Segnacoli di mendicità

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Segnacoli di mendicità Marina Pizzi

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Marina Pizzi

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Segnacoli di mendicità

Marina Pizzi

Il ventre infertile

Maeba Sciutti

Segnacoli di mendicità

Marina Pizzi

Prima edizione: maggio 2009

Ebook © Clepsydra Edizioni

2008

dire che me ne vado èdire poco al nomignolo cattivo. sono esanguenel mito della golache non fona piùmeraviglie né nessidi nidi. la mia condottanon porta più conchigliefoniche marine. si appenaa zero l’àncora della forzastrettoia al calice sbeccato.

ho pianto un sacrificioun silenzio di crisi. perdomolti capelli perché perdomolta vita e negli sgocciolisi ciondola morenti. tu seidecisamente bello ma nonriesco più ad innamorarmi di te. segno dei tempi. una tendache ondeggia al vento è decisamentepiù bella e tragica di qualunqueparola appropriata. la paroladel grande poeta banalizza comunquealmeno un po’. ma non c’è altro mezzo:il silenzio è spesso puttanescopuò venir equivocato molto di più. il vuoto è lo straordinario! il male il bene assoluti. l’arcano. la canticadell’angolo senza oltre ragionamento.

l’altare della scissione è stato il plasmail sangue in pasta con il pane nerocosì triste la stanza di paesecon il panorama magnifico.tutto parve bello eppure un velodi morte consegnò per remotoil padre dello sguardo. la rana pigracapì il disilluso le gemellari cavernedel vento capitano. a due a due i ladruncolidel fango ebbero castello alla facciadel giusto. in fondo le costieremurarono se stesse. così finì l’alborefinì l’abbecedario.

me ne andrò a spingere la barcain acqua, con dignitosa peripeziavoglio illudermi di un ludopiù felice. non voglio più guardarela luce fioca o la carica del ventoanarchica baldoria. qui nel pastodi storie andate a male resta la stanzacon le credule vacanze. invece è scempioil mondo della forca e incanutito il fruttodell’inguine benevolo. oggi è matural’arida facciata. con le rive di gemmaho chiuso il bello.

imbroglio darsenail guado. già da sùbitoil vandalo sanguinail fato che lo vuole. le lavagnenel vanto delle formuleche non risolvono.

in culla all’arcobaleno sto a guadartimoria del vento acrobata convinto.nel ballo che racimola la danzacredi la lena di guardare il buio.in fondo alla cometa stare in comaracconta del dominio della bara.in tuta resina l’atleta del recordracconta l’equilibrio il brio del cuore.domani mi darai un bacio alatosimile brocca acqua già fresca.

a testa alta con moria di cuoresegnalo la disdetta del ginocchioretto. nulla si piega alla beltàdel rantolo, fuggi fuggi in piena.in foggia alla sconfitta sto a pregarela logica del volo di ritornoil nome in trono di capir qualcosa.alla cimasa piange il pettirossoquelle cerase belle senza tocco.

ho visto un eremo sbadatogiocare al lunaparkcon le conchiglie dei parchi innamorarsisimiloro e bagliore in greto al fiumecome un principe fatato e senza vogliepiù che felice. il corrimano della scala mobilemi chiama al dovere di arrivaredove il malato è plasma infettodove il varo delle rondini non servea far felice un discolo. qui si arenail ditale della sarta senza cucirevedova. vale l’angolo di commettersicolpevoli. pensati senza l’anima salva coste. in meno di una capanna ho visto l’indicedelle fazioni in campo senza l’arcangelodel polo del freno. si chiama shock l’arenadelle tenebre bambine botaniche le resenelle sabbie mobili e le paludi spie.

ho una culla che mi fa da gran sassocosì per protezione dormo moltoin mano alle staffette delle ceneri.è una morte leggera, fannullonaredatta dentro un gelo finimondosenza bestemmia senza preghiera.in mano alla rondine del boial’ordine è chiudere le palpebrecon la brevità dell’orto senza ringhiera.

in fondo ho solo un corpoche mi trasuda danni di anemoni morti.affanni d’Ercole conoscertiavviato al patiboloinfarto del primo cuore.e dove avviene il ciondolio del sangue c’è la madre pessima viandante.in coro sulle esequie delle gemmesi deflora l’aurora in uno stabbio.

incredula al saldo la bussolapassa il confine come una bambinabinaria col passero.sotto il cancello è finito il nidodelle cicogne frante. argine volutoun monastero in stasi finalmentete immobile! tutto fiorito il boscoe la vendetta tace un ciottolo mortale.sudario miserrimo la resa delle rondinironza del male la finzione della scarpa.

in uno stato di sobbalzo ho vistol’angelo. era il muretto afono d’arsuraera la regìa d’abaco del pianto.

il musico e il colosso stanno alle lacrimegemelli. in vita descrivimi la nottequesta stoccata d’eremo questo calarecontro la fronte un’edera scortese.impigliami le mani così che vogliasprigionarmi dal giogo della minache salta in aria per brandelli d’asce.sfiniscimi nel tuono delle fiondenelle sorelle che sperdono le gerle.

e parla l’almanacco una lingua vietascovata sotto i panici del verbo.

se nuoto a rana mi ricordo di nascerescellerata balbuzie nonostantesi basti il bulbo. impasto con la resina del tempola silenziosa alacrità del remocon la bugia di essere credenti.in palio col respiro la fandoniadella docenza sul limine del fosso.

amo le penombre dell’indietroil quesito roso d’inquietudinein breve il fegato del gaioquando si frena il perno di far luttochiunque attorno e tutto.indagine d’addio stare allo sguardodel dado con i numeri stregatistreganti il petto dell’atleta.in te che enumeri le vettegiace la terra ossuta il bel paesesembianza all’oggidì che c’è tormento.al chiuso nelle ciotole bianca la nebbia del letargo.

perdo ogni cosa anche i libri lettinella scoscesa ritrosia del lutto.maleficio di steccatoho visto il caso fustigarsi fato.con la corda del boia s’impennala penombra. tra breve brancolala fine del tatuaggio la tua origine.tra sterpi di coriandoli bambininessuno più ride, la ventosa del labbroborbotta le gare delle perditei davanzali anneriti dal cranio del màrtiredal martìre temporale.l’universale della bestemmia è soloun caso di vetro incrinato, un rapace senza pace, un crimine per mito,un mito per crimine. la bisacciafa sempre in tempo a raccoglierescommesse i fati d’àncora.

Tutti i diritti dei testi riservati all’autoreCopertina © Luca Rossato

Ebook © Clepsydra Edizioni