SCUOLA PRIMARIA DI BONAVIGO - icminerbe.gov.it anni Unità d... · Nella tabella che segue abbiamo...
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ISTITUTO COMPRENSIVO STATALE
DI MINERBE
SCUOLA PRIMARIA DI BONAVIGO
PROGETTO
“150 ANNI DA RACCONTARE”
A.s. 2010 / 2011
INTRODUZIONE
Le celebrazioni del 150° dell‟Unità d‟Italia hanno suscitato l‟interesse della
scuola verso la storia, i fatti e i personaggi del territorio in cui è situata. A
Bonavigo alunni e insegnanti hanno cercato notizie, informazioni, documenti
e testimonianze sulla storia del comune e dei personaggi illustri che l‟hanno
segnata.
Parte del lavoro è stato svolto in collaborazione con il maestro F.Castellani,
ex docente della scuola elementare di Roverchiaretta, che ha catturato
l‟attenzione degli alunni e degli insegnanti con i suoi racconti e i suoi studi
sulla storia del ponte che congiunge Bonavigo a Roverchiaretta, la struttura
urbana e territoriale del comune, la ricollocazione degli edifici pubblici e
religiosi del paese dopo i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale ed
in particolare della Scuola di quegli anni.
Altro aspetto importante è stato lo sviluppo socio-economico del territorio di
Bonavigo strettamente legato alla costituzione della SAMO.
3
Nella tabella che segue abbiamo riassunto le tappe fondamentali
del processo di unificazione, ponendo l'accento sugli
avvenimenti e i personaggi.
Cosa è successo Chi erano Che cosa volevano
1821 Nascono società
segrete (carboneria)
che organizzano
insurrezioni in
varie parti di Italia.
Appartenenti alla
borghesia (letterati,
studenti,
musicisti...)
Indipendenza dagli
stranieri
Riconoscimento di
alcuni diritti
essenziali
(di parola, di
pensiero)
Una Costituzione
1831-
1840
Altre insurrezioni
nell'Italia centrale.
Appartenenti alla
borghesia
(intellettuali e
avvocati,
commercianti
imprenditori)
Italia unita e
indipendente
Mazzini fonda Coinvolgimento del
popolo
La Giovine Italia. Stato repubblicano
(Mazzini)
1848 Insurrezioni in
molti Stati europei
Borghesi liberali
Patria libera dagli
Austriaci e dai
Borboni In Italia insorgono
Milano, Venezia,
Palermo
4
Il Re Carlo Alberto
dichiara guerra
all'Austria
Una Costituzione
(I guerra di
Indipendenza)
1859-
1860
II guerra
d'Indipendenza
Camillo Benso
conte di Cavour, I
ministro
Allargare
Spedizione dei
Mille
Re Vittorio il Regno di
Sardegna e
unificare l'Italia
Emanuele II di
Savoia
Giuseppe Garibaldi,
comandante di
truppe volontarie
1861 Proclamazione del
Regno d'Italia
Camillo Benso
conte di Cavour, I
ministro.
Unificare l'Italia
Re Vittorio
Emanuele II di
Savoia.
Giuseppe Garibaldi,
comandante di
truppe volontarie.
1866 III guerra
d'Indipendenza:
anche il Veneto
entra a far parte
dell'Italia
Re Vittorio Annettere il
Veneto
Emanuele II di
Savoia
Giuseppe Garibaldi,
comandante di
truppe volontarie.
1870 Anche Roma entra
a far parte dell‟Italia
Cadorna guida i
Bersaglieri
Annettere lo Stato
Pontificio
6
Storia della Bandiera Italiana
Perchè verde, bianco e rosso a fasce uniformi? Le fasce ricordavano
certamente la bandiera francese. Occorre premettere che il nostro tricolore
nasce a Reggio Emilia nel 1797, quando il Parlamento della Repubblica
Cispadana, decreta "che si renda universale la Bandiera Cispadana di Tre
Colori verde, bianco e rosso. Perchè proprio questi tre colori? Il bianco e il
rosso, erano i colori dell'antico stemma comunale di Milano, mentre il verde
deriverebbe dal colore delle uniformi della guardia milanese. Dopo diverse
"versioni" della bandiera dalla Cispadana a quella del Regno Unito con D.Lgs.
del 19 giugno 1946 si stabilì la nuova bandiera, inserita successivamente
nell'articolo 12 della Costituzione: "La bandiera della Repubblica e' il
tricolore italiano; verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali
dimensioni".
7
Stato: Italia
Regione: Veneto
Provincia: Verona
Coordinate: 45.25°N 11.28333°E
Altitudine: 19 m s.l.m.
Superficie: 17,79 m²
Abitanti: 1.984 abitanti(01/01/2010 - ISTAT)
Densità: 111,6 ab./km²
Frazioni: Orti, Pilastro, S. Tommaso
Comuni contigui: Albaredo d'Adige, Angiari, Legnago,
Minerbe, Roverchiara, Veronella
CAP: 37040
Pref. telefonico: 0442
Codice ISTAT: 023009
Codice catasto: A964
Nome abitanti: bonavighesi
Santo patrono: San Giovanni Battista
Giorno festivo: 24 giugno
8
Geografia
Bonavigo dista di 34 km da Verona, è ad oriente dell'Adige a sud-est di
Verona. Fa parte della Bassa Veronese. Il suo territorio, specialmente nel
medioevo, ha avuto numerose modificazioni per le inondazioni e le
variazioni del corso dell'Adige. Il cambiamento più importante è la sparizione
di un ramo dell'Adige che si dirigeva verso Montagnana.
Etimologia (origine del nome)
Documentato con il nome di Budanigo, Bodanigo e Bonadigo. Deriva da un
antico nome di persona Botena, con l'aggiunta del suffisso -icus che indica
appartenenza.
Fiume Adige
9
Storia
Bonavigo ha fatto probabilmente parte della colonizzazione romana da parte
di Augusto dopo la battaglia di Azio. La presenza di insediamenti romani è
confermata dal ritrovamento di tombe e lapidi. È probabile che gli
insediamenti romani siano stati abbandonati in seguito ad invasioni
barbariche e alle disastrose alluvioni dell'epoca, che cambiarono persino il
corso dell'Adige in quel periodo. Le prime tracce scritte dell'esistenza di
Bonavigo risalgono al 887 a.C. ma tombe e lapidi ritrovate nel suo territorio
attestano la precedente esistenza di un antico insediamento romano.
Le invasioni barbariche e le disastrose alluvioni dell'Adige, frequentissime
nell'Alto M.Evo, sconvolsero per secoli la vita delle popolazioni rurali di tutta
la zona. Solo dopo il definitivo assetto del corso del fiume, deviato ed
incanalato dai frati Benedettini, e la fine delle scorrerie dei barbari, il
territorio assunse l'attuale fisionomia. Essendo parte dell'impero romano-
germanico, anche Bonavigo divenne oggetto di concessioni fatte dai vari
imperatori a vescovi, monasteri e vassalli.
Nei secoli successivi Bonavigo seguì le sorti dei paesi limitrofi, sottoposti ad
invasioni e razzie da parte di vari eserciti, fino al XIV secolo, quando entrò a
far parte della Repubblica di Venezia. In seguito all'avventura Napoleonica,
con il trattato di Campoformio del 1797, anche Bonavigo divenne dominio
austriaco, dal quale fu liberato nel 1866, quando tutto il Veneto fu unito al
Regno d'Italia. Il paese tornò ad essere protagonista di grandi eventi storici
durante la II guerra mondiale quando a Bonavigo esisteva un campo di
prigionia per britannici che dipendeva dal campo base di Pol di Bussolengo.
Vi erano rinchiusi qualche decina di prigionieri che lavoravano nelle aziende
agricole circostanti. Il rapporto con la popolazione era ottimo tanto che dopo
10
la guerra alcune donne del paese si sposarono con ex prigionieri trattati in
modo umano e secondo la convenzione di Ginevra dal Regio Esercito. Dopo
l'8 settembre 1943 i prigionieri si diedero alla fuga. Furono aiutati in questo
dalle famiglie contadine che rischiarono la vita e la prigione per offrire loro
vitto e alloggio in attesa di poterli aiutare a fuggire dai rastrellamenti e dalla
deportazione in Germania. Il paese ritornò tristemente alla ribalta pochi
giorni dalla fine della seconda guerra mondiale. Dal 20 al 23 aprile 1945 fu
sottoposto a bombardamenti alleati, che avevano come obiettivo la
distruzione del ponte sull'Adige per contrastare la ritirata tedesca di un
esercito ormai vinto e pensava di più a salvataggi individuali che alla ricerca
di nuovi punti di difesa. Il risultato per il paese fu disastroso. Furono distrutti
tutti i simboli della piccola comunità: la chiesa, il municipio, le scuole e molte
delle case che si affacciavano sulla piazza principale. Il centro del paese fu
ricostruito più ad est su un terreno donato da una famiglia del luogo (fam.
Lugo).
11
Il Consiglio Comunale dei Ragazzi è un progetto nato dall‟esigenza di far
diventare i bambini e i ragazzi protagonisti della vita sociale del Paese e si
realizza attraverso una stretta collaborazione tra Comune e Scuola, con il
coinvolgimento anche delle famiglie.
A Bonavigo, la prima esperienza di C.C.R. si è concretizzata nell‟ottobre
2003 con l‟elezione del primo Sindaco dei Ragazzi, Sara Squassabia.
Nel Maggio 2005 l‟incarico è passato a Jane Cecco e successivamente, nel
2007, a Daniel Popescu.
Dal 2003 ad oggi il C.C.R. ha realizzato molte attività coinvolgendo i bambini
della scuola primaria, i ragazzi della secondaria di primo grado e i genitori:
- commemorazione del 4 novembre e del 25 aprile
- realizzazione di biglietti di ben arrivato per i bambini che nascono nel
Comune
- adesione ad iniziative UNICEF
- concorso di disegno
- iniziative di gemellaggio
12
Il gemellaggio tra Bonavigo e Ober – Hilbersheim è nato come idea nel 1999
dal sindaco Paolo Meggiolaro.
Il 23 maggio 2001 si è costituita a Bonavigo un‟associazione denominata
“Comitato per il gemellaggio tra Bonavigo e altri comuni d‟Europa” con lo
scopo di promuovere e favorire rapporti e scambi tra le rispettive comunità.
In seguito si è firmato il primo patto a Ober – Hilbersheim tra i Sindaci,
Albino Migliorini e Heiko Schmuck e i Presidenti del gemellaggio, Zordan
Renato e Stephan Bohland.
Nel 2002 l‟atto si è reso ufficiale anche a Bonavigo.
Da questo momento sono state proposte diverse iniziative con lo scopo di
creare un rapporto amichevole tra le famiglie italiane e quelle tedesche.
Nel 2007 un gruppo di ragazzi della scuola primaria e secondaria di Bonavigo
si è recato in Germania per visitare la scuola di Binger.
Nel 2009 i giovani di Bonavigo sono stati ospiti nelle famiglie dei giovani di
Ober – Hilbersheim.
Nel 2010 una delegazione del Comune Tedesco è stata ospitata presso il
Comune di Bonavigo in occasione dell‟annuale scambio comunitario.
Le famiglie dei due Paesi, ogni anno, provvedono sempre a proprie spese ad
alloggiare gli ospiti presso le proprie abitazioni.
Il gruppo “ Gemellaggi” organizza, annualmente, una gita per visitare il
famoso mercatino di Natale di Ober – Hilbersheim.
Da ricordare con entusiasmo la partecipazione alla festa dei 900 anni della
nascita del Paese Tedesco.
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Nel prossimo giugno 2011 si festeggeranno in Germania i primi dieci anni del
gemellaggio. Per l‟occasione si andrà a visitare il Parlamento Europeo a
Strasburgo.
L‟attuale Presidente del gemellaggio è Lorella Ambrosi.
14
PERSONAGGI ILLUSTRI DI BONAVIGO
Il poeta Dino Coltro
Il mondo contadino, ormai scomparso con l'avvento
dell'industrializzazione ed in seguito alla veloce
evoluzione della società nell'ultimo dopoguerra, ha
trovato il suo cantore nel poeta e scrittore Dino
Coltro. Nato il 02.11.29, ha trascorso l'infanzia e la
giovinezza a Pilastro, località di Bonavigo, in una
tipica corte rurale. Anche lui, come i suoi antenati, era destinato al lavoro dei
contadini, ma riuscì con l'impegno dell'autodidatta a diventare maestro
elementare ed in seguito Direttore Didattico. Il suo spirito però è rimasto
sempre legato alla cultura contadina nella quale era cresciuto, che è diventata
l'argomento principale delle sue opere letterarie (circa 30 pubblicazioni) in
poesia e prosa, alcune in dialetto, nelle quali il mondo contadino della sua
infanzia rivive e costituisce la tradizione che ancora oggi permea la vita
sociale del Basso Veronese. Da alcuni suoi scritti sono state tratte opere
teatrali dialettali piacevolissime e di grande successo. Nel 1995
l'Amministrazione Comunale di Bonavigo ha conferito a Dino Coltro la
cittadinanza onoraria perché con le sue opere ha dato lustro al paese e alla sua
popolazione.
L'infanzia nella corte rurale
Scrittore, poeta, saggista, giornalista, storico e cultore delle tradizioni
scaligere, Dino Coltro nasce da una famiglia di contadini a Strà di Coriano,
vicino a Albaredo d'Adige, il 2 novembre 1929.
15
La sua giovinezza e la sua formazione sono legate alla località di Pilastro,
piccola frazione di Bonavigo, dove vive nella prima infanzia in una tipica
corte rurale della bassa veronese fino agli anni Cinquanta. La sua è una
famiglia di “salariati” che lavora nelle stalle al servizio del sior della corte.
“Era per noi salariati una vita con le bestie, spesso diventava anche
la nostra una vita da bestie, laorare sempre e tanto, a testa bassa (...).
La testa con le idee chiare ci vuole, lasciate che il pitocco si
istruisca, che vada a scuola anca lu, il mondo allora cambierà, anca
mi da omo nato per laorare la me rivoluzione l‟ho fatta, la me
generazione ha preparato l‟aratura, il terreno è buono, adesso tocca
ai giovani somenare”
da “I lèori del socialismo” di Dino Coltro.
Un incontro fortunato e l'inizio degli studi
A otto anni incontra un frate in viaggio per la questua. Il religioso è
immediatamente conquistato dalla verbosità e dall‟intelligenza del bambino e
convince il padrone della corte a lasciarlo studiare. Dino inizia a frequentare
un collegio nella zona di Riva del Garda. “Ricordo che quando venne questo
frate e mi chiese se volevo studiare risposi subito di sì. Vedevo che i figli del
padrone studiando facevano una vita migliore della mia. Se studiare mi
consentiva di essere come loro saréa sta stupido a no narghe!”
Poesia greca e tradizioni veronesi
In quarta ginnasio fa conoscenza del greco. L‟anno
successivo già ne traduce i lirici. Lo sorprende come i
16
temi della poesia greca non riguardino il “sublime” ma le cose della vita
quotidiana che viveva nella sua corte. In seguito concentra i suoi studi sul
canto popolare greco e ne riconosce le similitudini coi canti di chi andava per
le strade a cantare la stella a Natale. Dino si pone allora una domanda: Perché
andare a cercare nei libri greci quello che dicono il nonno e il papà, quello
che vive ogni giorno?
Durante il boom economico si lancia nella cultura delle tradizioni e trascrive
i racconti del nonno Moro. Con tanti sacrifici diventa maestro elementare e,
dal 1970 al 1990, direttore didattico a San Giovanni Lupatoto. Con
l‟insegnamento inizia anche l‟attività sociale nelle Acli, dove promuove
numerose cooperative agricole e diventa dirigente prima provinciale, poi
regionale e nazionale. Per lungo tempo collabora con testate e tv locali, anche
con una celebre rubrica dedicata al proverbio del giorno.
Premi e pubblicazioni
Dedica la sua vita intera allo studio delle antiche
tradizioni popolari del veneto e di Verona. Pubblica
una trentina di libri con vari editori (Compton,
Arsenale, Newton, Bertani, Sansoni, Marsilio e
Mondadori). Nella società di quel tempo fondata
sull‟oralità Coltro considera il dialetto non come mezzo comunicativo povero
di densità letteraria ma come espressione di una cultura fondata sull‟oralità e
l‟esperienza.
Scrive opere di poesia, narrativa, teatro e il famosissimo
“Lunario Veneto”. Nel corso della sua lunga carriera ottiene diversi
riconoscimenti, tra i più importanti: il Premio Sirmione - Catullo, la Medaglia
d‟Oro del Presidente della Repubblica al merito educativo e la laurea honoris
17
causa nel 2005 all‟Università di Verona in Scienze della Formazione per le
sue opere e la sua attività di illuminato educatore.
La fine
Il 4 luglio 2009 a seguito di una malattia Dino Coltro spira nella sua casa di
Cadidavid. Per lunghi anni la sua residenza a San Giovanni Lupatoto è stata
considerata un punto di riferimento per gli studiosi della storia e tradizioni
venete.
Dème el me core
Dème el me core de na olta
quando zugava con gnente
e la sera me incantava
a scoltare l‟eco dei pòrteghi
come na oze
che me ciamasse distante.
Da Sloti de tera di Dino Coltro
Sta bassa la parola, rasenta la terra sul filo dell‟acqua, conta il riso e
l‟amaro del tempo che passa, canta le storie di tutti quelli che
l‟hanno vissuta, ma sono grani, semi che vanno oltre. Anche Dino
Coltro è scomparso quest‟anno. E sono molti gli autori, i poeti che
ci hanno lasciato. Coltro era una specie di monumento vivente
della storia della civiltà, della cultura contadina veneta. I suoi
libri, le raccolte di poesie, i lunari o i proverbi, i tanti testi teatrali,
sono tutti un vivo tramandare la vita dei campi, gli anni
Cinquanta, periodo che ha segnato intere generazioni con i suoi
profondi segni. Mi ha portato alla mente anche Pasolini e Camon e
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Bressan, e Franzin e Giacomini, Crico, Rebellato e ancora molti
altri che, da un capo all‟altro di un campo, che ha misura del passo
di chi lo attraversa, si chiamano e si passano le sementi, segnano il
cammino.
Biografia
Dino Coltro è nato il 2 novembre 1929 a Strà di Coriano, frazione di
Albaredo d‟Adige (Vr), ma la sua giovinezza e la sua formazione resta legata
al Pilastro, frazione di Bonavigo (Vr), una tipica corte della Bassa Veronese
dove abitò dalla prima infanzia fino agli anni Cinquanta. Avviato al lavoro
salariale, riuscì con l‟impegno dell‟autodidatta a diventare maestro. Con
l‟insegnamento iniziò anche la sua attività sociale nelle Acli, promuovendo
numerose cooperative agricole e partecipando alla vita del movimento come
dirigente provinciale, regionale e nazionale. Appartiene a questo periodo
anche l‟esperienza della Cooperativa della Cultura di Rivalunga, un‟iniziativa
socio-pedagogica che anticipò tendenze e metodi del rinnovamento della
scuola. Dal 1970 al 1990 è stato direttore didattico a San Giovanni Lupatoto
(Vr), dove tuttora risiede. Dopo l‟esperienza nel Movimento Politico dei
Lavoratori (MPL), che proponeva un impegno politico dei cattolici fuori dalla
DC, abbandonò ogni altra attività per dedicarsi interamente alla ricerca e alla
trascrizione della tradizione orale veronese e veneta, pubblicando con vari
editori (Bertani, Arsenale, Newton, Compton, Sansoni, Marsilio e
Mondadori) opere di poesia, narrativa, ricerca e teatro. Tra i molti
riconoscimenti per la sua opera, ricordiamo il Premio Percoto Risit d‟Aur, il
Premio Sirmione-Catullo, la Medaglia d‟oro del Presidente della Repubblica
al merito educativo e culturale e la “laurea honoris causa” in Scienze della
Formazione, conferitagli nel 2005 dall‟Università di Verona per aver
19
pubblicato opere significative e per essere stato rispettoso e illuminato
educatore.
Opere di Dino Coltro.
I lèori del socialismo (1973)
Leggende e racconti popolari del Veneto (1982)
Paese perduto (1982)
Un proverbio al giorno (1985)
Fole lilole (1987)
Cante e cantàri (1988)
Stagioni contadine (1988)
L‟Adige (1989)
Piero Bailon che con on giro de baile girava on campo (1989)
La nostra polenta quotidiana (1990)
Il temporario (1993)
Santi e contadini (1994)
Parole perdute (1995)
Il parlar adesante (1996)
Memoria del tempo contadino (1997)
L‟altra cultura (1998)
L‟altra lingua (2001)
La cucina tradizionale veneta (2002)
Dio non paga al sabato (2004)
Rivalunga (2004)
Quatro ciacole con Barbarani (2006)
Gnomi, anguane e basilischi (2006)
La terra e l‟uomo (2006)
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Stefano Zonzin
Nato a Bonavigo, Stefano Zonzin attualmente è
sposato e vive a Torino. Presta servizio nel 32°
reggimento Genio guastatori della brigata
alpina Taurinense ed è salito, più volte, agli
onori della cronaca per la preparazione e il
coraggio dimostrata sul campo.
Da L‟Arena 14/06/2010
“È di origine veronese l'eroe del giorno, il militare che ha ha
coordinato l'intervento che ha reso innocuo uno ied, acronimo che
sta per improvised explosive device, un ordigno esplosivo
improvvisato di fabbricazione artigianale piazzato in un culvert in
una strada di Shindand, la Ring road, nell'Ovest dell'Afghanistan,
una strada che viene ripetutamente percorsa dai nostri soldati nel
teatro afghano.
Se non fosse andata così, oggi il nostro Paese piangerebbe un'altra
vittima. Gli ied sono l'ossessione dei nostri militari perchè sono
ordigni non convenzionali che possono essere nascosti ovunque,
nei tubi di cemento da dove dovrebbe passare l'acqua, come in
questo caso, piuttosto che sotto il livello di terra. Generalmente
vengono azionati con telecomandi a distanza. Una aiuto alle nostre
pattuglie viene dato dai jammer, sorta di attrattori di onde, che
deviano l'impulso altrove quando gli attentatori li azionano.
Ma altre volte purtroppo il loro innesco è riuscito e noi siamo stati
vittime senza scampo della follia di trafficanti di oppio, piuttosto
21
che di armi, piuttosto che di destabilizzatori della terra afghana, o
insurgent che non hanno alcun interesse a che quel Paese si
normalizzi.
«Tutto è iniziato l'altro ieri pomeriggio», ha detto il trentenne
tenente Stefano Zonzin, «L'ordigno è stato disinnescato. Lo ied,
esplosivo improvvisato che sta mietendo molte vittime in
Afghanistan, era in un tubo sotto la strada».
Alessandra Vaccari
FLASH24news - Articolo del 16 gennaio 2011 delle ore 12:07
Bomba Recco (Genova), tenente Zonzin: “Poteva essere una strage”
Recco. L‟ufficiale di
coordinamento delle
operazioni, il tenente
Stefano Zonzin del 32°
reggimento Genio guastatori
della brigata alpina
Taurinense, ha spiegato che
si tratta dell‟ordigno bellico più grosso ritrovato nell‟Italia nord
occidentale negli ultimi anni.“La bomba è stata trovata da un
escavatore durante l‟esecuzione di lavori in un cantiere. Se per caso
l‟avesse scontrata sarebbe potuta accadere una tragedia - ha
spiegato Zonzin – L‟esplosione avrebbe infatti provocato danni
irreparabili ai palazzi intorno”.Secondo Zonzin, però, è possibile
che i mezzi in dotazione di chi ha effettuato le verifiche non
22
abbiamo riscontrato la presenza dell‟ordigno. “E‟ probabile che gli
strumenti non abbiano rilevato la bomba perché intorno c‟è troppo
cemento armato”. Ha concluso Zonzin.
Questi personaggi contribuiscono a dare prestigio al territorio di Bonavigo e
alla sua comunità. Possano essere di esempio ai nostri bimbi per l‟impegno e
l‟opera svolta sul piano culturale e umanitario.
23
ASPETTO DEMOGRAFICO
Informazioni sulla popolazione residente nel Comune di Bonavigo.
Censimenti dal 1861 al 2001 e dati indagine anagrafiche del 2009 al 31
dicembre. Elaborazione su dati Istat.
Popolazione Bonavigo 1861-2009
Anno Residenti Variazione Note
1861 0
1871 2.034 0,0%
1881 2.282 12,2%
1901 2.039 -10,6%
1911 2.507 23,0%
1921 2.508 0,0%
1931 2.536 1,1%
1936 2.678 5,6%
1951 2.883 7,7% Massimo
1961 2.322 -19,5%
1971 2.007 -13,6%
1981 2.020 0,6%
1991 1.967 -2,6%
2001 1.881 -4,4% Minimo
2009 1.984 5,5%
24
Trend ultimi anni del numero abitanti, dati (al 31 dicembre) derivanti dalle
indagini effettuate presso gli Uffici di Anagrafe.
Bilancio Demografico anno per anno. Dati provenienti da indagini effettuate
presso gli Uffici di Anagrafe.
BILANCIO DEMOGRAFICO ANNO PER ANNO
ANNO NATI MORTI
ISCRITTI
DA ALTRI
COMUNI
ISCRITTI
DALL'ESTERO
ALTRI
ISCRITTI
CANCELLATI
PER ALTRI
COMUNI
CANCELLATI
PER
L'ESTERO
ALTRI
CANCELLATI
2002 24 20 57 15 2 31 0 0
2003 15 19 73 15 0 35 8 4
2004 26 22 81 13 6 69 3 11
2005 20 23 72 11 3 72 1 6
2006 22 22 57 12 0 75 4 11
2007 28 15 42 21 1 73 3 4
2008 21 19 52 16 1 63 4 0
2009 23 26 58 24 0 60 0 9
25
TASSI CALCOLATI SU MILLE ABITANTI
Anno Popolazione
Media Natalità Mortalità
Crescita
Naturale
Migratorio
Totale
Crescita
Totale
2002 1909 12,6 10,5 2,1 22,5 24,6
2003 1951 7,7 9,7 -2,1 21 19
2004 1980 13,1 11,1 2 8,6 10,6
2005 1992 10 11,5 -1,5 3,5 2
2006 1984 11,1 11,1 0 -10,6 -10,6
2007 1972 14,2 7,6 6,6 -8,1 -1,5
2008 1972 10,6 9,6 1 1 2
2009 1979 11,6 13,1 -1,5 6,6 5,1
Informazioni sulla distribuzione popolazione per età nel Comune di
Bonavigo. Elaborazione su dati Istat al 1° gennaio 2010.
Indice di vecchiaia e ultracentenari nel comune.
POPOLAZIONE PER ETÀ BONAVIGO
Indice di Vecchiaia: 124%
Rapporto tra la popolazione anziana (65 anni e oltre) e quella più giovane (0-14 anni) Vedi anche: Lista Anni; Anno 2007; Anno 2008; Anno 2009
Età Maschi Femmine Totale %Totale %Maschi
0-4 61 50 111 5,60% 55,00%
05-set 51 53 104 5,20% 49,00%
ott-14 53 32 85 4,30% 62,40%
15-19 47 36 83 4,20% 56,60%
20-24 52 37 89 4,50% 58,40%
25-29 71 67 138 7,00% 51,40%
30-34 92 74 166 8,40% 55,40%
35-39 96 73 169 8,50% 56,80%
40-44 81 80 161 8,10% 50,30%
45-49 76 65 141 7,10% 53,90%
50-54 57 55 112 5,60% 50,90%
55-59 63 72 135 6,80% 46,70%
60-64 62 56 118 5,90% 52,50%
65-69 45 36 81 4,10% 55,60%
70-74 37 55 92 4,60% 40,20%
75-79 41 44 85 4,30% 48,20%
26
80-84 17 37 54 2,70% 31,50%
85-89 13 28 41 2,10% 31,70%
90-94 6 7 13 0,70% 46,20%
95-99 1 5 6 0,30% 16,70%
100+ 0 0 0 0,00%
Totale 1.022 962 1.984
PER FASCE DI ETÀ
Età Maschi Femmine Totale %Totale %Maschi
0-14 165 135 300 15,10% 55,00%
15-64 697 615 1.312 66,10% 53,10%
65+ 160 212 372 18,80% 43,00%
Totale 1.022 962 1.984
GRAFICO FASCE ETÀ
Informazioni sulla distribuzione della popolazione per età nel Comune di
Bonavigo. Elaborazione su dati ISTAT al 1° gennaio di ciascun anno. Indice di
vecchiaia e ultracentenari nel comune.
BONAVIGO - POPOLAZIONE PER ETÀ
Anno % 0-14 % 15-64 % 65+ Abitanti Indice
Vecchiaia Età Media
2007 14,4% 65,7% 19,9% 1.973 138,4% 42,0
2008 14,5% 66,4% 19,1% 1.970 132,3% 42,0
2009 15,0% 66,2% 18,8% 1.974 125,3% 41,9
2010 15,1% 66,1% 18,8% 1.984 124,0% 41,9
Popolazione residente straniera nel Comune di Bonavigo. Elaborazione su
dati ISTAT
27
CITTADINI STRANIERI – BONAVIGO
Anno Residenti
Stranieri
Residenti
Totale
%
Stranieri Minorenni
Famiglie
con
almeno
uno
straniero
Famiglie con
capofamiglia
straniero
Nati
in
Italia
% Maschi
2005 121 1.994 6,1% 27 62,0%
2006 128 1.973 6,5% 32 21 61,7%
2007 153 1.970 7,8% 38 63 54 25 60,8%
2008 161 1.974 8,2% 38 68 59 25 62,1%
2009 193 1.984 9,7% 46 77 66 31 58,5%
28
ECONOMIA DEL TERRITORIO
Fino a non molti anni fa, Bonavigo era un comune ad economia agricola, con
prevalenza di piccole aziende a conduzione familiare. Da alcuni decenni le
attività economiche si sono diversificate e, pur rimanendo importante il
settore agricolo, con frutteti, colture di serra (fragole, meloni, ortaggi) e
allevamento di polli e bovini, si sono sviluppate numerose attività artigianali
che comprendono le più svariate produzioni ed una importante attività
industriale che in questi ultimi anni si è ampliata notevolmente, creando
nuovi posti di lavoro.
“SAMO”
Come nelle migliori storie di imprenditoria veneta, l‟intuizione e la
lungimiranza del cav. Orvile Venturato permisero l‟inizio nel 1960 della
storia imprenditoriale di SAMO nel settore del box doccia, che alle soglie del
terzo millennio si pone come partner all‟avanguardia per nuovi stili di vita.
Diventato Gruppo industriale, la famiglia Venturato prosegue con
determinazione e perseveranza le linee guida del fondatore, affrontando le
nuove sfide che i diversi mercati propongono, anticipando le future tendenze
del design e del lusso dell‟ambiente bagno, mirando all‟eccellenza in ogni fase
produttiva, in ogni momento di contatto, in ogni prodotto realizzato per la
29
piena soddisfazione di chi ama la doccia. Oggi il gruppo Samo conta oltre 250
dipendenti con una struttura di vendita qualificata che garantisce una
distribuzione capillare in Italia e, grazie ad una struttura di filiali in diversi
Paesi Europei, quali Francia, Spagna, Portogallo, Grecia, UK, Germania, e con
una presenza in tutto il mondo attraverso partner locali.
Notevoli investimenti in tutti i settori aziendali caratterizzano in maniera
continuativa tutto il percorso Samo. Lo sviluppo degli insediamenti
produttivi ne è certamente un esempio: 47.000 mq. interamente coperti nella
sede storica italiana e linee di produzioni tecnologicamente all'avanguardia
che consentono una potenzialità produttiva di 2000 box al giorno.
La storia di SAMO inizia in provincia di Verona, in quel Nord-Est italiano
famoso per il suo eccezionale dinamismo imprenditoriale. L'attività parte con
la progettazione e la realizzazione di accessori per il bagno e di armadietti in
plastica e acciaio, forniti anche alla Marina Militare (le famose "toilette"). Il
tutto con un occhio di riguardo alla qualità e all'innovazione: nella selezione
delle materie prime, nella progettazione e nel design, nella realizzazione e
nella distribuzione dei prodotti. I risultati, dopo anni di attività, hanno
premiato quest'impegno. Oggi SAMO è un'azienda che conta oltre 230
dipendenti diretti e distribuisce i suoi prodotti in tutta Europa e nei principali
mercati del mondo.
Intervista diretta ai proprietari dell‟azienda:
“Ciò che ha contraddistinto Samo in più di cinquant‟anni di esperienza
imprenditoriale sono stati l‟impegno quotidiano a fronte di tanti sacrifici, la
lungimiranza e l‟audacia per aver sempre rischiato; di questo ne siamo
consapevoli ed orgogliosi e il merito di questi risultati va sicuramente ad una
fede incrollabile nelle persone e nel loro lavoro.
30
Infatti il cav. Orvile Venturato e la moglie nei primi anni ‟60, hanno
alimentato questa grande iniziativa quando c‟era solo grande volontà di
lavorare e di far qualcosa per un piccolo paese sperso in mezzo alla campagna
veronese, Bonavigo, paese natio del fondatore della società: i suoi sogni e le
sue aspirazioni erano quelli di portare lavoro ai propri conterranei per un
futuro migliore. Dopo cinquant‟anni i suoi progetti sono stati realizzati e
continuano a vivere ancora nelle case di chi lavora tuttora in Samo.
Gli inizi sono stati difficili per varie circostanze: mezzi di comunicazione, iter
burocratici poco chiari, scarsità di denaro che a quei tempi era cosa
frequente, collegamenti stradali, basti pensare che per arrivare a Verona
serviva un‟ora e mezza di tempo su strade non ancora asfaltate, in paese
c‟erano ancora i segni della guerra che lo avevano distrutto per metà, le
persone venivano a lavorare in bicicletta o a piedi, ma piano piano è stato
molto entusiasmante nel vedere che con grandi sacrifici l‟azienda cresceva e
dava lavoro a tanta gente sia del territorio che da paesi limitrofi.
Il fondatore di Samo Cav. Venturato Orvile nato a Bonavigo il 2 aprile 1927,
morto l‟ 11 febbraio 2000 aveva un forte carattere, tanta volontà ed un grande
amore per la sua terra natia.
Dopo anni di esplorazione nella grande Milano, capì che per far fortuna era
necessario tornare al proprio paese e qui iniziare una nuova esperienza. I fatti
gli hanno dato ragione.
Le sue volontà e le sue aspirazioni erano quelle di far crescere il proprio paese
e portare lavoro cioè benessere nella terra che lo ha visto nascere.
Samo in tutti questi anni ha realizzato per il paese e gli abitanti cose molto
importanti per questo ne è fiera ed orgogliosa.
Nonostante le difficoltà causate dalla crisi degli ultimi anni, Samo continua a
mantenere la propria posizione di riferimento nel territorio per lo sviluppo di
31
nuovi posti di lavoro, nuove iniziative per la collettività, entrando sempre
come una volta nei discorsi quotidiani delle famiglie.
Il legame che Samo ha con scuole amministrazioni comunali, associazioni ed
altro è ottimo.”
Visita alla Samo degli alunni delle classi IV - V
Venerdì 27 Maggio siamo andati in
visita alla SAMO, industria di
importanza mondiale che produce
articoli per l‟arredo bagno.
Siamo stati accolti dalla presidente
dell‟industria signora Carzoli Anna e dal personale.
Dopo aver indossato il giubbetto di sicurezza, siamo stati accompagnati a
vedere i vari settori produttivi: dall‟arrivo delle materie prime, fino
all‟imballaggio e alla spedizione dei prodotti finiti.
Che emozione! Non pensavamo che al nostro paese ci fosse una realtà
economica così grande ed importante.
Siamo stati notevolmente colpiti
dall‟accoglienza che ci è stata riservata.
Abbiamo colto un‟atmosfera di
collaborazione e di affiatamento in ogni
parte dell‟azienda, quasi come se ci
trovassimo in una grande famiglia.
Tutti noi bambini non ci aspettavamo di
vivere un‟esperienza così interessante e
particolare.
32
LUOGHI D'INTERESSE
CHIESE
Santuario Madonna di San Tommaso Beckett -XI secolo
Viene considerato il più piccolo santuario della
provincia, da il nome alla storica fiera che ivi si
svolge. Sorge sulla sponda di un tratto pensile
dell'Adige e miracolosamente si è sempre salvato,
era oggetto di una devozione particolare anche di
gente lontana.
Il Santuario della "Madonna di S.Tomaso" sorge isolato sull'argine sinistro
dell'Adige fra gli abitanti di Bonavigo e Porto di Legnago in località S.
Tomaso nel pezzo di "terra pradiva" di Orti, prima dotazione in valle del
monastero benedettino di S. Giorgio in Braida di Verona. La chiesetta era
intitolata in origine a S. Tomaso, vescovo di Canterbury, e successivamente è
divenuta della Beata Vergine a San Tomaso, per la "miracolosa" immagine in
essa venerata.
Fra le pratiche rituali messe in atto dalla pietà popolare, per ottenere la
misericordia di Dio dei peccati e le grazie richieste, vanno annoverate le
processioni votive e il pellegrinaggio al santuario. Dai registri parrocchiali di
Orti e dalle relazioni delle visite pastorali risulta che la prima e la seconda
domenica dopo Pasqua e il giorno di S. Marco si teneva la processione con la
statua della Madonna del Rosario che veniva portata a spalle dai componenti
della confraternita del Santissimo.
33
Fotografia storica del Santuario di San Tommaso
Interno del Santuario Madonna di San Tommaso Beckett
Parrocchiale di Orti - XI secolo
Fu donata nel 1062 dal Conte Milone al
monastero di San Giorgio di Verona.
Come molti altri lasciti del periodo fu
confermato nel 1155 e 1177 da Federico
Barbarossa. Divenne autonoma come
parrocchia con cappellano nel 1526. Nel
1943 fu fortemente ristrutturata con
progetto dell'architetto Bertolini.
34
Parrocchiale di Bonavigo - XX secolo
La vecchia chiesa e la parrocchia è
ricordata dal papa Eugenio III in una
bolla: Curtem Bonadigui cum ecclesiis et
decimis. La chiesa di Bonavigo diventò
Pieve col Cappellano nel 1526 unita per
fornire le decime a Sant'Angelo in monte
di Verona. La vecchia chiesa di Bonavigo
fu distrutta da bombardamenti poco
strategici degli alleati pochi giorni prima della Liberazione. I bombardamenti,
che avevano come obiettivo il ponte sull'Adige, al fine di bloccare l'esercito
tedesco già in rotta, distrussero tutto il centro di Bonavigo con tutti i simboli
civici, la chiesa, il municipio, le scuole e molte delle case anche storiche del
paese. La nuova chiesa fu ricostruita a centinaia di metri dalla vecchia dieci
anni dopo dalla fine della guerra nel 1955 su disegno dell'architetto Paolo De
Rossi.
Pieve romanica di S.Maria (sec. XI)
Fu la prima chiesa del paese e costituisce un
mirabile esempio di stile romanico autentico, è
fiancheggiata da un grazioso campanile con celle a
bifore. Sulla facciata ad archi rampanti si apre il
caratteristico rosone. L'interno è a una sola navata
e le absidi laterali (quella maggiore è stata
demolita) presentano ancora affreschi originali.
35
ALTRI EDIFICI STORICI
Villa Brenzoni
Da antichi documenti risulta che questo palazzo nel XII secolo era un castello
fortificato con cinque torri. Nel corso dei secoli fu modificato e trasformato in
dimora signorile, mediante un condotto sotterraneo comunicava con palazzo
Morando, che sorgeva in riva all'Adige.
Villa Buri
Al centro dell'antica corte Buri, in località
Pilastro, sorge questa villa a quattro piani di
epoca rinascimentale, circondata da un ampio
cortile nel quale si affacciano abitazioni, stalle,
portici, testimonianza di un tipo di agricoltura
ormai scomparsa, ora sostituita da moderne
aziende agricole. A questa corte apparteneva
pure la chiesetta del Pilastro contenente circa
200 reliquie di Santi.
36
Villa Bernardine
In contrada Bernardine esiste la villa omonima risalente al 1500, dotata di un
ampio salone e ringhiere in ferro battuto di lavorazione barocca. In contrada
Saletto sorge la corte Corrubioli, forse del 1400, in origine antico castello, con
la cappella gentilizia dei Conti Corrubioli, costruita nel 1763. Pure al 1400
risale il Palazzo Colombara in località Raniera, con un torrione, segno che
anch'esso in origine era un castello fortificato.
37
GLI APPUNTAMENTI
Sagra e fiera San Tommaso
Si svolge sulla sponda dell'Adige, dura parecchi giorni e si conclude con la
fiera del bestiame presso la chiesa della Madonna di San Tommaso a metà
settembre. L'origine di questa festa si perde nella notte dei tempi e per secoli
è stata l'occasione dei più svariati scambi commerciali, che permettevano la
sopravvivenza di una civiltà contadina, ora perduta per sempre. La festa è
stata così negli anni trasformata in esposizione di macchinari per
l'agricoltura, con stand gastronomici allestiti in baracche montate per
l'occasione, dove si possono gustare piatti tradizionali, come cotechino,
polenta, salsiccia, anitra arrosto e risotti, il tutto completato da un ricchissimo
e rumoroso Luna-Park.
Sullo sfondo: una tipica giostra "a seggiolini". In primo piano: giostra con
cavalli e automobili per i più piccoli.
38
Festa della fragola
Dal 30 aprile al 4 maggio si svolge a Bonavigo la Festa
della Fragola, con vendita e degustazione del prodotto
appena colto.
Con l'occasione si premiano le migliori fragole. Durante la fiera verranno
allestiti stands enogastronomici e organizzate serate danzanti.
La fragola
La cultura della fragola è presente nel Veneto sin dal 1.700. E' una
delizia primaverile dal caratteristico profumo, intenso nel periodo
della maturazione. La fragola matura e fresca deve avere il colore
rosso, luminoso, mentre il frutto deve essere turgido e provvisto di
peduncolo verde con la sua rosetta fogliare. E' adatta a climi
temperati, predilige terreni profondi a medio impasto, ricchi di
sostanze organiche. Le varietà sono numerose e si differenziano per
periodi di maturazione, per zona di
coltivazione e per grandezza dei frutti. La
fragola ha un basso contenuto di fruttosio, è
ricca di vitamine del gruppo A e C, di
fosforo, calcio, potassio e ferro. Ha proprietà
diuretiche ed è un alimento tonico,
rinfrescante, nutritivo, che si consuma fresco in dessert, dolci e
torte. I suoi molteplici usi soddisfano i palati più delicati; è
utilizzata anche per decorazioni arricchendo le portate. Ottima
consumata cruda o condita con vino, zucchero, limone e panna; si
presta per ottime macedonie, marmellate e crostate. La zona di
coltivazione della fragola nella pianura veronese è individuata nei
comuni di Bonavigo, Minerbe, e Albaredo d'Adige.
39
IL MAESTRO CASTELLANI RACCONTA…
“Il ponte di Bonavigo”
“Circa settant‟anni fa, il tratto di Adige che scorre vicino a Bonavigo aveva un
letto più largo di oggi, non crescevano piante spontanee lungo le sue sponde,
cosicché il paesaggio risultava pulito, arioso.
Lungo le sue rive si poteva passeggiare, non erano ancora stati costruiti gli
argini e il suolo era solo un metro più alto della superficie del fiume.
Nel 1882 ci fu una spaventosa “rotta” dell‟Adige: nel duomo di Legnago
ancora oggi si può leggere una targa (posta ad un‟altezza che supera quella di
una normale persona) sulla quale fu
scritto “hic stetit fluminis aqua”, cioè
“fin qui arrivò l‟acqua del fiume”.
Fortunatamente non vi furono vittime.
Negli anni successivi si cominciarono a
rinforzare le anse dell‟Adige, laddove
batteva più forte la corrente ; poi,
migliaia di persone munite solo di
badili e carriole, costruirono gli argini.
Questi manovalanti lavoravano anche tredici ore al giorno, mangiando per
pranzo solamente due o tre fettine di polenta unte di lardo, e a fine settimana
percepivano una somma equivalente ai nostri odierni due euro.
A Bonavigo vi era un piccolo porto: il fiume era, infatti, navigabile, percorso
dai burchielli che trasportavano ghiaia e sabbia; quando dovevano risalire il
fiume controcorrente, queste grandi chiatte venivano trainate con dei cavalli
che percorrevano entrambe le sponde.
40
Il porto veniva chiamato dalla gente “passo”, perché, grazie ad un battello
trainato da una grossa corda metallica, le persone
potevano passare da una parte all‟altra del fiume:
ci s‟impiegavano circa 25 minuti e si pagava un
piccolo pedaggio.
Nel 1945 gli alleati decisero di abbattere tutti i
ponti per fermare la fuga dei tedeschi; in quel
frangente il ponte di Bonavigo fu l‟ultimo a venir
distrutto e, negli anni successivi, fu l‟ultimo a
venir ricostruito.
Molti tedeschi cercarono ugualmente di attraversare il fiume, con ogni
mezzo, ma numerosi finirono annegati; i loro corpi furono poi recuperati
dagli stessi tedeschi e oggi giacciono nel cimitero germanico che si trova a
Castelnuovo del Garda.”
41
I “TESORI” DI TACCONI NELLO
Un pomeriggio di Aprile, siamo stati in visita a casa del nonno del nostro
compagno Manuel per vedere alcuni reperti ed ascoltare il racconto di una
dolorosa pagina di storia del nostro paese.
Il signor Nello Tacconi, originario di Bonavigo, nel suo capannone, ha un
“piccolo museo”.
Egli è stato testimone oculare della
distruzione del vecchio ponte
sull‟Adige, al termine della seconda
guerra mondiale. Durante la sua
testimonianza ha rievocato il
bombardamento: un solo aereo ha
sganciato una sequela di bombe, una
delle quali ha centrato in pieno il
vecchio ponte.
Era un ponte interamente in ferro, ma estremamente leggero, adatto al
transito di carri, buoi e carretti. La sua carreggiata era di sassi e ghiaia.
Il nonno di Manuel ha arricchito suo racconto mostrandoci alcuni pezzi di
ferro ed alcuni pezzi delle vettovaglie militari che lui stesso ha provveduto a
raccogliere e a conservare fino ad oggi.
42
ISTITUTO COMPRENSIVO “B. Barbarani”
Via Verdi, 114 – 37046 MINERBE (VR)
Tel. 0442640144/0442640074 r.a. Fax 0442649476
C. F. 82000470235
E-Mail istituzionale: [email protected]
www.icminerbe.it - E-Mail: [email protected]
43
L‟occasione dei 150 anni d‟unità nazionale
L‟Istituto comprensivo di Minerbe in considerazione che la celebrazione del
150° anniversario dell‟Unità d‟Italia, rappresenta un‟importante opportunità
in quanto occasione per sottolineare l‟insostituibile ruolo che la scuola ha
svolto e continua a svolgere come “collante culturale” del nostro Paese, ha
ritenuto doveroso ed importante dedicare a questa ricorrenza grande
attenzione prevedendo particolari percorsi ed attività didattiche in modo da
realizzare un reale coinvolgimento degli studenti e della comunità oltre che
del territorio.
Proprio le scuole, infatti, dopo il 1861, hanno contribuito attivamente
all‟effettiva unificazione dell‟Italia, innanzitutto attraverso la difficile e
capillare opera di alfabetizzazione e di diffusione della lingua italiana.
La scuola è dunque uno dei protagonisti dell‟anniversario e deve quindi
promuovere iniziative che trasmettano agli studenti la consapevolezza del
percorso unitario di questo nostro Paese, delle sfide che ha saputo vincere e
di quelle che sarà chiamato ad affrontare in futuro.
In tutto questo i docenti sono maestri; sanno infatti come coinvolgere i
ragazzi e mettere a punto progetti per assicurare alla scuola il ruolo che le
compete di diritto: quello di istituzione guida nella diffusione, nella difesa,
nella riaffermazione dei principi e dei valori e dell‟identità italiana.
Motivazioni
Il presente lavoro, elaborato dai docenti e dagli studenti delle varie classi
della scuola primaria e secondaria di I grado di Minerbe, rappresenta pertanto
la sintesi finale delle varie iniziative previste dall‟Istituto per la celebrazione
della ricorrenza dei 150 anni d‟unità nazionale.
44
A tal fine occorre infatti precisare che l‟occasione dei 150 anni dell‟unità
nazionale è importante non solo per evocare eventi lontani ma anche per
riflettere sui cambiamenti che da allora sono intervenuti. Ci possono essere
infatti due modi per ricordare il raggiungimento dell‟unità: il primo
essenzialmente celebrativo, consiste nel rievocare gli eventi attraverso i quali
le aspirazioni dei patrioti conseguirono il risultato atteso; l‟altro nel chiedersi
quali processi l‟unità conseguita abbia favorito e come le condizioni civili,
culturali, economiche siano cambiate nel tempo da allora intercorso. Non che
i due punti di vista si escludano l‟un l‟altro, ma certo sarebbe riduttivo quello
centrato solo sulla celebrazione di eventi lontani senza cogliere l‟occasione
per riflettere sugli aspetti di vita di allora e di oggi, su quali e quanti
cambiamenti siano intervenuti.
Chi consideri le caratteristiche attuali della popolazione italiana e le ponga a
confronto con quelle che i documenti d‟epoca indicavano come correnti negli
anni attorno all‟unità, non può infatti non prendere atto che i cambiamenti
intervenuti hanno mutato sostanzialmente il profilo sociale, culturale e fisico
degli italiani.
Certo non tutto si deve alla scuola; o meglio non tutto si deve solo alla scuola
ma è certo che quanto oggi appare positivamente trasformato non avrebbe
potuto esserlo senza la scuola. La scuola ha proseguito e perfezionato il
disegno unitario del Risorgimento conferendo significato di cittadinanza
all‟uso della lingua e all‟acquisizione della cultura tramandata dalla
tradizione.
Un compito centrale della formazione e dell‟educazione diventa, di
conseguenza, quello di apprendere e far apprendere i modi in cui poter vivere
in mezzo alle tensioni e alle difficoltà generate dalle diversità, dentro la
45
singola persona e fra le persone, senza cadere nell‟errore semplificatorio della
ricerca di una sola e unica identità.
Il profilo odierno degli italiani è quello che le politiche seguite in
centocinquant‟anni di storia unitaria hanno prodotto.
Del resto il raggiungimento dell‟unità nazionale di per sé non risolveva
alcuna delle difficoltà che segnavano la vita quotidiana delle gran parte della
popolazione di quel tempo. Semmai disporre di più ampi riferimenti faceva
apparire ancor più gravi i limiti nello sviluppo delle diverse aree del paese.
In quel contesto risultò evidente che lo sviluppo dell‟istruzione avrebbe
rappresentato una condizione centrale per la crescita sociale ed economica
del Paese per cui si può dire che nella trasformazione dell‟Italia un ruolo
decisamente importate lo ha avuto il sistema scolastico italiano avviato con
l‟unità.
Per diffondere l‟istruzione elementare furono chiamati ad insegnare maestri
improvvisati, la cui unica competenza spesso era limitata ad una certa
familiarità con l‟alfabeto. Ma quei maestri improvvisati erano consapevoli del
beneficio che dal loro impegno sarebbe derivato agli allievi.
La scuola sarebbe stata alla base del diffondersi di un nuovo sentire, nel quale
il superamento di una condizione secolare di ignoranza appariva strettamente
associato all‟affermazione di un‟idea di progresso. Vere anche se troppo
spesso ignorate protagoniste del passaggio dall‟unità raggiunta in termini
politici ad una unità che fosse riconoscibile per la comunanza dei riferimenti
culturali furono le maestre. Avremo un ricordo ben povero del secolo e
mezzo trascorso dal raggiungimento dell‟unità nazionale se non fosse
riconosciuto il ruolo determinante assunto da generazioni di maestre che, a
volte mal trattate e mal pagate, non hanno lesinato le loro energie per
46
diffondere l‟istruzione, promuovendo nel contempo nuovi e più razionali stili
di comportamento.
Alla crescita della scuola corrispose il diffondersi, nelle diverse classi sociali,
della conoscenza della lingua italiana, prima limitata a poche aree del paese o
agli strati favoriti della popolazione che avevano ricevuto almeno alcuni
rudimenti di istruzione.
Fu così ben presto evidente che le scuole sarebbero state uno strumento
essenziale di crescita non solo per ciò che riguardava la diffusione
dell‟alfabeto, ma anche per modificare le pratiche della vita quotidiana
La scuola primaria di Bonavigo, oggi
La scuola Primaria “Aleardo Aleardi” di Bonavigo è collocata attualmente in
via Carlo Ederle. La sua costruzione risale agli anni 50. La denominazione
della scuola deriva dalla precedente collocazione dell‟edificio che fu
abbattuto nel corso di un bombardamento aereo del 23 aprile 1945
unitamente alla chiesa parrocchiale, al municipio, alla scuola materna e alle
abitazioni private situate anch‟esse in via Aleardo Aleardi.
Nel primo dopoguerra la scuola funzionò in locali privati, fino alla nascita
dell‟attuale struttura per opera dell‟Amministrazione Comunale guidata dal
sindaco Gaetano Bicego e grazie alla donazione dell‟area da parte della
signora Lugo.
Attualmente ospita 5 classi per un totale di 75 alunni così distribuiti:
CLASSE N° ALUNNI
1 19
2 15
3 16
47
0,00%
10,00%
20,00%
30,00%
40,00%
50,00%
60,00%
70,00%
da 20 a
30 anni
da 31 a
40 anni
da 41 a
50 anni
da 51 a
60 anni
Età anagrafica delle madri
0,00%
10,00%
20,00%
30,00%
40,00%
50,00%
60,00%
70,00%
da 20 a
30 anni
da 31 a
40 anni
da 41 a
50 anni
da 51 a
60 anni
Età anagrafica dei padri
4 17
5 8
Gli alunni stranieri sono 14, ovvero circa il 19%.
Nella scuola operano 9 docenti di cui 1 insegnante specialista di inglese e 1
insegnante di religione cattolica.
L‟utenza risulta essere così caratterizzata:
per quanto riguarda l‟età anagrafica dei genitori, circa il 93% dei padri e
il 97% delle madri hanno un‟età compresa tra i 31 e i 50 anni, più
precisamente:
circa il 16% dei genitori degli alunni sono nati all‟estero (il 7% circa in
Marocco);
all‟interno dei nuclei familiari troviamo un unico figlio nel 24% dei casi,
due figli nel 53%, più di due figli nel 23% delle famiglie;
per quanto riguarda l‟occupazione lavorativa dei genitori si segnala la
seguente distribuzione:
PROFESSIONI DEI PADRI PROFESSIONI DELLE MADRI
Operaio 36,48% Casalinga 48,65%
48
Artigiano
Agricoltore
Imprenditore
Commerciante
Impiegato
Altro (autista, libero
professionista,
muratore…)
12,16%
9,46%
8,11%
6,76%
6,76%
20,27%
Operaia
Impiegata
Commessa
Infermiera
Altro (imprenditrice,
commerciante,
insegnante…)
13,52%
9,46%
5,40%
5,40%
17,57%
infine la scolarità vede i genitori degli alunni così distribuiti in base al
titolo di studio conseguito:
TITOLO DI STUDIO DEI PADRI TITOLO DI STUDIO DELLE MADRI
Licenza media
Diploma
Qualifica
professionale
Altro (licenza
elementare,
perito, laurea…)
44,60%
25,67%
12,16%
17,57%
Licenza media
Diploma
Qualifica
professionale
Altro (ragioneria,
infermiera, laurea,
segretaria
d‟azienda…)
45,94%
17,57%
6,76%
29,73%
Demografia scolastica
Anno
scolastico
Bonavigo
Orti
Pilastro
Totale
n.
cl.
n.
al.
n.
cl.
n.
al.
n.
cl.
n.
al. n. cl.
n.
al.
1924/25
1925/26 3 * 103 1 P 25 4 128
49
1926/27 2 P 72 1 P 22 3 94
1927/28 1 P 40 1 P 23 1 69
1928/29 3 P 71 1 P 24 4 95
1929/30 3 82 1 P 76 4 158
1930/31 2 62 1 P 32 3 94
1931/32 2 P 71 2 P 46 4 117
1932/33 2 P 109 2 P 49 4 158
1933/34 2 P 105 1 P 51 3 156
1934/35 2 P 115 1 P 47 3 162
1935/36 2 P 115 1 P 51 3 166
1936/37 1 49 1 21 2 70
1937/38
1938/39 2 68 2 68
1939/40 4 P 170 4 170
1940/41 2 78 1 46 3 124
1941/42 3 109 1 26 4 135
1942/43 2 P 90 2 90
1943/44 3 P 130 2 71 5 201
1944/45
1945/46 3 P 96 2 P 93 2 P 85 7 274
1946/47 5 193 2 P 77 7 270
1947/48 5 179 2 77 1 20 8 276
1948/49 6 200 4 122 1 45 11 367
1949/50 6 170 4 105 1 40 11 315
1950/51 5 125 3 68 1 P 31 9 224
1951/52 4 100 4 84 8 184
50
1952/53 6 146 4 77 10 223
1953/54 4 87 2 37 6 124
1954/55 4 94 4 85 2 P 50 10 229
1955/56 5 131 3 64 2 P 52 10 247
1956/57 5 129 5 106 2 P 53 12 288
1957/58 5 132 5 104 2 P 47 12 283
1958/59 5 133 5 93 2 P 52 12 278
1959/60 5 115 5 81 2 P 42 12 238
1960/61 5 102 5 79 2 P 36 12 217
1961/62 5 100 5 78 2 P 37 12 215
1962/63 5 101 5 68 2 P 29 12 198
1963/64 5 88 5 72 2 P 25 12 185
1964/65 5 87 5 65 2 P 20 12 172
1965/66 5 89 5 59 1 P 17 11 165
1966/67 5 89 4 P 59 1 P 17 10 165
1967/68 5 94 4 P 61 1 P 15 10 170
1968/69 5 95 4 P 58 1 P 11 10 164
1969/70 5 106 4 P 63 1 P 12 10 181
1970/71 5 127 4 P 65 9 192
anno
scolastico
Bonavigo
Orti
Pilastro
Totale
n.
cl.
n.
al.
n.
cl.
n.
al.
n.
cl.
n.
al. n. cl.
n.
al.
1971/72 5 111 4 P 54 9 165
1972/73 5 116 4 P 51 9 167
1973/74 5 105 4 P 53 9 158
1974/75 5 102 4 P 40 9 142
51
1975/76 5 97 4 P 41 9 138
1976/77 5 90 4 P 41 9 131
1977/78 5 97 4 P 44 9 141
1978/79 5 99 4 P 41 9 140
1979/80 5 97 4 P 39 9 136
1980/81 5 98 4 P 33 9 131
1981/82 5 93 4 P 39 9 132
1982/83 5 86 4 P 46 9 132
1983/84 5 88 5 49 10 137
1984/85 5 89 5 46 10 135
1985/86 5 81 5 42 10 123
1986/87 6 84 4 P 38 10 122
1987/88 6 88 4 P 30 10 118
1988/89 6 82 2 P 17 8 99
1989/90 6 77 2 P 19 8 96
1990/91 5 87 2 P 16 7 103
1991/92 5 93 5 93
1992/93 5 83 5 83
1993/94 5 79 5 79
1994/95 5 68 5 68
1995/96 5 62 5 62
1996/97 5 59 5 59
1997/98 5 67 5 67
1998/99 5 68 5 68
1999/00 5 59 5 59
2000/01 5 59 5 59
52
2001/02 5 61 5 61
2002/03 5 64 5 64
2003/04 5 61 5 61
2004/05 5 66 5 66
2005/06 5 71 5 71
2006/07 5 67 5 67
2007/08 5 69 5 69
2008/09 5 80 5 80
2009/10 5 75 5 75
Note: P indica la presenza di pluriclasse;
i dati riportati sono stati desunti dai documenti (registri di classe e
rilevazioni statistiche) presenti in archivio
Dall‟analisi dei dati riportati emergono alcune osservazioni:
la rilevazione che anche negli anni precedenti la Seconda Guerra
Mondiale, la quasi totalità dei ragazzi ha frequentato la scuola;
un incremento della popolazione scolastica negli anni „50/‟60;
la continua diminuzione del numero delle classi e degli alunni a partire
dagli anni „80;
una variazione delle scuole aggregate e dipendenti dalla Direzione
Didattica di Minerbe.
Passando ad esaminare il primo punto, si rileva che nonostante siano
andati perduti alcuni registri di classe, si può tranquillamente affermare che
la quasi totalità dei ragazzi dei comuni dell‟Istituto Comprensivo frequenta la
scuola con esiti positivi sul piano dell‟alfabetizzazione.
53
Negli anni della Guerra si nota un calo della frequenza scolastica. Ciò è
dovuto sicuramente alla situazione di disagio del periodo, oltre al fatto che
manca una parte dei documenti.
Nel dopoguerra, la ripresa sociale si rispecchia anche nell‟incremento
della popolazione scolastica: si vede infatti, tra gli anni „50 e „70, un
incremento demografico, conseguenza dell‟aumento della natalità e della
ripresa economica.
Negli anni più recenti, a partire dall‟anno 80, con il nuovo stile di vita
orientato a raggiungere sempre un maggior benessere, inizia a verificarsi un
calo demografico degli alunni e, di conseguenza, di numero delle classi
abbastanza significativo che ha portato a chiudere le scuole delle frazioni dei
vari comuni, fino ad arrivare all‟attuale situazione.
Quale riscontro trasversale comune a tutte le scuole dell‟Istituto
analizzate, si nota che nell‟anno scolastico 1925/26, quando le condizioni di
vita non erano, per la maggioranza della popolazione, così agiate da poter
permettersi di mandare tutti i figli a scuola e, come spesso hanno raccontato i
nonni, a volte i ragazzi non potevano frequentare la scuola “… perché dovevo
andare in campagna a raccogliere … le mele … l‟uva o a zappare…”, mentre
le ragazze dovevano rimanere a casa “per accudire i fratelli più piccoli”, gli
alunni iscritti erano 302 mentre nel 2009/10 sono appena 186. A questo
punto non si può non notare, inoltre, che mentre i 186 alunni rappresentano
il 100% dei ragazzi in età scolastica che frequentano la scuola, i 302 dell‟anno
25/26 probabilmente non rappresentano tale totalità.
Attualmente, il servizio scolastico erogato dall‟Istituto Comprensivo di
Minerbe interessa cinque comuni: Bevilacqua, Bonavigo, Boschi S. Anna,
Minerbe e Roverchiara.
54
La scuola elementare di Minerbe, a partire dall‟anno scolastico 1959/60,
diventa sede autonoma e non più dipendente dalla Direzione Didattica di
Legnago e della nuova Direzione fanno parte tutte le scuole elementari dei
comuni sopra descritti. A partire dall‟anno scolastico 1964/65 e fino all‟anno
1994/95, però, le scuole elementari di Roverchiara, Roverchiaretta e
Beazzane non faranno più parte della Direzione di Minerbe, mentre si ha la
presenza della scuola di Angiari dal 1978/80 al 1993/94. Dall‟anno scolastico
1999/2000 la Direzione Didattica diventa Istituto Comprensivo di Minerbe,
costituito da due scuole dell‟Infanzia statali (Bevilacqua e Boschi Sant‟Anna),
cinque scuole primarie (Bevilacqua, Bonavigo, Boschi Sant‟Anna, Roverchira
e Minerbe) e due scuole secondarie di primo grado (Roverchiara e Minberbe).
Maestri delle scuole del comune di Bonavigo
Plesso di Bonavigo:
Gli insegnanti Gli anni in cui insegnano
Ferrari Maria Il 1925/26
Campagnari Italo Dal 1925/26 al 1935/36
Giunta Maria Il 1926/27
Girardi Alberto Il 1928/29
Allione Giovanni Il 1929/30
Nalin Pietro Dal 1930/31 al 1931/32
Bertelè Silvia Il 1931/32; il 1934/35
Turrisendo Ines Il 1932/33; il 1935/36; il 1939/40; il 1945/46
Donini Luigi Il 1933/34; il 1936/37; il 1939/40
Bicego Gaetano Dal 1938/39 al 1940/41; dal 1946/47 al 1952/53;
dal 1956/57 al 1959/60
Rodinì Strabello Adabella Dal 1940/41 al 1943/44; dal 1945/46 al 1949/50
55
Vivaldi Gabriella Il 1941/42
Tempo Luigi Il 1941/42; dal 1945/46 al 1948/49
Giarola Natale Il 1942/43
Campagnari Galileo Il 1943/44
Gasparini Aldo Il 1943/44
Leggiadro Rosa Dal 1946/47 al 1953/54
Baldin Ester Il 1946/47
Montolli Maria Dal 1947/48 al 1948/49
Bellinato Maria Dal 1948/49 al 1949/50
Sandri Tempo Ada Dal 1949/50 al 1956/57
Pettene Maria Teresa Il 1949/50
Frigo Guglielmori
Eugenia
Il 1950/51
Mutto Ada Il 1950/51; dal 1952/53 al 1959/60
Zulini Onofrio Il 1951/52
Robatto Bocca Angela
Maria
Il 1952/53
Cesarini Evelina Il 1953/54
Zanetti Lucia Dal 1954/55 al 1957/58
Merlini Italo Dal 1955/56 al 1957/58
Romagnoli Elvira Il 1957/58
Fiorio Leonia Dal 1958/59 al 1959/60
Zecelin Giovanna
Boniotto
Il 1958/59
Codeluppi Masotto
Renata
Il 1958/59
56
Antolini Prando Emma Il 1959/60
Campedelli Longo
Graziella
Il 1959/60
Toffoli Bruna Il 1959/60
Plesso di Orti:
Gli insegnanti Gli anni in cui insegnano
Graziosa Giunta Rosa Dal 1925/26 al 1931/32; il 1933/34; il 1935/36
Giunta Maria Dal 1929/30 al 1932/33; il 1934/35; il 1936/37
Donini Luigi Il 1940/41; il 1943/44; il 1946/47; il 1948/49
Spiazzi Moretti Livia Il 1941/42; dal 1945/46 al 1952/53; dal 1954/55
al 1959/60
Leggiadro Rosa Il 1943/44; il 1945/46
Donini Giacomina Dal 1947/48 al 1948/49
Carli Giovanna Il 1948/49
Dolci Elda Il 1949/50
Rizzini Maria Il 1949/50
Zulini Onofrio Il 1949/50
Ferro Anoardo Anna Il 1950/51
Brigato Maria Dal 1951/52 al 1959/60
Campagnari Galileo Il 1950/51
Pasquali Teresa Il 1950/51
Elvisa Martina Il 1951/52
Marchi Gabriella Dal 1952/53 al 1954/55
Sartori Miranda Il 1954/55; il 1957/58
Murandi Paolina Il 1955/56
57
Scarabello Benito Il 1956/57
Agnoletto Bozzola Bruna Il 1956/57
Pasquale Teresa Il 1956/57
Sandri Antonio Il 1957/58
Piccolboni Carla Il 1957/58
Rossi Caterina Il 1958/59
Speri Raffaella Il 1958/59
Toffali Bruna Il 1958/59
Brighenti Pirisi Laura Il 1959/60
Tedeschi Adriana Il 1959/60
Villa Marialuisa Il 1959/60
Plesso di Pilastro:
Gli insegnanti Gli anni in cui insegnano
Baldin Ester Il 1943/44; il 1945/46; il 1947/48
Bicego Gaetano Il 1945/46; il 1955/56
Bellinato Maria Il 1948/49
Frigo Eugenia Il 1949/50
Movena Teresa Il 1950/51
Zucca Angelo Il 1952/53
Montolli Marica Dal 1954/55 al 1956/57; il 1959/60
Magi De Beni Silvia Il 1954/55
Alberini Pertossi Rosanna Dal 1956/57 al 1957/58
Parrini Anna Maria Dal 1958/59 al 1959/60
Ruttilio Maria Armida Il 1958/59
58
Il prospetto permette di conoscere i nomi degli insegnanti che hanno preso
servizio nelle scuole elementari dei vari comuni dell‟Istituto Comprensivo.
Sono stati presi in esame i registri di classe depositati in archivio: gli anni
scolastici esaminati sono quelli compresi tra il 1925/26 e il 1959/60. La
documentazione risulta incompleta: di alcuni anni scolastici mancano infatti
una parte dei registri delle varie scuole, ma nonostante ciò emerge un quadro
significativo della situazione.
Il primo dato che risulta evidente è che mentre per la scuola del capoluogo si
registra la presenza di una certa stabilità dei docenti, nelle frazioni si rileva
un passaggio continuo di insegnanti.
Un altro dato degno di nota risulta essere la presenza della componente
maschile fra i docenti; i vari registri presi in esame portano a rilevare già dagli
anni 20 il cosiddetto fenomeno della “femminilizzazione dell‟insegnamento”.
Basti considerare che nell‟anno scolastico in corso, su un totale di 62
insegnanti di scuola primaria, i docenti maschi sono 3.
Il rapporto tra scuola e donna è stato, ed è, da sempre, intenso e complesso,
fatto di retorica ("la donna e la sua missione", "nella maestra c'é sempre un po‟
della mamma", come si legge nel Dizionario di Pedagogia della Credaro) e, a
volte di incomprensioni.
Al momento in cui il neonato Regno d‟Italia prese in carico il problema
dell‟istruzione, i governi realizzarono subito (Santoni Rugio,“Orientamenti
didattici, ecc", La Nuova Italia, 1981) che affidare l‟insegnamento alle donne
sarebbe stato un affare:
- la donna offriva maggiori garanzie in politica (in genere non se ne
occupava, anche perché esclusa dal voto);
59
- provenendo da famiglie indigenti era adusa a lavorare duro in famiglia e
nei campi;
- non era facile preda dell‟alcoo1ismo;
- non aveva smanie carrieristiche; e soprattutto costava meno degl‟insegnanti
maschi (non per niente i direttori degli orfanotrofi e dei ricoveri per le
fanciulle povere furono incoraggiati a far studiare le loro ospiti e avviarle
all‟insegnamento.
Le donne non si fecero attendere. In una società che proibiva loro di uscire
di casa per lavorare; che l‟allevava per il matrimonio e per dare figli al padre
contadino e soldati alla Patria, che le negava il voto e spesso anche la minima
alfabetizzazione, si vide aperte le porte della scuola come insegnante e,
ovviamente, prima ancora come scolara. Infatti, bastavano appena sette anni,
quattro/cinque di elementari e tre di scuola normale e, a poco più (o meno) di
I5 anni, si poteva insegnare.
Nel 1867 insegnavano nelle scuole elementari comunali (le uniche pubbliche)
maestre anche di 14 anni.
La prospettiva dell‟insegnamento ebbe, dunque, un ruolo determinante nella
liberazione della donna dalla chiusura familiare e dalla dipendenza
economica.
La donna però diventò la colonna portante della scuola della Nuova Italia per
molto poco e per di più pagata meno dei maestri maschi .
Nonostante tutto, 1‟espansione dell‟elemento femminile aveva raggiunto in
breve anche la scuola secondaria, come sin dal 1902 aveva annotato il
pedagogista Vittore Ravà in uno dei suoi Rapporti al Ministero: su 26 mila
alunne delle scuole secondarie circa 1500 puntavano con quasi certezza
all‟insegnamento secondario.
60
Dovette giungere la sanguinosa I Guerra mondiale perché per via surrettizia,
si cominciasse a rendere giustizia alle donne: per la mancanza di maestri,
chiamati al fronte, si dovettero moltiplicare le classi miste e le maestre furono
ammesse ad insegnare prima in queste e poi addirittura nelle classi maschili,
assorbendone il trattamento economico corrispondente, prima fissato per i
soli maschi.
Il ruolo della maestra, in Italia, fu, ancora, dopo l‟Unità e per molti anni,
quello dell‟educatrice e dell‟operatrice sociale. Alla scuola pubblica, infatti,
andavano quasi totalmente le fanciulle delle famiglie che avevano appena
superato la soglia della povertà e di quelle appartenenti al ceto basso-
commerciale e basso-impiegatizio.
Le altre fanciulle erano affidate all‟insegnamento nei collegi.
A lungo fu vietata alle donne la carriera direttiva nelle scuole secondarie e
quella ispettiva nelle scuole elementari
La riforma Gentile (1923-24) inoltre non prevede per la donna
l‟insegnamento della Filosofia e della Storia e dell‟Economia politica,
considerate discipline "virili".
Da quel momento le donne saranno escluse di fatto dalla presidenza nelle
scuole secondarie, consuetudine che sarà consolidata per legge nel 1928
I divieti posto dal fascismo alle donne furono tolti solo nel 1945 quando il
Paese esce finalmente dagli incubi e prende avvio una nuova scuola.
Le donne in cattedra sono ora il 96% nelle elementari, l‟82% nella scuola
media e il 64 % nelle secondarie superiori.
I registri
Negli anni ‟20 sono presenti diversi modelli di registri ma tutti riportano i
seguenti elementi base:
61
il registro è allo stesso tempo Registro (atto ufficiale) e Giornale della classe
per cui riporta anche il programma ed il lavoro svolto dall‟insegnante.
Come Registro contiene le notizie statistiche:
sugli alunni: nome, cognome, data e luogo di nascita, paternità e maternità,
condizione della famiglia dove di solito si metteva il lavoro paterno e
indicazioni se gli alunni fossero stati vaccinati;
sui giorni di scuola: inizio/termine delle lezioni, numero dei giorni di lezione
per mese, chiusure straordinarie;
sugli esiti dell‟anno scolastico: n. alunni obbligati, n. alunni iscritti, n. alunni
ripetenti, n. frequentanti, risultati degli esami e degli scrutini in base ai quali
ogni singolo alunno esaminato veniva approvato o non approvato. Il voto
veniva espresso con le “qualifiche” lodevole, buono, sufficiente, insufficiente.
Come Giornale riporta:
il programma didattico da svolgersi nell‟anno scolastico;
lo svolgimento del programma didattico di ogni mese.
In fondo al registro vi è inoltre una parte per la Relazione finale
dell‟insegnante che contiene molti dati interessanti:
notizie relative al docente: nome, cognome, paternità, maternità, luogo e data
di nascita proprie e del coniuge, la professione del coniuge, la data del
matrimonio, il nome e la data di nascita dei figli, l‟indicazione del diploma
conseguito, la data e il luogo di conseguimento, gli anni di servizio, la data
della nomina, lo stipendio;
notizie relative alla scuola: tipologia riscaldamento, igiene e pulizia, numero
banchi, materiali presenti e oggetti mancanti,…;
notizie relative alla frequenza da cui, per lo più, emerge che fu regolare
durante il periodo invernale mentre con la buona stagione parecchi disertano
62
la scuola per non pagare i libri: i genitori vengono chiamati, pagano
l‟ammenda ma nonostante ciò non si ottiene una frequenza regolare;
opera educativa svolta: gli insegnanti in questo spazio sottolineano
soprattutto di cercare di educare l‟animo dei fanciulli con sentimenti
patriottici, religiosi e morali in collaborazione con la famiglia:
«Procurerò in ogni modo che la mia classe abbia tenacemente a preparare i
futuri cittadini al compimento del dovere, a sentire con tutta la forza
dell‟anima d‟essere italiani, a saper compiere utili sacrifici per sé e per la
comunità, a possedere insomma la vera coscienza nazionale. Così avrò assolto
uno dei primi sacri doveri che la Patria rinnovellata attende da me» (Ins.te
Borge Margherita, Roverchiara, classe V, a.s. 1927/28);
l‟elenco dei libri di testo utilizzati;
l‟assistenza scolastica con le istituzioni esistenti nel Comune e il numero degli
alunni sussidiati.
Gli alunni
Per ogni alunno il registro riporta un riquadro con le sue generalità, le
qualifiche (lodevole, buono, sufficiente, insufficiente) raggiunte per ogni
materia e per ciascuno dei tre trimestri in cui è suddiviso l‟anno scolastico e
l‟esito finale (approvato o non approvato).
Si può inoltre ricavare la condizione del padre (lavoro) e se l‟alunno sia
assistito dal Patronato Scolastico o goda di altre forme di assistenza.
Per ogni alunno, inoltre, vi è un riquadro con le osservazioni dell‟insegnante:
“gode poca salute”; “vivace e mancante di buona volontà”;” buono, diligente e
volenteroso”; “negligente e non adatto alla classe”; “svogliato”; “carattere
chiuso”; “non si applica e non si può forzare, causa la complessione tanto
gracile”; …
63
Frequenti le seguenti annotazioni:
“abbandonò la scuola e andò in campagna”; “i genitori furono richiamati dalla
maestra e dalle autorità locali; pagarono un‟ammenda e tennero il figlio a casa
per utilizzarlo nel lavoro”
“disertò la scuola per non pagare i libri”; “i genitori preferirono pagare
un‟ammenda alla tassa scolastica di £ 42”
“disertò la scuola per non pagare i libri”; “portò un acconto di £ 20 e, forse
stanco della continua insistenza dell‟insegnante per avere il saldo, rimase a
casa. Il denaro fu versato al Patronato Scolastico”
“disertò la scuola perché di aiuto alla famiglia”
“quasi sempre assente per bisogni di famiglia”
Da registro dell‟ins.te Borge Margherita, docente della classe V di
Roverchiara, nell‟anno scolastico 1927/28 , si ricava che nel mese di aprile «in
cui fervono i lavori della campagna, si notano assenze più del solito»; nel
mese di giugno «causa il lavoro dei bachi da seta, molte le assenze che si
notano nonostante i richiami».
«17 marzo: consegnato al Presidente del Patronato Scolastico £ 218 per la
quota dei libri. Molti però devono ancora versare il denaro; speriamo che il
lavoro dei bachi possa compensare le fatiche del povero contadino, e così
avrò anch‟io ciò che mi hanno promesso per il versamento del materiale
scolastico» (Ins.te Ferretti Amelia, Roverchiara, classe III, a.s. 1930/31).
«28, 29, 30 febbraio 1928: freddo eccezionale (16 gradi sotto zero). La
frequenza è scarsa. Fuori è molto freddo ma anche la classe è fredda. I ragazzi
sono rabbiosi per il freddo: vorrebbero stare sempre accanto alla stufa, ma
non è possibile accontentarli tutti. Le finestre e la porta hanno grandi fessure;
64
per quanto si riscaldi la stufa non si riesce ad avere una temperatura
sufficiente per questi poveri piccoli, male vestiti. Essi riescono a stento ad
impugnare la penna» (Ins.te Casadei Elisa, Roverchiara, classe II, a.s.
1928/29).
Altri aspetti ricavabili dai registri
Inizio/termine delle lezioni
Nel 1927 la scuola ha inizio il 21 settembre e termina il 30 giugno. I giorni di
lezione in tutto sono 185. Sono invece 186 nell‟a.s. 1925/26; si aggirano
intorno a questo numero anche gli anni successivi.
Le classi sono maschili, femminili o miste di ordine inferiore e superiore, del
corso integrativo o VI isolata.
Materie
Le materie, negli anni ‟20, sono Religione, Insegnamenti artistici (canto,
disegno, lettura espressiva e recitazione), Lingua italiana, Aritmetica,
Geografia, Storia, Scienze e igiene, Scienze fisiche e naturali, Occupazioni
intellettuali educative (letture e racconti del maestro agli scolari e giochi
d‟intelligenza), Ginnastica.
Il giovedì non si va a scuola e da un prospetto orario della classe III
“riordinata mista” di Marega, si ricava che nell‟a.s. 1929/30 le lezioni hanno
inizio alle ore nove e terminano a mezzogiorno.
Nell‟a.s. 1930/31 si ricava, invece, che le lezioni si svolgono con orario di
quattro ore e dieci minuti.
Negli anni ‟20 le pagelle si dovevano acquistare versando i soldi al Patronato
Scolastico all‟atto dell‟iscrizione o nei primi giorni di scuola. Se la famiglia
non poteva provvedervi per indigenza interveniva il Patronato stesso; a volte,
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però, poteva succedere che qualche alunno venisse mandato a casa perché
inadempiente. Senza l‟acquisto della pagella da parte della famiglia e la sua
presentazione alla scuola, non si potevano infatti attestare gli esiti.
Molti alunni sono spesso costretti ad essere «lasciati in ozio» dagli insegnanti:
senza pennini non possono scrivere, senza libri, leggere.
Sempre negli anni ‟20, i registri permettono di rilevare alcune particolari
ricorrenze: la Festa del Fiore, la Festa del Pane, le Commemorazioni storiche,
Saggi ginnici premiati dall‟Opera Nazionale Balilla. Diffuse anche le recite
“Pro dote Scuola” con incasso a favore della stessa; festa “Pro dote scuola”
ripetute due volte nell‟a.s. 1927/28 per destinare l‟offerta alla Colonia di
Enego. Tale festa veniva preparata con impegno e dedizione. Nel registro
dell‟ins.te Borge Margherita della classe V di Roverchiara dell‟a.s. 1927/28, si
riscontra infatti quanto segue: «14 giugno: fervono con vero entusiasmo i
preparativi per la festa pro-scuola. La rappresentazione si svolgerà in teatro
domenica sera. Speriamo che tutto proceda bene e che l‟incasso possa essere
soddisfacente»
«18 giugno: i piccoli artisti si sono disimpegnati in modo ammirabile
meritando applausi. Il pubblico non era troppo numeroso e quindi l‟incasso
non è stato soddisfacente come si sperava».
Nel registro dell‟Ins.te Italo Campagnari della classe IV di Bonavigo, sempre
nell‟anno scolastico 1927/28, si ha invece anche il resoconto della festa:
«17 maggio 1928: ha luogo la recita Pro-dote con il ricavo di £ 307,40.
20 maggio 1928: ha luogo la seconda recita Pro-dote con il ricavo di £ 264,90.
Totale ricavo delle due feste £ 571,30, una differenza in più dell‟anno scorso
di £ 70 circa.
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24 maggio 1928: invio al Regio Provveditore agli Studi a mezzo del Regio
Direttore di Cologna Veneta di £ 215 pro Colonia Alpina di Enego».
Gli anni del dopo-guerra risultano particolarmente difficili. Il ripristino di
adeguate condizioni è lento e condizionato da altre priorità, come si evince
dal registro dell‟ins.te Ambrosi Calearo Olga, classe III, a.s. 1945/46: «Il
materiale didattico è in condizione deplorevole; a causa della guerra mancano
perfino le cose essenziali come vetri, cattedra, carte geografiche, acqua,.. i
banchi sono vecchissimi e sgangherati. Le mie proposte si limitano ad avere il
materiale strettamente necessario. Occorrono: banchi, l‟acqua per la pulizia
dei gabinetti altrimenti sempre indecenti, carte geografiche e vetri».
«7 gennaio 1957: l‟autorità comunale ci aveva assicurato che dopo la vacanze
saremmo entrate nel nuovo edificio scolastico ed invece dobbiamo pazientare
ancora un po‟ di giorni.
16 gennaio 1957: finalmente abbiamo fatto l‟ingresso nelle nuove aule. Ci
sembra di essere in Paradiso!» (Ins.te Brigato Maria, Orti, classe I, a.s.
1956/57).
Negli anni successivi al ‟50 la scuola italiana è interessata da Nuovi
Programmi che danno spazio all‟Attivismo, alle Scienze e al metodo
sperimentale e nelle classi non è infrequente registrare, in chiave didattica,
l‟allevamento dei bachi (Ins.te Moro Gianni, Boschi S. Anna, classe V, a.s.
1956/57).
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La funzione della scuola
La formazione degli allievi all‟impegno personale, al rispetto e alla
salvaguardia dei valori dell‟unità nazionale è trasversale e comune a tutti gli
insegnanti. L‟enfatizzarlo e il metterlo in risalto nei registri di classe dipende
poi dal carattere e dalla sensibilità dei singoli maestri.
Si può però dire che esso emerge con più evidenza attorno agli anni 20. È
infatti possibile riscontrare vere e proprie intenzionalità educative espresse
con molta forza ed evidenza.
«La nuova scuola deve vivere la nuova vita nazionale che pulsa intorno a noi,
con noi, di noi, che ci spinge a salire, a perfezionarci attraverso sacrifici
continui, perché non c‟è perfezione senza rinunce, non c‟è vittoria senza
lotta.
La nostra scuola deve avere innanzitutto e soprattutto per mira l‟educazione
nazionale, la formazione della coscienza nazionale. Dobbiamo fare in modo
che il nostro insegnamento pulsi tutto sulla vita nazionale, che lo scolaro si
renda conto di quanto sente e vede succedere intorno a lui e impari ad amare
lo studio, il lavoro, i campi, le officine, il suolo della Patria, i propri monti,…»
(Ins.te Borge Margherita, Roverchiara, classe V, a.s. 1927/28).
«Più si studiano e si mettono in pratica i nuovi programmi e più ci si accorge
che sono stati adattati ai tempi. Oramai, anche i bambini si sono accorti che il
mondo è grande e vogliono conoscerlo, vogliono continuamente apprendere
cose nuove e le poche nozioncine imparate e ricordate magari per tutta la vita
non bastano più; bisogna seminare molto nella scuola elementare, l‟età e lo
spirito di osservazione faranno poi germogliare il buon seme. Certo è però
che il lavoro del maestro è diventato più difficile perché l‟insegnamento oggi
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è basato sul ragionamento e la riflessione e i nostri ragazzi sono nemici
dell‟uno e dell‟altro.
Se la scuola li abituerà a ragionare e a riflettere potrà dire d‟aver raggiunto il
suo scopo che è quello di preparare la gioventù a risolvere i difficili problemi
della vita. Sarebbe necessario però che tutti frequentassero la scuola fino al
quattordicesimo anno di età perché è proprio dagli undici ai quattordici anni
che il fanciullo si forma e sa poi scegliere la sua via»
(Ins.te Soave Angiolina Marconcini, Roverchiara, classe III, a.s. 1958/59).
Il riconoscimento del sacrificio per la patria
Anche lo sviluppo del sentimento patriottico negli alunni in tutti gli anni
considerati viene a rappresentare per gli insegnanti una finalità molto
importante da perseguire sia attraverso lo studio degli avvenimenti che con le
Commemorazioni storiche e l‟insegnamento dei Canti patriottici (Giovinezza,
Il Piave,…).
«Commemorazione del 24 maggio 1915: data sacra che ha segnato una nuova
vita per la Patria nostra. Ritornò sui campi di battaglia il tricolore. Si
riaccesero le speranze della vittoria: Trento e Trieste trepidarono nell‟attesa
di abbracciare i fratelli e di vedere compiuto il loro sogno di essere uniti alla
Madre Patria; il sogno fu compiuto. Ricorderò ai fanciulli che tutto questo
costò alla Patria gravi sacrifici e che non dobbiamo mai dimenticare coloro
che fecero nell‟ultima guerra dell‟indipendenza l‟Italia veramente una e
grande che ha ritrovato la strada maestra della sua nuova ascensione»
(Ins.te Borge Margherita, Roverchiara, classe V, a.s. 1927/28).
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«28 ottobre 1927: ricorre il VI anniversario della marcia su Roma; ricordo agli
alunni questa storica data e leggo ad essi alcuni punti della vita di S. E.
Mussolini» (Ins.te Campagnari Italo, Bonavigo, classe IV, a.s. 1927/28).
«In occasione del 28 ottobre, anniversario della marcia su Roma, è vacanza. Io
ricorderò agli alunni la grande importanza storica e politica della Rivoluzione
Fascista, che ha rinnovato l‟Italia moralmente, economicamente e
politicamente secondo le direttive segnate da S. E. il capo del Governo e Duce
del Fascismo. Richiamerò alla memoria degli alunni le benemerenze del
Fascismo nella vita italiana, saranno spiegati ad essi gli alti vantaggi che il
Regime ha prodotto nella Nazione, la quale è riuscita ad imporre ed a farsi
temere e rispettare all‟interno e all‟esterno, e procede con fede salda, verso i
raggiungimenti dei nuovi destini, forte e gloriosa, sotto la guida illuminata
del Duce e secondo la volontà precisa e sicura di S. M. il Re» (Ins.te Ferretti
Amelia, Roverchiara, classe III, a.s. 1930/31).
«4 novembre: ricordo agli alunni la vittoria di Vittorio Veneto. Un pensiero ai
nostri caduti per la santa causa: questi eroi non si accontentarono di fare
sbandieramenti o parate ma fecero alla Patria il dono più sublime sacrificando
la vita loro.
Da essi noi dobbiamo imparare l‟obbedienza e la completa dedizione di noi
stessi alla Patria (Il milite ignoto come simbolo dell‟eroismo italiano)» (Ins.te
Campagnari Italo, Bonavigo, classe IV, a.s. 1927/28).
«20 aprile: si commemora la Festa del Natale di Roma.
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21 aprile: Festa dei Balilla con divisa, molto desiderata, vestita anche dagli
alunni più poveri. » (Ins.te Ferretti Amelia, Roverchiara, classe III, a.s.
1930/31).
Il registro come specchio dei fatti e degli avvenimenti politico-sociali del
tempo
«Primo giorno di scuola: 24 settembre 1930
Questa mattina ha avuto luogo la cerimonia dell‟anno scolastico. Alle ore 8 si
formò il corteo nel cortile del Palazzo Comunale formato dai Balilla e Piccole
Italiane con tutte le Insegnanti. Seguiva il Comitato: Podestà, Segretario
Comunale, Ufficiale Sanitario, Presidente del Patronato Scolastico. Si sfilò
alla chiesa dove il Don Brunelli pronunciò brevi ma sentite parole e impartì
la benedizione a tutti i presenti. Terminata la cerimonia, i bambini si
recarono nelle loro classi, dove ogni insegnante spiegò il significato della
festa. Io poi, ai miei Balilla alle mie Piccole Italiane rivolsi la parola,
incoraggiandoli a buoni e saldi propositi di studio».
«7 gennaio 1931: ho parlato della vacanza di domani per il compleanno della
nostra Regina».
«11 febbraio 1931: ricorrenza della Conciliazione tra la Chiesa e lo stato.
Questa data con vivissima gioia viene ricordata a tutti i ragazzi, che per
volere del Re, del Papa, del Capo del Fascismo, avvenne la Conciliazione».
«28 aprile 1931: in tutta Italia il 3 maggio si celebrerà la quinta festa del libro
e verrà messa in evidenza l‟alta importanza del libro per la diffusione della
cultura e per l‟avvenire della nazione».
«11 novembre ricorre il genetliaco di S.M. il Re d‟Italia Vittorio Emanuele
III».
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«14 gennaio 1928: una rappresentanza delle scuole di Bonavigo condotta dal
maestro Campagnari partecipa con la bandiera ai funerali del decurione
Bernardi Giuseppe, comandante la M.V.N. di Legnago».
«19 febbraio 1928: la scolaresca di Bonavigo partecipa col corpo insegnante
alla Messa d‟apertura delle Quarant‟ore» (Ins.te Ferretti Amelia, Roverchiara,
classe III, a.s. 1930-31).
«2 marzo 1928: commemoro agli scolari la figura del Maresciallo d?Italia
Armando Diaz, Duca della Vittoria, morto l‟altra sera, 29 febbraio , alle ore
20 a Roma».
«12 aprile 1928: a Milano avviene un attentato alla vita del Re Vittorio
Emanuele III per mezzo di una bomba nascosta dentro un lampione. Sua
Maestà il Re, ne esce illeso».
«12 giugno 1928: tutto il corpo insegnante con una rappresentanza della
scuola partecipa ai funerali del maestro Dario Corradi di Marega morto a soli
37 anni.
I miei scolari, accompagnati all‟armonio dallo scrivente, cantano la Messa, e
quindi al cimitero l‟elogio del defunto» (Ins.te Campagnari Italo, Bonavigo,
classe IV, a.s. 1927-28).
«24 ottobre 1930: auguste nozze tra la Principessa Giovanna di Savoia e il re
Boris di Bulgaria; ho cercato di mettere in luce le doti buone degli augusti
sposi, ed ho chiuso la lezione mandando un evviva alla Bulgaria e all‟Italia
informandoli che il 25 sarà giorno di vacanza per tali nozze».
«14 aprile 1931: in seguito alla Circolare del Regio Signor Direttore con
oggetto il Censimento della popolazione del Regno, ho dettato le seguenti
frasi “Il 21 aprile avrà luogo il Censimento della popolazione. Persuadetevi
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che le notizie richieste dalle schede che vi invieranno hanno lo scopo di far
conoscere la condizione di ciascun Comune, per poter provvedere i reali
bisogni della popolazione. Siate certi che non sarete colpiti da nessuna noia o
tassa» (Ins.te Ferretti Amelia, Roverchiara, classe III, a.s. 1930-31).
Il registro come cronaca di fatti personali
Oltre che specchio degli avvenimenti e dei fatti del tempo a volte il registro
diventa anche lo strumento in cui annotare fatti personali.
Un esempio di ciò lo fornisce il maestro Italo Campagnari nel registro della
classe quarta di Bonavigo nell‟a.s. 1927-‟28 che fornisce una cronaca degli
avvenimenti che lo riguardano.
«7 novembre 1927: Il R. Direttore Contri m‟invita al suo ufficio per
comunicarmi che vi è a carico mio una grave accusa fatta dal Podestà
Pellegrini di Bonavigo di essere “antifascista e migliolista”.
16 novembre 1927: Per incarico del R. Provveditore agli studi il R. Ispettore
scolastico Potito d‟Angelo, della circoscrizione di Legnago, fa un‟inchiesta sul
mio conto. L‟accusa è originata da questo fatto: Il 31 ottobre il messo
comunale aveva ordinato villanamente alla maestra Sig. Turrisendo di esporre
la bandiera. Il messo visto che il suo ordine per essere eseguito doveva venire
da me, si recava invece dal Podestà a riferire che il corpo insegnante si
rifiutava di esporla. Questi allora inviava una lettera che veniva consegnata,
ad arte, alla maestra supplente Murari: questa a sua volta restituiva la lettera
al messo comunale perché la portasse direttamente a me, ma invece la
portava al Podestà. Un‟altra spedizione e un nuovo rifiuto, per cui allora il
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Podestà scriveva alla R. Prefettura accusando il Corpo insegnante di
insubordinazione all‟autorità podestarile ed in specie il maestro Campagnari
di essere un antifascista ed un migliolista. Da ciò l‟inchiesta.
18 novembre 1927: E‟ da tre giorni che il R. Ispettore continua l‟inchiesta.
Vengo a sapere dalle accuse che mi si fanno, che il Podestà Pellegrini ha
messo questa condizione: se io non vengo allontanato da Bonavigo egli si
dimetterà da Podestà. So positivamente che l‟inchiesta è a mio favore per cui
io resto, e il Podestà dovrebbe cavallerescamente mantenere la parola. Per
questa accusa viene a fare un‟inchiesta il Tenente dei R.R.C.C. di Legnago Di
Piazza.
30 novembre 1927: Vengo interrogato nuovamente dal Tenente dei R.R.C.C.
di Legnago Sig. Di Piazza per un‟altra accusa fatta dal Podestà di sobillare la
popolazione contro l‟autorità podestarile, di aver dato del ladro all‟ex-
segretario Rodini e di sparlare del segretario politico Scolari Leonello. Le cose
invece risultano così: 1. la popolazione è in fermento, e a mio favore, perché
il Podestà mi vuole allontanare da Bonavigo a qualunque costo. 2. L‟ex-
segretario Rodini ha del rancore verso di me perché per alcune illegalità
commesse nell‟amministrazione del Caseificio, io mi sono dimesso da sindaco.
3. La popolazione critica poi acerbamente il provvedimento del segretario
politico Scolari di aver dichiarati dimissionari da membri del direttorio locale
i sigg. Poli Gaetano e Ziviani Mario perché rei di aver detto la verità, durante
la mia inchiesta, sulla situazione di Bonavigo e quindi implicitamente
vengono a dar ragione a me.
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5 dicembre 1927: Il R. Ispettore mi comunica che il R. Provveditore agli studi
non prende alcun provvedimento a carico mio perché io ho completamente
ragione.
14 dicembre 1927: Per quella famosa lettera si fa una terza inchiesta dal Vice
Prefetto Cav. Romano assistito dall‟avv. Donella di Legnago.
14 giugno 1928: Alle ore 14.29 mi muore il figlio quartogenito Renzo di mesi
14 per bronco-polmonite in seguito al morbillo.
19 giugno 1928: Alle ore 18 hanno luogo i funerali del mio Renzo, con la
partecipazione dell‟Asilo infantile, del corpo insegnante di Bonavigo e
Roverchiara e delle rispettive scolaresche con la bandiera. Addio Renzo! Tu,
angelico messaggero di pace, che passasti qual breve meteora, vivesti solo per
il paradiso. Di lassù prega per i tuoi genitori.
30 giugno 1928: Col 30 giugno si chiude l‟anno scolastico 1927-‟28 pieno di
battaglie, di ansie e di dolori. Italo Campagnari Maestro».
Nonostante questo anno scolastico particolarmente difficile, i registri
successivi di Bonavigo confermano, la sua presenza anche negli anni
seguenti.
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La scuola come contesto privilegiato per la diffusione di pratiche igieniche e
sanitarie
«Raccomando agli alunni di avere la massima cura del corpo e detto loro
alcune norme essenziali di igiene» (Ins.te Campagnari Italo, Bonavigo, classe
IV, a.s. 1927/28).
«28 marzo 1931: prendo visione della circolare n. 127 di prot. Oggetto:
Campagna Nazionale per il Francobollo Antitubercolare.
Il R. Provveditore agli Studi, Umberto Reuda, ci comunica che il giorno 5
aprile, Pasqua di Resurrezione, e cioè col giorno stesso in cui in tutta Italia la
giornata del Fiore della Doppia Croce, avrà inizio anche la Campagna per il
Francobollo Antitubercolare. Da parte mia farò una intensa propaganda a
favore della battaglia antitubercolare, e dagli scolari farò compilare dei diari.
Schema: ogni anno 60.000 italiani muoiono di tubercolosi. Quale enorme
perdita di energie umane, e quale ingente ricchezza distrutta per la Nazione!
Calcolando a 50.000 £ l‟equivalente economico medio di ogni vita umana,
l‟Italia perde ogni anno l‟imponente capitale di 5 miliardi di lire!
Ora, la tubercolosi non è un nemico invincibile. Combattendola con armi
adeguate, la tubercolosi si vince. Fino a ieri il tubercoloso era considerato
come un individuo inesorabilmente condannato a morire, e quindi da
abbandonare al suo triste destino: come un individuo estremamente
pericoloso e quindi da evitare. La scienza moderna ha quindi dimostrato che
la tubercolosi è la più curabile tra le malattie croniche, come è la più evitabile
tra le malattie infettive. La scienza moderna ci insegna che il tubercoloso può
e deve essere curato: se curato in tempo, con tenacia e con fede, il
tubercoloso guarisce. Il tubercoloso deve essere, con ogni necessaria azione,
fraternamente assistito. La scienza moderna ha trovato che la tubercolosi non
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è ereditaria. Non si nasce, si diventa tubercolosi. I figli dei tubercolosi
diventano facilmente tubercolosi soltanto perché vivono in un ambiente
infetto. Bisogna vigilare assiduamente il bambino: questa è la norma ormai
dominante nel campo della lotta antitubercolare.
Il bambino che nasce in un ambiente infetto da tubercolosi, deve essere
isolato.
Il bambino che ha fame, deve essere nutrito.
Il bambino ammalato, deve essere curato.
Il bimbo sviato e corrotto deve essere moralmente assistito e bonificato.
È dimostrato che nessuna medicina può prevenire la tubercolosi, se
l‟individuo non si trova in istato di resistenza. Tale resistenza si acquista con
una vita semplice, sana, aliena da eccessi, il più possibile a contatto con la
natura. Il sudiciume, la polvere, l‟alcool, la soverchia fatica, sono gli alleati
fedeli della tubercolosi. Lo sputo ne è il veicolo più frequente e più veloce.
Non sputare mai a terra! È necessario ricorrere al medico ai primissimi segni
del male anche se lievi: febbre seratuia, sudori notturni, tosse, ecc.
Il Governo fascista ha adottato un complesso di provvedimenti contro la
tubercolosi, che pongono l‟Italia in primissima linea, tra i paesi battuti dal
flagello: Assicurazione di Stato, Sanatori, Preventorii, Dispensari, Istituti
Scientifici di ricerca e di sperimentazione, Enti di propaganda,
incoraggiamenti di ogni genere ad ogni seria iniziativa privata.
Ripetiamo: 60.000 italiani muoiono ogni anno di tubercolosi. È necessario
perciò che si realizzi la collaborazione di tutto il popolo, che si stringa la
santa alleanza di ogni ceto, classe, categoria, la fusione di ogni diverso
interesse in questo che è il supremo degli interessi nazionali:
arginare e vincere la tubercolosi.
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Ogni italiano abbia sempre presenti le parole del Duce, che dettano i doveri
di tutti:
“Lo spirito pubblico, che comprende l‟estrema importanza e la vastità del
problema, segue con interesse e con fiducia l‟opera del Governo fascista che
ha posto la lotta contro la tubercolosi fra gli obiettivi fondamentali della sua
attività!
Occorre che scienziati, legislatori, filantropi costituiscano una specie di
fronte unico per condurre a vittoriosa fine la grande battaglia”» (Ins.te
Ferretti Amelia, Roverchiara, classe III, a.s. 1930/31).
Nell‟a.s. 1958/59, il 13 aprile, l‟ins.te della classe IV di Marega, Gasparini
Marini Claudia, annota che la Direzione Didattica di Villa Bartolomea ha
messo a disposizione dei bambini delle elementari «cinque litri di olio di
merluzzo» e di avere cominciato a darlo a tutti.
Tutto questo rende evidente che le scuole, dopo l‟unità nazionale, furono
subito considerate uno strumento essenziale di crescita non solo per ciò che
riguardava la diffusione dell‟alfabeto, ma anche per modificare le pratiche
della vita quotidiana.
Ben presto tuttavia si manifestò il conflitto che avrebbe a lungo caratterizzato
lo sviluppo dell‟educazione scolastica in Italia fra quanti sostenevano che la
popolazione destinata a svolgere attività subalterne e ripetitive non avesse
bisogno di istruzione e i sostenitori della sua necessità non solo a fini
produttivi ma anche della vita sociale e politica. Al liberismo economico che
dominava lo scenario politico nello stato unitario lasciando che bambini e
ragazzi fossero avviati precocemente al lavoro e dovessero le conseguenze
della fatica fisica e della permanenza prolungata in ambienti malsani, si
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andava opponendo la consapevolezza che attraverso le scuole si sarebbe
potuta ottenere una migliore qualità delle condizioni di esistenza. Anche se
con lentezza fu questa consapevolezza che finì con l‟affermarsi. A scuola i
bambini impararono non solo a leggere, a scrivere e far di conto, ma ad aver
cura del proprio corpo, a osservare alcune importanti norme igieniche, a
eseguire esercizi fisici. Le scuole, soprattutto al livello primario, non si
limitarono ad incoraggiare comportamenti che avrebbero avuto ricadute
positive nel seguito della vita, ma assumevano funzioni diagnostiche che
sarebbe stato molto improbabile fossero svolte da altri: ai maestri si chiedeva
di verificare i progressi nella dentizione, la crescita della statura, l‟eventuale
apparire di malformazioni nella struttura ossea, di ghiandole linfatiche, di
lunette sulle unghie, ecc. ecc. Sulle cattedre comparvero le bottiglie di olio di
fegato di merluzzo, che ebbero sullo sviluppo di più generazioni un ruolo
altrettanto positivo dell‟istruzione.
Chi consideri le caratteristiche attuali della popolazione italiana e le ponga a
confronto con quelle che i documenti d‟epoca indicavano come correnti negli
anni attorno all‟unità, non può che prendere atto che i cambiamenti
intervenuti hanno mutato sostanzialmente il profilo sociale, culturale e fisico
degli italiani.
Certo non tutto si deve alla scuola; o meglio non tutto si deve solo alla scuola,
ma è certo che quanto oggi appare positivamente trasformato non avrebbe
potuto esserlo senza la scuola. La scuola ha proseguito e perfezionato il
disegno unitario del Risorgimento conferendo significato di cittadinanza
all‟uso della lingua e all‟acquisizione della cultura tramandata dalla
tradizione.
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Uno sguardo particolare alle celebrazioni del primo centenario dell‟unita‟
d‟Italia
I dati a disposizione portano ad affermare che alla ricorrenza sicuramente è
stata data attenzione; non tutti gli insegnanti però ricordano di riportare nel
registro le attività svolte. Quando lo fanno gli aspetti che maggiormente
mettono in luce sono i seguenti:
«26 marzo: per celebrare l‟Unità d‟Italia ci siamo improvvisati giardinieri. In
collaborazione con gli alunni delle classi superiori, abbiamo tracciato
un‟aiuola che ha la forma della nostra Patria. Il nostro bravo bidello penserà a
riempirla di fiori, ma i bambini come formichette operose, hanno aiutato
tutti a portare pietre per segnarne i confini ed ora controllano
minuziosamente ogni giorno, la crescita dell‟erba seminata al posto del mare»
(Ins.te Stojicovic Fiorini Vanda, Beazzane, classe I/II, a.s. 1960/61).
«26 marzo: oggi, nel nostro Paese, è stato solennemente celebrato il
centenario dell‟Unità d‟Italia. Alle celebrazioni hanno preso parte anche tutte
le scolaresche. La sfilata delle bandiere della varie associazioni
combattentistiche, il gonfalone del Comune, la Messa, il discorso al
monumento dei Caduti hanno veramente colpito i miei alunni che sono stati
prodighi di domande.
La festa si è chiusa poi alle nostre scuole ove alla presenza della autorità locali
ha avuto luogo la cerimonia dell‟intitolazione della nostra scuola elementare
che da oggi in avanti sarà dedicata alla memoria del sottotenente carrista
Pietro Bruno. Per la circostanza ci eravamo preparati con poesie e canti di
carattere patriottico e l‟aula era pavesata con festoni, fiocchi e bandierine
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tricolori» (Ins.te Mariotto Vangelista Maria, Roverchiara, classe II maschile,
a.s. 1960/61).
«Il giorno 27, per celebrare il centenario dell‟Unità d‟Italia, abbiamo esposto
la bandiera e quindi ci siamo recati al monumento dei caduti. Il Signor
Sindaco ha spiegato alle varie classi il significato della breve e suggestiva
cerimonia» (Ins.te Maimeri Anna, Bonavigo, classe II, a.s. 1960/61).
«L‟insegnante di quinta spiega ai bambini di tutte le classi riunite il significato
della festa del centenario dell‟Unità d‟Italia. Davanti alla bandiera esposta al
balcone vengono recitate poesie del Risorgimento a canti alla Patria» (Ins.te
Corradi Fedora, Bevilacqua, classe III, a.s. 1960/61).
«27 marzo: oggi in tutte le città e in tutti i centri d‟Italia si commemora il
primo centenario dell‟Unità d‟Italia. Anche noi abbiamo cercato di
festeggiare questa solenne ricorrenza nel modo migliore. Dopo aver parlato e
rievocato nel modo più semplice gli avvenimenti storici e i protagonisti più
fulgidi che portarono alla unificazione della nostra Patria, ci siamo riuniti nel
cortile, davanti alla Lapide dei Caduti, per la cerimonia.
I bambini di quinta hanno recitato alcune poesie e drammatizzazioni; poi
tutti abbiamo cantato canzoni patriottiche mentre il tricolore sventolava dal
balcone della scuola» (Ins.te Bellinato Regina, Bonavigo, classe III, a.s.
1960/61).
«27 marzo: domani tutti gli edifici saranno imbandierati e in ogni città si
svolgeranno molteplici manifestazioni per festeggiare il Centenario dell‟unità
d‟Italia. Parlo agli alunni delle principali figure che hanno caratterizzato il
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Risorgimento e si va insieme alla ricerca di notizie rievocanti episodi locali. Il
passaggio di G. Garibaldi ecc…
Questa mattina ho condotto gli alunni davanti all‟apparecchio televisivo per
assistere alle diverse cerimonie che si sono svolte a Roma» (Ins.te Perpoli
Maria Luisa, Bevilacqua, classe IV, a.s. 1960/61).
«27 marzo: abbiamo celebrato, per quanto è stato possibile fare con i piccoli
della mia classe, il centenario dell‟Unità d‟Italia. Ci siamo costruiti delle
bandierine tricolori e una l‟abbiamo appesa alla mensola sopra cui c‟è la
statua della Madonna, appena sotto il Crocefisso: quello è il posto del simbolo
della Patria» (Ins.te Parrini Anna Maria, Pilastro, classi I – II – III, a.s.
1960/61).
«27 marzo: alle ore 17,00 si è svolta, nel teatro Parrocchiale, la
commemorazione dell‟Unità d‟Italia. Hanno partecipato alla manifestazione
le autorità, gli alunni e diversi cittadini Minerbesi.
Il Signor Direttore ha saputo trovare accenti idonei a ridestare negli animi
sentimenti di amor Patria e di riconoscenza per coloro che si sono sacrificati
per la causa italiana» (Ins.te Pelà Gabriella, Pilastro, classe II, a.s. 1960/61).
«La storia è stata ripresa a pieno ritmo non curando affatto l‟ordine del testo.
Benché ancora in classe IV ho svolto molta storia relativa al risorgimento. Ho
parlato a lungo del risorgimento perché ricorre il centenario dell‟Unità
d‟Italia ma lo farei in una quarta anche se non ci fosse una così importante
esigenza che lo esigesse» (Ins.te Eminente Guerrino, Minerbe, classe IV, a.s.
1960/61).
82
«27 marzo: nella nostra scuola si sta per ricordare il Primo Centenario
dell‟Unità d‟Italia. Ultimi ritocchi. Piccola prova generale nell‟atrio prima di
affrontare il palcoscenico. Anche la seconda cerimonia che tiene il posto e
l‟ora dedicati alla lezione settimanale di Religione, viene diretta dal
Reverendo Signor Curato nella Cappellina dell‟Istituto. Lettura e recita a cori
alternati di una parte del Salmo ventuno. Offerta delle palmette dorate che
verranno benedette dopodomani. Impegno settimanale, compostezza,
raccoglimento, attenzione da parte dei ragazzi.
Oggi pomeriggio celebrazione ufficiale del Primo Centenario dell‟Unità
d‟Italia. Cerimonia breve ma sentita e ben riuscita. Discorso ufficiale del
Signor Direttore, vibrante e accolto con fervore. Recitazioni e canti degli
alunni. Renzo Montresor se la cava bene. Incespica ma prosegue con
disinvoltura. Il microfono, dice lui, è suo amico. Ci lasciamo, dopo aver
partecipato, scolaresche e maestri alla S. Messa di chiusura delle Santissime
Quarantore, con tutti gli auguri più belli per la S. Pasqua. Le palmette
benedette sono consegnate in tutte le classi, distribuite ai ragazzi, spedite
come augurio. Buona Pasqua a tutti e tanta serenità» (Ins.te Greselini Maria
Pia, Minerbe, classe V, a.s. 1960/61).
«25 marzo: ho portato i bambini alla televisione per assistere alla solenne
celebrazione del centenario dell‟unità d‟Italia in parlamento. L‟imponenza
dello spettacolo e il ricordo dei nostri martiri ha commosso insegnanti e
alunni» (Ins.te Zardin Liana, Boschi S. Anna, classe V, a.s. 1960/61).
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Nel passato la società italiana è stata di tipo agricolo ed era essenzialmente
fondata sui valori tipici di un tempo: la fedeltà alla tradizione e ai costumi, la
stabilità nelle credenze religiose, la vita comunitaria in piccoli paesi o città.
L‟analfabetismo era pressoché generale, la formazione dei giovani avveniva
attraverso la trasmissione orale della cultura precedente e l‟insegnamento di
un mestiere.
L‟istruzione vera e propria era riservata ai più ricchi. Con il tempo le cose
cambiarono. L‟istruzione obbligatoria si è estesa: il diritto all‟istruzione è
stato aperto a tutti. Purtroppo nel passato non molti hanno avuto la
possibilità effettiva di andare a scuola. Molti genitori non potevano
permettersi di mandarvi i figli, perché questi servivano ad aiutare nei campi e
nelle faccende domestiche.
Intervista al maestro Castellani
Grazie alla preziosa
collaborazione del maestro
Castellani e alle testimonianze
dei nostri nonni e conoscenti
abbiamo avuto la possibilità di
scoprire com‟era la scuola del
passato.
Abbiamo saputo, con sorpresa, che nel nostro piccolo paese la scuola era
situata a Bonavigo in via Martiri di Belfiore, a Orti nell‟edificio che
attualmente ospita il “ Bar Tempo” e, pensate… anche a Pilastro ce n‟era una!
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Gli intervistati dicono che pochissime cose
erano come adesso, anzi la maggior parte erano
diverse.
L‟anno scolastico iniziava ad ottobre e finiva a
metà giugno. Non esisteva lo scuolabus e si
andava a scuola a piedi.
Le lezioni si svolgevano dalle otto e trenta a
mezzogiorno e mezzo.
L‟aula era arredata da lavagna nera, banchi a due posti di legno, cattedra e
talora una carta geografica scolorita ai muri.
C‟era una sola bidella per le pulizie e per servire le maestre.
Per ogni classe era presente un solo insegnante per tutte le materie.
Le classi erano miste e molto numerose, almeno 25 alunni per ognuna.
Era obbligatorio indossare un grembiule a volte anche con il fiocco.
Si usavano cartelle fatte di cartone, legno o pezza.
Nelle classi prima e seconda elementare si scriveva solo con la matita e in
prima si facevano le aste per almeno due mesi.
Poi in terza, quarta e in quinta si usava la penna d‟oca: si scriveva attingendo
inchiostro con il pennino nel calamaio incorporato nel banco.
Quasi tutti i bambini andavano a scuola a piedi; le aule erano riscaldate con le
stufe a legna, a volte portata dagli alunni stessi.
Le classi erano più numerose di quelle di oggi e si stava a scuola solo al
mattino, perciò tutti pranzavano a casa.
I maestri erano generalmente molto severi e le famiglie collaborative e
rispettose nei confronti della scuola.
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Gli alunni di quel tempo, durante la ricreazione, facevano preferibilmente
giochi di movimento: carampana, nascondino, palla, bandiera-fazzoletto,
salto con la corda, “ scianco”, bocce, marmore e “rincorrersi”.
I nonni raccontano…
Per raccogliere informazioni storiche sulla scuola, abbiamo invitato i nostri
nonni, originari di Bonavigo, a rispondere alle domande di un questionario.
Abbiamo imparato così che la scuola era molto diversa dalla nostra, sia per
quanto riguarda l‟organizzazione che per l‟orario di funzionamento.
Abbiamo scoperto, con sorpresa, che nel nostro piccolo paese la scuola era
situata a Bonavigo in via Martiri di Belfiore, a Orti nell‟edificio che
attualmente ospita il “Bar Tempo” e, pensate, anche a Pilastro c‟era una
scuola!
Quasi tutti i bambini andavano a scuola a piedi; le aule erano riscaldate con le
stufe a legna, a volte portata dagli alunni stessi.
Le classi erano più numerose di quelle di oggi e si stava a scuola solo al
mattino, perciò tutti pranzavano a casa.
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La maggioranza dei nostri nonni andava a
scuola vestita normalmente anche se qualcuno
indossava il grembiule con il fiocco.
Nelle immagini i coniugi Zenatello alla scuola elementare
I maestri erano generalmente molto severi e le famiglie collaborative e
rispettose nei confronti della scuola.
Gli alunni di quel tempo, durante la ricreazione, facevano preferibilmente
giochi di movimento: carampana, nascondino, palla, bandiera-fazzoletto,
salto con la corda, “ scianco”, bocce, marmore e “rincorrersi”.
Scrivevano con il pennino ( non con la penna replay ) e mettevano quaderni
e libri ( sussidiario e libro di lettura ) in una cartella di cartone o di stoffa.
I nonni hanno raccontato anche alcuni episodi che ci hanno colpito.
Le punizioni:
Per la dimenticanza della cartella un alunno è stato rimandato a casa.
Un giorno un‟alunna stava girando per la classe durante la lezione, per
questo l‟insegnante le ha dato la bacchetta sulla testa e le ha ordinato di
andare in castigo inginocchiata dietro la lavagna.
Anche quando non venivano svolti correttamente gli esercizi, la punizione
era una bella bacchettata sulle mani.
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Particolarità
Una mattina d‟inverno c‟era la finestra un po‟ aperta e un allocco è entrato in
classe, subito i bambini l‟hanno catturato donandolo al custode della scuola.
Un giorno un compagno di classe si levò le scarpe ( “sgiavare” in legno ).
Mancando poco all‟uscita da scuola, il ragazzo legò i lacci in modo da riuscire
a buttarsele in spalle per poi correre a piedi scalzi fino alle Bernardine. Il
maestro, accortosi del fatto, volle interrogarlo e l‟alunno, nella fretta, si infilò
le scarpe allacciate fra loro: andò a passetti alla cattedra, fra le risa dei
compagni.
Per riscaldare l‟aula, a volte era necessario che ogni alunno portasse da casa
un pezzo di legna.
Tutto questo ci ha fatto capire che la nostra scuola è profondamente diversa
da quella del passato: ora noi bambini ne siamo i protagonisti, con tantissime
opportunità e “comodità”.
Dobbiamo saper approfittare di tutte le occasioni per crescere nel corpo e
nella mente.
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Intervista alla maestra
Regina Belluzzo Bellinato
Sono sempre stata chiamata
“ maestra Regina” e io
Regina mi sentivo
veramente. Ho fatto nella
vita il più bel lavoro che
esista, la maestra
elementare e quel saluto,
dato con tanto calore dalla gente che mi incontrava per strada, faceva del mio
nome di battesimo una realtà magica vissuta giornalmente nel mio
quotidiano.
Ho insegnato per quasi quarant‟anni, in più sedi, vicine ma anche lontane da
dove abitavo.
Le distanze di allora oggi fanno sorridere, decine di km sono ben poca cosa, se
percorsi in auto o con mezzi a motore; diventano però un limite alla forza, se
fatti a piedi o in bicicletta, su sterrati ghiaiosi, polverosi o ghiacciati.
Nei primi anni la meta da raggiungere era la piccola scuola di Orti di
Bonavigo. Ancora oggi mi capita talvolta di ripercorrere in automobile quelle
strade di campagna che mi fanno riandare al passato, un tempo assai lontano
ma sempre tanto vivo in me.
Ho vissuto 40 anni nella scuola, in mezzo a tanti bambini, uno diverso
dall‟altro, tutti a me tanto cari.
Ogni mattina aspettavo quasi con trepidazione il loro arrivo. Entravano in
aula spavaldi anche se si sentivano seguiti e rassicurati dal mio sguardo
amoroso.
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E se qualcuno non appariva, un‟ombra fugace passava sul mio viso.
Dalla cattedra vedevo tutti i loro volti rivolti a me, sguardi dalle mille
espressioni che ascoltavano le mie parole, i miei insegnamenti dettati dalla
esperienza di maestra e di mamma e perciò attenta alle loro esigenze che non
sempre si conciliavano con l‟impegno scolastico.
Bonavigo è un paese contadino, le famiglie dei miei scolari lavoravano in
campagna. Amavano la terra come i propri figli e la accudivano e curavano
con tanto amore, trasmettendo valori come il sacrificio, la rinuncia ma anche
la serenità di chi fa della propria vita una missione d‟amore.
In classe si respiravano tanta dignità e rispetto, verso se stessi e le cose. Non si
buttava via nulla e il momento dell‟intervallo vedeva i miei scolaretti saltare e
correre in cortile come leprotti.
La pensione all‟inizio della carriera mi sembrava una realtà lontana, quasi
irraggiungibile. Quando arriva però si diventa tristi, si dice addio agli anni
più belli, trascorsi per molte ore della giornata nella scuola, un ambiente
ridente e giovane, dove malgrado i capelli bianchi e qualche ruga sul viso,
conservi l‟animo di un bambino, un animo ingenuo che non conosce le
astuzie del mondo ma soltanto quelle dei bambini.
Ed ora, anche da ottuagenaria, non ho perso i ricordi della scuola, li
mantengo vivi attraverso la foto dei miei alunni che conservo sopra un
tavolino ben raccolte. Quante ne ho!! E non passa giorno che non le sfogli e
posi il mio sguardo su di loro. Quanto sono belli, li guardo e mi commuovo. E
poi sento le loro voci giungere fino al mio orecchio mentre ripetono la
lezione!
Il destino ha poi voluto che la mia abitazione si trovi proprio di fronte ad una
scuola elementare; e così, osservando giorno per giorno il passaggio degli
scolari e delle maestre, mi sono tenuta “aggiornata” sulle mode della scuola.
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Noto però, nei bambini e negli insegnanti, lo stesso sguardo di allora, di chi
ha e ha avuto la fortuna di studiare e lavorare in un ambiente onesto e sano,
che non conosce altri valori che la formazione della persona, e quella richiede
tempo, sacrificio e tanta passione per il proprio lavoro, quella passione che
nonostante siano passati tanti anni, rivivo ogni giorno e ogni volta che ne
parlo.
Antiquariato scolastico
Le famiglie hanno contribuito alla nostra ricerca consegnando materiale
scolastico di un tempo Ecco alcuni oggetti
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Materiale messo a disposizione dalle famiglie:
Rossini Simone, Tacconi Nerino, Tacconi Nello, Isolan Gelsino
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Ricca o povera, Italia,
sei la Patria mia.
Sei così bella
che rassomigli alla mia mamma.
Se piangi,
io piango.
Se soffri,
io soffro con te.
Ti vedo nella campagna verde.
Ti vedo nella città dove si lavora.
Ti vedo negli occhi della gente.
Ti vedo nei colori della bandiera.
Renzo Pezzani
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Ma perché c‟è tanta gente?
Che succede di speciale?
Tutti hanno una bandiera,
oggi è festa nazionale!
Voglio anch‟io una bandierina,
la disegno e la ritaglio…
poi mi servono i colori,
prima il verde …se non sbaglio!
Lascio il centro tutto bianco
e a destra metto il rosso.
Ho finito e adesso voglio
sventolarla a più non posso.
Nell‟Italia c‟è un paese
di modeste e poche pretese:
ha una chiesa, una piazza,
e tanta gente di ogni razza.
Bonavigo è il suo nome
e io ci abito con gran passione.
Nella scuola ci son bambini
grandi, medi e pur piccini,
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che imparano volentieri
tanto oggi come ieri.
I maestri che ci sono
fanno un lavoro assai buono:
di Bonavigo ci han insegnato
la sua storia e il suo passato.
Qui un tempo i Romani
hanno preso a quattro mani;
poi i Barbari li han scacciati
così loro se ne sono andati.
Dell‟Adige il corso era deviato
quindi l‟hanno incanalato
molti buoni benedettini,
laboriosi, oranti e poverini.
Sia Venezia che Napoleone
ne fecero Un unico sol boccone
e fu amaro di Bonavigo
il difficile destino.
Poi dall‟Austria fu liberato
e al Regno d‟Italia fu associato.
Nell‟ultima guerra bombardato
con il suo ponte infin crollato
in fretta e furia venne ricostruito
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e oggi ancora rimane unito.
Fiero di esserne frammento
dell‟Italia con altri cento,
augura a tutto lo stivale
Una buona festa nazionale.
ALUNNI CLASSE TERZA
Si mettono in cerchio,
si stringon le mani:
è il girotondo dei bimbi italiani.
Da Nord a Sud fanno un giretto,
lassù dalle Alpi fin giù nello stretto.
Saltano e danzano allegri in coro
per la penisola che è tutta loro.
Con un grande abbraccio noi festeggiamo:
siam tutti ITALIANI e non lo scordiamo!
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O cari monti del mio paese,
valli ridenti, pianure estese,
lago di Garda, lago Maggiore,
d‟[seo, di Como, vi sogna il core!
Superbi fiumi che al mar correte
e cento macchine liete movete:
Po serpeggiante, vago Ticino,
Adige, Arno, Tever divino.
Metauro, Tronto, Volturno chiaro,
i vostri nomi con gioia imparo
.e tu mi brilli nella memoria
o Piave cerulo, con la tua gloria!
Vorrei cantarvi tante canzoni
o dell‟Italia dolci regioni:
Piemonte, Veneto e Lombardia,
Liguria, Emilia, Toscana mia!
Le Marche e l‟Umbria vorrei vedere,
l‟Abruzzo, il Lazio e le costiere
della Campania, tutte un giardino
ricche di frutta, di grano e vino.
Puglie, Campania, Lucania antica
Sicilia d‟oro, di fiori amica,
Sardegna bruna di là dal mare,
oh, vi potessi tutte ammirare!
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Verdi paesetti, città gentili,
palazzi artistici, bei campanili,
statue superbe, quadri, memorie
d‟eroi famosi, d‟antiche glorie.
io vi saluto con tutto il cuore
e della Patria sento l‟amore.
Cuman Pertile
Se il tricolore non è nel mio cuore
può darsi che sia soltanto perché
ha un significato ogni colore,
ma io non conosco il suo senso qual è.
Verde è il colore della speranza,
la vita che sempre riprende la danza;
verde è il Bel Paese in cui invito anche te,
verde è la terra più bella che c‟è.
Bianco è il colore dell‟innocenza
e della pace: che mai ne sia senza!
La nostra Italia non usi violenza,
conservi pulita la sua coscienza!
Rosso è il mio cuore che batte d‟amore
per tutti i miei cari, vicini e lontani.
Rosso è il più vivo di ogni colore,
passione con cui costruisco il domani.
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Se tu mi domandi: “La patria cos‟è?”,
io ti rispondo che è un ideale,
un sogno in comune fra me e te
per far sì che il bello diventi reale,
Se incontri una donna giovane,
forte, bella, con in braccio il suo
bambino e un pane nella mano,
quella è l'Italia.
Se vedi un contadino arare il
campo, mietere il grano, quello è
l'Italia.
Se vedi un marinaio sollevare
l'àncora dal mare e stendere la
vela, quello è l'Italia.
Se vedi un soldato ubbidire al
comando d'un superiore, quello è
l'Italia.
Se vedi un mutilato di guerra,
quello è l'Italia.
Se vedi una donna piangere
sulla tomba d'un Caduto, quella
è l'Italia.
Se senti una voce che dice:
- Coraggio! Nel lavoro e nella
concordia godremo la libertà e la
pace, - è l'Italia che parla.
Renzo Pezzani
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Guardavo tutto intorno a me,
sentivo il vento sulla mia pelle,
l'erba ondeggiare come
acqua gelida d'inverno,
ascoltavo i rumori perdersi
nel vuoto dei miei pensieri.
Alzai lo sguardo al cielo,
un sole agonizzante rendeva
omaggio alla nostra presenza,
le nuvole sparivano bruciate
dal fuoco del tramonto,
si abituava il mio sguardo
al rosso vivo, al rosso sangue.
Guardai avanti, gridai, e corsi verso
la battaglia stringendo in mano
una fascia tricolore e portando
con me, un sogno,
nel cuore.
Giuseppe Rametta
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INDICE DEGLI ARGOMENTI
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LE TAPPE DELL‟UNITA‟ D‟ITALIA
L‟EMBLEMA DELLA REPUBBLICA ITALIANA
IL TRICOLORE D‟ITALIA
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CCR
IL GEMELLAGGIO
PERSONAGGI ILLUSTRI DI BONAVIGO
ASPETTO DEMOGRAFICO
ECONOMIA DEL TERRITORIO
LUOGHI DI INTERESSE
GLI APPUNTAMENTI
IL PONTE SULL‟ADIGE
LA SCUOLA ELEMENTARE
LA SCUOLA DEL PASSATO
E NOI FESTEGGIAMO COSI‟