Scuole senza zaino IL SILENZIO E LA VOCE Per una ... · IL SILENZIO E LA VOCE Per una conoscenza...

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IL SILENZIO E LA VOCE Per una conoscenza profonda Chiara Natali Insegnante Scuole Senza Zaino Scuole senza zaino La voce è lo strumento didattico più utilizzato da- gli insegnanti, è pervasivo: parlando, l’insegnante spiega, dialoga, ammonisce, rimprovera, impar- tisce ordini. E l’attività in classe è accompagnata anche da altri suoni e rumori, che talvolta raggiun- gono una soglia tale da divenire fastidiosi, tanto da diventare per alcuni bambini un ostacolo vero e proprio per lo svolgimento anche di attività sem- plici. Gli insegnanti subiscono lo stress di ambienti eccessivamente rumorosi e domandano – inascol- tati – toni di voce più bassi, se non decisamente il silenzio. Ma quando riescono a conquistarlo, il silenzio diviene momento vuoto, assenza di qual- siasi forma di comunicazione. Nell’esperienza delle scuole Senza Zaino, i temi del rumore, dell’uso della voce, del significato del silenzio, sono stati spesso affrontati perché fortemente collegati alla qualità della didattica e al benessere di bambini e insegnanti. Dal punto di vista dell’efficacia dell’apprendimento, l’ec- cessivo verbalismo è segno di un processo gio- cato tutto sulla spiegazione, appunto, mediante le parole, di conoscenze e concetti. Prendiamo ad esempio come l’insegnante può organizzare l’at- tività che ha come obiettivo l’approccio alla cono- scenza dei solidi (vedi box). Nell’esempio 1 l’attività è incentrata sull’espe- rienza d’osservazione di un oggetto concreto e le parole dell’insegnante intervengono soltanto al termine dell’attività; nell’esempio 2 al centro è l’insegnante e la spiegazione, l’apprendimento è veicolato prevalentemente dallo strumento voce e gli allievi possono intervenire solo nella parte finale dell’attività. Esempio 1 Gli alunni hanno a disposizione, in piccoli gruppi, un oggetto solido accompagnato da una scheda di osservazione; la consegna è contenuta in un foglio con le istruzioni per l’uso (IpU) dove si enuncia l’obiettivo e il modo di procedere; al termine dell’attività gli alunni confrontano le osservazioni con una modalità definita da IpU; l’insegnante fornisce i chiarimenti e le spiegazioni necessarie. Esempio 2 Gli alunni hanno a disposizione, singolarmente, una scheda su cui sono disegnati dei solidi; l’insegnante, alla LIM, disegna la figura e ne spiega caratteristiche e proprietà; al termine della spiegazione l’insegnante spiega quello che debbono fare i bambini; gli alunni completano la scheda e chiedono chiarimenti e spiegazioni ulteriori. 14 anno 125 • © Editrice La Scuola Scuola Italiana Moderna n. 5 • Gennaio 2018

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IL SILENZIO E LA VOCE Per una conoscenza profonda

Chiara NataliInsegnante Scuole Senza Zaino

Scuole senza zaino

La voce è lo strumento didattico più utilizzato da-gli insegnanti, è pervasivo: parlando, l’insegnante spiega, dialoga, ammonisce, rimprovera, impar-tisce ordini. E l’attività in classe è accompagnata anche da altri suoni e rumori, che talvolta raggiun-gono una soglia tale da divenire fastidiosi, tanto da diventare per alcuni bambini un ostacolo vero e proprio per lo svolgimento anche di attività sem-plici. Gli insegnanti subiscono lo stress di ambienti eccessivamente rumorosi e domandano – inascol-tati – toni di voce più bassi, se non decisamente il silenzio. Ma quando riescono a conquistarlo, il silenzio diviene momento vuoto, assenza di qual-siasi forma di comunicazione.Nell’esperienza delle scuole Senza Zaino, i temi del rumore, dell’uso della voce, del significato del silenzio, sono stati spesso affrontati perché fortemente collegati alla qualità della didattica e al benessere di bambini e insegnanti. Dal punto di vista dell’efficacia dell’apprendimento, l’ec-cessivo verbalismo è segno di un processo gio-cato tutto sulla spiegazione, appunto, mediante le parole, di conoscenze e concetti. Prendiamo ad esempio come l’insegnante può organizzare l’at-tività che ha come obiettivo l’approccio alla cono-scenza dei solidi (vedi box).Nell’esempio 1 l’attività è incentrata sull’espe-rienza d’osservazione di un oggetto concreto e le parole dell’insegnante intervengono soltanto al termine dell’attività; nell’esempio 2 al centro è l’insegnante e la spiegazione, l’apprendimento è veicolato prevalentemente dallo strumento voce e gli allievi possono intervenire solo nella parte finale dell’attività.

Esempio 1• Gli alunni hanno a disposizione, in piccoli gruppi,

un oggetto solido accompagnato da una scheda di osservazione;

• la consegna è contenuta in un foglio con le istruzioni per l’uso (IpU) dove si enuncia l’obiettivo e il modo di procedere;

• al termine dell’attività gli alunni confrontano le osservazioni con una modalità definita da IpU;

• l’insegnante fornisce i chiarimenti e le spiegazioni necessarie.

Esempio 2• Gli alunni hanno a disposizione, singolarmente, una

scheda su cui sono disegnati dei solidi;• l’insegnante, alla LIM, disegna la figura e ne spiega

caratteristiche e proprietà;• al termine della spiegazione l’insegnante spiega

quello che debbono fare i bambini;• gli alunni completano la scheda e chiedono

chiarimenti e spiegazioni ulteriori.

14 anno 125 • © Editrice La ScuolaScuola Italiana Moderna n. 5 • Gennaio 2018

La voce: strumento non riconosciutoNonostante la voce sia, come dicevamo, lo stru-mento più utilizzato per condurre l’attività didat-tica, essa non è, tuttavia, riconosciuta come tale: diamo poca importanza alla qualità della comu-nicazione verbale pur utilizzandola e non teniamo nel dovuto conto alcuni accorgimenti che, al con-trario, possono renderla efficace. Paradossalmente l’insegnante che pone attenzione alla comunica-zione verbale è colui che parla poco, lo fa al mo-mento giusto, utilizza un tono adeguato all’inten-zione delle parole che pronuncia (ad esempio non richiama il silenzio alzando la voce perché sarebbe un controsenso), limita, quindi, l’uso del canale verbale della comunicazione.

Il silenzioNella classe Senza Zaino il clima è tranquillo, i bambini parlano tra loro mentre svolgono il lavoro in coppia o in gruppo, l’insegnante spesso si rivolge agli alunni con il tono del bisbiglio. Ci sono anche tempi di silenzio quando si è concentrati su una lettura o perché si sta svolgendo un’esercitazione individuale. È importante che i momenti in cui si parla si alternino a momenti di silenzio, che favo-riscono la concentrazione e la calma, magari per affrontare un compito che può apparire difficile. Ma il silenzio può accompagnare anche un’azione che solitamente è condotta con le parole: per spie-gare il procedimento risolutivo di un’operazione

aritmetica l’insegnante può far vedere come si fa, in silenzio, e solo successivamente ripetere la di-mostrazione accompagnandola con le parole. Per-ché, allora, non trasformare momenti solitamente accompagnati da una certa confusione in riti di si-lenzio? Ad esempio si può suggerire, la mattina, di predisporre in silenzio il materiale per iniziare l’at-tività e fare lo stesso al termine della giornata. La clessidra può scandire il tempo di questo silenzio.

La comunicazione verbale efficace Se vogliamo che gli allievi mettano in atto compor-tamenti autonomi e imparino ad agire in modo indi-pendente è necessario “assentarsi” quando è il caso, tacere e far parlare gli oggetti, i gesti, le cose. L’ap-prendimento, è bene ribadirlo, non avviene priori-tariamente attraverso le parole dette: è importante che nella scuola si riporti l’attenzione al non ver-bale, alla comunicazione che passa attraverso altri canali e che si valorizzi la comunicazione verbale al fine di renderla efficace (Tabella 1).

Bibliografia• M.V. Moggi, L. Ciavattini, La voce come strumento

didattico, in A scuola senza Zaino, Erickson, 2016.• M. Orsi, A scuola senza Zaino, Erickson, 2016.• M. Orsi, L’ora di lezione non basta, Maggioli, 2015.

Tabella 1

Situazione comunicativa / fi nalità della comunicazione

Modalità

Raccontare Uso della voce con modalità recitativa, accompagnato dal linguaggio corporeo.

Richiamare il silenzio Uso della voce a volume basso e durata lenta; utilizzo di un oggetto che indica di fare silenzio.

Spiegazione/lezione frontale Linguaggio sobrio, essenziale (si consiglia di appuntarsi prima quello che si vuole dire); alternanza di parole e comunicazione non verbale (testi scritti, modelli, immagini evocative).

Richiamare bambini che mettono in atto comportamenti non corretti

Utilizzare lo sguardo, avvicinarsi e mettere una mano sulla spalla del bambino oppure posizionarsi a sedere vicino al bambino; spostare con tranquillità gli oggetti utilizzati in modo non adeguato o a fi ni di disturbo.

Rinforzare comportamenti positivi Usare lo sguardo e il sorriso, avvicinandosi al bambino.

15 anno 125 • © Editrice La ScuolaScuola Italiana Moderna n. 5 • Gennaio 2018