuite in tutta Italia. Inpratica sono gli stessi Comuni e/oproprietari ad autovincolarsi i propriterritori, assicurandosi così una totalepadronanza dell’impegno di salva-guardia preso, ma assicurando nelcontempo il prelievo di tutte lerisorse naturali rinnovabili col sem-plice rispetto delle leggi vigenti. Uncompromesso che è basato sulrispetto di ogni diritto delle proprietàcomunali e private, ma che nellostesso tempo assicura ai Comuni unrichiamo turistico non dissimile daquello di un Parco. Poco, a frontedegli aiuti ed incentivi che un Parcopromette (ma che spesso nonmantiene!), ma anche una profondaassicurazione contro ogni forma diesproprio dei diritti fondamentali diComuni e privati all’utilizzo dellerisorse naturali rinnovabili (che anchequando permesse, nei Parchi sonocomunque soggette a burocratiche

pratiche autorizzative).Certo, le Aree Wilderness che l’AIWha fatto designare e continua a pro-porre in Italia (ma anche in Europa)non sono certo equiparabili a quelleamericane, avendo dovuto cedere acompromessi proprio nel tentativo ditrovare delle soluzioni alla diversasituazione fondiaria del nostro Paese.Ed ecco, quindi, che se negli USAnelle Aree Wilderness esiste un divi-eto assoluto dei tagli boschivi (e ad-dirittura si consentono gli incendi nat-urali), in quelle italiane si è dovutotrovare il compromesso che, ad unsevero impegno di salvaguardia del-l’aspetto territoriale, si contrappongaun diritto di utilizzo delle risorse natu-rali, dalla caccia, al taglio dei boschi,al pascolo, alla raccolta di funghi etartufi; diritti inalienabili e solo imped-ibili dietro contropartite economiche(indennizzi, affitti od acquisizioni).In pratica, si preserva il territorio ma

si concedono gli utilizzi delle risorserinnovabili (richiedendo solo un im-pegno di salvaguardia per zone discarso valore economico, o co-munque ritenute rinunciabili dai Co-muni interessati a queste iniziative).Ma nelle intenzioni dell’AIW, il giornoche il mondo della politica dovessefare propria questa nuova e più de-mocratica forma di vincolo ambiental-ista, dovrebbe basarsi non più su di unconcetto socialista tendente alla pre-varicazione, bensì liberale, e dovrebbeessere prevista una forma di indenniz-zo o incentivo per i cosiddetti aggravid’uso; nel senso che se si permettonoi tagli dei boschi ma si impediscono lestrade, i proprietari (siano essi Comu-ni o privati) subiscono degli aggravid’uso. Allora questi aggravi se lidovrebbe assumere la collettivitànazionale in cambio della preser-vazione di queste aree.Una spesa che sarebbe comunque

estremamente inferiore ad ogni for-ma di finanziamento a sostegno diParchi o altre forme di amminis-trazioni gestite dallo Stato, Regioni ochi per essi. In pratica, la stessasoluzione che oggi si prospetta perquelle collettività che si assumerannoil rischio di avere centrali nucleari sulloro territorio. Ed è il caso qui di ri-cordare che negli USA, nessun fi-nanziamento particolare è consentitoper la gestione delle Aree Wilder-ness, non essendo previsto per essealcun organismo gestionale au-

tonomo (come è per i Parchi). Nelle figure che illustrano questepagine sono quindi evidenziate lesituazioni riferite ai Parchi NazionaliYosemite e Yellowstone, con i lorocircondari di Aree Wilderness, ma an-che, e soprattutto, la situazione che siprospetta per il Parco Nazionaled’Abruzzo, con in evidenza le AreeWilderness esistenti, quelle già pro-poste e quelle eventualmente pro-ponibili, sia all’interno che all’esternodel Parco. Una proposta che, primache alle autorità del Parco Nazionale,che sappiamo essere non del tutto fa-vorevole a queste scelte, presentiamoai Comuni, che con autodetermi-nazione potrebbero fare proprioquanto fin qui proposto, gettando lebasi per un futuro riconoscimento an-che politico delle loro libere e democ-ratiche scelte, con accesso a fondipubblici di sostegno.

Franco ZuninoTratto da documenti Wilderness anno 2010 – 01/07/2010“L'Associazione italiana per laWilderness, ideata in Abruzzo daFranco Zunino, è stata fondata adAlbanese (Grosseto) nel 1985 conlo scopo di diffondere in Italia leprime conoscenze della filosofiaWilderness e del suo concetto diconservazione, nonché di trovareforme per un loro concreta appli-cazione, anche nel nostro Paese.Originatasi in America nei primidecenni del 1800 e diffusasi so-pratutto nel secolo XX, fino ad al-largarsi al resto del mondo, lafilosofia “Wilderness” ritiene che lanatura vada conservata in quantovalore di per sé e considera questovalore n patrimonio spirituale perl'uomo per ciò che esso esprime alivello interiore e di emotività inchi la frequenta; una filosofia am-bientalista che ha le sue radici nelpensiero di Henry David Thoreau(filosofo), di Aldo Leopold (caccia-tore/conservazionista) ed altri, eche è contraria all'uso di massa del-l'ambiente, sia per scopi ricreativiche di prelievo delle risorse natu-rali rinnovabili, seppure la ri-creazione fisica e spirituale sia unodei fini della sua preservazione, econciliabile l'uso corretto dellerisorse naturali rinnovabili...” Tratto dal sito www.wilderness.it Segugi e Segugisti condivide questiprincipi.

Page 26: SEGUGI SEGUGISTI · L'annuncio è stato da lui dato il giorno 01/08/10 all'assemblea dei cinofili del cane da fer-ma e da seguita riuniti, su nostra iniziativa, a Pianezze di Valdobbiadene

Segugi & Segugisti

pagina 26

In un convegno organizzato da“Segugi e seguisti” si proponeva, iro-nicamente, di cambiare ilIn un con-vegno organizzato da “Segugi e se-guisti” si proponeva, ironicamente,di cambiare il nome latino del cin-ghiale in “Sus scrofa attila unni” ilflagello di Dio e si richiedeva l’inter-vento di Sua Santità il Papa…Certamente tale provocazione, moltoforte, centrava il problema principaleper la gestione di questa specie: ilcinghiale è una risorsa o un costo?

Evoluzione storica del cinghialeOriginariamente il cinghiale era diffu-so in gran parte del territorio italia-no, ma dalla fine del 1500 la suapresenza andò progressivamente ri-ducendosi a causa della caccia indi-scriminata a cui era sottoposto; dalXVII° al XIX° secolo non si hannonotizie della sua presenza se non inalcune “isole” localizzate in Toscana,Puglia e Calabria.Le prime segnalazioni, più recenti,sulla presenza del cinghiale risalgonoal 1919 quando alcuni capi coloniz-zarono la Liguria e il Piemonte.Con la seconda guerra mondiale as-sistiamo ad una ulteriore diminuzionedel numero dei capi.Nel dopo guerra, riscontriamo unacrescita delle popolazioni con un am-pliamento della reale distribuzione,ciò che concorre a questo fenomenosono senza dubbio le mutate condi-zioni sociali del genere umano cheprogressivamente spopola le vastearee di montagna originariamentecolonizzate e coltivate. La conse-

guente diminuzione della presenzaumana in ambito alpino ha favoritoquindi l’esplosione degli ungulati, allaquale hanno inoltre contribuito an-che le massicce immissioni di cin-ghiali provenienti da allevamentiesteri e italiani. Nel 2000 il cinghiale era presentepraticamente in tutta l’Italia, ad ecce-zione di 13 province.La sua distribuzione viene limitata dainverni molto rigidi caratterizzati daun numero elevato di giorni con fortiinnevamenti.

Elementi di biologia del cinghialeIl cinghiale è un mammifero apparte-nente alla famiglia dei Suidi. Il suoareale originario è uno dei più vastitra quelli individuati per gli ungulatiselvatici in quanto è presente in granparte del continente euro-asiatico. InItalia la forma autoctona che abitavala parte settentrionale del paese èscomparsa prima che potesse essereclassificata, mentre abbiamo carentiinformazioni sull’origine del Susscrofa meridionalis (cinghiale sardo)e S. s. majori (cinghiale maremma-no) che sono presenti in Sardegna enella Maremma. In genere, le popo-lazioni autoctone italiane, mostranosoggetti con dimensioni corporee epesi inferiori a quelli riscontrati neisoggetti provenienti dal Centro Euro-pa e dai Balcani. Da un recente studio effettuato utiliz-zando un set di 10 loci microsatellitie l’analisi del DNA mitocondriale èemerso che la popolazione gorizianaè geneticamente diversa da quella delcentro-sud Italia ed è ascrivibile almorfotipo balcanico.

Tutte le razze domestiche hanno 38cromosomi, nel cinghiale ne sonopresenti 36. La riproduzione non è stagionale el’estro, o calore, avviene ogni 21giorni, quasi tutto l’anno, ad eccezio-ne del periodo in cui abbiamo legiornate più lunghe. Il periodo recet-tivo va dalle 36-48 ore.Il numero dei parti si concentra pre-valentemente nei mesi di marzo –aprile – maggio per il 65-70%. La gestazione ha una durata di 112-115 giorni; il numero dei cuccioli va-ria da 2 a 6, sono possibili anchecucciolate con numeri maggiori; losvezzamento avviene intorno ai 3-4mesi e i giovani acquisiscono la ma-turità sessuale fra i 6 e gli 8 mesi neimaschi e 8-10 mesi, in relazione alpeso, nelle femmine.Si possono individuare, visivamente,almeno tre classi d’età:striati – animali di età non superio-re ai 4 mesi che hanno il mantellostriato

rossi – animali di età compresa trai 4 e i 12 mesi che presentano unalivrea rossiccia

R U B R I C A T E C N I C A

Sus scrofa,ovvero il cinghiale

La nostra rivista si arricchisce, daquesto numero, di una nuova ru-brica a contenuto prettamentetecnico. E' affidata ad esperti nel-le materie che direttamente o in-direttamente riguardano la nostraattività, che avranno possibilità diliberamente disquisire sull'argo-mento scelto.Riteniamo importante questa ri-qualificazione associativa, la solache può consentirci di divenireinterlocutori con l'Autorità ammi-nistrativa per tutto quello che at-tiene la fauna cacciata dal nostrocane.Ringraziamo sin d'ora gliautori degli articoli

Segugi & Segugisti

Page 27: SEGUGI SEGUGISTI · L'annuncio è stato da lui dato il giorno 01/08/10 all'assemblea dei cinofili del cane da fer-ma e da seguita riuniti, su nostra iniziativa, a Pianezze di Valdobbiadene

Segugi & Segugisti

pagina 27

adulti e sub-adulti – animali di etàsuperiore a 12 mesi con mantellonero/bruno.

Il cinghiale è caratterizzato morfolo-gicamente da dimorfismo sessuale: imaschi adulti possono raggiungereun peso tra i 70 e 150 kg., le fem-mine, più piccole, raggiungono unpeso variabile tra i 50 e 100 kg.

Dinamica di popolazioneL’attività riproduttiva del cinghiale èstagionale ed è influenzata da fattoriclimatici e dalla disponibilità trofica(alimentazione). La dinamica della popolazione è ca-ratterizzata da ampie fluttuazioni,l’incremento utile annuo può variaredal 50 al 200 % e dipende dal nu-mero di femmine gravide, dal nume-ro medio di piccoli per femmina esoprattutto dal tasso di mortalità na-tale. Questi fattori sono sostanzialmentedirettamente proporzionali alla di-sponibilità di cibo e all’andamentoclimatico coincidente coi periodi del-le nascite.

Habitat e alimentazioneIl cinghiale, in presenza di adeguatecondizioni (zone di rifugio-alimenta-zione-acqua) può vivere in qualun-que ambiente.Da questa affermazione si evinceche il cinghiale è in grado di occupa-re un’ampia varietà di habitat, dallearee intensamente coltivate e antro-pizzate della pianura, alle cime dellemontagne ricoperte di boschi deci-dui e misti fino a spingersi nelle pra-terie alpine d’alta quota, non è infat-ti infrequente, per chi svolge cacciadi selezione, osservare il cinghialenegli areali occupati dal camoscio.La presenza sul territorio è facilmen-te osservabile dai segni lasciati dallaspecie: orme – fatte – cortecce deglialberi rovinate dallo sfregamento esporche di fango, scavi alimentari(grufolamenti) – boli alimentari (ma-teriale masticato e non ingerito) – in-

soglio (pozza d’acqua usata per il ba-gno di fango) – covi di riposo – le-stre (luoghi di parto dove la femmina

accumula materiale vegetale frantu-mato e masticato).La specie è onnivora, i vegetali co-stituiscono l’80-90% della sua dieta.In autunno-inverno predilige ghian-de, castagne, radici, tuberi; in pri-mavera-estate si ciba di fusti, cauli,foglie, gemme, frutta selvatica.Molto importante è anche la compo-nente animale della dieta che occu-pa il 10-20% della sua alimentazio-ne, è costituita da larve, anellidi, mi-cromammiferi, antropodi, carogne;sono state inoltre segnalate preda-zioni occasionali su uova e nidiaceidi uccelli che nidificano a terra comeil fagiano e il forcello. Le sue tavole dentarie permettonodi triturare gli alimenti vegetali maanche di sfibrare le carni.Durante l’autunno il cinghiale au-menta l’assunzione di cibo per accu-mulare grassi di riserva. In mancan-za di alimentazione naturale diventaimportante il contributo degli ali-menti di origine agricola quali il

mais, l’uva, le olive, ecc. ragion percui questa specie è la maggiore re-sponsabile dei danni alle coltivazioniagricole. Tipica è l’azione di grufolare, cioè laricerca di cibo nel suolo usando ilgrugno per rivoltare il terreno. I danni sono concentrati soprattuttonei mesi di aprile-giugno e agosto-ottobre.

Normativa vigenteDal punto di vista giuridico il cin-ghiale è classificato fauna selvatica ecome tale patrimonio indisponibiledello Stato (L.157/92). Ai fini dell’esercizio venatorio l’ab-battimento è consentito nel periododal 1° novembre al 31 gennaio nellazona faunistica di pianura e dal 1°ottobre al 31 dicembre nella zonafaunistica di montagna. La specie, inoltre, può essere sotto-posta a piani di controllo numericoautorizzati dalle Regioni e dalle Pro-vince qualora la sua presenza deter-mini un considerevole impatto sulleattività antropiche o determini pro-blemi di carattere sanitario. I piani di controllo, recita la legge,possono prescindere dai tempi e dal-le modalità di prelievo stabiliti per lacaccia, ma devono essere attuati dapersonale appositamente autorizzatoe, aggiungo, da personale prepara-to, ossia da personale che abbia so-stenuto e superato corsi specialisticiper il riconoscimento dei capi equindi in grado di effettuare un cor-retto prelievo. A livello regionale abbiamo poi le re-

Page 28: SEGUGI SEGUGISTI · L'annuncio è stato da lui dato il giorno 01/08/10 all'assemblea dei cinofili del cane da fer-ma e da seguita riuniti, su nostra iniziativa, a Pianezze di Valdobbiadene

Segugi & Segugisti

pagina 28

lative leggi di recepimento della L.157/92 in cui la specie può essereoggetto di caccia e controllo/conte-nimento o esclusivamente di control-lo/contenimento. In entrambi i casi comunque è difondamentale importanza che i pre-lievi vengano effettuati da “persona-le preparato”.

GestioneSenza entrare nel merito della defi-nizione di un modello gestionale, siriportano i principi per una correttagestione della specie. I fattori che influenzano la gestionesono: • la grande adattabilità del cinghialeai diversi habitat naturali, • l’elevato incremento utile annuo, • la pressione venatoria, • l’impatto su flora e fauna. Risultano di fondamentale importan-za l’acquisizione delle conoscenzerelative alla morfologia del territorioe la distinzione dello stesso in diver-se aree: zone in cui la specie è deltutto indesiderabile, aree in cui laspecie è tollerabile anche con eleva-te densità e zone in cui la specie de-ve essere sottoposta ad uno strettocontrollo demografico. I punti chiave della gestione sonoquindi: • continuo monitoraggio delle popo-lazioni • interventi mirati al contenimentodella densità demografica della spe-cie con un corretto prelievo • miglioramenti ambientali che pre-vengano i danni alle colture agricolee i sinistri stradali.Nello specifico, relativamente agli in-terventi di controllo, occorre tenerpresente la struttura sociale dellaspecie. Un gruppo famigliare è compostoda più unità famigliari costituite danuclei di femmine coi piccoli in cuisono presenti anche gruppi tempo-ranei rappresentati da giovani ma-schi, questi, quando raggiungerannol’età adulta verranno allontanati dalgruppo. I maschi adulti, in virtù della mole edelle difese che possiedono, tendo-no a vivere isolati o riuniti a formarepiccoli gruppi. Talvolta è osservabile, al seguito diun maschio adulto, un giovane dellostesso sesso detto “scudiero”. Il gruppo famigliare è governato dal-

la femmina dominante che general-mente è la più anziana. In relazione alla gerarchia del grup-po famigliare possiamo trovare fem-mine che, in mancanza della femmi-na anziana la sostituiscono. Risulta di fondamentale importanzail prelievo di capi non appartenentialla classe femmina anziana e diquelle che la sostituiscono. Visivamente non è possibile distin-guere tali soggetti, pertanto il prelie-vo, soprattutto nell’attività di conte-nimento, deve essere indirizzato aisoggetti giovani, cioè alle classi distriati e rossi. Il cinghiale nasce con un peso di800-1200 gr., in aree con disponibi-lità trofica illimitata dopo 12 mesipuò raggiungere anche i 40-50 kg..perché ciò sia possibile occorre chel’animale si nutra prevalentementedi cibi ricchi di proteine.L’abbattimento di una femmina puòcomportare la disgregazione delgruppo e i giovani in mancanza diun capo branco vanno a ricercare ilcibo nelle aree dove è più facilmentereperibile e un incremento pondera-le così alto in poco tempo fa sì chele coltivazioni agricole siano le piùaggredite, da qui l’importanza dinon abbattere le femmine capobranco.Nella definizione della aree in cui laspecie è indesiderabile occorre effet-tivamente procedere con un control-lo serrato, risulta però fondamentalela gestione della zona “cuscinetto”dove la specie è sottoposta a rigidocontrollo, proprio in questa zona oc-corre procedere con l’abbattimentodella frazione giovane della popola-zione di cinghiali.

Riconoscimento etàL’età del cinghiale può essere stima-ta attraverso la valutazione dell’eru-zione, della sostituzione e successi-vamente dall’usura dei denti mandi-bolari. A differenza degli altri ungulati il cin-ghiale può nascere in ogni periododell’anno, pertanto durante la sta-gione venatoria si possono osserva-re animali di qualunque età. Il cinghiale nasce con la dentaturada latte incompleta in quanto man-cano i denti p-2 (vengono utilizzatele lettere minuscole per i denti dalatte e maiuscole per i denti definiti-vi, i=incisivi, p=premolari, c=canini,m=molari).Il quarto premolare (p-4) da latte è

tricuspidato, mentre quello definitivo(P-4) è bicuspidato e erompe verso i15-16 mesi d’età. La dentizione da latte è compostada 28 denti, mentre quella definitivaè composta da 42-44 denti, di cuiper emi-mandibola: 3 incisivi, 1 ca-nino, 4 premolari, 3 molari.Il primo premolare (P-1) e i molari(M) nel cinghiale compaiono solo co-me denti definitivi. Il P-1 può essere presente o assente,o addirittura presentarsi solo da unlato della mandibola ed erompe a 7-8 mesi di età.

STRIATOè riconoscibile in quanto troviamotutti e 3 gli incisivi da latte, il p-4è tricuspidato e m-1 è assente

BESTIA ROSSAè riconoscibile dagli incisivi e cani-ni da latte, p-2, p-3, p-4 tricuspida-to, potrebbe essere presente P-1,mentre è presente M-1

SUB ADULTOè riconoscibile in quanto riscon-triamo la presenza dell’incisivo I-3e del C (canino), è inoltre presenteM-2

ADULTO 1è riconoscibile per la presenza di I-1 riconoscibile dagli incisivi da lat-te in quanto presentano un’eviden-te scanalatura longitudinale sullafaccia linguale del dente. Oltre a M-2 sono presenti i premo-lari definitivi e P-4 è bicuspidato.

Page 29: SEGUGI SEGUGISTI · L'annuncio è stato da lui dato il giorno 01/08/10 all'assemblea dei cinofili del cane da fer-ma e da seguita riuniti, su nostra iniziativa, a Pianezze di Valdobbiadene

Segugi & Segugisti

pagina 29

ADULTIPotremmo classificare ulteriormen-te l’età della specie con altre treclassi: adulto 2, adulto 3 , adulto4, ma qui ci sembra eccessivo faretale ulteriore distinzione. Ricordiamo soltanto che l’adultoha la bocca “fatta”, presenta cioètutti i denti definitivi all’età di 30-36 mesi.

ConclusioneIl cinghiale, con il capriolo, sono, trale specie selvatiche presenti nel no-stro paese, le più problematiche dalpunto di vista gestionale. Un luogo comune che deve esseresfatato è la visione che considera laspecie cinghiale come un costo perla comunità, invece, con una corret-ta gestione della specie, si potrebbetrasformare questo costo in una ri-sorsa. Gli effetti negativi provocati dallapresenza del suide su alcune attivitàdi interesse economico, contribuiscead acuire i contrasti tra le diverse ca-tegorie sociali, quali cacciatori, agri-coltori, enti pubblici, portatori di in-teressi divergenti. Tale problematica non è da sottova-lutare.Abbiamo, pertanto, la necessità el’urgenza di adottare strategie in gra-do di appianare o smussare i conflit-ti apparentemente insanabili tra lediverse categorie sociali sopra citatee, nel contempo, poter garantireun’adeguata conservazione dellaspecie e la prosecuzione di un suorazionale utilizzo ai fini venatori. Alcuni punti fondamentali per l’atte-nuazione dei danni provocati dallaspecie sono:- la pratica della prevenzione chepoco viene utilizzata. Si tratta di utilizzare strutture atte adimpedire l’accesso degli animali allecoltivazioni. Tra questi mezzi di prevenzione ven-

gono utilizzate, con successo, le re-cinzioni elettrificate. - la pratica del foraggiamento o dellacreazione di appezzamenti di raccol-ti a perdere, che attenua il fenome-no danno soprattutto nel periodoprimaverile-estivo; purtroppo la stes-sa pratica utilizzata per tutelare lecoltivazioni a mais funziona soloparzialmente nel periodo luglio-ago-sto quando tale coltivazione è in ma-turazione lattea.Occorre ricordare che una delle

maggiori peculiarità della specie cin-ghiale è la capacità di adattamentoad ambienti anche molto diversi traloro, caratteristica che consente ilmantenimento di popolazioni vitalinonostante le continue attività dicontrollo e la notevole pressione ve-natoria. La definizione di un valido protocol-lo per la gestione del cinghiale è at-tuabile attraverso la conoscenza de-gli effettivi della popolazione chepossono essere ricavati dal monito-raggio della specie.Nell’ambito degli strumenti di pro-grammazione è necessario definirela vocazionalità dei differenti territoriche non potrà essere determinatasolo utilizzando criteri ecologici ma,per la definizione delle strategie digestione, si dovranno considerareattentamente anche gli aspetti socio-economici. Pertanto non si parlerà di densitàbiotica ma di densità agro-silvo-pa-storale. La definizione di densità obiettivo

consente di stabilire per ciascunaunità di gestione la quota di cinghialiche dovrà essere prelevata annual-mente; tale quota dovrà tener contoanche delle disponibilità trofiche na-turali. Generalmente circa l’80% del prelie-vo dovrebbe essere costituito da ani-mali di età inferiore ad 1 anno, ma,purtroppo, dall’analisi dei dati bio-metrici degli abbattimenti di cui al-l’art. 19 L.157, si osserva l’esattocontrario.

Ciò accade perché il personale cheviene utilizzato per gli abbattimentinon è sufficientemente preparato epreleva esclusivamente animali adul-ti. Tale situazione può provocare l’ina-sprimento dei danni alle colture agri-cole in quanto gli animali giovanivanno a ricercare cibo nelle aree amaggiore disponibilità trofica e cioènei campi coltivati.Il cinghiale, a mio avviso, è una ri-sorsa, sia per il mondo agricolo cheper i cacciatori; dovranno essere ri-viste alcune normative in materia,dovranno essere tutelati maggior-mente gli interessi degli agricoltori einsieme a loro si dovranno individua-re i più idonei circuiti commercialiper lo smercio delle carni, ma, so-prattutto, bisognerà imparare daquei paesi in cui da anni il cinghialeè stato trasformato in una risorsa di-ventando meta per il turismo vena-torio.

Dott. Lorenzo Bevilacqua

Page 30: SEGUGI SEGUGISTI · L'annuncio è stato da lui dato il giorno 01/08/10 all'assemblea dei cinofili del cane da fer-ma e da seguita riuniti, su nostra iniziativa, a Pianezze di Valdobbiadene

Segugi & Segugisti

pagina 30

Il Dott. Lorenzo Bevilacqua nel 1995 silaurea in “PRODUZIONE ANIMALI –GESTIONE E PROTEZIONE FAUNA”presso l’Università di TORINO Facoltàdi Medicina Veterinaria con 109/110.Ha collaborato con l’Univeristà di Tori-no Facoltà di Medicina Veterinaria percatture in teleanestesia di Camosci eStambecchi nelle Valli di Lanzo e nelParco Argentera; catture di Caprioli eCervi; censimenti di popolazioni ittichepresso Parco Fluviale di Po e Val Gran-de (Verbano-Cusio-Ossola); censimentiUngulati Val di Susa. REGIONE PIE-MONTE: è stato Responsabile del cen-tro controllo faunadel C.A. TO 5presso Pont Cana-vese e Alice Castel-lo; coordinatoredelle attività di rico-gnizione delle risor-se faunistiche pres-so i C.A. delle Pro-v incie di Bie l la,Vercelli e Novara,dell’ATC BI 1, NO2, TO 3, e collabo-razione nella stesu-ra delle Linee Gui-da Regione Pie-monte per la ge-stione delle popola-zioni Ungulate. Halavorato e lavoracome tecnico e consulente faunista per:Regione Piemonte, Provincia di Torino,vari ATC di Torino – Novara – Vercelli eBiella, Comprensori Alpini TO 5, VC 1e BI 1. E’ consulente tecnico-faunista didiverse A.A.T.V. e A.F.V. della provin-cia di Biella, di Vercelli e Alessandria Sioccupa di catture di Caprioli e Cervi;controllo di Lepri da immettere nel ter-ritorio provinciale; studio sulla sopravvi-venza delle Lepri con l’ausilio di radio-collari; censimenti, miglioramenti am-bientali, contenimento, piani numericidi prelievo; redazione Piani faunistici;valutazione vocazionalità faunistica;coordinamento censimenti e Piani nu-merici di prelievo Starna, Pernice Ros-sa, Volpe, Corvidi; monitoraggio e valu-tazione strutture di preambientamentoper Lepri e Fagiani; stesura dei pianipluriennali di gestione degli Istituti diProtezione; analisi danni fauna selvatica

alle colture agricole nella zona faunisticadi pianura; stesura PPGU; stesura pro-getti recupero fauna, piani di gestionedelle popolazionidi Cinghiale e Capriolo; coordinamentocensimenti e piani numerici di prelievofauna stanziale; pianificazione censi-menti ungulati (capriolo, cervo, camo-scio, muflone) e tipica fauna alpina e re-lativi piani numerici di prelievo; carto-grafia e analisi copertura vegetazionaledegli Istituti di protezione e gestione de-gli ATC; consulente faunistico per l’ac-quisto di selvaggina e preambientamen-to lepri; consulente cartografico; ecc.

Stesura del Progetto per la reintroduzio-ne dello stambecco nel massiccio delMarguareis per l’Ente Parco Cuneo. Hapartecipato ai seguenti eventi: 2° confe-renza internazionale MARMOTS inFrancia; Simposium Biologia del Cin-ghiale; Raccolta dati per studio sieroepidemiologico della TBE in Piemontec/o il Dipartimento di discipline Medi-co-Chirurgiche di Malattie Infettive Uni-versità di Torino; Raccolta dati posterStudio siero epidemiologico della TBEin Piemonte ad Ancona al CongressoNazionale della Soc. Italiana di Micro-biologia; raccolta dati per la pubblicazio-ne “Fauna Selvatica e Agricoltura” perconto della Regione Piemonte Univer-sità di Torino . Ha collaborato con altri esperti alla ste-sura del lavoro “Determinazione delleconcentrazioni plasmatiche e fecali diProgesterone nel cinghiale (sus scrofa 9:

confronto tra due metodiche di analisi”presentato al VI Congresso NazionaleSoc. Italiana Fisiologia Veterinaria aStintino (SS). E’ stato relatore al conve-gno: Gestione virtuosa degli Istituti diprotezione ZRC. E’ stato docente presso: Scuola Alber-ghiera di Varallo Sesia: corso di forma-zione. Tutore Aziendale progetto forma-tivo e di orientamento presso l’IstitutoProfessionale “B. Lanino” di Vercelli epresso l’Istituto Professionale “C. Uber-tini” di Caluso. Corsi di abilitazione pre-lievo capriolo. Corsi per selecontrollorinotturni specie cinghiale. Convegno “il

c inghia le speciecacciabile: le oppor-tunità da una corret-ta gestione” orga-nizzato da “Segugie Segugisti” col pa-trocinio dalle Pro-vincie di Treviso,Verona, Padova eBelluno. Corso di formazio-ne specialistica peri l control lo del lafauna selvatica or-ganizzato dalla Pro-vincia di Vicenza.Corso per la corret-ta manipolaz ionedel le carni REG.CE. 852/04,

853/04, 854/04 organizzato dall’ATCTO 1 e dall’ ATC VC 1. Corso di abili-tazione caccia di selezione organizzatodall’ATC VC 1. Corso di abilitazioneper conduttori cani limiere organizzatodall’ ATC BI 1. Corso di formazione perselecontrollori specie cinghiale organiz-zato dalla Provincia di NOVARA. Ha svolto attività di supporto alla didat-tica nelle esercitazioni pratiche pressol’Università degli Studi di Torino Facoltàdi Medicina Veterinaria. Pubblicazioni:su “ScienceDirect” Theriogenology:Seasonality of repruoduction in wildboar (sus scrofa) ossesse by fecal andplasmatic steroids. E’ inoltre autorizzatoall’uso e alla divulgazione dei dati fornitidal S.I.T. (Sistema Informatico Territo-riale) REGIONE PIEMONTE ed è in deiProgrammi Informatici ARCWIEV eSHARC 4.1 per la stampa e l’elabora-zione delle cartine geografiche.

Page 31: SEGUGI SEGUGISTI · L'annuncio è stato da lui dato il giorno 01/08/10 all'assemblea dei cinofili del cane da fer-ma e da seguita riuniti, su nostra iniziativa, a Pianezze di Valdobbiadene

Segugi & Segugisti

pagina 31

La lepre italica rappresenta uncaso unico nella storia della zoologiamoderna, infatti essa è stata “scop-erta” solo recentemente da Palaciosnel 1989 e definitivamente accettatacome specie a se stante nel 1999 daricerche genetiche condotte da Pier-paoli. Nelle pubblicazioni scientifichevediamo però che la classificazionedella lepre italica è “Lepus corsi-canus De Winton, 1898” dove DeWinton è l’autore che per primo de-scrisse la specie come diversa dallalepre comune (Lepus europaeus). Il nome scientifico L. corsicanus de-riva dal fatto che i primi capi studiatiprovenivano dalla Corsica, anche sestudi successivi fanno ritenere che laspecie vi fu introdotta dall’Italia cen-tro meridionale nel XVI secolo. In realtà la presenza di due specie dilepre distinte è conosciuta sin dal-l’antichità, Senofonte nel III secoloa.C. già le descriveva in quella chedovrebbe essere il libro sacro di ognilepraiolo segugista: “Il Cinegetico”anche tradotto in “La caccia”.L’opera descrive in modo analiticola caccia alla lepre e non solo, par-tendo dalla descrizione morfologicaed ecologica degli animali, razze ca-nine comprese, fino ad arrivare allatecnica venatoria passando per quel-la che ritengo la ciliegina sulla torta:i nomi da dare ai propri ausiliari!Riporto alcuni brani che descrivonole due specie di lepre:“ Vi sono due specie di lepri. Quelladi grossa taglia hanno il manto scuroabbondantemente chiazzato di bian-co sulla fronte, mentre quelle ditaglia più piccola sono biondicce,con una piccola macchia bianca.…….Le lepri di taglia piccola sonocomuni nella maggior parte delleisole,………” (Senofonte, La caccia.A cura di Andrea Tessier. Marsilioeditore (1989).L’acume e la conoscenza dello scrit-tore greco è quella del cacciatorecinofilo appassionato al quale nonsfuggono i particolari che fanno ladifferenza: la lepre che vive neiboschi, più piccola e rossastra èun’altra lepre!Anche i nostri nonni cacciatori, conaltrettanto spirito di osservazione, ci

parlavano della lepre “macchiarola”,la “roscietta” o la “scopina” de-scrivendola con nomi che ben ci fan-no intendere le caratteristiche eco-logiche (macchia) e morfologiche(rossetta) che la contraddistinguono(Figura di copertina).Dal punto di vista etologico (delcomportamento) poco si è scritto,rari e incompleti sono gli studi rela-tivi alla ecologia della specie. Alcuni amici cacciatori cinofili (diffi-cile per me definire l’ordine degliaggettivi in modo univoco!) di Rasci-no, località che non necessità di pre-sentazioni, una sera parlando di cac-cia e di cani davanti ad un belcamino acceso, mi dissero che lalepre italica regge meglio al covorispetto alla lepre comune e chissàse anche stavolta i cacciatori ne san-no una più di noi ricercatori, benvenga!Dal punto di vista della ricerca scien-tifica è necessario sottolineare chemolto è stato fatto ma moltissimo èancora da definire con certezza. Inoccasione di un recente incontrodedicato alla lepre italica che si èsvolto a Barbarano romano patroci-nato dalla Riserva Naturale Martu-ranum, i ricercatori hanno presenta-to i risultati dei loro studi, eviden-ziando la cronica carenza di mezzi erisorse con una conseguente neces-sità di approfondimento.Partiamo dai punti ormai assodati.

Distribuzione.La lepre italica è diffusa nell’Italiacentro meridionale in piccole popo-lazioni isolate. Nell’area tirrenica il limite settentri-onale è rappresentato dalla provin-cia di Grosseto mentre sull’Adriaticoarriva fino alla Puglia. In Sicilia è l’u-nica specie presente, visti i palesi in-successi dei ripopolamenti effettuaticon la lepre europea. La conseguen-za di questa distribuzione “a macchiadi leopardo” è una differenziazionegenetica delle singole popolazioni lo-cali avvenuta per isolamento. In pa-role più semplici la lepre italica sicil-iana è geneticamente distinguibile daquella laziale. Morfologia. Dal punto di vista morfologico lalepre italica, ad una osservazione at-tenta, appare ben distinta dalla leprecomune. Essa presenta dimensioni minori, eduna colorazione più rossastra in cor-rispondenza della spalla e della cos-cia (Fig. 2) rispetto a L. europaeus;la linea di demarcazione tra il ven-tre, bianco candido, ed il fianco ènetta (Figura di retrocopertina), sen-za la gradualità di sfumature checaratterizza la lepre comune; la nucaè grigio bruna (Fig. 3) mentre nellalepre comune è di un bel rosso mat-tone.Riproduzione.Le informazioni disponibili relative a

R U B R I C A T E C N I C A

La lepre italicatra storia,scienza e conservazione

Page 32: SEGUGI SEGUGISTI · L'annuncio è stato da lui dato il giorno 01/08/10 all'assemblea dei cinofili del cane da fer-ma e da seguita riuniti, su nostra iniziativa, a Pianezze di Valdobbiadene

Segugi & Segugisti

pagina 32

questo aspetto sono scarse. I ricer-catori affermano che la lepre italicanon presenta un periodo di fermoriproduttivo autunnale che invececaratterizza il ciclo estrale della leprecomune. A conferma di c iò l ’unico fetoritrovato in dicembre su una lepreitalica ritrovata in montagna. Lalunghezza della gestazione non è an-cora ben definita, anche se in letter-atura viene stimata in 42 giorni. Ledue specie di lepri non sono interfe-conde, gli studi genetici su diversedecine di campioni non hanno maiindividuato genotipi ibridi. Habitat.La specie occupa nicchie ecologicheestreme: dalle praterie cacuminalidegl i Appennini f ino al le areeboscate di querce e alla macchiamediterranea. Alcuni ricercatori ri-portano una certa corrispondenzatra la presenze della lepre italica e iboschi misti di cerro e farnetto.Sembrerebbe, e qui è di obbligo ilcondizionale, che la presenza dellalepre italica in ambienti estremi siadovuta alla competizione spaziale etrofica con la lepre comune.Competizione interspecificaLa competizione interspecifica puòmanifestarsi soprattutto mediantel’utilizzo delle stesse risorse troficheo dei siti di riproduzione e rifugio.Secondo alcuni autori la compe-tizione può influire sulla coesistenzadelle popolazioni interessate, e sullaloro distribuzione e struttura. L. eu-ropaeus risulta, inoltre, un serbatoioepidemiologico dell’infezione viraleEBHS per cui questa specie costitu-isce una minaccia sanitaria nei con-fronti di L. corsicanus.Conservazione È necessario sottolineare, per primacosa, che la lepre italica non è in-serita tra le specie cacciabili in quan-to al la promulgazione del la L.157/92 la specie non esisteva inquanto tale. Inoltre l’estremo valoredi una specie endemica, con unadistribuzione discontinua e conpopolazioni la cui consistenza è piut-tosto limitata, esclude, almeno nell’I-talia peninsulare, qualsiasi forma diprelievo. Un problema più comp-lesso è quello della interazione inter-specifica con la lepre comune. Infat-

t i , molt i autori concordano nelritenere che, dove le due speciesono in simpatria, cioè vivono suglistessi territori, la lepre europea con-dizioni la distribuzione della lepreitalica spingendola nei territori mar-ginali e meno idonei.Gli stessi autori evidenziano, che irischi di cui sopra, sono aumentati acausa dei ripopolamenti effettuati ascopi venatori, amplificando inoltrela possibile diffusione di patologie vi-rali e non.Tra gli altri fattori di rischio spiccanoovviamente i l bracconaggio el’azione delle specie opportuniste,soprattutto volpi, senza dimenticarel ’azione dei cani randagi o co-munque non controllati (pastorizia).È evidente che la carenza di infor-mazioni complete e di studi specificireiterati condiziona fortemente lestrategie riportate nel Pianod’Azione Nazionale di Conser-vazione della specie che non pos-sono che essere di tipo prudenziale.In questa ottica si pone la netta op-posizione ad ogni tipo di ripopola-mento con la lepre europea nell’areadi presenza della lepre italica. Tra leproposte c’è anche il divieto di effet-tuare i ripopolamenti nel raggio di al-cune decine di chilometri dalle areedi presenza confermata di L. corsi-canus. Se nel breve periodo soluzionidrastiche come quelle esposte pos-sono essere considerate è anchevero che una corretta strategia diconservazione relativa ad una deter-minata specie deve contemplare lapianificazione degli obiettivi nelbreve, medio e lungo periodo e deveessere flessibile e modificabile neltempo.Nello specifico contesto ital-iano, la sfida che si dovrà affrontarenel dare attuazione alle indicazionitecniche contenute nei piani riguardale modalità attraverso cui convogliarele risorse umane, tecniche e fi-nanziarie necessarie per svolgere stu-di scientifici approfonditi al fine dicolmare le lacune conoscitive sullabiologia e soprattutto sull’ecologiadella specie, affinché le scelte ges-tionali siano razionali e non basatesull’emotività e sulle supposizioni .Bibliografia disponibile presso l’au-tore.

dott. Fioravante Serrani

Il dott. Fioravante Serrani ha conseguito

la laurea in Scienze Agrarie presso l’Uni-

versità della Tuscia di Viterbo.

Tecnico faunistico, Collaboratore di

Ricerca presso il Dipartimento di Pro-

duzioni Animali - Università della Tuscia

di Viterbo .

Docente di “Faunistica” nell’ambito del

corso “Gestione e Protezione dell'ambi-

ente Agro-Forestale”. Protezione civile.

Docente di “Zoologia e Faunistica” nel-

l’ambito del corso per allievi del Corpo

Forestale dello Stato – Cittaducale (RI)

Svolge corsi di formazione per selecon-

trollori di capriolo e cinghiale presso la

Provincia di Viterbo ed di Rieti, presso la

Riserva Naturale “Selva del Lamone” e

presso L’Ente Parco di Veio

Partecipa alla programmazione ed allo

svolgimento di attività di gestione faunis-

tica dell’ATC VT1, RI1, RI2, FR1, FR2.

Negli ultimi 5 anni ha lavorato alla pro-

grammazione, al coordinamento e allo

svolgimento dei censimenti di capriolo e

cinghiale in provincia di Viterbo e dei

censimenti di coturnice, lepre, starna,

cinghiale, e capriolo nelle provincie di

Frosinone e di Rieti.

Partecipa alla Revisione del Piano fau-

nistico venatorio della provincia di Rieti,

Viterbo e Latina.

Autore di pubblicazioni scientifiche e di-

vulgative sulla gestione della fauna sel-

vatica, in particolare sugli ungulati.

È cacciatore da sempre pur avendo con-

seguito la Licenza di caccia dal 1986.

Ha conseguito l’abilitazione per selecon-

trollore di cinghiale e capriolo, condut-

tore di cani da limiere per la girata, es-

perto per il riconoscimento di danni da

carnivori su bestiame, Conduttore di

cani da traccia.

Possiede una setter inglese con cui cac-

cia quaglie e beccacce.

Da pochi mesi ha iniziato l’addestramen-

to di una cucciola di segugio bavarese

per il recupero degli ungulati feriti.

È membro del Consiglio provinciale di

Viterbo dell’URCA e socio del Gruppo

Lazio Conduttori Cani da Traccia e da

Limiere.

Page 33: SEGUGI SEGUGISTI · L'annuncio è stato da lui dato il giorno 01/08/10 all'assemblea dei cinofili del cane da fer-ma e da seguita riuniti, su nostra iniziativa, a Pianezze di Valdobbiadene

Segugi & Segugisti

pagina 33

La legge nazionale sulla caccia157/92 stabilisce al suo articolo 34:“Le associazioni venatorie sono li-bere. Le associazioni venatorie isti-tuite per atto pubblico possonochiedere di essere riconosciute aglieffetti della presente legge purchèposseggano i seguenti requisiti: a)abbiano finalità ricreative, formati-ve e tecnico venatorie; b) abbianoordinamento democratico e posseg-gano una stabile organizzazione acarattere nazionale con adeguatiorgani periferici; c) dimostrino diavere un numero di iscritti non in-feriore ad 1/15 del totale dei cac-ciatori calcolato dall'Istituto Nazio-nale di Statistica, riferito al 31 di-cembre dell'anno precedente quelloin cui avviene la presentazione del-la domanda riconoscimento”.Considerato che oggi in Italia i cac-ciatori sono circa 750.000, per esse-re riconosciuti come associazione ve-natoria a carattere nazionale, comelo sono Federcaccia, Liberacaccia,Arcicaccia, Enalcaccia, Italcaccia,E.P.S., A.M.I., bisogna quindi met-terne sotto la stessa bandiera quanto-meno 50.000, con un'organizzazio-ne territoriale rispondente a quantoprescrive la riferita norma.Diciamo, per inciso, che solo alcunedell'attuali associazioni venatorie ri-conosciute hanno la rappresentati-vità prevista dall'art. 34, ma il discor-so ci porterebbe lontano e non inte-ressa l'argomento trattato.Per quel che riguarda il movimentosegugista, è fuori luogo il solo pen-siero di poter mai raggiungere taleobiettivo.Ma se anche per assurdo tanto fossepossibile è strada da non percorrereperché l'eventuale qualifica ad un'as-sociazione di segugisti, di associazio-ne venatoria a carattere nazionale,sarebbe un boumerang pericolosissi-mo.La rappresentanza dei segugisti neiconsigli venatori sarebbe infatti asso-lutamente minoritaria, non quindi ingrado con la forza dei propri numeria determinare volontà. In consessi ove le decisioni vengonoprese a maggioranza di componentie dove ognuno è disturbato dallo

spazio occupato da altri di fede diver-sa, è impensabile che coloro che so-no eletti per rappresentare i caccia-tori in genere e quindi in astratto an-che quelli che praticano la nostra for-ma di caccia, sostengano chi ritienedi rappresentarli in via esclusiva: l'i-solamento sarebbe inevitabile.Nella CONF.A.VI tanto non potevaaccadere perché ad operare sarebbe-ro stati i rappresentanti della Confe-derazione, con l'impegno nei con-fronti della nostra associazione con-federata di attenersi, per le materiedi nostra competenza, alle direttiveche sarebbero state date, che cosìerano sostenute dalla totalità dellecomponenti la Confederazione e dainumeri che questa aveva.Accantonata l'esperienza Conf.a.visu cui tanto avevamo creduto nelconvincimento che non facesse unagrinza il riconoscimento che era ve-nuto, dai Ministeri dell'Interno edell'Agricoltura, si tratta giocoforza dipercorrere strade diverse da quellaprevista dal richiamato art. 34 ove si

ritenga importante un riconoscimen-to dell'Autorità alla nostra presenzaassociativa.E' quanto cercheremo di fare comeassociazione; l'alternativa è conferirerappresentanza ad una delle attualiassociazioni venatorie con quantoquesto per entrambi comporta ocontinuare ad operare come esternirispetto alle associazioni venatorie.In questi quasi 25 anni di vita asso-ciativa abbiamo dimostrato che sipossono raggiungere risultati ancherimanendo quello che siamo: un'as-sociazione che intrattiene rapporticon tutte le associazioni venatorie,cinofile, ambientaliste, con tutti i par-titi, con tutte le amministrazioni, per-ché la normativa che disciplina la no-stra attività e le consente sviluppo,venga approvata da consessi più am-pi di quelli che gestiscono in loco l'at-tività venatoria, proponendo a colo-ro che li compongono le soluzioni dadare ai nostri problemi.L'adeguamento delle decisioni degliorgani locali a dette soluzioni sareb-be consequenziale e noi saremmoindirettamente tutelati.Certamente quest'ultima opzione ri-chiede in coloro che sono alla guidadell'Associazione capacità di gestionee politica, conoscenze tecniche sulletematiche di competenza e, soprat-tutto, numeri a sostegno; nelle realtàin cui tutto questo ancora non simanifesta, per poca storia associati-va, è intelligente operare in sintoniacon le direttive ed attendere che itempi maturino.Il consiglio nazionale sarà prossima-mente incaricato di fare la scelta cheritiene più opportuna.

Alberto Filippin

Un nostro riconoscimento: auspicabile, non essenziale

VVIITTAA AASSSSOOCCIIAATTIIVVAA

Page 34: SEGUGI SEGUGISTI · L'annuncio è stato da lui dato il giorno 01/08/10 all'assemblea dei cinofili del cane da fer-ma e da seguita riuniti, su nostra iniziativa, a Pianezze di Valdobbiadene

Segugi & Segugisti

pagina 34

VVIITTAA AASSSSOOCCIIAATTIIVVAAAbbiamo rifatto in provincia diRieti quella che chiamiamo la nostrafesta, come siamo soliti fare ogniqualvolta troviamo la prima voltaospitalità.Segugi & Segugisti del Lazio è unabella realtà che però deve imparare afarsi valere e caratterizzarsi, comin-ciando da subito a dar vita ad unproprio consiglio regionale capace difare sintesi delle problematiche pro-vinciali che pure ci sono, che diven-ga interlocutore con gli organi ammi-nistrativi di questa regione. E come qui dobbiamo anche fare inmodo che in ogni regione di Italia incui ci sono nostre sezioni emergonogli uomini che meglio sanno inter-pretare i principi su cui si fondano lanostra associazione e gli obbiettiviche la stessa oggi si pone nel pano-rama vuoi ambientalista, vuoi venato-rio, vuoi cinofilo nazionale, propo-nendo questi ultimi alle autorità am-ministrative di riferimento che devo-no ovunque essere trovate.Il nostro futuro nasce certamente dalnostro passato, dalla storia segugistadi ogni realtà, ma poiché detta storiail più delle volte non è stata indicata,il nostro futuro dipende da quelloche, oggi che c'è una organizzazioneal servizio, siamo capaci di recupera-re e mettere insieme.Io mi rattristo quanto mi sento direche non si trova chi vuole fare il con-sigliere o il presidente di una nostrasezione.A volte è forte la voglia di concludereche dette realtà sono solo di sparato-ri di lepri da scacciare con il segugio,ma non di segugisti.Il vero segugista non può non saperee quindi conoscere, lo stretto rappor-to che c'è tra l'animale cacciato e ilsuo cane, la conservazione dell'am-biente in cui vive e quindi dell'equili-brio che va mantenuto anche nell'e-sercizio della caccia. Equilibrio da cuinon si può prescindere se si vuoleconservare quest'ultima.La conservazione di questo equilibriodeve fare carico a noi non può asso-lutamente essere delegata ad altritanta è la specificità delle conoscenze

necessarie.Il dibattito, accesso in questi giorni alivello nazionale, tra favorevoli o con-trari alla caccia, la nuova messa in di-scussione di questa è stato generato,guarda caso, proprio dalla rottura diun equilibrio questa volta tra norme,a seguito di alcune inopportune pro-poste di modifica della legge 157.Avevamo enunciato questo pericoloancor prima che il dibattito iniziasse,anche nell'editoriale dell'ultimo nu-mero della nostra rivista.Chi ha questa coscienza ha il doveredi farsi avanti per aiutare coloro chenella specificità della nostra attivitàcercano di conservare questi equilibriper far si che il segugio continui acacciare la fauna per la quale madrenatura lo ha creato.Penso agli effetti della parcomania

che ha contagiato tanta parte delcentro e sud Italia, gravando così glialtri territori di una pressione venato-ria anomala sopratutto sulla lepre.La prevedibile riduzione di questoselvatico in province in cui un tempoanche recente, esisteva un giustorapporto, non è stata bilanciata daun'adeguata gestione del territorionon sottratto alla caccia, che nonaveva ragione di esserci quando glispazi erano tali da rendere insignifi-cante la pressione venatoria in esse-re.Io vengo da una realtà, quella delnord – est, più specificatamente dellaprovincia di Treviso, ove anche lepersone più ignoranti vorrebbero di-re la loro (non mi riferisco all'Asso-ciazione).Una situazione certamente deleteria

Relazione alla XXIII Festa del 22-23 maggio 2010

Alla manifestazione sul Monte Cesen (TV).

Page 35: SEGUGI SEGUGISTI · L'annuncio è stato da lui dato il giorno 01/08/10 all'assemblea dei cinofili del cane da fer-ma e da seguita riuniti, su nostra iniziativa, a Pianezze di Valdobbiadene

Segugi & Segugisti

pagina 35

da non prendere a riferimento per-chè le scelte degli ignoranti sono lepiù pericolose.Non posso però accettare altre realtàe ora mi riferisco a quelle in cui ope-ra la nostra Associazione, ove siprende la tessera associativa ma perapatia o menefreghismo, non si par-tecipa alla vita associativa, ove almassimo si lascia che siano altri a fa-re per te.Basta avere un minimo di capacitàpolitica per capire che se i ritmi cheimpone questa società riducono ognianno il numero di coloro che posso-no permettersi di allevare un cane dacaccia, che le difficoltà per allevarloo addestrarlo aumentano in conti-nuazione per assenza di spazi idonei,che il dilagare degli ungulati favoritoda scelte di amministrativi di parte,avviene in danno della lepre e dellacinofilia, per concludere che se nonci si rimboccano le maniche la nostrapresenza numerica rischia di divenireinsignificante.Quando quindi invito i segugisti veria farsi carico dei loro problemi nellarealtà in cui operano, è perché intra-vedo un futuro difficile.La grande sfida sta quindi nell'esserecapaci, pur da minoranza, di far rite-nere apprezzabili i valori fondantidella nostra passione per questo daconservare.L'invito a essere dalla parte del mon-do agricolo ed a sostegno di un am-biente come quello in cui ci troviamooggi, vissuto con moderazione, è piùpressante di sempre perché la nostrafauna, la cinofilia, l'attività venatoria,possano continuare ad esistere adesprimersi ai massimi livelli.La direttiva che mi sento di dare oggida persona provvisoriamente allaguida di una nuova Segugi & Segugi-sti è di tessere rapporti innanzituttocon gli organi amministrativi dellaRegione e della Provincia per far ca-pire chi siamo e da che parte stiamoed altri rapporti con coloro che han-no con noi comunanza di obbiettivistrumentali alla nostra attività.Penso ai cinofili con i cani da fermaper una sintonia di istanze, sopratut-to perché venga reso possibile inogni regione (ove ci sono le condizio-ni di ambiente e culturali per farlo)

l'addestramento primaverile fino al31 marzo nel territorio di caccia, an-che quale elemento di gestione dellostesso.E poi se l'Enci che è già stata da noiinterpellata avrà la capacità politicadi indicare a che età un cane da fer-ma o da seguita diventa un cane dacaccia per sottrarlo prima del rag-giungimento di quell'età alla normati-va su questa, sarebbe data all'attivitàdi addestramento di tutti i cani lospazio nuovo che si merita.E' in funzione di questi obiettivi quin-di che vi invito a rafforzare le struttu-re locali dell'Associazione e di parte-cipare alla vita di queste strutture.Il consiglio interregionale della nostraAssociazione, che sarà entro luglioeletto dai presidenti delle sezioni pro-vinciali in cui essa è articolata, nonpotrà non farsi carico di persona diquesto modo di operare, di questiobbiettivi da raggiungere, anche senon saranno a breve termine perchél'Associazione risente del fatto che lesue sezioni non sono nate contem-poraneamente e l'elaborazione dicerti temi ha storia diversa.Il mio grazie va al signor VincenzoCianetti direttore di questa Aziendafaunistico venatoria, cui naturalmen-te è aperta la cinofilia tutta, ai socidella stessa per la disponibilità ancheindirettamente concessa, al presiden-

te dell'ambito di Rieti, GianfrancoGianni, per il disinteressato nullaostaad occupare spazi nell'ambito in casodi necessità, alla Provincia di Rietiper l'autorizzazione a che tanto fossepossibile sotto il profilo amministrati-vo, al signor Spera presidente dellanostra sezione di Rieti per i serviziche ha offerto con tanta diligenza, acoloro che si sono messi a disposi-zione nell'organizzazione, agli ac-compagnatori dei nostri giudici di ga-ra, venuti anche da lontano per con-tribuire a far si che questo momentodi piacere che è una gara, si svolges-se nel migliore dei modi, a tutti i sociin particolare a quelli che hanno par-tecipato a questo incontro annualesenza cani, correttamente interpre-tando lo spirito che alimenta questa“festa” annuale.Un diverso grazie alle autorità pre-senti perchè la loro testimonianza èsempre gradita e la conoscenza reci-proca è sempre positiva.A Mariangela Pagos e Maurizio DelVecchio per quella voglia di parteci-pare che sono capaci di creare in-torno a loro.Nel 2011 questo incontro si terrà inaltra regione come sempre è accadutoda 23 anni a questa parte.Io a questi territori voglio però non di-re addio ma un semplice arrivederci.

Alberto Filippin

VV IITTAA AASSSSOOCCIIAATTIIVVAA

Alla XXIII Festa: dirigenti dell’Azienda e responsabili dell’Associazione.

Page 36: SEGUGI SEGUGISTI · L'annuncio è stato da lui dato il giorno 01/08/10 all'assemblea dei cinofili del cane da fer-ma e da seguita riuniti, su nostra iniziativa, a Pianezze di Valdobbiadene

Segugi & Segugisti

pagina 36

Revine Lago e Vittorio Veneto,Cordignano, Valdobbiadene con icomprensori di Follina, Miane, Segu-sino, Vidor sono le aree di riferimen-to delle gare per segugi su lepre delmese di luglio di ogni anno organiz-zate in montagna dalle strutture digestione di detti comprensori alpinicon la collaborazione tecnica dell'As-sociazione Segugi & Segugisti. Tre aree tutte diverse per orografia:la prima in molte parti boschiva e diaspri pendii sino a toccare le cimepiù alte delle nostre Prealpi, la se-conda spesso brulla e rocciosa nellaparte di collina, dolce e amena versovalle, la terza di pascoli in quota e vi-gne a valle.Tre aree anche con lunghe storie, di-verse anche sotto il profilo organiz-zativo, tutte rappresentante da asso-ciati che contano, che operano insintonia con gli obiettivi associativitra mille difficoltà anche per il sopra-vanzare della grossa fauna cui si so-no dedicati i “segugisti” un tempo at-tenti a qualche chilo di carne ora aiquintali di carne.Associati duri e puri che operano sulterritorio, lo sfalciano a perdere, lopuliscono dai predatori, che reclama-no il buon diritto di dettare le regoleper cacciare la lepre.Anche quest'anno hanno organizzatole loro gare con la voglia che li segueda oramai venti anni dando con le le-pri presentante nei loro territori, pro-va di intelligenza, capacità di gestire

il territorio, conoscenza del selvatico,chiaccherando meno di chi gode deirisultati del loro lavoro. Omettiamo i

loro nomi perchè questi segugistinon hanno bisogno di visibilità.L'Associazione vuole continuare adessere guidata da uomini come loroche pensano a costruire, ad andareoltre, piuttosto che reclamare perchéle proprie ambizioni non venganosoddisfatte.Siete bravi e basta.

Segugi & Segugisti

Gare di montagnanel Trevigiano

VVIITTAA AASSSSOOCCIIAATTIIVVAA

Questo numero della rivi-sta è stato spedito a tutti isoci 2009 e ai nuovi soci2010.E' l'ultimo numero per i so-ci 2009 che non avesserorinnovato l'adesione per il2010.Per rinnovare attenersi al-le indicazioni di pag. 3.

Segugi & Segugisti

Page 37: SEGUGI SEGUGISTI · L'annuncio è stato da lui dato il giorno 01/08/10 all'assemblea dei cinofili del cane da fer-ma e da seguita riuniti, su nostra iniziativa, a Pianezze di Valdobbiadene

Segugi & Segugisti

pagina 37

Cinquecento cinofili, appassio-nati del cane da ferma e del cane daseguita delle Provincie di Belluno eTreviso hanno risposto, domenica01/08/10 sul Monte Cesen, luogodi tante battaglie associative, all'invitoloro in precedenza rivolto da Segugi& Segugisti di manifestare contro lapersistenza nei loro territori del divie-to dell'uso del cane per i focolai dirabbia silvestre scoppiati nel bellune-se.Ne è uscita un'assemblea imponenteper il numero delle presenze, anchedeterminante per il futuro dell'Asso-ciazione, per gli argomenti trattati epuntualizzati.Cartelli con slogan a diverso conte-nuto hanno fatto bella mostra sullepareti della struttura ospitante a si-gnificare che la rabbia, che non hatoccato alcun loro cane, ha invecepreso i cinofili che hanno ufficializza-to il loro disappunto per l'iniziativanon comune alle vicine regioni Friuli,Croazia e Slovenia, ove pure la rab-bia è presente.In rappresentanza della Regione Ve-neto erano presenti i Consiglieri Re-gionali della Lega Nord Possamai eCenci ed un funzionario dell'Assesso-rato alla Sanità che al termine ha an-nunciato che il provvedimento di re-voca del divieto sarebbe stato firmatoprima del periodo di addestramentodei cani.Un risultato positivo, forsanche nondipendente dalla manifestazione, mache questa ha reso inevitabile per leragioni addotte a sostegno.Di seguito il testo dell'intervento delresponsabile dell'Associazione, Alber-to Filippin:“Nell'ultima legislatura, la cinofi-lia, nella nostra regione, ha lascia-to il passo, per precise scelte di po-litica venatoria, agli sparatori; loabbiamo già detto e scritto.A favore della cinofilia venatoria,nell'ultima legislatura, non è statoadottato provvedimento alcuno.Il trattamento è stato identico tan-to per la cinofilia con il cane daferma quanto per quella con il ca-ne da seguita, entrambe limitate adispetto di una domanda di spazi edi tempi sempre maggiore e di

un'opinione pubblica sempre piùostile nei confronti dei cacciatorisparatori per l'immagine che così lacaccia dà di sé.Continuiamo dal 1993, data di ap-provazione dell'attuale legge regio-nale sulla caccia, a portarci dietronorme penalizzanti e squalificanticome quelle che consentono l'adde-stramento dei cani nei soli 15 gior-ni preapertura, quelle che impon-gono di avere il fucile in spalla ecartucce in tasca a chi vuole adde-strare nelle giornate di caccia o nelperiodo di caccia, quelle che im-pongono la presenza di più fucilianche a chi vuole uscire con tresuoi cani e non vuole abbattere ilselvatico o quelle che consideranoil cucciolo del cane da caccia allastregua del cane adulto, con un

trattamento che non è neppure ri-servato a noi uomini che non pos-siamo essere incolpati neppure deldelitto più grave se non abbiamocompiuto il 14° anno di età.Avevamo per questo pensato perieri sera ad un convengo regionale,aperto a tecnici del cane da fermae del cane da seguita, ai cinofili ingenere ed agli amministratori dellaRegione per dibattere questi temi.Non siamo riusciti ad organizzarloper ragioni di tempo rinviandoload altra data ed abbiamo così pen-sato a questa manifestazione diprotesta perché oggi in Provincia diBelluno e nella maggior parte diquella di Treviso, abbiamo a catenai nostri cani dal 24/11/09 e nonsappiamo se potremo fra 15 giorniaddestrarli ed andare poi a caccia

La Manifestazionesul Monte Cesen a Treviso

VVIITTAA AASSSSOOCCIIAATTIIVVAA

Alla manifestazione sul Monte Cesen (TV).

Page 38: SEGUGI SEGUGISTI · L'annuncio è stato da lui dato il giorno 01/08/10 all'assemblea dei cinofili del cane da fer-ma e da seguita riuniti, su nostra iniziativa, a Pianezze di Valdobbiadene

Segugi & Segugisti

pagina 38

pur avendoli vaccinati come ci erastato imposto.Abbiamo voluto che l'incontro dioggi fosse aperto agli appassionatidel cane da ferma per la comunan-za degli obbiettivi da raggiungere edel percorso da fare se vogliamoraggiungerli, pensando non gioviad alcuno la separazione tra cultoridi razze diverse da caccia.Ed il fatto che oggi siano presentitanti appassionati del cane da fer-ma a fronte di una divulgazione diquesto incontro che non è stata,per ragioni di tempo, come doveva,fa ritenere che almeno un primoobbiettivo sia stato raggiunto.Prima di entrare nel merito delleragioni di questa manifestazionevoglio mettere subito in chiaro cheSegugi & Segugisti non baratteràmai il diritto di cacciare con il se-gugio la selvaggia da pelo che lalegge gli consente, né con la possi-bilità di liberare il cane in un cam-po di addestramento né con l'auto-rizzazione di fare una gara o di far-ne una in più, in questa provinciacome in qualsivoglia provincia diItalia.Parimenti vogliamo ricordare cheusi e costumi che particolarmentecaratterizzano la nostra caccia, untempo recente sbandierati da qual-cuno come valori intoccabili, non sicancellano né con una delibera, nédividendo i cacciatori tra esperti enon esperti, a seconda che abbianoo non abbiano partecipato ad unqualche cosiddetto corso a conte-nuto venatorio.Anche questo vale per questa pro-vincia come per qualsivoglia altradi Italia.Diciamolo una volta per tutte: lanostra cultura dell'animale caccia-to, la nostra cultura del territorio,il nostro rapporto con il mondo ru-rale hanno un supporto fondanteben diverso dalla pseudo formazio-ne venatoria che viene dai cosid-detti corsi, sempre pensati per atti-vità in nostro danno e per restrin-gere i nostri spazi.Nessuno si illuda: noi non consen-tiremo mai che questa nostra cultu-ra venga inquinata dal sopravanza-re del culto dell'arma rispetto aquello del cane, in forza di atti am-ministrativi.

Siamo rispettosi degli altri ma ciopporremo in tutti i modi consenti-ti a ché questo avvenga anche inmaniera strisciante con la compia-cenza di questo o quell'assessore al-la caccia.Se non lo si è ancora capito, si sap-pia che migliaia di persone, anchein questa provincia, gridano in si-lenzio il loro basta ad una politicavenatoria alimentata, a proposito,da un fondamentalismo tecnicoche dall'ex INFS arriva a noi trami-te i cosiddetti tecnici faunistici e sirealizza nei programmi degli asses-

sori che ritengono che il loro com-pito sia quello di amministrare lamaggioranza e fare quello che que-sta chiede.Si legga la prefazione al calendariovenatorio regionale 2010/2011 aproposito dell'addestramento deicani e si avrà un'idea di come la ci-nofilia venatoria tutta, quella con ilcane da ferma come quella con ilcane da seguita, sia considerata, equale sia la portata delle ragioniposte a supporto da chi meglio fa-rebbe a parlare di quello che sa an-ziché sproloquiare sull'etologia deicani da caccia.E' in questo contesto di fatti che laprotesta di oggi di coloro che fan-no cinofilia venatoria, si colloca,anche con riferimento ai limiti po-sti dalla regione alla circolazione dialcune razze di cani da caccia ri-

spetto ad altre.E perché si capisca meglio la porta-ta della nostra protesta comincia-mo con il ricordare che l'allora As-sessore alla Sanità Sandri, ebbe adire nella riunione di giunta del15/12/2009 che il caso di rabbiadel 17/11/09 di Lozzo di Cadore se-guiva i due verificatesi nel mese diottobre dell'anno prima, il 2008,nell'Alta Carnia in regione Friuli.Questo basta e avanza per dare laprova di quanto negligente, sia sta-ta la Regione Veneto nella profilas-si, attendendo più di un anno per

mettere in atto misure di preven-zione e solo dopo che l'epidemiaaveva oltrepassato il confine regio-nale visto che i primi provvedimen-ti adottati sono successivi al casodi rabbia di Lozzo di Cadore.I 210 casi di rabbia che dal17/11/09 al 28/07/10 si sono verifi-cati nel bellunese (sono i dati dell'I-stituto Zooprofilattico Sperimenta-le delle Venezie) sono anche conse-guenza di una profilassi che non èstata tempestiva.Le persone che dovevano prendersicura della nostra salute sono quel-le che hanno dato prima il suggeri-mento tecnico di mettere tutti i ca-ni a catena, vaccinati o non, quasia scaricare su di loro tutte le colpedel diffondersi dell'epidemia, poi,guarda caso, di liberare dalla cate-na i soli cani da traccia per la ricer-

VVIITTAA AASSSSOOCCIIAATTIIVVAA

Page 39: SEGUGI SEGUGISTI · L'annuncio è stato da lui dato il giorno 01/08/10 all'assemblea dei cinofili del cane da fer-ma e da seguita riuniti, su nostra iniziativa, a Pianezze di Valdobbiadene

Segugi & Segugisti

pagina 39

ca dell'animale ferito, e ciò diversa-mente ad esempio da quanto acca-duto in Friuli, ove è stato consenti-to già nel 2009 ai cani di tutte lerazze da caccia di tornare ad essereliberi 21 giorni dopo la vaccinazio-ne.Si badi che sono stati liberati dallacatena i cani usati per la ricercadell'animale ferito, non per cercarepersone disperse!Non importa il fatto che siano statitrovati cervi e caprioli affetti darabbia e che vi sia quindi possibilitàoltre che per il cane anche per ilconduttore e quanti lo seguono, diun contatto diretto con le mucosedell'animale, visto che dobbiamoessere pignoli.Questa non è dietrologia, è sempli-ce analisi di fatti e di comporta-menti.Sappiamo che questi cattedratici dietologia canina sostengono che icani liberi possono spostare la fau-na malata e così estendere l'areadel contagio.Non so da che mondo venganoquelli che così ragionano, se abbia-no notturne visioni di branchi dicani da caccia affamati come le ie-ne, che inseguono a vista la faunae la mandano all'orizzonte.Forse non sanno che il cane da fer-ma si chiama così perché fermaqualche metro avanti a lui il selva-tico e che i cani da seguita non

hanno niente a che fare con i le-vrieri, dal momento che seguonol'usta lasciata da un animale e nonl'animale, che fa il suo percorso divita notturna o diurna che conoscee di cui si fida, che non è quindi as-solutamente condizionato dal canenel tragitto che percorre.Se non si sa che non è il cane a de-terminare il percorso della faunacacciata, ma questa a determinarequello del cane, proprio non ci sia-mo.Più conoscenze, meno superficia-lità nelle analisi, forse anche piùresponsabilità non guasterebbero.Le ragioni della nostra protestastanno in questo trattamento che èanche unico, visto che oltre il Friulianche regioni vicine, come la Croa-zia e la Slovenia, zone rosse per larabbia, la profilassi si è fermatacon l'imposizione, anche negli annidal 1993 al 1998 quando da noi siriteneva scomparsa la malattia, delsolo obbligo di vaccinare prima e diverificare poi con la presentazionedell'esame del sangue, gli anticorpidei cani da caccia che entravanonel loro territorio.Io quindi faccio un invito responsa-bile ad amministratori e prepostialla tutela della salute pubblica aprendere atto di errori di valutazio-ne a monte, anche per quel che ri-guarda le metodologie di lavorodelle razze da ferma e da seguita,

non trascurando di considerare chesenza la partecipazione dei caccia-tori che sono le uniche persone cheoperano capillarmente nel territo-rio, l'epidemia non si vince.Il rischio di sparizione delle carcas-se degli animali trovati morti o infin di vita fino a quando non visarà la garanzia della ripresa dellalibertà di movimento dei cani dacaccia vaccinati, è altissimo e pre-giudizievole per la stessa salutepubblica visto che così si corre il ri-schio concreto di avere fuori dellaporta di casa la rabbia senza saper-lo.L'augurio è quindi che anche que-sto contributo che è e resta solotecnico, anche se appassionato es-sendo anch'io cinofilo colpito daldivieto, venga ritenuto positivo.”E il testo dell'intervento del Presiden-te del Consiglio Veneto dell'Associa-zione, Mariangela Pagos:“Siamo qui nel cuore delle PrealpiTrevigiane, montagne che hannovissuto la caccia vera, hanno ascol-tato voci armoniose di segugi edospitato a lungo i cani da fermanella grande cerca.Oggi montagne così belle piene distoria e di cultura si sono impoveri-te e si sentono abbandonate dallecacce tradizionali. Leggendo questicartelloni di protesta venuti dalcuore e dalla ragione per salvarequeste nostre tradizioni, ognuno dinoi, dal politico al cinofilo, usandoognuno le proprie competenze, de-ve fare la propria parte.Ai rappresentanti della Regioneche sono presenti oggi e che hannoereditato oggi questa situazione co-sì assurda e così grave come la rab-bia silvestre, abbiano la consapevo-lezza di riparare gli errori di altri,perché mai più nessuno debba subi-re quello che Treviso e Bellunohanno vissuto in questo tempo.Cercate nella scienza, nella tecnicala risposta per risolvere questi pro-blemi.Ma soprattutto cercatela anche nel-le persone che vivono il territorio,nei cinofili veri che con tantaumiltà un aiuto lo sanno ancoradare gratuitamente, perché la cino-filia e la caccia riconquistino la lo-ro dignità.”

VVIITTAA AASSSSOOCCIIAATTIIVVAA

Page 40: SEGUGI SEGUGISTI · L'annuncio è stato da lui dato il giorno 01/08/10 all'assemblea dei cinofili del cane da fer-ma e da seguita riuniti, su nostra iniziativa, a Pianezze di Valdobbiadene

Segugi & Segugisti

pagina 40

Scrivo questo articolo in reazio-ne alla notizia enunciata dalla tv na-zionale giorni addietro: una bambinaassalita da un cane, in pericolo dimorte, ricoverata urgentemente nelvicino ospedale…

Al posto della piccola creatura ci po-teva capitare un adulto, un’anziana,un extra comunitario. La sostanzadel discorso non si sposterebbe di unmillimetro.A casa mia, la presenza del cane èstata una costante. Mai cani da com-pagnia, come taluni affermano, sem-pre e solo cani da caccia: non sem-pre di razza pura, ma efficaci in atti-vità venatoria. Chi non avesse avutola passione di Diana allevava caninon selezionati denominati “pumer-le”. La parola pumerle in se stessa èun po’ dispregiativa se viene abbina-ta ad un cacciatore. Questa categoriaminuta di cani rappresenta la gioia ela compagnia per la maggior partedei bambini e non solo. Docili e ob-bedienti, fedeli e gelosi. C’è peròuna percentuale di persone a cui pia-ce il cane forte, veloce, robusto, fe-roce. Per fortuna questi rappresenta-no una minoranza molto limitata.Ritornando alla notizia del giorno ilprotagonista del fatto è un caneesemplare, dall’aspetto feroce e diuna forza brutale. Per averlo, i pa-droni l’hanno pagato salato. Sapevano, però, che poteva succe-dere un fatto del genere, di certonon con la loro figliola. Peccato! A

questo incidente c’è una soluzione odobbiamo arrenderci?Io esprimo la mia idea: metterei fuorilegge questi cani, in galera chi li tie-ne e magari li porta a spasso senzaaccorgimenti di legge. In galera pure,senza, compassione, gli allevatoriche fanno quattrini a palate specu-lando il senso di sicurezza di poverifessi che credono di essere al sicurodai ladri solo perché tengono nellapropria casa una belva che, solo perinciso, è cane. I complessati sfoganola loro insicurezza e le loro segretefrustrazioni esibendo non la pistola,non il fucile, non il mitra, che nonpossono detenere legalmente, ma uncane di tale specie. Più l’animale ègrande e più si sentono sicuri. Ne

pas les touché!Se, però, al posto del cane ci fosseuna qualche etnia di immigrati liavrebbero buttati a mare con i lorobarconi o anche senza. E’ vero!La fedeltà e la bontà del cane è valu-tata dal suo comportamento. Dal pe-ro si raccolgono soltanto pere, dal ci-liegio solo ciliegie, dal cane segugiopassione, scovo ed inseguimento. Daun pitbull, da un dobermann, da unrottweiler cosa ti puoi aspettare?Amicizia, difesa, fedeltà o qualcos’al-tro? Prudenza!A volte, anche per questo, mal sop-porto la persona che si avvicina e ac-carezza qualsiasi razza di cani, senzamuseruola.

Orlandino Baù

SEZIONE ALTOPIANO DI VICENZA

Il cane è sempre l’amico fedele?

VVIITTAA AASSSSOOCCIIAATTIIVVAA

Page 41: SEGUGI SEGUGISTI · L'annuncio è stato da lui dato il giorno 01/08/10 all'assemblea dei cinofili del cane da fer-ma e da seguita riuniti, su nostra iniziativa, a Pianezze di Valdobbiadene

Segugi & Segugisti

pagina 41

Anche quest'anno l'idea si èconcretizzata in realtà. Con impegnoe costanza abbiamo venduto la no-stra passione cinofila a quanti ci han-no avvicinato.La sezione "Zona Alpi", coordinatadal presidente Antonio Testolin, hagestito la gara per cani da seguita neisuoi minimi particolari.Ora, a bocce ferme, possiamo affer-mare che all'impegno profuso damolti è maturato un risultato alta-mente positivo. Causa-effetto in sin-cronizzazione proprio come l'alba èl'anteprima del giorno. La luce delsole, poi, è il migliore disinfettante:fa sparire la nebbia e pullulare inizia-tive nuove.Come ogni anno il luogo di ritrovo,prima della gara, rimane il piazzaledel Monte Corno. L'organizzazione èottima, con la presenza di Mariange-la e Maurizio, coppia inscindibile nel-la gestione delle gare.Solo le situazioni atmosferiche non cisono favorevoli: pioggia e vento met-tono seriamente a repentaglio lestrutture logistiche impedendo losvolgimento lineare della manifesta-zione.Molti e bravi i segugi concorrenti.Peccato se a volte lo scovo non si èconcretizzato. Bravi pure i canettieri,gli accompagnatori e i giudici chehanno accompagnato e valutato i ca-ni segugi su un territorio di rara bel-lezza e di uno straordinario valorestorico. Comuni come quelli di Asia-go, Gallio, Roana, Lusiana, Conco,Foza, Rotzo, Enego, ma anche Lu-go, Calvene, Caltrano hanno riempi-to pagine di storia locale e nazionale.Con il miglioramento delle situazioniclimatiche i segugi sguinzagliati rile-vano con sicurezza la passata nottur-na del selvatico. La loro tenacia e laloro bravura sono punti qualificanti.Le lepri schizzano sulle piste e lungole valli inseguite da canizze instanca-bili.E' vero che i segugi ai blocchi di par-tenza sono tutti uguali. Quello che fala differenza sono le fasi successivealla cui conclusione il cane segugiopiù bravo sta di qualche metro supe-

riore agli altri. Quindi è ampiamenteauspicabile una qualifica adeguataper i migliori.A Ghirardello Renzo viene consegna-ta una targa particolare per essersidistinto, quale migliore concorrentedel Comprensorio.Al bar le voci si accavallano: alla ten-sione subentra la rilassatezza. Il tuttoaddolcito da un buon bianco o dauna birra fresca.Fiumi di parole: nessuna lamentelaseria.I partecipanti e i simpatizzanti nondemordono. L'aria della montagnaha stimolato l'appetito; per questo siavvicinano alle tavole, predispostesotto il tendone, in attesa che venga

servito il pranzo: pappardelle conragù di lepre, pollo allo spiedo concontorni vari. Un gruppo fantasticodi donne gestisce la cucina. Cha-peau!Saziati gli stimoli della fame, prendela parola il Presidente di Sezione A.Testolin. Dal suo sguardo trasparesoddisfazione. Poche parole. Saluta ipresenti, ringrazia i partecipanti allagara e rinnova a tutti l'invito per ilprossimo anno.E' il momento della premiazione.Mariangela con Maurizio hanno lequalifiche pronte. Il bilancio dei duegiorni di gara è lusinghiero. Sonopremiati coloro che hanno fatto qua-lifica. Quindi è il turno di Bonan Giu-lio e Tonello Mauro (ECCELLENTE);uno scalino più in basso GhirardelloRenzo, Rino Canale, Walter G.(MOLTO BUONO); Costa Giacomo,Da Ros Remo, Basso Simone, PozzaAlbino, Baù Daniel, Fin Vito, PezzinDomenico (BUONO); LazzarottoAmerigo, Sartori Domenico (SUFFI-CIENTE). Applausi e foto ricordo.Di seguito viene fatta l'estrazione del-la lotteria con oltre 100 premi: sonotutti interessanti; ma, onore al vero,questa volta la dea fortuna è un po'di parte.Al primo premio viene assegnato uncucciolo segugio, e così pure al se-condo premiato. Al terzo premio unbell issimo agnello, al quarto unwalking-talking, al quinto un cellularee, al sesto, un anello d'oro, ecc.Alla fine scroscia un grande applau-so.Arrivederci al prossimo anno!

Orlandino Baù

VICENZA - SEZIONE "ALTOPIANO"

Gara al Monte Corno

VVIITTAA AASSSSOOCCIIAATTIIVVAA

Il presidente di sezione Antonio Te-stolin.

Page 42: SEGUGI SEGUGISTI · L'annuncio è stato da lui dato il giorno 01/08/10 all'assemblea dei cinofili del cane da fer-ma e da seguita riuniti, su nostra iniziativa, a Pianezze di Valdobbiadene

CLASSE MUTE:Miglior qualificato campionato regionale e provincialeTreviso: Da Ros Remo con i cani Dino, Faro, Sila, Brina,Gas, punti 195,25

CLASSE GRUPPO:Miglior qualificato campionato regionale e provincialeTreviso: Volpato Gino con i cani Lago, Otto, Kelly, punti226,3

CLASSE COPPIE:Miglior qualificato campionato regionale e provincialePadova: Cappon e Saretta con i cani Moro e Tosca, pun-ti 158,5

CLASSE GRUPPO:Miglior qualificato campionato provinciale Venezia: DeAgostini Giuseppe con i cani Pina, Lea e Fiume, punti180,66

15° Coppa Alpi – 14° Trofeo Domenico Molinari: SpadaMatteo con i cani Vienna e Sara, punti 41

Segugi & Segugisti

pagina 42

CampionatoAssociativo

Regione Veneto 2010

VVIITTAA AASSSSOOCCIIAATTIIVVAA

Page 43: SEGUGI SEGUGISTI · L'annuncio è stato da lui dato il giorno 01/08/10 all'assemblea dei cinofili del cane da fer-ma e da seguita riuniti, su nostra iniziativa, a Pianezze di Valdobbiadene

Segugi & Segugisti

pagina 43

LuttoAngelo Mossini ci ha lasciati.Un terribile incidente sul lavoro lo ha tolto alla sua famiglia ed a noi il 21 luglio quantoassieme stavomo pensando al nuovo da fare a sostegno dei principi e degli obiettivi daraggiungere che ci accomunavano e che tutti ritenevamo importanti.Lo ricorderemo sempre per capacità cinofile, equilibrio, cordialità, disponibilità, dedizio-ne alla causa, valori non comuni oggi e difficilmente coesistenti.Per l'Associazione di cui era consigliere nazionale è una perdita che ci addolora ed impo-verisce.Alla moglie ed ai figli ancora le nostre condoglianze.

Segugi & Segugisti

Page 44: SEGUGI SEGUGISTI · L'annuncio è stato da lui dato il giorno 01/08/10 all'assemblea dei cinofili del cane da fer-ma e da seguita riuniti, su nostra iniziativa, a Pianezze di Valdobbiadene