Scribo Ergo Sum n.1
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Transcript of Scribo Ergo Sum n.1
Finalmente dopo alcuni
anni ritorna il giornalino del
Nazareth. Si rivolge agli
studenti, alla preside, ai
professori tutti e
naturalmente anche al
personale e ai genitori,
sempre presenti nella vita
quotidiana degli alunni.
L'obiettivo principale del
nostro magazine è invitare
gli studenti alla lettura di
argomenti che possano
essere di loro interesse. Il
giornale sarà anche un
riferimento per conoscere
le novità riguardanti l'istituto,
le attività in programma, e
per permettere agli alunni
di interagire maggiormente
con la vita della scuola.
Si è scelto il magazine, con
articoli corredati da foto,
per invogliare
maggiormente il lettore. Ho
il piacere di essere la prima
direttrice e sarò quindi io la
prima a vivere le
preoccupazioni e le
responsabilità di questo
nuovo progetto.
La redazione si augura che i
suoi sforzi siano coronati da
un grandissimo numero di
lettori. Una svolta
importante, nella vita del
giornale, sarebbe ottenere
il supporto di uno sponsor
che possa sostenere le
spese gravose per la
stampa. Per questo è
importante che chiunque
abbia la possibilità di
presentare un negozio, una
tipografia o comunque
una ditta (o anche un
privato) disposto a
finanziare il nostro progetto
lo segnali prontamente. Il
progetto è partito. Tanti di
di Francesca Fazio
Un giornale per tutti
Ora non lasciateci soli
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Così diventiamo cronisti
Anche al Nazareth si diventa professionisti
di giornalismo. Ogni settimana 40 studenti
dell’istituto partecipano ad un corso che
insegna le tecniche di scrittura
giornalistica e lì è così è nata l'idea di far
rivivere "Scribo Ergo Sum".
Liceo linguistico, classico, scientifico, tutti
gli indirizzi di studio sono rappresentati
all’interno della grande redazione del
Nazareth. A tenere il corso due giornalisti
professionisti. L’iniziativa “A Scuola di
News” prevede 40 ore complessive di
lezione. La redazione è divisa in vari
settori, legati agli interessi dei vari ragazzi:
dallo sport allo spettacolo, dalla finestra
sul mondo ai servizi speciali e dalle
attività scolastiche ai giochi. Il progetto
ha mostrato, sin dal primo incontro, una
grande partecipazione ed un grande
interesse da parte dei ragazzi. Un
impatto positivo, che ha portato i ragazzi
a sviluppare senso critico nell’analisi della
cronaca e della realtà. I migliori articoli,
inoltre, saranno pubblicati anche sul
portale www.ascuoladinews.it, così da
far conoscere le attività del nostro istituto
ai ragazzi che stanno partecipando al
progetto anche in altre città d'Italia. Un
modo, questo, per mettere in contatto le
scuole del Paese. E il Nazareth è in prima
fila.
di Arianna Montesi
noi vi hanno aderito con
entusiasmo e passione,
grazie soprattutto all'aiuto ed
al supporto di due giornalisti
professionisti che hanno reso
possibile lo sviluppo di mille
idee e pensieri, che senza il
loro intervento non
sarebbero diventati tangibili.
La redazione ha fatto il suo
meglio, ora tocca ai lettori
giudicare.
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L'istituto spegne 125 candeline e festeggia con il cardinale Ruini e il sindaco Alemanno
Centoventicinque anni di storia. Il Nazareth ha
festeggiato l'ennesimo traguardo della sua
esistenza accompagnato dal cardinale
Camillo Ruini e dal sindaco Gianni Alemanno.
Entrambi hanno voluto essere presenti ai
festeggiamenti dell'8 dicembre, festa
dell'Immacolata e giorno della fondazione del
nostro istituto. Tantissima gente. La cappella
dell'istituto gremita. Docenti, studenti, genitori
ed ex alunni. Impossibile trovare un posto. Ma
c'è stato comunque ordine, rispetto. Una
sensazione di completezza e di voglia di stare
insieme. La festa di una grande famiglia.
Il cardinale Ruini, con la sua semplicità ha reso
ancor più suggestiva una cerimonia che
toccava il cuore. Grande disponibilità ed un
sorriso contagioso. Una personalità forte che
ha trasmesso serenità, con la voce e con i
piccoli gesti. Tante strette di mano e una
parola per tutti. Non si è negato neppure per
un istante, con i suoi occhi azzurri e l'accento
emiliano ha mostrato il volto umano della
Chiesa. "Il Nazareth è sempre stato un punto
di riferimento nei momenti difficili della società
- ha sottolineato Ruini nell'omelia - Già ai
tempi dell'Unità di Italia ha sempre dato il suo
supporto per la crescità della comunità". Una
vocazione, quella della formazione dei
giovani, che la scuola non ha mai smarrito in
125 anni di storia. "Voi giovani dovete essere
da esempio per tutti - ha spiegato agli
studenti a fine cerimonia il cardinale Ruini -.
Nel Vangelo c'è la risposta su come essere dei
buoni cristiani. Leggetelo e pregate il Signore".
Parole semplici, ma che sono arrivate diritte
all'anima. Parole ed emozioni difficili da
dimenticare. Così come lo scambio di battute
con il sindaco Gianni Alemanno, avvolto nel
"Tricolore" e pronto a rispondere alle
domande di studenti e genitori.
"Il Nazareth l'ho sempre considerato un'isola
felice - ha detto il sindaco - Anche negli Anni
'70, quando ero io studente e si vivevano
tensioni, qui al Nazareth sembrava di essere
in un altro mondo. Tutto perfetto, ordinato.
Questa scuola è senza dubbio nella
leggenda e nella storia di Roma".
di Leonardo Lupo
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A destra, il cardinale Camillo Ruini
con Francesca Fazio e Leonardo Lupo
dopo la celebrazione
Sotto, il sindaco Gianni Alemanno
durante il saluto alla platea
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L'istituto spegne 125 candeline e festeggia con il cardinale Ruini e il sindaco Alemanno
Il Nazareth è sempre
stato un punto fermo
nei momenti difficili
della società
Camillo Ruini
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La campanella del 125° anniversario del
nostro liceo è suonata. Scandisce
l'ennesimo intervallo della ricreazione
risvegliado non solo le pance brontolanti
degli studenti e dei professori, ma
soprattutto animando i lunghi corridoi
con voci e urla altisonanti. Le guance
arrossite dal primo freddo e le corse sui
pianerottoli non sono realtà nuove.
Generazioni intere di nasi intorpiditi
hanno colorato le ripide scalette laterali
e le rampe
centrali più
agevoli
dell'Istituto
Nazareth
di via Cola
di Rienzo,
nato nel
1887. Roma è da pochi anni capitale del
nuovo Regno d'Italia e sul trono di S.Pietro
siede Sua Santità Leone XIII, che desidera
per primo la costruzione di una Cappella
(l'embrione del nostro Istituto) dedicata
all'Immacolata Concezione in un quartire
povero e quasi deserto e che oggi vanta,
forse, la più ricca selva di negozi, uffici e
motorini della Capitale.
Si plasma così il nuovo Colleggio-
Educandato, destinato inizialmente alla
rigida formazione femminile, che aprirà le
porte ai pantaloni e alle barbe solo un
secolo dopo la sua nascita. Ma per
entrambi, Sapienza e Letizia rimangono
le parole chiavi della formazione
integrale del Nazareth, incise sullo
stemma delle divise e nei cuori di ogni
studente. Vivacizzando l'ambiente con i
primi quattro nazarettiani, un po' timidi e
confusi, si inaugura il nuovo Liceo
Linguistico che si affianca al tradizionale
Liceo Classico, su intuizione della preside
Coniglio. Si porta avanti con coraggio e
fiducia l'opera di adeguamento
dell'Istituto allo spirito dei nuovi tempi.
Niente più borse, cartelle o cinghie per i
libri di scuola: gli zaini multicolori e le
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Dall'Unità di Italia all'iPhone
con "sapienza e letizia"
di Silvia Bove
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mitiche Vespe accompagnano la spinta
innovatrice della scuola mista che
rinnova tanto le strade quanto le classi.
Aule luminose da sempre, grandi, spesso
troppo grandi per gli alunni che
dovevano accogliere. Capitava allora,
come testimonia una mamma, che i
banchi si raggruppavano intorno alla
cattedra e restava tanto spazio vuoto sul
fondo che, a volte, accoglieva uno
splendido tavolo da ping-pong. Ma
attenzione a non farsi trovare scomposti,
con i piedi sui banchi, dalla Reverenda
Madre Vignon, la madre Generale,
amata e
temuta da
ogni gonna.
Nel
mosaico del
Nazareth
rifulge una
data
importante: il 24 maggio 1915, anno
ufficiale dell'entrata in guerra dell'Italia.
Dopo oltre ottant'anni, Laura riesce
ancora a commuoversi nel ricordare
episodi di un'infanzia consumata tra le
punizioni per le più piccole mancanze
(come alzare le spalle durante un
rimprovero o dire una bugia) e le
premiazioni delle allieve più meritevoli per
nascondere uno scenario ben più triste.
I giorni trascorrono, i mesi corrono. E la
campanella degli anni Trenta continua a
suonare con la stessa regolarità e nella
stessa particolare atmosfera fatta di
semplicità, di ordine e di operosità, con il
tempo scandito dai tanti momenti rituali
delle lezioni, delle recite, delle messe,
delle Cerimonie. La vita delle ragazze era
circoscritta tra le pareti della scuola, tra
studio, preghiera e ricreazioni, che,
tempo permettendo, si svolgevano in
giardino. Ancora nessuna attività extra
scolastica, niente soggiorni estivi. Annina,
sorridendo, ricorda che le gite della sua
generazione erano costituite da
passeggiate a Villa Borghese, Villa
Pamphili e Villa Gloria: tutte schierate in
fila per tre e si camminava a passo
deciso verso la meta. Iniziarono, poi, gli
anni della Guerra. Non appena
risuonavano le sirene tutte le alunne
scendevano negli scantinati in perfetto
ordine con
le rispettive
insegnanti,
inciampand
o negli stessi
scalini dove
noi
inciampiam
o. Istanti di terrore negli occhi lucidi delle
più piccole. A Maggio del 1943 ci fu la
chiusura anticipata delle scuole e anche
il Nazareth iniziò la via Crucis degli
insegnanti francesi che tornarono in
patria e degli studenti italiani che
rientravano a casa. I rapporti e le notizie
divennero sempre più difficili e rarefatti,
ma si conservano con fierezza sorrisi e
quaderni. Alla fine della guerra riaprì un
Nazareth diverso: una scuola che si
avviava verso nuovi obiettivi di
modernizzazione, con le speranze e gli
entusiasmi propri del periodo della
"ricostruzione" e con un primitivo
desiderio di "Sapientia et Laetitia".
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Ed ecco gli anni Sessanta.
Quelli di Papa Giovanni
XXIII, di Kennedy, dei
Beatles. Periodo felice
anche per il nostro
mosaico, guidato ora da
Madre Rosa Storace e
una comunità attivissima
di religiose e insegnanti
che portano avanti una
struttura scolastica sempre
più efficiente e attenta
alla crescita umana,
culturale e spirituale dei
giovani. Periodo non privo
di novità, anche in campo
motorio: l'ora di
Educazione Fisica si
svolgeva nel sottosuolo,
ricorda Annapia, in un
ambiente misterioso, ma
dotato di attrezzi nuovi e
curiosi, come la... corda,
la spalliera, l'asse di
sospensione. E la divisa da
ginnastica, poi, era molto
lontana dai canoni attuali:
un paio di mutandoni neri
chiusi al ginocchio e una
maglietta bianca che si
allargava
tremendamente per la
scarsa resistenza delle
pieghe. Altro che tute in
microfibra!
Una campanella
importante per la storia
del Nazareth è quella del
1978. Anno del rapimento
e dell'assassinio di Aldo
Moro, che chiude
amaramente un decennio
animato dai moti giovanili
del '68, fiorito all'insegna
della "partecipazione", del
femminismo e della libertà
dei costumi, proseguito
dagli attentati e dalla
strategia del terrore della
Brigate Rosse. La società si
trasforma alla luce opaca
di questi tristi eventi, non è
più la stessa degli anni '50
e '60. E' crisi generale:
della famiglia, della
scuola, dei giovani che
rischiano di essere travolti
dagli idoli dell'ondata
consumistica e perdere i
valori veri, quali l'amicizia
e la fiducia. Ideali su cui il
Nazareth fonda la proprie
radici e che in questi anni
così dinamici porta avanti
con estrema serietà e
sensibilità. Grazie anche
alle riforme necessarie alla
crescita della scuola e dei
singoli studenti. La
Presidenza viene
sdoppiata tra Medie e
Superiori, la divisa blu è
più semplice e la sua
interpretazione è affidata
spesso all'estro creativo
delle alunne, e all'ora
della ricreazione è ben
accolto il garzone del
fornaio con il grande
pacco delle pizze.
Pizze che verranno
sfornate a centinaia negli
anni successivi. Il figlio di
quel garzone continua,
oggi, a impastare la farina
e viziare le nostre pance,
che al rintocco puntuale
della campanella si
fiondano ai banchi del
bar interno della scuola
supplicando una coca-
cola.
Il volto del nostro liceo è
cambiato nella mentalità
e nei comportamenti,
nelle trasformazioni della
città intorno alle sue
mura, nello scorrere del
tempo sul marciapiede
familiare di via Cola di
Rienzo. Diventando così
un'oasi di pace in mezzo
al traffico caotico di una
Roma quasi isterica, una
culla feconda di studenti
illuminati dalle vetrate e
dai consigli dei professori
e di tutta la famiglia del
Nazareth, che oggi
continua a creare nuovi
tasselli preziosi per un
mosaico sempre più
colorato e autentico. Un
capolavoro di vite e
sudore, di sfide e vittorie.
Era l’ottobre del 1890
quando il grande edificio
con il nome Nazareth
apriva le sue porte a tutti i
cittadini romani per la
prima volta, in quella che
oggi chiamiamo via cola
di Rienzo, una delle vie più
centrali e conosciute di
Roma, eppure all’epoca
non era né centrale né
conosciuta bensì un
piccolo pezzo di terreno
campestre colorato di
verde. Fu proprio lì che 125
anni fa il “nostro” Nazareth
iniziò a respirare l’odore di
una Roma appena eletta
capitale, a intravedere
dalle sue finestre il mondo
evolversi anno per anno,
pensate a quante cose
potrebbero raccontarci le
pareti che ci scrutano ogni
giorno se potessero
parlare; grandi stermini
mondiali, la nascita delle
prime automobili, la moda
che cambia radicalmente,
la tecnologia che esplode
all’improvviso, le rivoluzioni,
i presidenti, o ancora le
mille facce che hanno
varcato le soglie di ogni
aula, le feste di fine anno,
le foto di classe, gli inverni
nevosi, i natali, gli esami, e
chi più ne ha più ne metta.
Ma cos’è che ha reso
questo palazzo in stile
gotico lombardo cosi
importante e unico in tutti
questi anni?
--> segue a pagina 12
di Benedetta Boni
Una seconda casa che rendiamo speciale
«Ho sin da subito avuto la sensazione di trovami a
casa». La preside del nostro istituto, Luisa
Trovalusci, non ha esitazioni nel raccontarci la
prima emozione vissuta al Nazareth. Trentacinque
anni di esperienza e due studenti del 5° liceo
seduti composti davanti alla scrivania. Una
presidenza che passa da ufficio ad angolo di
incontro per storia e attualità, tra ricordi e stupore.
Nel '96 inizia il cammino alla guida dell' Istituto e
subito lascia un'impronta: è lei a dare forma e
colore al nostro stemma.
Un cammino di sfide, a partire dall'evoluzione
della scuola: dall'essere rigidamente femminile,
sotto la vigilante presenza di alcune religiose, al
divenire pian piano un liceo misto. Una novità
importante, una realtà decisiva per la
metamorfosi del cuore del Nazareth. Si avvertono
sensazioni piacevoli in questo piccolo ufficio,
tenuto caldo dal termosifone acceso, proprio
sotto la finestra di vetro sabbiato, che lascia
intravedere i colori del cortile interno.
«La comunicazione è necessaria per mantenere
la continuità nel messaggio educativo. È
necessaria un'etica, per la sopravvivenza della
comunità». Come può migliorare questa casa,
oggi? Come possiamo contribuire con tutte le
nostre incertezze e timori?
«Si cerca ora, e da molti anni, di aprire le porte
della nostra scuola all'insegnamento di altre
lingue, come il russo, il cinese, perfino il
giapponese, per accrescere le potenzialità
presenti e future degli studenti».
Quasi un invito a divenire tutti e ognuno, nel suo
piccolo, un ponte tra passato e presente, tra
l'altro ieri e il dopo domani, tra l'Occidente e
l'Oriente. Un'intervista che ora prende la piega di
un colloquio, lo spunto di una meditazione cruda
e reale. «Come per quanto avvenne per le poleis
greche, in cui vi era una corrispondenza
feconda tra la città e l'individuo, in cui ogni
cittadino trovava la propria realizzazione nella
costruzione di un bene comune, oggi questa
corrispondenza deve sfociare nel dialogo
interculturale, nella sfida ad essere Cittadini del
Mondo, nella giusta ricerca della felicità. Lo
studente è il primo a dover pretendere questa
ricerca». E una chiusura provocatoria, ma
veritiera: «In Italia il primo della classe è
considerato un secchione. Nel mondo una
risorsa, un tesoro, un'opportunità. Bisognerebbe
scegliere da che parte stare».
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Il futuro sono le lingue
di Silvia Bove e Federico Vecchi
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Una vita al Nazareth… C’è chi ce
l’ha fatta. La professoressa Barbara
Francini, docente di inglese e la
professoressa Patrizia Monti, docente
di educazione fisica ci raccontano la
"loro" scuola.
Da quanti anni insegnate al Nazareth?
Francini: Ben 32 anni....esattamente
dal settembre 1980.
Monti: 27 anni.
Cos’è per voi il Nazareth?
Francini: Una parte di me stessa, la
mia seconda casa, I mean it.
Monti: Un riferimento permanente di
vita.
Il vostro più bel ricordo del Nazareth?
Francini: Il calore dei ragazzi e la riconoscenza
di alcuni studenti che, anche anni dopo la
maturità, vengono a trovarmi e mi ringraziano
per quanto ho dato loro. Questa è la riprova
che qualcosa di quanto ho dato loro è arrivata
a destinazione e che il duro lavoro non è
invano.
Monti: Sono tanti ma il più bello deve ancora
arrivare...
Quali sono gli eventi della vostra vita in cui il
Nazareth ha avuto un ruolo da coprotagonista?
Francini: La mia quotidianità, la mia famiglia, i
miei interessi, i miei viaggi… tutto.
Monti: Quando sono diventata madre per la
prima volta.
Quali sono stati i cambiamenti più decisivi che
la nostra scuola ha vissuto?
Monti: Una maggiore visione verso l'esterno,
con una nuova attenzione anche al mondo
laico. Una migliore accoglienza per tutte le
estrazioni sociali, rendendo cosí migliore il
lavoro e la collaborazione professionale di tutti,
in un clima di vera cooperazione e in
un'atmosfera armoniosa. Questo sta
permettendo un sano e necessario ricambio
generazionale con al centro, sempre, l'interesse
primario del ruolo educativo dell'Istituto.
Professoressa Francini, lei è la guida e l’artefice
del progetto “Trieste”, cosa significa per lei?
Francini: Significa il ritorno alle mie radici, un
omaggio alla mia famiglia materna che ha
tanto sofferto e la gioia della condivisione coi
miei ragazzi.
Credete che svolgere il vostro mestiere con
passione dipenda anche dall’atmosfera che
l’Istituto trasmette?
Francini: Certamente, al Nazareth mi sono
sempre sentita a casa, fra persone che mi
hanno saputo accogliere.
Monti: L'armonia, la serenitá, l'atmosfera
scolastica che quotidianamente si vivono,
sono molto belle e costruttive, perchè sono
soprattutto sostenute dalla forte motivazione
che gli alunni mi restituiscono, al punto tale da
rafforzare in me il concetto che non è più solo
una questione di passione.
Come vivete questo festeggiamento così
prestigioso per l’Istituto?
Francini: Con gioia, soddisfazione e orgoglio.
Non è un caso che per due volte, molto
tempo fa, io abbia rinunciato a passare alla
scuola statale. E non me ne sono mai pentita.
Monti: Con forte emozione e felicitá per averlo
raggiunto, e non da sola.
"Per noi è da sempre un punto riferimento"
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Francini e Monti, che storia!
Docenti simbolo dell'istituto
di Benedetta Boni
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“Le ho incontrate a 11 anni e a 40 siamo
ancora unite come a scuola!”. Così descrive
un’ex alunna la sua storica amicizia nata
proprio tra i banchi di scuola. Giorgia Celso,
Ventina Delli Santi e Marianna Medori, ex
studentesse del mitico Nazareth, si sono
conosciute nel 1984 durante il loro primo anno
di scuola media. C’è tra di loro chi è finito al
Nazareth per caso o chi continuava una lunga
tradizione familiare… E fu così che si ritrovarono
a condividere una parte della loro vita grazie al
Nazareth, che fu l’artefice del loro primo
incontro. Cosa rappresenta per loro questo
edificio? Per Giorgia è “qualcuno da
ringraziare”, mentre Marianna parla di “una
vera e propria famiglia in cui mi sentivo
protetta”. Raccontano tanti ricordi, esperienze
e risate con la R maiuscola. Giorgia, con aria
emozionata ricorda il giorno del suo
matrimonio. Vestita di bianco percorreva la
navata della cappella gotica dell’Istituto, la
stessa dove quest’anno è stata celebrata la
messa per il 125° anniversario. Valentina,
invece non riesce a dimenticare tanti vecchi
protagonisti della scuola. “Mi si stampa un
sorriso in faccia – spiega – se ripenso a Madre
Giaccone in punta di piedi, alla pizza di Gianni
Napoletti, all’infermeria con le zollette di
zucchero o ancora a Lina la bidella del piano,
con la sua parlata strana. Tutti momenti da
incorniciare”. Ma torniamo ad oggi. Tutte
rispondono con fierezza e orgoglio per essere
state “dei piccoli pezzettini di storia del mitico
Nazareth”, come spiega Valentina. Cosa ha
lasciato il Nazareth alle nostre ex alunne?
Giorgia racconta della sua vecchia
professoressa di inglese, Madre Giaccone. “È
la mia guida spirituale dal primo anno di liceo”,
dice con un sorriso nostalgico. Ma la vera
protagonista è la loro amicizia. Un legame che
sopravvive da quasi trent’anni. “Sono rimaste
più di tutto le mie migliori amiche, che potrei
definire sorelle. Grazie agli insegnamenti e ai
valori che ci sono stati trasmessi nella nostra
scuola abbiamo costruito un legame
indissolubile”.
Alla luce di tutto questo percorso non si può
dire che il Nazareth sia un liceo come tutti gli
altri, e loro confermano. “Il Nazareth – afferma
Giorgia - è un percorso che forma l'uomo e la
donna davvero in sapientia et laetitia come è
scritto sullo stemma della divisa attuale”.
Valentina invita a chiedere “in giro ai vostri
amici o conoscenti, se possono parlare con
così tanta emozione del loro liceo”. Il Nazareth
sarà anche un Istituto antico e rigido a vedersi
da fuori, ma per chi lo ha vissuto nella sua
pienezza è qualcosa di più: “Un’oasi dove
divertirsi da morire”. “Una grande apertura alla
vita e al prossimo”. “Uno spirito diverso con cui
affrontare la vita”.
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Dai banchi al matrimonio
"Non è una scuola comune"
di Benedetta Boni
I ricordi di tre compagne, amiche da 40 anni
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All'ultimo anno il futuro appare come il più
grande punto interrogativo. Si aspetta tutta una
vita per uscire dal liceo. E quando si è ad un
passo dal grande momento, la paura e la
confusione ci fanno apparire il domani come un
gigantesco salto nel vuoto. Per ogni eterno
indeciso, c'è invece un ragazzo che ha il volto
del successo: conosce ogni dettaglio del suo
domani, si prepara con determinazione
all'università dei suoi sogni o magari ha già
trovato un lavoro. Questo tipo di ragazzo, il
cosiddetto "nato pronto", è il più grande incubo
di ognuno di noi. E per la serie "le disgrazie non
arrivano mai da sole", qualsiasi essere umano ci
incontri, dal postino all'amico, ci pone la fatidica
domanda: "Cosa pensi di fare dopo il liceo?". A
questo punto c'è una sola opportunità: reagire.
Inizia così la ricerca disperata di un sogno, che
forse era sempre stato dentro di noi, ma così
ben nascosto da non riuscire ad ammetterlo a
noi stessi. La scuola, in questa ricerca, ha un
ruolo fondamentale. Tramite corsi di
orientamento e test attitudinali ci aiuta a
inquadrare il nostro sogno e ci indirizza verso ciò
che potrebbe assicurarci il successo e la felicità.
Il nostro istituto permette anche la consulenza di
uno psicologo per avere un'ulteriore occasione
di confronto, per fare emergere le nostre
ambizioni e attitudini. Questo procedimento di
ricerca, però, non è esente da errori. Le scelte
comportano sempre delle conseguenze e dei
rischi. E chi non osa sarà sempre attanagliato
dai rimorsi o, peggio, dai rimpianti.
Questo è il momento di osare. Di dare tutti noi
stessi per seguire anche la più folle delle
ambizioni e non ascoltare coloro che
sottolineano l'assurdità dei nostri progetti in
questi momenti di crisi. Ora bisogna avere
coraggio e prendere la strada più accidentata
se è quella che ci conduce ai nostri desideri.
L'insostenibile peso che sembra avere la
situazione economica di oggi non ci aiuterà di
certo, ma noi abbiamo il dovere e il diritto di
provarci. Il futuro spetta solo a noi.
Guardare al futuro
senza paura
È tempo di osare
di Lucia Borgna e Valentina Balata
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Non il secolo che si porta
sulle spalle ogni giorno
con fierezza, o la religione
che lo rende moralmente
saggio, o il suo
intramontabile prestigio,
tutte qualità che
arricchiscono comunque
il suo curriculum, bensì,
parliamoci chiaro, la vera
essenza: noi… noi di oggi
e di ieri, che ogni giorno
coloriamo le pareti grigie
di questo grande istituto
con i nostri sorrisi, con le
nostre domande, con i
nostri appunti, con le
nostre dormite durante le
lezioni, con tutte le
arrabbiature che
abbiamo fatto prendere
ai professori, con tutti i
nostri 2 o gli 8 che hanno
marcato i registri
scolastici, perché sì, avrà
anche compiuto 125
anni, ma senza la nostra
laetitia che lo completa
resterebbe solo un
edificio storico
senz’anima. Ma
dobbiamo anche
ammettere che senza la
sapientia che lui ci
trasmette non potremmo
varcare quelle mura con
un bagaglio di ricordi e
una salda formazione.
Quindi grazie Nazareth,
per averci accolto tra le
tue braccia, per esserti
fatto imponente
quell’ottobre senza
timidezza, ma soprattutto
per averci fatto capire
cosa vuol dire avere una
seconda casa.
segue da pagina 9
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È ripartito il progetto Musica
nei Musei. Dopo il successo
dello scorso anno, ecco che
le note tornano a scuonare
tra le opere d'arte della città.
Strumenti del passato, di
epoche lontane, che
tornano ad essere
protagonisti del nostro tempo
in una iniziativa fuori
dall'ordinario.
Il progetto comprende
quattro lezioni teoriche e
quattro visite culturali in
alcuni dei musei più
interessanti e suggestivi della
città Le lezioni e gli incontri
sono sempre ravvicinati.
Questo perchè i concerti
sono l'esposizione pratica di
quanto studiato nelle ore di
teoria.
Il primo incontro è stato
presentato da due esperti di
musica che hanno, in ordine
cronologico, illustrato l’arte in
corrispondenza della musica,
in un periodo compreso tra il
barocco (1600) e i giorni
nostri, con un particolare
riferimento al Romanticismo
del diciannovesimo secolo e
all’Illuminismo (in musica e in
letteratura).
Secondo i docenti, il
progetto ha due finalità:
appassionare gli studenti
all'ascolto di vari tipi di
musica e stimolarli alla
ricerca di nuove esperienze
formative.
Il progetto ha avuto un tale
successo lo scorso anno,
che si è deciso di riproporlo
immediatamente. Ma se un
anno fa si esaltava il
concetto classicista del
“bello”, quest’anno il
progetto è improntato sul
mettere in risalto le differenze
e le similitudini tra le
popolazioni mediterranee. È
presto per fare un bilancio di
questa nuova edizione, ma
certamente c'è voglia di
nuove scoperte.
di Francesca Gabrielli
Claudia Soscia
14
Due professori che decidono
di vincere una nuova sfida:
scrivere un libro ed ampliare
ancora di più le loro
conoscenze. In quest’intervista
i professori Salvatore Mecca
ed Eugenio Zacchi,
raccontano rispettivamente le
loro pubblicazioni, che hanno
riscosso grande successo
durante la presentazione nella
Gran Sala della nostra
scuola.
Cosa l’ha spinta a scrivere il
libro?
Mecca: "Bel domandone!
Sinceramente la causa
principale sono stati i miei
alunni, volevo spingerli a
capire quanto fosse
affascinante il mondo classico.
E così ho ceduto all'invito del
professor Luca Canali, il
Picasso del mondo
classico".
Zacchi: "L'amore per la
letteratura e quindi una
profonda curiosità e
passione nel sondare le
pieghe del cuore
umano".
Perché ha scelto il
genere poetico?
Mecca: "È stata una casualità,
il professor Luca Canali mi ha
suggerito Anacreonte e ho
accettato. Anche per
rivalutare questo autore che
ad una prima analisi può
sembrare un poeta senza una
propria personalità. E invece è
un grandissimo poeta, definito
anche come il precursore di
Socrate".
Zacchi: "Ho sempre amato il
genere poetico: è il linguaggio
artistico che meglio risponde
all'esigenza di esprimere ogni
moto dell'animo, dell'intelletto
e del cuore con immediata
sintesi".
Scrivere le è venuto
spontaneo o ha dovuto fare
degli studi a riguardo?
Mecca: "Ho dovuto fare
molte ricerche, studiando in
modo approfondito il poeta e
attingendo a tutti gli articoli
che trattavano di
Anacreonte. È stato anche
divertente".
Zacchi: "Uno scrittore studia
sempre ed è sempre immerso
nella realtà che vive e nella
storia".
E’ rimasto soddisfatto del suo
lavoro?
Mecca: "Molto. È stato un
onore lavorare con Canali,
dedicandomi a ciò che amo
di più: le lettere classiche".
Zacchi: "Sì, è stata
un'avventura emozionante e
divertente. In ogni impegno
deve essere sempre presente
il noto motto oraziano del
miscere utile dulci".
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di Angelica Colletti
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In alto da sinistra: Lorenzo Sisti, Alvise Pisenti, Raffaele
Navarra, Adriano Capasso, Silvia Bove, Lucia Borgna,
Valentina Balata, Benedetta Boni, Martina Ferrara,
Claudia Dalla Torre, Francesca Ragazzoni,
Francesca Fazio, Vasilisa Paretti, Caterina Floriani,
Fiamma Rossetti, Lucrezia Serra, Simone Di Stazio,
Filippo Galassi, Salvatore Odescalchi, Lorenzo
Salerno, Innocenzo Failla, Pietro Sorrentino, Stefano
De Tommaso, Leonardo Lupo, Gabriele Coiante,
Silvia Antonini, Marzia Paoletti, Eugenia De
Petra, Francesca Acri, Vittoria
Gravina, Flavia Pusino,
Valentina Macaluso
TRIESTE
All'Istituto Nazareth di
Roma le festività
natalizie prendono vita.
Quest'anno più
decorazioni. Un albero
maestoso, un Presepe
d'altri tempi, ghirlande
e luci multicolore. Lo
spirito natalizio
abbraccia la scuola dal
primo all'ultimo piano
dell'edificio. L'istituto
romano cambia volto
durante il periodo
natalizio. Dal
crepuscolo fino all'alba
luci blu e rosse, cascate
luminose e sfere
natalizie illuminano tutta
la facciata dell'edificio
storico, richimando i
colori dello stemma
applicato sulla divisa
degli studenti. I visitatori
che hanno modo di
entrare nella struttura
possono riscaldare la
loro vista osservando il
Presepe Artistico
Artigianale, in stile
Roma antica, realizzato
dal professor Paolo
Tinorio. Una tradizione
nella tradizione
dell'Istituto che estende
i suoi numerosi
allestimenti fino al 6
gennaio 2013;
Riproponendo per tutti
coloro che vorranno
condividere questo
momento, l'edificio che
da anni offre un servizio
di educazione.
L'obbiettivo principale
è quello di conservare
lo spirito che
alimentava i Natali
passati, tutte le luci e gli
addobbi che
riempiono quello di
oggi, nella speranza di
mantenerli in quelli
futuri, riflettendo sulla
lotta alla povertà, lo
sfruttamento minorile e
l'analfabetismo, ancora
terribilmente attuale e
che non riesce a
liberarsi dell'ignoranza e
del pregiudizio. Aspetti
che da sempre
contraddistinguo il fine
educativo della scuola.
Una tradizione
affettuosa che
festeggia il 125
anniversario accanto
ai suoi studenti. Buon
Natale!
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di Leonardo Lupo
Il ricco presepe
dell'antica Roma
ed un maestoso
albero decorato
rendono speciale
l'atmosfera
nel nostro istituto
Nazareth vestito a festa
nel segno della tradizione
18
Ormai il Natale è giunto alle soglie, le strade si
arricchiscono di luci e decorazioni. Nell’aria si
avverte un senso di gioia e felicità, di persone che
da tempo attendono questa festa. Le case
diventano accoglienti, la gente ne approfitta per
trascorrere giornate in famiglia, realizzando splendidi
alberi e originali presepi. I bambini aiutano con
emozione, con lo scopo di ricavare grandi spazi
sotto l’albero, per poter raccogliere numerosi regali.
Purtroppo però dietro questa atmosfera di felicità e
spensieratezza, sui volti delle persone si cela un senso
di angoscia , dovuto al fatto che al giorno d’oggi il
Natale ha perso il suo significato originario; sono
venuti meno quei valori che ne erano alla base. Il
Natale, è divenuto, come tutte le altre feste, un
business fatto di consumo e spreco. Le festività
natalizie costituiscono il periodo in cui si registra un
aumento di spese: chi si premia con viaggi, chi con
trattamenti lussuosi, chi si perde in spese di minore
importanza. Il Natale, dunque, si è trasformato in
emblea del consumismo. Fenomeno che è
conseguenza della globalizzazione. Attraverso i mass
media, che influenzano soprattutto i più giovani, la
gente è desiderosa di comprare ogni giorno beni
nuovi, che soddisfino nuove esigenze e sostituiscano i
beni ormai superati, senza permettere che il
mercato si saturi. Il consumismo in un anno come
questo, in cui domina la crisi, porterà le persone ad
essere infelici ed insoddisfatte.
C’è ancora qualcuno che si sofferma a pensare al
vero significato di questa festa che, anno dopo
anno, si sta trasformando nella più grande
manifestazione del consumismo? Forse dovremmo
considerare questo periodo di crisi economica
come l’opportunità per riscoprire i valori autentici del
Natale, allontanando il superfluo e concentrandoci
sui sentimenti di fratellanza e di solidarietà che
questa festività racchiude e che sono essenziali
anche per cercare di uscire da questa grande crisi
che non si ferma mai neanche di fronte al Natale.
di Ilaria Iannuccilli
Alessandra Trio e Olimpia Viscogliosi
Ritrovare
il vero volto
della gioia
SGUARDO SUL MONDO
Nella foto i professori
Paolo Tinorio
e Francesca Galati
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I Paesi dell'Unione non sono
disposti ad affrontare ulteriori
spese per sostenere il progetto
Se non si troverà una soluzione
salteranno le borse di studio
Il progetto Erasmus è in crisi.
Nato nel 1987 e finanziato
dall’Unione Europea, dà la
possibilità agli universitari del
vecchio continente di
prendere parte a
un’esperienza di studio
all’estero dai 3 ai
12 mesi.
Un'opportunità per
tutti. Il bando del
programma, infati,
è consultabile
presso il sito
internet di tutte le
facoltà interessate. Nel
mese di gennaio, una volta
effettuata la candidatura,
la domanda viene poi
valutata da un'apposita
commissione che stilerà le
graduatorie dei
partecipanti. A distanza di
un anno lo studente potrà
partire nel semestre scelto e
svolgere gli esami
nell'università ospitante.
Esami che verranno poi
riconosciuti dalla facoltà di
provenienza.
Divenuto oramai fenomeno
culturale, l'Erasmus è messo
in pericolo dalla crisi
economica che sta
colpendo l’Europa.
Numerosi Stati membri,
infatti, si trovano di fronte
all’indisponibilità di risorse
per coprire le spese del
progetto, primi tra tutti
Grecia, Irlanda, Spagna,
Portogallo e Italia. La
Commissione, dunque,
deve rielaborare una
proposta di accordo che
riesca a recuperare i 10
miliardi di euro necessari a
chiudere il 2012 e a
facilitare le negoziazioni per
il bilancio annuale del
2013. Se il piano non
dovesse ottenere il via
libera, allora c'è il concreto
rischio che i Paesi in
difficoltà siano costretti a
fare ulteriore ricorso al
fondo sociale, aggravando
così il deficit finanziario.
Al momento le posizioni
all'interno dell'Ue sono
distanti. Da una parte
c'è il rifiuto da parte dei
Paesi più colpiti dalla
crisi ad aderire alla
proposta di tagli per
l’educazione, dall'altra
ci sono Gran Bretagna,
Francia, Germania,
Finlandia, Svezia, Olanda e
Austria che respingono la
richiesta di ulteriori contributi
per finanziare il fondo
sociale del 2012. E gli
studenti restano senza
risposte, con un sogno
europeo nel cassetto e la
speranza che la crisi non
cancelli una delle iniziative
formative più interessanti.
di Laudy Mignemi
e Lucrezia Serra
L'iniziativa fino ad oggi
consentiva a tutti gli studenti
universitari di sostenere
alcuni esami all'estero
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Vivere all'estero, esperienza
che si può fare anche da liceali
L'importanza di trovarsi da soli:
un'occasione per maturare,
formarsi e imparare le lingue
Il Belgio, piccolo paese al
centro d’Europa, sede del
parlamento europeo,
paese della birra, delle
patatine fritte e del
cioccolato è stata la mia
casa per un anno. Vivere
un anno all'estero è stata,
fino ad ora, l’esperienza
migliore che io
abbia mai fatto. In
un anno ho avuto
l’opportunità di
sperimentare
esperienze
irripetibili che mi
porterò sempre
con me. Guardando
indietro non ho rimpianti,
nella mia testa tutto si è
svolto in maniera
straordinaria. La mia
famiglia ospitante, i miei
amici, la scuola. Tutto
perfetto. Obiettivamente
però mentirei se dicessi che
è stato tutto rose e fiori.
Questa esperienza
permette ai ragazzi di
vivere un anno
indimenticabile, mettendoli
però di fronte a tanti
ostacoli, e facendoli
convivere con la paura
che tutta quella vita
costruita faticosamente dal
nulla possa crollare da un
momento all’altro: non solo
la paura di non passare gli
esami a scuola, ma di
rimanere soli all’ora di
pranzo, il panico di
deludere la famiglia
ospitante. Tutte questo però
mi ha spronato a quel
successo che ora mi fa
guardare indietro e dire, “è
stato un anno
meraviglioso”.
Ora che sono tornata da
qualche mese mi chiedo
spesso cosa mi sia rimasto
di questa esperienza a
parte l’approfondita
conoscenza della lingua
francese. La risposta? Tutto
e niente. Ora mi conosco
meglio e mi sento
arricchita, perché sono
piena di persone
fantastiche con le quali ho
un legame unico.
Tuttavia ho
l’impressione che nulla
sia successo. Ho
lasciato la mia vita per
tornare alla mia vita.
Ma mi rendo conto che
per quanto del Belgio
mi possa mancare tutto,
per quanto possa avere
l’impressione che tutto sia
nel passato. L’anno
all’estero in Belgio è la mia
esperienza, è la mia vita e
tutto il tempo del mondo
non potrà mai levarmi la
gioia di averla vissuta.
Auguro che anche voi
possiate vivere un
esperienza del genere.
di Claudia Dalla Torre
Amicizie indimenticabili
e più conoscenza di sé
Ecco come si diventa
davvero cittadini del mondo
21
A Natale si pattina. Sul
ghiaccio, come nei film.
Durante questo mese di
festività uno degli hobby
più praticati è infatti il
pattinaggio sul ghiaccio.
Sono molte le
associazioni che
organizzano
eventi. E spesso
sono invitati
anche dei
personaggi del
mondo dello
spettacolo o
dello sport, che si
trovano così a dover
indossare i pattini.
Uno sport praticato tutto
l'anno, ma è soprattutto
nel mese di dicembre,
con l'aria del Natale, che
il pattinaggio su ghiaccio
ritrova grande popolarità.
E questo anche grazie al
business che genera.
Nonostante i pattini
sudati, la confusione
inziale, le interminabili file,
il freddo che ti avvolge, il
pattinaggio su ghiaccio è
sicuramente un bel
passatempo, di quelli da
condividere con gli amici.
Indimenticabili le cadute
e i lividi. Il ghiaccio non
perdona distrazioni. Così
non è strano imbattersi in
giovani aggrappati alla
ringhiera per evitare di
scivolare davanti ai tanti
ragazzi in attesa. O
peggio, trascinare sul
ghiaccio anche la
fidanzata appena
conquistata. E quando
tra i tanti neofiti spunta
una pattinatrice vera
ecco che la pista si
svuota per assistere allo
spettacolo, tra invidia e
stupore.
Uno sport, è vero, ma
il divertimento è
soprattutto nel
“gareggiare” con
amici alla prima
esperienza per vedere
chi riesce a resistere
più tempo in piedi.
Una sfida da fare.
E non è un caso se
alcuni sondaggi hanno
rivelato che il “tipico”
pomeriggio natalizio dei
teenager è andare a
pattinare, mangiare o
bere qualcosa di caldo
come crepes o
cioccolata, tornare a
casa e vedersi un film tutti
insieme.
Aperte a Roma molte piste e il pomeriggio c'è spesso la fila
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di Simona Salvatori Vilga
e Diletta Gaffi
I sondaggi lo confermano:
durante tutto l'anno in molti
praticano questo sport
Ma è sotto le festività che
la disciplina può godere
di una popolarità maggiore
22
Per le classi del biennio e
triennio si svolgerà anche
quest'anno il torneo di
pallavolo. Sarà
organizzato in due distinte
competizioni. Si sfideranno
i migliori atleti dell'istituto
con la modalità a squadre
miste: le aspettative sono
al massimo! Lo spettacolo
è assicurato. Impossibile
restare delusi dalle
performance e dalle
emozioni vissute sul
campo. E guai ad
escludere colpi di scena.
Le squadre si sfideranno a
partire dal nuovo anno,
seguendo la classica
procedura dei tornei, a
girone: vincerà il team
che si classificherà al
primo posto totalizzando il
punteggio migliore. Sulla
base delle condizioni
climatiche, il torneo si
svolgerà all'aperto oppure
in palestra. Certo anche
l'orario di gioco. Le partite
saranno disputate fuori
dall'orario curriculare e
mai prima delle ore 14:00.
Previsti premi per tutti. Dai
trofei per i vincitori ai premi
di consolazione per le altre
squadre partecipanti.
Premiazione che sarà,
dunque, una grande
festa. Bisogna solamente
aspettare e vedere chi
vincerà la tredicesima
edizione del "Nazareth".
Due i campionati: biennio e triennio. Match al via nel 2013
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di Pietro Sorrentino
Roma capitale
del muaytahi
di Luca Bernardini
Nato in Thailandia, è arrivato in
Italia da alcuni anni.
In città l'unico Arjan Reale d'Italia
La muaythai è un'arte marziale. Uno sport antichissimo, che in
Italia sta iniziando lentamente a farsi conoscere, conquistando
soprattutto i giovani. Secondo la leggenda nacque addirittura
duemila anni fa. Una disciplina che è soprattutto di autodifesa
e non di offesa. Uno sport che insegna il rispetto dell’avversario.
E infatti all’inizio di ogni incontro ufficiale c’è il saluto e un gesto
amichevole tra i gareggianti che si toccano tramite una colpo
di guanti. Un gesto che di fatto dà il via all’incontro.
Uno sport di origine thailandese, come si può desumere dal
nome dello stesso muaythai (per –thai si intende proprio la
Thailandia). In Asia, ovviamente, questo sport è a livelli aulici. In
Europa la situazione è leggermente diversa. in nazioni come
l’Olanda, in cui è molto diffuso, è stato "occidentalizzato", cioè
modificato rispetto alla tradizione. In Italia, invece, è rimasto
puro. A Roma abbiamo infatti l'onore di avere l’Arjan Reale
Patrick Cesarini, l'unico in Italia. È responsabile del CSEN/CONI
e fondatore della Cesarini Accademy, che vanta numerevoli
successi in qualsiasi tipo di competizione: 4 titoli regionali e 3
nazionali, con i Warriors Valerio Prudenzano e Alessandro
Carsetti. Nell’accademia inoltre c’è anche il campione
mondiale di Muaythai dell’anno 2011 Flaviano Di Gregorio, e
molti Letal Fighter che hanno partecipato ai mondiali di
muaythai in Thailandia, tra questi Alessandro Santirocchi. Il
“nucleo” Cesarini è un gruppo affiatato, sempre presente alle
manifestazioni di Muaythai. Persone guidate da sani e robusti
valori e anche da un forte senso di amicizia. Animati dalla
continua volontà di fare e di fare bene e sempre meglio, in
perfetto stile muaythai.
24
CRUCIVERBA
ORIZZONTALI
1. Lavora metalli preziosi
6. Non zuccherati
10. Una persona
ipotetica
11. Sopportano le pene
dell’inferno
13. In mezzo
14. Un segmento del dito
16. Per il poeta è… egli
17. Il Simón detto "El
Libertador"
18. Anno Sancto
19. Castigate
20. Agnese a Madrid
22. Tempietto con
dentro una statua
25. Metallo per anelli
26. È ricca di potassio
27. Tubi di legno… vuoti
29. C’è quello delle
Amazzoni
30. Lamentela noiosa e
insistente
32. Imposta, battente
34. Calma, serena
35. Torino
36. Veleno potentissimo
38. In mezzo alle dita
39. Lewis atleta
americano
40. In fin dei conti
41. Amò Leandro
42. Quella di ferro
passava per Berlino
44. Veicolo a trazione
elettrica
45. Barca ricavata da un
tronco d’albero
46. Quattrini, palanche.
VERTICALI
1. Priva di lucidità
2. Quasi unici
3. L’organo del Volo
4. Ferrara per l’ACI
5. Erta o venuta sù
6. L’attrice Magnani
7. Non hanno bisogno di
diete
8. Divinità Della greca
9. Un pò di rispetto
11. Tagliò i capelli a
Sansone
12. Un mezzo di trasporto
14. Quanto di energia
vibrazionale
15. Campione sportivo
17. La meta del golfista
18. Compiono decolli e
atterraggi
19. Vino bianco secco
21. La mamma del papà
23. È simile al cervo
24. Erano anche detti
"Uomini Puri"
27. Il veleno di Socrate
28. Venuto al mondo
30. Rete locale
31. Uomo meccanico
33. Piccolo Parassita
34. Si usano per le
staccionate
37. Strada parecchio
difficoltosa
38. La sua capitale è
Teheran
39. Il contrario di senza
41. La moglie di Zeus
42. L’inizio del cammino
43. Napoli
44. All’inizio è… troppo
Le soluzioni
nel prossimo
numero
del giornale
26
Giochi a cura di
Alberto Buscema
27
ARIETE
Avete progetti importanti? È il
momento di portarli avanti.
Mese interessante per l'amore,
almeno fino al 17. Attenzione,
però, a fine mese potrebbe
tornare tensione nella coppia.
TORO
Quest'ultimo periodo non è
stato facile soprattutto per il
lavoro. In amore non perdere
la fiducia, il rapporto migliorerà
con il tempo. Attenzione ai
rapporti con acquario e leone.
GEMELLI
È un mese di fatica, ma anche
di buoni risultati come dimostra
l'accoppiamento Giove-
Venere. In amore le stelle
proteggono e permettono
riappacificazioni o nuovi
incontri.
CANCRO
Primi successi sul lavoro, se ci
sarà un cambiamento sarà
favorevole. Molta prudenza
nelle relazioni sentimentali. Ti
consigliamo maggiore
pazienza e dialogo.
LEONE
Mese di grandi iniziative e per
qualcuno anche di grandi
eventi. Resta qualche
questione in sospeso sul lavoro.
Nessun problema per le
coppie stabili.
VERGINE
L'esigenza di vedere tutto
ordinato e stabile ti porerà ad
avere qualche problema nei
tuoi affari. Otterrai di più dagli
affetti. Complessivamente
preparati ad un mese proficuo.
BILANCIA
La situazione astrologica
migliorerà intorno al 10 del
mese. Amore e fortuna
predomineranno il tuo futuro.
Attenzione alla fine del mese,
le cose si complicheranno.
SCORPIONE
Rilancio non solo nel lavoro,
ma anche nella vita. Bisogna
cogliere l'occasione per
prendere decisioni importanti.
Gli astri giocheranno a favore.
SAGITTARIO
Non ci sono state grandi
novità negli ultimi mesi, ma
adesso non manca la grinta e
i pianeti a favore. Stabilità
ritrovata da non mettere in
discussione.
CAPRICORNO
In questi giorni serve
particolare attenzione sul
lavoro e non in amore.
Recupero sul piano affettivo
nella seconda metà del mese,
con idee più chiare e iniziative
sentimentali.
ACQUARIO
Solleva polemiche più o meno
giuste, la maggioranza di
queste porta ad una crescita
interiore. Dopo un'iniziale
fatica si prospetta nella prima
metà del mese un periodo di
tranquillità.
PESCI
Ancora qualche perplessità
nelle relazioni sociali. Tutto si
risolverà nella seconda metà
del mese. Buoni i rapporti con
Acquario e Gemelli, partner
ideali per nuove storie.
L'OROSCOPO
di Angelica Colletti