Scontro all’O nu sulle annessioni israeliane dei …...nico, in occasione di un webinar te-nutosi...

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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Anno CLX n. 144 (48.468) Città del Vaticano venerdì 26 giugno 2020 . y(7HA3J1*QSSKKM( +"!z!]!$!.! Guterres chiede a Netanyahu di fermare il piano ma gli Stati Uniti si oppongono Scontro all’O nu sulle annessioni israeliane dei Territori NEW YORK, 25. È uno scontro duris- simo quello andato in scena ieri alle Nazioni Unite. Il Consiglio di sicu- rezza si è completamente spaccato sulla questione delle annessioni uni- laterali di parti dei Territori palesti- nesi annunciate dal governo israelia- no di Benjamin Netanyahu. Le an- nessioni scatteranno il 1 luglio. Nel corso di una riunione on line del Consiglio, il segretario generale delle Nazioni Unite António Guter- res ha avvertito che l’annessione di parti dei Territori da parte di Israele costituirebbe «una gravissima viola- zione del diritto internazionale». Una violazione che «danneggerebbe gravemente la prospettiva della solu- zione a due stati e minerebbe le pos- sibilità di ripresa dei negoziati». Per questo Guterres ha lanciato un ap- pello al governo israeliano perché abbandoni i suoi piani, sostenuto nella sua richiesta dai Paesi europei e dalla Lega Araba. «L’annessione costituirebbe una chiara violazione del diritto interna- zionale» si legge in una dichiarazio- ne congiunta firmata da Francia e Gran Bretagna (membri permanen- ti), Germania, Belgio (membri non permanenti), Estonia, Norvegia e Ir- landa (membri non permanenti che ancora devono entrare in carica). Anche per il segretario generale del- la Lega Araba, Ahmed Aboul Gheit, «la mossa di Israele, se attuata, di- struggerà ogni prospettiva di pace» e «costituirebbe una seria minaccia alla stabilità regionale». Per il ministro degli Esteri del go- verno palestinese, Riad Al-Malki, «qualsiasi annessione dei Territori palestinesi da parte di Israele sareb- be un crimine». Per questo i palesti- nesi minacciano «ripercussioni im- mediate» se il piano andrà avanti. «Il mondo è a un bivio», ha aggiun- to Al-Malki. Gli Stati Uniti si sono schierati a fianco di Israele. Per il segretario di stato americano, Mike Pompeo, sul- le annessioni è il governo israeliano ad avere l’ultima parola. «Le decisio- ni sull’estensione della sovranità d’Israele spettano agli israeliani» ha sottolineato. «Ma parliamo con tutti i paesi della regione su come gestire questo processo». Va detto che il piano di annessioni presentato dal governo di Netanyahu è strettamente connesso al progetto di pace elabo- rato dall’Amministrazione Usa. Al momento, Israele sembra inten- zionato ad andare avanti. «Nessuna propaganda palestinese cambierà il legame forte e innegabile tra il po- polo ebraico e la nostra storica pa- tria» ha detto l’ambasciatore israelia- no all’Onu, Danny Danon. A cura del dicastero per la nuova evangelizzazione Un nuovo «Direttorio per la Catechesi» Al passo con i tempi, inserita nelle sfide della cultura digitale e con un ruolo primario nella realizzazione della missione fondamentale della Chiesa: ecco come deve essere la Catechesi nell’era attuale secondo le indicazioni del nuovo Direttorio redatto dal Pontificio consiglio per la promozione della nuova evange- lizzazione. Presentato in diretta streaming nella Sala stampa della Santa Sede la mattina di giovedì 25 giugno, il documento «rappresenta un felice evento per la vita della Chiesa», ha detto l’arcivescovo pre- sidente Rino Fisichella. A illustrar- ne genesi, contenuti, obiettivi e modalità di attuazione sono inter- venuti anche l’arcivescovo José Oc- tavio Ruiz Arenas e il vescovo Franz-Peter Tebartz-van Elst, ri- spettivamente segretario e delegato per la catechesi del Dicastero. Ap- provato da Papa Francesco lo scor- so 23 marzo, memoria liturgica di Turibio di Mogrovejo, il Direttorio per la Catechesi è affidato alla spe- ciale protezione del santo arcive- scovo e catechista spagnolo. PAGINA 8 Il metodo Rondine al servizio dei giovani del mondo Crescere leader di pace SILVIA CAMISASCA A PAGINA 2 Il cardinale vicario di Roma ha consegnato gli orientamenti per il nuovo anno pastorale In ascolto dell’altro guidati dallo Spirito PAGINA 7 ALLINTERNO NOSTRE INFORMAZIONI Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza: l’Eminentissimo Cardinale Luis Francisco Ladaria Ferrer, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede; Sua Eccellenza Monsignor Alfred Xuereb, Arcivescovo ti- tolare di Amantea, Nunzio Apostolico in Corea e in Mon- golia. Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza il Signor Gilbert F. Houngbo, Presidente dell’«International Fund for Agricultural Deve- lopment» (IFAD). Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza Sua Eccellenza la Signora Safia Taleb al Souhail, Ambasciato- re di Iraq in Italia, con il Consorte. Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza Frè- re Alois, Priore di Taizé. Nomina di Amministratore Apostolico Il Santo Padre ha nominato Amministratore Apostolico “se- de plena” della Diocesi di Ka- lisz (Polonia) Sua Eccellenza Monsignor Grzegorz Ryś, Ar- civescovo Metropolita di Łódź. «Vite di frontiera» Il governo libico presenta una serie di proposte per modificare il memorandum del 2017 Tripoli pronta al dialogo sui migranti TRIPOLI, 25. Passi in avanti nel dia- logo sulla gestione dell’immigrazio- ne nel Mediterraneo. Le autorità li- biche hanno consegnato ieri al mini- stro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio, una serie di proposte per la modifica del memorandum del 2017 sui migranti che andrebbero incon- tro alle richieste avanzate dal gover- no italiano a quello di Tripoli. Lo si apprende da fonti qualificate a mar- gine della visita di Di Maio nel Pae- se. «La Libia si impegna nell’assiste- re i migranti salvati nelle loro acque, a vigilare sul pieno rispetto delle convenzioni internazionali attribuen- do loro protezione internazionale co- sì come stabilito dalle Nazioni Uni- te» si legge in uno dei passaggi cen- trali del documento di 7 pagine. Il 2 luglio sarà la data per l’avvio dei negoziati sulla modifica del me- morandum. «Anche nelle fasi più drammatiche dell’epidemia, il dialo- go dell’Italia con la Libia non si è mai interrotto. La Libia è una priori- tà della nostra politica estera e della sicurezza nazionale» ha detto Di Maio. L’Italia «ritiene inaccettabile una divisione del Paese» che sarebbe «l’anticamera di nuovi conflitti ar- mati» ha spiegato il titolare della Farnesina, facendo riferimento al conflitto civile tutt’ora in atto nel Paese. «Il presidente al-Serraj (capo del governo libico riconosciuto dall’Onu, ndr) mi ha consegnato la proposta libica di modifica del me- morandum in materia migratoria. Ad una prima lettura si va in una giusta direzione, con la volontà della Libia di applicare i diritti umani». A Tripoli c’è aria di soddisfazione. Le autorità locali parlano di «un deciso cambio di passo dell’Italia». Inoltre, hanno aggiunto le fonti par- lando all’Ansa, «è stata impostata una fondamentale cooperazione nel- lo sminamento di un’area molto am- pia, circa cento chilometri quadrati, che è stata minata dalle forze» del generale Khalifa Haftar (l’avversario di al-Serraj, ndr) «in ritirata alla pe- riferia della capitale». La visita di Di Maio ha attestato «la determinazio- ne a riacquisire quel ruolo che in Li- bia compete all’Italia, in collabora- zione con altri Paesi amici». Intanto, Ankara è intervenuta ieri confermando il proprio sostegno al governo di al-Serraj. «L’intervento della Turchia in Libia ha riportato un equilibrio nella regione» ha detto il ministro degli Esteri di Ankara Mevlut Cavusoglu. Parlando della situazione in Nordafrica e nel Medi- terraneo in un’intervista a una radio di Istanbul, il capo della diplomazia turca è tornato ad attaccare la Fran- cia, sostenendo che insieme agli Emirati Arabi Uniti è il Paese «più disturbato» dal rafforzamento del governo libico. «È il presidente fran- cese Emmanuel Macron a superare i limiti e a giocare un gioco pericolo- so in Libia» ha ripetuto Cavusoglu, usando nuovamente la stessa espres- sione rivolta da Parigi ad Ankara. Il ministro ha anche respinto le minac- ce di un intervento militare dell’Egitto in caso di ulteriore avan- zata della controffensiva delle forze di Tripoli verso Sirte a Jufra. Webinar della Cei e della Fondazione Soleterre sull’emergenza coronavirus in Africa occidentale Strategia di azione I n Africa e nel mondo intero «tutti coloro che hanno vissuto il lockdown a causa del corona- virus stanno subendo le conseguenze legate al fatto che si sono fermate le vite delle persone. Dopo la pande- mia, sintomi o manifestazioni menta- li riguarderanno gli abitanti di tutto il pianeta»: ad affermarlo è stato Damiano Rizzi, presidente della Fondazione Soleterre e psicologo cli- nico, in occasione di un webinar te- nutosi oggi 25 giugno durante il quale è stato presentato il piano d’azione che la fondazione sviluppe- rà nei prossimi quattro mesi grazie al contributo della Conferenza episco- pale italiana (Cei) per implementare una strategia d’azione nell’Africa oc- cidentale e di intervento sull’emer- genza covid-19. A maggio la Cei ha finanziato una campagna per far fronte all’emergenza sanitaria in molti paesi poveri, destinando 9 mi- lioni di euro per finanziare 541 pro- getti, tra cui quelli della Fondazione Soleterre in Africa occidentale. All’incontro online hanno parteci- pato Gian Battista Parigi, presidente del Centro internazionale per la coo- perazione allo sviluppo dell’universi- tà di Pavia e membro del Comitato della Cei per gli interventi caritativi a favore del Terzo mondo, Sonia Drioli, coordinatrice regionale dei programmi di sviluppo della Fonda- zione Soleterre nell’Africa occidenta- le (Marocco), nonché tre responsabi- li del programma salute della fonda- zione in Africa: Jean Marie Djesso- uan (Costa d’Avorio), Imane Benle- kbir (Marocco) e Parfait Tiemtore (Burkina Faso). Parte dell’intervento di Rizzi è stata dedicata al tema della prepara- zione delle campagne di vaccinazio- ne contro il covid-19, non rispar- miando i timori: «Si sta realizzando un vaccino quasi spartendosene le quote, solo per una parte del mondo — ha denunciato — e non per tutti, come invece è chiesto dall’O rganiz- zazione mondiale della sanità. Cosa deve accadere ancora perché si possa condividere la scienza medica, le pratiche scientifiche con tutta l’uma- nità?». Dal canto suo Parigi si è in- nanzitutto rallegrato per il fatto che «l’Africa, fortunatamente, è ancora relativamente poco colpita» dalla pandemia di coronavirus, osservando che «esiste la possibilità di avere più morti a causa del mancato ricovero in ospedale, per la paura di recarvisi da parte della popolazione, che de- cessi legati alla pandemia in sé». Tra la gente, infatti, c’è il timore di un contagio nei centri sanitari. «La pri- ma cosa che ci è stata chiesta — ha proseguito Parigi — è la possibilità di proteggere il personale medico e infermieristico». In conclusione del webinar sono intervenuti i tre responsabili locali di Soleterre, presentando le loro azioni e insistendo sulla necessaria condivi- sione delle esperienze, anche tramite piattaforme web, in tutta l’Africa francofona, in particolare nell’ambito della formazione del personale sani- tario. (charles de pechpeyrou) racconto LA PAROLA DELLANNO La narrazione che rappresenta il mondo Una storia strana e varia, piena di eventi PIERO BOITANI A PAGINA 5 LABORATORIO DOPO LA PANDEMIA Il libro del vescovo di Assisi Crisi come grazia DOMENICO SORRENTINO A PAGINA 3 «Vite di frontiera» è il tema di «Donne Chiesa Mondo», il mensi- le de «L’Osservatore Romano», online a partire dal 28 giugno sul sito www.osservatoreromano.va. In prima persona si raccontano le teologhe Cristina Simonelli, che ha vissuto 35 anni in un campo rom; Shahrzad Houshmand Zadeh, doppia laurea in Teologia islamica, all’Università di Teheran, e Licenza in Teologia Fondamentale cristiana, alla Pontificia Università Latera- nense; suor Shalini Mulackal, pre- sidente del Centro Studi Dalit in India; Lusia Shammas, irachena, prima donna cattolica cappellana militare in Svizzera. Vengono rievocate inoltre le fi- gure di Madeleine Delbrêl, atea convertita, assistente sociale attivis- sima nella periferia operaia di Pari- gi, e della missionaria italiana An- nalena Tonelli, uccisa il 5 ottobre 2003 nel centro assistenziale che di- rigeva in Somalia. Per la sezione «La foresta silen- ziosa» tre storie: Las Patronas del Messico, che lanciano cibo ai mi- granti che tentano di attraversare il confine con gli Stati Uniti aggrap- pati ai treni; Janet Marquez, diret- trice della Caritas del Venezuela; Marrina Zavagli, operatrice Asvi negli slum del Mozambico. Nella rubrica «Promemoria» il ricordo di Margherita Guarducci, l’archeologa che ritrovò le reliquie di Pietro nella basilica Vaticana ANTICIPAZIONE In missione nella città marxista Madeleine Delbrêl e l’apostolato nella periferia operaia di Parigi RITANNA ARMENI A PAGINA 4 NEL NUMERO DI LUGLIO DI «D ONNE CHIESA MOND O» Stampa raffigurante san Turibio di Mogrovejo in missione

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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00

L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

Unicuique suum

POLITICO RELIGIOSO

Non praevalebunt

Anno CLX n. 144 (48.468) Città del Vaticano venerdì 26 giugno 2020

.

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Guterres chiede a Netanyahu di fermare il piano ma gli Stati Uniti si oppongono

Scontro all’O nusulle annessioni israeliane dei Territori

NEW YORK, 25. È uno scontro duris-simo quello andato in scena ieri alleNazioni Unite. Il Consiglio di sicu-rezza si è completamente spaccatosulla questione delle annessioni uni-laterali di parti dei Territori palesti-nesi annunciate dal governo israelia-no di Benjamin Netanyahu. Le an-nessioni scatteranno il 1 luglio.

Nel corso di una riunione on linedel Consiglio, il segretario generaledelle Nazioni Unite António Guter-res ha avvertito che l’annessione diparti dei Territori da parte di Israelecostituirebbe «una gravissima viola-

zione del diritto internazionale».Una violazione che «danneggerebbegravemente la prospettiva della solu-zione a due stati e minerebbe le pos-sibilità di ripresa dei negoziati». Perquesto Guterres ha lanciato un ap-pello al governo israeliano perchéabbandoni i suoi piani, sostenuto

nella sua richiesta dai Paesi europeie dalla Lega Araba.

«L’annessione costituirebbe unachiara violazione del diritto interna-zionale» si legge in una dichiarazio-ne congiunta firmata da Francia eGran Bretagna (membri permanen-ti), Germania, Belgio (membri non

permanenti), Estonia, Norvegia e Ir-landa (membri non permanenti cheancora devono entrare in carica).Anche per il segretario generale del-la Lega Araba, Ahmed Aboul Gheit,«la mossa di Israele, se attuata, di-struggerà ogni prospettiva di pace»e «costituirebbe una seria minacciaalla stabilità regionale».

Per il ministro degli Esteri del go-verno palestinese, Riad Al-Malki,«qualsiasi annessione dei Territoripalestinesi da parte di Israele sareb-be un crimine». Per questo i palesti-nesi minacciano «ripercussioni im-mediate» se il piano andrà avanti.«Il mondo è a un bivio», ha aggiun-to Al-Malki.

Gli Stati Uniti si sono schierati afianco di Israele. Per il segretario distato americano, Mike Pompeo, sul-le annessioni è il governo israelianoad avere l’ultima parola. «Le decisio-ni sull’estensione della sovranitàd’Israele spettano agli israeliani» hasottolineato. «Ma parliamo con tuttii paesi della regione su come gestirequesto processo». Va detto che ilpiano di annessioni presentato dalgoverno di Netanyahu è strettamenteconnesso al progetto di pace elabo-rato dall’Amministrazione Usa.

Al momento, Israele sembra inten-zionato ad andare avanti. «Nessunapropaganda palestinese cambierà illegame forte e innegabile tra il po-polo ebraico e la nostra storica pa-tria» ha detto l’ambasciatore israelia-no all’Onu, Danny Danon.

A cura del dicastero per la nuova evangelizzazione

Un nuovo«Direttorio per la Catechesi»

Al passo con i tempi, inserita nellesfide della cultura digitale e con unruolo primario nella realizzazionedella missione fondamentale dellaChiesa: ecco come deve essere laCatechesi nell’era attuale secondole indicazioni del nuovo D i re t t o r i oredatto dal Pontificio consiglio perla promozione della nuova evange-lizzazione. Presentato in direttastreaming nella Sala stampa dellaSanta Sede la mattina di giovedì 25giugno, il documento «rappresentaun felice evento per la vita dellaChiesa», ha detto l’arcivescovo pre-sidente Rino Fisichella. A illustrar-

ne genesi, contenuti, obiettivi emodalità di attuazione sono inter-venuti anche l’arcivescovo José Oc-tavio Ruiz Arenas e il vescovoFranz-Peter Tebartz-van Elst, ri-spettivamente segretario e delegatoper la catechesi del Dicastero. Ap-provato da Papa Francesco lo scor-so 23 marzo, memoria liturgica diTuribio di Mogrovejo, il D i re t t o r i oper la Catechesi è affidato alla spe-ciale protezione del santo arcive-scovo e catechista spagnolo.

PAGINA 8

Il metodo Rondine al serviziodei giovani del mondo

C re s c e releader di pace

SI LV I A CAMISASCA A PA G I N A 2

Il cardinale vicario di Romaha consegnato gli orientamentiper il nuovo anno pastorale

In ascolto dell’a l t roguidati dallo Spirito

PAGINA 7

ALL’INTERNO

NOSTREINFORMAZIONI

Il Santo Padre ha ricevutoquesta mattina in udienza:

l’Eminentissimo CardinaleLuis Francisco Ladaria Ferrer,Prefetto della Congregazioneper la Dottrina della Fede;

Sua Eccellenza MonsignorAlfred Xuereb, Arcivescovo ti-tolare di Amantea, NunzioApostolico in Corea e in Mon-golia.

Il Santo Padre ha ricevutoquesta mattina in udienza ilSignor Gilbert F. Houngbo,Presidente dell’«InternationalFund for Agricultural Deve-lopment» (IFAD).

Il Santo Padre ha ricevutoquesta mattina in udienza SuaEccellenza la Signora SafiaTaleb al Souhail, Ambasciato-re di Iraq in Italia, con ilConsorte.

Il Santo Padre ha ricevutoquesta mattina in udienza Frè-re Alois, Priore di Taizé.

Nomina di AmministratoreAp ostolico

Il Santo Padre ha nominatoAmministratore Apostolico “se -de plena” della Diocesi di Ka-lisz (Polonia) Sua EccellenzaMonsignor Grzegorz Ryś, Ar-civescovo Metropolita di Łó dź.

«Vite di frontiera»

Il governo libico presenta una serie di proposte per modificare il memorandum del 2017

Tripoli pronta al dialogo sui migrantiTRIPOLI, 25. Passi in avanti nel dia-logo sulla gestione dell’immigrazio-ne nel Mediterraneo. Le autorità li-biche hanno consegnato ieri al mini-stro degli Esteri italiano, Luigi DiMaio, una serie di proposte per lamodifica del memorandum del 2017sui migranti che andrebbero incon-tro alle richieste avanzate dal gover-no italiano a quello di Tripoli. Lo siapprende da fonti qualificate a mar-gine della visita di Di Maio nel Pae-se. «La Libia si impegna nell’assiste-re i migranti salvati nelle loro acque,a vigilare sul pieno rispetto delleconvenzioni internazionali attribuen-do loro protezione internazionale co-sì come stabilito dalle Nazioni Uni-te» si legge in uno dei passaggi cen-trali del documento di 7 pagine.

Il 2 luglio sarà la data per l’avviodei negoziati sulla modifica del me-morandum. «Anche nelle fasi piùdrammatiche dell’epidemia, il dialo-go dell’Italia con la Libia non si èmai interrotto. La Libia è una priori-tà della nostra politica estera e dellasicurezza nazionale» ha detto DiMaio. L’Italia «ritiene inaccettabileuna divisione del Paese» che sarebbe«l’anticamera di nuovi conflitti ar-mati» ha spiegato il titolare dellaFarnesina, facendo riferimento alconflitto civile tutt’ora in atto nelPaese. «Il presidente al-Serraj (capodel governo libico riconosciutodall’Onu, ndr) mi ha consegnato laproposta libica di modifica del me-morandum in materia migratoria. Aduna prima lettura si va in una giusta

direzione, con la volontà della Libiadi applicare i diritti umani».

A Tripoli c’è aria di soddisfazione.Le autorità locali parlano di «un

deciso cambio di passo dell’Italia».Inoltre, hanno aggiunto le fonti par-lando all’Ansa, «è stata impostatauna fondamentale cooperazione nel-lo sminamento di un’area molto am-pia, circa cento chilometri quadrati,che è stata minata dalle forze» delgenerale Khalifa Haftar (l’avversariodi al-Serraj, ndr) «in ritirata alla pe-riferia della capitale». La visita di DiMaio ha attestato «la determinazio-ne a riacquisire quel ruolo che in Li-bia compete all’Italia, in collabora-zione con altri Paesi amici».

Intanto, Ankara è intervenuta iericonfermando il proprio sostegno al

governo di al-Serraj. «L’interventodella Turchia in Libia ha riportatoun equilibrio nella regione» ha dettoil ministro degli Esteri di AnkaraMevlut Cavusoglu. Parlando dellasituazione in Nordafrica e nel Medi-terraneo in un’intervista a una radiodi Istanbul, il capo della diplomaziaturca è tornato ad attaccare la Fran-cia, sostenendo che insieme agliEmirati Arabi Uniti è il Paese «piùdisturbato» dal rafforzamento delgoverno libico. «È il presidente fran-cese Emmanuel Macron a superare ilimiti e a giocare un gioco pericolo-so in Libia» ha ripetuto Cavusoglu,usando nuovamente la stessa espres-sione rivolta da Parigi ad Ankara. Ilministro ha anche respinto le minac-ce di un intervento militare

dell’Egitto in caso di ulteriore avan-zata della controffensiva delle forzedi Tripoli verso Sirte a Jufra.

Webinar della Cei e della Fondazione Soleterre sull’emergenza coronavirus in Africa occidentale

Strategia di azione

In Africa e nel mondo intero«tutti coloro che hanno vissutoil lockdown a causa del corona-

virus stanno subendo le conseguenzelegate al fatto che si sono fermate levite delle persone. Dopo la pande-mia, sintomi o manifestazioni menta-li riguarderanno gli abitanti di tuttoil pianeta»: ad affermarlo è statoDamiano Rizzi, presidente dellaFondazione Soleterre e psicologo cli-nico, in occasione di un webinar te-nutosi oggi 25 giugno durante ilquale è stato presentato il pianod’azione che la fondazione sviluppe-rà nei prossimi quattro mesi grazie alcontributo della Conferenza episco-pale italiana (Cei) per implementareuna strategia d’azione nell’Africa oc-cidentale e di intervento sull’emer-genza covid-19. A maggio la Cei hafinanziato una campagna per farfronte all’emergenza sanitaria inmolti paesi poveri, destinando 9 mi-lioni di euro per finanziare 541 pro-getti, tra cui quelli della FondazioneSoleterre in Africa occidentale.

All’incontro online hanno parteci-pato Gian Battista Parigi, presidentedel Centro internazionale per la coo-perazione allo sviluppo dell’universi-tà di Pavia e membro del Comitatodella Cei per gli interventi caritativia favore del Terzo mondo, SoniaDrioli, coordinatrice regionale deiprogrammi di sviluppo della Fonda-zione Soleterre nell’Africa occidenta-le (Marocco), nonché tre responsabi-li del programma salute della fonda-zione in Africa: Jean Marie Djesso-uan (Costa d’Avorio), Imane Benle-kbir (Marocco) e Parfait Tiemtore(Burkina Faso).

Parte dell’intervento di Rizzi èstata dedicata al tema della prepara-zione delle campagne di vaccinazio-ne contro il covid-19, non rispar-miando i timori: «Si sta realizzandoun vaccino quasi spartendosene lequote, solo per una parte del mondo— ha denunciato — e non per tutti,come invece è chiesto dall’O rganiz-zazione mondiale della sanità. Cosadeve accadere ancora perché si possa

condividere la scienza medica, lepratiche scientifiche con tutta l’uma-nità?». Dal canto suo Parigi si è in-nanzitutto rallegrato per il fatto che«l’Africa, fortunatamente, è ancorarelativamente poco colpita» dallapandemia di coronavirus, osservandoche «esiste la possibilità di avere piùmorti a causa del mancato ricoveroin ospedale, per la paura di recarvisida parte della popolazione, che de-cessi legati alla pandemia in sé». Trala gente, infatti, c’è il timore di uncontagio nei centri sanitari. «La pri-ma cosa che ci è stata chiesta — haproseguito Parigi — è la possibilitàdi proteggere il personale medico einfermieristico».

In conclusione del webinar sonointervenuti i tre responsabili locali diSoleterre, presentando le loro azionie insistendo sulla necessaria condivi-sione delle esperienze, anche tramitepiattaforme web, in tutta l’Africafrancofona, in particolare nell’ambitodella formazione del personale sani-tario. (charles de pechpeyrou)

ra c c o n t oLA PAROLA DELL’ANNO

La narrazione che rappresentail mondo

Una storia stranae varia, piena di eventi

PIERO BO I TA N I A PA G I N A 5

LABORATORIODOPO LA PA N D E M I A

Il libro del vescovo di Assisi

Crisi come grazia

DOMENICO SORRENTINO A PA G I N A 3

«Vite di frontiera» è il tema di«Donne Chiesa Mondo», il mensi-le de «L’Osservatore Romano»,online a partire dal 28 giugno sulsito www.osservatoreromano.va.

In prima persona si raccontanole teologhe Cristina Simonelli, cheha vissuto 35 anni in un camporom; Shahrzad Houshmand Zadeh,doppia laurea in Teologia islamica,all’Università di Teheran, e Licenzain Teologia Fondamentale cristiana,alla Pontificia Università Latera-nense; suor Shalini Mulackal, pre-sidente del Centro Studi Dalit inIndia; Lusia Shammas, irachena,prima donna cattolica cappellanamilitare in Svizzera.

Vengono rievocate inoltre le fi-gure di Madeleine Delbrêl, ateaconvertita, assistente sociale attivis-sima nella periferia operaia di Pari-gi, e della missionaria italiana An-nalena Tonelli, uccisa il 5 ottobre2003 nel centro assistenziale che di-rigeva in Somalia.

Per la sezione «La foresta silen-ziosa» tre storie: Las Patronas delMessico, che lanciano cibo ai mi-granti che tentano di attraversare ilconfine con gli Stati Uniti aggrap-pati ai treni; Janet Marquez, diret-trice della Caritas del Venezuela;Marrina Zavagli, operatrice Asvinegli slum del Mozambico.

Nella rubrica «Promemoria» ilricordo di Margherita Guarducci,l’archeologa che ritrovò le reliquiedi Pietro nella basilica Vaticana

AN T I C I PA Z I O N E

In missionenella città marxistaMadeleine Delbrêl e l’ap ostolatonella periferia operaia di Parigi

RI TA N N A ARMENI A PA G I N A 4

NEL NUMERO DI LUGLIO DI «D ONNE CHIESA MOND O»

Stampa raffigurante san Turibio di Mogrovejo in missione

Page 2: Scontro all’O nu sulle annessioni israeliane dei …...nico, in occasione di un webinar te-nutosi oggi 25 giugno durante il quale è stato presentato il piano d’azione che la fondazione

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 2 venerdì 26 giugno 2020

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Germania e Francia acceleranosul Recovery fund

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C re s c e releader di pace

BRUXELLES, 25. Berlino e Parigi si ri-mettono in moto in vista dell’accele-razione sul negoziato per il Recove-ry fund e il bilancio europeo 2021-2027, da chiudere entro luglio.

Il cancelliere tedesco, AngelaMerkel, e il presidente francese,Emmanuel Macron, si sono dati ap-puntamento a lunedì al Castello diMeseberg, residenza ufficiale delGoverno della Germania, per unacena di lavoro nella quale mettere apunto la posizione negoziale comu-ne, e una conferenza stampa con cuiillustrarla al resto dell’Unione.

Il primo luglio la Germania assu-merà la presidenza di turno seme-strale della Ue, e, quindi, avrà unruolo chiave nella gestione della trat-tativa che terrà impegnati soprattut-to i diplomatici delle cancellerie e iministri degli Affari europei.

Nel frattempo, il presidente delConsiglio europeo, Charles Michel,ha avviato una fitta serie di consulta-zioni di leader Ue in videoconferen-za, cominciando dal presidente delConsiglio dei ministri italiano, Giu-seppe Conte. La situazione non èsemplice, anzi, rispetto al primo ver-tice sul bilancio pluriennale fallito il21 febbraio dopo una maratona ne-goziale di 48 ore, è ancora più com-plessa. Perché, oltre al prossimo bi-lancio dell’Ue, c'è ancora da trovareun’intesa anche sul Recovery fund.

Per alcuni analisti, una trattativacosì ampia offre più margini di com-promessi, e sono quelli che Michelintende esplorare nelle prossime duesettimane, prima del vertice del 17-18luglio. Le linee rosse sono già note.Il Sud, con Italia, Spagna, Portogal-lo e Grecia, chiede che si mantengail più possibile intatta la propostadella Commissione Ue, che vuole unRecovery fund da 750 miliardi di eu-ro, con 500 miliardi di sovvenzioni afondo perduto e 250 miliardi di pre-stiti. Il Nord, con Paesi Bassi, Dani-marca, Svezia e Austria, invece, met-te in discussione le sovvenzioni, acui preferisce i prestiti, comunque inmisura ridotta e legati strettamente acondizionalità, cioè obbligando chichiede il sostegno a fare le riformechieste dalla Ue.

C’è poi anche il fronte orientalerappresentato dai Paesi del Gruppodi Visegrad, che sembra, al, momen-to, più conciliante. I Visegrad, infat-ti, chiedono soltanto una diversachiave di distribuzione dei fondi,che non privilegi Italia, Spagna eGrecia come nell’attuale proposta,ma che assegni qualcosa in più an-

che a Polonia, Repubblica Ceca,Slovacchia e Ungheria.

Negli ultimi giorni, i Paesi Bassisono tornati alla carica soprattuttosulla condizionalità, e non a casoMacron ha voluto già incontrare ilpremier olandese, Mark Rutte, perpreparare la strada della trattativa.

I Paesi del Nord vogliono raffor-zare il legame tra aiuti e riforme,provando ad inserire nella propostauna serie di paletti che renderebberopiù difficile l’accesso agli aiuti euro-pei, che potrebbero anche essere riti-rati qualora il Paese non facesse leriforme che ha promesso.

Il ministro olandese degli Esteri,Stef Blok, che ieri a Roma ha incon-trato l’omologo italiano, Luigi DiMaio, ha ribadito che i Paesi che ri-cevono i fondi del Recovery funddevono fare le riforme per rendere leloro economie più competitive e ave-re finanze pubbliche sostenibili. Mauna rigida condizionalità è inaccetta-bile per i Paesi del Sud, alcuni deiquali, come Grecia, Spagna e Porto-gallo, hanno fresca la memoria deiprogrammi della troika.

Intervenendo ieri di fronte allacommissione Bilancio dell’Euro ca-mera a Bruxelles, il commissariodell’Ue al Bilancio, il tedescoJohannes Hahn, ha detto di riteneremolto possibile un accordo globaleal prossimo vertice europeo.Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel (Reuters)

In Italia sentenzadella Consulta

in favoredegli invalidi civili

ROMA, 25. «I 285,66 euro mensili,previsti dalla legge per le personetotalmente inabili al lavoro per effet-to di gravi disabilità, non sono suffi-cienti a soddisfare i bisogni primaridella vita». La ho sancito ieri laCorte costituzionale, affermando cheagli invalidi civili totali la legge nonassicura i mezzi necessari per vivere.Secondo la Consulta con una som-ma simile è violato il «diritto almantenimento e all’assistenza socia-le» garantito agli inabili dall'articolo38 della Costituzione.

È stato quindi affermato che il co-siddetto «incremento al milione»(pari a 516,46 euro) da tempo rico-nosciuto, per vari trattamenti pensio-nistici, dall’articolo 38 della legge n.448 del 2011, debba essere assicuratoagli invalidi civili totali (di cui parlal’articolo 12 della legge 118 del 1971)senza attendere il raggiungimentodel sessantesimo anno di età, attual-mente previsto dalla legge.

La sentenza non avrà effetto re-troattivo e potrà applicarsi a partiredal giorno successivo alla pubblica-zione sulla Gazzetta Ufficiale.

Per prorogare il trattato con Mosca sulla riduzione della armi nucleari

Washington fissa le condizioni

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump (Afp)

Proteste contro la riformadel sistema giudiziaro a Kinshasa

Fine dell’epidemia di ebolanella Repubblica Democratica del CongoKINSHASA, 25. Oggi — dopo dueanni di lotta — il governo dellaRepubblica Democratica del Con-go dichiarerà la fine dell’epidemiadi ebola nella parte orientale delPaese. Ad annunciarlo, ieri, è statoil direttore generale dell’O rganiz-zazione mondiale della sanità(Oms), Tedros Adhanom Ghebre-yesus, in conferenza stampa.

In totale — sottolinea Ghebreye-sus — si contano oltre 3.500 casi diEbola, circa 2.300 decessi e quasi1.200 sopravvissuti. «L’Oms — haaggiunto — è orgogliosa di aver la-

vorato sotto la guida del governodel Paese per tenere sotto control-lo questo focolaio di ebola». Ghe-breyesus ha poi spiegato che mol-te delle misure di salute pubblicache hanno avuto successo nell’ar-restare ebola sono le stesse che orasi rivelano essenziali per sopprime-re covid-19. Il risultato raggiunto èstato possibile, rimarca ancora, so-lo grazie al lavoro e al sacrificio dimigliaia di operatori sanitari con-golesi, che hanno collaborato coni colleghi dell’Oms e molti altrip a r t n e r.

KINSHASA, 25. Infiammano le pro-teste nella Repubblica Democraticadel Congo contro la riforma del si-stema giudiziario. La polizia — ieri,e per il secondo giorno consecutivo— ha usato gas lacrimogeni e spara-to colpi di arma da fuoco per di-sperdere i manifestanti radunatisifuori dal Parlamento a Kinshasa.

I sostenitori del presidente FelixTshisekedi — la cui coalizione diforze Union for democracy and socialprogress party (Udps) ha uomini vi-cini anche all’ex presidente di lun-go corso Joseph Kabila, accusato

di manovrare ancora la scena poli-tica — sono scesi in piazza dandoalle fiamme pneumatici e intonan-do slogan proprio contro Kabila.La riforma è, difatti, portata avantida Common front for Congo ( Fc c ) ,forza politica vicina dell’ex capodello Stato. I dimostranti sostengo-no che il disegno di legge al vagliodel Parlamento punterebbe a ga-rantire l’immunità penale agli allea-ti di Kabila, al potere dal 2001 al2019, dando inoltre più potere alministro della giustizia e limitandol’indipendenza della magistratura.

di SI LV I A CAMISASCA

Sorge nel cuore della Toscanaquello che, da oltre 20 anni, èun punto di riferimento inter-

nazionale per i giovani di tutto ilmondo che investono il proprio fu-turo nella risoluzione dei conflitti enel dialogo tra i popoli, soprattut-to, nelle zone di guerra o di exconflitto bellico. Proprio grazie allavoro svolto a fianco dei ragazziprovenienti da tali regioni, Rondi-ne Cittadella della Pace ha avviatonei giorni scorsi l’iniziativa Rondi-ne World Room, un ciclo di incon-tri, (dedicati ad Americhe, Medi-terraneo, Europa, Africa) teso aistaurare un dialogo on line — at-traverso le più comuni piattaformedigitali — tra studenti e futuri lea-der con gli ambasciatori delle di-verse regioni del mondo.

Un progetto di digital diplomacyche, con metodo e linguaggio in-novativi, si inquadra nell’ambitodella tradizionale missione di for-mazione di Rondine, che intendeporre il problema della leadershipgiovanile alla luce delle nuove con-flittualità sociali e politiche che sistanno delineando. Come crescereleaders di pace? Come identificarefigure-guida in politica, economia ecultura per le comunità che si an-dranno a delineare? Come generarevalori socialmente condivisi? Sitratta di sfide impegnative per lenuove generazioni, governance «inpotenza» di ogni nazionalità, anco-ra più alla luce di una fase post-pandemica globale, i cui contornipossiamo, ad ora, solo intravedere,e per la quale è necessario condivi-dere strumenti e risorse. Con que-sto obiettivo è stata lanciata lacampagna Leaders for Peace, rivol-ta a tutti i 193 stati membridell’Onu, ai quali si chiede di inve-stire in una nuova giovane leader-ship di pace — sostenendo i giovanipiù promettenti con borse di studio— e, allo stesso tempo, di integrarei programmi scolastici nazionalicon l’insegnamento dei diritti uma-ni, in collaborazione con l’o rg a n i z -zazione di Rondine stessa, il sup-porto ufficiale del governo italianoe quello morale del presidente del-la Repubblica italiana e di PapaFrancesco. Partire dalle Americhe— a cui è stata dedicata la RondineWorld Room n.1 con protagonistiGloria Isabel Ramírez Ríos, amba-sciatore della Repubblica di Co-lombia in Italia, e Carlos EugenioGarcía De Alba Zepeda, ambascia-tore degli Stati Uniti messicani inItalia, a dialogo con gli studentidella World House di Rondine —non è casuale. A quattro annidall’assegnazione del Nobel per lapace all’allora presidente Santos, laColombia rappresenta un caso digrande interesse per i processi dipace, vista la peculiare situazionepolitica interna: «Il nostro giovanepresidente — ha affermato GloriaIsabel Ramírez Ríos, prima donnaambasciatore della Repubblica diColombia in Italia — è molto sensi-bile alle problematiche che toccanogiovani e donne: in particolare, sista spendendo per una maggiorerappresentanza femminile in politi-ca, ma, anche per le questioni di

genere, la parola chiave è eduzione.Per questo, è importante che alprogetto di Rondine partecipinotante giovani colombiane». Ed èproprio una studentessa, Yanine, afornire uno spaccato sul nuovo fer-mento che sta percorrendo la nuo-va generazione: «Noi giovani co-lombiani siamo cresciuti in un mo-mento davvero difficile per il no-stro Paese e, forse per questo,l’esperienza vissuta quotidianamen-te rende noi stessi il cambiamentoche vorremmo portare nel mondo».Al dibattito sull’esperienza colom-biana si è affiancato quello sulMessico, in cui quasi tre quarti del-la popolazione ha un’età compresatra 15 e 34 anni. Il grande paesenordamericano, partner strategicodella grande area di libero scambionordamericana Nafta, ha ospitato,lo scorso settembre, l’ultimo Wo r l dSummit of Nobel Peace Laureates,facendosi quindi cornice di un pro-ficuo dialogo centrato sulla costru-zione della pace. Il paese è prota-gonista anche di un secondo per-corso di grande interesse, il «Pianodella Chiesa cattolica per la costru-zione della pace», promosso dallaConferenza episcopale messicana(Cem) nell’ambito del rinnovamen-to pastorale avviato in seguito allavisita di Papa Francesco del 2016.«Spero che tanti giovani messicanicolgano l’invito di Rondine a spen-dersi per il dialogo tra i popoli —ha affermato Carlos Eugenio Gar-cía De Alba Zepeda — per partenostra, sostenendo convintamentela campagna Leaders for Peace, in-tendiamo spronare i nostri ragazzia cogliere questa straordinaria op-portunità». L’iniziativa di Rondi-ne, del resto, concentra i proprisforzi laddove le differenti leader-ship mondiali si arrestano o si sonotragicamente infrante in processisempre più accelerati, complessi econflittuali: ovvero, laddove il dia-logo e la cooperazione si sono are-nati. Dalle crisi belliche e ambien-tali, dalle vecchie e nuove ingiusti-zie, dalla negazione dei diritti uma-ni potrebbe generarsi la comunevolontà di ricercare e far crescerefigure di leader preparate alla sfidadella nuova epoca, come testimo-niato dall’intervento di Tony Ka-mara, ex studente di Rondine, oggidocente di economia all’Universitàdi Makeni: «In Sierra Leone abbia-mo creato un’associazione volta apotenziare il ruolo dei giovani inAfrica, ispirandoci proprio al meto-do e al modello della Cittadelladella Pace: non può esistere cam-biamento senza partecipazione, delresto». Un metodo — quello diRondine — che insegna come dallesconfitte e dai fallimenti umanipossono fiorire — attraverso unaprofonda riflessione — una visionee una pratica di leadership umaniz-zante. Lo ricorda un ex studentegeorgiano, Alexandre: «La collabo-razione tra gli Stati è un tema criti-co, soprattutto in questo momento,ma è inevitabile che, nel prossimofuturo, avanzi la necessità di un di-verso e più attento approccio allacooperazione». Con programmi diformazione pianificati e coordinatia livello internazionale, il processodi rinnovamento, teso a portare aivertici dei governi locali e globalileader capaci di porsi come guidelungimiranti e illuminate, sarà cer-tamente agevolato. L’aspettativa èalta: «La nostra sfida è sviluppareun vaccino di pace che ci rendaimmuni da conflitti e guerre, attra-verso i valori dell’apertura edell’incontro — afferma FrancoVaccari, presidente di Rondine — inostri anticorpi sono l’educazione ela formazione». Infine, Vaccari havoluto rilanciare l’appello Leadersfor Peace: «Con la Global LeadersSchool, insieme agli Stati, mettia-mo il metodo Rondine a serviziodel mondo, con l’obiettivo di av-viare un percorso condiviso, una ri-cerca comune che elabori, formi eproponga nuovi modelli di leader-ship e, nello stesso tempo, incontriil sostegno dei governi ad investire,a lor volta, nell’educazione alla pa-ce delle future governance».

VIENNA, 25. Gli Stati Uniti sonopronti a prendere in considerazioneuna proroga del New Start (il trat-tato che limita il numero di testatenucleari americane e russe), «masolo a certe condizioni». Lo ha det-to ieri l’inviato presidenziale statu-nitense, Marshall Billingslea, al ter-mine del colloqui a Vienna sull’in-tesa, che scade il 5 febbraio del2021. Discussioni alle quali la Cinanon ha voluto partecipare.

Billingslea ha spiegato che gliUsa hanno chiesto progressi «sulprogramma nucleare intensivo in-credibilmente inquietante della Ci-na» e su «un certo numero di com-portamenti molto preoccupanti del-la Russia, che sono stati concepitiper agire al di fuori dei limiti delNew Start». Il trattato New Startlimita a 800 i vettori per il lancio dimissili strategici e a 1.500 le testatenucleari dislocabili.

«Ma più di tutto — ha precisatol’inviato di Donald Trump ai collo-qui nella capitale austriaca — noivogliamo un regime di verifica invigore che possa stabilire un certolivello di garanzia che, nei fatti, cisia un rispetto degli impegni presida tutte e tre le parti (Stati Uniti,Russia e Cina, ndr) che coinvoltenell’accordo». Billingslea si è poirammaricato dell’assenza di Pechi-no, ma ha riferito che i colloqui diVienna con le autorità di Mosca so-no stati produttivi e che in estate cisarà un secondo incontro.

Accogliendo in serata alla CasaBianca il presidente polacco,Andrzej Duda, Trump ha detto che«gli Usa stanno facendo bene nellavoro per l’accordo sugli armamen-ti con la Russia». Trump ha poi ag-giunto che Washington ridurrà lapresenza militare in Germania «inmodo molto sostanziale», fissando

a 25.000 il numero di marines ame-ricani che resteranno nel Paese.

E che la Polonia è uno dei Paesidove probabilmente saranno ricollo-cate le truppe che verranno ritiratedalla Germania. Secondo il presi-dente statunitense, questa mossa«manderà un segnale molto fortealla Russia».

Page 3: Scontro all’O nu sulle annessioni israeliane dei …...nico, in occasione di un webinar te-nutosi oggi 25 giugno durante il quale è stato presentato il piano d’azione che la fondazione

L’OSSERVATORE ROMANOvenerdì 26 giugno 2020 pagina 3

Crescita esponenziale di casi in molti Stati e preoccupazione per la situazione negli ospedali

L’incubo covid-19non abbandona gli Usa Il libro del vescovo di Assisi

Crisi come grazia

In Arizonagiovane ispanico

m u o redurante l’a r re s t o

WASHINGTON, 25. Un altro videoshock sulla brutalità della poliziaUsa a poco meno di un mesedall’uccisione dell’a f ro a m e r i c a n oGeorge Flyod. Questa volta lavittima è un 27enne di originiispaniche, Carlos Ingram López,27 anni, morto durante l’arresto aTucson, in Arizona, per un arre-sto cardiaco dovuto alla combina-zione della costrizione fisica conl’assunzione di cocaina. L’episo-dio risale al 21 aprile ma le imma-gini sono state pubblicate dallapolizia solo due giorni fa. Il vi-deo mostra come il giovane du-rante l’arresto sia stato tenuto inposizione prona per 12 minuti,nonostante non abbia opposto re-sistenza agli agenti, ai quali anziha mormorato di non respirare.

Intensificati i controlli a Pechino

A New Delhi il primatodei contagi in India

Tokyo escludep re s s i o n idagli Usa

TO KY O, 25. Il Governo giapponeseesclude di avere avuto alcuna ri-chiesta dagli Stati Uniti di unmaggiore contributo per il soste-gno delle forze militari Usa nelPaese, come suggerito dall’ex con-sigliere alla Sicurezza nazionaleJohn Bolton. «Le negoziazioni suicosti per ospitare le truppe statuni-tensi non sono ancora iniziate, enon abbiamo avuto una esplicitarichiesta da Washington sul caso»,ha detto il ministro della Difesanipponico, Taro Kono. L’attualeaccordo quinquennale — che ri-guarda 54.000 militari Usa di stan-za in Giappone — è valido fino almarzo 2021 e la stampa nipponicasi interroga sulle dinamiche dei ne-goziati nel caso di una rielezione apresidente di Donald Trump.

La Camera Usavuole estendere

l’O bamacare

WASHINGTON, 25. Lo speakerdella Camera Usa, la democraticaNancy Pelosi, ha svelato ieri unaproposta di legge per espanderel’Obamacare che sarà messa alvoto lunedì. L’annuncio di Pelosiè arrivato alla vigilia dell’attesaazione legale dell’amministrazio-ne Trump per motivare alla CorteSuprema la richiesta di cancellarela riforma sanitaria di Obama.

Su questo fronte, e di pari pas-so sulla situazione di crisi vissutanel Paese a causa della pandemiadi coronavirus, potrebbe aprirsidunque uno scontro dialetticomolto forte tra democratici e re-pubblicani su cui sarà incentratoil dibattito politico in vista dellepresidenziali di novembre.

Kashmir: la Cinacritica l’Indiaper gli scontri

PE C H I N O, 25. Nonostante l’accor-do siglato con l’India per riporta-re la pace e la stabilità nella zonadi confine himalayana contesa, laCina ha attribuito a New Delhil’intera responsabilità degli scon-tri, che nei giorni scorsi hannoprovocato la morte di venti solda-ti indiani. Lo ha dichiarato ieri ilportavoce del ministero cinesedella Difesa, Wu Qian. Il funzio-nario ha ribadito la sovranità del-la Cina sulla regione della valledi Galwan, ricordando come ilpattugliamento da parte delletruppe cinesi in servizio al confi-ne proceda da molti anni in que-st’area. «La Cina chiede all’Indiadi punire severamente i responsa-bili, disciplinando rigorosamentele proprie truppe schierate in pri-ma linea», ha aggiunto .

Nel settantesimo anniversario dell’inizio della guerra di Corea

Giornata di preghiera a Seoul

Veterani durante una commemorazione (Afp)

WASHINGTON, 25. Negli Usa i con-tagi da coronavirus continuano adaumentare in oltre la metà dei 50Stati, prevalentemente nel sud enell’ovest con Texas, Florida, Cali-fornia e Arizona tra i più colpiti.Nelle ultime 24 ore il Paese ha regi-strato oltre 35 mila nuovi casi di co-vid-19, un record da fine aprile e ilterzo totale più alto dall’inizio dellapandemia, e 756 decessi. Il datocomplessivo dei positivi è arrivato a2.381.369, mentre quello delle vitti-me per cause riconducibili al covid-19 a 121.979.

E continuano a salire anche i ri-coveri con sette Stati — Arizona, Ar-kansas, California, North Carolina,

South Carolina, Tennessee e Texas— che hanno registrato il loro nume-ro più alto dall’inizio della crisi. InTexas, dove le misure di allentamen-to al lockdown sono partite all’ini-zio di maggio, il numero di ricoveriè raddoppiato nell’ultimo mese e lestrutture ospedaliere cominciano aessere sotto pressione per il rischiosovraffollamento. La curva di conta-minazione del coronavirus in Texasè ora esponenziale e la regione diHouston sembrerebbe essere il nuo-vo epicentro della pandemia negliStati Uniti.

«Siamo ora nella fase della curvaverticale e a questo ritmo tutti i no-stri letti saranno pieni entro una set-

timana — ha dichiarato il dott. PeterHotez del Baylor College of Medi-cine —. Se continuiamo su questatraiettoria, saremo al livello di unacittà in Brasile e saremo la città piùcolpita negli Stati Uniti».

Intanto la città di New York hadeciso di rinviare al novembre 2021la prossima edizione della maratona.Si sarebbe trattato di un’edizionespeciale della più grande corsa delmondo, quella del 50° anniversario.Una decisione sofferta, hanno spie-gato gli organizzatori, ma inevitabi-le. Era successo soltanto un’altravolta, nel 2012, quando la maratonafu cancellata a causa dell’uraganoS a n d y.

LABORATORIOD OPO LA PA N D E M I A

«Per chi è responsabile la domanda ultima non è:

come me la cavo eroicamente in quest’affare, ma: quale potrà essere

la vita della generazione che viene» (D. Bonhoeffer)

NEW DELHI, 25. La megalopoliNew Delhi registra un altro tristerecord, attestandosi come la città in-diana con più casi di covid-19 dopoaver superato Mumbai, dove il 9giugno scorso i contagi erano giàsuperiori a quelli di Wuhan, epicen-tro della pandemia in Cina. Ad og-gi le autorità locali di Delhi segna-lano 70.390 casi e circa 2.365 decessidal primo caso diagnosticato il 2marzo. A Mumbai invece si rilevano862 contagi in meno, mentre le vit-time sono 3.964. Intanto l’India se-gnala 16.922 nuovi contagi, il datopiù alto mai registrato sinora, facen-do così salire a 473.105 il totale dellepersone infettate. I dati sono statidivulgati dal ministero della Sanità.In tutto il Paese si contano anchealtri 418 decessi e il bilancio sale a14.894 dall’inizio dell’emergenza sa-nitaria. L’India — quarto Paese almondo per contagi dopo Stati Uni-ti, Brasile e Russia — a fine maggioha superato la Cina per il bilanciodelle vittime.

Dati gli ultimi aggiornamenti suicontagi, la governatrice del WestBengala, Mamata Banerjee, ha deci-so di prolungare il lockdown nelsuo Stato di un altro mese, ossia fi-no al 31 di luglio. Il West Bengalaad oggi conta quasi 15.000 casi.

Anche Pechino stringe sulle misu-re mirate di prevenzione. Il ministe-ro cinese dei Trasporti ha intensifi-cato i controlli sui viaggiatori chelasciano la capitale, proibendo l’ac-cesso alle stazioni ferroviarie a chipresenti codici sanitari anomali onon sia in possesso di un certificatoche attesti la negatività all’acido nu-cleico per il nuovo coronavirus ne-gli ultimi sette giorni.

In Giappone, nel frattempo, siassiste a un’impennata di contagi.Nelle ultime 24 ore, sono stati regi-strati 86 nuovi casi, il numero piùalto da metà maggio, quando il go-verno ha revocato il lockdown in 39delle 47 prefetture. Circa 55 deinuovi casi sono stati rilevati a Tokioe 12 nella vicina prefettura di Saita-ma.

un’istituzione che fa professione dimagistero morale? Si è scoperchiatoun marcio che non si sarebbe maisospettato o che si riteneva confina-to a poche “mele bacate”. Obiettiva-mente, il positivo è tanto di più, le“mele marce” sono una minoranza.E tuttavia tante, troppe, per unamateria di immane gravità.

Ma non è solo pedofilia. C’è unaevidente lentezza del corpo ecclesia-le nell’imboccare la via di un rinno-vamento evangelico. Troppe resi-stenze, troppe pigrizie. Quando vabene, ci si trincera dietro la pruden-za e il realismo. Il discorso potrebbeandare subito alle problematiche dicarattere generale e istituzionale.C’è evidentemente bisogno di met-tere mano a meccanismi della vitaecclesiale che portano il peso dellastoria, mentre hanno bisognodell’agilità del Vangelo. Una comu-nità bimillenaria ha accumulato pa-trimoni, potere, consuetudini, prassiministeriali e abitudini popolari chedevono essere rituffati nel Vangelo elavati in esso. Senza gettare via —sfida decisiva — con l’acqua sporcaanche il bambino.

Si comprende, dunque, di frontea questo impegnativo programmache fu la ragione del concilio Vati-cano II, la fatica del cammino, sedev’essere il cammino di un popoloe non di una élite. Ma come andarpiano mentre tutto corre? Tante fa-miglie cristiane sono infettate dal vi-rus della divisione — vera epidemia— a discapito del matrimonio,dell’accoglienza della vita, della se-renità dei bambini. Un quadro do-l o ro s o .

Le prime battute di Papa France-sco hanno dato la sensazione di unmiracolo. Il suo stile fresco, evange-lico, sorridente e insieme pungente,all’insegna della gioia del Vangelo —Evangelii gaudium, “magna carta”del pontificato —, ci ha fatto sogna-re che, come per incanto, tornasseroa riempirsi chiese ormai così pocofrequentate che, in alcune parti del-la vecchia ed ex–cristiana Europa,rischiano di essere vendute. Succes-sivamente l’enciclica Laudato si’ haintercettato una delle più formidabi-li criticità del nostro tempo, la que-stione ambientale. Molti l’hanno as-sunta come un manifesto, piattafor-ma di impegno comune per credentie non credenti. Ma quanti ne hannocolto anche il fondamento e l’afflatospirituale? L’Amoris laetitia — esorta-zione frutto di un doppio sinodo —ha cantato, ancora una volta, la bel-lezza del matrimonio. Un canto sul-le macerie! E in più si è come in-ceppata sul capitolo ottavo che,mentre è parso ad alcuni una pana-cea, in altri ha suscitato perplessità,là dove apre anche ai divorziati ri-sposati qualche possibilità di comu-nione eucaristica, in considerazionedella complessità dei singoli casi econ tutte le cautele di un discerni-mento esigente.

Papa Francesco — ancora moltoamato, stando a recenti indagini —si è fatto dei nemici. Facendo levasu quest’ultimo documento, gli ven-

«La fragilità della società contemporanea, delle sue re-lazioni, dei suoi valori e della sua economia è emersacon tutta la sua preoccupante evidenza proprio in occa-sione della pandemia da coronavirus, un evento straor-dinario, imprevisto e imprevedibile che ha costretto a ri-pensare tutta la nostra vita. È un tempo di crisi ma cre-do che ci siano tutti i presupposti per riprendere la vitadella Chiesa, io prendo di mira anche le incrostazionidella Chiesa, dobbiamo tornare allo spirito di Assisi,dove san Francesco si spogliò di tutto per tornare alVangelo della fraternità per ricostruire la bellezza dellavita cristiana». Con queste parole il vescovo di Assisi,Domenico Sorrentino, ha presentato ieri a Roma, nellasede della Comunità di Sant'Egidio, alla presenza delpresidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti, edel fondatore della Comunità, Andrea Riccardi, il suolibro “Crisi come grazia. Per una nuova Primavera dellaChiesa” (Edizioni francescane italiane, Pe ru g i a , 2020,pp.238 euro 15). Un libro, quello di Sorrentino, che, purprendendo atto degli effetti della pandemia, è sostan-zialmente dedicato al difficile tempo che la Chiesa èchiamata a vivere, attraversato da crisi diverse, alle qualioccorre rispondere con una proposta chiara, immediata-mente ispirata alla scelta francescana. Così come, ispira-ta alla stessa scelta, è anche la risposta da dare alle do-mande pressanti del nostro mondo. «Certamente un pe-riodo di riflessione è necessario perché nessuno di noipuò prevedere come sarà la situazione tra un paio dimesi, nessuno può prevedere quale sarà la situazionedelle famiglie, la psicologia della gente, e se continuere-mo ad affrontare un periodo che sarà di crisi sia dalpunto di vista ecclesiastico sia dal punto di vista civile»,ha detto il cardinale Bassetti. «Anche noi — ha aggiun-

gono mosse aspre critiche. C’è per-sino chi lo sospetta di eresia. La co-sa è andata crescendo con il Sinodosui giovani e quello sull’Amazzonia.

Una reazione abnorme. Tra i dis-senzienti alcuni si sentono sincera-mente provati: meritano rispetto eascolto. Ma forse per tanti gioca lafatica ad accogliere l’impulso al rin-novamento da parte di un ponteficeche non tralascia occasione per ri-proporre il Vangelo, con gesti e pa-role forti: l’evangelico segno di con-traddizione? (cfr. Lc 2, 34).

A leggere blogger raffinati, infor-matissimi, posti sul piano inclinatodi una critica senza appello dell’at-tuale pontificato (c’è poi — com’ènoto — chi risale ai Pontefici prece-denti fino al Vaticano II), viene dadomandarsi: siamo ancora la stessaChiesa?

Va da sé: su ciò che è davvero es-senziale, ed è ragione stessa dellanostra fede, non c’è compromessoche tenga. Ma nel dialogo — sem-pre, e a maggior ragione tra fratellie sorelle di fede — bisogna fare ditutto per comprendersi. Spesso ildibattito si spinge ben al di làdell’essenziale. Procede per forzatu-re. Si “c re a ” il nemico.

Comunque stiano le cose, la criti-ca non può prescindere dalla carità.Un caso esemplare, nell’esp erienzadella prima Chiesa, fu la polemicache si scatenò a proposito della pu-rità e dell’impurità dei cibi. Paolodedicò al tema un intero capitolodella lettera ai Romani, sviluppandoun pensiero esposto anche ai cristia-ni di Corinto. Chi è forte nella fede— argomenta — sa che tutti i cibi so-no puri. Ma ci può essere chi, edu-cato nelle norme dell’antica legge,se ne fa un problema di coscienza.E la coscienza è il criterio che deci-de la qualità morale di un’azioneagli occhi di Dio. Splendida la con-clusione: «D’ora in poi non giudi-chiamoci più gli uni gli altri; piutto-sto fate in modo di non essere causadi inciampo o di scandalo per il fra-tello. Io so, e ne sono persuaso nelSignore Gesù, che nulla è impuro inse stesso; ma se uno ritiene qualcosacome impuro, per lui è impuro. Orase per un cibo il tuo fratello restaturbato, tu non ti comporti più se-condo carità. Non mandare in rovi-na con il tuo cibo colui per il qualeCristo è morto! Non divenga moti-vo di rimprovero il bene di cui go-dete! Il regno di Dio infatti non ècibo o bevanda, ma giustizia, pace egioia nello Spirito Santo» (Rm 14,13-17). Una rilettura di questa pagi-na, nell’odierno contesto, farebbebene a tutti. Una grande pagina didialogo e di rispetto reciproco. Uninno alla coscienza. Un grande eser-cizio di stile cristiano. Un modellodi saggia conduzione pastorale. Ilvero problema che oggi deve occu-pare ogni nostro pensiero è il crollodella fede. Dobbiamo arrenderci aquesta psicologia del tramonto chesi impadronisce dei nostri sentimen-ti e paralizza il nostro entusiasmo?Tempo di resa? E perché non di ri-p re s a ?

to riferendosi alla realtà della Chiesa e in particolare aitemi legati ai migranti — siamo immersi in questa situa-zione, abbiamo chiesto anche la possibilità dei Grestper quest’estate però è una responsabilità che ci si assu-me e ci si assume volentieri perché c'è un futuro da ri-costruire, siamo come nel dopoguerra. Non dobbiamosbagliare obiettivo perché se sbagliamo obiettivo ci sitroverà nella situazione di prima». La “r i c o s t ru z i o n e ”passa naturalmente per il riavvio il più possibile inte-grale di attività cruciali, come quella dell’istruzione: «Lescuole cattoliche — ha detto a questo proposito il por-porato — sono scuole pubbliche a tutti gli effetti. Noiaccogliamo tanti ragazzi, anche di altre religioni, quindicertamente chiediamo che si faccia uno sforzo da partedello Stato».

Secondo Riccardi, «per parlare di crisi bisogna legge-re il nostro tempo. Credo che il tempo del coronavirusnon è solo il tempo della crisi, ma il tempo della rivela-zione di quella crisi che ci portavamo dentro come so-cietà e come Chiesa. Leggere questa realtà ci dà la forzadi riprendere il cammino con più coraggio. La chiesa diminoranza che l’autore propone — ha continuato rife-rendosi al libro di Sorrentino — è una chiesa costruitacome famiglia e non una chiesa residuo di una maggio-ranza che sta larga nei suoi templi». «Non dobbiamoarrenderci alla psicologia del tramonto — ha aggiuntoRiccardi — anche se questa nostra uscita dal coronavirusè un’uscita stanca, non mossa da grandi idee». «Se to-gliamo la speranza, uccidiamo le persone», ha conclusoBassetti. È la stessa preoccupazione che ha pervaso il li-bro del vescovo Sorrentino. Di cui pubblichiamo, quisotto, stralci tratti dal primo capitolo.

di DOMENICO SORRENTINO

La crisi è senza precedenti. Cri-si globale, direi totale, ben ol-tre l’accezione corrente, preva-

lentemente finanziaria. Sintomi atutti i livelli e in ogni angolo delmondo: guerre regionali, milioni diaffamati, migranti forzati, questionesocio-ambientale a livelli critici, sfi-da bioetica dalle prospettive inquie-tanti, rivoluzione informatica che fatemere processi ingovernabili. Sulpiano del pensiero, confusione escetticismo. Sul piano delle relazio-ni, un processo disgregativo chesembra inarrestabile. Sotto scacco lavita, la famiglia, il lavoro, l’equili-brio del pianeta. A far la conta dellecriticità, sul piano geopolitico, eco-nomico, sociale, morale, spirituale,non si finirebbe più. Come non ba-stasse, mentre chiudo queste pagine,la crisi del coronavirus sta sconvol-gendo il mondo, mostrando quantosiamo tutti legati, al di là di ogniconfine.

Anche nella Chiesa, aria pesante.Nella lettera apostolica Novo Millen-nio ineunte (6 gennaio 2001) Giovan-ni Paolo II esortava a prendere illargo: «Duc in altum!». A meno divent’anni da quell’invito, la Chiesaappare agli occhi di molti come unanave incagliata. Il pensiero va alloscandalo della pedofilia. Una pato-logia in realtà presente in tanti am-biti sociali e familiari, punta d’ice-berg di una sindrome che va dal li-bertinismo sessuale, privo di Dio edi coscienza morale, a oscuri dina-mismi psicologici, fino alle psicopa-tie autoritarie che si dispiegano vil-mente sui più fragili. Il problema vaben oltre i confini della Chiesa, magiustamente ha fatto più scalporenella Chiesa. Come perdonarlo a

SEOUL, 25. Ricorre oggi il settante-simo anniversario dell’inizio dellaguerra di Corea (1950-1953). Il 25giugno del 1950, le truppe del Nordinvasero il Sud, scatenando un san-guinoso conflitto che ha provocatoalmeno 3 milioni di vittime.

In ricordo di tale, drammaticoavvenimento bellico — che determi-nò una delle fasi più acute dellaguerra fredda — a Seoul si svolgeoggi la giornata nazionale di pre-ghiera per la riconciliazione.

L'invasione del Nord determinòuna rapida risposta dell'Onu: sumandato del Consiglio di sicurez-za, gli Stati Uniti, affiancati da al-tri 17 Paesi, intervennero militar-mente nella penisola per impedireuna rapida vittoria di Pyongyang.Dopo grandi difficoltà iniziali, leforze statunitensi respinsero l'inva-sione e proseguirono l'avanzata fi-no a invadere gran parte della Co-

rea del Nord. A questo punto, pe-rò, intervenne nel conflitto anchela Cina. Le truppe statunitensi,colte di sorpresa, furono costrette aripiegare in Corea del Sud. Laguerra, quindi, si arrestò sulla lineadel 38º parallelo.

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 4 venerdì 26 giugno 2020

Incontri e parabole nelle campagne del lodigiano

Lasciarsia d d o m e s t i c a re

Una pagina accorata della Delbrêl

di GI O VA N N I CESARE PAGAZZI

Una ventina d’anni fa,capitò tra le manidell’allora rettore delseminario di Lodi(adesso parroco di

Codogno, primo focolaio italianodel covid-19) una pagina accoratadi Madeleine Delbrêl. Il testo para-gonava il prete al cane del pastore.Di pastore ce n’è uno solo. Tuttaviaper custodire il gregge ha bisognodi collaboratori, di cani appunto. Icani pastore, i “cani del pastore”,sono animali strani: difendono lepecore, restando parenti stretti deipiù temuti nemici del gregge: i lupiche vengono a rapire e disperdere.Anzi, si dice che i migliori cani dapastore siano quelli più somigliantiai lupi. Di quei famelici animaliconservano la forza, l’impeto a trat-ti violento e rapace, la sveltezza tat-tica, la resistenza, la capacità di agi-re in branco, la fierezza che li rendeautorevoli. Sono animali focosi, ma

da pericoli mortali in gelosi custodidi gregge. Addomesticare un luponon è facile, né per il pastore néper il lupo. I due devono impararead intendersi, abituarsi l’un l’a l t ro .Ciò comporta lungo tempo, moltiequivoci e fraintendimenti, ribellio-ni e riavvicinamenti, carezze e ba-stonate, delusioni e sorprese. Cia-scuno deve trovare i modi per farsicapire dall’altro che parla una lin-gua straniera. L’uomo deve lasciarela sua casa e stare nella solitudinecol lupo e questi paga carissima lavicinanza al pastore: l’esclusione dalbranco, una volta per sempre. Unpastore capace non cancella nulladel lupo, tutto gli è utile: somi-gliando ai nemici del gregge, il suocane saprà tenerli alla larga, o af-frontarli. Cristo non chiede ai lupidi diventare barboncini; ma lavoraaffinché i lupi (proprio loro!) si af-fezionino al suo gregge. Pietro eraun lupo; fu scelto dal pastore affin-ché pascesse le sue pecorelle. Ogniprete è un lupo che sta diventando

Madeleine Delbrêle la copertina del numerodi lugliodi «Donne Chiesa Mondo»

L’anticipazione da «Donne Chiesa Mondo»

In missionenella città marxista

Madeleine Delbrêl e l’apostolato nella periferia operaia di Parigi

Dettagli capaci di descrivere un mondo

Degas e il dito in bocca

cane del pastore. Ci vuoletutta la vita.

Il rettore voleva la fotodi un cane pastore dapubblicare sul giornalinodel seminario accanto allapagina della Delbrêl.D’inverno le praterie dellapianura lombarda sono vi-sitate da greggi; lì trovanocomunque qualcosa damangiare. Gli dissi cheavevo avvistato un brancodi pecore nella campagnavicina, sicché fui inviato afotografarne il pastore e ilrelativo cane. Attrezzatodi tutto punto, mi diressialla volta del gregge. Perdichiarare le mie intenzio-ni, m’incamminai verso ilpastore, lontano qualchecentinaio di metri. Ma es-sendomi avvicinato allepecore, immediatamenteun cane mi puntò, cari-candomi con fare per nul-la pacifico. Per calmarel’animale (e me), gli dissiche non doveva temereperché, in fondo, eravamocolleghi.

Ma non furono le miefrancescane parole a paci-ficarlo; l’effetto desideratol’ottenne un bel fischiodel pastore, che subitotrasformò quella macchinada guerra in un accompa-gnatore scodinzolante (ecomunque all’erta) che micondusse dal guardianodelle pecore. Custodisco ilricordo dell’unico incon-tro con quell’uomo sem-plice — allora poco piùche trentenne, come me —come un tesoro appenascoperto, ma che si desi-dera subito seppellire dinuovo.

Avvertito del mio inten-to, il pastore si mise inbella posa, intimando alcane di far altrettanto. Maappena l’animale si vide alcentro dell’attenzione, ri-fiutò di starsene fermo.Stette immobile giusto iltempo di uno scatto, poisi voltò agilmente, alzò lezampe anteriori fino alpetto del pastore per ap-poggiarvi il muso devoto.L’uomo ricambiò il gesto,affondando la mano nelpelo soffice del cane, co-me una robusta carezza.Chissà da dove venivano,

boratorio nella lotta alla povertà eall’esclusione. E grazie a Madelei-ne terra di missione contro l’atei-smo.

Nello stesso tempo continua ascrivere e a produrre. È incredibilela mole delle opere di Madeleine,gli argomenti trattati: meditazioni,poesie, trattati. Libera e mai con-formista, non poche volte si trova

locava vale la pena di leggere lasua dedica al vicesindaco di Ivry ela risposta del comunista. «A Veni-se Gosnat, di cui sono stata cattivaallieva in marxismo, ma di cui so-no anche l’amica fedele, rispettosadella sua bontà e della sua genero-sità concreta, offro con tutto ilcuore questo libro, certo che seegli non lo approva lo capirà».

Risponde Venise Gosnat: «Do-po che il marxista, che io sono, haespresso la ragione principale delprofondo disaccordo esistente sullaquestione sociale con la cristianache lei è, l’amico vuole dirle orache lei non si sbaglia e assicurarlache io la capirò... Con il suo inne-gabile talento lei ci ha messo in unbel pasticcio: ma per quanto ri-guarda la nostra amicizia sono cer-to che lei è tranquilla come lo sonoio. Le è stata data la forza di par-lare a tutti da parte di Dio. Co-scientemente fedele al mio partitocomunista e alla sua politica, iofaccio parte dei quadri locali dellerete marxista. Ciascuno di noi con-tinuerà a proclamare la propriacertezza ma il professore non di-menticherà le qualità di cuore e ladelicatezza della sua cattiva allievain marxismo».

Si può stare su un fronte e nonodiare il proprio nemico, anzi sti-marlo ed esserne stimata. Si puòlottare insieme contro un nemicocomune. Questo insegna Madalei-ne nella sua vita di frontiera.

Lei, sostenitrice del più ampiocoinvolgimento dei laici nellaChiesa, morì all’improvviso al suotavolo di lavoro il 13 febbraio 1964,lo stesso giorno in cui, per la pri-ma volta, un laico aveva preso laparola durante il concilio VaticanoII. Al suo funerale organizzato dalcomune in migliaia arrivarono conle bandiere rosse a darle l’ultimosaluto.

di RI TA N N A ARMENI

La frontiera di MadeleineDelbrêl era a Ivry-sur-Seine. Per arrivarci siprende la linea sette del-la metropolitana parigi-

na; lasciandosi alle spalle la gran-deur degli edifici haussmaniani edei boulevard, il lusso delle vetrinescintillanti e i café affollati e rumo-rosi e per arrivare in una delle cittàsatellite che un tempo circondava-no la capitale e che oggi fannoparte della sua periferia: palazzipopolari, costruzioni basse, qual-che esempio di moderna architet-tura, la Marie, spazi incolti e cura-tissimi orti, volti che vengono dalontano, mercati etnici.

Ivry-sur-Seine era chiamata lacittà delle trecento fabbriche ed èstata fino agli anni Settanta uncrogiolo di tensioni, rivendicazionisalariali, lotte operaie, scontri so-ciali e ideologici. Egemonizzata egovernata dal partito comunista diMaurice Thorez. La parrocchia èin Boulevard Stalingrad.

Al numero 11 di Rue Raspail apochi metri dalla piazza principalein una palazzina a due piani con lefinestre verdi ha abitato fino al1964 Madeleine Delbrêl, poetessa,assistente sociale, mistica. Con leiuna o due compagne, poi qual-cun’altra fino a venti. Il gruppo sichiamò Charité de Jesus. Era for-mato da laiche senza alcun legameistituzionale la cui missione erastare per la strada, a fianco dellagente che soffriva e aprire a chiun-que la propria casa. Nessun ordine,nessuna gerarchia. Solo Madeleine.

Era arrivata in quella cittadinaabitata dalla classe operaia e dalmarxismo nel 1933 quando avevascelto «di essere volontariamentedi Dio quanto una creatura umanapuò appartenere a colui che ama».E di combattere sul fronte dellapovertà, della condizione operaia,del lavoro e dello sfruttamento.Contro la povertà suoi alleati era-no i comunisti. Contro il marxismocondusse una lotta serrata in nomedel cristianesimo e di Dio. Senzaodiare chi lo sosteneva, anzi concollaborazione e amicizia «Gesù ciha detto di amare tutti i nostri fra-telli e sorelle. Ma non ci ha detto“eccetto i comunisti”».

Se a qualcuno capita di girarenel centro di Parigi, di fronte allaChiesa di Saint Sulpice c’è la libre-ria cattolica La Procure. Ci si trovatutto quello che un laico o un cat-tolico possa desiderare di leggere.Ci sono decine e decine di volumidi e su Madeleine: i suoi scritti, lesue poesie, le sue confutazioni filo-sofiche e poi tante biografie, per-ché in tanti sono stati sedotti dallafigura di una donna che è vissutain trincea. «Cominci da questo,

Ville marxiste, terre de mission, lasua autobiografia. È un libro mera-viglioso» mi dice la gentile signoracui ho chiesto informazioni. L’en-tusiasmo mi contagia. Prendo il li-bro e decido di cercare i luoghi diMadeleine. Perché? Non lo so.

Al numero 11 di Rue Raspail lacasa è ancora lì, un portone picco-lo, le finestre verdi chiuse. Non ciabita più nessuno. Fino a qualchehanno fa c’era Susanne Perrin checon Madeleine aveva condiviso glianni dell’impegno sociale e cristia-no. Accanto al portone un cancelloe dietro un grande e abbandonatocortile. L’ho aperto e vi ho trovatouna famiglia Rom che cucinava ilsuo pranzo. Era stata ospitata inquella parte della casa che era diMadeleine forse in ricordo dellasua attività fra gli ultimi e in attesa— raccontano — che la casa sia ri-strutturata. Perché il comune diIvry intende restituire Madeleine alricordo pubblico.

La tomba di Madeleine è al ci-mitero, grande quadrato, nel mez-zo della città, circondato da palaz-zoni da cui nel tardo pomeriggioprovengono voci, canzoni, rumoricasalinghi. È difficile trovarla. Ècoperta di foglie, non c’è un fiore,solo una pianta mezza secca e unpiccolo crocefisso sul quale qualcu-no ha appoggiato un rosario fattocon una cordicella rosa. Poi il suonome. Si può solo poggiare la ma-no e carezzare la lapide.

Madeleine era di famiglia bor-ghese e dichiaratamente atea. Scri-veva poesie nichiliste e arrabbiate«Dio è morto, viva la morte». Poiarrivò la conversione. Violenta. Ladefinisce così lei stessa: «conversio-ne violenta». Come avviene, per-ché, non si sa. Neanche lei, che

pure scrive tanto e analizza tutto,sa trovare una spiegazione. S’inna-mora di Dio. Non lo cerca. È Dioche la trova e non la abbandonapiù, dice.

Il resto nella sua vita viene conla naturalezza con cui un fiumetrova il suo alveo e continua a

in disaccordo con le posizioni uffi-ciali della Chiesa. Quando esce ilsuo libro Città marxista, terra dimissione Madeleine lo regala al vi-cesindaco di Ivry di cui era fedelecollab oratrice.

Per capire come Madeleine com-batteva e su quale frontiera si col-

di GABRIELE NICOLÒ

Q uando decise di abbandonare i temistorici per abbracciare la dimensione delrealismo, Edgar Degas sapeva di dover

essere guardingo per non scadere, a suo dire, inuna «osservazione scarna e gretta» della vita cheaveva intorno. Occorreva dunque uncompromesso: lo trovò mettendo nellarappresentazione della quotidianità la cura cheaveva prodigato, fino a quel momento, nellostudio dei grandi classici della pittura. Quandoapproda alla tecnica del pastello — che richiede

una maggiore precisione nell’esecuzione rispettoall’olio perché non consente di rifare un’op eracoprendo un’immagine con un’altra — l’artistafrancese è in grado di rendere degli effetti i qualiesigono una straordinaria bravura. Testimonianzadi questo talento è Donne in un caffè. Con trattofermo e sicuro, Degas definisce le quattro donneche conversano sedute in un bar cittadino. Unacaratteristica costante dell’artista consiste neldenunciare senza veli l’inconsistenza spirituale ela fatuità etica dei personaggi da lui promossi aprotagonisti dei suoi quadri: in tale opera, iltocco di genio rivelatore è dato dalla donna che,infrangendo il protocollo delle buone maniere, si

II lupo e il cane

di MADELEINE DELBRÊL

Q uando un gregge è piccolo e lepecore sono docili e vi sono pochilupi o non ve ne sono affatto, il

pastore può far a meno del cane. Quando ilgregge è grande e le pecore sono vagabonde,non una sola ma a branchi, e i lupi sononumerosi, bisogna che il pastore abbia uncane e magari più di uno. I cani somiglianosempre ai lupi, e spesso i migliori cani dapastore sono proprio i cani lupi. E quel chehanno conservato del lupo che permette lorodi fare per il pastore ciò che lui stesso nonfarebbe: fiutano, corrono, si arrampicano allamaniera degli animali che sono. Ma è quelche il pastore ha comunicato loro di se stessoche fa di essi dei cani da pastore: amare lepecore come un pastore o come un lupo,non è affatto la stessa cosa. È condividendoun po’ la vita del pastore che il cane rimaneun cane e non diventa un lupo. Non vivepiù nei boschi, ma accanto alla casa delpastore. Si nutre del cibo dell’uomo. Ode lavoce dell’uomo. È l’uomo che lo chiamasenza tregua a sé, è l’uomo che lo mandaincessantemente alle frontiere del gregge. Isuoi due estremi sono la testa del gregge e ipiedi del pastore. Le pecore non possono néritrovarsi le une le altre, né difendersi. Manon diventeranno mai lupi. I cani possonoritrovare le pecore e difenderle, ma c’èsempre un lupo nascosto dentro di loro;possono tornare ad esserlo. Ai piedi di SanDomenico, in San Pietro a Roma, c’è uncane simbolo della sua missione. L’oviledella Chiesa, in certi periodi, ha bisogno dicani da pastore. In queste ore, il Signore liha sempre fatti sorgere. Se sono fedeli, li siriconoscerà sempre da due cose: le spine e imorsi sulle zampe, il segno del collareintorno al collo. Come tutti i cani pastori,porteranno la contraddizione di essere altempo stesso gli amici dell’uomo e gli antichiabitatori della giungla. Come tutti i canipastori, un giorno o l'altro riceveranno la«correzione» del pastore... perché nonpossono capire tutto ciò che egli dice. Cometutti i cani da pastore, saranno disprezzati, aimargini del bosco, un giorno, una sera, acausa del collare dell’uomo.Testo tratto da «Madeleine Delbrêl,Strade di città, sentieri di Dio»di Christine de Boismarmin(Città Nuova, 1978)

scorrere calmo oimpetuoso secon-do dei momenti edei luoghi.

Madeleine è uf-ficialmente assi-stente sociale delcomune rosso, gui-dato dai comuni-sti, nella realtà èmolto di più: unpunto di riferi-mento, una guida,una compagna deipoveri. C’è laguerra e la finedella guerra, i po-veri, profughi, isenza tetto, i bam-bini senza scuole, imalati senza ospe-dali. Poi la fabbri-ca, lo sfruttamen-to, la miseria. Leie le sue sorelle sidedicano ad alle-viare sofferenze ediseguaglianza.Ivry diventa un la-

mette un dito in bocca senza curarsiminimamente di dissimulare il gestocertamente poco urbano. In più diun’occasione Degas si eraconfigurato come un criticosferzante degli ozi cittadini:attraverso quel gesto l’artista ritornaa biasimare il carattere stagnante diuna atmosfera cittadina irretitadall’apatia. Sullo sfondo del quadrosi intravedono persone, o megliosagome in dissolvenza che sidisperdono gradualmente nelboulevard. Come ebbe a scrivere ilcritico d’arte Georges Rivière, ilquadro rappresenta «una pagina distoria veramente straordinaria».

si sa che la fiamma che divora leforeste è la medesima che illuminae scalda la casa. Si tratta di saperlaa d d o m e s t i c a re .

La vera gloria dei primi antichipastori non fu custodire le pecore(compito non così difficile), ma ad-domesticare i lupi, trasformandoli

dove abitavano. Essendosi abituatil’uno all’altro, senza dubbio si sen-tivano a casa, anche se sperduti inquell’aperta campagna, esposta alfreddo invernale. Si erano addome-sticati l’un l’altro. Più il cane (il lu-po) al pastore, o il pastore al cane?Chissà.

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L’OSSERVATORE ROMANOvenerdì 26 giugno 2020 pagina 5

Romania e a Lipsia; acquista adAberdeen, in Scozia, nel 1714, i seivolumi dell’Iliade di Pope; intorno al1729 discute l’origine di quel poemacon Giambattista Vico. Giunge infi-ne nel 1921 sul Mar Rosso: ricordaallora le mattine tebane di quindicisecoli prima, beve l’acqua di un rivolimpido, e perde finalmente l’immor-talità. Discute verità e autenticità delmanoscritto, poi si rende conto che«quando s’avvicina la fine, non re-stano più immagini del ricordo; re-stano solo parole». Conclude, infine:«Io sono stato Omero; tra breve, sa-rò Nessuno, come Ulisse; tra breve,sarò tutti: sarò morto».

gli uomini che non conoscono il ma-re e non mangiano carne salata néhanno nozione del remo».

Non conosco Introito più fulmi-nante alla poesia — alla narrazione —euro-americana degli ultimi trentasecoli, né alla storia stessa dell’O cci-dente, fatta di continua esplorazionedel mondo (e purtroppo della suaconquista). L’insegnamento di Ome-ro ha su Marco Flaminio Rufo, or-mai anche lui immortale, effetto du-raturo, ma i due si separano quandoraggiungono Tangeri. Flaminio at-traversa, come fosse in un’o disseadel tempo, la Storia: nel 1066 com-batte a Stamford Bridge, nella batta-

glia che Harold d’Inghilterra vincecontro Harald Hardrada di Norvegiasolo tre settimane prima di caderevittima a sua volta di Guglielmo ilNormanno ad Hastings; nel settimosecolo dell’Egira redige in arabo, aBulaq, sobborgo del Cairo, i viaggidi Sindbad il Marinaio, e descrive laCittà di Bronzo delle Mille e unanotte. Gioca a scacchi a Samarcanda;professa l’astrologia a Bikaner in In-dia e in Boemia; vive a Kolozsvár in

La meravigliosa parabola terminacon la fine della vita del singolo in-dividuo fisico. È un peana a Omero,che compare sin dall’inizio, forse,nella persona di Joseph Cartaphilus,nativo di Smirne e sepolto a Ios co-me l’antico cantore dell’Iliade edell’Odissea: Omero, che diverrà nel-le Altre inquisizioni l’Artefice per defi-nizione della memoria umana. Mal’Introito non era ad altare Dei? Edove è Dio nell’Immortale, ci sichiederà. Bene, è proprio all’inizio:perché in maniera tipicamente obli-qua Borges colloca in epigrafe alracconto una frase proveniente daiSaggi di Francesco Bacone, checombina Platone con Qoèlet (nel Sei-cento attribuito a Salomone) e cherecita al modo seguente: «Salomonedice: non c’è cosa nuova sulla terra.Come Platone immagina che tutta laconoscenza è ricordo, così Salomoneproclama la sua sentenza che ogninovità non è che oblio». La conclu-sione non è di Qoèlet, ma di Bacone:tuttavia, citare Qoèlet vuol dire ri-chiamare un testo centrale, e stupen-do, della tradizione ebraico-cristiana:quello per il quale «ricercare edesplorare con saggezza tutto ciò chesi fa sotto il sole è un’o ccupazionegravosa che Dio ha dato agli uomi-ni, perché vi si affatichino». E delresto, l’ultimo capitolo del libro bi-blico raccomanda di ricordare ilcreatore nei giorni della giovinezza,di temere Dio e conservare i suoi co-mandamenti, «perché qui sta tuttol’uomo».

Quale Introito ha dunque costrui-to Jorge Luis Borges, l’Omero ciecodi Buenos Aires!

La narrazione che rappresenta il mondo

Una storia strana e variapiena di eventi

«Ulisse riconosciuto da Argo» (Palazzo Milzetti, Faenza)

Alla scoperta di CarloBud Spencer in privato nel libro scritto dalla figlia

Nuovo numero per «Accènti» di «La Civiltà Cattolica»

Se l’intelligenzadiventa artificiale

Tanta letteratura “buona”, sacra o profana che siacostituisce una sorta di “i n t ro i t o ” alla celebrazione che verràNella messa tridentina il sacerdote invocava«Introibo ad altare Dei»Ogni volta che si celebra una messala storia del mondo e dell’uomo riprendedal canto, dalla poesia: dal racconto

di PIERO BO I TA N I

Il mondo è narrazione: soltan-to in questo modo si palesa-no in parte i misteri insonda-bili del Principio in termini anoi comprensibili: così

l’astrofisica narra il Big Bang, la Ge-nesi ci dice dei Sei giorni, Esiododella generazione degli dei, Platonedell’opera del Demiurgo, dei pri-mordi Lucrezio e Ovidio. Anche lavita dell’uomo è una storia, «unastoria strana e varia, piena di even-ti», dice Jacques nel Come vi piace diShakespeare: il mondo è un palco-scenico, sul quale gli esseri umanirecitano, in sette età, le loro parti,con entrate e uscite secondo i casi.Ecco dapprima l’infante, che sbavain braccio alla balia, poi il bambinoche infreddolito va a scuola, l’aman-te che sospira come una fornace;quindi il soldato baffuto «come ungattopardo», il giudice dalla panciarotonda, il pantalone in ciabatte dal-le gambe rinsecchite e con le lentisul naso, la voce da maschio ridottaa falsetto bambinesco. L’ultima sce-na è una seconda infanzia: «Purooblio, senza denti, senza occhi, sen-za gusto, senza niente».

A me pare che tanta letteratura“buona”, sacra o profana che sia, an-tica medievale o moderna, costitui-sca una sorta di “i n t ro i t o ” alla cele-

brazione che verrà. Nella Messa tri-dentina, all’inizio, il sacerdote invo-cava: Introibo ad altare Dei: «Mi ac-costerò all’altare di Dio». «A Dioche allieta la mia giovinezza», si ri-spondeva. E veniva allora la procla-mazione, ripresa dal Salmo 43: «Lo-derò te sulla cetra, o Dio, Dio mio:perché sei in tristezza, anima mia?».«Spera in Dio, perché potrò ancoracantar le sue lodi». Ogni volta chesi celebra una Messa, la storia delmondo e dell’uomo riprende dalcanto, dalla poesia: dal racconto. In-troibo ad altare Dei, ripeterà beffardoJoyce nelle primissime righedell’Ulisse, quel gioco liturgico tra ilsacro e l’eretico che inaugura il mo-dernismo.

Vorrei offrire un esempio novecen-tesco di introito letterario che si ac-costa al nocciolo interiore con forzadavvero eclatante. Obliqua, indiret-ta, travolgente, essa mira alla ricercadell’immortalità e della narrazioneprimeva: perché, inutile negarlo, laletteratura nei suoi momenti migliorimette in scena la ricerca della felicità(Odissea), del bello e del bene (Pin-daro, Platone): o il loro tragico falli-mento (Edipo re, l’Inferno dantesco,Re Lear). La storia è L’Immortale diBorges, il primo racconto nella rac-colta intitolata, con la prima letteradell’alfabeto ebraico, L’Al e p h : come adire il B e re s h i t , l’archè, il Principio di

ogni narrazione. Tutto, qui, è conte-nuto in un manoscritto che unaprincipessa ritrova nell’ultimo volu-me dell’Iliade tradotta in inglese daPope nel Settecento: opera che le èstata venduta nel 1929 dall’antiqua-rio Joseph Cartaphilus di Smirnepoco prima di morire ed essere se-polto nell’isola di Ios.

Il manoscritto racconta di un ca-valiere che proviene dalle rive delGange giungendo a Tebe d’Egitto:cerca il fiume segreto che «purificagli uomini dalla morte», ma muoreegli stesso prima di proseguire. Ilmilitare romano che lo accoglie,Marco Flaminio Rufo, tribuno diuna legione di Diocleziano, decidedi dar seguito all’impresa dello sco-nosciuto: la ricerca dell’immortalità,il sogno che gli uomini hanno sem-pre inseguito e al quale soltantol’umanissimo Ulisse ha rinunciatoquando Calipso gliel’ha offerto. Fla-minio attraversa oasi e deserti a occi-dente dell’Egitto e avvista la Cittàdegli Immortali: penetra nel suo la-birinto interno, beve l’acqua che viscorre accanto rugginosa. Un uomo,un troglodita, lo segue passo passocome un cane. Per via della sua«umiltà e miseria» Flaminio comin-cia a chiamarlo Argo, il nome delvecchio cane che dopo vent’anni ri-conosce per primo Ulisse nell’Odis-sea spirando subito dopo. Nella pri-ma notte di pioggia che rinfresca ilcalore del deserto, Flaminio si accor-ge che Argo è tutto bagnato di ac-qua piovana e di lacrime. Lo chia-ma, gridando «Argo! Argo!». Il tro-glodita parla per la prima volta:«Argo», dice, «cane di Ulisse», eaggiunge un mezzo verso dell’O dis-sea: «Questo cane gettato nello ster-co». Flaminio gli domanda alloracosa sappia del poema omerico. Ar-go, al quale il greco risulta faticoso,risponde: «Molto poco. Meno delrapsodo più povero. Saranno passatimille e cento anni da quando l’in-ventai».

La sorpresa, per il lettore, è di in-tensità e commozione senza pari: iltroglodita è nientedimeno che Ome-ro, il poeta che dà inizio alla nostraletteratura! Tutto diventa ora chiaroper Flaminio: essere immortali è po-ca cosa, lo sono tutti gli animali,«giacché ignorano la morte», mentre«la cosa divina, terribile, incompren-

sibile, è sapersi immortali»; la storianon è che una ruota di eterno ritor-no, come nella religione indù o inNietzsche. Omero, poi, gli raccontache la prima Città degli Immortalifu distrutta e quindi ricostruita susuo consiglio, «come un dio cheavesse creato il cosmo e poi il caos»,e gli narra, anche, della propria vec-chiezza e dell’«ultimo viaggio cheaveva intrapreso, mosso, come Ulis-se, dal proposito di giungere presso

Jorge Luis Borges

È il raccontovibrante e commossodi un legame ancora forteche continua a cercarele parole per raccontarsi

È dedicato al tema dell’Intelligenza artificiale (Ia) il nuovonumero di «Accènti», la collana monografica digitalepubblicata da «La Civiltà Cattolica» che raccoglie, attraversoparole-chiave ispirate dall’attualità, il patrimonio di contenuti eriflessioni accumulato sin dal 1850 dal periodico dei gesuiti. Lariflessione nasce da una serie di domande: «Può l’intelligenzaessere artificiale? Quali decisioni siamo disposti ad affidarle?».Come spiegato nella presentazione dal direttore AntonioSpadaro, si tratta di questioni che richiedono oggi unosviluppo culturale e di leadership per affrontare conresponsabilità «il rischio che l’uomo venga tecnologizzato,invece che la tecnica umanizzata», come dice Papa Francesco.Le implicazioni sono enormi, al pari delle opportunità offertedal rapidissimo sviluppo tecnologico. E non possono piùrestare solo un argomento della grande fantascienza. Nellaprima sezione viene proposta una riflessione sulla praticabilitàe sui possibili principi di un «umanesimo digitale». Laseconda parte del volume tratta quindi le questioni eticheposte dall’Ia: il confine tra possibilità tecnologica eopportunità, i nuovi esclusi dall’economia dei big data e dallatecnopolitica, la ridefinizione di una bioetica che integri ancheuna «algor-etica», e così via. E se la terza sezione affronta piùesplicitamente il tema del rapporto tra uomo e macchina, perconcludere — spiega sempre il direttore Spadaro — «abbiamodedicato una sezione al gesuita Roberto Busa, un vero pionieredell’informatica e della riflessione su di essa». Padre Busa checosì scriveva su «La Civiltà Cattolica» nel 1969: «Resteràquindi sempre, come minimo, questa differenza: l’uomo consolo se stesso ha dato inizio alla macchina artificiale; mentreuna macchina manufatta, anche se dall’uomo resa più capacedell’uomo, è per definizione che mai avrà la caratteristica didare con solo se stessa il primo inizio a qualcosa di nuovo:sarà sempre stato l’uomo a “i n v e n t a re ” di farla più capacedell’uomo».

di FLAMINIA MARINARO

Tutti lo ricordano come ilgigante buono. Bud Spen-cer è uno degli attori ita-liani più amati e conosciu-ti del mondo, un uomo

straordinario in tutti i sensi. Anchenel fisico oltre misura. Ma com’era inprivato? Chi era Carlo Pedersoli,«Maciste» come si scherniva lui stes-so, quando i riflettori si spegnevano efaceva ritorno a casa?

«Una volta tornò dagli Stati Uniticon una roulotte in metallo, l’Air-

stream, talmente lunga che dovettetrasportarla all’aeroporto di Roma-Ur-be dove teneva gli aerei della compa-gnia che aveva fondato, la Mistral Air,e ne fece il suo ufficio». È Cri Cri aparlare per più di centocinquanta pa-gine, in cui racconta suo padre comeil grande pubblico, il suo pubblico,non lo può conoscere (Bud. Un gigan-te per papà, Firenze, Giunti, 2020, pa-gine 160, euro 16,50).

Oltre il memoir, è un vero e pro-prio atto d’amore, il racconto vibrantee commosso di un legame ancora for-te e potente, che continua a cercare leparole per raccontarsi. La retrospetti-va di un’esistenza unica che ha sem-pre messo la famiglia al centro di tut-to e che solo una figlia avrebbe potu-to narrare con sguardo profondo e lie-ve al contempo, inizia prima ancoradi quel 31 ottobre 1929 quando a po-chi metri dal Golfo di Napoli, il pic-colo Carlo — si fa per dire per unneonato di 6 chili e mezzo — apre gliocchi al mondo.

La passione per il cibo probabil-mente ce l’ha nel Dna. E anche quellaper il nuoto, come suo nonno Ales-sandro. In pochi anni diventa comelui, un atleta e campione olimpionico.Di nuovo la famiglia è il fulcro dellastoria. La guerra distrugge la piccolafabbrica di mobili che era l’attività deiPedersoli e si trasferiscono a Romadove nonna Rina diventa il fulcro del-la famiglia. Apre una sartoria ai Pario-li e supera quegli anni bui riuscendo

a preservare una parvenza di normali-tà e dando la possibilità a Carlo dipartecipare ai 100 metri rana con laRomana Nuoto fino a conseguire ilrecord nazionale a Trieste. Quellostesso giorno il generale Doolittle in

vorando come rappresentante dellaDupont, anni impressi nella memoriadei figli attraverso i suoi ricordi, lesue melodie e i suoi disegni di loco-motive a forma di caffettiere cheavanzavano lasciandosi alle spalle unaprofumata scia di caffè.

Quando rientrò in Italia l’orizzontecambiò di nuovo colore. Furono annispeciali, conobbe Maria Amato, la ra-gazza che sarebbe diventata sua mo-glie, nacquero i tre figli, Giuseppe,Cristiana e Diamante e poi l’i n c o n t rocon il cinema. Giuseppe Colizzi eMario Girotti avrebbero dato il via al-la carriera che tutti conosciamo.

Senza volerlo, quasi senza renderse-ne conto Bud Spencer e Terence Hillsi ritrovano protagonisti di un generecinematografico del tutto nuovo e vin-cente, il western comico e cominciaro-no a collezionare premi e riconosci-menti.

Bud si è occupato di diritti umani,è stato nominato ambasciatore Une-sco, è stato insignito del titolo diGrande ufficiale dell’Ordine al meritodella Repubblica, ha dedicato canzonid’amore a sua moglie e ha lasciatoche le amicizie restassero spontaneecosì com’erano nate. «Non sono unattore, sono un personaggio» dicevadi se stesso. Ed è quel personaggioindimenticabile, poliedrico se nonunico, che Cristiana Pedersoli ci trat-teggia oggi in un racconto emozio-nante che gli restituisce la scena.

volo sulla capitale faceva sganciare uncarico di 4.000 bombe. Se il trenofosse arrivato alla Stazione San Lo-renzo solo un attimo prima, Carlo sa-rebbe rimasto soffocato dalle maceriedell’esplosione ma «il caso, la coinci-denza e la fortuna» avevano per luialtri piani.

Prima di trasformarsi in Bud Spen-cer, aveva attraversato il mondo inlungo e in largo, vissuto in Sud Ame-rica, incontrato sciamani, preso il bre-vetto di volo, formato una flotta diaerei e dato spazio senza tregua allesue passioni. Aveva una memoria ec-cezionale, gli bastava leggere un testouna volta per ricordarlo perfettamen-te. Imparò il portoghese alla perfezio-ne e trascorse anni felici in Brasile la-

ra c c o n t oLA PAROLA DELL’ANNO

«Desidero dedicare il Messaggio di quest’anno al tema della narrazioneperché credo che per non smarrirci abbiamo bisogno di respirare la verità delle storie buone:storie che edifichino, non che distruggano;storie che aiutino a ritrovare le radici e la forza per andare avanti insieme»

(Papa Francesco per la giornata delle comunicazioni sociali 2020)

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 6 venerdì 26 giugno 2020

Arcidiocesi keniana istituisce un servizio per fornire assistenza psicologica e spirituale

Il call center del buon pastore

La Chiesa a sostegno dell’editoria in Togo

Libriper tutti

LOMÉ, 25. La Chiesa cattolica inTogo contribuisce in modo sostan-ziale alla promozione della culturadel paese, impegnandosi in partico-lare nel campo dell’industria del li-bro. Nelle diocesi del piccolo paeseafricano, numerose istituzioni svol-gono attività mirate nell’ambitodell’editoria, come a esempio attra-verso l’istituzione di uffici di tradu-zione della Bibbia nelle lingue loca-li, per facilitare la comprensionedelle sacre Scritture da parte dellapopolazione. Ma non solo: sonopresenti anche case editrici speciali,tra cui le edizioni Sant’AgostinoAfrica ed Ediverbum-Svd.

Fondata all’inizio degli anni No-vanta dalla Società del Verbo Divi-no, Ediverbum è una struttura idea-ta da padre Dieter Skweres (1938-2016) per l’edizione e la diffusionedi testi biblici, gestita dal 2000 dapadre Mirosław Wołodko, sacerdotepolacco in missione in Togo. Edi-verbum, che pubblicava inizialmen-te il bollettino «Ascoltate e Annun-ziate», cura anche la diffusione diun’agenda biblica e di un calenda-rio liturgico in collaborazione conle edizioni Sant’Agostino Africa.Grazie al suo servizio informatico,la struttura mira a diventare unpunto di riferimento in materia bi-blica nella regione.

Dal canto suo, la casa editriceSant’Agostino Africa, attiva dal2002, pubblica principalmente ilmessale mensile «Parole di Vita» e idocumenti pontifici. «Curiamol’edizione di questi testi il più rapi-damente possibile e li mettiamo a

disposizione dei cristiani affinchépartecipino alla liturgia e alla vitadella Chiesa nel miglior modo pos-sibile», spiega al quotidiano france-se «La Croix» suor Edith Mensah,religiosa agostiniana.

Purtroppo, la pandemia da coro-navirus e la conseguente crisi eco-nomica hanno provocato un calodelle vendite. Per questo, la casaeditrice cerca sovvenzioni per ab-bassare i prezzi di vendita dei libri,per consentire a un maggior nume-ro di persone di accostarsi alla let-tura.

Suor Marie-Madeleine Koukoui-zou è la responsabile della bibliote-ca diocesana Saint-Augustin a Lo-mé, che dispone di un fondo di cir-ca 45.000 opere, sia letterarie sia re-ligiose. Per lei, questo luogo ha co-me missione di contribuire non so-lo «all’educazione e alla formazionedel pubblico», ma anche «alla for-mazione permanente dei sacerdoti edei laici cristiani e di qualunquepersona interessata».

La Chiesa valorizza l’attività dialtre biblioteche, come quella delcentro culturale Sant’Agostino diSokodé, la mediateca San GiovanniPaolo II di Lomé e tutti i centri dilettura presenti nelle parrocchie enegli istituti cattolici, per «aiutare ilpubblico a coltivare se stesso». Manon solo: i cattolici del Togo assi-curano inoltre la promozione e ladiffusione della cultura anche attra-verso diverse librerie, tra cui quelladel Buon Pastore a Lomé, la SanCarlo Lwanga di Dapaong e la SanLuca di Barkoissi.

I salesiani in Uganda lanciano l’allarme

Crisi sanitaria e alimentare nel campo profughi di Palabek

Appello dei gesuiti per l’Africa

Prima che siatroppo tardi

BRUXELLES, 25. In Africa il covid-19«sta causando una crescente “pande-mia della fame” e provocando uno“tsunami della povertà”, che minac-ciano la vita di innumerevoli perso-ne vulnerabili e povere. Gli espertiritengono che il numero di vittimedovute agli effetti secondari del co-ronavirus — povertà, fame, malattiee violenze esacerbate dalla pandemia— potrebbe superare quello dellepersone che muoiono direttamente acausa del virus»: è quanto sottolineapadre Charlie Chilufya, direttoredell’Ufficio per la giustizia e l’ecolo-gia della Conferenza dei gesuitidell’Africa e del Madagascar, in unarticolo pubblicato sul sito internetdel Centro sociale europeo gesuita,che si concentra su «alcuni dannicollaterali che potrebbero essere dif-ficili da riparare se non si presta at-tenzione».

In molte città africane, la pande-mia «ha amplificato i problemi so-ciali preesistenti per le popolazionipiù disagiate, e ancora di più per lecategorie più vulnerabili come ledonne, le ragazze e i senzatetto, chesubiscono gli effetti più duri dellacrisi attuale». Il padre gesuita citaun recente studio di Plan Internatio-nal (una ong umanitaria che operain cinquanta paesi in via di sviluppoed è impegnata in prima linea nellatutela dei diritti dell’infanzia, soprat-tutto delle bambine), secondo ilquale «le misure adottate per argi-nare la malattia hanno aggravato ledisuguaglianze esistenti, costringen-do le ragazze ad abbandonare lascuola e mettendole in una situazio-ne dove corrono il rischio di esserevittime di violenze nelle proprie ca-se».

La crisi, secondo padre Chilufya,evidenzia inoltre la necessità di rin-forzare i sistemi di protezione socia-le in Africa, «che attualmente sonoinesistenti o molto insufficienti». Intutto il mondo, compresi alcuni pae-si africani, diversi governi hanno in-tensificato la protezione sociale peraffrontare lo choc socioeconomicocausato dal covid-19. Tuttavia inAfrica «le misure sono di gran lungainadeguate o insufficienti per pro-teggere le persone più povere», rile-va il gesuita: «Spesso manca la pos-sibilità di stanziare importanti risor-se monetarie e fiscali come nei paesipiù ricchi», prosegue il prete zam-biano. Inoltre, «le debolezze struttu-rali nei mercati del lavoro nel conti-nente limitano l’efficacia delle rispo-ste politiche, che si concentranoprincipalmente su lavoratori concontratto di lavoro e le imprese che

rappresentano meno del 20 per cen-to dell’occupazione nella maggiorparte del continente».

A livello nazionale, ritiene il re-sponsabile gesuita, è auspicabile chei paesi africani dispongano di unmodello di finanziamento per laprotezione sociale basato su un soli-do sistema fiscale generale e nonsoltanto su trattenute salariali che ri-guardano poche imprese.

Per padre Chilufya, «è dunquecomprensibile che in assenza di en-trate sufficienti i paesi in via di svi-luppo africani si rivolgano alle na-zioni ricche per coprire i costi perattenuare gli effetti del coronavirus».A breve termine, ritiene, «c’è un ur-gente bisogno di aiuto internaziona-le da parte dei paesi ricchi delNord. Alcune spese di stimolo eco-nomico d’emergenza sono necessarieper prevenire danni permanenti aipiù poveri del mondo in questa crisida covid-19».

Secondo il religioso, «il mondopotrebbe facilmente fornire due dol-lari a persona a settimana in soste-gno del reddito, per le prossime cin-quanta settimane, di due miliardi diindigenti». Senza tale misura — que-sto è il monito del direttore dell’Uf-ficio per la giustizia e l’ecologia del-la Conferenza dei gesuiti dell’Africae di Madagascar — «milioni di per-sone moriranno di fame e altri mi-lioni subiranno i danni della denu-trizione».

KA M PA L A , 25. «Il campo rifugiati di Palabek è un luo-go a grande rischio di contagio da coronavirus. Oltre altimore che esso possa diventare un enorme focolaio(attualmente ospita 56.000 persone) vi sono poi fortipreoccupazioni per l’approvvigionamento alimentare eper le conseguenze sul piano educativo e psico-socialederivanti dalle restrizioni imposte dalle autorità»: èquesto l’allarme lanciato dai missionari salesiani cheoperano nell’area del nord Uganda, paese dove ancoranon sono stati registrati decessi per covid-19 a fronteperò di 805 casi di infezione. I timori nascono dall’os -servazione di movimenti continui tra i rifugiati del SudSudan che attraversano di nascosto i confini non uffi-ciali, e anche tra campi profughi: di recente, hannospiegato i religiosi, circa cinquanta camionisti in transi-to, che erano stati in Sud Sudan, sono risultati positivi.I rifugiati nel campo di Palabek «non seguono le rego-le che potrebbero contrastare la diffusione della malat-tia; per il loro stile di vita, spesso sono incontrollabili».

La riduzione delle razioni alimentari è un altro deiproblemi che riguardano l’insediamento: il cibo dispo-nibile è calato del 30 per cento e per una personaadulta è quasi impossibile mantenersi per un mese.«Questo può generare fame, malnutrizione e anchefrustrazione, rabbia e altri disordini sociali», ha sottoli-neato don Lazar Arasu, responsabile della presenza sa-lesiana a Palabek. A ciò bisogna poi aggiungere l’in-sufficienza dei servizi medici forniti ai rifugiati — sonopresenti, infatti, solamente tre unità sanitarie con strut-ture minime condivise da diverse migliaia di cittadiniugandesi dei dintorni — e la chiusura delle undiciscuole primarie, di quella secondaria e dell’istituto tec-nico presenti nell’insediamento, come stabilito da de-creto governativo a livello nazionale. Situazione che hacoinvolto anche le cappelle all’interno del campo pro-fughi, togliendo, seppur temporaneamente, quel mini-mo di sostegno spirituale e psicosociale che i religiosipotevano offrire.

NYERI, 25. Si chiama Good Shepherd Call Center edè una struttura di consulenza e supporto di base chefornisce assistenza a persone e famiglie che si trova-no in difficoltà a causa delle misure sanitarie percontenere il covid-19, Istituita nei giorni scorsidall’arcidiocesi di Nyeri, in Kenya, l’iniziativa si è re-sa indispensabile per fronteggiare la pandemia nelpaese, dove secondo i dati della John Hopkins Uni-versity, le persone contagiate hanno superato le 5200unità, mentre i decessi sono 130.

«Il nuovo centro — ha affermato l’arcivescovo diNyeri, monsignor Anthony Muheria — ha lo scopodi offrire sostegno psicologico e incoraggiamento, in-clusa la consulenza matrimoniale per dirimere i di-saccordi coniugali». Secondo il presule, con l’adozio-ne da parte del governo di misure rigorose per con-trastare la diffusione di covid-19, tra cui la limitazio-ne dei movimenti, i livelli di stress tra le persone sisono intensificati, portando a conflitti all’interno del-le famiglie.

Il Call center del buon pastore ha un numero ver-de al quale le persone si possono rivolgere per chie-dere assistenza non solo psicologica ma anche spiri-tuale, ed è destinato a tutti coloro che, a prescinderedal proprio credo, «si trovano in una grave situazio-ne di stress mentale», specifica l’arcivescovo. Lastruttura è coordinata da un consulente certificato,padre Stephen Ndung’u, ed è supportato da oltredieci psicologi volontari. Altri operatori, sempre abase volontaria, stanno seguendo un programma diformazione intensiva di consulenza psicologica. «Co-loro che chiamano alla nostra struttura — ha spiegatomonsignor Muheria — hanno necessità diverse: daiproblemi molto seri e acuti alle semplici chiamate dichi cerca un interlocutore con cui parlare. La solitu-dine è una questione molto seria per quelli che vivo-no lontano dalle loro famiglie o sono in quarantenao in isolamento. All'inizio, ricevevamo oltre trecentochiamate a settimana, adesso ne riceviamo circa uncentinaio. I più gravi sono i casi di suicidi che ven-gono gestiti professionalmente e spiritualmente, lecontroversie domestiche, gli episodi di stress dovutialla mancanza di cibo, all’impossibilità di pagare l’af-

fitto o a soddisfare le necessità di base. Cerchiamo dicoinvolgere la polizia quando è chiaro che si tratta diun caso di violenza. Questo non è solo per gli sposi;coinvolgiamo anche fratelli o parenti che vivono in-sieme alla persona maltrattata».

Recentemente i vescovi in Kenya hanno espressopreoccupazione per l’aumento della violenza in fami-glia avvertendo la popolazione che gli abusi nell’am-bito domestico e quelli “di genere” non sono accetta-bili in alcuna circostanza.

Conclusa a Nairobi la terza conferenza sulla «Laudato si’»

Un New Deal per la natura e le personeNAIROBI, 25. «Un New Deal per lanatura e le persone. Appello al clero»è il titolo della terza conferenza inter-nazionale sulla Laudato si’, appenaconclusasi a Nairobi, dedicata que-st’anno alla protezione della biodiver-sità in vista della nuova strategia de-cennale (2020-2030) delle NazioniUnite che sarà discussa alla quindice-sima Conferenza delle Parti dellaConvenzione Onu sulla diversità bio-logica (Cbd Cop15), prevista per ilprossimo ottobre a Pechino.

L’incontro è stato promosso dal Ca-tholic Youth Network for Environ-mental Sustainability in Africa (Cyne-sa), piattaforma ecologista cattolicanata nel 2012 per iniziativa di ungruppo di giovani di Kenya, Etiopia,Zimbabwe, Tanzania, Zambia, Rwan-da e Sudafrica ispirati dal messaggiodi san Giovanni Paolo II per la XXIIIGiornata mondiale della pace del 1990dedicato al tema della salvaguardiadel creato. Un testo che con il suo ri-chiamo alla “responsabilità ecologica”,intesa al tempo stesso come responsa-bilità verso gli altri e l’ambiente, haanticipato i grandi temi affrontati daPapa Francesco nella Laudato si’.

Obiettivo del Cynesa è quello diaiutare i giovani cattolici dell’Africasub-sahariana, i loro movimenti e co-munità, a rispondere alla doppia sfidadell’emergenza ambientale e dei cam-biamenti climatici in un modo che siaal contempo efficace, coordinato, ispi-rato al Vangelo, basato sugli insegna-menti sociali della Chiesa sulla curadel creato e sull’attenzione ai più fra-gili, nonché rispettoso delle cultureafricane.

Numerosi i progetti promossi inquesti anni dal network cattolico, fo-calizzati soprattutto su tre obiettivicentrali: la sensibilizzazione e la for-mazione dei giovani sui temi ambien-tali e della sostenibilità basata sulleScritture, la spiritualità ignaziana, laricerca scientifica e la dottrina socialedella Chiesa; l’incoraggiamento a farsipromotori della causa ambientale nel-la società e a fare rete; il comanda-mento ad agire nelle loro parrocchie,scuole e movimenti adottando com-portamenti sostenibili per preservarel’ambiente. L’enciclica di Papa Fran-cesco sulla cura della casa comune hadato nuovo slancio e nuova linfa aquesti progetti e alle iniziative pro-mosse in collaborazione con altre or-ganizzazioni cattoliche e istituzioniinternazionali.

All’incontro del Catholic YouthNetwork for Environmental Sustaina-bility in Africa, organizzato in colla-borazione con il Fondo mondiale perla natura (Wwf), sono intervenuti ol-

tre quaranta sacerdoti dell’Africa sub-sahariana che si sono confrontati sulruolo che possono svolgere i giovanicattolici africani nella protezione dellabiodiversità attraverso la divulgazionedei contenuti della Laudato si’ e del“New Deal per la natura e le persone”lanciato dal Wwf per rendere operati-vi gli sforzi necessari legati alla nuovastrategia decennale dell’O nu.

Fra i numerosi relatori presentiall’incontro di Nairobi, Seif Hamisi,delegato del Wwf, che ha esortato ilclero cattolico africano a cercare nuo-ve idee per dare slancio alla lotta con-tro la distruzione della biodiversità,attraverso il coinvolgimento dei fedeli:«Abbiamo bisogno di cittadini chefacciano pressione sui loro dirigentiaffinché diventino promotori dellacausa contro la perdita della biodiver-sità», ha detto il delegato, sottoli-neando che l’Africa, con la sua acqua,energia, cultura e spiritualità, dipendeancora più direttamente dalla naturadi altri continenti.

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L’OSSERVATORE ROMANOvenerdì 26 giugno 2020 pagina 7

La Pontificia Università Salesiana

O ttant’anni e non sentirli

Il cardinale vicario di Roma ha consegnato gli orientamenti per il nuovo anno pastorale

In ascolto dell’a l t roguidati dallo Spirito

ROMA, 25. «Oggi, nel giorno dellanascita del Battista, siamo qui percontinuare il nostro cammino dioce-sano, il nostro “eso do”, arricchito datutto questo tempo in cui lo Spiritoci ha ricondotto fortemente all’es-senziale. Non è una ripartenza da“dove eravamo rimasti”, perché que-sto periodo non è stato una “p a re n -tesi”, ma piuttosto un tempo in cuisiamo “stati arati” per renderci “ilterreno buono” che accoglie il semedei doni di Dio». Considerazioni digrande impatto quelle pronunciatedal cardinale vicario di Roma, An-gelo De Donatis, nel suo interventodopo la preghiera dei vespri cele-brati mercoledì 24 giugno nel cortiledel palazzo Lateranense. In questaoccasione, dopo aver presieduto nel-la basilica di San Giovanni in Late-rano una messa dove sono stati cele-brati i giubilei sacerdotali di quantiricordano quest’anno il 25°, il 50° eil 60° di ordinazione, il porporatoha consegnato alla diocesi romanagli orientamenti per il nuovo annopastorale.

Parroci e rappresentanti laici diogni chiesa, invitati all’incontro, so-no stati ringraziati da De Donatisinsieme a sacerdoti, diaconi, religiosie religiose, seminaristi e tutte le co-munità della diocesi per il modocon cui hanno affrontato la duraprova della pandemia, gettando lefondamenta del prossimo camminopastorale diocesano. Esso sarà rivol-to soprattutto, ha sottolineato il car-dinale vicario, nell’entrare «in rela-zione ancora di più con le personeche abitano i nostri quartieri (inparticolare le famiglie, i giovani e isoggetti più fragili) e ascoltare conun cuore contemplativo le loro sto-rie di vita». Questo perché, nel pe-riodo di isolamento, si è accresciutasempre di più tra le persone la no-stalgia di relazioni autentiche e pro-fonde che rende necessaria «una ri-forma della vita della Chiesa dioce-sana e della sua azione evangelizza-

re attaccati al “respiratore artificia-le”, invece di confidare nel “re s p i rodi Dio”» che ci esorta a entrare inrelazione con Lui e con gli altri.

La centralità della missione delloSpirito implica pertanto, da partedegli evangelizzatori, «il discerneree contemplare quali frutti di fede, disperanza e di carità lo Spirito abbiagià seminato nel cuore delle perso-ne», con una predicazione del keryg-ma «forte e incisiva». Consapevolidi questa ricchezza sarà ancora piùgratificante l’incontro e l’abbracciocon il prossimo.

tri di ascolto e a iniziative di solida-rietà. Questi gli impegni principalidell’equipe pastorale che «dovrà sti-molare la comunità cristiana ad ap-plicarsi a questo compito con creati-vità», forte dell’apprezzamento ditanti fedeli per la prossimità dei pa-stori nel periodo del contagio, «dalPapa ai parroci». Nell’incontro enell’ascolto con le persone — haconcluso De Donatis — e nel condi-videre tra noi le esperienze pastora-li, «il Signore ci ispirerà cosa lascia-re e a cosa dare inizio nella vita del-la nostra comunità diocesana».

Per un rilancio dei territoridelle aree interne

Da Mattarella i presuli della metropolia beneventana

ROMA, 25. Una rinnovata attenzione aiterritori delle “aree interne”, questioneche non può continuare a restare mar-ginalizzata nell’agenda di governo: èciò che hanno sollecitato oggi i vesco-vi della metropolia di Benevento rice-vuti al Quirinale dal presidente dellaRepubblica Sergio Mattarella. L’in-contro, programmato in vista del se-condo Forum degli amministratoricampani (che dovrebbe svolgersi inautunno), è servito per tornare a sotto-lineare con forza i temi già affrontatidai presuli nella lettera Mezzanotte delMe z z o g i o r n o ? , datata 13 maggio 2019 einviata ai politici locali, con la qualemettevano a fuoco il persistente e gra-ve ritardo nello sviluppo dell’area san-nita-irpina, «territorio povero di popo-lazione e di risorse, che dopo la pan-demia vedrà — facile previsione — au-mentare il numero dei poveri». Zona,tuttavia, dove proprio la recente pan-demia «ha messo drammaticamente inluce le potenzialità delle aree internerispetto ai grandi raggruppamenti ur-bani e alle aree metropolitane».

La delegazione — guidata dall’a rc i -vescovo di Benevento, Felice Accrocca— si è detta certa che il capo dello Sta-to saprà confortare la loro azione an-che con suggerimenti e stimoli «affin-ché essa convinca gli attori dello sce-nario politico-amministrativo a speri-mentare nuove prassi e a praticare fi-nalmente azioni convergenti e, perciò,produttive per il bene delle comuni-tà». Mattarella del resto, nell’udienzaconcessa nel febbraio scorso agli edu-catori del seminario di Posillipo, hagià manifestato attenzione e parole distima per l’iniziativa e la promozionedi un percorso che veda uniti gli am-ministratori delle realtà più fragilidell’Italia.

Nella lettera del 13 maggio 2019 ipresuli esortavano ad agire con «unprogetto strategico di lunga gittata chemiri a privilegiare l’interesse comune,il quale solo può consentire il benesse-re di tutti, singole persone come entilocali». Attenzione auspicata anche daPapa Francesco un mese dopo, il 12giugno, in una lettera a monsignorAccrocca nella quale affermava che «la

condizione precaria delle fasce più de-boli della società richiede da parte ditutti — istituzioni, comunità ecclesiali,realtà educative ed assistenziali — uncostante sforzo per chinarsi sulle diffi-coltà e le sofferenze di tanti nostri fra-telli e sorelle, offrendo loro gesti con-creti di condivisione e di solidarietà.Auspico, pertanto, che si dedichi ognienergia per ridare speranza alle perso-ne più deboli e bisognose di aiuto, invista di una società sempre più acco-gliente, fraterna e a misura d’uomo».Copia della lettera e dei lavori del pri-mo Forum degli amministratori cam-pani (tenutosi dal 24 al 26 giugno2019) è stata consegnata al presidentedella Repubblica dall’arcivescovo diBenevento quando Mattarella è inter-venuto all’inaugurazione dell’anno ac-cademico, nel capoluogo sannita, il 28gennaio 2020.

I vescovi «non pretendono, né in-tendono, sostituirsi a nessuno arrogan-dosi compiti che non competono lo-ro»; non spetta infatti a essi «formula-re progetti di chiara valenza politica,né, ancor meno, programmi». Inten-dono, questo sì, «proporre un metodoche, in politica come in economia, ten-ga fermo il primato della comunione».Il metodo «è quello del camminare in-sieme, di fare rete, gioco di squadra,programmando insieme una politica disviluppo». Sono infatti convinti cheun serio progetto per le aree interneavrebbe ricadute positive, anche sulpiano economico, per tutta la nazione.In un contesto dove i rapporti umanisono più forti e stabili che non neigrandi agglomerati urbani, risultanopiù facili anche quei legami di solida-rietà che in altri contesti lo Stato deveimpegnarsi a garantire: «Nei nostripiccoli comuni molte persone si pren-dono cura dei vicini anziani, vigilandosu di loro a distanza. Quante personepotrebbero vivere in modo più digni-toso e sereno la propria vecchiaia inquesti territori (invece che in tante ca-se di riposo) e quanto beneficio eco-nomico ne trarrebbe lo Stato, se vifosse un progetto serio per rivitalizzarele nostre terre?», concludono i presuli.

di ROBERTO CETERA

Nel mondo degli atenei com-piere appena 80 anni signi-fica essere giovani. E la

Pontificia Università Salesiana gio-vane lo è nei fatti prima ancorache anagraficamente. D’a l t ro n d enon poteva darsi differentementenell’ambiente ispirato a don Bosco,il “santo dei giovani”. E la positivi-tà, l’ottimismo giovanili sono laprima nota che risulta visitandol’ateneo: la comunità accademicasalesiana è stata severamente colpi-ta nei mesi scorsi dalla pandemia,eppure preoccupazioni e tristezza

cioè nel solco della missio affidatacidal nostro fondatore. E questa pe-culiarità non è confinata all’ambitospecifico degli studi pedagogici,ma cerchiamo di declinarla lungotutta quanta la nostra offerta for-mativa». «Sì — gli fa eco don An-tonio Escudero Cabello, decanodella Facoltà di teologia — anchel’insegnamento della teologia seguela medesima impronta. Non soloper l’Istituto di teologia pastoraleche è particolarmente rivolto allapastorale giovanile, ma anche neglialtri due istituti di teologia spiri-tuale e di dogmatica i programmisono particolarmente orientati altema della formazione cristiana,

ti, dall’Africa all’India, dal Viet-nam all’Argentina, fino alla presti-giosa sede di Gerusalemme intito-lata ad Alphonse Marie Ratisbon-ne. L’ateneo è oggi strutturato incinque facoltà: oltre a teologia,quelle di filosofia, di scienzedell’educazione, di lettere cristianee classiche, e di scienze della co-municazione sociale.

«Oltre che nel rango di ateneopontificio alle dipendenze dellaSanta Sede, l’Università Salesianain queste materie “laiche” rilascialauree e titoli accademici ricono-sciuti dallo Stato italiano», spiegail vice rettore, don Paolo Carlotti.Inutile a dirsi che la facoltà discienze dell’educazione, per lastretta contiguità con il carisma sa-lesiano, costituisca un po’ il bari-centro dell’intero ateneo. Il profes-sore don Cristiano Ciferri spiegacome è strutturato l’ateneo: «Sia-mo organizzati in ben sette istitutidi facoltà: pedagogia, metodologiapedagogica, didattica, sociologia,catechetica, pedagogia vocazionale,psicologia». Quest’ultima è consi-derata all’esterno il fiore all’o c-chiello della facoltà e dell’universi-tà. Ogni anno centinaia di studentiaffrontano fiduciosi i test di am-missione al corso di laurea in psi-cologia che si caratterizza per ilsuo curriculum molto impegnativoe qualificante. Pochi sanno che, adispetto dei luoghi comuni sullapresunta diffidenza ecclesiale neiconfronti della psicologia, i salesia-ni sono stati i primi a introdurre inItalia un corso di laurea in psicolo-gia, assai prima delle universitàstatali. «Un luogo — racconta Bea-trice Visco, studentessa del primoanno di specialistica in psicologia— dove oltre alla trasmissione dicompetenze c’è una grande atten-zione alla formazione umana inte-grale. Vi si respira una vera aria dacampus, con tante e stimolanti ini-ziative extracurriculari, ricreative esportive. All’inizio — aggiunge —ero un po’ sorpresa da questo stra-no mix tra studenti laici e studentireligiosi, ma col tempo mi sonotrovata a fare delle belle amicizie

con giovani suore e seminaristi chemi danno molta soddisfazione».

Parere confermato da un recenteex studente, don Andrea Lupi, og-gi vice parroco a Latina: «La miaesperienza prima che istruzione èstato cammino; entrando in ateneosi respirava quella temperatura re-lazionale giusta a motivare e stimo-lare le domande e a cercare insie-me le risposte. Ragione, religione,amorevolezza, come insegnava donBosco».

Don Fabio Pasqualetti, che è ildecano della Facoltà di scienzedella comunicazione sociale, spie-ga: «La nostra è una finestra aper-ta sul mondo dei nuovi media edelle tecnologie: insegniamo a pro-durli e a utilizzarli con senso criti-co, con uno sguardo particolareovviamente al loro uso pastorale.Tema che è risultato di grande at-tualità in questi ultimi mesi con lapandemia che ha costretto le realtàdella Chiesa a dispiegarne l’usoovunque».

Specialità unica dell’ateneo è in-fine la Facoltà di lettere cristiane eclassiche. «Il nostro compito —sottolinea il preside-decano, donMiran Sajovic — consiste fonda-mentalmente nel preparare i futuriprofessori di latino e greco, che an-dranno poi a insegnare negli ateneidi tutto il mondo. Fu san Paolo VIa volere nel 1964 il Pontificium In-stitutum Altioris Latinitatis che poidal 1971, pur conservando un lega-me speciale con la Santa Sede, èdivenuto parte integrante della no-stra università. Il lavoro di ricercaè soprattutto indirizzato a studiarele connessioni tra il mondo dellaclassicità pagana e il cristianesimodelle origini».

Conclude don Mauro Mantova-ni: «Non voglio sembrare presun-tuoso, ma debbo dire che siamoveramente orgogliosi non solo delservizio che svolgiamo per la Chie-sa universale, ma anche per essereormai riconosciuti come un presi-dio culturale di eccellenza per lacittà di Roma». Ottanta candelineben meritate, e soprattutto benp ortate.

Riflessione del vescovo di Cassano all’Jonio

Usurapandemia sociale

Lettera congiunta di Bagnasco, Betori e Nosiglia

Ripensare le città

ROMA, 25. Un’esortazione a «ripensare le nostre città per il futuro» con-siderato che nei prossimi anni verrà richiesta a tutti, in particolare a chiha responsabilità amministrative e a chi è protagonista della vita econo-mica e culturale, «una chiara visione di ciò che realmente conta e costi-tuisce la sostanza della vita, personale e sociale». È quella espressa daicardinali Angelo Bagnasco, amministratore apostolico di Genova, e Giu-seppe Betori, arcivescovo di Firenze, insieme all’arcivescovo di Torino,Cesare Nosiglia, in una lettera congiunta diffusa in occasione della so-lennità di san Giovanni Battista «patrono delle nostre tre città e dei loroabitanti». Nel testo si evidenzia come ci si trovi attualmente di fronte aun grave compito «per il rilancio della vita sociale ed economica dellenostre città», alla base del quale è necessaria «una chiara visione delladignità della persona, della centralità della famiglia, del riconoscimentodel diritto al lavoro per tutti». Tutto questo «in un’ottica di sussidiarietà,della ricerca del bene comune avendo particolare attenzione per i piùdeboli». Il messaggio prosegue sottolineando la necessità di tornareall’essenziale, alla verità del Battista. «In questo periodo di pandemia —è scritto — abbiamo avuto testimonianze splendide di fedeltà alla verità ealla dignità della persona umana», rappresentate dall’operato di medici,infermieri, volontari. Da qui bisogna partire, soprattutto quando alle Ca-ritas «bussano sempre più persone che hanno perso il lavoro, che nonsanno come sfamare i propri figli».

CASSANO ALL’JO N I O, 25. Un’amararealtà quella dell’usura, «pratica an-tichissima e irragionevole» che algiorno d’oggi assume i connotati«del più becero prodotto della so-cietà», in aperto contrasto e nega-zione con la dottrina sociale dellaChiesa: con queste parole FrancescoSavino, vescovo di Cassano all’Jo-nio, in una lettera dal titolo Unapandemia sociale di nome usura puntail dito contro una piaga che ha cau-sato, e continua a causare, sofferen-ze inaudite a persone in difficoltàeconomiche. Un male, osserva ilpresule, che rappresenta un gravepeccato generante «angoscia, dispe-razione e morte»; ma anche un male«economico e morale che desertificae distrugge sia il debitore che il cre-ditore, nella pretesa assurda di ri-durre tutti a devoti del denaro»; unmale che trasforma inoltre «signo-rotti d’affare, in giacca e cravatta, incommercianti di utili senza scrupo-lo, senza alcun limite legale, a disca-pito di tanti onesti lavoratori e im-prenditori che si affannano per so-stenere le necessità della famiglia epermettere ai propri figli un riscattoche la propria terra, come la Cala-bria, non garantisce e talvolta nem-meno consente».

Si tratta di una vera e propria“pandemia sociale”, come l’ha defi-nita Papa Francesco, che si aggiun-ge a quella di coronavirus ancoranociva per la società. Ma l’usura,prosegue monsignor Savino, è unvirus ancora più subdolo, «serpeg-giante, che si esprime in termini divirulenza molto aggressiva, tangibilee spaventosa», colpendo chi, in que-sti mesi di problemi occupazionali,«restando in casa dimezzava o azze-rava gli introiti giornalieri e la pos-sibilità di far fronte a necessità pri-marie senza alcuna speranza di so-luzioni lavorative». Per loro è stataquotidianamente rivolta una pre-ghiera da parte del vescovo delladiocesi cosentina, il quale ricorda

anche quanti «esercitano un lavoroirregolare senza alcuna garanzia,privi del diritto di riposo settimana-le o di ferie, senza tutela della salutee di permessi per malattia». P ro p r i ola preghiera, sottolinea Savino, «cispalanca lo scenario anche su quantinon sono né usurai né vittimedell’usura. Sono davvero tanti colo-ro che, consapevolmente o inconsa-pevolmente — osserva — diventano“complici” quando sanno di qualcu-no che finisce nelle maglie dell’usu-ra e non denunciano», mancando disolidarietà con gli indigenti e disto-gliendo lo sguardo «dall’estorsionee dalla violenza per non offrireun’opportunità a chi si trova nelladifficoltà».

Tale piaga deve essere contrastatada tutti, «dai più giovani, a cui bi-sognerebbe rivolgere lezioni di lega-lità, ai più anziani, affinché libertà,lavoro e dignità siano garantiti aciascuno». Impegno che non devemai venir meno da parte delle istitu-zioni, chiamate, come garantidell’uguaglianza, a prevenire e con-trastare ogni forma di criminalità.La miglior soluzione per annientarequesta piaga, però, è che gli usuraisi convertano, conclude il presule,invitandoli, «con la sollecitudine delfratello e la fermezza del padre», acompiere tale atto per diventare cri-stiani «che amano gratuitamente sa-pendo di essere amati gratuitamenteda Dio Padre Nostro».

Uscire, incontrare, abbracciare:sono i tre verbi guida di una missio-ne pastorale fruttuosa che è chiama-ta a «“varcare la soglia” delle case,per farci raccontare ciò che è acca-duto e come sono cambiate le fami-glie», ha aggiunto De Donatis,ascoltando le loro paure, le lorosperanze, le loro esperienze accumu-late sotto la scure del covid-19 e«annunciando il vangelo della gra-zia e della misericordia». La fami-

trice» diretta al rapporto del “tu pertu” e «mettendoci davvero in ascol-to di ciò che le persone pensano,sentono e vivono, prendendoci curadi loro». Un ascolto che è ancorapiù vivo se guidati dallo SpiritoSanto, dal suo soffio salvifico che è«il motore segreto dell’evangelizza-zione» e dal quale siamo chiamati aripartire come comunità. Occorreabbandonare infatti, ha osservatoDe Donatis, «la tentazione di resta-

glia deve essere valorizzatacome soggetto attivo del-l’evangelizzazione, ha ribadi-to il porporato, sostenendolainnanzitutto con la liturgiadomestica. A tal propositosarà offerto, ha spiegato ilcardinale vicario di Roma,un sussidio mensile con«proposte semplici» da at-tuare durante l’Avvento, laQuaresima e la Settimanasanta. Importante poi è farriscoprire ai nuclei familiariquanto la grazia sacramenta-le ricevuta nel battesimo, nel-la confermazione e nel matri-monio agisca nella loro vita,aiutandoli a vivere la quoti-dianità delle relazioni, conuno sguardo speciale a gio-vani e adolescenti. Famiglieche vanno supportate quan-do si trovano in difficoltàeconomiche, comprese quelledegli immigrati, grazie a cen-

sono state rapidamente archiviatein questi giorni con i festeggiamen-ti in corso per gli ottant’anni di vi-ta. Esattamente due giorni dopol’ingresso in guerra dell’Italia infat-ti, il 12 giugno 1940, la Santa Sede,su proposta del cardinale Ruffini,approvò gli statuti dell’erigendoateneo salesiano, che iniziò il suoprimo anno accademico a Torino ilsuccessivo 16 ottobre con, accantoalla filosofia e alla teologia, la no-vità di un istituto di pedagogia.

Entriamo nel moderno campusaccompagnati da Veronica Petroc-chi e don Donato Lacedonio chene curano le relazioni esterne. «Finda subito — ci spiega, accogliendo-ci, don Mauro Mantovani, rettoremagnifico dell’ateneo — abbiamovoluto caratterizzare i nostri per-corsi accademici nel segno dellaformazione integrale dei giovani,

tanto nella storia che nel presen-te».

Da quel giugno di ottant’anni famolta acqua è passata sotto i pontidel mondo, dell’Italia e della Chie-sa. Oggi, l’Università PontificiaSalesiana è una grande realtà acca-demica con più di ottocento stu-denti, di cui oltre la metà laici, allacui formazione concorrono circaduecentottanta religiosi salesiani. Ilpunto di svolta è avvenuto nel 1965quando, per meglio rispondere allacrescente utenza internazionale,venne deciso di spostare la sedecentrale dell’ateneo a Roma, nelmoderno e ampio campus costruitosulla collinetta del quartiere NuovoSalario. Che è solo il centro di unafitta rete di istituti universitari col-legati in tutto il mondo: dieci isti-tuti aggregati, diciotto affiliati,quattro associati e tre sponsorizza-

Page 8: Scontro all’O nu sulle annessioni israeliane dei …...nico, in occasione di un webinar te-nutosi oggi 25 giugno durante il quale è stato presentato il piano d’azione che la fondazione

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 8 venerdì 26 giugno 2020

Pubblicato dal Pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione

Un nuovo«Direttorio per la Catechesi»

Redatto dal Pontificio consiglio per lapromozione della nuova evangelizzazio-ne, il nuovo «Direttorio per la Cate-chesi» è stato presentato in direttastreaming nella mattina di giovedì 25giugno, presso la Sala stampa dellaSanta Sede. Di seguito, quasi integral-mente, l’intervento dell’arcivescovo pre-sidente.

di RINO FISICHELLA

La pubblicazione di un D i re t t o -rio per la Catechesi r a p p re s e n t aun felice evento per la vita

della Chiesa. Per quanti sono deditial grande impegno della catechesi,infatti, può segnare una provocazio-ne positiva perché permette di speri-mentare la dinamica del movimentocatechetico che ha sempre avuto unapresenza significativa nella vita dellacomunità cristiana. Il Direttorio perla Catechesi è un documento dellaSanta Sede affidato a tutta la Chie-sa. Ha richiesto molto tempo e fati-ca, e giunge a conclusione di unavasta consultazione internazionale.Oggi si presenta l’edizione ufficialein lingua italiana. Sono già pronte,

comunque, le traduzioni in spagnolo(edizione per l’America Latina e laSpagna), in portoghese (edizioneper il Brasile e Portogallo), inglese(edizione per Usa e Regno Unito),francese e polacco. È rivolto in pri-mo luogo ai vescovi, primi catechistitra il popolo di Dio, perché primiresponsabili della trasmissione dellafede (cfr. n. 114). Insieme a loro so-no coinvolte le Conferenze episcopa-li, con le rispettive Commissioni perla catechesi, per condividere ed ela-borare un auspicato progetto nazio-nale che sostenga il cammino dellesingole diocesi (cfr. n. 413). I più di-rettamente coinvolti nell’uso del Di-re t t o r i o , comunque, rimangono i sa-cerdoti, i diaconi, le persone consa-crate, e i milioni di catechisti e cate-chiste che quotidianamente offronocon gratuità, fatica e speranza il loroministero nelle differenti comunità.La dedizione con cui operano, so-prattutto in un momento di transi-zione culturale come questo, è il se-gno tangibile di quanto l’i n c o n t rocon il Signore possa trasformare uncatechista in un genuino evangeliz-z a t o re .

A partire dal concilio Vaticano IIquesto che oggi presentiamo è il ter-zo D i re t t o r i o . Il primo del 1971, Di-rettorio catechistico generale, e il secon-do del 1997, Direttorio generale per lacatechesi, hanno segnato questi ultimicinquant’anni di storia della cateche-si. Questi testi hanno svolto un ruo-lo primario. Sono stati un aiuto im-portante per far compiere un passodecisivo al cammino catechetico, so-prattutto rinnovando la metodologiae l’istanza pedagogica. Il processo diinculturazione che caratterizza inparticolare la catechesi e che soprat-tutto ai nostri giorni impone un’at-tenzione del tutto particolare ha ri-chiesto la composizione di un nuovoD i re t t o r i o .

La Chiesa è dinanzi a una grandesfida che si concentra nella nuovacultura con la quale si viene a incon-trare, quella digitale. Focalizzare l’at-tenzione su un fenomeno che si im-pone come globale, obbliga quantihanno la responsabilità della forma-zione a non tergiversare. A differen-za del passato, quando la cultura eralimitata al contesto geografico, lacultura digitale ha una valenza cherisente della globalizzazione in attoe ne determina lo sviluppo. Gli stru-menti creati in questo decennio ma-nifestano una radicale trasformazio-ne dei comportamenti che incidonosoprattutto nella formazione del-l’identità personale e nei rapporti in-terpersonali. La velocità con cui simodifica il linguaggio, e con esso lerelazioni comportamentali, lascia in-travedere un nuovo modello di co-municazione e di formazione chetocca inevitabilmente anche la Chie-sa nel complesso mondo dell’educa-zione. La presenza delle varie espres-sioni ecclesiali nel vasto mondo diinternet è certamente un fatto positi-vo, ma la cultura digitale va ben ol-tre. Essa tocca in radice la questioneantropologica decisiva in ogni conte-sto formativo, come quello della ve-rità e della libertà. Già porre questa

problematica impone di verificarel’adeguatezza della proposta formati-va da qualunque parte provenga. Es-sa diventa, comunque, un confrontoimprescindibile per la Chiesa in for-za della sua “comp etenza” sull’uomoe la sua pretesa veritativa.

Forse, solo per questa premessa sirendeva necessario un nuovo D i re t t o -rio per la Catechesi. Nell’epoca digi-tale, vent’anni sono paragonabilisenza esagerazione ad almeno mezzosecolo. (...) È per questo motivo cheil D i re t t o r i o presenta non solo le pro-

Il dono del Papa per i bambiniassistiti dall’Unitalsi al Gemelli

Per regalare a tanti bambini ricoverati nel reparto di oncologia pediatricadel policlinico Gemelli «un’esperienza unica di amicizia, fede e condivi-sione come solo un pellegrinaggio a Lourdes può fare», l’Unitalsi hamesso all’asta una bicicletta elettrica offerta personalmente da Papa Fran-cesco. L’iniziativa è promossa dalla sezione romana-laziale dell’Unitalsiche, il 31 maggio 2013, aveva accompagnato a incontrare il Pontefice, aCasa Santa Marta, ventidue bambini malati. E con il significativo donodella bici — una Piaggio elettrica di ultima generazione — Francesco havoluto testimoniare, ancora una volta, la propria vicinanza alla particola remissione dell’Unitalsi. Le offerte per la bici possono essere fatte online,sul sito www.unitalsiromanalaziale.it

Francesco invia a Gaza2.500 test per il coronavirus

Papa Francesco ha donato 2.500 test per il covid-19 al ministero della Sa-lute di Gaza, attraverso la Congregazione per le Chiese orientali. I kit so-no stati consegnati, nei giorni scorsi, dalla Caritas Gerusalemme e da pa-dre Gabriel Romanelli, parroco della Sacra Famiglia a Gaza. La donazio-ne rientra nell’ambito delle iniziative promosse dal Fondo di emergenza,voluto da Papa Francesco per aiutare i Paesi più colpiti dalla diffusionedel coronavirus. Secondo padre Romanelli «i kit mandati dal Papa aiute-ranno a fare diagnosi più precise e appena li abbiamo ricevuti li abbiamoportati al laboratorio del ministero della Salute. In tutta Gaza infatti c’èuna sola macchina che può fare le analisi».

Sottola protezionedi san Turibiodi Mogrovejo

affidato alla sua Chiesa per esserenel mondo di ogni tempo l’annunciofedele del suo Vangelo. Prescindereda questo presupposto equivarrebbea rendere la comunità cristiana unadelle tante associazioni benemerite,forte dei suoi duemila anni di storia,ma non la Chiesa di Cristo. La pro-spettiva di Papa Francesco, tra l’al-tro, si pone in forte continuità conl’insegnamento di san Paolo VI nellaEvangelii nuntiandi del 1975. Ambe-due non fanno altro che riferirsi allaricchezza scaturita dal Vaticano II

rie accezioni (cfr. n. 62). È urgentecompiere la “conversione pastorale”per liberare la catechesi da alcunilacci che ne impediscono l’efficacia.Il primo, lo si può identificare nelloschema scolastico, secondo il qualela catechesi dell’Iniziazione cristianaè vissuta sul paradigma della scuola.La catechista sostituisce la maestra,all’aula della scuola subentra quelladel catechismo, il calendario scolasti-co è identico a quello catechistico…Il secondo, è la mentalità secondo laquale si fa la catechesi per ricevereun sacramento. È ovvio che una vol-ta terminata l’Iniziazione si crei ilvuoto per la catechesi. Un terzo, è lastrumentalizzazione del sacramentoa opera della pastorale, per cui itempi del sacramento della Confer-mazione sono stabiliti dalla strategiapastorale di non perdere il piccologregge di giovani rimasto in parroc-chia e non dal significato che il sa-cramento possiede in se stessonell’economia della vita cristiana.

Papa Francesco ha scritto che«Annunciare Cristo significa mostra-re che credere in Lui e seguirlo nonè solamente una cosa vera e giusta,ma anche bella, capace di colmare lavita di un nuovo splendore e di unagioia profonda, anche in mezzo alleprove. In questa prospettiva, tutte leespressioni di autentica bellezza pos-sono essere riconosciute come unsentiero che aiuta ad incontrarsi conil Signore Gesù… Si rende necessa-rio che la formazione nella via pul-chritudinis sia inserita nella trasmis-sione della fede» (Eg 167). Una notadi particolare valenza innovativa perla catechesi può essere espressa dallavia della bellezza soprattutto perpermettere di conoscere il grandepatrimonio di arte, letteratura e mu-sica che ogni Chiesa locale possiede.In questo senso, si comprende per-ché il D i re t t o r i o abbia posto la viadella bellezza come una delle “fonti”della catechesi (cfr. nn. 106-109).

Un’ultima dimensione offerta dalD i re t t o r i o si ritrova nell’aiutare a in-serirsi progressivamente nel misterodella fede. Questa connotazione nonpuò essere delegata a una sola di-mensione della fede o della cateche-si. La teologia indaga con gli stru-menti della ra g i o n e il mistero rivela-to. La l i t u rg i a celebra ed evoca il mi-stero con la vita sacramentale. La ca-rità riconosce il mistero del fratello

che tende la mano. La catechesi, allastessa stregua, introduce progressiva-mente ad accogliere e vivere global-mente il mistero nell’esistenza quoti-diana. Il D i re t t o r i o fa propria questavisione quando chiede di esprimereuna catechesi che sappia farsi caricodi mantenere unito il mistero pur ar-ticolandolo nelle diverse fasi diespressione. Il mistero quando è col-to nella sua realtà profonda, richiedeil silenzio. Una vera catechesi nonsarà mai tentata di dire tutto sul mi-stero di Dio. Al contrario, essa dovràintrodurre alla via della contempla-zione del mistero facendo del silen-zio la sua conquista.

Il D i re t t o r i o , pertanto, presenta lacatechesi kerygmatica non come unateoria astratta, piuttosto come unostrumento con una forte valenza esi-stenziale. Questa catechesi trova ilsuo punto di forza nell’i n c o n t ro chepermette di sperimentare la presenzadi Dio nella vita di ognuno. Un Diovicino che ama e che segue le vicen-de della nostra storia perché l’incar-nazione del Figlio lo impegna inmodo diretto. La catechesi devecoinvolgere ognuno, catechista e ca-techizzando, nell’esperire questa pre-senza e nel sentirsi coinvoltonell’opera di misericordia. Insomma,una catechesi di questo genere per-mette di scoprire che la fede è real-mente l’incontro con una personaprima di essere una proposta morale,e che il cristianesimo non è una reli-gione del passato, ma un evento delpresente. Un’esperienza come questafavorisce la comprensione della li-bertà personale, perché risulta essereil frutto della scoperta di una veritàche rende liberi (cfr. Gv 8, 31).

La catechesi che dà il primato alkerygma si pone all’opposto di ogniimposizione, fosse anche quella diun’evidenza che non permette vie difuga. La scelta di fede, infatti, primadi considerare i contenuti a cui ade-rire con il proprio assenso, è un attodi libertà perché si scopre di essereamati. In questo ambito, è bene con-siderare con attenzione quanto il Di-re t t o r i o propone circa l’imp ortanzadell’atto di fede nella sua duplice ar-ticolazione (cfr. n. 18). Per troppotempo la catechesi ha focalizzato ilsuo impegno nel far conoscere i con-tenuti della fede e con quale peda-gogia trasmetterli, tralasciando pur-troppo il momento più determinantecome l’atto di scegliere la fede e da-re il proprio assenso.

Ci auguriamo che questo nuovoDirettorio per la Catechesi possa esse-re di vero aiuto e sostegno al rinno-vamento della catechesi nell’unicoprocesso di evangelizzazione che laChiesa da duemila anni non si stan-ca di realizzare, perché il mondopossa incontrare Gesù di Nazareth,il figlio di Dio fatto uomo per la no-stra salvezza.

Nelle sfide della cultura digitale

Papa Francesco ha approvato ilnuovo Direttorio per la Catechesilo scorso 23 marzo, memorialiturgica di san Turibio diMogrovejo (1538-1606). Unacoincidenza messa in evidenzadalla Presentazione pubblicataall’inizio del documento, nellaquale si spiega come Turibio siaun santo, forse, non moltoconosciuto e tuttavia protagonistadi un forte impulso datoall’evangelizzazione e allacatechesi. «Ripercorrendo — silegge nel testo — le orme disant’Ambrogio, questo laico einsigne giurista nato a Maiorcada nobile famiglia (...) fuconsacrato vescovo e inviato daPapa Gregorio XIII a Lima inPerú. Comprese il suo ministeroepiscopale come evangelizzatore ecatechista. Facendo da eco aTertulliano amava ripetere:“Cristo è verità non costume”. Loribadiva soprattutto nei confrontidei c o n q u i s t a d o re s cheopprimevano gli indios in nomedi una superiorità culturale e deisacerdoti che non avevano ilcoraggio di difendere la sorte deipiù poveri». Turibio fu uninstancabile missionario:«Percorreva i territori della suaChiesa, ricercando soprattutto gliindigeni per annunciare loro laParola di Dio con un linguaggiosemplice e facilmente accessibile.Nei venticinque anni diepiscopato organizzò Sinodidiocesani e provinciali, si fececatechista producendo in linguaspagnola, in quéchua e in a y m a ra ,i primi catechismi per gli indigeninell’America del Sud (...) Èquindi sotto la protezione diquesto grande catechista che sipone anche il nuovo Direttorio perla catechesi».

blematiche inerenti la culturale digi-tale, ma suggerisce anche quali per-corsi effettuare perché la catechesidiventi una proposta che trova l’in-terlocutore in grado di comprenderlae di vederne l’adeguatezza con ilproprio mondo.

Esiste, comunque, una ragione piùdi ordine teologico ed ecclesiale cheha convinto a redigere questo D i re t -torio. L’invito a vivere sempre più ladimensione sinodale non può far di-menticare gli ultimi Sinodi che laChiesa ha vissuto. Nel 2005 quellosull’Eucaristia fonte e culmine della vi-ta e della missione della Chiesa; nel2008 La Parola di Dio nella vita enella missione della Chiesa; nel 2015La vocazione e la missione della fami-glia nella Chiesa e nel mondo contem-p o ra n e o ; nel 2018 I giovani, la fede e ildiscernimento vocazionale. Come sipuò osservare, ritornano delle co-stanti in tutte queste assemblee chetoccano da vicino il tema dell’evan-gelizzazione e della catechesi comesi può verificare dai documenti chene hanno fatto seguito. Più in parti-colare è doveroso far riferimento adue scadenze che in maniera com-plementare segnano la storia di que-sto ultimo decennio per quanto ri-guarda la catechesi: il Sinodo sullaNuova evangelizzazione e trasmissionedella fede nel 2012, con la conseguen-te Esortazione apostolica di PapaFrancesco Evangelii gaudium, e ilventicinquesimo anniversario dellapubblicazione del Catechismo dellaChiesa Cattolica, ambedue toccanodirettamente la competenza del Pon-tificio Consiglio per la promozionedella nuova evangelizzazione.

L’evangelizzazione occupa il po-sto primario nella vita della Chiesa enel quotidiano insegnamento di Pa-pa Francesco. Non potrebbe esserealtrimenti. L’evangelizzazione è ilcompito che il Signore Risorto ha

che, per quanto riguarda la cateche-si, ha trovato nella Catechesi traden-dae (1979) di san Giovanni Paolo IIil suo punto focale.

La catechesi, quindi, va intima-mente unita all’opera di evangelizza-zione e non può prescindere da essa.(...) In questo rapporto il primatospetta all’evangelizzazione non allacatechesi. Ciò permette di compren-dere perché alla luce di Evangeliigaudium, questo D i re t t o r i o si qualifi-ca per sostenere una “catechesi keryg-matica”.

Cuore della catechesi è l’annunciodella persona di Gesù Cristo, chesorpassa i limiti di spazio e tempoper presentarsi ad ogni generazionecome la novità offerta per raggiun-gere il senso della vita. In questaprospettiva, viene indicata una notafondamentale che la catechesi devefare propria: la misericordia. Il keryg-ma è annuncio della misericordia delPadre che va incontro al peccatorenon più considerato come un esclu-so, ma un invitato privilegiato albanchetto della salvezza che consistenel perdono dei peccati. Se si vuole,è in questo contesto che prende for-za l’esperienza del catecumenato comeesperienza del perdono offerto e del-la vita nuova di comunione con Dioche ne consegue.

La centralità del kerygma, comun-que, deve essere recepita in sensoqualitativo non temporale. Richiede,infatti, che sia presente in tutte le fa-si della catechesi e di ogni catechesi.È il “primo annuncio” che sempreviene fatto perché Cristo è l’uniconecessario. La fede non è qualcosadi ovvio che si recupera nei momentidel bisogno, ma un atto di libertàche impegna tutta la vita. (...) La ca-techesi come espressa dal D i re t t o r i o ,si caratterizza per questa dimensionee per le implicanze che porta nellavita delle persone. Tutta la catechesi,in questo orizzonte, acquista una va-lenza peculiare che si esprimenell’approfondimento costante delmessaggio evangelico. La catechesi,insomma, ha lo scopo di far rag-giungere la conoscenza dell’a m o recristiano che porta quanti l’hannoaccolto a divenire discepoli evange-lizzatori.

Il D i re t t o r i o si snoda toccando di-verse tematiche che non fanno altroche rimandare all’obiettivo di fondo.Una prima dimensione è la mistago-gia che viene presentata attraversodue elementi complementari tra loro:anzitutto, una rinnovata valorizza-zione dei segni liturgici dell’inizia-zione cristiana; inoltre, la progressivamaturazione del processo formativoin cui tutta la comunità è coinvolta.La mistagogia è una via privilegiatada seguire, ma non è facoltativa nelpercorso catechetico, rimane comeun momento obbligato perché inse-risce sempre più nel mistero che sicrede e si celebra. È la consapevo-lezza del primato del mistero cheporta la catechesi a non isolare il ke-rygma dal suo contesto naturale.L’annuncio della fede è pur sempreannuncio del mistero dell’amore diDio che si fa uomo per la nostra sal-vezza. La risposta non può esularedall’accogliere in sé il mistero di Cri-sto per permettere di fare luce sulmistero della propria esperienza per-sonale (cfr. Gs 22).

Un ulteriore tratto di novità delDirettorio è il legame tra evangeliz-zazione e catecumenato nelle sue va-

Una catechesi al passo con i tempi, inserita nelle sfidedella cultura digitale e con un ruolo primario «nellarealizzazione della missione fondamentale della Chiesa:l’evangelizzazione». Sono queste le direttrici fonda-mentali del nuovo D i re t t o r i o sottolineate in sede di pre-sentazione alla stampa dall’arcivescovo José OctavioRuiz Arenas segretario del Pontificio consiglio per lapromozione della nuova evangelizzazione. «La cateche-si — ha detto il presule colombiano intervenendo dopoil presidente Fisichella — è chiamata a un rinnovamen-to che non può consistere solo in un cambiamento distrategia, o nell’elaborazione di discorsi semplicementepiù attraenti», essa deve, «in una società secolarizza-ta», mettere in atto adeguati modi e linguaggi per faredella «trasmissione della fede» una delle sue «principa-li prerogative».

L’arcivescovo segretario ha quindi illustrato il cam-mino lungo e articolato che ha portato alla stesura delD i re t t o r i o : un itinerario che ha preso le mosse da unaserie di incontri con i responsabili dei dipartimenti dinuova evangelizzazione e catechesi delle varie confe-renze episcopali e da un seminario di studio con esper-ti del mondo accademico e delle organizzazioni pasto-rali. Tutto ciò ha portato nel maggio 2015 a una bozzache, partendo dal Direttorio generale per la catechesi del1997, faceva proprie le indicazioni date da Papa France-sco nell’Evangelii gaudium. Ne è scaturita la decisionedi aggiornare il documento ormai ultraventennale. Unacommissione di dodici esperti si è messa all’opera, e irisultati, nell’aprile 2017, sono stati inviati al vaglio dipiù di cento esperti — cardinali, vescovi, sacerdoti, reli-giosi, religiose e laici — dei cinque continenti. Una se-

rie ulteriore di incontri e confronti, tra i quali l’assem-blea plenaria del dicastero nel settembre 2017, ha porta-to infine, dopo dodici bozze e quasi sei anni di impe-gno, al nuovo D i re t t o r i o . Alcuni suoi aspetti particolari,sono stati quindi sottolineati in conferenza dal vescovoFranz-Peter Tebartz-van Elst, delegato per la catechesidel medesimo Pontificio consiglio. Esso «è molto at-tento ai segni dei tempi e cerca di interpretarli alla lucedel Vangelo», ha detto elencandone alcuni: le sfidedella cultura digitale, la trasmissione della fede nellafamiglia e tutte le questioni connesse alla crisi ecologi-ca. Legata come è alla missione evangelizzatrice, la ca-techesi, inoltre, deve assumere «coraggio», puntandoalla testimonianza personale che non può essere dele-gata.

Il documento, ha aggiunto il presule, orienta ancheil processo di qualsiasi catechesi basato sul catecume-nato come via originale di iniziazione cristiana e pro-muove anche lo sviluppo di un «catecumenato-matri-monio». Più dei precedenti D i re t t o r i , inoltre, questosottolinea la “via della bellezza” come centrale nel pro-cesso di evangelizzazione in epoca postmoderna. Infi-ne, ha concluso il vescovo, occorre aumentare la consa-pevolezza che la catechesi ha bisogno dello scambio trale Chiese nel mondo.

Rispondendo alle domande dei giornalisti, l’a rc i v e -scovo Fisichella, ha annunciato che nei prossimi mesi,il Dicastero da lui presieduto organizzerà nei singolipaesi incontri con le conferenze episcopali di tutto ilmondo per presentare in maniera diretta i contenutidel documento.