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scienza e tecnica TRIMESTRALE DI INFORMAZIONE DELLA SOCIETÀ ITALIANA PER IL PROGRESSO DELLE SCIENZE ANNO LXXXI - N. 546 apr.mag.giu. 2018 - Poste Italiane SpA - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/2004, n. 46) art. 1, comma 2, DCB Roma ADDIO A CARLO BERNARDINI LA DIVINA ARMONIA UNA LETTURA DELLA COMUNICAZIONE PITTORICA INFEZIONI BATTERICHE E CONTRASTO DELL’ANTIBIOTICO RESISTENZA IN ITALIA INVERTEBRATI CAMBIANO DIMENSIONI A CAUSA DEL RISCALDAMENTO GLOBALE DANZA DI COPPIA DEI VORTICI QUANTIZZATI IL MISTERO DELLA RAGAZZA NASCOSTA NEL DIPINTO THE PASTON TREASURE NUOVO STATO DELLA MATERIA SCOPERTO NEI NANOTUBI DI CARBONIO DISTROFIA DI DUCHENNE, UN GENE ARTIFICIALE APRE LA STRADA A NUOVE TERAPIE IMPIANTI NUCLEARI TUTELA DELL’AMBIENTE SICUREZZA DELLE POPOLAZIONI

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scienza etecnica

TRIMESTRALE DI INFORMAZIONE DELLA SOCIETÀ ITALIANA PER IL PROGRESSO DELLE SCIENZEANNO LXXXI - N. 546 apr.mag.giu. 2018 - Poste Italiane SpA - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/2004, n. 46) art. 1, comma 2, DCB Roma

ADDIO ACARLO BERNARDINI

LADIVINA ARMONIA

UNA LETTURADELLA COMUNICAZIONEPITTORICA

INFEZIONI BATTERICHEE CONTRASTO DELL’ANTIBIOTICORESISTENZA IN ITALIA

INVERTEBRATI CAMBIANO DIMENSIONI A CAUSA DEL RISCALDAMENTO GLOBALE

DANZA DI COPPIA DEI VORTICI QUANTIZZATI

IL MISTERO DELLA RAGAZZA NASCOSTANEL DIPINTO THE PASTON TREASURE

NUOVO STATO DELLA MATERIA SCOPERTONEI NANOTUBI DI CARBONIO

DISTROFIA DI DUCHENNE, UN GENE ARTIFICIALEAPRE LA STRADA A NUOVE TERAPIE

IMPIANTI NUCLEARITUTELA DELL’AMBIENTESICUREZZA DELLE POPOLAZIONI

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Sommario

1 Addio a Carlo Bernardini (Lecce 22 aprile 1930 - Roma 21 giugno 2018)

2 La divina armonia

8 Una lettura della comunicazione pittorica

11 Infezioni batteriche e contrasto all’antibiotico resistenza in Italia. La risposta è nella partnership di valore con tutti gli attori del sistema

12 Speranza: serve più dell’intelligenza?

14 Impianti nucleari. Tutela dell’ambiente - Sicurezza delle popolazioni

14 L’Artico si riscalda più del resto del pianeta

17 notiziario Invertebrati cambiano dimensioni a causa del riscaldamento globale Danza di coppia dei vertici quantizzati Il mistero della ragazza nascosta nel dipinto The Paston Treasure Nuovo stato della materia scoperto nei nanotubi di carbonio Una simulazione svela l’origine delle prime molecole biologiche Iodio nell’atmosfera, rapido aumento negli ultimi 50 anni Nuovo messaggero di un gene regola la fertilità maschile delle piante Nuovo studio sulla rivista «Oncogene» finanziato da AIRC Distrofia di Duchenne, un gene artificiale apre la strada a nuove terapie Gli studi di microzonazione sismica nei territori colpiti dagli eventi sismici del 2016-2017 Come capire il cervello guardando le api

SCIENZA E TECNICAtrimestrale a carattere politico-culturale e scientifico-tecnicoDirettore Responsabile: Lorenzo Capasso

ANNO LXXXI - N. 546 apr.mag.giu. 2018 - secondo trimestre 2018Reg. Trib. Roma n. 613/90 del 22-10-1990 (già nn. 4026 dell’8-7-1954 e 13119 del 12-12-1969). Direzione, redazione e amministrazione: Società Italiana per il Progresso delle Scienze (SIPS) via San Martino della Battaglia 44, 00185 Roma • tel/fax 06.4469165 • www.sipsinfo.it • e-mail: [email protected]. Fisc. 02968990586 • C/C Post. 33577008UniCredit Banca di Roma • IBAN IT88G0200805227000400717627 Università di Roma «La Sapienza», Ple A. Moro 5, 00185 RomaStampa: Istituto Salesiano Pio XI - Via Umbertide, 11 - 00181 Roma - tel. 06.7827819 - 06.78440102 - fax 06.78.48.333 - e-mail: [email protected] e Tecnica print: ISSN 0582-25800

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ADDIO A CARLO BERNARDINILecce 22 aprile 1930 - Roma 21 giugno 2018

carlo Bernardini, decano dei fisici italianie nostro Presidente onorario, si è spentoall’età di 88 anni a Roma il 21 giugno

scorso, lasciandoci una grande eredità chespazia dai contributi alla costruzione delprimo sincrotrone alla sua attività di comuni-catore che lo ha portato più volte anche aesporsi i “prima linea” in difesa della ricercascientifica in Italia.

Nato a Lecce il 22 aprile 1930 venne aRoma subito dopo gli studi classici e si iscris-se alla facoltà di Fisica della Sapienza dove silaureò nel 1952. Cominciò da subito a lavora-re accanto ai grandi protagonisti della fisicaitaliana di allora: personaggi come EdoardoAmaldi, Enrico Persico e Giorgio Salvini. Fusostanzialmente uno degli ultimi eredi moralidi via Panisperna.

Nei Laboratori di Frascati dell’IstitutoNazionale di Fisica Nucleare (Infn), sotto laguida di Bruno Touschek, contribuì alla realiz-zazione del primo Anello di Accumulazione(AdA) e del primo sincrotrone, Adone.

Insegnò dapprima (dal 1969 al 1971) aNapoli, nell’Università Federico II, Fisicagenerale, per poi insegnare a Roma, all’Uni-versità alla Sapienza, Modelli e metodi mate-matici della fisica.

Carlo Bernardini è stato anche un “comu-nicatore”: autore di saggi e di “lezioni pubbli-che”, ha sempre sostenuto, anche su questarivista, l’importanza di una comunicazione“semplice e chiara” della scienza. Amava rac-contare, con grande chiarezza ma con rigore,la fisica, la sua storia e i suoi progressi e lequestioni ancora aperte su cui i ricercatori

erano ancora impegnati e il perché trasmettendo tutta la passio-ne. Ma non solo.

Scrittore critico della società contemporanea, era amareg-giato dal disinteresse che il Paese mostrava e mostra nei con-fronti della scienza: era solito affermare che solamente il meto-do scientifico poteva salvarci dalle “barbarie” dell’ignoranza. Ilsuo impegno lo portò a militare tra i fondatori dell’UnioneScienziati per il Disarmo (Uspid) e a dirigere, era il 1982, unatra le più antiche riviste di divulgazione scientifica «Sapere».

Ho incontrato girovagano si internet questa affermazione(di Daniela Minerva su R.it) «Chi voglia capire cosa è successoall’intelligenza di questo paese negli ultimi 30 anni, li rilegga evi troverà le ragioni profonde della nostra crisi» già forsesarebbe auspicabile rileggere i suoi libri.

Libri non specialisticiIdee per il governo. La ricerca scientifica, Laterza, 1995

La fisica nella cultura italiana del Novecento, Laterza, 1999Contare e raccontare. Dialogo sulle due culture, Laterza, 2003(con Tullio De Mauro)Fisici italiani del tempo presente: storie di vita e di pensiero.Venezia, Marsilio, 2003 (con Luisa Bonolis)Le idee geniali. Brevi storie di scienziati eccellenti, Dedalo,2005 (con Silvia Tamburini)Che cos’è una legge fisica, Editori riuniti, 2006Fisica vissuta, Codice, 2006Prima lezione di fisica, Laterza, 2007Il cervello del paese. Che cosa è o dovrebbe essere l’Univer-sità, Mondadori Università, 2008Incubi diurni. Essere scienziati e laici, nonostante tutto, Later-za, 2010La probabilità fa al caso nostro. Le leggi del caso, Carocci,2014 (con Silvia Tamburini)

L’ateismo e la laicità sono valori dello stesso caratteredella libertà. Dell’altruismo, della solidarietà, dell’equità; ovvero di quelle qualità che danno un sensodella vita che si può così veramente definire, con incontestabile compiacimento, umana.

Carlo Bernardini

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dipartimento di matematica, della grandiosa biblioteca diAlessandria d’Egitto. Le sue scoperte sono state tramandatea noi, in maniera quasi miracolosa, grazie a uno dei libripiù noti della storia della matematica, gli Elementi di Geo-metria, del 300 a.C.

Tracciato un segmento AB di lunghezza uguale a 1m ediviso il segmento in due parti, una più grande AC e unaminore CB, la sezione aurea è il modello compositivo su cuisi regge l’arte classica, quella che i greci hanno non soloteorizzato ma applicato nel mondo dell’arte, dell’architetturae della scienza in generale. Sapere che per progettare ilfamoso Partenone, e non solo, sia stato usato il rapportoaureo, genera meraviglia, stupore ma anche orgoglio per ilconcetto di bellezza e di armonia che la cultura greca ci hatrasmesso nel corso di un viaggio durato ventitré secoli. Conriferimento al segmento AB, tale valore si calcola risolvendola proporzione AB:AC=AC:CB, cioè 1:x=x:(1-x), in cui ilrapporto aureo x è medio proporzionale tra l’intero segmen-to e la parte restante 1-x. Sviluppando la proporzione siottiene: x2+x-1=0. Scartando la soluzione negativa, quellapositiva è data dalla x=(√5−1)1/2=0,618m, che rappresentala sezione aurea AC del segmento unitario AB. La propor-zione aurea era già presente nell’arte greca, che era alla con-tinua ricerca di un canone oggettivo per poter determinare labellezza di un’opera d’arte.

Secondo quanto scritto da Euclide, nel XIII libro degliElementi, la regola aurea era data dal rapporto tra la grandezzaminore 1-x e quella maggiore x del segmento, che era 0,618.

la matematica è una scienza esatta, chesta alla base del progresso scientifico.Pensare che circa 2300 anni fa uomini

come Platone, Aristotele, Pitagora, Euclidee Archimede, abbiano tracciato le regolematematiche che hanno guidato il progressodell’umanità, è una cosa al tempo stessoincredibile e meravigliosa. Molti si chiedo-no come mai, in un periodo come quello delterzo secolo prima di Cristo, sia potuta fiori-re una tale mole di geni e poi ci siano statidei lunghi periodi bui, in cui la scienza hadato l’impressione di essersi dimenticata diesistere. Non c’è una risposta al riguardo. Ioper lo meno non sono riuscito a darmela.

Comunque, l’essere entrato nel mondodella tecnica, nella facoltà di ingegneria, miha dato modo di studiare a fondo non solo ilpensiero dei grandi matematici dell’era pita-gorica, giunto a noi per vie che sembrano unmiracolo della natura. Tra gli argomenti chemi hanno particolarmente colpito c’è il con-nubio tra armonia e matematica. Più miaddentravo in questo mondo particolare, piùcapivo di non capire l’essenza del problema.Diceva il grande fisico Isaac Newton, pas-seggiando lungo la riva del mare: «Ripensan-do alla mia vita mi sembra di essere stato unbambino che si balocca sulla spiaggia, osser-vando e raccogliendo qualche ciottolo parti-colarmente lucido e ben levigato, mentredinanzi a lui si stende il mare sterminatodella conoscenza».

In sostanza era una parte infinitesimalerispetto al mondo intero. La scienza è comeun terreno sconfinato. più lo si esplora piùci si accorge di entrare in un cosmo infinitoe di essere solo un puntino in mezzo allasua galassia. Si prenda, a esempio, lo studiodella sezione aurea di un segmento, giànoto con ogni probabilità a babilonesi edegizi ma poi teorizzato dai pitagorici. Sideve, però, a Euclide la prima testimonian-za scritta sulla tematica: il grande matema-tico greco, vissuto dal 325 al 265 a.C., asoli 25 anni era già diventato Direttore del

LA DIVINA ARMONIAdi RENATO ENRICO URBAN

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Nel grafico, il rapporto aureo è rappresentatodalla retta, che ha come coefficiente angolarem=0,618. Nel rettangolo aureo, il rapporto tral’altezza e la base varia con l’equazioney=0,618*x ma il rapporto tra i due valori,rappresentato dal numero aureo, rimane sem-pre costante. Il rapporto tra il segmento unita-rio e la sua sezione aurea dà origine al nume-ro aureo che, quindi, è uguale aФ=1/x=1,618. Il numero aureo è un numeroalgebrico irrazionale ma con infiniti decimali.

La prima definizione di numero irrazio-nale viene attribuita a Ippaso, giovane allie-vo della scuola pitagorica di Metaponto,che, intorno al 500 a.C., lo definì comenumero incommensurabile che, cioè, nonaveva sottomultipli e non era esprimibilecome rapporto di due numeri interi. Lo sto-rico Giamblico (Vita pitagorica) raccontache Ippaso sarebbe stato annegato dai pita-gorici nel mare di Metaponto per aver divul-gato la notizia riservata che l’ipotenusa diun triangolo rettangolo, con cateti di 1m e,quindi, con l’ipotenusa uguale a √2 m, eraun numero irrazionale: teoria che minavaalla radice la fondamentale regola dellascuola pitagorica, che era basata solo suinumeri razionali. Nella scuola pitagorica,cui avevano accesso anche le donne masenza diritto di parola, tra le varie e severis-sime regole c’era anche quella del silenzioche imponeva agli allievi di non divulgareall’esterno i segreti della scuola e che sareb-be costata la vita a Ippaso.

Accanto al rapporto aureo è stato anche

definito l’angolo aureo che, calcolato in modo simile, risultaessere di 137,5°. Questo secondo numero aureo, come sivedrà in seguito, ha dei riscontri incredibili in natura spe-cialmente se è interpretato alla luce della serie di Fibonacci.Il matematico pisano è noto per la serie di numeri, che por-tano il suo nome, in cui ogni numero è fondato dalla sommadei due precedenti. Se si prende un fiore di girasole si puòosservare come la natura abbia creato un’armonia perfetta.Se poi si considera che l’armonia del creato è cresciuta sullabase di precise formule matematiche c’è da restare stupefat-ti.

La spirale di Fibonacci è un’approssimazione di quellaaurea, che è logaritmica. L’angolo aureo di 137,5° consentedi avere una trama perfetta dei semi del girasole. Se l’angolofosse stato maggiore o minore, i semi del girasole avrebberolasciato una parte del petalo non utilizzata. Invece, con l’an-golo aureo di 137,5°, tutta l’area del petalo risulta ottimizza-ta da un insieme di semi che riempiono completamente glispazi disponibili, disegnando una serie di spirali. Osservan-do i suoi petali, linee a puntini nella figura, con i semi dellespirali di colore chiaro, in entrambi i versi, si scopre che lanatura è piena di questi esempi di armonia che mostrano uncreato incredibilmente intrecciato con le regole della mate-matica. Nel caso del girasole, si notano le spirali che sonostate create con la serie di Fibonacci. Si ricorda, inoltre, cheil limite lim∞ 𝑛(𝐹𝑛+1/ 𝐹𝑛) cui tende il rapporto tra duenumeri consecutivi della successione di Fibonacci, ha comerisultato il numero aureo Ф=1,618, che è stato assunto daipitagorici come simbolo dell’armonia e della perfezione.Analoghi esempi di numero aureo si trovano in pittura, poe-sia, architettura, musica e nel corpo umano. Nella figura si èriportato un esempio di calcolo della spirale di Fibonacci,basato sulla serie di numeri che vanno da 1 fino a 21.

La Grecia culla dell’armonia La civiltà greca ha regalato al Mondo la bellezza e l’ar-

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nioso tutto quello che era creato dall’uomo. Non solo ilPartenone era stato progettato sulla base di questi concettima anche le statue dell’Eretteo, nel Medioevo Notre Damedi Parigi e nel rinascimento la Gioconda di Leonardo e laNascita di Venere del Botticelli. In quest’ultima, riportata incopertina, si può riscontrare un esempio di come il numeroaureo sia stato applicato per dare armonia alla figura cen-trale del ritratto. Si scopre, infatti, che il rapporto tra ladistanza testa ombelico, rispetto a quella ombelico piede,sia stato costruito secondo la proporzione h:a=a:b, scopertadai pitagorici. La definizione di tale rapporto è collegataallo studio del pentagono regolare.

Nel poligono di 5 lati, i pitagorici avevano individuatol’unione del principio maschile e femminile (nella sommadel 3 più 2), tanto da definirlo come il numero dell’amore edel matrimonio. Allargando lo sguardo, si scopre che anchegli egizi, i babilonesi e i cinesi, avevano applicato, anchese, con ogni probabilità, solo in maniera empirica, questaregola aurea nella realizzazione di molti dei loro progetti.Nella piramide di Cheope, la diagonale misura 89 u e l’al-tezza 55 u. Sono due numeri della serie di Fibonacci, il cuirapporto è 1,618, che corrisponde esattamente a quello delnumero aureo. Non credo si tratti di coincidenze, perché gliegiziani avevano compiuto studi approfonditi sulla geome-tria, a causa delle continue esondazioni del Nilo e, quindi,della necessità di ridefinire tutti i confini delle proprietàagricole, cancellati dalle piene del fiume sacro.

Roma tra Atene e Gerusalemme «Grecia capta ferum victorem coepit et artes intulit

agresti Latio» così si esprimeva il poeta latino Orazio: laGrecia conquistata conquistò il selvaggio vincitore e portòle arti nel Lazio agreste. Oltre al giudizio di Orazio, uninglese ha scritto che l’unica figura matematica che si trovanella storia italiana è quella del soldato romano che hatagliato la testa ad Archimede, quando il console Marcelloconquistò la città di Siracusa. Il pensiero dominante nel set-

monia. Dalla scuola di Atene, di Platone eAristotele, sono uscite le basi che hannopermesso di realizzare opere come il Parte-none, la cui bellezza era il vanto della Gre-cia antica. Che cosa ha il Partenone in più ditanti altri monumenti dell’antichità, che lorendono unico nel suo genere? Il culto dellabellezza è stato un argomento che ha segna-to la storia della cultura, dal 500 a.C. fino ainostri giorni. Cos’era la bellezza per i greci?Nei loro templi e nelle loro opere d’artec’era il mistero di questa armonia delleforme, che ha creato il mito della bellezza.Con la definizione di sezione aurea, si è tro-vato uno mezzo prodigioso capace di creareopere d’arte in perfetta armonia.

Ecco quindi lo strumento che è servito acreare non solo le armonie dell’architetturama anche quella della poesia, della lettera-tura, della scultura, della musica e della pit-tura. Nel Partenone la facciata è assimilabi-le a un rettangolo aureo in cui l’altezzadivisa per la base dà il mitico valore di0,618, che è proprio la sezione aurea.Anche gli spazi tra le colonne sono deter-minati in modo aureo, dando alla strutturaun aspetto di grande armonia. Questa tipo-logia è chiaramente frutto della creativitàdell’uomo.

Se, però, si orienta la ricerca nella natu-ra, al di fuori quindi dalla creatività dell’uo-mo, si scopre che questa regola aurea esisteanche senza interventi esogeni. Ne conse-gue che, per volontà suprema, l’Universo èstato creato sulla base di precise regolematematiche. Il famoso architetto Fidia, cheaveva progettato il tempio di Athena, il piùfamoso e bello di tutta la Grecia, avevacreato un capolavoro d’armonia, applicandoall’architettura il rapporto aureo, che sco-priamo esistere anche nel corpo umano. Lametà del corpo deve essere nell’attaccodella gamba. Il piede, secondo questa rego-la aurea, è in armonia con il corpo se è unsettimo della lunghezza dello stesso. Analo-gamente la testa deve essere un ottavo e lafaccia un decimo. Questa regola venivasempre applicata in Grecia, sia ai templicome il Partenone sia alle statue.

Il culto della bellezza era regolato, inGrecia, da un’armonia delle proporzionicodificata in canoni, ottenuta con l’applica-zione del rapporto aureo che rendeva armo-

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tore dell’arte ha sposato quasi per interoqueste due tesi, che non riflettono la realtàdei fatti ma che danno una visione distortadi Roma, non in linea con la realtà.

Roma è rimasta affascinata dalla culturagreca ma aveva altri obiettivi nel suo scena-rio strategico: la Grecia era ammirata, lemigliori famiglie mandavano i loro rampol-li a studiare ad Atene ma c’era una grossacorrente di pensiero che riteneva che laGrecia producesse una cultura troppo effe-minata per il rude cittadino romano. Romaera protesa alla conquista del Mondo alloraconosciuto: i suoi legionari erano severicome i soldati spartani non c’era tempo perle mollezze. Cultura e arte della guerraoggi, come ieri Venere e Minerva, nonerano soggetti comparabili tra loro. I roma-ni non disdegnavano le arti, la musica, lapoesia, il dramma, la matematica: eranosemplicemente votati ad altri obiettivi.

Roma era piena di edifici finementelavorati, basti pensare al Pantheon che èarrivato quasi intatto ai nostri giorni, alColosseo, alla Colonna Antonina, al ForoRomano, splendente di marmi e di statueequestri. Anni or sono, durante uno dei mieiviaggi di lavoro a Tunisi, ebbi modo di visi-tare il museo del Pardo, quello di Cartaginee il sito archeologico di Leptis Magna inLibia. Nella figura è riportato uno deimosaici più belli del Pardo in cui si ammirail poeta Virgilio, che tiene in mano l’Enei-de, tra le muse Clio e Melpomene. A Roma,le arti nobili erano non solo coltivate ma

anche prodotte. Virgilio, Orazio, Catullo, Cicerone, Tacito,Sallustio sono poeti e scrittori che hanno fatto Roma CaputMundi con le loro opere artistiche e storiche. Nel sestocanto dell’Eneide, sviluppando il concetto del potere tem-porale, Virgilio mette in bocca ad Anchise il seguente pre-cetto: «Tu regere imperio populos, Romane, memento(haec tibi erunt artes), pacisque imponere morem, parceresubiectis et debellare superbos». Inoltre Anchise formulaanche una profezia sull’impero di Augusto: «Qui Cesare, etutta la stirpe di Iulo, che verrà sotto l’amplia volta delcielo. Questo è l’uomo, è questo che più di una volta tisento promettere, Cesare Augusto, creatura del Divo, chestabilirà il secolo d’oro nuovamente nel Lazio, sul territorioun tempo regnato da Saturno». Chiarita la reale vocazionedi Roma di diventare un impero, si deve anche riconoscereche la cultura del tempo ha lasciato uno spazio ampio allosviluppo delle belle arti e della scienza.

Nella storia della matematica, infatti, la figura di Archi-mede ha illustrato la grandezza dell’Italia, portando nelmondo accademico 23 secoli di splendore scientifico.Trovo tranciante il giudizio di alcuni critici, specie di parteanglosassone, sulla scarsa presenza di Roma nel settoredella filosofia e della matematica. Si pone l’accento sulfatto che, a Roma, la matematica era più che altro rivolta acostruire strade e ponti, che dovevano consentire alla caval-leria di arrivare in poco tempo ai confini dell’impero, perdifenderlo dalle invasioni barbariche. I romani del tempohanno costruito 90mila chilometri di strade che hanno resi-stito per secoli alle calamità naturali. Mentre nel mondoodierno, nonostante il cemento armato, c’è una specie dimoria di ponti e cavalcavia, costruiti da pochi anni. PonteMilvio, che i romani chiamano con ironia Ponte Mollo, èancora lì sano e salvo dopo duemila anni di battaglie com-battute con l’impetuoso fiume Tevere.

Amicus Plato sed magis amica veritas. Certo, si deveanche sapere che il pensiero greco, nella matematica e nellafilosofia, è stato capace di influenzare la cultura fino ainostri giorni. I romani, invece, erano bravi ingegneri, ottimisoldati, grandi costruttori ma va anche riscontrato che laGrecia, sia nella matematica sia nella filosofia, era dotata digeni che hanno lasciato una traccia indelebile nella storiadella cultura mondiale. Quello, invece, che è difficile daspiegare è che la Grecia, da faro della civiltà occidentale, siapoi incappata in un periodo buio in cui la cultura e la suaproduttività artistica sono quasi scomparse.

Se Temistocle, a Salamina, non avesse sconfitto i persia-ni, superiori per forze in campo, la storia europea sarebberadicalmente cambiata. Alla Grecia va anche riconosciutoquesto enorme contributo alla crescita di una “Europa liberae indipendente”. Senza i geni di Aristotele, di Platone,Euclide, Pitagora, Erodoto, Luciano, il mondo occidentalecontemporaneo sarebbe stato completamente diverso daquello che oggi conosciamo.

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potabile, a pochi metri dall’acqua del mare, a beneficio siadei mezzi navali di transito nel porto sia del quartiere diOrtigia. Da sempre, quindi, è stata meta di interesse di cele-bri personaggi della cultura, dell’arte, della matematica,della fisica e della politica che hanno cercato, in questoposto incantato dalla storia d’amore di Alfeo e Aretusa,motivi di ispirazione per le loro opere.

Proveniente dalla Palestina, a Siracusa è sbarcato anchel’apostolo delle genti, Paolo di Tarso, che veniva condottoprigioniero a Roma per essere giudicato dall’imperatore, invirtù della guarentigia di cittadino romano. Non si osa imma-ginare cosa sarebbe stato un incontro tra Archimede e Paolo,tra il genio della matematica e quello del cristianesimo.Paolo predicava il vangelo e convertiva i gentili, mentreArchimede si era dedicato, con particolare riguardo, al setto-re della fisica e della matematica. Si tratta di due figure chehanno creduto nei loro ideali, pieni di idee innovative, Archi-mede nella matematica e Paolo di Tarso nella religione.

Paolo, se da romano fu uno spietato esecutore delleleggi di Cesare, da cristiano fu un esempio rigoroso di virtùper tutte le comunità cristiane che lui fondò nei suoi conti-nui pellegrinaggi, dando non solo testimonianza di fede, cul-tura, umanità e sapienza ma anche dando la vita per i princi-pi in cui credeva e divulgava alle genti. Questa è la caratteri-stica che lo accomuna ad Archimede: aveva lo stesso fervoree la stessa determinazione che il grande genio della matema-tica aveva profuso non solo nella difesa dei suoi principimatematici ma anche di quelli etici e di difesa della suacittà, assediata dai romani. Ambedue credevano con forzanelle loro idee, che non sono tramontate nei secoli ma sonoancora vive e attuali, anche oggi. Archimede, che era dicerto al corrente degli studi sulla sezione aurea fatti dagliallievi di Pitagora, era anche in continuo contatto con lafamosa biblioteca di Alessandria, dove lavorava il matemati-co Euclide, autore del famoso libro Elementi.

Se si volesse tradurre il concetto matematico della sezioneaurea in modo simbolico, si potrebbe dire che la famiglia staal padre come il padre sta al figlio. Tradotto in concetto edu-cativo questo rapporto aureo ci dice che, se così fosse, ilMondo potrebbe vivere in piena armonia. Non è molto signi-ficativo che le singole variabili siano grandi o piccole, quelloche conta è che il rapporto tra le due grandezze omogenee,maggiore e minore, sia sempre in armonia con il numeroaureo, cioè che vengano rispettati i sacri canoni stabiliti daldivino rapporto. Se il padre conosce il valore del figlio edesercita la sua supremazia in maniera armonica, facendo cre-scere in proporzione anche la figura del figlio, il rapportoaureo resta sempre lo stesso, cioè 0,618. La sezione aurea cidà una chiave di lettura molto sapiente di come la natura fac-cia crescere l’armonia del creato. Quando tutti hanno un lororuolo, la famiglia resta armonica e unita. Se, invece, il padreprevaricasse sul figlio il rapporto magico si romperebbe: iruoli non sarebbero più univoci, la famiglia sarebbe disarmo-

Aretusa fonte di PoesiaC’è stato un periodo della storia di Roma

in cui vi fu un notevole esodo di personedalla Grecia verso le regioni meridionali del-l’Italia e a un certo punto questi flussi diven-nero così corposi da essere indicati comeMagna Grecia. La locuzione forse volevasignificare che quella parte dell’Italia eramolto più grande della madrepatria e da quila dicitura di Magna Grecia. Le regioni inte-ressate a queste migrazioni erano Sicilia,Calabria e Puglia. Siracusa è stata una dellecittà principali di questa migrazione, uncaposaldo cui Roma ha attinto a piene maniper la sua crescita culturale e artistica. Bastiricordare che a Crotone si spostò anche ilgrande Pitagora, per capire l’importanza diqueste città-stato, piene di vita commerciale,di scuole di eccellenza, di matematica, di artie di attività mercantili e in grado di batteremoneta per conto loro. Insieme a questi per-sonaggi svetta anche la figura di Archimede,il grande matematico siracusano che hariempito di gloria la sua città.

Ortigia è conosciuta nel mondo non soloper il suo mare e per la bellezza della cittàma soprattutto per l’opera di Archimedeche, con le scoperte di fisica e di idraulica,fu capace di tenere sotto scacco il consoleromano Marcello, in un assedio che duròpiù di un anno. A Ortigia, poi, il mito diAlfeo e di Aretusa, la più bella delle ninfealla corte di Diana, ha creato un alone diarmonia e di bellezza che ha ispirato la venaartistica di molti poeti. La fonte Aretusadeve la sua grande popolarità al mito dellaninfa ma anche al fatto di erogare acqua

Il mito di Alfeo e Aretusa (disegno di M.R. Mazzeo)

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sapeva di non avere molte frecce al suo arco per convertirele classi a cultura elevata. Tuttavia, ad Atene, Paolo riuscì aconvertire Dionigi, un dotto, e la religione del Dio, figlio diDio, nato da una vergine, che è capace di resuscitare daimorti, cominciò a penetrare nell’alta aristocrazia, dovedominava la cultura classica di Omero, Aristotele, Platone eSocrate, grandi maestri che avevano predicato tutte le regoledel mondo classico e della sua sapienza. Il dialogo impossi-bile tra Archimede e San Paolo avrebbe di certo prodotto deibuoni frutti per il cristianesimo, soprattutto perché si trattavadi due personaggi di alto spessore culturale, con grandi idea-li da ambedue le parti. Per la matematica il cammino è statoun po’ più controverso.

Mentre in Occidente il cristianesimo dilagava tra glistrati popolari urbani e la matematica languiva, in Oriente,invece, la penetrazione della religione cristiana era più lentama la cultura e la tradizione matematica vivevano un perio-do di crescita molto vivace. Si ha uno sviluppo intenso dellamatematica soprattutto nelle aree della Mesopotamia, datoanche l’influsso che proveniva dai grandi matematici del-l’India. Con la nascita di Maometto e lo sviluppo dell’Islam(570-682), intorno a quest’area si è sviluppata la massimacrescita della matematica, con riflessi sulla chimica, ottica,astronomia e trigonometria. Il maggiore contributo a questacrescita è dovuto all’introduzione della notazione numericadecimale e all’algebra, sempre come sopra ricordato, anchegrazie all’influsso dei matematici indiani. Si deve anche rin-graziare l’islam per aver contribuito alla salvaguardia ditesti matematici, come il palinsesto di Archimede, che è arri-vato in mezzo a noi nel secolo passato, proprio grazie a untesto arabo scoperto in una biblioteca di Costantinopoli.

La scoperta si deve allo studioso danese Johan L. Hei-berg, che recuperò, in una biblioteca di Istanbul, il mano-scritto che conteneva brani del famoso trattato della sfera edel cilindro. Il palinsesto oggi si si trova al Walters ArtMuseum di Baltimora (Maryland), dopo un magistralerestauro eseguito all’Università di Stanford, in California.Anche Paolo di Tarso ha lasciato ai posteri un palinsestoanalogo: questo però di carattere tutto spirituale, la fede, chespingeva l’anima verso il bene assoluto. Nelle sue lettere enegli Atti degli Apostoli, si trova una meravigliosa descri-zione di come Paolo di Tarso abbia diffuso il pensiero diGesù a tutte le Genti.

Entrambi hanno lasciato una traccia indelebile nella sto-ria della cultura, Archimede con le sue leggi sulla matemati-ca, fisica e ingegneria, San Paolo con quelle evangelichedegli Atti degli Apostoli. Entrambi hanno pagato con la vitail loro credo. Archimede figlio dell’astronomo Fidia, è statoun martire per il suo amore per la scienza e Paolo di Tarsoper le sue convinzioni religiose, per aver diffuso la buonanovella di Gesù, che, senza fare sconti a nessuno, ha cam-biato la storia del mondo. Si può senza dubbio affermare cheentrambi hanno applicato alla lettera il famoso rapporto

nica e ognuno andrebbe per la sua strada,creando il caos.

Se fosse stato possibile trasferire questoconcetto matematico in uno etico, il dialogotra due mondi culturalmente diversi tra loro,Gerusalemme e Atene, basato sulla buonanovella per Paolo e sul rapporto aureo perArchimede, sarebbe stato meraviglioso ericco di una comunanza di assiomi tra duemondi distanti tra loro ma che avrebbero fini-to per comprendersi e compensarsi, perchéentrambi tendevano alla perfezione e al bello,cioè all’armonia del creato. Mentre non sipuò tacere che le due concezioni del Mondofossero molto complesse e non facilmenteintegrabili tra loro, tanto da dare il via allepersecuzioni dell’aristocrazia romana contro icristiani. Non si può nel contempo non tenereconto dell’enorme influsso che il nuovo mes-saggio di Paolo di Tarso ha subito dalla cultu-ra greca, specie dagli scritti di Aristotele, Pla-tone e Socrate, per limitarci al settore filosofi-co. Nonostante le grandi difficoltà trovate sulsuo cammino, Paolo è riuscito a portare a ter-mine, con successo, la sua missione di pace.

ConclusioniIl dialogo impossibile tra Paolo di Tarso

e Archimede, per la loro non contempora-neità, suscita nel nostro animo sentimenticontrastanti: si riaffaccia la dicotomia,Atene e Gerusalemme, il cristianesimo e lacultura classica. Ne nasce un rapportotutt’altro che semplice e lineare: il Diopadre e figlio in una sola persona del Cri-stianesimo era un dogma sconcertante per lacultura classica, greca o latina che fosse. Lamorte e la resurrezione di Gesù, figlio diDio, mangiare il corpo di Cristo, la resurre-zione dei cristiani, erano concetti moltoindigesti per la cultura classica. Il messag-gio portato da Paolo di Tarso, recepito benenegli strati bassi della popolazione, trovavainvece ostacoli meno facili nell’alta borghe-sia evoluta: i dotti, ebrei, greci e latini, ave-vano dalla loro una grande facilità nel sotto-lineare e contrastare le assurdità della nuovareligione che era in aperto contrasto con lacultura classica dominante.

Quando Tertulliano faceva capire, inquello che è stato poi sintetizzato in «credoquia absurdum», la difficoltà di spiegarealcuni concetti del cristianesimo ai gentili,

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gio. Vale la pena di ricordare lo sforzo tremendo fatto daBoezio (480-526) per tentare di salvaguardare la propriaidentità culturale in un’Europa che stava crescendo sottol’impulso dei nuovi stati barbari. Riuscì a salvare molti testidella cultura classica greca traducendoli in latino ma la suamorte prematura, dovuta a una congiura di palazzo, non glipermise di portare a compimento la traduzione in latino ditutti i classici della matematica e della logica greca.

Si può concludere ricordando che la matematica non fasconti a nessuno, neanche al re Tolomeo, che cercava unavia semplice per arrivare alla geometria. Euclide gli rispose,con garbo e calma, che in matematica non esistono vie privi-legiate e che, quindi, non c’erano sconti neanche per i Re.Se Tolomeo voleva conoscere la geometria doveva per forzapassare dalla matematica. La sezione aurea, divina armonia,aveva colpito ancora una volta!

Per una lettura integrale dell’articolo www.sipsinfo.it sezione articoli on-line

aureo, con la differenza che Archimede loha fatto trecento anni prima di Paolo diTarso.

In fondo Paolo di Tarso ha avuto il privi-legio di attingere la verità da una fonte divi-na, mentre invece Archimede ha dovuto sco-prirlo con la sua intelligenza matematica. Ilrapporto aureo, o meglio divino, ha fatto tro-vare loro una chiave di lettura del Mondoche li ha portati alla Divina Armonia. La sto-ria della matematica, che s’interseca semprecon quella della natura, cerca di spiegare l’o-rigine delle cose. «Tutto è numero» esclama-va Pitagora. Dopo il buio pesto del medioEvo, che ha frenato la crescita della matema-tica in Europa, solo nel secolo XI c’è statauna ripresa degli studi in materia, che poihanno dato frutti inaspettati e di grande pre-

ogni dipinto sintetizza uno o più aspettidella realtà ambientale nota al pittoreponendo all’attenzione dei “pubblici”

che lo osserveranno il messaggio apparente,i riferimenti culturali afferenti, l’opinione ela volontà del committente, l’opinione del-l’artista e la sua personale creatività comu-nicativa.

La comunicazione di un dipinto puòessere palese e diretta, occulta, mistificata,enigmatica, indiziaria, ambigua e via elen-cando, facendo così confluire nell’operaaspetti del suo hic et nunc dalle innumere-voli sfumature e costanti socio ambientalicoeve del dipinto, che avranno radici in hicet nunc del passato e hic et nunc affini permolteplici qualità nel futuro.

Abbiamo scelto tre ambiti di raffigura-zione pittorica per accennare esempi dicomunicazione all’opinione pubblica carat-terizzati da evidenti affinità comunicative equalche “distinguo” sulla collocazione dei

punti di vista prospettici: la Scuola di Atene o Accademia,dipinta da Raffaello su una lunetta verticale delle Stanze inVaticano; la Gloria di S. Ignazio, dipinta da Andrea Pozzosul soffitto piano della chiesa dedicata al Santo, in Roma;alcuni dipinti del periodo futurista dei primi decenni del XXsecolo, relativi all’aeropittura.

La Scuola di Atene o Accademia offre una prospettiva

UNA LETTURA DELLACOMUNICAZIONE PITTORICA

di ANTONELLA LIBERATI

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che si perde nell’infinito di un cielo ricco diogni possibilità speculativa. Platone e Ari-stotele dialogano esemplificando ognunol’ambito della loro personale speculazione,Platone riferendosi all’iperuranio celeste eAristotele alle concretezze della realtà terre-stre. Vicino a Platone è Socrate in atto diindurre alla ricerca di conoscenza alcunisoggetti vestiti con abiti di epoche diverse.Davanti a loro individui divenuti noti per leloro attitudini e capacità sia afferenti, siaderivanti da una compatibilità con uno oentrambi i concetti-parametri di base soste-nuti da Platone e Aristotele. Nell’insieme, laspeculazione cognitiva e dei suoi effetti è ilcomune denominatore delle attività umane, aprescindere da eventi indesiderati o comun-que negativi. All’estremità a destra di chiguarda, l’autoritratto di Raffaello stesso,immagine-presenza dell’autore che può evo-care l’abitudine del regista di pellicole cine-matografiche Alfred Hitchcock di apparirebrevemente in ognuna delle sue pellicole.

Ci sembra che l’insieme dell’allestimen-to pittorico di Raffaello della Scuola diAtene, dove se si tratta di Scuola sussiste unrapporto fra docenti e discenti, oppure L’Ac-cademia di Atene, dove il rapporto fra lementi e le abilità di ciascuno trova luogo dicondivisione, confronto, dialettica, ulterioreincessante sviluppo di conoscenze e concre-tizzazione di molte di queste è un rapportofra pari nel confronto delle infinite sfaccetta-ture delle reciproche diversità. Il complessocompositivo della scelta di Raffaello comu-nica a chi osserva questo suo allestimentopittorico, dove dalle infinite possibilità dellosfondo, attraverso dialoghi e tecniche cono-

scitive, si generano altri prodotti gnoseologici, che a lorovolta si andranno concretizzando nell’operato di molti altriattori capaci di incidere sull’ambiente socio economico ecognitivo. L’opera offre una suggestione di complessità sere-na, di pacifico passaggio dalla conoscenza all’operatività ealla riflessione, accumulando lo spessore e il volume di uninsieme enciclopedico.

L’apoteosi di Sant’Ignazio appare più dinamica, ancheperché interagisce con l’osservatore, inducendolo a spostarsiper vedere direttamente gli effetti del cambiamento di puntodi vista in un allestimento prospettico: le colonne si muovo-no, la cupola oltre l’altare si rivela un enorme dipinto su telaapplicato al soffitto piatto. Ben oltre i significati e le sugge-stioni indotte dai soggetti rappresentati, porzioni di arti deipersonaggi rappresentati sporgono sulle teste di chi guarda;chi è posizionato nello spazio sotto il cielo sembra effetti-vamente volare; le altissime colonne svettano verso l’infini-to dei cieli reali e simbolici. Una miriade di riferimenti atutte quelle arti e scienze presenti nel dipinto di Raffaellosono qui diffuse simmetricamente e in modo da rimandareimmediatamente ai concetti o agli apparecchi frutto dell’u-mano speculare, progettare, costruire, documentare. La cele-brazione della gloria di Sant’Ignazio diviene potente mezzodi comunicazione all’opinione pubblica, anche per la riccaserie di effetti visivi strabilianti come pochi.

Nel cielo, l’immagine di Sant’Ignazio riflette i raggi pro-venienti da Gesù che sostiene a sé la Croce con il solo bracciosinistro, mentre la mano destra accompagna verso Sant’Igna-zio i raggi della Grazia. Questi, dal corpo di Sant’Ignazio siirradiano verso le allegorie dei quattro continenti allora cono-sciuti, comunicando all’opinione pubblica che osserverà ildipinto, che la Compagnia di Gesù aveva ampio merito e tito-lo a continuare l’approfondimento delle conoscenze ambien-tali e culturali per poi diffonderle in ogni Continente e presso

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ogni popolazione del globo. L’azzurro delcielo di Andrea Pozzo si alza all’infinito edall’infinito continua a nutrire l’umano intra-prendere, conoscere, classificare, elaborare.Ne L’Accademia di Atene il cielo si mostraaccessibile per gradi di altezza da terra fino auna altezza intangibile, ma possibile albergodi ogni ipotesi e di ogni speculazione cogniti-va. Nel dipinto di Andrea Pozzo il cieloazzurro illumina l’affollato creato dagli spazilasciati liberi dalle Presenze Divina e Umanabenedette dallo Spirito Santo.

Tutto il creato e le creature che affollanoil dipinto, alcune note, altre immaginate piùche ritratte, la dinamica che tutto sottende,riuniti per magnificare l’opera di Sant’Igna-zio, suggeriscono una concreta evoluzionedella comunicazione all’opinione pubblicapiù articolata e ampia rispetto a quella postain essere da Raffaello nella Accademia: iparametri, gli ambiti, la geografia, la logisti-ca della conoscenza e della speculazionecognitiva ma anche la qualità e quantità deipubblici cui la comunicazione è diretta sisono rafforzati, ampliati e palesati aggiun-gendo chiaramente il contributo divinosecondo il tempo gesuita. Andrea Pozzo rie-sce a far confluire il mondo conosciuto alsuo tempo nella finta volta della chiesa diSant’Ignazio ma il cielo, sebbene coinvoltonel meccanismo descritto, rimane tanto inalto da poter essere popolato soltanto dalCreatore e da alcuni suoi Creati eccellenti.

Icaro ha simboleggiato l’aspirazionedell’uomo a poter volare molto in alto, per

mezzo di protesi temporanee che gli permettessero di salirein cielo secondo principi esclusivamente tecnologici e tecni-ci. Purtroppo, per Icaro e per moltissimi dopo di lui, leopportune conoscenze, capacità progettuali e tecnologierimasero inadeguate. Icaro in particolare, proverbialmente,osò troppo e si sfracellò al suolo. Qualche millennio dopo,qualcuno riuscì a calcolare e progettare tanto veicoli aero-stati che aerodine, capaci di far realizzare con successo all’I-caro dei secoli XIX e XX il tentativo del loro mitico prede-cessore. Nacque parallelamente l’aeropittura, dove chiosserva il dipinto, si trova a guardare dal cielo il paesaggiosottostante con una sensazione di rapporto fra i componentil’ambiente molto diversa da quelle qui considerate per idipinti di Raffaello e di Andrea Pozzo, il secondo eco ampli-ficato del primo. L’aeropittura rivoluziona il punto di vistadi tutti i componenti l’ambiente.

Abbiamo scelto tre dipinti Il volo su Vienna di AlfredoGauro Ambrosi, dove la mano che indicava o l’iperuranio ola realtà terrestre ora indica dal cielo l’invio di un precisomessaggio sulla Terra, indirizzato alla popolazione di unaprecisa città da parte di un uomo; due di Tullio Crali: l’unooffre la visione della città sottostante dall’abitacolo di unaereo in volo e l’altro Paracadutisti ricorda e suggerisce cheper i moderni Icaro esiste la possibilità di scendere a terrasenza precipitarvi. Ogni allestimento pittorico, per l’imma-nenza dei temi trattati, delle ipotesi dialettiche scelte, delletecniche di lettura proposte ai pubblici costituenti la pubbli-ca opinione sottende un messaggio comunicativo che siripete ogni volta generando opinioni e pubbliche opinionidinamiche. Offrono sempre una valenza documentale, stori-ca, di lettura integrativa del periodo in cui furono o sonoallestite, delle qualità comunicative del pittore e delle scelteche ha preferito fare nell’allestire la comunicazione pittoricaa sua firma.

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gli antibiotici, dalla loro introduzionecirca settanta anni fa, hanno ridotto inmaniera significativa il numero dei

decessi causati dalle malattie infettive emigliorato lo stato di salute dei cittadini.Parallelamente allo sviluppo degli antibioti-ci si è, però, verificata la resistenza battericache oggi è un problema a livello mondiale.Di contrasto all’antibiotico-resistenza si èparlato al Convegno dal titolo “Scenari,priorità e obiettivi, secondo un approccioOne Health”, organizzato a Roma da MSDItalia e che ha visto confrontarsi associazio-ni, rappresentanti delle Istituzioni e delmondo scientifico.

L’eccessivo e inappropriato utilizzodegli antibiotici negli uomini e negli animalie le scarse pratiche di controllo delle infe-zioni hanno trasformato l’antibiotico-resi-stenza in una seria minaccia alla salute pub-blica globale. Questo comporta un prolun-gamento della degenza ospedaliera, il falli-mento terapeutico e un significativo numerodi morti, con conseguente incremento deicosti sanitari. Gli specialisti che sono inter-venuti hanno illustrato le dimensioni delfenomeno e si sono confrontati sulle possi-bili linee di intervento.

I numeri del problema In Europa, oltre 4 milioni di persone

l’anno vengono colpite da infezioni batteri-che ospedaliere, con 25mila morti stimateper infezioni provenienti da germi resistenti.Le infezioni correlate all’assistenza (ICA)colpiscono ogni anno circa 284mila pazienticausando circa 4.500-7.000 decessi.

Nel Mondo, nel 2050, le infezioni batte-riche causeranno circa 10 milioni di morti

l’anno, superando ampiamente i decessi per tumore (8,2ml/anno), diabete (1,5 ml/anno) o incidenti stradali (1,2ml/anno) con un impatto negativo -secondo recenti stime delFondo Monetario Internazionale- di circa il 3,5% sul PILmondiale.

L’Italia è il primo Paese europeo per utilizzo di antibio-tici in ambito umano e terzo per uso sugli animali negli alle-vamenti intensivi, secondo i dati dell’Agenzia Europea per imedicinali (EMA). Secondo i dati dell’Istituto Superiore diSanità, in Italia il livello di antibiotico-resistenza si collocafra i più elevati in Europa con una percentuale annuale dipazienti infetti fra il 7 e il 10%. Inoltre, sempre secondo idati dell’ISS, ogni anno, in Italia, si verificano in Italia 450-700 mila casi di infezioni in pazienti ricoverati in ospedale(soprattutto infezioni urinarie, seguite da infezioni della feri-ta chirurgica, polmoniti e sepsi). Di queste, si stima checirca il 30% siano potenzialmente prevenibili (135-210mila) e che siano direttamente causa del decesso nell’1% deicasi (1350-2100 decessi prevenibili in un anno).

Stewardship antimicrobica e caso campano In Italia è stato redatto un Piano Nazionale per il Contra-

sto all’AntibioticoResistenza (PNCAR), nel 2017, valido peril triennio 2017-2020, che rappresenta la strategia italiana per

INFEZIONI BATTERICHE E CONTRASTOALL’ANTIBIOTICO RESISTENZA IN ITALIA

LA RISPOSTA È NELLA PARTNERSHIP DI VALORETRA TUTTI GLI ATTORI DEL SISTEMA

La prevalenza di ceppi batterici resistenti nel nostro Paese è tra le più alte d’Europa: molto èstato fatto e molto resta da fare per arginare e gestire il problema. A Roma, esperti a confronto inun convegno organizzato da MSD Italia, alla ricerca di soluzioni e proposte condivise per affron-tare il problema della resistenza antimicrobica nel nostro Paese.

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far fronte all’aumento dell’antibiotico-resi-stenza e della diffusione di microrganismiresistenti agli antibiotici. Il PNCAR prevedeuno sforzo di coordinamento nazionale,obiettivi specifici e azioni programmate. Inlinea con gli obiettivi del PNCAR, la Regio-ne Campania ha recentemente approvato,nell’ambito dell’attuazione del Piano Regio-nale della Prevenzione 2014-2108, delleLinee di indirizzo per tutte le Aziende delSistema Sanitario Regionale sulle azioni dicontrasto al fenomeno dell’antibiotico resi-stenza e sulle attività di prevenzione e con-trollo delle infezioni da organismi resistentiagli antibiotici. Il documento campano inten-de fornire a tutte le figure professionali coin-volte nei percorsi prescrittivi, raccomanda-zioni generali ed indicazioni specifiche,rispettivamente per la realizzazione dei pro-grammi di antimicrobial stewardship e perl’implementazione locale dei protocolli diterapia antibiotica empirica. Tali protocolli,da utilizzare sia in ambito ospedaliero sia ter-ritoriale, possono essere utili nel limitarel’uso improprio degli antibiotici.

L’approccio One Health Per contrastare la resistenza antimicrobi-

ca, dunque, è necessario quello che vienedefinito approccio One Health, che coinvol-ga medicina umana e veterinaria, ricerca,agricoltura e comunicazione. Lavorare insie-me per promuovere e sostenere la Steward-

ship antimicrobica, è fondamentale, perché solo attraversoun uso appropriato di antibiotici negli animali e negli uominisi può contrastare l’AMR. La Ricerca si deve impegnare pertrovare nuove molecole antibiotiche. Mentre è necessariodiffondere la cultura della prevenzione come «arma» a sup-porto della lotta alla resistenza antimicrobica e promuoverel’adozione di stili di vita sani e comportamenti sanitari cor-retti attraverso la corretta informazione.

Una chiamata alla co-responsabilità Per essere parte della soluzione, ogni attore deve tenere

fede a una responsabilità che dipende direttamente dalla fun-zione che ricopre: i medici e i ricercatori per quanto riguardal’appropriatezza e la ricerca; le istituzioni per l’attuazione ela sostenibilità; i farmacisti, gli infermieri e il personaleospedaliero per il rispetto dei protocolli; i pazienti e i caregi-ver per i comportamenti corretti e il rispetto delle indicazionidel medico; giornalisti per la corretta informazione.

«Noi di MSD, siamo convinti che la lotta alle malattieinfettive non possa prescindere da una chiamata alla co-responsabilità, che coinvolga sia gli attori pubblici sia i pri-vati, nel rispetto del ruolo e della funzione di ciascuno» -spiega Nicoletta Luppi, Presidente e Amministratore Dele-gato di MSD Italia- «Per questo crediamo fermamente nellacostruzione di Partnership, trasparenti e di Valore, a fiancodel mondo scientifico, dei Pazienti e della Sanità Pubblica.E per questo, continuiamo a mantenere il nostro impegno ainvestire in Ricerca, senza accontentarci degli eccezionalitraguardi che abbiamo raggiunto nei nostri 127 anni di storiama lavorando senza sosta per individuare e rendere disponi-bili nuovi farmaci e vaccini che possano fare la differenza,contribuendo efficacemente a contrastare le infezioni e l’in-sorgenza di resistenze».

ho conosciuto molte persone più intel-ligenti di me. Fra queste, alcuneeccellevano nella cultura umanistica,

altre avevano una produzione artistica dialta classe, altre ancora avevano mentimatematiche eccezionali. Per la mia forma-zione erano queste che m’impressionavanodi più e che francamente invidiavo.

Erano capaci di intuire immediatamente

soluzioni generali a problemi complicati che io affrontavo inmodo goffo e lento. Avevano una incredibile memoria diconcetti e soluzioni che potevano esporre in modo completodopo molti anni da quando li avevano appresi. Avevanomenti innovative e avevano inventato teoremi, procedure emetodi di calcolo, macchine. Eppure i nomi di alcuni di lorosono quasi dimenticati. Uno traeva tanto piacere dall’impa-rare e dall’inventare cose nuove che non trovava il tempo discriverle, pubblicarle, raccontarle ad altri. Un altro aveva

SPERANZA: SERVE PIÙ DELL’INTELLIGENZA?di ROBERTO VACCA

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tanta passione per gli scacchi da trascurarediscipline e ragionamenti ben più elevati.Un altro ancora -oltre a studiare seriamente-si abbandonava distrattamente a piaceri

banali: beveva troppo e fumava troppo e in conseguenza siaccorciò drammaticamente la vita.

Di contro le persone di intelligenza più modesta sonopiù organizzate. Sono motivate a conseguire risultati concre-ti e ci riescono: producono di più (anche se più lentamente).I loro successi li rendono visibili e li premiano con vantaggidi vario tipo. La modesta conclusione che è meglio avere unbuon carattere che un’intelligenza straordinaria viene con-fermata dal prof. dell’Università del Kansas.

È autore di un Manuale della Speranza e ritiene di averdimostrato che molti successi sono legati più strettamentea un atteggiamento pieno di speranza che all’intelligenza.Snyder non parla di ottimisti a oltranza - di gente sempresicura che “tutto andrà bene alla fine” (anche senza averraccolto dati rilevanti). Definisce la speranza come unacaratteristica cognitiva orientata verso i modi di risolvereproblemi e difficoltà e ispirata di continuo dalla tendenzaverso obiettivi chiari e concreti.

Non mi convince molto il giudizio sul fatto che l’intel-ligenza sia da considerare inadeguata - finché si glissa suimodi di definirla. È interessante, però, il modo in cui Sny-der definisce la speranza: ha costruito un questionario incui quattro domande indagano sulla propria fiducia e abi-lità di trovare modi per levarsi dai guai, risolvere problemiconseguire risultati importanti - anche quando gli altrisembrano incapaci di farlo. Altre quattro domande sonointese a determinare quanto ci riteniamo: energici, esperti,realistici, abituati al successo. Il punteggio che si ottieneper ogni domanda va da zero a 4.

Così la dote di speranza di ogni soggetto viene misura-ta su una scala numerica che va da 0 a 32. Snyder sostieneche questa misura ha forte correlazione positiva con il suc-cesso nello sport e a scuola e con la capacità di sopportareil dolore e di guarire dalle malattie (non con il successoeconomico).

Questa teoria è probabilmente viziata anche perché sibasa largamente sul giudizio che uno ha di se stesso - el’introspezione è vista con sospetto da molti psicologi seri.La teoria di Snyder concorda, però, con l’esperienza diogni persona di buon senso. Chi va meglio agli esamianche se non ha studiato moltissimo? Chi ha una mira piùsicura nel tiro al bersaglio? Chi guida l’auto in modo piùcompetente e veloce? Lo sappiamo bene: chi è sicuro di se,rilassato, non nervoso, non distratto da segnali casuali einessenziali.

Dobbiamo concludere che questo psicologo del Kansasci sta inviando un messaggio banale, mascherato come sefosse un risultato scientifico importante? Non necessaria-mente. Il progresso nella comprensione dei modi di funzio-nare degli esseri umani deve passare attraverso tentativi dicodificare e di misurare i comportamenti. Solo così possia-mo tentare di rinforzare quanto suggerisce il buon senso,sul quale, poi, il consenso spesso è scarso.

Rick Snyder è uno degli esponenti piùautorevoli della psicologia positiva. Nell'am-bito degli studi sulla speranza divennefamoso per un esperimento fatto durante unshow televisivo in cui dimostrava che soggettiche ottenevano alti punteggi in un test sullasperanza riuscivano a tollerare meglio unadura prova che veniva loro proposta subitodopo. Secondo Snyder la speranza è unasorta di molla comportamentale e ne individ-ua due componenti: l'Agentività (la con-vinzione di poter raggiungere i propri obiet-tivi) e i Percorsi (la convinzione di poterideare dei piani per raggiungere gli obiettivi).Questi due elementi compongono il "potere aprocedere". L'avere speranza ha delle con-seguenze positive sull'individuo, quali la pos-sibilità di provare emozioni positive, allenareil pensiero ad elaborare diverse strategieguadagnando in flessibilità e ottenere mag-giore simpatia e supporto sociale, perché unatteggiamento positivo è più gradito.

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tutela dell’ambiente e della sicurezza delle popolazioni sonostati analizzati in relazione alle attività di smaltimento deirifiuti radioattivi e dell’utilizzo dell’energia di provenienzanucleare. Attività che non figurano più tra le tematichecomunemente dibattute nel nostro Paese nonostante il fattoche molti dei loro aspetti, però, risultino tuttora non risolti ocomunque non maturati ai fini operativi.

Il professore Ugo Spezia, Direttore Sicurezza Industrialedella SOGIN, ha ricordato come l’Italia, che non ha impiantinucleari attivi, tuttavia non possa ignorare che -come Cher-nobyl insegna- la tematica nucleare sia essenzialmente tran-snazionale. Per non dimenticare come resti tuttora aperto sulnostro territorio il problema del ritrattamento e della collo-cazione permanente dei residui radioattivi (non solo di quel-li provenienti da reattori nucleari ma anche quelli di prove-nienza ospedaliera). Spezia ha, quindi, richiamato all’atten-zione di tutti i presenti come il patrimonio scientifico creatodal prof. Maurizio Cumo, nell’ambito della sua attivitàdidattica in materia di impianti nucleari presso l’UniversitàSapienza di Roma, non debba andar perduto.

Il prof. Antonio Speranza, Presidente del CINFAI emembro del nostro Consiglio di presidenza, ha illustratocome la radioattività non abbia solo origini umane ma anchenaturali (radioattività maturale e atmosferica – “tropopausefolding”). Il Fisico Marco Casolino ha trattato il rapporto tradisastri naturali e tecnologie sensibili analizzando quandoaccaduto in Giappone con Lo tsunami del 2011. L’incidentedi Fukushima e le sue conseguenze mentre l’Ingegner Cesa-re Silvi (Presidente del Gruppo per la storia dell’energiasolare - GSES) ha intrattenuto la platea sull’energia prodottain maniera “pulita” utilizzando l’irradiazione solare.

il 5 giugno 2018 si è svolta, presso laBiblioteca Centrale del CNR, la giornatadi studio su: «Impianti Nucleari - Tutela

dell’ambiente - Sicurezza delle Popolazio-ni», che ha voluto essere non solo unaggiornamento scientifico per gli addettia ailavori ma anche un evento a carattere infor-mativo soprattutto per studenti e giovaniricercatori. Obiettivo centrato in pieno vistala nutrita presenza di studenti maturandi deilicei scientifici romani. Un evento svoltosisotto l’egida della SIPS ma con la fattivacollaborazione dell’Istituto di ricerca sullacrescita economica sostenibile del ConsiglioNazionale delle Ricerche (IRCrES).

Gli studenti hanno assistito alla rappre-sentazione di tematiche scientifiche del set-tore energetico con particolare riferimentoai profili ambientali: temi quali quello della

IMPIANTI NUCLEARITUTELA DELL’AMBIENTE - SICUREZZA DELLE POPOLAZIONI

Apertura dei lavori, Enzo Casolino

l’Artico, un luogo fragile e cruciale perla Terra, si sta riscaldando in modomolto maggiore di quanto avvenga

nel resto del pianeta. In tale regione moltiprocessi legati al cambiamento climatico

possono essere amplificati. A esempio, il ritiro dei ghiaccicausato dal riscaldamento causa ulteriore riscaldamento per-ché riduce l’albedo (la capacità delle superfici “bianche” diriflettere la radiazione solare), il riscaldamento della colonnad’acqua in assenza di ghiaccio estivo porta allo scioglimento

L’ARTICO SI SCALDA PIÙDEL RESTO DEL PIANETA

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del fondale marino perennemente ghiacciato(permafrost), con la possibilità che il metanointrappolato nei fondali marini possa essereceduto all’atmosfera, conseguente aumentodi concentrazione di questo gas serra e ulte-riore riscaldamento del pianeta.

«La ricerca scientifica italiana in Articocontribuisce agli studi internazionali e inter-disciplinari per aumentare la conoscenza deicambiamenti climatici» -illustra il presiden-te del Cnr Inguscio- «Il fine è informare ipolicy maker, la comunità scientifica, leorganizzazioni internazionali, le singole per-sone e, al tempo stesso, collaborare a miti-garne gli impatti e consentire una gestionesostenibile degli ecosistemi naturali e del-l’attività umana nella regione».

Allo stato attuale, l’attività del Cnr nellaStazione artica si esplica attraverso oltre 20progetti di ricerca, concernenti fisica dell’at-mosfera, oceanografia e biologia marina,geologia e geofisica, indagini sugli ecosiste-mi e sul paleoclima. Ecco due risultati dellaricerca su questi complessi e cruciali aspetti.

1. Il sito osservativo integrato CNR alleSvalbard dimostra che il riscaldamento inArtico è maggiore di quello globale

Un ancoraggio (mooring) posizionatodal CNR nel Kongsfjorden alle Isole Sval-bard misura il riscaldamento delle acque e lastagionalità del ghiaccio marino da sette

anni. I dati offerti dall’ancoraggio permettono di misuraretemperatura, salinità e altri parametri su tutta la colonnad’acqua per un centinaio di metri di profondità. I dati sonoconfrontati con quelli della Amundsen-Nobile ClimateChange Tower, la torre con cui da dieci anni il CNR monito-ra l’atmosfera, sempre alle Svalbard. I dati integratimare/aria dell’ancoraggio nel fiordo e della torre documen-tano in Artico un indubitabile aumento delle temperature.L’aumento della temperatura di aria e acqua ha anche unulteriore inequivocabile impatto sulla velocità di sciogli-mento dei ghiacciai e sui flussi di “particellato”, il materialesolido che questi portano nel fiordo.

«Dai risultati, in corso di pubblicazione su una rivistascientifica, è molto chiara la progressiva ‘atlantificazione’del fiordo con un incremento della temperatura dell’acquaintermedia di 4.3°C/decade» -spiega Leonardo Langone del-l’Istituto di scienze marine del Consiglio nazionale dellericerche (Ismar-Cnr)- «Sul fondo, il tasso di aumento dellatemperatura è minore ma sempre rilevante (1.6 °C/decade).Con la temperatura cresce anche la salinità (con un tasso di0.7 unità per decade) e questo può portare a cambiamentinella struttura della colonna d’acqua. L’aumento di tempera-tura dell’aria alla Climate Change Tower è stimato in 3.0 °Cper decade, nettamente al di sopra della crescita media dellatemperatura mondiale, e in Artico in generale».

In sintesi: la temperatura media in Artico cresce piùvelocemente che nel resto del pianeta e nei fiordi essa crescepiù velocemente che nel resto dell’Artico. «La velocità diriscaldamento dell’acqua è maggiore perché nei fiordi entrapiù acqua atlantica, con ripercussioni sulla diminuzione delghiaccio marino (in alcuni anni, addirittura, i fiordi durantel’inverno non si ghiacciano più), sul tipo di alghe e, quindi,

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sulla catena trofica e, più in generale, sul-l’intero ecosistema dei fiordi» -prosegueLangone- «Tutte le stagioni registrano uncambiamento ma è l’inverno che sta regi-strando il riscaldamento più rapido».

Il Kongsfjorden alle Svalbard rappre-senta un laboratorio naturale per lo studiodei cambiamenti climatici nei fiordi artici. Ifiordi sono un elemento molto comune delsistema artico, solo la Norvegia ne conta piùdi mille. Quello che capiamo qui può essereapplicato ad altri contesti analoghi, comeper esempio in Groenlandia e nel NordAmerica.

2. Il permafrost dell’Artico libera gas serrain atmosfera e accelera il riscaldamentoglobale

Un lavoro condotto in collaborazione trail CNR e l’Università di Stoccolma, pubbli-cato sulla prestigiosa rivista Nature Commu-nications, riguarda lo scioglimento del per-mafrost siberiano.

Il permafrost terrestre contiene circa1.500 miliardi di tonnellate di carbonioorganico, essenzialmente resti di biomassavegetale. Lo scioglimento del permafrostcausa pertanto la riattivazione di questa bio-massa che determina per via batterica laproduzione di gas serra come metano e ani-dride carbonica (CO2). Le paure legate atale fenomeno nascono da due aspetti cen-

trali: la quantità di carbonio organico presente nel permafro-st, oltre due volte superiore al contenuto di carbonio presen-te in atmosfera prima della rivoluzione industriale; l’ampli-ficazione polare, in quanto i tassi di riscaldamento in Articosono già superiori rispetto alle medie e basse latitudini.

Questi due elementi fanno del permafrost un potenzialefeedback positivo al riscaldamento climatico: si stima chealla fine del 2100, il rilascio dei gas serra da parte del per-mafrost potrà raggiungere il 25% del corrispondente rilasciolegato all’uso dei combustibili fossili: un 25% in più “gra-tuito” senza soddisfare un vero fabbisogno energetico.

«Le stime di rilascio/degradazione hanno però delle gran-di incertezze intrinseche legate ai limiti della nostra conoscen-za del sistema artico. Proprio per questo, nonostante il perma-frost venga definito il ‘gigante dormiente del cambiamentoclimatico’, i modelli previsionali dell’ultimo report IPCC nonlo hanno ancora incluso tra i vari feedback climatici» -spiegaTommaso Tesi dell’Ismar-Cnr- «Lo studio pubblicato suNature Communications si concentra sul permafrost scaricatoin mare dai fiumi artici. Precedenti studi hanno evidenziatocome le concentrazioni di carbonio organico provenientedalla mobilizzazione del permafrost, lungo le piattaforme arti-che, diminuiscano progressivamente seguendo il trasportodelle correnti. Mentre esiste largo consenso riguardo al fattoche questa diminuzione sia legata a una degradazione batteri-ca, con produzione di gas serra, meno chiaro è il tasso con cuiil permafrost viene degradato».

Attraverso datazioni mirate realizzate mediante una tecni-ca innovativa che utilizza radiocarbonio su molecole organi-che, è stato possibile ‘cronometrare’ il trasporto del permafro-st lungo la piattaforma centro-siberiana. “Con sorpresa èemerso che il permafrost rilasciato dal Lena, il secondo fiumeartico per bacino di drenaggio, e trasportato lungo il marginesiberiano ha un tempo di residenza centenario-millenario sulla

piattaforma. Questo impli-ca che la degradazione e ilconseguente rilascio di gasserra da parte dei sedimen-ti sono processi relativa-mente lenti”, concludeTesi.

Se da una parte questaè una ‘buona notizia’, inquanto l’impatto rilasciatoin mare è in parte mitigatonel breve periodo, dall’al-tra lo scioglimento e ladegradazione del perma-frost in oceano avràcomunque un impattocostante e continuato,anche se ridotto, per iprossimi secoli.

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notiziario

Invertebrati cambianodimensioni a causa delriscaldamento globaleInsetti, ragni e crostacei in unprossimo futuro andranno incontroa variazioni delle loro misurecorporee a causa del riscaldamentoglobale, a seconda che si trovino incittà, in aree naturali o in zoneframmentate e questo avràconseguenze per le specie che diessi si nutrono. A sostenerlo, unostudio internazionale pubblicatosulla rivista Nature a cui hannopreso parte l’Istituto per lo studiodegli ecosistemi del Consiglionazionale delle ricerche (Cnr-Ise) eil Dipartimento di scienze della vitae biologia dei sistemi (Dbios)dell’Università di Torino. Laricerca, svolta in Belgio efinanziata dal governo belga, hapreso in considerazione diecigruppi di invertebrati in habitatterrestri e acquatici contemperature diverse a seconda dellivello di urbanizzazione, più calde

in città, a temperature intermedie inhabitat agricoli, e meno calde inhabitat naturali. «I risultati mostrano che ingenerale le comunità animali sonocostituite da specieprogressivamente sempre piùpiccole all’aumentare dellatemperatura» -spiega Elena Pianodell’Università di Torino- «Unatemperatura ambientale più elevata,come quella che si trova in città,aumenta i tassi metabolici e lespecie più piccole si riscaldanoprima di quelle più grandi,raggiungendo le temperaturecorporee adatte alle loro attività:questo è vero soprattutto per glianimali invertebrati, la cuidimensione corporea è quindilegata all’intero ecosistema».Le diminuzioni di dimensioniregistrate dai ricercatori vanno dal15% dei crostacei ostracodi al 20%dei coleotteri e dei ragni erranti,fino al 45% dei crostacei cladoceri,i quali costituiscono un elementoimportante del plancton d’acqua

dolce. «Gli ambienti urbanisono però caratterizzati,oltre che da temperaturemaggiori rispetto alle areenaturali limitrofe, anche daun’elevata frammentazionedegli habitat disponibili,con piccole aree naturaliseparate da vaste areecompletamenteantropizzate» -prosegueDiego Fontaneto,ricercatore Cnr-Ise-«Abbiamo scoperto chequesto elemento aumenta,all’opposto, la frequenzadelle specie di dimensionimaggiori. In città abbiamoper esempio trovato speciein media del 10% piùgrandi nelle farfalle diurnee del 20% nelle falenenotturne, nelle cavallette enei grilli. Per questi gruppi,in ambiente urbano, a causadella frammentazione degliambienti idonei,sopravvivono quindi lespecie di dimensioni

maggiori malgrado l’aumento ditemperatura». «L’effetto di ‘isola termica’ o ‘isoladi calore’ che sperimentiamo inmolte zone urbane in qualche modoanticipa temperature che in futuropotrebbero registrarsi anche al difuori delle città» aggiunge Piano.Anche gli animali a sangue caldo(mammiferi e uccelli),potenzialmente non influenzati datemperature superiori di pochigradi, subiscono indirettamente glieffetti che il riscaldamento provocasull’ambiente e sull’ecosistema, acausa della perdita di prede. «Tuttigli animali insettivori, come uccellie piccoli mammiferi, dovrannoinvestire maggiori energie perottenere la stessa quantità di cibocatturando un numero maggiore diprede sempre più piccole» -conclude Fontaneto- «La ricercafornisce le basi per elaborareun’adeguata pianificazione urbanae aumentare l’effetto positivo dellearee verdi».

Danza di coppia dei vortici quantizzatiI vortici hanno un fascinoparticolare, e non a caso ricorronoun po’ ovunque in natura enell’Universo, dalla scalacosmologica delle galassie e deibuchi neri a quella atmosferica deitornado e cicloni, da quella di certeconchiglie o dei piccoli gorghi in unruscello, fino al mondo dell’arte edi spiraleggianti forme che hannoispirato artisti come Van Gogh eKlimt. Le loro linee che da uncentro tendono ad aprirsiall’infinito e viceversa, portano ariflettere sulle origini dell’Universoe sul significato fisico della loroesistenza. In effetti, una classe di vortici inqualche modo più fondamentale, èrappresentata dai vorticiquantizzati, come quelli eccitabilinelle onde elettromagnetiche o neifasci di elettroni. Proprio ledinamiche di coppia di vorticiimpressi in un fluido polaritonico -

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un termine scientifico che indica unfluido composto da luce e daelettroni- sono state l’oggetto diuno studio sperimentale e teoricocondotto dai ricercatori dall’Istitutodi nanotecnologia del Consiglionazionale delle ricerche (Cnr-Nanotec) di Lecce, incollaborazione con la San DiegoState University e le Università diSiviglia, Porto, Atene e delMassachusetts, pubblicato su«Nature Communications».«Per comprendere i vorticiquantizzati teniamo conto intantoche, in questi vortici succedequalcosa di contro-intuitivo, infattiil fluido si muove più velocementevicino al centro, ovvero dove c’èuna curva più stretta che allaperiferia» -afferma LorenzoDominici, ricercatore del Cnr-Nanotec di Lecce- «Inoltre, il suocentro, chiamato ‘singolarità difase’, che ha una densità nulla, èpraticamente puntiforme e possiedeal tempo stesso una caricaquantizzata (quella di rotazioneangolare orbitale). Sono proprioqueste caratteristiche ad aversuggerito, forse, una possibileanalogia tra vortice quantico e unaparticella elementare, così come giàsuggeriva lo stesso lord Kelvin,scienziato e filosofo a fine ‘800». I vortici quantici sono stati oggettodi intense ricerche a partire dagli

anni ‘90, perché le lorodistribuzioni, regolari o turbolentenei condensati di atomiultrafreddi, sono alla base diimportanti transizioni di fase comequelle di un superfluido o di unsuperconduttore. Inoltre oggi, ivortici fotonici vengono studiatianche per un maggiore controllodi cellule o particelle nellecosiddette pinzette ottiche, peraumentare la risoluzione e larobustezza nelle osservazioniastronomiche e nelletelecomunicazioni. A livello difisica fondamentale tuttavia, leloro dinamiche di coppia non sonoancora del tutto spiegate, edipendono fortemente dal tipo difluido quantico in cui si trovano.«Abbiamo impresso una coppia divortici con lo stesso segno, ovveroche girano nello stesso verso, nelfluido polaritonico di unamicrocavità ottica, e come atteso, idue vortici hanno cominciato a

muoversi essi stessi, uno intornoall’altro, come se effettivamente sisentissero ed influenzassero avicenda. Il risultato inatteso, è statopoi osservare che, oltre a ruotare,essi tendevano ad avvicinarsi perpoi rimbalzare. Questo non era statomai osservato nemmeno neicondensati di atomi ultrafreddi [checondividono varie proprietà con ipolaritoni, ndr]» dichiara il profRicardo Carretero di San Diego,teorico di fisica nonlineare e vortici.«Occorre precisare» aggiungeLorenzo Dominici, «che è l’interofluido intorno ai vortici a mediarequeste dinamiche, che possono peròessere descritte come dovute a unpotenziale attrattivo-repulsivo tra idue vortici puntiformi. Sembraproprio che la teoria di lord Kelvin»-conclude Dominici- «possa esserealtrettanto sensata in senso fisicooltre che filosofico, come forse ungiorno si scoprirà».Daniele Sanvitto, coordinatore delteam sperimentale del Cnr-Nanotecdi Lecce, ricorda che «in realtà cisono già proposte teoriche perutilizzare i vortici quantici, ingiroscopi ultrasensibili o anche perelaborare informazioni in memoriee computer ottici o quantistici;sapere cosa succede in un fluidopolaritonico soggetto a forzeinterne è fondamentale per studiaredispositivi di questo tipo».

Il mistero della ragazzanascosta nel dipinto The Paston TreasureNascosta in un quadro per quasiquattro secoli e visibile per la primavolta anche grazie a un’immagineottenuta con uno scanner a raggi Xspeciale chiamato Landis-Xrealizzato dai ricercatori dell’IstitutoNazionale di Fisica Nucleare e delConsiglio Nazionale delle Ricerche.Si tratta di una figura femminiledipinta e poi coperta, probabilmenteun membro della famigliaraffigurato nel quadro The PastonTreasure, importante opera pittoricadella storia dell’arte ingleserealizzata su commissione di SirWilliam Paston da un pittoreitinerante fiammingo nel XVIIsecolo. Al dipinto è dedicata una mostra alNorwich Castle Museum, inInghilterra, a cui l’opera appartienee dove si sono svolte le analisi. Lascoperta si deve a un team diricercatori dei Laboratori Nazionalidel Sud dell’INFN e dell’Istituto peri beni archeologici e monumentali(IBAM) del CNR che, proprio per legrandi dimensioni della tela e laconseguente difficoltà dispostamento, sono volati a Norwichper studiare l’opera in vista del suorestauro.«Nonostante le dimensioniimportanti del dipinto, la tecnica diimaging real-time dello scannermobile LANDIS-X ha permesso didocumentare compiutamentel’opera» -commenta Claudia Caliridei Laboratori Nazionali del Suddell’INFN- «Attraverso le immaginidelle distribuzioni elementaliottenute durante le misure è statopossibile conoscere la natura deipigmenti impiegati dall’artista estudiarne il suo processo creativo».

Le analisiI ricercatori hanno fotografato il ThePaston Treasure con l’innovativoscanner LANDIS-X progettato esviluppato nel laboratorio di analisinon distruttive (Landis) deiLaboratori Nazionali del Suddell’INFN di cui porta il nome, insinergia con il CNR; il laboratorioLANDIS fa parte della retedell’INFN dedicata alle applicazioniper i beni culturali CHNET(Cultural Heritage Network).

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«LANDIS-X è l’unico sistemamobile di fluorescenza X ascansione ultra-rapida basato sutecnologia real-time, in grado difornire dal vivo a conservatori estorici dell’arte, le immagini delladistribuzione dei pigmenti sullasuperficie pittorica ad elevatissimarisoluzione (fino a 30 micron)» -informa Paolo Romano delCNR-IBAM, ideatore dello scannere responsabile delle misure MA-XRF sul Paston Treasure- «Irisultati ottenuti hanno consentito distudiare il processo pittoricodell’artista itinerante olandese e diverificare lo stato di conservazionedell’opera».

La figura nascostaIn particolare è stato possibile, perla prima volta, evidenziare i dettaglipittorici (volto, pettinatura eabbigliamento) di una figura

femminile, probabilmente un altromembro della famiglia Pastonprecedentemente dipinta ma nonvisibile nella composizione pittoricafinale. La figura si trova in alto adestra in corrispondenzadell’orologio a parete. Le immaginifornite dai ricercatori hannopermesso una ricostruzionecompleta di tutti gli strati pittorici erestituire l’opera alla sua originalecomposizione. «Queste straordinarieimmagini realizzate dai ricercatoriitaliani ci hanno consentito diricostruire completamente tutti glistrati pittorici e riportare alla luce lacomposizione originale. Leimmagini evidenziavano i dettaglipittorici di una donna, come il viso,il fatto che portasse un vestito rossoe un’acconciatura dei capelli ornatada foglie decorative» sottolineaFrancesca Vanke, Conservatrice ecuratrice delle arti decorative al

Norwich Castle Museum. Ci sono diverse ipotesi sulla donnanascosta nel dipinto, potrebberitrarre una persona reale o unafigura allegorica o entrambe. Se sitrattasse di una persona realmenteesistita la candidata più probabile èLady Margaret Paston, secondamoglie di Sir William Paston ilcommittente del dipinto.Ma il volto di donna nascosto non èl’unico dettaglio importante emersodallo studio del dipinto. Leimmagini ai raggi X (corrispondentia 6 milioni di misure effettuate suldipinto in 16 ore) hanno permessodi identificare la tavolozza deipigmenti tipica del periodofiammingo, basata sull’uso dismalto a base di cobalto, resinato dirame, rosso vermiglio, giallo distagno, orpimento e ocre.

Nuovo stato della materiascoperto nei nanotubidi carbonioRicercatori dell’Istituto nanoscienzedel Consiglio nazionale dellericerche (Nano-Cnr) hanno mostratoche nei nanotubi di carbonio sirealizza spontaneamente un nuovostato quantistico della materia, dettoisolante eccitonico, predetto mezzosecolo fa dal premio Nobel WalterKohn e finora mai confermato inmodo definitivo. Lo studio,condotto in collaborazione conScuola Internazionale Superiore diStudi Avanzati (Sissa), Istitutoofficina dei materiali (Iom-Cnr) eIstituto struttura della materia (Ism-Cnr) del Consiglio nazionale dellericerche, è stato pubblicato su«Nature Communications».I nanotubi di carbonio sono cilindriottenuti dal grafene, materialebidimensionale composto da unfoglio di carbonio dello spessore di

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un solo atomo che, una voltaarrotolato, forma tubi con raggio dipochi nanometri (un nanometro èpari a un miliardesimo di metro) elunghi quanto il diametro di uncapello. Finora il comportamento diuna classe importante di nanotubi,in grado di condurre correnteelettrica, si spiegava supponendoche gli elettroni degli atomi dicarbonio si muovessero facilmente eindipendentemente uno dall’altroper tutta la lunghezza, cioè che ilmateriale si comportasse come unmetallo. I ricercatori di Nano-Cnrhanno invece dimostrato che quandoun elettrone abbandona un atomo dicarbonio non si muove liberamentema si lega con la buca che lasciadietro di sé, formando una particellacomposita fatta dall’elettrone e dallabuca, detta eccitone. «Abbiamo riprodotto ilcomportamento collettivo di tuttiquesti eccitoni grazie a simulazioninumeriche sofisticate e moltoaffidabili basate sulla meccanicaquantistica» -spiega MassimoRontani di Nano-Cnr- «e verificatoche gli elettroni sono liberi dispostarsi solo se viene fornita unaquantità di energia sufficiente adissolvere gli eccitoni. Questosignifica che il nanotubo sicomporta come un materialeisolante, un isolante eccitonico: sitratta di un fenomeno quantisticoelusivo, a lungo inseguito».I nanotubi sono un sistema idealeper la nanoelettronica, potendofunzionare come minuscoli filiconduttori, e lo studio, dimostrandoper la prima volta l’esistenzadell’isolante eccitonico nei nanotubidi carbonio, permetterà dicomprendere meglio il meccanismoper cui i nanotubi si comportano dametallo o da isolante. «In questaricerca siamo ripartiti dall’inizio,ignorando l’opinione consolidatasecondo cui l’isolante eccitoniconon poteva esistere nei nanotubi dicarbonio» -spiega Daniele Varsanodi Nano-Cnr- «Per arrivare aconclusioni affidabili sono statenecessarie simulazioni numerichesui supercalcolatori particolarmentecomplesse, rese possibili dal centrodi eccellenza MaX, l’infrastrutturaeuropea dedicata alla ricercacomputazionale sui materialiguidata da Nano-Cnr. Grazie airecenti sviluppi del calcolo ad alte

prestazioni, l’high performancecomputing, è ora possibile predireproprietà della materia ancorainosservate, che fino a pochi anni fasi ritenevano irrealizzabili e relegateai libri di testo».

Una simulazione svelal’origine delle primemolecole biologicheUno dei tasselli cruciali nel puzzledell’origine della vita èrappresentato dalla comparsa delleprime molecole biologiche sullaTerra come l’RNA, l’acidoribonucleico. Uno studiodell’Istituto per i processi chimico-fisici del Consiglio nazionale dellericerche (Ipcf-Cnr) di Messina hadescritto, mediante avanzatetecniche di simulazione numerica,un processo chimico che damolecole semplici e presenti inenorme abbondanza nell’Universo,come l’acqua e la glicolaldeide,potrebbe aver portato alla sintesiprimordiale dell’eritrosio,precursore diretto del ribosio, lozucchero che compone l’RNA. Lostudio è stato pubblicato sulla rivista«Chemical Communications», dellaRoyal Society of Chemistry, da unteam che coinvolge anchel’Accademia delle scienze dellaRepubblica Ceca di Brno el’Università di Parigi Sorbonne.

«Nello studio dimostriamo per laprima volta che determinatecondizioni prebiotiche, tipiche dellecosiddette ‘pozze primordiali’ in cuierano presenti le molecoleinorganiche più semplici, sono ingrado di favorire la formazione nonsolo degli aminoacidi, i mattonifondamentali delle proteine, maanche di alcuni zuccheri semplicicome l’eritrosio, precursore dellemolecole che compongonol’ossatura dell’RNA» -spiega FranzSaija, ricercatore Ipcf-Cnr ecoautore del lavoro- «La sintesidegli zuccheri a partire da molecolepiù semplici, che possono esserestate trasportate sul nostro pianetada meteoriti in epoche primordiali,rappresenta una grossa sfida per gliscienziati che si occupano dichimica prebiotica. La formazionedei primi legami carbonio-carbonioda molecole molto semplici come laformaldeide non può avvenire senzala presenza di un agente esternocapace di catalizzare la reazione: lapresenza di tali catalizzatori inambienti prebiotici, tuttavia, èancora un mistero». L’approccio computazionale allachimica prebiotica già nel 2014consentì al team di ricerca, con unostudio pubblicato su Pnas, disimulare il famoso esperimento diMiller, cioè la formazione diaminoacidi dalle molecoleinorganiche contenute nel ‘brodo

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primordiale’ sottoposte a intensicampi elettrici. «Nel nostroesperimento, facendo uso di metodiavanzati di simulazione numerica alsuper-computer, una soluzioneacquosa di glicolaldeide è statasottoposta a campi elettricidell’ordine di grandezza dei milionidi volt su centimetro, capaci dicatalizzare quella reazione che inchimica viene chiamata formosereaction e che porta alla formazionedi zuccheri a partire dallaformaldeide» prosegue GiuseppeCassone dell’Institute ofBiophysics, Czech Academy ofSciences e primo autoredell’articolo scientifico.«Oggi l’approccio computazionalealla chimica prebiotica è difondamentale rilevanza perchépermette di analizzare in modomolto specifico i meccanismimolecolari delle reazioni chimichealla base dei processi che hannoportato alla formazione dellemolecole della vita» conclude Saija.

Iodio nell’atmosfera, rapido aumento negli ultimi 50 anniRicostruite le variazioniatmosferiche dello iodio dal 1760 aoggi grazie a una carota di ghiaccio.L’aumento può avere effettisull’aerosol ultrafine e sullatemperaturaLe analisi chimiche effettuate inuna carota di ghiaccio prelevatadalla penisola di Renland (est dellaGroenlandia) hanno evidenziato unrapido aumento delleconcentrazioni atmosferiche delloiodio, causato dall’innalzamento deilivelli di ozono dovuto alle attivitàumane e al recente ritiro delghiaccio marino artico. La scopertaè stata pubblicata sulla rivista«Nature Communications» da unteam internazionale di scienziati, trai quali Andrea Spolaor dell’Istitutoper la dinamica dei processiambientali del Consiglio nazionaledelle ricerche (Idpa-Cnr) e CarloBarbante, direttore dell’Istituto Cnre professore all’Università Ca’Foscari Venezia.«Attraverso uno studiomultidisciplinare condotto sullacarota di ghiaccio prelevata inGroenlandia siamo riusciti a

ricostruire e spiegare le variazioneatmosferiche dello iodio dal 1760fino ad oggi, mettendo in evidenzache le concentrazioni sono rimastestabili fino alla metà del ventesimosecolo ma sono triplicate negliultimi cinquant’anni» -spieganoSpolaor e Barbante- «Grazie ancheall’uso di modelli climatici cheincludono processi sia atmosfericisia chimici, si è compreso chel’aumento delle concentrazioni diozono durante la cosiddetta “Greatacceleration” (l’incrementodell’impatto umano sull’ambientenel secondo dopoguerra) e ladiminuzione del ghiaccio marinosono le cause principalidell’aumento di iodio atmosfericonella regione del nord Atlantico.L’aumento delle concentrazioniatmosferiche di questo elemento hamolteplici implicazioni dato chepromuove la formazionedell’aerosol ultrafine ed è coinvoltonel ciclo dell’ozono, con un effettodiretto sul bilancio energeticoterrestre».

Nuovo messaggero di un gene regola la fertilitàmaschile delle pianteLa fertilità maschilein ambito vegetaledipende da un nuovomessaggero di ungene. Lo ha scopertoun team coordinatodall’Istituto dibiologia e patologiamolecolare delConsiglio nazionaledelle ricerche (Cnr-Ibpm), unità di

Roma, in collaborazione conl’Università di Kyoto e il RikenInstitute di Yokohama, nell’ambitodei progetti bilaterali (Italia–Giappone) di grande rilevanzafinanziati dal Ministero degli affariesteri e dal Ministerodell’istruzione, dell’università edella ricerca. Lo studio, pubblicatosulla rivista «Plant Cell», implicaimportanti potenziali ricadute inambito agrario, poiché aiuterà laproduzione di sementi ibride inspecie coltivate, come riso,melanzana, pomodoro e molte altre. «Sappiamo che la fertilità o capacitàriproduttiva maschile delle piante èregolata dall’ormone auxina. Lanostra indagine ha preso quindi inesame il fattore di trascrizioneARF8 (il gene Auxin ResponseFactor 8) che media gli effetti diquesto ormone» -spiega MauraCardarelli, primo ricercatore delCnr-Ibpm- «L’obiettivo è statocapire come questo genecontribuisca alla fertilità maschilenelle piante in grado diautofecondarsi. Per questo motivoabbiamo lavorato su Arabidopsis,una specie spontanea presacomunemente a modello in quantocontiene sia gli organi fiorali

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maschili sia quelli femminili ed è,quindi, autogama cioè siautofeconda. L’autofecondazione èuna caratteristica negativa che vaeliminata nelle piante coltivate.Infatti, la conseguenza è unamaggiore consanguineità e le piante‘prodotte’ per autofecondazionesono più deboli di quelle ibride,prodotte per incrocio tra due piantediverse. Per questo motivo inagricoltura vengono utilizzatesementi ibride e la loro produzione èfavorita dalla ridotta fertilitàmaschile».Durante lo studio i ricercatori hannoisolato ARF8.4, una variante displicing, ossia una sorta di‘messaggero’ del gene ARF8 maitrovata prima. «Per capirne lafunzione abbiamo fatto esprimere lediverse varianti note e ARF8.4, unaalla volta in una linea mutante, cioè,difettiva per il gene ARF8» -conclude Cardarelli- «Abbiamoquindi effettuato un’analisimolecolare della linea mutanterispetto alla linea originale graziealla quale è stato possibileindividuare i geni coinvolti nellafertilità maschile. Poiché imeccanismi di sviluppo regolatidall’auxina sono molto conservati inArabidopsis e in specie diversecome pomodoro e riso, è possibileutilizzare le conoscenze acquisitegrazie a questa ricerca anche inqueste specie di interessecommerciale per ottenere piantemaschio sterili da utilizzare infecondazioni ibride e quindiproduttive».

Nuovo studio sulla rivista«Oncogene» finanziato daAIRC«Aurora B» -spiega Cinzia Rinaldo-«è spesso deregolata nei tumori e ilsuo malfunzionamento può portarealla formazione e progressione deitumori”. Ciliberto: «Il lavoroaggiunge un nuovo tassello chechiarisce i meccanismi delladivisione cellulare e dellaproliferazione di cellule tumorali»Dimmi come ti dividi e ti dirò chisei. Circa un terzo dei tumori umani,infatti, possono originare da cellule‘difettose’ che si dividono ‘male’.Un recente studio dei ricercatoridell’Istituto Regina Elena (Ire) e

dell’Istituto di biologia e patologiamolecolari del Consiglio nazionaledelle ricerche (Ibpm-Cnr),pubblicato sulla rivista «Oncogene»,ha identificato un nuovo ruolo dellaproteina Aurora B che risultacruciale per un correttocompletamento della divisionecellulare.Aurora B è espressa in manieraanomala in molti tipi di tumori ed èstata identificata come bersagliomolecolare di nuove terapieantitumorali; farmaci che nebloccano l’attività sono oggetto distudi pre-clinici e clinici. Il recentestudio dei gruppi di ricerca diretti daSilvia Soddu del Regina Elena e daCinzia Rinaldo dell’Ibpm-Cnr apreun nuovo capitolo sullacomprensione del meccanismo dicontrollo della divisione cellulare esulle cause scatenanti l’insorgenzadi molti tumori. Facciamo un passo indietro. Già nel2012 il team di Silvia Soddu avevadimostrato che la localizzazionedelle proteine HIPK2 e H2B sulponte intercellulare che si formadurante la separazione delle cellule,detta citochinesi, assicura la correttadivisione e trasmissione delmateriale genetico tra le cellulefiglie. Se questo processo nonavviene in modo regolare le duecellule figlie non si dividono magenerano una cellula tetraploide cheha il doppio del contenuto dicromosomi di una cellula normale.«Ora abbiamo scoperto» -spiega

Silvia Soddu- «che la proteinaAurora B regola la specificalocalizzazione di HIPK2 e del suopartner H2B durante la citochinesi».«Aurora B» -prosegue CinziaRinaldo- «è spesso deregolata neitumori e il suo malfunzionamentopuò quindi portare al fallimentodella citochinesi e alla formazionedi cellule aberranti dotate di duenuclei, che sono geneticamenteinstabili e possono portare allaformazione e progressione deitumori».«Lo studio» -conclude GennaroCiliberto, Direttore scientifico Ire-«aggiunge un nuovo e importantetassello alla comprensione dellecause che favoriscono l’insorgenzadel cancro, e alla individuazione dinuovi target per bersagliterapeutici».

Distrofia di Duchenne, ungene artificiale apre lastrada a nuove terapieSi chiama Jazz-Zif1 (JZif1) il nuovogene artificiale capace di aumentarei livelli di utrofina, una proteina ingrado di supplire parzialmentel’assenza o il mal funzionamentodella distrofina, causa di una dellemalattie genetiche più difficili datrattare, la Distrofia Muscolare diDuchenne (DMD).A descriverne l’azione terapeutica,uno studio condotto dagli Istituti dibiologia e patologia molecolare

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(Ibpm) e di biologia cellulare eneurobiologia (Ibcn) del Consiglionazionale delle ricerche (Cnr) diRoma, dal titolo Utrophin up-regulation by artificial transcriptionfactors induces muscle rescue andimpacts the neuromuscular junctionin mdx mice. Il lavoro è statopubblicato su «BBA MolecularBasis of Disease».«La Distrofia Muscolare diDuchenne (DMD) è una patologiagenetica che colpisce un bambinomaschio su 3.500 e provoca unadegenerazione del tessuto muscolarein tessuto fibroso e adiposo, conprogressiva perdita di forzamuscolare e delle abilità motorie» -spiega Claudio Passanantiricercatore dell’Ibpm-Cnr,coordinatore della ricerca- «LaDMD è dovuta alla mancanza di unaproteina chiamata distrofina: è statodimostrato che l’utrofina è in gradodi vicariarne le funzioni,migliorando le condizioni dei topimdx, modello murino dellaDistrofia Muscolare di Duchenne.L’obiettivo della ricerca è definirepossibili strategie terapeutiche chevadano al di là dei trattamentipalliativi, disponibili al momento».Da qui la realizzazione di un generegolatore artificiale denominatoJazz che è in grado di riconoscere ilgene dell’utrofina e di aumentare laproduzione di proteina nel muscoloscheletrico. «Gli avanzamenti dellaricerca si sono articolati, quindi,nella realizzazione di nuovi geniartificiali immuno-mimetici, apartire dal gene prototipo Jazz» -aggiunge il ricercatore- “Inparticolare, il gene artificiale diultima generazione Jazz-Zif1(JZif1) è estremamente simile a ungene normalmente presente edespresso nel genoma umano. Laforte somiglianza dei geni artificialia quelli naturali sarebbe in grado didiminuire, se non azzerare,un’eventuale risposta immunitariadell’ospite».È stato, infatti, progettato e

brevettato un vettore viralechiamato adeno-associato (AAV)per la terapia genica, in cuil’espressione dei geni artificiali èpreferenzialmente diretta al distrettomuscolare. «Questo nuovo vettore,chiamato muscle AAV (mAAV), conalto tropismo muscolare, garantisceun’ottima tessuto specificità,contribuendo ad abbassarel’eventuale risposta immunitariadiretta contro i geni artificialiimmuno-mimetici» -proseguePassananti- «Il recupero muscolare,indotto dal trattamento con i geniartificiali (Jazz e JZif1) nei topidistrofici mdx, è stato verificato nelmuscolo adulto, in particolarestudiando le giunzionineuromuscolari in cui si concentrala presenza dell’utrofina. Sia inlinee cellulari muscolari in colturache in muscoli di modello murinosani e distrofici, il trattamento conJazz e JZif1 incrementa quantità equalità delle giunzionineuromuscolari. Questi dati, chenel lungo periodo potrebberorappresentare una strategiaterapeutica molto promettente per laDMD, hanno dato il via a numerosibrevetti internazionali a firma Cnr,concessi in licenza alla companyIsraeliana ZingenixLtd».PlumeStars.

Gli studi di microzonazionesismica nei territoricolpiti dagli eventisismici del 2016-2017Il 4 maggio si è tenuta, presso laSala Convegni della sede centraledel Consiglio Nazionale delleRicerche, una giornata dipresentazione delle attività svoltedal Centro per la MicrozonazioneSismica (CentroMS) coordinato dalCNR a supporto delle zone colpitedal sisma due anni faQuando avviene un terremoto, laconformazione del territorio e lecondizioni geologiche localipossono modificare gli effetti dellascossa anche tra aree molto vicine.Questi effetti possono esseretemporanei, nel caso diamplificazioni del moto sismico,oppure permanenti, nel caso difrane, sviluppo di fagliazionesuperficiale, liquefazione dei terrenie cedimenti differenziali. La

microzonazione sismica è lostrumento che consente di studiarele caratteristiche geomorfologiche egeologiche locali che intervengononell’alterazione del moto sismico e,per quanto possibile, diquantificarne l’entità. Essa rivestequindi un ruolo chiave per lapianificazione del territorio e ilsupporto alla progettazione degliinterventi sui manufatti.L’Italia è tra i pochi Paesi cheutilizzano in modo sistematico lamicrozonazione sismica comestrumento di prevenzione emitigazione del rischio sismico. Inparticolare, è l’unico Paese almondo che, in tempo ordinario,abbia pianificato la microzonazionesismica su tutto il territorionazionale, con modalità direalizzazione, criteri e standard diesecuzione e archiviazione deirisultati appositamente normati.Dopo il terremoto in Abruzzo del 6aprile 2009, attraverso l’istituzionedel Piano nazionale per laprevenzione del rischio sismico (art.11, Legge n. 77/2009), sono statiinfatti finanziati e affidati a espertiprofessionisti gli studi da realizzaresecondo gli Indirizzi e Criteri per laMicrozonazione Sismica, approvatinel 2008 dal Dipartimento dellaProtezione Civile e dallaConferenza delle Regioni e delleProvince autonome. A oggi, in oltre duemila Comuniitaliani sono stati finanziati erealizzati studi di microzonazioneper individuare zone acomportamento sismico omogeneo(livello 1), propedeutici agliapprofondimenti finalizzati acalcolare gli effetti di sito (studi dilivello 2 e 3). Questi ultimi, inparticolare, richiedono conoscenzespecifiche di modellazione geofisicae analisi numerica ancora pocodiffuse. Per questo motivo, tali studisono spesso condotti attraversol’integrazione delle competenzeprofessionali di geologi e ingegnericon quelle degli Enti di ricerca e

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delle Università, che realizzano inquesto modo un naturale passaggiodi conoscenze e la formazione deiprofessionisti impegnati sulterritorio. Gli eventi sismici chehanno interessato l’Italia centraledal 24 agosto 2016, anche a causa diun’estensione del fenomeno checoinvolge ben 138 Comuni e quattroRegioni, hanno reso necessariaun’accelerazione di questo processo.«Il CNR, insieme con l’interacomunità scientifica, svolge a taleriguardo un ruolo fondamentale disupporto, affiancando tutti i soggetticoinvolti nella realizzazione deglistudi. Il Centro per laMicrozonazione sismica, costituitoda 25 soggetti tra Enti di ricerca eDipartimenti universitari (elencatiin calce), si è reso quindidisponibile a supportare ilCommissario straordinario delGoverno per il coordinamentotecnico-scientifico degli studirealizzati nei 138 Comunimaggiormente colpiti dalterremoto» -commenta il presidentedel CNR, Massimo Inguscio- «Si ètrattato, senza dubbio, del più vastoe complesso studio dimicrozonazione sismica post-eventomai realizzato in Italia attraversoun’attività coordinata di Governo,Regioni, Amministrazioni Locali,comunità scientifica e delleprofessioni. Le attività hannogenerato un effetto virtuoso diamplificazione delle conoscenzescientifiche e delle competenzetecniche, in un’ottica di prevenzionee di riduzione del rischio sismico,che proietterà i suoi effetti sullasocietà civile per molti anni avenire. Gli studi migliorerannonotevolmente la conoscenza delterritorio, a supporto dellevalutazioni di chi sarà impegnatonella pianificazione e nellaprogettazione della ricostruzione». Paola De Micheli, Commissaria perla ricostruzione post sisma 2016, ha,quindi, presentato «i risultati di unesempio virtuoso, in Italia e nelMondo, di studio del territorio. Lacollaborazione inter-istituzionale,promossa dalla strutturacommissariale tra il CNR, leRegioni e gli Enti locali delle areecolpite dagli eventi sismici del2016/2017, ha permesso direalizzare un’indagine di alto valorescientifico, coordinata su un ampio

territorio. Sono state condottericerche geologiche e geofisiche didettaglio sulle caratteristiche delsottosuolo e realizzata unamappatura accurata fondamentaleper avviare, a tutela delle comunitàche vivono in queste aree del centroItalia, il nostro piano di messa insicurezza dei territori fragili sotto ilprofilo idraulico e a rischioidrogeologico».

Come capire il cervelloguardando le apiUn team di ricerca dell’Universitàdi Sheffield e dell’Istituto di scienzee tecnologie della cognizione (Istc)del Consiglio nazionale dellericerche (Cnr) ha scoperto, grazie aun modello matematico, che le apireagiscono all’unisono agli stimoliambientali analogamente ai neuronicerebrali, rivelando dinamiche delcomportamento umano. Lo studiopubblicato su Scientific ReportsPensare alle api in una colonia comeai neuroni in un cervello può aiutarealla comprensione dei meccanismialla base del comportamentoumano. A rivelarlo uno studiodell’Università di Sheffield incollaborazione con l’Istituto discienze e tecnologie dellacognizione del Consiglio nazionaledelle ricerche (Istc-Cnr), pubblicatosu Scientific Reports. «Uno sciame di api può essereconsiderato un super-organismocomposto da migliaia di insetti cherispondono all’unisono a stimoliesterni, come i neuroni del cervelloreagiscono alle sollecitazioni cheprovengono dall’ambiente. Questasomiglianza permette di tracciareprecise corrispondenze tra leinterazioni tra api responsabili delcomportamento del super-organismo e i meccanismi neuralialla base della cognizione, e quindidi identificare le micro interazionialla base dei meccanismi generalidel comportamento umano e non»spiega Vito Trianni ricercatoredell’Istc-Cnr e coautore dellostudio.Il punto di partenza del lavoro è unmodello matematico dellasciamatura: «Le api decidonocollettivamente il luogo dovecostruire l’alveare e perraggiungere questo obiettivo fanno

uso di segnali complessi chepermettono di attrarre altre apiverso nidi di qualità elevata o diinibire il reclutamento, peralternative di bassa qualità. Questisegnali sono simili a quellitrasmessi tra popolazioni di neuronidurante i processi decisionali trapiù alternative» continua ilricercatore. Studiare le api semplifica l’analisidei processi neuronali: «Le api sonoun modello utile per rivelaredinamiche neurali, dato chel’osservazione del comportamentodelle api durante la sciamatura èmolto più semplicedell’osservazione delcomportamento dei neuroni duranteun processo decisionale», spiega ilcoautore Cnr.La ricerca dimostra come nei super-organismi si possono riscontrare deiprocessi decisionali che rispettano lestesse leggi seguite da tutti gliorganismi: le leggi della psicofisica.A oggi queste leggi non sono piùuna peculiarità esclusiva delcervello ma sono piuttosto deimeccanismi generali chetrascendono la fisiologia specifica diun (super) organismo. «Una delletre leggi della psicofisica analizzatenello studio è la legge di Weber chespiega come si percepiscono ledifferenze tra due stimoli: percapire tra due mele quale sia la piùpesante, occorre che la differenza dipeso sia superiore a 10g circa, lastessa differenza di 10g non è peròsufficiente a distinguere il piùpesante tra due meloni. La causa èche i meloni sono in generale 10volte più pesanti delle mele, equindi la differenza minima di pesoper distinguere il frutto più pesantedeve essere dieci volte maggiore»conclude Trianni. Nello studio,queste stesse relazioni sono stateriscontrate nel modello di decisionedi uno sciame di api.

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La SIPS - Società Italiana per il Progresso delle Scienze - onlus«ha per scopo di promuovere il progresso, la coordinazione e la diffusione delle scienze e delle loro appli-cazioni e di favorire i rapporti e la collaborazione fra cultori di esse», svolgendo attività interdisciplinare emultidisciplinare di promozione del progresso delle scienze e delle loro applicazioni, organizzando studi eincontri che concernono sia il rapporto della collettività con il patrimonio culturale, reso più stretto dallenuove possibilità di fruizione attraverso le tecnologie multimediali, nella ricerca delle cause e nella rilevazionedelle conseguenze di lungo termine dell’evoluzione dei fattori economici e sociali a livello mondiale: popo-lazione, produzione alimentare e industriale, energia e uso delle risorse, impatti ambientali, ecc.

Le origini della Società Italiana per il Progresso delle Scienze si ricollegano al periodo anteriore al nostroRisorgimento politico, allorquando nella nostra penisola, smembrata in sette piccoli Stati, i più eminenti uo-mini di Scienza e di Lettere solevano riunirsi in Congresso. Nel 1839, a Pisa, fu tenuta la prima Riunionedegli scienziati italiani, celebrata dal Giusti, nei noti versi:

Di si nobile congressoSi rallegra con sè stessoTutto l'uman genere.

Ciò che costituì, fin da principio un'importante caratteristica delle Riunioni degli scienziati italiani, fu la largapartecipazione del pubblico colto, a fianco dei più illustri scienziati. E di ciò danno conferma gli Atti delleRiunioni, e le testimonianze degli scrittori, italiani e stranieri del tempo. Oltre a dibattere tematiche a caratterescientifico-tecnico e culturale, la SIPS pubblica e diffonde i volumi degli Atti congressuali e Scienza e Tec-nica, palestra di divulgazione di articoli e scritti inerenti all’uomo tra natura e cultura. Gli articoli, salvo diversi accordi, devono essere contenuti in un testo di non oltre 4 cartelle dattiloscritte suuna sola facciata di circa 30 righe di 80 battute ciascuna, comprensive di eventuali foto, grafici e tabelle.Pos-sono far parte della SIPS persone fisiche e giuridiche (università, istituti, scuole, società, associazioni e, ingenerale, enti) che risiedono in Italia e all’estero, interessate al progresso delle scienze e che si proponganodi favorirne la diffusione (art. 7 dello statuto).

CONSIGLIO DI PRESIDENZACarlo Bernardini, presidente onorario; Maurizio Luigi Cumo, presidente; Luigi Berlinguer, vicepresidente; BarbaraMartini, amministratore; Enzo Casolino, segretario generale; Mario Alì, Francesco Balsano, Vincenzo Cappelletti,Salvatore Lorusso, Elvidio Lupia Palmieri, Filomena Rocca, Antonio Speranza, Nicola Vittorio, consiglieri; AlfredoMartini, consigliere onorario.Revisori dei conti: Antonello Sanò, Guglielmo Lucentini, Elena Maratea, effettivi; Roberta Stornaiuolo, supplente.

COMITATO SCIENTIFICOMichele Anaclerio, Piero Angela, Mario Barni, Carlo Blasi, Maria Simona Bonavita, Federico Cinquepalmi, Mario Cipolloni, IreneoFerrari, Michele Lanzinger, Waldimaro Fiorentino, Gaetano Frajese, Gianfranco Ghirlanda, Mario Giacovazzo, Giorgio Gruppioni,Nicola Occhiocupo, Gianni Orlandi, Renato Angelo Ricci, Mario Rusconi, Cesare Silvi, Roberto Vacca, Bianca M. Zani.

SOCIPossono far parte della SIPS persone fisiche e giuridiche (università, istituti, scuole, società, associazioni ed in generale, enti) che risiedonoin Italia e all’estero, interessate al progresso delle scienze e che si propongano di favorirne la diffusione (art. 7 dello statuto).

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