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ANNO XXIII - N. 24 economia.corriere.it 17.06.2019 del LUNEDÌ Risparmio, Mercato, Imprese Il Paese non pensa giovane e gioca una partita di pseudo riforme che pesano sul deficit Le imprese invece... di Ferruccio de Bortoli, Dario Di Vico, Fabio Pammolli, Nicola Rossi e Ernesto Maria Ruffini 2-10 FAMIGLIE E IMPRESE L’IMPERO VERONESI SUPERA I 2,3 MILIARDI E A DIVERSIFICARE ORA CI PENSA IL FIGLIO di Luciano Ferraro 29 SPREAD & RISPARMIO BTP, BUND O BONOS? LA SICUREZZA COSTA MA IL RISCHIO RENDE di Angelo Drusiani 42 Federico Veronesi Il figlio di Sandro guida la diversificazione nel vino Distribuito con il Corriere della Sera, non vendibile separatamente. Poste Italiane Sped. in A.P. D.L. 353/2003 conv. L.46/2004 art. 1, c1 DCB Milano DANIELE VENTURELLI BIG IN ITALIA VARNEY, IL RE DEI PARCHI A TEMA: SU GARDALAND RADDOPPIAMO di Isidoro Trovato 33 IL PERSONAGGIO UNA GARANZIA PER I BENETTON CHI È GIANNI MION, IL TRAGHETTATORE di Polizzi e Sacchi 12-13 ABBADESSA (HINES) «IL MATTONE DI MILANO? FA CONCORRENZA A BERLINO E LONDRA» di Alessandra Puato 11 Sandro Veronesi Fondatore di Calzedonia, il gruppo dei marchi dell’intimo CAMBIARE CASA di Gino Pagliuca 40 QUANTO COSTA L’ITALIA NON ATTRAE PIÙ TALENTI (E I CONTI IN DISORDINE LI PAGHIAMO NOI)

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ANNO XXIII - N. 24

economia.corriere.it

17.06.2019

del

LUNEDÌRisparmio,Mercato, Imprese

Il Paese non pensagiovane e gioca una

partita di pseudo riformeche pesano sul deficitLe imprese invece...

di Ferruccio de Bortoli, Dario Di Vico, FabioPammolli, Nicola Rossi e Ernesto Maria Ruffini

2-10

FAMIGLIE E IMPRESEL’IMPERO VERONESI

SUPERA I 2,3 MILIARDIE A DIVERSIFICARE

ORA CI PENSA IL FIGLIOdi Luciano Ferraro 29

SPREAD&RISPARMIOBTP, BUND O BONOS?LA SICUREZZA COSTAMA IL RISCHIO RENDE

di Angelo Drusiani 42

Federico Veronesi

Il figlio di Sandro guida

la diversificazione nel vino

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IL PERSONAGGIOUNA GARANZIAPER I BENETTONCHI È GIANNI MION,IL TRAGHETTATOREdi Polizzi e Sacchi 12-13

ABBADESSA(HINES)«IL MATTONEDI MILANO?FA CONCORRENZAA BERLINO E LONDRA»di Alessandra Puato 11

Sandro Veronesi

Fondatore di Calzedonia, il

gruppo dei marchi dell’intimo

CAMBIA

RE CASA

di Gino Pagliu

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40QUANTO

COSTA

L’ITALIANONATTRAEPIÙ TALENTI

(E I CONTIIN DISORDINELI PAGHIAMO

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4CORRIERE DELLA SERALUNEDÌ 17.06.2019

posizionato proprio all’intersezione tra passato, pre-sente e futuro.InunPaese chehaduepensionati ogni treoccupati, lenuove generazioni che si affacciano sulmercato del la-voro sono schiacciate dal peso del finanziamento a ri-partizione al primo pilastro pensionistico e al welfareanziano. Questo peso è destinato a crescere, meccani-camente e inesorabilmente, per la demografia, e si ag-graverà se persisterà la stagnazione della produttivitàdel lavoro e dei salari reali.

Zavorre in busta paga

Giàoggidemografia, tassidioccupazioneebassapro-duttività concorrono a far sì che in Italia ciascun occu-pato contribuisca al finanziamento per il welfare an-ziano di pensioni, sanità e assistenza di lungo periodoconunammontareequivalente a circa il 64%delPil procapite. Il valore corrispondente per un occupato tede-

scoèpiùbassodiquasi 25punti percentuali. Il fardellocontributivo rappresenta oltre il 70% del cuneo fiscaleedilata ladifferenza tra il costodel lavoroper l’impresae la retribuzionenetta per il lavoratore. Il peso dei con-tributi pensionistici al pilastro pubblico a ripartizionegenera un circolo vizioso, in cui il ricorso esclusivo alfinanziamento a ripartizione grava sulle imprese e sullavoro, deprimendo l’occupazione e la produzione.Questa spirale vadisinnescata, perché essa cozza con-tro qualunque dichiarazione d’intenti circa la volontàdi attrarre nuovi posti di lavoro nei settori a più altovalore aggiunto e a più forte vocazione internazionale.Attualmente, l’aliquota contributiva è al 33%, con 9punti a carico del lavoratore e 24 a carico dell’impresa.Per essere efficace, la riduzionedel cuneocontributivonon dovrebbe essere inferiore ai 10 punti percentuali,ripartiti in parti uguali tra lavoratore edatore di lavoro.L’allineamento verso il bassodelle aliquote contributi-ve dovrebbe riguardare tutte le forme contrattuali, concondizioni di deducibilità per l’accesso ai fondi pen-sione complementari. La strada delle riduzioni tem-poranee per il lavoro dipendente non poteva rappre-sentare una soluzione per i problemi che abbiamo de-scritto. Certo, oggi, lo spazio fiscale è ancorpiù esiguo.Serve concentrare lo sforzo, e la soluzionenonpuòcheessere una discriminazione positiva in favore dei gio-vani: una soglia anagrafica per l’accesso al nuovo siste-ma sufficientemente bassa (30 anni) da non determi-nare effetti repentini sulle finanze pubbliche (6-8 mi-liardi) ma, allo stesso tempo, capace di lanciare un se-gnale forte sulla volontà del Paese di riappropriarsi diun’agenda per i giovani e per la crescita.

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F ervono le discussioni sulla trattativa con la Com-missione europea e sui punti decimali che, sispera,potranno fare ladifferenza. Intanto, il Pae-

se fatica a ringiovanire e a rinnovare il proprio capitaleumano e il proprio tessuto imprenditoriale. Le con-nessioni chiave le ha fissate Ferruccio de Bortoli com-mentando la relazione del governatore della Bancad’Italia («I giovani, migranti invisibili e cittadini di se-conda classe», sul «Corriere»del primogiugno). L’Ita-lia è vecchia ed èprigioniera di una trappola demogra-fica. Entro 25 anni, un terzo della popolazione avrà piùdi 65 anni, mentre ci saranno sei milioni di attivi inmeno. Sul bilancio demografico pesano la diminuzio-ne dei tassi di fertilità e l’aumento dell’aspettativa divita, non compensati dai flussi migratori in entrata.Di per sé, questa riduzione degli attivi sul totale dellapopolazione frena la crescita. I dati, però, ci diconoqualcosa di più e, se possibile, di peggio. Il Paese nonsolo è vecchio,ma scaccia anche i propri giovani e non

si attrezza per attrarne di bravi dall’estero. Nella fasciadi età tra i 25e i 34anni, il tassodidisoccupazioneèdel16%, contro il 4% tedesco e il 10% francese. Il tasso dioccupazione è al 62%, venti punti percentuali sotto laGermania. Nel frattempo, nell’ultimo anno, 120 milagiovani se ne sono andati, mentre siamo in fondo allaclassifica Ocse che misura l’attrattività dei Paesi per ilavoratori qualificati e per gli imprenditori esteri.La classifica dell’Ocse offre spunti di rilievo, perchéconsidera una molteplicità di fattori che influenzanola mobilità di studenti, lavoratori qualificati, tecnici,imprenditori, professionisti nei settori creativi. Pesa-no la dimensione e la specializzazione settoriale delleimprese, l’aperturadel sistemauniversitario, la qualitàdella vita, le infrastrutture di trasporto e urbane, lapresenza di scuole internazionali e di condizioni favo-revoli per l’inserimento dei nuclei familiari, oltre aquelle di contesto sociale e di apertura, a partire dalleprocedure per i permessi di soggiorno. Accanto a que-sti fattori, a incidere sono le percezioni sul futuro, leaspettative sul potenziale di crescita e sulla stabilitàistituzionale, il funzionamentodelmercato del lavoro,i redditi attesi, il peso della tassazione.

L’agenda è vuota

Di fronte a questa lista, non si può non osservare chequegli stessi elementi che rendono l’Italia poco attrat-tiva per i giovani stranieri sono anche quelli che piùincidono sulla decisione, di troppi, di andarsene.Nel quadro demografico e di specializzazione setto-riale attuali, intervenire su questi fattori rappresental’unica scelta credibile, se si vuol dare al Paeseunapro-spettiva di crescita dell’occupazione, della produttivi-tà, dei salari reali. Anziché progettare improbabili ri-cette autarchiche, è prioritario tradurre gli indicatoridell’Ocse in un insieme coerente di obiettivi concreti,programmando le azioni necessarie per raggiungerli emisurandone l’attuazione.Disegnare l’agenda politica dando priorità alle condi-zioni di attrattività per i giovani qualificati e per le im-prese che possono assumerli rappresenterebbe unavera e propria rivoluzione copernicana in un Paesetroppo rivolto al proprio interno, assuefattosi a unoStato che si erge a paladino contro la povertà e le disu-guaglianze ma è capace solo di trasferimenti e inter-venti redistributivi di corto respiro.Tra gli altri, un nodo da sciogliere prioritariamente è

Economia & PoliticaLA TRAPPOLA DEMOGRAFICA

L’ITALIA PIACE POCONONPENSAGIOVANE

La capacità di attrarre talenti o di trattenere quelli che ci sono è in caduta libera, spiega l’OcseIl Paese è sempre più vecchio e la politica non riesce a scegliere un’agenda dedicata alle nuove generazioni

È tempo di reagire, partendo da un taglio selettivo e permanente del cuneo contributivo

di Fabio Pammolli

In un Paese che ha duepensionati ogni treoccupati, i ragazzi sonoschiacciati dal pesodella spesaprevidenziale

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Senza appeal Indice Ocse di attrattività: lavoratori con master o dottorato

Fonte: Tabella 5.2 in Tuccio M., 2019, Measuring and assessing talent attractiveness in OECD Countries. OECD Social,Employment and Migration Working Papers, n. 229 S.

A.