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SCIENZA E MEDITAZIONE Workshop 9-10 ottobre 2015, ore 9-18 Sala dell’Annunciata, Piazza Petrarca, Pavia

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SCIENZA E

MEDITAZIONE

Workshop9-10 ottobre 2015, ore 9-18

Sala dell’Annunciata, Piazza Petrarca, Pavia

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I benefici della meditazione, ormai provati, costitu-iscono argomento di crescente interesse scientifico.Questo convegno illustra le evidenze, i metodi perottenerle e le differenti interpretazioni, offrendoallo stesso tempo esperienze pratiche condotte daun esperto meditatore.

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La partecipazione al workshop è a numero chiusoed è richiesta l’iscrizione.

Quote di partecipazione::Studenti AC10

Non studenti AC45Per informazioni ed iscrizione obbligatoria:

www.scienzaemeditazione.org

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Venerdì 9 ottobre

9:00-9:40 Registrazione

9.40-9.45 Apertura dei lavori9:45-10:15 Di cosa parliamo quando parliamo di meditazione

(Davide Anchisi)10:15-11:00 Zazen: il piacere del silenzio e dell’immobilità

(Fausto Tatien Guareschi)11:00-11:30 Pausa11:30-12:15 Codifica predittiva dei processi cognitivi

(Giuseppe Pagnoni)12:15-13:00 Mindfulness e Kitsch: potenzialità e banalizzazioni

nelle applicazioni della mindfulness (Fabio Giommi)

13:00-14:30 Pausa

14:30-15:15 Sedersi tranquilli (Tim Parks)15.15-16.00 Finali olimpiche e mindfulness (Niccolò Campriani)16.00-16:20 Introduzione alla pratica della meditazione

(Salvatore Bruno)16:20-17:20 Seduta di meditazione (Salvatore Bruno)17:20-17:45 Pausa17:45-18:15 Condivisione (Moderatore: Salvatore Bruno)

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Sabato 10 ottobre

9:30-10:00 Seduta di meditazione (Salvatore Bruno)10:00-10:40 La meditazione tra fenomenologia e neuroscienze

(Aldo Natale Terrin)10:40-11:00 Pausa11:00-11:40 Dalla psicologia buddhista alle neuroscienze

degli stati mentali (Antonino Raffone)11:40-12:20 Il controllo senza controllo (Davide Anchisi)12:20-13:00 Percezione e integrazione sensoriale (Gabriella Bottini)

13:00-14:30 Pausa

14:30-15:10 Neuropsicologia della mindfulness e effetti sullapersonalità (Cristiano Crescentini)

15:10-15:50 Ansia e stress: la meditazione di Benson e ilbiofeedback (Roberto Anchisi)

15:50-16:15 Pausa16:15-16:55 Le vicissitudini della «consapevolezza» in occidente:

il caso delle scale di mindfulness (Fabio Giommi)16:55-17:20 Quantifichiamo l’efficacia della meditazione

(Luisa Bernardinelli)17:20-17:40 Dibattito aperto al pubblico

(Moderatore: Davide Anchisi)17:40-17:45 Chiusura dei lavori

18:15-19:15 Concerto di chitarra (Franco Brambati)

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Relatori

• Davide AnchisiDipartimento di Scienze Medichee Biologiche, Università di Udine

• Roberto AnchisiIstituto Europeo per lo Studiodel Comportamento Umano (IES-CUM)

• Luisa BernardinelliDipartimento di Scienze del Sis-tema Nervoso e del Comporta-mento, Università di Pavia

• Gabriella BottiniDipartimento di Scienze del Sis-tema Nervoso e del Comporta-mento, Università di Pavia

• Salvatore BrunoIstituto di Psicosintesi, Milano

• Niccolò CamprianiSquadra olimpica di tiro a segno

• Cristiano CrescentiniDipartimento di Scienze Umane,Università di Udine

• Fabio GiommiNous-Scuola di Psicoterapia Mi-lano e AIM-Associazione Italianaper la Mindfulness

• Fausto Taiten GuareschiIstituto Italiano Zen SotoShobozan Fudenji, SalsomaggioreTerme

• Giuseppe PagnoniDipartimento Scienze Biomediche,Metaboliche e NeuroscienzeUniversità di Modena e ReggioEmilia

• Tim ParksIstituto Universitario di LingueModerne (IULM), Milano

• Antonino RaffoneDipartimento di Psicologia, Uni-versità di Roma La Sapienza

• Aldo Natale TerrinUniversità Cattolica, Milano e Is-tituto di Liturgia Pastorale diPadova

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Organizzazione

• Davide Anchisi

• Luca Argenton

• Luisa Bernardinelli

• Carlo Berzuini

• Daniela Bolfo

• Gabriella Bottini

• Salvatore Bruno

• Anna Gullotti

• Luca Littarru

• Gabriella Morandi

• Giuseppe Pagnoni

• Federico Tessarin

• Roberto Zanotti

Gianfranca Corbellini (segreteria)Dipartimento Scienze del Sistema Nervoso e del Comportamento,Università di Paviatel 39 0382 987526 - fax 39 0382 [email protected]

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Di cosa parliamo quando parliamo dimeditazione

Davide Anchisi. Laureato in Medi-cina e Chirurgia e dottore di ricercain Scienze Neurologiche, attualmenteè ricercatore presso il Dipartimentodi Scienze Mediche e Biologiche del-l’Università di Udine e docente diNeurofisiologia nei corsi di laurea inMedicina e Chirurgia, Fisioterapia eScienza dello Sport. Durante gli studidi medicina e successivamente con ildottorato si è occupato di plasticitàsinaptica, con studi elettrofisiologici delcervelletto. Ha poi condotto studi fun-zionali e metabolici sul sistema nervosodell’uomo in condizioni patologiche de-generative e sul riadattamento plasticodella corteccia cerebrale. Si è dedicatoa studi sulla percezione del dolore, sullasua modulazione cognitiva e sugli effettidell’apprendimento sulla percezione, conindagini funzionali (risonanza magneticafunzionale), comportamentali e conmodelli matematico-probabilistici. Neglistudi sulla meditazione si è occupatosoprattutto degli effetti sull’esecuzionemotoria e sull’apprendimento.

Il termine «meditazione» può avere molte connotazioni. Sco-po di questo intervento è cercare di chiarire cosa intendiamoqui con «meditazione», in modo da sgombrarci da dubbi efraintendimenti. Verrà brevemente descritto che cosa non èmeditazione, che cosa si fa quando si medita e quali effet-ti ha la pratica. Soprattutto, per chiarire fin dall’inizio dicosa parliamo in queste due giornate, ci sarà una breve me-ditazione guidata: la meditazione è una pratica e per capirecos’è va praticata.

Zazen: il piacere del silenzio edell’immobilità

Fausto Taiten Guareschi è natoa Fidenza (Parma) nel 1949. Pocopiù che adolescente intraprende lapratica e lo studio delle arti marzialie in particolare nel settore dello Judo,dove raccoglie soddisfacenti risultati,prima come agonista e poi comeinsegnante. Sul finire degli anni ’60, aParigi, è iniziato alla Tradizione ZenSoto grazie all’incontro con TaisenDeshimaru Roshi. Nel 1973, semprea Fidenza, fonda la Scuola Superioredi Arti Marziali Kyu Shin Do Kai , dicui è anche presidente onorario. Nel1984, affiancando Narita ShuyuRoshi, di cui nel frattempo è diventatoprimo erede spirituale in Europa,fonda il monastero di Fudenji , centrodi spiritualità e cultura, crocevia didialogo e confronto con la culturareligiosa e scientifica contemporanea.Già presidente dell’UBI – UnioneBuddhista Italiana – dal ’90 al ’93,collabora successivamente, in qualitàdi vicepresidente, alla definizionedell’intesa tra l’U.B.I. e lo Stato

Meditazione e conoscenza (jp. zenjo e chie) sono i princi-pali elementi strutturali del modello simbolico buddhista,come del resto della scuola e tradizione Soto Zen a cui ilTempio e Monastero Fudenji appartiene. Anche se l’unitàdi meditazione e conoscenza è una questione acquisita giànel Chan cinese dal VII secolo, non sono mancate – né maidefinitivamente tramontate – visioni strumentali che vedo-no nella serenità e nella calma del corpo e della mente (jp.shi, scr. samatha) lo strumento capace di attivare quell’os-servazione profonda (jp. kan, scr. vipassyana) che vedendoe conoscendo l’intrinseca vacuità d’ogni aspetto del mondofenomenico, sa operare amorevolmente (jp. ji hi, scr. maitrikaruna) alla redenzione d’ogni essere senziente conducen-dolo al sublime Risveglio della Conoscenza (jp. anokutarasammyaku sambodhaishin, scr. anuttara samyak sambodhi).Dogen Zenji (1200-1253), considerato insieme a Kei-

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zan Zenji (1268-1325) carismatico fondatore della scuola Italiano, firmata nella primavera del2000. Dalla fine del 2004, Taiten Guare-schi è Abate del monastero di Fudenji .Attualmente è Professore al N.S.C.T. –Nuovo Seminario Catechistico Teologico– di studi buddhisti e catechistici di Fu-denji , incaricato di insegnare il Dharmabuddhista attraverso l’Antropologia el’Estetica Teologica, con particolareriferimento alla tradizione Brahmanica,Cinese e Giapponese.

Soto in Giappone, rifiuta però categoricamente ogni visionestrumentale e graduale ed introduce un elemento di novitànella pratica della meditazione, esaltandone la dimensioneliturgico-rituale e ludico-estetica. Nel contesto della sua vi-ta di conversione, Dogen Zenji fa della trasfigurazionedel corpo-mente (jp. shinjin datsuraku), del semplice-sedere-per-sedere in meditazione (jp. Shikantaza), l’esaltazionedell’azione povera, genuina, immotivata, l’archetipo mitico,cultuale e simbolico della totalità cosmoteandrica che rap-presenta ciò in cui la Natura Buddha può incarnarsi. Vi èin questa sua predilezione un chiaro riferimento all’eventostorico salvifico fondante la tradizione buddhista zen, che ilSignore Buddha al culmine del suo appassionato itinerarioascetico nomina «Io, il tempo, il corpo, epifania della Via».Il fedele siede quindi nel memoriale di tale evento, ripristinorituale mitico-culturale dell’originario immemorabile. Do-gen Zenji stesso, quattro anni dopo il suo ritorno dallaCina (1227) scrive nel Bendowa, sulla via dell’ascesi: Se perun solo istante lasciamo che il Buddha-mudra s’imprima nelnostro intero corpo mente, solo sedendo fermi nel samadhi,ogni cosa nel mondo del Dharma diviene sigillo del Budd-ha, l’intero spazio s’illumina d’immenso e lo splendore delrisveglio rinnova.

Codifica predittiva dei processi cognitiviGiuseppe Pagnoni è attualmentericercatore al Dipartimento di ScienzeBiomediche, Metaboliche e Neuroscien-ze dell’Università di Modena e ReggioEmilia. Laureato in Fisica, ha succes-sivamente completato un dottorato diricerca in neuroscienze ed ha lavoratoper diversi anni negli Stati Uniti pressoil Dipartimento di Psichiatria e ScienzeComportamentali della Emory Universitya Atlanta. Ha condotto e collaboratoa diversi studi di neuroimaging suimeccanismi di ricompensa, sulla in-terazione tra sistema immunitario efunzione cerebrale, sulla cognizione so-ciale e sulla attività cerebrale intrinseca.Soprattutto grazie all’incontro con ilMaestro Fausto Taiten Guareschidurante gli anni del dottorato, ha inoltresvolto ricerca sui correlati neurali ecomportamentali della meditazione Zene sui processi di regolazione volontariadell’attenzione.

Nelle neuroscienze cognitive, sta acquistando un peso viavia crescente la nozione che mente e cervello siano siste-mi essenzialmente predittivi. Secondo questa prospettiva,le nostre aspettative condizionano in maniera cruciale siale nostre percezioni che il nostro comportamento. In que-sta lezione introdurremo le linee generali di questa teoriae vedremo come ciò possa risultare utile ad una migliorecomprensione delle pratiche contemplative.

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Mindfulness e Kitch: potenzialità ebanalizzazioni nelle applicazioni della

mindfulness

La recente ed epidemica popolarità della mindfulness porta Fabio Giommi. Psicologo clinico epsicoterapeuta, divide il suo tempotra Italia e Olanda. Dal 1997 lavo-ra in Olanda insieme al prof. HenkBarendregt (vincitore del premioSpinoza, il più prestigioso riconoscimen-to scientifico olandese) come seniorresearcher presso la Radboud Universitydi Nijmegen ad un progetto di ricercacontinuativo e interdisciplinare che sirivolge alle diverse dimensioni della min-dfulness (clinica, neuroscienze, filosofia).In quest’ambito ha partecipato allafondazione e allo sviluppo del gruppo diricerca MBM (Mind–Brain–Mindfulnessteam) che sta realizzando ricerchee pubblicazioni internazionali sullamindfulness, sia cliniche (MBCT) cheneuropsicologiche.In Italia si dedica alla pratica clinica,

alla divulgazione e alla formazione. Èdirettore di Nous – Scuola di Specia-lizzazione quadriennale in PsicoterapiaCognitiva-Costruttivista di Milano(riconosciuta MIUR).Nell’ambito degli interventi

mindfulness-based conduce gruppiclinici in varie istituzioni sanitariepubbliche e private, insegna e tieneseminari presso diverse Scuole di Spe-cializzazione in psicoterapia e presso l’A.ME.CO (Associazione per la Medita-zione di Consapevolezza). Presidentedi AIM-Associazione Italiana per laMindfulness.Ha completato nel 2007 i tre livelli

del Professional Training per istruttoriMBSR presso il CFM – Center forMindfulness di Jon Kabat-Zinnpresso la Medical School dell’Universityof Massachusetts USA.Ha partecipato al primo training for-

mativo sull’MBCT tenuto nel 2002 da J.Teasdale, M. Williams, Z.Segale J. Kabat-Zinn. Ha completato ilpercorso per istruttori dell’InterpersonalMindfulness (IM) Training for MBSRTeachers con Florence Meleo-Meyer e Gregory Kramer presso ilCFM.Nel 2010 ha preso parte al primo

training avanzato per istruttori formati,il Training Retreat for Teachers ofMindfulness-Based Interventions,

con sé potenzialità e rischi. Nella sua intenzione originariala prospettiva dell’applicazione in contesti clinici della mind-fulness da parte di Jon Kabat-Zinn deriva ed è fondatasulle pratiche di meditazione di consapevolezza – una delleprincipali tradizioni meditative del buddhismo classico – esulla visione dharmica che in queste pratiche si incarna (cosìcome avviene in altre tradizioni contemplative). I protocollimindfulness-based consistono essenzialmente nel proporreun livello introduttivo, iniziale di pratica di meditazione diconsapevolezza. Questo livello introduttivo, accompagnatoda alcuni elementi e conoscenze che derivano dalla scienzaoccidentale, offre una forma, un veicolo adatto alla nostracultura e adeguato ai contesti quotidiani, all’esperienza divita che incontriamo tutti i giorni.

Attraverso questa forma di programmi mindfulness-based,il potere liberatorio e quindi terapeutico della consapevo-lezza è stato sperimentato anche in ambiti clinici e psicoso-ciali per affrontare le molte forme – dalle più evidenti allepiù sottili, da quelle non cliniche a quelle francamente psi-copatologiche – con cui la sofferenza (dukka) ci coglie e ciannebbia. La forma di protocollo rende la mindfulness stu-diabile e verificabile con i metodi della scienza occidentale,e ha permesso di dimostrare l’efficacia clinica e terapeuticadella meditazione di consapevolezza: i mindfulness-based in-terventions (MBIs) sono oggi riconosciuti come interventievidenced-based e accolti nelle linee guida internazionali peril trattamento di alcuni disturbi.

Nel contempo le pratiche meditative sono diventate un’a-rea di ricerca in cui le neuroscienze trovano condizioni uni-che per lo studio dei processi mentali e soprattutto dellacoscienza.

In sintesi, la potenzialità e il merito della prospettiva del-la mindfulness sembra consistere soprattutto nel rappresen-

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tare una porta di accesso, contemporanea e particolarmente condotto dai direttori del Center forMindfulness, Melissa Blacker,Florence Meleo-Meyer, SakiSantorelli.Dopo aver partecipato a diversi ritiri

di Insight Dialogue (ID) condotti daGregory Kramer è stato da luiinvitato a seguire il percorso comeinsegnante di Insight Dialogue. Haorganizzato i ritiri di Kramer in Italia elo ha accompagnato come co-teacher.Ha approfondito la meditazione di

consapevolezza, in particolare attraversol’insegnamento di Corrado Pensa,Henk Barendregt, GregoryKramer. Studia e pratica l’AdvaitaVedanta e la prospettiva non-duale dal1998.

adatta alle nostre condizioni di vita, alla dimensione dellaconsapevolezza intuitiva.

Tuttavia, la popolarità crescente si accompagna, comesempre, a grandi rischi che possono finire col dissipare lepotenzialità offerte dalla prospettiva della mindfulness, oaddirittura tradirla e capovolgerla nella sua parodia e nelsuo opposto. C’è il rischio di una banalizzazione superficialee in ultima analisi inefficace. Il rischio di considerarla comefosse una «tecnica» di «rilassamento» e una sorta di «spaemozionale» finalizzata al «benessere» e al semplice «con-forto psicologico», equivocando così proprio il suo nucleoche consiste nell’entrare realmente in relazione con la pro-pria sofferenza cogliendone il potere di verità. Il rischio diuna concezione riduzionista o scientista, che la travisa co-me «tecnica terapeutica» e pretende di ri-tradurla in unaqualche cornice concettuale già esistente (comportamentale,cognitiva, psicodinamica, neuroscientifica, ...), dimenticandola profondità della visione da cui sorge.

Il rischio è una visione sentimentale, edificante, in ultimaanalisi consolatoria e difensiva della consapevolezza, che nonci mette in gioco. Il rischio di dimenticare i limiti di quellaforma solo introduttiva che sono i «protocolli mindfulness-based» e di presentarla in modo quasi «messianico» e salvi-fico, messaggio da portare al mondo come se dei mali delmondo fosse la soluzione. Insomma, con la popolarità lamindfulness rischia il kitch.

Sedersi tranquilliTim Parks. Nato a Manchester nel1954, abita in Italia da più di 30 anni.Romanziere e professore di lingueall’Università IULM di Milano, doveè coordinatore della laurea magistralein traduzione, scrive regolarmenteper il New York Review of Books eIl Sole 24 Ore. Ha tradotto opere diMoravia, Tabucchi, Calvino, Calasso,Machiavelli e Leopardi. Le sue piùrecenti pubblicazioni in Italia sonoil saggio Insegnaci la quiete, cheesamina il rapporto mente corpo e lameditazione Vipassana, e il romanzo Ilsesso è vietato ambientato in un ritiroVipassana.

L’autore parlerà del suo avvicinamento alla meditazio-ne in seguito a dolore cronico, dei ritiri Vipassana e deicambiamenti nella natura della sua pratica attuale.

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Finali Olimpiche e MindfulnessNiccolò Campriani è campione Olim-pico di tiro a segno e ingegnere dellosport. In campo accademico Camprianiha conseguito nel 2011 un Bachelor inIndustrial Engineering alla West VirginiaUniversity (USA) per poi proseguire ilsuo percorso di studi con un Master inSports Engineering alla Sheffield HallamUniversity (UK) nel 2013. Tra le suecompetenze risultano la biomeccanicae la fisiologia applicata allo sport, mec-canica dei materiali, analisi cinetica ecinematica, tecniche di modellizzazionee ottimizzazione. Attualmente Cam-priani è impegnato come consulentealla Ferrari nell’ambito del progettoCONI-Ferrari. Tale collaborazione hacome obiettivo quello di assistere esupportare le squadre Olimpiche Italianemettendo a disposizione le tecnologie ele conoscenze degli ingegneri Ferrari.La carriera sportiva di Campriani

comprende titoli Europei (2009),Mondiali (2010), Universiadi (2011)fino a raggiungere l’apice con l’oro el’argento Olimpico individuale nellespecialità di carabina ai giochi di Londra2012.

Pratico lo sport del tiro a segno da 15 anni, un periodo cosìlungo e intenso da rappresentare più un percorso di vitache una semplice carriera sportiva. Ogni stagione non è maistata uguale a quella precedente, più andavo avanti e piùmi accorgevo che la vera sfida non era vincere una medagliama avvicinarsi il più possibile alla riproduzione del gestoperfetto.

Questa per me è stata una scoperta tanto semplice quan-to sconvolgente. Da un momento all’altro i veri avversariche si frapponevano tra me e il mio obiettivo non erano piùRussi e Cinesi ma solo le mie più profonde paure.

La ricerca di nuovi strumenti per affrontare questa situa-zione mi ha spinto a svolgere sedute di meditazione, psi-coterapia, neurofeedback, ipnosi e autoipnosi. Un percorsofaticoso e affascinante che oltre a portare i suoi frutti nellecompetizioni sportive ha avuto ancor di più un impatto sul-la mia personalità. Sia ben chiaro: non ho scoperto nessuntrucco per «vincere facile», le insicurezze legate alle cre-scenti aspettative sono sempre ben presenti, ma è cambiatoradicalmente il modo di convivere con queste paure.

«Being in the present moment» in una gara Olimpica puònon essere visivamente spettacolare quanto un esercizio allasbarra o uno sprint dei 100 metri, ma vi garantisco che èuna delle esperienze più forti e significative della vita di unosportivo. E oggi sono qui per raccontarvelo.

Introduzione alla pratica dellameditazione

Salvatore Bruno è naturopata, coun-sellor presso l’Istituto di Psicosintesidi Milano ed esperto meditatore. Hacondotto gruppi di meditazione pressol’istituto di Psicosintesi e altri centri inItalia. Da più di venti anni si occupadi discipline olistiche ed energetiche.L’esperienza maturata di persona inpersona gli permette di dar vita alpercorso evolutivo di cui Tu hai bisogno.Ha collaborato per numerosi anni conl’Istituto di Ricerche Cosmòs che studiail ripristino dell’integrità dell’essereumano e dell’ambiente attraverso ilriequilibrio energetico, le pratiche dimeditazione e la ricerca interiore.

La meditazione aumenta la consapevolezza di ciò che ac-cade dentro e fuori di noi. La meditazione non si studia, sisperimenta. Ascolterete suggerimenti per praticare questaattività in modo efficace e gradevole. Guidati dalla mia vo-ce, raggiungerete uno stato di piacevolezza, rilassamentofisico profondo e leggerezza mentale.

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La meditazione tra fenomenologia eneuroscienze

Aldo Natale Terrin si è laureato inFilosofia della Religione all’UniversitàCattolica di Milano e in Sacra Teologiaalla Facoltà Teologica Interregionale diMilano. Ha studiato per 5 semestri San-scrito e filosofie orientali in Germania(Muenster/Westf.).Ha insegnato per molti anni Storia

delle religioni e Antropologia Culturaleall’Università Cattolica di Milano, allaFacoltà Teologica di S. Giustina diPadova, all’Istituto di Scienze Religiosedell’Università di Urbino, nonchéall’Istituto di Scienze Religiose diTrento.È nel comitato scientifico delle riviste

Hermeneutica e Credereoggi.

La dispersione dello spirito è sempre più grande. Non riu-sciamo ad essere silenziosi, quando lo vorremmo e quandosiamo assaliti da pensieri non riusciamo semplicementead «osservarli», ma siamo preda di essi in maniera quasicompulsiva.

Poi, tra l’altro nel mondo della continua dispersione in cuiviviamo, si dà il caso che le cosiddette industrie della pub-blicità e dell’intrattenimento tentano oggi l’ultima sfida estanno attaccando le fondamenta stesse della nostra possibi-lità di «fare esperienza». Questi mezzi moderni ci trascinanoda ogni parte, ma sempre e inevitabilmente lontano da noistessi.

In questo contesto fare meditazione è l’ultima spiaggiaper riscoprire la profondità della nostra mente, l’importanzadei nostri spazi vitali, per cui occorre riscoprire la consape-volezza, il silenzio, la concentrazione dei pensieri. Ma anchela semplice attenzione al respiro ha il vantaggio di essere unsostegno facile e costante.

Vedremo come motivi fenomenologici di percezione am-pliata della coscienza si intrecciano a motivazioni neuroscientifiche che inducono tranquillità e benessere convergen-do gli uni e le altre nel mostrarci la nuova e impareggiabilescoperta dell’uomo del XXI sec. che va tuttavia a integrar-si con i grandi schemi di riflessione propri soprattutto delBuddhismo antico.

In questo contesto, poi, ciò che più fa soffrire ha ancoraun’altra fonte più nascosta e un’altra origine più sotterra-nea, naturalmente associata. Concomitante e in associazioneal fatto esterno che abbiamo denunciato sopra, vi è l’altroaspetto più interiore, quello che tocca le origini stesse delnostro io: è il fatto che noi siamo diventati «schiavi dei no-stri pensieri». I pensieri, lasciati liberi, fanno un rumore as-sordante dentro di noi e aumentano le nostre preoccupazionial punto che i tutti i problemi si ingigantiscono, come capi-ta, a volte quando si è sopraffatti dagli incubi della notte.

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Così di seguito non riusciamo più ad avere una vita tran-quilla. La mente resta preda dei pensieri più negativi che ciossessionano sia nel lavoro, sia nel tempo libero. Non siamopiù padroni di noi stessi e la nostra mente continua pericolo-samente a inabissarsi in un mare pericoloso di pensieri, chesono devastanti per la nostra salute psichica e psicosomatica.Si tratta di una minaccia continua che in parte è indottada cause «fuori di noi», ma in parte è indotta anche dalladebolezza della mente «dentro noi stessi», dal nostro impo-verimento spirituale. Si tratta di qualcosa di conturbanteche mette a rischio la nostra mente, la quale resta in baliadelle situazioni più disparate e difficili vivendo in una speciedi implosione interna, dove non si ha più alcuna possibilitàdi controllo dei propri pensieri.

Dalla psicologia buddhista alleneuroscienze degli stati mentali

Antonino Raffone è professore asso-ciato preso il Dipartimento di Psicologiadella Sapienza Università di Roma.Nella stessa università ha conseguitola laurea in «Psicologia», il perfeziona-mento in «Psicologia cognitiva e retineurali», e il dottorato di ricerca in«Psicologia e scienza cognitiva». Dopoaver insegnato in Inghilterra è rientratoin Italia alla Sapienza con il programmanazionale «Rientro dei cervelli» nel2005, per poi ricevere la chiamatadiretta a professore associato nel 2009.È autore di diverse pubblicazioni scien-tifiche internazionali, con particolareriferimento a ricerche sulle basi neuralidell’attenzione, della memoria di lavoro,della coscienza e della meditazione.È praticante nella tradizione SotoZen da diversi anni, e coordina varieiniziative connesse alla mindfulness,inclusi seminari, conferenze, iniziativeeditoriali e training di meditazione diconsapevolezza in carcere. È fonda-tore e presidente di Consciousness,Mindfulness, Compassion – CMC –International Association’.

Una vasta gamma di studi neuroscientifici ha evidenziatol’interdipendenza di stati e processi connessi a cognizioneed emozioni, così come l’interdipendenza di stati mentaliesperiti in prima persona e stati fisiologici oggettivamentemisurabili. Molti secoli prima dell’avvento delle neuroscienzela psicologia buddhista aveva colto in profondità tali inter-dipendenze, come nel modello dei cinque aggregati, nellapratica e nella teoria della meditazione e nelle raffinate for-mulazioni connesse agli stati mentali e alla coscienza. Taletradizione aveva inoltre messo in luce i processi aggregati,condizionati e impermanenti connessi all’esperienza del sé, ela natura condizionante e limitante dei processi di identifica-zione e pensiero concettuale. Anche questi insight convergo-no con le evidenze più recenti delle neuroscienze affettive ecognitive sulla costruzione (neurale) condizionata del sensoe delle rappresentazioni del sé e processi di identificazionea diversi livelli. Tali insight ed evidenze presentano impor-

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tanti implicazioni cliniche come nella comprensione e neltrattamento di reazioni di stress e dipendenze patologicheIl talk proporrà una panoramica su tali aspetti, con unaselezione di studi neuroscientifici di particolare rilevanza,includendo evidenze di impatto clinico. Saranno infine evi-denziate prospettive emergenti di ricerca in neuroscienze eper applicazioni cliniche.

Il controllo senza controlloDavide Anchisi

Gran parte di quello che facciamo avviene in modo automa-tico e attraverso processi inconsapevoli. Noi poi osserviamoi risultati di questi processi, risultati che riguardano azionie comportamenti, ma anche emozioni, affetti e stati fisiolo-gici. Vedremo come la pratica della meditazione modifichigli automatismi e i processi inconsapevoli attraverso i cam-biamenti che produce sul funzionamento e sulle strutture delsistema nervoso e da qui come possa avere effetti sul nostromodo di vedere la realtà, (e di viverla), sui comportamenti,sulle emozioni e sullo stato di salute. In particolare, tratte-remo in dettaglio l’effetto della meditazione sull’apprendi-mento implicito (quello delle abilità e del controllo motorio),come tentare di controllare peggiori il risultato (poiché inter-ferisce con gli automatismi sviluppati con l’apprendimento)e come la meditazione, sviluppando la consapevolezza el’accettazione, possa aiutarci a lasciare il controllo, permet-tendo l’espressione automatica ottimale di ciò che sappiamofare.

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Percezione e integrazione sensorialeGabriella Bottini è professore ordina-rio di Psicobiologia e Neuropsicologiapresso la Sezione di psicologia del Dipar-timento di Scienze del Sistema Nervosoe del Cervello, dell’Università degli Studidi Pavia e Honorary Senior Lecturerpresso l’Istituto di Neurologia di Londra.Gabriella Bottini è anche il direttore deilaboratori di Neuropsicologia Clinica eForense, Neuroscienze e Società pressol’Università di Pavia, e il Centro di Neu-ropsicologia Cognitiva presso l’OspedaleNiguarda Ca ’Granda di Milano. È mem-bro di numerose società di Neuroscienze(ISN, ESN, SINDEM, SINP, ecc), edel comitato direttivo dell’Associazio-ne Europea di Neuroscienze e Diritto(EANL). La sua attività di ricerca èfocalizzata sui correlati fisiologici eanatomici del comportamento umano,sulle componenti cognitive ed emotive,in individui sani e pazienti con disturbipsichiatrici e neurologici. La Prof.ssaBottini è anche coinvolta in una seriedi attività riguardanti l’interazione traneuroscienze e diritto.

La rappresentazione del corpo deriva dall’integrazione mul-tisensoriale e dall’updating motorio. Stimoli tattili, visivi,propriocettivi, e vestibolari contribuiscono in vario modo almantenimento dello schema corporeo. Tuttavia tale rappre-sentazione deriva anche dalla consapevolezza che il corpo ciappartiene (ownership) e dalla intenzionalità motoria. Lostudio di pazienti con diverse lesioni cerebrali e esperimentidi neuroimaging su soggetti normali rivelano che tali aspet-ti, essenziali per l’adattamento ambientale, sono modulatida diversi sistemi neurali. Inoltre, i correlati neurofisiologicidella percezione contengono componenti implicite e espliciteche giustificano le molteplici dissociazioni comportamentaliche si manifestano in corso di cerebrolesioni.

La meditazione mindfulness: fondamentineuropsicologici ed effetti sulla

personalità.Cristiano Crescentini è nato aCampiglia nel 1979. Si è laureato inPsicologia presso l’Università di Firenze(2004). Ha ottenuto un dottorato inneuroscienze presso la Scuola Superioredi Studi Avanzati (SISSA) di Trieste(2009). Attualmente è assegnista diricerca e professore a contratto (dipsicologia e psicobiologia dello sviluppo)presso l’Università di Udine. I suoi studiriguardano le funzioni del lobo frontalee la neuropsicologia della meditazionee della spiritualità. Da alcuni anni tienecorsi d’introduzione alla meditazionemindfulness presso ospedali e strutturedi accoglienza psicologica. È autore dinumerosi articoli pubblicati su rivistescientifiche internazionali.

La mindfulness, o consapevolezza, è un’attitudine umanauniversale che consiste nell’essere attenti al dispiegarsi del-l’esperienza nel «qui e ora», mantenendo un atteggiamentonon giudicante. Dopo una breve introduzione storica dellameditazione mindfulness, l’intervento è dedicato all’esplo-razione dei meccanismi neuropsicologici attraverso cui lameditazione di consapevolezza esercita i suoi effetti benefi-ci sulla salute, come ad esempio attraverso una più efficaceregolazione attentiva e emozionale. Nella seconda e ultimaparte dell’intervento verranno poi approfonditi gli effetti chetale pratica sembra avere sulle rappresentazioni del sé e sul-la personalità, passando in rassegna alcune recenti evidenzedi ricerca sull’argomento.

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Ansia e stress: la meditazione di Bensone il biofeedback

When we are in the midst of chaos, let go of the need to Roberto Anchisi. Laureato in filosofiaall’Università Cattolica di Milano nel1970 e specializzato in Psicologia al-l’Università Statale di Milano nel 1974.Professore a contratto di psicologia nel-le Università di Palermo e della Calabriadal 1992 al 1997 e nell’Università diParma dal 1998 al 2015.Membro della Commissione Grandi Ri-

schi del Ministero dell’Interno nel 2001.Membro della British Association forBehavioural and Cognitive Psychothe-rapies. Membro del Consiglio Direttivodi IESCUM – Istituto Europeo per loStudio del Comportamento Umano– e Direttore scientifico di ASCCO –Accademia di Scienze Comportamentalie Cognitive – di Parma.Co-Autore di 13 libri di psicologia e di

oltre un centinaio di articoli scientificie capitoli di libri sulla psicologia dellacomunicazione e del colloquio, sullostress e il burnout e sulla medicinacomportamentale e il biofeedback.

control it. Be awash in it, experience it in that moment,try not to control the outcome but deal with the flow as itcomes.

Leo Babauta

I problemi di adattamento nell’essere umano nascono quan-do il pensiero interviene ad ogni occasione per regolare ilproprio comportamento in modo da evitare ansia e frustra-zione, sulla base dell’erronea assunzione che tali emozionisgradevoli possano essere controllate direttamente, e nonmediante un’adeguata azione sul contesto in cui esse si ma-nifestano. L’individuo che cerca il controllo diretto delleemozioni, non raggiungendo lo scopo, è indotto ad aumen-tare lo sforzo per ottenerlo, innescando così una spirale diansia e stress più distruttiva delle emozioni che voleva evita-re. La meditazione di Benson crea un «ambiente interno»rilassante che dissolve la spirale e, con la pratica, orientaautomaticamente l’attenzione sul contesto, consentendodi intervenire con la massima efficacia sugli eventi esterninon più percepiti come avversivi e stressanti a causa dellamediazione dei processi cognitivi. Il biofeedback SPR, cheregistra l’attivazione del simpatico mediante il potenziale dieccitazione delle ghiandole sudorifere, ha un ruolo rilevantenell’apprendimento della risposta di rilassamento, perchéconsente di verificare oggettivamente se la meditazione vie-ne effettuata con o senza l’intenzione del controllo, perchénel primo caso si osserva proprio il fenomeno che si volevaevitare, ossia l’eccitazione autonomica del simpatico.

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Le vicissitudini della «consapevolezza»in occidente: il caso delle scale di

mindfulness

Il concetto buddhista di «mindfulness» (= consapevolezza Fabio Giommi

silente, non discorsiva) è un elemento centrale nei cosiddettiMBI’s (Mindfulness -Based Interventions) e deriva diretta-mente dalla prospettiva fenomenologica di una tradizionecontemplativa sviluppata durante millenni per investigare ecomprendere l’esperienza umana in prima persona.La curiosità entusiasta che si è diffusa nella psicologia e nel-la scienza occidentale per le pratiche di meditazione di con-sapevolezza e per la «mindfulness» ha generato molteplicitentativi di traduzione nei termini dell’apparato concettua-le del pensiero scientifico e alla proliferazione di definizioni,operazionalizzazioni attraverso «costrutti», scale di misura-zione (self-report) che ambiscono o pretendono di misurarela coscienza consapevole (mindfulness) come se fosse uno trai vari «tratti» o «stati» della psicologia.Tuttavia in questi tentativi contemporanei di caratterizzarela mindfulness esistono una serie di problemi e di temi cheappaiono irrisolti e difficilmente risolvibili e che rischiano diportare a distorsioni, diluizioni, reificazioni dei concetti chela tradizione buddhista associa all’esperienza fenomenolo-gica della consapevolezza. Questo sembra particolarmentevero per le diverse «scale di mindfulness», i questionari au-tosomministrati con cui nella ricerca corrente si «misura» lamindfulness, e sulla base dei quali si generano quasi tutte lerelative analisi statistiche.È necessario essere consapevoli che il processo di arricchi-mento e di raffinamento dell’attuale paradigma positivistadella psicologia occidentale attraverso la profonda, artico-lata e complessa «mappa» della fenomenologia della mentebuddhista potrà richiedere molto più tempo, più lavoro,più ricerca, più creatività intellettuale di quanto si ritenga.E anche molta più pratica personale e diretta di medita-zione di consapevolezza di quanto sia oggi comune tra lamaggioranza degli psicologi e dei ricercatori.

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La realizzazione di questo processo è la precondizione per-ché si possa (forse) arrivare a una soddisfacente caratterizza-zione e misurazione in termini scientifici della mindfulness.

La meditazione: possiamo quantificarnel’efficacia e comprenderne i meccanismi?

Luisa Bernardinelli insegna StatisticaMedica presso l’Università di Paviaed è Honorary Professor in Biostati-stics presso l’Università di Manchester.A Cambridge, ha condotto per anniricerche in qualità di Visiting Profes-sor presso il Center for MathematicalSciences dell’Università, e presso laBiostatistics Unit del Medical ResearchCouncil . È autrice di circa 100 pubblica-zioni su riviste scientifiche con comitatodi revisione internazionale. Ha direttoprogetti di ricerca con partecipazioneinternazionale.

La risposta è sì, grazie anche a nuove conoscenze statisti-che che ci guidano nella scelta dei dati da raccogliere e deimetodi con cui analizzarli.

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Scienza e MeditazioneWorkshop

9-10 ottobre 2015Sala dell’Annunciata, Piazza Petrarca

Paviawww.scienzaemeditazione.org