SCUOLA A COLORI 2012

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1 LABORATORIO DI INTERCULTURA “SCUOLA A COLORI” Anno 2012 Comune di Gradisca d'Isonzo Ist. Comprensivo “Ulderico della Torre“ Terranova coop. sociale onlus Progetti integrati Scuola - Territorio Programma Immigrazione 2011 Regione Friuli Venezia Giulia SCUOLA PRIMARIA “Dante Alighieri” Gradisca d’Isonzo (GO) Con la partecipazione del Maestro Francesco Tullio ALTAN

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Rendiconto finale con documentazione fotografica

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LABORATORIO DI INTERCULTURA

“SCUOLA A COLORI” Anno 2012

Comune di Gradisca d'Isonzo Ist. Comprensivo “Ulderico della Torre“

Terranova coop. sociale onlus

Progetti integrati Scuola - Territorio Programma Immigrazione 2011

Regione Friuli Venezia Giulia

SCUOLA PRIMARIA “Dante Alighieri”

Gradisca d’Isonzo (GO)

Con la partecipazione del Maestro

Francesco Tullio ALTAN

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“Intervento finalizzato a fornire risposte unitarie e coerenti nel settore dell’accoglienza degli alunni stranieri e delle loro fami-

glie mediante il sostegno a istituzioni scolastiche o ad Enti locali capofila, per la realizzazione di progetti di mediazione lingui-

stico-culturale e di azioni di supporto all’attività scolastica (quali dopo-scuola, trasporti, laboratori, biblioteche, istituzione di

figure di sistema) e mediante l’attivazione di progetti specifici di formazione al personale scolastico, di gruppi di lavoro per la

ricerca e la riflessione sui fenomeni migratori e di percorsi mirati allo scambio, al confronto e alla documentazione delle espe-

rienze realizzate e alla diffusione di buone prassi.”

Finanziato dalla Regione Friuli Venezia Giulia - Programma Immigrazione 2011

SOMMARIO

OBIETTIVI 3

DESTINATARI 4

STRUTTURA 5

CONTENUTI E METODOLOGIE 6

Didattica 7

Auto-conoscenza 10

Educazione alla pace 18

Orientamento 52

VALUTAZIONE 53

DOCUMENTAZIONE 56

CONCLUSIONE 57

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OBIETTIVI

Il progetto “Integrazione Scuola-Territorio” promosso dall’amministrazione comunale di Gradisca d’Isonzo nel 2012 si propone,

per il secondo anno consecutivo, di perseguire principalmente i seguenti obiettivi:

a. facilitare l’accesso, l’inserimento e la permanenza nel sistema Educativo, di bambini e giovani allievi immigrati, in modo a

loro adeguato e valorizzante delle diversità culturali;

b. sostenere tutti i bambini e le bambine, giovani allievi immigrati nel raggiungimento degli obiettivi educativi, culturali e sco-

lastici previsti dal curriculum formativo;

c. favorire la conoscenza e la condivisione degli obiettivi del progetto e dei servizi all’integrazione culturale attivi sul territorio;

d. promuovere la partecipazione attiva delle famiglie ed il loro coinvolgimento nelle attività rivolte ai minori.

Il percorso ha coinvolto l'Istituto Comprensivo “Ulderico della Torre”, l’amministrazione comunale, le famiglie ed i bambini, in una

serie di iniziative e spazi dedicati all’accoglienza dei richiedenti asilo e degli immigrati ingenerale, per continuare a radicare un

cammino comune di reciproca integrazione sul territorio.

La presente relazione si concentra sulla fase del progetto rivolta ai bambini, ovvero l'Azione 3: “Laboratorio per l'intercultura -

SCUOLA A COLORI ”, gestita dalla cooperativa sociale Terranova Onlus, nella Scuola Primaria

“Dante Alighieri” di Gradisca d’Isonzo.

Il doposcuola si prefigge, in linea generale, di:

∞ incentivare la socializzazione,

∞ favorire la pedagogia dell’ascolto e del dialogo, la cultura dello scambio e del confronto,

∞ stimolare la conoscenza di Sé e dell’Altro,

∞ educare alla pace,

∞ approfondire la grammatica italiana e la geografia.

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DESTINATARI

I protagonisti del laboratorio sono stati due gruppi distinti per età, dalle

classi prime alle quinte della Scuola Primaria “Dante Alighieri” di Gradisca

d’Isonzo.

Gruppo del martedì [Classi III, IV E V]:

Tot. n. 23 Femmine n. 11 , Maschi n. 12; italiani n. 19 stranieri n. 4

Gruppo del mercoledì [Classi I e II]:

Tot. n. 27 Femmine n. 16, Maschi n. 11; italiani n. 22 stranieri n. 5

Riepilogo totali iscritti al laboratorio:

N. 50 Femmine n. 27 Maschi n. 23

Italiani n. 41 Stranieri n. 9

Nel gruppo dei più piccoli erano presenti bambini/e provenienti dall’Afghanistan, la

Mauritania ed il Senegal.

Nel gruppo dei grandi da: Mauritania, Romania e Tunisia.

Due dei nove bimbi stranieri risiedono temporaneamente al C.A.R.A. (Centro di Acco-

glienza Richiedenti Asilo) di Gradisca d’Isonzo, quali figli di rifugiati politici e di guerra,

ospiti nella struttura.

La frequenza media agli incontri è stata:

Martedì (tot. 23 ) media 13 - Mercoledì (tot. 27) media 12

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STRUTTURA

∞ Incontro di presentazione del progetto con l’amministrazione comuna-

le, la scuola e le famiglie

∞ Gruppo dei piccoli: Mercoledì h. 16.00 - 18.00

N. 13 incontri dal 29.2 al 06.6.2012

∞ Gruppo dei grandi: Martedì h. 16.00 - 18.00

N. 13 incontri dal 28.2 al 05.6.2012

∞ Incontro di verifica in itinere con le famiglie, la scuola e l’amministrazio-

ne comunale

∞ Settimanalmente le educatrici Terranova* hanno relazionato alla maestra di riferimento, Maria

Ughi, e alla maestra Francesca Cosulich, scambiando impressioni ed idee

∞ N. 2 incontri con Francesco Tullio Altan, creatore della Pimpa e di Cipputi

∞ N. 2 incontri con Céline Lombardi, attrice e formatrice di Teatro

dell’Oppresso

∞ N. 2 incontri con Roberta Nardini, calligrafa

∞ Visita al Municipio di Gradisca d’Isonzo

∞ Festa finale con mostra, danze e giochi con Gilson (Brasile) e buffet

multietnico

* Elena Gandolfo Paola Gandin Karin Mora Emanuela Milleri

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CONTENUTI E METODOLOGIE

Come nella scorsa edizione abbiamo instaurato e favorito la pratica del CERCHIO ad ogni incontro, sia coi piccoli che con i

grandi; seduti per terra in cerchio, ci si presenta per ricordare i nomi di ognuno, per annotare le presenze, per condividere.

Nel cerchio chi parla tiene in mano un piccolo mappamondo come testimone, tutti gli altri osservano il silenzio e ascoltano.

L’esperienza di “Scuola a colori 2011” ha indirizzato le educatrici ad approfondire gli aspetti legati all’integrazione attraverso

un programma che affronti il conflitto in senso generale.

Elenchiamo di seguito le attività svolte, suddivise nelle tre direttrici:

la didattica, l’auto-conoscenza e l’educazione alla pace.

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1. DIDATTICA

Il disegno

La lettura Le parole “difficili”

Grammatica: giochi con le

lettere e le parole

Lettura, logica e spirito

di osservazione con i gio-

chi didattici delle riviste

della Pimpa

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Creazione cartelloni dei tre continenti

Europa, Asia e Africa con le immagini

Calligrafia: breve spiegazione storica sulle grafie e

creazione ricettario “Cucina a colori”

Geografia:

ricerca sul

planisfero

dei sessanta

paesi attual-

mente in

guerra

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Scrittura di gruppo:

Dopo la lettura della fiaba “IN UNA NOTTE DI TEMPORALE” di Yuichi Kimura (Edizioni Salani 2002) viene chiesto ai bambini, divi-

si in tre gruppi, di inventare insieme un finale.

La fiaba racconta la storia di una capra che, in una notte di temporale, si ripara in una capanna abbandonata molto buia, dove,

dopo un po’, arriva anche un lupo. Ma nell’oscurità essi non riescono a riconoscersi e chiacchierano piacevolmente nella notte.

Quando il temporale cessa decidono di darsi appuntamento il giorno dopo allo stesso posto, si accordano per una parole d’ordi-

ne di riconoscimento che sarà “In una notte di temporale” e si salu-

tano amichevolmente.

Ecco i tre finali elaborati dai bambini di I e II classe:

A MEZZO GIORNO LA CAPRETTA E IL LU-

PO SI VEDONO DAVANTI ALLA CAPANNA

E QUANDO UNO VEDE L’ALTRO, IL LUPO

INSEGUE LA CAPRETTA. AD UN CERTO

PUNTO IL LUPO SI FERMA E DICE: “ NON

SERVE INSEGUIRTI E DOPO MANGIARTI

PERCHE’ ORMAI SIAMO AMICI!”

Andrea, Dean, Mamadow

IL GIORNO DOPO SI STUPIRONO E DISSERO:

“MA IO PENSAVO CHE TU ERI UNA CAPRA”

“E IO PENSAVO CHE TU ERI UN LUPO”

“QUINDI NOI NON SIAMO UGUALI!”

“BEH, LASCIAMO STARE” DISSE IL LUPO.

“HAI TUTTO L’OCCORRENTE PER IL PIC-NIC?”

CHIESE LA CAPRA.

“MA CERTO CHE SI’!” RISPOSE IL LUPO.

DOPO TUTTA LA DISCUSSIONE IL LUPO E LA CAPRA

INIZIARONO A MANGIARE!

Alice, Lisa, Riccardo, Sofia

IL GIORNO DOPO LA CAPRETTA E IL LUPO SI INCONTRANO E FANNO UN PIC NIC E IL LUPO MANGIA LA CARNE E LA CAPRETTA

MANGIA I FIORI E DIVENTANO AMICI PER SEMPRE.

Elnaz, Noemi, Riccardo, Veronica

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2. AUTO-CONOSCENZA

L'ascolto delle fiabe

∞ “L’aula magica” elaborata dai bambini di Scuola a colori dell’anno scorso

∞ “In una notte di temporale” di Yuichi Kimura - Edizioni Salani 2002

∞ “I passeri di Via Aquileia” di Paola Gandin, fiaba inedita sui conflitti e l’aggres-

sività

La lettura o il racconto della fiaba è il più antico ed efficace strumento di educa-

zione della storia dell’umanità; la magica atmosfera e la rievocazione di immagi-

ni ed emozioni portano il bambino (ma anche l’adulto) in una dimensione inte-

riore, laica e profonda, e lo proteggono, attraverso l’uso delle metafore, da un

coinvolgimento diretto.

Le fiabe portano inoltre un immenso bagaglio di fiducia e speranza, poiché ispirano la sfera co-creativa laddove “Tutto è possi-

bile” ed aiutano a credere in se stessi , alla voce del cuore, dove vincono la giustizia, l’armonia e la bellezza.

Ogni personaggio della fiaba, ogni animale della favola, è una parte di noi che esce allo scoperto ed affronta un mondo di fan-

tasia ricco di sentimenti ed emozioni, riflessione ed azione, ricco d’imponderabilità e di intuito, dove, come nella vita, le que-

stioni nascono da un bisogno, si evolvono attraverso una serie di ostacoli e si risolvono attingendo alle proprie infinite, inesau-

ribili risorse interiori.

La fiaba veicola consapevolezze ed incoraggia gli animi, catturando l’interesse, ravvivando la curiosità e la fiducia, riesce sem-

pre ad elevarci e a darci una risposta.

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“L’aula magica”, fiaba interculturale a più mani, ci ha ricordato che per liberarsi dall’oppres-

sione è necessario restare uniti. Alenuska, il ragno, il mago, la fata del mondo ed i bambini

dell’aula magica ci parlano anche di egoismo e ci mostrano un gran bisogno di attirare mira-

coli.

“In una notte di temporale” è la storia di un incontro bizzarro tra

una capretta ed un lupo, ma è anche la storia del buio, dell'igno-

to, della forza della Natura.

Come pubblicato a pag. 9, la fiaba è stata stimolo di riflessione su pregiudizi, stereotipi ed amicizia.

Ai bambini è piaciuto molto rappresentare il temporale coi suoi tuoni, battendo le mani sui banchi.

“I passeri di Via Aquileia” è una favola nata durante il laboratorio e scritta da una delle educatrici

della coop. sociale Terranova per focalizzare uno dei principali motivi di disturbo sorti in seno ai

due gruppi: il conflitto tra maschi.

La storia è nata per dimostrare che l’aggressività ed il conseguente conflitto sono aspetti umani

che vanno gestiti e non esclusivamente demonizzati. Abitualmente invece ai ragazzi si raccomanda

più che altro di “andare d'accordo”, piuttosto che lasciarsi coinvolgere seriamente dal problema; un confronto consapevole e

mirato con l'aggressività e la rabbia è invece necessario. Non si tratta di “disabituare” bambini e adolescenti alla rabbia,

all’aggressività, al litigio: i conflitti vanno espressi e devono essere affrontati e superati, senza farsi male e ferirsi. E per far

questo i bambini hanno bisogno di un sostegno educativo. Tra gli obiettivi della fiaba c’è anche quello di insegnare al bambino

a guardare dentro di sé, a essere cosciente e consapevole dei propri processi mentali ed emozionali, a dare loro un nome, a

riconoscerli, senza temerli, nelle loro evoluzioni ed espressioni nella realtà esterna e interna.

L'azione educativa della favola mira soprattutto a un’armonizzazione che canalizzi il conflitto in confronto, senza reprimere la

propria natura.

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Cerchio sulla Paura (chiediamo ad ognuno qual è la paura più grande e la facciamo disegnare) [Gruppo dei piccoli]

Ecco le loro risposte:

“Il lanciarazzi, il carro armato”

“Le belve feroci”

“Il buio”

“I pipistrelli e lo squalo”

“Lupi, serpenti e pipistrelli”

“Serpenti, lupi e stare da sola”

“I mostri”

“Cani feroci”

“Gli incubi e le persone cattive”

“Coccodrilli, leoni e ladri”

“Terroristi e terremoti”

“Ladri ed incubi”

“Il papà arrabbiato”

“I fantasmi”

Tre bambini rispondono di non aver paura di niente.

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Cerchio sulla Rabbia (chiediamo ad ognuno quando e perché si arrabbia, creazione cartellone a più mani con le rappre-

sentazioni della rabbia) [Gruppo dei grandi]

Alla domanda: “Quando mi arrabbio?” hanno risposto:

“Quando succede qualcosa che non vorrei”

“Per un’ingiustizia durante una partita di calcio”

“Quando vengo provocata e reagisco, e alla fine prendo la colpa”

“Quando N. mi fa male”

“Quando prendo un brutto voto”

“Quando mia sorella mi ignora”

“Quando A. mi fa le corna”

“Quando mi prendono in giro”

“Quando i compagni non rispettano le regole”

“Quando, durante le verifiche, i miei compagni fanno confusione”

“Quando qualcuno mi dà fastidio”

“Quando mia sorella mi rompe”

“Quando mio fratello mi tira i capelli”

“Quando dobbiamo fare belle attività e invece c’è confusione”.

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Esercizi di osservazione e concentrazione col Metodo Feuerstein

Il metodo Feuerstein è una applicazione della psicologia cognitiva alla pedagogia, utilizzato per potenziare le capacità di ap-

prendimento.

Abbiamo utilizzato alcuni semplici esercizi sulla capacità di osservazione attraverso la verbalizzazione del pensiero, la riflessio-

ne, la condivisione e il pensiero analogico.

E’ stato chiesto ai bambini di descrivere un’immagine tratta da una rivista, affinché i compagni possano disegnarla e rappresen-

tarla sulla carta. L’impresa ha molto appassionato e si sono cimentati in molti, con sempre maggior consapevolezza dell’impor-

tanza sia della visione d’insieme che dei particolari.

Sempre rispetto all’osservazione e spirito critico, è stato chiesto di scrivere i dettagli dei cartelloni sui tre continenti, creati con

ritagli di riviste turistiche, facendo emergere peculiarità culturali, ambientali ed antropologiche dei tre continenti esaminati.

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Esercizi corporei ispirati al “Teatro dell’Oppresso” di Augusto Boal

Il Teatro dell’Oppresso è una tecnica di TEATRO SOCIALE elaborata negli anni ‘60 in Brasile da Augusto Boal, direttore del Teatro

Arena di Saõ Paulo, che usa il teatro come mezzo di conoscenza e come linguaggio, come mezzo di conoscenza e trasformazione

della realtà interiore, relazionale e sociale. Esso si basa su una precisa presa di posizione, a favore degli "oppressi" e su un lavo-

ro di coscientizzazione.

Il TdO usa come strumenti una serie di esercizi e giochi come tecniche di integrazione, fiducia, sensibilizzazione (dal toccare al

sentire, dal guardare al vedere, dall'udire all'ascoltare) e de-meccanizzazione. Il gioco è un esercizio ricreativo singolo o collettivo

che impegna la mente e l'abilità fisica. Il gioco nelle sue funzioni analogiche e metaforiche, crea le condizioni di un'immersione in

emozioni, ruoli e dinamiche che, prescindendo dal contenuto, possono essere analizzate "come se" fossero generate da situazioni

reali.

Nel Teatro dell'oppresso i giochi-esercizi sono strumenti di preparazione teatrale per sciogliere le nostre rigidità corporee e per-

cettive. L'esercizio è una riflessione fisica su se stessi. Un monologo. Una introversione. I giochi, in compenso, sono legati all'e-

spressività del corpo che emette e riceve messaggi. I giochi sono un dia-

logo, esigono un interlocutore. Sono estroversione.

Lo scopo base del TdO è umanizzare l'Umanità.

Il TdO è un movimento mondiale non-violento ed estetico che cerca la

pace, non la passività.

Per ulteriori approfondimenti rimandiamo al sito: www.utopie.it/

formazione/teatro_dell'oppresso.htm

Nel nostro laboratorio i bambini si sono impegnati con grande slancio

ed apertura in queste esperienze di sperimentazione di sé, dimostrando

disinvoltura ed un bisogno fisico ed emotivo di spazi di libera espressivi-

tà.

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Teatro delle emozioni con Céline Lombardi (Teatro dell’Oppresso)

Con il gruppo dei grandi abbiamo impiegato due incontri con l’attrice francese Céline Lombardi per approfondire il Teatro

dell’Oppresso con un percorso sulle emozioni.

Si sono affrontate la Paura, la Timidezza, la Rabbia, la Gioia e la Massima Gioia attraverso esercizi, giochi ed improvvisazioni

teatrali.

L’immersione nelle emozioni ha scatenato momenti di sfogo collettivo, anche eccessivo, soprattutto rispetto alla paura e alla

rabbia.

La paura è diventata terrore e la rabbia si è tramutata, in

varie rappresentazioni, in episodio violento, spesso morta-

le.

Ma anche la massima gioia ha riscosso successo e libera-

to gli animi, i bambini si sono davvero emozionati ed han-

no apprezzato di condividere col gruppo sensazioni e sen-

timenti così intimi e profondi.

Céline Lombardi commenta: “I bambini hanno sempre la

capacità di sorprendermi, per la loro bravura nel buttarsi

con totale fiducia nel lavoro e per la loro capacità di ri-

spondere ai quesiti.

Malgrado le pochissime ore di questo micro percorso, sono

stata meravigliata del loro entusiasmo e del loro impegno, nonché della loro capacità di crescita all’interno di ciascuno dei due

incontri. Non si è trattato di passare alcun contenuto di tecnica teatrale, ma di dare uno spazio protetto per esprimersi e in que-

sto senso credo abbiamo raggiunto l’obiettivo al di là delle aspettative, proprio per il coraggio dei bambini.”

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Vista la semplicità e l’efficacia di certi esercizi

e giochi, le educatrici Terranova hanno propo-

sto parte del percorso svolto con Céline, anche al gruppo dei piccoli.

Lo slancio dimostrato da ambedue i gruppi per questa particolare attività tea-

trale ci ha fatto decidere di proporre un percorso più articolato e prolungato

per il futuro.

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3. EDUCAZIONE ALLA PACE

I giochi di fiducia

I giochi di fiducia tendono a creare all’interno del gruppo un

clima di cooperazione, comprensione, collaborazione, confiden-

za e richiedono concentrazione e consapevolezza.

I giochi di gruppo possono essere giochi competitivi o giochi

cooperativi.

I giochi cooperativi sviluppano un senso comunitario basato sull’accettazione di se stessi e dell’altro, sulla conoscenza recipro-

ca, sul rispetto, sulla creazione di un clima di fiducia, pertanto possono essere utilizzati per educare alla pace, per creare una

cultura di pace.

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Elaborazione finale della fiaba “In una notte di temporale” di Yuichi Kimura [Gruppo dei piccoli]

Come esposto a pagina 9 per illustrare il lavoro didattico di scrittura col-

lettiva, i tre gruppi di bambini hanno concluso la favola dando la priorità al

valore dell’amicizia piuttosto che agli istinti animali:

1) “NON SERVE INSEGUIRTI E DOPO MANGIARTI PERCHÉ ORMAI SIAMO

AMICI!”.

2) “MA IO PENSAVO CHE TU ERI UNA CAPRA” - “E IO PENSAVO CHE TU ERI

UN LUPO” - “QUINDI NOI NON SIAMO UGUALI!” - “BEH, LASCIAMO STARE”

DISSE IL LUPO” - “HAI TUTTO L’OCCORRENTE PER IL PIC-NIC?”.

3) “IL LUPO MANGIA LA CARNE E LA CAPRETTA MANGIA I FIORI E DIVEN-

TANO AMICI PER SEMPRE”.

Lavoro sul planisfero in cerca dei 60 paesi del

mondo dove attualmente è in atto una guerra

[Gruppo dei grandi]

Dal sito web “www.guerrenelmondo.it” abbiamo stampa-

to l’elenco dei paesi attualmente in guerra, li abbiamo

cercati sul planisfero ed evidenziati apponendo una ban-

dierina e riflettendo insieme sulla pace nel mondo.

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Cerchio di riflessione e condivisione del racconto “Mandate al diavolo la vostra lavatrice!” del pacifista

Dannan Perry [Gruppo dei grandi]

Il racconto della lavatrice narra dell’autore, stimato pacifista americano, in una giornata in cui aveva una gran fretta, alle prese

con una banalissima lavanderia a gettoni in cui gli viene soffiata da sotto il naso, una lavatrice che attendeva da mezzora; l’epi-

sodio gli procura un attacco di ira.. Proprio a lui, lo stimato pacifista...

Il racconto è stato un’introduzione al percorso di educazione alla pace.

Ne riportiamo uno stralcio significativo:

“Poi parlò lei. E mi dovetti sorbire tutto il SUO film.. Sapete una cosa? Io nel suo

film non c’ero affatto. Nel suo film le si era rotta la lavatrice, aveva lasciato ad

aspettarla in auto tre bambini

(che di sicuro stavano strap-

pando le fodere dei sedili), il

marito veniva a pranzo ed era

tardissimo. Parlammo per

non più di dieci minuti, ma furono sufficienti perché entrambi vedessimo

due realtà diverse incontrarsi e toccarsi […]

Mi convinsi che la Pace si costruisce nelle lavanderie a gettone, nei luoghi di

lavoro, nelle scuole, nelle case.. e non negli incontri diplomatici ad alto

livello .”

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“I passeri di via Aquileia”, fiaba sui conflitti e l’armonia

1. IL PAN BAGNATO

Come ogni mattina, eccetto acquazzoni, puntualissimi alle sette, i giovani passeri di Via Aquileia stavano planando sotto la ve-

randa al n. 75, per la colazione di pan bagnato.

E come ogni mattina, Piuma Gialla atterrava per primo alzando un gran polverone; a lui toccavano i primi bocconi e se un altro

passero avesse osato volerli condividere, lo avrebbe attaccato con beccate ed alate. Per cui lo lasciavano fare, tanto più che i

nonni del 75 distribuivano con abbondanza il pan bagnato.

C’era solo qualcuno che non sopportava per niente Piuma Gialla e questi era Beccostorto, un passero cacciatore che rifiutava il

pane, conosceva tutti gli orti del quartiere e spesso portava lombrichi freschi nei nidi dei cuccioli.

Qualche volta i due si affrontavano e se ne cinguettavano di tutti i colori, poi finiva sempre che si strappavano le piume; quella

mattina sembrava tanto essere una di quelle volte..

“Voilà, voi sempre a dipendere dai Duegambe e dalle loro stupide briciole! Guarda guarda.. c’è anche l’abbuffone della pappa

della nonna..” esclamò Beccostorto sorvolando la veranda.

“Scendi giù puzzolente lurido pennuto che ti faccio assaggiare io la pappa del mio becco!” replicò l’altro arruffando le penne.

Nel trambusto del battibecco, due piccioni si erano intrufolati e stavano banchettando alla grande, quando Penna Gialla si sca-

gliò su di loro, facendoli volar via.

Intanto Beccostorto atterrò sulla ghiaia, gonfiò il petto, poi cinguettò: “Eccomi mangiapappa,

sono venuto a prendere i passerotti per una lezione di caccia, prima che tu me li rammollisca

definitivamente.”

Ma Penna Gialla si scagliò contro di lui e finì, come al solito, in una zuffa.

Gli altri passeri, sempre più scocciati delle loro sceneggiate, li lasciarono soli e cambiarono aria.

Solo Beccofino e Piuma Ribelle rimasero a guardarli.

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“Se non fosse così carino quell’attaccabrighe prepotente d’un Beccostorto...” sospirò Beccofino guardando l’amica Piuma Ribel-

le che stava mangiando con gli occhi Piuma Gialla: “Oh cavoli.. quanto è affascinante quell’arrogante d’un cafone..”

E se ne svolazzarono via pure loro.

2. LA SAGGEZZA DEGLI ANZIANI

Come ogni primavera le comunità dei passeri di tutta la città organizzavano un grande raduno sul colle più alto e più lontano da

automobili e gatti, per celebrare lo sbocciare dei fiori. E come ogni anno erano le passere anziane di tutti i rioni a ritrovarsi in

assemblea per definire i dettagli della Festa di Primavera.

L’incontro si stava svolgendo sulla vecchia Rocca che dominava la città quando Piuma Ribelle se ne ricordò e decise di recarvisi

anche senza essere invitata.

Planò sul pennone della bandiera ed attirò l’attenzione delle nonne passere con un impetuoso cinguettio.

“Ascoltatemi e perdonate l’intrusione; ho bisogno della vostra saggezza per risolvere un problema che affligge la nostra colo-

nia. Ci sono due giovani e forti che non fanno altro che offendersi a vicenda, aggredirsi e turbare la quiete. Anche stamattina li

abbiamo lasciati che si spennavano inferociti e non sappiamo più come comportarci con loro..”

Detto ciò atterrò in mezzo al cerchio delle anziane e attese risposta.

Ci fu un sommesso cinguettio che durò a lungo, poi finalmente nonna Canterina si rivolse a Piuma Ribelle. “Mia cara, grazie per

esserti appellata a noi, la vostra questione sembra essere una questione comune a tutte le colonie. Rifletteremo sul da farsi e

durante la Festa di Primavera pronunceremo la nostra soluzione.”

Piuma Ribelle s’inchinò rispettosamente, ringraziò e tornò in Via Aquileia alquanto sollevata.

3. LA FESTA DI PRIMAVERA

Il 21 marzo il cielo era solcato da innumerevoli piccoli stormi che da tutto il mandamento si dirigevano verso la Rocca dei Falchi,

mentre il sole saliva all’orizzonte tiepido e limpido.

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Il passero più anziano ed il passero più giovane inaugurarono la festa con un breve canto di lode alla Primavera e come ogni

anno, le danze furono aperte dalle rondini ballerine appena arrivate dal Sud.

Poi fu la volta del coro dei pettirossi, dell’assolo dell’usignolo e delle giravolte dei passerotti acrobati, accompagnati dal ritmo

dei picchi e il tubare dei colombi.

Tutto sembrava proseguire serenamente quando d’un tratto si udirono gli starnazzamenti di Piuma Gialla e Beccostorto che

anche stavolta si stavano azzuffando. Ben presto arrivarono altri passeri a schierarsi con l’uno o con l’altro e la zuffa diventò

una vera e propria rissa.

Fu allora che intervennero nonna Canterina e nonno Penna Bianca a sedare gli animi e metter fine a quella baraonda. L’anzia-

na passera sentenziò: “E’ da molto tempo che nelle colonie si sopportano queste scenate di voi teste calde che portate scom-

piglio e discordia… Perciò il Consiglio ha deciso di metter fine a questi pessimi esempi di

convivenza!” E lasciò la parola a Penna Bianca che sentenziò pomposamente: “Voi, che

fate rissa e usate la prepotenza, resterete sulla Rocca dei Falchi da soli finché non

avrete compreso l’importanza della pace in una colonia.”

Scese un’ombra sul gruppo di passeri agitati, anche il sole li stava abbandonando

mentre tutti gli stormi spiccavano il volo verso casa, in quel primo tramonto di Pri-

mavera.

4. L’ESILIO

Rimasti da soli, i passeri bulletti iniziarono ad insultarsi, accusando Piuma Gialla e

Beccostorto per quella punizione subita da tutti. Si azzuffarono a lungo ma, quando

scese il buio, esausti ed affamati cercarono riparo sugli arbusti e sugli alberi della Rocca dei Falchi.

Il mattino seguente, mugugnando e protestando, ognuno andò a caccia per i fatti suoi. Piuma Gialla, abituato alle abbondanti

colazioni di pan bagnato, vagava impacciato in cerca di qualcosa da mangiare e Beccostorto non perse occasione per prender-

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lo in giro e provocare una lite.

“Non sai nemmeno scovare un lombrico! Come va mangiapappa, ti manca la nonna?”

Piuma Gialla si scagliò su di lui con la furia di un’aquila, la sua rabbia era al culmine e stavolta era anche accecato dalla fame.

Per fortuna i merli della Rocca erano stati incaricati da Penna Bianca di vegliare su quegli scavezzacolli ed intervennero subito

a separarli.

Nel frattempo arrivarono anche gli altri passeri esiliati che si schierarono in due fazioni: chi con Piuma Gialla, chi con Becco-

storto e qualcuno lanciò una sfida per nominare il vincitore.

Avrebbero atteso la notte e quando tutti i merli si fossero addormentati sarebbero volati alla Curva della Morte, sull’autostra-

da non lontana, a misurare il loro coraggio.

5. LA CURVA DELLA MORTE

Il piccolo stormo sorvolò la città in un batter d’ali; seppur stanchi ed abbagliati dai lampioni, i passeri, arditi e fieri, provarono

quel brivido d’avventura che si prova solo con gli amici.

Arrivati all’autostrada il frastuono delle macchine e dei camion sovrastò il loro cinguettio; lo stormo atterrò sul grande cartel-

lo lampeggiante mentre Piuma Gialla e Beccostorto planarono sul guardrail prima

della Curva della Morte.

Non osarono guardarsi, il batticuore gli toglieva il fiato ma era arrivato il momento di

attraversare l’autostrada a tutta velocità, sfidando la sorte.

Ripreso il fiato Beccostorto diede il via: “Sei pronto? Tre, due, uno.. via!!”

I due passeri dovevano volare basso e sperare di evitare gli automezzi che sarebbero

sbucati dalla curva.

Ma così non fu.

Un enorme Tir rosso fuoco stava arrivando a tutta velocità.. Piuma Gialla e Beccostor-

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to furono catapultati violentemente su un prato lontano.

Lo stormo si precipitò a cercarli e quando li trovò sembravano morti.

Quella notte però le sorprese non erano finite.. I due spavaldi passeri erano assai malconci ma infine aprirono gli occhietti e

capirono di essere nei guai: ambedue avevano un’ala spezzata e tornare alla Rocca sarebbe stata un’impresa. Tristi e doloranti,

Piuma Gialla e Beccostorto, per la prima volta, si sentirono vicini implorando l’aiuto del cielo ed ecco che, come per magia,

apparve un vecchio gabbiano vagabondo, che li vide ed atterrò sul prato.

“Buonasera piccoletti, vi siete schiantati contro un lampione?” chiese il gabbiano incuriosito e alquanto divertito.

“No signor gabbiano, siamo solo degli stupidi incoscienti passerotti che credono di volare più veloci dei camion..!” rispose Coda

Spezzata pensando all’incidente che lo aveva ridotto senza coda alcuni mesi prima.

“Bene, bene.. meritate il mio aiuto. Caricate questi due balordi sulla mia schiena e ditemi dove portarli” esclamò il bianco pen-

nuto spalancando le grandi ali.

6. L’ASSALTO DEI PICCIONI GHIOTTI

Nel frattempo nelle colonie della città l’assenza dei giovani passeri si faceva sentire.

Finalmente regnava la pace e i passeri più piccoli e deboli riuscivano a stare tranquilli

senza nessuno che li tormentasse e li prendesse in giro.

Stava però sorgendo un altro grosso problema: i piccioni ghiottoni rapinavano tutto il

cibo dei passeri e nessuno era in grado di fermarli. Anche i nonni di Via Aquileia se

n’erano accorti e oramai al mattino trovavano solo i colombi ad aspettare il pan ba-

gnato.

Piuma Ribelle e Beccofino, disperate per l’assenza degli amati e per le incursioni dei

piccioni, decisero di recarsi alla Rocca il giorno seguente per avvisare gli esiliati di quanto stava accadendo.

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7. LA NOTTE DEGLI AMICI

Alla Rocca fu una lunga notte insonne.. Piuma Gialla e Beccostorto si lamentavano dal dolore e tutti gli altri, emozionati ed in-

quieti, si erano messi a discutere del passato, del presente e del futuro..

“Nessuno ci capisce!” si lamentò Cresta Piumata “Siamo giovani, forti e coraggiosi e tutti pensano che siamo cattivi..”

“Smettila di cinguettare baggianate!” lo interruppe Senza Penne “sei sempre tu a fare gli scherzi peggiori ai più piccoli.. ma

pensa te.. bel coraggio il tuo!”

“Non cominciamo a litigare” sussurrò Piuma Gialla “avete ragione tutti e due.. è così che si trova la pace, cercando di capirsi..

ohi ohi che male.. cerchiamo di dormire amici miei..”

Quelle ultime due paroline risuonarono nella vecchia Rocca come un’eco.. “amici miei..”

“Stai tranquillo” disse infine Beccostorto “domani trovo quella pianta amara, la trituro e vedrai che ci farà guarire presto.”

Si sistemarono vicini e ben presto si addormentarono tutti con un lieve sorriso sul becco..

8. IL RITORNO

All’alba le due passerotte di Via Aquileia volarono veloci verso la Rocca, svegliarono tutti con un gran canto e raccontarono

d’un fiato della minaccia dei piccioni che facevano razzie in tutta la città.

“Se volete davvero tornare trionfalmente a casa fate qualcosa di buono per le colonie!” cinguettò Beccofino tutto d’un fiato.

“Nessuno sa che siamo venute da voi” aggiunse Piuma Ribelle “ma c’è bisogno del vostro coraggio, quando c’eravate i piccioni

ghiottoni stavano alla larga..”

Finito di raccontare le due si accorsero che Piuma Gialla e Beccostorto giacevano feriti, si avvicinarono premurose e preoccupa-

te mentre gli altri raccontavano cos’era accaduto.

“Non saremo di grande aiuto noi due..” balbettò Piuma Gialla “ma questa strana avventura ci ha fatto diventare amici e lo sare-

mo anche quando le nostre ali guariranno!”

Nel frattempo lo stormo degli esiliati si stava organizzando in una spedizione per affrontare i colombi del campanile che gover-

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navano tutti i piccioni della città.

L’antico patto doveva essere rispettato: ai colombi spettava il cibo delle piazze, ai passeri quello dei cortili. Decisero di andare

in pace e rispettare la pace ma ai piccioni ghiottoni andava impartita una lezione. Proposero l’esilio sulla Rocca dei Falchi ed i

colombi del campanile acconsentirono tubando le loro scuse.

Di colpo dai cortili scomparvero i piccioni, tutti i passeri increduli si chiedevano cosa fosse mai successo quando, in ogni colo-

nia, videro sfrecciare nel cielo i loro giovani tornati dalla Rocca, esultanti e fieri.

La notizia cinguettò di becco in becco, gli esiliati furono accolti come degli eroi e capirono quanto fossero cambiati sulla Rocca

dei Falchi.

Anche in Via Aquileia regnò la serenità e i nonni si ricordano ancora di quel giorno in cui un vecchio gabbiano atterrò sotto la

veranda con due passeri zoppicanti che divisero finalmente il buon pan bagnato insieme.

Paola Gandin 2012

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La visione della “propria” pace con il Maestro Francesco Tullio Altan

In questo percorso di educazione alla pace [con se stessi e con gli altri]

abbiamo affrontato e sperimentato molti aspetti del conflitto, aiutan-

do i bambini a percepire ed esprimere i propri sentimenti aggressivi o

repressi, a riconoscere ciò che provoca la rabbia, l’aggressività ed an-

che la paura; li abbiamo indirizzati a capire meglio se stessi e gli altri,

ad individuare il proprio e l’altrui punto di vista, a ricercare linguaggi

comunicativi efficaci e a trovare modalità di gestione del conflitto di-

verse dalla logica del vincitore/vinto.

L’approccio a molte delle attività è stato quello di osservarsi, riflettere

su se stessi e sugli altri per contribuire a costruire maggiore consape-

volezza e conoscenza di sé. Ma per sperimentare un modo coerente di

vivere la pace nell’interiorità di ciascuno e nelle relazioni con gli altri , per

“darsi pace”, abbiamo concluso—e coronato– il percorso con una Visione.

Il Maestro Francesco Tullio Altan ha chiesto ad ogni bambino/a dei due

gruppi la sua visione di pace: un momento, una situazione, una fotografia,

un ricordo, comunque un’immagine. Quasi tutti hanno risposto spontanea-

mente di getto mentre Altan illustrava sulla carta la loro visione.

I disegni sono stati poi fotocopiati, colorati e titolati dai bambini. Ve li pre-

sentiamo inediti e splendenti, così ispiranti e così semplici, sempre puri e

innocenti come il cuore dei bambini.

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GIOCARE

A CALCIO

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VOLARE

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ORIENTAMENTO/EDUCAZIONE CIVICA

Nell’ufficio del Sindaco

Un po’ di Educazione civica nella Sala del

Consiglio—Palazzo Torriani

A spasso per Gradisca d’Isonzo

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VALUTAZIONE

Premettiamo una valutazione all’organizzazione generale in quanto a tempi e modi; la logistica degli orari, dipesa dal calenda-

rio scolastico, ha permesso lo svolgersi del laboratorio solo nella fascia del tardo pomeriggio, orario in cui

i bambini sono alquanto stanchi, soprattutto quelli che frequentano il tempo pieno.

Questo dettaglio fondamentale ha condizionato il clima in aula in quanto ad agitazione e capacità di

attenzione; di norma le educatrici hanno lasciato trascorrere mezzora per permettere che i bambini fac-

ciano merenda e si rilassino un po’ prima di cominciare, sottraendo così tempo alle nostre attività.

Un’altra valutazione di carattere generale riguarda la bassa presenza di bambini stranieri iscritti al doposcuola a confronto

dell’anno scorso e la discontinuità di alcune frequenze, dovute anche all’orario e ad attività

sportive concomitanti.

Rispetto al raggiungimento degli obiettivi abbiamo un po’ trascurato la competenza lingui-

stica grammaticale per dare più spazio e tempo a percorsi di auto-conoscenza ed educazio-

ne alla pace, per rafforzare la fiducia in se stessi e la capacità di rapportarsi positivamente

con gli altri. Questo anche per una scelta dettata dall’esperienza dello scorso anno, in cui

abbiamo constatato alcune difficoltà a gestire il conflitto e le proprie emozioni da parte di molti bambini/e.

Se vogliamo operare per l’integrazione multi-culturale cerchiamo di far capire ai nostri bambini

che innanzitutto si parte da noi stessi, dalla pace con noi stessi, esprimendo pure i nostri dissensi

al mondo ma fuori dal dramma ed oltre qualsiasi discriminazione razziale, di genere o di fede.

La complessità del programma ed i tempi stretti ci hanno costretto a rinunciare ad uno dei propo-

siti del progetto relativi alla visibilità di “Scuola a colori” sul territorio. Avevamo infatti ipotizzato di

fare delle uscite durante il mercato di paese per interagire con la cittadinanza, ma ciò è risultato

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impossibile da realizzare. In compenso è stata data alle stampe la

documentazione del laboratorio 2011. Il volumetto, finanziato

dalla Provincia di Gorizia, è stato distribuito durante la festa finale

e nelle biblioteche del mandamento.

L’auto-valutazione da parte della cooperativa vuole sottolineare alcuni aspetti logistici e di contenuto.

La referente dott. in Scienze dell’Educazione, Elena Gandolfo, è mancata a metà percorso a causa di

una gravidanza a rischio e tale circostanza ha apportato dei cambiamenti organizzativi con l’intervento di altre due educatrici,

Karin Mora ed Emanuela Milleri, specializzate in animazione, giochi di fiducia e danza. Hanno ravvivato il laboratorio anche gli

interventi della calligrafa Roberta Nardini, dell’attrice Céline Lombardi e del Maestro Altan con la dott. Elisabetta Angalò, ren-

dendo questa edizione di “Scuola a colori” meno intima e “familiare” ma più stimolante e ricca.

In quanto ai contenuti va evidenziato che la programmazione del percorso è stata adattata an-

che in base ai bisogni e peculiarità dei due gruppi ma fermo restando lo scopo intrinseco di un

laboratorio di intercultura: costruire la pace.

Motivo di crescita del laboratorio è stato anche il veder nascere a capitoli una storia, “I passeri di Via Aquileia”, come improvvi-

sazione, come opera inedita, come altra sperimentazione dell’arte, insieme al disegno, alla pittu-

ra, al teatro ed è stata una sorpresa soprattutto per Paola Gandin,

autrice della favola, che ha intrapreso un fuori programma di

getto, tirando fuori dal cassetto la storia incompiuta da mesi per

concluderla insieme a “Scuola a colori”.

Al termine del percorso abbiamo distribuito dei questionari di

gradimento a genitori, bambini ed insegnanti e ne riportiamo l’e-

laborazione.

Secondo le famiglie l’esperienza è stata più che soddisfacente sotto tutti i punti di vista ma ci sono

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stati dei commenti negativi riguardo l’orario. Gli altri

commenti parlano di esperienza bellissima e positiva,

nella speranza che possa continuare negli anni.

La partecipazione delle famiglie non è mai stata richie-

sta in maniera massiccia, i genitori si sono sempre pro-

digati a collaborare quando coinvolti e molte mamme

si sono soffermate a parlare dei propri figli con le edu-

catrici.

Abbiamo chiesto ai bambini: “Quanto ti è piaciuto par-

tecipare a “Scuola a colori”?” Il 60% risponde

“moltissimo”, il 20% “molto” ed il 20% “abbastanza”.

Le attività più quotate sono state per loro: la lettura della

fiaba “L’aula magica”, il teatro delle

emozioni con Céline, le vignette sulla

pace con Altan, i giochi di fiducia,

cantare e giocare con le riviste della

Pimpa. Ovviamente e fortunatamen-

te l’attività meno votata è stata la

ricerca delle guerre nel mondo..

Alla domanda “Vorresti continuare

questa esperienza anche il prossimo

anno?”, l’88% risponde di Sì.

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DOCUMENTAZIONE

Nei quattro mesi di attività abbiamo prodotto svariato materiale

cartaceo (cartelloni, disegni, collage), numerose fotografie e molti

video che saranno selezionati e raccolti in un dvd che verrà conse-

gnato durante il prossimo anno scolastico.

Abbiamo inoltre avuto il privilegio di veder

creare dal vivo un’artista come Francesco Tul-

lio Altan e di aver raccolto le creazioni, ideate

e colorate dai bambini, in due grandi manifesti

per la pace, decorati dalla Pimpa e dalle grafie artistiche di Roberta

con la parola PACE in svariate lingue del mondo.

A conclusione della scuola abbiamo festeggiato distribuendo un al-

tro documento rilevante per il processo di integrazione multiculturale di tutto il territorio, ovvero il rendiconto del laboratorio

“Scuola a colori 2011”.

Un altro documento video, reperibile sul web, è stato realizzato dalle mae-

stre con un’intervista alla fiduciaria dell’Istituto e alla responsabile della

cooperativa sociale Terranova. Il video è visibile all’indirizzo: http://scuola-

a-colori.wikispaces.com/ e verrà integrato di materiali e video nel corso

dei prossimi mesi.

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CONCLUSIONI

Senza cadere in luoghi comuni o sentimentalismi pacifisti possiamo concludere che le esperienze extra-scolastiche mirate a fare

integrazione e a prevenire razzismi, diventano uno spazio prezioso per crescere non solo intellettualmente ma anche emotiva-

mente e spiritualmente.

Un percorso didattico sulla pace aiuta a prendere consapevolezza di sé, a sviluppare la capacità di comunicare se stessi, a svilup-

pare la capacità di ascolto, a riconoscere le diversità di ognuno al

fine di accettare serenamente l’altro, a gestire l’empatia, a pro-

muovere atteggiamenti positivi verso se stessi e gli altri per una

pacifica convivenza e per una migliore gestione dei conflitti.

Sperimentare questi concetti attraverso l’Arte, soprattutto quel-

la teatrale e il mettersi in gioco così spontaneo di tutti i bambini,

ci porta a concludere che abbiamo intrapreso la strada giusta

per raggiungere certi obiettivi ed abbiamo deciso con Céline Lom-

bardi di proporre una serie prolungata di incontri settimanali per

un’auspicata terza edizione di “Scuola a colori” nella famosa “Aula

magica”.

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