Seduta X: mercoledì 22 giugno 2016 - seraleSecondo i dati del 2014 le 3.3 unità riescono a...

25
1088 ANNO 2016/2017 Seduta X: mercoledì 22 giugno 2016 - serale SOMMARIO 1. Iniziativa popolare legislativa generica del 10 ottobre 2011 "Basta con il dumping salariale in Ticino" - seguito discussione .............................. 1089 - Iniziativa popolare legislativa generica del 10 ottobre 2011 - Rapporto del 14 giugno 2016; relatore: Raffaele De Rosa 2. Iniziativa popolare costituzionale elaborata del 25 aprile 2014 "Prima i nostri" ......................................................................................................... 1092 - Iniziativa popolare costituzionale elaborata del 25 aprile 2014 - Rapporto di maggioranza del 9 giugno 2016; relatore: Fabio Bacchetta Cattori - Rapporto di minoranza del 19 maggio 2016; relatrice: Sabrina Aldi 3. Subingresso di deputato .......................................................................................... 1112 4. Sostituzione di membri di Commissioni ................................................................... 1112 5. Chiusura della seduta e rinvio ................................................................................. 1112 PRESIDENZA: Fabio Badasci, Presidente Alle ore 17:45 il Presidente dichiara aperta la seduta, presenti 77 deputati. Sono presenti le signore e i signori deputati: Agustoni - Ay - Bacchetta-Cattori - Badasci - Balli - Bang - Battaglioni - Bignasca - Bosia Mirra - Campana - Canepa - Caprara - Caverzasio - Celio - Censi - Corti - Crivelli Barella - Crugnola - Dadò - De Rosa - Delcò Petralli - Durisch - Farinelli - Ferrara Micocci - Ferrari - Filippini - Foletti - Fonio - Franscella - Gaffuri - Galeazzi - Garobbio - Garzoli - Gendotti - Ghisla - Ghisletta - Ghisolfi - Gianora - Giudici - Guerra - Guscio - Jelmini - Kandemir Bordoli - Käppeli - Kappenberger - La Mantia - Lurati I. - Lurati S. - Lurati Grassi - Maggi - Mattei - Merlo - Minotti - Morisoli - Ortelli - Pagani G. - Pagani L. - Pagnamenta - Pamini - Passalia - Patuzzi - Pedrazzini - Peduzzi - Pellanda - Pini - Pinoja - Pronzini - Quadranti - Ramsauer - Robbiani - Rückert - Sanvido - Schnellmann - Seitz - Terraneo - Viscardi - Zanini Si sono scusati per l'assenza: Aldi - Beretta Piccoli - Bergonzoli - Brivio - Cedraschi - Denti - Ducry - Frapolli - Galusero - Gianella - Minoretti - Polli - Storni

Transcript of Seduta X: mercoledì 22 giugno 2016 - seraleSecondo i dati del 2014 le 3.3 unità riescono a...

1088

ANNO 2016/2017 Seduta X: mercoledì 22 giugno 2016 - serale SOMMARIO

1. Iniziativa popolare legislativa generica del 10 ottobre 2011 "Basta con il dumping salariale in Ticino" - seguito discussione .............................. 1089

- Iniziativa popolare legislativa generica del 10 ottobre 2011 - Rapporto del 14 giugno 2016; relatore: Raffaele De Rosa

2. Iniziativa popolare costituzionale elaborata del 25 aprile 2014 "Prima i nostri" ......................................................................................................... 1092

- Iniziativa popolare costituzionale elaborata del 25 aprile 2014 - Rapporto di maggioranza del 9 giugno 2016; relatore: Fabio Bacchetta Cattori - Rapporto di minoranza del 19 maggio 2016; relatrice: Sabrina Aldi

3. Subingresso di deputato .......................................................................................... 1112

4. Sostituzione di membri di Commissioni ................................................................... 1112

5. Chiusura della seduta e rinvio ................................................................................. 1112 PRESIDENZA: Fabio Badasci, Presidente Alle ore 17:45 il Presidente dichiara aperta la seduta, presenti 77 deputati. Sono presenti le signore e i signori deputati:

Agustoni - Ay - Bacchetta-Cattori - Badasci - Balli - Bang - Battaglioni - Bignasca - Bosia Mirra - Campana - Canepa - Caprara - Caverzasio - Celio - Censi - Corti - Crivelli Barella - Crugnola - Dadò - De Rosa - Delcò Petralli - Durisch - Farinelli - Ferrara Micocci - Ferrari - Filippini - Foletti - Fonio - Franscella - Gaffuri - Galeazzi - Garobbio - Garzoli - Gendotti - Ghisla - Ghisletta - Ghisolfi - Gianora - Giudici - Guerra - Guscio - Jelmini - Kandemir Bordoli - Käppeli - Kappenberger - La Mantia - Lurati I. - Lurati S. - Lurati Grassi - Maggi - Mattei - Merlo - Minotti - Morisoli - Ortelli - Pagani G. - Pagani L. - Pagnamenta - Pamini - Passalia - Patuzzi - Pedrazzini - Peduzzi - Pellanda - Pini - Pinoja - Pronzini - Quadranti - Ramsauer - Robbiani - Rückert - Sanvido - Schnellmann - Seitz - Terraneo - Viscardi - Zanini Si sono scusati per l'assenza:

Aldi - Beretta Piccoli - Bergonzoli - Brivio - Cedraschi - Denti - Ducry - Frapolli - Galusero - Gianella - Minoretti - Polli - Storni

Anno 2016/2017 - Seduta X: mercoledì 22 giugno 2016 - serale ______________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

1089

1. INIZIATIVA POPOLARE LEGISLATIVA GENERICA DEL 10 OTTOBRE 2011 "BASTA CON IL DUMPING SALARIALE IN TICINO" – seguito discussione

Rapporto del 14 giugno 2016 Continua la discussione. VITTA C., DIRETTORE DEL DIPARTIMENTO DELLE FINANZE E DELL'ECONOMIA - Il 14 giugno 2016 la Commissione della gestione e delle finanze ha consegnato il suo rapporto sull'iniziativa popolare legislativa generica del 10 ottobre 2011 Basta con il dumping salariale in Ticino. Nel rapporto si invita il Gran Consiglio a voler respingere l'iniziativa e ad accogliere il controprogetto per una nuova legge per il rafforzamento del mercato del lavoro. Il Consiglio di Stato prende atto dell'importante lavoro svolto dalla Commissione e dal relatore Raffaelle De Rosa nell'elaborazione del controprogetto, il quale risponde sicuramente in modo più adeguato ed efficace all'esigenza della sorveglianza del mercato del lavoro, rispetto a quanto proposto con l'iniziativa. I quattro pilastri su cui si basa il controprogetto permettono di intervenire in maniera mirata laddove è strettamente necessario, evitando di investire ingenti risorse in termini di personale e di finanze. Il controprogetto garantisce, rispetto all'iniziativa, una migliore proporzionalità dell'intervento dello Stato e delle parti sociali: il controprogetto comprende il disegno di nuova legge per il rafforzamento della sorveglianza del mercato del lavoro e il relativo decreto che prevede lo stanziamento di 10 milioni di franchi nel periodo 2016-2019. Lo stesso prevede inoltre da un lato la possibilità per il Consiglio di Stato, su indicazione della commissione tripartita in materia di libera circolazione delle persone, di potenziare transitoriamente l'autorità di controllo cantonale, e dall'altro di mettere a disposizione delle commissioni paritetiche i mezzi finanziari necessari per incrementare il numero dei controlli e la qualità dei medesimi. Con una disponibilità quadriennale di 10 milioni di franchi, le possibilità offerte dal controprogetto rappresentano un'opzione da attivare su richiesta, in modo da intensificare i controlli tesi a garantire la correttezza del mercato del lavoro e conseguentemente una sana concorrenza. Vorrei ricordare che si tratta di un'opzione supplementare messa a disposizione dello Stato, in quanto già oggi lo Stato effettua un numero elevato di controlli sul mercato del lavoro. Secondo le recenti statistiche svizzere siamo il Cantone che in assoluto fa maggiori controlli. Dobbiamo pertanto vegliare che non ci sia semplicemente l'aspetto quantitativo legato ai controlli ma che vi sia anche l'aspetto qualitativo. In tal senso il controprogetto è più modulabile e flessibile e risponde meglio alle esigenze. Alla luce di quanto esposto il Governo esprime il proprio appoggio al controprogetto per una nuova legge per il mercato del lavoro. Tengo a soffermarmi brevemente attorno alla discussione o polemica legata al costo dell'iniziativa e del controprogetto. Per calcolare il fabbisogno di unità previsto dalla concretizzazione dell'iniziativa, che ricordo richiede la raccolta di una massa di dati paragonabile a quella gestita per i controlli del mercato del lavoro, per l'introduzione alla sorveglianza dei contratti normali di lavoro, si è partiti da dati conosciuti, vale a dire da quanto già oggi viene assicurato dalle 3.3 unità che si occupano del tema del mercato del lavoro presso l'Ufficio dell'ispettorato del lavoro (UIL). Secondo i dati del 2014 le 3.3 unità riescono a controllare circa ottomila salariati l'anno. Ricordo che il calcolo è stato fatto innanzitutto per coprire il fabbisogno per permettere il controllo di tutti i lavori ticinesi non coperti da contratti collettivi di lavoro, arrivando a 43 unità di lavoro. A queste unità vanno aggiunte anche quelle riguardanti il supporto alle attività degli ispettori e quelle degli

Anno 2016/2017 - Seduta X: mercoledì 22 giugno 2016 - serale ______________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

1090

ispettori necessari per controllare i lavoratori sottoposti ai contratti collettivi di obbligatorietà generale. Ricordo infatti che gli iniziativisti richiedevano esplicitamente di ricoprire tutti gli ambiti, sia quelli ricoperti da contratto collettivo sia gli altri. Il testo presentato con il rapporto infatti lo precisa, parlando di ogni datore di lavoro senza distinzione fra datori di lavoro coperti o non da contratto collettivo. Vorrei pure ricordare che quando si votano iniziative come questa, bisogna innanzitutto partire da cosa veramente richiede l'iniziativa, calcolando in un secondo tempo il fabbisogno in personale. Tutto ciò per dire che la quantificazione delle 75 unità parte dai compiti che l'iniziativa attribuisce allo Stato qualora la stessa fosse accettata. Concludo apportando l'appoggio del Governo al controprogetto elaborato dalla Commissione. PRONZINI M. - Se ho ben capito il discorso del Consigliere di Stato, il contenuto dell'iniziativa e del controprogetto sono diversi. Seguendo la sua logica infatti ci vogliono praticamente il doppio degli ispettori per l'iniziativa, e la metà per il controprogetto. Ho davanti a me la bozza del rapporto di minoranza di novembre 2014 e leggo: «La minoranza della Commissione ritiene difficile interpretare le ragioni delle differenze e quantificazioni presentate dal Consiglio di Stato, dato che le richieste dell'iniziativa, potenzialmente controlli con un ispettore ogni cinquemila persone attive sul mercato del lavoro cantonale, pubblicazioni e statistiche sui contratti di lavoro e salari in Ticino, quale riferimento anche per un'attività ispettiva dell'ispettorato cantonale del lavoro della Commissione tripartita, erano conosciute fin dall'inizio.» Il Consigliere di Stato, nel suo intervento, ha spiegato che l'aumento è dovuto al fatto che è stato chiesto che fossero sottoposte anche le persone che hanno un contratto collettivo. Vorrei quindi capire quante sono le persone necessarie per fare i controlli e quante persone sono necessarie, nell'era della digitalizzazione, per gestire gli aspetti amministrativi. Per noi però non è un problema perché siamo dell'avviso che, se è utile, va bene anche spendere 10 milioni di franchi all'anno. Con il tempo poi potrò sempre proporre altro, valutando le uscite varie (vedi salari dei Consiglieri di Stato o i costi del Gran Consiglio). Vorrei sottolineare che i costi non sono il problema: per quanto mi riguarda in questo momento il problema è che i dati su cui sono stati fatti i calcoli non sono chiari. Mi sembra il minimo che i deputati possano avere i dati necessari, prima di votare. VITTA C., DIRETTORE DEL DIPARITMENTO DELLE FINANZE E DELL'ECONOMIA – Innanzitutto tengo a precisare che i dati di una bozza di rapporto non hanno nessun valore pratico in un dibattito. Si tratta di una bozza del 2014, oltretutto della minoranza. Nel frattempo, dal 2014 a oggi, vi è stata un'evoluzione anche nei lavori commissionali. I dati, lo ripeto, partendo dalle 3.3 unità che nel 2014 operavano nell'UIL per quanto riguarda il mercato del lavoro, permettevano di controllare all'incirca 8 mila salariati all'anno. Partendo da questo dato si è fatto il seguente calcolo: per poter coprire i lavoratori ticinesi non coperti da contratto collettivo di lavoro arriviamo a 43 unità alle quali abbiamo dovuto aggiungere una trentina di unità per tutti i settori coperti da contratti collettivi di lavoro di obbligatorietà generale per i quali era pure stato richiesto un controllo. Ricordo che inoltre ci sarebbero anche tutti i costi indiretti legati al supporto, al back office e tutto quanto necessario per far funzionare un ufficio. Il risultato è quindi di 75 unità, che moltiplicate per il costo medio di un'unità portano al costo stimato dall'iniziativa. I dati sono questi e mi sembrano chiari.

Anno 2016/2017 - Seduta X: mercoledì 22 giugno 2016 - serale ______________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

1091

DE ROSA R. - Sostengo il controprogetto e tengo a ringraziare Gianni Guidicelli che nella scorsa legislatura ha fatto un enorme lavoro. Ringrazio anche i membri della Sottocommissione che ci hanno creduto e in particolare Saverio Lurati che ci ha dato la forza di riprendere il tema e approfondirlo. DURISCH I. - Ringrazio anche io i membri della Commissione e invito il Consiglio di Stato a spendere i fondi stanziati. La discussione è dichiarata chiusa. Messi ai voti, i singoli articoli e il complesso dei due disegni di legge (disegno di legge sul rilevamento e controllo dei dati fondamentali inerenti i contratti di lavoro stipulati nel Cantone Ticino e disegno di legge concernente il rafforzamento della sorveglianza del mercato del lavoro) annessi al rapporto commissionale sono accolti con 60 voti favorevoli, 7 contrari e 1 astensione. Dettaglio della votazione (art. 146 cpv. 7 LGC)

Si pronunciano a favore: Agustoni - Bacchetta-Cattori - Balli - Bang - Battaglioni - Bignasca - Bosia Mirra - Campana - Canepa - Caverzasio - Celio - Censi - Corti - Crugnola - Dadò - De Rosa - Durisch - Farinelli - Ferrara Micocci - Filippini - Foletti - Fonio - Franscella - Gaffuri - Galeazzi - Garobbio - Gendotti - Ghisla - Ghisolfi - Gianora - Guerra - Guscio - Kandemir Bordoli - Käppeli - Kappenberger - La Mantia - Lurati Grassi - Lurati I. - Lurati S. - Minotti - Morisoli - Ortelli - Pagani G. - Pagani L. - Pagnamenta - Pamini - Passalia - Peduzzi - Pellanda - Pini - Pinoja - Quadranti - Ramsauer - Robbiani - Rückert - Schnellmann - Seitz - Terraneo - Viscardi - Zanini

Si pronunciano contro: Ay - Crivelli Barella - Delcò Petralli - Maggi - Merlo - Patuzzi - Pronzini

Si astengono: Mattei Messi ai voti, i singoli articoli e il complesso del decreto legislativo concernente lo stanziamento di un credito quadro di massimi fr. 10'000'000.- per il periodo 2016-2019 destinato al finanziamento delle misure contemplate dalla legge concernente il rafforzamento della sorveglianza del mercato del lavoro annesso al rapporto commissionale sono accolti con 61 voti favorevoli, 7 contrari e 3 astensioni. Dettaglio della votazione (art. 146 cpv. 7 LGC)

Si pronunciano a favore: Agustoni - Bacchetta-Cattori - Balli - Bang - Battaglioni - Bignasca - Bosia Mirra - Campana - Canepa - Caprara - Caverzasio - Celio - Censi - Corti - Crugnola - Dadò - De Rosa - Durisch - Farinelli - Ferrara Micocci - Filippini - Fonio - Franscella - Gaffuri - Galeazzi - Garobbio - Gendotti - Ghisla - Ghisolfi - Gianora - Giudici - Guerra - Guscio -

Anno 2016/2017 - Seduta X: mercoledì 22 giugno 2016 - serale ______________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

1092

Kandemir Bordoli - Käppeli - Kappenberger - La Mantia - Lurati Grassi - Lurati I. - Lurati S. - Minotti - Morisoli - Ortelli - Pagani G. - Pagani L. - Pagnamenta - Passalia - Pedrazzini - Peduzzi - Pellanda - Pini - Pinoja - Quadranti - Robbiani - Rückert - Sanvido - Schnellmann - Seitz - Terraneo - Viscardi - Zanini

Si pronunciano contro: Ay - Crivelli Barella - Delcò Petralli - Maggi - Merlo - Patuzzi - Pronzini

Si astengono: Mattei - Pamini - Ramsauer 2. INIZIATIVA POPOLARE COSTITUZIONALE ELABORATA DEL 25 APRILE 2014

"PRIMA I NOSTRI"

Rapporto di maggioranza del 9 giugno 2016 Rapporto di minoranza del 19 maggio 2016

Ai sensi dell'art. 131 LGC, le deliberazioni parlamentari si svolgono nella forma del dibattito libero. Conclusioni del rapporto di maggioranza della Commissione speciale Costituzione e diritti politici: si invita il Gran Consiglio a respingere l'iniziativa e ad accogliere il controprogetto annesso al rapporto medesimo.

Conclusioni del rapporto di minoranza della Commissione speciale Costituzione e diritti politici: si invita il Gran Consiglio ad approvare il decreto annesso al rapporto medesimo favorevole all'iniziativa. È aperta la discussione. PINOJA G. - Chiedo il rinvio della discussione. Il rapporto non è giunto entro i termini previsti. Oltre a ciò sul tema non è stata invocata da nessuno l'urgenza e i lavori si sono protratti normalmente con perizie e prese di posizioni. Non vedo pertanto il motivo dell'attuale urgenza. Si arriverà di sicuro al voto, se non sarà in settembre sarà forse in novembre. Inoltre, se il dibattitto non dovesse concludersi questa sera, sono curioso di vedere chi ci sarà domani, visto che negli scorsi giorni è stato detto che le sedute si sarebbero concluse questa sera. Credo che per un tema così importante sarebbe opportuno avere la presenza della maggioranza dei deputati. Ai sensi dell'art. 137 LGC, è aperta la discussione sulla proposta di rinvio della discussione ad altra tornata parlamentare.

Anno 2016/2017 - Seduta X: mercoledì 22 giugno 2016 - serale ______________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

1093

PRONZINI M. - Mi associo alla richiesta di rinvio. AGUSTONI M. - Sono sorpreso dalla richiesta di rinvio, soprattutto perché proviene dall'UDC. Abbiamo svolto una riunione il 19 maggio 2016 in occasione della quale è stato sentito in audizione il Consigliere di Stato Christian Vitta che ci ha presentato la clausola di salvaguardia, manifestandoci la sua disponibilità a collaborare per l'allestimento del controprogetto. Una parte della Commissione dopo aver sentito il Consigliere di Stato ha proposto di sospendere la discussione durante l'estate al fine di arrivare in Gran Consiglio a settembre con un controprogetto che sarebbe poi stato messo in votazione in novembre 2016. Abbiamo votato in Commissione e il voto si è concluso in parità: sette favorevoli e sette contrari. Come presidente della Commissione mi sono preso la responsabilità di rifiutare il rinvio, nonostante fossi tra i favorevoli, perché la proposta di rinvio non aveva ricevuto la maggioranza dei voti visto che da parte degli iniziativisti, rappresentati dal vostro deputato, era stata espressa in modo forte la volontà di andare in discussione già oggi e in votazione a settembre. Come presidente quindi mi sono trovato nell'imbarazzo di dover sconfessare il mio gruppo e di dover imporre al mio collega di gruppo e amico Fabio Bacchetta-Cattori il termine vincolante del 9 giugno per la redazione del rapporto di minoranza (diventato in seguito di maggioranza). Il rapporto di Sabrina Aldi è stato firmato il 19 maggio 2016: è quindi a disposizione del Gran Consiglio da molto più di dodici giorni. Il rapporto di Fabio Bacchetta-Cattori è stato presentato il 9 giugno 2016 (undici giorni prima della seduta, un giorno in meno di quanto prevede la legge), se calcoliamo poi i due giorni dell'attuale tornata parlamentare potremmo arrivare a tredici giorni dalla presentazione del rapporto. L'iniziativa popolare l'avete presentata voi e la conoscete bene, non capisco quindi la richiesta di rinvio. Ripeto, la richiesta di rinvio mi sorprende molto soprattutto a fronte dell'atteggiamento che avete avuto durante la riunione di Commissione. PINOJA G. - Non voglio essere frainteso: temo semplicemente che iniziando la discussione così tardi rischiamo di non concluderla questa sera. Chiedo il rinvio anche perché, coerentemente a quanto esposto prima, il rapporto di maggioranza non è arrivato nei termini previsti della legge. PRONZINI M. - Sul foglio ufficiale del 10 giugno 2016, all'ordine del giorno del Gran Consiglio, c'è scritto che i rapporti sarebbero stati disponibili dopo il 13 giugno. È possibile che il rapporto della Signora Aldi sia stato firmato il 19 maggio, però io come deputato non l'ho ricevuto il 19 maggio. Da un punto di vista formale quindi i tempi non sono stati rispettati. Messa ai voti, la proposta di rinvio della discussione è respinta con 18 voti favorevoli, 51 contrari e 5 astensioni.

Anno 2016/2017 - Seduta X: mercoledì 22 giugno 2016 - serale ______________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

1094

BADASCI F., PRESIDENTE - Metto ai voti l'urgenza, ai sensi dell'art. 115 cpv. 2 LGC. Messa ai voti, l'urgenza è accolta con 57 voti favorevoli, 8 contrari e 7 astensioni. È aperta la discussione. BACCHETTA-CATTORI F., RELATORE DI MAGGIORANZA - Siamo entrati in materia con il voto d'urgenza proprio perché l'iniziativa Prima i nostri è da trattare con urgenza. Vi ricordo che nel mese di gennaio 2016 è stata votata la ricevibilità dell'iniziativa e fino a quel momento non era stato possibile entrare nel merito della stessa. Di seguito vi espongo le ragioni per le quali la maggioranza della Commissione propone un controprogetto: - condivide la finalità e gli obiettivi dell'iniziativa: siamo d'accordo che si iscriva nella

Costituzione cantonale il principio relativo alla priorità dei residenti, come già scritto nella Costituzione federale.

- Riteniamo opportuno proteggere i lavori dal dumping salariale, rispettivamente dagli effetti di sostituzione che purtroppo si vivono ora nel mercato del lavoro cantonale.

- Riteniamo opportuno dare un mandato chiaro all'autorità cantonale in tema di politica esterna perché nel contesto del diritto federale e internazionale vengano rispettati gli Accordi internazionali in modo reciproco.

- Riteniamo opportuno che nell'applicazione del nuovo art. 121a della Costituzione federale sull'immigrazione di massa, votato il 9 febbraio 2014, si tenga conto anche delle questioni relative al controllo del mercato del lavoro.

Abbiamo deciso di presentare un controprogetto perché dall'esame giuridico svolto da uno dei massimi esperti di diritto costituzionale su incarico del Consiglio di Stato, il professor Biaggini (che si è espresso sulla ricevibilità dell'iniziativa), sono emersi parecchi difetti di natura giuridica che andavano corretti. Non voglio esporveli tutti ma tengo a sottoporvene almeno uno, il più importante. Il professor Biaggini sostiene che l'iniziativa è difficilmente attuabile. Per renderla attuabile occorre sanare gli aspetti giuridici dell'iniziativa, ecco perché presentiamo il controprogetto. A differenza dell'iniziativa non proponiamo una modifica dell'art. 4 della Costituzione, il quale promuove la libertà, i diritti e il benessere dei cittadini. È inopportuno quindi intervenire su tale articolo che ha una funzione di indirizzo generale, senza entrare nei dettagli. Come l'iniziativa, riteniamo invece opportuno intervenire sull'art. 14 che tocca gli obiettivi sociali. Abbiamo riformulato gli obiettivi in maniera, secondo noi, più consona al testo della Costituzione cantonale e al diritto federale. Riconosciamo in particolare i seguenti aspetti: il diritto al salario d'uso, già riconosciuto a livello federale nell'art. 322 del Codice delle obbligazioni; il principio della priorità ai residenti, il quale ha una base legale costituzionale a livello federale. Inoltre, parlando di residenti (e non di svizzeri) siamo corretti anche nell'applicazione del diritto internazionale. Proponiamo inoltre, come nell'iniziativa, una modifica all'art. 49 relativo ai rapporti di vicinato con l'Italia. Per il momento il capoverso 1 dell'articolo parla semplicemente di promozione della cooperazione transfrontaliera. È giusto però garantire anche la salvaguardia dell'economia ticinese nell'ambito dei rapporti di vicinato con l'Italia. Quanto proposto dall'iniziativa pone alcuni problemi dal punto di vista giuridico: la politica estera spetta innanzitutto alla Confederazione. La stessa ha infatti il compito di far

Anno 2016/2017 - Seduta X: mercoledì 22 giugno 2016 - serale ______________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

1095

rispettare gli Accordi internazionali. Ricordo che i Cantoni non hanno competenze di questo tipo. L'obiettivo voluto dagli iniziativisti può pertanto essere raggiunto solo chiarendo meglio tale norma nel contesto delle competenze del Cantone in materia di politica esterna. All'art. 50 diamo un chiaro mandato al Cantone per promuovere una politica che vigili sul mercato del lavoro, nel contesto degli Accordi bilaterali. L'ultimo aspetto trattato è quello relativo alla norma transitoria, nella quale si chiede al Consiglio di Stato che, nel contesto dei lavori in atto a livello federale e internazionale dell'applicazione dell'art. 121a della Costituzione federale, si adoperi affinché vengano garantiti gli interessi dell'economia ticinese e dei salariati. Tale mandato si fonda su un modello promosso dal Consiglio di Stato che sta avendo successo anche a livello federale e suscita interesse a livello internazionale. Nel mandato si chiede di tener conto della situazione del mercato del lavoro a livello regionale e non solo nazionale; occorre pertanto promuovere misure accompagnatorie che tengano conto delle esigenze del mercato regionale. La proposta del Cantone è stata accolta con interesse a livello federale, tra cui la Conferenza dei Governi cantonali (CGC), interessata a un approccio "federalista" e dunque attento alle particolarità e alle esigenze di ogni regione, secondo uno schema dal basso verso l'alto (sistema bottom-up). La CGC ha incaricato il professor Ambühl di sviluppare una clausola di salvaguardia applicabile all'intero territorio nazionale, ispirandosi e completando la clausola regionale prefigurata per il Ticino. Il controprogetto propone una soluzione concreta e attuabile, grazie alla proposta dell'iniziativa che ha avuto il pregio di sollevare un tema attuale sul quale oggi ci soffermiamo. In conclusione ringrazio chi ha collaborato alla preparazione del controprogetto e soprattutto gli esperti giuristi del DFE, del Consiglio di Stato e il nostro delegato a Berna Jörg De Bernardi. BIGNASCA B., INTERVENTO A NOME DEL GRUPPO LEGA - Chi ha vissuto i lavori commissionali sa che abbiamo messo sotto pressione il collega Bacchetta-Cattori, il quale in pochi giorni ha elaborato un buon controprogetto che ha tanti meriti ma che annacqua un pochino l'iniziativa voluta dall'UDC. A mio modo di vedere sia il controprogetto, sia l'iniziativa hanno lati positivi. Entrambi infatti hanno il pregio di inserire nella Costituzione cantonale il principio di preferenza indigena e di ripristinare la situazione precedente ai malaugurati Accordi bilaterali sulla libera circolazione. Il collega Bacchetta-Cattori sostiene che l'iniziativa ha difficoltà giuridiche, ma vi ricordo che la sua ricevibilità è stata dichiarata dal Parlamento. Tengo a precisare che quella di oggi è una votazione consultiva, pertanto di poco valore. Il vero valore ce l'ha il voto del popolo, il quale sarà chiamato a scegliere fra iniziativa e controprogetto. Il mio gruppo sceglie la versione originale dell'iniziativa e non la versione elegante ma annacquata del collega Bacchetta-Cattori, e quindi votiamo no al rapporto di maggioranza, proprio perché boccia l'iniziativa. FARINELLI A., INTERVENTO A NOME DEL GRUPPO PLR - Credo che il principio dell'iniziativa Prima i nostri non sia messo in discussione da nessuno in Parlamento. Viviamo un periodo di difficoltà per il mercato del lavoro e siamo tutti consapevoli che laddove vi è la possibilità di preferire una persona residente rispetto a qualcuno che viene

Anno 2016/2017 - Seduta X: mercoledì 22 giugno 2016 - serale ______________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

1096

dall'estero, nessuno abbia di che obiettare. La popolazione ha indicato questa strada a più riprese, mi riferisco anche ai risultati della votazione del 9 febbraio 2014. Sono dell'avviso che quando si sottopone un quesito alla popolazione, bisogna fare in modo che tale quesito possa concretarsi in qualcosa di funzionante. Se ci limitiamo a proporre alcuni principi che non possono essere applicati in una serie di campi sui quali il Cantone non ha autonomia decisionale, rischiamo di creare frustrazione fra la popolazione verso la politica. In tal senso credo che la proposta della Commissione non sia un controprogetto, bensì un'evoluzione della proposta degli iniziativisti. La proposta originale infatti − non per colpa degli iniziativisti − oggigiorno è incompleta a causa di sviluppi che sono sopraggiunti dopo la presentazione dell'iniziativa. Gli iniziativisti non potevano prevedere che ci sarebbe stata una clausola di salvaguardia e altri sviluppi. Grazie all'iniziativa però è stata posata sul tavolo della politica una pietra miliare che pone validi principi; la Commissione poi con scalpello e cesello si è limitata a mettere a posto alcuni aspetti formali rafforzando i principi dell'iniziativa proprio perché è riuscita a inserirli in un quadro del diritto cantonale e federale che ne permette l'applicazione. L'iniziativa non è la clausola di salvaguardia ma si inserisce nel solco della stessa che ha già avuto il pregio di diventare una proposta accettata dai Governi cantonali e che probabilmente diventerà il modello su cui si elaborerà la risposta svizzera alla votazione del 9 febbraio 2014. Si tratta di un modello che vuole essere una possibilità di confronto e di discussione con l'Unione europea e che potrà permettere di mettere al centro del dibattito anche la situazione del frontalierato per giungere a una soluzione federale. Ricordo che la Svizzera non ha un solo mercato del lavoro ma ne ha tanti, ovvero ogni Cantone ha i propri problemi, con situazioni diverse da quelle degli altri Cantoni. L'iniziativa ha inoltre permesso al Ticino di essere al tavolo delle decisioni in quanto portatori di una decisione che interessa a livello federale e che potrebbe essere la soluzione dell'enigma del 9 febbraio 2014. Il modello presentato ha molti pregi, ma è un modello matematico e, come ben sapete, la matematica mal si presta a interpretazioni. La matematica fa dei calcoli e posso affermare che se il modello proposto fosse stato in vigore nel 2014 e 2015, oggi la preferenza indigena in Ticino sarebbe già una realtà concreta. Quando si parla di mercato del lavoro non ci si può limitare alla clausola di salvaguardia. La clausola è solo un tassello. Un altro tassello è già stato votato dal popolo ticinese, quello del salario dignitoso. Mentre il terzo tassello è quello che dà quel qualcosa in più che serve al giorno d'oggi per ottenere un lavoro: formazione, flessibilità e altre caratteristiche che spettano all'individuo. La soluzione al problema credo sia, da un lato, che ognuno si occupi degli aspetti che lo riguardano, e dall'altro che anche lo Stato permetta al mercato di lavoro di presentare pari condizioni per tutti. Per noi le pari condizioni sono: la preferenza indigena, salari dignitosi e l'applicazione delle misure di accompagnamento. Il collega Bignasca ha evocato l'importanza di un voto popolare. Ebbene in questo caso credo che vedendo come ha agito il Governo a livello cantonale e la Deputazione a livello federale, promuovendo il modello proposto, ci possiamo aspettare un segnale chiaro e positivo del Parlamento: votando il controprogetto. Spero inoltre che quando si andrà a votare sul tema, la popolazione possa dare un segnale altrettanto chiaro che legittimi ciò che finora il nostro Governo ha intrapreso a Berna. AGUSTONI M., INTERVENTO A NOME DEL GRUPPO PPD+GG - Come noto, l'iniziativa popolare Prima i nostri ha l'ambizione di ancorare alla Costituzione cantonale i principi che

Anno 2016/2017 - Seduta X: mercoledì 22 giugno 2016 - serale ______________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

1097

figurano all'art. 121a della Costituzione federale. L'art. 121a stabilisce che il numero di permessi di dimora per stranieri in Svizzera sia limitato da tetti massimi annuali e contingenti, stabiliti in funzione degli interessi globali dell'economia svizzera e nel rispetto del principio di preferenza agli svizzeri. Il principio della preferenza agli svizzeri − che quasi tutti interpretano come preferenza ai residenti − è stato voluto dal popolo sovrano e deve quindi essere attuato nel modo più efficace possibile. In futuro la Svizzera potrebbe essere confrontata, in ogni caso entro il 9 febbraio 2017, a un duplice scenario: 1. un nuovo quadro convenzionale con l'Unione europea che consenta di conciliare la

cooperazione economica con la regolazione dell'immigrazione; 2. l'introduzione unilaterale della preferenza indigena da parte svizzera, come del resto

prevede la disposizione transitoria dell'art. 121a della Costituzione. La politica svizzera, dal 9 febbraio 2014, è alla ricerca della quadratura del cerchio, ovvero di una soluzione che eviti inutili forzature con il nostro principale partner economico ma che nel contempo consenta di rispettare la volontà popolare e di tutelare il mercato del lavoro in Svizzera e in Ticino. Il Consiglio di Stato, dimostrando una certa intraprendenza, ha portato un contributo qualificato e costruttivo alla discussione politica, presentando alle Camere federali una propria proposta di attuazione dell'art. 121a della Costituzione federale. La clausola di salvaguardia ha suscitato un importante interesse a livello nazionale, tanto è vero che la Conferenza dei Governi cantonali ha affidato al prof. Ambühl l'incarico di elaborare uno studio supplementare con simulazioni relative a tutte le regioni economiche svizzere. L'idea del Consiglio di Stato, fondata sul rapporto del prof. Michael Ambühl, è al tempo stesso semplice e complessa: partire dall'Accordo sulla libera circolazione − che non esclude eccezioni alla libera circolazione − per attenuare gli effetti negativi delle differenze economiche tra le regioni di confine. Il modello Ambühl prevede tre livelli di intervento: 1. un primo intervento a livello di settore economico: in Svizzera sono stati classificati 48

rami economici. Se in un dato settore economico di una certa regione economica si registrano grosse variazioni vengono adottate misure straordinarie (interne e esterne);

2. un secondo intervento a livello regionale: in Svizzera sono state classificate sette regioni economiche, di cui una è il Ticino. Se in una regione si registrano variazioni rispetto agli indicatori delle regioni dello stesso livello in quella regione vengono adottate delle misure straordinarie (interne rispettivamente esterne);

3. un terzo intervento a livello nazionale: se in Svizzera si registra un tasso di migrazione superiore alla media, può essere introdotto il concetto di contingente e tetto massimo.

Tra le misure interne possiamo citare: facilitare la procedura per prolungare un contratto collettivo di lavoro (CCL); facilitare la generalizzazione di un CCL; aumentare il contributo della Confederazione al finanziamento degli ispettori del lavoro; aumentare la ponderazione delle condizioni socio-economiche nella perequazione finanziaria intercantonale, eccetera. Tra le misure esterne possiamo citare l'introduzione della clausola di preferenza indigena a livello settoriale o regionale. Il collega Farinelli ha ricordato che se la clausola di salvaguardia fosse già stata in vigore negli anni scorsi, in Ticino sarebbe stato possibile adottare sia misure settoriali (interne ed esterne) sia misure regionali (interne ed esterne); nel 2014 e nel 2015 sarebbe stato possibile adottare il principio della preferenza indigena regionale. La clausola di salvaguardia combina quindi una tutela interna del mercato del lavoro con una tutela esterna. Il popolo ticinese ha sposato tale approccio complementare, dato che ha sostenuto sia l'iniziativa contro l'immigrazione di massa, sia l'iniziativa di Greta Gysin per l'introduzione in Ticino di un

Anno 2016/2017 - Seduta X: mercoledì 22 giugno 2016 - serale ______________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

1098

salario minimo settoriale. Il controprogetto allestito dal collega Bacchetta-Cattori, per la maggioranza della Commissione, non toglie nulla ai principi promossi dall'iniziativa Prima i nostri, e inserisce questi principi in un quadro giuridico più ordinato e meglio allineato con la volontà del popolo ticinese. La norma transitoria che il controprogetto propone di inserire nell'art. 97 della Costituzione espone in modo chiaro la volontà di garantire al mercato del lavoro ticinese la più ampia protezione. Si propone infatti di agire su tre fronti: a) preferenza ai residenti; b) attenzione alle specificità regionali; c) rafforzamento delle misure di accompagnamento. Inoltre il controprogetto impegna il Cantone a far rispettare il principio di reciprocità nell'ambito dei rapporti transfrontalieri. AI di là di questo aspetto − comunque sostanziale − il testo costituzionale proposto nel rapporto di Fabio Bacchetta-Cattori è a nostro avviso più diretto, essenziale, costruttivo e propositivo. Gli articoli costituzionali proposti nel controprogetto esprimono una volontà positiva di un Cantone che ha fiducia nei propri mezzi e nella sua capacità di superare le difficoltà. Vi faccio un semplice esempio: l'art. 49 di Prima i nostri prevede che «qualora lo Stato estero limiti con regolamenti interni o sistemi di attuazione disincentivanti l'esecuzione al suo interno dei trattati internazionali conclusi con la Confederazione, il Cantone applicherà i medesimi standard minima nel rispetto del criterio di reciprocità nell'attuazione». Il principio sottostante è che se uno Stato viola gli Accordi dobbiamo violarli anche noi, insomma: a brigante, brigante e mezzo. Un atteggiamento che in alcuni casi è necessario, ma che è francamente poco serio e poco dignitoso esplicitarlo nella Magna Charta del nostro Cantone. Il controprogetto propone di perseguire il medesimo obiettivo in questi termini: «il Cantone salvaguarda gli interessi dell'economia cantonale nei rapporti transfrontalieri. Facilita l'accesso delle imprese ticinesi a mercati oltrefrontiera, in applicazione dei diritti previsti dai trattati internazionali applicabili»: Insomma, senza escludere che ogni tanto si renda la pariglia, l'accento è messo sulla positività, sulla fiducia e sulla consapevolezza dei propri mezzi. È questo lo spirito che vogliamo trovare nel testo fondamentale della nostra Repubblica e Cantone. Il gruppo PPD+GG ritiene che il nostro Cantone, in questo momento, abbia bisogno di riunirsi attorno all'obiettivo comune di tutelare nel modo più ampio il mercato del lavoro ticinese, rispettando la volontà più volte espressa dalla nostra cittadinanza. Come detto in ingresso il controprogetto promuove tutti gli obiettivi di Prima i nostri, aggiungendo inoltre il rafforzamento delle misure di accompagnamento come elemento per la tutela delle condizioni di lavoro. In questa fase delicata dei negoziati tra Svizzera e Unione europea è importante che il popolo ticinese abbia la possibilità di affermare il proprio sostegno alla clausola di salvaguardia proposta dal Consiglio di Stato e sostenuta dalla Deputazione ticinese e − se oggi lo vorremo − dal Gran Consiglio. Il popolo − votando il controprogetto − avrà la possibilità di dare a Berna un segnale di compattezza chiaro a favore del nostro mercato del lavoro. Per questo motivo il nostro gruppo sosterrà il rapporto di maggioranza di Fabio Bacchetta-Cattori. DURISCH I., INTERVENTO A NOME DEL GRUPPO PS - Il nostro gruppo da sempre denuncia le condizioni di lavoro precarie con salari da fame presenti nel Cantone. Ma non solo: ha proposto più volte al Parlamento soluzioni per risolverle e continueremo a farlo anche in futuro. Radicalizzare l'opinione pubblica attraverso campagne improntate all'insofferenza verso chi non è dei nostri è controproducente per tutti e mina alla base la pace sociale. Non

Anno 2016/2017 - Seduta X: mercoledì 22 giugno 2016 - serale ______________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

1099

possiamo non invitare il Parlamento ad alzare lo sguardo anche oltre i nostri confini dove i conflitti urbani stanno diventando quotidiani. Ricordiamoci inoltre che siamo una terra con un passato migratorio e di povertà. Oggi, nonostante i problemi del mercato del lavoro, viviamo in una delle realtà più benestanti dell'occidente e abbiamo il dovere di mantenere un'apertura verso il resto del mondo e verso l'Europa. Alimentare nei cittadini il rancore verso lo straniero produce una società che tende a chiudersi e a lamentarsi invece di attivarsi nel cercare strade e progetti nuovi. Illudere il cittadino con proposte inattuabili o di limitata applicazione, come l'iniziativa Prima i nostri, perché non conformi al diritto superiore crea solo confusione. Il popolo svizzero ha votato la clausola di salvaguardia e la sua applicazione è già sufficientemente problematica e spinosa. Non gettiamo ulteriore benzina su un fuoco che rischia di far male a tutti. Perché l'odio, come più volte ci ha insegnato la storia, non è un buon compagno di viaggio. Come abbiamo più volte denunciato esiste un problema nel mercato del lavoro, ma va risolto con efficaci misure di accompagnamento agli Accordi bilaterali. Per far questo ci vuole una chiara volontà politica e a Berna questa volontà politica manca. Ancora oggi lo stesso partito che ha proposto l'iniziativa contro l'immigrazione di massa boccia sistematicamente le misure interne a tutela del lavoratore. E l'obiettivo a destra è chiaro: da una parte si vuole avere un mercato di lavoratori con pochi diritti piuttosto che dei lavoratori tutelati e dall'altra si vuole poter continuare a dare la colpa agli stranieri o ai lavoratori frontalieri per una situazione di disagio sociale che non si vuole realmente risolvere. Per la destra borghese è un'operazione vincente che permette di fare incetta di voti senza fornire reali soluzioni fomentando invece la guerra fra poveri. Le nostre misure a tutela delle lavoratrici e dei lavoratori, e a tutela della pace sociale nel Paese sono chiare da sempre e applicabili subito: - un salario minimo dignitoso; - contratti collettivi di lavoro; - un ispettorato del lavoro presente suI territorio; - sanzioni adeguate e disincentivanti a chi pratica il dumping salariale; - una formazione continua e adeguata; - il rafforzamento del potenziale interno di manodopera. L'iniziativa Prima i nostri oltre ad essere declamatoria poiché inapplicabile usa toni intimidatori e discriminanti che noi non possiamo né condividere né accettare. Siamo convinti che alla lunga questi accenti saranno controproducenti per l'intero Paese e non faciliteranno le discussioni in seno all'Europa per trovare una soluzione condivisa per quanto riguarda la clausola di salvaguardia. Il nostro gruppo è quindi fermamente contrario all'iniziativa Prima i nostri. Il controprogetto, pur essendo anch'esso solo marginalmente applicabile, fa un passo avanti sia nei toni sia nei contenuti. Vengono infatti inseriti nella Costituzione chiari obiettivi sociali a tutela del mercato del lavoro e contro il dumping salariale. Sia chiaro però che questi obiettivi non dovranno rimanere lettera morta. Ci aspettiamo che il Parlamento e il Consiglio di Stato siano coraggiosi anche con le misure interne di protezione delle lavoratrici e dei lavoratori. E qui salutiamo con piacere l'approvazione del controprogetto all'iniziativa contro il dumping. Invitiamo quindi il Consiglio di Stato a procedere in maniera spedita per concretizzare quanto oggi votato. Ci aspettiamo anche che sia redatto al più presto un messaggio che proponga la legge d'applicazione all'iniziativa popolare Salviamo il lavoro in Ticino! che chiede salari minimi nel nostro Cantone. Nonostante gli aspetti positivi, il controprogetto suscita comunque perplessità perché pur con toni meno perentori e con il concetto diverso della preferenza ai residenti va nella stessa direzione dell'iniziativa e questo prima di aver risolto il problema della libera

Anno 2016/2017 - Seduta X: mercoledì 22 giugno 2016 - serale ______________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

1100

circolazione. Anche il controprogetto rischia di essere svuotato dal diritto superiore. Il rischio è quello di andare nella direzione di una mercificazione delle lavoratrici e dei lavoratori con conseguente aumento del lavoro nero. Scritto in questi termini il controprogetto può creare un problema a chi già oggi è presente nel nostro mercato del lavoro ma non è residente. Si sarebbe potuto allargare il concetto di residente a chi già oggi è presente sul mercato del lavoro. Viste le mie considerazioni, il gruppo PS lascia libertà di voto. MERLO T., INTERVENTO A NOME DEL GRUPPO I VERDI - Mi piace inserire l'iniziativa Prima i nostri nel suo contesto. Oggi la situazione del mercato del lavoro in Ticino è particolarmente grave, ben più grave di ciò che potrebbe apparire dai dati SECO, che non servono davvero a descrivere e interpretare correttamente la realtà del nostro Cantone. Rientrano nella statistica SECO solo coloro che sono iscritti agli Uffici di collocamento e non tutti coloro che cercano attivamente un lavoro. Per chi avesse visto solo i dati SECO, voglio ricordare i dati ILO sulla disoccupazione in Ticino. ILO è l'Organizzazione internazionale del lavoro e, tra i molti vantaggi, i dati ILO hanno anche quello di permettere paragoni con le altre nazioni. A marzo 2016 in Ticino si contano 13'300 persone disoccupate: ben 2'400 in più rispetto a un anno prima. Il tasso di disoccupazione ILO è passato dal 6% al 7% (in Lombardia è al 7.8%, in Svizzera al 5.1%). A titolo di paragone, se guardiamo il 2002 − subito prima della libera circolazione delle persone − i disoccupati in Ticino erano 5'400 (oggi, lo ripeto, sono 13'300: quasi il triplo). Parallelamente, dal 2002 a oggi sono aumentate le persone in assistenza. E sono aumentate in maniera ancora più marcata dal 2011, cioè dalla malaugurata revisione della legge sull'assicurazione contro la disoccupazione [LADI; RL 837.0]. Dal 2011 a oggi, le persone in assistenza sono aumentate del 40% in Ticino, ed è il maggior aumento in Svizzera. Oggi nel nostro Cantone le persone che hanno chiesto l'assistenza sono ben novemila. Pure chiaro è l'aumento del numero dei frontalieri: nel 2002 erano 32 mila, oggi sono praticamente il doppio (63 mila). Ma non è tanto una questione di numeri assoluti, quanto di proporzione. I frontalieri in Ticino rappresentano un terzo dei posti di lavoro: uno su tre. Prima della libera circolazione erano uno su cinque. Una situazione ben diversa rispetto agli altri Cantoni. Se guardiamo la percentuale di frontalieri rispetto alla popolazione attiva, soltanto a Ginevra e Basilea Città i frontalieri arrivano a superare un quinto del totale, in altri quattro Cantoni si aggirano sul 10% e nei restanti 19 Cantoni sono tra il 5% e lo 0%. La media svizzera è circa del 6%. In Ticino, ripeto, siamo oltre il 30%. Nel frattempo nel nostro Cantone diventiamo sempre più poveri, allontanandoci anno dopo anno sempre di più dal resto della Svizzera. Nel 2004 guadagnavamo il 13.8% in meno, oggi siamo al 17% in meno dei nostri colleghi romandi o svizzero tedeschi. Ogni mese nella busta paga ci mancano in media 1'100 franchi. Questo si ripercuote, ovviamente, anche sull'entità delle pensioni, che da noi sono più basse. Non è un caso che in Ticino il 29% delle persone viva in un'economia domestica con un reddito disponibile equivalente inferiore alla soglia di povertà. Questa percentuale a livello svizzero è del 15.5%, cioè la metà. E anche la percentuale di working poor (persone che non guadagnano abbastanza da mantenersi, pur lavorando a tempo pieno) in Ticino è quasi il doppio di quella nazionale. Siamo il Cantone con la più alta percentuale di lavoratori poveri. Un ticinese su quattro non è in grado di affrontare una spesa imprevista di duemila franchi.

Anno 2016/2017 - Seduta X: mercoledì 22 giugno 2016 - serale ______________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

1101

Di fronte a questi dati e a questi numeri impressionanti (che però − ricordiamocelo − non sono numeri, sono persone), la politica non è stata solo a guardare ma ha prodotto, tra l'altro: - l'iniziativa Contro l'immigrazione di massa del luglio 2011, votata dal popolo svizzero il

9 febbraio 2014; - l'iniziativa Basta con il dumping salariale in Ticino dell'ottobre 2011, votata oggi dal

Gran Consiglio ticinese, che ha scelto il controprogetto; - l'iniziativa Salviamo il lavoro in Ticino dell'aprile 2013, votata dal popolo un anno fa; - l'iniziativa Prima i nostri su cui ci chiniamo ora. Oggi è importante che l'iniziativa costituzionale del 2014 Prima i nostri passi al vaglio del Parlamento per approdare finalmente al voto popolare in settembre. È stato detto che all'applicazione di Prima i nostri si oppone un ostacolo giuridico. In realtà è un ostacolo politico. E allora, in quanto politici, vi invito a fare nostro il motto della cavalleria: lanciamo il cuore oltre l'ostacolo. Il resto seguirà. Lanciamo il cuore oltre l'ostacolo e diciamo chiaramente che vogliamo salvare i posti di lavoro per i residenti. Chi abita qui deve poter guadagnare abbastanza da vivere dignitosamente, e questo principio, il diritto sociale a un salario dignitoso, lo abbiamo votato un anno fa e oggi è nella nostra Costituzione. Ma per avere un salario dignitoso, prima bisogna avere un posto di lavoro. È qui che interviene Prima i nostri. Personalmente non mi faccio sedurre dal controprogetto né dal metodo bottom up: non voglio che la precedenza ai residenti sia data solo se e quando l'Unione europea riconosce che siamo in una situazione così difficile che merita un'eccezione. Eccezione che comunque sarebbe temporanea e circostanziata (limitata a un settore, a una regione). E arriverebbe sicuramente troppo tardi. Eccezione che in ogni caso rimane all'interno della logica dei Bilaterali: li fa propri, li ossequia, li perpetua. Al contrario, voglio che si riconosca − per lo meno in Ticino − che questi Bilaterali sono un pessimo affare. Pessimo per i lavoratori: chi non ha addirittura perso il posto, spesso ha visto diminuire il salario o peggiorare le condizioni di lavoro. Spero sia chiaro a tutti che in Ticino abbiamo un serissimo problema di dumping. Se qualcuno non ne fosse ancora convinto, pensi ai 14 contratti normali di lavoro attualmente in vigore (il doppio di tutto il resto della Svizzera messo insieme). Ricordo che i contratti normali di lavoro − a dispetto del nome − sono tutt'altro che "normali": sono una delle tre famose e inefficaci misure d'accompagnamento con cui ci hanno indorato la pillola dei Bilaterali per farceli accettare. Per inciso, i ticinesi non ci sono cascati e nel maggio del 2000 hanno detto no ai Bilaterali con il 57%. La libera circolazione delle persone è un pessimo affare per i lavoratori più deboli: infatti, le donne straniere residenti sono state le prime a perdere il lavoro. Ugualmente pessimo è l'affare per i giovani, che vengono spinti "al nord" da stipendi troppo bassi (pensiamo a certi stipendi da due o tremila franchi offerti sul mercato per architetti, informatici, ingegneri) o soppiantati da finti apprendisti d'oltre frontiera (finti sono i contratti fatti sottoscrivere dai datori di lavoro, sia chiaro). Pessimo affare naturalmente anche per i non più giovani, semplicemente perché sono troppo cari o troppo poco propensi a farsi sfruttare. Altro che studio dell'IRE: la sostituzione è un fenomeno reale e ognuno di noi, se non vive in una torre d'avorio, lo sa e ha sottomano esempi concreti fra amici, parenti, vicini o conoscenti. E allora: Prima i nostri. Chi vive qui fa la prosperità di questo lembo di terra di cui siamo responsabili. Non è egoismo. È buonsenso. È lungimiranza. Prosperità nel lungo periodo. Per tutti, non solo per alcuni. È giunto il momento di liberare noi stessi e i nostri concittadini da una trappola che mette i lavoratori (e i disoccupati, e i sottoccupati, e i working poor, e i precari) l'uno contro l'altro in una corsa al ribasso, per far arricchire sempre di più i pochi che stanno approfittando della libera circolazione per rifornirsi di manodopera a costo sempre più basso, e nel contempo fanno lievitare i costi sociali. E

Anno 2016/2017 - Seduta X: mercoledì 22 giugno 2016 - serale ______________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

1102

questi pochi che approfittano della libera circolazione, lo fanno scaricandone sulla collettività gli effetti negativi: aumento dei disoccupati, delle persone in assistenza, dei costi per le infrastrutture (penso al traffico e alle strade sotto pressione con 60 mila auto in entrata ogni giorno), dei costi per la salute, depressione, suicidi, eccetera. Abbiamo provato che cos'è la libera circolazione dal 2002 a oggi, per 14 anni. Per noi non funziona. È tempo di invertire la rotta. Prima i nostri è un concetto chiaro, limpido. Torniamo a fare quello che facevamo prima del 2002, prima dei Bilaterali. E che questa decisione di oggi in Gran Consiglio − e quella in votazione popolare che seguirà − siano un segnale politico forte, univoco, chiaro, all'indirizzo di Berna e di Bruxelles. Questi Bilaterali: no. Lo avevamo detto nel 2000 in Ticino, lo abbiamo ribadito in Svizzera il 9 febbraio 2014 con la maggioranza del popolo e dei Cantoni. Un anno fa abbiamo votato per avere salari dignitosi, oggi in Parlamento ci siamo occupati approfonditamente di dumping. La situazione è chiara. Dimentichiamo le sottigliezze giuridiche, le teorie scientifiche, i "non si può". Facciamo sentire a Berna la nostra voce. C'è un momento in cui la politica deve dire al diritto cosa fare. Non viceversa. Le persone che vivono in Ticino, quelle che ci hanno eletti e anche quelle che non votano, chiedono una risposta. Di più: chiedono un atto politico da parte nostra. Con questo spirito la maggioranza del gruppo dei Verdi sostiene l'iniziativa Prima i nostri e voterà il rapporto di minoranza. PINOJA G., INTERVENTO A NOME DEL GRUPPO LA DESTRA - Indipendentemente dalle varie sfaccettature, sono soddisfatto dal fatto che l'iniziativa abbia diversi aspetti da molti di voi graditi, segno che i nostri sforzi hanno portato qualcosa di buono. L'iniziativa è stata lanciata con uno scopo ben preciso: ovvero salvaguardare l'identità ticinese contro l'immigrazione di massa e il dumping salariale. Durante gli ultimi 7-8 anni, con una frequenza impressionante, ho sentito critiche, prese di posizioni e proposte da parte di ogni fazione politica. Sono certo che tutti voi siate convinti che la situazione odierna è grave, è peggiorata dall'anno di presentazione dell'iniziativa e rischia di peggiorare nel giro di pochi mesi. Si tratta di una situazione venutasi a creare a seguito dell'entrata in vigore degli Accordi bilaterali sulla libera circolazione. I famosi Accordi, messi in opera in malo modo e con misure accompagnatrici inefficaci, per non dire nulle, hanno provocato enormi disagi nel nostro mercato del lavoro. Ciò ha provocato un inevitabile aumento della disoccupazione, senza parlare del problema dell'aumento del traffico. Prima di addentrarmi nei contenuti dell'iniziativa, permettetemi un'osservazione. Quando l'iniziativa fu lanciata, molti erano scettici, a tal punto che il Gran Consiglio commissionò una perizia. La stessa risultò negativa sulla ricevibilità. Secondo il giurista commissionato l'iniziativa non era costituzionale, tale parere fu poi completamente rovesciato dal professor Biaggini. La dichiarazione finale infatti fu che l'iniziativa era ricevibile. In seguito è stato proposto il controprogetto, ovvero l'illusione di una soluzione migliore che, a parer mio, è solo un'imitazione mal riuscita dell'iniziativa. Vi ricordo che l'iniziativa è stata scritta con i trattati di diritto costituzionale alla mano: se la stessa sarà efficace o meno, dipenderà dalla politica. Vengo ai dettagli. L'iniziativa si basa su tre punti: 1. la lotta contro la sostituzione di massa 2. la lotta contro il dumping salariale 3. l'applicazione per la manodopera straniera degli stessi criteri di applicazione dei trattati

di libera circolazione.

Anno 2016/2017 - Seduta X: mercoledì 22 giugno 2016 - serale ______________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

1103

Quest'ultimo è il punto dolente, quello che dovrebbe stabilire che se un architetto o un artigiano ticinese deve passare attraverso varie trappole legali per poter esercitare in Italia, lo stesso dovrebbe accadere a stranieri che vogliono esercitare sul nostro territorio. Italia e Svizzera hanno firmato gli stessi Accordi e non sta scritto da nessuna parte che devono applicarli in modo diverso. Il Ticino così facendo proteggerebbe soltanto il proprio mercato del lavoro. L'art. 4 proposto dall'iniziativa vuole promuovere il benessere, i diritti sociali e la libertà dei ticinesi. Inoltre si chiede che il Cantone vigili affinché benessere, diritti sociali e libertà non siano messi in pericolo da un'applicazione troppo estensiva dei trattati internazionali, soprattutto quando i Paesi stranieri non applicano la reciprocità, mettendo in pratica criteri restrittivi e discriminatori. Vengo ora al controprogetto. A differenza da quanto sostenuto dal relatore, a me il controprogetto sembra all'acqua di rose, per niente incisivo ed efficace. Nello specifico, quando leggo «Il Cantone salvaguarda gli interessi dell'economia cantonale nei rapporti transfrontalieri. Facilita l'accesso delle imprese ticinesi a mercati oltrefrontiera…» mi chiedo come faccia il Cantone ad andare a Milano a dire quale impresa assumere? Il Ticino non lo può fare, al massimo è una cosa che fa Berna. E quindi il controprogetto è assolutamente anticostituzionale. La via indicata dal controprogetto è attendista, poco incisiva e decisamente inefficace. Ha un solo pregio, permette di dire: c'eravamo anche noi. Inoltre, lasciare il palcoscenico alla concorrenza partitica, in questo momento, può essere pericoloso. Noi oggi abbiamo l'obbligo di fare tutto il necessario per sostenere il mercato del lavoro e questo è l'obiettivo dell'iniziativa. Le ricadute negative sono davanti agli occhi di tutti. C'è meno gettito e più necessità di aiuti sociali. Le ricadute inoltre non faranno che aggravarsi come già sta succedendo nella vicina Penisola. Oggi dobbiamo trovare soluzioni serie e decisive per mantenere almeno quello che abbiamo oggi. Se in futuro, nelle soluzioni trovate, vi saranno limiti legislativi, starà al Nazionale rivedere le condizioni. Non dimenticate quindi: Prima i nostri. PRONZINI M. - Il mio intervento vuole spiegare le ragioni per le quali ci opponiamo sia all'iniziativa sia al controprogetto. Sostanzialmente possiamo dire che la ragione essenziale sta nel fatto che entrambe condividono la stessa filosofia. Prima i nostri, ma chi sono i nostri? L'uso di questa parola sotto forma di pronome lascia aperti molti interrogativi, molti dubbi. Persino il testo dell'iniziativa non chiarisce cosa intende. Basta leggere l'iniziativa con attenzione, in particolare la nuova lettera b) dell'art. 14: «sul mercato del lavoro venga privilegiato a pari qualifiche professionali chi vive sul suo territorio per rapporto a chi proviene dall'estero (attuazione del principio di preferenza agli svizzeri)». Se nella prima parte dell'articolo si lascia intendere che "nostri" sono tutti coloro che vivono sul territorio, nella parentesi si glissa verso il principio di preferenza agli svizzeri. Questo per dire che una volta stabilito che vi sono dei "nostri' e dei "loro" il passo per una continua e sempre più selettiva definizione e circoscrizione è molto breve. Nulla di nuovo sotto il sole: per decenni il Front National dei Le Pen (padre e figlia) è stato l'ispiratore e il propagandista di questa parola d'ordine. Chi volesse ripercorrerne l'origine e gli sviluppi deve solo digitare l'espressione "Les Français d'abord" su Google e vi troverà non solo la referenza a questo testo di Le Pen padre, ma tutta la descrizione delle prodezze di questo signore e di sua figlia. Non meraviglia quindi che lo slogan sia stato fatto proprio da UDC e Lega, e sia oggi anche la logica che anima una serie di organizzazioni della destra xenofoba europea, a cominciare dalla Lega salviniana. Non

Anno 2016/2017 - Seduta X: mercoledì 22 giugno 2016 - serale ______________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

1104

meraviglia nemmeno molto che PPD+GG e PLR si trovino sulla stessa lunghezza d'onda: negli ultimi venti anni, votazione dopo votazione, elezione dopo elezione, il PLR (così come il PPD+GG) sono arrivati ad allinearsi all'UDC di Blocher. Non a caso si era parlato di una possibile alleanza elettorale. Sorprende un po' di più (ma non poi così tanto) che alla fine anche il PS si sia allineato su questa posizione. Sorprende guardando alle tradizioni politiche alle quali esso si vorrebbe richiamare; non sorprende pensando al fatto che nel recente passato esso abbia già sostenuto misure dal carattere punitivo nei confronti di categorie di lavoratori esteri, contrabbandate per misure di equità (alludo alla tassazione dei frontalieri); ma non sorprende perché proprio questo è il triste esito di chi non ha visto e non ha voluto vedere quello che arrivava (il dumping salariale) nel quadro dei Bilaterali. E, a più riprese, ha detto "sì" ai Bilaterali accontentandosi delle cosiddette misure di accompagnamento, vere e proprie "ciofeche", che hanno permesso al padronato di costruire la propria politica di dumping salariale. Una responsabilità che il partito socialista svizzero condivide con le altre forze governative (e, purtroppo, con le direzioni sindacali). Poiché stiamo parlando di rapporti di lavoro, cioè di quei rapporti che costituiscono l'essenza del capitalismo nella forma padrone e salariato (un rapporto che abbraccia l'80% dei rapporti di lavoro nel capitalismo contemporaneo), non vi sono dubbi, almeno per noi, che per il padronato "nostri" fa rima con profitti, con interessi, con volontà di abbassare i costi di produzione e rendere più competitiva (termine magico) l'economia cantonale. E in questa prospettiva non bisogna lasciarsi ingannare: proposte come quelle dell'iniziativa UDC vanno benone, anche se poi, ufficialmente e formalmente, il padronato se ne distanzia in nome della libertà economica assoluta. È un gran bel doppio gioco (che può essere riassunto nel più tradizionale "predicare bene e razzolare male") nel quale eccellono i vari Blocher, Spuhler che non sono, come qualcuno ama pensare, piccoli padroncini tiranneggiati dal grande capitale, ma sono parte integrante e influente del gotha padronale svizzero, e in particolare di quello che fa affari con i partner economici internazionali. E che dire del presidente dell'UDC ticinese, quadro dirigente − come ama definirsi − di un'azienda che occupa quasi un terzo di frontalieri in un settore nel quale tradizionalmente i disoccupati che abitano in Ticino sono numerosi. Non ci pare di averlo visto sulle barricate per denunciare simili situazioni e non abbiamo notizia di aspre battaglie che condurrebbe giornalmente in difesa di quelli che lui chiama "i nostri". In realtà simili campagne hanno come obiettivo quello di dividere i salariati, di istillare tra di loro il veleno della xenofobia e della divisione. Affermare oggi il principio della priorità alla manodopera interna significa consegnare i salariati nelle mani di chi vuole far di tutto per dividerli, per bloccarne qualsiasi iniziativa e azione in difesa dei diritti salariali e sociali di tutti i salariati, qualsiasi sia la loro nazionalità. Significa sdoganare l'idea che sia colpa di una categoria di lavoratori (una categoria definita su base nazionale) per la degradazione delle condizioni salariali e sociali che vive − ormai da quasi due decenni − il nostro Paese. Significa inoltre pensare che è limitando i diritti di una categoria di salariati definita su base nazionale (o territoriale) che si risolvono i problemi dei salariati che vivono e lavorano su questo territorio. E il diritto che qui si chiede di limitare è quello al lavoro. Per chi, come noi, pensa in termini di solidarietà sociale e di classe non possono esserci né "nostri" né "loro" con i quali dividere sulla base di criteri di razza, nazionalità o territorialità i lavoratori (perché è di lavoratori salariati che stiamo parlando); per noi "nostri" e "loro" possono essere utilizzati solo in termini di interessi materiali e sociali alternativi, di classe. Così per noi, Prima i nostri non può che significare che la battaglia deve essere condotta prima di tutto a favore degli interessi dei salariati. Salariati che sono tutti nella stessa barca, oggi ridotta quasi a una piccola scialuppa, ben diversa dalle grandi barche padronali.

Anno 2016/2017 - Seduta X: mercoledì 22 giugno 2016 - serale ______________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

1105

L'unica politica a sinistra non può che essere, per noi, quella di una difesa intransigente dei diritti dei salariati, indipendentemente dalla loro sistemazione di razza, nazionale o territoriale. E non ci si venga a dire, come fa qualche sindacalista da diporto, che se si limitasse la libera circolazione, se i lavoratori frontalieri fossero di meno (visti i loro interessi divergenti e il grado di ricattabilità maggiore) sarebbe più facile organizzare la resistenza sindacale. Se così fosse avremmo il personale cantonale in subbuglio di fronte alle decurtazioni e agli attacchi che subisce da anni. Invece a manifestare in difesa di salari e condizioni di lavoro abbiamo i lavoratori dell'edilizia (formata per due terzi da lavoratori frontalieri), quelli che si dipingono come privilegiati; oppure abbiamo lavoratori del settore industriale (Exten, Cattaneo, eccetera): anche qui una presenza massiccia di "loro". Naturalmente il nostro pensiero non può non andare alle innumerevoli volte che, a livello nazionale e cantonale, sono state proposte misure proprio per combattere il dumping salariale e sociale. Sistematicamente sono proprio quelle stesse forze politiche che oggi si schierano in difesa del principio della priorità ai lavoratori indigeni, che condividono comunque gli obiettivi dell'iniziativa UDC, a essersi schierati sistematicamente contro qualsiasi misura significativa di lotta al dumping salariale. Per la semplice ragione che per loro e per il padronato (di cui sono espressione) il dumping salariale non è il problema, ma la soluzione del problema del rilancio della competitività economica del Cantone. In concomitanza con la discussione di questa iniziativa si è discussa anche la nostra iniziativa popolare Basta con il dumping salariale in Ticino: ed è significativo che siano tutti impegnati a combattere questa iniziativa opponendola a una "ciofeca" di controprogetto, che tutti difendono, e che ha come solo obiettivo far cadere l'iniziativa in votazione popolare. Altro che lotta al dumping. GHISLETTA R. - L'odierna seduta del Parlamento segna due decisioni importanti, il varo di due controprogetti che danno segnali positivi alla situazione odierna. Penso alla disoccupazione, alla sottoccupazione, al dumping salariale, alla pressione sui salari e al precariato. Il controprogetto che stanzia 10 milioni di franchi per il periodo 2016-2019 è un passo avanti che permetterà di effettuare maggiori controlli contro il dumping salariale e il lavoro nero, grazie all'assunzione di 28 ispettori e altri 7 collaboratori specializzati in seno allo Stato e alle commissioni paritetiche. Nell'annoso dibattito sulla libera circolazione delle persone il controprogetto all'iniziativa popolare Prima i nostri propone una terza via tra la posizione protezionistica a tutti i costi (una promozione che crea problemi di vario tipo, in particolare all'economia di esportazione e alla ricerca) e la posizione liberista a tutti i costi (che si rifiuta di vedere o affrontare i problemi creati dalla libera circolazione delle persone, per varie ragioni che non sto a elencare). Il controprogetto non è una panacea ma offre alcuni elementi utili alla popolazione residente in sofferenza a seguito della libera circolazione massiccia delle persone in Ticino: la sofferenza di una popolazione composta da residenti, svizzeri e stranieri, in disoccupazione, sottoccupati precari, sottopagati e giovani con la prospettiva di emigrare per trovare lavoro. Gli elementi positivi del controprogetto sono per me i seguenti. Primo elemento: il nuovo articolo 14 lettera a) chiede che il Cantone provveda affinché ogni lavoratore in Ticino riceva un salario corrispondente a quello vigente nella professione e nel settore: insomma salari svizzeri per chi lavora e deve sostenere costi di vita svizzeri. Con questo nuovo articolo la Costituzione va oltre il discorso dei minimi salariali da 18 franchi orari e va a coinvolgere tutte le professioni in Ticino con salari d'uso

Anno 2016/2017 - Seduta X: mercoledì 22 giugno 2016 - serale ______________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

1106

superiori a quello minimo. Con questo articolo mettiamo un obiettivo sociale importante per la prima volta nella Costituzione cantonale e probabilmente nelle altre Costituzioni cantonali, che ovviamente dovrà essere introdotto anche e soprattutto in quella federale, per avere una forza di legge, ma partiamo dal Ticino e cominciamo ad applicare il principio in seno all'ente pubblico ticinese, per allargare il dibattito a livello nazionale. Tutto ciò però non è indicato nel testo dell'iniziativa. Secondo elemento positivo: la promozione da parte del Cantone dell'occupazione nel rispetto del principio della preferenza dei residenti. È semplicemente la codificazione costituzionale della politica cantonale di incentivazione della presenza di aziende del settore secondario avanzato e del settore terziario avanzato che ha deciso di versare sussidi pubblici e di riservare terreni a prezzi di favore per favorire l'insediamento di aziende che pagano salari svizzeri, allo scopo di assorbire la disoccupazione interna e di favorire l'occupazione dei giovani residenti in Ticino che si affacciano sul mercato del lavoro. È inoltre quanto fanno nella pratica già oggi numerosi enti pubblici, parapubblici, la scuola e il settore sociosanitario. Terzo elemento positivo: l'impegno delle autorità ticinesi a tutelare il mercato del lavoro dalla pressione al ribasso dei salari, cosa che il Cantone sta facendo con impegno e che il controprogetto all'iniziativa antidumping permetterà di fare con ancora maggiori mezzi. Quarto elemento positivo: la norma transitoria sostiene un approccio pragmatico e regionalizzato per proteggere gli interessi dell'economia ticinese e dei lavoratori e disoccupati residenti. Per questi motivi invito a sostenere il controprogetto del rapporto di maggioranza, che respinge l'iniziativa Prima i nostri e con il controprogetto propone una soluzione migliore per la popolazione residente in sofferenza a causa della libera circolazione e per l'intera società ticinese. DELCÒ PETRALLI M. - Non sostengo l'iniziativa Prima i nostri. Innanzitutto perché credo che l'atteggiamento dell'UDC sia contraddittorio. A livello federale l'UDC si oppone a qualsiasi inasprimento delle misure di accompagnamento, chiedendone addirittura l'abolizione. In Ticino invece lanciano, come un proclama elettorale, un'iniziativa che non ha né capo né coda. Durante il primo anno di diritto all'università si impara quali sono le competenze cantonali e quali quelle federali. In questo caso l'iniziativa invade le competenze federali, e dà risposte inapplicabili. Mi riferisco in particolare al testo dell'iniziativa nel quale si dice che lo Stato garantisce che nessuno sarà licenziato per essere sostituito con un non residente. Spiegatemi nella pratica come si potrebbe applicare questo articolo. Vi ricordo che nel Codice delle obbligazioni è stabilito che si può licenziare un dipendente senza motivarne la decisione. Gli articoli proposti dall'iniziativa sono declamatori. Credo si tratti piuttosto di un programma elettorale e lo trovo inaccettabile. Vi ricordo che il Tribunale federale, all'inizio di quest'anno, ha sentenziato che qualsiasi legge interna non avrà mai la priorità sugli Accordi bilaterali e ciò finché la Confederazione non disdirà gli stessi o non troverà un accordo con l'UE per applicare la clausola di salvaguardia. Possiamo quindi creare tutte le leggi che vogliamo ma la priorità sarà sempre data agli Accordi di libera circolazione. Il controprogetto ha il vantaggio di dare una sistemata agli articoli della nostra Costituzione; tengo però a precisare che se non sarà accettato il mio emendamento, boccerò anche il controprogetto.

Anno 2016/2017 - Seduta X: mercoledì 22 giugno 2016 - serale ______________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

1107

MORISOLI S. - Tengo a fare alcune osservazioni. Nota di merito all'UDC per aver raccolto le firme e aver fatto i passi necessari affinché l'iniziativa fosse ritenuta ricevibile. Il Parlamento in diversi modi ha definito che il diritto di migliorare la propria condizione personale è lecito, come lo è il dovere di un Paese di tutelare la sua prosperità e benessere. Oggi noi prendiamo coscienza del fatto che non possiamo più sostenere storture di mercato e in particolare di quello del lavoro, nel quale un posto di lavoro è appetibile per 25 potenziali lavoratori non ticinesi, con un rapporto di 200-220 mila posti ticinesi a fronte di sei milioni di lavoratori legittimati a occupare tali posti. In economia, una tale situazione non è più chiamata concorrenza ma squilibrio strutturale di mercato. Un altro difetto di struttura è il potere d'acquisto che cambia fra Italia e Svizzera con un rapporto da uno a quattro. Le condizioni di partenza sono quindi davvero brutali. Qui si tratta di libertà e la libertà di uno deve finire quando quella di un altro è intaccata. La nostra libertà di agire sul mercato e di avere salari adeguati alla vita ticinese è intaccata dalla libertà di altri. Credo pertanto sia giusto che lo Stato intervenga in tal senso. Gli iniziativisti, non a caso, chiedono di inserire il principio rivendicato nell'art. 4 della Costituzione. Il controprogetto è buono, sebbene sia un po' sottile nella terminologia dando spazio a interpretazioni varie. I termini dell'iniziativa in tal senso sono decisamente più forti. Come dichiarato dal collega Pinoja, non aspettiamo che sia l'UE a dirci se, cosa, come e quando mettere in atto le misure costituzionali che ci proteggeranno. CELIO F. - Qualcuno oggi ha fatto notare che la discussione si concluderà con un parere consultivo; mi pare quindi inutile dilungarsi a dismisura per una decisione che non spetterà noi prendere. BELTRAMINELLI P., PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DI STATO - In entrata vorrei ricordare al deputato Celio che, anche se è vero che voterà il popolo, l'indicazione di voto data dal Parlamento è importante. Le finalità che si propone il nuovo testo della Costituzione cantonale potranno essere conseguite solo nel quadro delle competenze cantonali e soltanto nei limiti del diritto nazionale, internazionale e internazionale superiore. Ciò riduce di molto la portata pratica della proposta e la sua reale possibilità di concretizzazione che è assai limitata. Sono parole del professor Biaggini. Non dobbiamo dimenticare che secondo il professore l'iniziativa è ricevibile ma ben difficilmente attuabile. Ora, non credo che il compito del Governo e del Parlamento sia illudere i cittadini di non dover soggiacere a regole nazionali e internazionali. Non è nostro compito però nemmeno dire che non si può proprio fare nulla. Il Consiglio di Stato, infatti, rispettoso della decisione del popolo ticinese, si è subito attivato per allestire gruppi di lavoro formati da politici, economisti e sindacalisti che hanno elaborato proposte. Nel mese di giugno, il gruppo di lavoro ha ricevuto il Segretario di Stato Mario Gattiker proprio perché le caratteristiche del Ticino sono assai diverse dagli altri Cantoni. Mi sembra inoltre che dalla votazione del 9 febbraio, molti Consiglieri federali siano venuti in visita in Ticino, forse proprio perché il nostro Cantone non era stato considerato con le giuste proporzioni. Il Consiglio di Stato fa il possibile per dare dignità ai lavoratori e per garantir loro una buona qualità di vita. In tal senso abbiamo subito dato mandato al professor Ambühl, il cui lavoro è stato ripreso dal Consigliere di Stato Christian Vitta che sta lavorando al fine di

Anno 2016/2017 - Seduta X: mercoledì 22 giugno 2016 - serale ______________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

1108

trovare consensi anche da parte di altri Cantoni. Inoltre vi ricordo che la Conferenza dei Governi cantonali sostiene il progetto ticinese. Non possiamo ancora dire che il nostro progetto avrà successo ma per il momento la soluzione del professor Ambühl è l'unica che permette di vedere una via d'uscita dalla presente situazione di stallo. Nell'iniziativa si chiede che vengano Prima i nostri, ma il messaggio va mandato ai datori di lavoro ancor prima che ai lavoratori. Se ci sono frontalieri che tutti i giorni varcano il confine per venire a lavorare in Ticino è perché ci sono datori di lavoro che li assumono. Il merito dell'iniziativa è quello di porre in evidenza problemi reali del mercato del lavoro come il dumping salariale o il rischio di sostituzione a manodopera. Anche in questo caso però vi ricordo che Consiglio di Stato e Parlamento si sono già attivati in tal senso. I 14 contratti normali di lavoro ne sono un indicatore chiaro. Vi ricordo inoltre che i controlli svolti nel nostro Cantone sono i più severi della Svizzera. Veniamo ora alle criticità dell'iniziativa, perché se l'iniziativa e il controprogetto andranno al voto popolare chi vota dovrà sapere esattamente cosa sta votando e quali problemi risolverebbe l'eventuale esito negativo o positivo. L'iniziativa è accattivante e suscita molte aspettative fra i cittadini ma è nostro dovere spiegare che la stessa potrà essere messa in atto in modo decisamente limitato. La Commissione speciale Costituzione e diritti politici in tempi molto rapidi è riuscita a elaborare un controprogetto, redatto dal deputato Bacchetta-Cattori. Nello stesso, in modo elegante, viene spiegato cosa ci vuole davvero per la Costituzione. Si spiega in che modo sarà importante mettere l'accento sulla politica esterna e nei rapporti con gli altri Cantoni. Il controprogetto è un'iniziativa attiva e propone la norma transitoria citata in precedenza. Il Governo boccia l'iniziativa, ma non ritiene che il controprogetto sia perfetto e garanzia di successo, ma è comunque un passo nella giusta direzione. VITTA C., DIRETTORE DEL DIPARTIMENTO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE - Vorrei ricordare che oggi il modello non è più quello ticinese, infatti, la Conferenza dei Governi cantonali, attraverso un mandato supplementare, ha deciso di estendere il modello dal tema del frontalierato al tema dell'immigrazione. Ciò sta a testimoniare come il modello ticinese abbia suscitato interesse entrando appieno nel dibattito federale. Tengo a sottolineare che nel messaggio del Consiglio federale in relazione all'attuazione del voto del 9 febbraio si tratta il tema del frontalierato in maniera residua. Si usa infatti semplicemente il numero dei frontalieri per sommarli a quelli dell'immigrazione per valutare se si sono superate le soglie. Il modello portato avanti dal Ticino ha quindi avuto il pregio di inserire nel dibattito federale il tema del frontalierato, mettendolo allo stesso livello di quello dell'immigrazione. È importante riuscire a mantenere alta l'attenzione sul tema del frontalierato e non solo sull'immigrazione. Anche il dibattito di oggi servirà per far capire a Berna che sul tema vi è particolare attenzione. Iniziativa e controprogetto non sono in contrasto con il modello portato avanti dal Ticino; è chiaro però che il controprogetto si inserisce meglio nella direzione tracciata dal Governo con il modello di clausola di salvaguardia. Alla luce di queste considerazioni e con particolare riferimento alle difficoltà di natura giuridica evocata da più parti, il Consiglio di Stato invita ad appoggiare il rapporto di maggioranza. Attorno a questi temi c'è molta emotività e spesso ciò ci spinge a indirizzarci laddove ci sono termini più incisivi e forti. Vi ricordo però che se tali termini sono inapplicabili, servono davvero a poco. Il controprogetto in tal senso è molto più efficace nell'applicazione pratica. Ricordo che anche il professor Biaggini ritiene l'iniziativa ricevibile ma di difficile applicazione. È peccato che le parti non abbiano concordato un

Anno 2016/2017 - Seduta X: mercoledì 22 giugno 2016 - serale ______________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

1109

testo unico perché oggi il mercato del lavoro ha davvero bisogno di soluzioni concrete e applicabili. In ragione della sua maggiore efficacia e coerenza con gli sviluppi del processo di attuazione dell'articolo costituzionale 121a a livello federale, il Governo esprime il proprio appoggio al controprogetto. Vi invitiamo quindi a votare il rapporto di maggioranza. DURISCH I. - A scanso di equivoci, ripeto che il nostro gruppo lascia libertà di voto. PRONZINI M. - Al Presidente del Consiglio di Stato vorrei ricordare che, come già spiegato in precedenza, i cosiddetti contratti normali fanno dumping di Stato. Con gli stessi infatti si è bloccato il salario a tremila franchi mensili definendolo un salario accettabile. Forse non ci si rende conto della vera drammaticità del mondo del lavoro, drammaticità che altro non è che la conseguenza delle scelte fatte con la liberalizzazione del mercato del lavoro. Con le scelte che dobbiamo fare oggi, si continua con la stessa logica degli Accordi bilaterali. Al collega Ghisletta vorrei dire che per gli Accordi bilaterali c'è una responsabilità delle direzioni nazionali ma anche di quelle locali. Ricordo infatti che anche a sinistra qualcuno si opponeva agli Accordi bilaterali, ed era proprio l'MPS-PC. Tutti gli altri invece hanno sempre sostenuto gli Accordi senza poi fare nessuna campagna contro l'iniziativa del 9 febbraio 2014. Chi oggi a sinistra alimenta la logica di essere contro la libera circolazione getta veleno contro i lavoratori e divide i salariati. Si tratta di una grave responsabilità. AGUSTONI M. - Vorrei tornare su una perplessità sollevata dal collega Celio: la discussione fatta oggi non è solo propositiva o consultiva nei confronti della popolazione. Per poter presentare un controprogetto infatti il Gran Consiglio deve approvarlo, quindi il nostro voto è determinante. LURATI S. - Voto no, non perché sono d'accordo con iniziativa ma perché credo che qualsiasi decisione che va nella direzione di dividere i lavoratori non possa assolutamente essere presa in considerazione da un sindacalista come me. SEITZ G. - Oggi abbiamo assistito a un ottimo dibattito che ci insegna come non cadere fuori dal sentiero. Il collega Ghisletta ha ragione: non si può stabilire un salario solo per il lavoro, si stabilisce un salario come datore di lavoro per le responsabilità che si prendono. Voto il rapporto di maggioranza perché dà più sicurezza. BALLI O. - Sostengo l'iniziativa perché ha il merito di aver dato il la alla discussione e indirettamente quindi anche al controprogetto. Oggi si è detto che una soluzione è meno praticabile dell'altra. Il Ticino per l'ennesima volta ha fatto una proposta a Berna che sembra essere stata accolta dalla Conferenza dei Cantoni in maniera positiva, mi auguro quindi che finalmente il Consiglio federale comprenda il forte segnale dal Ticino. Giudico

Anno 2016/2017 - Seduta X: mercoledì 22 giugno 2016 - serale ______________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

1110

vergognoso che il Consiglio federale dal 9 febbraio 2014 a oggi non abbia partorito nulla nella giusta direzione. LA MANTIA G. - Voto no all'iniziativa. Non mi riesce proprio di fare una distinzione fra noi e gli altri. Siamo un'unica umanità e tutte le lavoratrici e i lavoratori hanno bisogno di tutela e protezione. La risposta è di rinforzare i diritti dei lavoratori e non di metterli uno contro l'altro. Abbiamo bisogno di salari minimi dignitosi e contratti collettivi di lavoro e serie misure di accompagnamento. Misure che sono sempre state bocciate dalla destra. BELTRAMINELLI P., PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DI STATO - L'iniziativa ha favorito la presenza di un controprogetto, ma ricordo al Parlamento che se oggi non voterà il controprogetto si andrà al voto solo con l'iniziativa. È pertanto fondamentale il voto del Gran Consiglio. La discussione è dichiarata chiusa. Ai sensi dell'art. 136 cpv. 3 LGC, è aperta la discussione sul testo del controprogetto annesso al rapporto della maggioranza commissionale. Gli articoli tacitamente accolti perché non oggetto di discussione o di proposte di modifica non figurano nel presente verbale. Articoli 13 cpv. 4 (nuovo) e 14 cpv. 1 lett. a)

Emendamenti di Michela Delcò Petralli per I Verdi

Art. 13 cpv. 4 (nuovo)

4Ognuno possa svolgere il proprio lavoro in condizioni salariali, assicurative e lavorative corrispondenti a quelle vigenti nella professione e nel settore in Ticino, e sia protetto dalla pressione al ribasso dei salari.

Art. 14 cpv. 1 lett. a)

Si chiede di elevare al rango di diritto sociale parte del testo della lett. a) del cpv. 1 dell'art. 14 della Costituzione cantonale previsto dal controprogetto, con una leggera modifica.

a) rimane invariata come attualmente.

DELCÒ PETRALLI M. - Per l'emendamento sono partita dal presupposto che sia l'iniziativa sia il controprogetto inseriscono tutte le richieste all'art. 14 della Costituzione cantonale. L'art. 14 ha a che fare con gli obiettivi sociali, che sono una linea guida al Governo. Gli stessi però non danno diritto al cittadino di chiedere l'applicazione tramite una legge. Per molti capoversi dell'art. 14 infatti non vi è nessuna legge di applicazione. Detto ciò, ho preso la proposta formulata dal controprogetto contenuta nell'art. 14 cpv. 1, lettera a), e l'ho spostata all'art. 13, sotto i diritti sociali. Credo infatti che ci sia grande

Anno 2016/2017 - Seduta X: mercoledì 22 giugno 2016 - serale ______________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

1111

differenza fra obiettivi e diritti sociali. Per questi ultimi lo Stato è obbligato a fare una legge di applicazione. Gli obiettivi sociali invece sono declamatori. Spostando la proposta l'ho modificata togliendo la frase «le quali gli consentano un tenore di vita dignitoso per vivere nel Cantone» perché nel frattempo il popolo ha votato l'iniziativa sui salari dignitosi, vera garanzia contro il dumping. I testi dell'iniziativa e del controprogetto si basavano ancora sul testo precedente alla votazione del 14 giugno 2015. L'iniziativa e il controprogetto sono stati presentati ai cittadini come soluzioni efficaci e tempestive per risolvere l'esclusione dei residenti dal mercato del lavoro e la pressione al ribasso dei salari e delle condizioni lavorative. Hanno suscitato grandi aspettative nella popolazione che non possono essere disattese, inserendo le rivendicazioni nell'art. 14 lo Stato non sarebbe obbligato a presentare una legge di applicazione, per tradurle in pratica. Rimarrebbero quindi promesse e non soluzioni. Vi invito pertanto ad accettare l'emendamento che è un sostegno al controprogetto. Se non facciamo diventare un diritto sociale anche la protezione dei lavoratori contro il dumping salariale, passerà l'iniziativa. Avremo quindi un testo che non ha niente a che fare con i principi che sottendono alla nostra Costituzione cantonale. AGUSTONI M. - La Commissione Costituzione e diritti politici propone di respingere l'emendamento perché l'art. 13 cpv. 3 attuale prevede già il principio del salario dignitoso. Aggiungere un cpv. 4 rischierebbe di creare una contraddizione, nel senso che avremmo un cpv. 3 con le modalità di concretizzazione dei diritti a un salario dignitoso e un cpv. 4 che si esprime sui principi generali senza indicazioni su come realizzare il principio. DELCÒ PETRALLI M. - Faccio notare che il controprogetto degrada un diritto sociale come quello del salario dignitoso a un obiettivo sociale. Nell'emendamento ho quindi riportato all'art. 13 il principio che ogni lavoratrice e ogni lavoratore sia protetto dalla pressione al ribasso dei salari. Messo ai voti, l'emendamento è respinto con 9 voti favorevoli, 55 contrari e 5 astensioni. La discussione è dichiarata chiusa. Messi ai voti, i singoli articoli e il complesso del disegno di modifica della Costituzione cantonale annessi al rapporto di maggioranza sono accolti con 34 voti favorevoli, 26 contrari e 9 astensioni. Dettaglio della votazione (art. 146 cpv. 7 LGC)

Si pronunciano a favore: Agustoni - Bacchetta-Cattori - Bang - Battaglioni - Bosia Mirra - Canepa - Caprara - Celio - Censi - Corti - Crugnola - De Rosa - Farinelli - Ferrara Micocci - Franscella - Gaffuri - Garzoli - Gendotti - Ghisla - Ghisletta - Gianora - Käppeli - Pagani G. - Pagani L. - Pagnamenta - Passalia - Pedrazzini - Peduzzi - Pini - Quadranti - Schnellmann - Seitz - Terraneo - Viscardi

Anno 2016/2017 - Seduta X: mercoledì 22 giugno 2016 - serale ______________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

1112

Si pronunciano contro: Ay - Balli - Bignasca - Campana - Caverzasio - Crivelli Barella - Delcò Petralli - Ferrari - Filippini - Galeazzi - Guerra - Guscio - Lurati I. - Lurati S. - Maggi - Merlo - Minotti - Morisoli - Ortelli - Pamini - Patuzzi - Pinoja - Pronzini - Ramsauer - Robbiani - Zanini

Si astengono: Durisch - Garobbio - Ghisolfi - Jelmini - Kandemir Bordoli - Kappenberger - La Mantia - Lurati Grassi - Mattei 3. SUBINGRESSO DI DEPUTATO Dopo la dichiarazione di fedeltà alla Costituzione e alle leggi, sono rilasciate le credenziali di deputato al signor Carlo Lepori (PS), Capriasca, che subentra al dimissionario Saverio Lurati, Canobbio. 4. SOSTITUZIONE DI MEMBRI DI COMMISSIONI Ai sensi dell'art. 29 cpv. 4 LGC, il Presidente comunica le seguenti sostituzioni:

Commissione della gestione e delle finanze:

il signor Ivo Durisch subentra al signor Saverio Lurati

Commissione della legislazione: il signor Carlo Lepori subentra al signor Ivo Durisch

Commissione speciale sanitaria: il signor Carlo Lepori subentra al signor Saverio Lurati

5. CHIUSURA DELLA SEDUTA E RINVIO Alle ore 20:15 la seduta è tolta e il Gran Consiglio è riconvocato per lunedì 19 settembre 2016. Per il Gran Consiglio: Il Presidente, Fabio Badasci Il Segretario generale, Gionata P. Buzzini