Palazzi, ville e dimore di Castenedolo

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Pubblicazione sugli edifici privati castenedolesi che si affacciano su Via XV Giugno, curato dagli architetti dell'Associazione Carmagnola di Castenedolo con la collaborazione di Riccardo Bartoletti (Inscenalarte)

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IMPAGINAZIONE E PROGETTO GRAFICO EDITORIALERiccardo Bartoletti (Inscenalarte, Brescia) www.inscenalarte.it - [email protected]

TESTI, FOTOGRAFIE E DOCUMENTAZIONE A CURA DI:RICCARDO BARTOLETTI, GIANFILIPPO BETTONI, GIULIANO FILIPPINI,MASSIMO MANETTI, ANDREA MAROCCHI, ANNALISA PERANI,PAOLO TERRAMOCCIA, OLIVIERO TOGNAZZI

ARCHIVIO FOTOGRAFICO: FOTO SCHENA, BAMSphoto

SI RINGRAZIANO PER LA CORTESE DISPONIBILITÀ I PROPRIETARI DEI PALAZZI:FAMIGLIA BETTONI, FAMIGLIA CAVALLINI, FAMIGLIA CAVAGNINI,FAMIGLIA GEROLDI, FAMIGLIA LOMBARDI, FAMIGLIA STANGA

LA PRESENTE PUBBLICAZIONE È STATA REALIZZATA CON IL CONTRIBUTO DI:

Associazione Culturale Carmagnola di Castenedolotel. 3345339353www.associazionecarmagnola.org

CON IL PATROCINIO DELL’AMMINISTRAZIONE COMUNALE DI CASTENEDOLO

2011

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Indice

INDICE

Presentazione arch. Giuliano Filippini

Presentazione prof. Riccardo Bartoletti

Premessa

Introduzione dell’autore

PALAZZO BETTONI

PALAZZO GEROLDI

PALAZZO STANGA

PALAZZO CAVALLINI

PALAZZO LOMBARDI

DIMORA CAVAGNINI

Bibliogra# a

p. 21

p. 27

p. 39

p. 51

p. 57

p. 10

p. 12

p. 13

p. 11

p. 65

p. 70

Presentazione Assessore alla Cultura dott.ssa Nadia Taglietti Saudou p. 9

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dott.ssa Nadia Taglietti Saudou Assessore alla Cultura del Comune di Castenedolo

Presentazione

Il presente volume è il primo di una serie di “quaderni”, dedicati ai palazzi di Castenedo-lo. Chi conosce il nostro paese sa benissimo che il suo territorio è costellato di numerose e antiche dimore, qui edi# cate per l’amenità e l’importanza del luogo. È innegabile che la costruzione di un palazzo oppure di una villa in campagna erano il segno tangibile della promozione sociale e del successo raggiunto dalla famiglia, che vi viveva. L’edi# cio rappresentava le reali ambizioni di promozione sociale ed economica, che il casato aveva acquisito. Tutti i notabili, per essere tali, possedevano abitazioni importanti e anche Ca-stenedolo non fa eccezione.Senza so& ermarmi troppo sulla valenza dei palazzi, che è ben studiata e documentata nel presente lavoro, desidero sottolineare la lodevole iniziativa dell’associazione culturale “Carmagnola”, poichè ci permette di conoscere e approfondire un tassello fondamentale della nostra storia locale. Inoltre è mio intento esprimere gratitudine all’associazione per le molteplici iniziative formative organizzate. Esse animano ed arricchiscono la vita culturale della nostra comunità e anche questo ennesimo studio ne è la dimostrazione.

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Presentazione

Questa terza opera editoriale, a cura dell’Associazione Culturale “Carmagno-la”, intende proporre alla cittadinanza, attraverso la conoscenza delle strutture architettoniche e artistiche dei palazzi e delle dimore di Castenedololo, una parte importante della storia e della cultura del paese che si è arricchita nel corso dei seco-li di importanti residenze estive - signori-li, le cui bellezze e peculiarità sono in gran parte sconosciute o passano inosservate. Questa è solo una fase del lavoro più am-pio che ha lo scopo di valorizzare il no-tevole patrimonio architettonico ancora presente nel centro storico e nelle frazioni e di sensibilizzare le persone a prendersi cura, scoprire ed amare le opere realizzate con tanta fatica e ingegno da valenti co-struttori o ignoti “artigiani” che nei secoli passati hanno “costruito” il nostro primo nucleo abitativo.Questa è la prima di una serie di Qua-derni sui palazzi di Castenedolo che si occuperà ogni anno di una speci# ca via e che prevede, con l’assenso dei proprietari, anche la visita guidata agli stessi per co-noscerne e capirne la vera storia “vissuta” dietro le quinte di impenetrabili cortine murarie.L’idea è scaturita per coinvolgere la nu-trita schiera di soci Architetti e non, che hanno aderito con entusiasmo alla inizia-

tiva proposta e con passione ed e+ cacia, hanno a& rontato la non facile reperibilità di informazioni e di studi considerando che a monte non vi sono notizie bibliogra-# che o studi speci# ci, in quanto non risul-tano esserci molti documenti né opere di approfondimento.Mi è sembrato opportuno, vista la ricor-renza del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, cominciare la ricerca e la visita guidata dei palazzi di via XV GIUGNO in quanto tale attribuzione della via è sta-ta assegnata dopo l’Unità d’Italia a ricordo dell’eroica battaglia di Treponti combat-tuta dai Cacciatori delle Alpi di Garibaldi proprio il 15 Giugno 1859 in cui cadde il “prode dei Prodi” il Narciso Bronzetti ricordato dall’Associazione Carmagnola durante i festeggiamenti del 2009 in occa-sione del 150° anniversario della Battaglia combattuta nei pressi del Ponte della Lupa alle pendici della collina.Pertanto ringrazio sentitamente tutti co-loro che hanno reso possibile la presente pubblicazione, in primis i proprietari che hanno gentilmente fornito materiali ed in-formazioni e che hanno con grande genero-sità e spirito culturale aperto i loro preziosi scrigni e gioielli architettonici gelosamente conservati e restaurati ed i soci che han-no elaborato le schede dei singoli palazzi. Tutto questo ha potuto o& rire al pubblico

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Presentazione

alcune ore di immersione nell’architettura locale, al # ne di e& ettuare un salto nella storia per capire come si viveva a Castene-dolo nel 600 o nell’800 o più recentemen-te nel secolo passato e di godere degli ampi spazi esterni adibiti a parchi e giardini.L’Associazione “Carmagnola” ha l’onore, l’onere e l’orgoglio di aver realizzato que-sto ennesimo ambizioso progetto.Speriamo con l’aiuto di tutti quelli a cui sta a cuore la salvaguardia del raro e pre-zioso patrimonio storico-artistico e cul-turale irripetibile di Castenedolo, si possa custodire, valorizzare e rispettare quanto prodotto dai nostri avi, a+ nchè ne possa-no godere anche le generazioni successive.

IL PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIO-NE CULTURALE “CARMAGNOLA”Arch. Giuliano Filippini

Uno scorcio in cartolina di via XV Giugno

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Presentazione

La metodica esplorazione del Comune di Castenedolo al # ne di una completa rile-vazione delle testimonianze architettoni-che ed artistiche del suo vasto territorio è sempre in # eri ed aperta a nuove ricer-che. Ho quindi partecipato con piacere a questa nuova iniziativa di valorizzazione del patrimonio locale che, a partire dalla presente pubblicazione, intenderà con-durre una mappatura topogra# ca delle diverse unità abitative1. Il territorio rivela un’eterogenea presenza di architetture re-sidenziali nella tipologia di dimore, ville o palazzi, grazie anche alla presenza di im-portanti famiglie signorili, che favorirono l’arrivo in questo paese di illustri archi-tetti ed artisti, gli stessi già impegnati a Brescia.La nuova pubblicazione Palazzi, ville e dimore di Castenedolo, costituirà una collana di quaderni, iniziando con la schedatura degli edi# ci della storica via XV Giugno. Attraverso testi, numerose immagini ed elaborati planimetrici, si in-tendono appunto illustrare le eterogenee perspicuità architettoniche ed artistiche di tali costruzioni.La via si presenta percorsa da un’interrot-ta cortina di edi# ci, la cui tessitura mura-ria denota in alcuni casi, una costruzione molto antica, come la porzione colonica di Palazzo Geroldi, connotata dalle belle

# nestre trilobate. Cinque dei sei edi# ci considerati nel presente libro sono classi# -cati come palazzi. Il ‘rango’ architettonico è evidenziato, nel caso di Palazzo Geroldi e Bettoni, dall’imponenza costruttiva; negli altri, da alcuni sintomatici indizi. Impor-tanti portali con arco a tutto sesto introdu-cono in bassi ma ampi atrii voltati a botte, con una vista cosiddetta ‘a cannocchiale’ sulle magni# che fughe prospettiche delle corti interne. Spiccano sulle sobrie facciate e negli androni elementi di richiamo este-tico come le mostre di porta o di # nestre di Palazzo Cavallini e Stanga. Si aggiun-gano all’interno interventi pittorici sette-ottocenteschi, specie eseguiti nei locali di rappresentanza. Sorprende poi l’ampiezza dei parchi e dei broli di questi edi# ci, con-notati da numerose varietà botaniche e, in alcuni casi, da testimonianze scultoree.Quanti leggeranno la presente pubblicazio-ne potranno così ‘sbirciare’ dalle serrature di dimore private che, a dispetto della seve-rità architettonica esterna, svelano impen-sati scorci naturalistici e rarità decorative.

1Personalmente avevo già avviato una catalogazio-

ne dei principali palazzi, poi con= uita nel cd rom

Storia di Castenedolo 1979-2009. A trent’anni

dal libro di Ida Zanolini.

prof. Riccardo Bartoletti

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Premessa

La via XV Giugno, su cui si a& acciano i palazzi monumentali e altre dimore con caratteristici portoni d’ingresso, è la via trasversale che partendo dalla via Matte-otti (la strada Maestra Principale di at-traversamento del paese con direzione est ovest) conduce sul versante nord est della collina in direzione Rezzato e verso la par-te est della Provincia di Brescia.Ville e dimore artistiche di notevole bel-lezza si possono notare nel # tto tessuto urbano del centro storico anche attraver-sando rapidamente la via in automobile.Ma come è nata questa via e perchè lungo il suo a& accio sono nati questi palazzi?I testi del Geroldi e della Zanolini narra-no che le prime abitazioni a Castenedolo risalgono al XII secolo con la costruzione del Castelvecchio e che in quegli anni ve-niva fondato l’ospedale di San Giacomo in “Vico Castaneto”.Nel XIII secolo la comunicazione con Brescia avviene attraverso la nuova strada mantovana e comincia l’insediamento di nuovi coloni alle dipendenze feudali del Comune di Brescia.Al principio del XV secolo il piccolo ca-stello di Castenedolo è insu+ ciente a far fronte alle nuove ondate di contadini e commercianti emigrati dalle valli brescia-ne e bergamasche e pertanto la necessi-tà di nuove abitazioni spinge il paese ad

espandersi lungo la strada mantovana e lungo la strada mediana che la taglia al cen-tro della attuale piazza.Si pensa, pertanto, per la difesa cittadina di edi# care un nuovo Castello intorno alla Chiesa e alla Piazza attuale che viene in-dicato come Castello Ridotto (dal 1450 al 1453).Tale postazione non ha funzione stretta-mente militare in quanto serve da rifugio e da segnalazione durante le scorrerie delle truppe di passaggio. Dal 1512 perde ogni funzione e viene abbandonato. Il Comune facente parte della quadra di Rezzato dal 1426 al 1796 diventa sottomesso al gover-no veneto e in questo lasso di tempo lo sviluppo economico e sociale è importan-te per capire la realizzazione di splendide dimore abitative. Il catastico del 1641 ci rivela che esistevano 67 famiglie apparte-nenti alla categoria dei cittadini quelli che avevano ottenuto da Brescia una nobiltà di secondo grado de# niti cives Brixiae tra questi i Coradelli, Chizzola, Cacciamali, Duranti,Rodengo, Longhena, Roberti, Za-niboni, Zambelli avevano i loro magni# ci palazzi fatti costruire in campagna ed in paese in particolare nel cosiddetto “Borgo di Sopra” così come era chiamata la via XV Giugno circondata da giardini e parchi di piante ombrose con ornamenti e statue.Alcuni palazzi erano dotati anche di chie-

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Premessa

se e altari eretti nonchè muniti di legati pii e gli stessi nobili a memoria della loro permanenza a Castenedolo, fecero molte opere di carità e di pubblica bene# cenza.Come si può documentare dal Catasto Napoleonico l’intera via # no al palazzo Bettoni è stata occupata da nuove abita-zioni che sono andate a sostituire gli spazi destinati ad orti e zone agricole. Si pos-sono notare nelle aree retrostanti ampie zone coltivate a vite ed a cereali e le entra-te caratterizzate da portali in pietra con i coni ottici che guardano verso le entrate dei palazzi e verso la campagna bucolica.I giardini e parchi piantumati con essen-ze esotiche o autoctone sono realizzati per soddisfare gli ozi e i passatempi onirici e di caccia dei signori che vi dimoravano d’estate per sfuggire alla calura di Brescia e per controllare i propri interessi fondia-ri.Accanto ai palazzi padronali e signorili sorsero edi# ci destinati allo sfruttamento agricolo e zootecnico della campagna cir-costante come è evidenziato dalla presen-za di fattorie agricole accanto alle ville e che potevano disporre di # enili e di ampie cantine interrate o seminterrate oltre alle case dei contadini che erano addetti alla coltivazione e alla produzione agricola dell’azienda.Sorsero tra un palazzo e l’altro lungo la

via case a schiera abitate da commercianti e da ex contadini che si dedicavano ad altre attività alternative, di commercio o attività artigianali, come è documentato nel secolo scorso dal censimento industriale e com-merciale e& ettuato dallo Stato nel triennio 1937 – 40 per conoscere da parte del regi-me lo stato economico e militare dell’Italia prima dell’entrata in guerra:

presenti in via XV GIUGNO dal n° civico 123 al 289/A n° 1 forno per pani# cazionen° 9 Osterie Vino al minuton° 2 produttori di latte uso familiaren° 1 magliaian° 1 mercerie e calzaturen° 1 trebbiatore di grano e granaglien° 1 o+ cina riparazione macchine agricolen° 1 generi alimentarin° 1 commercio sto& e e telen° 1 fruttivendolon° 1 zoccolain° 1 calzolain° 1 lavandaien° 1 meccanicon° 1 sarta da donnan° 1 fabbro ferraion° 1 costruzioni ediliI numeri indicano un’intensa vita econo-mica e sociale che si svolgeva lungo la via e che dava lavoro a molte persone, creava

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Premessa

rapporti sociali e di comunità molto stret-ti.Sostanzialmente l’espansione urbanistica della via # no al primo novecento è rima-sta immutata se si esclude la costruzione di alcune ville liberty sul lato sinistro ver-so Rezzato.La vera espansione edilizia è avvenuta ne-gli anni 60 / 70 con la lottizzazione del Villaggio Geroldi (ex Breda Geroldi) e la costruzione di case unifamiliari nella via # no alla discesa della collina lungo la ex SP N. 67 “Treponti Rezzato”.Con l’attuale espansione degli anni 90 (PEEP e nuove lottizzazioni sul pianoro) la strada ha subito un incremento note-vole del tra+ co di attraversamento verso il centro e la zona ad di là dell’ex SP N. 236 Goitese, che ha determinato pur con la riduzione del tra+ co pesante a segui-to della costruzione delle due tangenziali esterne, condizioni negative per la conser-vazione delle facciate dei palazzi.

arch. Giuliano Filippini Una # nestra trilobata della porzione colonica di Palazzo Geroldi

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Premessa

FOTOGRAFIA DEGLI ANNI 70 CHE DOCUMENTA UNO DEI TANTI LOCALI SITI AL PIANO TERRA DESTINATI ALLE PIU’ VARIE ATTIVITA’ COMMERCIALI E ARTI-GIANALI, PRESENTI SULLA VIA XV GIUGNO, ALL’ANGOLO CON VIA DANTE (EX MESCITA VINO, EX LICENSI’, EX BAR)

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Premessa

CENSIMENTO ECONOMICO ANNI 1937/1940 QUADRO DI VIA XV GIUGNO

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Premessa

PROPRIETA’ NOBILIARI A CASTENEDOLO, tratto da Castenedolo. Una comunità e la sua identità storica (secc. XI-XIX), Roccafranca 2000

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Premessa

CARTINA IDENTIFICATIVA DELLA VIA E DEL BORGO SUPERIORE LUNGO L’ASSE TECTONICO - TRATTA DALLA TAV I° DEL LIBRO SCRITTO DAL PROF. G.B. CAC-CIAMALI DAL TITOLO “GEOLOGIA DELLA COLLINA DI CASTENEDOLO E CON-NESSAVI QUESTIONE DELL’UOMO PLIOCENICO”. ED. APOLLONIO ANNO 1896

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Premessa

Visione di via XV Giu-gno degli anni ‘70 dal campanile della chiesa di San Bartolomeo (archivio Foto Schena)

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Rilevatore: ing. Gian! lippo BettoniFoto: Riccardo Bartoletti, Foto Schena; documentazione: Giuliano Filippini

Intorno alla metà del 1800 la famiglia Bettoni, nella persona di Lodovico Bettoni (1833-1914), venne in possesso della casa di Castenedolo in via XV Giugno 110 (oggi civico 172).Si trattava di una casa di campagna con annesse aree agricole, completata da una notevo-le zona rustica con stalle # enili e grandi cantine. La maggior parte dei terreni era coltivata a vigneti da cui si produceva un ottimo vino che durante i tridui veniva venduto tramite la tradizione dei famosi “licinsì” (permesso di vendita dato ad un privato).Come mai nel 1868 una famiglia che per anni aveva svolto a Brescia un’attività com-merciale nel ramo dei tessuti, telerie, scialli, e pizzi abbia deciso di liquidare l’attività della “Ditta Giacomo Bettoni” con negozio in via Cappellari, angolo Piazzetta Pescheria Vecchia (zona totalmente scomparsa e sostituita da Piazza Vittoria) non è dato di sapere.Forse qualcuno aveva già subito il richiamo della campagna; ma perché Castenedolo e non altro luogo nei dintorni di Brescia?Bisogna ricordare che a Castenedolo c’erano le più brave frangiaie della provincia ed i Bettoni avevano avuto rapporti di lavoro con loro nell’ambito dell’attività commerciale.Inoltre, nel 1863 Lodovico Bettoni si unì in matrimonio con donna Laura della famiglia Brivio, feudatari della frazione Macina; dal matrimonio nacquero sette # gli, cinque ma-schi e due femmine.Quasi leggenda (nessuno ha più memoria precisa) è la presenza, attorno alla metà del secolo scorso, di un artigiano liutaio che, durante lavori di manutenzione ai tetti, fu avvertito della presenza di un trave particolarmente pregiato ed adatto al suo prezioso lavoro e l’acquistò. La casa, nei tempi successivi, è stata oggetto di varie ristrutturazioni, che l’hanno portata ad essere la bella dimora che vediamo oggi.

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palazzo bettoni

In alto veduta del palazzo dal parco interno; in basso lacerto pittorico cinquecentesco sulla facciata del palazzo, ra+ gurante una Madonna che allatta il Bambino

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palazzo bettoni

Mastro Nicola da Castelbolognese e le sue peripezie per un trave di legno per violini (tratto dal Corriere Padano del 24 gennaio 1936)

Di Mastro Nicola da Castelbolognese, riesumatore delle classiche vernici cremonesi e delle classiche voci, l’unico che si serva di apparecchi # sici, pure da lui inventati, per applicare in modo positivo la sua teoria della “stabilità armonica” è notissimo il fatto che qui descriviamo.Nell’agosto del 1915, mastro Nicola venne richiamato alle armi ed inviato per le grosse manovre nei pressi di Castenedolo, piccolo paese dell’alto Bresciano. Fu così che, capita-to in un vasto cortile ove erasi accampato con altri militari, notò subito un grosso trave che reggeva la volta di una gran porticato. Attirato dalla qualità del legno avanzò subito richiesta per ottenerlo a qualsiasi condizione, ma date le requisizioni militari, non fu possibile sostituirlo.Di questo trave però gliene venne concesso uno scampolo di 80 centimetri.Passata la grande guerra, col campione di quel pezzo di trave, ne cercò degli altri nei vari mercati di legname dell’Italia e dell’estero, ma non gli riuscì trovare del legno uguale per proprietà acustica.Vistosi così venir meno un elemento capitale per le sue teorie avanzate, con le quali ap-prendeva che senza quel legno non avrebbe mai raggiunto le voci classiche attestategli un po’ da tutte le parti del mondo dai più illustri maestri ed insigni concertisti, decise di entrarne in possesso a qualunque costo.A questo scopo, nell’aprile del 1926, si recò a Castenedolo e sotto un’acqua torrenziale cominciò le ricerche, non ricordando più il luogo esatto. Dopo due ore di ansiose inda-gini, # nalmente potè ritrovare la casa del tanto sospirato trave.Fattane richiesta al proprietario è da immaginarsi come fosse giudicato per un pazzo e naturalmente dovette venirsene via deluso e morti# cato.Mastro Nicola, preso dall’angoscia, si ritirò lentamente in un ca& è a meditare e quivi ebbe occasione di raccontare l’accaduto ad un signore che conobbe poi per il medico veterinario del paese. Questo signore, interessatosi al racconto, molto gentilmente gli consigliò di recarsi dal segretario del Fascio, essendo questi intimo amico del proprietario del trave.Erano le dieci di sera, quando mastro Nicola si presentò al Fascio e fattosi riconoscere e spiegate le ragioni della sua presenza colà ottenne la promessa dell’interessamento di quel Segretario. Lasciò quindi incaricato certo signor Zola di Castenedolo di riferirgli l’esito

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palazzo bettoni

all’indirizzo provvisorio di un suo amico di Milano, presso il quale egli era diretto, il prof. Biagini, professore di viola del Quartetto Poltronieri, ed all’uopo lasciò scritto tale indirizzo nel retro di un suo biglietto da visita.Il giorno successivo ricevette un telegramma a Milano col quale gli si annunciava che il trave gli veniva ceduto e mastro Nicola, senza nemmeno far parola del legno al prof. Bia-gini, si precipitò di nuovo a Castenedolo dove intesosi subito col proprietario, acquistò un trave di quercia molto più grosso di quello da sostituire per il prezzo di lire 1000, ma non gli fu possibile farne subito la sostituzione trovandosi impegnati altrove i muratori di # ducia del proprietario, e così venne rimandato il tutto alla settimana seguente.Mastro Nicola lasciò l’incarico di spedizione al predetto signor Zola avvertendolo di spedirlo a grande velocità al semplice indirizzo: Nicola da Castelbolognese - Romagna, dandogli un nuovo biglietto da visita e se ne tornò a casa spiacente di non averlo potuto portare con se.Il 3 maggio 1926 ricevette una lettera dal proprietario, signor Bettoni, concepita in que-sti termini:“Castenedolo (Brescia) 2-5-1926. Preg.mo signor Nicola da Castelbolognese. - Ricevo la sua gentile lettera con l’unito assegno bancario come da nostra intelligenza. Domani il carpentiere eseguirà il lavoro di squadratura del nuovo trave ed il puntellamento del loggiato. Martedì verrà calato il suo trave con ogni diligenza e con tutte le precauzioni del caso e consegnato al signor Zola, secondo le istruzioni da lei impartite. A lui consegnerò subito lire 80 da lei segnate a suo favore. Mentre le assicuro che tutto sarà eseguito con ogni possibile riguardo, mi è gradita l’occasione per salutarla distintamente. - Dev.mo dott. Bettoni”.Da un’altra lettera sempre dello stesso, ricevette avviso che il giorno 6 era stato conse-gnato il trave al signor Zola, il quale caricatolo su di un carro, lo aveva portato per la spedizione alla stazione di Rezzato, non essendovi stazione ferroviaria a Castenedolo.Finalmente mastro Nicola vedeva in tal modo realizzato il suo sogno ed attendeva con spasimo, di minuto in minuto, l’arrivo a Castelbolognese.Passarono le ore ed i giorni inutilmente e, solo in seguito a vari telegrammi potè spiegare l’equivoco. Il trave era stato spedito all’indirizzo segnato a retro del biglietto di Nicola e cioè al professore di viola Biagini, che abitava a Milano in via Pan# lo Castaldi 20, e semplicemente al... 5° piano. Costui si vede arrivare per l’Agenzia trasporti, consegna a domicilio, un trave della lunghezza di metri 6,80 e del peso di kg. 360!

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palazzo bettoni

E’ facile immaginare la sorpresa del prof. Biagini che a tutta prima non voleva assolutamente riceverlo poi fra il sì ed il no, si acconciò, per un riguardo a mastro Nicola a prenderlo in consegna e collocarlo nel suo studio in attesa di ulteriori schiarimenti. E’ da notarsi che date le dimensioni, fu costretto a farlo passare per il vano della # nestra e lasciarne... fuori circa tre metri (fortunatamen-te non si era d’inverno).Solo dopo 4 o 5 giorni, messo al corrente dell’equivoco, potè curarne la rispedizione da Milano (Stazione Porta Vittoria) il 14 maggio, e sempre a grande velocità. Que-sta volta l’attesa di giorno in giorno era sempre più peno-sa dato che non si aveva risposta nemmeno ai telegram-mi e solo il 20 maggio, riattivata la linea ferroviaria di Piacenza, stazione che era stata invasa dalle acque per la

Il maestro liutaio Nicola Utili (1888-1962)

piena del # ume Po, potè # nalmente giungere nella bottega del mago della liuteria (così de# nito da illustri maestri) per essere trasformato nelle più dolci armonie spirituali.Questo legno, a parità di spessore, lunghezza e grossezza con gli altri miglior legni, li su-pera di circa 44 vibrazioni, e con tal legno ha già fatto un centinaio di violini, mentre ne tiene ancora per altri 60 piani armonici da violino, i quali saranno altre 60 opere d’arte inconfondibili che passeranno alla storia della più elevata liuteria italiana.

Cartolina a colori del centro storico di Castelbolognese (RA) dove nacque il liutaio Mastro Nicola Utili

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Il palazzo denominato “Geroldi” è sito in via XV Giugno n. 72 (ex n.70) per la sua im-portanza artistica è stato vincolato dal Ministero della Pubblica Istruzione - Soprinten-denza ai Monumenti della Lombardia Milano con Decreto n. 18950 in data 11/10/1958 ai sensi della Legge 1° Giugno 1939 n. 1089.Il complesso monumentale è costituito da un casa signorile del tardo cinquecento appar-tenuta al cardinale Durante Duranti (1492 – 1558), un Oratorio privato dedicato a S. Agata oggi sconsacrato e da un adiacente edi# cio rustico (fattoria) di epoca medioevale.Verso la strada il palazzo di mole considerevole presenta una semplice facciata con un accesso costituito da un portale in pietra con decorazioni e conci; all’interno verso il pro-spetto che guarda il giardino si apre al piano terra leggermente rialzato, una loggia a sette archi a tutto sesto sostenuti da pilastri in muratura e al primo piano vi si trova isolato un balcone sostenuto da due mensole in pietra con ringhiera bombata in ferro battuto. All’interno del palazzo sono presenti dei locali a volta con decorazioni a stucco e altri a& reschi d’epoca più tarda e uno scalone per accedere al piano nobile costituito da due rampe con ringhiera di pilastrini in pietra di Botticino.Il giardino interno è chiuso da murature in pietra e da una bella cancellata in ferro bat-tuto sostenuta da eleganti pilastri bugnati in pietra ed enormi obelischi che da accesso al brolo, un tempo coltivato a vite. Al n. civico 68, annesso alla proprietà è presente il piccolo Oratorio dedicato a S. Agata, comunicante tramite un porticato con la casa padronale e con annessa piccola sagrestia.La pianta è ottagonale con copertura a cupola sostenuta da quattro pennacchi con me-daglioni decorati da buoni a& reschi. La chiesa nei secoli passati è stata privata di tutti gli arredi e sono rimasti soltanto gli stucchi che ornano la pala dell’altare e un’acquasantiera a forma di conchiglia in marmo rosso di Verona.

Rilevatore: arch. Giuliano FilippiniFoto: Riccardo Bartoletti; documentazione: Giuliano Filippini, Famiglia Geroldi

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palazzo geroldi

Della proprietà fa parte anche il complesso sito in via XV Giugno n. 76 che probabil-mente fu dimora signorile del XV secolo o precedente, ridotto successivamente a casa colonica. Le tracce più importanti si vedono sulla facciata verso la strada che presenta n 2 # nestre ad archi trilobati al primo piano e n 2 # nestre strombate al piano terreno, cappe di cami-ni pensili e negli ingressi al piano primo archi ribassati.La facciata denota una tipologia di costruzione assai rustica con sassi e ciotoli disposti in modo irregolare.Nella porzione di casa vicina le # nestre uguali alle precedenti sono state manomesse e rifatte.Fausto Lechi ne Le dimore bresciane attribuisce probabilmente alla Famiglia Rodengo la proprietà della casa in quanto ben quattro rami di essi dichiarano di possedere nel 1517 una Casa in “Castello” di Castenedolo.A nord Est della Casa padronale, esisteva un grande porticato, di altezza corrispondente

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Palazzo geroldi

alla casa padronale stessa, destinato, al piano terra, a stalla e, al piano primo, a # enile.Il porticato è stato de-molito nel 1961 poiché pericolante.

Il 31 Luglio 1947, a se-guito dello scoppio della Vulcania, andarono di-strutti i pregevoli stucchira+ guranti la colomba e i due putti che reggevano lo stemma araldico e le

due # gure allegoriche sul camino della sala d’onore al primo piano.Nel 1968 vengono rinforzate le fondazioni e rifatto il tetto dell’Oratorio privato. Alcune strutture danneggiate anche durante l’ultimo terremoto del 2004, sono state adeguata-mente rinforzate. Il palazzo inoltre è stato oggetto di interventi di restauro conservativo manutentivo e di consolidamento dei solai negli anni 90.Tutta la proprietà originariamente appartenne secondo fonti storiche al Cardinal Duran-te come desunto dallo stemma esistente tuttora sulla cappa del camino al primo piano nel salone che si suppone, data la presenza al centro dell’alto so+ tto di uno stucco rap-presentante lo Spirito Santo sotto forma di Colomba, fosse destinato anche alle Cresime .Successivamente la proprietà passò alla famiglia di Pietro Pisa, nato a Castenedolo nel 1812 e morto nel 1882, da cui nacquero sette # gli: Teresa (1834-1842) Giovanni (1837- 1895) avvocato e Sindaco di Castenedolo per tre lustri, Domenica (1840-1905), Luigi (1843-1894), Teresa (1847 – 1902) che sposò Domenico Geroldi, Elisa (1853-1927) che, ereditaria di tutta la cospicua sostanza Pisa, non essendosi sposato nessun fratello, tramandò i suoi beni al nipote Vincenzo Geroldi, e in# ne Achille (1858-1900).Il cugino del capostipite Pietro, Andrea donò alla Chiesa di Castenedolo la celebre appa-recchiatura dei Tridui.

Fotogra# a del 1889 : Domenico Geroldi , Pisa Teresa e i tre # gli Vincenzo, Drusilla e Giuseppina

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palazzo geroldi

DATE SIGNIFICATIVE DEI PASSAGGI DI PROPRIETÀ

-1641 proprietà di Giambattista Duranti del fu Girolamo (da estimo del 1641 del ter-ritorio bresciano) stimati alloggiamenti in contrada del Borgo di Sopra casa colonica e terreni.-Il 16/12/1818 avviene il passaggio dei beni appartenuti alla famiglia Duranti a Dome-nico Pisa di Giovanni. La registrazione si legge nel Catasto del 1814.-1836 Elenco dei beni di proprietà di Domenico Pisa compilato nel 1836 dal Geom. Pietro Solfrini. Non di& erisce molto dal censimento dei beni Duranti.-1852 I beni individuati come casa, oratorio privato, orto, prato vitato con frutti, vigna, casa colonica e orto risultano ancora intestati a Pietro Pisa. -Pietro Pisa amministrò i beni della famiglia dal 1839 al 1879, quando gli subentrò il # glio Avvocato Giovanni.-1890 Rendiconto dell’amministrazione tenuta da Giovanni Pisa fu Pietro.Dal 1894 al 1902 proprietaria Teresa Pisa moglie di Domenico Geroldi.

Una veduta sul parco e sul brolo

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-1898 Divisione della casa domenicale di ra-gione degli eredi fu Andrea Pisa. -Dal 1904 subentrano Domenico ed Elisa Pisa e Vincenzo Geroldi # glio di Domenico e di Teresa Pisa, Drusilla, Giuseppina e Pie-rina sorelle di Vincenzo Geroldi.-Dal 1941 alla morte di Vincenzo Geroldi (noto storico locale, antesignano degli stu-di su Castenedolo) eredita la nuda proprie-tà il nipote Adalberto, che si interessò delle vicende storiche del palazzo (1908 -1999)# glio del cugino Alfredo (1877-1944).

Palazzo geroldi

Una veduta del prospetto sul parco

La profonda ghiacciaia voltata a botte co-struita sotto il # anco sinistro del porticato

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Note artistiche: prof. Riccardo Bartoletti

Il complesso appartenne in origine alla famiglia Duranti, anzi, sembra che qui avesse proprietà l’esponente più celebre di quella, il cardinale Durante (1492-1558), vescovo di Brescia dal 1550 al 1558, successivamente passò ai Pisa, amministratori delle proprietà dei nobili Duranti, poi agli attuali Geroldi. Considerata la sua alta valenza artistica, fu sottoposto a vincolo con decreto ministeriale dell’ottobre 1958.Al piano terreno, a destra della galleria d’ingresso, segnalo per pregio architettonico due stanze: la prima con bassa volta raccordata alle pareti da possenti mensoloni, presenta le dimensioni di una sala di rappresentanza, mentre il secondo di ridotta metratura è volta-to a botte. Entrambi hanno decori tardo ottocenteschi, eseguiti dal medesimo artista atti-vo in Palazzo Boschi, Villa Fanti e nella Sala del Consiglio Pastorale della Casa Canonica.Alla sinistra della galleria si trova lo scalone d’accesso al piano nobile e, adiacente ad esso, l’ampia cucina con l’antico strumento usato per lo spiedo: un insieme di pulegge, fatte scorrere ad arte da pesi in pietra, permetteva la perfetta cottura del prelibato piatto bresciano. Lo stesso artigianale meccanismo si trova anche nella sala da pranzo di Villa Carini Luzzago ed è tuttora funzionante.Fulcro degli ambienti del piano primo è il salone di rappresentanza con volta a carena e un camino con decorazione eseguita in stucco sulla cappa ra+ gurante lo stemma car-dinalizio Duranti a ricordo del religioso che qui, come accennato, aveva probabilmente possedimenti terrieri: in questo ambiente la tradizione vuole che il cardinale Durante im-partisse le cresime durante i suoi soggiorni a Castenedolo, ipotesi del tutto anacronistica, considerato che l’attuale edi# cio fu costruito in epoca postuma.Un agile portichetto conduce dal # anco destro della villa padronale all’oratorio di Sant’Agata, la cui costruzione viene approvata il 2 maggio 1699 dall’arciprete di Caste-nedolo Giorgio Lombardo. L’edi# cio presenta una pianta centrale con cupola sostenuta da quattro pennacchi. Degna di attenzione è la sua decorazione plastico-pittorica: una ricca cornice in stucco campeggia sulla parete absidale, mostrando un’esuberanza di vo-lute e ammiccanti teste di cherubini. Sui pennacchi, anch’essi incorniciati da motivi in stucco, sono a& rescati i Santi Francesco d’Assisi, Antonio da Padova, Pietro e Paolo opera di scuola bresciana ascrivibile al primo decennio del XVIII secolo.

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Il so" tto di una sala a pia-no terra con decorazioni architettoniche e paesaggi-stiche ottocentesche

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Ritratto del cardinal Giovanni Alberto Badoer (Venezia 1649 - Brescia 1714) con zuc-chetto rosso, mozzetta rossa e rocchetto bianco, dipinto di proprietà Geroldi, inizio del XVIII secolo, ambito bresciano. Si conserva un identico ritratto del cardinale alla Fondazione Ugo da Como di Lonato

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La decorazione plastico pittorica eseguita sui pennacchi della cupola dell’oratorio di Sant’Agata; a # anco San Francesco d’Assisi.

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Disegno a penna della pianta dell’oratorio di Sant’Agata, da-tato 4 luglio 1699. Tratto da S. Guerrini, Chiese bresciane dei secoli XVII-XVIII, Brescia 1980

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palazzo geroldi

La vasta proprietà di Palazzo Geroldi con annesso rustico e oratorio, come indicato nel catasto napoleonico del 1810

Stemma Duranti eseguito in stucco sul camino del salone di Palazzo Geroldi. Descrizione araldica: inquartato nel 1° e 4° a sei gigli, or-dinati 3, 2, 1; nel 2° e 3° carico di un’aquila, coronata del campo. Lo stemma è sormontato dal galero cardinalizio (cappello con nappe)

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Palazzo Stanga si trova a Castenedolo in via XV Giugno n° 59 ed attualmente è di pro-prietà della famiglia Stanga. Precedentemente l’edi# cio è appartenuto dal 1910 al pri-mo notaio di Castenedolo, il Dottor Vincenzo Alberini, che alla sua morte (avvenuta intorno agli anni Cinquanta) lo lasciò in eredità alla famiglia materna Bettoni, poiché senza eredi. Intorno al 1957 il palazzo fu acquistato dalla famiglia Bettini (che si adoperò probabilmente a dotare l’edi# cio stesso dell’impianto di riscaldamento sino ad allora inesistente) # no al 1965, anno in cui venne comprato dalla famiglia Stanga.Come si evince sia dalla mappa appartenente al Catasto Napoleonico (1810) sia da quel-la successiva del Catasto austriaco (1842), il Palazzo aveva una connotazione tipologica a L, con il corpo di fabbrica più lungo che si sviluppava lungo la via storica detta Borgo di Sopra in direzione nord-est / sud-ovest mentre l’altra porzione di edi# cio si spingeva in direzione perpendicolare rispetto alla strada. Quest’ultima – che probabilmente era destinata alla residenza della servitù, al ricovero di animali e attrezzi da lavoro – non è più rilevata nel Catasto unitario (1898) o& rendo così la connotazione tipologica attuale a cortina.Da via XV Giugno si accede al palazzo tramite l’ampio androne voltato a botte e de-corato con un inserto posto sul so+ tto su cui si aprono due porte a doppio battente in legno, de# nite da cornici modanate in pietra e disposte sui due lati opposti dell’androne stesso. La pavimentazione, caratterizzata da una fascia centrale in selciato delimitata da due corselli paralleli lastricati, a+ ancati a latere da marmette di pietra grigia, interessa oltre che l’androne anche il portico interno sino a spingersi in prossimità del giardino. Procedendo in direzione nord-ovest, troviamo un cancello in ferro battuto sostenuto da due colonne in pietra modanate con base e capitello leggermente staccate dalle pareti laterali dell’androne su cui si imposta un arco ribassato. Da alcune immagini recuperate

Rilevatori: arch. Andrea Marocchi, arch. Annalisa PeraniFoto: Riccardo Bartoletti, Andrea Marocchi, Annalisa Perani, BAMSphoto, Foto Schena

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palazzo stanga

dall’archivio storico si osserva come la prece-dente impostazione del giardino originava dalla vista prospettica dall’an-drone d’ingresso così da incorniciare, attraverso le colonne e il # lare di cipressi, la fontana posta sullo sfondo, o& rendo una suggestiva visione a cannocchiale. Tale impo-stazione si è persa in fa-

vore di un giardino più contemporaneo, ove notiamo la presenza di numerose varietà di alberi e arbusti – tra cui il cedro dell’Atlante, il lauro, il cipresso dell’Arizona, la magnolia, ecc.. – e impreziosito da colonne e statue storiche in pietra; sul lato opposto all’androne d’ingresso si trova una fontana in pietra decorata con tre gigli # orentini posti ad arco, posizionata in adiacenza al muro di con# ne e privata dell’ornamento sopraelevato, costi-tuito da due boccioni in pietra che sono stati rubati alcuni anni fa. Lo stemma ra+ gurato sulla fontana fa presumere un legame con la città di Firenze, o forse semplicemente era stata acquistata nel capoluogo toscano – come sembra far pensare una fotogra# a trovata dalla proprietà nella so+ tta del palazzo e rappresentante un uomo a Firenze. Un elemento signi# cativo che rende riconoscibile il palazzo è la loggetta che si sviluppa nella parte nord-est del primo piano e che si a& accia sia su via XV Giugno sia sul cortile interno. Il loggiato è caratterizzato da sei colonne intere e quattro semi-colonne in mar-mo di Botticino poste lungo i lati longitudinali, sono a sezione circolare, con basamento e capitello dalle signi# cative dimensioni, e sorreggono la copertura attraverso capriate e travi in legno. Secondo alcune fonti non u+ ciali sembra che questo loggiato aperto fosse un collegamento di epoche storiche passate.Il piano terra conserva un impianto seicentesco con basse volte e mensoloni di raccordo alle pareti laterali. Nel corso del Settecento non subì trasformazioni degne di nota, se non un parziale arricchimento decorativo (Bartoletti, 2008). Proprio all’ottavo decennio del secolo risale l’a& resco eseguito sulla volta a schifo – con la parte centrale dritta e costoloni

Vista dall’alto dell’edi# cio (fotogra# a BAMSphoto)

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della Sala della Caccia ra+ gurante Ze# ro e Flora inserito entro uno sfondato inquadrato da una balaustra. Allo stesso periodo è riferibile il monocromo posto sopra il camino in marmo veneto, ra+ gurante la Fucina di Vulcano con dei putti (Bartoletti, 2008). La pavimentazione è realizzata con pianelle in cotto disposte a spina di pesce che conservano ancora il colore e la resa originaria, aggraziata dalla patina creata dal trattamento con cere e lino, mentre le cornici in legno delle porte sono un’imitazione del marmo giallo. Sem-pre al piano terra si apre un altro salone caratterizzato da un grande camino in marmo ampiamente modanato, che eccede rispetto alla dimensione della stanza e probabilmente è frutto del recupero dell’altare di una chiesa e rimontato nel corso dell’Ottocento.Prima di giungere al piano interrato osserviamo un pozzo antico, ancora funzionante, che consente di recuperare l’acqua da una falda super# ciale profonda circa 6/7 metri e, alzando lo sguardo verso il piano superiore, possiamo notare una bellissima balaustra in ferro battuto a mano decorata con una bandella martellata e unita con fascette e salda-ture. Scendendo una rampa di scale realizzata con blocchi interi di marmo – che fanno pre-supporre ad una costruzione importante poiché il trasporto di pezzi di tali dimensioni era molto oneroso – si giunge nella zona sotterranea. Qui si osserva una sequenza di archi e volte a crociera in mattoni, databili intorno al XV-XVI secolo, che immettono in una sala divisa in due campate, anch’essa chiusa da basse crociere (Bartoletti, 2008), e dove si trova una piccola apertura per l’ispezione del pozzo (che secondo alcuni racconti si trattava di un antico passaggio segreto che metteva in comunicazione l’edi# cio con l’attuale Palazzo Geroldi). L’organizzazione di questi ambienti fa ipotizzare la presenza di un’antica struttura conventuale, testimoniata anche da fonti non u+ ciali.Da annoverare è certamente la Camera degli Sposi che si trova al primo piano dell’altra abitazione situata nella parte sud del Palazzo. Questa presenta un so+ tto in arelle appe-so, voltato agli spigoli e graziosamente decorato con un bellissimo rosone centrale, e un caminetto in pietra rossa metamorfosata di forma canonica.

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Note artistiche: prof. Riccardo Bartoletti

Casa Stanga nel corso dell’ultimo quarto del Settecento venne interessato ad un signi# -cativo rinnovamento decorativo che interessò il cosiddetto Salone della Caccia e una sala del piano primo. In un mio precedente intervento (2008) avevo segnalato l’a& resco sul so+ tto del primo ambiente identi# candolo con Venere e Vulcano. In realtà la rilettura iconogra# ca dei soggetti ra+ gurati e dei loro attributi induce a pensare che sia più corret-to identi# care nei due personaggi Ze# ro e Flora. Il primo è la personi# cazione del vento di ponente, annunciatore della primavera e favorevole all’agricoltura. Ze# ro, o Favonio, viene descritto nell’Iconologia di Cesare Ripa come giovane di bell’aspetto, con le ali e le gote gon# ate. Nell’a& resco di Casa Stanga il giovane so+ a sulla # accola tenuta in mano da Flora, spegnendola.Flora era una divinità italica a cui era attribuita la # oritura, la coltura delle api e la protezione delle partorienti. Ovidio nei Fasti narra la storia di Ze# ro che, dopo avere rapito l’avvenente fanciulla, se ne innamorò e riparò alla sua impulsiva e violenta azione sposandola.Nell’a& resco # gura anche Apollo sul carro del Sole, forse perché la leggenda di Ze# ro si incrocia con quella del # glio di Giove e Latona, perché entrambi si contendevano l’ap-passionata amicizia del giovane Giacinto. Proprio Ze# ro, geloso di Apollo, fece deviare il disco laciato dal Dio, in modo che colpisse al capo Giacinto, che ne rimase ucciso. Il tema amoroso sottolineato dall’a& resco del so+ tto è ulteriormente ripreso dal coevo monocromo eseguito sulla cappa del camino della parete di fondo. Qui sono ritratti eroti, più comunemente noti come amorini, intenti a forgiare frecce per l’arco di Cu-pido nella fucina di Vulcano. Entrambi gli interventi pittorici, di buona qualità, sono ascrivibili alla mano del medesimo artista (da alcuni identi# cato con il bresciano Pietro Scalvini), vicino, per esiti # gurativi e linguaggio stilistico, all’intelvese Carlo Innocenzo Carloni (Scaria 1686- Scaria 1775), importante decoratore di chiese e palazzi dell’area austriaca e tedesca, attivo nel quinto - sesto decennio del Settecento in alcune dimore e chiese di Brescia e provincia. Cronologicamente le opere sono inquadrabili negli anni Settanta del XVIII secolo.Allo stesso arco temporale appartiene la bella quadratura (a& resco di carattere decorativo-

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architettonico) eseguito in un ambiente del piano primo, chiamato Camera degli Sposi. Vero e proprio genere pittorico, la quadratura veniva eseguita da artisti specializzati che collaboravano con i pittori di # gure alle campagne decorative di palazzi o chiese. Quella di Casa Stanga presenta al centro un illusionistico cupolino di forma ellittica rivestita di cassettoni ad alveare che vanno rimpicciolendosi verso la sommità con un abile inganno ottico. Quattro raggi raccordano la struttura centrale al perimetro del so+ tto dal pro# lo mistilineo. Cartouches e bouquet = oreali completano la capricciosa decorazione.In Palazzo Stanga è quindi possibile indicare la presenza di due distinte personalità arti-stiche: la prima, di ambito carloniano, parzialmente assimilabile nei modi allo Scalvini, realizza le # gure del Salone della Caccia; la seconda esegue la quadratura del locale al piano primo e, probabilmente, lo sfondato dell’episodio mitologico Ze# ro e Flora.

Particolare del settecentesco a& resco a monocromo eseguito sul camino del Salone della Caccia

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Vista di Palazzo Stanga da via XV Giugno verso nord (fotogra# a arch. A. Perani-marzo 2011)

Vista della loggetta da via XV Giugno (fotogra# a arch. A. Perani-marzo 2011)

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Vista del giardino in-terno di Palazzo Stanga (fotogra# a storica- Fam. Stanga)

Il prospetto interno e il parco dell’edi# cio in un quadro dipinto nel secolo XX

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Vista del giardino interno e particolare delle colonne (fotogra# a arch. A. Perani- marzo 2011)

Il notaio Alberini, primo notaio a Castenedolo, fotografato nel suo studio (primi del Novecento)

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In alto: particolare dell’a& resco settecentesco ra+ -gurante Ze# ro e Flora eseguito sul so+ tto del Salo-ne della Caccia a piano terra.A destra: il camino sulla parete di fondo del salone.In basso: veduta del salone (fotogra# e R. Bartoletti)

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A # anco: la quadratura settecentesca dipinta sul so+ tto della Camera de-gli Sposi al piano primo

In basso: il caratteristico camino della sala chiamata Caminada (foto-gra# a R. Bartoletti)

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Estratto dalla mappa napoleonica, 1810

Estratto dal catasto austriaco, 1842

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Pozzo antico (foto-gra! a Schena)

Estratto dal catasto unitario, 1898

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“Dimora Cavallini”, già di proprietà della nobile Teresa Galanti e poi, per successione ereditaria, di proprietà della nobile Barbara Brunelli, patrizia bresciana nonna dell’attua-le proprietario avv. Marco Cavallini Francolini, è situata nel centro storico di Castenedo-lo sulla via che collega il paese ai comuni di Ciliverghe, Mazzano e Rezzato. Attualmente la strada è conosciuta con il nome XV Giugno, data storica del risorgimento, per una battaglia svoltasi tra i Piemontesi e gli Austriaci. Anticamente la strada era denominata e conosciuta come Borgo di Sopra, e tuttora alcuni vecchi del paese la ricordano con tale nome in dialetto locale “Bordésurò”.Il palazzo riporta sulla chiave di volta del portone principale lo stemma della Famiglia Brunelli.La destinazione d’uso è rimasta invariata nel tempo, come abitazione signorile nell’edi-# cio principale ed alcuni piccoli fabbricati accessori nel contorno dell’area di proprietà.Nelle mappe storiche, da quella napoleonica, a quella del catasto austriaco, a quella del catasto unitario ed a quella attuale, si nota che l’impianto planimetrico del fabbricato non è mutato nelle varie epoche storiche e si può a& ermare che quello attuale è pressoché identico all’originario.Il palazzo ha una pianta sostanzialmente quadrata ed è riportato nella mappa napole-onica dei primi dell’ottocento, con piccole aggiunte laterali, non signi# cative, e così è arrivato ai nostri giorni. Da ciò, si presume, che l’impianto originale dell’edi# cio si possa far risalire al Settecento.Il fabbricato è di tipo in linea con a& accio diretto sulla strada e si sviluppa su due piani fuori terra, senza piani interrati. La facciata su via XV Giugno con una scansione regolare delle aperture al piano primo, sormontate da trabeazioni e le banchine collegate da un signi# cativo marcapiano in rilie-

Rilevatore: arch. Massimo ManettiFoto: Massimo Manetti

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vo ed uno sporto di gronda sagomato, la grande apertura pedonale e carraia sono da assegnare ad uno stile rinasci-mentale.Sul fronte strada al piano terra si trova-no tre aperture, due a sinistra ed una a destra del portone; quest’ultima è una doppia # nestra (bifora). Tutte queste aperture sono contornate da cornici in rilievo, tali da farle risalire probabil-mente a rimaneggiamenti eseguiti in tempi più recenti e databili al primo periodo del Novecento. Sopra le aperture del primo piano si trovano delle # nestre ovali con riferi-menti barocchi e sicuramente di epoca successiva all’impianto originale.Merita una particolare menzione il por-tale che contorna l’ingresso dell’edi# cio, in materiale lapideo con arco a tutto se-sto formato da quattro elementi prin-cipali due verticali e due ad arco, oltre a cinque elementi di raccordo, di cui la chiave di volta che riporta lo stemma

della famiglia Brunelli; il portone in legno è di pregevole fattura e per le parti originali di sicuro valore storico.La facciata interna prospetta sul giardino ed è caratterizzata da un ampio porticato e soprastante loggiato a tre campate con colonne in materiale lapideo ed archi a sesto ri-bassato, il resto della facciata rimaneggiata con un # ne gra+ to decorativo.Il porticato al piano terra è aperto sul giardino, mentre il loggiato al piano primo è chiuso con una vetrata in ferro con parti # sse ed altre apribili. Il porticato e l’andito d’ingresso presentano una pavimentazione storicamente interessante, uno dei primi esempi di pavi-mento in calcestruzzo di cemento lisciato e decorato con motivi a losanga. L’andito, sul

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quale si aprono le porte delle sale, è chiuso dal portone in legno sulla via XV Giugno e da una duplice vetrata: l’una con elementi portanti in legno, l’altra in ferro e vetri. Entrambi i manufatti possono farsi risalire al periodo = oreale (liberty).Le stanze al piano terra ed al piano pri-mo sono ampie e luminose decorate a so+ tto anche con stucchi di pregevole fattura e di antica realizzazione.Il parco privato è proporzionato di-mensionalmente al fabbricato; la pavi-mentazione è costituita da ghiaia # ne in spaccatello di marmo di colore chiaro per la parte adiacente al fabbricato e da un manto erboso per il resto. Il parco, impreziosito da una divisoria in materiale lapideo e cancellate in ferro battuto di epoca cinquecentesca, si presenta con caratteristiche di pregio come luogo raccolto e familiare. Probabilmente in origine era più esteso, poi, nel tempo, lo sviluppo urbano del paese ne ha modi# cato la super# cie snaturando la concezione originale seicentesca.

Vista panoramica del giardino e della facciata interna

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Bambino assetato, bronzo dello scultore Adriano Gra-ziotti (1964)

Balaustra cinquecentesca

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Catasto napoleonico (1810)

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Catasto austriaco (1842)

Catasto unitario (1898)

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Mancano tracce documentali circa l’originaria epoca di costruzione dell’edi# cio, mentre sono evidenti i segni delle trasformazioni ottocentesche.Tali interventi sono rilevabili anche dal confronto tra la mappa del catasto napoleonico, redatta nel 1810, del catasto austriaco (1842) e poi del regno italico redatto nel 1898. Nella mappa napoleonica risulta indicata una porzione di fabbricato posta nel cortile interno poi demolita (nelle mappe catastali indicata in giallo). L’edi# cio è collocato tra le vie XV Giugno e Fenaroli; nella facciata su via XV Giugno, ascrivibile al secolo XIX°, sono identi# cabili due distinti corpi di fabbrica:- quello meridionale in cui è inserito l’androne segnalato da un portale marmoreo a sesto ribassato e portone ligneo cieco; ai lati una doppia coppia di # nestre con contorno in pietra sbozzata e inferriata a disegno romboidale. Soprastante, separata da un marcapia-no appena segnato, penta# la di # nestre rettangolari.- il corpo nord (a destra guardando la facciata di via XV Giugno), prevista una tripla # la di # nestre allineate, con la posizione dei solai interni segnalata da una vistosa fascia marcapiano.La gronda allinea entrambi le porzioni di facciata con un cornicione intonacato.Si accede al cortile interno tramite l’androne pavimentato in pietra con corsie carraie a correre e lastrame di riempimento.All’interno troviamo un ampio giardino cintato, attraversato da un viale che in testa è delimitato da due colonne marmoree e termina con un fondo prospettico. La visione della zona agreste viene prolungata mediante una decorazione ottocentesca a “trompe l’oeil”, simulante una porta aperta su una verde campagna. “Questa tecnica consiste nel dipingere uno sfondo apparentemente reale su di una parete per farla sparire alla vista”.

Rilevatore: arch. Oliviero TognazziFoto: Riccardo Bartoletti, Giuliano Filippini, Oliviero Tognazzi

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Ancora, nel giardino, già sistemato a vigneto, troviamo una fontana mar-morea a parete e due colonne in pie-tra. Alcuni piccoli fabbricati tuttora esistenti erano stati adibiti in passato a canili. Sul lato interno l’edi# cio presenta un portico a tre luci con copertura a fal-da realizzata in tempi recenti a pro-tezione di una preesistente terrazza.Dall’androne e dal portico si accede ai locali del piano terra, qui, in una saletta, è stato riportato alla luce un a& resco parietale di gusto ottocente-sco ra+ gurante paesaggi lacustri del territorio bresciano.In un altro salone prospiciente il giar-dino interno è collocato un pregevole caminetto in marmo i cui elementi

decorativi richiamano caratteri tipici del tardo ‘500. L’accesso alle sale del primo piano avviene tramite uno scalone in pietra con ringhiera metallica.I proprietari della casa Lombardi svolgono da quattro generazioni la professione di no-taio. I componenti della famiglia hanno da sempre amato la caccia, ne sono prova gli in-numerevoli trofei, esposti nella villa, di mammiferi di piccola e media taglia e di volatili.

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Vista sul giar-dino e decora-zione a trompe l’oeil

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Il camino del salone a piano terra

Il caminetto della cucina a piano terra

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Decorazione ottocentesca con paesaggi lacustri in una saletta a piano terra.

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In alto mappa na-poleonica (1810); in basso mappa del catasto au-striaco (1842)

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Mappa del catasto unitario (1898)

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L’edi# cio, denominato “Circolo” dalla famiglia Cavagnini, storica e attuale proprietaria, risultato di un’aggregazione di corpi edilizi distinti, che si sono succeduti e strati# cati nel corso del tempo, si sviluppa attorno al grande cortile che si estende longitudinalmente a partire dall’androne d’ingresso da via XV Giugno.Analizzando la planimetria, che evidenzia la successione stratigra# ca nel tempo degli elementi edilizi e osservando con attenzione le caratteristiche costruttive dell’edi# cio, si può dedurre come il complesso edilizio si sia costituito e consolidato.In origine la proprietà era costituita dalla grande cantina, caratterizzata da un’imponente volta a padiglione in mattoni, e dal corpo fronte strada con# nante con il palazzo Lom-bardi, cui si richiama per tipologia delle aperture e dei decori delle cornici, probabil-mente risalenti al ‘700. Grazie alle mappe storiche possiamo poi capire che il complesso si è modi# cato una prima volta a cavallo tra il 1700 e il 1800: infatti nella mappa del catasto austriaco del 1842 e in un’altra del 1811, notiamo che l’edi# cio venne prolungato lungo la via pubblica (l’attuale via XV Giugno) # no ad arrivare di fronte alla cantina già esistente.Nella seconda metà dell’800, come testimonia la mappa del catasto unico del 1898, il complesso si completa con la copertura della parte libera che separa l’edi# cato fronte strada dalla cantina, andando a costituire un grande portico d’ingresso presente tuttora. Gli anni a cavallo della seconda guerra mondiale contribuirono poi all’ultima consistente modi# ca del complesso edilizio vedendo la realizzazione, in particolar modo, della parte che si sviluppa sul solo piano terra sul lato nord-est del cortile, caratterizzata da campate libere coperte con una serie regolare di capriate in legno.Grazie a testimonianze e memorie storiche possiamo poi inquadrare la vita e l’uso del complesso edilizio nel periodo che va dagli anni che precedettero il secondo con= itto

Rilevatore: arch. Paolo TerramocciaFoto: Riccardo Bartoletti, Paolo Terramoccia

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mondiale del secolo scorso # no ad oggi.Le stanze, poste sopra la grande cantina centrale e sui locali che si a& acciano sulla via pubblica, disposte su due piani, come ad oggi, ospitava-no sia le famiglie dei braccianti del proprietario Giulio Cavagnini (primo sindaco socialista del dopoguerra) sia famiglie in condizioni econo-miche disagiate, cui venivano concesse in uso pressoché gratuito. Si trattava di abitazioni deci-samente modeste, ma assai gradite da coloro che ne bene# ciavano, poiché certi di poter usufruire di un alloggio sicuro in tempi di grande carenza di abitazioni popolari.Oltre alle abitazioni domestiche è da segnalare la presenza della grande cantina (baricentro del complesso edilizio) che è sempre stata una co-stante della vita dell’edi# cio in tutta la sua sto-ria, di cui la recente ristrutturazione non ne ha né ridimensionato né alterato la struttura e la funzionalità.Al suo interno è stato anche ricollocato il grande torchio che serviva in passato per la spremitura dell’uva e che Giulio Cavagnini metteva a di-sposizione di chi aveva delle viti e non aveva la possibilità di e& ettuare autonomamente la spre-mitura di quanto raccolto.Sul lato occidentale del cortile (a destra entran-

do dalla strada) troviamo un corpo edilizio realizzato nel periodo della seconda guerra mondiale che, nato come ricovero degli attrezzi agricoli, venne poi utilizzato, in un pri-mo momento, come o+ cina meccanica per la riparazione degli stessi per poi divenire un’attività privata rivolta ai veicoli in generale. Attualmente, a seguito di una ristrut-turazione risalente ad una decina di anni addietro, la parte di edi# cio in esame è stata convertita a spazi commerciali e direzionali a carattere privato.

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A stretto contatto di quest’ultimo manufat-to troviamo il portico che, in origine, fungeva da # ltro tra l’edi# cato e un vigneto interno alla proprietà originaria; gli elementi che indubbia-mente lo caratterizzano sono i pilastri in mattoni curvi (originali), che ne conformano la geome-tria circolare.Nel corso degli anni, in-dicativamente verso la

metà del ‘900, la proprietà originaria venne poi frazionata e il vigneto che ne faceva parte venne venduto al Notaio Lombardi (con# nante) e, di conseguenza, il portico aperto su tutti i lati fu chiuso per assumere la con# gurazione attuale di spazio aperto solo verso ilcortile interno del complesso edilizio; in-# ne, a seguito della ristrutturazione so-praccitata, il portico è stato recuperato, mantenendo inalterata la sua peculiarità di limite scenogra# co del cortile, al # ne di ricavarne un suggestivo spazio direzionale.Sulla via XV Giugno si a& acciavano due esercizi pubblici: un pani# cio, che perma-ne tuttora, ed una “Cooperativa di Con-sumo”, ovvero un negozio di alimentari messo a disposizione ad un canone d’a+ t-to simbolico dal proprietario Giulio Ca-vagnini, creato da una cooperativa per le necessità di una popolazione in serie di+ -coltà economiche, aggravate dalla guerra. L’estradosso della volta della grande cantina

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Veduta della corte interna

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Planimetria del complesso (disegno arch. Paolo Terramoccia)

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bibliografia

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