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SCUOLA MEDIA STATALE “C.B. di CAVOUR”- VIA MATTARELLA snc 81025 - MARCIANISE (CE) TEL. E FAX 0823/635255 Distretto Scolastico n.14

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SCUOLA MEDIA STATALE “C.B. di CAVOUR”- VIA MATTARELLA snc 81025 - MARCIANISE (CE) TEL. E FAX 0823/635255

Distretto Scolastico n.14

Anno scolastico 2011-2012

“il barocco leccese” Appunti per un viaggio d’istruzione

classi II B II G II A

Fra la seconda metà del „500 e la fine del „700 Lecce ed il Salento si arricchiscono di chiese e palazzi. Questo fenomeno artistico ed architettonico, che prende corpo dal piano di ristrutturazione dell‟autorità spagnola nel Viceregno dopo le incursioni dei Turchi, viene definito “Barocco leccese”. E‟ il periodo in cui i Vescovi fanno del capoluogo salentino una città-reggia o città-fortezza, sul modello della Roma dei Papi. Lo stile leccese prende forma nel periodo della Controriforma

e si concretizza nella fondazione dei nuovi ordini religiosi riformati (Teatini e Gesuiti), che rispondono alla necessità della Chiesa di Roma di riconquistare terreno attraverso l‟ostentazione delle forme del potere.

Dopo la battaglia di Lepanto (1571) alla città fortezza si affianca la città della fede. Le fabbriche più significative sono dovute all‟iniziativa degli ordini religiosi, che ridisegnano il volto di Lecce occupandone interi isolati. Il Barocco leccese non recepisce del tutto la rivoluzione dei concetti spaziali che era alla base del Barocco romano, ma si presenta come un Barocco atipico, tanto da poterne usare

tanto da poterne usare il termine solo in relazione al carattere esuberante, esagerato e spettacolare della decorazione. L‟originalità dell‟architettura barocca leccese risiede proprio nell‟accentuata componente autoctona, nella sostanziale autonomia ed indipendenza rispetto alle sperimentazioni di altre aree. E questo è anche il segno stilistico unificante. Più che d‟architettura forse si dovrebbe parlare di apparato decorativo. Il Barocco leccese non riguarda infatti la struttura dell‟edificio, ma trova la sua massima espressione nell‟ornamentazione, nelle complesse decorazioni delle facciate di chiese e palazzi, nel continuo gioco di balconi e portali, di fregi e di richiami simbolici.

A Lecce a metà del Seicento, si registra un'intensa attività, in uno stile molto distante dal Barocco romano, che si diffuse nel Salento grazie all'opera di architetti come Giuseppe Zimbalo (1617-1710) e Giuseppe Cino (1644-1722).

Il Barocco leccese, influenzato dal plateresco spagnolo, è caratterizzato da un'esuberante decorazione, foltissima di elementi floreali e talvolta figurativi-sculterei, applicata a costruzioni improntate a modelli cinquecenteschi piuttosto convenzionali. Tali decorazioni furono rese possibili dall'uso di una pietra locale di color giallo detta pietra leccese: questo materiale appena cavato possiede una grande facilità di intaglio, per poi indurire all'aria dopo la posa in opera.

Questo stile raggiunse il suo apice nella chiesa di Santa Croce, dalla facciata riccamente decorata.

CHIESA DI SANTA CROCE

La prima fase della costruzione, cominciata nel 1549, terminò

entro il 1582 e vide la costruzione della zona inferiore della

facciata, fino all'enorme balconata sostenuta da telamoni

raffiguranti uomini e animali. La cupola venne completata nel

1590. Secondo lo storico dell'arte Vincenzo Cazzato questa

prima fase vide l'emergere della personalità di Gabriele

Riccardi. Una successiva fase dei lavori, a partire dal 1606,

durante la quale vennero aggiunti alla facciata i tre portali

decorati, è marcata dall'impegno di Francesco Antonio Zimbalo.

Al completamento dell'opera lavorarono successivamente

Cesare Penna e Giuseppe Zimbalo. Al primo è dovuta la

costruzione della parte superiore della facciata e dello stupendo

rosone (vicino al quale è scolpita la data 1646), al secondo va

probabilmente attribuito il fastigio alla sommità della

struttura.

STORIA

ESTERNO La facciata è composta da sei colonne a fusto liscio che

sostengono la trabeazione e suddividono la struttura in cinque aree. Il portale maggiore, costruito nel 1606, presenta coppie di colonne corinzie ed espone le insegne di Filippo III di Spagna, di Maria d'Enghien e di Gualtieri VI di Brienne. Sulle porte laterali sono esposti gli stemmi della Puglia e della Congregazione dei Celestini. La trabeazione è sormontata da una successione di telamoni raffiguranti figure grottesche o animali fantastici e allegorici. Il secondo ordine della facciata è dominato dal grande rosone centrale di ispirazione romanica. Il rosone è ben evidenziato da due colonne corinzie, che separano la zona centrale da quelle laterali in cui sono delle nicchie con le statue di san Benedetto e Papa Celestino V. A lato del rosone, sulla destra, si nota l'autoritratto di Antonio Zimbalo. Agli estremi, a chiudere il profilo del secondo ordine, si ergono due grandi statue femminili, simboleggianti la Fede e la Fortezza.

Facciata

Il timpano

Particolare della facciata

Rosone

INTERNO L'interno, a croce latina, era originariamente ripartito

in cinque navate, due delle quali furono successivamente riassorbite in cappelle laterali aggiunte nel XVIII secolo. Le volte delle navate sono sorrette da due ordini di colonne, in tutto diciotto, le prime due sono addossate alla parete esterna, le ultime quattro binate delimitano il transetto e l'arco trionfale. La navata maggiore è coperta da un fastoso soffitto a cassettoni in legno di noce con dorature, mentre le navate laterali sono sormontate da volte a crociera.

Nel quadrivio di intersezione dei due bracci della croce si innalza un'alta cupola decorata con festoni di foglie d'acanto, angioletti e motivi floreali. L'attuale altare maggiore di epoca settecentesca fu prelevato nel 1956 dalla chiesa dei Santi Niccolò e Cataldo in occasione del XV Congresso Eucaristico Nazionale tenutosi in città in quell'anno. Le pareti absidali sono decorate dai dipinti dell’Adorazione dei pastori, dell’Annunciazione, della Visita di Maria a Sant’Elisabetta e de Il riposo nella fuga in Egitto. A sinistra dell'altare maggiore sorge il monumento funebre a Mauro Leopardo, abate del convento dei Celestini. Lungo le navate si aprono sette profonde cappelle per lato, al cui interno si trovano splendidi altari riccamente decorati.

Interno della Basilica

CHIESA

DI SAN

MATTEO

STORIA Fu costruita nella seconda metà del XVII secolo, sui

disegni di Giovann'Andrea Larducci di Salò. Sostituì un'antica cappella quattrocentesca dedicata all'apostolo Matteo, cui era annesso un convento di Francescane. La posa della prima pietra avvenne nel 1667, ad opera del vescovo leccese Luigi Pappacoda, e fu ultimata nel 1700. Dal 30 aprile 1810 è sede della parrocchia di Santa Maria della Luce, eretta il 16 marzo 1606 in una chiesa omonima fuori le mura e qui trasferita dopo la soppressione del monastero delle Francescane.

ESTERNO Il prospetto è caratterizzato da un contrasto di linee; alla

superficie convessa dell'ordine inferiore si alterna quella concava dell'ordine superiore. Il Larducci riprende il modello stilistico attuato da Francesco Borromini nella facciata della chiesa romana di San Carlo alle Quattro Fontane.

L'ordine inferiore, tripartito da due colonne su alti basamenti quadrangolari, si caratterizza per un'insolita decorazione a squame della parte centrale, contraddistinta da un elaborato portale, con un'edicola sormontata dallo stemma dell'Ordine francescano. Ai lati, due nicchie emergono su uno sfondo a punta di diamante. L'ordine superiore presenta una serliana coronata da una modanatura continua e due nicchie riccamente decorate. L'andamento sinuoso è accentuato dalla cornice modanata mistilinea di coronamento, sormontata da uno svettante fastigio.

INTERNO L'interno possiede una navata unica a pianta ellittica.

Le cappelle, che si aprono lungo le pareti, sono intervallate da paraste con alti plinti semicircolari su cui poggiano le dodici statue lapidee degli Apostoli. Nella navata si aprono dieci bifore dalle quali le religiose assistevano alle funzioni. Gli altari, tipici del barocco leccese, sono attribuiti alla scuola di Giuseppe Cino. Lungo il lato sinistro della navata si susseguono diversi altari: il primo è dedicato a sant'Agata e conserva la tela de Il Martirio di Sant'Agata, realizzata nel 1813 da Pasquale Grassi. Il secondo altare è dedicato a san Francesco d'Assisi; segue quello di santa Rita da Cascia con statua in cartapesta di Raffaele Caretta. Il quarto e il quinto altare sono dedicati rispettivamente alla Madonna Immacolata e alla Pietà; quest'ultimo accoglie una pregevole statua della Pietà in legno policromo realizzata a Venezia nel 1693.

Al centro dell'altare si apre una nicchia contenente la statua lignea di san Matteo apostolo, scolpita nel 1691 dal napoletano Gaetano Patalano. Lungo il lato destro della navata, proseguendo verso l'ingresso, sono presenti altri quattro altari: il primo reca un dipinto della Madonna della Luce, un affresco cinquecentesco provienente dall'antica chiesa di Santa Maria della Luce raffigurante la Vergine col Bambino che mostra al collo un cornetto di corallo. Seguono gli altari di sant'Anna e della Sacra Famiglia, entrambi recanti un dipinto di Serafino Elmo. Tra i due altari è posizionato un pergamo ligneo, raffinato lavoro di intaglio, affiancato da quattro statue allegoriche in pietra. L'ultimo altare è dedicato a sant'Oronzo con pala del 1736.

DUOMO DI LECCE

STORIA Il Duomo di Lecce, collocato

nell'omonima piazza, è la cattedrale di Lecce, dedicata a Maria Santissima Assunta. Fu costruito una prima volta nel 1144, poi nel 1230. Venne ricostruito per volere del vescovo Luigi Pappacoda dall'architetto leccese Giuseppe Zimbalo a partire dal 1659. È la sede della cattedra dell'arcivescovo di Lecce, nonché della sua metropolia.

ESTERNO La facciata principale, piuttosto semplice sotto il profilo decorativo, si sviluppa in due ordini dove sono presenti le statue, alloggiate in nicchioni, dei Santi Pietro e Paolo, di San Gennaro e di San Ludovico da Tolosa. La disposizione delle paraste scanalate fa intravedere che la chiesa è strutturata in tre navate. Il prospetto settentrionale, ricco ed esuberante, assolve a una precisa funzione scenografica, dovendo rappresentare l'ingresso principale della chiesa per chi entra nel sagrato. Scompartito in cinque zone da paraste e colonne scanalate, il primo ordine presenta un portale ai cui lati due nicchie ospitano le statue di San Giusto e di San Fortunato. La trabeazione è coronata da un'alta balaustra alternata da colonnine e pilastrini, oltre la quale, al centro, si innalza la statua di Sant'Oronzo.

VEDUTA DI NOTTE

INTERNO L'interno, a croce latina, è a tre navate divise da

pilastri a semicolonne. La navata centrale e il transetto sono ricoperti da un soffitto ligneo a lacunari intagliati, risalente al 1685. Gli altari sono dedicati, (a partire dalla navata sinistra), a San Giovanni Battista (1682), alla Natività con presepe cinquecentesco, al Martirio di San Giusto (1674), a Sant'Antonio da Padova (pure del 1674), alla Vergine Immacolata (1689), a San Filippo Neri (1690), al Crocifisso e al Sacramento (1780), a Sant'Oronzo (1671), all'Addolorata, a San Giusto (1656), a San Carlo Borromeo e a Sant'Andrea Apostolo (1687).

L'altare maggiore in marmo e bronzo dorato, fu costruito dal vescovo Sersale e consacrato nel 1757 dal vescovo Sozi Carafa che commise ad Oronzo Tiso il grande quadro centrale dell'Assunta (1757) e i due laterali raffiguranti il Sacrificio del Profeta Elia e il Sacrificio di Noè dopo il Diluvio (1758). Del 1759 è il coro in noce con la cattedra episcopale voluto dal vescovo Fabrizio Pignatelli e dovuto forse a disegni di Emanuele Manieri. La Cattedrale possiede una cripta del XII secolo, rimaneggiata nel XVI con aggiunte barocche.

CAMPANILE DEL DUOMO DI LECCE

CHIESA DI SANTA CHIARA

STORIA La chiesa di Santa Chiara si trova nel

centro storico di Lecce, in piazza Vittorio Emanuele II.

La sua prima fondazione, voluta dal vescovo Tommaso Ammirato, risale al 1429; venne in seguito quasi completamente ristrutturata tra il 1687 e il 1691. La realizzazione della chiesa è opera dell'architetto Giuseppe Cino.

ESTERNO La facciata, rimasta priva del fastigio superiore,

presenta un andamento convesso scandito in due ordini da una cornice marcapiano modanata percorsa da un motivo a dentelli. L'ordine inferiore accoglie un portale decorato con motivi vegetali e sormontato da un timpano mistilineo con al centro una nicchia ovale, sorretta da angeli sorridenti, e lo stemma dell'ordine delle clarisse. La superficie è scandita da colonne e paraste scanalate alternate da nicchie vuote abbellite da cartigli e medaglioni. L'ordine superiore ripropone la disposizione delle nicchie affiancate a paraste scanalate doppie ai lati di un ampio finestrone centrale con timpano risolto in due volute laterali. Al centro del timpano un puttino alato rivela l'anno di completamento della costruzione (1691), scolpito sul nastro che ha tra le mani.

INTERNO L'edificio presenta una pianta ottagonale allungata

con profondo presbiterio coperto con volta a stella. Le pareti sono divise in due ordini da una cornice continua dentellata. Il primo ordine è percorso da paraste corinzie tra le quali si aprono brevi cappelle che accolgono complesse macchine d'altare. Gli altari, riccamente ornati con colonne tortili animate da angeli, volatili, volute, cartigli, ghirlande e sculture, accolgono le statue lignee di ambito napoletano della fine del XVII secolo raffiguranti san Francesco Saverio, san Francesco d'Assisi, san Pietro d'Alcantara, san Gaetano di Thiene, sant'Antonio da Padova e l'Immacolata.

In corrispondenza delle cappelle si aprono, nel registro superiore, sette ampie finestre dal profilo mistilineo alternate a nicchie che accolgono le statue delle Beate Beatrice, Agnese, Amata e Ortolana. Lungo le pareti si aprono anche le grate dei cori da cui le monache partecipavano alle celebrazioni. Lo spazio esistente tra le varie cappelle è arricchito dalla presenza di alcuni dipinti raffiguranti scene evangeliche e santi: Assunzione della Vergine, Transito di Santa Chiara, Cristo Risorto, Vergine col Bambino, Sant'Ignazio da Loyola.Il presbiterio è caratterizzato da un monumentale altare maggiore, ricco di elementi architettonici e ornato da due colonne tortili, che accoglie nella nicchia centrale la statua di santa Chiara d'Assisi.

Interno della Chiesa di Santa Chiara

CHIESA DI SANT’ IRENE

STORIA La chiesa di Sant'Irene dei Teatini è una chiesa del

centro storico di Lecce. È intitolata a sant'Irene da Lecce, protettrice della città fino al 1656, anno in cui papa Alessandro VII proclamò il patrocinio leccese di un santo vescovo: Sant'Oronzo. La chiesa fu edificata a partire dal 1591 su progetto del teatino Francesco Grimaldi e fu ultimata nel 1639, anno della consacrazione ad opera del vescovo di Brindisi.

La chiesa conobbe importanti vicende storiche: nel 1797 venne visitata da re Ferdinando IV di Borbone; nell'ottobre del 1860 ospitò le operazioni di plebiscito per decidere il sì di Lecce ad entrare nel Regno d'Italia. Nel 1866 l'annesso convento dei Teatini venne soppresso, ma la chiesa rimase comunque aperta al culto.

ESTERNO L'edificio rimanda al modello della basilica di

Sant'Andrea della Valle a Roma, ove lo stesso Grimaldi lavorò. La facciata si compone di un impianto a doppio ordine, scandito da paraste sovrapposte collegate da festoni. Le colonne risultano intervallate nell'ordine inferiore da nicchie vuote e da cartigli e nell'ordine superiore da una grande finestra. Lo spazio centrale dell'ordine inferiore accoglie il portale, sormontato dalla statua lapidea di santa Irene, opera di Mauro Manieri del 1717. Al di sopra della cornice marcapiano campeggia lo stemma civico della città di Lecce. La facciata è coronata da un timpano triangolare recante al centro le insegne dell'ordine dei teatini. Sulla trabeazione è incisa la dedica latina Irene virgini et martiri.

INTERNO L'interno è a pianta a croce latina, con un'unica navata

aperta ai lati da tre profonde cappelle comunicanti tra loro e caratterizzate da cupole ellittiche.

Sul lato sinistro si susseguono gli altari di santo Stefano, che ospita la tela con Lapidazione di Santo Stefano, opera di Antonio Verrio, del Crocifisso e della Vergine del Buon Consiglio. Nel braccio sinistro del transetto sono collocati tre altari: l'altare di sant'Oronzo, realizzato verso la metà del Seicento da Francesco Antonio Zimbalo, zio di Giuseppe Zimbalo; l'altare di sant'Irene (1639) che custodisce nove busti di santi che racchiudono ognuno le reliquie del religioso raffigurato, mentre in alto domina la statua di sant'Irene sormontata dallo stemma civico di Lecce; l'altare della Sacra Famiglia realizzato nel 1672.

Nel braccio destro del transetto sono collocati altri tre altari: l'altare dell'Angelo Custode risalente al 1700; l'altare dedicato nel 1651 a san Gaetano di Thiene dall'arcivescovo di Otranto Gaetano Cassa, che ospita la tela a olio raffigurante il fondatore dell'ordine dei Teatini, realizzata da Filippo Maria Galletti; l'altare di sant'Andrea Avellino, in stile rococò. Nelle cappelle del lato destro si susseguono gli altari di san Carlo Borromeo, dell'arcangelo Michele, costruito da Cesare Penna nel 1642, e l'altare delle Anime del Purgatorio con una recente tela di Luigi Scorrano.

• Lecce insieme con il Salento fu arricchita di edifici e palazzi barocchi, grazie al talento di architetti locali come Giuseppe Zimbalo, Giuseppe Cino, Gabriele Riccardi, Francesco Antonio Zimbalo, Gustavo Zimbalo, Cesare Penna, Mauro Manieri ed Emanuele Manieri

• Le opere più importanti del Barocco leccese sono la basilica di Santa Croce (1548-1646) e il vicino Palazzo del Governo, del Seicento; la scenografica piazza del Duomo su cui si affacciano il Duomo (1659-1670) e il Seminario (1694-1709), nel cui cortile è conservato un pozzo dalla ricca ornamentazione scultorea, opera di Giuseppe Cino e le chiese di Santa Irene, Santa Chiara, San Matteo, del Carmine e di San Giovanni Battista. Altri monumenti barocchi della città sono la chiesa del Gesù, la chiesa delle Alcantarine e Palazzo Marrese.

• Concattedrale di Sant'Agata a Gallipoli • Chiesa del Crocifisso a Galatone • Ex Convento degli Agostiniani a Melpignano • Guglia dell'Immacolata a Nardò • Basilica di San Martino a Martina Franca • Chiesa di San Domenico a Martina Franca • Altari delle cappelle della chiesa del

convento di Maruggio • Chiesa Madre di Francavilla Fontana • Santuario di Maria Santissima della Croce a

Francavilla Fontana

• Giuseppe Zimbalo (Lecce, 1620 – 1710) è stato un architetto e scultore italiano.

• Detto lo Zingarello, fu l'architetto più famoso e imitato del barocco leccese.

• Nel capoluogo salentino, oltre alla facciata inferiore del convento dei Celestini, l'artista realizzò su richiesta di mons.Luigi Pappacoda,il duomo (1659-1670); nel 1666 la colonna di Sant'Oronzo; a chiesa del Rosario (1691).

• Il padre, Sigismondo anche questi indicato come mastro, era a sua volta figlio di uno dei maggiori scultori degli inizi del Seicento, Francesco Antonio Zimbalo; spesso è presente con il padre in contratti relativi ad attività edilizia. Il soprannome Zingarello di fatto è l'italianizzazione del termine dialettale "Zimbarieddhu" ovvero il piccolo Zimbalo per distinguerlo dal padre Sigismondo probabilmente a causa dello stesso lavoro fatto da entrambi. Francesco Antonio Zimbalo nel 1606 aveva realizzato le tre porte di accesso della leccese chiesa di Santa Croce. Il legame nonno-nipote fra Francesco Antonio e Giuseppe Zimbalo è importante per comprendere come tutta l'architettura barocca leccese corra di fatto sul sottile filo rosso di una parentela. Tale notizia su base documentaria è stata recentemente scoperta da Fabio Grasso e pubblicata sul Corriere della Sera.

GLI ARCHITETTI SCULTORI E PITTORI DEL PERIODO BAROCCO • Gian Lorenzo Bernini

• Francesco Borromini

• Giuseppe Zimbalo

• Carlo Maderno

• Pietro da Cortona

• Guarino Guarini

• François Mansart

• Jacques Lemercier

• Pittori

• Giovan Battista Crespi

• Luca Giordano

• Pieter Paul Rubens

• Pietro da Cortona

• Anton van Dyck

• Diego Velázquez

• Caravaggio

• Scultori

• Gian Lorenzo Bernini

• Giuseppe Zimbalo

• François Duquesnoy

• Alessandro Algardi

L’ARTE BAROCCA LECCESE

• Il Barocco leccese è una forma artistica e architettonica sviluppatasi tra la fine del XVI secolo e la prima metà del XVIII secolo a Lecce e nel Salento; è riconoscibile per le sue sgargianti decorazioni che caratterizzano i rivestimenti degli edifici.

• Lo stile, influenzato dal plateresco spagnolo, si diffuse nel Salento dalla metà del Seicento grazie all'opera di architetti locali come Giuseppe Zimbalo (1617-1710) e Giuseppe Cino (1644-1722).

• Durante il Seicento con la dominazione spagnola, che si affermò su quella aragonese, l'arte assunse nuove forme e si abbandonò l'antica forma classica. Il nuovo stile aveva lo scopo di sorprendere e di stimolare l'immaginazione e la fantasia.

• La fioritura dell'arte barocca a Lecce avvenne a partire dal 1571, quando, con la battaglia di Lepanto, fu definitivamente allontanata la minaccia delle incursioni da parte dei turchi. Questa corrente artistica, esplose nelle sue caratteristiche più rilevanti, tuttavia solo nella seconda metà del XVII e perdurò per buona parte del Settecento. Essa si diffuse in tutta la provincia favorita oltre che dal contesto storico, anche dalla qualità della pietra locale impiegata; la pietra leccese, un calcare tenero e compatto dai toni caldi e dorati adatto alla lavorazione con lo scalpellino.

• Lecce, che fino alla fine del Cinquecento costituiva solo una piccola città fortificata raccolta attorno alla mole severa del Castello di Carlo V, conobbe pertanto un periodo di intenso sviluppo. Fu dalle autorità religiose, a cominciare dal vescovo Luigi Pappacoda, che giunse un impulso fortissimo alla costruzione degli edifici e dei monumenti che, nell'arco di quasi duecento anni, plasmarono l'immagine della città.

• Il nuovo stile, in un primo momento, interessò solo gli edifici sacri e nobili, ma successivamente le esuberanze barocche, i motivi floreali, le figure, gli animali mitologici, i fregi e gli stemmi trionfano anche nell'architettura privata, sulle facciate, sui balconi e sui portali degli edifici.

Palazzo dei Celestini