SCUOLA DI PREGHIERA: 6 - LE ICONE · 2015. 2. 28. · SCUOLA DI PREGHIERA: 6 - LE ICONE o Icona =...

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SCUOLA DI PREGHIERA: 6 - LE ICONE o Icona = è l'immagine che parla (si prega con gli occhi) o L'icona è un tessuto di citazioni bibliche che si incarnano nell'immagine o L'icona viene "scritta" nella preghiera e per la preghiera o Nell'icona sono guardato PREGARE CON LE ICONE 1. entro in preghiera: a. pacificandomi i. faccio silenzio, penso che incontrerò il Signore, ii. perdono le offese ricevute e chiedo perdono per quelle arrecate b. mettendomi alla presenza di Dio i. segno di croce ii. per la durata di un Padre Nostro guardo come Dio mi guarda iii. chiedo al Signore che il mio cuore, la mia volontà e la mia mente siano ordinate alla Sua gloria 2. mi raccolgo a. mi immagino la scena da contemplare = mi metto alla presenza di Dio 3. contemplo l'icona a. leggo la figura e i colori b. ricordo (se serve rileggo dal vangelo) la scena a cui fa riferimento c. mi lascio guidare dalla mia attenzione e parto da un particolare d. in quel sepolcro ci "metto" tutto quello che deve risorgere e. Lo lodo (gli dico grazie) e lo glorifico (gli dico bravo)e uso : i. la memoria per ricordare ii. l'intelligenza per capire ed applicare alla mia vita iii. la volontà per desiderare, chiedere, ringraziare, amare, adorare 4. concludo: a. con colloquio col Signore da amico ad amico b. finisco con un Padre Nostro c. esco lentamente dalla preghiera 5. verifica a. ho osservato il metodo? Quali difficoltà ho incontrato? Quale frutto ho trovato? PROGRAMMA SETTIMANALE 1. usa il foglio con l'icona 2. prega con la preghiera di S. Ignazio: Prendi, Signore, e ricevi tutta la mia libertà, la mia memoria, la mia intelligenza e tutta la mia volontà, tutto ciò che ho e possiedo; tu me l'hai dato, a te, Signore, lo ridono; tutto è tuo, di tutto disponi secondo ogni tua volontà; dammi soltanto il tuo amore e la tua grazia; questo mi basta. 3. Gv 20,1-9: i segni della resurrezione 4. Gv 20,11-18: l'incontro con Gesù risorto 5. Ez 36,24-28: la promessa di Dio 6. Ez 37,1-14: mi guardo alla luce della Grazia di Dio 7. prega con la preghiera del cuore

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  • SCUOLA DI PREGHIERA: 6 - LE ICONE

    o Icona = è l'immagine che parla (si prega con gli occhi) o L'icona è un tessuto di citazioni bibliche che si incarnano nell'immagine o L'icona viene "scritta" nella preghiera e per la preghiera o Nell'icona sono guardato

    PREGARE CON LE ICONE

    1. entro in preghiera: a. pacificandomi

    i. faccio silenzio, penso che incontrerò il Signore, ii. perdono le offese ricevute e chiedo perdono per quelle arrecate

    b. mettendomi alla presenza di Dio i. segno di croce ii. per la durata di un Padre Nostro guardo come Dio mi guarda iii. chiedo al Signore che il mio cuore, la mia volontà e la mia mente siano

    ordinate alla Sua gloria 2. mi raccolgo

    a. mi immagino la scena da contemplare = mi metto alla presenza di Dio 3. contemplo l'icona

    a. leggo la figura e i colori b. ricordo (se serve rileggo dal vangelo) la scena a cui fa riferimento c. mi lascio guidare dalla mia attenzione e parto da un particolare d. in quel sepolcro ci "metto" tutto quello che deve risorgere

    e. Lo lodo (gli dico grazie) e lo glorifico (gli dico bravo)e uso : i. la memoria per ricordare ii. l'intelligenza per capire ed applicare alla mia vita iii. la volontà per desiderare, chiedere, ringraziare, amare, adorare

    4. concludo: a. con colloquio col Signore da amico ad amico b. finisco con un Padre Nostro c. esco lentamente dalla preghiera

    5. verifica a. ho osservato il metodo? Quali difficoltà ho incontrato? Quale frutto ho trovato?

    PROGRAMMA SETTIMANALE

    1. usa il foglio con l'icona 2. prega con la preghiera di S. Ignazio:

    Prendi, Signore, e ricevi tutta la mia libertà, la mia memoria, la mia intelligenza e

    tutta la mia volontà, tutto ciò che ho e possiedo; tu me l'hai dato, a te, Signore, lo

    ridono; tutto è tuo, di tutto disponi secondo ogni tua volontà; dammi soltanto il tuo

    amore e la tua grazia; questo mi basta.

    3. Gv 20,1-9: i segni della resurrezione 4. Gv 20,11-18: l'incontro con Gesù risorto 5. Ez 36,24-28: la promessa di Dio 6. Ez 37,1-14: mi guardo alla luce della Grazia di Dio 7. prega con la preghiera del cuore

  • Icona della Resurrezione — Discesa agli inferi

    La discesa agli inferi di questa icona, dà l'impressione di un uragano che si abbatte sull'abisso. La figura di Cristo è impetuosa, leggera e dinamica, il suo colore di ferro arroventato, splende di una forza non terrestre. Il Figlio di Dio con la punta delle dita del piede destro calpesta e distrugge l'inferno. Le porte degli inferi sono spezzate in due, le sue serrature sono infrante ed aperte, tutti

  • questi frammenti si possono contare sull'icona e simboleggiano la distruttiva catastrofe che è piombata sull'inferno. Come si presentano gli inferi al credente del passato? Sono un abisso che si trova nelle fondamenta della terra, le cui porte sono chiuse fortemente e non permettono a nessuno di uscire di là. Ma non solo. L'inferno è una bestia terribile, "fratello del demonio". L'inferno è qualcosa di incomprensibile e terrificante. Come presentare una cosa del genere? Secondo la tradizione iconografica già fissata a Bisanzio, l'inferno nelle icone della "Risurrezione - Discesa agli inferi" è rappresentato con una simbolica spaccatura nella terra, dietro di cui si aprono lentamente i misteriosi e invisibili abissi infernali, pieni del tenebroso spazio degli inferi. Nell'icona è dato poco risalto allo spazio dell'inferno. Esso, per così dire, non merita più attenzione, è già stato calpestato e distrutto, viene dunque rappresentato con negligenza, come "tra l'altro". La figura di Cristo è racchiusa in una mandorla dorata che inizialmente simboleggia soltanto la "gloria", lo splendore della "grazia che porta la luce", in seguito, ha cominciato a significare, in molte icone, uno spazio specifico, quello "non di questo mondo". Così, sull'icona sono raffigurati contemporaneamente tre spazi: quello "non di questo mondo", lo spazio degli inferi, e un altro spazio, in cui si trovano i giusti, portati via dall'inferno da Cristo. E su tutto questo, Cristo domina incontrastato. Disceso agli inferi, conclude la sua missione salvifica. Con la sua passione volontariamente accettata e con la sua dolorosa morte in croce, il Figlio di Dio ha redento il peccato originale dei progenitori e l'ha tolto ai loro discendenti. Lui ha portato via gli uomini dall'inferno.

    Cristo e la Croce Dolcemente delineata, la figura di Cristo è leggera, con spalle molto strette, e non dà impressione di forza fisica. Però la composizione e il colore dell'icona sono tali che la potenza demolitrice del Salvatore è subito percepita. Questa forza di Cristo non è carnale; la sua forza è Divina. Il Cristo porta con orgoglio lo scettro della sua vittoria: la Croce. La stringe con la mano sinistra e la tiene appoggiata sulla spalla. Non gli procura più dolore. È l'albero della vita e della salvezza. Commentano i Padri: Se dall'albero è venuta la morte dall'albero doveva venire la salvezza e la liberazione dalla morte. Dall'albero della conoscenza del bene e del male Adamo ed Eva mangiarono il frutto proibito che li avvelenò. Dall'albero della vita, la croce, possono ora ricevere il frutto della vita eterna che li libera dagli oscuri inferi in cui erano precipitati, e con loro tutti i giusti in attesa. Cristo è il vincitore sulla morte e gli inferi, è il liberatore di coloro che erano imprigionati e lo fa prendendo la mano di Adamo al cui braccio è aggrappata Eva. Per loro, infatti, era sceso sulla terra e, non avendoli trovati, si è spinto fin negli inferi per cercarli.

    I Giusti A destra e a sinistra di Cristo si vedono dei personaggi. A sinistra, come abbiamo già detto, si trovano in primo piano, Adamo, in ginocchio in segno di adorazione e, stretta al suo braccio Eva. È un gesto tenero che ricorda che i due furono uniti in matrimonio da Dio diventando così una sola carne. Neanche la colpa del peccato originale ha potuto sciogliere questo legame così profondo. Sono raffigurati come due vegliardi perché sono i genitori di tutta l'umanità. La mano di Gesù che li tira a sé sta ad indicare la natura umana redenta e liberata dalla schiavitù del peccato e della morte. Eva è ricoperta da un manto rosso. Il rosso simboleggia l'umanità: ella, infatti, è la madre dei viventi. Romano il Melode pone in bocca al Signore queste parole: "Vieni, Adamo con Eva, venite a me, ora, senza timore per i debiti dei quali dovete rispondere, perché tutto è stato da me saldato, da me che sono la vita e la risurrezione". Alle spalle di Eva si vedono due profeti: Giovanni il Battista, incarnazione dello spirito di Elia, il profeta atteso prima della venuta del Messia, con il nimbo e lo scettro che termina a croce perché lui ha preparato in tutto la vita e la missione del Cristo: nella nascita prodigiosa da due genitori anziani e sterili; nella missione, annunciando la conversione e facendo il battesimo di penitenza in vista della venuta di Cristo; nella sua morte per decapitazione prefigurando il martirio di Cristo sulla Croce. L'altro senza nimbo, è il rappresentante di tutto il movimento profetico prima di Cristo. In altre icone in genere viene raffigurato il profeta Daniele col caratteristico copricapo. A destra di Gesù possiamo vedere, in primo piano, i due re che hanno dato gloria e stabilità al regno d'Israele: Davide, con la barba, e suo figlio Salomone, che

  • costruì il primo tempio al Signore. Dietro di loro si vede Mosè con la barba, che ha in mano un corno d'ariete. È lo shofar. Due erano i corni di ariete. Uno veniva utilizzato per la festa di Yom Kippur, giorno della grande espiazione che viene celebrata ogni anno, e l'altro doveva servire per annunciare la venuta del Figlio dell'Uomo, il Messia (Ecco io vi annunzio un mistero: non tutti, certo, moriremo, ma tutti saremo trasformati, in un istante, in un batter d'occhio, al suono

    dell'ultima tromba; suonerà infatti la tromba e i morti risorgeranno incorrotti e noi saremo

    trasformati. È necessario infatti che questo corpo corruttibile si vesta di incorruttibilità e questo corpo mortale si vesta di immortalità 1Cor 15,51-53). Dietro di lui si vede il rappresentante di tutte le guide di Israele da Mosè in poi: da Giosuè, ai Giudici passando per Sansone e Gedeone. Costituiscono una rappresentanza del "popolo immerso nelle tenebre", "quelli che dimoravano in terra ed ombra di morte" su cui si è levata la Luce, il Sole di Giustizia.

    L'Ade Ai piedi del Cristo si apre l'Ade, le sue porte sono state scardinate e a terra si vedono, sparsi un po' dappertutto, chiavistelli, chiodi, catene e cardini. L'Ade si apre ai piedi del Cristo glorioso come una caverna nera del tutto simile alla grotta di Betlemme nell'icona della Natività e alle acque oscure dell'icona del Battesimo di Gesù. Romano il Melode così canta: "Noi, che siamo stati sepolti con Cristo e che per il battesimo siamo risuscitati con lui, salmodiamo e cantiamo dicendo: Dov'è o morte, la tua vittoria? Ade, dov'è il tuo pungiglione? Il Signore è, infatti, risorto; Lui, la vita e la risurrezione". Sullo sfondo, s'innalzano le montagne che accentuano la profondità degli inferi.

  • Icona della Trasfigurazione

    L'episodio della Trasfigurazione è rivelazione del mistero di Cristo, come la Sua nascita, il Battesimo, la morte e la Risurrezione. In questi episodi qualcosa si produce in Lui che orienta il corso della Sua vita e specifica il senso della Sua missione. Il tema fondamentale della Trasfigurazione e la luce, che risplende intensamente in Cristo e si irradia tutto intorno: Dio ha comunicato agli uomini la luce in Cristo, ha mostrato loro la divinità di Suo figlio Gesù in terra prima della Risurrezione.

  • È il mistero che rientra nella straordinarietà del disegno di Dio. È il tema della rivelazione trinitaria che risalta dai racconti sinottici: Mt 17,1-13; Mc 9,2-8; Lc 9,28-36. Nel mondo orientale l'icona della Trasfigurazione ha un'importanza tutta particolare. Con essa, un tempo, l'iconografo doveva iniziare la sua attività pittorica. Essa è la madre di tutte le icone, nel senso che tutte le icone devono riflettere la stessa luce che brillò sul Tabor. Il fondo oro rappresenta la luce divina nella quale è immersa ogni icona e questa luce pervade anche le montagne e la vegetazione, a significare la natura che si rinnova nello spirito di Cristo. L'icona si sviluppa su due piani, uno superiore e l'altro inferiore. Nel piano superiore sono raffigurati sul Tabor Gesù al centro e Mosè ed Elia, rispettivamente a destra e a sinistra di Gesù (per noi che guardiamo). Nel piano inferiore si vedono i tre testimoni dell'evento, Pietro, Giacomo e Giovanni. La montagna bagnata di luce segna la distanza tra uomo e Dio e il cammino che l'uomo deve percorrere. La montagna e la vegetazione sono piccole in proporzione alle figure umane. È una visione spirituale del mondo: agli occhi di Dio gli esseri umani sono molto più importanti. Al centro del piano superiore dell'icona troviamo il Cristo trasfigurato. La luce non investe Gesù dal di fuori, ma proviene dal suo interno. Il candore delle vesti e lo splendore di Cristo sono resi nell'icona con la veste bianca. Il Cristo trasfigurato è inserito in una grande sfera o tre cerchi concentrici dove si iscrive una stella. Le diverse tonalità di azzurro, che si diffondono dal centro della sfera, indicano la luce increata e sono immagine della nube luminosa dalla quale proviene la voce di Dio. Dal vertice inferiore della stella partono anche tre raggi, ad indicare la Trinità, che colpiscono gli apostoli. Alla sinistra e alla destra di Gesù troviamo Mosè ed Elia: i tre stanno parlando fra loro della Sua morte (Lc 9,31). Mosè ed Elia sono entrambi famosi per le loro teofanie sul Sinai (o Oreb) e, inoltre, rappresentano la Legge ed i Profeti, concretamente tutto quanto nelle scritture riguarda Gesù: ci fanno vedere in Gesù la sintesi ed il compimento del Vecchio Testamento. Rappresentando Mosè ed Elia curvi quasi ad arco verso Gesù, l'icona ci invita a immedesimarci con essi e fare nostro il loro atteggiamento di sconfinata adorazione. Il personaggio che nell'icona vediamo alla nostra destra è Mosè: con la barba corta e il volto giovanile. Sta scritto infatti che "gli occhi non gli si erano spenti e il vigore non gli era venuto meno" (Dt 34,7). Mosè sembra porgere al Cristo la Legge e guarda intensamente ciò che "molti profeti e giusti hanno desiderato vedere"(Mt 13,17): Mosè insegnò a tutti a guardare verso Dio. Il personaggio alla nostra sinistra è Elia, ha la barba ed i capelli lunghi. Con la mano destra indica il Salvatore e il suo volto non è più coperto dal mantello come quando vide Dio la prima volta (1Re 19,9-14): mantello che lasciò ad Eliseo mentre veniva rapito al cielo (2Re 2,1-18). Il piano inferiore dell'icona mostra invece i discepoli atterrati ed atterriti da quella visione folgorante. Colpisce che di fronte alla luce di Cristo siano addirittura sconvolti. Quello che vediamo a sinistra è precipitato all'indietro, rovesciato con la testa all'ingiù e si copre la faccia con le mani. Sembra dirci: non capisco niente, è troppo per me, non riesco a guardare. Probabilmente è l'apostolo Giacomo. In mezzo sta forse Pietro, che è invece piuttosto pensoso e si copre gli occhi con la mano. Non guarda Gesù ma riflette fra sé e sé: non so cosa stia accadendo, il Signore mi sopravvaluta, mi chiama al di là di ciò che posso comprendere. È quindi pieno di timore e di paura. Il terzo discepolo, Giovanni, ha più coraggio nel guardare Gesù, pur essendo ancora timoroso, anche il suo mantello è trasfigurato. È inginocchiato, riverente ma con la mano destra sembra esprimere al Signore in desiderio di entrare nella Sua luce (a volte, invece, si identifica l'apostolo in basso a destra con Pietro perché, prima di salire sul Tabor, aveva confessato: "Tu sei il Cristo il figlio del Dio vivente!" (Mt 16,16) e sembrerebbe raffigurato nel momento in cui propone di fare le tre tende). N.B. Nel mondo orientale la figura di Giovanni è più affascinante dii quella di Pietro. Il contrasto voluto è assai sorprendente. Esso contrappone il Cristo come immobile nella pace trascendente che emana da Lui, insieme a Mosè ed Elia a formare il cerchio perfetto dell'al di là, al dinamismo movimentato degli apostoli ancora del tutto umani davanti alla rivelazione che li sconvolge.

  • Siamo dunque anche noi invitati a vivere nella Trasfigurazione, ad abitare in essa perché ci nutra, ci consoli ed ci educhi, guardando la gloria di Gesù Cristo trasfigurato e porgendo l'orecchio alla voce di Dio che ci dice: "Ascoltatelo!" (Mt 17,5).

  • L’icona della nostra parrocchia ANNUNCIAZIONE DEL SIGNORE

  • Il racconto dell’Annunciazione fatta dall’arcangelo Gabriele a Maria si trova nel Vangelo di Luca al capitolo 1,26-38. Quanto il Vangelo dice con la parola, un’icona lo annuncia con i colori e lo rende presente. Nella sagrestia della nostra chiesa grande c’è l’icona che vedete nella pagina precedente: vi invitiamo ad andare a vederla dal vivo senza farvi troppi problemi! La struttura di questa icona si presenta semplice ed essenziale: l’arcangelo, Maria, lo Spirito Santo e la porta che si staglia fra il cielo e la terra. Nella parte superiore troviamo il nome di ciò che vi è rappresentato: o evangelismos, l’Annunciazione. Al centro dell’icona è raffigurata una grande porta ancora chiusa. La porta è un simbolo universale del passaggio. L’Incarnazione è la porta che Dio offre all’uomo per la sua salvezza, Maria è la porta attraverso cui questa salvezza entra nel mondo e Cristo stesso parlerà di sé come della porta attraverso cui gli uomini potranno passare per avere accesso al Padre e alla vita eterna. La parte inferiore dell’icona identifica la terra, creazione e proprietà di Dio: il colore con cui è rappresentata è il verde, simbolo della natura e della fertilità. La parte superiore rappresenta il cielo, parte dell’universo diversa dalla terra ma a contatto con essa: il colore usato è il celeste, mistero della vita divina in rapporto a tutto quello che è terrestre. In alto a sinistra, al limite dell’icona, è raffigurato Dio Padre come un semicerchio da cui parte un raggio dorato sotto forma di colomba, lo Spirito Santo. L’oro dello Spirito, la luce divina che raggiunge l’umanità, è posto in alto, quasi a volersi nascondere: così, infatti, opera l’amore, lasciando all’uomo la sua piena libertà. Nella parte sinistra dell’icona è raffigurato l’arcangelo Gabriele (Forza di Dio). Le sue ali sono asimmetriche, quella sinistra ancora spiegata, come se l’angelo fosse ancora in movimento. Anche le gambe divaricate, il piede destro che non poggia sul tallone e le vesti gonfie indicano il momento dell’arrivo. Le sue vesti sono gialle, colore vicino all’oro, e sono il segno dell’unione dell’angelo con Dio. Sul braccio destro ha una fascia che indica la dignità della sua missione di messaggero. La testa, circondata da un’aureola dorata, è ricca di capelli decorati con un nastro: capelli e nastro sono il segno della spiritualità degli angeli, attenti ed obbedienti, sempre pronti a fare la volontà di Dio. Nella mano sinistra stringe un bastone, sottile come uno scettro bizantino, ad indicare la sua missione e il potere regale conferitogli, ma lungo come il bastone di un pellegrino, segno che Dio è in cammino alla ricerca dell’uomo peccatore per salvarlo. La mano destra, non a caso posizionata al centro della porta, è nel gesto tipico della benedizione bizantina: le due dita aperte ci ricordano le due nature di Cristo, quella umana e quella divina, le tre dita chiuse ricordano la Trinità. Nella parte destra dell’icona è raffigurata, invece, la Vergine Maria. È in piedi, segno di rispetto verso chi le parla e di presenza vigile ed attenta. La testa, circondata da un’aureola, è leggermente protesa in avanti, come se si sottomettendo docilmente alla volontà di Dio: è un segno di accettazione. Maria è vestita con una tunica azzurra, che indica la sua piena umanità divinizzata, e con un mantello rosso porpora bordato d’oro che esprime la sua divina regalità: anche le scarpette sono rosse come quelle delle imperatrici bizantine. Sul manto della Vergine ci sono tre stelle, una sulla testa e una su ciascuna spalla: rappresentano la verginità di Maria prima, durante e dopo il parto. Le braccia e le mani sono incrociate sul seno: indicano che sta accogliendo il progetto di Dio, quasi stesse già abbracciando il figlio ormai presente in lei. L’immagine di Maria è un invito rivolto anche a noi a lasciar entrare Cristo nella nostra vita e a lasciarci amare e trasformare da Lui. Anche noi possiamo essere “madri di Cristo quando lo portiamo nel nostro cuore e nel nostro corpo per mezzo del divino amore e della sua pura e sincera coscienza e lo generiamo attraverso le opere sante, che devono risplendere agli altri come esempio.” (San Francesco – Fonti francescane, n.178).