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& SEGUGI SEGUGISTI ANNO XVI - NUMERO 1 - GIUGNO 2009 - Periodico quadrimestrale dell'Associazione "SEGUGI E SEGUGISTI" Direttore responsabile Alberto Filippin Spedizione in abb. postale - filiale di Treviso Autor. Tribunale di Treviso n. 903 del 27-01-93 - Stampa Arti Grafiche Conegliano S.p.A. - Susegana segugi_giugno_2009_ok:segugi_aprile_2005 12-02-2010 8:44 Pagina 1

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&SEGUGISEGUGISTI

ANNO XVI - NUMERO 1 - GIUGNO 2009 - Periodico quadrimestrale dell'Associazione "SEGUGI E SEGUGISTI" Direttore responsabile Alberto FilippinSpedizione in abb. postale - filiale di Treviso Autor. Tribunale di Treviso n. 903 del 27-01-93 - Stampa Arti Grafiche Conegliano S.p.A. - Susegana

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i ricorda a color o che volesser o collaborare conscritti, sempre graditi ed attesi, che gli stessi ven-gono pubblicati a condizione che il contenuto ri-

spetti le regole del civismo e della legge, pur r estando in-teso che le opinioni espr esse rispecchiano solo quelle delloro autore.

Le lettere ritenute di interesse vengono pubblicate, per ra-gioni di spazio, per estratto.

In ogni caso articoli, letter e e foto trasmessi non vengonorestituiti anche se non pubblicati.

La Direzione

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Dal 01.01.2008 è attivo il nuovo sito inter net dell’Associazione, che con-tiene tutte le infor mazioni relative alla vita associativa ed alle manifesta-zioni dalla stessa organizzate o alla quali presta supporto tecnico.

L’indirizzo per collegarsi è il seguente: www.segugiesegugisti.it

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In copertina: XXII Festa, una bella seguita.

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SEGUGI & SEGUGISTIRedazione e amministrazione del gior-nale: Via Madonna n. 57 – 31015 Co-negliano (TV) – tel. 0438/32586 – fax0438/411412 – indirizzo e-mail [email protected] – sito internetwww.segugiesegugist i . i t . Adesioni2009: € 17,00. Le adesioni all' Asso-ciazione a mezzo posta vanno fatte conversamento sul c/c postale n.94968294 intestato a: Associazione Se-gugi & Segugisti – Via Madonna n. 57 –31015 Conegliano (TV) e vanno riferitii dati anagrafici compresa la data di na-scita e gli estremi del porto d'armi. Glioriginali delle fotografie in bianco e neroe fotocolor non si restituiscono. La col-laborazione al giornale, che è riservatoagli aderenti all'Associazione, è libera egradita. Gli articoli trasmessi possonoessere sottoposti a qualche revisione edadattamento ritenuti opportuni dalla di-rezione. In ogni caso la responsabilitàtecnica dell'articolo resta dell'autore, nonimplicando la sua pubblicazione adesio-ne del contenuto, né da parte della dire-zione, né da parte dell'editore. E' vietatala riproduzione, anche parziale, degli ar-ticoli pubblicati e delle fotografie.

Chiuso in tipografia: giugno 2009

Sommariopagina

Il Punto - ...........................................................................pag. 5di Alberto Filippin

Gildo è sceso per sempre da Rascino....................................pag. 6di Pier Luigi Peccorini Maggi

In memoria di Gildo Fioravanti – Rascino ..............................pag. 7di Aldo Fasciani

Ursus arctos marsicanus ......................................................pag. 8di Aldo Fasciani

Se chiudo gli occhi .............................................................pag. 10di Massimo Perna

Per fare il legno ...... ci vuole l'albero ....................................pag. 11di Katia Tonello

Le api selvatiche .................................................................pag. 12di Aldo Fasciani

I cinofili snob e le armate Brancaleone..................................pag. 15di Antonio Cupani

A proposito di razze e di metodi...........................................pag. 18di Domenico Consonni

Accostamento, fedeltà e cambio d'usta ..................................pag. 20di Maurizio Dal Vecchio

La petit venerie .................................................................pag. 22di Giancarlo Raimondi

Indignato speciale ...............................................................pag. 24di Katia Tonello

Un passo avanti ..................................................................pag. 25di Domenico Tonello

Quattro chiacchiere.............................................................pag. 27di Antonio Cupani

Grande tra i grandi..............................................................pag. 29di Gino Monti e Raffaele Petrolati

Il ricordo di un grande amico: Galì........................................pag. 30di Rosario Rizzo

Una nuova veste per quello che siamo ..................................pag. 31Relazione all'assemblea di Treviso .........................................pag. 32Relazione al VI palio ...........................................................pag. 35XXII festa: grande partecipazione .........................................pag. 36Padova: Prove di lavoro.......................................................pag. 38

di Gastone PastrelloRelazione del presidente alla XXII Festa ................................pag. 39Cambio di guardia...............................................................pag. 42

di Orlandino BaùCani e volpi sull'Altopiano ...................................................pag. 43

di Renzo CappozzoCaccia alla lepre sull'Altopiano .............................................pag. 44

di Renzo CappozzoFrosinone: Continua con successo l'attività della Sezione ........pag. 45Frosinone: prova di lavoro su lepre.......................................pag. 46Brescia: Prima prova nazionale in pianura, riservata ai cuccioli fino a 24 mesi ....................................................pag. 47

di Pietro CristofoliniProve di lavoro estive dell'Associazione .................................pag. 49

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Aderire all’Associazione “Segugi eSegugisti” conviene perché:a) puoi, organizzandoti con amici,

sperimentare l’efficacia dei prin-cipi in cui crediamo;

b) sei automaticamente abbonato aquesto giornale;

c) diventi protagonista nella Tuarealtà e nel rispetto della Tuacultura, della difesa della cacciacon il segugio;

d) partecipi alle iniziative ed ai ser-vizi offerti dall’Associazione.

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A vevo visto che la sabbia della clessidra scendeva veloce, ma pensavo che la Morte,

dopo aver guardato in faccia l'Avv. Fioravanti, Gildo per gli allievi, passasse oltr e per quel-

lo che aveva ancora da dirci o da scrivere sul lavoro del segugio italiano.

Non è stato così e questa strega, non interessata ai nostri bisogni, ce lo ha portato via, il

giorno 13.02.09.

La tristezza è grande ancor oggi, mentr e scrivo queste righe in un casale vicino al Suo a

Rascino, solo con il silenzio, come anche Lui amava stare.

La tristezza è in me più grande per non aver potuto esser e presente al Suo funerale, per

aver saputo che non è stato gradito quel mazzo di fiori che gli avevo fatto pr eparare e che

non è stato letto quel che mi er o sentito di dover gli dire per quanto aveva dato a questo

giornale.

Nessuno può negar e che Segugi & Segugisti è divenuto periodico di inter esse anche per

grande Suo merito, da quando nel 1999 ha iniziato la collaborazione con la deter minazio-

ne che lo caratterizzava.

Senza pretendere nulla in cambio, con cadenza quadrimestrale, Gildo ci faceva aver e gli

articoli tecnici, gli “err ori di stampa”, i “gamberi”, per quel piacer e che provava a scrivere

per noi.

Il vuoto che il giornale si trova ad avere dopo la sua morte si sente e la mia speranza, per-

ché esso possa continuar e ad esser e pubblicato come Lui voleva, è che i lettori capiscano

che questo accade sempre quando si ha l'onor e di avere riservata la penna di una persona

insostituibile.

Se ci sarà vita ed aiuto, tutto quello che l'Avv. Fioravanti ha scritto per noi sarà raccolto in

un volume come gli avevo promesso.

Io ho appuntamento con Lui all'Infer no, nel gir one dei cattivi; me lo ha scherzosamente

dato in uno degli ultimi incontri quassù a Rascino, dopo aver mi fatto un'altra lezione, uni-

ca per i contenuti, sul lavoro del segugio italiano.

Grazie ancora Gildo per quanto con i tuoi scritti hai fatto conoscer e ai lettori di Segugi &

Segugisti.

Rascino, 26.04.09

Alberto Filippin

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Negli anni Sessanta l’allora di-rettore dell’ ENCI Giorgio Panellistendeva un accorato necrologio perla scomparsa di Giulio Colombo.L’incipit era: “La cinofilia italiana èin gramaglie”. Le stesse parole val-gono oggi per Gildo Fioravanti, l’ulti-mo gigante di una gloriosa epopeacinegetica di casa nostra.Stavolta non mi va di dar fiato alletrombe del rimpianto, della malinco-nia, suonerebbero retoriche, i senti-menti più autentici si tengono den-tro. E poi il caro Gildo continua a vi-vere nella sua opera letteraria: unmonumento, un testamento che hafatto piazza pulita di tanti, troppi,pennaioli. Fu personaggio scomodoe spigoloso ( come spesso sono gliartisti ) soltanto agli occhi di chi nonmeritava forse la sua stima.Con queste mie poche righe, dun-que, soltanto un ricordo dell’Amico,di quando fui ospite una ventinad’anni fa nel suo vecchio casale diRascino. Nella premessa alla primaedizione del suo libro scriveva: “Acasa non è mai suonata la sveglia dicaccia”. Diceva inoltre di non posse-

dere sveglia di sorta, non avendonemai avuto il bisogno. Lo sapevo.Quand’ebbi il privilegio di trascorrerealcuni giorni in quel casale, essenzia-le e solenne, si discuteva di segugicon gli amici fino a notte fonda. Epoi, a malincuore, ci si coricava inattesa dell’alba. Inusitati giacigli micomplicano sempre il giusto sonno,ma quella volta ne fu complice l’ami-co con la sua benedetta smania di ri-portare i cani sulle pasture freschedel mattino. Ogni notte le lepri rime-scolano le carte e distribuiscono unanuova smazzata: le regole del gioco

sono pressap-poco le stesse,ma non si samai a chi toc-cheranno lecarte migliori.E il gioco conti-nua.Ricordo chedalla stanza diGildo, di sottol’uscio, di tantoin tanto filtra-vano repentinibagliori seguitida un nervososcalpicciare eda un mezzomugugno. Nelt imore di fartardi, era sem-pre troppo pre-

sto. Una controllata all’orologio,quello da polso naturalmente, e poi,la controprova, un’occhiata dalla fi-nestra verso i crinali dei monti pervedere se sbirciasse l’aurora. Non sisa mai, gli orologi rincorrono il tem-po e possono inciampare. Il sole no,lo governa.Basterebbe questo per certificare lapassione del cinegeta, dell’allevatore,del cinofilo, del cinologo, del giudice,dell’autore. Autore di quel testo dovei cani da seguita, pur visti in tutte leloro implicazioni tecniche, si affran-cano dalla condizione di “strumenti”in cui troppo spesso vengono relega-ti dai carnieristi da strapazzo.Da mezzo, dunque, si elevano a fine,da ausiliari a compagni. Compagnidi scorribanda per i monti, per queisuoi monti dove Gildo era solito at-tingere a struggenti ricordi. Egli in-tendeva altresì i cani come modod’approccio alla Natura e come de-codificatori del suo magico cifrario.L’assidua lettura dei segugi in azionenon gli impediva tuttavia di distrarsiper l’aleggiare di una cincia, un sof-fio, o per la grinzosa corteccia di unaquercia.E se la soluzione di un dubbio nell’in-dagare la complessa psiche canina loappagava, un perché senza rispostalo entusiasmava, lo esaltava. Fu per-sonaggio di fascino e ascendente ra-ri. Irripetibile.

Pier Luigi Peccorini Maggi

Gildo è scesoper sempre daRascino

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“In un'amabile discussione a cena nella nobile casa del-l'amico Peccorini Maggi, alcuni negarono che si potesserilevare la dotazione delle narici fuori dell'emanazione:mi sia consentito vederla diversamente”. (Fioravanti“Addestramento e impiego del segugio su lepre” pag.289)Di quella sera sono ravvisabili da sinistra: Giovanni Per-rucci, Gildo Fioravanti, Don Nando Armani, Pier LuigiPeccorini Maggi, Roberto Schiavi, Pietro Della Giovanna.

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Quando scende il silenzio sullecolline ondulate, e la piana e il lagosi fermano assorti sotto il cielo grigioin un quadro in bianco e nero, dopoil fragore del tuono, aleggia mesta lasua figura ferma in riva al lago, av-volta nella nebbia del mattino. Ma quando improvviso il vento ditramontana sferza la piana e volgi losguardo a ponente, la sua immagineè lì che, curva, scruta e ascolta, ilguinzaglio in mano ,il braccare ca-denzato e deciso, ed è lì che appro-va, accompagna col cenno del capoed attende, il respiro sospeso, l’ab-baiare infuocato della scovata.Se poi volgi lo sguardo, con la velo-cità del pensiero,all’Aquilente lo vediseduto a ridosso di un sasso, i suoicani intorno, in cerca di coccole e loascolti parlare ad ognuno, ad ognu-no dire una cosa, mentre tutti, pie-gando la testa ora a destra ora amanca,intendono..Mentre taci al colloquio e in silenziovolgi lo sguardo a Nuria…….. lo ve-di, che lui, è già lì, che arranca lachina, in mano un bastone, mentreparla da solo, di Pino, di Lillo, di Ta-ra, che non sono con lui.E mentre lo lasci arrancare, faticosala china e guardi altrove, egli è pre-sente, è presente anche lì e lo osser-vi perplesso, intorno i cani frastorna-ti, affannati ad una passata indecisa,che non si risolve e, lui stesso affan-nato per loro, che invita a risolvereper altra via e anche ora, egli lo scru-ti in silenzio suggerire ai suoi cani.

Volgi lo sguardo alle sponde del lago,increspato sotto le sferze del vento,ed egli è pur lì, i cani al guinzaglio,all’abbeverata.Poca acqua permette ad ognuno, do-po la lunga seguita, e li accarezzaamorevolmente,mentre un raggio disole squarcia le nuvole e rischiara lascena.Quando, al tramonto, torni al casale,egli ha riunito i suoi cani, la sua mutagli è intorno, un po’ vivace,eccitata,pronta alla cena. Ovunque a sera, quando ripensi algiorno trascorso, lo trovi intento epresente da Nuria a Cornino, daiTrascinelli ai Coppi, come immaginidi un sogno fugace, senti sommessala voce che racconta le fole tra i sibilidel vento che batte le imposte scon-nesse e il crepitio del focolare. Egli, come un anacoreta laico, pen-sa, ognora, alla sua casa lontana e ai

suoi cari e sente di aver fatto loro untorto, per aver goduto di tanta ubi-quità in un immenso spazio eletto asua dimora, dove cielo, terra, boschi,radure, animali ed acque vivono inarmonia perenne e dove rumori diartifici umani svaniscono quasi perincanto nella notte che si succede algiorno nel perenne succedersi dellestagioni dell’anno e della vita. Ora, qui, ci viene da dire, con im-mensa tristezza:- E’stato lungo il giorno della tua vitaqui sull’altipiano e noi ti cerchiamoancora, in quest’ultima sera d’autun-no, tra le nebbie incantate-ciao Gildo

Aldo Fasciani

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In memoria di Gildo Fioravanti

Rascino

Gildo Fioravanti prepara il pasto dei suoi cani: un rito.

Il ritorno di Gildo Fioravanti al ca-sale.

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Autorevoli bibliografie ci illustra-no le caratteristiche genetiche di que-sto plantigrado, sopravvissuto nel ter-ritorio del Parco Nazionale d’Abruzzo. Parlarne in questa sede sarebbe uningiusto ripetere ciò che in altre oc-casioni e in altri contesti è stato giàdetto e descritto. Senza pretesa di originalità, mi pia-cerebbe parlarne in maniera concre-ta o presunta tale.L’orso marsicano, ursus arctos mar-sicanus, è il risultato genetico di unarazza differenziatasi attraverso i mil-lenni di mutazioni e rimasta separatada altri ceppi europei nell’ambito delterritorio dell’ Appennino Centrale. Il suo isolamento è stato certamentecausato da cambiamenti geologicinon legati alla presenza dell’uomo,come animale onnivoro.La penisola italiana è legata all’Euro-pa, né la catena delle Alpi avrebbepotuto impedire la comunicazionecon le altre famiglie di orsi europei.Lo svilupparsi della diversità, avrebbepotuto verificarsi anche indipenden-temente dalla concomitanza o menodi elementi genetici e per ragioni an-che e durante una lunga connivenzatra le specie. Sta di fatto che l’orso marsicano,

quello ormai rappresentato dall’orsoBernardo costituisce un animale a sestante rispetto ai cugini d’oltralpe Egli vive ormai relegato ad alcunearee circoscritte del territorio dell’Ap-pennino centrale.Vive stentatamente in territori inna-turali, in parchi ristretti e molto an-tropizzati, dove l’uomo gli ha toltotutte le chances di vita e di sopravvi-venza.Non mi riferisco soltanto ai fatti re-centi, ferrovie, strade canalizzazioni,urbanizzazioni civili e bonifiche deiluoghi, ma ad avvenimenti accadutivari millenni fa al tempo della colo-nizzazione umana dell’Italia.Quando l’orso era il padrone incon-trastato del territorio, aveva a dispo-sizione tutte le risorse per i suoi biso-gni vitali. Viveva nell’alto e nel bassodel territorio, vagava tra i monti e levalli e disponeva dei frutti di valle e diquelli di monte. E si trasferiva agevol-mente, nel giro di una mezza notta-ta, dall’alto al basso e dal basso all’al-to e in via orizzontale di tre o quattrochilometri in una direzione o in altra,da una valle all’altra, sempre come

era ed è suo costume, in cerca di ci-bo e di tana elementi essenziali allasua sopravvivenza. La sua natura erratica avrebbe favori-to la uniformità della razza, non ladifferenziazione.Solamente nei periodi degli amori itrasferimenti dei maschi erano piùlunghi, come per una femmina incerca di tana per passare in letargo epartorire e per un cucciolo divezzatoin cerca di territorio. In quei tempi lontani, della preisto-ria, il territorio era a loro completadisposizione. I fiumi offrivano abbon-danza di risorse, parimenti i boschi ele vallate offrivano ripari e alimenta-zione.Allora, come ora, gli orsi dormivano,durante l’estate, di giorno o di notte,sotto gli alberi e non avevano biso-gno della tana se non per svernare epartorire.Quando arrivava l’inverno essi ave-vano bisogno della tanaProprio allora per loro è nato il pro-blema che, nel tempo, è diventatodrammatico e problematico.Era arrivato nel territorio un altromammifero, senza unghioni, senzapelliccia, quasi sdentato, per di piùonnivoro, che gli contendeva il suohabitat.Ma non bastava. Quell’intruso avevacon sé il fuoco e aveva bisogno di unriparo per la notte, d’estate e d’in-verno, col sole e con la pioggia. Quel nuovo arrivato portava con séanimali addomesticati da chiudere inrecinti o meglio in grotte. Cominciò,proprio in quel tempo, la requisizio-ne delle grotte. L’uomo ne requisìprima una e poi due e poi tutte quel-le della contrada. Di alcune allargò l’apertura in altrespianò i pavimenti.Restrinse le aperture troppo larghe evi modulò una porta. Alla grotta accanto alla sua sistemò il

suo gregge.Ripulito del giaciglio dell’orso, viadattò quello per i suoi figli, per ca-pre e pecore e cani da guardia. Quando l’orsa vagava in cerca di ta-na per trascorre l’inverno e partori-re, non poteva più contare su quellain cui era nata. Essa era stata colo-nizzata, anche senza lotta, da questoanimale senza unghioni senza pellic-cia, spesso perché trovata vuota,quando l’orso durante l’estate per ra-gioni igieniche trasferiva i suoi cuc-cioli nei poggi assolati e nei luoghi dipastura.Povera orsa,in autunno, trovata oc-cupata quella tana, ne ha dovuto cer-care altre e forse tante, ma le trovòtutte occupate fino ad adattarsi interritorio impervio, in cavità malsaneumide e piovigginose. Con il trascorrere degli anni altre ta-ne sono state occupate dall’uomo eper l’orso non c’è stato più posto. Ora sono passati tanti e poi tanti an-ni e l’uomo ha ritenuto proprie quel-le tane, le ha murate, ne ha modifi-cato la struttura e l’aspetto, le ha ad-dirittura “accatastate” e ci paga an-che l’ICI come abitazioni. In ogni nostro paese, abitato o disa-bitato, se si facesse una ricerca topo-grafica delle grotte, troveremmo chesotto ogni casa ce ne è una e ci av-vedremmo che prima era tana perselvatici poi abitazione umana, e poiancora stalla per il bestiame, poicantina, adesso grottino,e addiritturail sito riconosciuto centro storico.Esaminiamo uno ad uno i paesi delnostro territorio dell’aquilano e ci ac-corgiamo che tutti quelli della fasciamontana sorgono sulle grotte, nellerocce calcaree, dove le grotte nonerano altro che tane di animali selva-tici e di orsi in particolare.Andiamo a visitare i paesi, i borghidel nostro territorio e vediamo comei centri storici non sono altro che ex

Ursus arctosmarsicanus

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dimore di orsi.Tutti gli agglomerati urbani sorgonodove il terreno calcareo offriva un ri-paro naturale e le rocce calcare siprestavano ad ogni modifica.Quel nostro antenato ha colonizzatoil territorio a oasi e quelle oasi sem-pre più fitte e promiscue hannoescluso altri animali, hanno esclusomaggiormente quelli dalle stesse esi-genze. Ma gli animali esclusi, in mo-do prodigioso, hanno accettato la sfi-da e ora che l’ambiente è stato modi-ficato in maniera radicale,e l’uomoha costruito nuclei urbani “civilizzati”altrove, molte razze animali son tor-nate a vivere nel territorio, diciamodell’uomo, ma che ora va abbando-nando gradualmente, tanto che neicentri storici incontriamo volpi, fainee martore, ricci, gufi e civette e frapoco anche gli orsi. Se la crisi economica imponessel’abbandono definitivo dei centri“storici” e ridonasse la natura deiluoghi alla condizione primordialedella naturalità vedremmo vagare traradici e tronchi contorti, tra rovi efrutta selvatiche,ruderi e “pietre scrit-te” generazioni di orsi e famiglie diapi, camosci, lupi e daini, in un edena misura animale e perciò anche amisura d’uomo. Le modifiche all’ambiente sono stateapportate dall’uomo, non soltanto daquello moderno,ma dall’uomo di tutti itempi. Oggi troviamo l’orso in altamontagna soltanto perché gli abbia-mo preclusa la vita nei luoghi più pro-pizi, in fondo alle valli, dove tutto ab-bondava ,acqua, cibo e tane. Ma l’or-so non è nato per vivere in alta mon-tagna, né per vivere in letargo, nonvive dove l’uomo non può vivere.Così come l’uomo ha abbandonatooggi l’alta montagna per la mancan-za di risorse vitali l’orso ha dovutoabbandonare i territori delle dimoresicure per rifugiarsi dove le risorse divita sono scarse le tane pochissime eper loro non c’è nemmeno l’alterna-tiva degli impianti turistici, dove an-che i cestini dei rifiuti umani vengo-no quotidianamente svuotati.E poi dove andrebbero a partorire leorse gravide, negli hotel o sotto lestelle nelle fredde notti d’inverno?Insomma prima di affrontare il pro-blema dell’orso, con tutto il rispettopossibile per gli appassionati di que-sto plantigrado di casa nostra, riflet-tiamo sulle condizioni attuali di suc-cesso delle nostre iniziative reali sen-za illudere noi stessi e nello stesso

tempo il caro amico “Bernardo”.Il problema è serio! Il discorso va fatto sulle reali situazio-ni, sulle reali possibilità future, addi-rittura sulla possibilità reale di convi-venza tra orsi e uomini a parità di di-ritti e di condizioni. In fondo,soltanto se consideriamo lacondizione di convivenza territorialedei due animali possiamo esaminarele condizioni reali di difesa dell’orsonel contesto umano alla stessa stre-gua di un qualsiasi abitante.Ricordo con piacere di aver visto le-pri giocherellare e rincorrersi, sul fardella sera, al Lido delle Nazioni nelcentro turistico del ferrarese, di avervisto di sera volpi e faine sfrecciarenel centro abitato del mio paese. difronte agli avventori di un bar.Ma l’orso, nonostante i suoi tentatividi familiarizzare non trova pace, puòanche trovare cibo nelle campagnepingue di prodotti, ma non trova tanein cui passare l’inverno e partorire.Anni fa le direzioni dei Parchi affron-tarono spese notevoli di bilancio peracquistare telaini carichi di miele peradescare l’orso in alcune contrade, Fu un vero disastro nessuno avevaspiegato loro che la spesa era inutile,in primo luogo perché il miele ab-bandonato in campagna viene sac-cheggiato velocemente nel giro didue ore da altri insetti, quali formi-che vespe calabroni e topi ed apistesse in secondo luogo gli orsi indi-viduano la presenza delle api dal par-ticolare profumo proteico che ema-nano le larve delle covate e dal ron-zio delle api durante l’estate nelle vi-site continue ogni giorno, ogni nottee le saccheggiano quando le api risul-tano meno attive, ma sempre più

per le esigenze proteiche che per illoro miele.Auspicherei che le spese, anziché es-sere fatte inopinatamente, per confe-renze, con offerte di galline e di pe-core con indennizzi ai danneggiati sicreassero, in luoghi riservati dellamontagna, e ve ne sono tanti tane-ri-fugio per selvatici e per orsi. Ricordo che lungo il tracciato dell’ac-quedotto della Ferriera, nel territoriodi Secinaro le volpi hanno colonizza-to i pozzetti di scarico dell’acquedot-to stesso per rifugiarsi d’inverno epartorire in primavera, e i tassi ave-vano colonizzato la condotta abban-donata di un acquedotto delle Formeper partorire. E perché non si pensa la stessa cosaper gli orsi, ai quali abbiamo negatala loro casa primordiale?Dalle considerazioni fin qui fatte sipuò riflettere come sia facile e difficileaffrontare il problema della sopravvi-venza dell’orso con uno studio atten-to del territorio e delle strategie, daporre in atto per il suo diffondersi e ilriprodursi in questi spazi troppo an-tropizzati e senza attendere che l’uo-mo sia lui ad abbandonare il territoriocome sta accadendo, per mancanzadi interessi,prima che sia troppo tardie allo scopo di smetterla di lamentarcigratuitamente per le morti annuncia-te in incidenti stradali e di suppostibracconaggi a danno di orsi. Si auspica quindi che si trovi il modoche l’uno e l’altro vivano insieme el’uomo gli ridia il maltolto, poi la na-turalità troverà la strada per la so-pravvivenza tra vita e morte dell’UR-SUS ARCTOS MARSICANUS e del-l’HOMO SAPIENS.

Aldo Fasciani

XXII Festa: una grande presenza.

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Seduto su una tenera zolla, re-spiro il profumo della terra appenasmossa, sento sulla pelle bruciata dalsole la frescura d’una brezza leggerache asciuga il sudore di una intensagiornata di caccia. Nella mia mentescivolano lentamente i ricordi, cercodi mettere a fuoco quelli con i con-torni più nitidi, più definiti che richia-mano in me piacevoli emozioni.La vita scorre veloce, indifferente,senza prenderci per mano.Se mi guardo dentro vedo un bimboritto in mezzo ad un prato di papave-ri rossi, con il dito rivolto verso il cie-lo e una farfalla gialla che vi passasopra, sento il frinire delle cicale, l’o-dore del pane ancora caldo del for-no, il sapore del latte appena munto,bevo l’acqua fresca del ruscello conun cucciolo di segugio che, dispetto-so, mi lecca il collo.Allora pensavo che il sole mi girasseintorno,che il mondo finisse dove ar-rivava il mio sguardo nel cielo azzur-ro oltre le nuvole ma poi, crescendo,crebbe anche la voglia di conoscere,di sperimentare, la sete di sapere mispinse a divorare: libri scientifici, trat-tati di filosofia, di fisica, di matemati-ca, di medicina, conobbi l’universoche mi circondava e tutto divennelontano, irraggiungibile, indefinito,misterioso e improvvisamente si dis-solse, come neve al sole, quel mondosemplice fatto di cicale e farfalle.No, forse non c’è più spazio in que-sto mondo dominato dal consumi-smo, dall’arrivismo, dalla prepoten-za, dalla falsità, per chi ha un passa-to fatto di sogni, per chi ha amatoun fiore, un albero, un tramonto, perchi ha vissuto aspettando l’alba suimonti accarezzando i cani, fantasti-cando cacce indimenticabili.

Mi sento estraneo a questo mondoche scorre superficiale, fatto di per-sone che non hanno memoria, chenon conoscono o peggio rinneganole proprie radici contadine e ancorprima di cacciatori. Persone semprepronte a riempirsi la bocca di parolo-ni, a spacciarsi come paladini dellanatura, a buttare fango su noi caccia-tori, ad accusarci di ogni nefandezza,del disastro in cui è ormai ridotta lanatura, pur di trarne un meschinotornaconto politico ed economico.Grazie all’assillante campagna deni-gratoria di questi vate del fondamen-

talismo animalista condotto con sa-piente regia sui giornali, programmitelevisivi e addirittura libri di testoscolastici, la figura romantica del cac-ciatore è stata sgretolata. Come si faa parlare dell’emozione di uno sco-vo, dell’armonia di una seguita incal-zante, delle notti insonni in attesa delsuono della sveglia, della fatica di sa-lire sui monti, del silenzio nell’attesadell’alba ai giovani di oggi che cono-scono solo il mondo virtuale dei vi-deogiochi e l’alba l’anno vista distrat-tamente solo uscendo dalle discote-che, magari ubriachi o impasticcati.

Ma in fondo sono felice, felice di es-sere nato in campagna, in una fami-glia di cacciatori a contatto con la na-tura e dei suoi mille segreti, felice diandare tra le profumate zolle appenasmosse, felice di andare nell’ombrososilenzio del bosco insieme ai mie ami-ci segugi, di chiamarli, di accarezzarli,di rincorrerli a perdifiato, di sognareinsieme a loro alla ricerca di una li-bertà perduta, felice di sorridere alcanto di un usignolo, felice soprattut-to di non vivere tra atomi tristi rac-chiusi nel cemento, sotto questo tettofatto di foglie, sotto questo cielo az-zurro, c’è ancora spazio per me.

Massimo Perna

Se chiudo gli occhi

Segugista aquilano alla XXII Festa.

Segugi alla XXII Festa.

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Esistono due tipi di bosco: il bo-sco naturale, quello che si riproduce dasolo distruggendo le piante deboli equello artificiale creato dall’uomo perprodurre tronchi di legno. Il bosco,che si estende per km dalla Scandina-via agli Urali attraverso la Siberia finoalle coste asiatiche del Pacifico, è unorganismo delicato sempre più minac-ciato dalle piogge acide e dall’inquina-mento. Il bosco produce ossigeno eprotegge il suolo ed è ancora la basedell’economia di molti paesi, comequelli scandinavi, dove, attraverso iltrasporto lungo i fiumi (fluitazione), siricava legname usato come combusti-bile, per la carta e come materiale dacostruzione. Nei villaggi nordici, infatti,le case sono in legno sia perché è ab-bondante sia perché conserva il caloremeglio della pietra, come nel Medioe-vo si costruivano col legno gli attrezzidi lavoro, le case di poveri e ricchi, al-meno fino al Mille, si ricavavano lacciintrecciati dal tiglio o il tannino dallacorteccia della quercia, la frutta e lebacche dal sottobosco, il miele, la sel-vaggina. Era così importante che i si-gnori feudali imponevano una tassa, ilboscatico, per esercitare il diritto di farlegna nei boschi di proprietà comune.Le foreste erano anche riserve di cac-cia dove re e nobili cacciavano e rac-coglievano legname. Col tempo quelleproprietà furono recintate e le peneper i trasgressori erano severissime co-me ricorda una ballata inglese medie-vale che ispirò Fabrizio De Andrè nellasua Jordie dove si parla di un ragazzi-no condannato all’impiccagione peraver rubato dei cervi nel parco del re.Furono proprio le riserve di caccia (ades. quelle dei Savoia in Valle d’Aosta eAbruzzo) a diventare parchi comequello d’Abruzzo o del Gran Paradisoin Italia. Gli alberi furono anche a lun-go divinizzati come strumenti in gradodi legare i tre livelli del cosmo: le radiciaffondano nella terra in contatto colregno dei morti; il tronco con i vivi e irami con il cielo, gli dei. Nella civiltàcristiana c’è l’albero della Vita, che do-na la conoscenza universale; in quellagreca molti alberi sono cari agli dei (ilmirto a Venere, l’alloro ad Apollo; ipioppi sul Po piangono Fetonte..);presso i Celti i sacerdoti, i Druidi, sonocoloro che conoscono le querce. La

recinzione di pochi alberi segnalava lapresenza di una zona religiosa, comeora una fila di pioppi posti tra la chie-sa-cimitero e la strada evidenzia il pas-saggio ad un’altra vita, un distacco trail mondo terreno e ultraterreno.Il bosco mantiene inalterata anche unafunzione atavica: è ricettacolo di ani-mali selvatici, abitanti della selva, delbosco, per l’appunto, come ci ricorda-no spesso gli accompagnatori delle ga-re cinofile in collina che suggerisconoai conduttori di portare i cani nel boscose vogliono scovare. Anche nel Me-dioevo pullulavano animali come orsi elupi, pericolosi per greggi e uomini,che arrivavano sempre più spesso alleporte dei villaggi. Ma il bosco era an-che l’antistato già da quando i Romaniurbanizzati si contrapponevano ai bar-bari abitanti delle selve. D’altronde iltermine selvaggio indica chi non parte-cipa della civiltà e conduce una vita an-cora primitiva. Inoltre era nascondigliodi briganti e fuorilegge che attaccavanoe derubavano nobili e dame se osavanoinoltrarsi nel loro territorio, come ricor-da la nota leggenda di Robin Hood e laforesta di Sherwood.Il bosco era anche il luogo della morte-rinascita in quanto sede dei riti di ini-ziazione: i fanciulli venivano portati

nella foresta dove dovevano superaredelle prove per passare dall’adolescen-za all’età adulta spaventati dagli anzia-ni-stregoni vestiti con maschere orren-de: al loro ritorno il bambino non c’erapiù e il nuovo adulto poteva sposarsied era inserito nella comunità. Il ricor-do di tali cerimonie iniziatiche continuaa vivere nelle fiabe come quella cele-berrima di Cappuccetto Rosso salvatodal cacciatore, positivo aiutante delprotagonista o quella di Pollicino che,abbandonato nel bosco dai genitori,riesce a superare l’orco malvagio e ri-torna a casa ricco e felice. Anche glihobbit Pipino e Merry del famoso “Si-gnore degli anelli” escono cambiatidalla foresta di Fangorn dove Barbal-bero guida gli alberi contro Saruman,l’odioso stregone colpevole di avereabbattuto larghi tratti della foresta. In-fine il padre della letteratura italiana,Dante Alighieri, si perde nella selvaoscura, nel peccato, per morire comepeccatore e rinascere come uomonuovo durante il suo viaggio rappre-sentando non l’individuo particolarema l’umanità in generale. Probabil-mente ha ragione il poeta Caproniquando dice :”Se vuoi trovarti,… deviperderti nella foresta”.

Katia Tonello

Per fare il legno…ci vuole l’albero

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S tudi programmati sulla vitadelle api selvatiche non sono statimai fatti, né sul motore di ricerca diGoogle si trovano ricerche scientifi-che, ma solo osservazioni sulla rac-colta del loro miele presso popola-zioni di vari paesi del mondo e sevizifotografici che esaltano il coraggiodegli uomini cercatori e raccoglitoriche non aggiungono niente di più al-le nostre conoscenze,Lo scrittore russo- americano Asi-mov, descrive in modo mirabile lestrategie dei cercatori russi di api nel-la immensa taiga. Le mie osservazioni, condotte auto-nomamente, da quando bambino midedicai alla vita delle api selvatiche,non costituiscono ricerca scientificavera e propria. Mi si riconosca peròin esse la passione con cui mi ci so-no dedicato, annotando ogni mo-mento e ogni aspetto. Principalmen-te ora che le api selvatiche sono sullavia della estinzione e ogni ricerca ri-sulterebbe priva della materia prima ,le api selvatiche. In Italia praticamente non esistonopiù famiglie di api allo stato selvaticocapaci di sopravvivere oltre i mesisuccessivi alla sciamatura, perchéquelle api, che si trovano nelle nostrecampagne, provengono esclusiva-mente da famiglie di api domestichesfuggite agli apicoltori. Uno sciame che si allontana da un

apiario domestico, oggi come oggi,va alla ventura ed è destinato a mor-te sicura. In primo luogo perché por-ta in sé patologie proprie delle fami-glia di provenienza in secondo luogoperché una nuova abitazione, peridonea che sia, non potrà garantirela sopravvivenza della famiglia allavarroa il cui ruolo nella attuale situa-zione sembra quello di eliminare lefamiglie in difficoltà.Già da ragazzo la mia passione era lacampagna aperta, gli uccelli ,il fiumegli alberi gli animali selvatici, gli in-setti e tra questi ultimi in particolarele api.Come tutti i ragazzi conoscevo moltinidi di uccelli sugli alti pioppi, nidi dicornacchie e di gazze, di merlo e difringuello, di poiane e di corvi tra gli

strapiombi delle gole di San Venan-zio, dove passavo le mie giornate.. Individuai in quei tempi sulle rive delfiume Aterno un nido di martin pe-scatore e per ore ne osservai il ritor-no della madre al nido, sdraiato suun tronco di pioppo “piegato a bale-stra”,al di sopra appena delle acquedel fiume che mi scorreva sotto e midava la sensazione di navigare men-tre, per fermarmi, guardavo le spon-de, per poi tornare a navigare anco-ra e fermarmi subito dopo e ancoralasciarmi cullare. Le api nei tronchi vuoti che entrava-no e uscivano frettolose stoppavanoil mio cammino accorto, tra le siepi ele sponde del fiume. E lì restavo altrotempo, un po’ guardingo un po’ ti-moroso, ma di più curioso. E così pensavo alla loro vita nell’al-veare , alla cera, ai favi , alla regina. Ma quanta curiosità c’era in me che

non poteva essere soddisfatta ! Fu allora che chiesi ad un vecchiosaggio, come era la regina, come siriconoscevano i fuchi e quello conaria di chi le cose le sa mi rispose-- Ifuchi si chiamano pecchioni e sonoquelle api con le orecchie appese,mentre la regina …….. la regina èquell’ape più grossa con la corona intesta -, Passarono più anni primache ne vedessi una, ma non vidi maila corona in testa. Seguitai a osservare il volo delle apia cercarne con lo sguardo i nidi tra irami degli alberi, negli anfratti dellerocce, sui muri delle case. Da adulto, con la famiglia a seguito,individuai una famiglia di api su unalto leccio nel giardino di Bobolimentre ero in gita a Firenze. Ne indi-viduai sulle arcate dei ponti ferroviari

Le apiselvatiche

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e perfino nei cimiteri.Ma dentro il nido, oltre al miele, alleapi operaie, ai fuchi e alla regina nel-la loro intimità non ero mai andato:non ero uno scienziato e non andavooltre l’osservazione, era unica cosache mi era concessa. Ma in seguitoho ruspato dentro gli alveari selvaticicon pazienza, con delicatezza e misono reso conto che le laboriose api,non mi consideravano un intruso,non mi aggredivano. Occupate neiloro lavori, mi scavalcavano e corre-vano a depositare il polline e il netta-re, a costruire i favi, intente alla na-scita delle giovani api, all’alimenta-zione delle larve, erano quasi noncu-ranti della mia presenza. Ma notavo,con rammarico, che soffrivano pertanti disagi.. Al di sotto dei loro nidicrescevano fun-ghi e muffe d’o-gni genere, le pa-reti dei loro rifugierano spesso tan-to irregolari daoffrire sacche diinfestazioni, addi-rittura nidi di to-po e lunghe teo-rie di formiche eforcinelle. Le fes-sure e le feritoienelle pareti spes-so segnavano in-gressi di picchi edi predatori dimaggiore taglia. Di tanti nidi visi-tati, nella mag-gior parte nota-vo, in ragione dinove su dieci, cheerano soggetti al-la pioggia e al ge-lo e quindi non ingrado di affronta-re l’inverno, anche il più mite. In media la quantità di miele accumu-lato, non poteva raggiungere il ne-cessario per la sopravvivenza. Alquanto diversa era la situazionedelle famiglie che avevano trovato ri-fugio in qualche anfratto di roccia,nelle arcate dei ponti o nelle muradelle case, ma per tutte la vita eragrama, stentata, umida, soggetta alsaccheggio di mammiferi e uccelli edi altri insetti e dell’uomo stesso. Si parla dell’orso come uno dei ne-mici delle api, ma la letteratura ne hafatto il capro espiatorio, trascurandogli altri, se non quella utilitaria e spe-cifica per gli allevatori.

Oggi siamo arrivati al punto di averdistrutto, a mio modesto avviso, leapi selvatiche con le api domestichee nessuno presta attenzione al comesi è giunti a tal disastro. Ci stiamo interessando, ponendo inatto tante strategie scientifiche persalvare le api domestiche a fini pro-duttivi, e trascuriamo le api selvati-che che pur nelle avversità naturalisono giunte fino a noi, superandolunghi periodi di crisi, nel corso deisecoli, autonomamente, con la unicaarma della produzione degli sciami aritmo più o meno serrato senza maichiederci se quelle pratiche non sonodirettamente o indirettamente il se-gnale fisiologico della scomparsa odella sopravvivenza delle api selvati-che.

Nell’antichità, e i testi classici e la mi-tologia ci raccontano da Virgilio almitico Euristeo, come le api abbianosempre incontrato momenti felici einfausti e sono sopravvissute, mentreoggi assistiamo alla loro estinzione.Immancabilmente, ogni anno, assi-stevo al saccheggio umano degli al-veari, osservavo gli squarci profondisui tronchi di alberi secolari con ac-cette e scalpelli fatti dai saccheggia-tori e sentivo in giro racconti di botti-ni prodigiosi, scalate ardite per rag-giungere nidi stracolmi di miele. Se siandava nel vero a cogliere le confi-denze più intime si scopriva che sudieci famiglie di api distrutte con fu-

migazioni di zolfo non si raccoglieva-no che appena cinque chilogrammidi miele e che le famiglie dell’annone erano praticamente sprovviste. Fui un giorno invitato ,era il mese disettembre, a vedere il raccolto di fa-cinorosi raccoglitori un grosso cestostracolmo di favi con miele . Ebbi una sensazione di raccapriccioprofondo: avevano distrutto con lozolfo una ricca famiglia di api, men-tre avevano una covata in corso enelle cellette non c’era miele ma c’e-rano larve. Si giustificarono dicendoche si erano affrettati a saccheggiarele api per precedere altri eventualisaccheggiatori.Durante la ricostruzione dei pontiferroviari alcuni muratori lasciaronodei vuoti nei parapetti dei ponti ap-

positamente, pereventuali e futurisciami di api selva-tiche. Quasi perincanto nel giro dipochi anni queivuoti furono colo-nizzati, vi sono an-cora le inizial i ,scolpite sulla pie-tra di facciata, deimuratori. Ma daalcuni anni quei si-ti non vedono piùapi, in realtà peròsono stati gli ultimiad esserne privi.Ora mi vienespontanea qualcheconsiderazione dafare che esula pa-recchio da quellain voga in cuiesperti in materiadi api sono con-centrati nella ricer-ca di strategie per

la salvaguardia delle api domestiche,nella lotta contro la varroa,.la consi-derazione e la domanda che mi ven-gono spontanee sono: - la varroa è la causa della scomparsadelle api o è una conseguenza dellemanomissioni improprie fatte dal-l’uomo.?Supponiamo, per ipotesi, che la var-roa sia l’effetto , quale poterebbe es-sere la causa che ne ha scatenata lavirulenza?Proseguiamo nella ipotesi. Se le apisi sono salvate attraverso millenni,autonomamente e l’uomo con gli al-levamenti rustici, con ricoveri villici enaturali ha inciso marginalmente sul-

Riconoscimento al Professor Fasciani “per la capacità di farci riscoprire con i suoi scritti sensazioni ed emozioni che ci accomunano” .

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la loro vita endemica, ha contribuitonegativamente alla pari di altri feno-meni della natura, come una gelatain piena covata, come l‘afa estiva ela siccità, la varroa, il nosema, la pe-ste, la tarma e la pioggia ai disagi na-turali senza indebolire geneticamenteil prezioso insetto e l’ape ne ha sop-portato l’ingerenza fino ad oggi sen-za veder compromessala sua esisten-za e ha cominciata la sua regressionequando l’uomo ha attuato le sue stra-tegie per potenziare la produzione,che non sia proprio quello il momen-to che ha mandato in tilt il sistema alquale la natura non ha potuto più farfronte?I ricercatori si sono affannati nellostudio dei cambiamenti genetici dellavarroa e della sua velocità di adatta-mento alle terapie alle quali è statasottoposta in questi ultimi trenta annisenza mai pensare minimamente cheè l’ape che è stata indebolita nellesue peculiarità fisiologiche. Nessuno ha pensato che le api debolipossono essere la causa della diffu-sione della varroa ed essere all’origi-ne di un disastro naturale di vasteproporzioni che ha cominciato congli allevamenti e ha distrutto il piùcomune dei lepidotteri mentre rispar-mia vespe e calabroni e bombi e altriinsetti non di allevamento.I fuchi e gli sciami naturali prove-nienti oggi dalle api di allevamento,sono coperti fino all’inverosimile divarroe. Come i pidocchi sugli uominiindeboliti hanno costituito il contagiotra gli stessi uomini così la varroa di-struttrice sull’ape debole e fiaccatanella sua fisiologia, negli allevamentie divenuta la causa della distruzionedelle api selvatiche..

L’uomo,ha aiutato positivamentecon colture floricole la produzione dimiele, ma ci sentiamo di aggiungereche ha attuato alcune pratiche didubbia naturalezza. Ha prodotto scia-mi artificiali, ha alimentato le stesseapi con prodotti di laboratorio che,in pratica offrono agli apicoltori ab-bondanti raccolti di miele, ma posso-no risultare dannosi per le api. Noi sappiamo infatti quanta alimen-tazione,offerta da noi viene dall’apeimmagazzinata nei melari, come ri-serva per noi, e quanta per allevarele loro larve. Ipotizziamo che un buon 50 per cen-to finisce nell’alimentazione delle lar-ve, dobbiamo dedurre che quell’ali-mentazione per corretta che sia, dàmiele per il commercio, rende unmiele mancante di quelle sostanze vi-tali per le api giovani, tanto che noifavoriamo la crescita di api deboli e

modificate nella struttura di vita. In natura i pollini e i nettari sono ric-chi di tutti quei nutriceni utili alla cre-scita fisica di un’ape, senza di questile api risultano sembianti di insetti,prive di vitalità e incapaci di gestionedella autodifesa, risultano incapaci diriprodursi, di essere geneticamentevalidi. Accade loro come succede peri polli allevati in batteria che, alimen-tati con ottimi mangimi, sono capacidi ingrassare e aumentare di peso inbreve tempo, ma pronti a morire allosviluppo puberale. Così sta accadendo alle api domesti-che. Gli sciami artificiali, le alimenta-zioni con prodotti di laboratorio e leregine selezionate stanno dando ri-sultati eccellenti negli allevamenti ar-tificiali ma la loro azione suppongoche sia negativa per la salvaguardiadella specie. E credo fermamente che le api inde-bolite dalle pratiche “razionali” di al-levamento stiano costituendo il mor-bo che le porta alla loro estinzione eche la varroa non sia la causa ma lal’effetto di una pratica sconsiderata,oppure un tentativo di madre naturadi combattere le api deboli per altrecause ,come se la varroa svolgesse ilruolo della tarma della cera la tantodeprecata tarma che da solo e inmaniera naturale, distruggendo la ce-ra, nutrendosene, combatte la pesteamericana e quella europea. E le api selvatiche per le quali nonesistono strategie né presidi farma-ceutici non si tornerà a farle soprav-vivere, se ne esistono ancora, dopoaver salvato, se ci si riuscirà, le apidomestiche .

Aldo Fasciani

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Io ho paura di certi cacciatori edei cinofili snob, delle loro scelte det-tate da un criterio consumistico e dimoda: si privilegia l’apparenza, laquantità, l’opulenza e lo snobismo ascapito della normale paesana cultu-ra di provenienza. Le situazioni chele determinano: lo spettacolino in-concludente di una certa cinofiliaestrema e il malcostume delle armateBrancaleone, in seguito capirete me-glio. E’ un testa a testa nel quale chichiacchiera di più viene seguito dagliindecisi, e ti vengono proposte comescelte finali, se rimani fuori potrebbeanche essere di venire scambiato, co-me un grosso imbecillone. Qualcuno arrabbiato conta su di me,ormai per molti sono il loro vendica-tore; in effetti poi diventando vec-chio non sono più nè buono nè sag-gio, ma una belva feroce che fingesempre tutto. Io di notte, se riesco adormire, a volte ne ho paura, per viadi quell’intervento al cuore subito ecerti disagi prostatici, mi sogno distrozzare quei segugisti che aderisco-no a certi metodi, anche se per de-scriverli accuratamente e deprecarliho dovuto prima provare. Continuocomunque per chi mi considera unbuono, di farglielo biecamente crede-re. Mi sta capitando una cosa chedevo attribuire a quel che vedo: ho lasensazione valutando tutto quello chesta succedendo che non ce la faremopiù a tornare all’età segugistica del-l’oro: ciò nonostante non mi rasse-gno al fatto che non ci possano esse-re alternative. Le tragiche armate Brancaleone, so-stituiscono quelle un tempo definitecooperative di cacciatori, nascononel contesto moderno economico,stessi principi di prelevare, senzascrupoli di sopraffare, di arraffare etrascurare le regole persino le piùelementari, erano e rimangono in-fangati nel malcostume venatorio piùbieco. Sono così impostate: titolaredella tragica armata, non più un no-bile cavaliere, ma ci si mette il classi-co merlo di turno, inteso dal puntodi vista del patrimonio economico,

con ampio canile e possibilità, pron-to a sperperare i suoi denari, anchese stringendogli poi la mano, ti ac-corgi che gli manca una falange o undito intero: è la gloria conquistata sulcampo del lavoro. Come scrisseTheodore Zeldin in “Ambizione eamore”: è difficile scrivere sulle am-bizioni delle persone che no sonomai diventate molto ricche, che nonhanno fondato dinastie o impresedurature, e che hanno vissuto neiranghi piccoli e medi nel mondo de-gli affari, perché di loro si parla soloraramente. Ma il carattere di una so-cietà è profondamente influenzatodalla forma che assumono le ambi-zioni di tali uomini, e dal grado in cuiesse vengono soddisfatte o deluse. A

pilotare il tutto in un’armata Branca-leone, vi è sempre poi un’eminenzagrigia, più scaltro degli altri, grandecoordinatore nel fare funzionare que-sta macchina, soventemente quantifi-cabile in dieci o quindici cacciatori euna ventina o più cani, “segugi” si faper dire e per disonorarci. In quella che vado a descrivervi e chefrequentai, c’era il Giacomo “pansa”,non mancava mai un pansa ( pancio-ne) nelle armate Brancaleone, indivi-duo con ventrone a mongolfiera conuna terribile pressione ventrale: men-tre molti approfittano per liberarsi diuna bolla d’aria e cercano di far ru-mori non percettibili, lui scoreggiavaviolentemente e nell’euforia non siaccorgeva di aver lasciato un mortifi-

I cinofili snob ele armate Brancaleone

La cresima dei giovani segugisti alla XXII Festa.

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cante odore. Potrebbe essere una catastrofe, malui non è si mai rassegnato, ed è unapersona felice, nessuno però vorreb-be essere come lui e lui lo sa, eccoperché gli vogliamo tutti bene. Tragi-ca la coppia Bepi “cavaliere” e Nelo“ciuca” un Don Chisciotte e SanchoPanza, il primo laureato sfortunatosinistorso, al posto del cavallo Ronzi-nante portava da trent’anni una vet-tura NSU Prinz, detta la vasca da ba-gno, il secondo semi analfabeta eubriacone, maritato alla Maria osei(uccelli riferito proprio in quel sensomaligno) entrambi perseguitati dauna nuvola di scalogna senza pari. Sidiceva che spesso Bepi “cavaliere”confondesse e ne approfittasse dellaMaria “osei” scambiandola per la suaDulcinea, compagna nella realtà ine-sistente. Il Piero“busia” (bugiardo)qualcuno tentava di difenderlo affer-mando che era sistematicamente undepresso, un infelice, invece era unemerito bugiardo matricolato senzaattenuanti, vedeva e si inventava le-pri da tutte le parti, sostenne per an-ni di averne notata una accovacciataall’esterno della Basilica Palladiana,in piazza dei Signori in pieno centrodi Vicenza. Ma quando mai, cercava-mo di replicare, e lui allora via a giu-rare e spergiurare tirando in ballo fi-gli, moglie e genitori. Raggiunse l’a-

pice delle sue balle il giorno che ven-ne a raccontare della sua Lea Cokeraddestrata al riporto degli uccelletti:accortasi che stavano per arrivare leguardie venatorie, la stessa si preci-pitò nella cacciatora ed ingoiò rapi-damente i tre uccelletti di specie noncacciabile, lasciando intatti gli altri,salvandolo dalla eventuale multa.Non si fermò, da inguaribile fanfaro-ne aggiunse, che il giorno seguente,nel tentativo di occultare ogni prova,la sua Lea entrò a fare i bisogni nelgabinetto, situato nel garage una tur-ca per l’appunto, e non si dimenticòdi tirare lo sciacquone. Ricordo un’i-nafferrabile spia, misterioso signor Xche operava anche nelle armate ne-miche, non tanto misterioso e si puònominare il Nane (di nome ma nondi fatto) di cui non ci si poteva mai fi-dare, sempre pronto a vendersi e arivendersi al miglior offerente, ossiaa chi prendeva più lepri e dove simangiava e beveva meglio. Indimen-ticabile un faccia d’angelo, era il piùbuono e stimato della tragica compa-gnia, conosceva tutti, di nome Ginet-to“mesa” (il norcino) il cui compitoera quello di risarcire gli eventualidanni, provocati dalla masnada di ca-ni sciolti dieci e oltre. Sembra che le troppe armate Bran-caleone e i loro ausiliari, siano lacausa primaria dalle nostre parti del-

la scomparsa di una razza di polla-me, la “Gallina Padovana”. Il cattivointendiamoci, un certo Eugenio “ga-lera”, si vantava si essere stato nellecarceri di San Biagio, per aver pic-chiato una moltitudine di persone, inrealtà molti anni addietro venne bec-cato a rubar galline, e portato duegiorni in carcere, i più saggi non siservirono mai delle sue prestazioni,anche se alcune armate usarono ilcattivo, per atti di sabotaggio e terro-rismo, si capisce solamente di tipovenatorio. Tutta una serie poi checonta meno di soldatini cacciatori,delle prime domeniche, che si ricicla-no alle più svariate forme di caccia,si mascherano e presentano semprecon le mani alzate pronti ad urlare,“noi non abbiamo fatto niente”. Nonmi sono mai fidato degli esemplari diquesta specie, rapaci, trasformisti, ilcui obbiettivo è sempre lo stesso iltornaconto personale. Mi direte chesono tutti luoghi comuni: d’accordoma rimangono la verità, purtroppoqualcuno vorrebbe fare passare co-storo da segugisti. Non va dimentica-to che la legge “soprattutto quella delbuon senso nella caccia alla lepre”stabilisce il gruppo di tre cacciatori,accompagnati da una muta di 4 avolte massimo 6 segugi. E chi sono allora quelli che usano ilmetodo estremo, i cinofili puri: sonoi più pericolosi tanto per intenderci“snob”, sono coloro che hanno ap-pena incominciato e capiscono giàtutto di caccia e cinofilia. Così mi ca-pita che un segugista e cinofilo, miesalti la sua muta, parlandomi di fasi,classe, metodo e stile, facendomelavedere girare e rigirare, equivocandonella passata notturna, sistematica-mente a rintracciare le fatte della le-pre o più lepri, dichiarandolo lavoroesemplare, da manuale, “dico io: maquando mai”e alla mia richiesta, maquesti segugi non ci hanno fatto ca-pire da che parte sia andata a met-tersi la lepre, mi sono sentito rispon-dere: “alla fine Toni tu rimani attac-cato troppo alla tua cultura di prove-nienza, sei e rimani un vecchio lepra-ro”. Mistero della fede, della miaignoranza, veramente io non ci capi-

XXII Festa: premiazione di un concorrente.

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sco più un tubo, perchè spenderetanti soldi, fare tanta strada e faticaper ritrovarsi con soggetti che ti por-tano a fatte? La mia educazione miimpone di non andare oltre, e allorapreferisco assecondarlo, mi ritrovoad emulare il ruffiano adulatore, (Ilcorvo e la volpe “La Fontaine”) pervia di quel buon salame e bicchiere divino di cui dispone l’interlocutore. Micucco tutti i pedigree dei suoi segugi,ovviamente e naturalmente figli diproclamati campioni, e mi auguroconoscendo quegli allevatori che, igenitori tanto decantati fossero mi-gliori della loro prole, lo esalto e loesorto fingendomi d’accordo col suoconcetto di essere un cinofilo puro. Certi non si rendono conto che ilpercorso notturno della lepre nonpuò essere paragonato ad un lungo ediritto unico binario, ci sono le sta-zioni, gli scambi e riscambi, un grovi-glio di binari che, solo l’esperienza,l’iniziativa e la capacità di chi sa di-stricarsi, sa risolvere con certe astu-zie o da quella stazione non usciraimai.Se dormi non sali su nessun treno,rischi di tornare indietro da dove seipartito, sempre e comunque metodi-camente in pastura tra le fatte. Ma quale schema di classico metodoolfattivo e o teoremi dei miei stivali,non è questione solo di olfatto e teo-ria, cosa vai accostando se non seisveglio, astuto, mestierante, pratico-

ne, dove vai a parare? dalla partesbagliata, quando mai scoveranno ituoi segugi e non te la cavi, questoquasi sempre, e viene subito sera, ri-mani con la tua tanto decantata me-todica estrema teorica cinofilia pura.Secondo il sottoscritto, molti dei ci-nofili segugisti amanti delle metodo-logie standardizzate nei regolamentidelle prove, estremizzano in quelloschema: tendono a voler ottenerequello che non si può, e di quel me-todo rimangono complici attivi, su-bendone certe regole malefiche. Ri-

manendo senza saperlo esemplari diun’era e tipo di lavoro statale inutile,inconcludente, l’esasperazione delteorico in molte prove di lavoro rico-nosciute, esclude il pratico, troppospesso viene a mancare da parte deisegugi lo scovo della lepre, fase oelemento troppo rilevante. Parte dei cinofili segugisti, coloro chesi ritengono dei puri, si stanno fossi-lizzando, la soluzione sta in un certoequilibrio, mai estremizzazioni. Quale sarà allora il modo esatto, ilmigliore? Potremmo discuterne pergiorni interi, perderci nei meandridell’inutilità, di certi metodi o sche-mi, ma sicuramente il più sicuro eovvio, rimane quello dove il segugio,o i tuoi segugi scovano e poi riscova-no la lepre, quello che più li deve ap-pagare, la qualità del lavoro e la ca-pacità dei tuoi segugi e tua. Mi ha sempre lasciato addosso unsenso di disagio, quando ho provatoio a trasformarmi, per seguire certemode, in realtà credetemi, ho fattouna gran fatica e questa fatica mi hamodificato: sono diventato risentito ecattivo. E molto difficile prevederecome saranno i segugisti nei prossi-mi anni: eccovi la voce della stiva,molti sono nei confronti dei loro si-mili, troppo arrabbiati!

Antonio Cupani

XXII Festa: premiazione di un concorrente.

La consegna del VI Palio alla squadra di Sassari.

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Nell’ultimo numero della nostrarivista, l’amico Maurizio scrive, conla proprietà di linguaggio e la capa-cità di sintesi che gli sono propri, delmodo in cui i nostri segugi devono, odovrebbero, svolgere il loro lavoro.Cita giustamente l’accostamento,mediante il quale si dovrebbe giunge-re allo scovo o comunque, a far par-tire la lepre.Dico questo perché sempre più spes-so sulle nostre montagne la lepreparte ben prima che i cani le sianoaddosso.Parla soltanto di accostamento e discovo, non certo perché non cono-sce le altre due fasi, ma per focalizza-re il concetto che intende esporre,mancando pero’ in questo modo, diallargarlo per meglio analizzarlo.Non esistono due metodi di fare ilproprio lavoro per un segugio, notabene, per un segugio che lavori dasegugio.Parliamo della ricerca della passata,importantissima, fondamentale.Non dappertutto e non in tutte lestagioni il conduttore e’ in grado disciogliere i cani su di una pastura si-cura, pertanto, il bravo segugio do-vrà allargare tutt’intorno alla direzio-ne presa dal cacciatore, tornandoogni tanto a farsi vedere da lui, an-che per assicurarsi che non abbia de-ciso di cambiare direzione.Va’ detto che ci sono cani che, purcacciando in luoghi sconosciuti, han-no il meraviglioso potere di rallegra-re tutta la compagnia con i lorogioiosi scagni anche piuttosto lonta-ni, quando ormai ci si era quasi ras-segnati ad una giornata buca di cuilamentarsi al bar o con i dirigenti ve-natori.Cercare la passata, dicevo, accosta-re, scovare ed inseguire.Espletate con fortuna le fasi di acco-stamento e scovo, c’è poi da insegui-re, inseguire, inseguire.Tre volte, perché sui monti, special-mente per chi caccia da solo o,even-tualmente in due, se i cani si arren-dono ai primi falli, addio lepre.Questo lavoro, nella sua interezza,può essere fatto in un solo modo, daun segugio.Egli deve usare quello che madre na-tura gli ha dato: intelligenza, olfatto eprestanza fisica.In tutta le fasi del lavoro usa questedoti, nella misura in cui le possiede,

aiutandosi eventualmente con l’espe-rienza e la memoria.A proposito di intelligenza, se pos-siamo paragonarla a quella umana ,essa e’ divisa in tre tipi di comporta-mento: quello innato, quello cosid-detto da imprinting e quello di ap-prendimento.I comportamenti innati sovrintendo-no alla sopravvivenza e sono movi-menti complessi geneticamente de-terminati, presenti fin dalla nascita eorientati a un preciso scopo.Quelli da imprinting sono disegnatidal codice genetico ma si attuanosoltanto, al momento giusto, in pre-senza di stimoli adeguati.Se manca lo stimolo il comporta-mento non si attiverà.Classico esempio il linguaggio che, osi attiva entro i primi anni di vita,al-

trimenti si perde.Infine c’è il comportamento da ap-prendimento.Esso è legato alla funzione plasticadel cervello e prevede l’utilizzo dineuroni che possono essere struttu-rati in seguito ad una esperienza.Noi infatti ricordiamo le nostre espe-rienze perché alcune zone delle areecelebrali si sono ristrutturate in mododa comprendere la memoria di quelleesperienze.Se poi l’esperienza viene ripetuta ilricordo si stabilizza.Vi sono dei cani, splendidamente do-tati, che usano tutto ciò che posseg-gono e hanno acquisito, ve ne sonoaltri, meno fortunati, che si arrangia-no con quello che hanno.Ma il lavoro sulla lepre, fatto dal se-gugio e’ uno e uno soltanto.

A proposito di razze e di metodi

XXII Festa: premiazione di un concorrente.

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Puo’ essere valido, ma non necessa-rio, seguire passo-passo il percorsonotturno della lepre, (ammesso checi sia chi può attestarne l’esattezza)ma l’essenziale e’ che il cane faccia ilsuo lavoro seguendo l’usta, non cer-cando a casaccio o, come certuniamano dire “boschettando”.E’ certamente vero che i cani hannosviluppato un certo metodo di lavorolegato al proprio territorio, dal qualeanticamente non si spostavano,ed e’altrettanto vero che in una correntedi sangue determinata e non conta-minata prevale un certo tipo di ap-proccio al lavoro, avvalorato dal suosuccesso e trasmesso alle generazionifuture.E’ pur vero pero’ che un buon cane,senza andare a scomodare gli abusati“fenomeni” sa’ svolgere bene il suolavoro ovunque, mentre i mediocri,una volta confrontati con realtà edambienti diversi, evidenziano vieppiùi loro limiti.Perché mai non dovrebbero esserepremiati, eventualmente anche conl’abusata qualifica di eccellente, i caniche fanno bene il loro lavoro, benin-teso da segugi, quale che siano le do-ti preminenti usate per arrivare al ri-sultato?A parte la preferenza personale perdei soggetti che evidenziano un certoapproccio, totalmente soggettiva,non si vede perché si dovrebbe pe-nalizzare nelle prove di lavoro unacerta tendenza a favore di un’altra.Visto che avremo occasione di par-larne direttamente, mi spiegherai,caro Maurizio cosa intendi quando

parli, facendo permeare il tuo disac-cordo, del lavoro a ventaglio.Quanto e’ grande, in termini di metriil ventaglio formato da una muta peressere considerato tale?E, soprattutto, a quale fase ti riferi-sci?Perché, se in fase di seguita una mu-ta dovrebbe essere più o meno in filaindiana, nelle fasi di cerca ed, inqualche tratto di accostamento,maancora di più nella ricerca della pas-sata non si vede quale giovamentopuò dare una muta in fila indiana.Converrebbe in quel caso al segugi-sta risparmiare mangime e tribolazio-ni varie, mantenendo solo il cane da-vanti.

Per concludere, pensando alla cacciae non alle prove, che ne sono soltan-to una pallida sembianza, ciò checonta per un segugista e’ che i cani,lavorando come si diceva da segugi enon da cani da cerca, arrivino conun metodo da segugio, ma che può edeve essere individualizzato, al risul-tato.In natura, un carnivoro che non arri-vasse a catturare la preda, da solo oin branco, sarebbe destinato a mori-re di fame, quindi non procreerebbee la sua razza si estinguerebbe.Il cane è un carnivoro e, per nostrafortuna, il segugio e’ sopravvissuto.

Domenico Consonni

XXII Festa: premiazione di un concorrente.

Segugi alla XXII Festa.

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Da sempre mi piace il confron-to e la verifica, cerco riscontro nellemie esperienze da quanto scritto daimaestri del segugismo ma, sopratut-to, cerco di osservare e conoscerenel pratico il lavoro dei segugi sullalepre. Le occasioni non mi sono maimancate, attraverso le prove di lavo-ro e i tanti segugi di amici che ho vi-sto all'opera.Osservando quelli che vengono indi-cati come segugi completi ho notatoche sono dotati di tre grandi doti nel-la fase di accostamento: la fedeltà al-l'usta di passata, la padronanza diquesta, la determinazione al fine e ilpossesso di dette doti nel giusto equi-librio.E' fatto conosciuto che l'usta è l'odo-re che la lepre lascia al suo passag-gio e comunemente si identifica conla passata che inizia con l'incontro eprocede con l'accostamento fino alcovo e con la traccia che inizia dalloscovo e prosegue per tutta la seguita.In queste due fasi il segugio può es-sere fedele all'usta ma può essere in-fedele e cambiare da un'usta ad un'al-tra, da una lepre ad un'altra. Esserefedele significa credere, seguire quel-lo che fa un altro, ma per poter vera-mente seguire bisogna prima cono-scere. Il conoscere, il memorizzare èuna grande dote per il segugio. I se-gugi che hanno spiccata questa ca-pacità sono particolarmente bravi,soprattutto nella fase che parte dalla

pastura e si sviluppa con l'accosta-mento.Noi uomini non abbiamo nessunostrumento per verificare se il nostrosegugio passa da una passata adun'altra, specialmente se è all'operain una pastura frequentata da più le-pri. Siamo un po' più sicuri che l'ustanon cambia quando il nostro caneprosegue deciso in accostamento,ma, se non avviene lo scovo, e ci so-no dei lunghi falli la nostra certezzasi indebolisce.In fase di seguita è già più difficileche il segugio cambi traccia, a menoche non avvenga un lungo fallo conla presenza di altre lepri mosse. Piùfacilmente può succedere che il cam-bio avvenga dal sentore al visivo in-contrando una lepre a vista, ma que-sto succede anche ai segugi migliori.

Riprendendo le tre doti che comple-tano un bravo accostatore, vogliosottolineare la negatività che posso-no procurare se sono singolarmentepresenti in un soggetto.La fedeltà alla passata diventa difettoquando diventa innamoramento.Molti soggetti dimostrano un partico-lare attaccamento all'usta di passata,ne sono schiavi, mancano di quellapadronanza per potersene servireper lo scopo finale. Questi segugi so-no tanto innamorati che basta lorosolo quello: sembra che non cerchi-no altro, mancano della determina-zione al fine.Gli eterni pasturanti e quelli che purcapaci di defilare in accostamento, alprimo fallo difficile allargano e se in-contrano una nuova passata, torna-no ad innamorarsi dell' usta.

Accostamento,fedeltàe cambio d'usta

Segugi alla XXII Festa.

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Questo difetto in alcuni si ripercuotepiù gravemente anche in fase di se-guita: al primo fallo non risolto sipossono innamorare di un'altra pas-sata, trascurando il rientro.La seconda dote che, se prevalentepuò diventare difetto, è la padronan-za dell'usta di passata.Questa padronanza in certi soggettiè mancanza di fedeltà. Questi canidopo l'incontro cercano di tagliare lapastura e la passata, trascurandomolti passaggi. Sono i segugi che se-lezionano l'usta farfallando, trascu-rando il vero percorso della lepre cheè caratteristica basilare della cacciacol segugio. La terza dote che nondeve essere prevalente, è la determi-nazione al fine che è la lepre.Ci sono soggetti che dopo fatto l'in-contro, cominciano a cercare trascu-rando la passata, cercando la lepreanche dove non ha messo i piedi. Inquesto modo cercano lo scovo indi-pendentemente dall'usta incontrata.Questi “segugi” hanno le caratteristi-che dei cani da cerca.Gli esempi che ho fatto sono estre-mizzati.Ho avuto modo di notare che alcunidifetti appartengono a certi ceppi disegugi, altri difetti sono radicati in al-tri ceppi.Il segugio con le tre doti unite, fe-deltà, padronanza dell'usta, determi-nazione al fine, è quello completo.La dote della fedeltà dell'usta è legataa quello che la lepre disegna sul ter-reno al suo passaggio, quel filo cheporta al covo. Il segugio dopo unacerca incontra la passata, si accerta

che sia buona, e dà voce. Questa va-lutazione deve essere memorizzataper poter seguire la passata. Questafase di accostamento diventa classicaed entusiasmante se è fedele special-mente in alcuni punti, ai passi crucia-li fatti dalla lepre e perché questa fa-se sia decisa ed avvincente, deve es-sere svolta con padronanza dell'usta.Il segugio deve dimostrare di saperesempre dove è arrivato, deve ancheavere memoriz-zato l'usta per ri-conoscere il sen-so di perseguibi-lità.Il segugio che haqueste doti è unaeccellenza asso-luta. Padronanzasembra il contra-rio di fedeltà, main realtà è cono-scenza che gl ipermette di valu-tare l'usta e per-seguir la fedel-mente. Questo èil discernimento:dal passaggio piùvecchio al piùfresco, indivi-duando il sensodi marcia condecisione.La conoscenza

e la memorizza-zione del l 'ustapermette al se-gugio di supera-re dei fal l i , gl i

permette di essere fedele nel ricono-scerla anche dopo un distacco. Conquesto modo di accostare, un segu-gio è completo e concludente. La de-terminazione, che si può definire an-che col termine tenacia, è, come det-to, la volontà che il segugio ha di ar-rivare alla lepre. Se il segugio possie-de fedeltà alla passata e sa dominarei passaggi della lepre, non si fermadavanti a problematiche ambientali(poggia, secco, vento, ecc.). Questoavviene solo se possiede una grandetenacia e determinazione, al fine disfruttare ogni minimo sentore, senzaarrendersi. Questa ultima dote puòanche non essere spiccata, tende atogliere del classicismo al lavoro. Ame piace perché fa mantenere quellavolontà accesa nella ricerca della mi-nima passata. Questa volontà non mistanca e mi fa cacciare anche tutto ilgiorno.Tutti i bravi segugi per scovare abbi-sognano di questo tre doti, ma pochiabbondano in quantità ed equilibrio. Isegugi completi con queste caratteri-stiche sono rari, anche perché la se-lezione tende ad andare in due sensi,comunemente chiamati di passata edi iniziativa. Campioni ci sono ma cisono delle serie difficoltà a selezio-narli nel giusto equilibrio, le parolecerto non bastano.

Maurizio Dal Vecchio

Segugi alla XXII Festa.

Carmine Di Giammatteo di Luco Dei Marsi con la suacoppia.

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La società, agli inizi del 1900,era molto cambiata in tutta Europa,ma sopratutto in Francia. Nel lavoroe nella vita in generale c’era statauna radicale modifica. Ne fu parteci-pe anche la caccia. I grandi casatinobiliari nel frattempo avevano subi-to un forte appannamento, gli equi-paggi decimati, il popolo iniziava adalzare la testa e ad avere delle pro-prie esigenze con proprie scelte.Aveva finalmente per le tasche qual-che soldino per gestire persino leproprie passioni, ma non abbastanzaper sostituirsi ai suoi predecessori,perciò più piccoli i cani, più piccolele mute per una caccia più alla suaportata, con il fucile, sopratutto per-ché il selvatico serviva per il fabbiso-gno familiare. La maggior parte di questa societàera fatta di contadini, con poche esi-genze, ma grandi aspettative, espertie capaci nell’attività venatoria e nellascelta dei cani selezionati esclusiva-mente per il lavoro. Di morfologia sene parlerà più profondamente e det-tagliatamente alcuni anni dopo conl’avvento dei Club, successivamenteal 1930. La vera evoluzione dei Clubperò avviene negli anni 60, quandoquel tipo di società ne ebbe vera-mente i mezzi. La nascita dei Club garantisce primadi tutto la salvezza di alcune razze, senon della maggior parte, in fase suc-cessiva il loro miglioramento morfo-logico, quello attitudinale mai era sta-to in discussione, in caso lo ha resopiù omogeneo. Il lavoro prioritario èstato quello del recupero di tutti glielementi utili per ricostruire le razzee per costruirne il loro futuro, conciò che rimaneva, sicuramente spar-pagliato e anonimo. In quegli anni,appena dopo i due grandi conflittimondiali, credo abbiano avuto moltocoraggio e grande passione coloroche si sono presi la responsabilità dimettere insieme lo scarso materiale adisposizione, con poche risorse eco-nomiche, difficoltà di comunicazione,ritengo, sia stato un intervento eroi-co. La storia quasi sempre ci descri-ve il fine, non il mezzo, ma qui siamo

di fronte a personaggi che per fortu-na alcuni sono stati, altri ancora so-no di nostra conoscenza e possiamodire e scrivere ciò che loro stessihanno fatto sapere a noi. La miapassione è sempre stata la storia ingenerale e mi è servita per approfon-dire, in anni successivi, la nascita e losviluppo di alcune razze di cani, prin-cipalmente francesi. La caccia allapiccola selvaggina, per quanto ci ri-guarda e per noi è la più importante,quella della lepre. La caccia al cinghiale come la inten-diamo adesso, nasce molti anni do-po. La caccia alla lepre non ci donagrande materiale didattico, ma portaimportanti testimonianze. Se la cac-cia a courre con le grandi razze chia-ramente, meno aveva bisogno, alme-no in quel momento, di un forte in-tervento di un Club, per quelle di pic-cola o media taglia era indispensabi-le. Drammatica era la situazione inquegli anni, qualche razza non dispo-

neva nemmeno di un soggetto conpedigree, alcune, anche senza pedi-gree non furono presenti per anni al-le speciali, poco era il materiale emolto disperso in grandi distanze. Lacinofilia poco sentita, quasi tutti pen-savano alla caccia, poco alle razze,inversamente di adesso. La petit ve-nerie in fatto di cinofilia però è cre-sciuta moltissimo, mentre la grandevenerie ha la maggior parte dei cani,anche se di razza, belli, omogenei equanto di meglio si possa pensare,ancora adesso senza pedigree.La ci-nofila nell’ambiente del “Chien d’Or-dre” è poco sentita, si fanno grandifeste, grandi presentazioni di equi-paggi, grandi cacce, ma dalla cinofi-lia agonistica e dalla cinofilia in gene-rale sono assenti. Il materiale caninoinvece è immenso e lo è sempre sta-to. Il cane de petit venerie, contraria-mente al “Chien d’Ordre” è in manoda sempre ai contadini o al massimoalla piccola borghesia, i quali accetta-

La petit venerie

Muta di segugi porcelaine.

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Segugi & Segugisti

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no di buon grado ogni tipo di pubbli-cità che può donare loro un Club,soprattutto se emergente. In queglianni i proprietari dei cani inizianol’attività cinofila portando tutto il ma-teriale canino di cui dispongono percercare un miglioramento, ma ancheconoscenze e notorietà per poter ungiorno anche commercializzare qual-che prodotto. Questa è stata la fortu-na per molte razze. Sicuramente Ba-chala, Guillet, Rongeon, Doubin,Frappier ed altri di quel tempo, han-no offerto il meglio di se stessi, anchespeso di tasca propria, ma hanno tro-vato l’ambiente maturo e disponibileper raggiungere gli obbiettivi che orasono visibili a tutti. La piccola venerieporta con sé una grande storia, an-che se non completamente scritta, lastoria del popolo delle campagne,delle sue privazioni, del suo lavoro,della volontà di emergere. Poco aiu-tato dalla fortuna, ma che ha saputotrovare nella famiglia e nel lavoro re-tribuito prima, nella caccia poi, unoscopo e il suo futuro. Ricordo appena20 anni fà, il 19 luglio 1987, a Ro-chechouart, Francia, raduno naziona-le dietro al castello, sembrava il primodopoguerra visto nei film in Italia, po-vertà nelle campagne, pochi i canipresenti, molti con soggetti che vaga-mente rassomigliavano a qualche raz-za, il Presidente del Club era conside-rato come il salvatore della razza, dalquale bisognava carpire tutto il possi-bile, quando parlava lui o giudicava,non volava una mosca. Quando lo

spicher presentava i proprietari deicani, diceva il cognome e: arriva….dall’Ariége, dalle Landes, dalla Giron-de, dal Gers ecc.. un avvenimento ar-rivare così da lontano, momenti indi-menticabili per una cinofilia che hafatto subito dopo, passi grandiosi.Pranzo tutti assieme nel prato anti-stante il castello con i prodotti portatidai vari dipartimenti dai proprietaridei cani, una festa della convivialità,nella quale sono emersi grandi valoriumani e dove iniziò il motivo per ilnostro futuro.Siamo stati alla scuola francese permolti anni, abbiamo acquisito espe-

rienza e forti motivazioni per dimo-strare anche la nostra passione e lecapacità per presentare cani francesiin Italia bravi e belli come sono di-ventati i loro. Abbiamo lavorato molto con umiltà,con grande spirito di sacrificio, conla volontà di migliorarci e di migliora-re i nostri cani francesi, consapevolidi aver bisogno di consigli, di colla-borazione in particolare da coloroche queste razze le hanno costruite,rese famose nel mondo, razze diqualità, di classe, portando a se moltiestimatori italiani ed il motivo di co-stituire un Club anche in Italia. Suc-cessivamente, iniziamo a confrontar-ci, in esposizione con qualche sog-getto per tastare il terreno, abbiamoavuto sempre ottima considerazione,i rapporti sono stati sempre correttie molto amichevoli. Successivamentecon Incontri Internazionali a casa lo-ro e qui da noi, con incontri di altacinofilia, importanti per noi e certa-mente anche per loro. Personalmen-te ho avuto la fortuna di avviaregrandi amicizie, importanti e duratu-re, le quali mi hanno permesso diviaggiare per la Francia, toccare conmano e vivere emozioni uniche nellastoria dei più grandi di sempre. Que-ste esperienze le ho vissute successi-vamente anche con amici italiani eraccolto ciò che mi ha poi permessodi scrivere lo stupendo libro: “Leschiens courants”.

Giancarlo Raimondi

Muta di segugi ariegeois.

Muta di segugi beagle-harrier.

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Non è il titolo di una rubrica delTG, ma potrebbe esserlo. Un giovanespara su dieci ragazzini come lui e laterapia, secondo un noto opinionistatelevisivo, è che le armi devono esserecustodite in cassaforte. Ovvio che unacustodia più attenta le avrebbe resemeno accessibili, ma siamo sicuri chequesto ragazzo non avrebbe trovatovie e armi alternative per manifestaregli enormi problemi che aveva di cuinessuno si è fatto carico? Anche un cacciavite, un taglierino, unmartello, un’auto, un cane, un sempli-ce sasso o un bastone sono un’arma.E’ impossibile pensare di eliminare le“armi”, bisogna agire piuttosto su unasocietà sempre più strana dove l’averee l’apparire sono molto più importantidell’essere, e i valori sono il cellulare ei soldi in tasca che male non fanno,però…Seicento mila cani randagi vagano in-disturbati nel Meridione aggredendo euccidendo degli uomini e la soluzioneè …Già qual è la soluzione!? quellaimmediata non potrà che essere vio-lenta e a sfavore degli innocenti.Quanti, anche volendo, si prenderan-no in carica cani inselvatichiti, delusi edistrutti dai loro protettori? Un mioalunno ha detto che la legge è ugualeper tutti, ma non tutti sono uguali perla legge: che abbia ragione?In Italia si ha sempre più la tendenza a

chiudere la stalla quando i buoi sono giàscappati trovando espedienti spacciatiper soluzioni e giocando a rimpiattinocon le responsabilità. Il buon detto “pre-venire è meglio che curare” è cadutoormai in disuso nella pratica quotidiana,non per tutti, però, perché i cani deicacciatori devono avere il microchip,devono stare in piedi nella gabbia che liporta a caccia dove rimangono per unbreve lasso di tempo…Eppure la soluzione a lungo termine èlì a portata di mano:• educare al rispetto della natura, datoche la maggior parte di noi è anticac-cia nel senso che è contro i cacciatorie i loro fastidiosi cani, ma non esitaun solo istante a liberarsi di qualchealtro animale indesiderato. Per es.una signora, nota ambientalista, cheha minacciato querela perché i canine disturbavano il sonno alle 8.00, al-le 16.00 ha chiesto a mio padre sepoteva sparare a quei maledetti picchiche le rovinano in continuazione il ga-rage in legno!Ma questo non è che

uno dei tanti esempi.Le persone dovrebbe-ro essere educate alrispetto degli altri ani-mali o umani in mo-do che capissero cheil cane non è unamoda per fare ten-denza o accontentareil bimbo che se nestanca dopo due mi-nuti, ma un essere vi-vente che, se voluto,deve essere amato edi cui si deve aver cu-ra. Molto spesso, in-vece, l’educazionepassa attraverso il di-sprezzo dell’attivitàche viene consideratacontraria all’ambien-te, mentre ne è l’ulti-mo baluardo, l’attivitàvenatoria.• controllare che tutti

i cani siano dotati di microchip, per-ché questo rende più responsabili ipadroni che sanno di essere osservabilie rintracciabili. Credo che se i vigili ur-bani passassero per ogni casa a verifi-care la presenza o meno del microchipsul collo del nostro amico a quattrozampe metterebbero più multe cheper l’eccessivo uso di alcool sulle stra-de. Ma forse è più comodo fermare icacciatori ancora in auto e chiedereche tutti i cani siano fatti scendere dal-l’auto in piazza per controllarne il mi-crochip, come è successo ad un mioamico, a Padova! I controlli sono nonsolo giusti ma doverosi, però il rispettodelle leggi deve essere per tutti, nonper una sola e bistrattata categoria.• tenere i cani con cura e in custodia,che non significa maltrattarli, ma es-sere consapevoli che i cani sono essistessi una bomba ad orologeria, pron-ta ad esplodere se le condizioni in cuivivono sono estreme. Troppi cani, al-cuni anche di razze ritenute fino a po-co tempo fa pericolose, sono lasciatida soli, non ricevono le dovute atten-zioni e vagano per le strade e le cam-pagne, perché tanto quello è il mioterreno. Non si deve bastonare il ca-ne, ma biasimare il padrone! Non esi-stono cani cattivi, ma pessimi padroniche si prendono cani che non posso-no, non vogliono o non sanno adde-strare e curare! • responsabilizzare le istituzioni nonsolo perché facciano i dovuti controlli,importanti per la tutela di bipedi equadrupedi, ma perché agiscano intempo creando dei canili ben gestiti emettendo davvero i soldi stanziati a fa-vore dei canili negli stessi, non disper-si in chissà quanti rivoli o intascati. Sipotrebbe poi discutere se quella deicani nei canili sia davvero vita e nonuna lunga e immeritata tortura versola morte, senza affetto, senza cibo, avolte pieni di piaghe e di ferite inferteloro dai più forti, ma questo è un altrodiscorso.

Katia Tonello

Indignatospeciale

In attesa della sciolta ad una nostra gara.

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Segugi & Segugisti

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Vorrei tornare a percorrere unsentiero difficile, impervio. Vorreitornare a parlare del segugio dei no-stri nonni. Non per alimentare unfuoco che ai meno attenti potrebbesembrare spento. Però se si prestaattenzione al mormorio a volte an-che non proprio sommesso fra con-correnti, è evidente che il fuoco nonè ridotto a cenere ma arde ancora difiamma viva. Come dicevo torno sull’argomentonon per suscitare polemiche ma peresternare alcune riflessioni. Nell’as-sociazione “Segugi e Segugisti” chicome me pratica l’attività di espertoselezionatore nelle prove di lavoro,ha la fortuna di osservare al lavorotutti i cani presentati alle prove, sen-za distinzione fra soggetti iscritti al-l’E.N.C.I. e non. Poiché le batteriesono miste, l’opinione dei compo-nenti , sulle ragioni dei sostenitoridelle due razze di segugi è ben rap-presentata.Credo che per non creare confusio-ne sia conveniente dare un nome alledue specie di ausiliari, visto che“ogni scarafone è bello a mammasua” non mi sembra il caso di divi-derli fra belli e brutti, anche perchéin cinotecnia il bello non si collegaall’estetica ma alla funzione. Li chia-meremo dunque uno segugio italianoaccomunando le due razze, pelo rasoe forte, mentre l’altro, anche se inogni regione ci sono delle sostanzialidifferenze, lo definiremo segugio lo-cale. Mi rendo conto che l’argomen-to è ostico, ma lo statuto della nostraassociazione prevede che ogni cac-ciatore-cinofilo può cacciare con ilsegugio che preferisce, di conse-guenza il cane che ha scelto per cac-ciare lo può presentare anche alleprove di lavoro. Nella scheda di valu-tazione nella parte che comprende“conformazione e voce” il riferimen-to è il segugio riconosciuto dalla ci-nofilia ufficiale, ne consegue che ilcane locale viene fortemente penaliz-

zato. Anche quando completa lequattro fasi previste, tenendo semprecome riferimento lo standard di lavo-ro riconosciuto dall’E.N.C.I. e la suavalutazione nel lavoro svolto è alta,difficilmente potrà raggiungere l’ec-cellente. Al contrario quando il sog-getto presentato in prova di lavoro èmorfologicamente eccellente puòraggiungere con più facilità le massi-me qualifiche. Personalmente non ritengo correttousare come riferimento lo stessostandard per le due categorie di se-gugio, anche perché se il fine è lostesso cioè cacciare la lepre, in so-stanza le differenze morfologiche, distile e metodo sono evidenti. Gli ap-passionati del segugio locale si sento-no depositari della selezione fatta dai

nostri vecchi, e sentono la responsa-bilità di conservare e migliorare que-sto ceppo di segugio nato e costruitoper la regione in cui vive e caccia.Come dicevo sopra in cinotecnia labellezza estetica fine a se stessa nonha nessun valore quando non è lega-ta alla funzione, in pratica è bello tut-to ciò che in natura è utile al caneper sopravvivere. Negli ultimi anni lamorfologia di questi segugi è miglio-rata, nella maggior parte sono sog-getti armonici con angolature artico-lari giuste per la funzione, appiombicorretti , e giuste proporzioni fra levarie regioni anatomiche. Una carat-teristica comune a quasi tutti i segugilocali è la forma rotonda dell’occhioe la sua posizione frontale, con pig-mentazione scura ed espressione at-

Un passo avanti

Segugi fulvi ad una nostra gara.

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tenta e dolce. Il metodo di lavoro èclassico fino a quando l’usta e l’olfat-to lo permettono, poi la voglia discovare la lepre diventa una esigenzae prevale l’iniziativa, ne soffre l’acco-stamento che diventa sbrigativo e in-terrotto nella sua continuità. Ma que-sto comportamento è soggettivo vistoche in tutte le razze di segugio esisto-no individui di iniziativa. Mentre nellaseguita non ha nulla da invidiare anessun’ altra razza. Trovo giusto cheil segugio locale abbia un suo stan-dard, almeno all’interno della nostraassociazione, visto che la cinofilia uf-ficiale non lo riconosce, nonostante ivari tentativi. Segugi e Segugisti sullafalsa riga degli standard che descrivo-no i briquet francesi o i segugi scandi-navi, che delineano il cane senza en-trare in particolari, ma che danno co-munque una idea precisa di ciò che sivuole, lo dovrebbe fare. Credo che il riconoscimento di que-sto segugio non sarebbe un passo in-dietro per la cinofilia, ma al contrarioun passo in avanti, utile anche per ilsegugio italiano che avrebbe così unvalido avversario nazionale con cuiconfrontarsi. Da quando è comparsoil primo standard del segugio italia-no, ai nostri giorni, questo ausiliareha avuto la fortuna di incontrare sullapropria strada grandi cinofili chehanno lavorato prima per ricostruirlopoi per migliorarlo, rendendolo unodei più bei cani in assoluto per ele-

ganza, nobiltà e distinzione delle for-me, portandolo a diventare inoltreuno dei migliori ausiliari per il lavorosulla lepre. Dobbiamo comunque riconoscereche la sua diffusione sul territorio na-zionale è dovuta in gran parte alleprove di lavoro, dove abbiamo impa-rato a conoscerlo ed apprezzarlo.Mentre quello che ho definito segugiolocale, deve la sua fortuna ai nostrivecchi cacciatori che hanno saputotramandarci le sue doti, selezionando-lo per la caccia. Anche da qui nasco-no le differenze sul metodo di lavoro. Penso che se la nostra associazionefa un passo avanti nei confronti dellacinofilia e accetta questo ausiliareche io ho definito locale, ma che altrichiamano piccolo lepraiolo italiano,segugio dell’appennino, cravin pie-

montese, ecc… rispetta il lavoro fat-to finora dai suoi sostenitori senzapreoccuparsi troppo della cinofilia uf-ficiale, lasciando spazio di esprimersiai suoi difensori, e a questi segugi lalibertà di farsi apprezzare e stimareper quello che sono, soggetti che ba-dano al concreto. Come dicevo al-l’associazione Segugi e Segugistiverrà riconosciuto il merito di onora-re uno dei motivi per i quali è statacostituita.Quasi certamente questa mia richie-sta non troverà molti consensi, pro-babilmente non sarà nemmeno pub-blicata. Alcuni diranno “il segugiopuro è ottuso e poco sagace” altri:“non possiamo competere con caniche non sono segugi”. Io sostengo“proviamoci” il nostro ambiente habisogno di stimoli, e di novità. La no-stra associazione ha avuto il coraggiodi percorrere strade che sembravanosenza uscita, riuscendo a raggiungererisultati impensabili. Una scelta im-portante è stata quella di diventareassociazione venatoria, ora dovrem-mo dare una ulteriore spinta versotutti quegli appassionati e segugi lo-cali che lavorano con umiltà e impe-gno in tutta Italia, riconoscendonel’esistenza. Mi torna alla memoriauna frase letta in qualche posto, nonmi ricordo nemmeno l’autore ma di-ceva così: “non amare le cose perfet-te, ma rendi perfetto ciò che ami.”

Domenico Tonello

In attesa della sciolta ad una nostra gara.

Segugi ad una nostra gara.

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Segugi & Segugisti

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Si può ancora parlare di “Segu-gio e Segugista” nel significato che untempo avevano queste parole? E cioèdi una cacciatore col suo cane un po’remoto, paesano, stretto alle consue-tudini, pronto agli stupori e incertoper le novità cinofile moderne che lotrovavano sempre in ritardo? Oggi so-pravvivono ancora, atteggiamenti,modi di fare cinofilia che si distinguo-no da quella ufficiale, rimangono delleinflessioni locali? O tutti sono ormaimacinati dai grandi filoni segugisticinazionali: “Tutti cinofili di serie A”: ilsottoscritto rimane un anarchico en-demico, il gran segugio e il buon se-gugista esulano dalle regole, e rifuggo-no da queste grandi epopee che, “viinchioderanno a direttive pilotate dachi vi vorrebbe usare” Non sono il ri-cercatore di un’agenzia demoscopia,che scodella “tabelle della felicità” emagari scopre un post segugista (an-che se con un post davanti ormai sinobilita qualsiasi banalità). Sono uncronista che nella vita ha fatto un lun-go viaggio cinofilo venatorio in tuttaItalia e oltre, e ha annotato alcuniaspetti di cui si parla meno. Mi chiedoora se è più segugista chi pretende ditenere sempre banco, o lo è di più chiha ancora la grazia di ascoltare e distupirsi. Una cosa a ogni modo appa-re evidente: il sonnacchioso segugistae il suo segugio da qualche decenniosi sono destati, hanno avuto un’esplo-sione di vitalità, è un toro che si tiradietro buona parte del nostro mondovenatorio. Molti se ne sono accorti , siingolosiscono al nuovo fenomeno,moltiplicano aperture su questa rivolu-zione silenziosa che effettivamente haun po’ sconvolto. Mi auguro che questa forza si manife-sti anche nel tirar dritto, buttando soloun occhio svagato al tramestio che siè scatenato. Se questa seconda Italiasegugistica è passata in testa, è per-chè ha sempre ubbidito più all’ istintoche alle teorizzazioni, ha dovuto im-provvisare poiché non si caccia conun pedigree e per ritrovare quel segu-gio vecchio stampo, non si è lasciataanchilosare in nessun schema. Unocrede che i nomi siano qualcosa di im-

mutabile e definitivo? E invece sonooggetto di bricolage, obbediscono an-ch’essi alla diffusissima consuetudinedel “fai da te”. Ci riferiamo ovviamen-te ai nostri segugi: e prima del loronome, si può parlare addirittura delloro cognome,”segugista”, quello mo-derno della cinofilia riconosciuta e delpedigree, ma anche quello un po’ piùanziano ed esperto, il cui cervello fun-zionava più nel suo dialetto, la cuiusanza era di andar sempre al sodo, lalogica del prendere la lepre, che nelmoderno evapora come una medusaal sole e sanno un poco di tutto, men-tre noi vecchio stampo sapevamo tut-to su poco. Forse però qualcosa ab-biamo trasmesso alle nuove genera-zioni: “la concezione di amicizia”.Non dimentichiamoci dei magici mo-menti che ci uniscono, che finisconoinvariabilmente in autocommemora-zione, racconti di seguite Omericheche divengono delle Odissee per la le-pre, non si possono riassumere senzaappannarle e tramontano quando sistappa una nuova bottiglia di vino.Anch’io amo raccontare in questi in-contri, vi impongo queste quattrochiacchiere e non mi importa il giocoo la perfezione degli standard ufficialiletti e riletti, ma piuttosto il soggettosegugio, nella sua crudezza, quello checattivamente ama la parte piu spino-sa, entra negli anfratti, scruta i luoghipiu impensati a volte meno accessibili,senza pensare di voler ambiziosamen-te creare la cosiddetta opera d’arte, eda naif quale è, ama indirizzarsi versolo scovo della lepre. Poichè sono stanco di vagare o diva-gare nel mondo del classico, delle

prove di lavoro riconosciute, dove la-vorano senza ragionare, sempre a te-sta bassa così si attutisce la pena, stor-diti dall’inebriante odore delle fatte. Ecosì più ancora che dannarsi per sco-vare la lepre, ci si stordisce con un al-tro assillo: il lavoro classico “ben fat-to” e se non scovi la lepre: come puòessere un lavoro ben riuscito? Per se-gugi e segugisti di questo calibro, leprove della domenica devono per for-za rappresentare un giorno anomalo,quasi un incerto del mestiere, conta-giati dalla perfezione: allora per vede-re la concretezza dello scovo, rifacciodelle puntatine al passato nei dintornidel segugista ruspante. Mi ritrovo se-gugista della prima ora, così di fronte

Quattrochiacchiere

In attesa della sciolta ad una no-stra gara.

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Segugi & Segugisti

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a certe decantate da studiosi cinofiliperfezionistiche architetture, cerco discoprire in tutti i modi la loro identità,la loro funzionalità e, la mia poveramente, pressata dall’ignoranza, perquanto mi arrabbio, non riesce adaverne certezze da costoro, tanto me-no risposte esaudienti. Spesso per da-re un’immagine del mio segugismouso il verbo all’imperfetto, e finisco al-lora per parlare dei fieri uomini segu-gisti che mi hanno preceduto, e scavotra situazioni e personaggi di trenta oquaranta anni fa: dalle mie parti ilNanni, non avevala stoffa dell’eroe,era un semplice,dopo una vita tri-bolata, non spera-va più di tanto, ementre moriva dis-se al prete: “ po-veretto mi fai penacol tuo pater avegloria, per me è fi-nita non prenderòpiù una lepre”. Seiun puro di cuoregli rispose il pretee chi ti salverà dalparadiso? sì anar-chico te ne accor-gerai. Litigheremoinsieme per tutta l’eternità: è questo ilmio scherzo da prete. Cosa resterà diquesto segugismo, quasi solitario,compiaciuto di sé, quasi razzista, chebolliva e ribolliva come un denso bro-do di manzo? La mia generazione èabituata ai sapori ruspanti, alle coseconsentite dalle abitudini locali, la“poenta e osei” , all’ombra (bicchieredi vino), al “can da liore” (cane da le-pre) quello che la trovava veramente ete la faceva uccidere dopo averla inse-guita a morte, senza rimpianti semancava una fase o se non entravanello standart il suo comportamento.Raramente ci si imbatte in esseri cosìdrogati della loro passione per la cac-cia, come noi che pratichiamo quellaalla seguita, della nostra “autonomia”e lavoro nel selezionare poi l’ausiliarepiù redditizio e consono, e così candi-di nel vantarsene: ottimi elementi daincrocio per gli estenuati cromosominazionali.

Perché devo vivere questa ultima par-te della mia vita, in un’epoca che mimaltratta solo perché occupo lo spa-zio e il tempo, da cacciatore e segugi-sta vecchio stampo, mentre sui caval-cavia dell’autostrada si cerca di am-mazzare il tempo e possibilmente an-che esseri umani, con ben altro siste-ma: si calcola velocità e traiettoria del-le auto che sfrecciano sotto e si lasciacadere una pietra in modo che centriil parabrezza. Il giorno dopo si con-trollano i risultati sui giornali. Se il gui-datore se la cava solo con un mese di

ospedale tentativo fallito, si perfezionaallora la tecnica e si passa ad una pie-tra molto più grossa. Anch’io da ra-gazzo sono stato un teppista. Spacca-vo le chicchere di porcellana della cor-rente elettrica a fiondate, ficcavo ifiammiferi nei rari campanelli in pienanotte, mettevo un legno sopra le por-te d’entrata. Sulla grandezza di questolegno si discuteva coi compagni: seera troppo grosso esitavamo, e se poifaceva male davvero? La verità erache volevamo provare il brivido del di-sastro, avendo la certezza che non sa-rebbe mai accaduto, forse siamo rima-sti tali come uomini e segugisti. Che-rubini del teppismo e nella vita, eccocosa eravamo e siamo. I più crudelicatturavano la lucertola e poi con lalente puntata sulla testa aspettavanol’impercettibile filo di fumo. Perchéuna volta si uccideva per passatempouna lucertola e oggi si uccide un’uo-mo? Tento una diagnosi senza ricorre-

re al sociologo (e dando per scontatala tesi secondo cui i lunghi periodisenza le guerre si pagano con altrisfoghi di violenza e crudeltà). Non sto cercando attenuanti al teppi-smo, ma confermo ne esiste persinouno segugistico, ovviamente non cosìperverso, ma che non vorrebbe dartialternative, sto solo cercando di capi-re perché ultimamente i freni inibitorinon funzionano più. Aggiungereiun’altra cosa: il segugista moderno infondo si adegua alla realtà in cui vive.Il mondo di un tempo appariva anche

nel nostro campomeno vomitevoledi quello d’oggi: ilconfine tra lecitoed illecito eranoallora piu marcati,ora una vaccina-zione collettiva cirende più aridi einsensibili. Perdo-natemi se questequattro chiacchie-re, a volte esulanoe hanno un orien-tamento particola-re: limitiamoci esarà meravigliosoalla superficialitàed all’immediatez-

za, senza infierire e scavare in profon-dità. In tal modo, questo breve scorre-re del tempo ci apparirà più sereno eci consentirà di affrontare più volen-tieri la vita. Oggi alla morte e ai suoirituali quotidianamente teletrasmessi,stiamo facendo la stessa assuefazioneche ci è provocata dai tranquillanti. Vivere da fatalisti è un lusso perduto.Siamo lucertole cui qualcuno ha deci-so di bruciare il cervello con la lente.Detesto le definizioni ( che cercanosempre di racchiudere ciò che invecesfugge così a volte mi contraddico) manon mi dispiace quel concetto del miosegugismo che, rimane per molti lanostalgia di momenti accaduti un tem-po e altrove. Oggi molti eventi che ac-cadono nel moderno mondo venato-rio, sono spesso velleitari e miserabilianche se la nostalgia sarebbe fuoriluogo. Per questo il segugista devecambiare.

Antonio Cupani

Segugi, segugisti e preda.

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Segugi & Segugisti

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Riceviamo con richiesta di pubblicazio-ne, l'orazione funebre in memoria del-l’avv. Gildo Fioravanti in occasione delsuo funerale.

Non è facile, oggi, riuscir e aparlare al passato di un grande uo-mo che è stato e sarà sempr e, pertutti, un punto di riferimento ed unaguida. Lo sentiamo ancora qui, inmezzo a noi, vivo e vitale in tutto ciòche ci ha lasciato.L’avvocato FIORAVANTI rappresen-ta, “GRANDE TRA I GRANDI”, l’ul-timo cinofilo, cinotecnico, cinegeti-co, cinologo, allevator e, giudice diprove di lavoro conoscitore come po-chi di questo nostro cane che è il se-gugio italiano. La sua cultura, il suogrande intuito, l’abnegazione, l’au-dacia, la tenacia, l’intelligenza, e lasua lunga e irripetibile esperienzamaturata con l’assidua fr equentazio-ne della caccia lo immolano tra igrandi maestri del passato: “SOLA-RO, ZACCHETTI, CICERI”.Egli ha dedicato un’intera vita all’al-levamento ed alla selezione e se inItalia oggi esiste il segugio italianoda lavoro è certamente suo il merito.Riuscì in questa ar dua impresa soloperché per lui il segugio rappresenta-va il fine e mai il mezzo per raggiun-gere altri scopi meno nobili.Uomo di grande spessor e morale dionesta intellettuale e totale che nonaccettava il compr omesso, ha sem-pre messo al primo posto i rapportiumani, da grande maestro e divulga-tore quale era, riusciva a capire sì uncane in 5 minuti, ma in altr ettanti 5minuti capiva anche le persone.Noi siamo tra quelli che hanno avu-to la grande fortuna e l’onor e di po-terlo conoscere e di poter passar e

con lui tante bellissime, indimentica-bili giornate nell’immenso paradisodi Rascino.Lassù le gior nate erano dedicate al-l’approfondimento, all’insegnamen-to ed a lla cultura Segugistica, a l-l’ambiente ed ai rappor ti umani enoi tutti, assetati di conoscenza, at-tingevamo alla sua fonte inesauribi-

le. Ricordiamo ancora la telefonatain cui per la prima volta ci invitavain quella che lassù era la sua casa. Lì conoscemmo tutti i suoi amici chelui amava e rispettava profondamen-te. Da allora nacque la pr ofonda sti-ma e la grande amicizia che ancoraci lega. Non è facile immaginar e ilfuturo senza Gildo Fioravanti, lacontinuità ed il successo potrannoesserci solamente se, come lui ci hainsegnato, noi tutti riusciremo a per-correre con serietà la via da lui trac-ciata. Questo era ciò a cui lui tenevadi più e questo è stato ed è il suo in-segnamento.Crediamo che lui comunque da lassùcontinuerà a guidar ci compensandole nostre debolezze.CIAO GILDO, “GRANDE TRA IGRANDI”, ci piace immaginarti ne-gli immensi altopiani celesti insiemeai tuoi amati segugi, in una infinitaesaltante cacciata.

I Tuoi AmiciGino Monti e Raffaele Petrolati

Grandetra i grandi

Singolo di segugio italiano di Giuseppe Di Giannantonio, vincitore dellaTarga del gruppo cinofilo marsicano, in memoria di Gildo Fioravanti

Le figlie dell'Avv. Fioravanti alla consegna del trofeo e della targa

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Un altro grande amico se n’èandato. In punta di piedi, quasi in si-lenzio, da gentiluomo quale era,preoccupato di non infastidire e al-larmare molti suoi cari.Come tutti gli uomini di valore e diprofondi sentimenti, Galì non amavamettersi in mostra o proporsi. Per gliamici Galì, ma per la sua grande car-riera era l’avvocato Gallo Galileo, in-sieme ai suoi figli Giuseppe e Lucia-no Gallo.

La sua passione cinofila e venatoria,risale agli anni giovanili quando conenorme entusiasmo rinunciava alletradizionali vacanze per recarsi nelsuo paesino natio (Savelli) ed allena-re i suoi bravi segugi.Questa sua passione viene ereditatacon grande orgoglio dal suo caroamato papà Peppino Gallo, che haonorato la cinofilia segugista calabre-se sin dai primi del ‘900.La sua passione era per la caccia allalepre tradizionale, con i suoi cari edamati segugi rossi, lui faceva fede aigrandi decani segugisti italiani tra cui

Zacchini, Fioravanti, Zacchetti ed altri.Mi ha trasmesso questa sua grandepassione sin da bambino, attirato dalsuo modo di condurre e socializzarecon i cani; mi è stato vicino non sol-tanto nel mondo venatorio cinofilo,ma anche nei momenti di bisogno.“Sono certo che continuerai ad esse-re presente al mio fianco e semprevivo nel mio ricordo, ti porterò sem-pre nel mio cuore. Mi mancherà latua solita frase: “ME MO STATTIQUETU QUETU”.Ciao Galì,

Rosario Rizzo

Il ricordo di ungrande Amico:“Galì”

Anno 1978: l’avv. Galileo Gallo.

Cuccioloni ad una nostra gara

Segugi ad una nostra gara

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Segugi & Segugisti

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Ui era la necessità di adeguarel'atto costitutivo di Segugi & Segugi-sti a quello che oggi questa Associa-zione è dopo più di vent'anni di vita,così come vi era la necessità di ade-guare lo statuto a suo tempo pensatoper un'Associazione a dimensionimolto più contenute.Vi abbiamo provveduto, come ci era-vamo impegnati, tornando dal notaiocon riscritti gli obiettivi associativi edalcune regole per facilitare la presen-za sul territorio e rendere più snellala rappresentanza.Così, dopo tanti anni di nostro ap-profondimento di conoscenze sullalepre, abbiamo ritenuto rimarcare ilprincipio che la caccia alla lepre devesvolgersi nel rispetto della specie ri-correndo a metodologie che mirino aquesto obiettivo.Dopo aver, ogni qualvolta si manife-stava la necessità, scritto dell'impor-tanza per il nostro futuro di tutti quel-li che praticano la caccia alla seguitae non solo di quelli che fanno attivitàcinofila in senso stretto, abbiamo ri-tenuto porci a tutela oltre che di tuttele razze da seguita anche delle va-rietà esistenti.Dopo esserci fatti convinti che i si-gnificati correnti delle attività di “alle-namento” e di “addestramento” delcane da parte del segugista non sonopiù idonei ad esprimere la vera fun-zione del segugio, strumento unico diconoscenza della vita della fauna, ab-biamo indicato anche questo comeobiettivo associativo.Dopo aver con i fatti più volte opera-to in sintonia con il mondo agricoloed a sostegno dello stesso, abbiamoanche formalmente riconosciuto lasua importanza nella conservazione ediffusione della nostra attività com-plessiva.Quanto, invece, allo statuto abbiamoconsentito la costituzione di Sezionia dimensione diversa da quella pro-vinciale quando rispondono ad esi-genze, anche venatorie, di comunitàunite da usi, costumi, tradizioni, pra-tiche anche venatorie che diano ra-gione a conforme nostra organizza-zione sul territorio.Abbiamo, poi, dato rappresentanzadiversa alle Sezioni in Consiglio Na-

zionale, rideterminando il rapporto(un Consigliere ogni duecento asso-ciati anziché cento) consentendo peril Consiglio voto di delega ad altriConsiglieri per rendere possibile lapartecipazione anche alle Sezioni piùlontane dal luogo in cui, di volta involta, viene tenuto il Consiglio.E così altre, tutte ispirate esclusiva-mente ad efficienza e più correttarappresentanza.

Di seguito riportiamo per estratto ilnuovo atto costitutivo:L’Associazione non persegue fina-lità di lucro, opererà su tutto il ter-ritorio nazionale e sul piano inter-nazionale per il raggiungimento de-gli scopi istituzionali di tutela e va-lorizzazione della natura e dell'am-biente mediante:a) ogni più efficace azione per la di-fesa e la dif fusione del cane da se-guita in tutte le sue diverse razze evarietà;

b) ogni più efficace azione per la di-fesa e la diffusione dei seguenti sel-vatici da pelo: lepr e, cinghiale, vol-pe, coniglio, capriolo, cervo, daino;c) ogni più efficace azione, in parti-colare, per la difesa e lo sviluppodella lepre (lepus europaeus, lepuseuropaeus – europaeus, lepus euro-paeus transylvanicus) con particola-re interesse per la lepr e italica (le-pus italicus);d) ogni più efficace azione perchè lacaccia alla lepre si svolga nel rispet-to della specie, esclusivamente conricorso a metodologie e praticheche si propongano questo obiettivo;e) ogni più ef ficace azi one perchèl'uso del segugio, il suo allenamen-to ed il suo addestramento, sianodisciplinati da nor me che esaltino,sotto il pr ofilo etico e culturalequeste attività, operando per la suadiversa funzione di mezzo essenzia-le per la conoscenza della vita del-la indicata fauna;f) ogni più ef ficace azione perchè ilmondo agricolo partecipi a questoprogetto, nel convincimento chenon sia possibile, per il raggiungi-mento di detti obiettivi, pr escinde-re dallo stesso. Per quanto sopra l'Associazione or-ganizzerà convegni e svolgerà pr o-grammi rivolti sia agli associati, siaad esterni, per una loro formazionecinotecnica, per una lor o più com-piuta conoscenza della riferita fau-na, per la conservazione ed il mi-glioramento dei suoi habitat, percercare la nor mativa provinciale,regionale e nazionale che consentala massima espressione di detta at-tività istituzionale.

Segugi e Segugisti

Una nuovaveste per quello che siamo

VITA ASSOCIATIVA

Un bel cucciolone.

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“Il nostro Presidente Provin-ciale, Mariangela Pagos, mi hachiesto di far e il punto dello statodell'Associazione a livello nazionalee di riassumere poi lo stato dei rap-porti della nostra Associazione conle Autorità Amministrative della Re-gione e della Provincia.Comincio con lo stato dell'Associ-azione a livello regionale.Nel 2008 l'Associazione è ancoracresciuta di numero.Ben 726 sono stati i nuovi segugistiche in Italia hanno chiesto ed avutola nostra tessera associativa.Un numero enorme, anche impor-tante se si considera che questinuovi 726 segugisti vengono da og-ni Regione e che la maggior parteha fatto la nostra tessera associativanon tramite un amico ma dir etta-mente per posta.Sono 726 nuovi segugisti che sonovenuti con noi ev identemente per-ché credono che i principi che ci sor-reggono, i programmi che facciamo,le soluzioni ai problemi che proponi-amo, i collegamenti che teniamo,siano i più idonei a conservar e ed adiffondere la nostra forma di caccia.Ho avuto più volte modo di dire cheuna Associazione vale per quelloche dice o fa, non per il numer o disoci che ha, ma l'aumento che c'èstato è segnale chiar o che c'è condi-visione sulle nostr e scelte, che c'èfiducia e, diciamo pur e, anche sper-anza nei risultati, che non sempr evengono quando e come vorremo.Abbiamo costituito nel 2008 leSezioni di Viterbo e di Crotone.Stiamo costituendo la Sezione diRoma con conseguente nostra con-sistente presenza nel Centr o Italia,con le Sezioni esistenti di Fr osi-none, Rieti ed Abruzzo, un Centr oItalia segugista da cui ab biamomolto da imparar e, per la deter mi-nazione d i quei s egugisti i n quelloche vogliono, per una lor o visionedella caccia alla seguita ad orizzontipiù ampi dei nostri, una r ealtà cheha bisogno solo di esser e un pocoorganizzata per divenire un caposal-do importatissimo della nostraazione di espansione e raf forzamen-to.

Novara ed Alessandria sono altr eprovince che hanno chiesto, inquesti giorni, di operar e in manieraorganizzata con noi e così speriamodi poter esser e presenti anche inPiemonte.Tra i nuovi che vengono mi augur ovi sia anche chi ha voglia di pr en-dere il mio posto.Avrete capito come io sia un patitodella organizzazione e la voglia atutti i costi attuata.Senza una or ganizzazione seria siresta tagliati fuori da un mondo checorre e si rischia di sparire.Così come ci eravamo pr oposti l'an-no scorso, tutte le Sezioni dell'Asso-ciazione sono o ra collegate t ra d iloro e con la sede centrale, via inter-net.E così tutto l'impianto associativo èstato nel 2008 informatizzato.Non so pr oprio quale altra associ-azione sia a questi livelli, anche semi rendo conto che ci vorrà del tem-

po per digerire questo nuovo mododi operare.E per star e al passo con la r ealtà èstato deciso anche di adeguar e ilnostro a tto costitutivo ed i l nostrostatuto a quello che l'Associazione èoggi.Lo f aremo avanti notaio i l 2 f eb-braio prossimo.Essi non sono, infatti, più rispon-denti alle esigenze di una Associ-azione tanto cr esciuta, che oggi hatrovato un posto ben pr eciso nelmondo cinofilo, ambientalista e ve-natorio nazionale.Questo nostro modo di esser e asso-ciazione moderna ma ancorata a ivalori di un tempo, libera ma rispet-tosa delle pr erogative di altri e ri-conoscente quando qualcuno ci dà oconsente qualcosa, ha fatto calar enel 2008 l'attenzione su di noi dellastampa specializzata nazionale epure di molti dei Clubs che si pr en-dono cura delle razze da seguita.

Relazioneall'assembleadi Treviso

VITA ASSOCIATIVA

La consegna della targa alla squadra di Sernaglia (TV) vincitrice del campionato volpe 2009.

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Vengono apprezzati i nostri distin-guo rispetto ad altri e viene ri-conosciuta la funzione che abbiamo.E questo ci ha dato anche l'autoritàdi chiedere all'ENCI, che pure non èrimasta insensibile alla nostra attiv-ità, di determinare quando un cucci-olo di cane da seguita o da ferma di-venta cane da caccia.La risposta che verrà sarà lo snodoper svincolarlo dalla legge sulla cac-cia, conquista ancora lontana perl'insipienza di tr oppi, ma non im-possibile.Il nostro Presidente Provinciale eRegionale Mariangela Pagos, miobraccio destro e sinistro in tante op-erazioni ed iniziative associative, hafatto cenno all'incarico che ho r e-centemente avuto dall' ENCI stessodi rappresentare la cinofilia italianapresso il Minister o delle PoliticheAgricole.La cosa mi onora perché ritengo chequesta sia la massima carica che nelmondo della cinofilia può essere da-ta ad una persona.Penso sia il riconoscimento per unlavoro di tr ent'anni, fatto per solapassione, co sì come fanno coloroche insieme a me in questi tr ent'an-ni hanno operato e mi sono stati vi-cino.E' una carica che non coinvolge l'As-sociazione, né può coinvolgerla eche non è incompatibile con la miaPresidenza dell'Associazione fino aquando ci sarà.Io, però, non posso dimenticar e isegugisti di T reviso e fuori T revisoche in questi tr ent'anni mi hannosostenuto e, quindi, tutto quello chedi riflesso potrà v enire da questamia nuova esperienza sarà con curafatto nostro.Opererò nell'interesse di tutte lerazze di cani, senza privilegiar ne al-cuna, con un occhio di riguar do,però, a quelle da seguita tante voltebistrattate, ghettizzate, per ché ab-biano quello che è riservato alle al-tre razze da caccia e lo farò con lastessa determinazione e volontà diraggiungere risultati con cui ho fat-to il presidente dell'Associazione.Rapporto con la Regione VenetoSiamo delusi dei rapporti con l'Asses-sore Regionale alla Caccia..Ci pareva di avere inteso che egliavesse l'Autorità di muoversi e di op-

erare fuori dagli schemi della vecchiapolitica.Con questo convincimento l'abbiamocontattato più volte nel 2008, anchecon tutto il nostro Consiglio Re-gionale per proporgli di affidare ad ungruppo di tecnici, da individuare nellepersone più preparate in Regione epiù a conoscenza delle esigenze dellacinofilia venatoria, vuoi col cane daferma, vuoi col cane da seguita, diriscrivere le regole per andare a cacciacol cane.In Veneto la Cinofilia Venatorialangue anche per norme scritte dapersone incapaci o incompetenti, datrent'anni mai ritoccate.Riscritte le regole e raggruppate in untesto organico che poteva divenire undisegno di legge regionale, fior fioreall'occhiello di chi in Regione avessevoluto approfittarne, ci eravamo entu-siasmati, un po' troppo, per l'assensoche ci era stato dato dall'Assessoreche avrebbe dovuto formalizzare lanostra iniziativa.E, invece, siamo qui a vedere stravoltal'idea con la proposta della solita com-missione fatta dai rappresentanti delleAssociazioni Venatorie da cui non ver-rà niente di nuovo, visto che niente dinuovo le Associazioni Venatorie sonostate capaci di proporre in materia diuso, allenamento, addestramento,negli ultimi trent'anni.Ce ne dispiace, anche se facciamotanti auguri di buon lavoro al nostrorappresentante in detta Commissione,signor Claudio Bettello.Un diverso giudizio negativo dobbi-amo esprimere sull'operato dell'Asses-sore alla Caccia, con riferimento alcinghiale, un animale che la provvi-denza ha creato per conservare alsegugio il diritto di cacciare in mon-tagna e che non saranno certo gli as-sessori a togliergli.Non è passato in sordina il fatto cheal Convegno sulla gestione del

cinghiale, da noi organizzato, alcunrappresentante dell' Assessorato allaCaccia della Regione, pure invitato,sia stato presente, non fosse altro afronte della qualità dei relatori e delpatrocinio al Convegno di quattrodelle cinque Province in cui vi è pre-senza di detto animale, con la solasingolare autoesclusione di Vicenza.Sarà per deformazione professionalema io non evito il confronto con nes-suno se so di aver ragione.Ce ne dispiace visto appunto lo spes-sore tecnico dei relatori che ancoraringraziamo, così come ancoraringraziamo le Province che hannodato il patrocinio.E senza entrare nel merito dell'oppor-tunità o meno di consentirne la caccia(sarà il tempo a dire chi ha ragione enoi abbiamo molta pazienza), il fattoche l'Assessorato Regionale alla Cac-cia finga di non sapere che, di fatto, ilcinghiale in diverse Province comequella di Treviso, è già specie caccia-bile, solo che è riservato ai carabinistie non è concesso ai cinofili, cosìcome in ogni Regione d'Italia, ci dis-turba.Una discriminazione che noi non pos-siamo più tollerare e che chiediamovenga immediatamente bandita.So che questi sono giudizi molto duri,ma io ho il dovere da Presidente dimigliaia di cinofili Veneti di ufficializ-zare questa posizione perché si sappiaquel che pensiamo.Rapporto con la Provincia di TrevisoIl rapporto con la Provincia di Trevisoè per ora diverso, ma sono chiesto didire anche ai responsabili della stessaquel che l'Associazione pensa, su tem-atiche diverse, e ciò per onestà.Cominciamo con la lepre.Un anno fa, in occasione di questa as-semblea, il nostro Presidente Provin-ciale e Regionale Mariangela Pagosrivendicò ai segugisti il merito di aversalvato la lepre in Provincia con indi-rizzi operativi coraggiosi anche se im-popolari ed ha piena ragione.Ricorderete come, a fronte della nos-tra campagna contro le lepri di gab-bia, di parchetto o di recinto, ci siastato chi si è messo contro e comepiù di cento associati, che gravitavanoattorno a chi faceva affari e alle asso-ciazioni venatorie che li sostenevano,si siano allontanati da noi. E ri-

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corderete come di fronte ai piani digestione della lepre proposti da quelliche enfaticamente si qualificano tecni-ci faunistici, si sia dimostrato vincenteil nostro modello di gestione del terri-torio, messo in pratica in alcuni Com-prensori Alpini.Avessimo taciuto e non ci fossimo ri-bellati, saremmo di anno in anno acontare le lepri col faro e barare i datiper poter cacciare fino alla secondasettimana, anziché fino alla prima diottobre, come accade ove i piani sonoin essere. Oggi gli Ambiti, grazie alledimensioni (anche se non quelle danoi indicate) ed al notevole contributoche i nostri Associati danno per lagestione delle zone di ripopolamentoe cattura all'interno degli stessi, sonopraticamente autosufficienti..La Zona Alpi continua invece ad es-sere autosufficiente solo in minimaparte e ciò per le stesse ragioni percui un tempo non era autosufficientela pianura; le dimensioni dei com-prensori che si vuole, irragionevol-mente, a confini comunali, non con-sente alla maggior parte di essi di sot-trarre alla caccia superfici da cui attin-gere animali per integrare il rimasto afine caccia. Il ricorso alle lepri dell'estè un modo per affrontare il problema,ma non è la soluzione.Così come non è un modo per risol-vere il problema la creazione di ban-dite in Zona Alpi. A chi ha fame perinsipienza o perché è un fannullone,per usare un termine moderno, gli si

mette a disposizione canna e lenza,non gli si danno i pesci pescati da al-tri. In Zona Alpi bisogna premiare ivirtuosi, non gli incapaci.L'indicazione che sentiamo di dare al-l'Assessore alla caccia è quella di fa-vorire la costituzione di consorzi trazone Alpi e costringere la dirigenza diquesti ad individuare aree da sottrarrealla caccia e destinarle a zone diripopolamento e cattura dando van-taggi a chi vuole consorziarsi.Non si aspetti che l'iniziativa vengadalla base: anche le democrazie han-no bisogno di essere guidate.Campo di addestramentoIl campo di addestramento è unagrande conquista che abbiamo avuto.Nella nostra ottica doveva servire acoloro cui è inibito nei territorio ovecacciano, questa attività.Oggi è divenuto luogo di rifugiocinofilo per tutti e per detta ragione isegugisti sono culturalmente arretrati,perché la funzione di “allenamento”del cane che nel campo si pratica, so-pravanza in danno della conoscenzadel territorio e del selvatico con il caneche si possono fare solo nel terreno dicaccia di ognuno.Con riferimento a questo campo vi ènecessità di recuperare habitat per lalepre, perché mantenga la sua fun-zione di luogo di allenamento.Il mio convincimento è che le leprinon ci stiano perché le pasture sitrovano fuori dal campo e quando es-cono da questo si fermano dove

trovano alimentazione.Suggerisco ai dirigenti di provvedervi,come di pulirlo dalle mini lepri chedisturbano cani e lepri, occupando lospazio di queste.Deve, poi, essere trovata unasoluzione alla troppa persistenza digreggi all'interno che ancora distur-bano la nostra attività che è esercitatapagando un prezzo.Corsi per cacciatoriL'educazione del cacciatore è fatto im-portante, oggi non si può prescinderedalla conoscenza dell'animale che sicaccia.A noi pare, però, che in provincia sistia degenerando.I corsi sempre pensati per consentirela caccia con la carabina a sempre piùpersone, tendono ad una monocul-tura venatoria che non ci piace, per-ché in funzione chiaramente alternati-va alla cultura cinofila per cui questaProvincia era di riferimento.E ci dispiace che i cosiddetti “tecnicifaunistici” che ne sono i promotorivengano pagati per questi loro obiet-tivi. Invito quindi l'Assessore a porre laparola fine così come è stato fatto inaltre Provincie del Veneto.E ricordo da persona che scuola neha fatta che non è certo qualche oradi lezione a far divenire esperta o ca-pace una persona o possa qualificarladiversa da altre.Questione cinghialeLa Provincia di Treviso sa qual'è lanostra posizione.Che sia o meno convinta dell'opportu-nità di mettere in caccia il cinghiale,noi riteniamo che debba prendere piùnetta posizione vuoi su questo punto,vuoi perché la pratica attualmente inessere venga o meno estesa a coloroche vogliono attuarla con il cane.E chiediamo per essere creduta chedetta posizione venga pubblicamenteufficializzata per averci o non avercidalla sua parte.All'assemblea del prossimo anno fare-mo un consuntivo di quanto realizzatorispetto a quanto chiesto, che iSegugisti fortemente vogliono ritenen-do sia venuto il momento di un riequi-librio in Provincia dei rapporti tra di-verse forme di caccia praticate, maidimenticando che la cultura venatoriadi questa realtà ha nella doppietta acani esterni e nella caccia con il caneda ferma o da seguita le sue radici.”

VITA ASSOCIATIVA

Segugi ad una nostra gara.

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Non vi è piacere più grande perchi progetta ed organizza una manife-stazione del vedere il consenso cheviene dalla partecipazione.Questo Palio, continuiamo pure achiamarlo così, è un “fenomeno” cheva oltre ogni più rosea immaginazio-ne. Bastava essere qui stamattina alle06.00 per vedere una spianata digente da tutta Italia, mai vista nelleedizioni precedenti.E' una manifestazione che oltre allapartecipazione di pubblico ha anchequella di un numero sempre maggioredi Province concorrenti che imporràalcune restrizioni, se non vogliamoche ci sfugga di mano la qualità, chedeve sempre contraddistinguere le no-stre iniziative.Alcuni paletti lo mettono le cagne incalore che fanno disdire all'ultimo, co-me avvenuto anche quest'anno, chipartecipa, altri però li dobbiamo met-tere noi perché la rappresentanza del-le Province segugiste sia effettiva e chila esprime possa riportare nella pro-pria realtà quanto di utile ha acquisitocon la partecipazione.Ai nostri soci dico che questo entusia-smo è quanto troviamo in questi gior-ni anche attorno a Segugi & Segugistiche sta per costituire le impreviste Se-zioni di Parma, Roma,, Alessandria,Novara, a riprova di un consensosempre maggiore di persone attornoa dei principi e a degli obbiettivi chestanno sempre di più entusiasmando ilparticolare mondo della cinofilia segu-gista. All'Amministrazione Provinciale

che ci ha dato un contributo economi-co per affrontare i costi notevoli, alComune di Santa Lucia di Piave peraver concesso questa struttura e quan-to di logistico necessitava, ai Com-prensori Alpini agli Ambiti ed ai lorodirettori, a tutti coloro che hanno an-che nell'anonimato lavorato, va il gra-

zie mio e dell'Associazione. Un diversograzie per coloro che sono venuti dapiù lontano, agli amici di Sassari, diComo, del Canton Ticino, di Frosino-ne. Un arrivederci alla prossima edi-zione sempre che vi siano le condizio-ni economiche per affrontarla.

Alberto Filippin

V ITA ASSOCIATIVARelazioneVI palio

Il VI° Palio è stato vinto dalla pr ovincia di Sassari chese lo è conquistato con punti 137,5, con il singolo delsignor Moro Giovanni (ecc. punti 48 con il cane Iena,segugio maremmano), con il singolo del signor Pira-stru Gianni (ecc. Punti 47 con il cane tempesta, segu-gio maremmano), con la coppia del signor Ar ca Salva-tore (molto buono punti 42,5 con i cani Stellina e Sel-va, segugi maremmani).

Seconda si è classificata la pr ovincia di Cr emona conpunti 117, con il singolo del signor Orlandi Giuseppe(molto buono punti 39,5 con il cane Moro, segugio ita-liano), con il singolo del signor Bossi Luciano (buonopunti 37,5 con il cane Dora, segugio italiano), con la

coppia del signor Moretti Valeriano (molto buono pun-ti 40 con i cani Timba e Roma, segugi italiani).Terzo si è classificato il Canton Ticino (CH) con punti114 con la muta del signor Consonni Domenico (mol-to buono punti 43 con i cani Tina, T aro, Brando eGionny, segugi italiani), con il singolo del signor Co-razza Walter (molto buono punti 41 con il cane Michi,segugio bernese) con la coppia del signor DomeniconiGiovanni (suff. punti 30 con i cani Manito e Batu, se-gugi bernesi).

I numeri della Manifestazione:220 concorrenti, 53 batter ie, 700 segugi in gara, 20province in gara

RISULTATI

Palio: le Autorità della Provincia di TV e della Regione Veneto presenti.

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Segugi & Segugisti

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La decisione di tenere quest’an-no a Rascino in Centro Italia quellache impropriamente chiamiamo lanostra Festa annuale, è stata a suotempo sofferta. Molti temevano unflop per ragioni diverse.A consuntivo possiamo dire, senza ti-more di essere smentiti, che coloroche hanno sostenuto la scelta, chesono poi quelli che si sono fatti cari-co dell'organizzazione, hanno centra-to ancora il bersaglio, non tanto enon solo per quella grande parteci-pazione di segugisti che c'è stata inentrambe le giornate, ma per quellenuove conoscenze che non può nonaver fatto chi anche dal Nord Italiaha partecipato.Se si considera, poi, che, diversa-mente da quanto sempre accaduto ecioè la frequenza alla stessa delle fa-miglie, quella che si è tenuta a Rasci-no (RI) ha visto la partecipazione disoli segugisti, non è fuori luogo par-lare di imponente risposta all'invito diessere presenti, per far meglio inten-dere chi siamo ed in quanti comin-ciamo ad essere.Non c'era mai capitato di chiudere leiscrizioni alle nostre “gare” diecigiorni prima come accaduto nell'oc-casione dopo il completamento delle

venti batterie di concorrenti, ipotizza-te per cadauna giornata e dedicarequesti giorni ad invitare i concorrenti“amici” a lasciare spazio ad altri o aridurre il numero dei soggetti in gara.Avessimo avuto possibilità e disponi-bilità a trasferire a Rascino per duegiorni, con tutto quel che tanto com-porta, trenta “giudici”, avremo pre-sentato, senza difficoltà alcuna, tren-ta batterie di concorrenti.Ci ha aiutato il tempo bello, anchese la tramontana che a momenti nonci lasciava in piedi ha reso difficileper molti concorrenti con soggettipur ritenuti capaci, una dignitosapartecipazione in uno dei terreni rite-nuti più selettivi per il nostro segu-gio.

Commovente la cosiddetta “cresima”che ci ha visto riconoscenti verso i si-gnori Tonino Nazzicone di Trasacco(AQ), Di Maulo Alfredo di Frosinone,Di Cristofano Rosino di Sant'Anato-lia (RI), Luce Francesco di Sant'Ana-tolia (RI), Sergio Santucci di LucoDei Marsi (AQ), Carmine Di Gian-matteo di Luco Dei Marsi (AQ).Il ricavato dei premi offerti con tantagenerosità da ditte e associati messiin “lotteria” andrà alla famiglia delnostro associato ritenuta più offesadal terremoto.E' stato timidamente abbozzato unarrivederci ma l'applauso che ne èseguito conferma una volontà di ve-derci presenti anche nell'edizione del2010.

XXII festa:grandepartecipazione

VITA ASSOCIATIVA

Sabato 02/05BATTERIA n. 1 giudice: PARRANO LORENZOecc. p.ti 45 con: Chiara, Moraproprietario: Pelle Rizzierom. buono p.ti 40,5 con: Argo, Diana, Sara, Viennaproprietario: Pelle Rizziero

BATTERIA n. 3 giudice: GIOIOSI EDOARDObuono p.ti 34 con: Brio, Zar, Alba, Primaproprietario: Ghisleni Fabiobuono p.ti 37 con: Timba, Faro, Brilla, Kimproprietario: Zappa Giuliobuono p.ti 38 con: Diana, Brio, Dino, Meryproprietario: Paolelli Tito

BATTERIA n. 4 giudice: FRINGUELLO FRANCOecc. p.ti 44,25 con: Fiume, Brina, Zingaro, Leoproprietario: sig. Ippolito

BATTERIA n. 6 giudice: CONTRISCIANI GIUSEPPEsuff. p.ti 32,5 con: Dea, Arnoproprietario: Orlandi Ottavio

ecc. p.ti 44 con: Nizza, Nuvola, Nebbiaproprietario: Fischioni Francesco

BATTERIA n. 7 giudice: LIVRAGA MARIOsuff. p.ti 31 con: Reno, Giorgio, Alice, Minaproprietario: Dicinto Sergiosuff. p.ti 30 con: Kira, Rumbaproprietario: Gianfelice Enricom. buono p.ti 41,5 con: Ciro, Rumba, Diana, Zorroproprietario: Taraschi Armandino

BATTERIA n. 8 giudice: CAPERNA – DI LELIOsuff. p.ti 30 con: Giada, Sira, Stellaproprietario: Domenici Gaetanom. buono p.ti 39,25 con: Silla, Giulia, Billa, Gaiaproprietario: Domenici Gaetanom. buono p.ti 40 con: Vespa, Milùproprietario: Lappa Angeloecc. p.ti 45 con: Foca, Giada, Moretta, Assoproprietario: Pitotti Sergio

Risultati delle prove:

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Segugi & Segugisti

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BATTERIA n. 9 giudice: RECCHIA PASQUALINOecc. p.ti 47,66 con: Furio, Diana, Bruna, Lara, Chiara,Lisaproprietario: Petruccioli Giovanniecc. p.ti 49,5 con: Pluto, Miettaproprietario: Petruccioli Giovanni

BATTERIA n. 10 giudice: TONELLO DOMENICOsuff. p.ti 33,5 con: Reno, Aria, Nerina, Sofiaproprietario: Vagnoni Corrado

BATTERIA n. 11 giudice: NARDI VALTERecc. p.ti 44 con: Bruk, Dikproprietario: Filodelfi Augusto

BATTERIA n. 12 giudice: GOBBO – LUBAN nessun classificato

BATTERIA n. 13 giudice: MONTICELLI GIULIOecc. p.ti 45,6 con: Dora, Gilda, Moraproprietario: Del Treste Rodolfobuono p.ti 37,25 con: Elios, Sila, Diana, Zingoproprietario: Del Treste Rodolfo

BATTERIA n. 17 giudice: COLAISI CORRADO suff. p.ti 30 con: Lapo, Faggio, Verde, Moraproprietario: Semproni Angeloecc. p.ti 47,5 con: Selvaproprietario: Di Gianantonio Giuseppe

BATTERIA n. 20 giudice: DAL VECCHIO MAURIZIOm. buono p.ti 40 con: Alba, Doraproprietario: Giorgio Valentino

Domenica 03/05BATTERIA n. 1 giudice: CONTRISCIANI GIUSEPPEecc. p.ti 44 con: Elios, Sila, Diana, Zingoproprietario: Del Treste Rodolfo

BATTERIA n. 3 giudice: BATINI ANGELOecc. p.ti 46,6 con: Furio, Diana, Bruna, Lara, Chiara, Lisaproprietario: Petruccioli Giovannibuono p.ti 38 con: Pluto, Miettaproprietario: Petruccioli Giovannibuono p.ti 38 con: Lea, Lolaproprietario: Ghiotto Giovanni

BATTERIA n. 5 giudice: GIOIOSI RICCARDObuono p.ti 35 con: Chiara, Moraproprietario: Pelle Rizzieroecc. p.ti 44 con: Argo, Diana, Sara, Vienninoproprietario: Pelle Rizziero

BATTERIA n. 8 giudice: NARDI VALTERm. buono p.ti 39 con: Gina, Giottoproprietario: De Francesco Palmirom. buono p.ti 42 con: Inchina, Brina, Ciro, Vespaproprietario: Serandrea Massimo

BATTERIA n. 11 giudice: LIVRAGA MARIOecc. p.ti 46,25 con: Urlo, Ferro, Dea, Lillaproprietario: Ferracatena Santino

BATTERIA n. 13 giudice: SCIPIONI MAURIZIObuono p.ti 35,5 con: Giulia, Lillo, Roma, Selvaggiaproprietario: Santarelli Angelo

BATTERIA n. 16 giudice: TONELLO DOMENICObuono p.ti 37,6 con: Rudi, Puma, Alice, Boss, Gerry, Saraproprietario: Colella Cesare

Trofeo dell'Associazione Segugi & Segugisti in memoriadi Gildo Fioravanti assegnato a Pluto e Mietta di Petruc-cioli Giovanni, miglior coppia.Targa del Gruppo Cinofilo Marsicano in memoria di Gil-do Fioravanti, assegnata a Selva di Di Giannantonio Giu-seppe – miglior singolo.

Risultati Campionato Sociale:Campione sociale mute: Ciro, Rumba, Diana, Sorbo diTaraschi Orlandino Sez. Abbruzzo (AQ) – punti 84,5Campione sociale coppie: Roll e Furia di Bonan GiulioSez. Treviso – punti 95Campione sociale singolo: non assegnatoCampione sociale gruppo: Diana, Roll, Vespa di Dal Vec-chio Innocente Sez. Treviso – punti 76,66

VITA ASSOCIATIVA

La muta di segugi italiani di Orlandino Taraschi, vinci-trice del Campionato sociale

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Segugi & Segugisti

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N onostante qualche piccolapolemica, anche quest’anno si sonosvolte con successo le prove di lavo-ro in provincia di Padova senza dan-ni a colture e selvaggina. Per questoriteniamo necessario ringraziare iPresidenti e i Direttivi degli ambitiPD2, PD4 e PD5, gli accompagna-tori che tanto si sono prodigati per lariuscita della manifestazione e i pro-prietari dei fondi che hanno gentil-mente consentito la nostra “intrusio-ne” sulle loro proprietà. Tuttavia nonci nascondiamo le sempre crescentidifficoltà organizzative che incontria-mo per ottenere le autorizzazioni ne-cessarie da parte degli ambiti (l’ATCPD 4 per es. pone sempre maggioriostacoli nel fornire territori per le ga-re, nonostante sia comprovata l’in-nocuità delle stesse) e dei proprietaridei fondi. Essi sempre più spesso ve-dono nel cacciatore la figura del ne-mico della natura e non il suo tutorecome accade nella realtà e con osti-nazione oppongono il loro rifiuto ca-tegorico sebbene nel periodo di svol-gimento delle prove non ci siano col-ture in atto, a parte qualche piccoloterreno adibito ad ortaggi, finora maidanneggiato. Purtroppo non bastanole manifestazioni cinofile a far cam-biare parere, ma in parte possonoservire a riabilitare il tanto bistrattatocacciatore che è, contrariamente al-l’opinione comune, attento osserva-tore e conoscitore della natura e del-la fauna selvatica. Comunque tutto ilfaticoso lavoro è stato dimenticatodavanti alla luculliana cena socialesvoltasi a Rustega presso il ristoran-te “Papillon” ,di proprietà di un no-stro socio, il giorno 9 maggio. I resi-denti nella provincia di Padova, contessera regolamentare e qualifichesul campo vengono premiati dal pre-sidente Fabrizio Furlanetto in que-st’ordine:1. primi qualificati Selva e Lola, conpunti 127,5 (proprietario SettimoCanella)

2. secondi qualificati Lampo e Lillacon punti 117 (proprietario FrancoMomtemezzo)3. 3 terzi qualificati Naomi, Gina eNerina con punti 107,13 (proprieta-rio Loris Pavan).Il Presidente della sezione ringraziatutti quanti hanno collaborato alla vi-ta sociale della sezione fornendo so-stegno morale e materiale e si ram-marica che nessuno dei Presidentidelle varie associazioni invitate sia in-tervenuto per improrogabili impegni,dato che la discussione doveva verte-re su aspetti fondamentali per i segu-gi:- creazione di una zona di addestra-

mento cani sui Colli Euganei (nelparco).- allungamento del periodo di adde-stramento cani che i segugisti vorreb-bero far partire già dalla prima do-menica di agosto.Sono questi due argomenti che ai se-gugisti della sezione di Padova stan-no molto a cuore, data la scarsa pos-sibilità di addestrare i loro ausiliari,soprattutto i cuccioli. Fortunatamente l’allegria della seratae il brindisi finale hanno dissipatoqualche velata tristezza e …arriveder-ci all’anno prossimo!

Il segretarioGastone Pastrello

PADOVA:

Prove di lavoro

VITA ASSOCIATIVA

Segugi ad una nostra gara.

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Segugi & Segugisti

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“Nei giorni successivi al06.04.09, quando c'era necessità didecidere se disdir e o meno questoincontro, ho dovuto rifletter e sullanatura di quella che noi da sempr echiamiamo “festa”.Mi sono fatto convinto che questoincontro non ha per nulla le carat-teristiche di una festa nel senso let-terario e tecnico del ter mine e, do-po consultazioni con i r esponsabililocali, è stato quindi deciso per ilmantenimento di quanto avevamoda tempo pr ogrammato anche se,come vedete, con il lutto sul nostr ogagliardetto.Noi, infatti, non festeggiamo nien-te, ci diamo annualmente appunta-mento per il piacer e dello star e as-sieme, per il piacere di rinverdire ri-cordi, di scambiar e esperienze edemozioni.Facciamo, pure, per coloro che han-no fede, la Santa Messa in ricor dodei s egugisti che ci hanno l asciatoe, addirittura, ci fermiamo a ringra-ziare i più anziani tra di noi per es-sere stati di riferimento per color oche vengono dopo lor o a coltivar equesta passione. Considerato che questo nostr o in-contro non ha niente di festa, è sta-to mantenuto il programma per da-re una speranza a quelli tra i nostriassociati che hanno perso la casa eche vivono in una tenda o sono inlutto, pe rché anche i l r icordo d iemozioni e la speranza d'altr e futu-re può aiutare a vivere e superare latragedia.

* * *Abbiamo portato in Centr o It aliaquesto nostro XXII° incontr o per-ché abbiamo per cepito l'interessedei segugisti di queste r egioni allanostra Associazione e volevamo di-mostrare che siamo attenti a quelloche ovunque accade.Il Lazio con le Sezioni di Roma, r e-centemente costituita, di Velletri, diFrosinone, di Rieti, è oggi la r egio-ne d'Italia più organizzata.Non appena arriveranno a noi i se-gugisti di Latina, avr emo completa-to qui la nostra presenza sul territo-rio.Quello che più conta e che dà a noi

sicurezza di risultati è il fatto che adirigere queste Sezioni vi sono uo-mini determinati, dotati di caratte-re e di preparazione, tutti all'altezzadel compito che si sono assunti.Non solo, ma di positivo vi è pure ilfatto che i segugisti di questa r egio-ne come quelli d elle d iverse delcentro e sud Italia in cui abbiamoadesioni, sono venuti a noi non per-ché hanno l'acqua alla gola, perchésubiscono limiti o divieti, ma per-ché hanno intuito che la condivisio-ne di principi è fatto positivo inprospettiva e capace di far e da ba-luardo ad ogni possibile limite o di-vieto.A loro raccomando di sfruttar e almeglio questa prospettiva e di atte-nersi scrupolosamente alle dir ettiveche in più occasioni anche dalle pa-gine del nostr o giornale sono state

enunciate come collaudate.Ai segugisti dell'Abruzzo che forma-no, grazie ad un pr esidente intra-prendente, il gruppo più consisten-te dopo i l Veneto, r accomando d ipensare ad un'or ganizzazione sulterritorio analoga a quella del Lazioperché conta assai esser e in tanti,ma conta d i pi ù e ssere o rganizzatiin ogni provincia.Chieti, Pescara, T eramo devonoesprimere una lor o guida per ché ilpunto di forza dell'Associazione èla sua t erritorialità, i l s uo e sserestruttura organizzata sul territorioper dare risposte alle esigenze deisegugisti del territorio spesso diver-se tra provincia e provincia.Ai segugisti della Sezione di Cr oto-ne in Calabria, la più lontana tra leesistenti, che si dichiarano orgoglio-si di essere in una associazione con

Relazionedel presidentealla XXII festa

VITA ASSOCIATIVA

La coppia di segugi italiani di Giulio Bonan, vincitrice del Campionato so-ciale.

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Segugi & Segugisti

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valori da tutelar e, raccomando direstare testimoni, nella lor o realtà,di questi valori e di diffonderli.Il tempo darà loro ragione del lavo-ro fatto e non v'è dubbio della lor ocrescita. Ai segugisti delle altr e re-gioni del centr o e del sud d'Italia,sparsi ovunque ma senza un'or ga-nizzazione locale di riferimento,faccio invito a farsi parte attiva e adiventare protagonisti nelle singolerealtà, perché il piacer e singolo diessere nell'Associazione diventi pro-duttivo di ragioni per la diffusione eper la conservazione della nostraforma di caccia.Quel che però mi preme e mi inte-ressa oggi di dir e è che le dir ettiveoperative di oggicontinuano ad es-sere i n f unzionedel r ecupero diprincipi e del rag-giungimento diobiettivi concretida tempo enuncia-ti, ben lontani dainteressi commer-ciali, di partito, disingoli o di grup-pi, come invececon tristezza ve-diamo essere inassociazioni cheoperano quali pre-tesi nostri concor-renti. In questi vent'annied oltre di vita as-sociativa abbiamo,ritengo, dato pr o-va di corr etto edeciso operato. Noi, e me ne vanto,continuiamo a far e volontariato, atirare fuori dalle nostre tasche i sol-di che spendiamo per la benzinaanche per venire a questo incontroe per il pranzo di oggi.E non è poco se si considera che co-loro che dirigono l'Associazione, davent'anni così operano. Lo scorso febbraio abbiamo cambia-to in alcune parti il nostr o statutoperché era pensato per un'associa-zione di qualche centinaio di perso-ne, a dimensioni e operatività loca-le, non più rispondente a quellache è oggi Segugi & Segugisti,un'Associazione a caratter e nazio-nale con Sezioni oramai in ogni r e-

gione d' Italia (quest'anno abbiamogià costituito quelle di Roma, diParma e di Novara) e che si avvia araggiungere i tremila associati.Bisognava modificare lo statuto perdare la possibilità di aver e Sezionianche delle dimensioni di Ambito edi Comprensorio, per operar e poiall'interno di questi, c'era bisognodi modificare lo statuto per una di-versa rappresentanza delle Sezioniin Consiglio Nazionale, c'era neces-sità di altre modifiche anche per da-re la possibilità a gruppi cinofiliesterni esistenti o costituendi di af-filiarsi a noi per un raf forzamentoreciproco.E, poiché non riuscivamo a far e

queste modifiche con un'assembleacomposta dalla metà più uno deisoci, come prevedeva il vecchio sta-tuto siamo tor nati dal notaio e ab-biamo fatto quel che dovevamo fa-re.E, con l'occasione, abbiamo ritenu-to riscrivendo il nostro atto costitui-vo di meglio deter minare le ragionifondanti il nostr o stare assieme, leragioni della nostra vita associativa,del nostro essere come Associazio-ne, cercando di pr ecisare quel chein questi ventidue anni siamo dive-nuti, giorno dopo gior no: un'Asso-ciazione che c ertamente pone a lcentro del p roprio operato non i lsegugio ma il segugista con i pr opri

problemi che sono comuni a tutti,quelli di addestrare, allenare e usa-re un cane, ter mini nella lor o acce-zione corrente, ma pur e il suo sel-vatico per eccellenza, la lepr e, conparticolare interesse (e questa è laparte nuova) alla lepr e italica o ap-penninica, per la cui tutela stiamodandoci una specifica or ganizzazio-ne.E non solo.Ci siamo ancora impegnati co n ilnuovo atto costituivo ad operar eperché la caccia alla lepr e si svolganel rispetto della specie cioè facen-do ricorso a metodologie e praticheche si propongano questo obiettivo,come quella di lasciare al solo segu-

gio la sua caccia,quella che noichiamiamo cac-cia pura.Ed ancora: cisiamo impegnatinel nuovo a ttocostitutivo perogni più ef ficaceazione, perchél'uso del segugio,il suo allena-mento ed il suoaddestramentosiano disciplinatida nor me cheesaltino sotto ilprofilo etico eculturale questeattività, operan-do per la diversafunzione di que-sto cane, qualemezzo essenziale

per la conoscenza della vita dellanostra fauna.Ed infine: ci siamo pur e impegnatiper ogni più ef ficace azione per chéil mondo agricolo partecipi al no-stro p rogetto nel convincimentoche non sia possibile per il raggiun-gimento dei nostri obiettivi pr escin-dere dallo stesso.Questi nuovi contenuti fondanti so-no tanto importanti che li ritenia-mo meritevoli di riconoscimento,come t ali, anche dalle i stituzioni enoi stiamo operando per ché tantoavvenga quanto prima. E' questo il nostr o nuovo bigliettoda visita capace di aprir ci grandiorizzonti se, come sper o, e come

VITA ASSOCIATIVA

Il gruppo di Segugi italiani di Innocente Dal V ecchio, vincitore del Cam-pionato sociale.

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Segugi & Segugisti

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comincio ad intravvedere, emergeràdalle votazioni della primavera2010, una classe dirigente capacedi farsi portavoce ovunque di questivalori e di difenderli.Non dimentichiamo, però, che que-sto impianto associativo abbisogna,per realizzarsi compiutamente, digrandi cani da seguita, siano essisegugi italiani, segugi francesi, se-gugi slavi, segugi maremmani, segu-gi inglesi, segugi d'Appennino, equelli che si ritengono loro varietà.La nostra caccia vive solo se ci sonograndi segugi. La nostra pr esa diposizione a favor e della costituzio-ne a livello nazionale di Clubs spe-cializzati a tutela di singole razze dicani da seguita nel convincimentodell'esattezza del principio che “lamiglior tutela delle razze è raggiun-ta attraverso associazioni più spe-cialistiche che subentrano ad asso-ciazioni maggiormente generiche”,non è casuale o di parte.Bene fa l'ENCI a batter e questastrada perché oggi, oltr e il fumosempre abbondante, c'è, poco, mol-to poco, arrosto.Noi lavoriamo nella prospettiva del-l'auspicato sorgere di or ganismicomplementari, da un lato i Clubsche devono pensare a metterci a di-sposizione il miglior segugio, dall'al-tro Segugi & Segugisti che devepensare alle r egole perché il segu-gio possa operare al meglio ed ave-re un selvatico da cacciar e, mai di-menticando, come diceva il nostr ocaro Gildo, che il segugio deve esse-re il fine non un mezzo per ambi-zioni, guadagni e quant'altr o ognu-no di V oi ha visto in questi anni econtinua a vedere. Siamo testimonicon grande tristezza di conflitti traClubs e tra Clubs e l'ENCI.Con un segugio strumentale al po-tere, alle ambizioni di qualcuno, al-la gestione del business, usato, datroppo tempo ormai, per questi fininon si va da nessuna parte; con leassociazioni partito non si va danessuna parte.Se non sarà possibile da parte dicoloro che hanno autorità per farlo,riprendere in mano le r edini delcorretto operare, sopratutto nell'in-teresse del segugio italiano che piùdi altre razze mi par e allo sbando,coloro che hanno capacità abbiano

il coraggio di dar e vita ad un'auto-noma, diversa organizzazione per lasua tutela. I segugisti cacciatori chenoi rappresentiamo ne hanno estre-mo bisogno.Noi, s e c i s arà r ichiesto, possiamomettere a disposizione il nostr o im-pianto o rganizzativo, s enza i ntro-missioni o senza confusioni di ruoli,nel solo inter esse del segugio, dalmomento che, come detto, abbia-mo pensato ad uno statuto che fac-cia p revisione d i a ffiliazione a noianche di or ganizzazioni prettamen-te cinofile.E' questo il messaggio che mi sentoin dovere di lanciare, visti i consen-si che continuano a venir e alla no-stra Associazione ed all'autorevolez-za che essa, piano, piano, con la so-la forza delle proprie idee sta acqui-sendo a livello nazionale sul terr e-no di sua competenza che r esta ladifesa del segugista e dei valori dicui è portatore.Un'ultima riflessione, ma è la primanel mio cuore qui oggi.Di questo Altopiano, uno degli ulti-mi paradisi d'Italia, come indicavadieci anni fa, quando l'ho conosciu-to, un cartello del WWF, è stato so-vrano discreto, per più di ses-sant'anni, G ildo F ioravanti, che s a-rebbe stato tra di noi oggi, come miaveva promesso, visto che questoincontro l 'abbiamo deciso moltotempo primadella sua dipar-tita.Questo Altopia-no è stato dalui percorso inlungo ed in lar-go m igliaia divolte, lui, comedetto, sovranodiscreto, rispet-toso di tutti co-loro che aveva-no diritto ad es-serci, per r ealiz-zare quell ' im-mensa ricercasul lavoro delsegugio italianoche anche t ra-mite il nostr ogiornale è statadivulgata.Ognuno è libero

di condividere o non condiv idere isuoi indirizzi tecnici e le sue conclu-sioni, ma ognuno di noi non puònon sentirsi accomunato nel rispet-to di questo suo lavoro, unico in as-soluto.E sia consentito a me che sono sta-to suo allievo quando già ero avantiin età, di fargli omaggio con un mi-nuto di silenzio che V i chiedo man-teniate in piedi, per ché questo mo-mento diventi un omaggio e rive-renza collettivi. Da ultimo i ringra-ziamenti: ovviamente a tutti quelliche hanno partecipato e concorso,ma in particolare al direttore dell'A-zienda Faunistica Venatoria Vincen-zo Cianetti, al dir ettore dell'AmbitoRieti 2 Gianfranco Giannì, per lagrande disponibilità manifestata eper l'aiuto dato, a Bruno Petripao-lo, ai Pr esidenti delle Sezioni inte-ressate e coinvolte, alle Autoritàdella Provincia,e dei Comuni di Pe-trella e Fiamignano, ai pr oprietaridei fondi, a Maurizio, Mariangela,Ivana e Marisa, su cui ha fatto cari-co l'organizzazione.Spero che il saluto sia un arriveder-ci visto che, per tradizione, noi te-niamo due volte consecutive, nellostesso posto questo nostr o incontroperché l a s econda edizione s ia m i-gliore della prima.Buon proseguimento.

Alberto Filippin

VITA ASSOCIATIVA

La coppia di segugi italiani di Giovanni Petruccioli, vin-citrice del T rofeo dell'Associazione in memoria di GildoFioravanti.

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Q uesto scritto ha un unicoscopo: ringraziare i l Presidentedimissionario Cristofolini Claudio peril suo impegno durante i tre anni dipresidenza alla guida della Sezione“ZONA ALPI” di Vicenza. Tutti imembri del Consiglio gli hanno ri-conosciuto impegno e determi-nazione.L'annuncio delle sue dimissioni non ècapitato improvvisamente: già datempo sapeva che la sua salute ne-cessitava di un periodo di tempotranquillo e rilassato. Già oggi, dopoi dovuti controlli medici, Claudio èpiù sereno. Infatti lo si vede spesso agirare in compagnia dei suoi animalinei pressi della sua abitazione: tuttecagne segugie di gran pregio.Ultimamente a caccia ne utilizzasoltanto una, Jolly, cagna segugia,giovane, a pelo liscio che gli ha fattoassaporare grandi emozioni nellaRiserva Comunale Alpina di Gallio.Per la sua età è molto brava, ma an-che un po’ cocciuta; conoscendo poila provenienza del suo padrone(Trento) si può tranquillamente affer-mare “sic pater sic filia”. Scherzi aparte, non è facile trovare una per-sona così competente in campo ve-natorio.Claudio non perde una uscita di cac-cia; esce in compagnia di altri caccia-tori dello stesso Comune. Il suo fortenella caccia non è certamente la pre-cisione nello sparo; spara, sparaspesso, ma la selvaggina saluta e sene va allegra. E’ invece un ottimoconduttore di cani: riesce addestrarlie allenarli esclusivamente sulla trac-cia della lepre senza utilizzare metodistravaganti: insiste a frequentare lu-oghi e habitat della orecchiona.La Sezione “Zona Alpi” ha provve-duto in breve ad eleggere il sostitutodi Claudio nella persona di TestolinAntonio di Calvene.Tanti auguri a Claudio e ad Antonio.

Baù Orlandino

Segugi & Segugisti

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VITA ASSOCIATIVAALTOPIANO DI VICENZA:

Cambiodi guardia

Claudio Cristofolini con una bianca.

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Segugi & Segugisti

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Bella, elegante, aggraziata neimovimenti, si muove solo di notte eindossa sempre la pelliccia. Sembrala descrizione di una donna sedu-cente e misteriosa, ma quegli agget-tivi li avevo attinti dal vocabolarioper un'altra regina dell'oscurità: lavolpe.Molte favole non sarebbero maistate scritte, senza la presenza del-l'astuto animale che riesce a pren-dersi gioco del lupo, della cornac-chia vanitosa, di Pinocchio, e quan-do non ce la fa ad arrampicarsi sutralci della vite, afferma con nobiledistacco che l 'uva non le è maipiaciuta.Croce e delizia dei cacciatori, che leimputano la mancanza di selvagginasul loro territorio, e con questascusa prolungano le battute finoquasi a primavera. Non vorremo prendere le difese del-la signora in rosso, ma ci sembra in-giusto incolpare solamente il canidedella penuria dì selvatici. Non inten-diamo scomodare la scienza connoiosi discorsi sugli equilibri dellanatura per spezzare una lancia a fa-vore della volpe; anche perché nonabbiamo nulla a che spartire conVerdi e Ambientalisti. Pensiamosemplicemente che solo i cacciatoripossono salvare un'arte che affondale sue radici nella notte dei tempi.Come? Scegliendo in maniera ocu-lata la selvaggina per i lanci, e so-prattutto lasciando sul territoriodegli esemplari a fine stagione. Ri-cordatevi che i vostri cani sonocome maestri di musica e voi siete ilpubblico che assiste ai concerti.Senza gli spartiti, che giacciono peranni nei gelidi freezer, gli ausiliarinon possono suonare, e un'ora diquella musica vi nutre più di un in-tero anno a lepre e polenta.

Dopo questa breve parentesi ritorni-amo all'argomento iniziale. Quandola stagione venatoria sta per finire icacciatori di Lusiana organizzanodelle battute per ridurre il numerodei predatori. Succede spesso chefra la proverbiale astuzia della volpee il fiuto di cani esperti nasca unasfida nella sfida. Da qualche anno Furba e Barba,due femmine di segugio a pelo

forte, di proprietà di Renato Pozza,sono diventate il terrore delle volpiche scorazzano nelle valli coperte dirovi che scendono verso la pianura.Fra i cani, che lavorano in coppiasotto la direzione del padrone, e iselvatici, si gioca una partita a scac-chi fatta di mosse e contromosse.Spesso succede che siano i selvaticia perdere, come si vede nella foto.

Renzo Cappozzo

V ITA ASSOCIATIVAALTOPIANO DI VICENZA:

Cani e Volpisull'altopiano

Da sinistra a destra, Rossi Antonio, Ronzani Francesco, Frello Danilo,Pozza Andrea, Bonollo Renato, Rizzolo Luigi, Pozza Renato con le cagneFurba e Barba.

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Segugi & Segugisti

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Lusiana, il davanzale dell'Altopi-ano dei Sette Comuni, la si incontrasalendo dalla grande pianura rac-chiusa fra i fiumi Brenta e Astico. Unterritorio dalla forma triangolare,montagnoso ed impervio, che affon-da la sua radice più acuta nel puntoin cui il torrente Laverda incontra lapianura. Noccioli, carpini, castagniselvatici ed arbusti, coprono i crinaliche salgono verso l'Altopiano fino aisette - ottocento metri, dove si es-tende faggeta ricamata da macchie diconifere che si espandono inprossimità delle vette. Una parteconsiderevole del territorio è adibitoa malga per l'alpeggio estivo deibovini. Un paese che ha vissuto sullapropria pelle gli orrori dell'ultimoconflitto. Una terra che ha visto mol-ta sua gente emigrare per uscire dal-la miseria lasciata in eredità dallaguerra.I pascoli alpini e i prati coltivati allimitare dei boschi, costituiscono unhabitat ideale per la fauna stanziale emigratoria.La caccia è cambiata profondamentenegli ultimi decenni, e non in meglio.Del resto non poteva essere altri-menti,perché le nuove tecnologie ap-plicate all'arte venatoria hanno ildenaro come obiettivo finale e quindinon portano nessun miglioramento.Tecnica, tecnologia e organizzazionerendono innaturale e artificiale qual-siasi forma di caccia. Purtroppo sidecide tutto dall'alto con logica erazionalità, ma la caccia è passione epoesia. La caccia agli ungulati,camoscio, capriolo e muflone si pi-anifica in primavera. Si decide quantie quali capi saranno abbattuti e adognuno di essi è abbinato il nome diun cacciatore. Non c'è ne è per tutti,quindi i fortunati saranno scelti conregolare sorteggio La definisconocaccia di selezione. I soci della riser-va si sono adeguati ma voi pensateper un momento ai vostri vecchi.Quei personaggi mitici che andavanoa caccia col fucile a bacchetta e uncane che sembrava incrociato concapre e pecore. Provate ad immag-inare la loro reazione se invece del

sacchetto del tabacco e la pipaavessero dovuto andare a caccia conpenna, documenti e segretario al se-guito. lo penso che avrebbero piantoe smesso di andare a caccia. Questosuccede nella riserva alpina di Lu-siana, ma anche negli altri Comunidell'Altopiano le cose non vannomeglio.Come se non bastassero leggi e leg-gine sempre più nuove e restrittive cisi mettono anche i cacciatori a peg-giorare le cose. L'invidia si trasformain rancore e genera una velenosacompetizione che ha il solo risultatodi distruggere l'oggetto del desiderioin tutta la riserva. La decadenza pro-gressiva della caccia in montagna ciha lasciato solo la lepre per contin-uare a sognare, perché rovinare lostupendo rito della muta di segugi chiinsegue il magico roditore?L'assurda gara a chi ne abbatte di piùfa sì che ogni anno le lepri s iesauriscano.Per la stagione successiva bisognaimmetterne di nuove, costosissime ecol rischio di non trovare nemmenoil numero di capi liberato. In nome diquel la sf ida nondichiarata fra com-pagnie, ogni anno ilterritorio è ripulito daiselvatici.Mi ricordo del vecioMissaja che, prima diuscire da casa coi fu-cile, diceva alla Lussia(sua moglie), pareciala tecia ca vo tore onconejo. Nelle sue bre-vi battute egl i nonalzava mai il fucile sela lepre non superava

i tre chili. Dante del Fren, suo genero, richia-mava il cane a metà stagione se siaccorgeva che l'animale seguiva latraccia di una lepre femmina.A quei tempi si cacciava anche permangiare, oggi i capienti freezer di-ventano gelidi cimiteri di lepri, becca-cce, che aspettano troppo e, a volte,finiscono nei cassonetti dell'immon-dizia.Questo scempio avviene perché lepossibilità economiche hanno spintotroppa gente a prendere in mano unfucile.Un contesto drammatico e reale, incui sta naufragando anche quellaparte di mondo venatorio che in au-tunno aveva resistito alla lusinga ef-fimera del recinto.Dispiace per quei pochi cacciatoriancora innamorati. Quelli che dopotanti anni non riescono a dormire lanotte della vigilia. Quelli a cui l'e-mozione impedisce di respirare du-rante il concerto della canizza. Dispi-ace perché la loro razza sembra or-mai destinata all'estinzione.

Renzo Cappozzo

ALTOPIANO DI VICENZA:

Caccia alla lepresull'Altopianodei Sette Comuni

VITA ASSOCIATIVA

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Si sono svolte nel mese di feb-braio due prove di lavoro, una acinghiale e una su lepre, che vi pro-poniamo in cronaca.Gara cinghiale La prova di lavoro sucinghiale, riservata alla sola classemute, organizzata dalla sezioneProvinciale di Frosinone il 7-8 feb-braio 2009 nel recinto di S. Oliva aPontecorvo (FR) è andata al di làd’ogni più rosea aspettativa.Questo è stato il primo raduno delgenere organizzato dalla sezione diFrosinone e credo anche il primo inassoluto organizzato dall’Associ-azione Segugi & Segugisti; visto ilbuon esito della prova è forse il casodi dire: se il buongiorno si vede dalmattino siamo senz’altro sulla stradagiusta.C’erano tutti i presupposti per labuona riuscita della manifestazione:vuoi perché a giudicare la provasono stati chiamati personaggi diprimissimo piano nel mondo delsegugismo come Barbanera, Dami-ani, Natali; vuoi per i premi messi inpalio dagli organizzatori, uno splen-dido trofeo e un cucciolo di segugioGriffon Vendèen proveniente dall’all-evamento di Doriano Damiani.Alla luce di quanto messo in campoera inevitabile una partecipazionemassiccia di concorrenti, e per com-pletare l’opera un pubblico accorsonumerosissimo che ha seguito con

interesse la prova nonostante l’in-clemenza del tempo. La vittoria finale è andata a Zaccarel-li Gianfranco che ha gareggiato conuna muta di Griffon Bleu e si è ag-giudicato il trofeo e il cucciolo messiin palio dalla sezione ProvincialeSegugi & Segugisti.Purtroppo c’è da registrare come delresto capita nella maggior parte deicasi, quando le cose vanno per ilmeglio, che compare qualche per-sonaggio, chiaramente appartenentead altra associazione, che cerca discreditare con ogni mezzo l’organiz-zazione.Trova in momenti come questi lagiusta collocazione un detto che unnoto personaggio della TV è solitoripetere in circostanze simili: “Lamamma dei cretini è sempre incinta”ed eccola pronta a partorirne unoper l’occasione, che forse pilotato a

dovere, cerca di mettere in cattivaluce gli organizzatori della manifes-tazione. Non ci sfiora minimamentel’idea di polemizzare con personaggidi dubbia credibilità e respingiamocon fermezza al mittente ogni addeb-ito nei nostri confronti.C’è da rimanere stupefatti per comein certi ambienti i pettegolezzi ri-escono a prevalere e a nasconderenello stesso tempo i problemi veriche sono sul tappeto nell’ambientecinofilo e venatorio. Da parte nostra abbiamo più voltemanifestato la nostra disponibilità aconfrontarci, seriamente, sui nu-merosi problemi legati alla cinofilia eall’attività venatoria ed in particolarmodo ai problemi dei segugisti inProvincia di Frosinone; non siamoperò disponibili per provocazioni daqualsiasi parte esse provengono.

Carlo Di Lelio

FROSINONE:

Continua consuccesso l’attivitàdella sezione

VITA ASSOCIATIVA

Il vincitore della gara Gianfranco Zaccarelli con la suamuta.

Angelo Paliotta con la sua muta.

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Ancora una grande affermazione.Dopo lo strepitoso successo della ga-ra al cinghiale si cercava la confermanella prova di lavoro per razze da se-guita su lepre valida come selezioneal XXII campionato sociale Segugi &Segugisti.Ebbene se si cercava una conferma econferma è stata sotto tutti i punti divista.Tra sabato 28 febbraio e domenica 1marzo 2009 numerosissimi soci pro-venienti dalle province di Roma, La-tina, L’Aquila, e naturalmente Frosi-none hanno dato vita ad una appas-sionante gara.La prova si è svolta in un clima ami-chevole dove, una volta tanto, l’in-contro tra realtà diverse oltre cherappresentare un momento di con-fronto ha offerto l’opportunità aipartecipanti di fare il punto sui nu-merosi problemi che ruotano intornoall’ambiente segugista in generale.Nella circostanza è stato ricordata lafigura dell’avvocato Gildo Fioravanti,un padre del segugismo nazionale,scomparso pochi giorni prima.Purtroppo nonostante tutto sia filatoliscio a cominciare dal tempo permotivi di olfattazione non si sono re-gistrate grosse prestazioni da partedei nostri ausiliari.La vittoria finale è andata alla mutadi segugi italiani a pelo raso, Brina-Senna- Perla- Lady di proprietà diAlbani Ennio dell’Aquila che conM.B. punti 39 che si è aggiudicato iltrofeo e un cucciolo di segugio italia-no messi in palio dalla sezione Pro-vinciale Segugi & Segugisti di Frosi-none.Premiato nell’occasione un giovanis-simo segugista della provincia di Lati-na, Lo Collo Stefano che a soli 17anni ha gareggiato conducendo abil-mente un gruppo.Un doveroso ringraziamento: Ai nu-merosi partecipanti che hanno volu-to onorare, con la loro partecipazio-ne, l’impegno organizzativo dei diri-genti provinciali della sezione di Fro-sinone; ai giudici e agli accompagna-tori; ai gestori delle Z.A.C. di Guarci-no, Collepardo, Fiuggi che ci hannopermesso di utilizzare le necessariestrutture per effettuare la gara.

FROSINONE:

Prova di lavorosu lepre

VITA ASSOCIATIVA

Ci scusiamo con i lettori per la mancata pubblicazione, an-che su questo numero, delle restanti relazioni al Convegnosul cinghiale.La registrazione non ha funzionato e stiamo trascrivendo amano gli interventi sperando di riuscire nel compito.

Ennio Albani vincitore della gara con la sua muta.

Roberto Di Traglia e Placidino Villani al termine del loro turno.

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Segugi & Segugisti

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Nei giorni 24-25 Gennaio2009nella pianura padana, nell splendida,idonea e ben gestita zona di ripopo-lamento e cattura di Quinzanod’oglio-Verolavecchia, si e’ disputatoil primo campionato dell’associ-azione “Segugi&Seguisti” riservato aicuccioli fino a 24mesi, al sabato ris-ervata ai soli singoli,la domenica allecoppie.La prova fortemente voluta da Gi-ampietro Merlini e Mario Livraga, e’stata subito appoggiata con entusias-mo dal Presidente Bresciano ElioMinelli; il gruppo di lavoro della zonapoi,coordinato dall’infaticabile Gian-carlo Mantovani, per i fini beneficidella prova in oggetto e per il bassoimpatto ambientale per l’età dei caniche vi hanno partecipato, ha messoa disposizione tutte le risorse umanenecessarie.Da parte mia vi erano alcuni timori,sulla riuscita della prova e mi chiede-vo: “come riusciranno a fare 7 bat-terie di singoli al sabato e 7 di cop-pie la domenica per di piu’con segu-gi con meno di 24 mesi, come dacertificati dell’iscrizione all’anagrafecanina presentati”visto poi il calo dipartecipanti che vi e’ in prove orga-nizzate da altre associazioni.Devo dire che e’ stato un trionfo, lapiazza di Quinzano d’oglio al mattinodel raduno era gremita di cacciatori,ho visto entusiasmo voglia di esserepresenti con i propri cucciolini osemplici spettatori venuti da ognipare d’Italia, non per criticare, maper dimostrare il loro attaccamentoal segugio e all’associazione di cuifanno parte.Qualcuno che si credi difensore delsegugio, mentre e’ difensore solodella sedia vacillante che lo sorreggedi scaramucce astiose, dovrebbe im-parare da questi seguisti amanti delcane segugio bravo e se possibile an-che ben strutturato per le fatiche chedeve compiere.La cronaca:Sono stare due giornate memorabilianche per me che ero spettatore econcorrente con i miei segugi, da las-

su’ qualche santo ha benedetto laprova, sono state giornate fredde masoleggiate, ideali per i nostri ani,han-no partecipato alla prova 50 singoliil sabato e 50 coppie la domenica, lazona si e’ dimostrata idonea conbuona presenza di lepri che hannocontribuito alle molte qualifiche.I segugi e i canettieri hanno di-mostrato la loro educazione e bravu-ra, devo dire che i segugi che ho se-guito hanno dimostrato buon meto-do, ottimo stile e sagacia, ottime dotivenatorie, bravi segugisti avete lavo-rato molto bene, il cane da cacciac’e’, a mio avviso ci sarebbe damigliorare la morfologia, forza anco-ra un piccolo sforzo,anche l’esteticavuole la sua parte.Al pranzo della domenica e alle pre-miazioni presso “Agriturismo CarpeDiem” hanno partecipato piu’ di100 persone, che insieme al presi-dente dell’associazione Segugi eSeguisti Alberto Filippin, accompag-nato dalla grande Mariangela Pagoshanno fatto una grande festa congente allegra e felice di aver parteci-pato che parlava di cani di scovi e diseguite.Un ringraziamento particolare va allasegreteria e al suo segretario MauroGigola, che aiutato dalla giovane ebella Romina Ghisla, ha dimostratonotevoli capacita’ organizzative,caroElio MInelli Presidente Bresciano, unuomo dimostra le sue capacita’so-prattutto dalle persone che lo circon-dano e tu sei circondato da persone

valide.Un grazie sentito anche ai giu-dici, uomini indispensabili, che han-no giudicato con entusiasmo e dotiatletiche non indifferenti, facilitati neiloro giudizi da concorrenti felici soloper il fatto di avere partecipato.Per ultimo ma non per questo menoimportante un ringraziamento va alSindaco di Quinzano MaurizioFranzini cacciatore con I Bearle Har-rier che con competenza ha giudica-to la prova.Le qualifiche:al sabato si sono qualificati 15 cani asingolo i primi tre sono i seguenti: 1°molto buono p41 Ghilardi Amedeocon il cane Moretto-2° molto buonop39 Zanotti Nicola con il cane Riva-2° pari merito molto buono p39Greci con il cane Varem.Alla domenica si sono qualificati 19coppie i primi tre sono i seguen-ti:1°molto buono p 40,5 Micheli L.con i cani Ugo-Mina-°molto buonop39 Ghisleni con i cani Prima-pino3° buono p38.5 Vianelli Antoniocon i cani Stella-Didi.Un ringraziamento anche a tutti iconcorrenti e non, che con la loropartecipazione e il loro lavoro hannofatto grande la prova, ci scusiamocon tutti quei cacciatori e sono vera-mente tanti che volevano parteciparealla prova ma che per mancanza dispazio non hanno potuto gareggiarecon i loro bravi cucciolini, cerchere-mo con il lavoro e l’aiuto di tutti dimigliorare.

Pietro Cristofolini

BRESCIA:

Prima prova nazionalein pianura, riservataai cuccioli fino a 24 mesi

VITA ASSOCIATIVA

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04-05 Luglio 2009Comprensori Alpini di Revine Lago (TV)e Vittorio VenetoOrganizza: Comprensori Alpini

Collaborazione Tecnica di Segugi & Segugisti

Raduno: ore 05.30 Revine Lago

18-19 Luglio 2009Comprensorio Alpino di Cordignano (TV)Organizza: Comprensorio Alpino

Collaborazione Tecnica di Segugi & Segugisti

Raduno: ore 05.30 Ristorante“Al Caron” di Cordignano

26-26 Luglio 2009Comprensori Alpini di Lusiana (VI), Lugo (VI), Calvene(VI), Caltrano (VI), Conco (VI), Gallio (VI)Organizza: Comprensori Alpini

Collaborazione Tecnica di Segugi & Segugisti

Raduno: ore 05.30 Ristorante Monte Corno

01-02Agosto 2009Comprensori Alpini di Valdobbiadene (TV),Segusino (TV), Miane (TV), Vidor (TV), Follina (TV)Organizzano: Comprensori Alpini

Conclusione Campionato Regione Veneto e Province VenetoCollaborazione Tecnica di Segugi & Segugisti

Raduno: ore 05.30 Piazzale Monte Cesen

Iscrizioni per tutte:Maurizio Dal Vecchio – tel: 333-7292018Mariangela Pagos – tel. 338-6556016

PROVE DI LAVORO ESTIVEDELL'ASSOCIAZIONE,

AD OGGI COMUNICATE

VITA ASSOCIATIVA

Segugi & Segugisti ringrazia tut-

ti coloro che hanno contribuito

al successo della XXII Festa del

Segugista, t enutasi i n p rovincia

di Rieti, in particolare il Calzatu-

rificio DIOTTO di Maser (TV) e

la ditta NARDI Import Export

selvaggina di Cast elgomberto

(VI).

Frosinone: brindisi del gruppo organizzatore le prove.

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Frosinone: Massimo De Piro con la sua muta.

Frosinone: Premiazione di un giovanissimo segugista.

Cremona: foto del vincitore ad una prova.

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Segugista vicentino in fieri ........

Cremona: nutrito gruppo di segugisti e di segugi

VI Palio: la squadra di Sassari vincitrice mostra con orgoglio

gli attestati consegnati.

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