Se le Istituzioni perdono autorevolezza

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10.04.2015 Se le Istituzioni perdono autorevolezza Di IsaLab In un primo momento ho sentito un grande senso di insicurezza: come dipendente pubblico, come amministratore locale, come persona che prende delle decisioni che possono avere una ricaduta sulla vita di altri. Poi però mi sono fermata a riflettere sul fatto che episodi come quello di ieri stanno diventando purtroppo più frequenti di quanto lo fossero solo cinque anni fa. Prima le due dipendenti della regione Umbria, poi la Sindaca Laura Prati e ora giudici di un tribunale. Avevo già scritto in passato a questo riguardo ma quello che forse tutti dovremmo impegnarci a contrastare è la mancanza di un almeno minimo senso dello Stato e delle istituzioni a tutti i livelli. E’ questo il vero disastro. Qui la politica ha una colpa enorme. Dovrei dire una certa politica. Negli ultimi dieci anni si è paralizzato questo Paese: abbiamo un Parlamento che non è in grado di legiferare e dove lo fa produce norme che rimangono prive di decreti attuativi o sono dichiarate incostituzionali. La finanza pubblica vive in una perenne incertezza, fino al mese di luglio le amministrazioni dello Stato non sono in grado di approvare i bilanci preventivi da almeno quattro anni. Ma i nostri politici ci dicono tutti la stessa cosa: non ci lasciano governare, attribuendo la colpa a turno alla Costituzione, ai corpi intermedi (di qui la totale delegittimazione dei sindacati), ai giudici e soprattutto alla fantomatica burocrazia e ai burocrati. Questo atteggiamento irresponsabile porta i cittadini a percepire solo l’elemento finale del procedimento che ha una ricaduta sulle loro esistenze, che sia una sentenza, una multa o un finanziamento negato. Le persone ormai vedono solo il giudice, il funzionario, il vigile e attribuiscono ad essi la responsabilità di ciò che accade. E quanto fa comodo a chi è il vero decisore che sia così! La sentenza viene percepita come uno sgarbo personale, la multa come un gesto di antipatia e così via.

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Unpublished paper scritto a seguito dell'attenato al tribunale di Milano (aprle 2015

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10.04.2015Se le Istituzioni perdono autorevolezzaDi IsaLab

In un primo momento ho sentito un grande senso di insicurezza: come dipendente pubblico, come amministratore locale, come persona che prende delle decisioni che possono avere una ricaduta sulla vita di altri.

Poi però mi sono fermata a riflettere sul fatto che episodi come quello di ieri stanno diventando purtroppo più frequenti di quanto lo fossero solo cinque anni fa.

Prima le due dipendenti della regione Umbria, poi la Sindaca Laura Prati e ora giudici di un tribunale.

Avevo già scritto in passato a questo riguardo ma quello che forse tutti dovremmo impegnarci a contrastare è la mancanza di un almeno minimo senso dello Stato e delle istituzioni a tutti i livelli. E’ questo il vero disastro.

Qui la politica ha una colpa enorme. Dovrei dire una certa politica. Negli ultimi dieci anni si è paralizzato questo Paese: abbiamo un Parlamento che non è in grado di legiferare e dove lo fa produce norme che rimangono prive di decreti attuativi o sono dichiarate incostituzionali. La finanza pubblica vive in una perenne incertezza, fino al mese di luglio le amministrazioni dello Stato non sono in grado di approvare i bilanci preventivi da almeno quattro anni. Ma i nostri politici ci dicono tutti la stessa cosa: non ci lasciano governare, attribuendo la colpa a turno alla Costituzione, ai corpi intermedi (di qui la totale delegittimazione dei sindacati), ai giudici e soprattutto alla fantomatica burocrazia e ai burocrati.

Questo atteggiamento irresponsabile porta i cittadini a percepire solo l’elemento finale del procedimento che ha una ricaduta sulle loro esistenze, che sia una sentenza, una multa o un finanziamento negato. Le persone ormai vedono solo il giudice, il funzionario, il vigile e attribuiscono ad essi la responsabilità di ciò che accade. E quanto fa comodo a chi è il vero decisore che sia così! La sentenza viene percepita come uno sgarbo personale, la multa come un gesto di antipatia e così via.

Questo accade anche perché purtroppo i cittadini nel relazionarsi con la pubblica amministrazione spesso non si sentono tutelati nei loro diritti dallo Stato e dalla legge ma trovano più proficuo attivare conoscenze e amicizie, trovare il modo di aggirare il funzionario e parlare con l’amico dell’amico, chiedere direttamente un appuntamento al politico... “Mettiamoci d’accordo, si fa prima.”

E poi bisognerebbe anche mettere in luce una pubblica amministrazione che risolve i problemi e non solo, come in tanti articoli di giornali o discorsi pubblici, che ne crea alle brave persone che vogliono fare.

Soluzioni facili non ce ne sono però, come mi capita di ripetere spesso, secondo me dovremmo tutti insieme lavorare per creare nuovi spazi di cittadinanza, portare le persone fuori dalle case a riflettere insieme su come migliorare i luoghi in cui far crescere le nostre famiglie e vivere le nostre esistenze, ricostruire un ruolo della politica come confronto per ottenere miglioramenti reali della condizione delle persone. Cammino impegnativo ma doveroso che deve partire da noi che abbiamo un ruolo pubblico.