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SCUOLA DI FORMAZIONE TEOLOGICA Introduzione alla Morale Sociale I Pilastri della Dottrina Sociale della Chiesa martedì 21 gennaio 2014

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SCUOLA DI FORMAZIONE TEOLOGICA

Introduzione alla Morale SocialeI Pilastri della Dottrina Sociale della Chiesa

martedì 21 gennaio 2014

UNA PROSPETTIVA UNITARIA?

Ad un primo sguardo, la DSC sembra “recuperabile” solo grazie ad una serie indefinita di interventi…;

In effetti, è qualcosa di più: capace di esprimere un progetto unitario sulla società, relazioni sociali rispettose della dignità umana, ispirate a giustizia e condivisione, attente alla pluralità dei soggetti in campo, orientate al bene comune.

martedì 21 gennaio 2014

Certamente, alla sistematizzazione di questo corpus contribuisce il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa del 2004, che articola i vari principi fondamentali di questa disciplina a partire da quello antropologico principale, quello personalista: la dignità della persona umana!

Da questo poi dipendono tutti gli altri: richiamandosi l’uno con l’altro, costituiscono la visione antropologica cristiana (contributo originale per una vera e propria “casa comune” in tempi di globalizzazione…).

martedì 21 gennaio 2014

In ordine, questi i principi su cui si fonda la Dottrina Sociale della Chiesa:

Personalità (Dignità della persona umana);

Sussidiarietà;

Solidarietà;

Bene comune.

Fino al Vaticano II, immagine di una società con al centro la persona e con l’autorità che garantisca il bene comune, con due principi che regolano i rapporti verticali ed orizzontali (sussidiarietà e solidarietà).

martedì 21 gennaio 2014

A questi quattro si aggiungono altri due principi di regolazione sociale:

Partecipazione;

Destinazione universale dei beni.

Dai principi “discendono” le virtù (il bene praticabile) e quindi i singoli atteggiamenti e comportamenti morali: il fine di tutto, naturalmente, è la carità (forma di tutte le virtù e anima dell’agire sociale)!!!

martedì 21 gennaio 2014

IL PRINCIPIO PERSONALISTA: L’UOMO SOGGETTO, FONDAMENTO E FINE DELLA VITA SOCIALE

E’ il principio fondamentale, vero asse portante, costante ed irrinunciabile!

Già presente del dogma cristiano (Incarnazione), è stato sviluppato in ambito medioevale, passando da un’accezione “singolare” ad una specificazione più relazionale (Boezio, san Tommaso);

Anche in epoca moderna si è sottolineato maggiormente l’aspetto individuale, fino agli studi dei filosofi personalisti del Novecento…

martedì 21 gennaio 2014

Nel contesto attuale, fede-etica-individuo-società sono realtà separate:

Il desiderio della DSC è quello invece di promuovere un’immagine della persona umana nella società, i cui rapporti non siano concorrenziali o peggio conflittuali;

La piena dignità umana non esclude il pieno valore della vita sociale.

martedì 21 gennaio 2014

A partire da Pio XII, diversi interventi magisteriali hanno tratteggiato la dignità della persona umana in correlazione con la sua ambientazione sociale:

È tutto l’uomo il riferimento principale per valutare la bontà o meno di un intero sistema sociale, come pure il parametro che consente di apprezzare o rigettare, ultimamente, una qualsiasi scelta di carattere politico, economico, sociale.

«La dottrina sociale della Chiesa non propone alcun sistema particolare, ma alla luce dei suoi principi fondamentali, consente di vedere anzitutto in quale misura i sistemi esistenti sono conformi o meno alle esigenze della dignità umana». [CDF, Libertatis conscientia, 74]

martedì 21 gennaio 2014

La persona umana appare così nella sua importanza fondamentale, e la società è espressione del suo protagonismo (mai semplice ingranaggio!);

Nello stesso tempo, l’uomo deriva sempre da altri, quindi la sua singolarità si compone con la relazionalità: la sua stessa personalità si compone degli apporti con cui gli altri, nella loro libertà, contribuiscono al suo sviluppo (emotivo, fisico, psichico, lavorativo, ecc…) = comunione trinitaria!

Immagine “ampliata” della persona che garantisce la crescita della società.

martedì 21 gennaio 2014

LE PRINCIPALI ATTUAZIONI STORICHE DEL PRINCIPIO

Diritti dell’uomo: priorità assoluta, perché la dignità dell’uomo è inalienabile e non dipende né da altre persone né dalla società stessa;

La fonte ultima dei diritti è l’uomo stesso, ed in definitiva lo stesso Creatore;

Indivisibilità: tutelati nel loro insieme;

Tutela dei bisogni essenziali: materiali e spirituali.

martedì 21 gennaio 2014

Naturalmente, i diritti sono correlati con dei doveri: in quanto il singolo cittadino si riconosce parte attiva della società, allora anche la promozione umana può andare di pari passo con la promozione sociale;

Crescita di una coscienza sociale matura e responsabile;

Tutta la società è a servizio della persona umana, ma per la crescita della persona è necessario il suo impegno a servizio della società!

Esclusione di ogni progetto massificante, come anche di una eccessiva libertà soggettiva: la correlazione individuo-società non tollera visioni estreme…

martedì 21 gennaio 2014

SUSSIDIARIETÀ: IL PRIMATO DELLA SOCIETÀ CIVILE SULLE ISTITUZIONI

Anche questa è una delle grandi costanti della DSC, non solo perché già presente agli inizi (RN), ma anche perché non ha trovato sostanziali formulazioni al di fuori di essa.

Subsidia=le truppe di riserva!

L’idea è quella di uno sostegno, di un rinforzo, per aiutare un altro soggetto quanto è carente di mezzi;

Si tratta di auto-disciplina del gruppo sociale superiore, che si limita ad integrare e promuovere quello inferiore, riconoscendo e rispettando tutte le sue peculiarità.

martedì 21 gennaio 2014

La sua definizione caratteristica la troviamo in Quadragesimo anno di Pio XI, scritta in un contesto di regimi totalitari, per cui la libertà e la dignità umane erano compromesse;

In seguito essa viene estesa al livello dei rapporti economici ed internazionali: esprime, in ultima analisi, il primato della famiglia, della persona, delle aggregazioni spontanee sulla società (e di questa sulla politica, ai vari livelli);

Naturalmente la stessa logica può ritrovarsi all’interno delle singole strutture (in famiglia, genitori-figli)!

Della persona umana detto principio sviluppa la soggettività creativa.

martedì 21 gennaio 2014

ATTUAZIONI STORICHE: TUTELA E PROMOZIONE DELLA SOCIALITÀ

Alcune società, come la famiglia e la comunità civica, sono più vicine all’intima natura umana, e quindi vanno tutelate e promosse:

in negativo=nessun autoritarismo o collettivismo, quindi nessun intervento ingiustificato, inefficiente o eccessivo dell’autorità pubblica, che scoraggerebbe la soggettività della società;

NO quindi anche all’assistenzialismo, alla massificazione, all’accentramento burocratico, che mortifica il singolo e le società intermedie.

martedì 21 gennaio 2014

Versione più sintetica in Mater et magistra (40), per cui l’azione dei poteri pubblici «che ha carattere di orientamento, di stimolo, di coordinamento, di supplenza e di integrazione deve ispirarsi al “principio di sussidiarietà”»;

Non è quindi un semplice ritirarsi del potere pubblico (potrebbero venire a mancare dei servizi essenziali), quanto un’azione congiunta e coordinata, che vede all’opera non solo “Stato” e “mercato”, ma anche il “terzo settore”;

La logica non è quella concorrenziale, quanto la valorizzazione dei soggetti sociali esistenti, per una nuova forma di convivenza;

La sia può intendere in senso verticale ed orizzontale…

martedì 21 gennaio 2014

SOLIDARIETÀ: ESSERE CON E PER L’ALTRO

Si tratta di un principio “gemello” rispetto alla sussidiarietà, sempre fondato nella dignità della persona, che però approfondisce il legame di comunanza con l’altro, vicino o lontano, conosciuto oppure no…

Si tratta di un valore molto antico, con radici bibliche ma anche nel mondo giuridico latino, che ha avuto una grossa fortuna in parecchi ordinamenti giuridici (moderni e non);

La novità del Concilio Vaticano II: radicamento cristologico!

martedì 21 gennaio 2014

La forma realizzata in maniera insuperabile della solidarietà è quella mostrata nell’Uomo Cristo Gesù, con la sua morte e resurrezione: questa solidarietà diventa anche la “forma” per un corretto giudizio sulle altre;

Con Giovanni Paolo II essa assume quasi il posto della giustizia, diventando in qualche misura la virtù sociale per eccellenza!

martedì 21 gennaio 2014

ATTUAZIONI STORICHE

Il suo apporto più originale è a livello “fondamentale”, come prospettiva che trasfiguri la generalità dei rapporti umani, sia personali che sociali;

Gli atteggiamenti che da essa sono generati coinvolgono la condivisione e la corresponsabilità ai vari livelli, soprattutto nei confronti dei più deboli;

E’ la tensione del singolo e del gruppo sociale a sentire come propria la situazione dell’altro, spendendosi per la giustizia senza una qualche utilità o un ritorno personale.

martedì 21 gennaio 2014

L’agire solidale autentico nasce dalla consapevolezza di un qualche debito, un insieme cumulato di beni (di carattere antropologico, non solo economico) di cui ciascun nuovo nato può usufruire e che contribuisce ad aumentare, grazie all’impegno di tutti;

A livello storico-pratico, poi, la solidarietà ha alcune ricadute importanti, nelle varie sfaccettature del vivere associato:

società civile: volontariato, imprese no-profit;

economia: equa ridistribuzione dei beni, superamento dei conflitti sociali;

politica: partecipazione, socializzazione dei rischi (cf. Inail).

martedì 21 gennaio 2014

E’ sicuramente uno dei principi più elevati, e proprio per questo non va dimenticata la circolarità che esiste con la sussidiarietà:

Solo la prima infatti tende direttamente al bene comune, mentre la seconda mette in campo correttivi e strutturazioni, così da “preservare” la dinamica sociale da eccessi che la distoglierebbero dal raggiungere il bene comune;

Solidarietà = assistenzialismo / Sussidiarietà = privatizzazione incontrollata

martedì 21 gennaio 2014

IL BENE COMUNE: SENSO E FINE DI TUTTA LA VITA SOCIALE

Il bene comune è uno dei criteri base della strutturazione del vivere civile, delle istituzioni comunitarie: dice il senso profondo dell’autorità civile, il cui scopo è appunto il raggiungimento di questo bene;

Già dal pensiero greco classico, la società è descritta nei termini dell’organismo, quindi di un tutto finalizzato ad un’ordinata collaborazione: ogni membro non può fare a meno delle altre, non si realizza fuori o contro di esse.

martedì 21 gennaio 2014

San Tommaso lo definisce «principalissimo», perché comprensivo del bene dei singoli e delle società inferiori, si radica nella socialità naturale delle persone ed è una categoria morale, perché lo si deve volere.

Con il sorgere del potere statale, si hanno delle immagini riduttive di questo bene comune (a livello metafisico è la Comunione con Dio!!!): può essere fatto coincidere con i progetti dell’autorità politica=Stato assoluto, oppure nello stato liberal-borghese può diventare minimo, una sorta di somma dei beni dei singoli cittadini…

martedì 21 gennaio 2014

IL BENE COMUNE E LA DSC

Nel periodo “classico”, è inteso come l’agire giusto di chi detiene l’autorità politica, perché la società è un tutto armonico: si contrappone al bene particolare, l’agire sociale deve sempre tenere conto del bene dell’altro nel contesto del bene dell’insieme.

Quando, in fase di questione sociale, i beni delle due parti in causa entrarono in conflitto, scopo dell’autorità fu quello di trovare una composizione, così che i giusti diritti degli uni (e degli altri) non prevaricassero a vicenda e neppure nei confronti dell’intera società. [Cf. classe operaia e classe dei padroni]

martedì 21 gennaio 2014

Con Mater et magistra e quindi Gaudium et spes (74), si ha una sorta di formalizzazione del concetto: «il bene comune si concreta nell’insieme di quelle condizioni della vita sociale, con le quali gli uomini, la famiglia e le associazioni possono ottenere il conseguimento più pieno e più spedito della propria perfezione»;

Diventano importanti le condizioni di possibilità, affinché vi sia un vivere comune pacifico, ordinato al bene di ciascuno e di tutti, in maniera inscindibile!

martedì 21 gennaio 2014

LE CONCRETIZZAZIONI STORICHE DEL BENE COMUNE

Ogni tipo di società si configura per questo scopo, per raggiungere un determinato bene “comune”: il consapevole coordinamento fra le finalità proprie e quelle degli altri livelli dice la possibilità di una convivenza ordinata, senza sovrapposizioni, ambiguità o conflittualità, in vista del contributo di ciascuno;

Tutti ne sono protagonisti, ciascuno per la propria capacità;

In uno stato democratico, chi governa non decide solo a maggioranza, ma deve tenere conto di tutti i cittadini…!

martedì 21 gennaio 2014

La sua dimensione morale (è qualcosa che io voglio, per la quale mi impegno) richiama l’esigenza di una vera e propria tensione per la sua costruzione;

Non è quindi semplicemente la somma dei beni individuali e singoli: è piuttosto il bene di tutti e di ciascuno, sintesi dei beni realizzati dalla convivenza civile, comune perché indivisibile (solo insieme lo si può costituire, accrescere e custodire);

E’ il bene di una comunità, senso e ragione del suo agire sociale e comunitario.

martedì 21 gennaio 2014

PARTECIPAZIONE + DESTINAZIONE UNIVERSALE DEI BENI

Anche questi due principi derivano dalla dimensione sociale della persona umana: il primo sotto l’aspetto politico, il secondo sotto quello economico;

Due dimensioni che sono distinte, ma non mai del tutto separabili.

martedì 21 gennaio 2014

PARTECIPAZIONE

Ha vissuto stagioni molto diversificate: se dapprima il cittadino s’intendeva partecipe in quanto elettore, dopo il Vaticano II la partecipazione alla vita politica è vista non solo come una giusta aspirazione, ma anche come un vero e proprio diritto-dovere di ogni cittadino;

È radicata nella dignità della persona, e finalizzata al bene comune.

martedì 21 gennaio 2014

Nell’attuale coscienza, la partecipazione «si esprime, essenzialmente, in una serie di attività mediante le quali il cittadino, come singolo o in associazione con altri, direttamente o a mezzo di propri rappresentanti, contribuisce alla vita culturale, economica, sociale e politica della comunità civile cui appartiene». [CompendioDCS 189];

Sempre più deve essere promossa, non solo consentita: indica corresponsabilità ed appartenenza (valori da far crescere…);

Anche la ricerca della legalità gioca un ottimo ruolo in questa direzione.

martedì 21 gennaio 2014

Deve essere “garantita” anche da chi ha ricevuto un compito nel governo della società:

trasparenza ed impiego di mezzi corretti perché i cittadini possa formarsi una idea corretta della situazione e dei processi decisionali in corso;

ripartizione delle funzioni (senza concentrazioni pericolose), logica delle alternanze, possibilità di verificare gli obbiettivi raggiunti (o meno);

Lo stesso si può dire dell’ambito culturale, sportivo, educativo, politico-sindacale, ecc…

martedì 21 gennaio 2014

DESTINAZIONE UNIVERSALE DEI BENI:VERSO UN’ECONOMIA PIÙ EQUA

In piena questione sociale, di fronte all’alternativa tra abolizione della proprietà privata (per una collettivizzazione dei mezzi di produzione) e la libera concorrenza tra soggetti privati presenti sul mercato (capaci di trovare un loro punto di equilibrio), già Leone XIII in RN indicò una posizione specifica grazie a questo principio:

martedì 21 gennaio 2014

Intanto si attua la distinzione fra titolarità dei beni (essere detentori legittimi del bene economico) ed il loro utilizzo: vi sono così diverse responsabilità;

L’uomo «usando di questi beni, deve considerare le cose esteriori che legittimamente possiede, non solo come proprie, ma anche come comuni, nel senso che possano giovare non unicamente a lui ma anche agli altri» [GS 69];

Ad esempio, una somma di denaro non deve essere “conservata” per un godimento esclusivamente personale, ma può essere investita in attività produttive, di cui beneficeranno altri (lavoro, prodotti stessi).

martedì 21 gennaio 2014

Come dice Giovanni Paolo II in Centesimus annus 43: «La proprietà dei mezzi di produzione sia in campo industriale che agricolo è giusta e legittima, se serve a un lavoro utile; diventa, invece, illegittima, quando non viene valorizzata o serve a impedire il lavoro di altri»;

Questo non significa la collettivizzazione della titolarità dei beni (modello socialista), ma comunque esige capacità di condivisione effettiva (a differenza del programma liberista);

Anche per la titolarità stessa si potrebbero richiedere forme di condivisione: in base all’effettiva necessità degli altri o della quantità dei beni propri, fatte salve le proprie necessità e quelle di cui si ha diretta responsabilità.

martedì 21 gennaio 2014

Certamente la responsabilità deriva dall’utilizzo dei beni, ma anche la titolarità non ne è esente: dovere di carità di dare il superfluo agli altri;

Si tende così ad un corretto equilibrio fra proprietà privata e pubblica, perché entrambe hanno come orizzonte quello del Bene comune:

esproprio di un bene privato, per ragioni di necessità e con equo indennizzo;

veri e propri beni collettivi (ambiente naturale o culturale).

martedì 21 gennaio 2014

Con questo principio, la DSC non esclude la proprietà privata, ma ne propone una configurazione inedita, originale:

i beni sono necessari alla vita dell’uomo, perché possa raggiungere la sua più alta finalità: ecco perché tutti devono avere la possibilità di accedervi!

Legame con l’opzione preferenziale per i poveri: logica di condivisione che possa andare, se necessario, oltre alla cessione del proprio superfluo…

martedì 21 gennaio 2014

DISCORSI DI TIPO ECONOMICO, CHE CONTINUEREMO…

martedì 21 gennaio 2014