Scuola di Specializzazione in Medicina Interna · Fisiopatologia (III) ... MORTALITA’ DEL TRAUMA...
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Direttore: Prof. Paolo Martelletti
Scuola di Specializzazione in Medicina Interna
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POLITRAUMA
Una malattia sistemica in medicina d’emergenza
Seminario Clinico di Medicina Interna a cura di:
Dr.ssa L. Magrini
Dr. V. Spuntarelli
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Definizioni
• Trauma: insieme di alterazioni anatomiche e funzionali indotte nel
nostro organismo dall’applicazione dall’esterno di una forza di varia
natura (meccanica, termica, chimica, etc..), in grado di
comprometterne, in modo più o meno grave, l’integrità fisica e
l’omeostasi sistemica
• Trauma maggiore: evento traumatico caratterizzato da lesioni in
grado di determinare un rischio immediato o potenziale per la
sopravvivenza
• Politrauma: evento traumatico caratterizzato da lesioni
contemporanee a carico di due o più distretti corporei (rachide, capo,
torace, addome, apparato muscolo – scheletrico), tali da comportare,
nell’immediato, instabilità delle funzioni vitali e un rischio immediato o
potenziale per la sopravvivenza
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Epidemiologia
• Il trauma è responsabile del 7% della mortalità globale nel mondo
• Il trauma, a livello planetario, costituisce la prima causa di morte
per le persone di età inferiore a 40 aa
• In Italia, annualmente, si registrano circa 18,000 decessi per trauma
(di cui 7000 per incidenti stradali, 5000 per atti di delinquenza o
autolesione, 4000 per infortuni in ambito domestico o per attività del
tempo libero, 1300 per infortuni sul lavoro)
• Sempre in Italia, il trauma è la causa di oltre 1 milione di ricoveri
ospedalieri (quasi il 10% di tutti i ricoveri annuali)
• Nel mondo occidentale, la stima di invalidità permanente
conseguente agli eventi traumatici è di 3 invalidi circa, per ogni
decesso
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• Trauma maggiore (generalmente lesioni gravi)
– Feriti proiettati fuori dal mezzo
– Pedone investito
– Morte di un passeggero sullo stesso messo
– Incidenti automobilistici con:
• V > 70 kg/h
• Decelerazioni > 35 km/h
• Deformazione della struttura dell’auto > 50 cm
• Introflessione della struttura dell’auto > 30 cm
• Tempo di estricazione > 20 min
• Precipitazione da h > 5 m
• Incidente motociclistico avvenuto a v > 40 km/h o con proiezione del
centauro
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Fisiopatologia (I)
• Il trauma maggiore è responsabile di una
significativa disregolazione omeostatica dalle
molteplici implicazioni, tra cui è importante ricordare
le alterazioni metaboliche e l’immunodepressione
• Il trauma maggiore induce nella vittima una
condizione critica che agevola l’insorgenza di
complicanze quali SIRS – sepsi, MODS – MOFS,
ARDS, CID, ipotermia e acidosi metabolica (= triade
killer)
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Fisiopatologia (II)
• Immunodepressione post traumatica: causato
dal ridotto effetto barriera di cute – mucose, fibrosi e
deplezione linfocitaria del timo, alterazioni della
fagocitosi per depressa chemiotassi dei neutrofili e
alterata migrazione dei monociti, alterato
funzionamento del complemento, ridotta attività
linfocitaria con incremento del rapporto Th2 / Th1
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Fisiopatologia (III)
• Alterazioni ormonali
– Riduzione GH e fattori della crescita ( effetto anabolizz)
– Iperincrezione di corticoidi, catecolamine e glucagone
( ormoni «stress relati»)
– Ridotta deiodinazione T4 T3 (redistribuzione del Selenio
nei vari compartimenti sistemici)
– Possibile incremento della PCT (infezione/sepsi)
– Stato di ipermetabolismo aumentato fabbisogno calorico –
proteico finalizzato alle fasi acute in atto, oltre che alla
riparazione tissutale (attenzione all’autocannibalismo proteico
muscolare)
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Fisiopatologia (IV)
• Complicanze sistemiche («risposte di fase acuta»)
– La progressione dalla SIRS alla MODS e MOFS è favorita
dall’instabilità emodinamica sistemica e dalle alterazioni del
macro e microcircolo splancnico che caratterizzano la SIRS
– L’apparato GI è bersaglio elettivo della SIRS (cfr. tutte le
sindromi ischemiche correlate): l’intestino funge da iniziatore e
da amplificatore dell’insorgenza di complicanze e insufficienze
multiorgano (es. diffusione del microbioma e delle tossine a
livello ematico)
– Si parla di asse intestino – fegato –
polmone
– ARDS: lesione traumatica polmonare
diretta o indiretta; danno prevalente di ROS,
macrofagi alveolari e proteasi a livello della
membrana alveolo – capillare
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Fisiopatologia (V)
• TRIADE KILLER: ipotermia (TC < 34°C), APTT > 60’’, pH
<7,2)
Una condizione comune è l’emorragia massiva:
– instabilità emodinamica shock emorragico
– turbe della coagulazione per ridotta attività dei fattori della
coagulazione e dell’adesione eritrocitaria e piastrinica all’endotelio
CID (attenzione all’uso dell’ AT III / eparina)
– deplezione volemica o rapida infusione ev di liquidi ipotermia
(vasocostrizione, aritmie sopraventricolari o bradicardie con ridotta
gittata cardiaca, tachipnea con broncospasmo, ridotto drive
respiratorio, confusione fino al coma, assenza di riflessi, acidosi
metabolica)
– Ipossiemia periferica acidosi metabolica (lattati > 5 mEq/L)
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MORTALITA’ DEL TRAUMA (I)
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GOLDEN HOUR
Distribuzione trimodale (Trunkey, 1983)
1.Picco (nei primi minuti): costituisce il 50% dei
decessi dopo un trauma. Rottura del cuore, grossi
vasi, gravi lesioni del tronco encefalico
2.Picco (nelle prime ore): costituisce il 30% dei
decessi. Lesioni pericolose: ostruzione vie aeree, Pnx,
emotorax, tamponamento cardiaco, emorragie gravi,
lesioni espansive endocraniche
3.Picco (dopo giorni o settimane): costituisce il 20%
dei decessi correlati a sepsi, MOFS
MORTALITA’ DEL TRAUMA (II)
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Nell’ultima decade, modifica sostanziale
dell’andamento della curva di distribuzione temporale
della mortalità:
– Netto incremento percentuale del primo picco di
distribuzione (mortalità immediata) sensibile aumento
delle energie complessive vulneranti, correlate alle
dinamiche strettamente associate all’evento traumatico
– Riduzione delle percentuali del secondo e terzo picco
maggiormente incisivi i Sistemi di Emergenza Territoriali in
merito alla riduzione della quota delle morti evitabili
(miglior approccio all’emergenze e migliore
organizzazione e gestione in ambito ospedaliero)
Metodologia organizzativa in emergenza (I)
• Allarme con raccolta maggior numero di notizie
telefonicamente con appropriato dispatch
(processo che dalla chiamata porta all’invio
dell’équipe più appropriata alla gestione dello
specifico caso clinico)
• Triage preliminare sulla scena (riconoscere le
lesioni più gravi/prioritarie da trattare, individuare
struttura ospedaliera più adeguata)
• Trattamento pre ospedaliero (funzioni vitali da
supportare, BLS, ALS)
• Trattamento ospedaliero (PS, Sala operatoria, TI).
L’ospedale individuato, debitamente informato,
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Metodologia organizzativa in emergenza (II)
• Trattamento ospedaliero (PS, Sala operatoria, TI).
L’ospedale individuato, debitamente informato,
deve garantire la disponibilità di:
– Sangue 0 Rh negativo
– Sala emergenze attrezzata per il recupero e il
supporto funzioni vitali e per le indagini di primo
livello (Rx torace, bacino ed Eco fast) e lavaggio
peritoneale (se necessario)
– Équipe chirurgica e sala operatoria (GIA’
ATTIVATI)
– Laboratorio analisi
– TAC
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Metodologia clinica in emergenza (I)
• Sicurezza della scena (autoprotezione dei
soccorritori)
• Stabilizzazione del paziente, manovre salvavita
• E.O. testa piedi per individuazione di lesioni e
pericoli attivi
• Triage in PS: uno dei metodi più usati per calcolare
la gravità è il Revised Trauma Score (RTS), che
consta di 3 variabili:
– GCS (apertura occhi, risposta verbale e motoria)
– Frequenza respiratoria
– PA sistolica
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Se RTS < 11, TRAUMA GRAVE
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• Gestione ottimale della 1°H (GOLDEN HOUR), ma
soprattutto dei primi 10’ (PLATINUM 10 MINUTES),
in termini di precocità di intervento e sua
adeguatezza metodologica
Metodologia clinica in emergenza (II)
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• Garantire che il paziente possa essere disposto in
posizione adeguata su piano rigido, supino e allineato
• Per portare un soggetto in questa posizione, manovra
prono – supinazione: durante tale procedura, il corpo
del paziente deve ruotare mantenendo l’asse testa –
collo – torace costantemente allineato (in inglese log –
roll). Prima di tale procedura è spesso necessario
rimuovere ostacoli anatomici (spesso arti)
• Tecnica a 4 o a 3 soccorritori
• Immobilizzazione bimanuale del
rachide cervicale
Basic trauma care (BTC)
• Obiettivo: garantire al paziente, il più
precocemente possibile, la più efficace perfusione
tissutale degli organi vitali con sangue ben
ossigenato, in modo da mantenere e sostenere:
1. Stato di coscienza
2. Attività respiratoria
3. Attività cardiocircolatoria
• Tecniche analoghe al BLS/ALS
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Analisi ABCDE (I)
A (airway)
• Pervietà vie aeree superiori e immobilizzazione del rachide
(tramite collare cervicale).
• Attenzione: il collare va posizionato dopo aver appurato prima la
pervietà delle vie aeree!!
• Ispezione e disostruzione delle vie aeree superiori (anche con
l’ausilio delle dita per la rimozione di eventuali corpi estranei)
• Se necessario, mantenere la pervietà con sublussazione della
mandibola o sollevamento del mento (MAI iperestensione del
capo, a meno che non si è sicuri dell’integrità del rachide
cervicale)
• Posizionamento cannula oro – faringea per stabilizzare le vie
aeree del paziente incosciente (assenza del riflesso
faringeo)
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Analisi ABCDE (II)
B (breath)
• Valutazione e sostegno di base della respirazione (O2 terapia
da alto flusso , 12 – 15 L/min)
• Al paziente che NON respira occorre insufflare ossigeno 2 volte
consecutive (utilizzare pallone Ambu), per poi valutare polso
carotideo (se assente, BLS)
• Se FR < 10 o > 35 atti/minuto, necessario insufflare O2
mediante procedura ventilazione assistita (1 insufflazione ogni
4’’, con in media 16 insufflazioni/min)
• Nel paziente incosciente che respira, NO posizione laterale di
sicurezza (mantenere sempre posizione supina e allineata)
• Mai rimuovere corpi estranei toracici (stabilizzarlo con
medicazione compressiva, che deve essere applicata
circonferenzialmente)
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MEDICAZIONE A VALVOLA (PNX)
Analisi ABCDE (III)
C (circulation)
• Valutazione e sostegno funzioni cardiocircolatorie
• Emostasi delle emorragie potenzialmente
pericolose per la vita come priorità gestionale
(compressione diretta o tramite laccio emostatico a
monte, sollevamento arto ove possibile) –
considerare sempre il numero di feriti sulla scena
del trauma
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Analisi ABCDE (IV)D (funzioni neurologiche di base)
• Stato di coscienza (valutato tramite AVPU):
– A: alert (sveglio, cosciente e collaborante)
– V: verbal (incosciente, risponde a stimolo verbale)
– P: pain (incosciente, risponde a stimolo doloroso)
– U: unresponsive (incosciente, a nulla reagisce)
• Valutazione delle pupille
– Isocorìa (uguale dimensioni)
– Isociclìa (uguale regolarità di contorno)
– Normoreattività alla luce (miosi alla luce)*
• In presenza di pupilla dilatata che non si restringe dopo stimolo
luminoso, trasportare con urgenza in NCH
• Valutazione della motilità (a comando e simmetria)
• Valutazione della sensibilità (tattile e propriocettiva)
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Analisi ABCDE (V)
E (azione)
• Valutazione superficie corporea non ancora
esplorata (dopo aver effettuato manovra log – roll)
• Immobilizzazione del pz su asse spinale lunga,
ancorato tramite cinghie («ragno») a capo
immobilizzato («fermacapo»)
• Copertura del pz con telo isotermico (cfr. rischio
ipotermia e triade killer)
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A
• Un controllo definitivo e ottimale della pervietà delle
vie aeree può essere raggiunto tramite:
– Intubazione tracheale, per via orale o nasale (a meno che
non vi siano segni indiretti di frattura della base cranica
(ematoma periorbitario o premastoideo, rino o
otoliquorrea) o se il paziente è in arresto
cardiorespiratorio)
– Tubo laringeo
– Cricotirotomia con ago
• Posizionare collare cervicale a priori (a meno che
non vi siano corpi estranei penetranti nel collo o
compaia sintomatologia dolorosa o peggioramento
neurologico durante la manovra log – roll)18/12/2017Politrauma Pagina 26
Advance trauma care (ATC)
B
• Carattere del respiro (eupnoico, dispnoico, gasping), simmetria
dell’espansione toracica, soluzioni di continuo con l’esterno
• FR (eupnea, bradipnea, tachipnea), I. respiratoria
• Segni di trauma toracico
• Presenza di enfisemi sottocutanei
• Iperfonesi plessica (Pnx) o ipofonesi (emotorace)
• EGA portatile, SpO2 mediante saturimetro portatile
Sempre somministrare O2 alla massima concentrazione
possibile (maschera con reservoir o respirazione assistita, in
caso di evidente distress respiratorio)
Identificare e trattare patologie acute conseguenti all’evento
traumatico (Pnx iperteso o aperto, emotorace, volet costale)
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C
• Riconoscere lo stato di shock (tachicardia, vasocostrizione
cutanea, ipotensione arteriosa tardiva)
• Tipico è lo shock ipovolemico / sindrome emodinamica da
bassa gittata (emorragico)
• Il riscontro di ipotensione arteriosa in un paziente
politraumatizzato rappresenta un indice clinico inequivocabile
della presenza di shock, che va sempre considerato
ipovolemico/emorragico e in tal modo trattato, finché non si
dimostra il contrario (es. neurogeno)
• Forme miste di shock nel politraumatizzato:
– Ipovolemico/emorragico
– Cardiogeno (contusione cardiaca o embolia gassosa
coronarica)
– Ostruttiva (Pnx iperteso, tamponamento cardiaco)
– Neurogena (lesione midollare alta)
– Settica (comparsa tardiva, generalmente ospedaliera)18/12/2017Politrauma Pagina 28
• Sindrome emodinamica da bassa gittata:
– Cute fredda, sudata e marezzata (rilascio catecolamine),
segno NON presente nello shock neurogeno (vasodilatazione
da caduta del tono simpatico)
– Estremità pallide, aumentato refilling capillare periferico per
centralizzazione del circolo
– Tachicardia, polso periferico frequente e piccolo, segno NON
presente nello shock neurogeno (cfr. sopra)
– Tachipnea (ipossiemia, acidosi)
– Stato confusionale
– Ipotensione arteriosa tardiva (fase terminale)
– Oligoanuria (fase terminale)
Tutto in funzione della quantità e della velocità dei fluidi persi
La PA comincia a diminuire solo quando la perdita di sangue è >
1500 mL nell’adulto e diventa di solo indeterminabile a livello
periferico, con polsi arteriosi validi solo a livello carotideo o
femorale
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• Il riscontro di bradicardia in paziente con shock traumatico
(se non sussiste uno shock neurogeno) è indice di arresto
cardiaco imminente!
• Il bambino ipoteso per shock ha già perso cospicue quantità
ematiche, maggiore è quindi la severità!
• Nell’anziano, invece, per scarsa attivazione adrenergica,
l’ipotensione arteriosa compare più precocemente
• Intervenire sullo shock emorragico
- Tamponare prontamente sedi emorragiche (color rosso
vivo, fuoriuscita a getto e sincrona con l’onda sfigmica)
- Stabilire un’adeguata ossigenazione
- Accesso vascolare per fluidoterapia
- Laccio emostatico (tourniquet) solo per monconi di
amputazione o quando la compressione manuale risulta
essere insufficiente
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• Fluidoterapia
- Emorragie di classe I (750 mL): 2 litri di cristalloidi
- Emorragie di classe II (750 – 1500 mL): 3 – 4,5 L di cristalloidi
- Emorragie di classe III (1500 – 2000 mL): 5 – 6 L di cristalloidi
- Emorragie di classe IV ( > 2000 mL): > 6 L di cristalloidi
Possibile anche l’uso dei colloidi (attenzione alle anafilassi, se
pur rare, o al sovraccarico del circolo per il loro potere
oncotico)
Per le classi III e IV è opportuno predisporre di almeno 3 – 4
unità di sangue prontamente utilizzabile sin dall’ingresso del
paziente (0 negativo), soprattutto ne non vi è stata risposta dei
parametri emodinamici alle prime infusioni di liquidi
Preriscaldare i liquidi da infondere (grandi quantità di fluidi
freddi possono rapidamente indurre instabilità elettrica, arresto
cardiaco, turbe della coaugulazione con CID)
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• In condizioni di emorragia massiva / critica (perdita dell’intero
volume circolante nelle 24h, perdita del 50% del volume
circolante in 3h o perdite ematiche superiori a 150 mL/in),
applicare protocollo di trasfusione massiva:
– infusione di sangue – plasma – piastrine in rapporto di 1:1:1
(4 U emazie, 1 sacca plasma, 10 U piastrine)
– Raggiungere valori Hb fra 7 e 9 g/dl, INR < 1,5 , fibrinogeno
>50 mg/dl e Plt > 50,000/microl
– Riportare PA sistolica fra 90 e 110 mmHg
– Dubbia l’infusione del fattore VII attivato
• Il target primario nel paziente traumatizzato con shock
emorragico deve essere l’individuazione del sanguinamento e
il suo controllo, per evitare l’insorgenza della triade killer
• Utili parametri: PA, FC, FR, TC, refilling capillare, GCS. In PS,
EGA (+ lattacidemia)
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D
• Rapido esame neurologico:
– Livello di coscienza
– Pupille
– Mobilità allo stimolo doloroso
– Sensibilità tattile
• In caso di peggioramento,
si riparte sempre dall’ABC
perché un deterioramento
neurologico può dipendere da una condizione
ipossica e/o ipovolemica
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GSC < 9 intubare il paziente
• Pupille
– Se anisocoria (d pupillare differente nei due lati) > 1 mm, può
essere segno di compressione su un emisfero cerebrale (lesione
espansiva)
– A volte, anisocoria trauma oculare diretto (massiccio facciale).
In questo caso, valutare la risposta in miosi dell’occhio
traumatizzato dopo stimolazione dell’occhio sano, seguita da
midriasi bilaterale per stimolazione dell’occhio anisocorico
(riflesso di Marcus – Gunn)
– Riflesso fotomotore (allo stimolo luminoso, miosi pupillare): se
rallentato, maggiore danno neurologico
– Attenzione alle miosi a capocchia di spillo: sofferenza del tronco
– ponte ma anche azione farmacologica (oppiacei)
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E
• Raccogliere informazioni aggiuntive sul paziente
(patologie croniche, farmaci
• Spogliare il paziente mantenendo il rachide
immobilizzato
• Ispezione del dorso con tecnica di log – roll e delle
regioni ascellari e inguinali: verificare lesioni o ferite
importanti e minacciose (eventualmente effettuare
medicazioni compressive)
• Caricare il paziente su asse spinale dopo
immobilizzazione complessiva
• Proteggere il paziente da eventuale insulto
ambientale (ipo/ipertermia)
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• Valutazione del bacino (prima di immobilizzarlo con cintura
pelvica o teli)
– Eventuali fratture che si possono evidenziare se:
• Incapacità di flettere attivamente l’anca
• Dismetria degli arti
• Extrarotazione dell’arto interessato
• Ematomi perineali
• Edema scrotale
• Sangue nel meato uretrale esterno
• Compromissione sensibilità dorso laterale del piede
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• Immobilizzazione degli arti steccaggio in leggera
trazione quando la frattura non è esposta• Evita danni neurologici periferici e vascolari
• Riduce il movimento degli arti e delle parti fratturate
• Riduce eventuali sanguinamenti della zona interessata
– Adeguata analgesia del paziente prima di ogni
di qualsiasi manovra
– Arto completamente esposto per garantire
emostasi e medicazione ferite (ove necessario)
– Polsi validi sia prima che dopo procedura (escludere eventuale
ischemia da compressione)
– Frattura non esposta leggera trazione
– Frattura esposta non tentare di riallinearla (problema
da affrontare in ospedale chirurgicamente)
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• Giunti in PS:
– Esame obiettivo generale e distrettuale più approfondito
(da ricordare soprattutto):
• Frattura base cranica occhi a procione, otorragia, oto o
rinoliquorrea;
• Tamponamento cardiaco turgore giugulare
• Enfisemi sottocutanei, volet costale, Pnx
• Attenzione nelle donne all’utero gravido
• Priapismo nell’uomo lesione midollare sopra L1
– Notizie anamnestiche: AMPLE
• Allergie
• Medicine (quali, quando)
• Patologie pregresse
• Last food (cfr. manovre rianimatorie pericolose a stomaco pieno)
• Evento (info sull’incidente)
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• Prima del trasferimento dal vacuum del 118 sulla barella traumatologica del PS si verificano:
ventilazione, posizione del tubo endotracheale, polso centrale, pupille, cute, accessi venosi,
infusioni in corso di farmaci e fluidi, posizione del collare cervicale. Si seda e curarizza il
paziente se la situazione clinica lo richiede. (Attenzione ai farmaci eventualmente presenti nelle
infusioni in corso).
• Si riceve la consegna verbale dal medico 118.
• Trasferimento in asse del paziente dal vacuum al lettino traumatologico (si solleva in 5 persone
di cui una mantiene in asse testa, collo e spalle,
• controllando il tubo (attenzione ad evitare i movimenti del passaggio cervico – dorsale, molto
utile per la manovra il telo su cui è spesso adagiato il paziente) .
• Si spoglia completamente il paziente tagliando gli abiti e rimovendoli, compresi quelli sotto il
corpo, cave lesione cervicale, mantenendo bene in asse tronco e collo, attenzione a valori,
documenti, protesi dentali, acustiche, lenti a contatto, ecc.
• Si collega il paziente per il monitoraggio completo compresa la ET CO2 nel paziente intubato.
• L’anestesista-rianimatore e l’infermiere/a sulla destra del paziente, eseguono: first survey
secondo le indicazioni ATLS accesso periferico multiplo e/o centrale (catetere CVC due lumi da
16 fr. oppure catetere “high flow” trilume da 4 fr. se il sospetto diagnostico è di emorragia o
ipovolemia grave).
• Un altro infermiere: terapia volemica e farmacologica, sedazione, pompe di infusione continua.
• Medico: esegue sempre eco-FAST, possibilmente extended, con referto orale provvisorio al TT.
In caso di esame positivo riferisce comunque al chirurgo il quale pone l’eventuale indicazione
alla chirurgia urgente/emergente.
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• Esami radiologici ed ematochimici (vedi dopo)
• Contemporaneamente l’anestesista-rianimatore e l’infermiera/e del PS sulla sinistra del
paziente si occupano di: vie aeree, catetere arterioso, emogasanalisi arteriosa con lattacidemia,
prelievi preoperatori, richiesta gruppo sanguigno ed emocomponenti. In caso di shock
emorragico e paziente instabile per politrauma o emorragia esterna, il plasma fresco scongelato
F.F.P. (20-30 ml./Kg./pc) deve essere richiesto all’ ingresso e prima dell’ esito degli esami
ematochimici
• Medico PS: esegue il second survey (possibilmente esaminando anche la schiena Log Roll) per
completare il quadro clinico in base ad anamnesi, dinamica dell’ incidente, obiettività clinica,
risposta alla terapia farmacologia ed infusionale, eco-FAST, immagini radiografiche. Eventuali
fonti di sanguinamento esterno sono da suturare o tamponare adeguatamente per evitare
emorragie ulteriori durante la diagnostica.
• Medico PS: ulteriore richiesta di emocomponenti, compila il protocollo “POLITRAUMA” (allegato
5), chiama eventualmente altri specialisti interessati con le radioline di pronta disponibilità dei
reparti, fornisce informazioni su eventualità chirurgica e necessità di sala operatoria urgente,
comunica la richiesta di MSCT urgente se necessaria, raccoglie i primi referti del laboratorio
• Infermiera/e PS: cateterismo vescicale con sensore temperatura, ev. campione urine per
sostanze tossiche, controllo ipotermia: infusioni e trasfusioni calde, coperta calda, monitoraggio
temperatura.
• Si prepara il trasferimento del paziente alla Terapia Intensiva, alla diagnostica tomografica o alla
sala operatoria in base alle decisioni collegiale.
• In caso di richiesta da parte dell’ autorità competente della determinazione della alcolemia a fini
legali deve essere compilato e firmato da un rappresentante delle forze dell’ ordine l’ apposito
modulo presente in PS
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• Indagini da fare:
– Rx torace (1 proiezione)
– Rx bacino
– ECG
– TC bacino e pelvi
– TC encefalo (se trauma cranico o coma)
– TC torace e addome con mdc (se buona CrCl)
– Rx rachide cervicale + altri segmenti se necessario
– Eco FAST (seni costo frenici, parasternali, ipocondri,
epigastrio, ipogastrio) Extended Fast
– Laboratorio: emogruppo, prove crociate, emocromo con
formula (attenzione all’Hct in relazione all’Hb), creatinemia,
glicemia, elettroliti, PEC, acido lattico, CPK (crush
syndrome), EGA, Troponina I HS, es. urine
(micro/macroematuria), beta HGC
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Trauma cranico
• Danno anatomico o funzionale del contenuto della scatola
cranica conseguente a forze meccaniche
• Circa il 10% delle attività di un PS (1/100 così grave da
vere esito letale)
• Lesione traumatica a volte evidente anche all’esterno
(tessuti molli, cuoio capelluto, ossa, etc..)
• Pericolo dell’ipertensione endocranica in caso di ematomi
intracranici riforniti (con ipossia e ipotensione che
causano un danno cerebrale secondario)
• Non sottovalutare mai i pazienti con sensorio conservato
dopo trauma cranico ematoma subaracnoideo!
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• Cosa fare:
– Proteggere il rachide cervicale finché non si dimostri
l’assenza di lesioni radiologicamente
– Intubare il paziente con GCS < 9
– SpO2 sempre > 95% (ventilare se necessario)
– Evitare iperventilazione (se diminuisce pCO2
vasocostrizione arteriosa reattiva ipossia e ischemia
cerebrale)
– PA sistolica > 110 mmHg
– Se ipert. Endocranica (midriasi non reattiva, livello di
coscienza deteriorato) utilizzare boli ev di Mannitolo ogni
4h o Lasix 1 – 2 fl ev ogni 4h
– Tamponare ferite del cuoio capelluto (altamente irrorato)
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• Uso della TC encefalo:
• Sempre, anche nei traumi minori
• Utile il raccordo anamnestico (amnesia, cefalea, vomito)
• Farmaci anticoagulanti/antiaggreganti, coagulopatie)
• Abuso di droghe/alcool/altre sostanze
– Mantenere il paziente in osservazione per almeno 24 h
(ripetere eventuale TC cerebri, soprattutto se il paziente
presenta un progressivo o repentino deterioramento del
quadro neurologico)
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Trauma facciale
• Spesso associato a traumi cranio – cervicali
• Pericoli immediati in caso di:
– Ostruzione delle vie aeree (sangue denti avulsi, detriti,
vomito, dentiere o protesi, etc..)
– Trauma del laringe
– Trauma del rachide cervicale
– Trauma cranico associato
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• Interventi particolari
– Assicurare sempre la pervietà delle airways
– Pulizia del cavo orale manualmente o con aspiratore o SNG di
grosso calibro
– O2 tp al 100% con intubazione, se necessaria, ma NON per via
naso – tracheale (se etmoide fratturato, possibile contatto fra tubo e
parenchima cerebrale): trauma laringei
– SNG per via orale, posizionato precocemente
– Tamponare emorragie
– Mantenere protezione per il rachide cervicale
– Evitare toccare la superficie radicolare del dente avulso: prenderlo
per la corona e conservarlo in sol. Fisiologica o bicchiere latte
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Trauma toracico
• Il 25% delle morti per trauma è provocato da un
trauma del torace
• In quasi tutti i casi di trauma toracico la RCP deve
avere la precedenza su tutte le altre misure
terapeutiche
• > 65% delle morti secondarie a lesioni traumatiche
del torace si verifica in ambito intraospedaliero: da
individuare soprattutto quelle «evitabili»
• Spesso utile, in ambito ospedaliero, approccio
conservativo o con drenaggio toracico.
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• Tipologie di lesioni, in base all’evoluzione:• Immediata (rottura di grossi vasi o cuore) 1’ – 2’ exitus
• Precoce (ostruzione vie aeree, Pnx iperteso, tamponamento
cardiaco) si verificano entro le prime ore dal trauma
• Tardiva (rottura di diaframma, esofagea) possono verificarsi anche
dopo alcuni giorni, possono essere fatali se non riconosciuti
• Altre lesioni:
– Fratture costali (con eventuale volet) e possibile danno
epatico, splenico, diaframmatico o dei grossi vasi
(soprattutto a livello della porzione alta del torace)
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Lesioni toraciche maggiori
• Pnx iperteso
• Pnx aperto
• Volet costale
• Emotorace massivo
• Tamponamento cardiaco
• Lesione della via aerea alta
RICHIEDONO TRATTAMENTO IMMEDIATO
QUOAD VITAM
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• Pnx iperteso
– Insorge quando, in conseguenza di una
lesione della parete toracica, delle vie
aeree, del polmone, si verifichi una
discontinuità anatomica che consenta
un continuo rifornimento di aria nel
cavo pleurico con meccanismo «a
valvola» (l’aria entra in inspirazione ma
non esce in espirazione)
– L’aria forzatamente immessa nella
cavità pleurica fa aumenta la pressione
endopleurica collasso polmonare
ipsilaterale alla lesione con
sbandieramento del mediastino
controlaterale.
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Continuo rifornimento aria
Sbandieramento mediastinico
Angolatura delle cave con riduzione ritorno
venosoRiduzione precarico
Shock extracardiacoostruttivo
• Dispnea ingravescente perspostamento tracheale
• Turgore delle giugulari (che puòcomunque mancare nel pazienteipovolemico)
• Angor toracico acuto, di tipotrafittivo, con evidente componentepleurica, tendente ad aumentare inconcomitanza di tosse, attirespiratori, movimenti del torace
• Iperespansione, iperfonesi,ipermobilità, abolito il MVdell’emitorace interessato
• Se shock ostruttivo: ipoperfusioneperiferica e ipotensione arteriosa
Diagnosi clinica (oltre
che radiologica):
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• Tecnica di drenaggio del Pnx iperteso
1. Localizzare II spazio intercostale e III costa
2. Identificare la linea emiclaveare e spostarsi di 1 – 2 cm
lateralmente ad essa per essere certi di non pungere l’arteria
mammaria
3. Praticare anestesia locale con 6 – 10 cc di lidocaina (se il pz è
cosciente e c’è tempo)
4. Infliggere perpendicolarmente e in profondità ago di grosso calibro
(o ago da siringa da 10 cc), rimanendo SOPRA il margine
superiore della costa sottostante
5. Se entrati, si udirà fuoriuscita di aria a getto (sotto pressione)
oppure con una siringa di fisiologica si potrà constatare fuoriuscita
di bolle (in aspirazione)
La decompressione è una manovra salvavita!
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La mancata fuoriuscita di aria non esclude un Pnx, ma
può essere dovuta ad altre cause:
– Ago otturato da sangue o da frustoli di tessuto far
scorrere nell’ago qualche cc di fisiologica
– Posizione troppo superficiale dell’ago riposizionamento
più profondo
– Contusione polmonare sottostante zona di atelettasia in
quella sede. Attende soccorsi e gestione PS
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• Pnx aperto
– Ferita toracica soffiante per comunicazione diretta dello spazio
pleurico con l’ambiente esterno estese fratture o lesioni
toraciche
– Polmone collassato
– Entrata d’aria in inspirazione e fuoriuscita d’aria in espirazione
– Movimento pendolare (flutter) mediastinico grave
insufficienza cardiorespiratoria: se non trattata, exitus
– Utilizzare medicazione sterile, ermeticamente chiusa solo su tre
lati e con lembo libero: protezione della ferita ed effetto valvola
flutter unidirezionale (aria non entra in inspirazione, aria esce in
espirazione)
– Trattamento definitivo prevede drenaggio toracostomico e
riparazione chirurgica della ferita
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MEDICAZIONE A VALVOLA (PNX)
• Volet costale
– Lembo costale mobile quando un segmento della parete toracica
non presenta più continuità ossea con il resto della gabbia toracica
– Ventilazione anomala: alterazione della dinamica respiratoria
toracica, con rientramento del segmento interessato in inspirazione
e sua fuoriuscita durante l’espirazione respiro paradosso
– Insufficienza respiratoria acuta, atelettasie, mancato drenaggio
secrezioni polmonari e tracheo bronchiali, escursioni respiratorie
asimmetriche e scoordinate
– Pericolo di una sottostante contusione polmonare
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Clinica
• Agitazione
• Dispnea e tachipnea
• Angor toracico pleuritico
• All’ispezione, respiroparadosso
• Alla palpazione, crepitiosulla lesione
• Alla percussione, ipofonesiplessica
• All’auscultazione, MVridotto
Terapia
• Supporto ventilatorio conO2 al 100% umidificato
• Intubazione tracheale eventilazione artificiale (senecessario)
• Analgesia (anche per lameccanica respiratoria)
• Liquidi ev (nei pazientiemodinamicamenteinstabili)
• Si stabilizzerà poi il lembo(eventualmentechirurgicamente)
• Mantenimento delsupporto ventilatoriomeccanino
• Toilette bronchiale eprofilassi antibiotica
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• Emotorace massivo
– Versamento pleurico post traumatico ematico! (soprattutto se
emorragie proviene da rami costali, arteriosi)
– Possibile Pnx concomitante (se l’emorragia proviene dal
parenchima polmonare o da vasi venosi) emopneumotorace
– Emotorace massivo: V > 1500 cc
• Shock ipovolemico emorragico con ipossiemia (atelettasia) e ipercapnia (se
ipoventilazione, per severa compromissione della meccanica respiratoria).
La clinica guida la diagnosi di shock emorragico, la partenza toracica dalla
semeiotica (MV assente e ipofonesi plessica della parte interessata)
– Fluido terapia ev
– Drenaggio toracostomico di grosso calibro (28 – 32 Fr) in V
spazio intercostale (spazio costo vertebrale)
– In ultima ratio, toracotomia e controllo chirurgico della fonte di
sanguinamento attiva
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• Tamponamento cardiaco
– Raccolta intrapericardica di sangue proveniente da lesioni
traumatiche cardiache, dei grossi vasi o delle coronarie
– Trauma toracico chiuso, ferite penetranti
– Triade di Beck:
• Turgore delle giugulari (ipertensione venosa secondaria ad ostacolato ritorno
venoso e a compromissione del riempimento cardiaco) può mancare se il pz
è ipovolemico!
• Ipotensione arteriosa (riduzione della gittata cardiaca)
• Ottundimento dei toni cardiaci
• In aggiunta alla triade:
– polso paradosso con riduzione della PA sistolica > 10 mmHg durante inspirazione
– Segno di Kussmaul: aumento distensione giugulare durante inspirazione
– Ruolo cardine negli ultimi anni dell’Ecofast (in generale per tutti i
politraumatizzati)
Shock extracardiaco ostruttivo con sindrome emodinamica da bassa gittata
(a cui segue instabilità elettrica del miocardio e PEA)
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Pericardiocentesi procedura salvavita!
• Vie di accesso (utile aiuto Rx o Eco)
– Subxifoidea sn
– Subxifoidea dx
– Parasternale sn
• Procedura:
– Sterilità
– Lidocaina in regione subxifoidea
– Pz supino e in decubito semiortopnoico, con il tronco
sopraelevato di circa 30°rispetto al bacino
– Ago spinale connesso a una siringa con deflussore di raccordo e
rubinetto a tre vie
– Connettere con un morsetto la radice metallica dell’ago spinale
all’elettrodo precordiale di un ECG
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– Introdurre l’ago nell’angolo costosternale sn e dirigerlo verso la
punta della spalla sn, mantenendo la siringa in aspirazione
costante (angolazione di circa 15°– 30°)
– Osservare la traccia ECG durante la progressione dell’ago
elettrodo se onda T si negativizza, contatto con epicardio!
Quindi lentamente ritirare l’ago e riportarlo nel sacco pericardico
(ricompare QRS normale)
– Se paziente emodinamicamente instabile, effettuare approcchio
cardiochirurgico
– Complicanze periprocedurali:
• Pnx
• Danno miocardico
• Lesione coronaria (> coinvolta la discendente anteriore)
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• Lesioni delle vie aeree alte
– Enfisema sottocutaneo del collo
– Stridore laringeo,
– Disfonia
– Emottisi
– Fratture articolazione sternoclavicolari
– Necessaria spesso intubazione oro tracheale
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• Sempre sospettare che un politraumatizzato possa
presentare lesioni addominali «occulte»
• Monitorizzare parametri vitali durante il trasporto
• Accorciare i tempi di arrivo in un’eventuale sala
operatoria
• Peritonite non sempre evidenziabile (lesioni chiuse di
visceri cavi o vasi in addome)
• Più facile la diagnosi di lesioni penetranti (MAI rimuovere
corpi estranei) o eviscerazioni (MAI ridurre manualmente,
sempre protette con garze sterili imbibite di fisiologica
salina)
• Semeiotica ed esami in urgenza (Eco Fast e TC); se non
fortemente instabile, Rx diretta addome in due proiezioni
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Trauma addominale
• Fratture del bacino
o 3 – 8% dei traumi scheletrici nel trauma maggiore a elevata
energia
o Garantire corretta immobilizzazione mediante fascia pelvica
o Rx antero – posteriore del bacino in PS
o Fratture particolari a maggior rischio di
emorragie retroperitonelai:
Compressione anteroposteriore con diastasi della
sinfisi pubica > 2,5 cm
Interessamento sacroiliache
Compressione laterale con interessamento osteo
legamentoso ed extrarotazione di una emipelvi
Fratture da vettore verticale (incidenza della F sul bacino)
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• Oltre il 15% dei politraumatizzati ha un trauma spinale
• Sempre immobilizzare il rachide (sospetto poi da
confermare una volta giunti in PS, non prima!)
• Strumenti utili:
– Collare cervicale sempre
– Asse spinale rigido nei pazienti non incastrati
– Estricatore nei pazienti incastrati
• Estricazione rapida consentita solo:
– Arresto cardiaco in atto
– Pericoli di vita imminenti per pz e soccoritori
(fare comunque un rapido esame sensitivo motorio
del paziente, per motibi medico – legali)
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Traumi spinali
• Mobilizzare con manovra log – roll (roll – over)
– Garantire durante tutte le fasi di rotazione allineamento in asse di
testa/collo/torace
– Posizionare il pz in posizione supina (anche tramite l’ausilio di
una spinale a cucchiaio)
• L’immobilizzazione del rachide deve essere assicurata
anche durante l’esecuzione delle indagini strumentali
volte ad accertare la presenza di lesioni vertebro –
midollari
• In PS, si prosegue l’indagine con imaging tomografico
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Take Home Message (I)
• Considerare ogni traumatizzato, con elevato indice di
sospetto clinico, un potenziale politraumatizzato
• Garantire preliminarmente un’immediata pervietà delle
vie aeree
• Posizionare il collare cervicale provvedendo, prima, a
garantire un adeguato controllo delle vie aeree
• Continuare a immobilizzare bimanualmente il capo del
pz anche dopo aver applicato il collare cervicale
• Individuare precocemente i segni e i sintomi di
ipoperfusione periferica, individuando e gestendo
precocemente lo stato di shock anche in presenza di
normotensione arteriosa
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Take Home Message (II)
• Garantire immediatamente una perfusione multi organica e
multi sistemica a un livello minimalmente adeguato per
consentire al pz di essere trasportato, quanto prima, nella
sala operatoria del centro ospedaliero più idoneo (no troppi
liquidi)
• Indirizzare a centro ospedaliero con NCH pz con midriasi
monolaterale iporeagente alla luce o con lesione vertebro –
midollare
• Stabilizzare sulla scena dell’evento il bacino mediante cintura
pelvica
• Proteggere il pz dall’ipotermia o dall’ipertermia
• Emotrasfondere sempre pz in shock emorragico III o IV grado
• TC cranio da effettuare soprattutto in pz con turbe della
coagulazione (primitive o secondarie) o con cirrosi epatica
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Tack för uppmärksamheten